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I prodotti fermentati una volta servivano a conservare meglio gli alimenti evitando gli sprechi
Bevande alcoliche
Prodotti da forno
Formaggi, yogurt, latti fermentati(kefir)
Prodotti vegetali (crauti, olive)
Salame
VINO
VINIFICAZIONE: Processo di trasformazione del mosto in vino mediante LIEVITI presenti nella buccia
(Saccharomyces) o LIEVITI AGGIUNTI che trasformano gli zuccheri in alcol (FERMENTAZIONE ALCOLICA)
Le componenti sono le stesse in ogni mosto ciò che varia è la quantità di ogni costituente che dipende da:
Componenti:
acqua
zuccheri (glucosio e fruttosio)
acidi organici (acido malico)
sostanze polifenoliche come flavonoidi (antociani e tannini)
sostanze pectiche(pectine)
sostanze azotate
minerali
sostanze aromatiche
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FASI DELLA PRODUZIONE DEL VINO
1. Vendemmia
2. Pigiatura e diraspatura (allontanamento dei raspi)
3. Fermentazione del mosto: processo chimico-biologico che trasforma gli zuccheri fermentescibili
(mono e disaccaridi) in alcol etilico e anidride carbonica. Questa reazione sviluppa calore e
produce anche altri prodotti secondari. La fermentazione avviene in due fasi:
o Fermentazione tumultuosa: (7-10 giorni) Il mosto ribolle per l’anidride carbonica prodotta
Vinificazione in bianco o senza macerazione: dopo la pigiatura si procede alla
SGRONDATURA o torchiatura cioè alla separazione del mosto dalle vinacce
Vinificazione in rosso o con macerazione delle vinacce (le vinacce sono lasciate a contatto
con il mosto per un periodo più lungo: questo è responsabile delle caratteristiche del vino
rosso)
Torchiatura o sgrondatura: separazione delle vinacce dal mosto
Quello che si ottiene viene detto vino fiore
o Fermentazione lenta: 1-3 mesi, il vino fiore viene trasferito nelle vasche di maturazione e in
cui si completa la trasformazione degli zuccheri in alcol.
Il mosto può subire solfitazione per eliminare i microrganismi indesiderati come i batteri.
4. Cure e correzioni del vino (durante la fermentazione lenta: trattamenti come colmature,
travasi, tagli, rifermentazioni e correzioni vere e proprie)
5. Stabilizzazione del vino per rendere il vino limpido utilizzando sostanze organiche come caseina
o sieroalbumine o processi come filtrazione centrifugazione.
Vinificazione naturale:
I lieviti che rivestono particolare importanza sono lieviti apiculati e lieviti ellittici presenti sulla buccia
dell’uva
Apiculati: Kloeckera apiculata, Kloeckera magna
Ellittici: Saccharomyces ellipsoideus, S. Cerevisiae, S. Bayanus
I lieviti apiculati avviano il processo di fermentazione. All'inizio del processo di fermentazione naturale,
sono presenti nel mosto in assoluta predominanza i lieviti apiculati. Essi iniziano a fermentare gli zuccheri,
producendo anidride carbonica, poco alcol e molti prodotti secondari. Essendo poco alcol tolleranti,
muoiono man mano che cresce la presenza di alcol nel terreno.
Man mano che la presenza e l'attività degli apiculati vanno calando, cominciano a entrare in attività i lieviti
ellittici, che non trovano competizione da parte di altri microorganismi
I lieviti ellittici si sviluppano in un secondo tempo e sono ottimi produttori di alcol
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TRASFORMAZIONI BIOCHIMICHE NELLA FERMENTAZIONE VINARIA
Nella prima fase del processo di vinificazione i lieviti usano il glucosio per via ossidativa. Terminato
l’ossigeno i lieviti avviano la fermentazione alcolica:
Accanto a questa reazione se ne verificano altre che portano allo sviluppo di numerose sostanze chimiche
secondarie che nel loro insieme conferiscono i caratteri specifici(bouquet) per ogni tipo di vino
Alcune fermentazioni sono prodotte dai lieviti e dai batteri lattici. L’anidride solforosa addizionata al mosto
tende ad inibire maggiormente i batteri rispetto ai lieviti e riduce il numero di lieviti apiculati.
fermentazione di aminoacidi, che porta alla liberazione di alcoli superiori (propanolo, isobutanolo)
ad opera dei lieviti
fermentazione maloalcolica operata dai lieviti che convertono acido malico del mosto in etanolo e
anidride carbonica passando da un intermedio di acido piruvico
fermentazione malolattica, che consiste nella trasformazione di acido malico in acido lattico ad
opera di lattobacilli. Porta alla diminuzione dell'acidità del vino rendendo il vino più morbido
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ALTERAZIONI MICROBICHE
Alterazioni di origine microbica, anche se si tratta di eventi piuttosto rari in quanto facilmente prevenibili
con la pastorizzazione e la solfitazione dei mosti durante la fermentazione:
BIRRA
Bevanda a bassa gradazione alcolica ottenuta dalla fermentazione di un mosto preparato con acqua, malto
d’orzo, sostanze amaricanti derivate dalle infiorescenze femminili del luppolo.
MICROORGANISMI UTILIZZATI:
Saccharomyces cerevisiae: fermentazione alta perché tende a salire in superficie
Saccharomyces carlsbergensis o uvarum: fermentazione bassa perché si deposita sul fondo
MATERIE PRIME:
Orzo, sottoposto a vari trattamenti per la trasformazione in malto o cereali succedanei come riso,
grano, mais, avena
Lievito (Saccharomyces)
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Acqua (ph<7 e durezza: carbonati di calcio e magnesio) acque dure producono birre scure, acque
dolci producono birre chiare.
Luppolo (si utilizzano le infiorescenze femminili (coni) che contengono luppolina)
PRODUZIONE:
1. Macerazione e germinazione:
i chicchi d’orzo vengono idratati e ossigenati (macerazione)per permettere la germinazione
(formazione di una radichetta). 1 settimana di tempo. All’interno delle radichette si formano
amilasi che idrolizzano l’amido e proteasi che degradano le proteine
3. Macinazione ed ammostatura:
il cereale essiccato viene macinato per ottenere una farina che viene miscelata con acqua. La
miscela viene scaldata per diverse ore a 65° (le temperature permettono la funzionalità di proteasi
e amilasi che degradano amidi e proteine per ottenere monomeri utilizzabili dai lieviti) e poi fatta
bollire per tre ore. L’amido viene tutto convertito in maltosio. il luppolo viene aggiunto durante la
fase di cottura del mosto per ottenere l’effetto amaricante e aromatizzante. Al termine di questa
fase si ha la formazione del mosto cioè del prodotto pronto per la fermentazione.
4. Filtrazione del mosto cioè la parte liquida viene separata dalla solida per ottenere un buon livello di
limpidezza
5. Raffreddamento fino a 6 °
7. Pastorizzazione:
sono eliminate le forme vegetative dei lieviti e batteri scaldando fino a 60° per 20’e vengono
inattivati gli enzimi per stabilizzare il prodotto. Le birre artigianali non sono pastorizzate.
8. Confezionamento
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ALTERAZIONI la birra può andare incontro a Contaminazioni dovute a Microrganismi presenti negli impianti,
nelle materie prime, nell'ambiente.
Lattobacilli: ossidazioni e sviluppo di acetoino e diacetile, sostanze che causano torbidità e cambiamenti
apprezzabili di colore e sapore.
Enterobatteri: provoca formazione di dimetilsolfuro e conferisce alla birra aromi di frutta o di latte.
Il lievito impiegato nella fermentazione può essere un concentrato di S. cerevisiae (fermentazione alcolica)
o pasta madre (complesso di lieviti e batteri) (fermentazione acida)
Nella farina sono contenuti carboidrati (amido) e gli enzimi α- e β-amilasi, che vengono attivati dall'acqua
aggiunta per formare l'impasto
Le amilasi degradano l'amido a zuccheri semplici (maltosio) che viene scisso in glucosio e glucosio grazie
all’enzima maltasi del lievito.
Viene attivata la via fermentativa glicolitica con la produzione di alcol etilico, CO2 e altre sostanze
secondarie (glicerina, acido lattico e acido succinico)
Le cellule di lievito consumano presto tutto l’ossigeno e poi attivano la fermentazione alcolica.
Fermentazione acida (lievitazione indiretta): in cui l'impasto è lasciato acidificare in modo naturale (pasta
madre), per utilizzarne poi una parte per inoculare un successivo impasto (è un impasto di farina e
acqua acidificato da un complesso di lieviti e batteri lattici).
I batteri lattici omofermentanti acidificano l’impasto mediante produzione di lattato, i batteri lattici
eterofermentanti producono diversi acidi tra cui acido acetico, lattica anidride carbonica. Si attiva anche
una fase proteolitica con liberazione di aminoacidi che rende il pane più digeribile. Maggiore è la
lievitazione maggiore sarà la fase proteolitica
Farina di frumento: componenti fondamentali: amido e due proteine (gliadina e glutenina) presenti nelle
cariossidi dei cereali come frumento, farro, segale, kamut, orzo, avena, spelta e tricale che, in presenza di
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acqua, vanno a formare il glutine, una lipoproteina che conferisce all'impasto maggior coesione, elasticità e
viscosità. Il glutine subisce prima modificazioni strutturali durante l'azione meccanica dell'impasto, quindi
anche chimiche per opera dei lieviti che liberano cisteina e glutatione per la rottura di ponti disolfuro: ciò
contribuisce a rendere il pane più digeribile.
Semole e farine: Cariossidi di frumento (o grano) →sfarinati con le operazioni di pulitura, macinazione e
abburattamento o setacciatura. Quest'ultima non viene eseguita nella preparazione delle farine integrali,
che contengono anche frammenti delle parti periferiche delle cariossidi (crusca).
Frumento duro: per macinazione del grano duro si ottengono semole e semolati a grana grossa e di colore
ambrato, per la produzione della pasta
Frumento tenero: si ottiene la farina, a grana fine e di colore bianco, per la preparazione del pane e dei
prodotti da forno, nonché per quella di paste fresche
Le farine di grano tenero si suddividono a seconda del grado di raffinazione nelle classi 00, 0, 1, 2 in base al
"tasso di abburattamento" (t), cioè alla resa finale in kg di sfarinato per 100 kg di frumento, più alto per le
farine poco raffinate. Per esempio, la farina 00 ha un valore t pari al 50%, quella 0 ha un t = 72%
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