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o IL VINO
In Italia soprattutto si sta diffondendo tra gli agricoltori italiani l’idea di produrre per la qualità e
non più per la quantità, perché il vino sta diventando una bevanda di piacere e non più dissetante;
infatti, si diffondono i marchi DOC, e questi possono dare garanzie come:
- Provenienza di territori
- Ottenuto da uve pregiate
- Ottenuto con tecniche precise e sicure
Il grappolo ha forma e grandezza diverse. Il suo peso, infatti, può variare da 50 g a circa 1 kg. La
grandezza del grappolo è influenzata, oltre che da fattori ereditari, da quelli ambientali ( clima,
terreno ) e colturali ( sistemi di allevamento, cimatura del tralcio ). Il suo peso è funzione del
rapporto tra acini e raspo, che assume un valore sempre più grande quanto più grossi sono gli acini
e viceversa. Per 100 g di uva la quantità di raspi varia da 2 a 7 g, con una media di circa 4 g.
Il peso dell’acino varia per le diverse varietà da 1 a 5 g.
Il grappolo è composto da:
- RASPO
- ACINI → BUCCIA ( varia dal 6 al 16 % )
- POLPA ( varia dal 75 all’85 %)
- VINACCIOLI ( possono essere da 1 a 4 ); ( varia dall’1 al 5 % )
RASPO:
E’ indispensabile perché collega ogni acino alla pianta, questo è importante perché è utile per la
maturazione dei semi e per la nutrizione degli acini.
Durante la maturazione dell’uva il raspo, in alcuni vitigni, reste allo stato erbaceo, in altri invece
lignifica con la conseguenza che in essi il tenore in acqua varia dall’80 al 50 %.
BUCCIA:
È importante dal punto di vista FISIOLOGICO ( per la pruina → è una cera cuticolare che serve per
proteggere l’acino dalle variazioni di umidità ); ed ECOLOGICHE ( per la microflora → che è
un’insieme di microrganismi presenti sulla buccia, formata da batteri lattici ( saccaromices ), batteri
acetici ( acetobacter ), lieviti e muffe ( aspergillius ) e sostanze aromatiche, queste si liberano
quando l’acino si rompe per attività enzimatica ).
L’acino privato della cera cuticolare si disidrata con rapidità. Tale caratteristica è utilizzata nella
produzione dell’uva passa, sottoponendo i grappoli freschi ad un bagno in soluzione diluita di soda
caustica calda.
POLPA:
Il suo peso, a maturità dell’uva in pratica è pari a quello del mosto, ed è il componente più
importante dell’uva. La polpa è suddivisa in tre strati concentrati:
1. PERIFERICO è presente l’acido tartarico libero, le proteine e i polifenoli;
2. MEDIANO è presente il glucosio, levulosio e acido malico;
3. CENTRALE è presente il saccarosio, gli anioni e i cationi.
Oltre a questi componenti nella polpa sono presenti per circa il 4 % le pectine, che si suddividono in
acide o vere pectine e neutre o gomme, e le proteine.
Pertanto, la quantità di acqua nell’uva varia fra il 70 e l’85 %.
VINACCIOLI:
N.B. ENDOFICO:
- Microflora
- Sostanze aromatiche: sono poche le varietà di uva che ne sono ricche e sono
definite aromatiche ( moscati, malvasie, cabernet ); ma la stragrande maggioranza ne
contiene quantitativi limitati, per cui sono definite a sapore semplice.
L’aroma di queste è qualificato varietale, perché ogni uva possiede il suo; è costituito da una
frazione legata, e da un’altra libera, volatile e quindi odorosa.
La frazione legata trovarsi sotto forma di glucosidi, cioè glucoside senza zucchero, è
costituito da alcoli terpenici; essa comincia a liberarsi appena l’acino è sottoposto a rottura
per attività enzimatica, ed ha il suo ottimo a 40°C.
Per le produzione vinicole di qualità è opportuno far avvenire la fermentazione alcolica a
temperatura controllata: 18 – 20°C.
- Antociani: sono sostanze coloranti tipiche delle uve nere e rosse; sono presenti
nelle buccia, ed eccezionalmente nella nella polpa; sono glucosidi il cui aglicone è costituito
da due anelli benzenici ossidrilati uniti da una catena di 3 atomi di carbonio, che insieme a
un atomo di ossigeno tetravalente formano in anello eterociclico, il pirilio. Le antocianine
hanno la proprietà di decolorarsi per riduzione dell’ossigeno ad ossigeno, come accade
quando si trovano a contatto con anidride solforosa.
- Tannini: i tannini del vino sono polimeri dei 3,4 – flavandioli e , in misura
limitata, dei 3 – flavonoli. Le proprietà tanniche, tipica l’astringenza della mucosa della
bocca, aumentano dai dimeri ai pentameri.
MATURAZIONE DELL’UVA
ZUCCHERI:
Nel tempo in cui si verifica l’invaiatura degli zuccheri nella bacca che poi rallenta.
Gli zuccheri durante l’invaiatura derivano da organi di riserva:
- TRALCI
- TRONCHI
- RADICI
Questi essendo più sviluppati nei vitigni adulti, fanno si che si ottengano vini migliori.
Gli zuccheri dopo l’invaiatura derivano dalla fotosintesi delle foglie.
La quantità degli zuccheri totali dipende dalla quantità delle ore di sole; l’UE in base a ciò ha
individuato tre zone principali : A – B – C; l’Italia appartiene alla zona C. Ad ogni sottozona
corrisponde al grado alcolico.
Gli zuccheri presenti sono:
ESOSI: glucosio e fruttosio
PENTOSI
ACIDI:
SOSTANZE AZOTATE:
Sono sostanze che contengono azoto, sono importanti perché sono fonte azotata dei lieviti, perché
per trasformare glucosio in alcool etilico serve l’azoto.
Questo lo prendono da sostanze azotate gia presenti nell’uva.
SOSTANZE PECTICHE:
SOSTANZE MINERALI:
Durante la maturazione, aumentano continuamente nell’uva, derivano dal suolo perché sono atomi
inorganici, che vanno perduti durante la combustione del residuo secco nel mosto.
VITAMINE:
FATTORI NATURALI:
a) Clima: incide sulla composizione dell’uva. La vite trova le proprie condizioni
ambientali più favorevoli nelle zone temperate. I fattori meteorici prevalenti che si
verificano durante la primavera, cioè durante il primo periodo vegetativo della vite (brinate,
nebbie, piogge, deficiente temperature), interessano l’aspetto quantitativo; invece le meteore
che si verificano nel periodo estivo-autunnale, quali siccità accompagnata da eccessi di
temperatura oppure abbassamenti prolungati di temperatura o di piogge persistenti,
riguardano le caratteristiche qualitative dell’uva. Nel clima sono presenti le MUFFE, queste
influenzano indirettamente la qualità dell’uva perché vengono usati prodotti contro le muffe.
b) Terreno: i terreni che influenzano la qualità dei vini rossi da invecchiamento sono:
- SUOLI SABBIOSI: ricchi in potassio danno ai vini non tanto colorati, ma con
profumo delicato ed intenso.
- SUOLI CALCAREI: vini con alta gradazione alcolica e del profumo.
- SUOLI DOLOMITICI: ricchi di calcio ed di magnesio, conferiscono al vino
armonicità e carattere vellutato.
- SUOLI ARGILLOSI: ricchi di sostanza organica, conferiscono ai vini con basso
grado alcolico ( molta quantità )
- SUOLI COLLINARI: vini rossi superiori
c) Vitigno: premesso che tra le viti non vi sono varietà molto o poco produttive, a
maturazione precoce o tardiva, a frutto con gusto semplice o aromatico, a frutto ricco o
povero di colore, che forniscono uve complete o incomplete, risulta ovvio quanto debba
essere attenta e giudiziosa la scelta del vitigno per prevenire al tipo di vino desiderato.
- Temperatura
L’ottimo di temperatura è intorno a 25 °C. L’attività fermentativa massima è
influenzata dalla temperatura in relazione alla provenienza del lievito; 36 °C per i
lieviti delle zone temperate, 39 °C per quelli delle zone calde. Se la temperatura
dell’uva scende al di sotto di 15 °C la moltiplicazione del lievito cessa e la
fermentazione non inizia.
- Pressione osmotica
Questa pressione è direttamente proporzionale alla quantità di sostanze in
soluzione nel mosto, in particolare dello zucchero. Se tale pressione supera certi
valori, si ha la plasmolisi delle cellule di lievito. I saccaromiceti operano senza
danno in mosti con zucchero fino al 30%; a concentrazioni maggiori si ha graduale
attenuazione del potere fermentativo, con conseguente minore resa in alcol.
- Ossigeno
Nella fase fermentativa il lievito non ha bisogno di ossigeno atmosferico,
utilizzando quello dello zucchero; invece, è indispensabile nelle fasi di
accrescimento e di moltiplicazione. In condizioni di abbondanza di ossigeno lo
zucchero è utilizzato per via respiratoria.
- Anidride carbonica
- Alcol etilico
- Acidi
- Anidride solforosa
o I PRODOTTI SECONDARI:
- Acido piruvico
- Glicerolo
- Acido acetico
- Acido lattico
- Alcoli superiori
- Acido succinico
- Metanolo
fermentazione
ALCOLICA LATTICA
Alcool etilico Ac. lattico
GLUCOSIO
C6 H12 O6
2 ATP
2 ADP
ISOMERSI
NADH +H 2 ADP
2 ATP
NAD
ACIDO PIRUVICO
CH3 CO COOH
NAD
NADH +H
ACIDO LATTICO
NADH +H
NAD
FERMENTAZIONE MALOALCOLICA
Gli schizosaccaromiceti possono causare al mosto la fermentazione maloalcolica, la cui materia
prima è l’acido malico.
La fermentazione maloalcolica è utile nelle zone a viticoltura marginale, dove si producono uve
bianche a elevata acidità.
FERMENTAZIONE MALOLATTICA
La fermentazione malolattica si verifica con i primi tepori primaverili, tanto da essere confusa con
la ripresa fermentativa.
Gli agenti della fermentazione malolattica sono i batteri lattici che sono i principali agenti capaci di
fermentare l’acido malico.
I batteri lattici sono molto sensibili all’anidride solforosa e al pH del vino basso.
Questa fermentazione fa “maturare” il vino, riducendone l’acidità fissa, facendogli così perdere la
tipica durezza di vino giovane e conferendogli morbidezza e rotondità.
VASI VINARI
polietilene
legno, solo per vini da invecchiamento o pregiati
vetro resina, rilascia gusto di stirene.
VENDEMMIA:
La data per la vendemmia la decide l’agricoltore; in molte zone viene eseguita ancora a mano; in
altre invece meccanizzata.
Quest’ultima non viene utilizzata per i vini pregiati perché ci sono troppi residui di tralci, foglie e
lasciano sostanze inadatte.
Esistono due tipi di maturazione:
fisiologica: s’intende il raggiungimento della capacità di riproduzione dell’embrione ( vinaccioli
maturi ). Questa maturazione coincide con un appassimento degli acini.
Commerciale: avviene prima della maturazione fisiologica ed è quella in cui le caratteristiche
dell’uva sono adatte a permettere la vinificazione. La maturazione più adatta che si raggiunge è
quando lo zucchero è al massimo grado e l’acido è al minimo.
A volte ( queste maturazioni ) sono arbitre di ogni agricoltore, o per motivi climatici è necessario
anticipare o ritardare la vendemmia.
VENDEMMIA ANTICIPATA:
Temperature elevate
Attacchi di malattie crittogame
Grandine
Abbondanti piogge
Alta umidità
VENDEMMIA RITARATA:
Ottenere maggiore grado zuccherino
A volte per sfruttare meglio la Botrytis cinerea si tende ad aumentare il tempo di vendemmia ( per i
vini bianchi pregiati, si aumenta il gusto e le sostanze aromatiche )
CORREZIONE ACIDITA’:
Il pH del mosto è 3,5-3,7; l’acidità del vino è minore a quella del mosto.
AUMENTO: viene fatta in zone meridionali, dove causa un’eccessiva fotosintesi clorofilliana e si
ottengono uve con molta sostanza zuccherina e poche sostanze acide.
In questo caso è premesso l’aggiunta di sostanze acide di origine organica, cioè acido tartarico e
malico.
DIMINUIRE: metodo chimico
metodo fisico consiste nella refrigerazione del mosto perché se si
effettua questo si ottiene una precipitazione di
bitartrato di potassio
metodo biologico si aggiungono i lieviti detti acidofibi, che distruggono
gli acidi fissi.
CORREZIONE TANNINI:
Questo ha la funzione di preservare gusto e sapore dei vini, soprattutto rossi; qui è in eccesso e
porta astringenza si va a pigiare lo si fa in modo più leggero.
CORREZIONE COLORE:
Per evitare un’eccessiva colorazione si interviene sia sulla pressione di pigiatura sia sulla minore
durata di fermentazione con macerazione; se invece voglio vini più colorati si farà il contrario.
VINIFICAZIONE
Pervenuta allo stabilimento, è prima pesata, poi campionata per accertare il contenuto glucidico,
l’acidità titolabile ed il pH.
PIGIATURA:
Con la diffusione delle pigiadiraspative meccaniche si è avuto un regresso qualitativo dei vini,
perché le parti solide erbacee della vendemmia restano notevolmente danneggiate ed il mosto si
arricchisce, oltre che di sostanze minerali e azotate, in particolare di polifenoli, sempre dannosi per i
vini bianchi.
Oggi, pertanto, la pigiatura è eseguita in modo diverso a seconda che si tratti di vinificazione in
bianco o con macerazione.
In ogni caso, se si desidera ottenere vino di qualità è indispensabile frazionare il mosto. In generale
il miglior vinosi realizza dal mosto fiore, cioè ottenuto senza intervento della pressione,
addizionato, al più, con quello di prima spremitura.
VINIFICAZIONE:
La vinificazione è eseguita in assenza o in presenza di materiale solido della vendemmia. Il primo
sistema, noto come vinificazione in bianco, in generale si attua per la produzione di vino bianco; il
secondo, noto come vinificazione con macerazione, per la produzione di vino rosso.
La vinificazione in bianco di grandi masse di uve impone il ricorso alle presse capaci di smaltire
notevoli quantità di uva in tempi brevi, quali le presse continue e le presse ad impulso. In tal caso è
ovvio che l’aspetto qualitativo del vino passi in secondo ordine.
In conclusione per evitare fenomeni di ossidazione e di imbrunimento del futuro vino, occorre che il
mosto sia immediatamente separato dalle parti solide, ed illimpidito a temperatura inferiore a 15 °C.
I vantaggi di tale trattamento sono regolarità di fermentazione, che si svolge tra 7 e 10 giorni.
Pigiatura
Fermentazione con lieviti selezionati fra i 15-20 °C per limitare la perdita dei
composti aromatici.
Conservazione
Imbottigliamento
Pigiadiraspatura
Trattamenti stabilizzanti
Imbottigliamento
TRATTAMENTI PREFERMENTATIVI:
La prima operazione è la defecazione, cui il mosto è sottoposto; è un’operazione indispensabile per
ottenere vini di qualità. Ha lo scopo di allontanare il torbido in sospensione che favorisce la
comparsa di difetti di gusto; nel contempo, è allontanata anche gran parte del ferro, con
conseguenze negative sul comportamento del vino all’ossidazione; ciò induce pure un rallentamento
della fermentazione con conseguente diminuzione della temperatura durante il processo e poi la
formazione di minori quantitativi di alcoli superiori e l’incremento di alcuni esteri di acidi grassi.
Altri trattamenti che precedono la fermentazione sono: il ricorso a sol di silice, per conseguire un
rapido illipidimento del mosto; caseinato per abbassarne il contenuto polifenolico; bentonite per
ridurne il tenore in proteine, che però ha l’inconveniente di ostacolare l’esaurimento del processo
fermentativo; tiammina che favorisce la totale demolizione degli zuccheri ed ostacola la formazione
di composti carbonilici che impegnano sensibili quantitativi di anidride solforosa; anidride
solforosa per eliminare i lieviti selvaggi.
Un’altra operazione che va eseguita prima dell’inizio della fermentazione è la macerazione
prefermentativa, che mira a favorire la dissoluzione nel mosto di alcun costituenti della buccia, in
particolare l’aroma primario presente per gran parte proprio in essa, per la produzione di vini con
maggior volume di aroma.
- UTILITA’ FOLLATURE:
Blocca i batteri acetici;
Fa entrare aria in piccole quantità e gli lieviti oltre a moltiplicarsi fermentano;
Permette il passaggio dei lieviti dal cappello (composto da bucce e vinaccioli) presenti nel
mosto;
Facilita la dispersione dell’anidride carbonica.
Le follature sono eseguite ricorrendo ad aria compresa che, mediante una lancia, è immessa per
qualche minuto nella massa, rimescolandola a fondo.
Il rimontaggio si ha quando si prende il mosto dal di sotto e lo si fa cadere sul cappello galleggiante.
Il sistema di vinificazione con macerazione, pur se antico quanto il vino, è ben lontano dall’essere
l’ideale per il controllo sia dei fenomeni di scambio che si verificano in seguito alla macerazione tra
le fasi solida e liquida, sia dei fenomeni biologici determinati dagli enzimi dell’uva e della flora
microbica, controllo che può essere fatto solo sdoppiando la macerazione dalla fermentazione.
I vinificatori a rimontaggio temporizzato consentono una condotta della macerazione più razionale
con diminuzioni sensibili di tempo e di lavoro e, nel frattempo, di ottenere vini con intensità
colorante pari o superiore a quelli ottenuti col sistema tradizionale ma meno tannici ed in minor
tempo.
Gli sgrondatori-vinificatori rotanti riducono il tempo di macerazione; ma il vino risulta
decisamente più ricco di estratto, sostanze coloranti, minerali ed aroma rispetto a quello ottenuto col
sistema tradizionale.
I surriferiti sistemi di vinificazione sono validi nelle zone dove il deficiente colore è particolarmente
avvertito ed il prodotto è destinato all’invecchiamento.
Invece, nelle zone calde, all’atto del ricevimento, accusa temperature superiori a 30°C, e durante il
processo fermentativo raggiunge e supera 35°C risulta valida la macerazione a caldo che separa
nettamente la fermentazione dalla macerazione. Con tale sistema la macerazione si effettua in meno
di 2 ore, mentre la fermentazione si realizza in assenza della fase solida.
Il ciclo operativo del sistema, è totalmente meccanizzato e prevede le seguenti operazione:
- Pigia-diraspatura;
- Macerazione a caldo;
- Separazione del mosto;
- Refrigerazione;
- Fermentazione.
Nella vinificazione in bianco l’ammostatura dell’uva deve essere eseguita, mentre la separazione del
mosto dalle parti solide va eseguita rapidamente per attenuare i rischi di ossidazione; aggiungendo
al mosto fiore solo quello della prima pressione, mentre il residuo 20-30% deve essere destinato
dopo vinificazione alla distilleria.
Il mosto ottenuto è sottoposto: a chiarificazione statica (solfitaggio, raffreddamento, ed enzimaggio
con enzimi pectinolitici), oppure a chiarificazione dinamica (centrifugazione o a filtrazione per
allontanare il torbido). La chiarificazione offre il vantaggio di ottenere vino più fino, meno vegetale
e più ricco di aroma di fermentazione; ma non deve essere spinta al massimo perché il vino ottenuto
da mosto perfettamente limpido risulta povero di aroma primario.
La vinificazione con macerazione carbonica, è per la produzione di vini “novelli”.
Il principio sul quale si basa tale fermentazione è dato dalla respirazione intracellulare dell’uva
integra posta in ambiente anaerobico; ciò è realizzato versando l’uva integra nel tino di
fermentazione dotato di un falso fondo bucherellato, situato ad una quindicina di centimetri dal
fondo; una limitata percentuale di acini integri si schiaccia lasciando colore al mosto.
Il mosto liberandosi, raccolto al fondo del tino, dopo 24-36 ore inizia a fermentare con sviluppo di
anidride carbonica, essendo più pesante, sposta tutta l’aria presente nella massa di uva, creando nel
tino un ambiente anaerobico. In tale ambiente, la massa degli acini integri, continuando a respirare
in carenza di ossigeno, soggiace alla macerazione carbonica per un periodo che varia da 4 a 15
giorni.
Dopo la massa viene sottoposta alla fermentazione alcolica, a svinatura ed a solfitazione. Con tale
sistema di vinificazione si ottengono vini di immediato consumo, ma idonei all’invecchiamento.
SVINATURA
In caso di vinificazione con macerazione, nella fase di declino della fermentazione si effettua la
svinatura, cioè la separazione del mosto-vino dalla vinaccia.
Con tale operazione il mosto-vino subisce un arieggiamento che favorisce la rivitalizzazione di
lieviti.
Nella vinificazione in bianco, si opera un travaso per allontanare il vino ancora torbido dalla massa
di sedimento depositatasi.
In relazione alle caratteristiche dell’uva, la svinatura può essere anticipata o ritardata; anticipata se
la uve sono parassitate ovvero ricche di polifenoli, o se la temperatura di fermentazione è andata
oltre 30 °C; ritardata se la fermentazione è avvenuta a temperatura inferiore a 20 °C.
La frazione di liquido che fluisce dal tino, per la sola azione della gravità, costituisce il mosto-vino
fiore; il supplemento ottenuto a seguito della spremitura è il torchiato.
Pertanto, da 1 q di uva si ottengono in media 78 l di mosto-vino e circa 10 kg di vinaccia; il restante
è dato dal 2-4% di raspi e dall’8-10% di calo per fermentazione e perdite di lavorazione.
La vinaccia è costituita dal 2 al 5% di alcool, per il 70-80% da bucce e per il 20-30% da vinaccioli.
È utilizzata anzitutto per il recupero dell’alcole, sia come alcol buon gusto (95°) che come
acquavite (65-75°).
Dopo esaurimento, le vinacce sono trattate con acqua acidulata con acido solforico, oppure con
acqua calda sotto pressione per recuperare l’acido tartarico; per cui precipita tartrato di calcio che è
recuperato mediante centrifugazione.
La vinaccia esausta è sottoposta prima e pressatura per ridurne al massimo il quantitativo di acqua
e, poi, all’azione degli spartisemi per separare le pellicole dai semi.
COLMATURA
Alla svinatura, il mosto-vino è torbido e contiene ancora modesti quantitativi di zucchero. La
demolizione dello zucchero avviene con la fermentazione lenta, che fa seguito a quella tumultuosa.
Quando entra in quiete, il mosto-vino è sottoposto alle colmature sia per riempire il vuoto lasciato,
sia per integrare le riduzioni di volume che si hanno con l’avanzare dell’inverno per l’abbassamento
della temperatura ambientale.
TRAVASI
Con il sopraggiungere dei primi freddi, si esegue il travaso autunnale all’aria; quindi il vino si
abbandona a se stesso per favorire l’illipidimento avendo però cura, durante tutto l’inverno, di
praticare le colmature.
Nei primi tepori primaverili, il vino è sottoposto al travaso.
A seguito dei travasi, operati sempre all’aria, il mosto-vino subisce un’ossidazione molto utile
perché vivifica il colore, migliora l’aroma ed il gusto e favorisce la perdita di gran parte
dell’anidride carbonica disciolta.
La funzione essenziale del travaso è che il vino illipidito venga allontanato dal materiale feccioso
sottostante, per impedire che i batteri, in questo depositatisi durante il periodo invernale, si
riprendano con l’aumentare della temperatura e danneggino il vino nelle sue caratteristiche
merceologiche, a seguito dell’incremento dell’acidità volatile.
Anche i lieviti, al pari dei batteri, nel periodo intercorrente tra i due travasi autunnale e primaverile
si depositano della feccia e soggiacciono all’autofermentazione, cioè demoliscono il glicogeno,
accumulato nella loro cellula durante il processo fermentativo, cui fa seguito la morte, e con essa
l’autolisi o autodigestione.
I travasi eseguiti con ritardo inducono nel vino sapore di feccia, danneggiandolo.
La feccia di vino, deve essere integralmente avviata alla distillazione, per prestazioni viniche. Il
vinificatore ha l’obbligo di destinare alla distillazione i sottoprodotti della vinificazione e, se
necessario, di un’aliquota di vino, il tutto pari all’8% del monte alcolico ottenuto; tale
percentuale si riduce al 3% se trattasi di vino qualificato.