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La nascita dei Century Fighters

Negli USA li hanno romanticamente chiamati i Caccia del Secolo, Century Fighters,
mentre da noi sono noti con il nome di Caccia Serie 100: come è intuitivo si tratta di quegli
aerei da combattimento che hanno portato il “mission symbol” F (come da standard
nordamericano “F for Fighter”) seguito da un numero progressivo compreso tra 100 e 109.
Il Department of Defence, infatti, attribuisce a tutti gli “items” (articoli) che vengono

immessi in servizio una designazione formata da lettere e numeri, assegnati secondo un


sistema complesso e rigidamente codificato. I caccia basati a terra, ossia quelli che un
tempo erano gestiti dell’US Army, erano contraddistinti dal simbolo P, che abbreviava la
parola Pursuit, inseguimento. Tale vocabolo non aveva riscontro nell’uso pratico così, dal
10 giugno 1948 (quando la numerazione era arrivata al P-92) fu adottato il simbolo F, ad
oggi ancora in uso. Erano anni in cui le tecnologie nel campo dell’aerodinamica e della
motoristica a reazione compivano passi da giganti, così si decise di attribuire il nuovo
mission symbol all’aereo che si fosse dimostrato realmente nuovo. L’aereo che avesse
portato innovazione nella costituenda USAF e negli arsenali della nascente NATO si
sarebbe chiamato F-100.
Il passaggio tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta portò all’F-110, che fu in servizio
quando il sistema di designazione era stato corretto, e dal
18 settembre 1962 aveva ricominciato da 1, per cui divenne
noto come F-4 Phantom II. Ci fu anche l’F-111 Ardvark ma
fu classificato Fighter soltanto per motivi politici in quanto
nacque come bombardiere e lo era a tutti gli effetti, è raro
quindi che venga incluso tra i Century Fighters.
Indiscrezioni riportano anche che la numerazione dopo 111 sia andata avanti segretamente
per designare aerei acquisiti dal governo USA al di fuori dei normali canali di
approvvigionamento: si spiegherebbe così l’intervallo fino all’F-117, ma di tale teoria non
esiste a tutt’oggi una conferma ufficiale. Negli anni in cui riecheggiava il silenzioso
scoppio della guerra fredda gli USA avevano bisogno, più che in ogni altro momento della
loro storia, di un’avanzata ed efficace macchina bellica. Divisero così lo stato maggiore

dell’esercito in US Army, US Air Force e US Marines


Corps, ognuno dei quali aveva (ed ha tutt’ora) un
preciso compito, tra i quali figura lo sviluppo congiunto con i più importanti produttori di
armamenti di sistemi d’arma all’avanguardia, tanto da poter superare l’industria sovietica
che, forte della ricerca importata dagli scienziati tedeschi reduci del nazismo, avanzava di
pari passo con quella americana. I caccia della serie 100, quindi, meritarono tutti gli onori
che gli si attribuiscono: fatta eccezione per l’F-100, i progettisti di questi modelli tennero
conto del nuovo concetto di caccia che andava affermandosi, quindi considerarono
versatilità nel ruolo e negli armamenti, semplicità costruttiva e manutentiva (per ciò che si
poteva a quei tempi), autonomia e non solo la maneggevolezza, apportando anche radicali
cambiamenti all’aerodinamica classica degli aerei della seconda guerra mondiale e dei
primi aviogetti, quali furono F-80 Shooting Star, F-84 Thunderstreack, F-86 Sabre, FJ Fury
ed F-89 Scorpion. Questi ultimi, infatti, avevano una struttura molto simile ai normali aerei
con motore alternativo ed elica in uso fino alla loro entrata in servizio, differendo da questi
solo nell’ubicazione del motore, che era dietro al posto di pilotaggio (si riscontrano
soluzioni analoghe solo nel P-39 Airacobra e in qualche avveniristico prototipo tedesco) e
nella necessità di montare una presa d’aria adatta ad un motore a getto, sempre posta nel
muso per semplicità progettuale, soluzione già vista nell’italiano Caproni Campini CC.2
(primo aereo a reazione del mondo) e che comparirà per l’ultima volta sull’F-100. Ancora
importanti innovazioni dovevano essere apportate, invece, nell’interfaccia uomo-
macchina.

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