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l’Ala a Delta
L’introduzione dell’ala a delta ha permesso ai costruttori aeronautici di cimentarsi nella
progettazione di modelli ad elevate prestazioni, radicalmente diversi e concettualmente
avanzati rispetto a quelli classici che, nonostante si fosse già affermata la tipologia a freccia
positiva, mancavano di quella estrema maneggevolezza che invece caratterizza aerei come
l’F-102 Delta Dagger o il suo derivato e successore di maggior successo, l’F-106 Delta
Dart. Furono infatti questi i primi rivoluzionari Delta Fighters a divenire operativi,
permettendo un diretto raffronto con i loro colleghi ad ala tradizionale, in particolar modo
tramite la formula del combattimento ravvicinato simulato (simulated dog-fight) dove
dimostrarono un enorme potenziale ma allo stesso tempo il fatto di non aver ancora
raggiunto un maturo livello di sviluppo progettuale della cellula.
L’F-102 e l’F-106
configurazione a delta e fu così che il 17 giugno 1956 l'aereo fu denominato F-106A Delta
Dart. La specifica dell'USAF, emessa nel settembre 1956, richiedeva un caccia compatibile
col sistema SAGE (Semi-Automatic Ground Environment) in grado di operare con esso
con un raggio d'azione di 692 km ad una quota di 21.336 m, in grado di volare a Mach 2
fino a 10.668 m ed usare il sistema di controllo delle armi MA-1. Col SAGE l'aereo
automaticamente veniva portato verso il bersaglio e sganciava le armi mentre il pilota
serviva solo durante il decollo e l'atterraggio anche se aveva la priorità sul SAGE e poteva
sganciarsene in qualsiasi momento. Tale sistema ha dimostrato la sua efficacia ed
affidabilità tanto che è rimasto in servizio per molti anni. L'ala dell'F-106 era molto simile a
quella del predecessore ma la fusoliera differiva molto, con le prese d'aria arretrate e con
rampe mobili in modo che potessero essere efficienti in ogni assetto e manovra. La deriva
era nuova, con un disegno più rastremato e venne modificato anche il carrello.
L'armamento, totalmente missilistico, era trasportato nella stiva interna e composto da un
Douglas MB-1 (Air-2A e Air-2B) Genie non guidato con testata nucleare e da quattro
Hughes GAR-3 Falcon a guida radar o quattro GAR-4 a guida IR. Il primo volo avvenne il
26 dicembre 1956 ma le prestazioni furono deludenti e quindi il motore P&W J57-P-9 fu
sostituito dal più potente J57-P-17 da 7.802 kg/spinta a secco e 11.113 kg/spinta con A/B.
L'abitacolo era dotato di barra di controllo ad impugnatura sdoppiata per non influenzate
la vista dell'HSI (Horizontal Situation Indicator) e nell'ultima serie costruttiva fu dotato
di strumenti a sviluppo verticale. Col proseguire della produzione vennero apportate
varie modifiche come la sostituzione delle alette antiscorrimento con fessure sul bordo
d'attacco alare, sedili eiettabili in regime
supersonico, sistema MA-1 migliorato, ali con
nuovo camber al bordo d'attacco e serbatoi
esterni da 871 litri. Alcuni vennero anche dotati
di ganci d'arresto, mentre l'intera flotta ricevette
un TACAN, il sistema di rifornimento in volo ed
i serbatoi supersonici da 1.363 litri. Le prove
dimostrarono le capacità di dogfight dell'F-106 e
quindi fu eliminato l'inutile razzo atomico nella
stiva sostituito da un cannone Vulcan poiché la
Guerra del Vietnam dimostrò l'utilità di un'arma
fissa. Fu creato anche l'F-106B da addestramento con posti in tandem che manteneva le
prestazioni e le capacità, tranne il cannone, del monoposto. L'F-106C/D era una versione
dotata di alette canard, motore Pratt & Whitney JT4B-22 con prese d'aria rettangolari ma
non ebbe vita così come non la ebbe l'F-106E/F con radar "lock-down" e muso allungato.
Dall'F-106A invece si derivò la versione teleguidata QF-106A che è stata utilizzata anche
dalla NASA in prove di traino. Infatti alcuni QF-106A furono dotati di un sistema di
sganci/aggancio per collegarsi ad un cavo ed essere trainati da C-141.
Tuttora alcuni esemplari di Delta Dart e Delta Dagger sono ancora in condizioni di volo e
potrebbero ancora stupire per l'eccezionale adattabilità della
loro formula, tanto che la quasi totalità dei velivoli da
combattimento costruiti ai giorni nostri adotta la formula
delta-canard, la quale ha riscontrato notevole successo
soprattutto nei modelli di progettazione e costruzione europea quali sono l’Eurofighter
EF-2000 Typhoon, il Dassalut Rafale o il SAAB JAS-39 Gripen. L’introduzione delle
alette canard porta vantaggi riscontrabili soprattutto nel volo a bassa quota dato che il
flusso sull’ala varia considerevolmente e favorevolmente. Rispetto ai delta puri la
moderna concezione delta-canard (chiamata inizialmente euro-canard) permette
l‘esecuzione di manovre estreme, migliora la maneggevolezza alle basse velocità, abbassa
la velocità di stallo (anche grazie alla possibilità, assente in un delta puro, di poter montare
flaps e slats) e riduce la resistenza nel volo rettilineo uniforme grazie ad una diminuzione
dell’incidenza necessaria per sviluppare portanza, pur mantenendo i vantaggi di
un’elevatissima manovrabilità, robustezza dell’ala (nonostante siano molto sottili le ali a
delta sono molto robuste dato che la formula permette di concentrare notevolmente i
volumi della cellula) e grande volume interno, caratteristica quest’ultima sfruttata
soprattutto nei primi bombardieri strategici a reazione inglesi come il celeberrimo Avro
Vulcan, dalla sagoma inconfondibile. Soprattutto nei velivoli da caccia moderni, compresi
quelli con ala tradizionale, si notano gli effetti dello studio dell’ala a delta: a cominciare
dal Concorde e dal SAAB Viggen si è cominciato ad applicare alla radice dell’ala un
raccordo con la fusoliera con un nuovo disegno (delta compound) tale da permettere al
vortice high-lift generato di rimanere aderente al dorso riducendo ulteriormente l’angolo
di incidenza necessario per il volo rettilineo uniforme e l’atterraggio.