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Gli antichi, erano profondamente penetrati di spirito religioso e si preoccupavano più di fornire

dimore sontuose agli dei che costruirsi case comode e confortevoli. D’altra parte, la vita nella polis
greca si svolgeva principalmente nei luoghi pubblici: l’acropoli, l’agorà, i ginnasi, i bagni.

Le case del popolo


Le case non erano che umili rifugi, scavavi spesso nella roccia, composte da una tettoia e da uno o
più locali di piccole dimensioni, che servivano anche da laboratorio o da bottega. Erano costruite in
legno o mattoni crudi, o con sassi e malta, e così fragili da permettere ai ladri di non sforzare porte o
finestre, trovando più facile aprire dei fori in quelle sottili pareti; perciò, i ladri venivano chiamati
“foramuri”. Queste case erano quasi tutte date in affitto e, quando i locatari venivano a riscuotere le
tasse per l’affitto, ma se queste non c’erano il proprietario ricorreva a metodi energici e sbrigativi,
facendo togliere la porta, scoperchiare il tetto, o chiudeva l’accesso del pozzo.

Le abitazioni dei ricchi


Nei quartieri più eleganti, le case erano più vaste, articolate a un cortile centrale, ingentilito da un
portico e fornito da un pozzo. Spesso una parte della dimora aveva un piano rialzato, riservato alla
camera nuziale e alle stanze delle donne (gineceo). Qui la padrona di casa e le figlie filavano e
tessevano, intrattenevano le amiche e istruivano le schiave. Il pianterreno era riservato al padrone di
casa e ai suoi ospiti. Era detto androcèo (andro=uomo) e aveva il suo centro nel mègaron, una
grande sala, a volte fornita di focolare. Qui gli uomini si riunivano a banchettare e a discutere di
affari e di politica. Intorno si aprivano le stanze degli uomini adulti della casa, quelle degli schiavi, i
magazzini, la stanza del forno. Prima del IV secolo non risulta che le case fossero provviste di
cucina e, quando questa mancava, esisteva un braciere fisso: si accendeva il fuoco nel cortile e
appena la legne o il carbone erano accesi e producevano meno fumo lo si trasportava all’interno. Le
mura erano intonacate a calce, con poche decorazioni; solo dal IV secolo si sviluppò l’uso di
abbellire gli interni con tappezzerie, marmi, bronzi e stucchi. I pavimenti, in terra battuta o
lastricati, venivano probabilmente coperti con stuoie nelle stanze più importanti. Le finestre erano
poche e piccole, per non disperdere troppo il calore venivano chiuse con imposte di legno, e
sistemate in alto per evitare la polvere della strada. Spesso un locale o due, con ingresso
indipendente sulla pubblica via, veniva assegnato a uno schiavo per svolgersi un’attività artigianale,
i cui introiti, ben inteso, andavano al padrone.

I tetti delle case povere erano ricoperti di paglia impastata con


argilla. Per lo più erano a terrazza e, se riparavano alla meno
peggio della pioggia, non riuscivano a proteggere dal freddo.
Le case dei borghesi ricchi, o almeno agiati avevano il tetto di
tegole, disposte sopra graticci. Erano gli stessi schiavi della
casa che provvedevano a fabbricarle, così come si occupavano
della manutenzione di tutta l’abitazione. Era possibile,
dall’interno, spostare alcune tegole con una pertica, per
favorire la fuoriuscita del fumo quando si accendevano dei
fuochi, anche se esistevano dei fori di aerazione, lungo il
margine superiore dei muri.
Serratura di ferro particolarmente complessa, con ganci di
sicurezza e solido catenaccio, del portone di una casa,
ovviamente ricca. Le porte a quanto ci dice Plutarco, si
aprivano verso l’esterno, sulla strada, e chi usciva era costretto
a bussare per avvertire gli eventuali passanti.

Impianto da bagno più diffuso nell’età classica era la grande


vasca circolare e profonda, sorretta da un piede molto largo.
Spesso era intagliata nella pietra o modellata in terra cotta.
Doveva essere riempita e svuotata a mano, permetteva solo
lavaggi parziali o il bagno di un bambino.

I bagni pubblici
C’erano vasche di acqua calda e vere e proprie saune. Non si andava ai bagni solo per lavarsi ma
anche per incontrare amici. In apposite sale erano ammesse anche la donne.

TECNICHE DI COSTRUZIONE

Installazione di una colonna


Per fissare fra loro i tamburi di una colonna si
inserivano, al centro delle facce che dovevano
sovrapporsi e combaciare, due tasselli di legno duro
dello spessore di 10-15 cm e larghi 8-10 cm. Un pernio,
anch’esso di legno, serviva a saldare i due blocchi,
mantenuti stabili dal loro stesso peso.

I muri
Le grandi pietre usate per innalzare i muri venivano
accuratamente squadrate e la superficie di contatto fra
blocco e blocco era ridotta a una cornice di circa 7 cm
di spessore, perfettamente levigata. La parte centrale
era quindi scavata e non combaciava con la pietra che
era posta a fianco.

Sistemazione dei blocchi di pietra


I blocchi erano sollevati con l’argano e
accostati l’uno all’altro con l’aiuto delle
leve, quindi legati fra loro da graffature
di ferro o di bronzo. Con questi
accorgimenti tecnici si otteneva una
maggiore resistenza ai terremoti e alle
ingiurie del tempo.
Gli ordini architettonici
In base al tipo delle colonne, dei capitelli, della decorazione scultorea, si distinguono tre ordini
architettonici.
L’ordine dorico è il più antico e il
più essenziale; l’ordine ionico
deve il nome al suo luogo di
origine, la Ionia in Asia Minore;
l’ordine corinzio è il più recente e
elaborato.

IL TEMPIO
Il tempio è caratterizzato dall’equilibrio visivo tra le parti che lo costituiscono. Tutte le sue
dimensioni sono accuratamente studiate: le proporzioni tra altezza e larghezza, la distanza tra le
colonne, il semplice ritmo determinato dalla loro successione, il rapporto misurato tra i pieni e i
vuoti. Tutti gli elementi che costituiscono il tempio (colonne, architravi, capitelli, celle) formano un
insieme coordinato. Il volume del tempio, poiché semplice, esalta l’equilibrio complessivo e la
leggerezza delle sue parti. A differenza dei templi egizi o mesopotamici, esso non è imponente, ma
misurabile allo sguardo. Il tempio greco non ha un’organizzazione gerarchica: tutte le facciate sono
importanti, in modo che l’osservatore possa ammirarlo da qualsiasi angolazione. Il tempio si
presenta non come una massa chiusa, ma in comunità con l’ambiente. D’altra parte il cittadino non
può accedervi e assiste al rito religioso dall’esterno, dove è posto l’altare. Le colonne perimetrali
aprono l’edificio alla natura; la luce vi penetra lasciando intravedere la cella, con la statua del Dio, e
il paesaggio.

ALCUNI COMPONENTI DEL TEMPIO

 Il frontone. La facciata è definita in alto del frontone, che si racchiude il timpano triangolare.
Questo ospita sculture di rilievo o a tuttotondo.
 Il prònao è la parte anteriore del tempio, consiste in un portico ornato di colonne. Precede, come
indica lo stesso nome, la cella.
 La cella conserva la statua della divinità. Può accedervi solo il sacerdote.
 La trabeazione cinge l’intero tempio, sormontando le colonne. È formata da tre fasce
sovrapposte: l’architrave, elemento orizzontale portante, il fregio e la cornice. Sulla trabeazione
poggiano le travi lignee del tetto.
 Le colonne sono disposte su una o due file, fungono da perimetro del tempio. Si eregono sul
basamento, lo stilòbate, cui si accede mediante una gradinata. In alto le colonne si concludono
con un capitello, su cui appoggia la trabeazione.
IL TEATRO
La tipologia del teatro greco si è definita nel corso dei secoli V e IV a.C.,in coincidenza
all’affermarsi della rappresentazione di tragedie e commedie. Il teatro si integra armoniosamente
nell’ambiente naturale. Collocato presso un tempio e su un pendio, la sua struttura sfrutta il naturale
andamento del terreno. Tutte le parti che compongono il teatro sono collegate tra loro; alcune sono
costituite da elementi mobili, e quindi adattabili al contesto e alle esigenze della recitazione. Esso si
compone di tre parti, corrispondenti a diverse funzioni.
 La cavea è una gradinata a forma di semicerchio, per lo più addossata al pendio naturale. È
suddivisa mediante gradini in più settori a forma di cuneo. Dapprima in legno, fu realizzata
nel V secolo a.C. in pietra e muratura.
 L’orchestra è la zona destinata alle danze del coro. La sua forma segue quella delle
gradinate: è generalmente semicircolare, o più raramente circolare.
 La scena era insieme fondale architettonico del teatro e luogo di recitazione degli attori. Fu
eretta in pietra solo in età classica. I teatri erano studiati in funzione di una perfetta qualità
acustica, grazie a complessi calcoli che tenevano conto della forma, della dimensione e
dell’inclinazione della cavea.

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