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La domus romana

Capitolo 5

5.1 Struttura della casa romana


La tipica domus romana, cosi' come e' stata conosciuta soprattutto dagli scavi di
Pompei, risulta una combinazione dell'antica casa italica formata da un solo cortile
aperto (atrium) su cui si aprivano le stanze e da un giardinetto (Hortus), con la casa
greca (peristylium). E' caratteristico notare come i nomi dei vari elementi del corpo
anteriore siano rimasti quelli latini dellantica domus italica (atrium, tablinium,
cubiculum, ecc.), mentre invece quelli del corpo posteriore siano derivati dalla
moderna casa greca (peristylium, exedra, triclinium, ecc.).
La domus romana era di pianta rettangolare, solidamente costruita su un solo piano
con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento), e si
differiva dalle odierne case moderne per lorientamento che aveva verso linterno
anzich verso lesterno. Ci significava che gli ambienti prendevano aria e luce dalle
aperture del soffitto in corrispondenza dei due principali e spaziali ambienti interni
dell'atrium e del peristylium, che costituivano i centri delle due parti in cui la casa
era divisa, rappresentando cos la classica abitazione delle popolazioni meridionali e
mediterranee, che invitava alla vita all'aperto.
Esternamente la domus romana aveva un aspetto rigoroso, lineare, e, se c'erano,
poche e strette finestre sulla strada (questo per evitare che dall'esterno potessero
entrare rumori o, peggio ancora, ladri), aperte regolarmente nella muratura esterna,
che era spessa e rozza. Il soffitto era a cassettoni (lacunari) intarsiati o decorati con
stucchi. Il pavimento era ricoperto da mosaici.

Le domus romane erano grandi e spaziose, areate ed igieniche, fornite di bagni e


latrine, dotate di acqua corrente, calda e fredda, riscaldate d'inverno da un
riscaldamento centrale (gli ipocausti, complessi dispositivi che facevano passare
correnti d'aria calda sotto i pavimenti), vetri colorati e decorazioni con mosaici,
affreschi variopinti e statue, erano abitazioni volte a soddisfare i bisogni dei loro
inquilini, abbinandovi bellezza ed estetica, tanto da poter essere considerate forse, e
non a torto, le pi comode che siano state costruite fino al XX secolo.
Logicamente il numero e l'ampiezza degli ambienti e dei giardini, l'arredamento e la
decorazione delle stanze variavano a seconda dell'et (repubblicana, imperiale, ecc.)
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e della ricchezza del proprietario. Comunque i vari ambienti erano tutti disposti
intorno a due aree centrali aperte da cui ricevevano aria e luce.
Si e detto in precedenza che la casa era formata da due grandi aree al cui centro vi
erano lAtrium e il Peristylium: nella parte anteriore della casa, al cui centro vi era
latrio (Atrium), erano esposte le immagini degli antenati, le statue dei Lari, dei
Mani e dei Penati protettori della casa, della famiglia e di altre divinit, le opere
d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobilt o di ricchezza; qui il padrone di casa
riceveva visitatori e clienti, soci e alleati politici; nella parte posteriore della casa, al
cui centro vi era il peristilio (peristylium), si svolgeva di solito la vita privata della
famiglia, tutta raccolta intorno ad un giardino ben curato (Hortus), che poteva anche
essere circondato da un portico a colonne (porticus) e ornato da statue, marmi e
fontane, dove affacciavano le camere da letto (i cubicola) padronali.
L'entrata si trovava generalmente su uno dei due lati pi corti della casa.
La porta, che affacciava sulla strada, era preceduta dall'ostium, che era la soglia
d'ingresso che immetteva direttamente in un corridoio, detto vestibolo (vestibulum),
che, a sua volta, conduceva alla vera e propria entrata (fauces); da qui si passava al
cortile interno, detto atrio (atrium), normalmente quadrato con un'ampia apertura
sul soffitto spiovente verso l'interno detta compluvio (compluvium): di qui scendeva
l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare chiamata impluvio
(impluvium) sistemata nello spazio sottostante; quest'acqua era poi convogliata in
una cisterna sotterranea.

Accanto all'atrio era sempre presente il lararium dove si tenevano le statue dei Lari
e dei Penati, protettori della casa e della famiglia, e dei Mani, per la venerazione
delle anime dei trapassati. Inizialmente, accanto ad essi, veniva alimentato un fuoco
sacro, che non doveva mai spegnersi, pena l'ira degli dei.
Nella parete dell'atrium, posta direttamente di fronte all'ingresso, si apriva una
grande stanza detta tablino (tablinum), la stanza-studio del padrone di casa dove
erano conservati gli archivi di famiglia: aveva gli angoli delle pareti foggiate a
pilastri, era separata dall'atrium soltanto da tendaggi, e aveva un'ampia finestra che
dava sul peristylium da cui riceveva luce ed aria.
Ai lati sinistro e destro dell'atrium si aprivano le stanze da letto chiamate cubicola
(cubicola), e due ambienti di disimpegno aperti (le alae).
Di fianco a una delle due alae poteva essere ubicato il triclinio (oecus tricliniare o
Triclinium), la grande e sontuosa sala da pranzo, che prendeva luce da una apertura
che dava da una parte sul peristylium (che come si vedr successivamente, era il
grande giardino all'aperto), e dall'altra sull'atrio. Il Triclinium poteva essere
posizionato anche in altri punti della casa, come mostrato nell'immagine della
planimetria.
Attraverso un corridoio chiamato andron, dall'atrio si raggiungeva il peristylium, la
parte pi interna e spettacolare della casa. Era qui, nella parte posteriore della casa,
che si svolgeva di solito la vita privata della famiglia, tutta raccolta intorno ad un

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giardino ben curato (Hortus). Il peristilio (peristylium) consisteva in un giardino
(Hortus) in cui crescevano con ordine ed armonia erbe e fiori; era circondato su ogni
lato da un portico (Porticus) generalmente a due piani, sostenuto da colonne: il tutto
arricchito da numerose opere d'arte, ornamenti marmorei, da affreschi, statue,
fontane e oggetti in marmo (vasi, tavoli e panche). Era la zona pi luminosa, e
spesso una delle pi sontuose. Nel peristilio non era raro trovare anche una piscina.
Nel Peristylium affacciavano anche le camere da letto padronali, generalmente a due
piani, sostenuti da colonne: lo arricchivano numerose opere d'arte e ornamenti
marmorei.Nel peristilio si aprivano due stanze grandi e lussuose: il triclino e
lesedra.
Il triclinio (oecus tricliniare o Triclinium), la grande e sontuosa sala da pranzo, la
pi ampia della casa, dove si tenevano i banchetti con gli ospiti di riguardo. I triclini
erano lussuosi, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti.
In epoca imperiale il triclinio fu sostituito come sala per feste e ricevimenti
dall'exedra. La stanza del triclinium era fornita di tre letti, detti triclinari (da qui il
nome della sala), su ognuno dei quali trovavano posto tre persone, sdraiate sul lato
sinistro col gomito appoggiato ad un cuscino: infatti per i Romani il tre era
considerato il numero perfetto. I tre letti, all'interno del triclinio, erano disposti a
semicerchio in modo da permettere facilmente il via vai della schiavit. Il letto
centrale, il medius lectus, era destinato agli ospiti pi importanti, tra i quali vi era il
personaggio pi prestigioso in assoluto, che sedeva sulla parte pi alta, il locus
consularius.

I triclini laterali erano chiamati rispettivamente imus lectus , destinato alle persone
meno importanti (tra le quali, in segno di umilt si poneva il padrone), e il sumus
lectus, su cui erano gli ospiti di media popolarit.
Tra i letti triclinari vi era un tavolo che, a seconda della sua forma, assumeva nomi
diversi: quello di forma quadrata era detto cilliba e poggiava su tre piedi, quello
circolare veniva chiamato mensa, e quello utilizzato per le bevande urnarium.
l'esedra (exedra), era un grande ambiente di ricevimento, utilizzato anche per
banchetti e cene, con pavimenti in mosaico e pareti ricoperte di affreschi e marmi
colorati. Sulle due ali del peristylium vi erano le camere da letto padronali (i
cubicola), che erano pi ampi e luminosi di quelli che si trovavano nelle ali dell'atrio
ed erano decorati in un modo preciso: il mosaico sul pavimento era bianco con
semplici ornamenti, le pitture alle pareti erano diverse per stile e colore da quelle del
resto della casa e il soffitto sopra il letto era sempre a volta.
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Si affacciavano sul peristylium anche la cucina (culina) che, vista la sontuosit dei
banchetti si potrebbe pensare fosse una stanza grande come sullo stile di quelle
medievali, invece era il locale pi piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato
quasi tutto da un focolare in muratura, invaso dal fumo che usciva da un buco sul
soffitto vista lassenza di fumaioli, con la presenza di un camino, un piccolo forno per
il pane e lacquaio. La cucina non ha comunque una ubicazione fissa; a volte la si
trovava anche che affacciava nellatrium, ma e caratteristica costante che fosse stata
sempre un ambiente piccolo e buio. Annesso alla cucina c'era il bagno (balneus),
riservato alla famiglia padronale, e le stanze della servit (cellae servorum ); anche
queste non avevano comunque una disposizione fissa (a volte, infatti, si trovavano
nella parte dellatrium).
In epoca imperiale la domus si forn anche di una seconda uscita di servizio detta
posticum posta normalmente sul lato della parete pi ampia della casa, per
permettere il passaggio della servit e dei rifornimenti senza ingombrare l'ingresso
principale. Infine, non va dimenticato che nelle domus romane, nonostante fossero
per ricchi, non erano presenti mobili, ma solamente piccoli armadi a muro
(armarium) e bauli usati per riporvi i vestiti, i triclinium, e i letti (cubicula);
pertanto, le decorazioni alle pareti presenti in abbondanza miravano ad arricchire lo
spoglio ambiente. Lo splendore della casa quindi si notava principalmente dalla
qualit di marmi, statue, e affreschi parietali.
Da ricordare comunque tra l'arredo, le sedie, delle quali si conoscono molti tipi,
come la sella o seggiola senza schienale, la sedia con schienale e braccioli (cathedra)
e la sedia con un sedile lungo (longa).

Capitulum III Da Vitruvio de Architettura Libro VI


1. Cava aedium quinque generibus sunt distincta, quorum ita figurae
nominantur: tuscanicum, corinthium, tetrastylon, displuviatum, III. - I cortili sono di cinque tipi: tuscanico, corinzio,
testudinatum. Tuscanica sunt, in quibus trabes in atrii latitudine tetrastilo, displuviato, testudinato. Sono tuscanici quelli
traiectae habeant interpensiva et collicias ab angulis parietum ad nei quali le travi che attraversano la larghezza dell'atrio
angulos tignorum intercurrentes, item asseribus stillicidiorum in abbiano dei travicelli sospesi in fuori - detti interpensiva
medium compluvium deiectus. In corinthiis isdem rationibus trabes et
compluvia conlocantur, sed a parietibus trabes recedentes in
- e delle gronde - dette colliciae - che intercorrono dagli
circumitionis circa columnas componuntur. Tetrastyla sunt, quae angoli delle pareti agli angoli dei travi; altre assi
subiectis sub trabibus angularibus columnis et utilitatem trabibus et sostengono le bocche dell'acqua che si raccoglie e cade in
firmitatem praestant, quod neque ipsae magnum impetum coguntur mezzo al compluvium. Nei cortili corinzi le travi e i
habere neque ab interpensivis onerantur. compluvi sono disposti nello stesso modo, senonch le
2. Displuviata autem sunt, in quibus deliquiae arcam sustinentes travi che si staccano dalle pareti sono collocate torno
stillicidia reiciunt. Haec hibernaculis maxime praestant utilitates,
quod compluvia eorum erecta non obstant luminibus tricliniorum. torno su colonne. I tetrastili hanno colonne angolari che
Sed ea habent in refectionibus molestiam magnam, quod circa sorreggono i travi e li consolidano utilmente, giacch
parietes stillicidia defluentia, cum tument fistulae, quae non celeriter queste colonne non sono costrette a sopportare un
recipiunt ex canalibus aquam defluentem itaque redundantes grande carico, n sono aggravate dagli interpensivi.
restagnant, et intestinum et parietes in eis generibus aedificiorum 2 - Displuviati poi sono quelli in cui le deliciae o i travi
corrumpunt. Testudinata vero ibi fiunt, ubi non sunt impetus magni et
in contignationibus supra spatiosae redduntur habitationes.
degli spigoli che sostengono il palco del tetto dividono e
3. Atriorum vero latitudines ac longitudines tribus generibus gettano fuori l'acqua. Questa forma molto utile per le
formantur. Et primum genus distribuitur, uti, longitudo cum in dimore invernali, giacch, essendo i compluvi dritti e non
quinque partes divisa fuerit, tres partes latitudini dentur; alterum, pendenti all'interno, i triclini hanno pi luce; ma presenta
cum in tres partes dividatur, duae partes latitudini tribuantur; incomodi gravi per i restauri, giacch la massa dell'acqua
tertium, uti latitudo in quadrato paribus lateribus describatur inque
eo quadrato diagonios linea ducatur, et quantum spatium habuerit ea
piovana che defluisce in basso a mezzo di tubi, spesso non
linea diagonii, tanta longitudo atrio detur. trova lo sfogo sufficiente, e cos ristagna e trabocca
4. Altitudo eorum, quanta longitudo fuerit quarta dempta, sub trabes corrompendo l'interno e le pareti di questo genere di
extollatur; reliquum lacunariorum et arcae supra trabes spatio edifici. Cortili testudinati si possono fare laddove non si ha
tribuatur. un carico troppo grave; presentano il vantaggio che in alto
Alis dextra ac sinistra latitudinis <spatium>, cum sit atrii longitudo ab sopra la travatura si possono ricavare spaziose abitazioni...
XXX pedibus ad pedes XL, ex tertia parte eius constituatur. Ab XL ad
pedes L longitudo dividatur in partes tres <semis>, ex his una pars 4-...Le travi dell'ingresso vengano poste s alte che
alis detur. Cum autem erit longitudo ab quinquaginta pedibus ad l'altezza sia eguale alla larghezza.
sexaginta, quarta pars longitudinis alis tribuatur. A pedibus LX ad 5 - Il tablino, se la larghezza dell'atrio sar di 20 piedi,
LXXX longitudo dividatur in partes quattuor et dimidiam, ex his una sar eguale a due terzi di essa; se da 30 a 40 piedi alla
pars fiat alarum latitudo. A pedibus octoginta ad pedes centum in met; se da 40 a 60 ai due quinti. Infatti gli atri pi piccoli
quinque partes divisa longitudo iustam constituerit latitudinem
alarum. Trabes earum liminares ita altae ponantur, ut altitudines
non possono avere le stesse relazioni di simmetria dei pi
latitudinibus sint aequales. grandi. Se infatti noi useremo le misure pi grandi pei pi
5. Tablinum, si latitudo atrii erit pedum viginti, dempta tertia eius piccoli, n i tablini, n le alae potranno essere utili; e
spatio reliquum tribuatur. Si erit ab pedibus XXX ad XL, ex atrii viceversa se quelle dei minori adopereremo pei maggiori,
latitudine tablino dimidium tribuatur. Cum autem ab XL ad LX, ne verr fuori una cosa sproporzionata. Ritenni pertanto
latitudo dividatur in partes quinque, ex his duae tablino constituantur.
Non enim atria minora maioribus easdem possunt habere
di descrivere, genere per genere, le pi meticolose ed
symmetriarum rationes. Si enim maiorum symmetriis utemur in esatte relazioni di grandezza, tanto per la utilit come per
minoribus, neque tablina neque alae utilitatem poterunt habere, sin l'aspetto...

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autem minorum in maioribus utemur, vasta et inmania in his ea erunt 6 - Le imagines, o ritratti degli antenati, risultino, coi
membra. Itaque generatim magnitudinum rationes exquisitas et loro ornamenti, di una altezza proporzionale alla
utilitati et aspectui conscribendas putavi.
6. Altitudo tablini ad trabem adiecta latitudinis octava constituatur.
larghezza delle alae...
Lacunaria eius tertia latitudinis ad altitudinem adiecta extollantur. 7 -. I peristili siano trasversalmente pi lunghi di un
Fauces minoribus atriis e tablini latitudine dempta tertia, maioribus terzo che in profondit; le colonne, alte quanto la
dimidia constituantur. Imagines cum suis ornamentis ad latitudinem larghezza dei portici del peristilio; gli intercolumni non
alarum sint constitutae. meno di tre e non pi di quattro diametri di colonna. Ma
Latitudines ostiorum ad altitudinem; si dorica erunt, uti dorica, si
se le colonne sono doriche, i moduli vanno presi secondo
ionica erunt, uti ionica perficiantur, quemadmodum de thyromatis in
quarto libro rationes symmetriarum sunt expositae. quanto ho detto nel quarto libro sull'ordine dorico, e i
Compluvii lumen latum latitudinis atrii ne minus quarta, ne plus tertia triglifi seguano le regole di quei moduli.
parte relinquatur; longitudo, uti atrii pro rata parte fiat. 8 - I triclini devono esser lunghi due volte la
7. Peristyla autem in transverso tertia parte longiora sint quam larghezza. L' altezza di tutte le stanze di pianta oblunga
introrsus. Columnae tam altae quam porticus latae fuerint sia eguale alla semisomma dei due lati contigui. Ma se si
peristyliorum; intercolumnia ne minus trium, ne plus quattuor
columnarum crassitudine inter se distent. Sin autem dorico more in tratti di esedre o oeci a pianta quadrata, l'altezza si ricava
peristylo columnae erunt faciundae, uti in quarto libro de doricis aggiungendo una met alla larghezza. Le pinacoteche e le
scripsi, ita moduli sumantur, et ad eos modulos triglyphorumque esedre devono avere dimensioni grandiose. Gli oeci, o
rationes disponantur. sale corinzie, e tetrastile, e quelle dette egizie, abbiano
8. Tricliniorum quanta latitudo fuerit, bis tanta longitudo fieri per la larghezza e lunghezza le stesse proporzioni che ho
debebit. Altitudines omnium conclaviorum, quae oblonga fuerint, sic
habere debent rationem, uti longitudinis et latitudinis mensura
fissato per i triclini; avendo per l'avvertenza che, dato
componatur et ex ea summa dimidium sumatur, et quantum fuerit, che ci sono in pi le colonne, debbono essere pi
tantum altitudini detur. Sin autem exhedrae aut oeci quadrati fuerint, spaziosi.
latitudinis dimidia addita altitudines educantur. Pinacothecae uti 9 - Fra sale corinzie e sale egizie c' questa differenza:
exhedrae amplis magnitudinibus sunt constituendae. Oeci corinthii le corinzie hanno semplici colonne che posano su di un
tetrastylique quique aegyptii vocantur latitudinis et longitudinis, uti
podio o a terra, e sopra hanno epistili e cornici o di legno
supra tricliniorum symmetriae scriptae sunt, ita habeant rationem,
sed propter columnarum interpositiones spatiosiores constituantur. o di stucco, e, sopra le cornici, dei lacunari curvi a calotta
9. Inter corinthios autem et aegyptios hoc erit discrimen. Corinthii sferica. Invece, negli oeci egizi, sopra le colonne gli
simplices habent columnas aut in podio positas aut in imo; supraque epistili, e dagli epistili alle pareti torno torno si deve
habent epistylia et coronas aut ex intestino opere aut albario, porre in opera una travatura, e un piancito con
praeterea supra coronas curva lacunaria ad circinum delumbata. In pavimento, in modo che vi sia in giro un ambulacro
aegyptiis autem supra columnas epistylia et ab epistyliis ad parietes,
qui sunt circa, inponenda est contignatio, supra coaxationem all'aperto. Sopra gli epistili poi, a piombo colle colonne in-
pavimentum, subdiu ut sit circumitus. Deinde supra epistylium ad feriori, si metta una fila di colonne torno torno, minori di
perpendiculum inferiorum columnarum inponendae sunt minores un quarto (delle inferiori); e al di sopra, sopra gli epistili, e
quarta parte columnae. Supra earum epistylia et ornamenta lacunariis cornici, un soffitto a lacunari; e (nella parete), in
ornantur, et inter columnas superiores fenestrae conlocantur; ita corrispondenza di ogni intercolumnio superiore, vengono
basilicarum ea similitudo, non corinthiorum tricliniorum videtur esse.
10. Fiunt autem etiam non italicae consuetudinis oeci, quos Graeci
collocate le finestre, in modo da sembrar d'essere in una
cyzicenos appellant. Hi conlocantur spectantes ad septentrionem et basilica, non in un triclinio corinzio.
maxime viridia prospicientes, valvasque habent in medio. Ipsi autem 10 - Non sono di consuetudine italica quei vani che i
sunt ita longi et lati, uti duo triclinia cum circumitionibus inter se Greci chiamano Ciziceni. Questi danno a nord, e per lo pi
spectantia possint esse conlocata, habentque dextra ac sinistra lumina su prati e verdure (B). Hanno le porte in mezzo, e sono
fenestrarum valvata, uti de lectis per spatia fenestrarum viridia
lunghi e larghi in modo che vi possano stare, uno di contro
prospiciantur. Altitudines eorum dimidia latitudinis addita
constituuntur. all'altro, due triclini collo spazio per circolari, ed hanno a
11. In his aedificiorum generibus omnes sunt faciendae earum destra e a sinistra luce da finestre a imposte, in modo che
symmetriarum rationes, quae sine inpeditione loci fieri poterunt, stando sui letti si possa vedere il verde attraverso le
luminaque, parietum altitudinibus si non obscurabuntur, faciliter finestre.
erunt explicata; sin autem inpedientur ab angustiis aut aliis 11 - In questa classe di edifici si debbono applicare
necessitatibus, tunc erit ut ingenio et acumine de symmetriis
detractiones aut adiectiones fiant, uti non dissimiles veris symmetriis tutte quelle simmetrie che la natura del luogo permette; e
perficiantur venustates. le luci, se non saranno oscurate dall'altezza dei muri,
verranno collocate senza difficolt; se invece saranno
Capitulum IV impedite da ristrettezza o altro, allora sar il caso che
1. Nunc explicabimus, quibus proprietatibus genera aedificiorum ad l'acume e l'ingegno dell'architetto intervengano a
usum et caeli regiones aptas debeant spectare. Hiberna triclinia et introdurre detrazioni o maggiorazioni nelle misure, in
balnearia ad occidentem hibernum spectent, ideo quod vespertino modo che si consegua una venust non dissimile dalla
lumine opus est uti, praeterea quod etiam sol occidens adversus simmetria modulare.
habens splendorem, calorem remittens efficit vespertino tempore
regionem tepidiorem. Cubicula et bybliothecae ad orientem spectare IV. - Ora spiegher quali siano le propriet dei generi di
debent; usus enim matutinum postulat lumen, item in bybliothecis edifici, l'uso, e la loro orientazione pi adatta. I triclini
libri non putrescent. Nam quaecumque ad meridiem et occidentem d'inverno e i bagni debbono guardare l'occidente
spectant, ab tineis et umore libri vitiantur, quod venti umidi invernale, perch c' bisogno della luce pomeridiana, e poi
advenientes procreant eas et alunt infundentesque umidos spiritus anche perch il sole, nel pomeriggio, battendo sull'edificio
pallore volumina corrumpunt.
2. Triclinia verna et autumnalia ad orientem; tum enim praetenta
lo illumina e rende pi tiepido tutto il luogo. Le camere da
luminibus adversus solis impetus progrediens ad occidentem efficit ea letto e le biblioteche debbon guardare a est; qui infatti
temperata ad id tempus, quo his solitum est uti. Aestiva ad l'uso richiede la luce del mattino, e parimenti cos i libri
septentrionem, quod ea regio, [non] ut reliquae per solstitium propter delle biblioteche non imputridiranno. Infatti in quelle
calorem efficiuntur aestuosae, eo quod est aversa a solis cursu, semper biblioteche che guardano a sud e a ovest i libri si guastano
refrigerata et salubritatem et voluptatem in usu praestat. Non minus
per le tignole e per l'umidit, che i venti umidi apportano e
pinacothecae et plumariorum textrina pictorumque officinae, uti
colores eorum in opere propter constantiam luminis inmutata alimentano, e i libri si inumidiscono e ingialliscono.
permaneant qualitate.

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