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● Unité d’Habitation, Marsiglia, 1947-53

Sono gli anni della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale e vuole essere una
risposta di tipo economico, come lo era stata la maison Dom-Ino. Prototipo che
pensava per la risposta ai fabbisogni abitativi di 1800 abitanti in diverse parti del
mondo, e in effetti ne sono stati realizzati a Nantes, Berlino, Firminy, Briey. Modificati
in base alle caratteristiche del posto.
Lama ad alta intensità abitativa che si erge come una scogliera nel paesaggio brullo.
La condizione dove si trova l’edificio è molto favorevole perché è rivolta verso il mare.
Princípi:
1 Grande ossatura in cemento armato che accoglie nella sua maglia le cellule abitative,
2 idea del grande volume prismatico sollevato su pilotis,
3 rapporto equilibrato tra spazi pubblici (strade interne a piani alterni e il tetto giardino
e quelli privati delle abitazioni).
Ossatura in cemento armato e cemento grezzo a vista (effetti di luce con il sole), a
ricordare le rovine romane locali.
All’esterno l’impronta dei casseri, il béton brut interpretato come un materiale naturale.
I colossali pilotis definiscono lo spazio comune sotto l’edificio, riservato alla
circolazione.
Plenum tecnologico - piano che corre lungo tutto l’edificio dove sono inseriti tutti gli
impianti tecnologici.
Si sviluppa su 12 piani, Nel 7 e 8 piano servizi comuni per un tratto della stecca: negozi,
albergo di 21 camere…
Gli alloggi non sono tutti uguali perché i nuclei familiari potevano essere composti in
modo diverso, 23 tipi diversi per nuclei da 1 a 10 componenti. Appartamento più
piccolo: 15,5 mq, più grande 203 mq, il più comune era quello di 98 mq. I più comuni
sono dei duplex perciò può incastrare la faccenda dei corridoi, perciò due cellule su tre
piani vengono servite da un corridoio (rue intérieure). I duplex vanno a creare delle
doppie altezze (zone giorno) a volte con dei mezzanini che si rifanno alla maison
Citrohan. Le unità sono letteralmente infilate all’interno dell’edificio che non risulta
ripetitivo grazie al ritmo e le proporzioni.
Il tetto a terrazza attrezzato presenta degli oggetti scultorei (scale, ascensori, volumi
per l'aerazione) che ricordano la ciminiera di una crociera. Pensato come uno spazio
ricreativo e rigenerante.
Le finestre sono protette da “brise-soleil”.
L’idea della produzione in serie per affrontare i problemi ma in realtà ne sarebbero sorti
altri se questo modello fosse stato adottato ovunque senza modifiche. Egli avrebbe
voluto disporle una a fianco all’altra.
Referenze: transatlantico, tetti di Gaudì, paesaggio greco, viadotto ad Algeri, maison
Citrohan, Pavillon Suisse, Ville Radieuse
Cemento armato brut (economico), realizzato con delle armature di legno. Fa parte del
brutalismo. Lasciato a vista e l’espressione è data dal tipo di edificio. Le casseforme
erano delle assi di legno costruite in modo tale che veniva gettato all'interno il cemento
armato. Una volta fatta presa veniva staccato l’asse di legno e rimaneva impressa
l’impronta del legno. Non c’era una cura maniacale come quella del Maxxi.
Edificio autarchico, basta a sé stesso.
Brutalismo significa anche creare una forma, che qui si vede soprattutto con il sole.

Tra il 1945 fino alla sua morte nel 1965, i lavori di Le Corbusier si caratterizzano da una
correlazione tra vecchi temi e nuovi mezzi d’espressione, primitivismo e antiche
associazioni. Introdusse nuove modalità come il beton brut (cemento a vista) e il
Modulor, complesse linee curvilinee e “acustiche” mantenendo però, e sviluppando, i
Cinque Punti della Nuova Architettura.
I segnali di questo cambiamento si vedevano già nella Petite maison de Weekend o
nella Maison de Mandrot, dove fa riferimento a tecniche e linguaggio vernacolari,
distanziandosi dal modernismo dell’international style rivelando qualcosa di più
arcaico. Inoltre la Seconda Guerra Mondiale lo allontanò dalla fiducia nei confronti
della macchina e del suo potenziale. Sono gli anni in cui il Surrealismo offre una visione
sull’inconscio e alla ricerca di contenuti primitivi.
La Francia della fine degli anni quaranta non aveva permesso a Le Corbusier di
diventare l’architetto-urbanista capo della ricostruzione e i suoi progetti (come l’Unità
di Marsiglia) non raggiunsero il grande impatto che auspicava.
Ora cercava l’ispirazione nella fraternità con la natura e con le grandi opere del
passato, più che nei miracoli della vita contemporanea. Nostalgia per le rovine
dell’antichità e ricerca di valori perenni e immutabili.

● Cappella di Notre-Dame-du-Haut, Ronchamp, 1950-1954


In quegli anni era stato deluso dall’esito di un progetto per una chiesa perché rifiutato.
Quando viene contattato qui è titubante perché temeva che il rigore della commissione
dell’arte sacra avrebbe replicato l’insuccesso. Invece le condizioni della committenza
(commissione Diocesana per l’Arte Sacra di Besancon) rispondevano alla sua visione di
architettura evocatrice perché padre Alain Couturier era convinto che l’espressione
religiosa ottimale si raggiungesse solo no forzando l’artista a seguire la tradizione
architettonica e artistica ecclesiastica. Il committente qui è l’abate Lucien Ladeur.
Qui Le Corbusier collabora con l’architetto e ingegnere Andrè Meissonnier.
La chiesa preesistente necessitava di un restauro, prima affidato ad un’impresa locale
ma il materiale originale era molto costoso e non valeva la pena restaurarla. Era un
luogo di pellegrinaggio già in epoca precristiana ed era un santuario situato sulla cime
di una collina nelle montagne dei Vosgi.
La chiesa era documentata già nel 1400, nel 1859 fu ampliata con forme neogotiche e
nel 1913 fu colpita da un fulmine. Nel 1926 fu ricostruita e nel 1944 completamente
distrutta. Per un’economia di cantiere o spiritualità utilizza i materiali prodotti dallo
smontaggio della chiesa preesistente, reincarnandosi. Su di un lato uno ziggurat di
pietre antiche segna l’area dove sorgeva la chiesa.
L’architetto passa molteplici ore sulla collina a prendere conoscenza del suolo e degli
orizzonti.
Doveva accogliere 200 fedeli e comprendeva una chiesa al chiuso e una all’aperto, per
accogliere un maggiore afflusso in occasione delle celebrazioni del 15 agosto e 8
settembre. La distesa erbosa diventa così la navata.
L’incarico prevede anche il progetto di sistemazione della radura circostante per poter
gestire al meglio l’afflusso di circa dodicimila pellegrini in occasione delle due feste
citate.
La graduale salita lungo la collina ha un carattere rituale.
Una chiesa “anticonvenzionale”.
Lo scheletro è in cemento armato, chiusa da un paramento murario in opus incertum.
Se nell’unità di abitazione gli angoli erano tutti a 90° qui abbiamo una superfice
piuttosto curvilinea. Muri rastremati concavi e convessi, in pietrisco battuto.
Il tetto: scuro, dall’angolo acuto e dalla curvatura complessa, come una vela e ricorda il
guscio di un granchio. Contrasto con le pareti sottostanti concave e convesse. La
copertura è costituita da due membrane in calcestruzzo di sei centimetri di spessore
separate da un’intercapedine spessa fino a 2,26 metri. Le membrane, di cui la superiore
è rivestita in lastre impermeabilizzanti in alluminio, racchiudono la struttura portante in
calcestruzzo armato costituita da grandi costole trasversali collegate da travi più
piccole a sezione rettangolare.
Le pareti esterne: rivestite da cemento di gunite o spritzbeton, un intonaco a presa
rapida spruzzato con una macchina. Non essendo definito a mano assume un pattern
molto variato. La superficie ruvida è enfatizzata dalla luce.
Il muro si rastrema (rimpicciolisce in corrispondenza del presbiterio all’aperto) in pianta
e in altezza.
Finestre: le forature sono tutte diverse, praticate nello spessore del muro che quindi
muta e sono strombate (strombo: pareti che circondano l’apertura). Non hanno
un’intelaiatura e sono vetrate, quindi non apribili.
Le finestre compongono uno spartito musicale con l’asse delle x che scorre il tempo e
quello delle y l’altezza delle note.
Tre cappelle feriali cilindriche e incappucciate orientate in direzioni differenti. Le
cappelle minori sono illuminate dall’alto all’interno delle torri e sono destinate ai riti
della sera e della mattina. L’illuminazione non avviene in modo diretto.
Aula liturgica: ricoperta dal tetto a chiglia. L’interno è scavato come una caverna e il
pavimento in pendenza focalizza l’attenzione sull’altare (presbiterio per il clero). Il
pavimento è disegnato dall’artista. Le sedute sono anch’esse disegnate.
Il soffitto è sollevato e sotto di esso si apre un’asola di luce che mette in evidenza la
forma del soffitto.
Ingresso: pannello incernierato al centro che ruota.
Appena entriamo siamo avvolti in questa caverna di 750 mq, in un’atmosfera
ancestrale. Il visitatore è costretto a muoversi nello spazio per percepire l’architettura
in movimento, centrale nella concezione dell’opera
Chiesa all’aperto: sotto l’aggetto della copertura, nello spazio esterno del muro
orientale. Qui in una nicchia vetrata una madonnina ruota, guarda l’interno e l’esterno
in base a dove viene celebrato il rito.
Canalizzazione della raccolta delle acque del tetto, convoglia l’acqua e irrora una
fontana con basamento e tre volumi, questa funziona solo quando piove.
Dopo la realizzazione scrive che il suo interesse era l’evocazione di emozioni di
carattere religioso attraverso il gioco di forma, spazio e luce. Si notano nelle ispirazioni
di tono pagano, adorazione per la natura, panteismo e animismo primitivo, che
nascono dalle forme naturali.
Fu criticato e ritenuto una “caduta nell'irrazionalità", ma in realtà era figlio di un
processo iniziato ben prima.
Un convento progettato da Renzo Piano (2011) è progettato vicino al progetto di Le
Corbusier. I due sono collegati. L’edificio di renzo piano asseconda le curve del colle. In
parte incassati sotto le curve di livello per non essere particolarmente visibili rispetto a
Le Corbusier.
Parallelismo con la facciata della chiesa del Gesù a Napoli: uno studioso ha applicato il
ragionamento delle piastrelle della facciata del Gesù a quella della cappella di Nostra
Dame. “ci sono delle architetture che cantano" . Qui abbiamo un intervento di natura
acustica nel mondo delle forme. Cominciò con un’acustica del paesaggio accogliendo
gli orizzonti in nuove forme.

● Pavillon Philips all’expo universale di Bruxelles, 1958


Insieme a Jannis Xenakis, musicista-ingegnere, i due lavorano insieme dando vita ad
un “ibrido di idee”. La compagnia danese di elettronica Philips incarica Le Corbusier di
fare un padiglione che mostrasse le innovazioni tecnologiche nel campo della luce e del
suono, e per questo Le Corbusier coinvolge anche il musicista.
Il padiglione doveva essere un luogo perfetto per proiezioni e spettacoli audiovisivi. Il
“Poema elettronico”, della durata di 10 minuti, elaborato lo stesso anno da Le Corbusier
come un esempio di totale integrazione tra tutte le arti.
Il visitatore fa esperienza sensoriale: entrando guarda le immagini delle tappe più
importanti della storia dell’uomo mentre risuona il poema elettronico composto da
Varrese e Xenakis stesso.
Realizzano una serie di modelli. La copertura doveva proteggere lo spazio.
Dalla pianta a forma di stomaco (500mq) i progettisti approdano, attraverso fasi
intermedie con utilizzo di conoidi, alla soluzione finale in cui tutte le curve libere sono 9
tra iperboli e paraboloidi iperbolici. Per immaginare la soluzione finale, non essendo
ancora a disposizione strumenti come il CAD, vennero utilizzati strumenti composti da
aste e fili elastici. In tal modo la struttura fu studiata con il disegno e con modelli
strutturali, per verificare la portanza del materiale prescelto (gusci sottili nervati in
cemento precompresso dello spessore di 5 cm). Pannelli in cemento armato appesi a
una struttura metallica.
C’è un forte legame fra musica e architettura che si esprime nel Convento di St. Marie
de laTourette dove, Xenakis incaricato di progettare le facciate, usa il vetro ispirandosi
al concetto musicale di polifonia (pans de verre) e all’Esposizione mondiale di Bruxelles
del 1958, sede della prima esecuzione del Poème Électronique di Edgard Varèse. Per il
Padiglione si ispira alla struttura della partitura musicale di Metastaseis, composto
quattro anni prima. ​

● Convento di La Tourette, Eveux-sur-l’Arbresle, 1953-57


Durante la costruzione di Ronchamp gli venne chiesto di progettare un’altra struttura
religiosa, il Convento domenicano di La Tourette. I domenicani sono l’ordine che per
battere le eresie medievali fanno della predicazione la loro missione. Li consideriamo
come la testa della chiesa cattolica, i grandi dottori della chiesa.
Ancora una volta, Padre Couturier contribuisce all’assegnazione dell’incarico a Le
Corbusier, in quanto direttore de “L’art sacré"(attiva nella ricostruzione nel dopoguerra)
era uno dei numerosi domenicani che auspicavano il ritorno alle qualità senza tempo
delle chiese romaniche rurali francesi.
Il frate gli raccomandò di visitare il monastero cistercense del XII secolo di Le Thoronet
in Provenza (riteneva fosse l’esempio della regola monastica). Inoltre Le Corbusier
aveva già esperienza dei monasteri visitati durante il suo Voyage d’Orient, come il
Monastero di Ema in Toscana (impressionato dall’ordinata regola architettonica,
dall’equilibrio tra pubblico e privato, dalle vedute sulla natura) e dalle comunità
monastiche del monte Athos in Grecia (arroccato, balconi aggettanti sul paesaggio).
In questo progetto, Le Corbusier progettò sulla base di anni di ricerche, sulla sua
reinterpretazione di un tipo antico. Esplora la dimensione individuale (celle), collettiva
(refettorio), spirituale (chiesa).
Nei monasteri ci possono essere varianti a seconda della congregazione che
commissiona. Ordini che prevedono il fatto di non incontrarsi o solo sporadicamente.
Altri devono predicare e sono più a contatto con i fedeli. Qui l’obiettivo dei frati era la
predicazione.
Il complesso si dispone su un piano inclinato (il piano inclinato se saputo gestire offre
possibilità progettuale ma bisogna capirlo spazialmente) e a pianta rettangolare (di
lato 66,50 m e 47,50 m). Impiega la tipologia del recinto chiuso e il cemento a vista
(beton brut) inteso come equivalente della muratura in pietra.
I pilotis su cui poggia l’edificio non sono tutti uguali e non arrivano alla stessa altezza.
Qui questi sono tanti elementi che possono essere pilastri rettangolari, due setti
incrociati, setti, come acquedotti, che ancorano l’edificio al terreno. A differenza delle
sue altre opere non solo l’edificio non ha una quota comune ma il piano su cui poggia
non è tutto orizzontale e cambia quote. Alcuni blocchi nascono più bassi e altri più alti.
Le celle dei monaci (5,92x1,83x2,26, modulate sul Modulor), su due livelli attorno al
coronamento a sbalzo, si avvolgono intorno a tre dei quattro lati esterni. Ogni monaco
aveva una vista privata sulle colline e la sua loggia come nell’unità. I servizi sono
invece in comune.
La quantità di luce che entra nei grandi spazi pubblici e nei lunghi corridoi è controllata
tramite l’utilizzo di lastre di vetro ondulate verticali. I vetri ondulati sono stati una
creazione di uno degli artisti coinvolti da Le Corbusier per la realizzazione del convento
de la Tourette.
Il quarto lato (nord) è una chiesa che parte da terra fino al coronamento, un monolite
in cemento armato. Il suo ingresso era ad un livello inferiore rispetto al piano
d’ingresso. Visto dall’esterno, il piano di copertura della chiesa risulta inclinato. La
parete rastremata a doppia curvatura della cappella laterale era circondata da bocche
di luce cilindriche (canons de lumière che formano delle protuberanze come quella
dell’organo). Il sistema d’illuminazione comprende anche alcune asole aperte dall’alto o
da tagli ai lati ed è ripreso da quelli romani del 1600.
La chiesa è raggiungibile attraverso la sacrestia, illuminata anch’essa dai canons qui
chiamati “mitragliette”. La luce accompagna i novizi e i fedeli. La chiesa misura 11x44.
Sfrutta il piano inclinato per realizzare una serie di ripiani che lo correggono e qui
inserisce gli altari per la messa quotidiana. Compaiono i colori.
È tutto intenzionalmente povero.
Percorso esterno che ci conduce all’ingresso della chiesa, per coloro che assistono alla
messa.
Parlatorio, sedute per parlare con i familiari dei sacerdoti.
Il chiostro non è libero come da tradizione, ma occupato da corpi di fabbrica chiusi e
incrociati su più livelli per l’attraversamento. Non c’è il classico portico per via delle
condizioni climatiche. È chiuso ma traforato da finestre.
Le aree comuni sono poste nei più appartati livelli inferiori.
L’oratorio ha il basamento costituito da due setti incrociati su cui si importa il cubo che
è l’oratorio (luogo di preghiera più piccolo). Coperto da una piramide che ha il vertice
eccentrico rispetto alla base, un po’ inclinata. Anche qui un elemento che deborda per
la luce.
L’ingresso è alla pianta del terzo livello. La quota viene creata dai vari sistemi di pilotis.
Il distributivo dall’ingresso consente di vedere solo una parte dell’edificio che collegava
le varie funzioni con piattaforme e corridoi. Il visitatore viene guidato mediante
suggerimenti formali e poi condotto nelle aree più private con un movimento a spirale
discendente, attraverso spazi di intensità e illuminazione variabile.
Affida il linguaggio non a una finitura levigata e cristallina come ville savoye ma come
sta facendo all’unità d’abitazione ricorre anche per questioni economiche a una finitura
con cemento faccia a vista e spritzbeton come a Ronchamp. Inoltre in questo momento
l’architetto intende sperimentare sullo spazio.
Le sperimentazioni sul cemento armato a vista a Marsiglia qui vengono a far parte di
un vocabolario ampliato. Per esempio, i pilotis diventano pilastri a sezione allungata, al
posto delle superfici sottili intonacate qui abbiamo robusti muri, le vetrate sottili a
nastro sono ora brise-soleil, ondulatoire (montanti in cemento disposti ritmicamente
secondo il modulor) e aérateur (pannelli verticali di ventilazione inseriti nella
membrana della finestratura.
L’incremento del numero di elementi architettonici permette una maggiore varietà di
articolazione sia formale che funzionale.
In questo momento parte di questo monastero con la crisi vocazionale non è occupato
dai monaci (ci sono 100 celle su due livelli, quarto e quinto piano) e ora sono adibite ad
albergo.

● Chandigarh, Punjab, India, 1951-65


Ricordiamo che il progetto è contemporaneo a quello della Tourette e dell'Unità
d’abitazione, quindi lavora contestualmente sia alla scala dell’edificio sia a quella
territoriale.
Torna spesso sul tema della città anche attraverso lo strumento dei congressi CIAM.
Il progetto fu esaltato attraverso i suoi racconti, nei quali modificò anche la faccenda
della commissione.
1948 il Punjab occidentale con la sua capitale fu ceduto al Pakistan mentre il Punjab
indiano necessitava di una nuova capitale. l’India usciva dalla dominazione coloniale
inglese.
Un primo schema venne redatto dall’urbanista americano Mayer e dall’architetto
polacco Nowicki, che morì nel 1950.
Gli architetti britannici Drew e Fry suggeriscono ai responsabili dei lavori Le Corbusier.
Le Corbusier mantiene molti dei caratteri del progetto precedente ma lo ridisegna,
sfruttando le pendici dell’Himalaya. Il tessuto della città è come innervato di fiumi di
verde.
Il principio principale della città era la griglie di circolazione (impostata su sette
gerarchie di movimento) che la suddivideva in rettangoli (56 settori ciascuno
progettato come un micro-quartiere autonomo) come cardo e decumano, ma non
perfettamente perpendicolari in modo da creare effetto sorpresa scoprendo pian piano
gli edifici camminando. Qui si ritrova una spina orizzontale e una verticale. I settori
sono innervati da 7 tipi di viabilità (dalla prossimità alla lunga percorrenza fino alla
viabilità pesante e ferroviaria). Queste vie sono pensate a livelli differenziati di suolo.
Le abitazioni sarebbero state studiate secondo fasce sociali diverse (in base alla
zonizzazione), molte progettate dal cugino Pierre Jeanneret, da Fry e Drew. Le
corbusier si dedica invece agli edifici governativi.
Nel cuore della città c’era il centro commerciale (il foro).
Le attività culturali e per il tempo libero erano disposte su un asse verticale che si
estendeva verso nord, la stazione ferroviaria invece si trovava verso sud separata dal
corpo principale.
Il progetto è paragonabile a un corpo umano, con gli edifici più importanti in testa, il
quartiere degli affari come cuore, le aree industriali come fianco orientali e quelle
dell’istruzione sul lato opposto, come fossero le braccia.
Gli aspetti razionali del progetto incarnavano i principi di Le Corbusier: zonizzazione,
luce, spazio e aree verdi, ordine sociale. Di fatto era una variante della disposizione
della Ville Radieuse priva dei blocchi à redent. Si ispirava inoltre ai boulevard parigini,
all’ordine geometrico dell’antica Pechino e alla New Delhi di Lutyens con l’idea di città
giardino.
L’arteria principale conduceva alla “testa” della città con i più importanti edifici
governativi (complesso del Campidoglio). Nel progetto si lasciò andare sulla sua idea di
monumentale. Un Leitmotiv del progetto fu il parasole a mezzaluna rivolto contro il sole
e l’acqua. Attua una prodigiosa astrazione nella quale espedienti della tradizione
classica vengono fusi con elementi tipici della tradizione indiana . inoltre questo
linguaggio è permeato da temi cosmologici personali di Le Corbusier.
Il Campidoglio, sede dell’amministrazione della città e dello stato, era un diagramma di
gerarchie istituzionali: il Palazzo del Governatore (non realizzato) in testa, l’Alta Corte e
il Parlamento più in basso uno di fronte all’altro, il Segretariato al lato in posizione
subordinata. Gli edifici e gli spazi compresi tra essi formavano una sorta di paesaggio
giustapposto a quello dell’Himalaya in lontananza ed erano accordati per riflettere il
passaggio del sole. Il linguaggio che viene utilizzato è brutalista, non uno autoctono e
le modalità di cantiere erano ancora elementari (ponteggi realizzati in bambù e
l’impiego di donne e bambini per le mansioni più umili).
- Il palazzo del governatore doveva avere un coronamento a mezzaluna che
riuniva un teatro all’aperto (i tetti di questi edifici infatti erano concepiti come
luoghi d’incontro. Inoltre questa forma aveva vari significati simbolici legati
all’autorità e al percorso del sole.
- L’alta corte
Sembra una grande scultura per via del grande parasole che richiama le forme
di un acquedotto romano.
Costituiva un’altra variazione sul tema del parasole. Era una scatola aperta con
un tetto scultoreo che evocava la forma dell’ala di un aereo. Le aule e gli uffici
erano inseriti sotto questo porticato monumentale ombreggiato da brise-soleil.
L’entrata avveniva da un’estremità del rettangolo e presentava tre pilastri
colorati portanti dalla pianta curva e una rampa laterale che saliva a zigzag fino
alla terrazza.
Dipinto sul pannello d’ingresso c’è dipinta la traiettoria del sole.
- Il parlamento è una chiave di lettura dell’artista in quanto troviamo
un’impostazione analoga dell’Assemblea rispetto alla pianta della Tourette.
Idee già sperimentate si mescolano con suggestioni nuove tratte dal repertorio
della tradizione Mogul (profondi loggiati, coperture a parasole o a mezzaluna
contro il sole e l’acqua). Ritroviamo inoltre i 5 punti dell’architettura.
La pianta è rettangolare con un quarto lato non occupato da un’altra grande
aula come la chiesa ma un enorme portico che segna l’ingresso all’edificio che
governa il Punjab.
L’edificio è brutalista dal cemento armato lasciato a vista e porta impresso tutte
le assi di legno, le casseforme…
Fu disegnato come una grande scatola scandita all’interno da una maglia di
colonne in cui erano inseriti i grossi volumi dell’Assemblea principale e del
Senato. Questi erano visibili all’esterno grazie alle forme scultoree delle
coperture (una piramide inclinata per il Senato che può essere messa a
confronto con quella dell’oratorio della Tourette, una forma (canon de lumière) a
ciminiera di nave o torre di raffreddamento delle centrali nucleari per
l’Assemblea). Le colonne creano una sala ipostila confrontabile con il chiostro
coperto della Tourette. All’interno di essa trovano spazio diverse sale ad altezze
differenti.
La sala dell’assemblea era come una ciminiera iperbolica che esplodeva dal
tetto. Era illuminata dall’alto e il suo asse era allineato al percorso del sole allo
zenit. Le superfici interne erano decorate con pannelli fonoassorbenti curvi. La
sala è in pendenza con gli spalti e la parte dove siede il presidente d’assemblea.
Fu utilizzato ovunque il cemento a vista rifinito a mano, dove il clima aggiunse la
sua patina. L’apparenza, voluta, era quella di una colossale rovina. L’edificio è
brutalista dal cemento armato lasciato a vista e porta impresso tutte le assi di
legno, le casseforme… Riconosciamo le condizioni estreme che vive l’edificio
dallo stato del cemento armato che si deteriora superficialmente.
I fianchi del volume erano perforati da brise-soleil, la facciata principale
presentava un porticato dal profilo concavo sorretto da setti traversi, un ampio
portone smaltato. Il grande portico in ordine gigante ha sostegni memori di
quelli del Pavillon Suisse e della Tourette ed è fuso con la copertura. Dice che si
ispira agli chattri indiani (gusci iperboloidi) per ripararsi dal sole. Come a
Ronchamp c’è un pannello che ruota che consente l’accesso
Fa ampio uso di specchi d’acqua davanti gli edifici perché moltiplica
l’architettura, restituisce spazio.
Il tetto è corredato da elementi che sono commenti plastici. Solo l'elemento
verticale serve come scala per arrivare alla cresta dell’edificio.
Inizialmente il parlamento era strettamente imparentato alla corte suprema che
era collocata sul lato opposto. La svolta arrivò nel 1953 quando l’architetto
considerò l’effetto della luce che penetrava dalla copertura.
L’architetto utilizza determinate forme curvilinee per creare un equivalente
moderno della cupola (emblema di autorità statale).
- Segretariato
Sede del potere esecutivo
Costituito da una lama 250 x 42 m e alta 9 piani, da un lato sono 4 a doppia
altezza. Qui risolve il problema del sole inserendo una facciata con brise-soleil.
Gli spazi a due livelli sono rappresentativi.
Il calcestruzzo è lasciato a vista, il telaio è arretrato rispetto al filo dell’involucro
e su ognuna delle due facciate è addossato un telaio secondario per realizzare
ordini di logge e brise soleil. Come nel Pavillon Suisse la scala è un elemento
funzionale ma addossata all’edificio diventa un elemento scultoreo che
determina ombre sull’edificio stesso.
Il tetto viene commentato da elementi sia di natura funzionale ma anche a
reazione poetica.
Ci sono anche piani interrati.

In una zona Le Corbusier inserisce delle sculture:


- La Mano aperta era un monumento progettato per essere eretto vicino al
palazzo del governatore ed era una sintesi tra la colomba della pace e una
mano che riecheggiava i profili curvi degli edifici. Un temo ruotava.
- La Montagna sacra
- La torre delle ombre (che potrebbe essere una scultura o un elemento di prova
fatto durante il cantiere).

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