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CUPOLA DEL DUOMO

La sua carriera artistica inizia paradossalmente con un pesante fallimento: la sconfitta nel
concorso indetto nel 1401 dall’Arte di Calimala per la realizzazione della Porta Nord del
Battistero, gara vinta da Lorenzo Ghiberti .

 Dopo quello smacco, Filippo si allontana da Firenze e si reca con l’amico Donatello
per lungo tempo a Roma.
 Questo viaggio si rivelerà fondamentale: negli anni romani Brunelleschi ha modo di
osservare dal vero le antichità classiche e di orientare i suoi interessi verso la scultura e
soprattutto l’architettura. Da quel momento classicità e rigore geometrico si
fonderanno nel suo inconfondibile stile

IL CONCORSO DELLA RIVINCITA: LA CUPOLA DEL DUOMO

Forte di queste conquiste, Brunelleschi vince il nuovo concorso che l’Arte di Calimala indice
nel 1418, quello per la cupola della cattedrale.

 Santa Maria del Fiore, infatti, era rimasta scoperta per decenni perché il progetto di Francesco Talenti era stato più volte
modificato e questo aveva determinato l’eccessivo ingrandimento del triconco absidale, creando un vuoto di 45/46
metri di diametro –quanto le tre navate – sul quale nessuno sapeva come edificare la cupola.
 Altro problema: 1410-13 viene aggiunto un tamburo a pareti sottili h tot. Dal pavimento =55m

 DATI TOLOMELLI:
 Luce= 42-43 m
 h= 52m
 spessore murario=8m

 Le sue dimensioni e la sua altezza dal suolo non consentivano la tradizionale costruzione con le centine, né era pensabile
altro tipo di chiusura.
 Ma il progetto di Brunelleschi è audace: concepisce una struttura autoportante, da edificare cioè senza centine perché in
grado di reggersi da sola anche in fase di costruzione.

Nonostante le polemiche di alcuni detrattori, la prima pietra venne posata il 7 agosto 1420.

L’Opera del Duomo (l’organismo che sovrintendeva ai lavori) impose a Brunelleschi di lavorare con Ghiberti, che nel
concorso aveva ottenuto l’ex aequo.

 Vasari narra che Brunelleschi riuscì però a escludere il rivale con uno stratagemma: fingendosi malato, lo lasciò solo a
dirigere una fase molto delicata del cantiere. Nel momento in cui Ghiberti si trovò in difficoltà, Brunelleschi lo screditò
pubblicamente
 dal 1423 divenne il solo «inventore e governatore» della cupola.

La genialità di Brunelleschi consiste nel sostituire le centine con un sistema le cui quattro caratteristiche più salienti erano:

1. la costruzione della cupola in una successione di corsi orizzontali come in quella di calcestruzzo del Pantheon
2. la realizzazione di una doppia calotta con intercapedine in modo da ridurre al minimo il peso
accorgimento già collaudato nei battisteri di Pisa e Firenze
3. un riferimento ai metodi costruttivi gotici con lo stendere il guscio esterno della cupola su una
struttura di 8 costoloni angolari rampanti in vista e 16 intermedi
4. dal momento che un arco acuto esercita una spinta laterale e minore di un arco a tutto sesto
realizza il profilo ogivale della cupola invece di quello semicircolare come nel Pantheon

Per innalzarla sul vuoto e renderla autoportante Filippo costruì sul tamburo ottagonale- tra l’altro
irregolare- (la porzione verticale finestrata con oculi) due calotte separate da un’intercapedine
vuota.

 Lo spazio fra le due calotte misura circa 1,20 metri ed è attraverso questo spazio che
passa la gradinata che permette di salire alla Lanterna.
 Le due strutture sono tenute assieme da ventiquattro grandi costoloni, di cui otto in marmo, visibili all’esterno, e sedici
interni.
Per edificare la calotta interna, Brunelleschi utilizzò l’opus spicatum, la tecnica edilizia romana con i mattoni posti a
spina di pesce usata per le pavimentazioni .
 Ma la applicò alla muratura in modo innovativo: grazie alla posa in direzioni perpendicolari, i mattoni si
comprimono tra loro e non scivolano verso l’interno durante l’elevazione delle vele che compongono la
cupola.

La calotta esterna, molto più sottile, doveva servire solo a preservare quella interna dall’umidità e, secondo le parole
di Brunelleschi, a conferire maggiore magnificenza alla struttura.

 A sostenere la cupola vi erano anche giganteschi archi di mattoni verticali e anelli di pietra e di legno orizzontali
 come i cerchi di una botte gli anelli avrebbero impedito alla cupola di cedere alla spinta laterale

Pur avendo studiato attentamente il Pantheon romano e la sua cupola emisferica in calcestruzzo (di poco più grande di quella di
Santa Maria del Fiore), Filippo opta qui per una volta a padiglione con sezione a sesto acuto :

 questa, oltre a riprendere il linguaggio gotico della chiesa e la forma della cupola del Battistero migliora la stabilità
della struttura e riduce la spinta orizzontale sul tamburo.
 Come ulteriore rinforzo inserisce le cosiddette tribune morte, contrafforti semicircolari posti sotto il tamburo tra le tre
grandi esedre del triconco
 il profilo angolare esterno è un sesto di quarto acuto
 il profilo interno è un sesto di quinto acuto.
 La forma si avvicina molto a quella di una catenaria rovesciata.
 Questo nome deriva dal fatto che la sua forma è quella che assume una catena appesa, tenendo fermi i suoi due
estremi.
 Come avrebbe dimostrato Bernoulli solo alla fine del seicento, tale forma è la più adatta per sostenere una cupola
che si regge col proprio peso.

NUOVE MACCHINE PER IL CANTIERE

Consapevole di non essere più un capomastro medievale che ripete schemi già conosciuti, ma un progettista
capace di ideare forme innovative e risolverne i problemi tecnici, Brunelleschi inventò nuovi macchinari
necessari a un cantiere del tutto inedito.

 Progettò un’impalcatura sospesa per consentire agli operai di issare i materiali in quota.
 Inserì anche un serie di accorgimenti anti-caduta per la sicurezza dei lavoratori.
 Ideò una gru girevole che permetteva di sollevare i pesanti blocchi di marmo dei costoloni e della
lanterna, e inventò un argano azionato da un cavallo che poteva funzionare nelle due direzioni
senza dover invertire il senso di marcia dell’animale, ma solo spostando l’asse delle ruote dentate

LA CUPOLA VENNE TERMINATA IN 16 ANNI

LANTERNA

Michelozzo (1446), il Manetti (1452), Bernardo Rossellino (1462), e infine Tommaso Secchielli (1464).

Finita nel 1471

Nel 1472, il Verrocchio costruì la palla di bronzo che fu posta sulla sua cima usata per stabilizzare l'anello di congiunzione della
cupola

CHIESA DI SAN LORENZO


La chiesa di San Lorenzo è la più antica di Firenze. La chiesa è stata consacrata
nel 393 da S.Ambrogio e dedicata al martire Lorenzo; dell'originale costruzione
poco è arrivato fino ai nostri giorni.

La chiesa di San Lorenzo a Firenze fu costruita per 2 volte: una nel 1059 (in stile
romanico) e la seconda (grazie anche all'apporto della famiglia dei Medici che
volle farne un tempio personale) secondo il progetto di Brunelleschi (dal 1418 al
1421) e, dopo la sua morte, ultimata da Antonio Manetti nel 1461.

Nel 1418 il priore Matteo Dolfini ottenne dalla Signoria il permesso per
abbattere alcune case per ingrandire il transetto della chiesa
Nel 1419 Brunelleschi viene chiamato a lavorare nella Sagrestia Vecchia da Cosimo il vecchio-Tra i finanziatori c'era anche
Giovanni di bicci de Medici

il 10 agosto 1421 Matteo Dolfini celebrò una solenne cerimonia per benedire l'inizio dei lavori.

 Tra i finanziatori c'era il ricchissimo banchiere Giovanni di Bicci de' Medici, che abitava nel quartiere, e che fece
probabilmente il nome dell'architetto che già stava lavorando alla sua cappella, l'odierna Sagrestia Vecchia, cioè Filippo
Brunelleschi.

La ricostruzione dell'intera chiesa fu un progetto che dovette maturare in un secondo momento, probabilmente dopo il 1421,
quando morì il Dolfini.

1421L'inizio dell'intervento brunelleschiano viene generalmente collocato in quell'anno.

Mentre la sagrestia veniva terminata nel 1428 (e nel 1429 vi si celebrarono le esequie solenni di Giovanni de' Medici), i lavori
alla chiesa erano invece andati poco avanti ed erano pressoché bloccati.

Dopo il 1441 si prese l'onere quasi per intero della ricostruzione Cosimo de' Medici, figlio di Giovanni, ma i progressi
continuarono ad essere lenti, segnati da incertezze e interruzioni.

 In questa seconda fase la direzione dei lavori passò probabilmente a Michelozzo, architetto del vicino palazzo Medici ed
erede di numerosi cantieri avviati da Brunelleschi, ormai anziano e concentrato su altre opere.

Dal 1457 fu alla direzione del cantiere Antonio Manetti Ciaccheri

nel 1461 a lavori pressoché ultimati, venne consacrato l'altare maggiore.

Tre anni dopo Cosimo de' Medici moriva e veniva sepolto in una cripta sotterranea, posta in un pilastro esattamente al di sotto
dell'altare centrale.

 Da allora San Lorenzo divenne il luogo di sepoltura dei componenti della famiglia Medici, tradizione proseguita, salvo
alcune eccezioni, fino ai granduchi e all'estinzione della casata.

ESTERNO

 La facciata di San Lorenzo è a capanna digradante, con pietra grezza a vista su


cui si aprono tre portali centinati.
 Il fianco destro è in pietra liscia, decorato da un ordine di arcate cieche e
lesene.
 Su questo lato si vede anche l'esterno della sagrestia Nuova di Michelangelo,
dotata di cupoletta coperta a scaglie, conclusa da una lanterna con
colonnine marmoree.
 In alto, sopra il tiburio, è impostata la grande cupola della cappella dei Principi,
coperta da embrici.
 Sul retro della chiesa (con accesso dal retro su piazza Madonna degli
Aldobrandini) si apre la grandiosa cappella dei Principi, con la sua grande cupola che a Firenze è la seconda per grandezza
dopo quella del duomo.

INTERNO

La chiesa è a croce latina a tre navate,  con cappelle laterali lungo le navi laterali e il transetto.

All'incrocio dei bracci si trova una cupola.

L'impianto, come in altre opere di Brunelleschi, si ispira ad altre opere della tradizione
medievale fiorentina, come Santa Croce, Santa Maria Novella o Santa Trinita, ma a partire
da questi modelli Brunelleschi prese spunto per qualcosa di più rigoroso, con esiti
rivoluzionari.

 L'INNOVAZIONE FONDAMENTALE sta nell'organizzazione degli spazi lungo


l'asse mediano applicando un modulo (sia in pianta che in alzato), corrispondente
alla dimensione di una campata quadrata, con la base di 11 braccie fiorentine.
L'uso del modulo regolare, con la conseguente ripetizione ritmica delle
membrature architettoniche, definisce una scansione prospettica di grande
chiarezza e suggestione.
 Le due navate laterali sono state definite come lo sviluppo simmetrico del loggiato dello spedale, applicato per la prima
volta all'interno di una chiesa:
anche qui infatti l'uso della campata quadrata e della volta a vela genera la sensazione di uno spazio scandito come
una serie regolare di cubi immaginari sormontati da semisfere.

Le pareti laterali sono decorate da paraste che inquadrano gli archi a tutto sesto delle cappelle.

 Queste ultime però non sono proporzionate al modulo


 si pensa che siano una manomissione al progetto originale di Brunelleschi, messa in atto almeno dopo la sua morte
(1446).

Inoltre la razionalità dell'impianto nel piedicroce non trova un riscontro di analoga lucidità nel transetto, poiché qui
probabilmente Brunelleschi dovette adattarsi alle fondazioni già avviate dal Dolfini.

 In base a rilievi, studi delle fondazioni, indagini d'archivio e a un disegno di Giuliano da Sangallo dell'inizio del XV
secolo si è ricostruito che il progetto originale dovesse prevedere un giro di cappelle a pianta quadrata (invece che
rettangolare come sono adesso), con volta a vela e abside sulla parete di fondo, che proseguisse anche in controfacciata e
alle testate del transetto e del presbiterio, dove erano previste coppie di cappelle simmetriche su ciascuna estremità: un
modello rivoluzionario, che l'architetto provò ad applicare anni dopo, con risultati più coerenti, nella basilica di Santo
Spirito.

Nonostante le alterazioni la basilica trasmette ancora un senso di concezione razionale dello


spazio,

sottolineata dalle membrature architettoniche portanti in pietra serena, che risalta


sull'intonaco bianco secondo il più riconoscibile stile brunelleschiano.

L'interno è estremamente luminoso, grazie alla serie di finestre ad arco che corre lungo il
claristorio.

Le colonne poggiano su corti plinti, hanno fusti lisci e terminano nell'innovativo "dado
brunelleschiano" = dal capitello corinzio + da un pulvino cubico, composto da fregio
con rilievi di protome angeliche e graticole di san Lorenzo.

Le arcate della navata sono a tutto sesto, sovrastate da una cornice sporgente.

Il soffitto della navata centrale è decorato a lacunari, con rosoni dorati su sfondo
bianco,

ma il progetto di Brunelleschi prevedeva una volta a botte, anche nel transetto,


le navate laterali sono coperte da volte a vela.

Ciascuna cappella laterale è sollevata di tre gradini, fiancheggiata da paraste e sormontata da un


arco a tutto sesto, che si raccorda al cornicione con una mensola

LA SAGRESTIA VECCHIA DI SAN


LORENZO
Per volere della famiglia Medici a Firenze, gli spazi vuoti ricavati ai due lati del
transetto della chiesa di San Lorenzo a Firenze vennero utilizzati per la costruzione di
due sacrestie.

La Sacrestia Vecchia di San Lorenzo


Sagrestia nuova realizzata un secolo più tardi da Michelangelo.

Richiesta da Giovanni Bicci de' Medici a Filippo Brunelleschi, venne progettata e


iniziata nel 1419, insieme al progetto per la ricostruzione della chiesa di San Lorenzo

costruita rapidamente, tra il 1421 e il 1428.


L'anno successivo, quando venne inserita la Tomba di Giovanni Bicci sotto il tavolo di marmo al centro dell'ambiente, la sacrestia
divenne il mausoleo dei Medici.

Poi i lavori all'interno si interruppero, si intromisero problemi di natura politica e Cosimo il Vecchio, negli anni 1433 e '34 venne
esiliato da Firenze.

La costruzione, anche se fa parte del complesso di San Lorenzo, è considerata come edificio a sé stante.

È uno dei primi edifici rinascimentali a schema centrale e rappresenta un modello di questa tipologia per l’architettura
rinascimentale.

La pianta è rettangolare, ma lo spazio è impostato sul quadrato.

All'interno è infatti presente un vano centrale di forma cubica: l'altezza è uguale al lato della pianta
E una scarsella

La struttura architettonica è sottolineata dalle membrature grigie in pietra serena che mettono in evidenza la chiarezza geometrica
delle forme.

Sul soffitto si apre la cupola,

suddivisa in spicchi e terminante con un anello.  volta ad ombrello con unghie nelle vele
La cupola si raccorda all'ambiente della sacrestia con quattro pennacchi
 i grandi triangoli sferici che permettono il passaggio dal cerchio della cupola al quadrato del vano centrale.
 Oltre che essere usati nell'architettura bizantina, i pennacchi sono elementi architettonici presenti
nell'architettura romana e Brunelleschi deve aver desunto questa soluzione dai suoi studi sulle antiche rovine.
 I medaglioni decorativi sui pennacchi e sulle pareti sono stati realizzati da Donatello all'incirca tra il 1439 e il
1443.

Le figure geometriche regolari dei cerchi, semicerchi e rettangoli sono gli elementi base del disegno di ogni parete.

 Sulle quattro pareti si formano quattro grandi archi.


 Una cornice decorata con tondi corre per tutto il perimetro.
 Agli angoli si trovano le lesene scanalate con capitelli corinzi
 + una trabeazione molto elaborata, simile nello stile alle forme romane che Brunelleschi ha rielaborato per usarle nello
Spedale degli Innocenti.

Su un lato la parete è suddivisa verticalmente in tre parti,

al centro si apre una cappella coperta con cupoletta emisferica su pennacchi decorati con conchiglie che ripete le
stesse caratteristiche, in proporzioni più piccole, del vano centrale.
ai lati vi sono dei vani in muratura nei quali si può accedere attraverso delle portine laterali con intelaiatura a edicola
realizzate da Donatello
Esiste quindi una scansione modulare degli spazi e un ripetersi proporzionale di forme basato su rapporti aritmetici
semplici.

Brunelleschi ha incontrato qualche difficoltà nell'inserire elementi classici nella sua rigorosa costruzione matematica, ma questo
ha determinato anche l'invenzione di soluzioni nuove.

1. Un primo esempio è rappresentato dagli spigoli dove le due lesene ad angolo convesso vengono ridotte ad esili fasce
poiché lo spazio non bastava per introdurre una lesena completa.
Quindi si nota una lesena intera che avvolge un angolo e mensole a sostegno della trabeazione dove non c'è
spazio per le lesene.
2. Il secondo problema che rivela le difficoltà incontrate nella sperimentazione architettonica di Brunelleschi era
rappresentato dalla cupola.
Questa all'esterno è nascosta da un tamburo con un tetto conico.
La forma emisferica di tipo puramente classico è visibile solo all'interno ma la funzione di sostegno è svolta dai
costoloni simili a quelli usati nella cupola di Santa Maria del Fiore.
Si tratta di un tipo nuovo di cupola che presenta una suddivisione a spicchi, detta a padiglione, e sarà sempre
usata da Brunelleschi e dai suoi seguaci fino al '500.

La cupola è illuminata da finestre aperte all'esterno sul tamburo e visibili all'interno alla base degli spicchi formati dai costoloni.
SANTO SPIRITO
Dal 1397 il Comune aveva stanziato una somma annua per la costruzione di una
nuova basilica, da terminare entro cinque anni.

Fu solo però dal 1428, dietro i pressanti inviti di Francesco Mellini, che si istituì un
provveditore per i nuovi lavori, Stoldo Frescobaldi, appartenente a una delle più
importanti famiglie d'Oltrarno.

Intorno al 1434 la costruzione di una nuova basilica venne affidata a Filippo


Brunelleschi,

che aveva già lavorato, in Oltrarno, a San Jacopo e Santa Felicita.


Dopo una lunga progettazione l'edificio venne iniziato nel 1444

fu l'ultima grande opera del maestro.

Dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1446, il cantiere passò nel 1452 nelle mani di tre seguaci del maestro, Antonio
Manetti, Giovanni da Gaiole e Salvi d'Andrea.
I continuatori seguirono a grandi linee il progetto del maestro, ma non compresero a fondo la sua originalità, apportando
numerose modifiche anche sostanziali, che stemperarono gli elementi più radicali secondo soluzioni più di
compromesso, in linea col gusto dell'epoca.

Nel 1471 un grave incendio distrusse i codici e molte opere d'arte della chiesa medievale.

Salvi d'Andrea realizzò la cupola dal 1479 al 1481 e la facciata interna dal 1483 al 1487. Consacrata nel 1481, la basilica
poteva dirsi conclusa nel 1487.

La costruzione della Sagrestia fu iniziata da Giuliano da Sangallo il 3 dicembre 1489 e fu portata a compimento da Simone del
Pollaiolo ai primi di settembre del 1492.

La basilica venne conclusa dopo la morte di Brunelleschi con numerose spesso arbitrarie varianti rispetto al progetto originario

Innanzitutto Brunelleschi avrebbe voluto orientare la chiesa con la facciata a nord, verso l'Arno, per permettere una spettacolare
visione dal fiume tramite la creazione di una nuova piazza.

 L'idea venne subito accantonata però per la presenza di importanti abitazioni nobiliari tra la chiesa e il fiume, che sono
tuttora esistenti.

Mantenendo il vecchio orientamento Brunelleschi ebbe carta bianca, almeno in fase progettuale, per impostare un edificio
estremamente razionale

ci si trova davanti un edificio

a croce Latina
a tre navate
dove però le navate laterali non si concludono in corrispondenza dell'innesto del
transetto ma proseguono lungo i bracci
 le campate infatti proseguono tutt’attorno al perimetro della basilica a
esclusione della sola controfacciata determinante un forte
addensamento di colonne nella zona del presbiterio
presenta cappelle laterali a pianta semicircolare diverse quindi da quelle di
San Lorenzo rettangolari
 Sono introdotte da archi a tutto sesto che hanno la stessa dimensione
di quelli della navata centrale
 le paraste che erano utilizzate San Lorenzo qui sono sostituite da
semicolonne, tre quarti di colonna o un quarto di colonna a seconda
della collocazione
 Presentano la stessa altezza delle colonne libere
 Costituiscono la massima convessità fra due concavità contigue-poiché poste tra una cappella e l'altra

C'è dunque un perfetto equilibrio dimensionale nell'edificio e un’inarrestabile continuità tra i vari elementi architettonici e la
struttura muraria perimetrale

Nell'intenzione di Filippo inoltre la basilica avrebbe dovuto mostrare anche esternamente la forma convessa delle cappelle

 questa particolarissima conformazione pure anticipata dalle cappelle laterali della cattedrale di Orvieto e dalle absidi che
cingevano i fianchi del monumentale triclinium del Laterano avrebbe conferito la chiesa un aspetto assolutamente
inusuale e inedito nel panorama architettonico fiorentino
 I successori di Brunelleschi preferirono però procedere secondo le norme consuete della superfici piane evitando così
ogni problema

anche la facciata subì la stessa sorte

 infatti non furono costruiti i quattro semicilindri che invece sono


presenti nel capocroce e nelle testate del transetto perché avrebbero
determinato la realizzazione di quattro portali soluzione atipica in
quanto non simmetrica
 Di conseguenza non fu posta in opera neppure la terza colonna di
controfacciata, quella centrale, che, permettendo la costruzione di altre
due arcate, avrebbe consentito la continuità del perimetro colonnato
interno

Il modulo della campata di undici braccia fiorentine arriva a definire ogni


parte della chiesa.

Ad ogni campata corrisponde una cappella laterale composta da una nicchia semicircolare, che è alta quanto la navata
laterale e profonda 1/2 del modulo, creando nell'insieme un effetto dinamico dell'articolazione dei volumi molto più vivo
che in San Lorenzo, dove le cappelle laterali sono rese schematiche dalla griglia delle paraste e delle cornici orizzontali
superiori.

Al centro dei bracci si trova l'altare maggiore, fulcro di tutta l'architettura, sormontato da cupola.

Entrando nella chiesa e camminando verso il capocroce si può cogliere l'estremo


dinamismo del variare continuo del punto di vista attraverso la sequenza ritmica
degli archi e delle colonne, che creano filari prospettici anche trasversalmente,
verso le nicchie e i portali.

Il tutto dà però, a differenza delle chiese gotiche, l'effetto di estrema


armonia e chiarezza dell'insieme, grazie alla regolazione secondo
principi razionali unitari.

La luce evidenzia il ritmo arioso ed elegante degli spazi, entrando in maniera


graduale attraverso le differenti aperture, più ampie nel cleristorio della navata
centrale e dagli oculi della cupola. Le navate laterali si trovano così ad essere più
scure, dirigendo l'occhio inevitabilmente verso il nodo luminoso: l'altare centrale.

ROTONDA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI


Fu progettata nel 1434 da Filippo Brunelleschi come studio di edificio a pianta centrale, con forma ottagonale all'interno e
con sedici facciate all'esterno.

La commissionarono gli eredi del celebre Filippo degli Scolari, detto Pippo Spano, che alla sua morte nel 1426 lasciò 5.000 fiorini
d'oro all'Arte dei Mercatanti di Calimala, per far costruire una chiesa camaldolese, dedicata alla Vergine e ai dodici Apostoli.

 Venne quindi deciso di aggiungere una cappella esterna al camaldolese monastero di Santa Maria degli Angeli

1434Al progetto contribuì poi anche il lascito di Matteo degli Scolari, nel frattempo deceduto, per arrivare a circa 5000 fiorini.

dal 1437, L'esecuzione del progetto venne interrotta, perché la Repubblica requisì il lascito per sopperire alle spese della
guerra contro Lucca

 rimase il rudere alto circa sette metri, che fu poi chiamato dal popolo il Castellaccio.
 Esso era inserito nel muro di confine dell'orto del monastero, finché non venne coperto con un tetto.
La rotonda di Santa Maria degli Angeli è l'unico edificio a pianta centrale
progettato da Brunelleschi senza doversi misurare con strutture continue.

Dell'assetto originario resta, tra le varie testimonianze, un disegno abbastanza


fedele di Giuliano da Sangallo che mostra un impianto a simmetria raggiata
con asse verticale.

Non si conosce una fonte di ispirazione precisa, a parte alcune affinità con
edifici romani come il cosiddetto tempio di Minerva Medica.

La pianta è ottagonale

 su ciascun lato si apre una cappella, circondata attorno all'aula


centrale da arcate e lesene in pietra serena.
 L'altare doveva trovarsi probabilmente al centro, coperto da una cupola.
 Ciascuna cappella, di forma quadrata con due nicchie ai lati che la facevano sembrare ellittica, aveva una parete
piana verso l'esterno
 negli spazi dei pilastri erano tagliate nicchie esterne forse destinate ad essere decorate da statue.
 Le nicchie interne dovevano essere in comunicazione l'una con l'altra, in modo da generare un andamento circolare
dello spazio.
 All’esterno troviamo dei contrafforti che sottolineano gli spigoli

La riflessione sulla pianta centrale della Rotonda nacque più o meno in contemporanea con la progettazione di Santo Spirito e
delle Tribune morte della Cupola di Santa Maria del Fiore.

Nel 1444 le fonti riportano come il maestro fornì l'idea per la rotonda della basilica della Santissima Annunziata a Firenze,
affidata poi a Michelozzo che la ridisegnò.

Il genere della rotonda, inaugurato da Brunelleschi, ebbe particolare fortuna dalla fine del XV secolo fino alla metà del XVI,
ispirando numerosi architetti e ponendosi come momento iniziale della riflessione rinascimentale sulla pianta centrale.

La fabbrica brunelleschiana termina circa ai 4,5m

IL COMPLETAMENTO MODERNO

Oggi nella Rotonda la matrice geometrica ottagonale dell'impianto originario viene


enfatizzata tramite la sovrapposizione al volume in pietra di una cornice e di un tamburo
semplicemente intonacati:

 su ciascuno degli otto lati del tamburo si apre un occhio con cornice in mattoni
 al centro della copertura è posto, lievemente rialzato, un lucernario, anch'esso
ottagonale.
 Lesene affiancate come soluzione d’angolo  rudentate sino ad 1/3 h e scanalate

Un'aula attrezzata montata al centro della struttura impedisce oggi di apprezzare l'originale
architettura a pianta centrale dell'edificio

CAPPELLA PAZZI
Nel 1423 un vasto incendio distrusse la zona del dormitorio e parte della biblioteca del
convento di Santa Croce.
 Per riparare i danni e ricostruire gli ambienti si fecero avanti il Comune e alcune delle più ricche famiglie cittadine, tra
cui i Medici, gli Spinelli e i Pazzi.
 Andrea de' Pazzi in particolare, già dal 1429 dovette offrirsi per ricostruire la sala capitolare, creando una
cappella che, nella parte posteriore, avrebbe anche accolto le sepolture della sua famigliaVenne dedicata a
sant'Andrea, patrono omonimo del committente.

Estremamente difficile, per la scarsità di documenti, è stabilire la cronologia della costruzione della cappella, che comunque
dovette procedere con molta lentezza.
 Il coinvolgimento di Filippo Brunelleschi è in genere datato al 1429, subito dopo il termine dei lavori alla Sagrestia
Vecchia di San Lorenzo.
 Nella portata al catasto del 1433 Andrea de Pazzi si ha un primo documento dell'impegno per la ricostruzione del
capitolo (quasi certamente sul sito di quello vecchio andato distrutto), ma fino al 1442 non esistono documenti
dell'effettivo avvio dei lavori.
 Le difficoltà economiche rallentarono probabilmente la costruzione avviata, con una ripresa tra il 1442 e il 1446.
 Nel 1443 si sa che papa Eugenio IV "rimase a cena sul Capitolo di Santa Croce", che era completo solo fino alla
trabeazione,
 nel 1445 il testamento di Andrea, morto quell'anno, destinava una cospicua somma al completamento della cappella.
 Un anno dopo morì Brunelleschi, bloccando di nuovo il cantiere.
 A quegli anni risalgono le opere di Luca della Robbia, amico di Brunelleschi, che preferì a Donatello col quale aveva
avuto un conflitto per la decorazione della sagrestia Vecchia in San Lorenzo.
 Cupola e volte vennero terminati solo nel 1459 come indicano le iscrizioni rispettivamente nel tamburo e
 il portico nel 1461, sulla volta esterna.
Nel 1478 era ancora in corso la costruzione del portico, terminato negli anni immediatamente successivi.
In quell'anno però la famiglia Pazzi veniva annientata per gli esiti della congiura contro i Medici, lasciando futuri accrescimenti
incompiuti.

Con un arco di tempo così ampio per il completamento dei lavori è un problema definire con precisione cosa spetti alla paternità
del Brunelleschi e cosa sia stato frutto dei suoi continuatori;
una parte della critica propende oggi per riconoscere al grande architetto almeno il progetto nelle linee essenziali sia
della struttura interna che esterna, compreso il portico, che rappresenterebbe l'unica facciata brunelleschiana.
Altri invece, attribuiscono il portico a Giuliano da Maiano.

La cappella è comunque un ottimo esempio di eleganza e sobrietà in architettura, con una maestosa padronanza dei
rapporti fra i volumi dell'edificio a vantaggio dell'armonia generale dell'insieme.
Le decorazioni si manifestano all'osservatore solo in un secondo momento, nel soffermarsi sui dettagli, completando
l'ambiente senza appesantirlo e rubare la scena allo spazio architettonico ed alla sacralità dell'edificio.

Lo schema generale, come nelle altre opere di Brunelleschi, si ispira a un precedente medievale, in questo caso la sala capitolare
di Santa Maria Novella
per innovarla applicando scelte di estremo rigore, innestate su alcuni elementi tratti dall'architettura romana e romanica
fiorentina.
Straordinaria, e spiegabile solo grazie all'intervento regolatore del grande architetto, è l'armonia di proporzioni in un
edificio così strettamente vincolato da altri edifici preesistenti su tre lati, tra cui la cappella Medici di Michelozzo, la
cappella Baroncelli e la cappella Castellani.

ESTERNO
La facciata della chiesa si affaccia sul primo chiostro di Santa Croce.
Alcuni la attribuiscono alla continuazione di Giuliano da Maiano
altri invece la riferiscono al disegno originale del maestro, messo in opera dopo
la sua morte.
Importante è la sua funzione di mediazione spaziale e filtro per la luce, che
arriva all'interno in maniera diffusa e omogenea.

Il portico anteriore ricorda la maestosa struttura degli archi di trionfo romani.


Sei colonne corinzie sostengono un attico alleggerito, spartito in riquadri
delimitati da lesene a coppie e interrotto al centro dall'arcata a tutto sesto,
memore dei motivi scenografici del pronao e dell'arco di trionfo del mondo
antico.
Il coronamento, incompiuto, è stato protetto da una tettoia a facciavista.
Secondo il Vasari il progetto prevedeva un coronamento a timpano.
Il fregio sull'architrave, con piccoli tondi che racchiudono teste di cherubini è
opera attribuita a Desiderio da Settignano e artisti della scuola di Donatello.
Il portico è coperto da volta a botte con cassettoni
in corrispondenza dell'arcata si trova una cupoletta, il tutto ricoperto da
rosoni in terracotta invetriata dove si incontra lo stemma Pazzi.
 La cupoletta in particolare spicca per la complessa decorazione dalla brillante
policromia opera di Luca della Robbia, autore anche del tondo con Sant'Andrea
sopra la porta.
 Arricchiscono l'insieme della cupola le conchiglie a rilievo negli angoli e, al
centro, lo stemma dei Pazzi coi delfini entro una ghirlanda di foglie e frutti.
 Vi si legge inoltre la data "1461 A. DI 10 Giugno".

Sull'architrave due angeli reggono un tondo con due delfini e cinque crocette ricrociate, arme moderna della famiglia
Pazzi;
I battenti lignei, finemente intagliati con figure floreali e geometriche e al centro rosoni con gli stemmi del Popolo e del
Comune, furono realizzati da Giuliano da Maiano nel 1472.
Ai lati della porta si aprono due alti finestroni centinati, incorniciati dalle lesene che corrispondono all'altezza delle
colonne del portico.
Sullo sfondo della facciata si eleva la cupola a ombrello che ricorda molto la Sagrestia Vecchia della basilica di San Lorenzo,
impostata all'esterno entro un basso cilindro con copertura a cono (tamburo)
sormontata da una leggerissima lanterna.
È divisa internamente in dodici spicchi UNGHIATI su ciascuno dei quali si apre un oculo e può evocare simbolicamente
il numero degli apostoli e la grazia (la luce) che filtra da essi dall'entità divina (il sole, all'esterno).
Sull'intonaco del tamburo esterno è leggibile un'iscrizione in rosso sinopia che reca le parole "a d' 11 ottobre 1459 si
fornì".

INTERNO

L'interno è molto essenziale

si basa, come a San Lorenzo, nel modulo a 20 braccia fiorentine (circa


11,66 metri), che è la misura di:
1. larghezza dell'area centrale,
2. dell'altezza dei muri interni
3. del diametro della cupola,
 in modo da avere un cubo immaginario sormontato da una semisfera.

A questo schema vanno aggiunte


 le due ali laterali
o coperte da volta a botte cassettonata e con rosoni
o misurano un quinto ciascuno rispetto al lato del cubo
centrale,
 la scarsella dell'altare (con cupoletta)
o larga un altro quinto, pari all'arco di ingresso.

La principale differenza con la pianta della sagrestia Vecchia è quindi la base


rettangolare, sebbene egregiamente mascherata, che fu influenzata
dall'assetto degli edifici preesistenti attorno.

Se si tiene conto però anche della scarsella e del portico esterno, ecco che, grazie alla compensazione delle ali laterali, la
pianta torna inscrivibile in un quadrato.

Una panca in pietra serena corre sul perimetro e venne costruita per permettere l'uso della cappella anche come sala capitolare
dei monaci.

Dalla panca si dipartono le paraste corinzie, sempre in pietra serena, che scandiscono l'ambiente e si collegano alle membrature
superiori della trabeazione;
grazie all'espediente della panca che fa da zoccolo, l'imposta delle lesene è la medesima anche nella scarsella, che è rialzata
di alcuni gradini.

L'apertura ad arco sopra il vano dell'altare è riprodotta anche sulle altre pareti, così come il profilo della finestra tonda sulla
parete di accesso, creando un puro ritmo geometrico.

La cupola è alleggerita dai sottili costoloni a rilievo


la luce inonda la cappella dalla lanterna e dalle finestrelle disposte sul tamburo. Il grigio omogeneo e profondo della pietra si
staglia sul fondo a intonaco bianco, nello stile più tipico del grande architetto fiorentino.

Ambienti e collocazione
1. Un piccolo ambiente, accessibile da una porta nella parete destra della scarsella, era il luogo per la sepoltura dei
membri della famiglia Pazzi e il culto privato.
2. Sul lato opposto si trovava invece una porta che permetteva l'accesso alla basilica di Santa Croce, poi chiusa e
smantellata.

 La decorazione plastica è strettamente subordinata all'architettura, come nella Sagrestia Vecchia: le pareti accolgono dodici
grandi medaglioni in terracotta invetriata con gli Apostoli, tra le migliori creazioni di Luca della Robbia;
 più in alto si trova il fregio, sempre con il tema dei Cherubini come all'esterno e con l'aggiunta dell'Agnello, simbolo di
Redenzione, ma anche della potente Arte della Lana.
 Nei pennacchi della cupola, altri 4 tondi policromi sempre in terracotta, rappresentano gli Evangelisti
o sono attribuiti a Luca della Robbia o al Brunelleschi stesso che ne avrebbe curato il disegno prima di affidarne la
realizzazione alla bottega dei Della Robbia
o in queste opere si può cogliere la polemica di Brunelleschi contro le decorazioni troppo espressive di Donatello nella
Sacrestia Vecchia, che avevano "invaso" il sacello disturbando, a suo parere, l'essenzialità dell'architettura.
o La dimensione e il punto di vista delle rappresentazioni è infatti calibrato su uno spettatore al centro della cappella,
con i raggi dietro gli evangelisti e i loro libri scorciati in maniera accurata. I pennacchi ospitano stemmi della
famiglia Pazzi.

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