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LA CUPOLA DEL PANTHEON

La prima costruzione del Pantheon venne iniziata nel 27 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa
(63 a.C. – 12 a.C.) che ne affidò la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto e la costruzione fu
terminata nel 25 a.C. Successivamente, nel 110 d.C., il Pantheon di Agrippa venne
completamente distrutto a seguito di un incendio generato da un fulmine e fu poi
integralmente ricostruito dall’imperatore Traiano e terminato dal suo successore Adriano.
Il Pantheon è uno dei monumenti più
interessanti a livello storico ed
architettonico che si può ancora visitare
oggi nel centro di Roma. È la più
importante testimonianza del grande
Impero Romano, oltre che l’edificio
meglio conservato. La cupola, in
particolare, è il punto fondamentale
dell’intero edifico.
Essa rappresenta infatti, con i suoi 43,30m di diametro, l’elemento architettonico principale
dell’edificio, perché sorregge l’intera struttura grazie alla sua forma semisferica e al
materiale utilizzato, il calcestruzzo (un impasto che in età romana era costituito da calce,
pozzolana, acqua e pietrisco) nella cui composizione, via via che ci si avvicina alla sommità,
sono presenti materiali sempre più leggeri (dal travertino iniziale fino alla leggerissima
pomice nella parte più alta).
Esternamente, la prima sezione
della cupola non è visibile in quanto
coperta dalle sette cornici cha hanno
lo scopo di compensare le spinte
orizzontali della costruzione
emisferica. Internamente, alla stessa
altezza è invece ben visibile la
curvatura della cupola, evidenziata
dai cassettoni che percorrono
l’intero diametro, 28 per ognuno dei
5 anelli.
Un oculo zenitale, del diametro di
quasi 9 metri, costituisce l’unica fonte di luce per il grande vano circolare. Esso è circondato
da una cornice in bronzo con dei tegoloni, che si protendono fino all’interno. L’occhio del
Pantheon è il foro che da luce alla torre. La luce del sole, infatti, passando dall’occhio è in
grado di illuminare le pareti, ricreando uno spazio illuminato lungo la base davvero
sorprendente.
La cupola è dotata di un oculo per varie
ragione tecniche e religiose. Ad esempio,
nell’immaginario di Adriano ciò che si
voleva ricreare era un monumento che in
tutto ricordasse il globo terrestre e gli altri
pianeti del sistema solare, ma era pur
sempre un’opera rivolta a tutti gli dei.
L’oculo rappresentava quindi l’occhio
attraverso cui le divinità potevano vegliare
sugli esseri umani. Quest’idea della forza
divina è rafforzata dalla luce che entra
prepotente all’interno dell’edificio.

CUPOLA DEL BRUNELLESCHI (SANTA


MARIA DEL FIORE)
La Cupola ottagonale fu voltata dal 1418 al 1434
secondo il progetto di Filippo Brunelleschi,
presentato ad un concorso nel 1418 ed accettato
dopo molti contrasti nel 1420.
A Firenze si era cominciato a discutere della cupola già nel 1367, dopo che fu terminata la
tribuna absidale di Santa Maria del Fiore, progettata da Arnolfo di Cambio, grande
architetto dell’epoca. Dopo che, nel 1413, era stato innalzato sopra alla tribuna un
grande tamburo ottagonale di 13 metri, era diventata ancor più complessa la realizzazione di
un’eventuale copertura. Bisogna tenere in considerazione che il Duomo di Firenze è un
edificio enorme lungo 153 metri, progettato per
contenere 30.000 persone, ed oggi la quinta chiesa
d’Europa per grandezza, dopo la Basilica di San
Pietro a Roma, la Basilica di
San Paolo a Londra, la
Cattedrale di Siviglia e il
Duomo di Milano; il
diametro della cupola è largo
45,5 metri verso l’interno (il
diametro totale è di 54,8
metri), e, in qualche modo,
andava coperta. Per il
progetto della cupola,
l’Opera di Santa Maria del
Fiore venne imbandito quindi un concorso nel 1418:
si trattava di un incarico impegnativo, poiché la
cupola doveva necessariamente essere costruita in pietra o in mattoni, come le volte delle
cattedrali gotiche. Ma la realizzazione di una centina (armatura in legname) che partisse da
terra innalzandosi per 93 e più metri di altezza, era considerata impossibile oltre che troppo
costosa. Il concorso del 1418 richiedeva quindi proprio la soluzione a questo problema e
parteciparono diciotto architetti che presentarono diciassette idee differenti. Esso si concluse
nella primavera del 1420: Filippo Brunelleschi vinse il concorso. La sua idea era quella di
realizzare una cupola “autoportante”, costruita senza centine e capace di sostenersi da sé in
ogni fase della sua costruzione. Ottenuto l’incarico, Brunelleschi costruì una struttura a
doppia calotta, ossia due cupole distinte, una dentro l’altra, connesse da ventiquattro speroni
che irrobustiscono quella interna e scompongono in tre parti le facce molto larghe di quella
esterna.
Brunelleschi fu obbligato a realizzare una struttura di forma ogivale, ossia non semicircolare
ma con una punta, come i tipici archi gotici. La cupola fu costruita in pietra nella parte
inferiore e successivamente si usarono i mattoni, disposti con un sistema di incastro detto a
“spina di pesce”, il quale consisteva nel disporre i mattoni verticalmente, di seguito ad altri
collocati di piatto. La superficie della struttura, invece, fu ricoperta con tegole rosse e
spartita con otto creste di marmo bianco,
poste in corrispondenza dei costoloni
angolari.
Sulla Cupola svetta la lanterna con
copertura a cono, su disegno del
Brunelleschi, realizzata però nel 1446
(dopo la morte dell'artista) e la palla di rame dorato con la croce, contenente reliquie sacre,
opera d'Andrea del Verrocchio, collocata nel 1466. La decorazione ad affresco della Cupola
del Brunelleschi fu realizzata tra il 1572 ed il 1579 da Giorgio Vasari e Federico Zuccari, e
presenta lo stesso tema iconografico del Battistero, ovvero il Giudizio Universale. Tali
affreschi sono stati oggetto di un restauro globale tra il 1978 ed il 1994. Il modo migliore
per ammirare la cupola è salire i suoi 463 gradini: il percorso porta attraverso l'interno della
cupola e permettendo di vedere da vicino i bellissimi affreschi di Giorgio Vasari e, arrivati
in cima, si può ammirare dall’alto la bellissima città di Firenze (occasione che ho avuto la
fortuna di avere).
Al momento della sua costruzione, la Cupola del Brunelleschi era la più grande del mondo e
rimane ancora oggi la più grande in muratura mai costruita.

CUPOLA DELLA
BASILICA DI SAN
PIETRO
Progettata dal celebre architetto e scultore Michelangelo
Buonarroti (1475-1564) a partire dalla fine del 1546, la
cupola fu interrotta alla sua morte, nel 1564, all’altezza
del tamburo. Dopo poco più di venti anni dalla sua
morte, il 19 gennaio 1587 Giacomo della Porta, assistito
da Domenico Fontana, ricevette da papa Sisto V
l'incarico di completare la cupola, riuscendo nell'impresa
in meno di due anni (1588-1590) e l’atteso evento fu
celebrato con una messa di ringraziamento e con fuochi d’artificio.
Durante il pontificato di Clemente VIII (1592-1605) venne completata la costruzione della
lanterna e la cupola venne rivestita con lastre di piombo. Il 18 novembre del 1593 venne
collocata sulla cuspide del lanternino la grande sfera in bronzo dorato sormontata dalla
croce, opera di Sebastiano Torrigiani. Infine,
Clemente VIII volle ricordare in un’iscrizione
sull’anello di chiusura della lanterna all’interno della
basilica quest’opera magnifica dedicata alla gloria di
San Pietro dal suo predecessore: “S. PETRI
GLORIAE SIXTUS PP. V. A. MDXC PONTIF. V”
(“A gloria di San Pietro, papa Sisto V, nell’anno
1590, il V del suo pontificato”).
Rispetto al progetto originario di
Michelangelo, la cupola ha una forma ogivale,
quindi più slanciata verso l’alto. L’imponente
struttura a doppia calotta si eleva su un
basamento diviso in tre parti sul quale si
impostano gli otto contrafforti del tamburo
costituiti da doppie colonne che inquadrano le
finestre, con timpani triangolari e semicircolari
disposti in maniera alternata. L’attico che
sovrasta la trabeazione, sostenuta dai
contrafforti aggettanti, è decorato da pannelli
con festoni vegetali, mentre alla base di ogni nervatura della cupola sono scolpiti i tre monti
simbolo dello stemma di Sisto V.
La lanterna è costituita da colonne binate su un alto basamento nella parte inferiore, mentre
da volute nella parte mediana e da candelabri nella parte superiore. Infine, la cuspide con la
sfera di bronzo e la croce slanciano verso l’alto l’intera struttura, di una solennità unica.
L’altezza da terra della cupola di San Pietro, se si considera anche la croce, è di ben 130,30
metri.
La decorazione interna della cupola è
spettacolare, realizzata secondo la tecnica del
mosaico, proprio come la maggior parte delle
raffigurazioni presenti nell’edificio, e venne
eseguita per volontà di papa Clemente VIII; essa
presenta scene col Cristo, i papi, i Santi e gli
apostoli. Infine, la scalinata che permette di
raggiungere la cima è stata realizzata in cotto
ferentinante, con un particolare disegno a listoni.
Dall’alto della cupola di San Pietro si può infine
ammirare tutta la bellissima città di Roma. Per
arrivare in cima della cupola, però, bisogna salire
537 gradini.
La cupola di San Pietro costituisce il simbolo
della Chiesa di Roma alla quale continuano a
giungere ogni giorno numerosissimi pellegrini
e visitatori provenienti da ogni parte del
mondo; inoltre è patrimonio culturale
dell’umanità e icona di Roma.
Piccola curiosità: sembra impossibile ma la
sfera in cima alla cupola è abitabile, vi
possono entrare poco più di 10 persone e fino
agli anni ‘50 si poteva visitare arrampicandosi
su una scaletta e passando per uno stretto ingresso.
CUPOLA DELLA CAPPELLA DELLA
SACRA SINDONE
Sin da quando la Sindone fu trasferita da
Chambéry a Torino nel 1578 per soddisfare la
richiesta di pellegrinaggio del cardinale di Milano,
Carlo Borromeo, il problema di una sede degna
per la preziosa reliquia fu al centro delle
preoccupazioni della dinastia sabauda. La
cappella, costruita a Torino alla fine del XVII
secolo, fu commissionata a Carlo di Castellamonte
dal duca Carlo Emanuele I di Savoia al fine di
conservare la preziosa Sacra Sindone che la nobile
famiglia sabauda custodiva da qualche secolo.
Il progetto originale venne modificato da Amedeo
di Castellamonte, figlio di Carlo, e dallo svizzero
Bernardino Quadri, che abbandonò la forma
dell’ovale a vantaggio di una rotonda sopraelevata,
posta al livello del piano nobile del palazzo ducale
e affacciata verso l’interno del duomo, oltre la
parete sfondata del coro: raggiungibile attraverso
due rampe di scale, la cappella diventava così il principale fulcro prospettico della chiesa.
Successivamente il progetto della Cappella della Sindone fu affidato all’architetto e monaco
Guarino Guarini, che dal 1666 si trasferì nella città sabauda. Dall’anno successivo Guarini
iniziò a lavorare alla cappella adottando il progetto a forma rotonda di Quadri. Egli apportò
qualche modifica ad alcune strutture focalizzandosi soprattutto nel rinforzo delle pareti. La
vera rivoluzione del progetto di Guarini fu però la cupola, alleggerita e con uno slancio
verso l’alto, composta da sei livelli di archi degradanti verso la sua sommità, creando
l'effetto ottico di una sua maggiore altezza. Gli archi, memori dell'eredità gotica, sono
strutture leggere da cui entra la
luce. Sopra la base si innalza un
tamburo in mattoni a pianta
poligonale con 6 grandi finestroni
ad arco, incorniciati da lesene e
protetti da un tetto che
morbidamente si adagia sugli
archi. Al di sopra vi è una
copertura a cappella sorretta da
costoloni su cui sono installate
numerose urne in pietra.
L’insolita struttura voltata, completata nel 1683, prende la forma di una specie di canestro
rovesciato scorciato verso l’alto, dove, sospesa a mezz’aria, una grande stella lapidea a
dodici punte filtra la luce proveniente dalla lanterna. La superficie lapidea dell’interno, in
marmo nero venato di grigio, è intessuta da una fitta trama di segni allusivi, dai capitelli
bronzei con i simboli della Passione delle paraste dell’ordine maggiore ai chiodi che
disegnano la faccia degli arconi del bacino d’imposta. I colori scuri dei marmi evocano il
sepolcro, per il tradizionale significato simbolico del colore nero con la morte. Il marmo si
fa via via più chiaro con l'elevarsi della cupola e questo effetto di evoluzione dal nero
mortuario alla luce della vita è sottolineato ed enfatizzato dalla luminosità naturale dovuta
alle aperture ad arco.
Dal 1694 fino agli inizi degli anni Novanta del XX secolo, la Cappella della Sacra Sindone
ha custodito il prezioso lenzuolo, attualmente conservato nel transetto della Cattedrale di
Torino. E fu inoltre dichiarata patrimonio mondiale UNESCO dal 1997.

CUPOLA DELLA BASILICA DI SANTA


SOFIA AD ISTANBUL
La Basilica di Santa Sofia è una delle icone della città di Istanbul in Turchia. Domina il
quartiere del Sultanahmet,
la zona più turistica della
città, grazie alla
concentrazione incredibile
di monumenti storici.
Essa è uno splendido
esempio di architettura
bizantina. La sua
costruzione fu voluta
dall’Imperatore Giustiniano
e venne dedicata alla
Sapienza di Dio. La
costruzione iniziò nel 532 sul terreno dove, in precedenza, sorgeva una vecchia chiesa che
venne demolita per lasciare il posto alla basilica; i lavori di costruzione durarono solamente
6 anni, e vennero impiegati circa 10.000 operai. Una volta completata l’enorme chiesa di
Santa Sofia divenne la sede del Patriarca di Costantinopoli ed il luogo deputato alle
cerimonie reali bizantine.
Santa Sofia venne convertita in moschea nel 1453, durante il regno ottomano, e rimase sede
del culto islamico fino a quando, nel 1935, il presidente Ataturk trasformò l’edificio in
museo. Nel luglio del 2020 Erdogan (attuale presidente della Turchia) ha abolito il decreto
di Ataturk, quindi da questo momento l’edificio torna ad essere nuovamente una moschea.
La basilica di Santa Sofia a Istanbul non solo in passato è stata la più grande sede della
cristianità fino al 1453, ma oggi, oltre ad essere uno dei simboli della città di Istanbul, è
anche stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, grazie alla sua magnifica
struttura.
La sua cupola di 30 metri di diametro sembra sospesa in aria sopra la navata centrale della
chiesa a oltre 56 metri di altezza, le imponenti colonne che la sostengono sono state
nascoste nelle mura perimetrali lasciando lo spazio sottostante la cupola completamente
vuoto; le 40 finestrelle che sono state collocate nel muro circolare alla base della cupola,
aumentano la sensazione di leggerezza della struttura.
La navata centrale presenta uno spazio enorme e
vuoto, gli unici elementi presenti sono i massicci
lampadari che scendono dal tetto fino a pochi metri da
terra; questi lampadari vennero aggiunti solo in epoca
ottomana. Sopra alla navata centrale si trova appunto
l’enorme cupola che vista dall’esterno sembra una
struttura massiccia e sgraziata, mentre dall’interno
sembra quasi ad elevarsi verso il cielo. Essa è
sostenuta da quattro pennacchi, una
soluzione mai utilizzata prima. Il loro
utilizzo permette una transizione elegante
dalla forma quadrata della base dei piloni a
quella emisferica della cupola. L'utilizzo dei
pennacchi non è soltanto una scelta di
carattere estetico, ma permette anche di
frenare le forze laterali della cupola e di
scaricare il peso di essa verso il basso.
La
cupola
che oggi vediamo, non è quella originaria la quale crollò
in seguito ad un violento terremoto, successivamente,
sempre a causa di altri terremoti, fu necessario
consolidare e rinforzare la cupola in più fasi, infatti la
stabilità della cupola fu aumentata da Isidoro il Giovane
grazie all'introduzione di costoloni longitudinali che
innervano la struttura passando fra le finestre. Questi
permettono al peso della cupola di scaricarsi in basso
lungo la cornice e verso i pennacchi e, infine, lungo le pareti e verso le fondazioni. Come se
non bastasse la basilica subì saccheggi durante le crociate ed infine venne saccheggiata e poi
trasformata in moschea quando l’impero ottomano conquistò Istanbul.
I mosaici che rivestono l’interno della basilica sono spettacolari: oltre 30 milioni di tessere
dorate decorano le pareti e la cupola di Santa Sofia, particolarmente significativi e
meravigliosi quelli che raffigurano la Madonna con il Bambino nell’abside e il Cristo
Pantocratore, raffigurazione tipica del periodo
bizantino, sopra alla porta imperiale. Per
osservare meglio i mosaici è necessario salire
alle gallerie superiori, disposte a ferro di cavallo
attorno alla navata centrale, nelle gallerie
superiori sono presenti numerosi mosaici, qui si
trova anche la Loggia dell’Imperatrice, il luogo
da dove i reali presenziavano alle cerimonie.
Piccole curiosità: la leggenda racconta che per
rafforzare e abbellire l’interno della chiesa,
vennero utilizzate alcune colonne provenienti da una delle Sette Meraviglie del Mondo
Antico, ossia dal Tempio di Artemide ad Efeso, che da tempo era stato abbandonato e
distrutto; in realtà questa informazione non è mai stata né confermata né smentita dagli studi
effettuati sulla Basilica di Santa Sofia.
Un’altra leggenda riguarda una delle 107 colonne che si trovano all’interno della Basilica di
Santa Sofia: la colonna conosciuta come la colonna piangente; si narra che questa colonna
abbia poteri miracolosi dovuti a San Gregorio dei Miracoli.

BOLLA DI RENZO PIANO DEL


LINGOTTO
Il Lingotto di Torino è un comprensorio di
edifici situato nel quartiere Nizza Millefonti,
chiuso tra via Nizza e un ramo del passante
ferroviario, adiacente all'omonimo quartiere
Lingotto. La Fabbrica Italiana Automobili
Torino (FIAT), vero e proprio simbolo dello
sviluppo italiano, è l’industria che più di ogni
altra ha contribuito alla modernizzazione. Lo
stabilimento
centrale,
costruito a
Torino da Giacomo Mattè Trucco a partire dal 1933 e
inaugurato il 1 maggio 1939, divenne uno degli esempi più
avanzati in Europa di architettura industriale del primo
Novecento. Lungo oltre 500 metri la fabbrica era articolata
in 4 corti e sormontata da una pista di collaudo per la
sperimentazione dei prototipi prodotti. Lo stabilimento rimase in funzione fino al 1982,
quando la FIAT decise di dismettere la produzione della sua sede. In occasione della fine
della produzione nello stabilimento Fiat del Lingotto, un concorso internazionale ha
selezionato l’architetto Renzo Piano per rimodellare l’edificio, e consentire lo sviluppo di
nuovi usi al suo interno. Da quel momento in avanti sarebbe stato periodicamente
riqualificato per ottenere aree multiuso aperte al pubblico, fino a diventare la struttura di
oggi.
Sulla ex pista di collaudo spiccano due costruzioni particolari: lo scrigno e la bolla. Nello
scrigno si può ammirare parte della collezione della celebre pinacoteca Agnelli, inaugurato
nel 2002 ospita ad oggi venticinque opere d’arte di grande valore appartenenti alla
collezione. Un patrimonio di enorme valore per la storia e la cultura di Torino.
La bolla invece è l’elemento architettonico più estremo della ristrutturazione voluta da
Renzo Piano, fu terminata nel 1994 insieme all’Auditorium e contiene ad oggi una sala
riunioni che gode di una vista meravigliosa sulle Alpi Occidentali. Essa, costruita in cristallo
e acciaio sopra la pista parabolica che funge da tetto
dell’edificio, è una sala conferenze interamente
trasparente caratterizzata da una forma semplice e
tondeggiante, con acanto un eliporto, situato a 40 metri
d’altezza. Lo spazio interno è occupato da cinque
strutture di legno due delle quali, le colonne più alte,
servono per la ventilazione dello spazio e nel marzo del
1996 ha ospitato il vertice intergovernativo dell’Unione
europea che aveva portato a Torino decine di capi
di Stato, politici, giornalisti per mettere le basi
della futura Europa unita. Ha una superficie di 150
metri quadri, 14 metri di diametro e 8 metri di
altezza.
Con le innovazioni di Renzo Piano, il Lingotto diventò quindi un centro polifunzionale non
solo fieristico ma anche un vero punto fermo per conferenze e congressi, un centro d’arte ed
un centro commerciale per la città di Torino.

EDEN PROJECT
L'Eden Project è un magnifico complesso botanico e centro
per i divertimenti che sorge a pochi chilometri dalla costa
meridionale della Cornovaglia, in Inghilterra. Con il progetto
Eden si è deciso di realizzare delle attività di educazione
ambientale all’interno della serra più grande al mondo. Spesso
chiamato “l'ottava meraviglia del mondo”, è una delle
attrazioni più popolari in Gran Bretagna con oltre 100mila
piante provenienti da tutto il mondo, spazi interni dedicati
all’educazione ambientale e più di due milioni di visitatori
all’anno.
La struttura si erge su una ex cava di caolinite, un derivato
dell’alluminio, ed è composta da una sequenza di otto cupole geodetiche interconnesse, che
si estendono per 23 mila metri quadri. La parte principale della struttura è quindi costituita
da queste grandi cupole che proteggono
due biomi, cioè ambienti che simulano le
condizioni climatiche di diverse zone della
Terra: più precisamente, un habitat
mediterraneo e una foresta pluviale. La
serra più grande è la “Rainforest”, dove
vengono riprodotte diverse zone
climatiche con la rispettiva vegetazione.
Lungo il percorso si nota che più si sale in
altezza e più diventa caldo tanto che lungo
la strada ci sono postazioni per le bevande
e “stanze fredde” nel caso in ci qualcuno si sentisse male.
Nell'ottobre 2014, all'interno del Bioma tropicale
è stata installata una mostra dal titolo "I popoli
della foresta tropicale", che raccoglie le
straordinarie immagini dei popoli indigeni.
L'Eden Project ha collaborato con Survival
International, il movimento mondiale per i diritti
dei popoli indigeni, per portare la mostra in
Cornovaglia, e ricordare così ai visitatori che “circa 200 milioni di indigeni dipendono dalle
foreste per sopravvivere”.
Al chiuso c'è anche un capannone con la simulazione di un viaggio nel sistema solare, una
stanza per pianeta/stella con ampie spiegazioni; molto interessante.
Oltre alle otto cupole del complesso, nel 2005
si è deciso di realizzare anche un’altra struttura
da dedicare alle attività didattiche, chiamata
“Core”. In questo edificio si trovano aule e
spazi espositivi progettati col fine di
comunicare ai visitatori il rapporto che c’è, che
c’era e che ci dovrebbe essere tra l’uomo e la
natura.
Le attività didattiche non si concentrano però
solo all’interno del Core, ma anche nel
giardino esterno che occupa il 75%
dell’intera superficie del complesso e dove si
trovano quasi duemila differenti tipi di
coltivazioni. Vi sono anche splendidi giardini
esterni con flora autoctona (è anche presente
un modello di ape gigante), sculture, attività
didattiche e molto altro.
Anche nella scelta della forma di questa
costruzione si è deciso di rispecchiare il forte
legame che Eden vuole avere con il mondo naturale: Grimshaw infatti, l’architetto che si è
occupato della progettazione, ha scelto per il tetto in legno di prendere ispirazione dal
mondo vegetale, dandogli una struttura fillotassica, che ricorda delle spirali derivate dal
modello di crescita delle piante.
Inoltre, le risorse che il complesso utilizza sono tutte ricavate cercando di non gravare sulle
risorse esauribili, ma cercando di ottimizzare le risorse naturali come acqua piovana e Sole.
Per esempio le enormi quantità di acqua necessaria per creare le condizioni di umidità del
Bioma tropicale sono tutte ricavate sterilizzando acqua piovana che altrimenti andrebbe
dispersa nell'ambiente senza essere utilizzata. L'elettricità che il complesso non può
generare ma deve acquistare dalla rete, proviene da un impianto eolico in Cornovaglia.
Dal 2001 in poi l'Eden Project ha
ospitato centinaia di avvenimenti,
concerti ed esibizioni di artisti
internazionali e no, arrivando a
essere conosciuto nel mondo.
L'evento più importante venne
ospitato il 2 luglio 2005 durante il
quale si esibirono decine di artisti
mondiali. Il complesso è stato usato anche come location per le riprese del film del 2002 di
James Bond, “Die Another Day”. Inoltre, dal 2002, l'Eden Project ospita una serie di
spettacoli musicali, chiamati “Eden Sessions”. Nel 2009 anche gli Oasis svolsero lì un loro
concerto. Dal 2005, da novembre a febbraio, è a disposizione una pista di ghiaccio. Dal
dicembre 2009, è anche possibile visitare gran parte del complesso tramite internet.

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