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BREVE STORIA DELLA CUPOLA:


AFFASCINANTE ELEMENTO
ARCHITETTONICO

Il 7 agosto 1420, Filippo Brunelleschi intraprende la costruzione della cupola di Santa Maria
del Fiore. Oggi, seicento anni dopo, quella meravigliosa opera ancora si erge a simbolo della
Città di Firenze. Ho voluto ricordare questo anniversario “artistico” attraverso due miei
articoli, apparsi su Stezzano Nostra, rispettivamente nel novembre 2016 e nell’ottobre 2017.
Buona lettura.

Credo sia impossibile inscrivere in un articolo di circa due pagine l’intera storia della cupola.
Questa prima fase non vuole cercare di rappresentare una giustificazione, quanto piuttosto
un preambolo a una pillola che il lettore di ciò che segue dovrà sempre tener presente: non
si ricercherà ora di tracciare con completezza la storia della cupola come geniale e
sontuoso elemento architettonico, ma si cercherà di osservare con occhio attento quali
furono gli esempi più fulgidi di tale architettura.
Quali le origini della cupola? Questa domanda non trova neppure oggi una risposta certa. Si
ipotizza che alcune strutture con coperture molto simili a una cupola nacquero in Asia
centrale. Per quanto concerne l’invenzione e l’utilizzo della cupola vera e propria, molto più
simile alle sue forme attuali, si è concordi ad attribuirle ai romani. Risale all’epoca imperiale,
durante il regno di Adriano (117-138 d.C.), il primo e più maestoso esempio di cupola: quello
del Pantheon. La sua cupola emisferica, caratterizzata dall’insolito loculo alla sommità (di 9
m di diametro), è sostenuta da una rotonda (di 43,21 m di diametro) che consta di una
struttura cilindrica della medesima altezza della cupola sostenuta. Ciò non è chiaramente
visibile dall’esterno, dato che il profilo della copertura appare ribassato a causa del suo
rinfianco. In realtà, questo attento e studiato gioco di misure permetterebbe di inscrivere
un’enorme sfera all’interno dell’edificio.
Non si dovrà
attendere molto
prima che questa
innovativa tipologia
di copertura venga
utilizzata anche
nell’architettura
cristiana. Un primo
monumentale
esempio risale agli
esempio risale agli
anni compresi tra il
532 e il 537 e si
trova nell’odierna
Istanbul. Nei secoli
trasformata in
moschea la Chiesa
di Santa Sofia
nell’antica
Costantinopoli fu
per molti versi l’esperimento più riuscito nel tentativo di utilizzare una copertura, fino ad
allora progettata per i templi romani, per una chiesa di culto cristiano (greco-ortodosso).
L’enorme copertura, del diametro di 31 m, circondata da una corona di quaranta finestre,
poggia tramite pennacchi su quattro enormi pilastri. Le numerose aperture giocano un
importante ruolo nel permettere la penetrazione della luce, riflessa ovunque grazie agli ori
dei numerosi mosaici che tappezzano ogni superficie interna dell’edificio.
Con il giungere del Medioevo, dominato in lungo e in largo dallo stile romanico prima e dal
gotico poi, la riscoperta e l’ampio utilizzo della copertura a volta misero l’impiego della
cupola in secondo piano. Solo nell’Italia nord-orientale, nell’areale veneto, le cupole furono
ancora frequentemente edificate, sospinte dagli influssi bizantini: per certi versi non si badò
ad abbondare… Si pensi solo alle cinque cupole della Basilica di San Marco a Venezia o alle
sette della Basilica di Sant’Antonio a Padova! Al contrario, tra i pochi esempi di cupole dai
soli influssi romanico-gotici, sono citabili quella del Duomo di Pisa, di curiosa forma ellittica,
andata tuttavia quasi completamente distrutta e quindi ricostruita nel 1595 e quella del
Duomo di Ancona. Quest’ultima è tra le più antiche cupole romaniche (poi rimaneggiata)
d’Italia. Di forma ogivale e costolonata, poggia su pennacchi sostenuti da apparentemente
esili pilastri cruciformi.
Al contrario dell’epoca medievale, durante il Rinascimento vi fu una vera e propria
esplosione nell’impiego della cupola. Anzi, si potrebbe affermare, con la certezza di non
sbagliare, che durante questo periodo la storia della sua cupola raggiunse il suo apice.
Ancora una volta la Penisola italiana fu culla della cupola. Il Rinascimento stesso infatti
nacque forse a Firenze, nel 1420, quando Brunelleschi iniziò a lavorare al cantiere della
cupola di Santa Maria del Fiore (alta 116 m e con un diametro di 54): una struttura
autoportante, che si erge su un tamburo ottagonale forato da otto finestre circolari,
caratterizzata dal colore rossastro dei materiali e segnata dalle otto bianche nervature
marmoree che convergono della candida lanterna. Pochi anni dopo, la costruzione delle
cupole subì un’ulteriore spinta, quando a Pavia, nel 1488, prese il via l’ambizioso progetto di
costruzione di un Duomo impreziosito da un’enorme cupola. Sarà un “rinascimento”
mancato, quello di Pavia, dato che l’enorme cupola (97 m di altezza e 36 di diametro) sarà
voltata e conclusa solo nel 1882-5. Infine, intorno al 1546, quando il Rinascimento era ormai
tramontato, un’ultima, magistrale opera iniziò a essere edificata: frutto del genio di
Michelangelo, in quell’anno prese il via la realizzazione del suo progetto per la cupola della
Basilica di San Pietro in Vaticano. Con le sue rifiniture curate e spettacolari, la sua
imponenza (alta 133 m e larga 41) e il suo inconfondibile profilo, la cupola di San Pietro
rappresentò il sipario definitivo sul Rinascimento e il punto di partenza delle future influenze
del Barocco.
Il Seicento fu
il secolo del
Barocco: lo
Barocco: lo
stile della
Riforma, lo
stile della
forma e della
funzione. La
cupola
diviene
simbolo
della
centralità
della Chiesa
di Roma e
largamente
utilizzata. La
copertura a
cupola
poteva essere pura formalità, composta ed equilibrata, in alcuni casi: Sant’Agnese a Roma;
Les Invalides a Parigi; San Paolo a Londra, forse quest’ultima il frutto più chiaro delle
influenze rinascimentali, si pensi solo alle analogie con la Stessa San Pietro a Roma e al
tempietto di San Pietro in Montorio, sempre a Roma…. Oppure pura libertà, genio e
invenzione: “San Carlino” e Sant’Ivo alla Sapienza, entrambe a Roma ed entrambe frutto
dell’indiscusso genio del Borromini; Santa Maria della Salute a Venezia, la cui cupola, “figlia”
del Longhena, è preziosamente incastonata nel proprio tamburo, stretto in sinuosi
contrafforti a voluta; San Lorenzo a Torino, opera più compiuta e virtuosa di Guarino Guarini,
dalle forme ondeggianti e pulsanti.
Un ultimo ritorno della cupola si
verificò tra XVIII e XIX secolo.
Con il nuovo gusto neoclassico,
si tornava alla classicità, si
tornava all’Antica Roma e, con
essa, si tornava alla soluzione
della cupola. E come al solito,
v’erano architetti che
riproponevano, si veda il caso del
Panthéon di Parigi, un anonima
copia di vecchie glorie del
passato, e architetti che
reinventavano. A Novara, in
particolare, Alessandro Antonelli
riuscì a reinventare il concetto di
cupola, innalzando
vertiginosamente il tamburo
cilindrico su cui si imposta la
copertura e snellendo la lanterna
sino a raggiungere la vertiginosa
altezza di 121 metri.
La cupola non svanì… E forse mai
svanirà. Tuttavia è svanito il suo
svanirà. Tuttavia è svanito il suo
profondo significato, il suo
inconscio obiettivo di
oltrepassare i limiti umani. Oggigiorno, la cupola, copertura di stadi e di molti luoghi del
potere, sembrerebbe essere divenuta una mera questione di interesse e denaro. Lo spirito
della cupola è morto.

AGOSTO 7, 2020 DA GIACOMO

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