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ESAMI DI STATO A.S.

2017/2018
Liceo A. Pigafetta Vicenza

ARTE E MUSICA “DEGENERATA” NELLA


GERMANIA NAZISTA

Candidato: Andrea Baù


Classe: 5^Am
Discipline coinvolte: Storia dell'arte – Storia della musica
Premessa

Con la volontà di sviluppare una tesina coerente al percorso di studi che ho


intrapreso, ho scelto di approfondire un argomento che potesse comprendere una
parte musicale e una artistica, visto il mio personale interesse per queste due
discipline. Fin da subito “Arte e musica degenerata” mi è parso un argomento valido
ed allo stesso tempo efficace per coniugare queste due materie in maniera interessante
e non scontata. Un altro motivo che mi ha spinto a questa scelta è stato il voler
introdurre all'interno della tesina una breve parentesi sulla storia del saxofono, mio
primo strumento.
Indice

1 – Contesto storico-politico

2 – Concetto di “arte degenerata”

3.0 – Mostra dell'Arte “degenerata”


3.1 – Espressionismo
3.2 – E. L. Kirchner - Berliner Straßenszene

4.0 – Musica “degenerata”


4.1 – Schönberg: tra espressionismo e dodecafonia
1 – Contesto storico-politico

Dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, i progetti di ricostruzione e di


rinascita nella Germania del dopoguerra furono essenzialmente tre: il primo era
quello portato avanti dai comunisti tedeschi che fallirono i loro tentativi rivoluzionari
all’inizio del 1919, quando vennero assassinati i loro capi più prestigiosi Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht. Il secondo progetto sosteneva il modello politico della
nuova repubblica democratica di Weimar con l'obbiettivo di reinserire la Germania
nel nuovo ordine internazionale. Il terzo progetto collegava forze unite
dall'avversione per la democrazia e il marxismo e prendeva forma nel “Partito
Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori”. Questa formazione politica guidata da
Adolf Hitler nacque in un paese attraversato da violenti conflitti politici e sociali, più
che una dottrina, il nazionalsocialismo fu un atteggiamento di reazione e rivolta
conservatrice. Esso si dotava di squadre d'assalto, le cosiddette SA, per intimidire gli
avversari politici e si proponeva di rivisitare le pesantissime condizioni imposte dal
trattato di Versailles, inoltre il suo orientamento era spiccatamente antisemita.
Il primo momento importante nella storia del partito fu il tentativo di colpo di stato
del 1923 che fallì, Hitler dovette scontare un anno di prigionia nel quale scrisse la
prima parte del Mein Kampf, l'opera in cui riassunse i capisaldi dell'ideologia nazista.
Una volta rilasciato, Hitler riorganizzò il partito in un quadro di fomale legalità e
istituì inoltre il corpo armato delle SS e l'ufficio di propaganda.
Nel 1925, avvenne l'elezione a presidente della repubblica di Paul von Hindenburg, di
orientamento conservatore e nazionalista, sarà fondamentale per l'ascesa del nazismo.
Iniziava a diffondersi un cauto ottimismo, ma il crollo totale avvenne con gli effetti
della Grande Depressione economica mondiale del 1929, che produsse in Germania
quasi sei milioni di disoccupati. A trarre vantaggio politicamente dalla crisi fu proprio
la Nsdap di Adolf Hitler, le cui posizioni ultranazionaliste e antisemite raccolsero il
voto di protesta e l’appoggio dei conservatori, dei piccoli proprietari, degli operai e
dei disoccupati colpiti dalla grande depressione economica. Le successive elezioni
del 1930 non diedero al partito una definitiva legittimazione di forza di governo,
tuttavia dimostrarono la crescente importanza di esso nel panorama politico tedesco,
questo processo si concluse nel 1933 quando lo stesso Hindemburgh affidò a Hitler
l'incarico di formare il governo. Una volta al potere, Hitler abolì la carica del
presidente e si autoproclamò Führer del Terzo Reich. Il Partito nazionalsocialista
divenne l'unica organizzazione politica legale e a Hitler furono assicurati i pieni
poteri.
Per diffondere nell’opinione pubblica moderata il timore di un progetto insurrezionale
comunista, Hitler fece incendiare l’edificio del Reichstag e promulgò il “decreto per
la difesa del popolo e dello stato” che limitò la libertà personale e di espressione, il
primo passo verso la dittatura. Nel giugno 1934 nella “notte dei lunghi coltelli” le SS
e la Gestapo, la polizia segreta di stato, eliminarono l’intero gruppo dirigente delle
SA. Ottenuto definitivamente l’appoggio dell’esercito, Hitler compì l’ultimo passo
verso la dittatura affidando a se stesso la carica di cancelliere.
2 – Concetto di “arte degenerata”

Arte “degenerata” è la traduzione dal tedesco entartete Kunst, intesa come parola
d’ordine della propaganda nazista, utilizzata per educare la collettività a rifiutare
pregiudizialmente opere d’arte, nonché determinati autori e tendenze stilistiche
dell’arte moderna. Questo concetto stava ad indicare, in ambito artistico, tutto ciò che
si rifiutava con motivazioni ideologiche. Qualsiasi opera che non rientrasse nel modo
di pensare di Hitler era “degenerata”, proibita, perché compito dell’arte era esaltare lo
stile di vita ariano, cioè dimostrare la superiorità biologica e culturale dei tedeschi.

Manifesto ufficiale della mostra d'Arte degenerata, Monaco, 1937

L’idea di un decadimento, di una “degenerazione” nell’arte, con riferimento a tutte


quelle forme che non rientrassero in un generico classicismo o comunque in una
figurazione aderente alla realtà naturale, vale a dire le Avanguardie storiche era già
diffusa in Germania nella prima e seconda decade del Novecento. Questo clima di
ostilità nei confronti delle nuove ricerche artistiche ebbe la sua legittimazione politica
nel 1933, con l’instaurarsi del Terzo Reich e con l’imposizione della sua politica
culturale ultraconservatrice di restaurazione. Ad essere attaccati non erano solo artisti
tedeschi ma tutti i manifesti delle Avanguardie europee. L’atmosfera di ostilità aveva
già trovato una sua collocazione ideologica nelle teorie razziste; la maggior parte
delle opere doveva la sua etichetta di “degenerata” al fatto di provenire da artisti di
sinistra, o semplicemente a causa della loro visione antinazista. Altri artisti vennero
considerati degenerati per via delle loro origini ebraiche.
3 – Mostra dell'Arte “degenerata”

Con l’avvento del regime nazionalsocialista, i nazisti iniziarono un programma di


pulizia nell’ambito dell’arte, “epurando” i musei tedeschi da tutte le opere moderne
cubiste, espressioniste, dadaiste, astrattiste, ecc. Vennero confiscate più di seimila
opere, tra quadri e sculture, in parte destinate al rogo, in parte vendute all’asta a
musei americani e svizzeri e in parte esposte al pubblico nella Entartete
Kunstausstellung inaugurata da Hitler e Göbbels nel 1937.

Più precisamente le opere vennero divise in


sezioni dai titoli significativamente sprezzanti:
“Dissoluzione del senso della forma e del colore”;
“Derisione impudica dell’immagine religiosa”; “Il
retroscena politico della degenerazione dell’arte”;
“Tendenze politiche”; “Sguardo sul lato morale
della degenerazione dell’arte”; ”Bordello,
meretrici, magnaccia”; ”Uccisione, eliminazione
degli ultimi resti di ogni coscienza razziale”;
“Idioti, cretini, paralitici”; “Giudei”; “Completa
follia”. Le tele esposte erano circondate da slogan
che puntavano a metterle in ridicolo e accostate a
fotografie di minorati fisici e psichici, di tipi
razziali ebrei e a testi di antropologia criminale.

Copertina del catalogo illustrato della mostra


dell’arte “degenerata” del 1937

3.1 – Espressionismo

Il termine espressionismo abbraccia molti campi della cultura occidentale, come la


pittura, la danza, la letteratura, l'architettura, il cinema, il teatro e definisce la
propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà
rispetto a quello percepibile oggettivamente. Il termine accomuna l’insieme di artisti
che con stili di forte impatto davano forma a inquietudini e angosce tipicamente
moderne e realizzavano quadri di incisività al limite della violenza e forte impronta
soggettiva. La vita metropolitana, lo smarrimento degli individui, la cupezza dei
tempi, le ingiustizie sociali e poi gli orrori del conflitto sono gli elementi che
ispirarono molti artisti. Contrariamente all'impressionismo, che si proponeva di
elaborare i dati della natura, l'espressionismo accentuò prevalentemente il ruolo del
soggetto, le sue emozioni e la sua interiorità. Gli studiosi sostengono che
espressionismo e nazionalsocialismo siano nati insieme, mossi dagli stessi
presupposti ideologici e culturali. Provengono, infatti, dalla stessa matrice ideologica,
borghese e vagamente populista, e hanno lo stesso desiderio di rompere con la
tradizione. Il nazismo, nel suo gusto per il macabro, per la distruzione, per la morte,
l’amore per la perfezione del meccanismo e delle cose morte, accolse la sensibilità
degli espressionisti che rappresentavano situazioni di degrado e disintegrazione.
Un’altra analogia è da identificare nel linguaggio: due parole fondamentali del
linguaggio militare e dei discorsi ufficiali, ossia Aktion e Sturm, sono curiosamente
anche i titoli di due riviste espressioniste. Tuttavia, se superficialmente è possibile
registrare una convergenza di gusto fra nazismo ed Espressionismo, ad una più attenta
osservazione si può riscontrare un certo allontanamento del nazismo alla tensione
ideale dell’Espressionismo. Hitler era ostile all’Espressionismo anche perché l’età
della repubblica di Weimar, in cui l’avanguardia diede il massimo della sua poetica,
fu un periodo disordinato da tutti i punti di vista: un momento di grande vitalità
artistica, di disgregazione morale e famigliare, che il nazismo non poteva certo
tollerare. Sparì dall’arte il concetto di “forma” e saltarono tutti i classici legami che
tenevano insieme un popolo intorno a un progetto di socialità ed è per questo che il
nazismo, pur servendosi di questo disordine per i suoi scopi, non poteva certo
fondarsi su una concezione nichilista. I nazisti volevano dimostrare che gli
espressionisti trasmettevano valori che avrebbero impedito il ritorno della Germania
all’egemonia in Europa ed inquinavano, con l'uso ardito del colore e di immagini
surreali, la bellezza fisica e spirituale del vero tedesco.
3.2 – E. L. Kirchner - Berliner Straßenszene

Ernst Ludwig Kirchner, Berliner Straßenszene (Scena di strada berlinese), 1913,


olio su tela, 121x95cm, Neue Galerie New York
Quest’opera di Kirchner rappresenta a pieno i principi chiave del gruppo
espressionista Die Brücke: dal punto di vista stilistico si nota l’estrema
semplificazione che porta alla deformazione delle figure, la liberazione del colore
come mezzo espressivo, il richiamo alle arti arcaiche e primitive (si può notare nella
spigolosità dei volti che alludono a delle maschere, probabilmente provenienti
dall’Oceania) che, dal punto di vista contenutistico, si traduce nell’esprimere la
volontà di ricondurre l’uomo ad uno stadio primitivo di valori puri, autentici e non
corrotti come quelli della società moderna. Le donne e gli uomini in primo piano
possono essere interpretati come delle prostitute (non c’è sensualità nelle figure
femminili, i volti sono induriti) e i loro clienti: gli espressionisti usano spesso soggetti
provocatori, soprattutto nei confronti della borghesia capitalistica che viene
stigmatizzata come la causa della corruzione dei valori nella società moderna.
Particolarità di Kirchner è quella di realizzare i contorni delle figure non netti ma
sfrangiati.
4 – Musica “degenerata”

La politica di esaltazione della Germania nazista ebbe musicalmente vari esiti, spesso
drammatici: dell'esaltazione della razza ariana attraverso la strumentalizzazione della
musica di Wagner all'eliminazione di ogni riferimento a musicisti ebrei dai
programmi concertistici e dai manuali di storia. Si arrivò a cambiare i titoli degli
oratori biblici di Händel e a bandire la musica jazz perchè “creata da neri e diffusa da
ebrei”. Autori defunti come Mendelssohn e Mahler vennero banditi dai programmi
concertistici perchè ebrei mentre i viventi furono costretti all'esilio. Schöenberg, oltre
che ebreo, componeva pure musica d'avanguardia e questa era una “grave colpa” di
cui si macchiavano anche autentici tedeschi come Webern o Hindemith, gli autori di
avanguardia venivano infatti accusati di bolscevismo musicale e vennero quindi
banditi.

Nel manifesto della musica degenerata si può notare un uomo di colore dalle
sembianze scimmiesche che suona il sassofono vestito in smoking. Sull’occhiello
della giacca, in bella vista, è appuntata la stella di David. Questa immagine, diffusa in
un manifesto del 1938, sintetizza più di qualsiasi parola l’essenza della dottrina
razziale del Terzo Reich. Il jazz, appunto, era musica creata da neri e diffusa da ebrei,
il sax, suo strumento tipico, venne anch'esso bandito in quanto considerato simbolo
allegorico del fallo e strumento per la musicalità di ritmi orgiastici, assimilato a droga
e prostituzione e considerato opera del diavolo. La messa al bando di questo
strumento come appartenente alla Entartete Musik non fu priva di contraddizioni,
infatti il saxofono continuerà ad essere utilizzato per le parate della Luftwaffe,
l’aviazione militare tedesca durante il secondo conflitto mondiale.
4.1 – Schönberg: tra espressionismo e dodecafonia

Tra i compositori più criticati e soggetti alla censura del Terzo Reich emerge la figura
di Arnold Schönberg (Vienna, 1874 – Los Angeles, 1951). Tra le sue prime
composizioni ricordiamo Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) per sestetto d'archi,
scritta in forma di poema sinfonico e ricca di cromatismi wagneriani. Durante il suo
soggiorno a Berlino (1901-1903) il suo stile inizia la sua evoluzione e lo stesso autore
parla di “sospensione” della tonalità. Il periodo dal 1908 al 1913 viene detto
“espressionista”, in questi anni le sue opere, sia musicali che pittoriche, sono
fortemente influenzate dalle teorie psicanalitiche di Freud e ciò si traduce in musica
in quello che l'autore chiama Klangfarbenmelodie, ovvero melodia di timbri.
Ricordiamo tra le opere di questo periodo Fünf Orchesterstücke, Sechs kleine
Klavierstücke e Pierrot lunaire.
Tra il 1913 e il 1923 Schönberg si prese un periodo di pausa creativa e di
ripensamento dell’esperienza atonale: il compositore sentiva l’esigenza di dare ordine
alla libera atonalità atematica e una nuova coerenza alla costruzione musicale.
Elaborò così il metodo dodecafonico: viene distrutta la gerarchia armonica del
sistema tonale a favore dell’utilizzo di una serie comprendente tutti i 12 semitoni che
non deve essere in nessun grado identica alla scala cromatica, i suoni non possono
essere ripetuti prima che la serie non sia stata eseguita completamente. Le opere
dodecafoniche più significative sono la Suite op.25 per pianoforte e le Variationen
op.31 per orchestra.
Con l’avvento del nazismo nel 1933 Schönberg fu costretto ad emigrare prima in
Francia e poi negli Stati Uniti a causa della sua confessione ebraica. L’impegno
morale del compositore ebbe modo di manifestarsi in alcune opere dodecafoniche
quali Ode to Napoleon op.41 su testo di Byron, una chiara accusa a Hitler, e A
Survivor from Warsaw op.46 che racconta le testimonianze di un sopravvissuto ebreo
al massacro del ghetto di Varsavia. Il testo è affidato ad una voce maschile che si
esprime nello Sprechengesang, il brano termina con un coro di ebrei che intonano il
Shema Israel.
Opera pittorica dello stesso Schönberg, è interessante notare il legame tra
quest’ultimo e il gruppo espressionista tedesco Der Blaue Reiter.
Bibliografia

Bahr Hermann, Espressionismo, Bompiani, Milano 1945

Basso Alberto, Storia della musica. Vol.4: Il primo Novecento, il secondo Novecento,
il jazz, la popular music, UTET, Torino 2004

Lessem Alan Philip, Schönberg Espressionista, Marsilio, Venezia 1988

Sitografia

Bentivoglio Leonetta, I degenerati compositori del Terzo Reich,


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/27/degenerati-
compositori-del-terzo-reich.html, consultato il 12/06/2018;

Lanfranchi Elisa, Il concetto di “arte degenerata” durante la Germania


nazionalsocialista, https://www.rodoni.ch/SURREALISMO/arte-degenerata.pdf,
consultato l’11/06/2018;

Testa Ludovico, Lo strappo alla regola: “musica degenerata” e sopravvivenze


libertarie nella Germania nazista, http://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-
spiego/lo-strappo-alla-regola-musica-degenerata-e-sopravvivenze-libertarie-nella-
germania-nazista/, consultato il 12/06/2018;

La mostra dell’arte degenerata, https://artecolori.files.wordpress.com/2017/05/arte-


degenerata.pdf, consultato l’11/06/2018.

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