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Ma non c’è certezza né garanzia che la nostra scelta sia
quella giusta o che ci porti alla realizzazione di noi stessi,
ogni scelta è a rischio.
Questa è la tesi che egli riporta negli scritti “Aut Aut” (vero
titolo “Enten-Eller”, edita da Kierkegaard nel 1843 sotto lo
pseudonimo di Victor Eremita), dove mette a confronto i
due stili di vita possibili: la vita estetica e la vita etica.
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per questo lo stadio etico si fonda sulla ripetizione: la vita
matrimoniale e quella lavorativa ne sono il simbolo.
Oltre alla vita estetica ed etica, c’è una terza possibilità di
vita: la vita religiosa. Rappresentante di questa scelta di
vita è Abramo, presentato nell’opera “Timore e tremore”.
Abramo, al quale viene chiesto di uccidere il figlio per
dimostrare la fede in Dio, è pronto a compiere il gesto ma
Dio interviene e ferma la sua mano.
Un altro esempio di genitore che sacrifica il figlio, esempio
sempre riportato da Kierkegaard, è Agamennone che, in
seguito al responso dell’indovino Calcante che aveva
predetto che per partire per Troia e salvare tutta l’Ellade
era necessario il sacrificio di Ifigenia, è quindi costretto ad
uccidere la figlia; però, mentre Agamennone può spiegare
al suo popolo perché sta sacrificando Ifigenia (poter
partire, salvarsi, vincere, ritornare), Abramo non può
spiegare, non ha motivazione tranne che è un atto di fede,
e per questo Kierkegaard parla di condanna al silenzio di
Abramo. La dimensione della religiosità è la dimensione
della solitudine, l’incontro con Dio nel segreto dell’anima,
nell’intimo della coscienza; Abramo non ha garanzia di aver
fatto la scelta giusta, perché è Dio che sceglie se salvare o
meno gli uomini; infatti compiere la scelta della vita
religiosa rispetto alla vita etica o estetica, non ci salva
dall’inquietudine, perché è Dio che sceglie se salvarci o
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meno ( pensiero luterano di Kierkegaard); noi possiamo
solo predisporci ad accogliere la fede, ma che giunga o no
non dipende da noi, ma dalla grazia divina: la vita religiosa
è a rischio tanto quanto le altre.
DISPERAZIONE?
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legittima di capire se uccidere o meno i figli, come atto
estremo di vendetta in seguito al tradimento di Giasone.
A differenza della Medea di Euripide, dove c’è un continuo
confronto e rapporto tra Medea e Giasone, tra mondo
barbaro e mondo civilizzato; nella Medea di Seneca c’è una
maggiore attenzione alla psiche, all’interiorità di Medea e
alla sua irrazionalità, il suo sentire più sfrenato e
devastante, che la portano all’infanticidio, visto da Medea
come un modo per non essere dimenticata da Giasone.
RIASSUNTO DELL’OPERA
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Nel settembre del 1935 a Norimberga, durante il settimo
congresso del partito nazista, vennero stabilite due leggi, la
Legge sulla cittadinanza del Reich e la Legge per la
protezione del sangue, che stabilivano rispettivamente
l’esclusione degli ebrei dalla vita civile e politica e
vietavano le relazioni tra ebrei e non ebrei. Dal 1938 in
poi, e in particolare dalla cosiddetta “notte dei cristalli” (la
notte tra l’8 e il 9 novembre 1938, quando in tutta la
Germania, le sinagoghe furono date alle fiamme e i negozi
ebraici devastati), il processo di segregazione e repressione
subì un’accelerazione che sfociò dapprima nella
ghettizzazione e successivamente nella decisione, presa dai
vertici nazisti nella Conferenza di Wannsee, nel gennaio
1942, di porre fine alla questione ebraica attraverso lo
sterminio sistematico. Tale sterminio aveva come obiettivo
l’annientamento programmatico e scientifico della razza
ebraica. Lo sterminio partì dalla Germania, ma si espanse
via via con le conquiste del Terzo Reich, colpendo gli Ebrei
dei paesi occupati, vale a dire di quasi tutta Europa. In
particolare l’invasione della Polonia, nel settembre del
1939 portò sotto il controllo tedesco un territorio abitato
circa da 2 milioni di ebrei. Essi furono in una prima fase
‘ghettizzati’, cioè forzosamente concentrati in appositi
quartieri delle città separati dal resto della popolazione per
mezzo di filo spinato o addirittura da mura. Qui vivevano in
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condizioni terribili; soffrivano e morivano per la fame e per
le malattie, aspettando di essere deportati.
A partire dal gennaio del 1942, con la conferenza di
Wannsee si arrivò alla “soluzione finale” del problema
ebraico. L’eliminazione degli ebrei venne realizzata in due
fasi: le operazioni mobili di massacro, che portavano la
popolazione ebraica in un luogo isolato e li eliminavano in
massa, i centri di sterminio, campi creati esclusivamente
col solo scopo di uccidere, e i campi di concentramento o
Lager.I primi Lager erano già attivi dal 1933 ed erano
utilizzati, fino a quel momento, per rinchiudervi prigionieri
politici e dissidenti. Dal 1942 divennero invece lo
strumento primario per la realizzazione dello sterminio.
Nel 1943, in seguito alla grande insurrezione degli ebrei
polacchi nel getto di Varsavia, venne decisa la loro
eliminazione; a tale scopo vennero realizzati in Polonia
numerosi campi di concentramento, fra cui quello di
Auschwitz-Birkenau, assunto come simbolo universale di
atrocità. Infatti, egli utilizzò nel modo più efficiente la
tecnica delle camere a gas per l’eliminazione degli ebrei,
affiancate da forni crematori utilizzati per smaltire i
cadaveri il più velocemente possibile, in modo da non
lasciare tracce. In questi campi di concentramento
giungevano ogni giorno convogli carichi di persone; non
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solo ebrei ma anche omosessuali, zingari, oppositori
politici e Testimoni di Geova.
All’arrivo dei prigionieri avveniva la prima selezione:
vecchi, malati e bambini erano immediatamente inviati alle
camere a gas; gli adulti, che non venivano più considerati
come uomini ma come numeri, erano destinati al lavoro,
finche la fatica, la malattia o la fame non li sovrastava. I
campi di sterminio erano anche luoghi di torture, di
esperimenti pseudoscientifici su cavie umane (come quelli
effettuati sui gemelli di J. Mengele), di lavori sfiancanti e
selezioni quotidiane: di tali atrocità è rimasta
testimonianza nelle memorie di coloro che riuscirono a
sopravvivere. (ad esempio, per le scene ambientate nel
campo di Birkenau, il regista Pakula si fece aiutare da Kitty
Hart, una donna americana ebrea superstite della Shoah.
Kitty Hart lavorò in modo molto meticoloso, aggiungendo
particolari anche fino ad allora poco noti nella quotidianità
della storia di Birkenau un esempio lampante è dato
dalla presenza nel film della ricostruzione esatta della
cosiddetta “camminata di Auschwitz” : la Hart raccontò a
Pakula che ad Auschwitz il terreno era talmente pieno di
fango che l’unico modo per camminare consisteva nel
mettere gli zoccoli negli stessi punti dove stavano le
impronte di chi aveva camminato in precedenza per
evitare di rimanere impantanati . Pakula ricostruì questo
modo di camminare in un modo a dir poco perfetto).
The stories are divided into four groups: childhood, adolescence, maturity and public life.
The short story "Eveline" is part of the section dedicated to adolescence and describes the life of a
nineteen-year-old who has the opportunity of changing her routine life but she is unable to leave her
familiar community in Dublin.
Eveline is an unhappy and whipped girl, who thinks of her past life, the tragic events (her mother's death)
and what she has not done, and what she wanted to do.
She is a lonely girl, submerged by a gray everyday life that imprisons her in his routine existence.
Her life is in fact engaged in taking care of the house, of her father and two younger brothers.
She is a young woman who, however, tired of this her miserable condition, made the decision to run away
from her home and her family; now she is allowed to dream of a better life, a happy and respectable life,
along with Frank, who wants to take her to Buenos Aires and marry her.
Eveline, though, when she is about to leave with Frank and totally change her life, surrender, feels
overwhelmed by a feeling of dread, prefers to remain in her condition of immobility because it is the
surest, safest one, rather than really changing her life.
Eveline remains an incapable girl, that is not able to choose its fate, remaining imprisoned,
paralyzed, in his routine life.
SCIENZE
Diversamente dalla morale nelle scienze la scelta si fonda sulla previsione delle possibilità e la
fecondità delle conseguenze
« La scienza sa e l'etica valuta; esistono spiegazioni e previsioni scientifiche, ma non esistono spiegazioni e
previsioni etiche – esistono valutazioni etiche. L'etica non è scienza; l'etica è senza verità. Da tutta la scienza
non possiamo estrarre un grammo di morale...[essenziale è allora] la scelta dei valori supremi [...] e questa è
una scelta che trova la sua base non nella scienza, ma nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna.
Pluralismo, dunque scelta; scelta, dunque libertà; libertà, dunque responsabilità. [16] »
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1. Curiosità:
- La scena del treno e della “scelta del figlio” venne girata
una sola volta, perché troppo straziante
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