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TESINA

MASSIFICAZIONE: LA CRISI DELL’UOMO NELLA


SOCIETA’ DI MASSA.

Con il termine “massificazione” si indica un fenomeno sociale e


politico, tipico della contemporaneità, caratterizzato
dall'annullamento dell'individuo e della sua singolarità, nella
totalità della massa come aggregato variegato e informe. La
«massificazione» storicamente è un fenomeno sociale presente in
tutte le società, la cui origine si perde dalla notte dei tempi. Senza la
massificazione in una società verrebbe a mancare la forza di
coesione sociale e la società si sgretolerebbe e andrebbe in frantumi.
Infatti sociologicamente, credenze, tradizioni, superstizioni, riti
religiosi, cultura ecc. hanno sempre avuto la funzione di massificare
gli individui per farli appartenere ad un dato sistema sociale o di
potere. Malgrado la massificazione sia sempre esistita e sia stata
perseguita specialmente in campo politico, religioso e militare, non
si può dire che sia stata sempre criticata così come è avvenuto in
seguito alla nascita dei totalitarismi nel Novecento.
Kierkegaard rappresenta il massimo precursore dell’esistenzialismo.
Nasce a Copenaghen nel 1813, figlio di un ricco commerciante e di
una cameriera, visse la sua infanzia in maniera molto infelice,
segnata dalla morte di cinque fratelli e da un’educazione
particolarmente legata alla fede cristiana, in particolare nel forte
senso del peccato (cose che segnarono in maniera evidente la sua
filosofia). Muore a Copenaghen a soli 42 anni l’11 novembre 1855.
Kierkegaard si oppone alla filosofia di Hegel, secondo la quale
l’esistenza dell’uomo è parte integrante dell’essenza. Per
Kierkegaard l’esistenza è al di fuori dell’essenza: l’esistenza è
concreta, l’essenza è universale. L’esistenza quindi non compete alle
essenze universali, ma al Singolo, all’Individualità. Quindi la
filosofia di Hegel viene criticata non nelle fondamenta ma nel fatto
che vuole parlare dell’assoluto ma non si occupa dell’esistenza
umana, non coglie l’esistenza del singolo. Quindi l’attacco di
Kierkegaard è di natura retorica nel senso che non vale nemmeno la
pena di criticare il sistema dalle radici, ma non interessa l’intero
sistema perché non serve a nulla per comprendere l’esistenza. Il
singolo è sempre e comunque fuori del sistema; è per questo che il
sistema di Hegel non gli interessa minimamente perché per lui la
filosofia è una sorta di autobiografia religiosa cioè si occupa del
singolo e poi del suo rapporto con dio. Per Kierkegaard l’esistenza
può essere suddivisa in tre stati, si parla di “tripartizione
dell’esistenza”: stadio estetico, stadio etico e stadio religioso. Questa
teoria viene ripresa dai tre ordini di Pascal (teologo francese): la
materia (estetica), lo spirito (etica), la carità (religiosa). Il passaggio
da uno stadio all’altro non è obbligatorio, ma è una scelta del
Singolo. Stadio Estetico: l’esempio di esistenza estetica per
Kierkegaard è Don Giovanni di Mozart (un tipico seduttore).
L’esteta crede unicamente nei valori della bellezza e del piacere,
rifiutando i valori etici. Don Giovanni è una forza della natura, può
essere espresso soltanto con la musica perché è la perfetta
incarnazione dell’erotico e l’erotico può essere espresso solo dalla
musica. Questa ribellione a Dio nel senso della carne è espressa con
la musica. Per questo è un’opera classica. Ma l’esteta, con questi
pochi valori, giunge nella noia, la quale lo porta alla disperazione
(elemento essenziale nella filosofia di Kierkegaard), avvertendo così
il vuoto della propria esistenza e il conseguente bisogno del
passaggio allo stadio etico. l’uomo giunge alla vita etica, dominata
dalla responsabilità. La figura che incarna la vita etica è il marito. La
donna non è più vista come l’oggetto del piacere, ma come moglie e
madre. Neppure lo stadio etico è però pienamente soddisfacente;
esso è minacciato dal conformismo. E così ad esempio i matrimoni
tendono a durare anche senza amore, soltanto per abitudine.
Nell’animo dell’uomo inizia ad affiorare un oscuro senso di colpa. In
Kierkegaard emerge la convinzione che il fine ultimo dell’uomo
consista nella realizzazione della vita religiosa. Il passaggio dallo
stadio etico a quello religioso viene definito il salto della fede; in
questo modo, l’uomo raggiunge la piena felicità. Il simbolo della vita
religiosa è Abramo che, vissuto sempre nel rispetto delle leggi
morali, un giorno riceve da Dio l’ordine di uccidere il suo amato
figlio Isacco. Obbedire o non obbedire al comando di Dio? Abramo
non ha via di scampo, deve scegliere. Egli fa il salto della fede,
scegliendo Dio. La fede è paradosso, perché è contraria all’opinione
degli uomini e del mondo. Questo richiede una scelta di carattere
individuale. La fede è un rapporto individuale tra l’uomo e Dio. Solo
la fede è l’unico antidoto alla disperazione. La disperazione riguarda
il rapporto dell’uomo con se stesso, a differenza dell’angoscia che
invece riguarda il rapporto dell’uomo con il mondo. Secondo
Kierkegaard, si è disperati in un duplice senso: quando non ci
accettiamo per quello che siamo e quando ci riteniamo autonomi e
indipendenti, perché in questo modo si nega di appartenere a Dio e
se neghiamo Dio, neghiamo anche noi stessi. La fede, dunque,
rappresenta l’unica via che può salvarci dalla disperazione.

Pirandello, unico autore italiano del 1900 con fama mondiale, dal
suo nome deriva aggettivo “pirandelliano”, cioè paradossale, nasce
ad Agrigento nel 1867 ed influirono sulla sua formazione l’ambiente
siciliano di provenienza, l’ambiente tedesco e quello romano,
ognuno dei quali influì profondamente sull’autore stesso. Fu il
primo a farsi portavoce in Italia delle avanguardie europee:
relativismo, ironia, umorismo, gusto per il paradosso, crisi delle
ideologie, allegoria. Pirandello giunse a queste avanguardie
partendo dalla crisi del decadentismo fino a diventare un esponente
dell’espressionismo. Si possono individuare cinque periodi
fondamentali nella vita del poeta: il periodo della “formazione” fin
al 1892, anno nel quale decide di dedicare la propria vita alla
letteratura. Dal 1892 al 1903 vi è il periodo della “coscienza” della
crisi nel quale Pirandello inizia ad occuparsi di tematiche
relativistiche. Il terzo periodo va dal 1904 al 1915 ed è chiamato
della “narrativa umoristica” (il fu Mattia Pascal) Pirandello quindi
rifiuta il criterio della verità oggettiva pretesa dalla scienza quindi
dal positivismo, mentre del romanticismo mette in dubbio il
primato della verità soggettiva. Quindi Pirandello mette in
discussione lo stesso concetto di verità. E da qui nasce il relativismo
che trova espressione nell’umorismo. Dal 1916 al 1925 vi è la fase del
“teatro umoristico” ed è in questo periodo che egli acquisisce fama
internazionale. Ultima fase è il “surrealismo”, tra il 1926 e il 1936.
Sigmun Freud ebbe una concezione dell’essenza di ogni persona
molto simile a quella di Pirandello, però espressa in diversa forma.
Freud parla dell’inconscio e di come è impossibile conoscere
interamente l’essenza di ogni persona, si possono conoscere solo
piccole pulsazioni o espressioni di questo nella nostra vita. La
concezione dell’essenza dell’uomo che presenta Pirandello non è
così lontana da Freud. Luigi Pirandello introduce una teoria a cui si
fa riferimento come la “Teoria delle maschere”, che spiega
attraverso la metafora della maschera come l’uomo si trova nascosto
dietro di una “maschera” imposta a noi dalla società, dai valori
imposti da questa e dalla nostra famiglia. Questa maschera, così
come la “maschera che ricopre l’inconscio”, non può essere tolta
dall’uomo, e l’uomo non potrà allora conoscere la vera e propria
essenza, la propria personalità. Questa teoria si presenta, per
esempio, nella sua opera “Uno, nessuno e centomila” dal titolo
stesso: Uno: perché una è la personalità che l’uomo pensa di avere;
Centomila: perché l’uomo nasconde dietro la maschera tante
personalità quante sono le persone che lo giudicano; Nessuno:
perché, in realtà, l’uomo non ne possiede nessuna. In quest’opera si
racconta la storia di Vitangelo Moscada, che si svegliò un mattino e
la moglie gli disse di avere il naso storto. Questo si vide allo specchio
e si rese conto che in realtà non conosceva niente di lui stesso. Il
protagonista, dopo guardarsi allo specchio minuziosamente e
scoprire i suoi difetti cominciò a domandare a tutti come vedevano
il suo naso, credeva che tutti lo guardavano solo per questo e
cominciò anche a divulgare i difetti degli altri. Così, creo una grande
crisi di identità fra tutte le persone del popolo, che credevano di
conoscere se stessi ma in realtà non conoscevano i propri defetti. La
maschera non è altro che una mistificazione pirandelliana, simbolo
alienante, indice della spersonalizzazione e della frantumazione
dell'io in identità molteplici, e una forma di adattamento in
relazione al contesto e alla situazione sociale in cui si produce un
determinato evento. Nel momento in cui un individuo diventa
personaggio ha due possibilità: adeguarsi alla forma in cui è stato
identificato rivelando la propria ipocrisia; oppure può vivere in
maniera consapevole ed autoironica la scissione tra forma e vita.
Nel primo caso l’individuo si identifica nella sua maschera. Nel
secondo caso l’individuo diventa una “maschera nuda” in quanto è
impotente di risolvere la scissione tra forma e vita, pur essendone
consapevole. In questo secondo caso quindi subentra la riflessione
che distanzia il soggetto da ciò che compie. L’uomo così più che
vivere si guarda vivere, come se fosse all’esterno. Proprio il
guardarsi vivere, cioè estraniarsi dalla realtà, è la caratteristica della
maschera nuda. Chi si guarda vivere si pone fuori dalla vita
compatendo sé stesso e gli altri. Il sapersi osservare dall’esterno e
ironizzarci è il segno distintivo dell’umorismo che lo distingue dalla
comicità. Nel comico non vi è momento di riflessione. Il comico
avverte che una situazione è il contrario di come noi pensiamo
dovrebbe essere. L’umorismo invece non è l’avvertimento, ma il
sentimento del contrario, nasce quindi dalla riflessione e non sfocia
nell’ilarità comica, ma nella pietà.

Tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 cominciarono a delinearsi


nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti, i caratteri della moderna
"società di massa". La società di massa nacque grazie alla diffusione
dell'industrializzazione e di conseguenza dell'urbanizzazione. La
maggioranza della popolazione viveva ormai nei centri urbani ed era
inserita nel circolo dell'economia di mercato: così i rapporti sociali
si fecero più intensi e si basarono sulle grandi Istituzioni nazionali
(apparati statali, partiti e organizzazioni di massa).
Gli anni 1896-1913 furono per i partiti industrializzati un periodo di
intensa economia e di aumento del reddito pro-capite che favorì
l'ampliamento del mercato. Le dimensioni di massa assunte dalla
domanda stimolarono la produzione in serie e la diffusione di
processi di meccanizzazione e razionalizzazione (catena di
montaggio e taylorismo) la catena di montaggio fu introdotta nel
1913 nelle officine automobilistiche Ford di Detroit; essa consentiva
di ridurre i tempi di lavoro, frammentando il processo produttivo in
una serie di piccole operazioni affidate ciascuna a un singolo
operaio, rendeva il lavoro spersonalizzato e ripetitivo, dovuto anche
all'introduzione delle macchine. La tecnica del taylorismo si basava
sullo studio sistematico del lavoro in fabbrica e sulla fissazione di
regole e ritmi lavorativi, eliminando pause e sprechi di tempo.
Nella classe operaia si accentuò la distinzione fra manodopera
generica e lavoratori qualificati, fra il grosso del proletariato e le
“aristocrazie operaie”. Contemporaneamente, l'espansione del
settore terziario faceva aumentare la consistenza di un ceto urbano
che andava sempre più distinguendosi dagli strati superiori della
borghesia: si allargò la categoria dei dipendenti pubblici e si
moltiplicò la massa degli addetti al settore privato che svolgevano
mansioni non manuali, i "colletti bianchi"; essi si distinguevano dai
"colletti blu" delle tute degli operai. Dal punto di vista della cultura,
della mentalità, dei comportamenti sociali, la distinzione tra piccola
borghesia e proletariato era netta: nella scala dei redditi, i ceti
impiegatizi si avvicinavano agli strati “privilegiati” della classe
operaia; i ceti medi rifiutavano ogni identificazione con le classi
lavoratrici, puntavano sul merito individuale per progredire nella
scala sociale; agli ideali tipici della tradizione operaia (solidarietà,
internazionalismo, spirito di classe) contrapponevano i valori storici
della borghesia (individualismo, patriottismo, il risparmio).
A partire dagli anni Settanta del 1800 tutti i governi d'Europa si
impegnarono per rendere l'istruzione elementare obbligatoria e
gratuita, per sviluppare quella media e superiore e per portare
l'insegnamento sotto il controllo pubblico. Il ruolo fondamentale
della scuola era quello di plasmare i lineamenti della nuova società.
Il processo di laicizzazione e di statalizzazione del sistema scolastico
ebbe tempi, forme e risultati diversi a seconda dei Paesi. In generale
lo sviluppo della scuola statale fu più rapido in quegli Stati in cui
esisteva già da tempo un'alfabetizzazione diffusa (Francia e
Germania), più lento dove le condizioni di partenza erano più
sfavorevoli dal punto di vista sociale ed economico (Paesi
mediterranei e Europa orientale). L'effetto più immediato fu un
aumento generalizzato della frequenza scolastica che, a sua volta,
determinò una diminuzione del tasso di analfabetismo.
Strettamente legato ai progressi dell'istruzione fu l'incremento dei
lettori e delle tirature dei giornali (stampa quotidiana e periodica).
La diffusione dei giornali fu a sua volta favorita dai progressi
tecnologici (diffusioni delle rotaie e del telefono).
Un contributo notevole allo sviluppo della società di massa venne
anche dalle riforme degli ordinamenti militari, fondate sul principio
del servizio militare obbligatorio per la popolazione maschile.
All'attuazione di questo principio si opponevano però ostacoli di
carattere economico, in quanto non c'erano fondi per mantenere,
armare e addestrare le reclute, e politico. Alcuni potenti fattori
tuttavia spingevano però per la trasformazione degli eserciti: senza
la disponibilità di grandi masse non era possibile avere un esercito
in grado di assolvere quella funzione deterrente che ne faceva uno
strumento indispensabile anche in tempo di pace; lo sviluppo
tecnologico e industriale consentivano la produzione in serie di
armi, munizioni e equipaggiamenti, lo sviluppo delle ferrovie
favoriva gli spostamenti rapidi.
In Europa il cammino verso la società di massa si accompagnò alla
tendenza costante verso una più larga partecipazione alla vita
politica. Il segno più evidente di questa tendenza fu l'estensione del
diritto di voto: tra il 1890 e il 1915, in quasi tutti i Paesi dell'Europa
occidentale furono approvate leggi che allargavano il corpo
elettorale fino a comprendervi la totalità o la stragrande
maggioranza dei cittadini maschi maggiorenni (suffragio universale
maschile: Italia 1912, Francia, Germania, Spagna e Svizzera 1890,
Inghilterra e Olanda dopo la Prima guerra mondiale). Con questo
allargamento del diritto di voto si affermarono i partiti di massa
(basati sull'inquadramento di grandi strati della popolazione
attraverso una struttura permanente, articolata in organizzazioni
locali, cioè sezioni e federazioni, e facente capo a un unico ceto
dirigente) e le Confederazioni sindacali nazionali, che
trasformarono profondamente le forme della lotta politica e sociale.
Il sindacalismo operaio fino al 1800 era presente solo in Gran
Bretagna con le Trade Unions, mentre in Italia nacque nel 1906 con
il nome di Confederazione Generale del Lavoro. A ciò si susseguì la
questione femminile; l’emancipazione della donna si affermò
inizialmente solo in Gran Bretagna grazie al movimento
propagandistico diffuso dalle “suffragette”, che concentrava la
propria attività nell’agitazione per il diritto al suffragio.
Grazie anche alla pressione delle organizzazioni sindacali, furono
introdotte nei maggiori Stati europei forme di legislazione sociale.
Furono istituiti sistemi di assicurazione contro gli infortuni e di
previdenza per la vecchiaia e anche sussidi per i disoccupati. Si
cercò di impedire il lavoro ai bambini in età scolare. Furono
introdotte limitazioni agli orari giornalieri degli operai e il diritto al
riposo settimanale. All'azione dei governi si affiancò quella delle
amministrazioni locali, soprattutto nei grandi centri urbani. Per
sopperire all'aumento delle spese, i governi centrali e le
amministrazioni locali dovettero ricorrere a nuove forme di
imposizione fiscale per accrescere le entrate: la tendenza sostenuta
dalle forze politiche più avanzate fu quella di aumentare il peso delle
imposte dirette a scapito di quelle indirette.
Alla fine del 1800 sorsero, nei principali Paesi europei, partiti
socialisti che si ispiravano per lo più al modello della
socialdemocrazia tedesca, nata nel 1875. Questi partiti portavano
avanti l'ideologia marxista che si affermò con difficoltà nei Paesi in
cui il movimento operaio aveva una più antica e autonoma
tradizione, ne sono esempi la Francia, dove il partito si scisse, e
l'Inghilterra, dove il marxismo non si affermò mai. In Inghilterra
invece furono gli stessi dirigenti dei sindacati a creare una
formazione politica con l'intento di rappresentare tutto il
movimento operaio, così nel 1906, nacque il Partito Laburista. I
partiti operai europei si proponevano il superamento del sistema
capitalistico, si ispiravano a ideali internazionalisti e pacifisti,
tendevano a crearsi una base di massa tra i lavoratori e facevano
capo alla Seconda Internazionale, fondata nel 1889.
Essa fu più che altro una Federazione di partiti nazionali autonomi e
sovrani, svolse una funzione di coordinamento, si occupava dei
problemi di interesse comune, come lo sciopero generale, la lotta
contro la guerra. Negli anni della Seconda Internazionale il
marxismo divenne la dottrina ufficiale del movimento operaio. Col
passare del tempo però presero corpo due diverse tendenze: da un
lato la valorizzazione dell'aspetto democratico-riformistico
dell'azione socialista, dall'altro il tentativo di recuperare l'originaria
impostazione rivoluzionaria del marxismo. Eduard Bernstein
optava per un revisione della teoria marxista, quindi la società
socialista sarebbe nata da una trasformazione graduale grazie al
lavoro quotidiano delle organizzazioni operaie e del movimento
sindacale. Karl Lienknecht e Rosa Luxemburg, esponenti di estrema
sinistra, non solo criticavano il revisionismo, ma contestavano
anche la politica centrista dei dirigenti socialdemocratici,
accusandoli di mascherare una pratica riformista e legalitaria dietro
ad un'apparente fedeltà agli ideali rivoluzionari. Dissidenze del tutto
particolari furono quelle che si svilupparono nella socialdemocrazia
russa (Lenin) e nel movimento sindacale francese (Sorel). Nikolaj
Lenin invece al modello organizzativo della socialdemocrazia
contrapponeva il progetto di un partito votato alla lotta, formato da
militanti scelti e guidati da “rivoluzionari di professione”. Così nel
1903 in un congresso tenutosi a Londra, il partito si spaccò in due
correnti: quella bolscevica (maggioritaria) guidata da Lenin e quella
menscevica (minoritaria) guidata da Julij Martov. In Francia invece
ci fu un'altra dissidenza di sinistra, con la formazione del
sindacalismo rivoluzionario, con Georges Sorel, che esaltò la
funzione liberatoria della violenza proletaria e insistette
sull'importanza dello sciopero generale come mito di trascinare gli
operai alla lotta.
Alla fine del 1800 il nazionalismo finì spesso col legarsi alla lotta
contro il socialismo e alla difesa dell'ordine sociale esistente,
collegandosi spesso anche alle teorie razziste allora in voga. In Gran
Bretagna il consenso alla causa imperiale non assunse contenuti
polemici nei confronti delle Istituzioni liberali, mentre in Francia il
vessillo del nazionalismo fu innalzato in polemica con la classe
dirigente repubblicana sia dai nostalgici del militarismo
bonapartista sia dai gruppi reazionari e antisemiti. Una forte
componente antiebraica fu presente anche nei movimenti dei Paesi
di lingua tedesca, nei quali l'antisemitismo si appoggiava su
presupposti razzisti. In Germania si svilupparono i movimenti
pangermanisti, mentre in Russia e nei Paesi dell'Europa orientale
quelli panslavisti: entrambi si basavano su ideologie tradizionaliste
e largamente intrise di razzismo. Una reazione all'antisemitismo fu
la nascita del sionismo che si proponeva di restituire un'identità
nazionale alle popolazioni israelite sparse per il mondo e di
promuovere la costituzione di uno Stato ebraico in Palestina.

La Clonazione è il processo che porta alla formazione di una o più


copie geneticamente identiche di una cellula o di un intero
organismo. Gli individui identici risultanti da un processo di
clonazione sono detti cloni. In natura, si ottengono individui
identici attraverso i processi di riproduzione, comuni soprattutto
nei procarioti, nei protisti, nel regno vegetale e nei gruppi animali
meno evoluti; in tal senso, si può parlare di clonazione anche in
natura. La comune accezione di questo termine è però più
circoscritta, e comprende le tecniche operate dall'uomo nell'ambito
della biologia molecolare e dell'ingegneria genetica, per produrre
cloni in laboratorio. Nel caso della clonazione genetica, gli elementi
clonati sono in genere porzioni di DNA, ossia frammenti del
patrimonio genetico di un organismo che devono essere riprodotti
in gran numero per potere essere più facilmente studiati. L'idea di
base della clonazione genetica è quella di inserire il frammento
genetico all'interno di cellule batteriche o di lievito che, replicandosi
rapidamente in gran numero, permettono di conseguenza di
ottenere molte copie del frammento stesso. Ciò si ottiene inserendo
il frammento di DNA in un vettore, ossia in un agente, di solito un
virus batteriofago, che a sua volta inocula il suo patrimonio genetico
nella cellula ospite (il batterio o il lievito). In genere, i frammenti di
DNA prima di essere inoculati nei vettori vengono suddivisi
mediante specifici enzimi, detti enzimi di restrizione, che agiscono
tagliando il filamento di acido nucleico ciascuno in un punto
specifico (precisamente, in corrispondenza di una determinata
sequenza di basi azotate). Ciascuna porzione di DNA viene dunque
introdotta, mediante i vettori, in un diverso microrganismo ospite.
L'insieme di tutti i frammenti di materiale genetico introdotti
nell'ospite viene detta libreria genica. Attualmente, la procedura
della clonazione genetica tende a essere sostituita da quella, assai
più rapida, della reazione a catena della polimerasi, con la quale è
possibile ottenere un gran numero di copie del frammento di DNA
in esame, senza l'impiego di vettori o cellule ospiti. Le applicazioni
della clonazione genetica sono molteplici; la moltiplicazione di un
frammento di DNA può avere scopo prettamente scientifico, e
permette ad esempio lo studio delle caratteristiche biochimiche del
gene stesso (composizione delle basi azotate, peso molecolare,
localizzazione cromosomica e così via). Per compiere tali studi,
infatti, è spesso necessario impiegare diverse strumentazioni e
quindi occorre disporre di molti campioni del gene in esame. La
ricerca può avere scopi applicativi ed essere mirata, ad esempio, a
valutare la presenza di mutazioni che rendono il gene causa di una
determinata malattia: in tal senso, la clonazione diventa uno
strumento per la comprensione del ruolo di un gene all'interno
dell'organismo. L'inserimento dei geni all'interno di batteri
permette anche la produzione di sostanze come l'insulina,
l'interferone, il fattore VIII della coagulazione del sangue o l'ormone
della crescita, che trovano applicazione terapeutica. Una recente
applicazione della clonazione genica è quella della terapia genica
che, attualmente in fase di sperimentazione, potrebbe costituire il
trattamento definitivo per la cura di malattie genetiche come il
diabete mellito o la talassemia. “Clonazione di organismi”:
Organismi pluricellulari clonati sono stati ottenuti a partire da una
cellula uovo privata del nucleo in cui è stato inserito il nucleo di una
cellula somatica (cioè, una cellula non riproduttiva) di un individuo
appartenente alla stessa specie.
Il Clonaggio, con riferimento a frammenti di DNA, è un insieme di
metodi sperimentali nella biologia molecolare che descrive
l'assemblaggio di molecole ricombinanti e, dunque, una serie di
tecniche con le quali è possibile ottenere più copie di una
determinata sequenza nucleotidica, non necessariamente di natura
genica. L'uso del termine clonaggio si riferisce al fatto che il metodo
includa la replicazione di una molecola per produrre una colonia di
cellule con le stesse molecole di DNA. Esistono essenzialmente due
tecnologie di clonaggio: la prima, anche in ordine temporale (risale
agli anni settanta), utilizza per il clonaggio del DNA gli enzimi di
restrizione e vettori di clonaggio. Il frammento d'interesse deve
essere isolato con enzimi di restrizione e quindi inserito in un
vettore (tipicamente un plasmide) mediante reazione di ligasi. Il
vettore così ottenuto viene inserito nella cellula ospite, che viene
coltivata in terreni selettivi. Un secondo tipo di clonaggio, oggi
ampiamente più usato e che ha rivoluzionato la biologia molecolare,
è divenuto possibile nel 1985 con la messa a punto della reazione a
catena della polimerasi o PCR. In breve, questa tecnica sfrutta la
reazione catalizzata in vivo dall'enzima DNA polimerasi, durante la
duplicazione semiconservativa del DNA, per realizzare clonaggi in
vitro di qualsiasi frammento, di opportuna lunghezza, localizzato tra
due brevi sequenze nucleotidiche dette primers.
Gli enzimi di restrizione sono enzimi prodotti dalle cellule
batteriche, che tagliano la molecola di DNA. Ogni enzima taglia in
corrispondenza del suo specifico sito di restrizione. Solitamente i
tagli vengono effettuati obliquamente, cioè lasciando delle basi non
appaiate. Questi enzimi nei batteri svolgono una funzione protettiva
contro l'infezione di virus: quando il materiale genetico virale viene
iniettato nella cellula, gli enzimi di restrizione lo tagliano. Per
evitare però che gli enzimi taglino il DNA batterico dove non
dovrebbe, avviene un processo chiamato metilazione a carico della
metilasi che consiste nell'aggiunta di un gruppo metile ai siti di
restrizione del DNA batterico. In questo modo gli enzimi di
restrizione non tagliano il DNA batterico.
I plasmidi sono elementi genetici extracromosomici che si replicano
autonomamente in cellule batteriche. Normalmente i plasmidi
hanno DNA circolare a doppio filamento, anche se esistono dei
plasmidi con DNA lineare. All'interno delle cellule di E. coli il DNA
plasmidico si trova in una forma caratteristica, in cui il DNA
circolare a doppio filamento condensa nello spazio intorno all'asse
della doppia elica. Tale struttura viene chiamata “struttura
superavvolta” ed è quella presente in natura.
I plasmidi utilizzati come vettori di clonaggio sono dei derivati di
plasmidi naturali, specializzati per rispondere a ben precisi
requisiti: contengono una sequenza, denominata sequenza ori (da
origine), che funziona come origine di replicazione del DNA
plasmidico nelle cellule batteriche ospiti e che permette, quindi, ai
plasmidi di replicarsi come elementi extracromosomici. I plasmidi
contengono almeno un marcatore selettivo che permette di
distinguere le cellule ospiti che contengono il plasmide da quelle che
non lo contengono; ad esempio marcatori selettivi, normalmente si
utilizzano come marcatori selettivi geni che conferiscono la
resistenza agli antibiotici. Inoltre contengono un buon vettore di
clonaggio deve contenere una zona dove è possibile “inserire” il
DNA esogeno da clonare. Questa zona, che è chiamata polylinker, o
zona di clonaggio multiplo, è costituita da un tratto di DNA che
contiene delle sequenze, dette siti di restrizione, che sono
riconosciute come siti di taglio da parte di enzimi di restrizione. Il
processo del clonaggio richiede 4 fasi: isolamento di una sequenza
di DNA, inserimento della sequenza in una cellula ospite,
moltiplicazione delle cellule riceventi e selezione delle cellule.
ISOLAMENTO: Il clonaggio può essere effettuato su una sequenza
di DNA del genoma o su una copia a DNA di un RNA messaggero
(mRNA). Nel primo caso si possono prelevare anche sequenze non
codificanti, mentre nel secondo si può isolare solo la sequenza
espressa di un gene, metodo preferito nelle biotecnologie. Nel caso
in cui si scelga una molecola di mRNA, per poterlo inserire nel
genoma si utilizza un enzima, chiamato trascrittasi inversa, che
permette di convertirlo nuovamente in DNA. La copia di una
sequenza di mRNA è detta DNA complementare (cDNA), l'insieme
di questi è chiamata libreria di cDNA. L'isolamento della sequenza
di mRNA interessata avviene grazie alla sua caratteristica di avere
una coda di poli-A all'estremità 3', formata da adenosina, l'RNA
viene immerso in una resina contenente catene di poli-T che si
legano alle code poli-A, il restante mRNA viene poi raccolto nella
sua forma pura. INSERIMENTO: Per inserire le molecole
selezionate di cDNA si utilizzano i vettori plasmidici. Per inserire
nel vettore la sequenza scelta è necessario tagliare una sequenza di
DNA plasmidico e sostituirla con quella selezionata. A questo punto
bisogna utilizzare particolari enzimi batterici, endonucleasi di
restrizione, capaci di legarsi a determinate sequenze di DNA e
tagliare la doppia elica negli appositi siti di taglio, per preparare il
cDNA e il vettore all'inserimento. L'inserimento vero e proprio
avviene attraverso le DNA ligasi, enzimi che ripristinano il legame
fosfodiesterico tra i nucleotidi, saldando due frammenti di DNA
distinti. MOLTIPLICAZIONE: I DNA ricombinanti contenenti
cDNA vengono inseriti nelle cellule batteriche ospiti. I vettori
contengono anche un plasmide di resistenza a una particolare
sostanza; solo alcuni batteri, quelli che contengono il fattore di
resistenza all'antibiotico in cui vengono fatti riprodurre,
sopravvivono. Questi possiedono tutte le sequenze di cDNA. Ogni
singola cellula originerà un clone di un singolo cDNA. L'insieme dei
cloni è la biblioteca di DNA. SELEZIONE: Per capire in quali batteri
è effettivamente presente la sequenza di cDNA si usa il metodo di
Southern Blotting. Questo procedimento è composto da tre fasi:
Elettroforesi sul gel di agarosio: i cDNA digeriti vengono inseriti in
pozzetti formatosi dalla solidificazione di una miscela contenente
agarosio. Applicando un campo elettrico, il DNA (carico
negativamente) si sposta verso il polo positivo e le molecole si
separano in base al peso molecolare. ll vettore più pesante andrà più
lentamente del cDNA (più leggero). Trasferimento: la doppia elica
del DNA viene aperta e viene appoggiato a una membrana di
nitrocellulosa. Ibridazione: viene preparata in laboratorio una
molecola di DNA complementare alla sequenza che contiene una
molecola di fosforo radioattivo (32P), facilmente riconoscibile dalla
fosforescenza. Il cDNA di interesse si lega spontaneamente alla
molecola complementare, così da essere riconosciuto.
Sulla vita e sull’opera di Petronio esistono molte ombre e molte
questioni ancora non risolte definitivamente. Nessun autore antico
ci dice chi sia questo Petronius Arbiter, autore, secondo la
tradizione manoscritta, del Satyricon. Sicuramente possiamo
affermare che l’autore del Satyricon visse nell’epoca neroniana: a
confermarlo è l’opera stessa nella quale la cultura e gli interessi
dell’autore, lo stile e il contenuto dell’opera, la società rappresentata
rimandano all’età di Nerone. Il profilo di Petronio sembra inoltre
ricondurre al noto ritratto che di un Gaio Petronio, proconsole in
Bitinia e console, durante il regno di Nerone, ci ha fornito Tacito
negli Annali (16 18-19). Considerato da Nerone il giudice per
eccellenza dello chic e della raffinatezza, per questo definito
elegantiae arbiter, cadde in disgrazia presso l’imperatore quando
venne accusato di tradimento da Tigellino, prefetto del pretorio:
costretto al suicidio, la sua morte fu singolare almeno quanto era
stata la sua vita. Trascorse, infatti,le sue ultime ore dedicandosi alla
lettura di poesie leggere, e nel suo testamento, anziché scrivere
parole di adulazione per Nerone, annotò accuratamente le infamie
del principe, e ogni sua strana turpitudine sessuale. Rispetto al
panorama culturale del tempo Petronio può essere visto come uno
scrittore ribelle e anticonformista, ma questo non deve farne un
rivoluzionario anche nella sua concezione del mondo e dei suoi
rapporti sociali. Egli infatti rimane il portavoce di una morale
sostanzialmente aristocratica e passatista, anzi, prospetta sempre
una fuga nel buon tempo antico. Petronio, scrittore latino dell’epoca
neroniana, è l’autore del Satyricon. Il romanzo (anti-romanzo, in
quanto la storia narrata si svolge sulle linee del romanzo classico ma
con risvolti che sono in antitesi con esso) è stato definito anche
come satira menippea in quanto è un misto di prosa e poesia
(prosimetro). Il romanzo tratta le vicende del giovane Encolpio e del
perverso Ascilto, e oggetto delle loro tresche amorose è il furbastro
efebo Gitone. La storia può esser suddivisa in sequenze. Nella prima
sequenza Encolpio discute con Agamennone della crisi dell’oratoria
e la colpa viene individuata nella scuola di retorica. Nella seconda
sequenza vi è la corsa per tutta la città (Pozzuoli o Napoli) di
Encolpio e del nuovo amico Ascilto, che si è unito alla coppia
Encolpio-Gitone. Nella terza sequenza i tre sono raggiunti da
Quartilla, sacerdotessa di Priapo (dio della sessualità) e, accusati di
aver violato la cerimonia del dio, sono obbligati a partecipare ad
un’estenuante orgia sessuale. La quarta sequenza è la più
importante, quella in cui si svolge l’episodio della cena di
Trimalcione. I tre vengono invitati da Agamennone alla cena di
Trimalcione, un liberto, ex-schiavo arricchito, vanitoso, che ostenta
in modo volgare la sua ricchezza. Ai convitati vengono offerte
pietanze molto stravaganti che da un lato stupiscono gli invitati,
dall’altro ingenerano in Encolpio un senso di disgusto. In seguito
durante la cena Trimalcione si lascia spesso sorprendere e intristire
dal pensiero della morte, tanto da simulare la propria, e i tre
approfittano del frastuono e fuggono. Nella quinta sequenza vi è
l’incontro con un poetastro, Eumolpo, il quale è intento a spiegare
l’avvenimento della caduta di Troia ai presenti, che infastiditi lo
prendono a sassate. Nella sesta e nella settima sequenza Ascilto
scompare dal terzetto e il suo posto è preso da Eumolpo. I tre si
imbarcano sulla nave di Lica, dove scoprono di avere dei nemici,
Encolpio e Gitone si mascherano da schiavi ma, scoperti, fanno
nascere una zuffa furibonda. Nella ottava sequenza vi è il naufragio
della nave e i tre naufraghi si ritrovano a Crotone, dove scoprono
che in quella città è ordinaria occupazione andare in cerca delle
eredità dei vecchi senza figli. Allora Eumolpo si finge un vecchio
senza prole e i suoi amici fingono di essere suoi schiavi così da
scroccare diversi pranzi. Nell’ultima sequenza una ricchissima
donna di nome Circe s’innamora di Encolpio, che l’avrebbe sedotta
se Priapo non l’avesse reso impotente. Infine Eumolpo fa
testamento, chiedendo ai suoi eredi che dopo la sua morte il suo
corpo sia fatto a pezzi e mangiato da loro.
Tutto il testo è dominato da un atteggiamento di raffinato distacco,
da una frustante, incisiva ironia: l’opera è in effetti uno
straordinario reportage in forma di satira sulla decadente Roma
neroniana. In questa opera Petronio ci offre, oltre ad una
descrizione realista di quell’epoca, anche la descrizione di una
situazione storicamente data. da un lato l’aristocrazia, un ceto che si
avviava al tramonto irreversibile e, dall'altro, una classe che oggi
potremmo definire di “parvenue”, che a livello economico domina la
scena politica e mondana della Roma tardo-neroniana. Petronio
affronta anche il tema della decadenza della retorica, quando per
bocca di Agamennone polemizza contro i declamatori. Altro tema
trattato è la ‘morte’, che si riscontra nell’episodio della cena di
Trimalcione. Si trattava, molto probabilmente, di un vizio
dell’animo, tipico dell’età neroniana, nel momento in cui tutti
potevano costatare che la vita di un uomo era appesa ad un filo
sottilissimo, a volte addirittura al filo di un capriccio
dell’imperatore. L’ultimo tema trattato, quello della ricchezza e del
sesso, è presente in tutto il racconto e mette in evidenza una sorta di
pessimistica visione della vita e della realtà. L’attenzione non è
soltanto contenutistica, ma è anche iconografica in quanto il famoso
banchetto di Trimalcione risulta uno dei momenti filmici per
eccellenza. Note sono le scene del Satyricon di Pier Paolo Pasolini
ed anche le forti ispirazioni che ne trasse il grande Fellini. Il
messaggio dell’opera è tuttora ignoto per via dei pochi frammenti
che ci sono pervenuti. Tuttavia trova svariate interpretazioni: alcuni
affermano sia una divertita rappresentazione della società, con lo
scopo di denunciare il pericolo insito nelle trasformazioni del
costume e della mentalità; altri preferiscono sottolineare la
straordinaria libertà compositiva e la sua audacia sperimentale; altri
ancora affermano che in egli, come nell’opera, si attua un mondo
incoerente, contradditorio e inafferrabile, proteso solo a pulsioni
basse e materiali.

Nel periodo dello scoppio della prima guerra mondiale, vari artisti
che scappano dai paesi coinvolti, si ritrovano casualmente in
Svizzera a Zurigo che è l’unico paese che rimane neutrale; questo
incontro casuale darà vita al movimento artistico del dadaismo.
Questi artisti vogliono fondare un posto in cui poter parlare di arte e
fondano il “Cabaret Voltaire” il 5 febbraio 1916; il nome al cafè non è
scelto a caso, proprio questo filosofo sosteneva che la ragione
doveva prevalere sui pregiudizi. Tra gli artisti vanno ricordati:
Tristan Tzara (scrittore e poeta), Ugo Ball (filosofo e scrittore), Hans
Arp (scultore) e Marcel Janco (pittore). Questo movimento
interessa le arti visive, la letteratura, il teatro e la grafica. Inoltre il
movimento dadaista ha messo in dubbio, stravolto, la concezione
che si aveva delle cose. Propone il rifiuto della ragione e della logica
esaltando l’umorismo. Per fare ciò i quadri, specialmente quelli
famosi, venivano cambiati, aggiungendo particolari che rendevano
anche scene drammatiche o comunque serie, buffe. Gli artisti dada
si comportavano in modo irrispettoso, stravagante e inoltre erano
disgustati dalle usanze del passato. I dadaisti (ovvero quelli che
appoggiavano questo movimento) facevano anche delle attività che
includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni
di giornali sull’arte e sulla letteratura. I temi trattati nel dadaismo
spaziavano dall'arte alla politica. Dada nacque come protesta contro
il barbarismo derivante dalla Prima Guerra Mondiale ma in seguito
il movimento artistico del dadaismo si occupò più di ribellarsi alla
rigidità, agli schemi che c’erano nei vari campi dell’arte. Il
movimento dadaista ha influenzato stili artistici e movimenti che
nacquero in seguito. Come ad esempio il surrealismo, la pop art e il
gruppo neo dada Fluxus. Come dicevano i dadaisti stessi, il
Dadaismo era l’anti arte e si poneva come obiettivo rappresentare
tutto il contrario di quello che veniva rappresentato. Ci sono diverse
interpretazioni della parola “dada”. Per i russi è una doppia parola;
per i bambini francesi è un modo di chiamare il cavallo a dondolo;
per alcune regioni italiane è il dado. Ufficialmente viene considerata
una parola senza senso; forse i creatori di questo movimento
artistico chiamato dadaismo scelsero questo nome proprio per
indicare, ancora una volta, il rifiuto della razionalità tipico del
Dadaismo. Da questi atteggiamenti derivano quasi inevitabilmente
certi canoni: desacralizzazione dell’opera d’arte («L’arte non è una
cosa seria» dirà Tzara in un suo manifesto). I dadaisti mescolano
pittura, scultura, grafica, fotografia e sperimentano le infinite
possibilità estetiche offerte dai materiali e dalla loro combinazione.
È dal concatenarsi casuale di forme e oggetti che nasce l’opera
d’arte, un puro atto estetico, privo di valore economico e di qualsiasi
funzione pratica. Prevale una diversa concezione dell’artista e della
sua pratica. I ready-made di Duchamp, per esempio, ossia oggetti di
uso comune assumono lo status di opera d’arte per il solo fatto che
l’artista lo sceglie e lo colloca nello spazio dell’arte. Duchamp
rivoluziona l’arte con il ready-made, termine che significa
letteralmente ‘già fatto’, ‘già pronto”, ‘già realizzato’. Le sue opere
più celebri sono la “ruota di bicicletta”, la “fontana” e lo
“scolabottiglie”. Agli oggetti esposti sono apportate leggere
modifiche, come iscrizioni, titoli, ma, soprattutto, l’artista sigla
l’opera con la sua firma. Anche la firma stessa può avere valore
ironico, come in ‘Fontata’, in cui Duchamp usa lo pseudonimo R.
Mutt, che può essere usato in numerosi giochi di parole. Duchamp
individuò diverse tipologie di ready-made: ready-made rettificato,
che presuppone l’intervento dell’artista (come la ‘Ruota di bicicletta’
o la ‘Fontana’); object trouvés, in cui avviene un mutamento della
funzione normale dell’oggetto scelto (come in ‘Scolabottiglie’).
La “Ruota di Bicicletta” è il primo ready-made rettificato di
Duchamp, realizzato ancora nel 1913. Esso consiste in una ruota di
una bici montata al contrario su uno sgabello. L’opera ironizza sulle
sculture celebrative, dove in questo caso il fondamento è lo sgabello
e la “statua” in sé è sostituita da una ruota privata della sua normale
funzione. Lo spettatore ha la possibilità di far girare la ruota e ciò
toglie a questa “scultura” ogni tipo di sacralità tipica delle sculture
classiche celebrative. Può essere definito quindi come un ‘anti-
monumento’.
Lo “Scolabottiglie” è un ready-made di Marcel Duchamp, realizzato
nel 1914. L’opera d’arte è uno scolabottiglie acquistato da un vinaio
e portato così come era in una sede espositiva. L’aspetto
iconografico di questa opera è irrilevante, infatti l’oggetto in
questione non vuole rappresentare niente ed è semplicemente uno
scolabottiglie che ha cambiato destinazione. L’oggetto così esposto
sta a significare però una provocazione e una critica verso la società
industrializzata, in cui l’uomo è visto solo come forza-lavoro.
“Fontana” è un ready-made esposto da Duchamp, con lo
pseudonimo di R. Mutt. La fontana in questione è un orinatoio
rovesciato, di quelli che si trovano nei bagni pubblici. L’ironia
dell’opera è accentuata anche dal fatto che l’artista apponga la sua
firma e la data di realizzazione in basso a sinistra sull’orinatoio. In
quest’opera si capisce quale è il senso dell’arte per Duchamp: arte
non è più fare, quindi mostra un’abilità prettamente tecnica, ma
scegliere, ossia utilizzare l’intelletto. Chiunque, quindi, può essere
artista e tutto può diventare arte, basta riuscire a sottrarsi agli
schemi imposti dalla società borghese. L’originale della Fontana è
andato disperso, poiché nel corso di un trasloco venne scambiato
per quello che inizialmente era (ossia un orinatoio) e giustamente
buttato via. Per alcuni collezionisti l’orinatoio è visto anche come un
grembo materno, anche perché la stessa parola R. Mutt ricorda il
tedesco ‘mutter’, madre.
Il "Grande Vetro" rappresenta il capolavoro di Duchamp,una
finestra che apre una prospettiva a perdita d’occhio, è costituito da
due lastre di vetro verticali issate l’una sull’altra. È una immagine
realizzata su vetro con olii, vernici, lamina e filo di piombo, argento,
polvere, acciaio, attraversata orizzontalmente al centro da una
sbarra di ferro, inserita soltanto per rendere il vetro più solido dopo
la rottura. Duchamp inizia a lavorare al Grande vetro nel 1915 e
continuerà fino al 1923 senza portarlo mai definitivamente a
termine, è l’opera di tutta la sua vita. In seguito dopo che il lavoro fu
danneggiato durante il trasporto nel 1927, Duchamp, pur lasciando
intatta la frattura del vetro in quanto aggiunta casuale e quindi
necessaria, riprenderà a ricostruire le parti perdute. La parte in
alto, il "regno della Sposa" consiste in un sistema di provette e
tubicini capillari, a destra della sposa c’è l' "Iscrizione" o "Via
Lattea" che circonda i tre "Pistoni di corrente d’aria"; in alto a
destra, infine si trova l’area di "Nove spari", buchini ottenuti
perforando nei punti d’impatto tra il vetro e nove fiammiferi con la
punta intinta nella vernice fresca sparati da Duchamp da tre punti
diversi. Nella zona maschile sottostante, il primo elemento è
costituito dallo "Scapolo-Nove stampi maschi" situati in modo
simmetrico alla Sposa; gli stampi sono in comunicazione, tramite i
"Vasi capillari". Gli stampi maschili comunicano, dunque, con i
"Sette setacci" (coni ottenuti fissando con una lacca la polvere
lasciata depositare per un lungo periodo sul vetro) sotto di loro si
trovano, al centro, la "Macinatrice di cioccolato", simbolo del
piacere, è il primo elemento eseguito nell’elaborazione del Vetro, e,
a sinistra, la "Regione della cascata" con la "Slitta" contenente il
"Mulino ad acqua". Duchamp ha descritto il Grande vetro come un
motore, alimentato dal desiderio d'amore, che produce lo «sboccio»
della Sposa. Come il ciclista impegnato nell'ascesa iniziatica è il
motore umano di un mezzo costituito da due parti, le due ruote, così
il Grande vetro consta di due parti e può essere paragonato, secondo
Duchamp, a un'auto che sale un pendio: "la macchina desidera
sempre più la vetta della salita, e sempre accelerando lentamente
come stanca di speranza, ripete i colpi di motore regolari a una
velocità via via maggiore fino al rombo trionfale".

George Orwell is only the pseudonym of Born Eric Blair. He was


born in India in 1903, because he was the son of minor colonial
official, but he was taken to England by his mother when he was a
small child where he was sent to a preparatory boarding school on
the Sussex coast, where he was distinguished among the other boys
by his poverty and his intellectual brilliance. Orwell won scholarship
to Eton's University where he stayed from 1917 to 1921.From 1922
to 1927 Orwell returned to Burma (India), to work as assistant
district superintendent in the Indian Imperial Police. His first novel,
Burmese Days, is inspired to his colonial experience.In 1928, he
took the decisive step of resigning from the imperial police and
became novelist and journalist. He went to report on the Civil War
there and stayed to join the Republican militia. Orwell was a prolific
book-reviewer, critic, political journalist and pamphleteer. In 1944
Orwell wrote Animal Farm, a political fable based on the story of the
Russian Revolution under Joseph Stalin. This small masterpiece
made him famous and financially secure. Orwell’s last book was
Nineteen Eighty-four, he started writing it in 1946 when he was
seriously ill with tubercolosis. He worked between bouts of
hospitalization. The book was published in 1949 and soon became a
best-seller. Orwell died the following year (1950) in a London
hospital. Orwell believed that writing meant to interpreter reality
and had a useful social function. However Orwell believed that the
writer should be independent. He wrote about social theme and
used realistic language. He insisted on tolerance and justice in
human relationships and warned against the increasing artificiality
of urban civilisation. He criticized totalitarianism and the tyranny in
all its forms. Stalin’s Purge Trials and non-aggression pact between
Stalin and Hitler provoked Orwell’s indignant reaction.
So he decided to write Animal Farm where he expressed his
disillusionment with Stalinism and totalitarianism in general in the
form of an animal fable. The book is a short narrative set on a farm
where a group of oppressed animals, capable of speech and reason
and inspired by the teachings of an old boar, overcome their cruel
master and set up a revolutionary government. Animal Farm is an
allegory of the Russian Revolution in the form of animal fable. The
main theme of this novel is that all revolutions fail because the
leaders forget the ideas of revolution. They are interested in taking
the power in their hands and keeping their privileges. Tyranny is
evil, regardless of its political nature. The protagonists are animals,
but they are connected to historical and political events. In the
novel, the animals are described as a simbols, but they also possess
the trait of their species. For exemple, in the story, boxer put out his
hoof to catch a dog in mid air and this represent his being against
repressive power. The pigs lead and supervise the enterprise under
Napoleon’s leadership. Old major stands for a mixture of Marx and
Lenin; Farmer jones is Czar Nicolas II, Orwell describes him as a
drunk farmer who does not care about his animals; The three pigs
are Snowball, Squealer and Napoleon. Snowball represent Trotsky ;
Napoleon is Stalin who used terror and force in order to assert and
maintain his power over the animals; Squealer represent the
propaganda. Boxer is the Animalism; the dogs are the metaphor for
the terror state. At first the animal’s life is guided by Seven
Commandments based on equality; however these are gradually
altered by the pigs who become increasingly dictatorial and arrogate
to themselves the privileges previously exercised by humans (i
privilegi prima esercitati dagli uomini).At the end only one
commandment remains: “All animals are equal but some animals
are more equal than others”.Animal Farm can be interpreted non
only as a satire on the Soviet Union but also as a satire on
dictatorship in general.

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