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KIERKEGAARD

Diario di un seduttore; aut-aut; timore e tremore; l’angoscia.

Contemporaneo di Schopenhauer, e di simile ritroviamo in particolare l’attenzione


verso l’individuo.
Nacque a Copenhagen nel 1813 e la sua infanzia fu particolarmente condizionata
dalla figura del padre (severo e troppo legato alla religiosità) tanto che spinse il figlio
ad iscriversi alla facoltà di teologia.
Nel 1840 finì gli studi e l’anno successivo si laureò.

Non si definì mai un filosofo nell’accezione classica del termine, abbandonò la


sistematicità e la pretesa di universalità della filosofia; non abbracciò nè il
razionalismo hegeliano né il materialismo marxista o l’irrazionalità di Schopenhauer
→Scontata la convivenza tra razionalità e irrazionalità.
Persecutore dell’esistenzialismo concentrandosi sull’esistenza del singolo.

Negli ultimi anni di università iniziò un rapporto sofferto con Regina Olsen (spiegherà
in molte pagine del Diario), lasciandola un anno dopo.
Una volta tornato a Copenhagen si dedicò esclusivamente ai suoi libri.
La produzione poetica di Kierkegaard può essere divisa in 3 periodi:
- VITA ESTETICA→ Aut-Aut ↝ Victor Eremita;
Timore e tremore ↝ Johannes de silentio;
Il concetto dell’angoscia↝
- VITA ETICA→ Riflessioni sulla società
- VITA RELIGIOSA→ La malattia mortale ↝ Anti-climacus
L’esercizio del cristianesimo ↝ Anti-climacus
Discorsi edificanti ↝ Kierkegaard.

Solamente la sua ultima opera porta il suo nome, le altre recano degli eteronimi
(pseudonimo) il cui significato ne cela alcuni elementi (sono delle maschere) e
illustra il cammino dalla riflessione sulla coscienza umana alla fede.
Ad unificare le varie opere intervengono le riflessioni contenute nei Diari, pubblicati
dopo la sua morte.

Kierkegaard è considerato il persecutore dell’esistenzialismo, infatti la sua filosofia


propone un recupero del piano dell’esistenza sia come affermazione del singolo
come unica realtà, sia come categoria.
Kierkegaard nega la scientificità del sistema filosofico hegeliano, secondo il quale
nello sviluppo storico tutto è razionale, tutte le contraddizioni si risolvono e gli uomini
hanno in comune l’immortalità. Questo è vero solo se consideriamo lo sviluppo
dell’intero sistema, ma se al suo interno ne ritagliamo una singola esistenza e la
assumiamo come categoria interpretativa della realtà le cose cambiano (le
contraddizioni restano irrisolte)(es. non esiste l’eternità per l’individuo il cui orizzonte
temporale si limita a una decina di anni) .
(La filosofia di Kierkegaard non costituì un sistema, quanto piuttosto una rigorosa
ricerca interiore simile a quella di Sant’Agostino).
La critica all’idealismo è quella di spiegare l’individuo non considerandolo in quanto
tale. Nell’idealismo il singolo è ricompreso in un sistema che ne garantisce
l’universalità e l’eternità: non però come singolo ma come elemento del sistema.
Il generale limite dell’Idealismo è l’incapacità di cogliere la realtà della vita concreta
(l’esistenza).
Kierkegaard presenta un totale mutamento di prospettiva: il pensiero oggettivo viene
contrapposto a quello soggettivo (pensiero che parte dall’esistente e che ha come
unico scopo la spiegazione del singolo) (K. si definisce “pensatore soggettivo”).
Il pensiero oggettivo ( dialettica hegeliana) supera la contraddizione nella sintesi per
cui le realtà parziali diventano vere solo se ricondotte ad un’unità onnicomprensiva.
Per quanto riguarda il pensiero soggettivo (esistenza) le contraddizioni fra realtà
parziali non si risolve ma impone una scelta.
La singola esistenza si muove nell’ambito della categoria della possibilità, la quale
implica una scelta pratica che risulta poi irreversibile.
→ Scelta tra possibilità che si escludono a vicenda, come un Aut-aut.

L'individuo è posto di fronte a due alternative, riconducibili a due differenti modelli


esistenziali: etico ed estetico.
A questi si aggiunge poi anche quello religioso.
Questi tre modelli possono essere considerati stati dell’esistenza (modi d’essere
che permangono per tutta la vita dell’individuo) o stadi (momenti che si susseguono
nella vita del singolo).
I primi due sono autocontradditori, dialettici e implicano un proprio superamento.
⇨La dialettica di Kierkegaard è profondamente diversa da quella di Hegel, e si
esprime nella forma AUT-AUT.
Secondo K. non è possibile un “et…et” (Hegel) fra i due stadi contradditori:
scegliere uno stadio implica l’esclusione dell’altro.
Struttura Aut-Aut: Victor Eremita trova in uno scomparto segreto due pacchi di carte
che chiamerà “carte A” e “carte B”.
Il primo gruppo di carte contiene scritti di estetica il secondo quelli di etica.

VITA ESTETICA→ l’esteta è colui che non sceglie, che rifiuta di assumere ruoli e
responsabilità, che passi di esperienza in esperienza senza mai
definirsi come identità stabile.
Vive nell’istante e non nella durata e non è in grado di definire se
stesso.
Ad impersonare la figura dell’esteta ritroviamo il Don Giovanni.

VITA ETICA→ Si contraddistingue per la sua fissità, per l’assunzione dei propri
compiti e responsabilità.
Chi vive eticamente è in grado di definire se stesso, costruisce
un’identità e una durata.
Lo stadio etico è esemplificato da K. mediante la figura del giudice
Wilhelm e accanto a lui anche quella del padre di famiglia.
(Il padre di famiglia fa una scelta che implica progettualità, tentativo di
autocomprensione, crede di avere una personalità ma indossa ancora una
maschera, è la figura istituzionalizzata della società.
Il Don Giovanni era al di là della morale,obbediva soltanto alle sue pulsioni e alla sua
sensualità).

Anche lo stadio etico è contradditorio di per sé.


L’uomo etico che si riconosce allo stesso tempo si riconosce anche di fronte a Dio,
prendendo consapevolezza della propria natura limitata e portando in questo modo
l’uomo al pentimento.
Il paradosso è riscontrabile nell’uomo composto da anima e corpo, i quali sono
elementi divergenti mediati dallo spirito.
Una volta raggiunta la consapevolezza di sè, la contraddizione che
precedentemente era tra anima-corpo si trasforma ora in una contraddizione
finito-infinito ( L’uomo si sente e sa di essere finito ma aspira comunque all'infinito)
Secondo Kierkegaard l’esistente è dunque una contraddizione irrisolta e irrisolvibile
(poichè o rinuncia al proprio io, come fa l’esteta, o si riconosce come persona ed
entra in contrasto con se stesso) la quale può essere solamente superata attraverso
attraverso un salto: Fede.

Il paradosso della vita etica è quindi superabile solamente attraverso un altro


paradosso, ovvero quello della vita religiosa.
Questo terzo stadio (Timore e tremore) è simboleggiato dalla figura di ABRAMO, il
quale ricevette da Dio l’ordine di sacrificare suo figlio Isacco.
Con il sacrificio del figlio egli viola ogni norma etica e si pone proprio al di fuori
dell’etica.
Questo porsi al di fuori dell’etica è proprio la fede. (la fede è l’unica via d'uscita
dall’irrisolta contraddizione dell’esistenza del singolo).
Nell’etica l’individuo è subordinato al genere, nella fede l’individuo è sopra al genere.
Se la fede coincidesse semplicemente con l’etica Abramo sarebbe perduto poichè il
suo gesto è andato contro la legge morale.
La sua scelta è derivata dal rapporto diretto con Dio come persona: il comando di
Dio non è generale, ma è rivolto solamente al singolo (Abramo).
(Secondo la concezione di Hegel l’individuo si realizza solamente nella misura in cui
si riconosce nel genere, scomparendo come individuo singolo).

La fede implica un salto, un’uscita dall’etica. L’esigenza di compiere questo salto


viene ricondotta all’angoscia.
L’angoscia fa parte dell’uomo; è la completa responsabilità del proprio destino e si
manifesta con l’aprirsi di infinite possibilità, compresa quella del peccato. (l’individuo
è solo di fronte alle proprie scelte).
La possibilità di peccare è essenziale (primo passo nell'affermarsi dello spirito);
l’uomo è un essere paradossale: se non potesse peccare non sarebbe un "sé", ma
in quanto può peccare è preda dell’angoscia.
Kierkegaard paragona questo stato d’animo dell’angoscia alla vertigine.
L’angoscia è la vertigine che ci prende guardando un abisso di cui non si vedono i
limiti. L’angoscia è la vertigine della libertà.
Dalla libertà e dalla conseguente consapevolezza di sè deriva lo spirito, inteso sia
come autocoscienza che come sintesi di anima e corpo.
L’angoscia deriva dal prendere coscienza della possibiltà e quindi anche dalla
possibilità di peccare e di separarsi dall’eterno.
Adamo diviene un individuo nel momento in cui sceglie.
Senza scelta nessuno si distinguerebbe dalla specie.

Il primo momento della coscienza di sé produce la disperazione.


La fede è l’unica via di uscita dalla contraddizione irrisolta che è l’esistenza del
singolo.
La disperazione sorge dal rapporto del singolo con se stesso ( l’angoscia invece dal
rapporto dell’uomo con il mondo); è un’avvertire sè come autosufficienti ma non
poter andare oltre se stesso.
La disperazione è voler essere autosufficienti, ma sapere di non poterlo essere.
L’unica soluzione è accettare la disperazione stessa e sentire la propria dipendenza
da Dio.
Come l’angoscia è positiva (presuppone la libertà di scelta) così è anche la
disperazione poiché costringe a cercare la fede.

Il Cristianesimo non offre risposte già pronte per i nostri problemi esistenziali, ma
consente di affrontarli.
Il Cristianesimo presuppone una comunicazione indiretta dove l’uomo deve fare uno
sforzo interiore per riscoprire in sé il messaggio cristiano (è una comunicazione che
somiglia all’arte maieutica in cui il maestro-Dio aiuta il discepolo, ma il discepolo
deve saper aiutare se stesso, generare per suo conto la verità).
Kierkegaard rivolge una critica alla Chiesa trionfante, Chiesa istituzionalizzata.
Il cristianesimo deve essere vissuto piuttosto come esperienza esistenziale profonda
(in senso agostiniano), che come abitudine.

IL POSITIVISMO
Può essere definito come la filosofia che ha assunto il metodo scientifico come
l’unico valido.
La scienza è l’unica forma possibile di conoscenza della realtà.
Individuiamo 3 indirizzi fondamentali del positivismo:
- Positivismo sociale (Auguste Comte- fare della politica una scienza
sperimentale);
- Positivismo metodologico (John Stuart Mill- applicare la logica induttiva
all’analisi sociale);
- Positivismo evoluzionista (Spencer- intende generalizzare la legge della
selezione naturale).

COMTE:
L’intera riflessione di Comte verte sulla questione se sia possibile trasformare la
politica in una scienza esatta.
Il termine “positivo” è usato da Comte con varie sfumature di significato:
1) Ciò che è reale.
2) Ciò che è utile
3) Ciò che è certo
4) Ciò che è preciso
5) Ciò che ha valore ed è degno della nostra ammirazione
La legge fondamentale per spiegare e descrivere scientificamente lo sviluppo della
storia del pensiero, dell’umanità e dei fenomeni sociali è LA LEGGE DEI TRE STADI
- STADIO TEOLOGICO: punto di partenza; concerne il distacco dell’uomo
dalla natura e il suo primo approccio con la cultura.
I fenomeni naturali sono spiegati come prodotti dell’azione diretta e continua
di agenti soprannaturali.

- STADIO METAFISICO: i fenomeni sono intesi come prodotti di idee, essenze


e forze astratte;

- STADIO POSITIVO: conclude l’evoluzione della psiche umana.


Riconoscendo l'impossibilità di una conoscenza definitiva e assoluta, l’uomo
rinuncia a porsi domande, destinate a rimanere senza risposta e cerca di
scoprire le leggi che regolano i fenomeni stessi.

I tre stadi sono fra loro incompatibili, ma destinati a succedersi l’uno all’altro.
Descrive anche i momenti della crescita di ogni singolo uomo sul piano individuale e
l’evoluzione dell’umanità: l’uomo è teologo dell’infanzia, metafisico della giovinezza e
fisico della maturità.

NIETZSCHE
Nacque nel 1844 in un villaggio vicino a Lipsia;
Studiò teologia e filologia, mentre la lettura dei classici (Schopenhauer) lo avvicinano
alla filosofia.
Nel 1863 conobbe il compositore Wagner con il quale stringerà uno stretto legame, e
al quale dedicherà “La Nascita della Tragedia”.
Nel 1876 scrive le “Quattro considerazioni inattuali”.
Il “periodo illuministico” è caratterizzato da una critica radicale dei valori morali e
delle certezze scientifiche del Positivismo.
Appartengono a questo periodo “La gaia scienza” e “Umano troppo umano”.
In questa fase prende le distanze dai precedenti: Schopenhauer, dal quale rifiuta il
pessimismo; Wagner.
Nel 1873 inizia a manifestarsi la malattia (“demenza”) che lo costringerà a
interrompere anche l’insegnamento.
Durante questo periodo compirà una serie di viaggi, durante uno dei quale incontrerà
pure una donna che sposerà.
Nel 1883 pubblicò “Così parlò Zarathustra”.
Tra gli scritti posteriori troviamo poi “Al di là del bene e del male” e “Genealogia
della morale”
Trascorre gli ultimi anni in stato di semicoscienza, affidato prima alle cure della
madre e poi a quelle della sorella.
Morì a Weimar nel 1900.
Il pensiero di Nietzsche venne nazzificato, in particolare per le tematiche della
volontà di potenza e per l'Ubermensch.
1^ periodo→ “Nascita della tragedia”
Con quest’opera ribalta la filosofia, non è Socrate il Dio della filosofia
ma Nietzsche.
Secondo N. questo è l’inizio del declino della società occidentale,
caratterizzata da una decadenza sociale, morale…
Ritroviamo anche un attacco al socratismo, in particolare alla sua idea
di utilizzare la ragione per spiegare.
Per Nietzsche infatti la ragione non è sufficiente per spiegare il mondo

Wagner e Schopenhauer influenzeranno Nietzsche per l’aspetto della volontà e


dell’irrazionalità.
Fu un antisocialista e antidemocratico.
La sorella prese i diritti dei suoi testi, aprì un archivio e all’inizio degli anni 30 inizierà
ad avere un rapporto con un monarca nazzista.
Nel 33 Hitler visiterà l’archivio.
Colli e Montinari ripresero i suoi documenti e gli rimisero in ordine cronologico, in
questo modo capirono che le sue idee furono storpiate.
Operarono un processo di denazificazione e così, all’inizio degli anni 50, Nietzsche
verrà liberato da questo fardello creato dalla sorella e dal terzo reich.
- formazione filologica e interesse per la classicità
- impostazione genealogica e spirito indagatore (critica cultura occidentale 800)

All’interno della “Nascita della tragedia” Nietzsche si soffermerà su due termini


importanti: APOLLINEO e DIONISIACO.
(Riguardo a ciò tratterà nella Nascita della tragedia).
Nella cultura greca accanto alla visione del mondo caratterizzata dalla misura esiste
anche quella orfico-dionisiaca.
Apollineo→ visione del mondo fondata sulla ragione, autocontrollo, dove c’è
armonia, classicità, (socratismo- tutto ciò che non è razionale non si
calcola), repressione del piacere, degli istinti....
Questo è il mondo per i greci dopo Socrate (“inizio della fine”- guardo il
passato per criticare il presente);
Dionisiaco→ esaltazione dell’entusiasmo per la vita, fino all’ebbrezza e all’orgia,
mondo fondato sull’irrazionalità.
È lo smarrimento delle proprie sicurezze individuali, il sentirsi una sola
cosa con la natura e con gli altri.
Decentra l’individuo ma contemporaneamente lo inserisce
nell’armonia universale.

“LA NASCITA DELLA TRAGEDIA”- fase Wagneriana:


È la fase più accademica, anche per lo stile (allusivo, allegorico, fantasioso,
romanzato).
Nietzsche vuole guardare al passato, analizzando il mondo greco e trovando le
radici della decadenza occidentale.
Nietzsche ribalta tutto→ vuole fare una critica al positivismo e la fa analizzando
l’inizio della decadenza; vuole smascherare le grandi menzogne, le ipocrisie che
hanno accompagnato l’uomo fino all’800 e una volta smascherato tutto avrà inizio la
filosofia di Nietzsche.
Il suo è un procedimento decostruzionista: distrugge tutto fino ad arrivare ad un
nichilismo.
Abbiamo parlato dei due termini contrapposti Apollineo (=classicità, armonia…) e
Dionisiaco (=orgia, vino, eccesso e allo stesso tempo anche vitalità).
La convivenza degli opposti è intrinseca nella nostra stessa esistenza, la vita è pura
tensione tra questi due: da un lato c’è l’armonia e dall’altra il caos.
Solo in questo modo c’è equilibrio.
Secondo Nietzsche, la vera tragedia, originatasi dal culto di Dionisio, sintetizza
apollineo e dionisiaco.
Questo equilibrio si è rotto poi con l’arrivo di Socrate ( ha represso gli istinti vitali a
vantaggio di una morale dell’autocontrollo) e Euripide; in particolare con l’arrivo del
socratismo (Socrate, Platone, Aristotele…) i quali uccisero lo spirito dionisiaco.
Loro cercarono di analizzare il mondo in mondo razionale, tuttavia esso non è
razionale allo stato puro, ma è un equilibrio di opposti.
Secondo Nietzsche tutti coloro che hanno usato solo l’apollineo per descrivere il
mondo ci hanno ingannato e Socrate per primo.
Nietzsche cerca di capire da dove nasce questa grande maschera.
⇨ L’arte wagneriana può diventare “la fonte di riscatto per la vita stessa” (Musica).
Anche la filosofia di Schopenhauer viene considerata dall’autore come una via di
liberazione (Schopenhauer fu un punto di riferimento per N., solo che S. era un
pessimista, mentre in N. ritroviamo una forza vitale e la voglia di vitalità).
Secondo Nietzsche l’arte è un modo per farci cogliere a pieno la realtà
(tensione tra apollineo e dionisiaco), proprio come faceva la tragedia prima di
Euripide.

“CONSIDERAZIONI INATTUALI”:
Tra il 1873 e 1876 Nietzsche pubblicò le 4 considerazioni inattuali, la prima è rivolta
alla cultura tedesca in generale, la seconda alla storiografia e le ultime due a
Schopenhauer e Wagner.
III e IV→ Wagner e Schopenhauer sono considerati come rappresentanti del
“sovrano disprezzo” contro la contemporaneità.
III- “Schopenhauer come educatore”.
II→ Nella seconda considerazione, “Sull’utilità e il danno della storia per la vita”,
descrive 3 diverse tipologie di storiografia.
La storia per Nietzsche si divide in :
- MONUMENTALE: quella che enumera le grandezze del passato;
fornisce esempi di grandezza ma può mitizzare il
passato e inibire il presente.
- ANTIQUARIA: può condurre a una venerazione del passato e al rifiuto
del cambiamento.
- CRITICA: consente di riconoscere i limiti e gli errori ma impedisce di cogliere
i legami tra attualità e passato.

Bisogna stare attenti agli eccessi della storia (critica a Nietzsche);


Se guardiamo al passato per imitarlo commettiamo un errore, invece secondo
Nietzsche bisogna guardare al passato non mitizzando la cosa, ma piuttosto
prendendola come esempio.
Dobbiamo guardare al passato ma senza costruire statue da venerare.
Nell’età moderna si è determinata una concezione della storia secondo la quale il
divenire si svolge secondo un ordine necessario, che l’uomo può conoscere ma non
modificare.
Contro questa concezione paralizzata della storia Nietzsche sottolinea che la vita ha
bisogno di “oblio” e di un certo grado di incoscienza, la quale assicura il rifiorire
perenne della vita (dobbiamo vivere nell’oblio e non schiacciati dai pesi della storia e
dei ricordi).
È l’oblio che ci rende felici e l’alcol ci porta nell’oblio (contraddizione: N. era astemio)
Quando ti trovi nel punto in cui tu guardi nell'abisso e l’abisso guarda in noi, lì
dobbiamo essere felici.

Nelle opere del “periodo illuminista” N. ripercorre l’origine e la storia dei valori morali
per individuare il carattere “UMANO TROPPO UMANO”.
N. anticipa alcuni aspetti fondamentali di Freud, per esempio è il primo a utilizzare,
per indicare la parte non consapevole oltre che non razionale dell’io, il termine “ES”.
Nietzsche ormai è sfiduciato sulle possibilità di riscatto della vita attraverso le forme
artistiche.
Nasce così l’attacco alla morale e alla metafisica.
L’arte che nelle opere precedenti aveva avuto un ruolo di guida, per la sua capacità
di mediare tra Dionisio e Apollo, ora viene considerata una mistificazione.
Il nostro autore abbandona l’idea che la sola ragione possa cogliere la verità, la
ragione è importante solo nella misura in cui si concilia con l’impulso vitale.
La morale è fondata su un egoistico impulso vitale e dunque è necessario
recuperare l’impulso vitale (dionisiaco) e conciliarlo con la razionalità.
(ottimismo di fondo che lo discosta da Schopenhauer).
Nietzsche definisce la filosofia di “umano troppo umano” come la filosofia del
mattino, ad indicarne un nuovo inizio dopo la notte della metafisica.
Ritroviamo tre figure retoriche: spirito libero, viandante e la filosofia del mattino.
Lo spirito libero è colui che ha lasciato dietro di sé i vecchi valori della tradizione e
che guarda il mondo con occhi nuovi; egli è al tempo stesso un viandante senza
meta, perché non ha un fine da raggiungere, ma un mondo da esplorare e da vivere.
Lo spirito libero è colui che rende il proprio pensiero autonomo rispetto all’ambiente
da cui viene fuori, colui che non si adegua alla prassi della mediocrità, è colui che si
innalza da tutto ciò che è umano, troppo umano.
Per Nietzsche la logica, e in generale la scienza , non produce una conoscenza vera
del mondo, ma un’interpretazione di esso.
L’opera “Umano troppo umano” è dedicata a Voltaire poiché lui era uno spirito libero.
(Freigeist).

Nietzsche pone in discussione non la morale, ma la legittimità della morale stessa.


La fine di ogni fondamento morale è espressa con l’immagine della morte di Dio.
N. annuncia la morte di Dio nel celebre brano “La gaia scienza”, la quale è densa
di metafore e immagini.
Dio rappresenta la personificazione di ogni metafisica, ma anche di ogni certezza ch
e ha guidato in passato la morale.
La morte di Dio equivale quindi alla fine di tutti i valori e il venir meno di ogni punto di
riferimento, al tempo stesso però produce anche serenità e un senso di liberazione i
quali derivano dal fatto che questo evento esalta la responsabilità umana.
Gli uomini devono “diventare dei” e trovare in sé il senso della vita, sono gli uomini
stessi a dover diventare sorgente di tutti i valori.
La morte di Dio quindi provoca sgomento ma anche sollievo e rappresenta
l’emancipazione dell’uomo.
La morte di Dio significa anche la fine della trascendenza, dell’affermazione di un “un
mondo dietro al mondo”.
Secondo N. tutto quello che c'è stato fino ad adesso è buio e per questo motivo
bisogna tornare ad una nuova alba dove ci sarà il “canto del gallo del positivismo”.
“COME IL MONDO VERO FINÌ PER DIVENTARE FAVOLA. STORIA DI UN
ERRORE”:
Il brano è tratto dal “Crepuscolo degli idoli”, il tema è lo smascheramento della
filosofia metafisica e del suo errore ontologico fondamentale: l’aver contrapposto
“mondo vero” e “mondo apparente”.
In questo brano N. ripercorre le tappe fondamentali della storia di quello che per lui è
un errore metafisico.
Nietzsche ricostruisce la storia della filosofia per mostrare come lo sviluppo
progressivo del pensiero occidentale a smascherare il “mondo vero” e alla sua
progressiva eliminazione dall’orizzonte del pensiero.
1) La concezione classica del “mondo vero” corrisponde a quella del mondo
delle idee di Platone, ed è attingibile solamente dal saggio (virtuoso, colui che
usa la virtù, il logos).
2) Rispetto al platonismo, nel cristianesimo si accentua l’idea dell'inaccessibilità
del trascendente, promesso solo a chi raggiunge lo stato di beatitudine
nell’aldilà.
Dunque secondo Platone il “mondo vero” è attingibile dal saggio, mentre per il
cristianesimo esso è per il momento inattingibile per il momento, ma
promesso al peccatore che fa penitenza.
Nietzsche paragona questo mondo alla figura della donna per sottolineare il
fatto che diventa più sfuggente e sottile.
3) Con Kant (nato a Königsberg) il “mondo vero” diventa un puro pensiero.
N. inizia a mettere in crisi l’idea del “mondo vero” (inattingibile,indimostrabile,
impromettibile) di cui tuttavia mantiene una traccia trasfigurata, come è il
noumeno kantiano.
4) Comincia qui a prendere coscienza; esprime una nuova fase del pensiero (“il
canto del gallo”) ancora incompiuta.
Il positivismo, limitando la conoscenza all’ambito dell’esperienza, riduce il
“mondo vero”, riconoscendo la metafisica come inattingibile e destinata a
rimanere sconosciuta.
5) Nietzsche elimina definitivamente il “mondo vero” e di conseguenza anche
quello apparente, lasciando perciò un solo mondo, quello reale ed esistente.
È il trionfo dello spirito libero, il quale si libera dalla metafisica e da Platone
stesso (diventa rosso di vergogna).
6) Eliminato il “mondo vero” ci si è liberati anche del “mondo apparente”.
Siamo così giunti ad una nuova era, quella di Zarathustra, colui che con le
sue parole introduce una prospettiva ribaltata rispetto a quella metafisica.

“COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA”:


(“Libro per tutti e per nessuno”- solo in pochi saranno in grado di accettare questo
messaggio).
Zarathustra o Zoroastro è un filosofo persiano, fondatore dell'omonima religione.
Fu un messia, un precursore di colui che dice la buona novella, precursore del
grande inganno (anche prima di Socrate).
Zarathustra rappresenta tutti gli annunciatori della buona novella, viene scelto da
Nietzsche poiché il filosofo, ponendo la distinzione tra bene e male all’origine delle
cose, può essere considerato il fondatore dell’errore fatale (la morale).
Al tempo stesso lui è anche colui che può riconoscere e superare questo errore.
Nietzsche da a Zarathustra la possibilità di riscattare l’errore compiuto all’inizio.
Al moralista che scriveva per aforismo si sostituisce il profeta che annuncia.
Nietzsche esprime in forma metaforica e poetica le idee fondamentali della sua
filosofia: la morte di Dio implica la nascita dell’oltreuomo.
L’opera si apre con la descrizione del profeta che, dopo aver trascorso 10 anni in
solitudine sulla montagna, scende tra gli uomini per portare il suo annuncio.
⇨Zarathustra annuncia alla folla il superuomo, esortando ai valori naturali, legati al
corpo e alla vita terrena.
Un funambolo inizia a camminare sul cavo teso tra le due torri, quando all’improvviso
compare un pagliaccio che, deridendo il funambolo per la sua lentezza, avanza
senza incertezze sul cavo.
Il pagliaccio supera con un balzo il funamboli, il quale distratto cade e si sfracella per
terra.
Zarathustra da allora non parlerà più alla folla ma solo a singoli individui, capaci di
comprendere il suo messaggio.
Il pagliaccio rappresenta le forze istintive e vitali che possono travolgere l’individuo,
quando tenta di attraversare l’abisso che separa l’oltreuomo.
Per andare oltre se stesso l'uomo deve tramontare, rinunciare a ciò che è,
abbandonando le proprie certezze.
Questo tramonto dell’uomo non può essere compiuto da tutti.

Ritroviamo diverse interpretazioni del concetto di "superuomo":


- quella nazista: hanno individuato l’oltreuomo con l’uomo ariano, superiore e
dominante nei confronti delle altre razze;
- quella di Vattimo: traduce il termine in Ubermensch (“oltre”), ovvero
“oltreuomo”.
L’oltreuomo non ha delle caratteristiche superiori, ma presenta un
superamento della condizione dell’uomo; è un creatore di valori, colui in grado
di generare dal caos.

L’oltreuomo è l’uomo in grado di farsi fondamento di nuovi valori, l’uomo in grado di


trasformarsi.
Prima di giungere all’oltreuomo, l’uomo comunque percorre tre passaggi, le
cosiddette metamorfosi dello spirito, che vengono illustrate da Nietzsche in forma
metaforica mediante tre diverse immagini: quella del cammello, del leone e del
fanciullo.
Il cammello rappresenta l’uomo sottomesso che accetta la morale della tradizione e
si conforma passivamente ad essa; il leone simboleggia la rottura con questa morale
(negazione della morale); il fanciullo è l’uomo nuovo, che ha abbandonato dietro di
sé il passato ed è capace di creare nuovi valori terreni.
→l’oltreuomo è il risultato di un rinnovamento interiore.
Se non si trova il coraggio di compiere queste trasformazioni allora dopo la morte di
Dio l’uomo non può sopravvivere; se l’oltreuomo non si realizza allora rimane
l’ultimo uomo (“il più spregevole degli uomini”) poiché rinuncia a creare nuovi valori
e accetta una vita abitudinaria (nichilismo passivo).
L’uomo perciò è un passaggio verso uno stadio di sviluppo superiore.

Il passaggio dall’uomo all’oltreuomo non è indolore, ma implica una rottura netta,


una separazione dal passato.
ETERNO RITORNO DELL’EGUALE: ogni evento della nostra esistenza è destinato
a tornare infinite volte, per l’eternità; ti costringe a vivere gli stessi momenti di
continuo, come in un loop.
N. rappresenta questo concetto mediante l’immagine della porta carraia.
Questo concetto può far impazzire.
L’eterno ritorno è un richiamo alla responsabilità che ognuno deve affrontare in ogni
momento.
Ognuno è posto in ogni momento come se fosse l’inizio di un’eternità in cui ogni
scelta è destinata a ripetersi all’infinito.
Bisogna quindi dare un significato ad ogni istante, in modo da accettare con gioia
l’idea che possa ripetersi per l’eternità. Al contrario chi vive per il dovere e la morale,
vive per il futuro e non per il presente.
Per questo motivo avverte questo rivivere sempre lo stesso istante con angoscia.
Il fanciullo/l’oltreuomo è colui che accetta l’idea dell’eterno ritorno dell’eguale
riuscendo ad accettarla gioiosamente.
Il sentire ogni nostra azione come eterna e quindi vivere dando a ogni istante un
significato, è una condizione per la nascita dell’oltreuomo.

BERGSON
Nacque a Parigi da una famiglia di origine ebraica nel 1851. Si laureò prima in lettere
e poi in matematica, e ottenne il dottorato in Lettere e Filosofia.
Le sue opere e le sue lezioni ebbero un grande successo e nel 1928 ricevette il
nobel per la letteratura.
Durante la seconda guerra mondiale aderì moralmente al cattolicesimo, ma non si
convertì ufficialmente per solidarietà con gli Ebrei.

L’originalità di Bergson consiste nell’affermare la libertà dello spirito legandola alla


nozione di durata.
Bergson fa una distinzione fra il tempo spazializzato e il tempo come durata.
Tempo spazializzato→ quello proprio delle scienze naturali, che quantificano i dati e
li rendono misurabili e separati l’uno dall’altro.
Il tempo della scienza è quantitativo, omogeneo e
reversibile (es. una sequenza di note);
Tempo come durata→ la durata è propria degli stati di coscienza, nei quali
sensazioni successive si compenetrano dando luogo ad un
sentimento (come l’immagine dello spettro).
Il tempo della coscienza è qualitativo, eterogeneo e
irreversibile (es. quando ascoltiamo un brano musicale e
percepiamo la melodia e non le singole note).
Bergson utilizza una serie di immagini per esprimere le proprie idee, poiché sono in
grado di far cogliere immediatamente significati che l’intelletto non è in grado di
cogliere.
Il tempo della coscienza è come un gomitolo che si arrotola su se stesso e
crescendo continuamente su se stesso ci rende continuamente diversi.
La vita è al tempo stesso uno srotolarsi e arrotolarsi del tempo, perché esso passa
via via che invecchiamo e nello stesso tempo si accumula dentro di sé, come
memoria.
Ogni stato di coscienza è perciò unico e irripetibile.
Il tempo della scienza invece è come una collana di perle, in cui ogni momento è
distinto dagli altri.
La spazializzazione del tempo costituisce la condizione per la conoscenza scientifica
della realtà naturale. Gli equivoci sorgono quando pretendiamo di trasportarla
nell’analisi della coscienza, ignorando la durata.
Secondo Bergson il tempo dell’anima è la durata e l’anima è libera.
Immagine:
consideriamo un io, che dopo aver percorso un tratto MO si trova davanti a un bivio.
Poniamo che l’io scelga il segmento OX: secondo i deterministi questa scelta era già
contenuta nelle condizioni di MO e quindi sarebbe stata in ogni caso obbligata;
secondo gli antideterministi l’io avrebbe potuto scegliere di percorrere anche il tratto
OY.
Secondo Bergson entrambe le interpretazioni sono errate, poiché comportano una
spazializzazione della coscienza.
Nel caso della coscienza la durata è fondamentale (es. è diverso provare un
sentimento per un minuto o per un anno, poiché la durata di un sentimento influenza
direttamente la coscienza.
Dunque il percorso da M a O è una successione di stati d’animo ogniuno dei quali
cresce su se stesso, in relazione al passato e al proprio sviluppo, e quindi è
irripetibile.
Per questo la scelta non è prevista , non esiste alcun bivio, la nostra azione è libera.

Nel saggio “Materia e Memoria” il tema centrale è quello della “relazione tra il
corpo e lo spirito”, criticando le due teorie, quella dell’epifenomenismo (pensiero
come funzione del cervello) e quella del parallelismo (mente e cervello stessa cose
viste da prospettive diverse).
Bergson vuole dimostrare l’esistenza di una dimensione spirituale indipendente da
quella fisica, ma comunque legata.
Allo stesso tempo vuole dimostrare l’esistenza reale della materia (“insieme di
immagini”) e dello spirito.
Con “immagini” intendiamo un’esistenza situata a metà strada tra la “cosa” e la
“rappresentazione”, e per spiegare questo concetto Bergson fa ricorso all’esperienza
umana: il mondo esiste distinto a noi, ma per noi esiste solo come noi lo conosciamo
ed è quindi un’insieme di immagini.
Noi interagiamo con queste immagini mediante il nostro io, che è sia immagine
(percezione; agiamo sulle cose in quanto corpo) sia memoria (agiamo sulle cose con
la coscienza).
Bergson distingue in noi due polarità:
- percezione: punto di intersezione tra la coscienza e il mondo; ricordi
coscienti che usiamo per interagire con la realtà.
- memoria: è complessa e individua in sé più dimensioni.
Ci sono i ricordi-immagine→ ricordi attualizzati, chiamati alla coscienza per
le diverse finalità pratiche
Si collocano tra la percezione e il ricordo puro;
ricordi puri→ ricordi di cui non siamo consapevoli, che vivono sul fondo della
memoria e che affiorano solo in determinate occasioni.
Sono l’insieme delle nostre esperienze passate e costituiscono
la coscienza e l’individuo stesso.
Bergson utilizza l’immagine di un cono rovesciato per spiegare come si colloca la
nostra vita psicologica tra pura percezione e ricordo puro.
La base AB rappresenta il ricordo puro, il piano la realtà e il vertice S i meccanismi
senso-motori con i quali noi interagiamo con la realtà.

I diversi piani (A’B’, A”B”) corrispondono ai diversi stati


psichici, che possono essere più o meno vicini al
ricordo puro (attività artistica) oppure all’esperienza
(attività quotidiana).
L’individuo percorre questi piani in modo dinamico.

Bergson dimostra l’indipendenza della mente dal cervello, prendendo in


considerazione l’esempio delle lesioni cerebrali (inibiscono il ricordo ma non lo
cancellano).
La mente rappresenta la memoria, il ricordo puro; mentre il cervello viene visto come
strumento dell’azione, come un filtro che seleziona i ricordi- immagine per utilizzarli
nella prassi.
La percezione viene definita come sintesi tra percezione pura e ricordo-immagine.

Bergson muove una critica all’evoluzionismo il quale non è stato in grado di spiegare
la grande varietà del mondo organico né il presentarsi di alcune strutture simili in
specie che hanno linee evolutive diverse.
Nel testo “L’evoluzione creativa”, Bergson parte dal presupposto che ciò che noi
conosciamo meglio siamo noi stessi.
Lo sviluppo della personalità è fatto di passaggi graduali, da sfumature di colore.
Il divenire della coscienza è caratterizzato dal crescere su se stesso , conservando il
passato che influenza il presente. Ognuno di noi costruisce la propria vita come un
artista dipinge un ritratto (il risultato finale non è prevedibile).
L’ipotesi di Bergson va in senso contrario a quella positivista.
Il processo evolutivo non è spiegabile mediante il meccanicismo (corso necessario di
cause ed effetti)(non è valido per il mondo organico che è crescita, sviluppo,
trasformazione…).
Non è spiegabile neanche mediante il finalismo, in quanto considera ogni specie
come un passaggio necessario o prevedibile, mentre la vita secondo Bergson è
creazione continua e imprevedibile.
⇨La vita è invenzione e novità che lascia spazio alla contingenza.
Secondo Bergson l’evoluzione è come lo “SLANCIO VITALE”, una spinta creativa o
una forza spirituale che penetra nella materia e produce vita.
Lo slancio vitale si comporta come una mano che entra in una limatura di ferro: potrà
penetrare più o meno in profondità, ma produrrà sempre un’organizzazione simile
che assumerà la forma della mano.
La vita inoltre non è lineare, lo slancio vitale si scontra con la materia, frantumandosi
e prendendo direzione nuove.
( prima grande divisione è tra il mondo vegetale e animale che a sua volta si
suddividono in diverse linee evolutive).

Lo slancio vitale ha prodotto tre strumenti principali: Il torpore (piante), l’istinto e


l’intelligenza.
L’istinto ( proprio degli animali, ma presente in piccola parte anche negli uomini) e
l’intelligenza ( proprio degli uomini ma presente anche negli animali) sono
radicalmente diversi.
Il primo produce e utilizza strumenti organici, il secondo strumenti artificiali.
Intelligenza→ Viene usata dall’uomo per adattarsi e modificare l’ambiente in cui vive.
L’intelletto comprende la natura (scienza) e la modifica (tecnica), ma è
incapace di cogliere la vita nel suo fluire (durata).
Istinto→ aderisce strettamente al vivente ma è incapace di di riflessione e dunque è
inconsapevole.
L’intelligenza divide il vivente in elementi statici ma è incapace di comprendere ciò
che è nuovo e irripetibile in esso, che può invece essere colto dall’istinto, il quale,
non essendo in grado di riflettere, non lo cercherà.
La conoscenza della vita come durata sarebbe possibile grazie all’intuizione, ovvero
un’istinto cosciente di sè e capace di riflessione.
L’intuizione estetica (propria dell’arte) si riferisce sempre all’individuale, ma
dobbiamo applicarla alla vita in generale per coglierne il processo intero (durata).
→L'intuizione è la capacità di unire e oltrepassare le varie conoscenze assorbite
tramite l’intelligenza.
Bergson nonostante affermi che l’intelligenza non è in grado di comprendere
pienamente la vita, non svaluta la conoscenza scientifica , la quale permette
all’uomo di elevarsi al di sopra della materia e di avere coscienza di questa
condizione.
⇨Solo la metafisica, grazie all’intuizione, è in grado di penetrare la vita e coglierne il
significato.

FREUD
Fu un medico e non un filosofo nel senso vero e proprio della parola.
Nacque nel 1856 in Moravia da una famiglia di origine ebraica.
Si trasferisca a Vienna dove compie gli studi liceali, universitari, laureandosi poi in
medicina nel 1881.
Ottenne una borsa di studio che gli consentì di seguire le ricerche di Charcot
sull’isteria.
Aprì uno studio medico dedicato alla cura di malattie nervose, prima mediante
l’ipnosi per rimuovere i sintomi, poi mettendo a punto la tecnica psicoanalitica
Il suo approccio fu empirico→ basava i suoi studi sui suoi pazienti.
Tra le sue opere principali troviamo:
- L’interpretazione dei sogni
- Tre saggi sulla teoria sessuale (scoperta di una sessualità infantile)
- Metapsicologia
- Introduzione alla psicoanalisi
Dopo l’annessione nazista dell’Austria nel 1938, Freud lasciò Vienna e si rifugiò a
Londra, dove morì nel 1939.

Freud teorizza che esistono materiali psichici non direttamente accessibili alla
coscienza, che possono riaffiorare in condizioni particolari, ad esempio durante le
sedute ipnotiche o nel sogno.
Compie le sue prime ricerche con Charcot, studiando l’isteria , considerata si
dall’800 una malattia esclusivamente femminile, di origine somatica che veniva
correlata a cause organiche (disfunzioni fisiologiche nella donna).
⇨ I fenomeni isterici hanno una loro ragion d’essere e sono in qualche modo
funzionali alla conservazione dell’equilibrio ( il nostro obiettivo è trovare l’equilibrio).
Un'interpretazione dei sintomi su base psichica portò alla constatazione di alcuni
casi di isteria maschile, oltre che femminili.
L’ipotesi dell’origine psichica dell’isteria trova poi una conferma negli studi condotti
con Breuer.
Osservarono il comportamento di una paziente, ANNA O (nome fittizio).
Essa soffriva di idrofobia e F. e B. la ipnotizzarono.
Lei in seguito iniziò a descrivere una scena: ricordò un cane che beve dal suo
bicchiere.
Quando Anna O riesce a rievocare le esperienze che sono all’origine dei sintomi,
questi scompaiono.
La rievocazione avviene solo sotto ipnosi, e la scomparsa dei sintomi indica
l’esistenza di delle dinamiche che avvengono nel soggetto senza che esso sia
consapevole (prima intuizione dimensione inconscia).
(→tutti abbiamo qualcosa nell’inconscio che magari non si manifesterà mai).
⇨ la scomparsa dei sintomi indotta dal ricordo è denominata “metodo catartico”.
Occorreva però ottenere questo non attraverso l’ipnosi, con la quale i sintomi
scomparivano nell’immediato ma poi tendevano a ricomparire.
Freud decide perciò di abbandonare l’ipnosi.

La psicoanalisi si configura come ermeneutica.


I sogni esprimono pulsioni, desideri o conflitti inconsci, ma attraverso immagini che
nascondono il contenuto esplicito.
Alla base del “simbolismo onirico” ci stanno:
- Condensazione
- spostamento
- necessità di superare la censura.
Il materiale psichico subisce nel sogno un processo di condensazione→ elementi
appartenenti a circostanze diverse si fondono in un’unica immagine, la quale deve
essere scomposta affinché sia possibile decifrare il significato.
Spostamento→ spesso elementi secondari del sogno sono investiti da un profondo
significato emozionale
Censura onirica→ alcuni contenuti del sogno vengono filtrati, per cui emozioni,
desideri o fobie possono entrare nella rappresentazione solo se mimetizzati sotto
forme non considerate pericolose.
⇨Le immagini palesi stanno spesso per altre che non potrebbero essere ammesse.
Freud ammette l’esistenza di simboli ricorrenti.
F. aveva così individuato una nuova scienza che si riferiva ad un nuovo oggetto,
l’inconscio.

Le dinamiche inconsce possono manifestarsi nei sintomi nevrotici.


Si può dire che nessuno è “normale”, se prima non si ridefinisce il concetto stesso di
normalità e non si definisce una soglia.
I simboli onirici sono in generale di origine sessuale.
Freud si era convinto dell’importanza della sessualità anche in età infantile.
Ogni nevrosi ha origini sessuali risalenti all’infanzia, rimosse ma sempre attive a
livello inconscio.
L’analisi di questa componente è oggetto dei Tre saggi sulla teoria sessuale, il
primo saggio giunge a una sostanziale ridefinizione dei concetti di “normalità” e di
“perversione sessuale”, muovendo dalla definizione di libido.
LIBIDO→ pulsione sessuale o meglio il desiderio orientato al suo soddisfacimento.
Dovrebbe manifestarsi con la pubertà e tendere all’unione sessuale con
persone dell’altro sesso.
Spesso quando la meta e il soggetto sono molto lontani, dobbiamo
definire le diverse forme di perversione.
La libido e la perversione riguardano anche la prima infanzia.
Dalla nascita all’età adulta la sessualità attraversa uno sviluppo articolato in diversi
momenti:
- Fase orale→ soddisfacimento della pulsione è associato alla suzione
(bambini da piccoli hanno sempre qualcosa in bocca);
- Fase sadico-anale→ lagata al controllo della defecazione e associata ad un
marcato egocentrismo (la defecazione è la prima consapevolezza che non
può ricevere tutta dalla mamma, primo segno che un bambino lascia al
mondo);
- Fase fallica→ scoperta dei genitali e la differenza fra sessi;
- Periodo di latenza→ interiorizza le proibizioni sociali e forma una struttura
inconscia di controllo delle pulsioni, il super-io ( è la morale, una sorta di filtro
e di assimilazione delle norme sociali);
- Fase genitale→ pulsione rivolta al rapporto genitale e alla procreazione.

Quando il processo di sviluppo non si compie in modo armonico, si manifesta la


perversione sessuale, che consiste nella regressione a uno degli stadi dell’infanzia,
però con la carica pulsionale e aggressiva dell’età adulta (una di queste fasi può
ripresentarsi nel tempo).
La libido può essere deviata anche verso oggetti non esplicitamente sessuali, si ha
allora la sublimazione.
L’infanzia è caratterizzata dal Complesso di Edipo (attrazione verso il genitore di
sesso opposto, accompagnata dall’odio inconscio verso quello dello stesso sesso,
avvertito come rivale).
Complesso di Edipo→ Edipo, abbandonato dal padre a causa di una profezia che ne
prevedeva la morte a causa del figlio, viene adottato dal re di
Corinto.
Un giorno, appresa la profezia, Edipo si allontana da Corinto
per non nuocere al padre adottivo, e nel cammino uccide un
uomo anziano (senza sapere che era il suo vero padre).
Entrato a Tebe sposa la regina Giocasta ( sua madre), ma una
volta venuto a conoscenza della verità Edipo si punisce
accecandosi e Giocasta si suicida.
Il complesso di Edipo è un nodo centrale nello sviluppo sessuale, genera un senso di
peccato (generato da pulsioni e dalla condanna morale nei confronti dell’incesto) che
favorisce l’interiorizzazione delle norme sociali e dell’autocontrollo.
Freud inizialmente aveva distinto tra pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io, le ultime relative
all’autoconservazione.
Dimostra poi che queste sono una manifestazione della libido rivolta a se stessi: fenomeno
denominato narcisismo.
L’uomo è un essere che tende al conseguimento del proprio piacere, ma ciò è inconciliabile
con la vita associata e perciò tenta di indirizzare la libido verso oggetti leciti attraverso un
processo di sublimazione.
Freud dimostra l’inconsistenza della morale. (?)
Da un lato l’IO cosciente è decentrato, non è più al centro da cui parte l’azione, ma è il
prodotto di dinamiche che non controlla.
⇨ La psicoanalisi offre il metodo per comprendere processi che in precedenza risultano
preclusi a un’analisi scientifica.

Lo strato profondo della personalità viene denominato in un primo tempo inconscio e poi Es
(o Id) dal pronome neutro tedesco di terza persona.
Es possiede una propria organizzazione dinamica:
Nella descrizione della struttura della psiche adulta ( descritta nella seconda topica,
nell’Introduzione alla psicoanalisi) afferma che la psiche è caratterizzata da 3 istanze
fondamentali:
- Ego (Io)→ parte cosciente della personalità;
- Es→ inconscio animato da pulsioni sessuali e distruttive incompatibili con la morale e
da esperienze coscienti ritenute negative e quindi rimosse dal soggetto;
- Super-ego ( o Super-io)→ in gran parte inconscio, interiorizzazione delle norme
morali che ha funzioni di controllo.
L’Es è separato dall’Io da una barriera che impedisce una comunicazione diretta.
Gli scambi tra i due avvengono attraverso il Super-Io, il quale opera un’azione di censura del
materiale inconscio che può giungere alla coscienza soltanto per contenuti accettabili dal
Super-Io.
Per superare questa censura i contenuti assumono solitamente una forma simbolica.
La differenziazione della psiche in Io cosciente, Es e Super-io non è originaria, ma si
costituisce durante l’infanzia (originariamente Io ed Es non si distinguono e il Super-io non
esiste).
L’io non è originario, il bambino nei primi mesi agisce soltanto secondo secondo il principio
di piacere. L’Io si forma con l’adattamento di una parte dell’Es al mondo estrerno

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