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SOREN KIERKEGAARD

1813- 1855
VITA
• Nacque il 5 Maggio 1813 a Copenaghen, Danimarca.
• Venne educato dal padre, commerciante, nel clima di una
religiosità severa.
• Nel 1840 si laureò in teologia.
• Nel Settembre 1840 si fidanzò con Regina Olsen, che lasciò
circa un anno dopo.
• Nel 1841-42 fu a Berlino, dove ascoltò le lezioni di Schelling e
ne fu, prima entusiasta, poi deluso.
• Ritornò a Copenaghen, dove si dedicò ai suoi scritti e morì l’11
Novembre 1855.
L’esistenza

• In kierkegaard del termine esistenza è correlato a quello di essenza


(che si riferisce alla ragione d'essere delle cose, alla loro natura, a ciò
che esse sono necessariamente).
• Mentre l'esistenza indica il loro essere nel mondo, il loro modo
contingente (possibile ma non necessario) di essere.
Kierkegaard contro Hegel

• Nella filosofia hegeliana l'esistenza è la manifestazione dell'essenza


che da questa deriva in modo dialettico e processuale.
• Contro Hegel kierkegaard rivendica la specificità dell'esistenza , la sua
autonomia rispetto all'essenza e quindi la necessità di essere
considerata come una dimensione specifica della riflessione filosofica.
• La riflessione sull'esistenza deve essere affrontata a partire dalla
categoria del singolo e della possibilità contrapposte all'universale e
alla necessità hegeliane.
• Il sistema hegeliano ha un “fondamento ridicolo” perché presume di
parlare dell’assoluto e non comprende l’esistenza umana.
• Se lo scenario dell’Idealismo è la totalità, al pensiero oggettivo viene
contrapposto il pensiero soggettivo, cioè il pensiero che parte
dall’esistente e che ha come unico scopo la spiegazione del
singolo.
• Nel genere umano il singolo è superiore alla specie perché fatto a
immagine e somiglianza di Dio.
• Precursore dell'esistenzialismo.
• La sua filosofia muove dalla critica al sistema hegeliano
proponendo un recupero del piano dell'esistenza come
affermazione del singolo inteso come unica realtà.
• All’«aufhebung» (superamento) hegeliano contrappone l’«aut-
aut».
• Il singolo è, dunque, la categoria fondamentale che nella filosofia
si occupa dell'esistenza concreta e non del pensiero astratto.
• «Se io dovessi domandare un epitaffio per la mia tomba , non
chiederei che: “quel Singolo”, anche se ora questa categoria
non è capita. Lo sarà in seguito».

• Noi siamo le scelte che facciamo o non facciamo.


• Sul piano dell’esistenza la conoscenza è sempre soggettiva,
la mia conoscenza ha significato solo per me.
• La sua filosofia è una ricerca interiore del pensiero come analisi
di sé (Agostino).
• L’esistenza dell’individuo è limitata e si conclude inevitabilmente
con la morte.
• Il tempo del singolo è lineare e finito e si presenta come una
scelta tra possibilità che si escludono a vicenda come un aut-
aut.
Aut-aut
• La vita è possibilità, ma la possibilità è paralizzante in quanto implica
una scelta e la possibilità del fallimento.
• La condizione umana è quella di vivere nell'angoscia data dalla
possibilità che l’uomo ha di scegliere e che accompagna tutta la
nostra esistenza.
• La libertà è la responsabilità dell'uomo di fronte alle scelte.
• L'individuo in quanto singolo, trova davanti a sé alternative
diverse, riconducibili a tre differenti modelli esistenziali o stadi
che kierkegaard descrive in «Aut-aut»: quello estetico e quello
etico.
• A questo se ne aggiunge un terzo quello religioso trattato in
«Timore e tremore»
• Questi tre modelli di vita possono essere considerati stati
dell'esistenza, cioè modi d'essere che permangono per tutta la
vita dell'individuo, ma anche stadi, cioè momenti successivi
nella vita del singolo.
Aut-aut (Enten-Eller)

• La dialettica di cui parla kierkegaard è profondamente diversa


da quella hegeliana, perché non raggiunge una sintesi ma si
esprime nella forma dell’antitesi radicale, dell’ aut-aut. Non è
possibile un «e…e» Fra due stadi tra loro contraddittori:
scegliere uno stadio implica un salto, una rottura con l'altro (o…
o).
LO STADIO ESTETICO

• L'esteta, che si identifica con la figura di don Giovanni di Mozart,


è il seduttore, colui che non sceglie, che si rifiuta di assumersi
ruoli o responsabilità sociali, che passa da un'esperienza all'altra
senza mai definirsi come identità stabile. In questo modo non si
costruisce come persona, come un io.
• L'esteta si disperde nelle cose e nelle esperienze, manca di una
personalità, di un «io» inteso come punto di riferimento
continuativo della propria esperienza.
LO STADIO ETICO
• Vivere eticamente vuol dire essere cittadini, padri, mariti,
assumere e far propri tutti quei compiti e quelle responsabilità
che fanno di noi un preciso tassello della struttura sociale, una
persona determinata, con una propria identità.
• La vita etica ha durata, ha storia.
• A differenza dell'esteta chi vive eticamente ha scelto.
• L'uomo etico non è come vorrebbe essere perché potrebbe
essere sempre soggetto alla tentazione, al ripensamento.
• Il dubbio è sempre dietro l’angolo e col dubbio la possibilità,
l'angoscia e la disperazione.
LO STADIO RELIGIOSO

• L'esistenza è dunque contraddizione irrisolta e irrisolvibile.


• La contraddizione non può essere risolta, secondo kierkegaard,
ma può essere superata. Il superamento può avvenire solo con
un salto qualitativo che non è spiegabile nei termini della
ragione, in quanto richiede un atto di volontà: questo salto è la
fede.
• Tra lo stadio etico e quello religioso non può darsi continuità in
quanto la religione e in particolare il cristianesimo, è
incomprensibile, è a-razionale, è paradosso.
• La fede è paradosso, è rottura con l'etica ed è simboleggiata
dalla figura di Abramo, che riceve da Dio l'ordine più lontano da
ogni considerazione morale che si possa immaginare: quello di
immolare in sacrificio suo figlio Isacco. La vicenda di Abramo è
incomprensibile al di fuori della fede perché con il sacrificio del
figlio egli viola ogni norma etica, tradisce i suoi compiti di uomo
e di padre.
• Il porsi al di fuori dell'etica è la fede.
• Se la fede coincidesse semplicemente con il perseguire il bene,
allora Abramo sarebbe perduto ma la scelta di Abramo deriva
dal rapporto diretto con Dio come persona.
L'ANGOSCIA
• L'esigenza per l'uomo di compiere questo salto nella fede viene
ricondotta all'angoscia che fa parte dell'uomo nel momento in
cui acquista coscienza di sé.
• Essa è la premessa per il salto nella fede perché pone l'uomo
di fronte alla consapevolezza della propria infinita libertà.
• L'individuo è solo di fronte alle proprie scelte ed è consapevole
anche del fatto che da queste può dipendere il proprio destino
nell'eternità.
Lo scandalo del cristianesimo
• Consiste nell’unione di Dio, mediante l'incarnazione, con ogni
singolo individuo.
• L'accettazione del cristianesimo e dell'incarnazione significa far
entrare Dio nella vita di ognuno, costringendolo a pensare la
sua esistenza in termini nuovi.
• Il cristianesimo è un'esperienza esistenziale profonda che
coinvolge la totalità dell'individuo.

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