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Kierkegaard è considerato il precursore dell’esistenzialismo, concentra la propria riflessione sul problema dell’uomo e
dell’esistenza. All’interno del suo nucleo familiare è molto forte il senso del peccato, in particolare il padre è
tormentato dal rimorso, sentimento che si ripercuoterà anche nel figlio. Kierkegaard nutre una concezione negativa
dei rapporti umani e dell’essere dell’uomo.
La religiosità in Kierkegaard:
La scelta è il tema prediletto all’interno della trattazione di Kierkegaard, in particolare egli afferma il volere di porre
Dio al di sopra di qualsiasi cosa.
Kierkegaard pone l’uomo davanti ad una scelta radicata all’interno dell’essere stesso, infatti per il filosofo con tale
scelta vi è la presa di posizione nei confronti dell’esistenza, perché ciò che da valore all’uomo è la capacità di
assumersi la responsabilità della propria vita.
NB: Kierkegaard critica profondamente la chiesa cattolica di Roma in quanto colpevole di aver ridotto il messaggio di
Dio ad una dottrina e di aver compromesso la religiosità autentica a causa di interessi mondani.
Kierkegaard individua 3 alternative inconciliabili di vita, la scelta di una, infatti, preclude le altre. Le tre vite sono:
Ex-sistenza:
Per Kierkegaard ciò che differenzia l’uomo dagli animali è la capacità di saper trascendere gli istinti, di essere in grado
di progettare il divenire (possibilità -> essenza dell’esistenza umana intesa come ex-sistere. E’ la categoria che include
il rischio della scelta, determinante quindi di inquietudine ed angoscia).
Bilancio su Kierkegaard:
Kierkegaard è del tutto estraneo al suo periodo, l’800, infatti in quegli anni, mentre la società progrediva verso
un’autodeterminazione dell’uomo egli riteneva fondamentale fondare l’esistenza umana su Dio. Critica la società
borghese, che definisce come bancarotta dell’esistenza.