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1. Per quanto riguarda la vita e le opere, si veda il libro di testo alle pagine 279-280.
Ci limitiamo a sottolineare due punti importanti:
a. Nel suo Diario Kierkegaard parla di un grande terremoto che ad un certo punto ha
investito la sua vita cambiando il suo punto di vista sul mondo.
Non abbiamo riferimenti precisi circa la causa di questo fatto, ma solo cenni (una colpa
grava sulla famiglia di Kierkegaard).
Sulla vita del filosofo incombe una minaccia vaga e terribile; il filosofo afferma di avere
come una scheggia nelle carni.
b. Le principali opere di Kierkegaard sono:
1) Aut-Aut (1843)
2) Timore e tremore (1843)
3) Il concetto dellangoscia (1844)
4) La malattia mortale (1849)
Luomo che ha di fronte a s il futuro deve fare i conti con la possibilit. Ogni possibilit
sempre possibilit-che-s e soprattutto possibilit-che-non: sul futuro grava costantemente
la minaccia del vuoto, del fallimento, della morte, dellignoto.
La vita quindi essenzialmente problematica e luomo rischia di rimanere paralizzato di
fronte ad alternative terribili.
c. Di fronte alla possibilit che caratterizza lesistenza, Kierkegaard afferma di trovarsi al
punto zero, nellindecisione permanente, in equilibrio tra due alternative opposte.
Kierkegaard non riesce a vivere con un compito preciso, non riesce ad attuare se stesso in
una possibilit unica e stabile.
Osservando la vita del filosofo notiamo che egli, coerentemente con questo discorso,
interrompe improvvisamente il suo fidanzamento con Regina Olsen e non intraprende la
carriera di pastore.
Kierkegaard afferma dunque di non poter scegliere e di voler restare un contemplativo.
d. Anche se Kierkegaard non vuole scegliere, afferma comunque che la vita apre alluomo tre
possibilit fondamentali o STADI DELLESISTENZA:
1) LO STADIO ESTETICO
2) LO STADIO ETICO
3) LO STADIO RELIGIOSO
e. Il tema della fede molto importante nella filosofia di Kierkegaard. Nella vita difficile
delluomo il Cristianesimo lunica ancora di salvezza per affrontare in modo valido anche
se non del tutto risolutivo la disperazione e langoscia.
3. LE CRITICHE A HEGEL
Sottolineiamo tre fondamentali critiche mosse da Kierkegaard alla filosofia hegeliana:
a. Lesistenza presenta alternative fondamentali che non possono essere conciliate allinterno
di un unico processo dialettico.
b. Kierkegaard pone al centro della filosofia il singolo individuo, lindividuo esistente come
tale. Il singolo superiore al genere e questo linsegnamento fondamentale del
Cristianesimo. Hegel, invece, poneva il genere al di sopra dellindividuo. Sulla sua tomba
Kierkegaard vorrebbe scrivere solo Quel singolo.
c. Kierkegaard critica il panteismo idealistico hegeliano che giunge ad identificare luomo con
lassoluto (Dio). Secondo Kierkegaard vi uninfinita differenza qualitativa tra luomo e
Dio, un abisso separa il finito dallinfinito.
b. LO STADIO RELIGIOSO
La terza e ultima alternativa che lesistenza propone lo stadio religioso, presentato
nellopera Timore e tremore (1843).
Tra lo stadio etico e quello religioso esiste un abisso ancora pi profondo di quello che
esiste tra i primi due stadi.
1) Lemblema dello stadio religioso Abramo, figura biblica dellAntico testamento.
Abramo a 70 anni vive allinterno dello stadio etico: marito, padre di famiglia, grande
patriarca. Ha una serie precisa di doveri e leggi da rispettare. Fino a quando li
rispetter, potr rimanere dentro lo stadio etico.
Un giorno la voce di Dio gli ordina di uccidere il proprio figlio Isacco. Abramo quindi
chiamato ad infrangere la legge dello stadio etico.
2) Abramo, dopo lordine ricevuto di Dio, ha di fronte a s due possibili alternative:
a) Non ascoltare il comando divino e restare allinterno dello stadio etico che impone
di non uccidere il proprio figlio.
b) Seguire lordine ricevuto da Dio uscendo dallo stadio etico e passando, dopo aver
superato un abisso, nello stadio religioso. In questo caso Abramo romperebbe il
proprio rapporto con le norme morali e con le regole alla base dei rapporti tra gli
uomini.
5. LANGOSCIA
a. Langoscia trattata da Kierkegaard soprattutto nella sua opera Il concetto dellangoscia
(1844).
b. Definizione di angoscia: langoscia il sentimento del possibile che luomo prova quando si
rapporta con il mondo.
Luomo angosciato avverte la vertigine della libert e sente le infinite possibilit negative
che incombono sulla sua vita. Langoscia diversa dalla paura poich la paura si prova al
cospetto di una situazione determinata. Langoscia caratterizza lo stadio etico e quello
religioso (la fede certezza angosciosa).
c. Langoscia, secondo Kierkegaard, strettamente legata al peccato, anzi si pone come causa
del peccato stesso.
Kierkegaard da questo punto di vista ci parla di Adamo. Adamo allinizio ignorante, non
conosce nulla. Ma questa sua conoscenza lo porter alla caduta. Adamo sa che non dovr
mangiare dallalbero proibito ma sa anche di poterlo fare. Adamo caratterizzato dalla
angosciante possibilit di potere. Questo sentimento della possibilit (angoscia) porter
Adamo a peccare.
d. Langoscia un sentimento che riguarda il possibile rispetto alla dimensione futura. Il
passato non genera angoscia: una colpa passata genera pentimento, non angoscia. Il
passato si lega allangoscia solo quando c il rischio che lazione passata torni a verificarsi
nel presente.
e. Langoscia un sentimento tipico delluomo.
Le bestie e gli angeli non provano angoscia: le bestie sono prive di spirito e non avvertono il
poter essere (la possibilit), gli angeli viceversa sono troppo felici e compiuti.
f. Cristo rivela la sua natura umana, oltre che divina, proprio in quanto prova anchegli
langoscia. Kierkegaard si riferisce al testo del Vangelo di Giovanni (13,27): Ges sta per
essere tradito e dice a Giuda Ci che tu fai affrettalo. Il riferimento alle azioni possibili
che Giuda avrebbe potuto fare contro Ges.
g. Langoscia infine connessa al principio dellinfinit o onnipotenza del possibile: nel
possibile tutto possibile. Ogni possibilit favorevole annientata, dice Kierkegaard, dalle
infinite possibilit sfavorevoli.
6. LA DISPERAZIONE
a. Kierkegaard parla della disperazione nellopera La malattia mortale (1849).
b. Definizione di disperazione: la disperazione il sentimento del possibile che luomo prova
in relazione al rapporto con se stesso.
c. Lessenza delluomo, come abbiamo pi volte detto, la possibilit.
Quando luomo si rapporta con se stesso scopre di avere due alternative: pu decidere di
essere se stesso e pu decidere di non essere se stesso.
La disperazione caratterizza luomo in entrambi i casi. Se luomo sceglie di essere stesso, si
scopre insufficiente a se stesso, scopre di non bastare a se stesso. Se invece luomo sceglie
di non essere se stesso, fallisce perch non pu rompere il rapporto che ha con s.
La disperazione caratterizza quindi luomo quando egli cerca di far venire meno la
possibilit che lo fonda scegliendo unalternativa (essere se stesso, oppure no).
La disperazione definita da Kierkegaard malattia mortale, non perch conduce alla morte
ma perch consiste nel vivere la morte della possibilit che caratterizza lio (se scegliamo di
essere noi stessi oppure no, facciamo venire meno la possibilit che ci costituisce e
proviamo disperazione).
La disperazione caratterizza luomo nello stadio estetico (luomo sceglie di non essere se
stesso) e nello stadio etico (luomo sceglie di essere se stesso).
d. Cosa pu fare luomo allora per superare la disperazione?
Luomo deve scegliere di essere se stesso e, senza illudersi di poter essere per questo
autosufficiente, deve riconoscersi dipendente da Dio che pu ogni cosa. La disperazione
legata allaver scelto noi stessi conduce dunque alla salvezza ottenuta attraverso Dio.
La fede sostituisce alla disperazione la fiducia e la speranza in Dio.
Non dimentichiamo per, come gi abbiamo detto, che la fede lambito del paradosso e
dello scandalo. E paradossale per esempio che Dio, che trascendente e lontano, possa
essere anche intimamente accanto alluomo. E paradossale lidea di un Dio che si fa carne
e che muore per noi.