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il ViANdANTE

I<ARll-tEiNz DEscl-tNER

STORiA CRiMiNALE
dEL CRisTiANESiMo

ToMo 111
LA cl-t i sA ANTicA
(N COpERTiNA:
RAff iGURAZiONE di WERNER il ViANdANTE
REbl-tUHN (lE pAROlE ENTRO lA
5
lApidE SONO STATE TRAdOnE iN
iTAliANO).

MENTRE lA CiiiEsA CATTolicA cElEbRA l'iNGREsso


NEl SUO TERZO MillENNiO, UNA VOCE fUORi dAl
CORO NE RipERCORRE MiNu,ziOSAMENTE lA STORiA,
fiNAlMENTE ANCiiE pER il pubbliCO iTAliANO,
pARTENdO dA UN pUNTO di ViSTA iNEdiTO E
pROVOCATORiO.
l'opERA di DEscliNER, dEl QuAlE QUESTO È
il TERZO di diECi voluMi, offRE Al lETTORE,
CREdENTE O NON CREdENTE, Gli ElEMENTi pER
UNA CONOSCENZA, lONTANO dAll'AGiOGRAfiA più
O MENO ESpliciTA E dAl TiMOR REVERENTiAliS
CJiE TROppo SpESSO TRASpARE iN MOlTi AUTORi,
dEll'EVENTO culTuRAlE cliE MAGGiORMENTE liA
CARATTERiZZATO lA STORiA dEll'OccidENTE E poi
dE[ MONdO: il CRiSTiANESiMO.
CoMpRENdERlo pRofoNdAMENTE pER AllONTA,
NARSENE dEfiNiTiVAMENTE O ViVERlO CON UNA
fEdE RiNNOVATA?

K. DESchNER È NATO A BAMbERGA NEl l 924. HA


srudiATO DiRiTTo, TEOLOGiA, FilosofiA, SToRiA E
LETTERATURA. DAL l 961 hA coMiNciATO Ad oc­
cupARSi di CRiTicA AL CRisTiANESiMo, pubblicAN­
do IL GALlo CANTÒ ANCORA (Ed. iTALiANA ERREMME).
lAvoRA ALLA STORiA cRiMiNALE dA ohRE 30 ANNi E
iN GERMANiA, iN CONTEMpoRANEA CON i[ 3° TOMO iN
ITALiA, ESCE il 7° TOMO .

..
88-8648-066-0

€ 21.00
i L viANdANTE
UNA collANA pER CHi AMA ANdARE iN CERCA
Karlheinz Deschner

Storia criminale
del Cristianesimo

tomo III: La chiesa antica


Falsificazione, istupidimento,
sfruttamento, sterminio

a cura di
Carlo Pauer Modesti
Traduzione dal tedesco di Luciano Franceschetti

�)2002
Edizioni Ariele- Milano

Prima edizione: Febbraio 2002


Seconda edizione: Maggio 2014

Ti tolo ori g i na l e
Karlheinz Deschner
K rim inalgeschichte de.\· Christentums
Dritter Band: Dic atte Kirche
Fiilschung, Verdunmrung, Atuheutung, Vernichtung

Copy right © 1 990 by Rowoh l t Verlag Gm bh - Reinbek bei Hamburg

Slampa:

Errcdi gralìchc editoriali- (ìcnovu

ISBN
88-86480-66-0
Dal profondo del cuore odio la canaglia di despoti e preti,
Ma ancor più l'ingegno che fa comunella con loro.

F. Holderlin, Tutte le liriche, p. 647, Milano, 200 l

.. .i cattolici veramente osservanti funzionano da "quinte colonne" di una potenza


totalitaria straniera Iii Vaticano l, la quale può avere, e spesso di fatto ha, interessi
in contrasto con gli interessi nazionali. Poiché prestano sempre il giuramento di
fedeltà alle istituzioni con la riserva mentale: <<Salve le leggi di Dio e della Chie­
sa», nello Stato moderno i cattolici osservanti non possono adempiere, secondo
coscienza, i loro doveri politici, né come uomini di governo, né come magistrati,
né come semplici cittadini.

Ernesto Rossi, Il Sillaba e dopo, p. 46, Milano, 2000


l i grassetti sono del/' editore l

O prete! Noi siamo di te più abili e accorti,


Con tutta l'ebbrezza nostra di te noi siamo più sobri,
Noi beviamo sangue di vigna e tu sangue d'uomini bevi;
Sii giusto un istante: chi dunque è il più sanguinario?

Ornar Khayyiìm, Quartine, tr. A. Bausani, p. 72, Torino, 1969


Dedicato soprattutto al mio amico A(fred Schwarz e a tutti quelli il cui aiuto
disinteressato. oltre a quello assiduo dei miei genitori, con gratitudine ho �perimentato:

Wilhelm Adler Jlirgen Mack

Prof. Dr. Hans Albert Volker Mack

Lore Albert Dr. Jorg Mager

Klaus Antes Prof. Dr. H. M.

Else Arnold Nelly Moia

Josef Becker Fritz Maser

Karl Beerscht Regine Paulus

Dr. Wolfgang Beutin Arthur e Gisela Reeg

Dr. Otto Bickel Hildegunde Rehle

Dr. Dieter Birnbacher M. Renard

Dr. Eleonore Kottje- Birnbacher German Rlidel

Kurt Birr Dr. K. Rligheimer e Frau Johanna

Dr. Otmar Einwag Heinz Ruppe! e Frau Renate


Dr. Karl Finke Martha Sachse

Franz Fischer Hedwig e Willy Schaaf

Kliire Fischer- Vogel Friedrich Scheibe

Henry Gelhausen Else e Sepp Schmidt

Dr. Helmut HiiuBler Dr. Werner Schmitz

Prof. Dr. Dr. Norbert Hoerster Norbert Schneider

Prof. Dr. Walter Hofmann Alfred Schwarz

Dr. Stefan Kager e Frau Lena Dr. Gustm· Seehuber

Hans Kalveram Dr. Michael Stahl- Baumeister

Karl Kaminski und Frau Pro f. Dr. Dr. Dr. h.c. Wolfgang Stegmliller
Dr. Hedwig Katzenberger Almut e Walter Stumpf
Dr. Klaus Katzenberger Artur Uecker

Hilde e Lothar Kayser Dr. Bernd Umlauf

Prof. Dr. Christof Kellmann Helmut Weiland

Dr. Hartmut Kliemt Klaus Wessely

Dr. Fritz Koble Richard Wild

Hans Koch Lothar Willius

Hans Kreil Dr. Elsbeth Wolffheim


l ne e Ernst Kreuder Prof. Dr. Hans Wolffheim

Eduard Klisters Franz Zitzlsperger

Robert Miichler Dr. Ludwig Zollitsch


Indice

- Prefazione all'edizione italiana ...... . . .... . . . ....................... .............. . . . ........... . . .. . ...... . . . . ............. x
- Bibliografia in lingua italiana ......... . . . ... . . . . ........................... ......... . . . ....... ....... . . .................. xviii
- Notizie sull'autore e sua bibliografia ... . . ............... ... . . . . . .......... ..... . . ............... . .................. xxiii
- Nota all'edizion e italiana . . . . . . . .... . . . . .. . . . . . . . ....... ........... . . . . . . . . ............. . ............. . . ....... . . . . ..... . .. xxvi

Storia criminale del Cristianesimo - tomo III


- CAPITOLO 1.: Falsificazioni cristiane nel mondo antico .. ......... .......... ........... . ... . .......... ... . .... . ... 1
FALSIFICAZIONI NEL PAGANESIMO PRECRISTIANO, 2 - I J concetto di "proprietà i nte l l ettuale" è vecchi o d i
m i l l e n n i , 3 - Fal s i letterari presso i G reci , 7 - Fal s i l etterari presso i Romani , 9 - Moti v i d i fal si ficazione ,
I O - Errore e fal s o nei c u l t i antichi , I l - Note, 14
FALSIFICAZIONI NELI.' A NTICO TESTAMENTO E DINTORNI, 1 7 - B i bbie del mondo e a ( cune particolarità del l a
B i bb i a cristiana , 18 - '"I m magi n i caratte ri s t i c h e d e l mondo fem m i n i l e bi b l i co" , 20 - "Su q uesto fango ,
su q uesto fango... " - Opposi zione al i ' Antico Testamento nel l 'anti c h i tà e nel l 'era moderna , 22 - 1 ci nque
l i bri di Mosè che Mosè non ha scri tto , 23- A l tri fal s i n e l l 'A ntico Testamento (e nel suo ambi to) , 30 _
L'apocal i ttica gi udaica , 37- A l tre fal si ficazioni del l ' Ebrai smo (del l a d i aspora) , 39- '"Cooperazione "
gi udai co-cristiana , 43 - Note, 43
FALSIFICAZIONI NEL Nuovo TESTAMENT0, 47 - L'errore di Gesù, 48 - Messaggeri dei fal sari , 50 - Le "Sacre
Scri tture" si assem b l ano , ovvero 400 anni d i ri flessioni s u l l a te rza persona d i v i na, 5 1 - In che modo l a
ri cerca rispetta l o S p i r i to Santo , 55 - l C ri stiani fal s i ficavano pi ù consapevolmente degl i Ebrei , e con
m aggiore freq uenza , 57- Pe rché e come s i facevano i fal s i ?, 60 - Né il vangelo d i M atteo né quel l o di
Giovanni né l a ri v e l azione di G i ovanni ( A pocal i sse) sono opera degl i apostol i ai qual i la c hiesa Ii attri bu­
i sce, 63 - Nel N uovo Testamento ci sono sei false "Epistole d i Paol o" , 68 - Tutte l e " Lettere cattol i che"
del Nuovo Testamento , al meno sette , sono dei fal s i , 72 - Esempi di i n terpol azioni nel N uovo Testamento ,
75 - Note , 79
FALSit'ICAZIONI NELL'EPOCA NEOTESTAMENTARIA E DELLA CHIESA ANTICA, 83 - Tutte le parti operava­
no fal si - in mass i m a parte i sacerdoti , 84 -A nche nei c i rcol i ecclesi a l i e rano sal tuariamente in uso
vange l i "'a pocri fi " , 87 - Fal s i evangel i c i sotto il nome d i Gesù, 89 - Vange l i o al tri scri tti man i polati
sotto il nome d i u n unico apostol o , 90 - Fal s i in onore d e l l a Santa Ve rg i n e , 92 - Fal s i nel nome
di tutti gli apostol i , 94 - A tti deg l i apostol i fal s i ficati , 97 - Epi stol e e personaggi otte n uti con frode , 99
- Fal si ficazioni sotto i l nome d i padri del l a Chi esa , 1 0 1 - Un fal sario cri stiano: "per secol i il maestro
del l "Occidente" , 1 05 - Fal s i per comprovare la s tori cità di Gesù , 1 07- Fal s i per accrescere il presti ­
g i o cristiano n e i confronti di ebrei e pagan i . l 09 - G ran parte degl i Atti mart i rol ogi c i sono spuri , ma
passarono tutti q u a n t i per doc u m e n t i stori ci assol u t i , I I I - Pressoché tutti g l i e l e n c h i v escov i l i a
ri p rova del l a trad i z i one apostol i c a sono fal s i , 119 - Come l 'apologetica tenta di gi usti fi care i fal s i
v e t e rocri s t i a n i , 1 27 - I l fi ne santi fi c a i mezzi : l a p i a frode è a m m e s s a n e l c r i s t i ane s i m o fi n d a l
pri n c i pi o , 1 30- Note, 1 34

- CAPITOLO 11.: La frode dei miracoli e delle reliquie .... . .... ............. ........... . ......... . .. .... .. . .. ...... 14 1
L'IMPOSTURA DEl MIRACOLI, 1 42 - G ra n parte dei m i racol i n e l l a B i bb i a sono fantast i c i come gran
parte d i al tri m i racol i . 1 42 - Ge s ù s i serv e d i pratiche u n i v e rsal m ente conosc i ute , 1 44- L'arsenal e
m i racoloso dei vange l i - n u l l a di ori ginal e , 1 45 - L'i m brogl i o del l a c ri s t i ana "prov a del l e profezie" ,
1 47 - M i racol i negl i "'apocri fi ", ovvero: un tonno affum i cato si rifà v i v o , 150 - Ma i màrti ri offu­
scano tutto i l resto, 153 - La santa "'a rci martire", 1 58 - Monaci e vescov i i n veste di taumaturg h i .
160 - V i s i on i c o m e s c i a m i d 'api , 1 67 - L a l eggenda : "al i mento spi ri tuale del popolo" , oppure '"grand i ,
i m pudenti , c rasse e total i m enzogne papi stiche" , 1 70 - D a l miraculum sigi/Lum mendacii agl i apol ogeti
cattol i c i . 1 73 - N o te , 1 78
L'IMPOSTURA I>EU.E REUQUIE, 1 83 - I l c u l to cristiano del l e re l iq u i e non fa che conti n uare il c u l to degl i
e roi greci . 1 85- Scala gerarchica anche in fatto di rel i q u i e : dai pezzi eccel lenti del santo cadav e re g i ù
fino ai pel i del l a barba e a l l a pol v e re . 1 87- C rescente "domanda" di santi defun ti : l oro ritrovamento e
rispett i v i prod i g i . 1 89- Dal l e i nsegne del l ' I m pero fino al grasso d 'orso. ov ve ro " I n pri n c i p i o c ' è la pietà
natural e . . :·. 1 92- Rel i q u i e "per contatto" e schel etri ambulanti . 1 95- A rretrati d i Mari a . o v vero "tutta
l a m i seria del l ' u m a n i tà . . :·. 1 97- Rarità e proteste. 1 99- Note. 20 1

- CAPITOLO 111.: La truffa dei pellegrinaggi . . . . .. . . . .. . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . .. . .. . . . . . . . . ... . .. . . . . . . . . .... . . . . . . 205


.
Peregri nare: u n a idée fixe fin da e poche precri stiane. 206 - Asclepio. il d i o d a l l e " mani clementi " ,
ed Epi dauro. la Lou rdes dei pagan i . 209 - Sera p i d e . I s i d e e la v e rg i n e Mari a . 2 1 1 - Pe l l egri naggi
nel l 'ebraismo precri sti ano. 2 1 3 - L' i n i z i o del cristiano pel l egri naggio a Gerusa l e m m e : dal l a " i n v e n ­
zione d e l l a croce " al subl i me c u l to del prepuzio. 2 1 4- La pel legrina Eteri a : il suo "candore . . . e pia
sempl i c i tà ... ha q ual cosa che seduce e conqui sta" (il v escovo A ugu sto B l udau d i Erm l an d ) , 219 -
Oh. s t u penda G e rusal e m m e !, 22 1 - U l teriori attra z i o n i per peregri nanti pal esti nes i . 223 - Da l l a
tom ba di Abramo a l l etamaio di G i obbe. 2 2 6 - I n cam m i n o v erso l a v etta: d a i "santi tal pa " ai santi
cosiddetti "stanti " . 227 - Pi ù v i c i no a te. m i o D i o . . . . 230 1 - Pel l egri nagg i o ad una santa probabi l ­
mente mai esistita , 235 - l santuari c ristiani d i v e n ne ro sem pre p i ù ri cchi con l e offerte voti v e . 238 -
Pel l egri naggi e m i racol i : al marketi ng dei "l uoghi di grazia " . 239 - La Lou rdes protocri stiana, 24 1
- "Ci ro" e "Gi o v a n n i " , santi nati dal l a frode . 244 - La santa coppia di m e d i c i Cosma e Dam i ano:
cera per cande l e , olio per l a m pade e tutto q uanto accresce potenza, 246 - Rarità romane. 247 - Note.
25 1

- CAPITOLO IV.: [stupidimen to . . . . . ....... . ...... . . . . . . . .. . .. . .. . ... . . . . .. . . . ..... . . . . .... . . . .. . .. . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . .. . . . . . . 257


IL cRou.o DEI.LA CULTURA ANTICA. 259- Educazione presso G reci, Romani ed Ebre i . 260- Il Cri stianesimo
i nsegna. dopo Gesù. ad odi are tutto quanto non serve a Dio. 262 - I l Cri stianesi m o cercò fi n dal l 'i n izio.
e cerca ancora ogg i . di domi nare i bam b i n i per mezzo dei geni tori . 265 - I l Cri stianes i m o pi tl antico è
n e m i co del l ' i struzione. 266 - Fame. l e rc i u m e e lacri m e : attrave rso i secol i un g rande i deal e cristiano !.
268- L'osti l ità a l l a c u l t u ra dei pri m i scri ttori greci cri st i an i . 272- L'osti l i tà al l a c u l t u ra dei pri m i scri ttori
cristiani lati n i . 273- Il teatro: "la chi esa del d i avolo''. 275 - In l uogo del teatro. ecco il teatro d e l l a
chi esa . . . e la sua censura. ancora nel X X secolo. 278- C o m e si fi nì p e r esal tare q u a l e "rel i gione cristiana "
( A gost i no) tutto q uanto si pote v a uti l i zzare del mondo precri stiano. 282- " . . . solo disprezzando le Sacre
Scri tture di Dio si occ u pano di geometria" . 284- " . . . il suono del suo nome e il frutto del suo spi ri to ". Le
prove del santo A m brogi o per la casta vedovanza: lortorel l e . nascita v i rgi nale del l a madre di D i o; avvoltoi .
i m morta l i tà: l 'ucce l l o fen i ce e altre i l l u m i nazion i . 287- Del l e arti esegetiche del santo Agost i n o ; c i ò che
c redeva e non c redeva . . . e come tutto ciò che l 'uomo ha bi sogno di sapere si trov i nel la B i bbia, 292- I l
mondo si fa sem pre pi ù tetro. 296
L'IRRUZIONE DHI.O SPIRITISMO CRISTIANO, 305 - Credenza negl i spi riti in tempi precri stiani e in ambiti
e xtracri stian i . 306- Gesù "scacciò molti spi riti malvagi . . . ". 309- L'esorcismo è tra i capi saldi del Cri sti a ­
n e s i m o antico. 3 1 1 - G l i spiriti "m alig ni " n e l l a fede e n e l g i u d i z i o d e i padri del l a Ch i esa. 3 1 2- I d i avol i
e i monac i . 3 1 7- A nche Agostino i nsegn ò ogni sorta di sci occhezze sugl i "spi ri ti m a l i g n i " , d i v entando i l
"teol ogo d e l l o stregon i s mo" . 3 1 8- Magie e scongi u ri cristiani contro g l i "g l i spiriti empi " . 3 1 9- Note.
322

- CAPITOLO v.: Sfruttamento .. . . . . . . . . . . . . .... . ... . . . . . ... . .. . .. . . . . . . . . . . . . .... . .... . . . . . . . . . . .... . . .. . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . .. . 325
LA PREIHCAZIONE cHIESASTICA. 327- La s i t uazione pol i tico-finanziari a pri ma di Costanti no. 328 -Opi n i on i
s u ri cchi e pov e ri ne l l 'antichi tà precri stiana. 333- Pauperi smo e a v v e rsione a l l a propri età nel pri mo Cri ­
stianes i m o . 337- Il movi mento per la propri età e l 'i n i z i o del l a deri va. 342- Un banch i e re protocristiano
d i v e nta papa (con uno sguardo alle dottri ne social i dei papi del X X secolo) 344- "Io accu m u l o ricchezze .
m i a m og l i e fa benefi cenza . . . "- da Clemente di Roma a G regorio di N i ssa. 348- I "rivol uzionari " sal va­
guardano i ricc h i . I i dottori del l a chi esa G regori o di Nazi anzo e A m brogio di M i l ano. 352 - Un quasi ­
soci a l i sta: il dottore G i ovanni Cri sostomo e il suo d i scepolo Teodoreto. 354 - Il dottore d e l l a chi esa
Agostino propaganda la "l abori osa povertà " . 358- Note. 363
LA PRASSI ECCLESIASTICA, 367 - Denaro per i messaggeri del Vangelo, segnatamente per i v escov i , 368
-I ncom i nc i a l a ricchezza d e l l a "Ch i esa dei pove ri " , 370- I monaci d i v entano la pri n c i pa l e forza econo­
m i ca d e l l a Chi esa - "sotto il pretesto d i d i v i dere tutto coi mendicanti , m a in verità per rendere tutti dei
pezze n t i " , 374- I metodi del far sold i con la spiritual i t à , 380- A l c u n i metodi l e c i t i d e l l 'ecc l e s i astico fare
e spendere sol d i . 385- Dopo Costant i n o , i ri cchi governano la "Chiesa dei poveri " , 388- La s i monìa,
390- I l nepoti smo, 392 - La caccia al l e ered i tà , 394- Note, 397
CONSERVAZIONE E CONSOLIDAMENTO DELLO SCHIAVISMO, 401 -La schiav i tù pri m a de J C ri sti anesi mo, 402
- Paolo. il Nuovo Testamento, i padri del l a chi esa e la Chiesa si schierano per i l manteni mento d e l l o
schiavi smo, 406- Pretesti apologetici e menzogne s u l l a q uestione del l a schiav i tù , 4 1O- La creazione del
colonato: una n uova forma di schi av i s m o , 417- La genesi del l o Stato coerc i t i v o cristi ano: co rruzi one ,
sfruttamento, crescente mancanza di l i bertà, 419- Note , 429
- CAPITOLO VI.: Sterminio ...................................................................................................... 433
DISTRUZIONE CRISTIANA DI LIBRI DELL'ANTICHITÀ, 435 - Di struzioni di l i bri pri m a del Cristi anesi mo . 436
- Di struzione di l etteratura c ri stiana ad opera di cri stiani , 437
L'ANNIENTAMENTO DEL PAGANESIMO, 442 - I J dottore del l a Chiesa G i ov a n n i Cri sostomo rade al suolo i
tempi i , 444 - Il santo Porfi ri o predica i l vangelo '' i n tutta m i tezza e pazi enza . . . ", 445- Come i l patri arca
d i A l e ssandria. Teofilo, tratta templ i e opere d 'arte , ol tre che i sentimenti rel i gi osi dei vecchi creden t i ,
447- A z i o n i v i ol ente d i Stato e C h i e s a contro i v e c c h i credenti , 449- La "cri stiani zzazi one" del l a ruberia
e l a cacciata degl i "sp i ri t i malvag i " , 454- Fu l a Chi esa la mandante del l 'anni entamento, 457- Ondate
di terrori smo sommergono l e terre , 460- Note, 464
APPUNTO CONCLUSIVO, 469

- Bibl iografia secondaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 470


- Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 494
- Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 502
PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA
di Carlo Pauer M odesti

Pia fraus ad majorem dei gloriam

"Morto Gesù e seppel l i to la sera del 1 5 N i san, gl i strumenti del l a croc i fi ssi one, c i oè
l a croce e i c h i odi tanto di Gesù che dei due l adri croci fi ssi ai suoi lati , vennero sot­
terrati i n una fossa o in una grotta v i c i na al sepol cro che G i useppe di A ri matea aveva
donato per ricevere l e spog l i e del mess i a . " 1 Così i n i zi a, con la spec i fi cazione del l 'ap­
provazione ecclesiastica, l ' opuscolo/guida del l a Basi l i ca di S. C roce i n Gerusal emme
in d i stri buzi one ( a pagamento) presso l a basi l i ca stessa a Roma. I l " pel l egri no" che vi
si reca i n v i s i ta (il compl esso archi tettonico è stato restaurato in occasi one del g i u b i l eo
2000) , fatta eccezi one per i l modo con cui raggi unge i l l uogo ( aereo, treno, pul l man,
automobi l e ; q u i ndi senza alcuna fati ca), s i trova a v i v e re u n ' es peri enza astori ca,
proiettato com ' è in una sorta d i " i n te rzona", un l uogo metafi sica e al l o stesso tempo
assai prosaico, in cui i l tem po sem bra sospeso. U n l uogo del l a contraffazione, del l o
spettacol o sott i l e qual è quel l o degl i i m bonitori del l e fiere d i paese: s i sospetta l ' i ns i d i a,
ma l a seduzione del l a loro arte oratori a cattura come l a l uce l e fal ene notturne. U n a
concezione d e l sacro fantasmagorica, unica n e l mondo del l e rel i gioni , tragi camente
funzionale a l l e esi genze di u n ' umanità v ari amente desi derosa di l asci arsi turl upi nare,
perché pri v a o depri v ata, perciò depravata, del l a necess i tà del l a Rag i one.
D u rante la v i s i ta di q uesto tem p i o del l a pi età popo l a re , seguendo il raccon to
del l ' opuscolo, i l devoto catto l i co s ' i m batte, con suo som mo stupore e i n un si lenzio
i eratico, nel l e "prove" al i 'ori g i ne del l a sua credenza. Pri ma fra t utte l a croce ( o megl i o
parti d i essa) d e l "suppl i z i o di Gesù". Seguendo i l racconto, fi tto di amen i tà pri v e d i
alcun fondamento sci enti fico e, come v edremo, i n profondo contrasto con l a stessa
fede cristi ana, scopri rà, forse non senza cogl iere una certa i ronia i nv ol ontari a, le fasi
del l a v i cenda d i "sant ' Elena e l ' i n v enzi one del l a croce" 2•
La madre del l ' i m peratore Costanti no 3, la cui v i ta dopo l a conversione fu caratteri z­
zata da " bontà e zel o cri sti ano"\ si adoperò, restando al l ' i m magine che ne resti t u i sce
i l cattol icesi mo, per recuperare le rel iquie del la passione, "fatto storico che non può
assol utamente mettersi in d i scussione" 5. Il problema l egato al fatto che di croci ne sor­
ti rono fuori , ov v i amente, tre (anche quel le dei due " ! adroni", in ottimo stato, dopo sol i
300 ann i , grazie al la prov v i denza d i v i na) , fu ri sol to, manco a di rlo, m i racol osamente.

D. Bal d u i no Bed i n i , Le reliquie della passione del Signore, Roma 1997. p.3.
Ibidem, p . 9 .
' Per la fi gura di questo fondamental e i mperatore rimandi amo al vol . l del l a Storia criminale del cristianesimo
di K. Deschner, M i lano 2000, pp. 192 ss. e a l l a bibliografia i ta l i ana del presente volume.
4 D. Balduino Bedi ni , Le reliquie della passione del Signore, Roma 1997, p. l O.
·' Ibidem, p. l 3 .
xii Prefaz ione

Per capi re quale del l e tre fosse quel la d i Gesù, il v escovo d i Gerusal em me, omon i mo di
un noto com i co tori nese del XX secolo anch' esso celebre nel mondo de l i ' avanspettaco­
lo, "ebbe un ' i dea fe l i ce . Fece portare le tre croci nel la casa di un ' i l l ustre mori bonda per
un audace esperi mento. U no storico 1?1 ci ha conservato la preghiera che pronunciò i l
vescovo i n quél momento emozi onante"6• Ri porti amo anche noi questo fu l gi do esempio
del l a rel i gi os i tà cattol ica, l a sola vera rel i gi one, l ontana anni l uce dal l a mag i a e dai riti
ad essa connessi : " S i gnore, tu che concedesti l a sal ute al genere umano per l a morte
di croce del fi g l i o tuo U n i geni to e che ora hai i spi rato al l a tua serva ( Elena) di cercare
i l l egno beato dov e fu sos pesa l a nostra sal vezza, mostraci con e v i denza quale del l e
croci servì per la gloria di v i na e qual i furono suppl i zi o dei malfattori . Fa che questa
donna, che gi ace sul l etto sem i v i va, al tocco del l egno sal utare sorga subi to dal la morte
i m m i nente al l a v i ta" 7• Prosegui amo, assieme al pel l egri no, seguendo i l racconto così
come lo ri feri sce i l testo s i n qui esam i nato: "Ciò detto, i l vescov o si alza e con una
croce tocca i l corpo del l a morente. Questa segui ta a d i battersi neg l i spas m i de l i ' agonia.
La tocca con la seconda e i l ri sul tato fu negat i v o anche q uesta volta. Ma appena fu
toccata dal la terza croce, l ' i nferma, come scossa dal l ' energia elettro-galvanica, apre
gl i occhi , sal ta dal l etto e com i nc i a a cam m i nare per l a casa, gl ori ficando D i o per
l ' i stantanea guari gi one"H.
A parte la scari cafrankensteiniana, a parte la scelta de l i ' illustre mori bonda, giacché
di agoni zzanti mi seri ed i gnoti ve n ' erano in abbondanza, certamente funzi onale ad un
i ncremento del la cred i bi l i tà del l ' evento, appare e v i dente come in questa ci rcostanza,
e così in al tri i nn u meri cas i nel corso dei venti secol i di stori a cristi ana, si sia di fronte
al fenomeno noto come " magi ficazione" del la rel i gi one. Questo particol are aspetto
del cattol i cesi mo, stud i ato per mezzo del l a metodol ogia antropol ogico-rel i gi osa,
ri manda al problema generale del l a "d i fferenza" tra magia e rel i gi one, l a cui defi n i ­
zione, controverso oggetto d i di scussi one i n ambito scienti fico, è i nv ece ben chi ara
al l a chi esa cattol i ca come, ad esem pio, si evi nce da q ueste parole: " La supersti zi one
è la dev iazione del senti mento rel i gi oso e del l e pratiche che esso i m pone. Può anche
presentarsi mascherata sotto il c u l to che rend iamo al v ero Dio, per esempio, q uando si
attri bui sce un ' i m portanza in qualche m i sura magica a certe pratiche, peral tro legi tt i m e
o necessari e. A ttri bui re a l l a sol a materi al i tà del l e preghi ere o d e i segni sacramental i la
l oro efficacia, presci ndendo dal le d i s posizioni i nteriori che richi edono, è cadere nel l a
s u persti zi one"4•
È pur vero che anche i n ambito stori co- re l i gi oso si tende a consi derare come dif­
ferenza sostan ziale la credenza i n un mondo sopran natu rale ( rel i g i one) e qui ndi i n un
i ntervento d i v i no che modi fica l ' equi l i brio naturale del la q uoti d i a n i tà, contrapposta

'• Ibidem. p. l2.


' Ibidem. pp.l2 s .
x
Ibidem. p. 1 3 .
., Catechismo della chiesa cattolica. Ci ttà del Vaticano 1 999. p.57 1 . n r. 2 1 11.
Prefazione xiii

al l a con v i nzione c h e l 'evento scaturi to d a l ri to magi co sia i nv ece opera del s o l o uomo
e del l e sue pecul i ari abi l i tà ( s u persti zione), m a mentre q uesta fl ui da e osmotica de­
fi n i zi one di natura anfi bi a è funzionale ad una sempre i ncerta m a tal vol ta necessari a
c l assi ficazione dei fenomeni magi co-rel i gi osi , q uel l a del l a chiesa cattol ica è ( ancora)
troppo spesso densa di quel l e inev i tabi l i connotazioni teologiche che l asciano ben i ntui re
i l suo carattere strumentale oggetti vamente d i sc i p l i nante, atto a i nc l udere/escl udere
ciò che p uò o non può essere uti l e al programma di evangel i zzazione uni v ersale.
Basti pensare al i ' i dea di c u l to del "vero Dio" o al l e "di sposi zioni i n teriori " nel l a
preghiera, ci tate nel passo del catechismo ( cfr. supra). Nel pri m o caso appare auto­
matico come, mal grado i beffardi ri chiami al l 'ecumeni smo, il cattol icesi mo in fondo
ri tenga superstizione il c u l to reso a d i v i n i tà extrab i b l i che 10• Nel secondo caso, si pensi
ai m i l l e anni in cui centi naia d i m i g l iaia di cristiani analfabeti reci tavano preghiere i n
una l i ngua, i l l ati no, a l oro sconosci uta non avendo percezione al cuna del s i g n i fi cato
del l e parole pron unci ate, con effetti mol to pi ù s i mi l i ad un mantra buddista, che al i ' i dea
di preghi era elaborata dai dottori del l a chi esa.
La nozione di di sposizi one i nteriore è peral tro ancor pi ù di scuti bi l e se si prende i n
considerazi one l ' effetto, ad esempio, d i u n sacramento rispetto a l l a cond izione morale
di col ui che l o i mpartisce. Nel l a ben nota dottri na cattol ica, ex opere operato, l a condi­
zione del l ' offici ante non pregi udica l 'effetto del l ' ufficio, ma lo stato d ' ani mo di col ui
che riceve il sacramento sì 1 1 • Diceva un ex presidente del cons i g l i o cattol i co: "A pen­
sare male si fa peccato . . . ma s ' i ndov i na ! ". Memori di questa massi ma (demo)cri stiana,
possiamo i poti zzare che il ri schio di i nval i d i tà di un numero gi gantesco di battesi m i , i l
vero pi lastro demografico del l 'evange l i zzazione, deve aver fatto ri fl ettere i dotti teologi
che avvedutamente hanno, nei secol i , elaborato l 'organi zzazi one dottri naria del catto l i ­
cesi mo. Resta d a chi ari re "la disposizione interiore" di un l attante i n cosa consi sta.
Al di là del l e sc i vol ose argomentazioni teol ogiche, la preghiera del v escovo di Ge­
rusal e m me M acario, l a sua azione e gl i effetti s ul l ' i l l ustre mori bonda, sono certamente
ri conduci bi l i n el i ' alveo del l e pratiche magiche si ncreti zzate dal nascente cri stianesi mo.
L'incantesimo ( preghi era) , il talismano (croce) e l ' effetto i m prov v i so del l a magia sim­
bolica 1 � che sov verte i l regol are corso del l a natura ( m i racolo) , sono i nseri ti nel contesto

111 Che non si parl i di supersti zione è assol utamente i nsuffici ente e quand' anche vi fossero stati segnali d i
"apertura ··. i l recente documento Dominus Jesus. dove con m a l cel ata veemenza si ri l ancia l ' antico adagio
extra ecclesiam nulla salus, non l asci a dubbio alcuno i n proposi to.
11
Cfr. Catechismo della chiesa cattolica. Ci ttà del Vati cano 1 999, p.329, nrr. 1 1 27. 1 1 28.e pp. 467 ss.
" I l rapporto semiotico tra signi ficato e significante nel l a croce cri stiana, non si sostanzia i n una differen ­
ziazione ma, piuttosto, trova la sua essenza proprio nel l ' i rrisolta tensi one tra i l si mboleggi ato (Cristo) e i l
simboleggiante (croce). L a funzione magi co-rel igiosa è poss i b i l e a l l orquando l ' attore sociale (comun i tà
dei creden ti ) i n terpreta i l si m boleggiato come " v i v en te" nel sim boleggiante. La stessa eucarestia si av ­
vale di u n ' analoga signi ficazione , sebbene la funzione magico-re l i gi osa sia, pi uttosto che la sovversione
del l 'equi l i brio naturale. que l l a detta appunto di comunione, ri n v i ando , sul piano sincreti stico, al pasto
riwale endocannibalico.
xiv Prefazione

rel i gioso che conferi sce l oro un ' i stituzional i zzazi one, un ri conosci mento sociale, aventi
come req u i s i to pri nci pale l a col l ocazi one nel l a sfera pubbl i ca. Il processo è generato e
real i zzato attraverso una dem i ti zzazi one/desacra l i zzazione (del "mondo pagano"), una
conseguente ri m i ti zzazione/ri sacral i zzazione ( assorbi mento o sussunzione nel cri stiane­
si mo) e una defi n i t i v a canoni zzazione (cod i fi cazi one teologi co-pol i ti ca). La m utazione
si concl ude con la defi ni zione di u n ' o pportuna propaganda, sostanzi ata formal me nte
nel l a vasti ssi ma prod uzi one l etterari a a carattere pre v al entemente agi ografi co, frutto
di pi ù o meno l ucide mani polazioni e/o fal s i fi cazion i , ol treché dal l ' affermazi one di
pratiche ri tual i e cul tual i teori camente escl use dal parad i gma ori gi nari o gesuano-paol i no
(Mt 4, IO; Le 4,8; Rm l ,5; 1 , 1 8-32; 1 6,26) , come anche dal precetto d i v i no i scri tto nel la
legge mosaica (Es 20,2-5; Dt 5 ,6-9;6, 1 3- 1 6) .
L a gi usti ficazione d i q uesto "evol uzionismo teo l og i co", come pri nci pio conti n ua­
mente fondati v o del potere cattol i co ( i m peri a l i smo cattol i co), nonché come strumento
ri sol utivo del l ' i nsanabi l e confl i ttual i tà di tale ord i namento di nam i co con l a ri gi d i tà
dogmatica del parad i gma ori gi nari o è data dal l a Trad i z i one, i l pi l astro centra l e del l a
teologia pol i tica cattol i ca 1 3 •
Nel caso del nostro pe l l egri no, rapi to dal racconto de l l ' i nvenzi one del l a croce e
dal l a v i s i one di q uesta nel l a si stemazione s pettacol are offerta dal santuari o, qual ora
egl i sia assal i to dal dubbio, a l l a l uce del ricordo del l comandamento i m parato a scuola,
se sia lecito o meno tri butare un c u l to a si m i l i oggetti , ecco veni re in suo soccorso l a
Trad i zione. S i parl a così di Rel i giosità popolare, ri conoscendo di fatto q uanto s i n q u i
detto. L a ri sposta ai d u bbi è l a seguente : "Ol tre c h e del l a l i turgi a dei sacramenti e dei
sacramental i , la catechesi deve tener conto del l e forme del l a pi età dei fede l i e del l a
rel i gi os i tà popol are. I l senso re l i gi oso del popolo cristi ano, i n ogni tem po, ha trovato
l a sua espressi one nel l e varie forme di pi età che accom pagnano la v i ta sacramental e
del la Chi esa, q ua l i l a venerazione del le re l iq uie, le v i s i te ai santuari , i pel l egri naggi ,
le processioni , la <v i a cruci s>, le danze rel i gi ose, i l Rosari o, l e medagl ie, ecc." 1 4•
I nte ressanti sono l e fonti dottri nari e uti l i zzate come " pezza d ' appoggio": CoNCII.Io DI
N ICEA I I , Definitio de sacris imaginibus e CoNCII.IO DI TRENTO Decretum de in vocatione,
veneratione et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus.
Il N i ceno I I ( 787) è, notori amente, i l conci l i o de l l a d i s p uta iconocl asta, una v i cenda
com plessi vamente durata oltre un secolo. Non è q uesta la sede per ri percorrere nel
dettagl io gl i sv i l uppi del con fl i tto 1 5, basti però ri cordare che nel l a pros pett i v a teologica
si è dichi arata (e approv ata) la dogmatica proposta dal padre del l a chi esa G i ovanni
Damasceno (ca. 700- 75 3 ) . Egl i sostenne, nel l a sua teol ogi a del l ' i m magi ne (Fonte della
conoscenza), i l fatto del l ' incarnazione di d i o nel fi g l i o (fondamento neotestamentario)
come gi ust i fi cazi one al pri mato del l a visione su l i ' ascolto ( i l dio v eterotestamentari o

'' Cfr. Cate chismo della chiesa cattolica. C i t tà d el Vati cano 1 999. pp.39- -ll , in particolare nrr. S I -82.
'" Ibidem, p.469, nr. l 654.
,, l l l enor e trov erà ampia docu m entazion e n el IV vol u m e d el l a Storia cri mi nal e. in uscita a o nobr e 200 2.
Prefazione xv

"parla", ma non si mostra) . U na del l e opposiz ioni più sensate a codesta concezione
del l a fede considerava, nel l a c l assica rappresentazione del C risto, l a "doppia" natura
del fi gl io e l a conseguente irriproducibil ità, per mano d ' uomo, del l a sostanza d iv ina
di Gesù (fatto q uest ' ul t imo, ampiamente d ibattuto nel cristianesim o tardo antico e
parzia l m en te risol to dal N iceno I (3 25) , con l a v ittoria d i Costantino s ul l ' arianesimo) .
Non va poi d imenticato il principio dogmatico monoteistico (''risol to" dal m istero del l a
fede: "uno e trino" 16 ) .
Uno sguardo attorno a noi ( s ia al cattol icesi mo romano, s ia al l a chiesa ortodossa)
svela subitamente l ' esito del l a contesa. Per q uanto riguarda l ' occidente, l a conseguenza
del l e risol uzioni approvate nel N iceno I I fu l 'esplosione, incontro l l ata e incontrol l abile,
del c u l to del l e rel iqu ie già am piamente d iffuso e controverso, e dal principio mai s in ­
ceramente avv ersato dal l e gerarchie ecc l es iastiche. Troppo pericol oso. La " rel igiosità
popol are", cioè l ' insondabil e magma del l e culture m il l enarie costitutiv e e costituenti
uno dei sostrati essenzial i del l a "civ il tà occidental e", in u n inarrestabil e produrre e
riprod urre sig n ifi cati e signifi canti, non poteva e non doveva essere contrastata; su d i
essa s i g iocava l a possibil ità del la cristianizzazione d e l mondo (e s i gioca tutt ' oggi!
Cos ' è al trimenti l ' e l e vazione agl i onori del l ' al tare d i un personaggio freudiano come
padre Pio, o l ' incastonazione, nel l a corona del l a statua del l a madonna d i Fatima,
del l a pal l ottola estratta dal i ' intestino del papa, se non un inev itabil e tributo al l a pietà
popol are, vera trionfatrice nel l a storia del l e masse cristiane?).
Pressappoco tre secol i prima del Conc il io d i Trento ( 1 545-63 ) , attraverso cui Roma
rispose, tra l 'al tro, al l e accuse di superstizione 1 7 ril anciando defi n itivamente la pietà
popol are, il massimo esponente del pensiero cattol ico, Tom maso d ' Aq u ino, nel l a Sum­
ma Theologica, dopo aver riepilogato le pos izioni dottrinarie precedenti, si esprimeva
positivamente circa il c u l to del l e im magin i e del l e rel iq u ie con l uc ido material ismo
feticista: "chi ama q ual cuno ri verisce l e cose che costui l ascia d ietro d i sé" 1 8•
I l pel l egrino, sempre più affascinato da tanto m istero, potrebbe domandarsi a q uesto
punto quale sia la d ifferenza, procl amata con la tradizional e s pocch ia dal l a dottrina
cattol ica, tra "venerazione" e "adorazione", al meno per capire come comportarsi
vedendo il l egno del l a croce, un paio di spine del l a corona, un chiodo, la terra del
Gol gota e il titulus con l a parziale scri ttura per esteso del l ' acronimo INRI ( in tre l ingue:
greco, l atino, ebraico) 1 9• Fino a che punto spin gersi nel l a devozione rel igiosa, in q uale
momento arrestare il pio ardore? Quale tormento ! S e l a croce conserva l a "presenza"

'" Catechismo della chiesa cattolica, Ci ttà del Vati cano 1 999, p.74 , nr. 202.
17 Basti ricordare che nel caso di Cal v i no, ben pi ù determi nato dello stesso Lutero. l 'idea riformatri ce si
propone va di e l i m i nare addiri ttura il crocefisso e tutti i parafernal i propri del l a l i turgia romana , la messa
e l ' al tare. abolendo alt res ì ogn i forma di devozione popol are.
'" I n J. Sumption. Monaci Sallluari Pellegrini, Roma 1 98 1 . p.3 1 .
1'' D. Balduino Bedi n i , Le reliquie della passione del Signore. Roma 1 997 , diffusamente nel l ' i n tero volume
e in particol are p.33.
xvi Prefazione

del d iv ino, se le spine, il chiodo e la terra trattengono stil l e del rosso fl u ido v ital e,
" il sangue versato per noi in rem issione dei peccati", davanti a q ual i im perscrutabil i
frammenti sacri è gettato il professante v iaggiatore?
Come è consuetudine nel cattol icesim o, l a dottissima el ucu brazio ne teol ogica se m bra
riuscire nel la quadratura del cerchio 20, ma, al l a prova dei fatti, il "bracciante l ucano"
e la " massaia di Voghera" non pare operino d istinzione alcuna tra Àmgda (adoratio)
riservata a d io e nJ.LYJnxf] rrgoaxuvllOLS ( veneratio) rel ativa al c u l to dei santi, del l a
madonna, del l e im magin i, del l e rel iq u ie ecc.
A be n vedere anche l ' atteggiamento d i G iovanni Paolo Il v erso l a madon na, al
l im ite del fanatis mo, d isorienta il popolo dei credenti. Se nel l a mente del pontefice,
pres u mendo la buona fede, è "corretta venerazione", agl i occhi del mondo si ass u me
come vera e propria "marial atria", cul m inata nel goffo e indecoroso spettacol o del l a
rivelazione del cosiddetto te rzo segreto d i Fatima. Va d a s é c h e anche l a "doverosa"
venerazione del l a " mad re di d io", per un cristiano anche solo parzial mente d ignitoso,
è sostanzial mente inaccettabile. L' ossimorica madre /vergine d i u n d io non creato/
eterno non è possibil e al di fuori di una cieca fede; essa è profondamente straniante e
teol ogicamente fatal e al l orquando costituisce il pantheon cattol ico nel l ' im maginario
popol are, precipitando, ahi loro ! , in un trionfante pol iteis mo. La c h iesa cattol ica, con
un monarca come l ' attuale inq u il ino d i San Pietro, non ha quindi che da ratificare l o
s l ittamento di senso registrato dal i ' osservazione etnografica: Gesù Cristo, ex Superstar,
scivola al q u into posto nel l ' hit parade del l e devozioni, preced uto dal testa a testa tra
padre Pio e san Gen naro. Un derby del mezzogiorno !
A q uesto pu nto il pe l l egrino, im merso nel mondo senza tem po del l a cappel la del l e
rel iq u ie, assorto nel la l ettura d e l fantastico racconto del l a l oro storia, è travolto dal i ' ul ­
timo dubbio. Lo attanagl ia il ricordo d i u n l ontano v iaggio a Berl ino. U n m u seo nel l a
v icina Potsdam ( B il dergalerie Sanssouci) e un im magine stam pata nel l a memoria:
Caravaggio, L 'incredulità di san Tommaso. Il d ipinto suggerito da un passo del vangelo:
"Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e d isse: «Pace a voi! ». Poi disse
a Tom maso: «Metti q ua il tuo d ito e g uarda l e m ie mani; stendi l a tua mano, e mettila
nel m io costato ; e non essere più incred u l o ma credente ! >>. Rispose Tom maso: «Mio
S ignore e m io Dio ! >>. Gesù g l i d isse: «Perché m i hai veduto, hai creduto: beati q ue l l i
che pur non avendo v isto crederanno! >>. " 2 1 I l N uovo Testamento, l a Sacra Scrittura
ispirata da Dio che ripropone le parole di Gesù di Nazareth, sembra ineq uiv ocabil e :
n o n vedere ma credere. O forse n o ? Vedere per credere . . ? I l pe l l egrino è confuso,
.

stord ito ; eppure tutto appariva così c h iaro.


La g u ida ! Come un tem po il Mirabilia Urbis Romae 2 2 sosteneva il v iandante nel

'" Cfr. Catechismo della chiem cattolica. Ci ttà del Vati cano 1 999. nrr. 2096-97; l 090; 1 674; 2 1 3 2.
" Vangelo di Giomnni 20. 26,29;
-- Le Merav i g l i e di Roma. Una sorta di guida M i chel i n d i ffusissima in tutta la cri st i a n i tà tra X l i e X I V
secolo.
xvii

sacro cam m i no, anche oggi il conforto del l ' opuscolo v i ene in soccorso del tormentato
turi sta di dio. Leggiamo con l u i : " I l rel i q u i ario, fatto di n uovo dopo la ri vol uzione fran­
cese, ha al l a base la forma d i un cal ice. S opra i l nodo due pal me, s i m bolo del marti rio
del l ' apostolo, s ' i ntrecci ano a forma di corona sormontata da una croce raggi ata. Nel
centro del l a corona è fi s sata una teca ov ale ri v estita da cri stal l i sul l e due facce. Nel
mezzo del l a teca s ' i n nal za una custod i a a forma d i d i to con d ue fessure ai l ati . Lungo
le fessure si vedono nettamente l e fal angi del sacro D i to"23. I l d i to di Tom maso !
Tutto è pi ù chi aro !

Scri veva nel X I I secol o G ug l i e l mo di Mal mesbury: "I romani , i cui antenati vesti vano
la toga e domi navano il mondo, sono oggi una meschi na razza di oziosi che v i v ono
vendendo gi usti zia in cam bio d i oro e m ettendo il cartel l i no del prezzo ad ogni norma
del d i ri tto canoni co" 24•

Roma, 1 7 febbraio 2002

" D. Balduino Bcd i n i , Le reliquie della passione del Signore, Roma 1 997, pp.64 s.
,. In J . Sumption. Monaci Santuari Pellegrini, Roma 1 98 1 , p. 276.
xviii

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xxi i i

NOT IZIE SULL'AUTORE E S U A BIBLIOG RA F I A

Karl Heinrich Leopold Deschner nacq ue il 23 maggio 1924 a Bamberga. Suo padre Kar l ,
guardia forestale e piscicoltore, cattolico, era d i famiglia molto indigente. S u a madre Margareta
Karoline, nata Reischbock, protestante, era cresciuta nei caste l l i di suo padre in Franconia e
Bassa Baviera, convertendosi in seguito al cattolicesimo.
K ar l h einz , il maggiore di tre fig l i , freq u entò la s c u o l a e l ementare a Trossenfurt
(Steigerwald) dal 1929 al 1933, studiando successivamente nel Seminario francescano Dettel ­
bach s u l Meno, dove abitò dapprima come esterno presso l a famigl ia del consigliere spirituale
Leopold Baumann, suo padrino di battesimo e di cresima, e poi nel convento dei Francescani.
Dal 1934 al 1942 freq uentò a Bamberga il Ginnasio Vecchio e il Nuovo Liceo, quale allievo
interno dei Carmelitani e del l e suore di Nostra Signora degli Angeli. Nel marzo 1942 superò
l 'esame di mat urità. Come tutta la sua cl asse, si arruolò subito come volontario e, ferito più
vol te, restò al fronte fino a l l a capitolazione, da u l timo come paracadutista. Immatricol ato dap­
prima come studente di Scienze forestali a l i 'Università di Monaco, nel 1946/47 Deschner seguì
lezioni di diritto, teologia e fil osofia a l l a F acol tà di teologia e filosofia in Bamberga. Dal 1947
al 195 1 st udiò a l l 'Università di Wiirzburg l etteratura tedesca contemporanea, fil osofia e storia,
laureandosi nel 195 1 dottore in Lettere e fi losofia ( Dr. phil . ) con una tesi s u l l a "Lirica di Lenau
come espressione di disperazione metafisica". Dal matrimonio, contratto nel medesimo anno,
con Elfi T u c h , nacquero tre figli: Katj a ( 195 1 ) , Blirbel ( 1958) e T h omas ( 1959- 1984). Dal 1924
al I 964 Deschner ha vissuto in un ex casino da caccia dei vescovi principi di Wiirzburg a Tret­
zendorf ( Steigerwald), poi due anni nel la casa di campagna di un amico a Fisch brunn (Svizzera
di Hersbruck). Dopo di a l l ora abita a HaBfurt s u l Meno.
Karl heinz Deschner ha pubblicato romanzi, critica letteraria, saggi, aforismi, ma più di
tutto opere storiche di critica al l a rel igione e a l l e chiese. Nel corso deg l i anni, ino l tre,
Deschner ha provocato e affascinato il suo pubblico in più di duemil a conferenze e pubblici
dibattiti.
Nel 197 1 fu costretto a difendersi in tribunale dal l 'imputazione di "oltraggio al l e Chiese".
Dal 1970 Deschner lavora a l l a sua vastissima "Storia criminale del Cristianesimo". Dato
che, per spiriti inq uieti e inq uietanti come l ui, non esistono posti remunerati, impieghi bu­
rocratici, borse di studio, pensioni onorarie né finanziamenti pubblici, l ' ingente lavoro di
ricerca e di elaborazione gli è stato possibile sol tanto per il disinteressato sostegno di al cuni
amici e lettori, soprattutto grazie al patrocinio del suo magnanimo amico e mecenate Al fred
Sch warz, il q uale poté festeggiare l ' u scita del primo vol ume nel settembre 1986, ma non poté
sal utare q u e l l a del secondo vol ume ; a l ui è seguito l 'appoggio del l 'imprenditore tedesco Herbert
Steffen .
Nel semestre estivo 1987, Deschner ha svolto al l 'Università di M iinster un seminario didattico
sul tema "Storia criminal e del cristianesimo". Per il suo impegno il l u ministico e per la sua opera
letteraria Deschner venne insignito nel 1988 - dopo Koeppen, Wol l schlliger, Riihmkorf - del
premio intitolato ad Arno Schmidt. Nel giugno 1993 - dopo autori come Wal ter Jens, Dieter
Hildebrandt, Gerhard Zwerenz, Robert J ungk - gli fu conferito il Premio Al ternativo Biichner;
e nel l u glio del lo stesso anno, a Berlino, fu il primo autore tedesco - dopo Sacharov e Dubcek
- ad essere insignito del prestigioso International H umanist Award.
xxiv

L'opera letteraria d i Karlheinz Deschner


Pubblicazioni in ordine cronologico

1956 Die Nacht steht um mein Haus


1957 Was hal ten Sie vom C h ristent um?
1957 Kitsch, K é mvention und K unst
1958 F l orenz ohne Sonne
1962 A berma l s krahte der Hahn l t rad . it: Il gallo cantò ancora, Massari 1 998 1
1964 Talente, Dich ter, Dil ettanten
1965 Mit Gott und den Faschisten
1966 Jesusbilder in theologischer Sicht
1966 Das .Jahrh undert der Barbarei
1968 Wer lehrt an de utschen l lniv ersitaten?
1968 Kirche und Faschismus
1969 Das Christent um im l lrteil seiner Gegner, Band l
1970 Wa rum ich a u s der Kirche ausgetreten bin
1970 Kirche und Krieg
197 1 De r manipu lierte G l a u be l trad. it: La Chiesa ch e mente, Massari 200 1 1
197 1 Das Christent um im l l rteil seiner G egner, Band 2
1974 Das K reuz mit der Kirche l trad. it: La c roce della Chiesa, Massari 2000 1
1974 Kirche des l Jn-Heils
1977 Warum ich Christ/ A theist/ Agnostiker bin
198 1 Ein Papst reist zum Tatort
1982 Ein Jah rh unde rt Heil sgeschichte, Band l *

1983 Ein Jahrhundert Heil sgeschichte, Band 2 *

1985 Nur Lebendiges sch wimmt gegen den Strom


1986 Die bel eidigte Kirche
1986 K riminalgeschich te des C h ristent ums, Band l l trad. i t: Storia criminale del c ristianesimo,
tomo l, Arie l e , Milano 2000 1
1987 O p u s Diaboli
1988 K riminalgeschichte des Christent ums, Band 2 l t rad . it: tomo I l , A rie l e , Milano 200 I l
1989 Do rn ri.ischentraume und Sta l l geruch
1990 Woran ich g l a u be
199 1 K riminal geschichte des Christent ums, Band 3 l t rad . i t: tomo I I I , A riel e, Milano 2002 1
199 1 Die Politik der Papste im 20. Jahrh undert
1992 Der Anti-Katechismus (con Horst H errmann)
1992 Der Moloch . Zur Amerikanisierung der Wel t
1994 D ie Vertreter Gottes
1994 A e rgerni sse. A phorismen
1994 Kriminalgeschichte des C h ristent ums, Band 4

* Di q uesti due vol u m i . di compl ess i v e 1 330 pagine nel l ' ed i zione tedesca (pubbli cata da Ki penheuer &
Wi tsch). esi ste una breve s i n tesi in i tal i ano. con prefazione dello stesso Deschner. Essa si i n t i tola: Con Dio
e con il Fiihrer - Pi ront i . Napol i . 1 997 .
xx v

1994 Was ich denke


1995 Weltkrieg der Religionen . Der ewige K reuzzug auf dem Bal kan (con Milan Petrovic)
1997 K riminal geschichte des Chri stentums, Band 5
1997 Oben ohne
1998 Die Rhon
1998 F U r einen Bissen F l e i sch
1999 K riminalgeschichte des Christent u m s , Band 6
2002 K riminalgeschichte des Ch ristent u m s , Band 7

Diverse opere di Karl heinz Deschner sono pu bblicate in molte lingue, tra cui francese, gre­
co, italiano, ol andese, norvegese, polacco, russo, serbocroato, spagnolo. Sono in preparazione
traduzioni in altre lingue.
xxvi

N ota all'edizione italiana

Anche in q uesto 1 1 1 tomo le Note sono state poste a l l a fine di ogni capitolo c sottocapitolo, a differenza
del l ' e d i zi one tedesca che le raccogl i e in fondo al volu m e: questo per rendere pi ù agevole la consul tazione
del le stesse. "B i b l i ografia secondari a" e "A bbrev i azion i " sono state mantenute in fondo al volume, come
nel l ' ed i zione tedesca. l t i tol i completi del l a bibl i ografia secondari a sono regi strati a pag i n a 470 e seguenti .
1 ti tol i completi del l e pi ù i m portanti fon ti antiche si trovano ne l l ' el enco del le A bbre v i azioni a p. 494 e se­
guenti . Gli autori di c u i si è uti l i zzata una sola opera vengono c i tati nel l e Note perl opi Lt solo col l oro nome,
mentre l e opere rimanenti appaiono con l e m m i .
La nov i tà i m portante. ri spetto ai d u e precedenti t o m i i tal iani , è stata quel l a d i ri portare fuori d a i marg i n i
( si a nel l e pag i ne pari c h e i n q ue l l e di spari ) d e i n u meri i n grassetto: essi i ndi cano l a corri spondente pag i n a
del l ' ori g i n a l e tedesco, e preci samente l a fi n e di d e t t a pag i n a - p e r c u i . p e r e s e m p i o , i l numero 275, c h e
com pare a marg i n e del l a pagi na i tal i ana 2 1 1 , i nd ic a cha a quel l a r i g a term i na l a pag i na 2 7 5 del l ' edi zione
tedesca, l a quale i n i z i a dal l a riga al c u i marg ine com pare 274. Questa numerazione a margi n e serve solo
ed esclusivamente per la consul tazione del l ' "l nd ic e dei nom i " che, anche nel l ' edi zione i tal i ana. mantiene
i riferi menti alle pagine del l ' ed i zione tedesca. Così per esempio. si troverà n el l ' " l ndice dei nomi ": Saffo.
poetessa l i rica greca: 425, dove questo 425 non è rife ri t o a l l a numerazione i ta l i ana del l e pagi ne. ma a quel l a
tedesca. Ora 425 ( l a pagi na tedesca) si trova i n marg i n e a pag. 3 3 5 ed ha i n i zi o a l l a ri ga di pag. 3 3 4 al c u i
margine com pare 424: e i nfatti " Saffo' si trova nel l ' u l t i m a riga di pag. 334 i tal i ana. ed è q u i n d i contenuta nel l a
pag . 425 tedesca. Tutto q uesto p u ò sem brare macchi noso, ma è un si stema c h e si è adottato s i a p e r e v i tare
una l un g h i s s i m a ri cerca nel trovare la gi usta pagi na i tal i ana. s i a soprattutto per e v i tare errori . Cred iamo che
una volta capito il meccan ismo, l a ricerca dei rife ri menti che i nteressano sarà mol to rapida.
CAPITOLO I.

FALSIFICAZIONI CRISTIANE NEL MONDO ANTICO

" M o l ti testi sacri vanno oggi sotto falso nome, non perché fossero scritti
sotto quel nome, ma perché vennero successiv amente
attribuiti ai rispettivi titolari . "
"Siffatta ' fal sificazione ' d e l documento percorre t u tta l ' antichità,
in maniera particol armente vivace attrav erso
il prologo israelitico e giudaico del Cristianesimo,
protraendosi al i 'interno del l a Chiesa cristiana
nel l ' antichità e nel medioevo."
Arnold Meyer 1 Il
2 Fals(ficaz.ion i cristiane ne/ mondo antico

FALSIFICAZIONI NEL PAGANESIMO PRECRISTIANO

M o l te persone,. forse la maggi oranza, stentano ad a m m ettere grossolani i m brogl i


propri o s u l terreno che per loro è " i l p i ù sacrosanto". Sem bra l oro i m pensabi l e che si
possa garanti re sol ennemente l a pi ù v i c i na testi moni anza oc ul are e auricol are s u Dio
il S i gnore, ed essere nel contempo nient'al tro che u n vol gare contraffattore. Eppure
non si è menti to e i m brogl i ato mai con pi ù spudoratezza, mai con magg i or freq uenza
quanto nel campo del l a rel i gi one. Pi ù che al trove, nel Cri sti anesi mo, l ' u n i ca fede vera
e sal v i fica, i m perversa i l pe rfido grov i gl i o del l ' i m brogl io, e si sv i l uppa una gi ungla
i nfi n i ta di m i st i fi cazioni , a parti re dal i ' anti c h i tà, e tanto pi ù durante i l Med i oevo. A nzi
si fal s i fica ancora durante il XX secolo, in d i mensioni massicce, e in forma ufficiale ( l
8 2 ss. ) . Tanto che J . A . Farrer s i chiede, q uasi d i s perato: " Q uando s i considera tutto ciò
che è scatu ri to da questa si stematica i m postura, tutte le l otte tra papi e sov rani tem poral i ,
l e deposi zioni di re e i m peratori , l e scomuni che, l e i nqui sizion i , l e i nd u l genze, e per
g i u nta asso) uzioni , pe rsecuzioni e roghi , eccetera, e si pensa che tutta q uesta m i serabi le
stori a è stata i l ri s u l tato i m med i ato di una cate na di m i sti ficazioni - d i cui l a " Donatio
Constanti n i " e i " Fal si Decretal i " non fu rono ce rto l e pri me, ma sicurame nte l e pi ù
i m portanti -, al lora ci si sente spinti a chiedere se non s i a stata la me nzogna, pi ù assai
del l a veri tà, a prod urre d u revol i effetti sui dest i n i del l ' u manità" � .
Ebbene, l ' i nganno peggi ore, q uel l o che devasta ani me e coscie nze - l a fal s i fi cazione
l etteraria - non è certamente un ' i nvenzione cri sti ana. E neppure l o è l a pseudepi gra­
fia * rel i giosa, così strettamente i ntrecciata con q uel la. Tutti e due i metod i , fal s i fi cazio­
ne e pse udepi grafia, non erano certamente n uovi nel l ' ambi to del cri stianesi mo, come
nuov i non erano altri fenomeni , ad eccezi one del l a guerra d i rel i gi one. Fal s i l etterari
erano esistiti da gran te m po presso G reci e Roman i ; ve n ' e rano stati dal l e pri me epoche
13 stori che fi no a l l ' e l lenismo e al l ' età i m periale, così come erano esistiti presso i saggi
i nd i a n i , i sacerdoti egi zi , i re persi an i , e non da u l t i mo nel l ' ebrai smo. 3
Pe r tutta l ' antichità fu con suetud i ne u n ' estesa e vari ati ssi ma prassi fal s i fi catoria
resa poss i bi l e dal la grande c red u l oneria del tem po . Sarebbe tu tta v i a s bagl iato argui re ,
dal l a cred u l i tà di fronte a l l a q uanti tà dei fa l s i , anche la l oro " l i cei tà" . Pi uttosto ( ma
non sono i o a riconosce rlo per la pri ma v o l ta ) , la quanti tà dei fal s i è i l ri s u l tato del l a
d i ffu s issi ma c red u l i tà dei tem pi . Tanto c h e , già da Erodoto n e l V secol o prec ri stiano,
q uando proprio i n A tene ebbe i n i zi o la diffusi one di testi scritti pe r mezzo del commer­
c i o l i brari o ( u no scambio v i vace di copi e a un prezzo re lati va mente basso), si g i u n se
al l a c ri t i ca del l e fal s i fi cazion i , a l l a defi ni zione d i c ri teri di autenti c i tà, a determ i nati
metod i - ta l v o l ta acri bici - del loro smasche ramento, nei pi ù d i v ersir generi l etterari ,
con cui si ri usciva ad i denti ficare fa l s i ancora rel ati va mente i n noc u i . A nche i l plagio,
* U n o pscudepigrafo è un testo scritto sotto fal so nome. un testo c h e n o n è d i pugno di chi dov rebbe a \ e r i o
redatto s u l l a base del t i tolo. del contenuto e di quanto si è tramandato.
Il concetto di «proprietà intellettuale» è vecchio di m illenni 3

nel l a m i s u ra i n c u i c ' e ra l ' i ntenzione di ragg i rare, e ra deci samente condannato dal
mondo antico. 4
Certamente non si può trasferi re sen z ' a l tro al l ' antichità la nostra consapevol ezza
cri tica (e, a h i m è , così eti ca ! ) . Tutta v i a , anche se quel te m po non condannò i n l i nea d i
pri ncipio l a fal s i fi cazione q uale gra,ve del i tto moral e, i n m odo conforme al l a sens i bi l i tà
moderna, tuttav i a essa non venne certo accettata come fatto o v v i o e raccomandabi l e .
Per l a v e ri tà, i l l ettore antico e ra sol i tamente pri v o di mal i zi a e d i senso cri tico, t roppo
cred u l one e i n genuo, sprov v i sto d i scru pol i psicologici e moral i , add i ri ttu ra avido d i
scri tti "esoterici ", e pertanto fac i l e d a fuorv i a re e far cadere nel l a rete . . . consumatori
d i q uesto ti po non m ancano certo nem meno a l l a fi ne del XX secolo. Eppure tanto
d i v ers i non e rano sostanzial mente, da entra m be le parti , norme e cri teri fi l ol ogici .
L' anti c h i tà conobbe una cri tica di autent i c i tà (assol utamente non occasi onat e), una
sens i bi l i tà svegl i a e spesso d i mostrabi l e ; in pi ù , una s i nce ra i nd i gnazione per l e fal ­
s i fi cazioni final mente smascherate . A suo tem po, l a pseudep i g rafia fu considerata già
"an anci ent, though not honorable l i terary dev i se" ( R i st ) . 5 14

) L CONCEITO D I «PROPRIETÀ INTEI.LEITUALE>> È VECCHIO D I MILLENNI

Il fenomeno del l a fal s i fi cazione - q u i usato perl opi ù approssi m ati vamente nel l ' acce­
zione cri m i nale, q u i nd i connesso con u n ' i ntenzional i tà fraudolenta di raggi ro, con una
desti nazione col posa - presuppone l ' i dea d i propri età i ntel l ettuale. Tan t ' è vero che, i n
assenza d i q uesto concetto, non s i confi gura neppure u n reato d i contraffazione.
Poi ché la mancanza del concetto d i " proprietà i ntel l ettual e" tornerebbe a vantaggi o
di mol t i , spec i e d e i cristiani credenti , posti d i fronte a d i nn u merev ol i truffe cri stiane, si
è contestata l a sua presenza riguardo al l ' an ti c h i tà cl assica e al dec l i no del Medioevo, e
addi ri ttura lo ha negato qualcuno che non si crederebbe capace di tanto, come G u stav
Mensching. Il q uale scri ve: "Si potrebbe pensare di annoverare tra l ' i mpostura rel i g i osa
anche i n umerosi scri tti rel i gi osi che sono noti nel l a stori a del l e rel i gioni sotto fal so
nome. Ad esempio, come molti scritti passano sotto i l grande nome del fi l osofo greco
Pl atone, che la s uccessiva scienza riconobbe come spuri , così vi sono notori amente,
anche nel l ' am b i to del N uovo Testamento, scritti non prodotti dal l ' autore sotto il cui
nome essi si trovano ancora oggi . D i verse epi stol e, per esempio, non sono di Paolo,
come l a Lettera agl i Ebre i , l e cosiddette Lettere pastoral i a Ti m oteo e a Ti to, l ' Epistola
agl i Efes i n i . Sennonché q uesta forma di consapevole raggi ro non rientra nel nostro con­
testo ; in q uel tem po, i nfatti , non si aveva la nostra percezi one del l a propri età l etteraria
e di autenti cità del l ' opera del l ' i n gegno. S i era p i uttosto i ncl i ni a porre i propri scri tti
sotto l ' autorità di nom i cel ebri come quel l o d i Paolo, mettendo se stessi in om bra per
prestare pi ù ri sal to e d i ffusi one a l l e propri e opi nioni . In base al l a sensi bi l i tà di oggi ,
Fals!ficaz ioni cristiane nel mondo antico

si trattava i n q uesti casi di truffa l etterari a" ''.


N o ! non sol tanto nel l ' ottica di oggi !
I n real tà, anche se i l concetto di "propri età i ntel lettual e" non era così marcato, po­
niamo nel l ' Oriente antico, o i n Egi tto, esso è tuttav ia ri scontrabi l e i n G recia, dove già
15 i com pi l atori del l a "I l i ade" e del l a "Odi ssea", come oggi si sa per certo, scri vevano
i l oro poemi epici durante i secol i V I I e V I . È pur vero che l 'anti c h i tà non conosce
una regol amentazione gi uri d i ca, non avendo una cod i fi cazi one di q uesta fatti specie.
La legislazione antica non proteggeva l a propri età letterari a i n q uanto tale, m a solo i l
"di ri tto d i proprietà sul pezzo scri tto", vale a d i re sul manoscri tto. M a siccome, dopo
qualche te mpo di patern i tà anoni me e di tramandamenti di lavori l etterari i n G recia,
già durante il V I I e il VI secolo, si propagò non solo l a menzi one del nome del l 'autore
(di Omero, di Esi odo) e di poeti e l i rici , ma anche di pi ttori vascol ari e di scul tori , e
del pari la cri t i ca a l l a contraffazione del nome del l ' autore, del l e fonti , di una l ettera,
ecco che il concetto di propri età i ntel l ettual e, di i nd i v i d ual i tà l etterari a, è assicurato
per q uei pri m i secol i , e s uccess i v amente noto fi n dal l ' i n i z i o ai cristiani e al mondo
culturale ebraico e pagano. I noltre, il l i bro papi raceo, in rapi da d i ffus i one propri o
a l l ora, rendeva poss i b i l e la pubbl i cazione di determ i nati testi col nome degl i autori 7•
G i à g l i scri tti dei fi l osofi ionici , nel l ' A tene del V secolo, erano l i bri veri e propri ,
che contavano tra i propri esti matori S ocrate, Pl atone e poi A ri stote l e ; già g l i scri venti
mostrav ano una spi ccata consapevol ezza di autori , una forte autosti ma, come mostra
l ' esempio di Ecatèo di M i l eto nel prol ogo al l e sue Geneal ogie: "Così parla Ecateo di
M i l eto: io scri vo queste cose, nel modo che a me sem bra corri spondere alla veri tà,
dato che mol tissi me affermazi oni degl i El leni sono a mio av v i so ridicol e . "
C h e g i à nel IV secolo si control l assero le opere dei grandi autori , special mente quando
i ncombevano su d i l oro trav i samenti e al teraz i on i , lo di mostra il famoso "ese m pl are di
Stato" i n cui l ' uomo pol i ti co e oratore Licurgo, nel l 'anno 330, fece i nseri re le opere dei
tre grandi tragici in una forma testuale e redazionale che, da q uel momento i n avanti ,
sare bbe stata v i ncolante per tutte le rappresentazioni . Da esso, lo scri ttore l eggeva i l
testo del l e ri spett i v e parti agl i attori , i q ual i dovevano adeg uarv i i loro copi oni . " Pro­
babi l mente, questa m i sura era di ventata necessari a perché gl i ese m pl ari conservati i n
16 arch i v i o, che i poeti avevano a suo tem po presentato nel concorso per l ' am m i ssi one
al l ' agone, dov evano essere ri nnovati . Ev i dentemente non si potev ano scegl i ere come
su rrogato quei testi che il commercio l i brari o offri va in vendita ; gi acché q uesti erano
deformati da errori d i l ettura, sovente al terati anche da i nterventi di regi sti e attori . Non
sappiamo se Li c urgo ri usci sse nel l ' i ntento di preservare copie i nal tera �e dai successori
dei poeti . Possi amo però supporre che fece di tutto per scov are la lezi one pi ù attendi bi l e
per o g n i caso controverso" ( Erbse) x .
Dal i ' i n i zio del l ' e l leni smo, poi , i testi d i mol ti autori ven nero real mente sorvegl iati
in mani era sci entifica; e ciò pi ù di tutto l o rese poss i bi l e l a fondazi one del l a grande
Il concetto di «proprietà intellettuale» è vecchio di millenni 5

B i b l i oteca di A l essandria sotto i l regno di Tol omeo I Sotère ( 3 67/366-283/282 ) , amico


di A l essandro i l G rande, i l quale fu pure autore di una Storia del l e i mprese a lessandri ­
ne, oggi assai l odata. Pare che nel 280 a.C. l a B i bl i oteca, che non lesi nava denaro per
l ' acq u i s i zione di esemplari pregiati , contenesse già mezzo m i l i one di rotol i , mentre
l a pi ù pi ccol a b i b l i oteca del dio Serapide ne aveva ci rca 40. 000. Vi operarono molti
di rettori di grande fama. S i aspi rava a sel ezi onare i m i g l i ori manoscri tti cercando d i
stabi l i re, c o n ese m pl are metodol ogia, u n a l ezione autenti ca d e i cl assici 9•
A nche i nd i v i dual m ente i pi ù esi genti si prendevano cura del l a forma i nconta m i nata
del loro l avoro. Così , nel II secolo d . C . , Galeno, le cui opere al terate, offerte sotto
altri nom i , si erano molti pl i cate medi ante produzioni contraffatte, com pone due suoi
scri tti sol o per rendere riconosci bi l i i s uoi l i bri e per preve n i re la loro contraffazi one o
i l loro scambio (cfr. pag. l 0). Nel I I I secolo, i l grande avversari o dei cristiani Porfi rio
( l 1 86 ss.) scopre dei fal si nel l a l etteratu ra pi tagorica, gnosti ca e bi b l i ca. I nsomma,
si conosceva bene il fenomeno del l a fal s i fi cazione, e si sv i l uppò a questo ri guardo
u n ' i ne-q ui vocabi l e ri pugnanza, m etodi d i fferenziati e v i gi l e attenzione critica, s i a
1
presso i G reci s i a presso i Romani 0 •
Molte contraffazi oni non possono p i ù , ogg i , essere accertate con sicurezza, i l che è
i nv ece ancora poss i bi l e per mol te al tre. I n ciò moti v i e tendenze extral etterari vanno
natural mente suffragati costantemente da una i nfi n i tà di al tre ragioni , da contrassegni 17
esterni e d i ntern i , p e r tra m i te di u l teri ori testi monianze, i n particolare attraverso l a
val utazione c r i t i c a del l i nguaggio, del l o sti l e , del l a compos i zi one, del l e c i tazion i ,
del l ' i m pi ego del l e fonti . Non d a ul ti mo, hanno q u i u n a l oro ri l e v anza gl i anacroni s m i
e i vaticinia ex eventu (profezi e s uccessi ve agl i avveni menti ) . I n tal uni fal si , poi , si
nasconde anche del vero, e v i ceversa. Com m i sti oni di q uesto genere non sono rare.
Fal si carteggi epi stol ari possono contenere brani autentici oppure - fatto certamente pi ù
freq uente - raccol te autentiche possono i ncl udere l ettere i nteramente o parzial mente
al terate, e natural mente anche l ettere vere, che però sono state i nterpol ate 1 1 • Non tutto
è effetti va mente fal so, anche se così sembra. E natural mente non è tutta fal si tà, anche
se di pri mo acc h i to ne ha tutta l ' apparenza.
Esi ste pertanto una pseudoni m i a assol utamente i n nocente, legitti ma, prati cata so­
vente ( fi no ai nostri giorn i ) , ogni q ual vol ta poni amo un autore giovane - sconosci uto
oppure magari già famoso - si presenta al pubbl i co sotto un d i v e rso nome ; il pri m o
l o fa forse p e r paura di d i v u l gare i propri pensieri , pubbl icamente n o n ancora noti o
magari riconosc i ut i , q u i ndi per soggezione del l a cri tica; i l secondo, probabi l mente, per
prendersi gioco di essa. Di sicuro, poi , non si tratta di fal si fi cazione q uando una perso­
nal i tà di spicco (cosa che nel mondo antico av v i ene di rado) sceg l i e spontaneamente
uno pseudon i mo, un nome che non è i dentico con q uel l o di una personal i tà celebre,
come fanno al l ' occasione Senofonte, Ti m oc l e, G i ambico e al tri . In tutto q uesto gioca
sicuramente u n ruolo il pi acere del l a m i sti ficazione, e al trettanto i nfl u i scono vani tà
6 Falsificazioni cristiane nel mondo an tico

e pres unzi one, la smania di rendersi i nteressanti , di usc i re dal i ' anoni mato facendosi
passare per una celebri tà, di i nfi l arsi d i etro la sua maschera, la vogl i a di menti re per i l
gusto del l a mem;ogna 1 " .
Qualche volta, quegli scri ttori non vol evano realmente abbi ndol are nessuno, i nten­
dendo solo motteggiare, n u l l a pi ù che bleffare di passata, fi no a far trape lare l a veri tà
di modo che i l lettore, sentendosi turl upi nato e ri conoscendo che i l motteggi atore non
era un vero i m postore, un i m brogl i one, si di verti sse doppiamente. E o v v i amente anche
autori pressoché omoni m i , oppure titol i som i gl ianti o identici , potev ano i ndurre a scambi
18 e confusion i . S pecial mente nel le citazioni è molto fac i l e i ncorrere i n errori 1 3•
A l pari di u n ' opera pseudoni ma, neanche quel l a anon i ma costitui sce un fal so. Per
la veri tà, può ben esserl o ogni q ual volta - come mol te v i te di santi o passioni di mar­
ti ri - v uole fal samente appari re come documento autenti co, ri vel ando c i oè i ntenzioni
extraletterarie 1 4•
Per contro, certi proced i menti poeti c i , ce rte appl i cazi oni dram matiche e i roniche,
rappresentando l i bere i nvenzioni nel regno del l a poesia, fors ' anche parodi e , utopie,
sono tutte m i stificazioni vol ute per ragioni arti sti che; neppure q ueste sono fal sificazi oni ,
q uanto piuttosto l i cenze l etterarie assol utamente legitti me. Quando, per ese m pi o, un
autore seri ve del l e fav ole. Oppure q uando l ' autore pone i n bocca a ri nomati perso­
naggi parole o d i scorsi che costoro mai hanno pron unci ato. Oppu re q uando l ' autore
si presenta dietro la maschera di un al tro, cosa di cui vi sono parad i g m i i n n u merevol i ,
anche famosissi m i ; così è , nel l ' età moderna, per l e "Lettere prov i nc i al i ", i n cui Pasca) ,
i n veste di genti l uomo pari gi no, sferza la morale dei ges u i t i . I n cas i analoghi si tratta
solo di fi nzioni arti stiche, scev re di q ua l s i asi i ntenzione fraudol enta � _, _
Sarebbe ol tretutto ridicolo spacci are come contraffazione ogni l ettera che v a sotto
fal so nome, non foss'al tro perché i n n umerevol i l ettere o anche di scorsi sono sol tanto
prodotti di eserci tazioni retoriche di scol ari , per così d i re al l enamenti l etterari senza
scopo, atti v i tà l ud i che, prodotti che ne l i 'antich i tà si ritenevano docu menti veri e propri ;
e su tal uni testi consi m i l i , magari di Sal l ustio, gl i studiosi d i battono ancora oggi . A nche
nel l a scuola dei fi l osofi , dei medici , si tramandavano spesso esercitazi oni di d i scepol i
quasi fossero ope re di maestri , come noi sappi amo parti col armente dal l e trad i zioni
scol astiche dei pi tagori ci 1 6 •
A presci ndere da q uesti e da anal oghi fenomen i , già nel mondo antico si fal si ficava
senza sosta e senza scrupol i , ma nel conte m po nel l a maniera pi ù i m penetrabi l e e raffi ­
nata possi bi l e. S i praticavano i pi ù d i s parati metodi fraudolenti non meno dei pi ù
differenti mezzi di autenticazione, vale a d i re "cri teri di autentici tà" di ard ua i denti ­
ficazi one ; i l che è stato scoperto ed e v i denzi ato solo dal l a ri cerca pi ù recente. Per tal
modo d i venne e v i dente che "autori antichi (anche cri sti ani ) con i ntenzioni fraudolente
19 si sono permessi mol to d i pi ù di q uanto, i n base ai concetti modern i , si è d i s posti e
pronti ad i m magi nars i . Per d i rl a concretamente, non si può stabi l i re a priori l a d i men-
Falsi letterari presso i Greci 7

s i one del l a ' raffi nesse' che ci si può attendere, o voler l eg i tti mare tesi di autenti cità
col richiamo al l ' affermazione di veri d i c i tà di un autore degno di fede e rel i gi osamente
v i ncolato. " ( B rox) . Non basta; giacché qui i fatti portano addi ri ttura a q uesta esperi enza:
"Quanto pi ù determi nata è la forma in cui il dato si presenta, tanto pi ù i ngannevole è
i l contenuto" (Jach man n ) . Oppure, come scri v e S peyer: "Q uanto pi ù prec i s i sono i
7
dati , tanto pi ù sono fal s i " 1 •

FAI-SI LETTERARI PRESSO I GRECI

I G reci , come è noto, avev ano a l ti ss i m a consi derazione del l a veri tà. Tal ché si è persi no
affermato che i l periodo classico del l a l oro l etteratura sarebbe stato i m m une, i n mani era
i m pareggiabi le, da fal sificazioni l etterarie, che esso non offre nessun esempio autentico
d i man i po l azi on i , spiegando ciò con l ' osservazione che "contraffazi oni l etterari e non
possono attecch i re in u n ' epoca d i creati v i tà spi ri tual e". Nondi meno, anche i letterati
1
e i sacerdoti greci fal s i fi cavano in m i sura sconcertante 8•
U no dei pri m i fal sari el lenici è l ' autore Onomacri to d i A tene, v i ssuto nel V I secolo
precristi ano alla corte dei Pi si stràtidi ; era u n orfico che godeva d i grande presti gio,
a m i co e cons i g l i ere del ti ranno Pi si trato, ma che fu poi bandi to dal l a ci ttà per contraf­
fazione di oracol i e rel ati v a i n terpol azione nel l ' oracol o di M u seo. A nche col nome
d i Orfeo, cel e brato cantore del m i to che si ri teneva pi ù antico d i Omero e di Esi odo,
sembra che costui avesse eserci tato la sua arte. In ogni caso, ci rcolavano dei testi
che si spacci avano per q uel l i ori gi nal i di O rfeo (e d i M useo), e che per i suoi seguaci
val evano come "scri tti sacri " ( hieroi logoi), ben presto in molte v ari anti , m uti l azion i ,
i ntegrazioni , rifaci menti . I n epoca el l e n i sti ca, e special mente nel l ' età i m peri ale, s i
molti pl i carono ancora i prodotti c h e m i l l antavano d i di scendere da u n a determ i nata 20
personal i tà stori ca di epoca anteri ore al l a guerra di Troi a, o al meno dai pri m i poeti
orfici . E benché tra bocch i no d i pacchiani anacron i s m i , d i carattere pl atoni co, stoico,
neoplatonico, e perfi no bi bl ico, essi vennero generai mente accettati nel l ' anti chità come
stori ci , special mente dai padri del l a chiesa . . . mentre già A ri stotel e per pri mo, seppu r del
tutto i solatamente, fu tal mente scetti co che C icerone scri sse d i l u i : "Orpheu m poetam
19
docet A ri stoteles n u mquam fui sse" •
Sotto i l nome di I ppocrate di Coo (460-370 a. C . ) , fondatore del l a med i c i na come
scienza e del l ' i deal e stesso del medi co, si d i v u l garono nel l ' arco d i un mezzo m i l lennio
scri tti su scri tti . Tuttavia, del l e sue 1 30 opere presunte (anche q ueste cifre osci l l ano) ,
l a ri cerca non ne ri conosce autentiche nem meno l a metà. E anche q ueste vennero i n
varie g u i se i nterpolate e s v i sate 20•
Molti fal si si prati carono ri guardo al l e opere fi l osofi che. Tra queste, dozzi ne di testi
apocri fi di Pl atone e molti testi di A ri stotele. Ancora oggi , ri guardo al l e l ettere di Platone,
8 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

manca un consenso vero e propri o tra g l i stud i os i . Si pol e m i zza sul l 'autenticità del l a
setti ma lettera, e si dubita anche del l a pri ma; l a maggi oranza è sicuramente apocrifa.
U n carteggio contraffatto tra i l pi tagorico A rc h i ta e Pl atone conval i da e raccomanda
scri tti fittizi del pi tagorico Oce l l o. Per tal modo, u n fal so serve anche a l egitti mare u n
altro fal so 1 1 •
Sovente ven nero attri buiti a Pi tagora dei l i bri , propri o perché l u i - come Socrate o
Gesù - non ne aveva scri tti mai . Lo si sapeva bene. Nondi meno, di fronte a l l a grande
massa di autorev ol i maestri riva! i, pur d i restare capac i d i concorrenza, si accantonava
l a totale mancanza di testi autentici del Maestro con una profl u v i e di fal s i . Con essi
si tentava anche di d i mostrare che i ( s uccessi v i ) fi l osofi grec i fossero d i pendenti da
Pi tagora. E, come per gl i orfici , così anche coi neopi tagori ci , con gli ermeti ci , gl i
apoca l i ttici , l a fal s i fi cazi one l etterari a - al fi ne di una propaganda vasta ed effi cace - è
add i ri ttura la forma tramandata, l a regol a. E alcuni di q uesti fal s i som i g l i ano a di versi
21 fal s i ebrei e cristiani 11 •
A pocri fi erano i nol tre moltissi m i d i scorsi .
Così , i n età augustea, i l retore greco e cri tico letterari o Ceci l i a di Cal atte ( S ici l ia),
fondatore de l i ' atti cismo l etterario i nsieme con Dionigi di A l i carnasso, del l e 7 1 orazi oni
attri bu i te a Demostene, ne attesta 6 come non autenti che ; dei 60 Di scorsi di A ntifone
(gi ustiziato il 404/403 a.C. ) sol o 25 , e dei 60 d i l socrate ben 28 non sono autenti c i .
Dei 7 7 Di scorsi d i l peride, di sce pol o di l socrate ( secondo al tri d i Pl atone, gi usti ziato
i l 322 a.C.) erano consi derati apocri fi 25, men tre dei 425 di scors i assegnati a Li sia ne
ri sul tavano fal si 1 92. Certo, molti d i q uesti di scorsi , veleggianti sotto fal sa band iera,
non erano stati asso l u tamente prodotti i n ori gi ne con i ntenzione truffaldi na. La mag­
gior parte erano eserci tazi oni d i scolari , s pesso assai scal trite, che ne l l ' i n segnamento
dovevano com p i l are d i scorsi fi tti z i , del le orazioni chiamate dai G reci melètai e dai
Romani suasoriae, e che poi i l i brai antichi ( q uel l i che non godevano del l a m i g l i ore
reputazione) mettevano i n ci rcolazione come d i scors i ori gi nal i . I n ogni caso, è stato
acclarato che così si è i ntenzional mente accol l ata ai grandi maestri una cospicua massa
di d i scorsi apocri fi 2 ·� .
Ma la fal s i ficazione letterari a presso i G reci tocca i l suo vertice, al meno i n term i ni
n u merici , nel l a letteratura epi stol are. A l fred G udeman non ha trovato "q uasi nessuna
personal i tà d i spi cco del l a l etteratura o del l a stori a greca, da Tem i stocle ad A l essan­
dro, che non sia stata accred i tata d i un carteggio pi ù o meno consi stente." Basti d i re
che 1 48 l ettere che l a tradi zione attri bu i v a a Falaride, ti ran no di A gri gento (570-544
a . C . ) , vennero smascherate nel 1 697 e nel 1 699 da R. Bentley come fal s i fi cazi oni
del l ' antichi tà ; fal si d i così alto l i ve l l o l etterario che Bentley s tesso (esagerando certo
non poco) l i defi nì al i 'al tezza del l e lettere di Ci cerone. A nche le lettere, riten ute spesso
autentiche, d i B ruto, scri ttore pol i edri co, avendo compi l ato trattati accade m i c i , poesie
22 e orazion i , '' possono ormai essere considerate defi n i ti vamente l i q u i date" ( S yme) 14 •
Falsi letterari presso i Rqmani 9

FALSI LETIERARI PRESSO l RoMANI

Presso i Roman i , i n proporzi one al l a m i nore i m portanza del l a loro l etteratu ra, l a
fal s i fi cazione dei testi ebbe pure u n ruolo i nferi ore. Va d a s é che l a s i eserc i tò anche
con loro, nel l e pi ù d i v erse ci rcostanze. E occasional mente si cercò d i argi narl a e di
contrastarl a 25•
Nel 1 8 1 a . C . si r i n vennero a Roma sedicenti scri tti di N um a Pompi l i o, legisl atore
sacrale e garante di pace ten uto i n a l t i s s i m a considerazione. I l sov rano aveva i nci tato
i romani al di ri tto e ai buoni cost um i , fondando templ i e al tari e i ntrod ucendo non
cruenti sacri fici espi atori a protezione dei ful m i n i ; paragonare un i m peratore al l a per­
sonal i tà di N uma era consi derato un sol enne encomio. I fal si ven uti a l l a l uce, i n parte
di conte n uto cul tuale, i n parte di carattere pi tagori co, serv i v ano forse a propagandare
la fi l osofia greca a Roma, oppure una ri forma rel i gi osa secondo i l m odel l o pi tagorico.
Ti to Li v i o ri feri sce che si bruci arono subi to i l i bri attri bui ti a N uma non appena l a
frode f u scoperta 26•
U n l i bro truffaldi no di grande fama, ossi a una s i l l oge di 30 bi ografie di pretendenti
al trono e usurpatori romani da Adriano ( 1 1 7- 1 38) fi no ali ' i m peratore N u meri ano (as­
sassi nato nel 284 da suo suocero A per, prefetto del pretorio) è l a " H i stori a A ugusta".
Quest ' o pe ra famosa, tramandata i ncom pi uta e conservata attraverso il M ed i oevo
tram i te u n u n i co esempl are (andato poi perduto), s i d i ce compi l ata da sei autori ,
al tri menti sconosci uti , del l ' epoca che va da Diocl eziano a Costanti no. I n real tà, l a
" H i storia A ugusta" - d e i c u i n umeros i ssi m i atti accl usi ri s u l ta autentico un sol o docu­
mento - è l ' opera d i un u n i co fal sario anon i mo, il q uale scri sse i ntorno al i 'anno 400.
Questa prospetti v a si è i m posta a poco a poco nel l ' età contemporanea, i n seguito al l a
penetrante anal i s i effettuata da H . Dessau ( 1 889) , al punto c h e ogg i , grazie ai l avori
di J. S traub e E. Hohl , può cons i derarsi ormai fuori d i scussi one. L' autore era pagano
e, manifestamente per non correre ri sc h i , creò anon i mamente una sorta d i "pamphlet
agai nst Chri sti an i ty " ( A . A lfOl d i ) , una "storia apologetica pagana" ( così i n i zi a i l t i tolo
d i un l i bro d i S traub) o, secondo M o m m sen, "uno dei pi ù m i serabi l i scri bacchi amenti
tramandatici dal l ' antichi tà". Eppure , q uesto fal so così l un gamente di scusso v anta un 23
autore geni al e e un patri mon i o prezi oso di affi dabi l e trad i z i one, e i n fondo - a d i s petto
dei s uoi mol ti documenti fraudolenti , dei m i rabolanti portenti ovunq ue d i sse m i nati ,
di curiosi tà e i ngen ui aneddoti - fa pur sem pre parte i ntegrante "del l e pi ù cospicue e
i ndi spensabi l i fonti per l ' i ndagi ne del l a stori a i m peri a l e di Roma del I I e I I I secol o"
( S traub) 27•
Di q uando i n quando, a Roma, si fal sifi carono anche raccol te di massi me moral i ,
di scorsi pol i t i c i , i nvetti ve, opere d i scienza. I l popolare manual e d i sentenze moral i
"Di eta Catoni s", che nel Medioevo av rebbe av uto l arga diffusi one come testo scol astico,
venne associ ato al nome del presunto autore Catone Uticense. E al l orq uando Gal eno
IO Falsificazioni cristiane nel mondo an tico

di Pergamo ( 1 29- 1 99) - non sol o l ' u l ti mo grande medico del mondo anti co, ma pure,
malgrado errori e debol ezze, uno dei medici pi ù i l l ustri , nonché autore di opere gi gan­
tesc he, i ndi scusse per q uasi un m i l lennio e mezzo - si trovò un gi orno a curiosare tra i
l i bri d ' u n mercat i no romano, scoprì dei fal si i n vend i ta sotto i l suo stesso nome ! 2H
Tal vol ta - am messo che ciò avvenga - le fal sificazioni vengono scoperte, o d i mostrate
come tal i , solo molto tardi ; un fatto che q u i , a cagi one del l a curiosi tà e del l a ri nomanza,
può essere confermato da u n caso che ci ri manda mol to al di l à del l a nostra epoca.
Nel l 'anno 45 a.C. morì Tul l i a, l ' u n i ca fi g l i a d i Cicerone. Il q uale, due anni pri ma
di essere assassi nato, cadde in profonda depressi one, e scri sse la "Consolatio" in cui
egl i pe r pri mo - come l ui stesso assevera - consola se stesso. Tranne scars i fram menti ,
non ne è ri masto nul la. Ma ecco che nel 1 583 l 'opera ricomparve, senza una parola di
chi ari mento, stam pata i n Venezi a, eccel lendo per l o splendore del la l i ngua di Cicerone
e per la saggezza dei suoi pensieri . La cosa i nsospettì però subi to alcuni dotti ; il pri mo a
farne una breve critica fu A ntonio Ri ccoboni da Padova. Di conseguenza, l 'edi tore del l a
Consolatio, Francesco Vi anel l i , pregò u n o d e i pi ù emi nenti scienziati d e l tem po - Carlo
S i gonio, professore a Padova, Venezi a e Bol ogna, e maestro anche del Riccoboni -
24 di d i ri mere la questi one. Malgrado l ' i n i ziale diffidenza e alcuni passi mal form ulati ,
Si gon i o sconsi gl iò di respi ngere l 'opera nel suo i nsieme. E pose i l quesito: se non lo
scri sse Ci cerone, q uale uomo del la nostra epoca poteva averlo scri tto? A l che Ri ccobon i ,
dopo una seconda anal isi ancor pi ù dettagl i ata, ri spose: Carlo S i gonio! . . . e d uecento anni
dopo gli fu data ragione 2�.

MoTI V I m FALsn·tcAztoNE

moti V I per l a fal s i fi cazione d i uno scri tto - soprattutto, ma non certo sol tanto per
fi nzione di paterni tà - erano n u merosi e per loro stessa natura assai d i s parati ; ed erano
in pi ù d i fferenziati come l e metodol ogie, i proced i menti tecn ici . S pesse v o l te era pura
e sempl i ce brama di profi tto a costi tui re i l movente, magari per prezzi da amatore i n
ord i ne a presu nti lavori d i ri nomati autori antichi . Così , per esempi o, con l a cresci ta
del le grand i bi bl i oteche i n A l essand ri a e a Pergamo, durante g l i ulti m i secol i precri ­
stian i , si d i ffuse u n i n gente bi sogno di opere dei maestri . E poiché i classici erano
val utati molto di pi ù dei letterati contem poranei , non poc hi si lasciavano i nd u rre a
spacciare per ori g i nal i le propri e i m i tazioni di scritti del passato, pe r i ntascare i n tal
modo guadagni non com uni .lo.
Oltre a l l e moti vazioni fi nanziarie, v 'erano moti v i gi uridici , pol i tici e cam pani l i stici .
Si fal s i ficava m agari per difendere qualche presunta o reale i stanza gi uri d i ca. S i
creav ano falsi a v antaggio d i u n a causa, di un partito, d i un popolo, o, al contrario,
al l o scopo di danneggi arl i : per compro mettere una ci ttà, un governo, u na personal i tà di
Errore e falso nei culti antichi Il

ri l i evo. U n esempio del V secolo precristi ano è una presunta ( ma, i n n uce, forse perfi no
storica) corri s pondenza tra Pausania e Serse, con la proposta del governante persi ano
d i s posare la fi g l i a del re persi ano. S pesso non c ' era affatto bi sogno d i fal s i ficare i nteri
l i bri con l ' ai uto d ' un fittizio nome d ' au tore. Si poteva agi re per i nteresse personale o 25
parti ti co, scienti fi co o pseudoscienti fi co, i n tervenendo i n ope re autenti che medi ante
i nterpol azi on i , m uti l azioni , "correzioni ". Non da u l t i mo, si potev ano mani polare tra­
duzioni a vantaggi o d i determi n ate tendenze. Va da sé che, a tal fi ne, si preferi ssero
gl i scri tti di autori tà ri conosci ute. Così , pare che Sal one avesse i nterpol ato un verso
nei i "' I l i ade" per co n sol i dare le sue pretese s ul l ' i sola d i Salami na 3 1 •
Ol tre a ragioni pecuni ari e , pol i ti che, gi u ri d i c he, v ' erano natural mente anche i n i zi a­
t i v e pri vate, rancori personal i , ri v al i tà l ocal i . E si fal s i fi cava i n fi ne con preci se i nten­
zioni apologetiche, m i rando a l l a difesa o al l a propagazi one di una fede, d i una rel i ­
gi one.

ERRORE E FALSO NEI CULTI ANTICHI

A l l ' ori g i ne d ' una rel i gione, al meno di una antica, non si trova tanto la fal s i fi cazi one,
q uanto p i u ttosto l ' errore, come fu appunto al l ' i ni zi o del Cristi anesi mo: ecco il pi ù
sicuro ri s u l tato del l a moderna teol ogia cristiana stori co-cri tica ( p. 48 ss. ) .
Presumi b i l mente, l ' uomo pervenne a l l a fede i n D i o i n maniera d e l tutto "naturale",
trami te l a nat u ra e la propri a psiche. I n l unghi processi d i u n fantasti co procedere a
tastoni , con i ncal col abi l i stad i del l ' i m magi nare, del l ' astrarre, del l ' i postati zzare, attra­
v erso i d i osi ncrasie del l ' angosci a pri ma d i tutto, ma forse anche del l a fel i c i tà, ecco che
quest' uomo arri v a a rappresentazi oni di demoni , d i spi ri ti , d i dèi , m uovendo dal l a vene­
razi one per g l i antenati , dal i 'ani m i smo e tote m i s mo, fi no al pol i te i s mo, al l ' enotei smo,
al monotei smo. Tutto ciò non ha n u l l a a che v edere, originariamente, con l ' i mpostura,
ma tanto p i ù , senza d u bbio, con senti menti d i paura, di s peranza e d ' i nsicurezza, col
sogno dei desideri . Trovano radi camento nel l e rel i g i on i , essenzial mente, sol o quel l e
cose che si affacci ano molto pri ma d e l l oro appari re: l e domande ci rca l e ori g i n i , i l
fi ne, i l perché. Esattamente q uesto l e mantiene ancora i n v i ta. Tuttav ia, non appena
i ncom i nc i ano le ri s poste, l e i l l azion i , l e affermazioni - i nconsce o per metà consapevol i 26
-, i ncomi nci ano pure la menzogna e la deformazi one, speci al mente da parte di q uel l i
che d i ciò v i v ono, e che con q uesto conservano i l dom i n i o 32•
Nel mondo antico, l a cri tica, il sospetto, l a res i stenza al l a m i st i fi cazione prendono
le mosse dai si ngol i i nd i v id u i . La massa è ossequ i osa e succube di fronte al m i raco­
l oso, al l eggendario, a l l e cosi ddette sci enze occ u l te, a trad i zioni e c u l t i segreti . Certo,
pers i no i ceti p i ù col ti sono spesso l argamente cred u l on i , a v i d i d i appari zioni di v i ne, d i
ri v e l azioni , di anti c h i s s i m e oscure testi moni anze ; i nsomma - come afferma Pausania,
12 Falsificaz ioni cristiane nel mondo antico

uno che ha v i aggi ato e v i sto mezzo mondo - "non è fac i l e conv i ncere le fol l e del con ­
trari o di ciò che esse ormai credono". C i ò conti n ua a val ere senza l i m i tazi oni anche
q uando l e fal � i fi cazi oni si sono atte n uate, costrette anzi a di radarsi sem p re d i p i ù ; ma
d ' al tronde - fatto abbastanza anacroni stico - soprav v i vono ne l l e rel i gioni anti che o si
a m mantano i n n uove forme: spiriti smo, teosofia, psi comorfi smo, e si m i l i ·'-' .
I n certe zone del l ' Oriente, del baci no del Medi terraneo, era mol to d i ffusa l ' i dea
che Dio fosse il ri vel atore e il compi l atore di leggi tramandate per v i a orale o scri tta;
non solo, l ' i dea era pure antich issi ma, e forse nata in maniera i nd i pendente da ogni
calcolo razionale, da i l l usi one, da i ngann i . In ogni caso, non è propri amente leci to
defi n i re fal so, o i m postura d i sacerdot i , tutto ciò che agl i al bori del l a ci v i l tà passav a
per docume nto d i v i no, per parola d i D i o. A nche se - guardando l a cosa ne l l ' ottica d i
oggi - così sem bra, o così è real mente 34 •
Nel l ' Ori ente anti co g l i dèi appari v ano ai l oro protetti , parl avano e banchettavano
con l oro, e q uantomeno i l oro di scorsi in pri ma persona erano v i ssuti come real i .
Molti ese m pi c i vengono dal i ' Egi tto, dove - secondo l a credenza pi ù anti ca - l a forza
Ka, operante i n ogni essere, senti ta i n ori g i ne come potenza sessuale del maschio, nel
corso del l a stori a pri mord i a l e genera d i v i n i tà ( c i oè gl i dèi che donano il Ka). Da questi
dèi scaturi sce nuovamente, già nel l ' età degl i Eracl eopol i t i , " D i o" ( lllr, in egizi ano) ;
u n ' evol uzione a cui m i rava anche l a Riforma i ntrodotta da A menofi IV ( Ecnaton 1 364-
1 347 a. C . , s posato con Nefertiti ) , cercando di i m porre i l v i si b i l e di sco solare contro i
vecchi "Dèi ", e così di e l i m i narl i 35.
27 Ebbene, i n Egi tto era assai com une la credenza neg l i " Dei scri venti", in un D i o come
autore nel senso l etterale: una concezi one che presuppone sia una cui tura del l a scri ttura,
sia un residuo del pensiero m i ti co. Sa vi sacerdoti erano v i sti come i ncarnazione del d i o
Thot ; c i ò c h e pron unciavano e scri vev ano era ri guardato come opera d e l dio, i l c h e è
drasti camen te ev idenzi ato ( pur con i m magi ne sghem ba) dal nome egiziano "cal amai o
di Thot". E certamente non ha n u l l a a che fare con l ' i m brog l i o i l fatto che nel l a l et­
teratu ra mortuaria degl i Egizi - che pi ù di ogni al tro popol o facevano preparati v i per
una v i ta dopo la v i ta ( pur conoscendo lo scetti cismo verso l ' ol tretom ba) - i l defunto
si assi m i l a a l l a d i v i n i tà, i m medesi mandosi per così d i re nel la sua forza creatri ce; né
q uando egl i s pera, pur con l a democ rati zzazi one i nci piente che accompagna l a fine del
Vecchio Regno, di d i v e n tare come il re nel l a morte l o stesso dio Osi ride, protettore dei
defunti , ass i c u randosi così la soprav v i venza nel l 'oltretom ba. Non c ' è i n ganno, i nfatti ,
q uando dichi ara " I o sono Atum", " l o sono Re". I n forza del l a cosi ddetta "form u l a
d i i dentificazi one", i n v i rt ù d ' una magica usu rpazione d e l d i o , q uesto era sol tanto i l
tentativo del l ' uomo egi ziano di g uadagnare " l a v i a m i g l i ore poss i bi l e per l a propri a
durata m uovendo dal suo i m pu l so di etern i tà i n v i sta del l a morte . " ( M ore nz). Era i n
u n ce rto senso una "arma, per scon g i u rare i l col po degl i eventi " ( I nsegnamento per
Meri - Ka-Re) . Ovvero, pe r d i rl a in modo pi i:• banale, ma non meno appropri ato, era
Errore e falso nei culti antichi 13

l ' aspi razione - ben nota i n tante rel i gioni - di procacci arsi un personal e v antaggi o
medi ante l ' osseq u i o verso gl i dèi 36 .
A nche i n Egi tto, tuttav ia, prosperò presto l a fal s i fi cazione rel i gi osa, che dopo la morte
di A l essandro, con la penetrazi one del l e concezioni ori ental i , conobbe un poderoso
i mp u l so.
S i comprende da sé come del l a fal si ficazione facci a parte i nte g rante la frode
consapevole e vol uta, "dol us mal us". Senza i ntenzione fraudolenta e senza fi nal i tà
extral etterari e, i n real tà, non esi ste nessu na fatt i s pecie di fal so. Là dove non sussi ste
intenzione di i ngannare, c ' è forse autos uggesti one, i sp i razione mani acal e, vero e pro­
prio rapi mento rel i g i oso; però non c ' è om bra d i i n ganno, pers i no q uando al tre perso-
ne - i nvol ontari amente - ne sono state i ngannate, e in i n ganno v engono tratte ancora.
Fal s i ficare presuppone in effetti una consapev ole vol ontà d i raggi rare, perseguendo
tendenze che stanno al d i fuori del l ' estetica e del l a l etteratu ra. Accanto a l l a fal s i fi - 28
cazi one, esi ste dunque senz 'al tro, come Wol fgang S peyer i poti zza e s pesso anche
e v i denzia, "qual cosa come ' vera pseudepi grafia rel i giosa ' ", da l ui chi amata al l ' oc­
cas i one "pseudepi grafia m i t i ca" che con l a fal s i fi cazione ha così poco da fare (forse)
q uanto la corri spondente i nvenzi one l etteraria, che (forse) è pi ù autosu ggesti one che
i nganno 3 7 •
I nd ubbiamente, anche la vera pseudepigrafia rel i g i osa, quel l a m i t i ca, potev a essere
i m i tata e abusata, come tutto ciò che è ori g i nale. Com unque, come da l ungo tem po
si scri veva nel nome dei grandi maestri , così pure nel nome del l a d i v i n i tà . . . "giacché
scri vere sotto il propri o nome era presunzione ed era contrario al l e sacre usanze";
i nol tre "special mente i testi rel i giosi trovarono fi n dal l ' i ni z i o e i n crescente m i s u ra
ri sonanza e ri conosci mento, sebbene i fi l osofi parlassero di favole" ( A . Meyer) 38 •
'
La ricerca ha stabi l i to come pseudepi grafi rel i gi os i , com pi l at i e c i rcol anti per l unghi
periodi sotto il nome d i dèi e fi gure m i tiche, gl i scri tti di Chi rone, di Li no, Fi l amone,
Orfeo, M useo, Bakis, Epi menide, A bari s, A ri stea, Ti mete, del l e profetesse Femònoe,
Vegoia e al tre. Si i nventavano a tal e proposi to, assai d i s i n v o l tamente, per non d i re
c i n i camente, nom i , cari che, autori tà, dèi , dato che - come i roni zza Qui nti l iano, celebre
retore di Roma - non è mai poss i b i l e confutare i n concreto ciò che non è mai esi s t i to.
Si creav ano s i l l ogi d i oracol i , ascri vendo l i appunto a cel ebri taumaturghi : esattamente
come, nel Cristi anesi mo, si attri bui ranno trattati e raccol te ad aposto l i e santi 39 .
Per l u ngo tempo, i n epoc he precristi ane, si erano fal s i fi cati oracol i per mot i v i
pol i t i co-re l i gi osi , e altrettanto i n epoca postcri sti ana; così fece l 'oraco l o truffa l d i no
di A l essandro di A bonuti co, fondato a I nopol i i ntorno al 1 50 d . C . e prosperante fi no
al l a metà del I I I secolo, chiamato "profeta di menzogne", come si potrebbero i nd u b­
biamente defi n i re mol t i , anzi l a maggi oranza dei profeti ; così si usarono sed i centi
sentenze di v i ne e segni portentosi ( i l fenomeno si ri peterà mutatis mutandis m i l l e e
m i l l e v ol te nel C ri sti anesi mo), ad i nc i tamento dei sol dati , come i l cel ebre condottiero 29
14 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

tebano Epami nonda nel l a battagl i a di Lèuttra (37 1 ) con cui i naugurò una n uova èra
,

del l ' arte be l l i ca med iante l ' i mpi ego del " battagl i one sacro".
Senza contare .i l fatto che già nel V secolo precri stiano si potev a acc usare d i fazios i tà
pol i ti ca Del fi , i l p i ù celebrato oracolo dei G reci , e che col à si portarono a l l a l uce casi
di corruzione, senza peraltro - come av v i ene nel l e cose pi ù sacre - recare pregi udi zio
degno di nota al prest i g i o d i Del fi 40 .
Parecchi cri tici antichi , ad esempio il ci n i co Enòmao d i Gàdara, riten nero gli oracol i
nel l a l oro gl obal i tà n i en t ' al tro che trucchi e i m brogl i ; anche i pagani Sesto Empi rico
e Cel so li criti carono, m entre Luciano preferì farsene beffe. Secondo i cristiani ( per l a
maggi oranza d i ess i ) , dag l i oracol i , che essi l i q u i darono dopo i l i V secolo, scaturiv ano
pur sem pre l e v oci degl i spi riti mal vag i , del l a cui esi stenza proprio loro (i cri s tiani )
erano così pers uasi 4 1 •
Per q uanto grande fosse l ' i nventi v a del l a "G raeci a mendax", essa venne tutta v i a
su perata dal l e al tezzose frottole degl i Ebrei ; e così q ueste verran no a l oro volta sur-
30 c lassate dal l e fal s i fi cazi oni dei cristi a n i , desti nate ad offuscare tutte le precedenti .

NOTE

Meyer A . . Pseudepifiraphie 95, l 06


Farrer 1 06
Rei cke/Rost 1 529 s . Haag 1 425. A . M eyer. Besprechun!i 1 50. Speyer. RelifiWse Pseudepifiraphie 88 ss . .
234 s s . Idem Literarische Fiilschun!i 1 3
Torm 1 1 8 con rife ri mento a E . S tcmpl i nger, Das Plafiiat i n der firiechischen Literatur 1 9 1 2 . Erbse 209
ss .. specialmente 2 1 6 s. S peyer. Literarische Fiilschunfi 1 5
Can d l i s h 24. B rox. Problemstand 3 1 6 s . , 322 ss. M . R i s t i v i ci tato
Mensching. lrrtum 73
Erbse 2 1 6. Speyer. Literarische Falschwtfi 1 5. Idem. 237. 240. 242 s. Idem. Relifiiose Pseudepiw·aphie
1 99 s. B rox, Falsche Verfàsseranfiaben 68 ss.
Di ogene Lacrte 9.6. Dtv - Lexi kon, Geschichtt' 1 1 365 s . Erbse 2 1 6 ss. G udeman 48
Dtv -Lex i kon. Geschichte 1 1 1 1 08 s. Pearson 70 ss. Erbse 22 1 ss.
'" B rox. Falsche Vet:fàsseranfiaben 76 s.
" Speyer. Literarische Falschun!i 24 1
" Ibidem 239. Torm I I I , 1 22 s. Meyer, P.,·etu/epifiraphie 99. Syme 306 s .
1' S y m e i bidem. S peyer, Fdlschun!i 238
'" Speyer. Literarische Fiilschunfi 1 4
" Speyer i bi dem 1 3 s . Cand l i s h 1 2 s . . 24 s .
"' Bousset 4 s. Speyer. Fdlschun!i 238, Brox, Falsche Vet:fàs.\·etWtfiaben 50
17 B rox i bidem 60 s . Speyer, Fdlsclwng 82, Jachmann 86
'" G udeman 47 ss.
' '' Pl atone. Repubblica 2.364, A ri stotel e . D e anima l . 5 . 4 1 0 b 27. Cicerone. Natura deorw11 l , 38. 1 07.
Pau l y III 1 479, IV 304 s .. 35 1 ss . . d t v - Lexi kon. Ph i l osophie I I I 259 ss. F. Hauck l l 8. Krliger, Quae­
stione.\· 42 ss. Ziegler, Orpheu.1· 230 ss. Meyer. Pseudepifiraphie 98, G udeman 44 ss. B ro x . Falsche
Note 15

Vetfasserangaben 45
'" Paul y I l 1 1 69. Dtv-Le x i kon. Phi l osophi e Il 239. Tusc u l u m Lex i kon 1 25. Di l l er 27 1 ss. G udeman 49.
B rox. Falsche Verfasserangaben 45
" Dtv -Lexi kon. Phi l osophi e I I I 334. Syme 303 s . G udeman 56 s . M eyer . Pseudepigraphie 97. B rox.
Falsche Verfasserangaben 46
" G udeman 58 ss. Meyer. Pseudepigraphie 97,99. I d e m , Besprechung ! 50 s. Speyer, Literarische Fiil­
schung 268
" Pau l y 988 s .. Il 1 275 ss. d t v - Lexi kon , Phi l osophi e l 1 32 , 337 ff. , Il 268, I l i I l O s. G udeman 7 1 ss. Mti hl
P. von der. l ss.
'" Pau l y l 957, I V 698 s. d t v - Lexi kon . Geschichte l 1 86 s . Farrer l ss. Syme 304. G udeman 60 ss. Torm
1 1 3 . B rox, Falsche Verfasserangaben 46 s.
" B rox, i bidem 47
"' Li v i o 40,29,3 ss. Pl i ni o , naturalis historia. 1 3 ,27. Agostino de civitate Dei 7,34. Paul y I V 1 85 s. dtv­
Lexi kon. Geschichte I l i 1 8
07 Pau l y I I 1 1 9 1 ss. (qui si trov ano l e ci tazi oni d i A . A l fOldi e Mommsen). J . S traub i n : d t v - Lexi kon, Phi l o ­
sophi e I l 243 s . Dessau 337 ss. Syme 3 0 9 s . Hohl 1 32 ss.
'" Pau l y Il 1 .674 s. Tusc u l u m Lexi kon IO I . dtv-Lexi kon, Phi l osophi e Il 1 39. W. Bauer, Leben Jesu 47 1 s.,
476 nota l . Syme 306. Hei n ri c i 75 ss. B rox, Falsche Vetfasserangaben 47
,., Pau l y l 1 1 82 . dtv -Lexi kon l 3 1 O, Farrer 4 ss.
·" ' Cand l i s h IO s . B rox, Falsche Verfasserangaben 5 1 ss.
" Tuc i d i de l , 2 1 8 s. Paul y IV 568 s. Cand l i s h I l . Syme 299 s . Speyer, Literarische Fiilschung 24 1
" Cfr. in proposi to i l m i o ampio saggio Warum ich Agnostiker bin 1 1 5 ss.
'3 Pausan ia, c i tato da Trede 40. Meyer, Besprechung 1 5 1 . Speyer, Literarische Fiilschung 24 1
'" Speyer, Religiose Pseudepigraphie 220 ss.
'' Dtv-Lexi kon, Gesc h i chte l l 08, Rel i gi on l 67 s s . , Il 27
36 Dtv -Le x i kon, Rel i gion 1 68 s . Rei tzenstei n , Poimandres 1 1 8 s . Idem, Hellenistische Theologie 1 80 s s . ,
ci tato da Speyer. Religiose Pseudepigraphie 202, 2 1 9, 225. 2 3 6 . Duhm l ss. S . Schott 2 8 5 ss. Morenz,
Aegyptischer Totenglaube 3 99 ss. Idem, Aegyptsche Religion 242 ss. W,Wolf, Aegypten 295 ss.
37 Liechtenhan 227. Speyer, Literarische Fiilschung 1 3 . I d e m , Religiose Pseudepigraphie 234 s s . , 246.
B rox, Problemstand 3 1 8
'" Meyer, Pseudepigraphie 97 ss.
w dtv-Lex i kon, Phi l osophie I l i 256. Pauly IV 726, V 1 1 52 (riguardo a Phemonoe e Vegoia). Speyer, Reli­
giOse Pseudepigraphie 202 ss. Quinti l i ano ci tato da Syme 309
41 ' Senofonte, Hellen. 6,4,7. Di odoro 1 5,53 ,4
"' Lattanzio divinae institutiones 2 , 1 6, l , epi t . 23,7. d t v - Le x i kon, Rel igion Il 1 33 s. Speyer Religiose
Pseudepigraphie 234.
FALS IFICAZIONI NELL' ANTICO TESTAMENTO
E NEL SUO AMBITO

"Su q uesto fango, su q uesto fango, Dio grande !


Vi fossero qui almeno un paio di pepite d ' oro . . . Dio ! Dio !
Su che cosa possono gli uomini fondare u na fede,
con cui sperare di diventare felici per l 'eternità? ! "
Gotthold Ephraim Lessing "'2

"L'impresa più audace e gravida di conseguenze di q uesto genere


fu di ricondurre t utti gli scritti del l ' Antico e del Nuovo Testamento,
parola per parola e lettera per lettera,
a l l o spirito e al dettame di Dio,
emettendo così un ' inappe l l abil e sentenza sia sui sacri testi
sia sul rapporto di Dio con essi,
ol tre che sui modi del suo volere e del l a sua azione. "
Arnold Meyer "''

"Ne l l e battagl ie per la fede l ' accusa di falsi fu lanciata


da t utti e contro t utti." "In confronto con le fal sificazioni pagane
col pisce la grande massa dei falsi ebraico-cristiani. "
Wolfgang Speyer +� 31
18 Fals(fica;:.ioni cristiane ne/ mondo antico

B I IIBIE N�:L MONDO E ALCUNE PARTICOI.ARIT -\, m:LJ.A BIBHIA CRISTIANA

Il " l i bro dei l i bri." dei cri stiani è la B i bbia. La parola tedesca " B i be l " si trova per la
pri ma v o l ta nel bre v i ario del maestro d i scuola e verseggi atore H u go v on Tri m berg
( nato nel 1 230, autore anche d ' una raccol ta di favol ette moral i , di 200 agiografie da
calendario, e si m i l i ) . I l neol ogi smo di H ugo si rifà al l ati no " bi bl i a", che a sua volta
ri sale al greco, nel l a forma neutro pl urale tà biblìa, oss ia i l i bri 45.
La B i bbia è una "Sacra Scri ttura" ; e testi sacri , l i bri sacri , scri tture sac re - nel l a stori a
del le re l i gioni - fanno sempre parte del mestiere, del l ' atti v i tà e degl i affari , essendosi
rapportati e rapportandosi strettamente con essi ; i n teragi scono non sol o con g l i affari
monetari ma anche con q uel l i pol itici , e, pi ù general mente, con gl i affari del cuore
umano.
Le bi bbie del l ' u manità sono di consegue nza mol tepl ici e m u l tiform i : l a tri pl ice
"Veda" del l ' I ndia antica per esempi o, i ci nque "chi ng", cioè i l i bri canon ici del l a rel i gio­
ne del l ' I m pero ci nese, il " S i ddhanta" del giai n i s mo, il "Tri pi !akam" del budd h i smo-the­
ravada, i "Dharma" del l ' i ndi ano buddhi smo-Mahayana, i i "Tri pi !akam" del budd h i s mo
ti betano, i l "Tao-te-chi ng" dei monaci taoi sti , la "Avesta" del mazdei smo persiano, i l
"Corano" nel l ' l sl a m , i l "G ranth" dei S i k h i ndiani , l a "G i n za" nel mandei smo. D i Sacre
Scri tture ve ne fu rono a i osa nei m i steri el leni stici ; e ad essi ci si ri chi amava - g i à i n
tempi precri stiani - con l a sem pl ice connotazi one di "scri ttura", anche con l a form u l a
" sta scri tto", oppure "come sta sc ri tto". I n Egi tto, g l i scri tti sacral i ri sal i v ano ai te mpi
pi ù re moti , dato che, già nel I I I m i l lennio precri stiano, un testo sacro si sol eva chiamare
" parole di dio" ( mdw ntr). Proprio la scienza m oderna non ha forse ri portato al l a l uce
le sacre scri tture di tante rel i gioni antiche? Eppure, persi no per l ' età moderna sem bra
v i gere q u i i l pri nc i pio: è ancora fecondo quel grem bo, dal q uale u scì tutto q uesto . . .
32 Così , nel X I X secolo, l a contadi na Nakayama M i k i ko componeva i sacri scri tti del l a
setta Tenri kyo, da e s s a fondata, eq ui val enti a 1 7 ri velazioni (0-fude-saki , " pu nta del
pennel l o"), e " Regi stro d i cose antiche" (Go-Kok i ) , ri vel ando anzi , anche dopo l a sua
morte, al fal egname l buri , suo d i scepol o e successore, l e relati ve " I struzi oni" (0sas h i ­
zu)41'.
Ma noi abbi amo consapevol ezza di q uesto: la Bi bbia non è sol amente un l i bro tra
i l i bri , bensì il Li bro dei l i bri . Non è d u nq ue un l i bro che si potre bbe magari col l ocare
"accanto a Pl atone o al Corano o ad anti chi l i bri i ndiani di saggezza". No, la B i bbia
"sta sopra tutti ; essa è u n i ca e i rri peti bi l e" ( A l o i s Sti efvater) . Pe r i nci so: s u l l a l oro
u n i c i tà i n si stono pri nci pal mente l e rel i gioni monotei stiche (e per questo motivo sono
proprio esse, per così d i re, si ngolarmente i ntol l eranti ! ) . Perciò il Tal m ud afferma:
"Come il mondo non può v i vere senza venti , così non può sussi stere senza I s rae l e . "
Nel Corano si legge: ' T u ci hai eletto fra tutti i popol i . . . tu ci h a i elevato al di sopra
di tutte le nazi oni . . . ". E ancora Lutero si pavoneggia: " Noi cri stiani siamo pi ù grandi
Bibbie nel mondo e alcune particolarità 19

e s u peri ori a t utte l e creature . . . " . I n breve, l a B i bbia rappresenta q ual cosa d i speci al e ;
i l che, fra tante al tre cose, ri s u l ta anche dal fatto c h e l a cri sti a n i tà , d u rante i pri m i d ue
secol i , non possedev a una "Sacra Scri ttura" sua propri a: ragi o n per cui rubò i l l i bro
sacro degl i Ebre i , l ' A ntico Testamento che, stando al l a credenza catto l i ca, come "stel l a
d e l matti no" precede e annuncia " i l sol e C ri sto" ( N i el e n ) 47 •
I l nome di A ntico Testamento ( i n greco d i athéke = al l eanza) si ori gi na da Paolo che
nel l ' epi stol a 2 ai Cori nzi , 3 , 1 4, parla del l ' A ntica A l l eanza. La si nagoga, che natural ­
mente non ri conosce nessun N uovo Testamento, non parla neppure di A ntico Testa­
mento, bensì di Tenach ( t<nak), una parola arti ficiale, formata dal l e i n i zi a l i di torah,
n<br'Tm e k<tubTm : l egge, profeti e ( restanti ) scri tti . Sono q uesti gl i scri tti del l ' A ntico
Testamen to, q ual i furono tramandati i n l i n gua ebrai ca, fi no ad oggi l a " Sacra Seri ttura"
degl i Ebrei . G l i ebrei pal esti nesi fi ssarono i l defi n i t i v o "textus receptus" solo nel si nodo
d i Jabne (Jam n i a) tra i l 90 e il 1 00 d . C . ; esso è articol ato i n 24 1 i bri , i n adeguamento
al n umero del l e l ettere del l ' alfabeto e brai co. (Solo l e bi bbie ebrai che del 1 5 secol o
adottarono una d i versa sudd i v i s i one, arri v ando a 39 l i bri canon i c i . ) E comunque D i o, 33
al q uale q uesta "Sacra Scrittura" senz 'al tro si richi ama e dal q uale essa l etteral mente
scaturi sce, aveva pur sempre i mpiegato - per l a sua redazi one e defi n i ti va com posi zione
- pi ù d i u n m i l l e n n i o ; a guardar bene, un peri odo non troppo l u ngo, ove si consideri
che m i l l e an n i , al suo cospetto, sono come un g iorno ! 48
La pec u l i ari tà del l a bi bbia cri sti ana si e v i denzia i nol tre nel fatto che l e d i verse con­
fessioni hanno pure bi bbie d i v erse, che non s i è concordi neppure per q uanto ri guarda
le l oro d i mension i , e che g l i uni considerano sacro c i ò che agl i al tri appare pi uttosto
malfamato e sospetto.
La C h i esa cattol i ca - q uel l a protocanonica, che d i sti ngue c i oè scritti mai contestati
e deuterocanonici , il cui carattere " i spi rato" era saltuariamente "di sconosci uto" oppure
passava per i ncerto - possiede u n A ntico Testamento mol to pi ù v ol u m i noso di quel l o
deg l i Ebrei , dal q uale h a av uto ori g i ne. I l fatto è che essa, oltre agl i scritti del canone
ebraico, i ng l obò nel l a propri a "Sacra Scri ttu ra" u l teriori titol i , per un totale ( secondo
l ' el e ncazione del Conci l i o d i Trento del 1 ' 8 apri l e 1 546, ri confermata nel Conci l i o
Vati cano l del 1 870) d i 45 1 i bri . Comprendeva i nfatti anche i cosi ddetti "deuterocano­
nici": Tobia, G i ud i tta, Sapienza, S i rach, B aruc e Lettera di Gere m i a, l e Il M accabe i ,
Preghi era d i A zarias e Cantico d e i tre fanci u l l i , Storia d i S u sanna, B e l e i l Dragone,
Ester l 0,4- 1 6,24.
Il protestantesi mo, che ammette escl usi vamente l 'autori tà dei l i bri compresi nel canone
ebraico, non riconosce i nvece come canonici e ri velati da Dio i l i bri deuterocanonici
aggi unti dal cattol i cesi mo, attri buendo loro solo scarso val ore e defi nendol i "apocri fi",
term i ne con cui i cattolici desi gnano l i bri non considerati canonici . ( Lutero, nel del i m i ­
tare i material i d e l Canone si appe l l ò al la "testi moni anza i nteriore" oppure al la "spi ri­
tuale condizione". El i m i nò per esempio il Li bro 2 dei Maccabei perché, tra l ' al tro, l o
20 Fa/s(fìcaz ioni cristiane nel mondo an tico

disturbava i l passo ci tato dal suo avversario Ec k sul purgatorio, che egl i negava. Del l o
stesso l i bro, i nol tre, nonché d e l l i bro d i Ester, ri teneva c h e "ebrai zzano troppo e mostra-
34 no troppe catti ve�ie pagane". Eppure trovava gl i scri Mi deuterocanonici "uti l i e buoni
da leggere". Ma non erano d i v i namente ispi rati ; i nferiori , com unque, al l a "spi rituale
si tuazi one" del riformatore). Nel 1 672, la Chiesa greca, nel Si nodo di Gerusalemme,
deci se di annoverare tra l e parole di Dio al tri quattro l i bri escl usi dal Canone normativo
di Jabne - ossia Sapienza, S i rach, Tobia e G i udi tta -, col che si mostrò pi ù presuntuosa
dei protestanti , ma non così presuntuosa come la Chiesa cattol ico-romana 49 .
A ncora pi ù esteso e comprens i v o del l ' A nti co Testamento cattol ico fu sol tanto i l
Canone del l ' e brai smo e l l eni sti co, i Settanta (abbre v i ato: LX X, l a trad uzione d i 70
esegeti , (cfr. la Lettera di A ri stea, a pag i na 40). Fu real i zzata i n A l essand ria, nel I I I
secol o a . C . , per gl i Ebrei del l a di aspora ; fu i l l i bro sacro del l a ri v e l azi one degl i ebrei
grecofoni , è la pi ù antica e pi ù i m portante versi one del l ' A ntico Testamento in l i ngua
greca, l a l i ngua mond iale del l ' età el leni stica, ed ebbe accesso al l a si nagoga q ua l e bi b­
bia ufficiale del l ' ebrai smo del l a diaspora. Ma la B i bbia dei Settan ta accol se pi ù l i bri
di q uanti sia il Canone ebraico sia q uel l o cattol i co av re bbero in segu i to consenti to.
Tuttav i a le ci tazi oni v eterotestamentari e del N uovo Testamento (con i ri feri menti da
270 fi no a 350) provengono di prefe renza da questa dei Settanta ; di pi ù, essa rappre­
sentò l ' A ntico Testamento anche pe r i padri del l a Chiesa, che l a usavano ferv i damente,
considerandol a l a "Sacra Scrittura" per antonomasia 50 .

" IMMAGINI CAKA'ITEKISTICHE I>EL MONI>O FEMMINILE III IILICO"

Tra l e pecul i ari tà del l ' A ntico Testamento c ' è i nol tre i l fatto che contro di esso, da
sem pre, sussi steva nel Cri sti anesi mo una pi ù o meno acca n i ta opposi zione, in q uanto
q uesta parte de l l a " parola di Dio", q uel l a di gran l un ga pi ù estesa, non sol o trabocca
di i na ud i te crudel tà bel l i che (l 71 ss. ) , ma benedice per gi unta l ' i nganno ( p . 42 s . ) ,
l ' i pocri sia, i l s u bdolo assassi ni o. Val gano a d esempio l ' i m presa d i Pi nha, c h e si i n-
35 fi l tra i n una tenda e trafi gge con una lancia ai geni tal i una coppia di amanti ; i l fatto di
sangue di G i ud i tta di Betul i a che con u na bugi a entra nel l ' accampamento deg l i A s s i ri
e assassi na prod i tori amente i l condottiero Ol oferne; l 'agguato morta l e di G i aele che
atti ra ospi tai mente Si sera, il generale fuggi ti vo ed esausto del re di Cana, e l o a m mazza
a trad i mento nel sonno 5 1 .
Tutto ciò, e mol te cose del genere si trovano i n questo l i bro, da pi ù di duem i l a
an n i . E non sol o v i stanno, m a vengono pure g i usti fi cate, anzi gl ori fi cate attraverso i
tem pi . A ncora nel XX secolo, l o studi oso veterotestamentari o e card i nale arc i v escov o
di M onaco M i c hael Faul haber, mem bro del parti to h i t l eri ano e post festum com bat­
tente per la resi stenza, esal ta con sol enni acce nti enco m i asti ci " l e gesta di G i ud i tta",
" Immagini caratteristiche del mondo femmin ile biblico " 21

i l compo rtamento d ' una donna che - al pari d i se medesi mo - ha fatto pri ma "di scorsi
mendac i " , e poi ha "ord i to un ' i ntera trama di consapevol i menzogne", e fi na l mente ha
" m ace l l ato un dorm i ente a tradì mento". N o n d i meno, G i udì tta si sentì "i n caricata di una
m i s s i one d i v i na quale com battente del l ' A l ti s s i mo . . . La battagl i a per l 'espugnazione di
Betu l i a era in u l t i ma anal i si una guerra d i rel i gi one . . . " 52 •
Ma ogniqual volta è i n gioco i l " sacro", per i gerarchi è sem pre permessa ogni d i a­
vol eria, partendo sempre dal presupposto che si ano i n gi oco gl i i nteressi del l a Chi esa,
v a l e a d i re i l oro propri . Per conseguenza, v i ene scredi tato in tutti i modi Fri edri ch
Hebbe l , l ' appassionato spreg iatore del cri stianesi mo (''radice d i ogni di scord i a", " v i rus
i nfetti v o del l ' umanità") con l a sua "G i ud i tta" ( 1 840) che l o rese celebre, adducendo
che il poeta dav a sol tanto "una tri sta caricatura della Giuditta biblica". Un altro poeta,
i n v ece, gode tanto di pi ù dei fav ori del pri nci pe del l a chi esa. I nfatti , dopo aver ricor­
dato l a spl endida prestazione di G i aele con l e parol e del l a bi bbi a ( . . . "e al l ora afferrò
un picchetto da tenda, i m pugnò un marte l l o, g l i si a v v i c i nò i n punta di pied i , accostò
i l piolo al l a tempia di l ui e col marte l l o gl i trapassò i l cervel l o fi n dentro i l suolo"),
Fau l haber l a gi udica in v ero " i gnobi l e , perfida, i pocri ta ucci sione prod i toria". Nondi me-
no, la B i bbia celebra q uesta donna medi ante l ' i nno del l a profetessa e gi udi ce i srael i ta
Debora, che l a esal ta come "eroi na nazi onal e". E come tal e l a festeggia anche, per due 36
m i l l e nn i , tutto i l mondo catto l i co, nonché i l suo pi ù famoso dram maturgo Calderòn
" i n una del l e sue ' Rappresentazioni eucari stiche' . . . Ai l ati del l a gi udice Debora egl i
col l ocò le fi gu re al l egori che del l a saggezza e del l a g i usti zia, al l ati di G i ae l e l e al tre
d ue v i rt ù card i nal i del l a tem peranza e del l a fortezza. . . G iaele, che spacca la testa al
nem i co del l a ri v e l azione, di venta un emblema del l ' I m macol ata che, stando a l l e parola
del l a B i bbi a l ati na, sch i accia l a testa del l ' antico serpente. Da q u i l e sue parole, mentre
trafi gge i l cran i o di S i sara: ' M uori , ti ranno, grazie a q ueste armi che nascondono un
profondo segreto' . Tutta l a stori a d i Debora, i nsomma, nel l a poetica v i sione d i Calderòn
si con fi gura in una piccola mari ologi a" 53 •
Non è detto grazi osamente . . . l a piccol a mari ologi a? Lo è, i n ogni caso, per chi sa
( ma qui non è sol o l a massa dei cattol ici a non averne l a m i n i ma i dea) che Maria non
è sol amente l ' I m macol ata, la Casta, la Pura, ma al tresì - sul l a scia del l e s ue bifronti
antiche precorri tri c i , oss i a di I shtar, del l a v i rg i nale A tena, del l a vergi ne A rtem i de - è
anche la grande Dea cri sti ana del sangue e del l a guerra; non sol o l a "Nostra cara S i gnora
del t i g l io", "del l a verde sel va", ma anche del l ' ucci si one e del genoc i d i o, dal pri mo
Medioevo fi no al l a Pri ma G uerra mondiale, q uando Faul haber, il pri mo agosto 1 9 1 6,
" i n com memorazi one del l a mad re dei M accabe i " (cfr. I 95 ss. , i n parti col are p. 96) fa
pubbl i care anche i suoi " R i tratti moral i d i donne nel l a B i bbia" i n una terza ri stampa
m i g l i orata come "ed i zi one d i guerra", al fi ne d i " gui dare le donne tedesche, in giorni
grav i e cruenti , a sempre v i venti model l i d i saggezza bi bl i ca, a fonti sempre ri sorgenti
d i forza spi rituale, ad al tari sem pre fi am meggi anti di sov rumano conforto. " Da queste
22 Falsificaz ioni cristiane nel mondo antico

grandi fi g ure bibl iche, i nfatt i , il mondo fem m i n i l e può atti ngere "molta saggezza bel l i ca"
"molto ard i mento" e "molto spi rito di abnegazione". " La parola di Dio resta anche i n
giorni d i guerra u n faro per i nostri se ntieri . " I n fi ne, d u rante g l i anni di H i tler ( 1 93 5 ) ,
i l card i nale Fau l haber ri presenta la sesta ed i z �one d e i s u o i "Ritratti moral i", c o n l ' apo­
teosi di Debora q uale "eroina di ferve nte patriotti smo", mode l l o di donna che "ri ge-
37 nerò i l suo popolo per la l i bertà e per una nuova v i ta de l l a nazione" 54•

"Sll QliESTO FANGO, Sll QliESTO FANGO • • • " - OPPOSIZIONE


ALL' ANTICO TESTAMENTO NELL' ANTICHITÀ E NELL'ERA MOin:RNA

Di q uesto era pur necessari o - pars pro toto ! - fare al meno fugace memori a, dato che
i " Faul haber" sono legi one e, con l a loro demagogi a cri m i nale, sono corresponsabi l i
i n m i sura dec i s i v a d i tutta q uel l a stori a raccapri cciante. Nel I l secolo, al l orq uando i
cri stiani non erano ancora addestrati al l a guerra come presto sarebbero stati i n ma­
n i e ra costante, si contavano nel l e l oro fi l e forse pi ù avv ersari che fautori del l ' A ntico
Testamento. E nessuno, i n q uel tempo, ha senti to l ' i nconci l i abi l i tà del l a guerra con g l i
i nsegnamenti centrai i del Gesù b i b i i c o q uanto l a sentì l "'eretico" Marcione ; o a l meno
nessuno ne trasse l e conseguenze q uanto l u i , e con tal e s uccesso. Nel l e sue "A ntites i "
(andate perd ute) Marci one espose i contrasti d e l momento, creando così i l pri mo Ca­
none deg l i scritti cri st i an i , preci samente s u l l a base del vangelo di Luca, i m pregnato
di e brai smo meno degl i al tri , nonché del l e e pi stol e di Paolo 55 •
Sedici , dici assette seco l i dopo, al ban d i to Marcione verran no i ntessute ghi rlande
d ' a l l oro da teol ogi come Harnack e N i gg ; il teol ogo e a m i co di N i etzsche, Overbeck
('' I l D i o del C ri sti anesi mo è il D i o del l ' A ntico Testamento" ! ) , av re bbe attestato a
M arci one di aver rettamente compreso q uel Testamento; e pe r i l teol ogo cattol ico
B uonai uti sarà l u i "il pi LI coraggi oso e pi ù acuto av versario del l ' ortodossia ecclesia­
stica" 56•
Furono propri o a m bienti "ereti c i " a contrastare deci samente l ' A ntico Testamento.
Mol ti gnost ici cri sti ani lo respi nsero in bl occo. Duecento anni dopo Marci one, fu un
d u ro col po anche per W u l fi la, apostolo dei V i s i got i , u n ari ano di senti menti pac i fi s t i , il
netto contrasto tra Jahwe e Gesù. Tanto che nel l a sua trad uzi one del l a B i bbia i n l i ngua
gotica, i n torno al 370, che resta il pi ù antico monumento del l a l etteratura tedesca, i l
vescovo v i s i goto non trad usse i v eterotestamentari Li bri stori c i .
Una critica rad icale si fece senti re di nuovo a parti re dal secol o del l ' I l l u mi ni smo.
Il perspicace Lessi ng, ri conoscendo come scabrosi e ambi gui i fondamenti stori ci
38 del Cri stianesi mo, confrontandosi col vecc h i o l i bro e braico, sbotta: " S u q uesto fango,
s u questo fango, Dio grande ! Vi si trovassero al meno u n paio d i pepi te d ' oro . . . Dio !
Di o ! S u che cosa possono gl i uom i n i fondare una fede, con cui sperare di d i ventare
l cinque libri di Mosè che Mosè non ha scritto 23

fel ici per l ' eterni tà? ! " 57


A ncor pi ù appassi onatamente Percy Bysshe S hel l ey ( 1 792- 1 822) sferza " i l totale
d i sprezzo del l a verità e i l d i s pregi o deg l i e lementari pri ncì pi moral i ", ed ancora " l ' i nau­
d i ta bl asfe m i a d i affermare che l ' onn i poten te Iddio avrebbe i nti mato espressamente
a Mosè di aggredi re un popolo i nerme e di annien tare compl etamente, a causa del l a
d i versa l i t u rgia, ogni s u o essere v i vente, d i ucc i dere a freddo ogni bambi no e ogni
persona i nerme, d i squartare i pri gionieri , di fare a pezzi l e donne, ri s parmi ando solo
l e giovani donne per l ' accoppi amento e lo stupro" 58 .
Mark Twa i n ( 1 8 35- 1 9 1 0) ri uscì solo ad usare i l sarcasmo: " L' A ntico Testamento si
occu pa essenzial mente d i sangue e d i sesso ; il N uovo parl a d i sal v ezza, di redenzi one.
Di redenzione per mezzo del fuoco" 59 .
Perfi no dei teol ogi hanno respi nto l ' A ntico Testamento come pri nci pio di v i ta e di
dottri na; tra di l oro v e ne furono d i ri nomati come Schlei ermacher o Harnack, il q uale
si schierò energi camente contro l a tendenza di "conserv are ancora nel protestantesi ­
mo tal e l i bro come documento canon ico . . . Fare q u i pi azza pul i ta e ri dare onore al l a
verità nel l a confessi one e nel l ' i nsegnamento, ecco l a grande i mpresa che oggi - q uasi
troppo tardi - si chi ede al mondo protestante . " M a a che cosa giov erebbe? Le masse
conti n uerebbero ad essere i nfi nocchi ate col N uovo Testamento e coi dogm i 60.
I ntanto, ancora nel 1 975 , i l cattol i co "Dizi onario di etica cri sti ana", del l ' edi trice
Herder, trova "le rad i c i de l i ' ethos v eterotestamentario" nel l a dec i sa " personale dona­
zione " di Jahwè "al mondo e al i ' uomo", rav v i sando nel l ' A ntico Testamento "fonda­
mental mente già gl i av vocati di ciò che noi chi a m i amo adesso d i ri tti uman i . Solo che
d ietro quel l " umano' sta Jahwè con t utto il suo peso d i v i no" ( Dei ssl er) 6 1 . S i veda al
ri guardo il vol ume I, p. 71 e seguenti ! 39

l CINQUE LIBRI DI MoSÈ CHE MOSÈ NON HA SCRITTO

L' A nt i co Testamento è una selezione abbastan za cas ual e e assai frammentata d i


q uanto è avanzato e si è conservato di scri tti tramandat i . La B i bbia stessa menziona
1 9 t i tol i d i opere andate perdute, tra cui " I l l i bro degl i svegl i ati ", " I l l i bro del l e g uerre
di Jahwè", lo "Scri tto del profeta Iddi o". Ma l a ricerca i poti zza che v i fossero molti
al tri testi biblici di cui non ci è ri masto neppure il ti tolo. Che anche q uel l i siano stati
62
sacri , i spi rati e d i v i n i ?
I n ogni caso: ne sono ri masti abbastanza, ben pi ù di q uanto potrebbe bastare.
Soprattutto quel l i che si d i cono pi ù antichi e pi ù venerabi l i , i cosi ddetti ci nque l i bri
di Mosè, c i oè la Thora o Pentateuco ( i n greco pentàtheukos, l i bro dei ci nque astucci ,
i n quanto com posto di ci nque rotol i ) , u na des i g nazione formatasi verso i l 200 d . C .
presso gl i scri ttori gnostici e cri stiani . Fi no al XV I secolo si credette unani memente
24 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

che q uesti testi fossero i pi ù antichi del ! ' A ntico Testamento, trovandosi cronol ogica­
mente al l ' i n i zio. Di ciò non si parl a ormai pi ù, da gran tem po. Neppure l a Genes i , i l
pri mo l i bro del l a �eri e, sta con ragi one i n testa. E se, ancora nel l ' Ottocento, ri nomati
bi bl i sti ritenevano d i poter ri costrui re u n "archeti po" del l a B i bbia, un "U rtext" vero e
proprio, ormai anche q uesta opi n i one è tramontata. A nzi , peggio ancora: "Con grande
probabi l i tà, un tal e testo primord i a l e non è mai esi sti to" ( Cornfeld/Botterweck) 6·1 .
L' A n ti co Testamento venne tramandato ( i n gran parte) i n forma anon i ma, però
attri bui sce il Pentateuco a M osè, e l e chi ese cri stiane hanno annunciato la paterni tà
mosaica fi no al XX secol o. Mentre i patriarchi A bramo, l sacco, G i acobbe, i proge n i tori
deg l i l s rael i t i , devono essere v i ssuti tra il X X I e il XV secolo, oppure tra il 2000 e i l
1 700 a.C. , am messo che s i ano real mente v i ssuti , Mosè i n vece - " u n marescial l o tutto
d ' un pezzo, ma nel profondo del l a sua natura con una ri cca v i ta spi rituale" ( card i nale
Faul haber) - sarebbe v i ss uto nel X I V, o X I I I secolo. Sem pre ammettendo che s i a v i s-
40 s uto 64.
A l di fuori de l l a B i bbia, com unq ue, q ueste venerande (e ancor pi ù recenti ) fi g ure
non sono "doc u mentate" da nessuna parte. Non esi stono prove del l a loro esistenza.
In ness un l uogo esse hanno lasciato una tracci a stori ca tangi bi l e e i neq u i v ocab i l e :
n o n nel l a pietra, n e l bronzo, i n rotol i papi race i , n o n s u tav ole di terracotta ; e q uesto,
nonostante essi siano pi ù recenti che - ad ese m pi o - molti governanti egizi stori camen­
te be ne documentati , pi ù g i ovani d i mol ti celebri scav i , gerogl i fi c i , testi in caratteri
cuneiform i , i nsomma di mol te testi monianze di v i ta. D i conseguenza, scri v e Ernest
Garden, si dov rà "o essere i ncl i n i a negare l ' esi stenza dei grandi personaggi bi b l i c i ,
oppure ammettere, q ual ora si vogl i a - i n mancanza d i q ua l s i asi materi ale documenta­
l e - ri conoscergl i tuttav i a una stori c i tà, che la l oro v i ta e il loro tem po si sono esauri ti
nel le forme del l a rappresentazione b i b l i ca, che trov a l a s ua defi n i t i v a confi g u razi one
scri tta sol o nel ! 'ori entale materia narrat i v a e l eggendaria che si snoda attraverso molte
generazi o n i " 65.
Pe r l ' ebrai s m o, M osè è i l personaggi o di gran l u nga dom i nante del l ' A ntico Te­
stamento; i l suo nome vi ricorre come l egi s l atore oltre 750 volte , mentre i l N uovo
Testamento l o nomi na solo 80 vol te . A poco a poco, i nfatti , si trattarono tutte l e leggi
come se fossero state ricev ute da M osè s u l m onte S i nai . In tal modo egli acq u i stò per
I s rael e " u n ' e pocal e i m portanza" ( B rock i n gton ) . Il suo nome fu sempre pi ù glori fi cato.
Fu ri g uardato come i s p i rato autore del Pentate uco. Al condotti ero assas s i n o ( ucci se u n
egizi ano, perc hé q uesti aveva bastonato un ebreo) si attri buì add i ri ttura l a preesi stenza.
Si fece di l u i una prefi gurazione del Messia, e nel Messia si v i de un secondo M osè. Sorse
q u i nd i u na pl ural i tà di l eggende mosai che; nel pri mo secolo a.C. un romanzo su M osè
e, i nfi ne, u n ' enorme q uanti tà di rap presentazi oni arti stiche. l profeti v eterotestamentari
lo nomi nano in tutto ci nque vol te. Ezechiele, però, non ne fa mai menzi one ! E q uesti
profeti vol gono bensì l o sguardo i nd ietro ai te mpi d i Mosè, ma non al l a sua persona:
I cinque libri di Mosè che Mosè non ha scritto 25

nei loro appel l i eti co-re l i giosi non si richiamano mai a l ui . Nemmeno i l papi ro Salt
1 24 conosce un Mosè "docu mentario" ( Cornel i us). A nche l ' archeol ogi a non è stata
i n grado di forni re un sol o i ndi zio riferi b i l e a M osè. Le i scri zioni s i ro-pal esti nesi non
ci tano Mosè pi ù d i q uanto lo ri cord i no i testi cuneiformi o quel l i gerogl i fi ci e ierati -
ci . Erodoto ( ne l secolo V a. C . ) i gnora total mente Mosè. I n breve, non esi ste alcuna 41
testi monianza esterna ri guardante M o s è ; l ' un i ca nostra fonte s u d i l u i è - come per
Gesù - l a B i bbi a 66•
Perciò, sia nel mondo anti co sia nel med i oevo, si ngo l i studiosi m i sero in dubbio
il mosai smo e l ' u n i tarietà del Pentate uco. Si ri tene va che Mosè avesse annunciato
erratamente la sua propria morte . . . " una faccenda così straord i nari a - i roni zza Shel­
ley - q uasi come descri vere l a creazi one del mondo". S i scopri rono i nol tre dei testi
" Postmosaica" ( l Mosè 1 2 ,6; 36,3 1 e al tri ) . Sennonché una cri t i ca più fondamentale
venne sol tanto da cri stiani "eretici". Ma già la Ch iesa antica non vedeva contraddi zioni d i
sorta n e l i ' Antico Testamento, e, i n esso, nessun contrasto con G e s ù e g l i apostol i 67.
Nel l ' età moderna, l eggendo l a B i bbia, s i affacciarono nel 1 520 dappri ma certi dubbi
al teol ogo tedesco A ndrea Carl ostad i o ( Bodenste i n von) ; e pi ù d ubbi si affol l arono
nel l ' ol andese A. Masi us, un g i u ri sta catto l i co ( 1 574) . Tuttavia, mentre costoro e alcu­
n i s uccessi v i - i gesu i t i B . Pere i ra e J . Bonfrère - defi n i rono postmosaici sol o s i n gol i
passi , restando com unque fedel i a M osè come autore del l ' i nsieme, ormai i l fi l osofo
i nglese Thomas H obbes dichi arò si ngol i pezzi del Pentateuco come mosai c i , ma i l i bri
nel loro i nsieme postmosaici ( nel Lev i atano, del 1 65 1 ). Pi ù oltre si spi nse poco dopo,
nel 1 655, lo scri ttore francese riformato I . de Peyrère. E già nel 1 670 S pi noza, nel suo
"Tractatus theolog i co-pol i t i c us", ri nunziò a sal v arne alcunché 68.
Nel XX secolo, alcuni stud i osi del l e rel i gi o n i , tra i q ual i Eduard M eyer ("non
è compito del l a ri cerca storica i n ventare dei romanzi"), nonché l a scuol a d i Praga
del l ' erud i to Danèk, hanno contestato la stessa esi stenza storica di Mosè, cosa peraltro
non accettata dai l oro av versari .
È un fatto curi oso: persi no le menti pi ù i l l um i nate, i maggiori scettici e ricercatori ,
sotto i cui i m perterri ti attacchi i l materi ale docu mentale si va d i ssol vendo, i qual i
i ntraprendono una sottrazione bi b l i co-esegetica dopo l ' al tra, di modo che non resta
q uasi pi ù spazi o per la fi gu ra di Mosè, né sul l a facci ata, né dietro le q u i nte né su al tri
piani - ebbene, propri o q uesti i ncorrutti bi l i tornano poi a ri proporre d i cont i n uo Mosè
in formato gi gante, a l l a maniera dei gi ocatori di presti gio, e per gi unta come la fi gura
domi nante de l i ' i ntera stori a i s rae l i ti ca. Sem bra che, seppure tutto i ntorno a l ui è o troppo 42
variopi nto o troppo nebul oso, l 'eroe stesso non possa essere i m magi nario, frutto di m era
i n v enzi one. Per q uanto la cri tica del l e fonti abbia dec i m ato i l valore stori co di q uesti
l i bri , restri ngendo l i sem pre pi ù e non ! asci andone q uasi pi ù n u l la, " ri mane tuttav i a un
ampio gioco ( ! ) del poss i b i l e . . . (Jaspers). Non c'è da stu p i rsi , veramente, che il perso­
naggio Mosè appaia ai conservatori ancor p i ù s i gn i fi cati v o che nel l a B i bbi a ! 69
26 Fals!ficaz ioni cristiane ne/ mondo antico

Pi ù general mente: dopo A uschw i tz, la teologia cristiana si è fatta meno osti l e ri ­
guardo agl i ebrei . "Oggi è di n uovo poss i b i l e una percezi one pi ù pos i t i v a del l ' I sraele
pi ù antica e del la sua rel i gi one". C i ò nond i meno, anche M osè ri mane " u n problema"
per i ricercatori , dato che non cade " u na l uce i m medi ata s u l l a fi gura di Mosè", mentre
le rel ati ve trad i zioni stanno "al di là del l a control labi l i tà storica" ( M an ual e stori co­
bibl ico) . Per la veri tà, q uesti studiosi recalci trano energicamente a "ridurre Mosè ad una
nebul osa fi gu ra, nota sol o dal l a l eggenda", ma devono nel contem po ammettere anche
il fatto che "la persona di Mosè ri mane i nd i sti nta". Costoro scri vono che "la si ngolarità
u n i ca del l 'ev ento sul S i nai non si può negare" . . . sogg i u n gendo, q uasi senza ti rare i l
fi ato, "sebbene l a prova storica s i a d i fficol tosa". Costoro trovano "ne l l e narrazioni s u
Mosè u n ragguardevole nucleo storico" e subi to, nel l e frasi successive, trov ano che
quel nucleo non è "suffragabi l e con dati di fatto", non potendosi "comprovare coi fatti
del l a stori a" ( Cornfeld/Botterweck) 70•
Con q uesto metodo procedono mol ti di q uel l i che non vogl i ono davv ero menti re
spudoratamente, ma neppure i ntendono ri n u nzi are e l asciar perdere ogni cosa. No,
questo mai !
Per M . A . Beck, ad esempio, i patriarchi sono senza d u bbio " fi gure stori che". I n
veri tà, l i i ntrav ede sol tanto i n uno "sfondo semi bui o", e tuttav i a l i ri conosce come
" uom i n i di grande ri l i evo". Eppure egl i stesso am mette : "Fi n qui non si è ri usciti ad
attestare doc u mental mente la fi gura di G i useppe nel l a l etterat ura egizi ana". Di pi ù :
ammette che al d i fuori del l a B i bbia non si conosce " u n sol o attestato" che contenga
"un q ual che accen no a Mosè stori camente affi dabi l e". E ancora: che, presci ndendo
di n uovo dal l a B i bbia, "non è nota nessu na fonte ri guardante l ' u sc i ta dal l ' Egi tto . . . La
43 corposa letteratura degl i stori ografi egi zi tace con osti nazione addi ri ttura i n q u i etante
su certi av veni menti che devono aver scon vol to l ' Egi tto, am mettendo che il racconto
del l ' Esodo si basi su fatti real i . "
Beck si merav i g l i a i nol tre che l ' A ntico Testamento non forni sca "stranamente
ogni dato o i nformazione che renderebbe poss i b i l e una determ i nazione cronologica
del l ' usci ta dal l ' Egi tto. Non vi si menzi ona né i l nome del Faraone che G i useppe ha
conosci uto, né i l nome del faraone che oppri meva Israel e. C i ò è tanto pi ù sconcertante
in q uanto la B i bbia ha al tri menti conservato mol te denom i nazi oni egiziane d i persone,
di l uogh i , di uffici . . . A ncor pi ù i nqui etante del l ' assenza nel l ' A ntico Testamento di punti
di riferi mento cronologici è il fatto che, in nessun testo egizi ano tra q uel l i a noi noti , sia
menzi onata una catastrofe che abbi a col pito un faraone e il suo eserci to nel l ' i nseg u i ­
mento di s e m i ti fuggi ti v i . Dato c h e i documenti stori ci offrono u n a grande dov i zi a di
materi a l i rel at i v i proprio al i 'epoca in q uestione, ci si dov rebbe attendere quantomeno
una q ualche al l usi one. Nem meno si può l i q u i dare il si l enzio del l e fonti egizie con 1 ' os­
serv azione che gl i stori ografi d i corte non sog l i ano parl are del l e sconfi tte ; i n real tà, g l i
eventi descritti dal la B i bbia sono troppo i ncisi v i perché g l i stori ci egiziani potessero
l cinque libri di Mosè che Mosè non ha scritto 27

i g norarl i del t utto". A conti fatti , q uesto studi oso trova "effetti v amente strano" i l fatto
che "non si conosca nessuna tomba di Mosè". I n somma, " l ' u n i ca prova del l a storicità
di Mosè" resta per l u i (col " Mosè" di El ias A uerbach) " l a menzi one d ' un proni pote i n
u n ' e poca successi va". M a v i ene d i sattesa anche quest' u n i ca "prova", v i sto che i l passo
cruci ale ( R i 1 8 ,30) sarebbe "i ncerto e tutt 'al tro che chi aro, potendosi leggere il nome
di Moses altrettanto bene q uanto Manasse". I ntitolazione: " Mosè il l i beratore" 7 1 •
"E Mosè aveva 1 20 anni quando morì", narra la B i bbia, però i suoi occhi "non si erano
i ndebol i ti , e i l suo v i gore non era ven uto meno" ; l ' Eterno i n persona lo seppe l l ì nel l a
val l e , ma "nessuno fi no a questo g i orno h a m a i saputo dove fosse l a s u a tom ba. " 44
S i ngol are anche q uesta conc l u s i one. Secondo G oethe, Mosè si sarebbe suici dato,
secondo Freud fu i l suo popo l o ad ucci derlo. Non furono rari i s uoi contrasti , con tutti ,
coi si ngol i , con A ronne, con M i riam. Comunque sia, l ' i m mediata concl usi one del qui nto
e u l t i m o l i bro, la frase con cui tutto fi ni sce, ri corda i ngegnosamente ancora una v o l ta
" l e grandi atroci tà che M osè com m i s e di nanzi agl i occhi di tutta I s rael e" 72 •
Sì , con grandi cose tremende si entra sempre nel l a stori a - che si sia v i ssuti oppure
no. S i a come si v uole nel caso di M osè, ma è sul suo s i g n i ficato che la ricerca è total ­
mente s paccata.
Di s i c u ro, ogg i , c ' è sol tanto quel l o che S pi noza riconobbe, cioè che i ci nque l i bri d i
M osè, c h e l ' i nfal l i bi l e parola di D i o ascri v e di rettamente a l u i , n o n sono opera del l e sue
mani . Q uesto è il ri s u l tato unan i me del l a ricerca. Natural mente, non mancano ancora
persone del cal i bro di A l o i s Sti efvater, e ci rcolano abbastanza trattatel l i del l o stampo
del suo "Li bro d i sl ogan per cristiani cattol i c i " , costretti a far credere al l a massa dei
fedel i che i ci nque l i bri di Mosè " i nvero non tutti ( ! ) furono scritti di rettamente ( ! ) da
l ui , ma a l ui com unque risal gono. " ( Quanti e quali fossero scritti d i rettamente da l u i ,
oggi non osano d i rl o pi ù nemmeno Sti efvate r e com pari ) . I nol tre è assodato che norme
d i l egge, consi derate come testi scri tti d i pugno d i M osè, o ri condotti addi ri ttu ra al
"di to di D i o", sono natural mente al trettanto pri v i d i autentici tà. ( Del resto: sebbene
D i o scri v a personal mente l a l egge s u due tavole di pi etra - " redatta da Dio, e lo scri tto
e ra scri tto di D i o, i nc i so sul l e tav ole" - M osè ne ha così poco ri spetto che nel l a sua
l sacra l rabbia l e s batte contro il v i te l l o d ' oro 73•
È i nol tre assodato che a l l a compi l azi one di q uesti ci nque l i bri precedette una seco­
l are trad i z i one oral e, i n costante ri maneggi amento. E s uccessi v amente parteci parono
al l a stesu ra deg l i scritti "di M osè" redattori e compi l atori , contri buendov i scri v an i ,
rabb i n i masoretici , v ocal i zzatori d i mol te generazi on i , i l che si ri specchi a g i à neg l i sti l i
pi ù d i versi . D i conseguenza, i l tutto som i g l i a non poco ad una scombinata congeri e 45
d i m ateri al i : per esempio, l ' i ntero l i bro dei N umeri , i l q uarto del l a seri e. S orse così
una raccol ta estremamente confusa, non si stemati ca, traboccante di moti v i l eggendari
l argamente d i v u l gati , pervasa d i saghe eziologiche e fol k l ori stiche, di contraddizioni
e doppioni ( c he g i à da soli escl udono l a compi l azione da parte d i u n solo autore) . A
28 Falsificazioni cristiane nel mondo an tico

ciò si agg i u nge una mol tepl i c i tà di concezi oni eterogenee, o i n lenta e progress i v a ge­
stazi one, persi no nel l e q uestioni pi ù i m portanti . In tal modo, nel l ' A ntico Testamento,
solo mol to l entamente è nata l ' i dea del l a resurrezi one, mentre manca nei l i bri S i rach
e Proverbi l ' attestazi one d ' una credenza nel l a res urrezione. Per di p i ù , i ri spetti v i
scri vani e ri maneggi atori hanno i ncessantemente mod i fi c a"to, corretto, i nterpol ato. l
testi ricevettero sempre n uove agg i u nte accessori e. E q uesti procedi menti si estesero
per epoc he i ntere. I l Decal ogo ( i famosi d i eci comandamenti ), i n tesi da Lutero come
qui ntessenza del l ' A ntico Testamento, pro v iene forse nel l a sua forma pi ù antica dal i ' i n i ­
zio del l ' età dei re. Parti cospicue del Pentateuco, che dov rebbe aver composto l ' uomo
v i ssuto - se è v i ss uto - nel X I I I o XIV secolo, non meno di 60 capi tol i del 2 , 3 , e 4 l i bro,
sono add i ri ttu ra prodotti , o assemblati , sol o nel V secolo da sacerdoti ebrai ci . Per cui
l a redazi one defi n i ti va dei Li bri attri buiti a M osè av venne - e c i to il ges u i ta Norbert
Lohfi n k - "sol o q uasi settecento anni pi ù tard i " . E la stesura di tutti i l i bri del l ' A ntico
Testamento si protrasse - ci to qui il cattol i co Otto S teg m ti l l e r - " per un peri odo d i ci rca
1 200 an n i " 74 •
La ricerca su l i ' A ntico Testamento ha da gran te m po raggi unto di mensioni q uasi
paurose, e noi non possi amo qui prendere in cons iderazione - ri sparm i a ndo tem po e
fatica al l ettore ( e a me anche di p i ù ) - i l rel ati vo grov i g l i o di metodi e di i potesi : l a
pi ù vecc h i a i potesi settecentesca del l e font i , l a moderna i potesi d e i fram menti , del l ' i n­
tegrazione, del l a cri stal l i zzazi one, la pi ù recente i potesi deg l i attestati , l ' i m portante
di sti nzione di un pri mo elohi sta, del secondo elohi sta e di un Jehow ista ( H . H u pfel d ,
46 1 85 3 ) , i l metodo stori co-formale ( H . G u n ke l , 1 90 1 ) , le d i v erse teorie del l e fonti , l a
teori a del l a fonte d upl i ce, tri pl i ce, quad ru pl ice, gl i scri tti del l a scuola "Jahwi sta" ( J ) ,
di quel l a " Elohi sta" ( E), del l a scuol a "sacerdota l e" ( P) , d i quel l a "deuteronomi ca"
( D) , del l a scri ttura "com bi nata": non poss i amo smarri rei in tutte l e trame narrati ve,
tradizion i , nel l a marea di agg i unte, i ntegrazi oni , i nseri menti , appe nd i c i , prol iferazi oni ,
m utamenti redazi onal i , nel probl ema del l e v arianti , del le vers i oni paral lele, dei doppio­
ni, i nsomma nel l ' i ncommensurabi l e mol ti p l i cazi one "secondaria" del l a storia testuale
e del l a critica. Non possiamo d i scutere i moti v i per l ' ampl i amento del Pentateuco i n
esateuco, eptateuco, od ottateuco, o magari l a sua ri d uzione ad u n tetrateuco, per quanto
i nteressante ciò possa essere i n rapporto con la nostra te matica.
Già un fuggevole sguardo nei com mentari cri ti c i - come q uel l i ai l i bri mosaici di
Marti n N oth - mostrerà al lettore come q uasi ad ogni pagi na si parl i d i i ntegratori , di
redattori , d i futuri elaboratori , di agg i u nte, ampl i amenti , cod i c i l l i , poscri tti , com bi na­
zion i , di stadi diffe renti del l ' associ are, del ripl asmare, eccetera eccetera ; e ancora di un
passo anti co, p i ù anti co, d i uno abbastanza giovane, come spesso qual cosa s i a defi n i ta
secondari a, forse secondari a, probabi l mente secondari a, sicuramente secondaria. La
parola "secondario" ri corre qui i n tutte le poss i bi l i e i m magi nabi l i associ azi oni ; sem bra
add i r i ttura la paro l a c h i ave, anzi , vorrei affermare, senza aver fatto u n ' esatta anal i s i
l cinque libri di Mosè che Mosè non ha scritto 29

di frequenza: i n tutte q ueste ri cerche di Noth non c ' è presumi b i l mente nessun ' al tra
parola pi ù freq uente. E la sua opera, si bad i , vale per mol te al tre opere affi n i . Di re­
cente è stato Hans-Joac h i m K raus a scri vere l a " S tori a del l 'esegesi stori co-cri tica del
Vecch i o Testamento". Per l ' Ottocen to ebbe u n ' efficac i a pioni eri stica e una funzi one
di guida W. M . L. de Wette ( morto i l 1 849) che, ri conoscendo i mol te p l i c i strati e fi l on i
narrati v i d i q uesti l i bri , poté dichiarare " Davi de" , " Mosè", "Salomone" " I sa i a" non
come "autori ", bensì come s i m bo l i nomi nal i , cioè come "nomi col l etti v i " 75 ._
In segu i to al l o sconfi nato l avoro erudi to svol to nel corso del l ' Ottocento e del l a
si stematica di struzione del l a stori a bibl ica del l a sal vezza c h e n e ri sultò, papa Leone
X I I I cercò - con la sua encicl ica "Prov identi ssi m us Deus" - di i m pedi re la l i bertà del l e 47
i ndagi n i . Venne dunque sferrata una "controffensi va" e, sotto i l suo successore Pio X ,
col decreto "De m osai c a authentia Pentateuchi" d e l 2 7 gi ugno 1 906, si ri badì l ' i spi rata
paterni tà di Mosè. Per d i re i l vero, i l 1 6 gennaio 1 948, i l segretari o del l a Com m i ssione
bibl ica papal e, in una risposta ufficiale al card i nale S uhard, dichi arò che le decision i
del l a Commissione "non contrastavano con un ul teriore ricerca veramente scientifica di
questi problemi . . . ". Sen nonché, nel cattol ices i mo romano, "veramente" significa sem-
pre : nel senso del cattolicesimo romano. A l t rettanto si deve i ntendere con la concl usi v a
esortazi one: "Pertanto noi i nv i tiamo g l i studiosi cattolici a studi are questi probl emi senza
pregi udi z i , al l a l uce di una sana cri t i ca . . . ". Qui , difatti , "senza pregi udi z i " signi fica di
nuovo: per partito preso, per gl i i nteressi del papato. E ancora, quanto al l a "sana cri tica",
al tro non s ' i ntende se non una cri tica in favore di Roma 76.
Certo, l ' anal i s i stori co-sci enti fi ca degl i scri tti v eterotestamentari non ha prodotto
nessuna decisi one s i c u ra sui tempi i n cui i testi sono sorti , anche se i n alcune parti - per
q uanto riguarda la l etteratu ra dei profeti - l a certezza cronol ogica è maggi ore di al tre
parti , per esempio del l a l i ri ca cultual e ; oppure q uando si parl a del l ' età del l e leggi ,
dove l a sicurezza è pi ù che mai ridotta. Nondi meno, ri guardo al Tetrateuco ( l i bri I -4 di
Mosè) e ai Li bri stori ci deuteronomi sti ci (5 di Mosè, G i osuè, G i udici , l i bri di Samuel e
e dei Re) , l a ri cerca storico-re l i gi osa parl a con tutte le ragioni di "opere epiche", di
"narrazioni m i tologi che", di "l eggende", d i "saghe d i eroi" ( N i e l sen) 77.
Quale guazzabugl i o rappresenti no q ueg l i scri tti , lo di mostra bene - per accen nare
solo a questo aspetto - l a massa del l e ri peti zion i : una doppi a stori a del l a creazi one, una
dupl i ce geneal ogia d i A damo, un doppi o di l uv i o ( dove una vol ta l ' al l uv i one si riti ra
dopo 1 50 giorn i , u n ' al tra vol ta d ura un anno e dieci giorn i , u n ' al tra fi n i sce dopo una
pioggia di 40 giorn i , e per altre tre per sette gi orni ; per cui Noè , al l ora in età di 600
ann i , secondo Genesi 7,2 accogl i e nel l ' arca ogni vol ta sette pai a d i ani mal i puri e un
pai o d i i m puri , mentre per Genesi 6, 1 9 e 7, 1 6 prende due esemplari d i ani mal i puri e 48
i mpuri ) . Ma avremmo da fare troppo se voless i m o elencare tutte l e contraddizion i , l e
cose i nconci l i abi l i , l e anomal i e d i u n l i bro i s pi rato d a Dio, i n c u i si trovano com p l es­
si vamente 250. 000 v arianti testual i . Ol tre a q uanto detto, i 5 l i bri d i Mosè conoscono
30 Falsificazioni cristiane ne/ mondo antico

un secondo decal ogo, u na ri petuta legi s l azione sugl i schiav i , s u l l a Pasqua ebraica, sul
presti to, doppi e norme s u l sabato; due vol te si racconta l ' i n gresso nel l ' arca da parte
di Noè, d ue v o l te la cacci ata del la schiava egizia A gar da parte di A bramo, d ue vol te
vengono descritti i l prod i g i o del l e quagl ie e del l a manna, la chiamata di Mosè, tre vol te
v i ene trattata la trasgressione contro la v i ta e i l corpo, ci nq ue vol te i l catal ogo del l e
feste, eppoi v i sono al meno ci nque legi s l azioni sul l e deci me, e v i a numerando 7�._
,.

Al:rRI FAI .SI NEI.I . ' ANTICO TESTAMENTO (E N EL SUO AMBITO)

Come nel Pentateuco, le cose si svol gono con tutto q uanto la "Sacra Scri ttura" attri bui­
sce a Dav i de e a suo fi gl i o Salomone. Parrebbe che i d ue personaggi avessero v i ss uto,
regnato e poetato i n torno al l ' anno 1 000, mentre l e l oro presunte opere ri s u l tano per
gran parte pi ù recenti di secol i .
La trad i zi one ebraica e cri stiana del l a B i bbia ascri ve l ' i ntero sal terio - i l l i bro dei
Sal m i , preci samente 1 50 sal mi - al re Dav i de. Con mol ta probabi l i tà, però, neanche
uno d i q uei sal mi è d i suo pugno. Secondo la B i bbia, comunque, Dav ide li ha scritti
tutti da ci ma a fondo.
Ebbene, c ' è q ualche metodo per re ndere l a cosa abbastanza plausi bi le. Per esempio,
un l i bro i n ti tol ato "Scienza pratica di stori a bi b l i ca" descri ve in mani era re l ati vamente
dettagl i ata, sotto la voce " Dav i de quale cantore", come era fatta u n ' arpa del l ' epoca.
Il che ci av v i ci na al l a paterni tà di quel re non meno del l ' affermazione di M . A . Beck
secondo cui l a tradi zi one che fece en trare nel l a stori a Dav i de come poeta dei sal m i
av re bbe "sicuramente u n retroterra storico" . . . tanto pi ù s e , poche ri ghe pri ma, ten i a­
mo conto del l ' assicurazi one fatta dal l o stesso Beck "che, al di fuori del l a B i bbia, non
49 conosciamo ancora nessun testo che getti l uce sugl i a n n i di governo di Dav i de, o ne
menzioni sol tanto i l nome. " Si pensi a quanto ciò ri chiami di n uovo al l a memoria i l
Mosè stori co d i Beck ! Eppure, ri guardo a Dav i de, egl i non s i peri ta d i affermare con
sicurezza: "Dav ide suonava uno strumento a corde, che sarebbe megl io des i gnare l i ra
pi uttosto che arpa. La raffi gurazi one di una l i ra del genere si trova su un v aso prodotto
i ntorno al l ' anno 1 000 pri ma di Cri sto . . " 7".
.

Orbene, se i n q uegl i a n n i esi steva già una l i ra, se la si può vedere add i ri ttura d i pi nta,
non dovrebbe anche Dav i de aver av uto una l i ra analoga, non dov re bbe averci suonato
e - nel l e pause tra le sue scorreri e, i massacri , i forni crematori e i prepuzi tag l i ati ( l
8 1 s s . ) - essere stato i n grado d i com porre anche i l suo l i bro bi bl i co? La concl usi one
sem bra quasi q uasi con v i ncente ! Tanto pi ù in q uanto Dav ide, come poeta e m usici sta,
com pare effett i v amente nel l ' A ntico Testamento, e preci samente nei d ue l i bri del suo
contemporaneo più v ecchio, il profeta e gi udice Samuele (l 8 1 ) , come d i re d i testi­
m o n i o ocul are e auricol are. Vero è che, stando ai ri s u l tati del la ri cerca, i d ue l i bri "di
Altri falsi nell 'Antico Testamento 31

Samuele" sono sorti i n un peri odo che v a da al meno l 00 anni fi no a 400 anni dopo l a
morte d i Samue l e ; d e l pari , molti dei sal m i " d i Dav i de" nacq uero perl opi ù nel l ' epoca
del Secondo Tem p i o ( dopo i l 5 1 6 a. C . ) , un mezzo m i l l e n n i o e pi ù dopo la morte d i
Dav i de. I n tanto, i sal m i col l ezionati vennero conti nuamente ampl i ati , redatti , i nter­
pol ati (tutte le ti tol azi on i , tra l ' al tro) . La sel ezi one e la composi zione possono esser
durate fi no al II secolo a.C. E non è neppure escl uso che certe i ntegrazioni vi fossero
agg i u nte ancora nel pri mo secolo dopo Cri sto 80._
N i ent' al tro che sessi smo è, com unque, quel l o di i nterpretare i n modi tutt' affatto
di versi certe armoni e di "sfere celesti " nel l a reggia bi bl i ca de l i ' anno l 000, come fanno
alcuni poeti tedesch i - quasi col leghi d i Dav i de trem i l a anni dopo -, tra i qual i R i l ke,
non senza v i gorosi s upporti e riferi menti bi bl ici . A nzi , uno g i unge ad affermare che
non tanto l a m usica di Dav ide quanto "il suo sedere" av rebbe " procacci ato sol l i evo"
al re Saul 8 1 •
Nel l o stesso modo usato per Dav i de, i l "sangui nario" ( 1 84) , "amabi l e sal m i sta", così
si fece per suo fi g l i o ( generato con Betsabea, del l a q uale Dav i de aveva fatto uccidere
i l mari to) , c i oè i l "saggi o re" Sal omone, per cui q uesti di venne famoso quale creatore 50
di canti rel i giosi , appunto. Che Sal omone fosse mai stato atti v o i n campo l etterari o, è
total mente i nd i mostrabi le. È di contro accertato che, con un col po di stato concertato
con la madre, col sacerdote Sadok, col profeta Nathan e col general e Benaja, si i m­
padronì del trono, che gi usti ziò i n parte i s uoi avversari , i n parte l i desti tuì e l i bandì ,
pretendendo poi dai s uoi sudd i ti tasse esose, l avoro forzato ( serv i t ù del l a gleba), i l che
portò a crescente scontento e a generale decadenza . . . mentre l u i , secondo la B i bbia,
aveva soddi sfatto 700 pri nci pesse e 300 concubi ne ("e l e sue mogl i gli perverti rono
il cuore", I Re, I l , 3 ) ; e tutto q uesto, q uantomeno, non fa supporre propri amente una
ecce l sa produzione poetica 82 •
Mal grado ciò, l a "Sacra S cri ttura" gl i ri conosce la paterni tà di tre l i bri : "Salomone
predi catore", i "Detti d i Sal omone", la "Saggezza d i Sal omone". " R i tengo che q uesto
fatto sia stato per massi ma parte un i n tenzi onal e i nganno, e che lo fosse in real tà" ( S . B .
Frost) 83 .
I l l i bro "Sal omone predi catore" ovvero " Eccl esi aste" ( i n ebraico " Kohel et") afferma
espl ici tamente di ri portare "le parole del predi catore fi g l i o di Dav i de, del re d i Geru sa­
lem me", ragion per cui Sal omone fu da tutti apprezzato presto come s uo autore. Solo
per questo moti v o tal i opere, contestate a l ungo, vennero accol te nel l a B i bbia. Tuttav i a
non s e ne conosce l ' effetti vo autore, né i l s u o nome né i l periodo del l a s u a v i ta. Di
sicuro c ' è sol o il fatto - ri conosci uto per l a pri ma v o l ta da H . G roti us nel 1 644 - che
non l e scri sse Salomone, dal quale il pri mo v erso prende avvio. Pi uttosto, quest' opera
- nata presum i b i l mente nel I I I secol o precristi ano - per l i n guaggi o, forma mentale e
riferi menti , trabocca di fi l osofia stoica ed epicurea, i m pregnata com ' è di i n fl ussi d i
età e d ambi ente el l e n i sti co. E n o n c ' è l i bro del l a B i bbia c h e s i a così nonconformi stico
32 Fals(ficazioni cristwne nel mondo antico

e così fatal i stico, che con altrettanta penetrazione evochi la van i tà di tutte le cose
terre n e ; "Vani tà de l l e v an i tà ; tutto è v a n i tà" ( hebel ) , ricc hezza, sapi e nza, tutto è
vano "sotto i l sole1'. U n l i bro che stenta a trov are un epi l ogo, a l amentare l a bre v i tà
del l ' es i stenza e le s ue d i si l l usion i , dov e D i o stesso troneggia i n grande l ontananza i n
nebulosi contorni . Non fa qui ndi merav i g l i a che l o s i s i a i nterpol ato i n varie g u i se,
51 i ndebol endol o in pi ù modi , e che l a sua canon i c i tà fosse fi s sata defi n i t i vamente sol o
nel 96 d . C . Un i m pressi onante fal so gi udaico è com unq ue i l "Cantico degl i scetti ci ",
che non conosce alcuna resu rrezione e dai cui u l ti m i versi io m i sento sem pre parti­
col arme nte (eppur i nv ano) i nterpel l ato: " E sopra tutte q ueste cose, figlio m i o, l asci ati
ammon i re, giacché non c ' è mai fi ne a q uesto scri ver l i bri , e tutto q uesto studi are affati ca
i l corpo". Di conseguenza: " Godi la v i ta con la tua donna, q uel l a che tu ami . . . , giacché
presso i morti , dai q ual i andrai , non esi ste né il fare né il pensare, non c ' è conoscenza
né saggezza". ( N essuno d i ca, pertanto, che nel l a B i bbia io non trovo n u l l a degno d i
esser l etto ! ) H4
Secondo i l redattore dei l i bri dei Re, Sal omone ha scri tto anche 3 000 massi me, ol tre
che l 005 canzon i ( secondo al tra trad i zi one 500) : " . . . dag l i al beri , dai cedri del Li bano
fi no al l ' i ssopo che cresce dai m uri . I nol tre egl i poetò sugl i ani mal i del l a regi one, sugl i
uccel l i , sui vermi e sui pesci . " E così al re Sal omone venne attri buito a l u ngo anche
il l i bro dei Proverbi . A ncora oggi , anzi , i capi tol i da l a 9 stanno ne l l a B i bbia sotto i l
titolo generale d i " Mass i me d i Sal omone", e anche i capitol i d a 2 6 a 2 9 sono dichi arati
univocamente come " Proverbi di Salomone". In real tà, però, l a struttura stessa del l i bro
testi mon ia mol te pl i ci autori , che l ' hanno prodotto i n epoche assai d i v erse ; i capi tol i
da l a 9 i n tem pi successi v i al V secolo. Nel suo compl esso, la genesi dei si ngol i pro­
verbi si stende pe r q uasi tutte le epoche del l ' A nti co Testamento, potendosene fissare
la defi n i t i v a com posi zione i ntorno al 200 a.C. x5
A nche la "Saggezza di Salomone", ammi rata non solo dal l a cri stianità pri m i ti v a, era
da questa ri guardata come opera sua , tanto p i ù che l 'autore si nom i na espressamente
Sal omone e re el etto del popolo di Dio, per cui l ' opera fu considerata profetica e i s p i ­
rata. Clemente di A l essand ria, O r i gene, Tertul l i ano, i l santo l ppol i to n e testi moni ano l a
canon i c i tà, e così pure i l santo Ci priano, c h e l a ci ta ri petutamente come sacra scri ttura.
Quasi tutti gl i esegeti antichi l a ritennero tal e. E seppure un esperto come G i rolamo fu
p i u ttosto critico, ne consentì tuttav i a l a pubbl i ca lettura. Tutto sommato, ancora oggi
52 il l i bro ha grande risal to nel l a B i bbia del l a Chi esa papale.
Nel l a real tà, però, l a "Saggezza d i Sal omone" è (quas i ) un m i l l en n i o pi ù giovane d i
Sal omone ; l a l i ngua greca e l l eni stica f u l ' i d i oma pri m i genio del l a sua fal s i fi cazione,
il s uo autore (alcuni cri tici ne i poti zzano d ue) v i sse in Egi tto, probabi l mente nel l a
e l l eni stica A l essandria, ci ttà d e i dotti , e scri sse l a sua opera - d a l u i posta i n bocca a l
( presunto) saggio p e r antonomasia fra g l i l s rae l i ti - n e l l secolo pri ma o n e l l secol o
dopo Cri sto. G rande f u l a ri sonanza di q uesto fal so n e l tempo H6•
Altri falsi nell 'Antico Testamento 33

A Sal omone si rial l acc i ano al tri d ue "apocrifi " pi ù recenti . I l pri mo sono i "Sal m i d i
Sal omone", ri scoperti sol o n e l X V I I secolo. N o n essendo ci tato per nome i n nessuno
dei 1 8 sal m i , essi vennero aggi udicati al famoso re per ragi oni di presti gio, per ottenere
attenzi one e i l manten i me n to del l ' opera - un riferi mento al sal teri o canoni co attri b u i to
a Dav i de, la cui forma v i ene pure ( male) i m i tata. Redatti dappri ma i n ebrai co, questi
sal m i sono d i u n e breo ortodosso ( o d i parecchi ) , databi l i con certezza verso l a metà
del l secolo precri sti ano.
Le "Odi d i S al omone", una raccol ta di 42 canzon i , tramandate in s i ri ano (eccetto
l ' ode 2 ) , ma ori gi nariamente redatte i n greco, prov engono da c i rcol i cristiani del I I
secolo, senza che s i a identificabi l e i l l uogo d i redazi one. Pal esemente, per dare a l suo
abboracciamento l ' apparenza d el i ' autenti c i tà, l ' autore ha i m i tato dal l a poesi a ebraica i l
paral l e l i smo mem brorum . Curi osamente, la fal s i fi cazione è i l pi ù anti co i nnario cri stia­
no a noi conosci uto. "l canti , che fi n i scono tutti con ' A l l e l u i ah ' , servono al i ' es u l tante
magn i fi cazione d i Dio" ( Nauck) 87•
Ol tre ai l i bri del l ' A nti co Testamento attri buiti a torto a Mosè, Dav i de e Sal omone,
anche al tre parti d i esso - c i oè G i ud i c i , Re, Cronache ed altre - sono produzioni di
epoche s uccessi v e e anon i me, essendo tutte state composte in mani era defi n i t i v a mol to
tempo dopo g l i avveni menti che esse descri v ono.
Al l i bro G i osuè, che il Tal m ud nonché mol ti padri del l a C h i esa e al tri successi v i
autori attri bui scono a G i osuè stesso, molti bi bl i sti di sconoscono qual s i asi attend i bi l i tà
storica. A nche per osserv atori benevol i , come fonte stori ca esso "va usato . . . sol o con 53
precauzi one" ( H entschke ) . Troppo manifestamente esso consta di una mol tepl i ci tà di
l eggende, di m i ti eziolog i c i , di trad i zioni l ocal i , che si sono i ntegrati in epoche d i verse,
con g i u n gendosi arbi trariamente ; il l i bro fu messo in rel azione con G i osuè, che già Cal ­
v i no ri conobbe non potesse aver scri tto quel l i bro. La redazione u l t i ma è databi l e sol o
dal V I secolo, al l ' epoca del l ' esi l i o babi l onese (durato secondo l a B i bbia una volta 67
ann i , u n ' al tra 73, e una v o l ta 49 an n i ) . S i m i l mente, i l i bri di Sal omone devono l a loro
genesi ad una malferma trasmi ssione, a trad i zioni e ambienti d i v ersi ss i m i , a redattori
o edi tori mol to d i s parati , ad epoche del tutto d i fferenti 88.
Persi no grande parte del l a letteratura profetica è pseudoni ma, consciamente o for­
tui tamente, anche se al tre parti di scendono dal profeta sotto i l cui nome essi vanno,
e anche se l e v i sioni , le aud i zioni - soggett i v amente senz'al tro v ere - possono essere
state "autentiche" ( accantonando per una v o l ta i l successivo l av oro l etterario su d i
esse). Questo, d ' al tronde, non si p u ò né d i mostrare n é contestare. Tuttav i a mol to,
neg l i stessi l i bri profetici che a ragione recano i l nome del l oro autore, è diffici l mente
ci rcoscri v i bi l e , essendo stato abbondantemente redatto in tempi successi v i , e q u i nd i i n
segui to oggetto d i aggi unte e d i cospicui mutamenti , con molti passi d i velti dal contesto
e i nterpolati , senza che di sol i to si sappia q uando e per mano di chi .
C i ò vale soprattutto anche per i l l i bro di I saia, uno dei pi ù l unghi e pi ù noti l i bri
34 Fals(ficazioni cristiane nel mondo an tico

bi blici , di cui già Lutero riconobbe non essere prodotto dal l e mani del profeta I saia fi g l i o
di A mos. La cosi ddetta grande A pocal i sse d i I saia (capi tol i 24-27), u n a col l ezi one d i
pred i zi on i , cant i , i nn i , v i f u i nseri ta i n modo truffaldi no s o l o tardi ( l a s u a forma fi nale
l a ricev ette nel I I I o nel Il secolo) , a q uanto pare ad i m i tazione programmata del l o
sti l e d i I saia. E preci samente i l capi tol o 5 3 - pi ù d i tutti noto e grav ido d i conseg uenze ,
come tutto i l res to d e i capi tol i 40-55 - n o n è d i I sai a, che a l ungo ( fi no a Eichhorn,
54 nel 1 78 3 ) ne fu ri ten uto l ' autore. Lo scri sse i nv ece uno sconosci uto com pi l atore, pi ù
giovane di due secol i , del l ' età del l ' esi l i o babi l onese ; un uomo che probabi l mente si
fece conoscere nel l e feste d i l amento ce l ebrate dagl i ebrei in esi l i o tra il 546 e il 538,
chiamato perl opi ù Deutero- l saia (o S econdo I saia), e che per certi aspetti appare pi ù
s i g n i fi cati vo del l o stesso I saia.
Ma propri o q uesta i ntrusi one - i n cui i contestatori del l a stori c i tà d i Gesti ( accanto al
G i usto, ricorrente nel l a "Saggezza di Salomone", anch ' essa fal s i ficata) rav v i sano il ger­
me del l ' abbe l l i mento del l ' i m magi ne e v an gel i ca di Gesù e del Cri stianesi mo - di venne
appunto, i n man i e ra coi nvol gente ed i castica, il m ode l l o ideale del l a passi one d i Gesù.
I nfatt i , il capi tol o 5 3 narra come il serv o del l ' Eterno, " Ebed-Jahwè" fu d i sprezzato e
marti ri zzato, versando i l s uo sangue per la rem i s s i one dei peccati . I l N uovo Testamento
conti ene pi ù d i 1 50 al l usioni e riferi menti al racconto di I saia. E molti scri ttori prato­
cri sti ani ci tano il capi tol o 53 per i ntero o per estratti . A nche Lutero i nterpretò q uesta
"di v i nazione", l ' i ncol pevole sofferenza del servo d i Dio secondo I sai a (che peraltro
era g i à av venuta ! ) come app l i cabi l e a Gesti. E, ov v i amente, anche l a Com m i ssi one
Papa l e ri badi sce, il 29 gi ugno 1 908 , il punto d i v i sta del l a trad i z i one. I ntanto, però,
anche ( q uasi ) tutti gl i esegeti catto l i c i accettano la datazione babi l onese. E g l i u l t i m i
capi tol i d e l " I saia" (dal 56 al 66) ri s u l tano ancora u n a volta d i età pi ù recente. S i parl a,
in mani era alq uanto fuorv iante, di un Tri to- Isaia (Terzo I saia), sal utato dal l a ricerca
con un i ronico ' v i v at seq uens ' ! Questi capi tol i v e n gono, verosi m i l mente, da parecch i
compi l atori posteriori al l ' es i l io. I n o g n i caso, neppure I sai a 56,2-8 e 66, 1 6-24, tra g l i
al tri , sono del "Tri to-I sai a", bensì agg i u nti a loro vol ta i n epoca poste ri ore. Solo nel 1 80
a.C. i l l i bro di I sa i a si presentò "sostanzial mente nel l a sua forma di oggi " ( B i bl i sch­
H i stori sches Hand worterbuch) H''.
Al profeta I sa i a vennero ascri tti anche alcuni "apocri fi ": l ' ebrai co " M arti rio di
I saia", probabi l mente del l secolo precri sti ano, e riel aborato successi vamente i n senso
55 cri sti ano; la "A scensi one d i I sai a", forse del li secolo, u n ' opera di i m pronta gi udaica
fal sifi cata da parte cristi ana, i n cui " I sa i a" racconta l a sua assunzione al sett i m o c i e l o
e qui v ede tutto i l d ramma d i Cri sto ; e i nfi ne l a " V i s i one d i I sai a", u n fal so cri stiano
ad i n tegrazione del " Marti rio d i I saia", già un fal so ebrai co 'X ' .
Le cose non stanno mol to di versamente col l i bro bi bl i co del profeta Zaccari a,
sul quale l a " paro l a del S i gnore" prese a calare nel l ' anno 52 1 . I l suo scri tto, accol to
pari menti nel l ' A ntico Testamento, consta di 1 4 capi tol i . Ma sol o i pri m i otto g l i ap-
A ltri jàlsi nell 'Antico Testamento 35

partengono. Tutto il resto, i capi tol i dal 9 al 1 4, come ri s u l ta- da mol ti buoni moti v i , vi
vennero sol o aggi unti ; il che, secondo molti bi b l i sti , avvenne durante l e campagne di
A l essandro Magno ( 3 36-323 a. C . ) 9 1 •
Come l ' opera di I sai a, anche i l l i bro di Ezechiele, composto q uasi esc l u s i v amente
i n pri ma persona, associa profezie di sventure e di sal v azione, i n vetti v e e d i scorsi
m i natori , i ntrecci ati a i nn i e ad al l ettanti promesse. Per l ungo tempo questo l i bro passò
tranqu i l l amente i ncontestato come scri tto del profeta ebraico senz' al tro pi ù rappresen­
tati vo sul pi ano si m bol ico; Ezec h i e l e è l ' uomo che nel 597 a. C . , i nsieme al re J oj achi n
( 1 89) , l asciò Gerusal emme per l ' es i l i o i n Babi lonia. A n z i , fi no al l ' i ni zi o del XX secolo,
nel l i bro d i Ezec h i e l e s i scorgev a q uasi u n i versal mente u n ' opera del profeta stesso e
u n ' u n i tà completamente autenti ca. Nondi meno, dopo l e anal i s i cri ti co-letterari e di R .
K raetzschmar ( 1 900), e ancor pi ù d i J . Herrmann ( 1 908, 1 924) , s ' i m pose l a con v i n­
zione ch e q uesto l i bro, ri ten uto così u n i tari o, si fosse formato successi v amente e che
una mano postuma l o avesse ri maneggiato. Addiri ttura, alcuni anal i sti attri bui scono
ad Ezechiele unicamente ancora le parti poetiche, mentre quel l e i n prosa sarebbero
del ri maneggi atore, che qui ndi ne av rebbe fabbricato, al meno q uanto al l e d i mensioni ,
l a parte pi ù corposa, c i oè q uasi ci nque sesti . Secondo W.A . I rw i n , solo 25 1 versi dei
com plessi v i 1 273 sono di Ezechiele, secondo G. Hol scher sol tanto 1 70. A l tri ricercatori
sostengono in vero ancora l ' autenticità del l o scri tto, i poti zzando però parecchi redattori
e d i verse redazion i , i qual i i n seri rono passi fal s i tra quel l i ritenuti autentic i , man i polan­
do il resto i n tutti i mod i . È signi ficati vo, d ' al tronde, che l a tradizione ebrai ca ascri va
l ' opera non al profeta Ezechiele, bensì agl i " uom i n i del l a G rande Si nagoga" 92 • 56
Fal s i fi cato con tutta e v i denza, e i n i nterrottamente, fu anche i l Li bro di Dan i e l e,
che già i l grande avversari o dei cri stiani Porfi rio ( l 1 86 ss. ) ri conobbe con m i rabi l e
chi arezza. Per l a v eri tà, i suoi q u i ndici l i bri "Contro i Cristi ani " caddero v i tt i m a degl i
ord i n i di d i struzione i m partiti già dai pri mi i m peratori cri stian i . C i ò mal grado, qual cosa
ne ri mase conserv ato per il tra m i te di estratti e ci tazion i , tra cui anche le seguenti frasi
d i G i rolamo nel prol ogo del suo Com mentari o a Dan i e l e : "Contro il profeta Daniele,
Porfi rio ha scri tto i l l i bro XII (del l a sua opera) ; non v uole riconoscere che il l i bro d i
Dan i e l e s i a stato com posto da col u i del quale porta i l n o m e , bensì da q ualcuno che
v i sse in G i udea al l ' epoca d i A nt i oco Epifane (vale a d i re c i rca 400 anni pi ù tard i ) , e
ri tiene che Daniele non pred ica qualcosa di futuro, ma che costui abbi a raccontato
nient'al tro che cose avv enute. Ma c i ò che ha detto sui tempi che vanno fi no ad A nt i oco,
corri sponde al l a verità; tuttav i a, q uando ha preso in considerazi one quanto v a ol tre a
quel l i , al l ora, dal momento che l ' av v e n i re g l i era natural mente i gnoto, ha dato del l e
i nformazi oni sbagl i ate" 93.
I l l i bro Dan i e l e dov rebbe d unque trarre ori gi ne dal profeta Daniele, v i ssuto presu­
m i bi l mente nel VI secolo alla corte d i Babi lonia, e l a cui patern i tà fu dappri ma posta
i n dubbio, in età moderna, da Thomas Hobbes. Nel frattem po, essa è stata abbandonata
36 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

dal l a ricerca cri t i ca. Nondi meno, ancora nel 1 93 1 , i l catto l i co " Lexi kon fUr Theologie
und K i rche" scri ve: "Nel l a l oro essenza, i si ngol i epi sod i possono ri sal i re ad u n ' epo­
ca assai anteri ore, anche a quel l a d i Dan i e l e . . . G l i esegeti cattol ici , nel l a sostanza,
mantengono in gran parte ferma la patern i tà di Daniele come autore del l i bro . " Pri n­
c i pal mente fu l a narrazione in pri ma persona del l e v i sioni nei capi tol i 7- 1 2 ( nonché
ov v i amente la sua col l ocazi one ne l l a "Sacra Scri ttura") a far credere per tanto tem po
l a tradi zione cri stiana i n " Daniele" come un autore, l a cui v i ta e l e cui azi oni noi sap­
piamo unicamente attrav erso la sua stessa testi moni anza. A pprodò probabi l mente per
ulti mo nel Canone del l ' A ntico Testamento, e come tal e non può non esser difeso come
autentico. In real tà, lo "Scri tto del l a ri velazione" prov iene dal l ' epoca del re d i S i ri a
A ntioco I V Epifane ( l 9 5 ss. ) , pres u m i bi l mente dal l ' anno del l a ri v ol ta d e i Maccabei
57 del 1 64 a.C. L' autore, qui nd i , v i sse mol to tempo dopo gl i avveni menti da l ui descri tti i n
terza persona nel l a parte storica del suo l i bro (cap. 1 -6). Per q uesto, q u i nd i , i l "profeta
Dan i e l e", avendo operato q uattro secol i pri ma come corti giano del re Nabucodonosor
in "Babe l e" e i ntendendosi di "stori a e sogni di ogni genere", può fare fac i l mente del l e
profezi e ; questo fatto sarà messo bene i n l uce g i à d a Porfi rio. Per contro, è compre n si bi l e
c h e , nel l a parte stori ca del l o scri tto, o s s i a nel l ' e poca i n cui pare v i vesse e c h e rappre­
senta, il "profeta" facc ia u n ' e norme confusione tra fatti di ogni ti po. Così Bel shazar,
organi zzatore del cele bre banchetto, fu in real tà tem poraneamente reggente, ma non
fu mai "re". In pi ù, Bel shazar non era nemmeno il fi g l i o di Nabucodonosor, bensì di
Nabonedo, cioè del l ' u l ti mo re d i Babi l onia (555-539) . A rtase rse non v i sse pri ma di
Serse, ma dopo di l u i . A ncora: "Dario, il Medo" non è assol utamente un personaggi o
storico. I n breve, "Daniele" si senti v a pi ù a suo a g i o n e l mondo del l e v i sioni c h e nel
tem po in cui si trovò a v i v ere. Fal si speci al i , per così d i re , ali ' i nterno del l a fal s i ficazione
sono pure alcuni pezzi parti colarmente noti (chi amati dai cattol ici deuterocanonici , dai
protestanti apocri fi ) i ncl usi nel l a B i bbia dei Settanta, q ual i la S tori a dei tre giovani
nel l a fornace, quel l a d i S usanna, i racconti di Bel e del Dragone. A nche questi fal si
speci al i , pertanto, si trovano ancora oggi nel l a B i bbia catto l i ca 94 •
I l l i bro di Dan i e l e è l ' apocal i sse pi ù antica e, fra tutte l e al tre apocal i ssi , l ' u n ica
approdata nel l ' A ntico Testamento, e di ventata pertanto canoni ca. Nel l a B i bbia cattol ica
entrò per la veri tà u n ' al tra i nequi vocabi l e fal s i fi cazi one: i l "deuterocanoni co" l i bro
di Baruch, col quale ci occ upiamo ora di uno speciale genere l etterari o, com posto
esc l u s i v amente di fal s i , che confl ui sce poi organi camente, add i ri ttura senza fratture,
58 nel l a tradi zione cristi ana.
L 'apocalittica giudaica 37

L' APOCALITIICA GIUDAICA

L' apocal i ttica (dal greco apokàlypsis, svelamento) ha una funzione i mportante, quasi un
ruol o di transizione tra l ' A nt i co e i l N uovo Testamento, soprattutto nel peri odo che va
dal I I secolo a.C. al I I d . C . Si può v edere nel l ' apocal i ttica una degenerazi one del l ' esca­
tol ogia ebraica, una escatologi a per così d i re non ufficiale, strari pante nel cos m i co,
nel l ' ultraterreno, accanto a quel l a uffi c i a l e e nazional e dei rabbi n i . In anti tesi a q uesta,
la l etteratura apocal i tti ca aveva u n carattere u n i v ersal i stico, abbracci ando terra, cielo
e i nferno. S en nonché i s uoi seguaci condussero p i u ttosto u n ' esi stenza da conventicola
( non d i ssi m i l e da m o l te sette d i oggi nel loro rapporto con l e Chi ese) .
La ricerca vede nel l a letteratura apocal i ttica un "anel l o di congi unzi one" tra l ' A ntico
e i l N uovo Testamento, col l ocando l ' apocal i ttica nel peri odo i ntermedi o tra i d ue mondi
testamentari . Questo appare tanto pi ù si gni fi cat i v o in quanto gli apocal i ttici - ebrei , l a
c u i prec i sa prov eni enza ( Esseni , Fari sei , Cass i d i c i ) è solo d i ffici l mente i denti fi cabi l e ­
sono dei fal sari , c i oè persone che non scri v ono col proprio nome, ma con pseudon i m i ;
sono i nd i v i dui che fanno ri sal i re le l oro ri velazioni - di segreti d i v i n i , di tempi remot i , d i
tempi escatol ogici , del l ' ol tretom ba, i l oro m i steriosi svelamenti d e l futuro - a sogni , ad
estatici rapi menti ( occasi onai mente fi no i n cielo, come Enoch, ma anche l ' apocal i ttico
cristi ano G i ovann i ) , al l udendo i nsom ma a "v i sioni ", l addove i profeti si ri chi amano
perl opi ù ad "audi zioni ". S pesse v o l te, i l l u m i nati e i l l um i nandi vengono accom pagnati
da un mediatore d i ri velazioni - un deutero-angelo, un "ange l us i nterpres" - c he spiega
e i nterpreta ogni accadi mento a l oro . . . e a noi , natural mente.
Ti pica d i q ueste fal s i fi cazion i , i nondate perl opi ù solo d i preghiere, è l a d ual i stica
v i s i one del mondo, fortemente i m prontata al l ' i deol ogi a i rani ana: la sua dottri na dei
due eon i , u n eone effi mero ed uno eterno. Ti pico è il fatto che descriv ano gl i eventi
contemplati come catastrofici - l e "dog l i e del messia" -, come accadi menti pross i m i ,
i ncom benti nel breve term i ne. Tutti g l i eventi si estendono da raccapri ccianti catastrofi
umane e cosmi che ( l e donne non partori scono p i ù , la terra d i v enta steri l e , g l i astri 59
col l i dono tra l oro) fi no al fi nale g i ud i z i o d i v i no e al l o spl endore messianico d i pi nto
fantasticamente ; e ne fanno parte, non da u l ti mo, i suppl i zi dei senzad i o, di cui ci si
com piaceva v i stosamente, connessi con pressanti appel l i al penti mento e al l a conver­
sione. L' attesa del l a fi ne i m m i nente è qui al trettanto tipica q uanto la s peranza nel l ' al d i l à
e i l determ i n i smo, gi acché da Dio "tutto è premedi tato" ( I V Esdra 6), i l pri nci pi o e l a
fi ne. " L' A l ti ssi mo h a fatto q uesto mondo per molti , ma quel l o futuro sol o per pochi . "
( I V Esdra 8, l ) : u n ' ul teriore di mostrazione del l a sua mi sericordia. I nol tre, è caratteri ­
stico degl i autori i ntermed i fra i d ue Testamenti i l fatto che essi attri bui scono l a l oro
opera - gre m i ta di i m mag i n i mi steri ose ed ermeticamente cifrate (ani mal i , nuvole,
montagne) nonché d i un compl icato si m bol i smo n umeri co - ad una rel i gi osa corifea
del l a prei storia, facendol a passare come d i scendente da Adamo, Enoch, A bramo, da
38 Fa/s(ficazioni cristiane nel mondo antico

Esdra, Mosè, I saia, El i a, Dan iele, i nsi nuando che i suoi scri tti s i ano stati a l u ngo oc­
cul tati , o resi noti sol amente ad una congregazione di el etti ; ma ora Dio ne desidera
·

ampia diffus ione 95.


S pesse volte g l i i m postori rappresentano le loro prospetti ve stori che come profezie,
nel la fo rma del futuro. Natural mente, essi pred icono ogni cosa con estrema precisione,
scri vendo perl opi ù molti seco l i dopo in cui forse hanno v i ssuto i " G rand i " in bocca
ai qual i essi mettono le l oro d i v i nazion i . l l oro lettori sono sconcertati e credono ora
prontamente anche a te rrori e sple ndori fi nal i che essi profeti zzano pe r l 'av v e n i re p i ù
remoto. Questa " pia fraus", questa " rapprese ntazione del l a stori a come vaticinium ex
eventu" (Viel haue r) , ha pi ù remoti paral l e l i veterotestame ntari già nel Pentateuco (Ge­
nesi 49 ; N u meri 23 s,; Deuteronom io 33), ma il suo vero e propri o mode l l o i deale l ' ha
forse ne l l a s i bi l l i na l etteratura oracolare del l ' età romano-e l l en i stica (p. 4 1 ss. ) 96 •
Oltre al succi tato fal so bi blico "Daniel e", ri entra nel gruppo anche i l Li bro di Baruch,
che sem bra di scendere da Baruch ben Nerijam, accom pagnatore e a m i co del profeta
60 Gere m i a, del quale egl i redasse le pred i zioni nel ! ' anno 605 . " Baruch", che si presenta
come messaggero di Dio e accogl i e ampie v i si oni , afferma di aver com posto i l propri o
l i bro a Babi lonia, dopo la d i struzione di Gerusal emme. Pretende i nol tre di sapere e
d i d i re molto di pi ù e megl i o dei profeti - e ancora nel 1 93 1 i l cattol ico " Lex i kon flir
Theologie und K i rche" non vedeva "nessun moti v o per contestare la patern i tà di Ba­
ruc h . " Nel frattem po, l ' autenti c i tà d i q uesto scri tto presente nel l ' A ntico Testamento (al
pari del fal s i fi cato "Li bro d i Daniel e") v i ene sosten uta ancora da pochi ssi m i , essendo
stato redatto pi LI d i mezzo m i l lennio dopo Baruch: l a pri ma parte forse nel pri mo secol o
a.C. ( e poca pi ù antica), la seconda parte forse a metà del secolo pri mo d . C . 97
Ol tre al l i bro di Baruch v i sono al tri scri tti fal si di Baruch, come la si riana A poca­
l i sse di Baruc h , ri sal ente al l ' i nci rca al l ' i nizio del l i secolo d . C . , che si an novera tra l e
pseudepi grafi e del ! ' A ntico Testamento; i nol tre, u n ' A poca! i sse di Baruch greca, dedicata
com p l etamente al l ' aldi là, conserv ata anche i n redazione slava, la q uale descri ve i l
v i aggio d i Baruch attraverso ci nque c i e l i ( o d ue) - u n fal so ori gi nari amente ebrai co,
che però fu mani pol ato ancora da mani cri sti ane e fu scri tto non pri ma del 1 30 d . C . -,
per tacere di una seri e di al tri l i bri fabbricati sempre sotto il nome d i Baruch 9H .
A nche sotto i l nome di Mosè si fecero passare fraudolentemente materi al i extra­
bi blici ; la "A pocal i sse di Mosè", quasi un m i l l ennio e mezzo dopo la supposta esi stenza
del patri arca, per mano di un compi l atore ebra i co comprensi bi l mente bene i nformato.
Non sol o; nel l a "A ssumptio Mosi s", uti l i zzata dal l ' epi stola di G i uda del N uovo Te­
stamento, l ' eroe del ti tol o si l i m i ta a bri l l are come profeta preconi zzando l ' av v e n i re
di I s rael e fi no al l a morte del re Erode ; real i zzata, a d i re i l vero, per mano del fal sari o
ebra i co non pri ma del pri mo secol o d . C . 99
A l tre apoca l i ssi ebrai che, su cui mani cri sti ane si sono accan i te non poco, sono:
l ' A pocal i sse d i El ia, di Zefania, i l l i bro apocri fo di Ezechiele, il Testamento di A bramo,
Altre falsificazioni dell 'Ebraismo (nella diaspora) 39

che ragguag l i a sul di l ui v i aggio i n cielo, andata e ri torno, l ' A pocal i sse di A bramo, i n
cui q uesti precon i zza per v i sioni l 'av veni re del l a sua di nastia e d i I sraele ( i n realtà è 61
sem pre i l fal sari o c h e l i passa i n rassegna c i rca 2000 a n n i dopo) , e al tre ancora 1 00 •
Proprio dal genere apocal ittico, s v i l uppato u l teri ormente dai cristian i , le fal s i fi cazioni
scaturi rono quasi con i nteri ore necessi tà ; d i v ennero i nfatti una l oro caratteristica. Che
cosa era pi ù ov v io, che cosa era pi ù faci l e del ri trovare le autorev ol i "opere" di mae­
stri anti chi e anti chi ssi m i , di personaggi del " m i g l i ore" passato, dei dod i c i patriarchi
ol treché d i Dan i e l e , Enoch, (la cui autentic i tà fu messa in dubbio già da Ori gene),
eppoi di A bramo, N oè , Mosè, I saia, Esra - pur sem pre una l i sta d i v enti grandi nomi
-, ri scoprendol i , guardacaso, nel momento preci so in cui l e l oro profezi e, le l oro rive­
l azioni i ncomi nciavano ad avverarsi ?

ALTRE FALSIHCAZIONI DELL'EBRAISMO (NELLA DIASPORA)

Non poche fal s i fi cazi oni letterari e degl i Ebrei debbono però la l oro esi stenza al l o sforzo
di far ri sal i re una consi derevole parte del l a fi l osofia greca al Pentateuco, che i G reci ,
a q uanto si presumeva, gl i avev ano sottratto. A riprova di tal e sfacci ata i ns i n uazi one,
gl i Ebrei fal s i ficarono per esempio gli I n n i orfici corri spondenti ; ed i nseri rono nel l e
opere d i Esi odo, e d i al tri epici pagani , testi veterotestamentari , facendo d i Omero u n
ri sol uto propugnatore del l e norme sabbatiche ! A bramo v i apparve dunque q uale padre
del l ' astronom ia, Mosè sem brò antici pare già Pl atone, e - secondo C l e mente d i A les­
sandri a - M i l ziade v i nceva addi ri ttura la battagl i a di Maratona (490 a. C . ) ri correndo
ad una prassi cri stiana: l ' arte strategica di Mosè. Tanto che i l santo G i usti no, pri nci pe
deg l i apol ogeti e grande nemico degl i e brei del I l secolo (l 1 1 6) , se ne vanterà i n
questi term i n i : " Perciò noi non i nsegniamo l e stesse cose degl i al tri , a l contrari o tutti
gl i al tri non fanno che i m i tare q uanto ci apparti ene", confessando così ciò che i ntende
contestare sol o capovol gendo il rapporto di d i pendenza 1 0 1 •
M a che cosa avev ano gl i Ebrei d a offri re, c u l tural mente, nel confronto coi G rec i ?
Qual i grandi fi l osofi , q ual i poeti ? L' A nt i co Testamento? A nche i l mondo pagano 62
apprezzava i testi sacri . Ma non av eva grande sti ma dei l i bri b i b l ici . Per l oro, q uanto
c ' era di essenziale nel l a B i bbia traeva ori g i ne da altre rel i gi o n i , le d i v i nazi oni dei
profeti erano ex eventu, le stori e prod i gi ose erano stol tezze, l e ceri moni e ridicole, e i l
nazional i smo gi udaico odi oso 1 02 •
Le scuole rabbi n i che obbl i gavano, è vero, ad un ' estrema prec i s i one per tutto quanto
era stato tramandato. " Per qual s i asi scri ba scam bi are o sosti tui re una paro l a non detta
né scri tta sarebbe stato senz'al tro un del i tto" (Torm ) . Nondi meno , nel l a contemporanea
l etteratura ebrai ca, i m perv ersav a i l fenomeno del l a pseudon i m i tà nel l a sua forma pi ù
equi v oca, tal ché l ' es pansioni stica m i ssi one ebrea - al tem po di Gesù - v i ene condotta
40 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

col sostegno di una vasti s s i m a l etteratura propagandi stica, con fal si operati senza
scrupol i , data l a "fioritura di pseudep i g rafi e brai c i " (Sy me) 1 03 .
Propri o durante l a diaspora gl i Ebrei , mal grado i l successo del l oro v i vace prosel i t i ­
smo, n o n poterono n o n senti rsi notevol mente i nferiori ai G reci . E a t a l e compl esso d i
i nferiorità cercarono di ov v i are i n tutti i mod i . Vol l ero val ori zzare i l l oro ebrai smo e l a
l oro fede, esi b i re l a superi ori tà del l a l oro rel i g ione, di mostrando l a loro superi ori tà per
mezzo d i presunte scri tture antiche, facendo essere i profeti gi udaici molto pi ù antichi
dei fi l osofi paga n i , dei q ual i sarebbero stati quasi dei maestri . S u ggerendo i nol tre essi
stessi , per mezzo di A ri stote le, si m patie pe r il monotei smo, e attaccando il pol i tei smo
per mezzo di S ofocl e ed Euri pide. O attri buendo a Ecateo di A bdera, un contem pora­
neo di A l essandro Magno, u n ' opera a gl ori fi cazione di A bramo. Oppure accol l ando
a Foc i l ide d i M i l eto, poeta elegiaco e gnomi co, v i ssuto nel VI secol o, un poe metto
di dascal ico di 230 esametri com posto nel l secol o, una fi l osofia morale d i v u l gati v a che
fonde el ementi greco e gi udai ci , unendo al l a ri surrezione dei corpi la soprav v i venza e
l ' apoteosi del l ' an i ma: sforzi di autoaffermazione i n un ambi ente su peri ore, sofi sticate
campagne pubbl icitarie per l ' ebrai smo ellenistico di etro una maschera pagana. E proprio
presso i cri stiani fal si ficazi oni siffatte avevano mol to pi ù successo che le apocal i ssi
63 pse udepigrafi che e i l i bri dei patriarchi 1 0�.
In tale contesto ri entra anche l a nota Lettera e braico-al essandri na di A ri stea, i ntesa
ad accred i tare e a magn i fi care il Pentate uco dei Settanta, del l a Legge ebrai ca e pi ù
general mente del l ' ebrai smo; l ettera scri tta, a q uel che si dice , nel l l l secol o precri stiano,
i n real tà a l l a fi ne del I l , se non add i ri ttura nel pri mo. I n essa, tra l ' al t ro, i l fu nzionari o
di corte A ristea ragguagl i a sul l a trad uzi one del Pentateuco ebraico i n greco ad opera
di 72 ebre i (6 per ogni tri bù) su l l ' i sola di Paro i n 72 giorni pe r la bi bl ioteca real e d i
A l essandria. I l n u mero d e i trad uttori , arrotondato da 7 2 a 7 0 , diede così i l nome al l a pi ù
antica e pi ù i m portante trad uzi one del l ' A ntico Testamento i n greco ( p. 20) . Secondo l a
p i a l eggenda, o g n i trad uttore lavorò per conto propri o, e ciò mal grado ci ascuno gi unse
a prod urre - paro l a per parola - un identi co testo: cosa che tutti i pad ri del l a chi esa,
com preso A gosti no, hanno pure riten uta per v era 1 05 •
I n questa problemati ca rientra i no l tre i l fatto che g l i Ebrei si serv i rono del l e si bi l i e
pagane scri vendo, come av rebbero fatto poi i Cristian i , dei ' s i bi l l i n i ' , profezie e d i ­
v i naz i on i , natural mente sotto nomi d i autori n o n ebrai c i , e natural mente vaticinia ex
eventu. U na frode chi ara e tonda.
Le si bi l l e ( i l cui nome è d i per sé s i bi l l i no e fi nora non chi ari to) erano profetesse
pagane in area c u l turale g reca, probabi l mente del l ' V I J I secolo precri sti ano, tra le qual i
Eri trea era con s i derata la p i ù i m portante ; meno celebre , ma di poco, q uel l a di C u ma,
che si dice d i v e ntata m i l lenari a e che da u l t i mo pare aleggi asse come s uono bisbi g l i ante
nel l a grotta v u l cani ca, sede del suo oracol o. A q ueste v i si onarie possed ute dal l a d i v i n i tà,
si i s p i rò in ogn i caso l a letteratura s i bi l l i na dei G reci , c i oè canti profetici in esametri
A ltre falsificazioni dell 'Ebraismo (nella diaspora) 41

d i contenuto m i steri oso. E questo genere l etterari o, a s u a vol ta, assi m i l ò e pervase
nel II secolo precristiano l ' e bra i s mo del l a d i as pora, facendone u n mezzo d i m i ssione,
anzi il proprio strumento d i propaganda. Nei testi pagani , d unque, si i mm i sero fraudo­
l entemente attacchi contro il paganesi mo, soprattutto contro il pol i te i s mo, arri cchen­
dol i nel contempo con predizioni favorevol i ad I sraele, al pi ù recente passato e al l a
s i t uazione coeva 1 06 • 64
A nche g l i " Oracol i s i bi l l i ni " , 1 4 l i bri col m i di responsi d i v i namente i s p i rati , l a cui
genesi v a dal II seco l o a.C. ( l i bro 3 ) fi no al II o al i V d . C . ( l i bri 1 1 - 1 4) , si richi amavano
a q ueste profetesse i nv asate da Dio, a l l a l oro consacrata autori tà. G razi e al l oro sti l e
arcaici zzante, al i ' arti fi c i osa sem p l i c i tà america, tram i te l ' i m pi ego del patri monio ora­
col are pagano o di al tri plagi atti n ti da seri t tori pagani , esse ottenevano ogni sembi anza
di autentici tà, di ori g i nal i tà, di cred i bi l i tà, di profezie vere e propri e. Non foss ' al tro per
la som i g l i anza del l a d i v i nazione m i natori a s i bi l l i na con q ue l l a v eterotesta- mentari a, i
l i bri s i bi l l i n i affasci navano l ' ebrai smo, ed erano consi derati autentici senza eccezione
anche dai pri m i cri sti an i , quantunque fossero compl ess i vamente fal si fi cazioni in parte
é brai che i n parte cristiane; non sol o qui ndi arti fizio poeti co, sti l e m i l etterari , come nel l a
quarta egl oga di Vi rgi l io i l trasferi mento d i oracol i s i bi l l i ni s u u n augusto ram pol l o
romano, o l a profezia d i M i l ton v erso l a fi ne del " Paradi so perduto".
l l i bri da l a 5 ven nero fal s i fi cati da e brei e l leni stici , certo non senza che poi i
cri stian i , con n u merose i n terpol azi oni , conti n uassero a ri m aneggi arci sopra. l l i bri 6,
7 e 8 sono meri fal si cristiani del l a seconda metà del I I secolo, compreso tra l ' al tro
un apprezzati ssi mo encom io a Cri sto e al l egno del l a croce. Nei l i bri da I l a 1 4 è
chi aramente diffici l e a d i rsi chi l i abbi a contraffatti d i p i ù , se gl i ebrei o i cri sti ani .
Tra questi u l ti m i , molti capi hanno tuttav i a considerato queste frodi come autori tà,
usandole d i conseguenza: Erma, G i usti no, A tenagora, Teofi lo, Tertul l i ano, Cl emente
d i A l essandria, Eusebio, ma s peci a l m ente Lattanzi o ( i l quale c i ta 30 vol te il l i bro 8 ) .
Eppure, persi no u n dottore del l a C h i esa come A gosti no pretese ri spetto e presti gio
per quei fal si i n cui l e si bi l i e, il princi pe pers i ano l staspe, protettore e pri mo seguace
di Zarathustra, Zarathustra medesi mo, e ancora i l fondatore di rel i gione, i ntercessore
e redentore Ermete Tri smegi sto, Orfeo, e tanti al tri appari vano come ann unci atori d i
Cri sto, tal v o l ta persi no del l a nasci ta v i rgi nale e del l a gen i tri ce d i D i o , pronti a com­
battere al l ' occasi one persi no i pagan i .
G rande f u l ' i nfl usso d i q uesta l etteratu ra s i bi l l i na ebraico-cri sti ana, che si protrasse 65
assai ol tre l ' anti c h i tà, per g i u n gere fi no a Dante, Cal deron, G i otto, M i chel angelo 1 07 •
A parti re dal I I secolo, g l i apol ogeti cri stiani assi m i l arono i s i bi l l i ni gi udai c i , con l o
scopo preci puo d i com battere contro l a Roma nemica d e i cri sti an i . E come i n passato
g l i Ebrei si erano ri chi amati al l a s i bi l l i stica pagana, così ora i cristiani si ricol l egavano
a q ue l l a ebraica. La recepi rono in anal oga maniera, riel aborandola e i nv entandone
n uove forme 1 08.
42 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

''COOPERAZIONE" GIUUAICO·CRISTIANA

Dal l i secolo a . C . al I l d . C . si i m i tarono s pesso i l i bri canonici del l ' A ntico Testamen­
to, oppure li si mani polò l i beramente, dandog l i anche nom i d i autori bi bl i c i , come ad
esempio al pse udostorico e apocrifo Terzo l i bro d i Esdra (detto anche " Esd ra greco"), al
l i bro d i Enoch straboccante d i m i t i persiani e greci , ci tato anche nel N uovo Testamento,
i l quale si riai l accia a quel l ' Enoch, che nel l e l i ste dei fi gl i d i Cai no (G enesi , 4, 1 7)
era appunto fi g l i o di Cai no e pad re di l rad , e che nel l a l i sta dei fi g l i di Seth (Genesi ,
5) è fi gl i o di J ared e pad re di Methuse l ach. E benché noi , attraverso la testi moni anza
del l e tom be palestines i , sappiamo che la d u rata med i a del l a v i ta d i q uel te m po non
s u perava i 50 a n n i , la B i bbia afferma, a proposito di Enoch ( relati v amente modesta
i n q uesto caso), che " l a sua età fu di 365 a n n i , E poiché egl i cam mi nava con Dio, Dio
l o prese con sé e non fu pi ù v i sto". Dove poi D i o l 'abbia portato, l a "Scrittura" non
lo di ce. In compenso, fu in seg u i to v enerato come profeta celeste e santo da a m bienti
gi udaici e cri stian i , ri affi orando i n s uccess i v e fal s i fi cazi on i : nel giard i no del l ' Eden
nel " Li bro dei G i u bi le i " 4,23, nel l a "A scensione di I sai a" 9,9 ( p. 34 s.) nel setti mo
cielo; e natural mente nel l 'etiopico l i bro di Enoch (canoni zzato dal l a Chi esa eti ope) ,
nonché nel l ' assai anal ogo l i bro slavo di Enoch, che da parte gi udaica si è fal s i fi cato nel
66 pri m o o nel secondo secol o d . C . , e poi ancora u na volta "elaborato secondo l o spirito
cri sti ano" (A. van den Born ) Hl9.
Nacquero così i n quei secol i , senza i n terruzi oni , g l i "apocri fi " ebrai c i , riconosci uti da
molti padri del l a chi esa come autentici , tal vol ta pers i no come sacri . E i cri stiani hanno
i nterpol ato e a m p l i ato numerosi "apocri fi " gi udaico-veterotestamentari , come q uesto
appena ci tato. A l c u n i d i q uesti fal si ven nero add i ri ttura i nseri ti nel Canone: i l l i bro 4 d i
Esdra per esempio, che fu scri tto col nome di Esdra nel l secolo d . C . Oppure i l l i bro 3
dei M accabe i , che n u l l a ha a che vedere coi M accabei ( 1 95 ss. ) , assom i gl i ando i nvece
mol to al l ' al trettanto fal sa " Lettera di A ri s tea" ( p. 40). Oppure i 1 8 sal m i di Sal omone
( p. 3 3 ) . In realtà, i cri stiani vedevano " nel l a sofi sticazione il mezzo pi ù effi cace . . . per
confutare i nem i c i estern i del l a nuova fede. " ( S peyer) 1 1 0 •
A nche i i "Testamento dei dod i c i patriarc h i " è una di q ueste i n n umerevol i i m posture
e, per soprammercato, un grazioso esempio del l a prod utti v a "cooperazione" gi udai co­
cri stiana attrav e rso i seco l i . I nfatti , q uesto "Testamento" fabbri cato non pri ma del l a
fi ne d e l l secolo d . C . , q uasi d ue m i l lenni dopo l a d u bbia l ongev i tà d e i patriarc h i , è
cost i t u i to per così d i re i n i zial mente - come ha mostrato assai bene per pri mo F. Schnapp
nel 1 884 in una sua esauriente anal i s i cri tica - di uno scri tto gi udai co che ne sta al l a
base. I n q uesto fal so, i n segui to, un al tro ebreo cacciò dentro molte aggi unte. E poi un
cri stiano arricchì q uesta d upl ice fal si ficazione con u l teri ori i nterpol azi oni cristi ane.
Non basta ; qui ci m i sero mano anche cri stiani posteriori al conci l i o d i N i cea 1 1 1 •
I l "Testamento dei dod i c i patri arc h i " consta di 1 2 di scorsi di com m i ato dei fi gl i
" Cooperazione " giudaico-cristiana 43

d i G i acobbe ai l oro s uccessori , nonché di pred i zioni che 2000 anni pi ù tardi - era -

sen z ' al tro agevole for m u l are. Ma del l o stesso patriarca G i acobbe, che i l l i bro Genesi ,
27, defi n i sce " uomo sav i o e costu m ato", si l egge già i n l ,36 che si chiama con d i ri tto
G i acobbe i l S ubdolo "gi acché mi ha i ngannato già due v ol te. M i ha i nvolato la m i a
progeni tura, e d ecco, ora m i prende anche l a m i a benedi zi one". Dopo c h e u n tal e 67
uomo, peral tro pri v i l eg iato da Jahwè g i à nel corpo del l a madre, si compra i l d i ri tto
del l a pri mogeni tura con un p i atto d i l enti echi e, carpendo dal padre ci eco l a ben edi zione
spettante al pri mogeni to, quando c i oè il caposti pi te d i I sraele com pare già nel pri mo
l i bro del l a "Sacra Scri ttura" nel ruol o di perfetto "truffatore", perché non si dov rebbe
poi conti n uare a truffare negl i scri tti , per ese m p i o con i m brog l i l etterari ? 1 1 2
A l lorché i l romanzi ere catto l i co S tefan A ndres raccontò a sua v ol ta, con assol uta
competenza, la "S tori a bi bl i ca", conc l use la sua postfazione, scri tta a Roma nel 1 965 ,
osservando che sarebbe fel ice se i l ettori del suo l i bro " l eggessero l a sacra scri ttura i n
esso conten uta come u n romanzo mozzafi ato, quale forse essa è sen z ' al tro: u n roman
fteuve con molti autori . . . ". E con mol ti fal s i fi catori , come tosto ri s u l terà evi dente anche
nel N uovo Testamento 1 1 3 .

NOTE

"' G . E. Less i ng. Die Erziehung des Menschengeschlechts § 77


"' Meyer, Pseudepigraphie l 06
"" Speyer, Literarische Fiilschung, 242 , 25 1 , 270
"-' Reicke/Rost 240 s. K i ndermann/ Dietri c h 36 1 . V. Wi l pe rt 1 1 624. O. Stegm ii l l er ! 5 1
-"' Lei poldt/Morenz I l s . , 1 9 s s . , 29 s . , 3 8 ss. Lanczkowski I l s s . , l 09 ss. v.Gl asenapp, Der Pfad passi m ,
speci e 7 s s . R i nggren/Strbm 262 s s . . H e i l er. Erscheinungsformen 342 s s . , con m o l t i ss i m i ri mandi bi ­
b l i ografic i . Schnei der. Geistesgeschichte 1 3 1 5 ss.
"7 Nielen I O. Stiefvater 1 6. Le restanti ci tazioni i n Garden 88
-"' Reicke/Rost 66 ss. Haag 9 1 6 s . O. Steg m ii l l e r 1 52. Smend, Die Elltstehung 3 . A . 1 3 ss.
"" Lex i kon fiir Theol ogi e und K i rche ! .A . V 774 ss. Reicke/Rost 66 ss. Haag 9 1 5 ss. Comfel d/Botterweck Il
3 1 O s s . , 4 1 9 ss. Lutero ci tato da G ri sar, Luther I l 7 1 O, 1 1 1 442. Steg m ii l l e r ! 52 s . Conci l i u m Tri d e n t i n u m
s e s s . 4 de scri pt. c a n . Conc i l io. Vaticano l s e s s . 3
�· Reicke/Rost 1 773 s. Haag 9 1 8 ss. 1 577 s. S i m mel /Stahl i n 25 s. Steg m ii l l e r ! 53
" Li bro dei G i ud i c i 5,24 s s . , 5.27 ss. Li bro dei N umeri 2 1 . 1 . Cfr. al riguardo Faul haber. Charakterbilder
3 . A . 1 9 1 6, 6. A. 1 935. 72. 1 d e m , Judentum 44, 49
" Fau l haber. Charakterbilder 84 ss. spec i a l m ente 87 s.
" Ibidem 72 ss., 84, 88 s. Eppelsheimer 1 263 ss., 1 1 86 ss. A h l h e i m , Hebbe/ 300 ss., spec i e 305. Wetzer/
Welte 1 1 1 5 1 , V 477 (dove c ' è la sol i ta apol ogetica i pocri ta)
·"' Fau l h aber, Charakterbilder 74. Per il Lex i kon fiir Theol ogie und K i rc he . I A . I I I 1 7 1 , il canto di Debora

è "uno dei più l eggiadri prodotti del l a poesia ebrai ca". Su Maria come dea del sangue e del l a guerra, si
veda più in dettag l i o : Deschner. Das Kreuz. 396 ss.
" A l taner/Stui ber l 06 s. Hamack. Marcion 68, 1 89 ss . . l 06 s., 242 ss . . Knox 1 9 ss . . 39 ss . . 1 58 ss. Wer­
ner, Die Entstehung 1 30, nota 9 1 , 1 44 ss . . specie 1 60 nota 58. Idem. Der Friihkatho/izismus 353 s.
44 Falsificazioni cristiane nel mondo amico

Goodspeed , A Hi.�tory 1 53 . Knopf, Einfiihrung 1 60. J i rku 5 s .. Lanczkowski 20 s. N i gg . Ketzer 70.


Hei l er. Urkirche 98. Dettag l i atamente su Marcione: Deschner. Hahn 3 1 1 ss.
"' Lam pi . Overbeck , i n : Deschner. Das Christemum l 357. Buonai uti l 97. Cfr. l 02
'7 G . E. Less i n g . Die Erziehung des Menschengeschlechts § 77. Kraus. H . -L Geschichte 1 23 ss.
·"' Borchardt, Shelley, i n : Deschner. Das Christentum l 205 s.
,., Ayc k . Mark Twain , i bidem 1 3 53
Hamack, Marcion, 2. A. 1 924, 1 27, 2 2 2 : ci tato da K raus, Geschichte 385 s.
''' Stoec k l e 36 ss.
''' Cornfel d/Botterweck Il 3 1 O s., 350
r •.l Ibidem 1 1 350, 523. Steg m U I I e r 1 53
'" Pe r q uanto conceme Faul haber si veda, di recente, anche la m i a i m maginaria l ettera al l ' i ndi rizzo del
card i na l e M i chael Faul haber, in: R. N i emann (a cura d i ) , Vere/Jrter Galileo, 1 990
"' Garden 28 ss .. speci e 3 2
Haag 1 1 72 s s . Reicke/Rost 1 239 s s . Lexikon der lkonographie I I I 283 s s . B roc k i ngton 1 88 s. Smend.
Da.1· Mosebild 23 ss. F.Cornel i u s i n ZAW 78, 1 966. 75 ss.
''7 Rei cke/Rost 1 4 1 3 . Bauer. Rechtg/dubigkeit 1 964, 20 1 ss. Borchard t , Shelley 203
'"' Qui io seguo Reicke/Rost 1 4 1 3 s. Cfr. H aag 1 347 ss.
Jaspers l 2 1 5, ci tato da Smend. Das Mosebild 63 . Cfr i n proposi to i bi dem 26 s .
7" Rei cke/Rost 1 239 s s . , spec i e 1 24 1 , 1 4 1 3 . Cornfel d/Botterweck I V l 003 ss . . specie l 006. G . Hol scher
86. 013wald 1 3 2 ss., 479. 482 ss .. Cfr. anche 1 73 ss .. s pec i e 1 82 ( La stessa autrice non dubi ta della storicità
d i Mosè (485 ) . Faul haber, Charakterbilder 40. Loh fi n k l 09 s. Smend. Das Mosehild 20
71 Beek 22 ss. Cfr. l ' assai i s t rutt i v a panoramica sul l ' i m magine di M osè n e l l a ricerca, i n Smend, Da.1·
Mosebild passi m. spec i e 26 ss.
7' Deuteronom i o 34. l ss. Beek 28 s.
7·' Sti efvater 9 1 . Cfr. anche l e note seguen t i .
7� Esodo 3 1 . 1 8 ; 3 2 . 1 9. Cfr. Esodo 34.27 s . c o n Esodo 2 4 , 1 2 ; 3 1 . 1 8 3 2 . 1 5 s . ; Cornfel d/Botterweckt 1 64
ss. , spec i e 1 67. I l 428 s s. . 475 s s . , 5 1 4 s s . , specie 523 s s . . Haag 460. 9 1 5. Reicke/Rost 1 24 1 . Berthol et
3 2 2 . Del i tzsch l 52 s. Holscher 86, 1 29. M e i nhold 1 5. Menes 47 ss. G reBmann, Mose 7 ss. Jere m i as , Das
A lte Testament 400 ss. Ei Bfe l d . Die Genesi.1· 26 ss. OBwald 1 3 2 ss .. 479, 482 ss. Kuh l 53 ss. Menschi ng.
Lehen und Legende 24 s. Noth, Das zweite Buch Mose 4 s s . , 15 s. Idem, Ge.mmmelte Studien 13 s. 23
ss, 53 ss . . Loh fi n k 37. Gel i n 44 s. H em pel 1 28. O. H . K U hner 76 s. Speyer, ReligWse P.1·eudepigraphie
228 ss. H . -J . K raus. Geschichte 6 1 s .. 536 ss. Meyer. Pseudepigraphie l 00. Smend, Die Entstehung 38
s. N i e l sen 1 26 s. Cfr. anche Deschner, Halm 3 1 s.
75 Haag 7 1 1 . 1 23 7 s . , 1 345 ss. Rei cke/Rost 1 4 1 3 ss. K raus. Ge.1·chichte 1 74 s s . Cfr. anche il part i ­
col arcggi ati ssimo articolo B i be l k ri t i k i n Comfeld/Botterweck I l 3 1 4 s s . Smend , Das Mosebild 1 ss . .
specie 7 s s . Noth. Da.1· zweite Buch Mose 4 s s . I d e m . Das dritte Buch Mose 2 s s . I d e m , Das l'ierte Buch
Mose 7 ss.
7" Haag 1 349 ss. Kraus, Geschichte 293 s .
77 N i e l sen 64.69 ss. N o t h , Da.� dritte Buch Mo.�e 6
'" Ma s u l l a l e g i s l azione di Mosè. anche per M . A . Beck. la teori a resta spec u l a z i o n e , fi n tanto che l e
t a v o l e d e l l a l egge ( Esodo 3 2 . 1 5 : Deuteronomio l 0.4) " non v engono ri trovate nuovamente . . . i l che
non appare poi del tutto i m possi bi le". Questo suona. in ogni caso, quasi come una m i naccia per chi
si rende conto del l e effe t t i v e fal si ficazi oni e del l e grandi poss i bi l i tà di contraffazione d e l l ' e tà mo­
derna. I n fat t i , anche se i o presci ndo dal l a rad i c a l e (e per certi v e rsi assol utamente apprezzab i l e )
i n t e rpretazione rappresentata da " D i e Fal s c h u n g der Gesch i ch t e d e s U rchri stentums" d i Wi l he l m
Kammei er. morto di fame ( p res u n t i v a m e n t e ) nel 1 959 n e l l a DDR ( Repubbl i c a Democratica Tede­
sca), ho tuttav i a ancora n e l l e orecch i e i r i s pettabi l i d u bbi d i d u e cri s t i a n i e s t u d i osi d i teol ogia,
Hermann Raschke e Cari Schnei der: uno scett i c i s m o per me a l l ora appena comprensibi l e . al cospetto
Note 45

dei " reperti" sensazi onal i del Mar Morto, del 1 947 e deg l i anni success i v i , che i n queg l i anni gal v a n i z­
zarono i l mondo scienti fi co. Kam meier (el aborazione del testo di R. Bohhi nger). Ved i anche Garden
28 ss., 43 ss. - Beek 29. Haag 1 346 s., con molti riferi menti al l e fonti ; altrettanto d i casi d i Cornfe l d/
Botterweck 1 282 ss.
7'' Gamm 75 s. Beek 59
'"' Cornfeld/Botterweck 1 1 35 1 s . ,4 1 4 s., V 1 1 69 ss. H aag 1 42 1 ss. (spesso m o l to otti m i stico). Eppelsheimer
l 39. B rock i n gton 1 89. Kraus, Geschichte 546 ss. Wanke l 08. N i e l sen 93 s .
"' Cfr. al ri guardo Deschner, A n Konig David, 8 0 ss.
"' Cornfel d/Botterweck 1 1 4 1 6 s s . , V 1 303. H aag 1 507 ss.
&' Frost, O/d Testament Apocalyptic 1 67. C i tato da B rocki ngton 1 90 nota 3
H-l Predi catore 1 , 1 � l , l 2 ; 9,9 s . � 1 2, 1 2. I Li bro dei Re 5 , 1 2 s. Pred. l , l ; l , 1 2 ; 2 ,4 ss. : 2, 1 5 ; 2 ,2 1 ; 2 ,24; 3, 1 2 ;
5 , 1 7 ; 8, 1 5. 9,9 s . ; 1 2,8; 1 2, 1 2 . l Re 5, 1 2 s. Cornfeld/ Botterwec k V 1 1 55 ss . ; 1 30 1 ss. Reicke/Rost 1 483
s. Haag 1 40 1 ss. Meyer, Pseudepigraphie 1 00 ss. B rock 97 ss. B rox, Falsche Ver-fasserangaben 42.
B ardy 1 64. Ri enecker 1 090. Forman, The Pessimism 336 ss. Idem, Kohelet 's Use of Genesis 256 ss.
Rainey 1 48 ss. Smend. Die Entstehung 2 1 8 s .
"' l dei Re 5. 1 3 . Cornfe l d/Botterweck V 1 30 1 ss. Haag 1 62 5 ss. Skehan, The seven Columms 1 90 s s .
Idem, A single Editor 1 1 5 s s . S m e n d , Die Entstehung 2 0 9 ss . . dove si trova p i ù ampia b i b l i og rafia.
Beek 68
'"' Reicke/Rost 2 1 58 s. H aag 1 88 1 s. Cornfel d/Botterweck V l l 453 s . LTh K l . A . X 792 s. Cand l i sh 1 4 ss .
c o n m o l t e font i . Reese 3 9 1 ss. A . G . Wri ght 5 2 4 ss. Li etzmann, Geschichte 95 s .
"7 W. Nauck i n : Rei cke/Rost 1 328 s. Cfr. 1 520 s . , 1 523 ss. H aag 1 509. LTh K l . A . l 543 s . V l l 673 s s . ,
V l l l 544. Comfel d/Botterweck 1 1 422 ss. Ei Bfeldt, Einleitung 8 2 6 ss. Adam, Salomo-Oden 1 4 1 ss. O ' Del l
24 1 ss.
"" Gere m i a 29, 1 0. Sach. i , l ; 1 ,7. Haag 887 s. con molti ri mandi bi bl iografic i . R . Hentschke in: Rei kke/
Rost 895 s. Cornfe l d/Botterw eck Il 470, I I I 8 1 3 ss., V 1 254 ss. B rock i ngton 1 85 . Noth, Das Buch Josua
7 ss. A l t . Josua 1 3 ss. Kraus, Geschichte 1 7, 455 ss. Rudol ph, Der "Elohist " 1 64 ss.
"" Sul l e a l l usioni al servo d i Dio sofferente e morente vedi l e molte a l l usioni nei si notti c i e i n Paol o;
vedi i nol tre , i l Vange l o di G i ovanni 1 .29; 1 ,3 6 ; 1 2 ,38. l Ep.di Pi etro 2 , 2 1 s s . , Ep. d i B arnaba 5 , 2 . m
l E p . di Cl emente, 1 6 G i ustino apol. 1 ,50 s . , Tryph. 1 3 Comfel d/Botterweck I I I 75 1 ss. H a a g 779
ss. R e i c ke/Rost 85 1 ss. LTh K l. A. V 6 1 6 ss. spec i e 6 1 8 ss. Dre w s , Die Christusmythe 247 s s .
Caspari 1 26. Wolff, Jesaja 5 3 pass i m . North 1 1 1 ss. Fohrer, Entstehung 1 1 3 ss. Idem, Jesaja l 1 48
s s . I d e m . Zum Aujbau 1 70 ss. B roc k i ngton 1 85 s s . con nota l . S m e n d , Die Entstehung 1 43 s s .
Viel hauer, Einleitung 409 s.
"" Cornfeld/Botte rweck 1 1 423 s. H aag 780 s. Reicke/Rost 857. A l taner/Stui ber 1 1 9
"' Zaccaria 1 , 1 : " N el l ' ottavo mese del secondo anno di re Dario" = 52 1 a.C. Cornfeld/Botterweck V 1 236
ss. B rock i n gton 1 87
n Haag 465. Cornfel d/Botterweck Il 479 ss. Herrm a n n . Ezechielstudien. Torrey 29 1 ss. l rw i n 54 ss.
Rowley. The Book of Ezekiel 1 46 ss. Ei chrodt 3 7 ss. Fohrer, Die Glosse n 33 ss. Smend, Die Entstehung
1 64 ss.
"' G i rolamo Comm. in Daniel. , ci tato da Hal bfaB. Porphyrios l 28
""' Dan. 1 , 1 7 ; Cornfe l d/Botterweck l 87, Il 405 ss. H aag 308 ss., 3 1 1 ss. con molti riferi menti bibio­
grafic i . LTh K l. A . I I I 144 ss. Th. Hobbes, Leviathan c. 33. Baumgartner 59 ss., 59 ss. , 1 25 ss., 20 1 ss.
Meyer, Pseudepigraphie l O l . Noth, Gesammelte Studien 250 ss. Rowl ey, The Composition 272 ss. Idem,
The Meaning 3 87 ss. Lohse, Die Offenbarung 2 . Smend, Die Entstehung 222 ss. Kraus, Geschichte
63.
"' Rei cke/R ost l 05 ss. specie l 07 s. Haag 83 s. Cornfel d/Botterweck l 85 ss. Lohse, Die Offenbarung 1 s.
Viel hauer, Einleitung 407 ss.
w. Viel hauer. i bidem 4 1 0 s.
46 Fa/s(ficazivni cristiane ne/ mondo antico

'" Haag 1 70, 325. Reicke/Rost 20 l ss. Cornfeld/Botterweck l 269. LThK l . A. I l 9. Vie l hauer, Einleitun�?
418
''" Cornfeld/Botterweck l 90 s. Rei kke/Rost 202 s.
Haag 1 1 78. LThK l . A . l 537 s.
" " ' Cornfeld/Botterweck l 9 1 . Haag. 14 s. LThK l . A . l 537 ss.
' " ' G i usti no. apo/. l ,60. Cl emente d i A l essandri a strom. 1 . 1 62 , l s. Ori gene colltra Celsum. 5,54. RAC.
Articolo Esra V l 599 ss. Bardy 1 64. Meyer, . Pseudepigraphie 1 0 1 s. B rocki ngton 1 88 ss. B u l tmann. /st
die Apokalyptik die Mutter der christlichen Theologie'? 476 ss .. G udeman 59 s . , Syme 30 l . Torm 1 1 6
s. B rox. Falsche Verfasseran!(aben 42 s.
I O�
RAC l 1 950, 354 s.
11 1 �
Torm 1 1 8 s . , 1 23. Syme 30 l
"4 Pau ly 1 1 980 s s . , I V 806 s. Bardy 1 65. Meyer. Pse udepi graph i e l 02. Speyer. ReligiOse Pseudepigraphie
l 02. Idem, literarische Fdlschung. 270
' "' Pauly l 1 55 s. dtv-Lexikon, Phi l osophie l 1 72. Haag 1 05 s. Cornfel d/Botterweck 1 1 422. Trede 1 1 4. con
rife ri mento ad Agos t i n o civ. dei 1 8,42 : 1 5.23 . Lietzmann, Geschichte l 94 s. Meecham 5 ss. Charl e­
sworth 78 s . . con grande copi a d i ul teri ori riferi menti bi bl i og ra fi c i . Howard, The Letter of Aristeas 337
ss. M u rray 337 ss. Lew i s 53 ss.
1 "' Pl utarco de Pyth. or. 6.397. A. Speyer. ReligW,,e P,,·etulepigraphie 2 1 6. Viel hauer. Einleitung 422.
Kurfess, Christliche Sibyllinen 498 ss.
1 "7 Pau l y Il 1 075. 1 297, V 1 58 ss. d t v - Lexi kon. Ph i l osoph i e I V 1 89 s. LTh K l . A. I X 525 ss . . A l taner/Stu i be
1 1 9 ss. Cand l i s h 1 7 s . , 23 , 32 ss. S peyer, literari�·che Fiii�"Chung. 258 s.
1' �Vi el hauer. Einleifllng 422. Kurfess. Christliche Sibyllinen 500 s.
'"' Haag 7 1 1 . Cornfe l d/Botterweck l 88 ss .. I l 42 1 ss .. V I l 09. A l taner 46. Al taner/ S t u i ber 1 77 ss.
Reicke/Rost 692 s. LTh K i .A . I I I 797 s .. I V 96 1 s. A . van den Born in: Haag 7 1 1 . V. anche Deschner.
Hahn, 1 9 s.
11" Reicke/Rost 1 529 s. Haag 436 s. A l taner 46. A l taner/Stui ber 1 1 7 ss. McCol ley 2 1 ss. Lohse, Die Ojfen­
barung 2. Viel hauer. Einleifllng 4 1 1 . Baars 82 ss. Speyer, Literarische Fdlschung 285. Charlesworth.
The 0/d Testamem Pseudepigrapha 94 ss. Concl usions: 1 02
111 LThK l . A. l 539. Haag 1 733 s. Charleswort h , T/w 0/d Testament Pseudepigrapha 94 ss. Concl usions:
1 02 . I d e m , The pseudepigraplw 2 1 1 ss. de Jonge, Recent Studies 77 ss. I d e m . Die Textilberlie.ferung
27 ss. I d e m . Studies on the Testaments passi m . J . Becker, Die Testamente passi m . Viel hauer, Einleitung
4 1 1 . Cfr. anche la nota precedente.
r r :! Cfr. LTh K l . A. l 539, V 25 1 s.
"' Andres 367
FALSIFICAZIONI NEL NUOVO TESTAMENTO

" . . . ciò che il cri stianesi mo ha in pi ù ,


l à dove è superiore a tutti gl i avven i menti stori ci ,
è il fatto che q uesti scrittori ,
non sol amente con le loro proprie esperienze e coi l oro nom i onorati ,
si fanno garanti del l a sincerità e del l a coscienziosità del l e loro cronache,
bensì offrono in pegno tutto quanto essi sono e hanno,
avendo dato testi monianza del l a verità e solo del l a veri tà.
Qualcosa del genere il mondo non l ' ha vi sto mai . . . "
Il teologo cattol i co F. X . Dieri nger " "'

"Ol tre a c i ò , l a moderna esegesi h a fatto i n modo che l a B i bbi a fosse i ndagata
con scienti fi ca preci sione. La cosa è oggi accertata:
la B i bbia è in ordi ne per il 99 per cento.
115
Il teologo catto l i co Aloi s Stiefvater (con i m pri m atur eccl esiastico)

"La Chiesa antica è venuta d i moda. Non solo


perché ci si rende conto di n uovo che l ' acqua sgorga
pi ù gen u i n a che mai in prossi m i tà del l a fonte . . . "
1 1 ''
Il teologo cattol i co F rits van der Meer

"Le fal s i fi cazioni hanno i nizio i n epoca neotestamentaria


e non hanno mai cessato"
1 17
Il teologo evange l i co Cari Schneider 69
48 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

L' ERRORE m Gt:s(r

A l i ' i nizio del Cri sti anesi mo, certo, non c ' è traccia di fal s i fi cazione ; am messo i l presup­
posto che Gesù di Nazareth sia stori co, e non i l m i to di un Dio trasferito nel l ' umano.
Q u i , tuttavia, l a sua stori cità si dà per scontata dal momento che essa - a parte poche,
seppur non i rri l evanti eccezioni - è la com m u n i s opi nio del XX secolo: ma ancora non
ci sono prove. Tanto grat uite quanto i m pudenti sono, i nfatti , ce rte bestial ità apologetiche
che ci rcol ano in m i l l e mod i , come quel l e del gesuita F. X . Brors (con i m pri matur) "Ma
dove si trova mai una personalità, la cui esistenza sia storicamente garantita come la
persona di Cristo? A l l ora possiamo trasformare i n m i to anche un Ci cerone, un Cesare,
persi no il "grande Federico" e Napol eone: nemmeno la loro esi stenza è garanti ta megl io
del l ' esi stenza di Cri sto" 1 1 8•
Questo, per contro, è s i c u ro: non esi ste un doc ume nto val ido e probativo, ricavabi le
dal la lette rat ura cosi ddetta profana, i n grado di attestare la stori cità d i Gesù. Ciascuna
di queste testi moni anze non ha più valore di quanto ne abbia l ' occasionai e m i surazione
del la statura di Cri sto a 1 89 centi metri , quel l a d i Maria a 1 86. Tutte le fonti extracri sti ane
tacciono sulla fi g ura di Gesù (ad esempio Sveton io o Pl i n io il G iovane da parte romana) ,
Fi l one e ( particol armente sconce rta nte) G i usto di Ti beriade, da parte ebraica. Oppure,
esse non possono essere prese i n consi derazione, come i "Test i monia" di Tac i to e di
G i useppe Flav io, cosa amm essa oggi perfi no da molti teologi cattol i c i . E un catto l i co di
grande autorevolezza come Romano G uard i n i sapeva be ne perché scri veva: " Il N uovo
Testamento è l ' u n ica fonte che dia notizia di Gesù" I I 'J_
Come sti ano le cose ri g uardo al N uovo Testamento e a l l a sua ri spett i v a affidabi l i tà,
lo ha di mostrato la teologia storico-critica in maniera tanto esauri ente quanto acri bica,
e preci samente con ri s u l tati largamente negati v i . Secondo i teologi cristiani critici ,
i nfatt i , i l i bri bi bl ici sono " pri v i di i n teresse per la stori a" ( M . Di bel i us ) ; " i n larga m i ­
sura n i ent'al tro che una s i l l oge di aneddoti " ( M . We rner) ; "da usare solo con estrema
70 cautela" ( M . Goguel ) ; sono difatti pul l u lanti di " l eggende cul tual i " ( v on Sode n), "di
stori e ed i fi canti e d ' i ntratteni mento" (C. Schneider), pieni di propaganda, apologetica,
pol emica e te ndenziosi tà. In ess i , i nsomma, la fede è tutto, la storia è n u l l a 1 20•
Ciò vale anche e più prec i samente per quel le fonti che ci ragguag l i ano quasi escl usi­
vamente sulla v i ta e l ' i nsegnamento del Nazareno: i Vange l i . Tutte le narrazioni de l l a v i ta
di Gesù - come scri sse i l loro m i g l iore conosci tore A l bert Schweitzer - sono "costruzioni
i potetiche". Coerentemente con questo, anche la moderna teologia cristi ana, nel la m i s u ra
i n cui è appu nto critica, dogmaticamente non i m bavag l i ata, vede posta gl obal mente i n
di scussi one la cred i bi l i tà stori ca dei q uattro Vange l i , pe rvenendo unani memente a l l a
concl usione c h e de l l a v i ta d i Gesù n o n è poss i b i l e acce rtare prati camente n u l la, che
anche le notizie sui suoi i n segnamenti sono perl opi ù secondari e, e di conseguenza frutto
di poet iche el aborazi o n i , e che pertanto i Vange l i non ri specchi ano in nessun modo fatti
L 'errore di Gesù 49

di stori a, bensì d i fede : l a teologia del l a com u n i tà e l a fantasia com unitaria del l a fi ne
del pri mo secol o 1 2 1 •
Non è la stori a, di conseguenza, che si trova ai pri mordi del cri sti anesi mo, e nep­
pure l a fal s i fi cazi one; nel suo punto focale c'è pi uttosto, come suo moti vo pecul i are e
predomi nante : l ' errore. E q uesto errore ri sal e n i ente meno che a Gesù stesso.
Lo sappiamo: il Gesù del l a B i bbia, in particol are dei vange l i si nottici , si col l oca i n ­
teramente nel l a tradi zione gi udaica. Egl i è molto pi ù ebreo che cri sti ano; come i n real tà
i mem bri de l l a com u n i tà pri m i ti v a si chiamavano a suo tem po anche " Ebrei ". Solo l a
ricerca pi ù rece nte l i defi n i sce "ebrei -cri sti ani " . L a loro v i ta, però, non differi va granché
da quel l a deg l i al tri ebre i . Consideravano i nol tre autorevol i e dec i s i v e l e sacre scri tture
ebraiche, restando anzi mem bri del l a S i nagoga per parecch ie generazion i . D ' al tronde,
Gesù propagandò una m i ssione solo tra gl i ebrei (p. 77 s.), essendo fortemente i nfl uenzato
dal i ' apoca l i ttica gi udaica. E q uesta, i n particolare la tradizione apocal i tti co-enochi sta,
ebbe forte ri percussi one nel Cri sti anesi mo. Non è un caso che B u l tmann i nt i tol asse un
suo studio "L'apocal i ttica è l a mad re del la teologia cri stiana?". In tutti i cas i , il Nuovo
Testamento è i m prontato in l u ngo e in largo da pensi eri apocal ittici . Ne trad i sce i nfatti
l ' i nfl uenza ad ogni piè sospi nto. "Non può esserci d ubbio che fu di preferenza un ebrai - 71
smo apocal i ttico quel l o i n c u i l a fede cri sti ana assunse l a sua pri ma e bas i l are forma"
(Cornfeld/Botterwec k) 1 22 .
I l germe di q uesta fede è preci samente l ' errore di Gesù ci rca la fi ne i m m i nente del
mondo. Erano frequenti , in quel tem po, siffatte attese del l a fi ne. Per la veri tà, non sem pre
signi ficavano la fi ne del mondo, ma forse n u l l a pi ù che l 'av vento di una nuova età del
mondo. S i conoscevano analoghe concezioni in I ran, a Babi lonia, in A s s i ria, in Egitto;
e dal paganesi m o l e assunsero gli Ebrei , confl uendo ne l i ' A n tico Testamento come i dea
messianica. Così anche Gesù di venne uno dei numerosi profeti del l a fi ne dei tem p i ,
an nunci ando anche l u i - al pari del l e apoca l i ssi gi udaiche, deg l i Esse n i , d i G iovanni i l
Batti sta - l a s u a generazione come u l t i ma; pred icò che l ' età presente era ormai scaduta
e che alcuni dei suoi di scepol i "non gusteranno la morte fi no a che vedranno il Regno
di Dio scendere con potenza"; che non av rebbero portato a term i ne la m i ssi one in Isra­
ele "fi nché veni sse i l Fi gl io del l ' Uomo", che i l Tri bunale di Dio si sarebbe compi uto
"ancora in q uesta generazione", e che n u l l a sarebbe trascorso " fi n al mome nto in cui
tutto q uesto avverrà" 1 23 •
Benché tutte queste i dee si trovassero nel l a B i bbia da ol tre un m i l lennio e mezzo,
solo Hermann Samuel Rei marus , l 'orienta l i sta di A m bu rgo morto nel 1 768 , fu i n grado
di i nd i v iduare con chiarezza l ' errore di Ges ù ; e fu meri to di Lessi ng far pubbl icare,
poch i anni dopo, parti del grande lavoro i nedi to (di ben 1 400 pagi ne) del l ' erud i to am­
burghese. Nond i meno, solo agl i al bori del X X secolo la scoperta di Rei marus fu fatta
conoscere i n man iera i nc i s i v a dal teologo Johannes We i B , venendo poi diffusa e perfe­
zi onata ad opera del teol ogo A l bert Schwei tzer. Nel fratte mpo, i l riconosci mento del
50 Fals!fìcaz.ion i cri�·tian e ne/ mondo an tico

fondam entale errore di Gesù è ri guardato come la ri vol uzione copernicana del l a
teologia mode rna, essendo sosten uta q uasi u n i versal mente d a i s uoi rappresentanti
stori co-cri tici , i m m u n i da v i ncol i dogmatici . Per il teol ogo B u l tmann, non c'è bi sogno
di spendere "molte parole sul fatto che Gesù si è i n gan nato nel l ' attesa de l l a prossi ma
fi ne del mondo. " E, secondo il teol ogo Hei l er, " i l rocc ioso con v i nci mento di Gesù c i rca
l ' i m m i nente ven uta del gi udizio fi nale e del l a pienezza . . . non v i ene p i ù contestato da
72 nessun ricercatore serio e i m parziale" 1 24.

M �<:SSAGG I<:RI ll�:l FALSARI

Ma non fu sol o Gesù ad i ngan narsi , s ' i ngannò anche l 'intera cristianità primitiva, dato
che, come ora ammette un ' i nsospettabi l e persona degna di fede ossia l ' arci vescovo
di Fri burgo Con rad G rober ( mem bro sosteni tore del l e S S ) "si guardava al ri torno del
S i gnore come ad un fatto assai v i c i no, come testi moni ano passi non sol o sporad i c i del l e
Epistole d i S . Paolo, d e i santi Pietro e G i acomo, e dal l ' A pocal i sse, ma anche d e i pad ri
apostol ici nonché la v i ta cristi ana dei pri mord i " 1 2 5 •
Marana tha: v i e ni S i gnore nostro ! , fu dav vero la preghiera gri data dai pri mi cri stian i .
Ma q uando i l tem po trascorse e i l S i g nore non v e n ne, q uando i dubbi si molti p l i carono,
e con essi rassegnazione, deri s i one, ridicolagg i n i e contrasti , ecco m i t i garsi a poco a
poco la radical i tà de l l e esternazioni gesuane. E al la fi ne, dopo dece n n i , dopo secol i ,
quando non fu i l S i gnore a ven i re, be n sì l a Chi esa, ecco che q uesta trasformò l ' attesa
i m m i nente di Gesù in attesa remota, facendo del l a sua i dea del regno di Dio l ' i dea
del la Chi esa, ponendo al posto de l l a pi ù antica credenza cri stiana . . . i l Regno dei ciel i :
u n totale capovo l g i mento, ne l l a sostanza una gi gantesca fal si fi cazione, anzi q ue l l a
dogmaticamente pi ù grande, i n assol uto, a l i ' i nterno d e l C ri stianes i m o 1 26 •
La fede ne l l ' attesa prossi ma del l a fi ne cond i zionò i n modo dec i s i v o la s uccess i v a
ge nesi d e i pri m i scri tti cri stiani ; c h e a v v e n n e n o n pri ma del l a seconda metà d e l l secolo
e nel corso del l l. Per l a veri tà, Gesù e i suoi d i scepol i , non aspettando un astratto al d i l à
n é un trascendente stato d i beatitud i ne, bensì l ' i ntervento d i retto e i m m i nente d i Dio
cal ato dal cielo, oltre che una totale metamorfosi d i tutte l e cose sulla terra, non avevano
natural mente alcun i n teresse a regi strare alcunché, a tenere an notazioni e scri tti , che
d ' al tronde non erano in grado d i red i gere.
E q uando se ne scri sse, al lora ne usci rono i ndebol i te fi n dal l ' i n i z i o l e profezie d i
Gesù ri guardanti la prossima fine d e l mondo. l cri stiani non v i vevano ce rto q uesta fi ne,
e così l e domande rel ati ve percorrono tutta la loro vecchia l ette ratura, mentre si vanno
diffondendo scepsi , mal u mori e i rritazione. " Dov 'è mai il suo promesso ritorno? - si
73 legge ne l l a Il Epi stola d i Pietro - Da q uando i pad ri se ne sono andat i , tutto è ri masto
tal e e quale è stato da l l ' i nizio de l l a c reazi one . " E dal l a pri ma Lette ra d i Clemente si
Le "Sacre Scritture " si assemblano 51

spri giona i l l amento: "Questo l ' abbiamo u d i to già nei giorni dei nostri padri , ed ecco,
i n tanto siamo i n vecchi ati e non ci è accaduto n u l l a di tutto ciò" 1 2 7 •
Voci siffatte si fanno pi ù forti subito dopo la morte di Gesù. E si mol t i p l icano at­
traverso i secol i . Così reagì già il p i ù antico scri ttore cri stiano, l ' apostolo del le genti
Paolo. Il quale spiegò subito ai Cori nzi che la scadenza era "calcolata solo brevemente",
che il mondo "va i ncontro al la catastrofe"; e aggi ungerà presto: "Non mori remo tutti ,
ma verremo tutti trasfi gurati", spi ritual i zzando così l a credenza nel l a fi ne del mondo,
sem pre p i ù sospetta con ogni anno che passava. A q uesto punto, Paolo fece sì che si
ri tenesse ormai avverato il grande ri n novamento del mondo, l 'agognato cam biamento di
eoni già i ntervenuto per i credenti medi ante l a morte e la risu rrezione di Gesù. Al posto
del la predi cazione gesuana sul regno di Dio, i nvece del la promessa che codesto regno
sarebbe presto cal ato s u l l a terra (p. 50), Paolo fece valere pensieri i nd i v i dual i stici di v i ta
ultraterrena: la vita aeterna. Cri sto, adesso, non scende p i ù nel mondo, al contrario, i l
cristiano credente sale i n cielo d a l u i ! Anche g l i evangel i sti , che scri veranno p i ù tard i ,
m i ti gano l e profezie di Gesù s u l l a fi ne dei tem pi , apportando correzi oni nel sen so del
d ifferi mento ; in q uesto è Luca che si spi nge pi ù lontano, sosti t uendo l a credenza nel l ' at­
tesa v i ci na per fede in una stori a d i sal vezza vol uta da Dio, fatta d i fasi prel i m i nari e di
grad i i ntermedi 1 28 •

LE "S ACRE S CRITfURE" SI ASSEMBLANO, OVVERO


400 ANNI DI RIFLESSIONI SULLA TERZA PERSONA DIVINA

Nessun evange l i sta, sia chi aro, ebbe l ' i ntenzi one di scri vere una sorta di documento
ri velato, un l i bro canonico. Nessuno si riteneva i spirato, nemmeno Paolo, e i n generale
nessun autore del N uovo Testamento. Solo l ' A poca l i sse, entrata peraltro a fatica nel l a
B i bbia, avanza la pretesa d i esser stata dettata al s u o redattore d a D i o . M a , ancora 74
nel l ' anno 1 40, i l vescovo ortodosso Pàpia non ri teneva i Vange l i come "Sacre Scri tture",
preferendo ad essi l a tradizi one orale. A ncora il santo G i ustino - il pri nci pale apol ogeta
del Il secol o - vede nei Vange l i (che menziona appena, mentre cita i nvece cont i n uamente
l ' A ntico Testamento) niente di pi ù che "cose memorabi l i ".
I l pri mo a parl are di i sp i razione a proposi to del N uovo Testamento, defi nendo i
vangel i e le epi stol e di Paolo "parola sacra e d i v i na", è i l vescovo Teofi lo di A ntiochia
sul dec l i nare del I l secolo: un l u m i nare mol to speciale, il che ri s u l ta già dal fatto che,
quale pri mo uomo d i Chi esa, parl a già del la natura tri n i taria del l a d i v i n i tà. D ' al tro canto,
malgrado la sacral i tà e la d i v i n i tà dei vange l i da l ui affermate, Teofi l o stesso scri sse
una " A rmo n i a dei v angel i", parendog l i q uesti manifestamen te troppo d i sarmonici .
(cfr. p. 52) 1 29 •
Solo nel l a seconda metà del I I secolo i Vange l i si riconobbero a poco a poco come
52 Falsificazioni cristian e nel mondo antico

testi autorevol i , ma certo non dappertutto. A ncora al la fi ne del I l secolo i l vangelo


di Luca venne accettato sol o con esi tazione, q uel lo d i G i ovanni non senza notevol i
resi stenze (p. 78 ) . Non è poi sorprendente che la cristian i tà pri m i ti va non parlasse dei
Vange l i al pl urale, ma sol o al si ngolare del Van gelo? In ogni caso, pe r tutto i I I I secol o
n o n si ebbe "nessun canone fi sso d e i vangel i , sentendo come problema reale l a pl ural i tà
dei vange l i " (Schneemelcher) 1 30 •
Ne danno chi ara di mostrazione due famose i m prese di quel l 'epoca, che cercarono
di ri sol vere il problema del la pl ural ità dei vange l i per mezzo di una rid uzione.
La pri ma fu senz 'altro l a diffusissima bi bbia di Marcione. In effetti , questo "eret i ­
co" (p. 345 ) , u n a ragguardevole presenza nel l a stori a del l a Chi esa, d i ede v i ta a l pri mo
N uovo Testamento, e d i venne così l ' i niziatore del l a critica test ual e neotestamentaria,
assembl ando l a propria "Sacra Scrittura" subi to dopo l ' anno 1 40. In q uesta operazione
egl i e l i m i nò compl etamente l 'A ntico Testamento grondante di sangue (p. 20 s s . ) , acco­
g l i endo solamente il vangelo di Luca ( senza pe rò la stori a del la fanc i u l l ezza total me nte
75 leggendaria) e le Lettere di Paolo, ma anche q ueste tuttavia - e significativamente - senza
le fal s i ficate Lettere pastoral i (p. 68 ss.) e senza l ' altrettanto non paol i na Lettera agl i
Ebrei ( p. 7 1 ). Le Lette re restanti , com unque, fu rono da Marci one mondate da i ntrusio­
ni "gi udai stiche", talché la sua azione di venne i l moti vo determ i nante del fatto che l a
Chi esa cattol ica i ncom i nciò o accelerò la s u a form ulazione d e l Canone. i n i zi ando anzi
a costi tui rsi ge neral mente in quanto Chi esa.
La seconda i m presa, in q ualche modo com parabi le al l a pri ma, fu il " Di atessaron" di
Tazi ano. Questo a l l i evo del santo G i usti no in Roma ri sol se il problema del l a pl ura l i tà
dei vange l i i n mani era di versa, e tuttavia altrettanto ri d utti va. Scri sse i nfatti (a som i­
gl i anza di Teofi lo) una "Armonia dei vangel i " , i nserendo l i beramente l e tre narrazioni
si nottiche nel l a corn i ce cronologica del Quarto Vange lo, i nsieme con stori e "a pocrife"
di ogni genere (e ancora oggi si di sc ute se abbia creato tale opera a Roma oppure i n
S i ri a) . I n ogni caso, l 'opera d i Taziano ebbe grande successo, tanto d a essere usata dal l a
Chiesa si ri ana come "Sacra Scri ttura" fi no al V secol o 1 3 1 •
I cri st iani del pri mo secolo, ma i n gran parte anche quel l i del secondo, non dispo­
nevano du nque ancora di un N uovo Testame nto. Da testi autorevol i e determ i nanti
serv i rono in pri nei pio - al i ' i n i zio de l li secol o - le Lettere di Paolo; i vangel i , per contro,
vennero ci tati come "Scrittura" nel l a l i turgia sol o a part i re dal l a metà di q uesto se­
col o 1 3 2 •
Ma la vera e propri a "Sacra Scri tt u ra" dei cristiani fu i n pri nei pio i l sacro Li bro degl i
Ebre i . A ncora nel 1 60 i l santo G i usti no, nel trattato cri stiano fi no a quel momento fon­
damentale e pi ù comprensi vo, si ri chi ama quasi escl usi vamente al i ' A ntico Testamento,
e prec i same nte per cal unni are il pi ù del l e volte g l i Ebrei in man iera mostruosa, che
tal volta se mbra osc urare perfi no Streicher e H i tler (l 1 1 6) . La denomi nazione di " N uovo
Testamento" ( i n greco he kaine diathéke, "la nuova a l l eanza", reso pe r la pri ma vol ta
Le "Sacre Scritture " si assemblano 53

da Tert u l l i ano col l ati no Novum Testamentum) si presenta per la pri ma vol ta nel 1 92. I n
quel l 'anno, però, sono tutt' al tro che fissate l e d i mensione di q uesto " N uovo Testamento",
dato che i cristiani non fanno che l i ti garci sopra ancora per tutto i l I I I secolo e ancora
per parte del I V, v i sto che gl i uni respi ngono ciò che g l i al tri ri conoscono. Scri ve i n
proposi to i l teol ogo Cari Schneider: " Dappertutto c i sono contrasti e contraddizion i .
G l i u n i dicono: val i do è 'ciò che v i ene l etto i n tutte l e chiese ' , g l i altri ri battono 'ciò
che v i ene dagl i apostol i ' , mentre a l t ri ancora fanno d i s t i n zi one tra i n segnamenti 76
s i m patici e anti patici" 1 33 •
A fu ngere da "Sacra Scri ttura" nel l a Chi esa, i ntorno al 200, c ' è i n v e ro un N uovo
Testamento accanto al i ' Antico, in cui vangelo e l ettere di Paolo costi tui scono il nucleo
centrale, come nel precedente N uovo Testamento di Marcione, bol l ato come eretico.
In q uegl i an n i , tuttav ia, sono ancora oggetto di controversie g l i Atti degl i A postol i , la
R i velazione ( A poca l i sse) e le " Lette re cattol iche". Nel N uovo Testamento del santo
I reneo - il pi ù rappresentati vo teologo del I I secol o - si trova ancora il " Pastore di Erma,
che non fa parte del N uovo Testamento; ma non ci si trova i nvece l a Lettera agl i Ebre i ,
c h e n e fa parte 1 34 •
Lo scri ttore ecclesiastico Cl emente di A lessandria (morto i l 2 1 5 ) , menzi onato i n
parecc hi mart i rologi tra i santi del 4 dicem bre, non conosce i n pratica una raccol ta, sia
pure i n parte ci rcosc ri tta, di l i bri neotestamentari . Egl i com menta scritti sia b i b l i c i sia
non bi bl i c i , q ual i ad esempio l a fal sa A pocal i sse di Pietro (p. 90 s . ) oppure l a Lettera
di Barnaba, che e g l i considera apostol i ca. Di Erma, autore del " Pastore", Cl emente
certi fica addi ri ttura "un organo sov rumano di ri velazione d i v i na", giungendo a chi amare
"la Scri ttura" per antonomasia la fal sa dottri na del Dodici A postol i (p. 95 s . ) . Egl i usa
il vangelo degl i Egi zi oppure deg l i Ebrei tanto quanto i vange l i "canoni c i ", storie degl i
apostol i extra"canon i c i " non meno del l e leggende apostol iche di Luca. Clemente c rede
nel l e veraci ri velazioni del l a "Si bi l ia", e non esi ta a col l ocare una parola del "teologo"
Orfeo accanto a una del Pentateuco. In fondo, perché no? L' una non era autentica quanto
l 'al tra? ! 1 3 5
Nel 200, la stessa chiesa romana non annovera nel N uovo Testamento né la Lettera
agl i Ebrei , né la I e I I Lettera di Pietro, né la l ettera di G i acomo né la I I I Lettera d i
G iovann i . E l e osc i l l azioni nel l a val utazi one d e i d i versi scri tti - l o mostrano i reperti
papi racei di testi neotestamentari - sono assai ri levanti ancora nel I I I secolo. Tanto che,
ancora nel IV secolo, il vescovo e stori co del l a chi esa Eusebio elenca fra i molti scri tti
controversi : l a l ettera di G i acomo, l a l ettera di G i uda, la I I lettera di Pietro, nonché " l e
cosi ddette" I I e I I I l ettera di G i ovanni . Fra g l i scritti n o n autentici egl i conta pure "se 77
propri o si v uole" l a Rivelazione di G iovan n i . ( E ancora fin quasi a l l a fi ne del secol o
V I I I , nel 692, i l Conci l i o Tru l l ano di Costanti nopol i approva nel l a Chi esa greca gl i
el enchi del Canone con e senza la R i velazione di G i ovann i ! ) Per la Chi esa nordafrica-
na, nel 360, secondo il canone mom m seni ano, l a Lettere agl i Ebre i , quel l a di G i acomo
5-l Fals(ficaz ion i cristiane nel numdo antico

e di G i uda e, secondo u n ' a l tra tradi zione, anche la 2 lette ra di Pietro e la 2 e la 3 d i


G i ovanni non fanno parte del l a "Sacra Scrittura". D ' altra parte , emi nenti pad ri del l a
Chiesa considerarono u n a se rie cospicua di Vangel i , di stori e apoca l i ttiche e di lettere ­
p i ù tardi condannati dal l a Chi esa - come facenti parte del loro N uovo Testam ento; e i n
Oriente, ancora fi no a l I V secolo, l e Lettere d i Barnaba, d i Erma, l ' apoca l i sse d i Pietro,
la Didac hè e al tri , godettero di grande sti ma o passarono sal tuari amente pers i no come
" Sacra Scrittura". E ancora nel V secolo si i ncontrano in un cod ice scri tti "apocri fi",
vale a d i re "non autentici", accanto ad al tri ritenuti "val i d i " 1 3 6 •
Le cosi ddette " Lettere Cattol iche" necessi tarono di te mpi pi ù l u nghi per entrare
nel N uovo Testamento, i n quanto gru ppo che com prende sette l ettere. I l l oro i nsieme
fu fissato per pri mo, n eli 'anno 367, dal padre e dottore del la chi esa Attanasio di A l es­
sandri a, " pad re del l a teol ogia sci enti fica" - la cui co l pevolezza di fal so in documenti è
provata dal la ricerca ( l 324 ss. ) - che accettava i be n noti 27 sc ritti (tra cui 2 1 epi stol e),
e contem poraneamente menti va spudoratamente q uando asseri va che aposto l i e maestri
del l 'età apostol ica avev ano creato il canone, confi gurato con precisione fin da l l ' i n i zio.
L' Occi dente, sotto l ' i n fl usso di A gosti no, seguì la dec i s i one di Attanasio, del i m i tando
di conseguenza, tra i secol i IV e V, il canone cattol ico del N uovo Testamento in maniera
defi n i t i v a durante i si nodi di Roma nel 382, di l ppona nel 393 e di Cartagi ne nel 397 e
4 1 9 1 37.
I l Canone neotestamentari o ( usato i n l ati no come si nonimo di "bi bl ia") venne creato
ad i m i tazione del sacro l i bro degl i Ebre i . La parola "canone", che nel N uovo Testamento
appare solo in quattro momenti , acq ui stò nel la chi esa i l significato di "norma, cri terio
di gi udizio". Venne gi udicato canon ico quanto era ri conosci uto come com ponente di
78 questa norma ; e dopo l a defi n i t i v a s i gi l l atura de l l a raccolta neotestamentaria i l term i ne
"canon ico" è ven uto a significare quasi lo stesso di d i v i no, esente da errori . I l significato
opposto assunse i n vece la parola "apocrifo" 1 3K .
I l canone de l l a chi esa cattol ica restò general me nte in v i gore fi no a l l a Riforma. Fu
al l ora che Lutero contestò la canon icità del la I l Epi stola di Pietro (che ta l vol ta scade
"un po ' sotto lo spirito apostol ico"), del la l ettera di G i acomo (" u n ' epi stola fatta di pa­
g l i a", "un pugno ne l l o stomaco a San Paolo"), del la l ettera agl i Ebrei (" i m pastata forse
di truciol i , di pagl ia o di fieno"), nonché de l i ' A poca l i sse (" né apostol ica né profeti ca" ;
" i l mio spi rito non ce la fa con q uesto l i bro"), fi nendo pe r ri conoscere solo ciò che
" porta Cri sto". Di fronte a tutto ciò, il Conci l i o di Tre nto - con decreto de li '8 apri l e
1 546 - ri confermò ancora u n a volta tutti g l i scri tti d e l Canone cattol ico, ri badendo che
Dio è il loro "auctor" ! In real tà, il loro ''auctor" era l ' evoluzione, la selezione durata
attrav erso i secol i di codesti scri tti nel le s i n gole prov i ncie ecclesiastiche, a seconda del
loro uso più o meno frequente nel la l i turgia, oltreché la mendace affermazi one del la
loro apostol ica ori g i ne 1 39.
In che modo la ricerca rispetta lo Spirito Santo 55

IN CHE MODO LA RICERCA RISPETTA LO SPIRITO SANTO

Il N uovo Testamento è i l l i bro p i ù stam pato, e (forse) i l p i ù l etto del l 'era moderna. È
stato tradotto nel l e l i ngue pi ù di verse, p i ù di q ual siasi al tro. Ed è stato com mentato ed
i n terpretato con una i ntensità - dice i l cattol i co Sche l k l e - "che traval ica tutto. Nessun
al tro l i bro sarebbe stato s v i scerato così a l ungo da tante spi egazioni?". Ma sì , ammet­
tiamol o ! Quale altro l i bro, i nfatti , presci ndendo una vol ta dal l ' antenato ebrai co, offre,
tra q ual cosa di buono, al trettante contraddi zioni , l eggende, saghe, altrettante secondarie
concrezioni com uni tarie e i ntrusioni redazi onal i , tanti paral lel i sm i (come mostra l a
"Storia del la trad i zione si notti ca" d i B u l tmann) con l e favole del l a letteratura mon­
diale, a com i nci are dal l e antiche fantas i e ci nesi attraverso storie di i ndiani , di zi n gari , 79
fiabe dai mari del sud, fi no al tesoro de l l e saghe german iche, tante i ns u l saggi n i , assur­
d i tà, prese tutte tremendamente sul serio, e che da molti , anz i , vengono tuttora prese
sul seri o? 1 40
I l N uovo Testamento è, non sol o formal mente, ma anche e soprattutto nei conten uti,
tal mente eterogeneo, pieno d i contradd i zioni e d i anti tesi , che il concetto d i una "teol o­
gia neotestamentaria" è da gran te mpo d i venuto p i ù che problematico nel l 'ambito del l a
ricerca. Non esi ste, com unque, u n a dottri na uni tari a propria d e l N uovo Testamento,
ma pi uttosto ragguarde vol i dev i azion i , i ncongruenze e stridenti d i screpanze - persino
ri guardo al l a vera e propria "testi moni anza di C ri sto". Solo il fatto che v i si testi monia
i l S i gnore ti ene i nsieme il tutto in una u n i tà al tamente eterogenea. M a q uante mai cose
non furono testi moniate sul l a terra, specie nel l e rel i gioni ! 1 4 1
Di fronte ai ri s u l tati del l a ricerca, parl are ancora di i spi razione, di purezza e di i rre­
prensi bi l i tà, mozza i l fiato pers i no a chi se ne fa beffe. Sennonché i santi pad ri devono
giocare il tutto per tutto, v i sto che per q uesto il tutto è lì creato a bel l a posta ; non m i rare
a questo tutto, i nfatti , sarebbe rischi oso per l oro, anzi i l mass i m o pericol o i m magi na­
bile, (q uesto mostra una perseveranza certamente spaventosa) , ragion per cui costoro
gi ocarono e giocano costantemente i l tutto per tutto.
Nel conci l i o di Fi renze ( Bol l a "Cantate Dom i no" del 4 febbraio 1 442), nel conci­
l i o di Tre nto (q uarta sed uta del l ' 8 apri le 1 546) e nel Pri mo Conci l i o Vati cano (terza
sed uta del 24 apri l e 1 870) , la Chi esa cattol ica ha fatto de l l a dottrina del l ' i spi razione
del l a B i bbia, che notori amente com porta totale assenza di errori , un dogma d i fede. I n
quest ' u l t i mo consesso d e l 1 870 h a decretato che " l e Sacre Scritture, com poste sotto
l ' i sp i razione del l o S p i ri to Santo, hanno Dio per autore." Di conseguenza, i teologi del l a
grande chi esa m i sero i n d i scussi one di massi ma l e contraddi zioni o perfi no l a sem p l i ce
'
possibi l i tà di fal s i fi cazi oni fi no agl i i n izi del X X secolo, l addove i ntanto i "progressi­
sii " i n d u l gono ad una tattica diversa, come fa ad esempio il teologo francese M i chel
Cl évenot asserendo che " l ' i ncredi bi l e l i bertà con cui gli evange l i sti osano contraddi rsi
tra di l oro" attesterebbe propri o la " u n i c i tà" d i Gesù ! Nondi meno, contradd i zioni e i m- so
56 Fals(ficazioni cri.�tiane ne/ mondo antico

m u n i tà da errori , fal si fi cazione e santi tà, cont raffazi one e canon icità si accordano assai
malamente, a dispetto di ogni spi ri to di cattol icità. Vi si adattano malamente anche l 'alta
d i g n i tà morale e rel i gi osa di cui si accredi tano i com pi l atori bi b l i ci , la loro presu nta
severa consapevolezza di veridicità. Eppure l '"autori tà" dei loro l i bri si fondava e si
fonda propriamente sul fatto che "essi ri specc hiano in man iera cred i b i l e le pred i zioni
dei profeti re lati ve a Cri sto e l a testi moni anza di Cri sto data dagli aposto l i " (Cam pen­
hausen). S i m i l mente, gli apologeti si difesero e si difendono con v i vace eloq uenza
dal l 'accusa di fal so, tanto pi ù che v i è costantemente connessa una pi ù tarda datazione
d i quegl i scritti , per cui nel l a pseudepi grafia neotestamentari a non può pi ù esserci traccia
di apostol icità . . . , "criterio supremo di prossi m i tà a l l 'ori gi ne" 1 42 .
Non mancano natural mente studi osi che seg ui tano a difendere la pseudepi grafia,
s i g n i fi cati v a per l ' u mani sta, per l 'e breo, per il cristi ano, e un tempo "determi nati ve for
the thoughts of Dante, B u nyan and M i l ton" ( Charlesworth). A l punto che pers i no una
mente cri tica come A rnold Meyer, a concl usione di un suo arti col o sul l a " Pseudepigrafia
re l i gi osa", che certo non risparm i a l e Ch iese, i ntende evi tare l a parola "fa l s i fi cazione"
(da me sem pre preferi ta di fronte ai pudi bondi barbugl iamenti del l a sci enza "seri osa") ,
di scorrendo "pi uttosto di una forma antica d ' i n venti va poeti ca, che si sforza di ridare
l a parola a personaggi antichi , e preci samente nel modo p i ù real i stico ed effi cace,
affi nché la veri tà, nel prese nte come i n passato, trov i una bocca degna e una del ega
con v i ncente" 1 4.1 .
I n real tà, propri o le fal si fi cazioni dei cristiani (e deg l i ebre i ) devono essere gi udicate
con maggior severi tà che que l l e dei paga n i . Pe rché è vero che anche g l i antichi credenti
conoscevano l i bri sacri - per esempio nel l 'orfismo o nel l 'ermetismo (p. 1 8 s . ) - , ma quei
l i bri non ebbero mai signifi cato e valore paragonabi l i a q uel l i di una re l i gi one espl i ­
ci tam ente ri velata e fondata sul l i bro. A l contrari o, le ri velazioni gi udaiche e cri stiane,
l e dottri ne dei profeti e di Gesù avev ano carattere v i ncolante, ed erano i nattaccabi l i .
SI Nondi meno, i cri stiani presero a mod i ficare sc ritti del N uovo Testamento, m a anche di
pad ri del la chi esa, di assem blee ecclesiastiche, fal sando add i ri ttura trattati nuov i di sana
pianta sotto il nome di Gesù, dei suoi di scepol i , di scri ttori ecclesiastici , contrafface ndo
i nteri verbal i conc i l i ari 1 44.
Di fronte al l ' i m portanza del fe nomeno fal si fi catori o pe r la storia del cristi anesi mo
del le ori g i n i , sorprende in q ualche modo - ma forse nemmeno tanto - quanto la ricerca
stessa abbia ri sparm iato fi n qui l 'agi ografi a, fi no a che pu nto essa abbia mancato di
temati zzare questo com plesso fi no ai gi orni nostri , o come l ' abbia i gnorato del tu tto.
Certo, questo settore precari o d ' i ndagi ne è stato tal mente e l u so o aggi rato dal l a ri cerca,
tanto che essa ancora oggi "deve amm ettere una ragguarde vole i gnoranza sul l a storia
del la fa l s i fi cazione" ( B rox) 1 45.
La dice l unga i n proposito i l fatto che Norbe rt B rox (teol ogo catto l i co ! ) , ancora nel
1 973 e ancora nel 1 977 defi n i sca " i ncresci osa" l ' i n vesti gazione sci entifica sul la pseu-
l Cristiani falsifica vano più consciamente degli Ebrei 57

depigrafia protoc risti ana. Fi no a quel momento, B rox non vede "al cuna riflessione di
m etodo, portata avanti in maniera conseguente e s u l arga base, per q uesto fenomeno."
Forse vede la ricerca s u q uesto terreno "notevol mente poco com unicati va" (o magari
i natti va), e in tutti i casi la vede "occ uparsi ancora poco e svogl i atamente di pseudepi­
grafia come forma l etterari o-teologica del cri sti anesi mo" 1 46•
Affiorano i nvero da ogni parte m i l le prob l em i , ma è sconcertante "come l e ri sposte
resti no rudi mental i , fortuite e i nadeguate . . . e come la ri cerca si com porti in modo sor­
prendentemente ' pago ' , e come, i n tutti i b i l anci com prensi v i e rappresentati v i , essa
s i sia "accontentata a l l a svelta di gi udizi som mari , combi nati superficial mente e di
v a l utazi oni i m prov v i sate". Per l a pi ù tradi zionale fi l ologia classica, i nfatti , q uesto non
era assol utamente "un tema serio". E per q uanto riguardava l 'anal i si del l a l etteratura
gi udai co-cri stiana sotto q uesto aspetto, anche là dom i nava natural mente "un grande
ri tegno", dato che sussi steva soltanto "scarsa moti vazione a temati zzare il problema
del l a possi bi l e o effett i v a fal si fi cazi one nel l a l e tteratu ra bi bl i ca e protocristi ana".
Se pur l o si facesse e quando l o si fa, al lora si svolge " fi no ad oggi l a sol uzi one senza
tante com pl icazioni e in modo molto ri sol uto . . . ; nonostante tutto, v i ene garantita e 82
' doc umentata ' l ' autenticità di tutti g l i scritti bi b l i c i , mentre la fal si tà vi v i ene i nsi n uata,
secondo i cri teri od iern i , ad un l i vel l o morale per c u i , per ogni scri ttore rel i gi osamente
i m pegnato (e a maggior ragione per g l i agiografi ) , deve darsi a priori come esclusa.
Oppure la fal s i tà si ri vela in seg ui to, com unque, molto i nferiore q uale i stanza morale e
standardi zzata di q ueg l i autori . A nche dove si v uole evitarlo, è l ' apol ogeti ca a gui dare
la penna . . . ". A scol tiamo ancora il teologo cattol ico: "Tutti g l i sforzi di q uesto genere
cercano di sfuggi re al l a cal amità che si creda i l l ecito attri bui re com portamenti dubbio-
si ad autori di alte i stanze etiche e rel i giose ; in più, dal l a grande massa dei fal s i , si
v uole del i m i tare uno spazio i ntegro, rel i giosamente motivato e al di sopra di ogn i
sospetto" 1 47 •

J CRISTIANI FALSU'ICAVANO PIÙ CONSAPEVOLMENTE DEGLI EBREI


E CON MAGGIOR FREQUENZA

Rendi amoci conto, per com i nci are, di una ci rcostanza aggravante: di nessun vangelo,
di nessun scri tto neotestamentari o, anzi , pi ù in general e, di nessuno scri tto del l a B i bbia
noi possediamo un testo ori ginale . . . anche se si è affermato - fi no al secolo del lo storico
I l l um i ni smo - di possedere l ' ori gi nale del vangelo di Marco, addi ri ttura due, a Venezia
e a Praga ; ed entram bi , per gi unta, in una l i ngua che nessun evange l i sta ha mai scri tto,
cioè i n l ati no. M ancano perfino le pri me trascri zion i . A bbiamo sol tanto copie di copie
di copie, e ne affi orano sempre di nuove. (Nel 1 967 si contarono pi ù di 1 500 manoscritti
de l i ' A ntico Testamento greco, nonché 5236 manoscritti del Nuovo Testamento greco,
58 Falsificazion i cristiane nel mondo antico

dei q ual i per la verità ci ascuno, non di rado erroneamente, è stato s i g l ato in forme
83 di verse. Solo pochi ssi m i di q uesti scri tti , i noltre, conte ngono i l N uovo Testamento
al com pl eto, e la p i ù parte sono rel ati vamente rece nti . Solo i papiri risal gono a te m pi
precedent i , tal uni fi no al I I I o I l secolo. Ma tutti sono assai fram mentari ; i l papi ro p i ù
antico consta di poc he parole: G i ovanni 8,3 1 -33 e 37-38) 1 4l! .
Poiché nel mondo antico i l i bri erano ri prodotti solo per v i a manoscri tta, i fal si erano
assai fac i l i tati , potendosi esegui re nel copiare modificazioni nel testo in ogni momento,
ope rando i nseri menti , e l i m i nazi oni , oppure aggi u nte e i ntegrazioni ne l l a concl usione.
Così , anche nei manosc ritti neotestamentari si verifi cavano in conti n uazione errori
i n vol ontari o i ntenzional i , errori di copiatura dov uti a d i sattenzione o ad i gnoranza,
ma anche consapevol i manom i ssioni e fal s i program mati ; questi u l ti m i , s pecial mente,
nel l ' epoca pi ù antica, durante il l e il Il secolo, a l l orché il N uovo Testamento non
aveva ancora nessuna val i d i tà canonica e non ci si peri tava m i n i mame nte - l o i nse­
gnano appunto le altre fal s i fi cazi oni - di cam biare i term i n i del testo. I ncessantemente
copi sti , redattori e gl ossatori i nterve n i v ano nei testi , cancel lando, a m p l i ando, d i s po­
nendo di versamente, o abbrevi ando ogni cosa a loro piaci mento. Si è q u i ndi l ucidato,
l i mato, ri fi n ito, armoni zzato, riass unto e parafrasato ; nasce va così uno scom pigl io, un
sem p re crescente processo di i n sei valichi mento, "una vera gi ungi a di versioni e varianti
le une contrastanti con le altre" ( Lietzmann), un caos che ci rende oggi i m poss i bi l e
stabi l i re i n molti passi i l testo ori gi nario "con sicurezza o anche sol o con probabi l i tà"
( K nopf) 1 4".
Ora, se molti cristiani già stentano a rassegnarsi a q ueste i n negabi l i realtà, sentono
senz 'al tro d i sturbata la l oro "fede nel N uovo Testamento", e ancor più frustrati i l oro
sent i menti ve rso i grandi te mpi del cristi anes i mo pri m iti vo, dal fatto che scritti del
N uovo Testamento, l i bri del l a B i bbia " i m peccabi l e", ope re del la chi esa nascente, trat­
tati teologici , lettere e pred iche si ano opere contami nate e sofi sti cate , recando un nome
fal so o fal si fi cato. Siffatto accred itamento, sia da parte degl i autori sia del l a tradi zione,
si chiama appu nto pse udepi grafi a.
A d i re il vero, q ual che fal sari o cri stiano, soprattutto del tem po più antico, potrà aver
fal s i fi cato assol utamente in " buona fede", vale a d i re con "si ncera i ntenzione", e non
essere pertanto - in senso strettamente psicologico - col pe vole di "me ndac io", ovvero
di un reato, essendo q u i ndi soggetti vamente e passabi l mente gi ust i fi cato. Ma da un
84 punto di v i sta oggetti vo la sua azione, qual unque ne fosse i l movente, resta tuttav i a
u n a fal sificazione opportuni sti ca, u n a frode. Nessuno mette i n d u bbio, natural me nte,
che molti dati i nesatti sugli autori si siano prodotti attraverso tutte l e poss i bi l i fort uite
com bi nazion i , per mezzo di scam bi e mal i ntes i , errori dei copi sti , di edi tori . E nessuno
vorrà o potrà defi n i re fal si tal i errate attri buzioni . . . anche se la cosa appare quantomeno
strana, trattandos i di scri tti per defi nizione senza errori e d i v i namente ispi rati .
A q uesto pu nto, l ' A ntico Testamento fa pur sem pre una m i g l iore fi gura nei confronti
l Cristiani .fàlsijica vano più consciamente degli Ebrei 59

del N uovo, ol tre che del l a letteratura protocri stiana. Perché agl i Ebrei di epoca vetero­
testamentaria, special mente dei tempi pi ù re moti , l 'essenza del la m i stificazione, e tutto
quanto essa i m pl ica, era mol to meno fam i l i are. Quegl i uom i n i non avevano ancora i l
rapporto con l a real tà, i l senso pragmati co dei futuri cristian i , i q ual i , sebbene sol tanto a
guisa di paragone, pensavano pi ù razional mente, essendo meno m i ticamente estasiat i ,
con pi ù concreto senso de l la stori a. G l i pseudepi grafi degl i anti chi ebrei n o n nacquero
i n u n ' atmosfera da l otta con t i n ua contro g l i "eretici", di rec i proco sospetto, di i m per­
versante diffi denza. Pertanto, non erano ancora oggetto di attacch i , essendo pi uttosto
sal utati con entusiasmo. Quegli uom i n i non erano predi s posti per n u l l a alle fal sificazion i ,
e pertanto erano assai meno i ncl i n i a calcolarne l 'eventual i tà. Tra g l i Ebrei , i n somma,
l ' acc usa di fal so era l ungi dal i ' essere s u l l a bocca e neg l i orecchi d i tutti , come sarà poi
fra i cri stian i , q uando ci asc una del l e mol te "sette" av rebbe prati cato fal s i per far valere
l e propri e dottri ne nei confronti del l a "grande chiesa" , mentre q uesta si affermava
mediante controfa l s i fi cazion i , oppure anni entando se mpl icemente gl i scri tti avversari .
Dove però si parl ava e si udi v a conti n uamente di fal s i tà, era diffic i l e che un fal sario
operasse ancora in buona fede. La redazione di autentica ( !) pse udepi -grafi a rel i giosa
(cfr p. 1 3 ) è al lora "abbastanza i nverosi m i l e". E manifestamente essa occu pa " i n cam po
cri stiano uno spazio mol to i nferiore che i n q ue l l o ebrai co e pagano" ( S peyer) . I l che
signi fica: i cristiani fal s i fi cavano di p i ù , p i ù di tutti g l i al tri 1 50 •
Certo, anche nel l a gi ungla del l a pseudepi grafi a ebraica non tutto è consapevole
i n ganno, né ogni fal sa i ndicazione autorale è basata su l l ' i ntenzione, e molto sarà stato ss
nient'al tro che errore, scam bio puro e sem pl ice. S pesse volte è stato l ' i dentico nome
d i d i versi autori (omon i m i a) a prod u rre errate attri buzion i , spesso il conten uto identico
di parecchi sc ritt i . A l tre volte si scri veva sul frontespi zio - per svi sta, per di menticanza,
per smarri mento del nome - di un trattato in ci rcolazione senza nome (anon i m i tà) u n
nome g i à noto; e q uesto, certamente, p u ò essere accad uto i n modo p i ù o meno acc i ­
dentale, sicché c o l tem po d i ventava spesso (consapevole) mani pol azione, i ntenzionale
attri buzione sbagl iata, abuso metodi co, i nsomma un fal so 1 5 1 •
Un siffatto i n tento i ngannatori o è i neq u i v ocabi le q uando, ad esempio i n epoca or­
mai l ontana da quel l a aposto l i ca, si ri vendica a vantaggio di uno scri tto una paterni tà
apostol ica. "L' esecuzione letterari a del l ' i nganno è q u i fatta con precisione, i n modo
tanto disi nvolto e manten uta in modo così ' storico ' , che non se ne esce con nessun ' a l ­
tra concl usione: si tratta di un ponderato s v i amento d e i l ettori c o n l ' ausi l io di trucchi
letterari , per ragg i u ngere con l e cose scri tte u n determ i nato fi ne" ( B rox) 1 52 •
I n i n n umerevol i casi si tratta, pertanto, di (consapevole) raggi ro, di i m brogl io ed
i m postura bel l a e buona. E propri o là, dove si è osato parl are " i n nome del sacro e del
subl i me", "molto si è fal s i fi cato con seri o i ntento" ( A . Meyer) . Q uesto è tanto pi ù vero
per q uanto riguarda la pseudepi grafi a cri sti ana. Per lo meno i n quasi tutti gl i i n n ume­
rev o l i scri tti che vanno dal I I I secolo fi no al Medioevo "la fal sa i ndicazione autorale
60 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

non si può spi egare né con l 'esperi enza rel i gi osa né con la fi nzione l etterari a. Essa fu
appl icata consapevol mente per i ndurre in i nganno" (S peyer) 1 53 •
Ora, pri ma di considerare i Vangel i sotto i l nostro pu nto di v i sta, vogl i amo, guardando
ad essi e a l l a letteratu ra protocristiana in generale, occ uparci ancora del problema dei
86 moti v i e dei metod i dei fal sari .

PERCH É E CO�U: SI •.ACEVANO l FALSI ?

I ntanto, quanto al pe rché, le ragioni erano tan ti ssi me. Un motivo i m portante era l 'accre­
sci mento di autori tà, anche se spesso era sol o una ci rcostanza concomi tante. Si cercava
di ottenere prestigio e popolarità per uno scri tto vantandone una patern i tà già rinomata
oppure l ' età veneranda, ricorre ndo q u i nd i a l l a retrodatazione, e ri vendicandone l a
partec i pazione al passato aposto l i co. "Ortodoss i " e d "eretici" agi vano qui nel l a stessa
man iera, e così i fal sari i n gannavano i l ettori per quanto ri guardava l ' autore , i l l uogo e
i tempi del la stesura. I nfatti , tra le crescenti com unità cri stiane si mol t i p l i carono natu­
ral mente, col passare del tem po, nuovi probl emi , si tuazi oni , i nteressi a cui non aveva
dato ri sposta la più anti ca tradi zione l etteraria, l ' epoca cosi ddetta cl assica, né la pri ma
età aposto l i ca. Ma poiché c ' era bi sogno del loro placet, o si voleva al meno s i m u l are
l a legittima cont i n u i tà dal le ori gi n i , si fabbricavano scri tti e "rivelazioni" che v i cor­
rispondessero: fal s i , che veni vano predatat i e che si spacc iavano per "norma fi n dal le
ori gi n i ", pe r fu ngere da verità degna di fede. Li si i ntitolava col nome di un cri sti ano
famoso, se ne asseri va la patern i tà da parte di Gesù, degl i apostol i , di loro d i scepol i o
di prom i nenti pad ri del la chi esa. Pe r tal g u i sa si i ncreme ntava non sol o i l prestigio del
fal so, ma gl i si assicurava anche ampia diffusione, sperando nel contem po di tutelarl o
dal l o smascheramento 1 54 •
l cattolici usavano i falsi pe r poter ri sol vere "apostol icame nte", q u i ndi autori tari amen­
te , i nuov i i ncal zanti problemi del l a d i sci pl i na ecclesiastica, del di ri tto, del l a l i t urgia,
del la morale ecclesiale, nonché l e difficoltà del l a teologia, pres unti vamente nel senso
vol uto da Gesù e dai suoi aposto l i . Operavano fal s i , i nol tre, g l i "ortodossi", al fi ne di
com battere mediante controfa l s i fi cazioni i fal s i degl i "eretici", spesso mol to versati e
assai l etti per la loro vantata autorevol ezza, nonché quel l i prodotti da G nosti c i , Man i ­
che i , Pri sci l l iani e mol ti altri ; e lo facevano controfal s i fi cando pe r esem pio i l Kerigma
di Pietro (p. 90) , gl i Atti di Paolo (p. 98 s . ) , l ' Epi stola degl i apostol i (p. 94) . Questi
cont rofal si , a loro volta, amavano mettere in guardia da fal si fi cazi oni "eretiche", come
87 fa la I I I Epi stola ai Cori nzi (p. 1 00) . I n g i u riano e condan nano i loro avv ersari fal sari
prat icando esattamente lo stesso metodo, ma s pesso in modo pi ù raffi nato, in mani era
meno percepi bi le. E gl i "eretici" fal s i fi cano soprattutto pe r far accettare e difendere con
maggior successo la loro fede, derogante dal dogma ecclesiastico 1 55 •
Perché e come si face vano i fa/si ? 61

S i facevano fal s i , i noltre, per ragioni d i pol itica ecc lesi astica e d i patriottismo l ocale,
magari a ri prova del l a fondazione "apostol i ca" di una sede vescov i le; ma anche i n v i sta
de l i ' i sti tuzione di monasteri , per assicurare o ampl i are u na propri età, per propagandare
un santo l ocal e. I n particol are, a parti re dal I V secolo, si produssero rel iquie, fal se v i te
di santi , agi ografi e di monac i , documenti fi nal i zzati a consegu i re vantaggi gi u ridici e
fi nanziari 1 56 .
I n defi niti va, si operavano fal si per assi c u rare, tra m i te una fal s i fi cazione, la "auten­
tici tà" di un 'altra. Si facevano anche per danneggi are deg l i avversari personal i , per
gettare di scred i to sui rival i . Per mezzo di u n fal so si difendevano persi no, ancorché di
rado, i propri <;�-m iei , come di mostrano l e sedi centi Lettere del comes Bonifacio 1 57 •
Solo di rado, per la veri tà, ci v i ene tramandato i l nome del fal sario, come q ue l l o del
cattolico G iovanni Malalas ( retore o scol astico, vedi II 272), sul q uale non sappi amo
al tri menti nul la. Pare che nel 565 fosse di venuto patriarca di Costanti nopol i e avesse
com battuto in A l essandria i monofi siti per mezzo di fal s i , e preci samente usando il nome
del contropatri arca mon i fi sa Teodosi o di Gerusalemme, e col nome di Pietro l ' I berico
e del vescovo pure monofi sita di Maj uma (presso Gaza) . Zaccaria il retore, esponente
mon i fi s i ta, ce ne i nforma ne l l a sua Stori a ecclesiastica, asserendo che Malalas voleva
ingraziarsi l a massa, cioè i Diofi siti sotto il patriarca Proterio ( I l 203 , 209), "per farsi
un nome, raccogl i ere oro ed essere osannato per questa vana gl oria . . . E poi ché ri teneva
possibi le che fosse biasi mato pe r il conten uto dei suoi l i bri , non li fece usc i re sotto i l
proprio nome, m a l i i ntestò uno a l nome d i Teodosio vescovo d i Gerusalem me, u n altro
al nome di Pietro l ' I berico, affi nché anche i credenti (vale a d i re i monofi si t i ) ne fossero
tratti in i n ganno e l i accettassero" 1 58• 88
Di q ual i metodi si serv i vano i fal sari ?
I l pi ù facile, ma senz 'al tro anche i l pi ù frequente metodo di falsificazi one era l ' i mpi ego
di un nome del passato fal so, ma i l l ustre - i l che, nel l e culture dei genti l i , era com une
come i n quel l a ebraica, mentre i n era cri stiana av v i ene pi ù si stematicamente. U n ' autori tà
del passato, nel la tarda anti chità e successi v ame nte ancora, contava pi ù di u n ' autori tà
del passato prossi mo e del presente, tanto p i ù q uando l ' autore fal sario - premessa con­
sueta per la sua i n i zi ati va - si sentiva i nferi ore e non aveva un "nome". I l riferi me nto
ad un contem poraneo rinomato era troppo rischi oso, pote ndo q uesti in ogni momento
svel are il fal so con una dichi arazi one e stroncarne pertanto gl i effett i . È be nsì vero che
u n 'opera sotto fal so nome non dev ' essere per forza un fal so, ma di sol i to il fal sario
è pure l ' autore del l ' opera. I n fi n i ti l i bri "apocri fi " , ma anche scri tti neote-stamentari ,
sono sorti così con i ntenti fraudol enti ; sono fal si program mati di un genere l etterario
d i v enuto sem pre pi ù popolare nel mondo antico; sono l avori buttati giù da mesti eranti
che pretendono di usc i re dal l a penna di tutt ' altro autore, di q ualcuno che non è affatto
i dentico col l oro autore, di una personal i tà che si propone come più antica, degna di
venerazione, i ntang i b i l e e sacra 1 59 •
62 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

In molti di questi fal sari ri s u l tano sospetti , di pri mo acc hito, grav i sbagl i , palesi
contraddizion i , anacron i sm i , che sono spesso sufficienti per una dichi arazione di non
autenticità, special mente quando sono accompagnati da attestazioni di ori gi nal i tà esage­
ratamente i nsi stenti . Errori di tal fatta sono: precog ni zioni troppo v i stose, ricostruzioni
retrodatate, vatici n i a ex eventu, i m i tazione ecl atante di un autore più tardo o mode l l i
letterari sempre ri correnti , cl iché sti l i st i c i . Nondi meno, fa l sari esperti e raffi nati i m pi e­
gano spesso i trucc hi pi ù sofi sti cati , i dettagl i pi ù sconce rtan t i , per s i m u l are ori g i nal i tà,
autenticità e i rri petibi l i tà. I m i tano i nfatti l o sti l e in maniera i m pressi onante. Presentan­
dosi con pi g l i o autorevole, fanno le esternazioni più i nconfutabi l i . Di ssi m u l ano dati
biografi ci e si tuazional i , prese ntano riferi menti precisi di te m po e di l uogo, avveni menti
89 stori ci accortamente i ncorporati . Si preocc upano anche di fatterel l i accessori , d i cose
secondarie e di particol ari , i ntesi a gene rare l ' apparenza de l l 'ori g i nale, pe r rendere
tanto pi ù cred i bi l i le cose pri nc i pal i e tanto pi i1 sicuro i l successo del fal so. Disse m i ­
nano i noltre al l usioni a ci rcostanze de l l a l eggenda o anche de l l a stori a c h e i nducono
la suggesti one di u n ' assol uta gen u i n i tà, la sensazione d i retta del la stori c i tà. Dan no un
loro contri buto con nomi fal s i , ma sagace mente i n seriti ( nomi special mente rari , che
suggeri scono cred i b i l ità, oppure nom i com u n i ssi m i , che non susci tano sospett i ) . E non
solo mutuano grandi nom i dal l a stori a, ma i n ventano altresì persone atte a fu ngere da
garant i .
Mentre fal s i fi cano, i fal sari mettono i n guard i a - tanto freddamente quanto scal tra­
mente - da eventual i fal s i ficazi oni . Essi ne diffidano i l l ettore, non senza maledi zioni
e mi nacce. Stabi l i scono criteri di autentici tà, rendendo i n tal modo pi ù plaus i bi le i l
propri o fal so l a cui "auten ticità" essi , pe r soprammercato, sottol i neano i n molte lettere
ri nv iando a l l a propria fi rma. Così , ad esem pio, i l cattol ico Papa scri ve al l ' i m peratri ce
Elena: " Sal uto di pace io, Papa, mando con la m i a fi rma manoscri tta a l l a tua fedele
regale al tezza". A l c uni fal sari assi curano patet iche testi moni anza ocul ari e auricol ari ,
al tri sottosc ri vono e appongono i s i gi l l i , altri ancora, al pri nci pio e al la fi ne del la loro
opera, prestano sacri g i u ramenti di com unicare solamente i l vero, come l ' autore di una
lettera domenicale che si fa passare per l 'apostolo Pietro. Un altro fal s i fi catore, lo Pseudo
G i rol amo, promette per la sua trad uzione di un sed icente vangelo di Matteo: "lo trad urrò
con cura, parola per pa rola, i l testo esattamente come è nel l ' ori gi nale ebrai co". A l tri
cri stiani d ' al tronde , pur di acc resce re la fi d ucia nel loro fal so, non esi tano ad acc usare
altri di fal so. Ed al tri ancora cercano di procurare ai loro i m brogl i un maggi ore effetto
per mezzo di m i nacce. "Ma guai a coloro che contraffa nno questa m i a parola e il mio
comandame nto", diffida m i nacc ioso i l fal sari o catto l i co del l a Epi stula A postolorum. E
la pseudepigrafica A poca l i sse di Esra m i naccia: " Chi non presta fede a questo l i bro,
1 60 •
sarà bruci ato come Sodoma e Gomorra"
Nei metodi dei fal sari rientrava pure di rendere cred i bi l i l ' i mprov v i so affiorare di
90 presunti sc ritti di autori antichi mediante portentose storie di ri nveni mento o con l a
Né il vangelo di Matteo né quello di Giovanni 63

scoperta di copie, d i presunte traduzioni di ori gi nal i strani eri , al l ' i nterno d i grotte, i n
celebri b i b l i oteche o i n archi v i ; e q uesto dov rebbe spi egare perché q ue l testo era
ri masto così a l un go sconosci uto, nonché l a tarda scoperta di i m portanti contenuti .
A nche "ri velazioni oni riche" portavano al ri nveni mento di fal s i fi cazi oni , come pure i l
richi amo a "segrete v i e d i trasmi ssi one". I n generale, g l i i m postori amavano add urre
v i sion i , appari zioni di Cri sto, di Mari a e di apostol i , certifi cando la presunta v i sione
mediante altri fal si 1 6 1 •
I n parti col are, i fal sari di mol te agiografie ri correvano al la narrazi one i n pri ma persona,
usando la testi moni anza oc ulare per la m i g l i ore con val i da del l e loro fandon ie. E non
meno effi cacemente operavano soprattutto i fal s i fi catori di l i bri di ri velazioni cristi ane,
promettendo mari e monti a lettori e propagandi sti , m i nacciando nel contempo i loro
spregi atori . I truffatori offri v ano anche testi moni g i u rati come garanti dei loro i m brogl i
e, per corroborare la fi d ucia nei dettagl i , dicevano pe rfi no q ualcosa di vero. E benché
vi si ano anche q u i , come dappertutto, mode e metodi m utevol i , d i versi procedi menti
tecnici e tematici , vi sono pure forme sempre ri correnti - per non d i re caratteri d i sti nti v i
- anche s e è diffi c i l e i ncontrare general i tà e tipicità i m m utabi l i 1 62 •
Orbene, q uanto sopra vale soprattutto per l ' età successi va al N uovo Testamento, ma
i n parte anche per te mpi anteri ori . È d i fatti accertato come già ai cri stiani p i ù antichi i l
problema i n particolare del l a pseudepi grafi a non desse tanti pen sieri , e che (anche) su
q uesto punto non e rano troppo scru polos i . Nel cri stianesi mo, in fi n dei conti , per amore
di D i o (e l ' esclamazione tedesca "per amore di D i o ! " non s i g n i fi ca mai qualcosa di
buono) praticamente tutto è permesso: l o i nsegna l a storia. E nel mondo antico gran parte
del l e fal si ficazioni avven i v ano appunto a sostegno del l a fede . . . che m uove le montagne !
(Nel Medioevo si fal s i fi ca special mente per ri n saldare o estendere propri età e poteri .
G i à nel I X secolo si truccano i n tutto l ' Occi dente documenti papal i , natural mente per
mano di rel i gios i ) . In ogni caso, è alti ssi mo il tasso degl i pseudepigrafi del l a letteratura 91
tramandata g i à n e l cri stianes i m o pri m i ti v o, essendoci stata sem pre nel cri stianesi mo,
anche nei pri m i tempi , una prassi pri va d i qualsiasi ritegno. Lo confessa il teol ogo von
Campen hausen : "Purtroppo, l a veri d i c i tà in q uesto senso non è una v i rtù fondamental e
1 63
del la chiesa anti ca" .

NÉ IL VANGELO DI MA1TEO NÉ QUELLO DI GIOVANNI NÉ LA RIVELAZIONE DI GIOVANNI (APOCALIS­


SE) SONO OPERA m:GLI APOSTOLI AI QUALI LA CHIESA LI ATTRIBU ISCE

A causa del l a grande i m portanza del l a "trad i zi one a posto l i ca", nel cosiddetto cristi anesi­
mo del l a grande chiesa, l a chi esa catto l i ca dichi arò tutti quanti i vange l i q ual i l i bri degl i
aposto l i o dei rispetti v i seguaci , cosa che aveva appena fondato i l suo prestigio. Eppure è
pienamente i nd i mostrato che Marco e Luca, ai cui nomi s ' i ntitol ano i rispetti v i vangel i ,
64 Fals(ficazioni cristiane ne/ mondo antico

si ano al l iev i apostol ici ; che Marco sia da identi fi care nel l ' accom pagnatore di Pietro,
e Luca col com pagno d i Paolo. Tutti e q uattro i Vangel i vennero tramandati in forma
anon i ma. La pri ma attestazione ecclesiastica pe r " Marco", l ' evangel i sta più antico,
m uove dal vescovo Pàpia d i lerapol i , cioè dal la metà del Il secolo. In te m pi mode rn i ,
però, un numero cresce nte di ricercatori cri ticano i l val ore doc ume ntari o del l a testi­
moni anza d i Papia, defi nendola "stori camente pri va di valore" (Marxsen), e l u i stesso
ammette che Marco " non ha udito né accom pagnato il S i gnore". Add i ri ttura, Marco
sem bra essere stato piuttosto un cri stiano pagano; lo fa pensare la sua acuta pol em ica
antigi udaica. E che Luca fosse al l ievo di Paolo è q uantomeno oggetto d i controversi e,
v i sto che nel vangelo d i Luca passano in seconda l i nea proprio concezioni ti picamente
1 64 •
paol i ne
È assodato, per contro, che l 'apostol o Matteo, d i scepolo di Gesù, non è l 'autore del
vangelo di Matteo (formatosi , come perl opi ù si ammette, tra gli anni 70 e 90) . Non
sappi amo neppure come su Matteo cadesse la reputazione di essere un evange l i sta.
92 Ev i dentemente, la pri ma attestazione risale a l l o storico ecc lesi astico Eusebio, i l q uale
a sua volta si rifà al vescovo Pàpia, del q uale egl i stesso scri ve che doveva "essere stato
i ntel l ettual mente assai l i m i tato". La denom i nazione di "Vangelo di Matteo" provi ene da
un periodo pi ù tardo. Si trova i n i zialmente presso Cle mente di A l essand ria e Tertu l l iano,
morti entrambi al l ' i n i zio del l l l secolo. Del resto, l ' apostolo Matteo, contem poraneo
di Gesù, testi monio oc ulare e au ricolare del l a sua att i v i tà, avrebbe potuto scri vere i l
vangelo che prese i l nome d a se stesso, s e avesse dov uto appoggiarsi a Marco con tanta
ricchezza di dettagl i ? Era debole di memoria a tal punto, Matteo? O così scarsamente
i spi rato?
S i a come si v uole, tutta q uanta l ' esegesi critica vede il nome del l ' apostolo Matteo
stare senza val ida ragione sul frontespi zio di q uesto vangelo, dal momento che esso
- come affe rma l a tradi zi one del la chi esa antica - non era stato scri tto in ebraico ma,
ori g i nariamente, in greco. Non si conosce nessuno che abbi a v i sto il presu nto ori g i nale
i n aramaico, né si conosce ness uno che lo abbia tradotto i n greco, né resti o frammenti
di un pri m i t i vo testo aramaico sono conservati in manoscritti, o anche solo i n citazi on i .
A ragi one, qui nd i , Wolfgang S peyer annovera i l vangelo d i Matteo tra i "falsi effettuati
dietro la maschera di rivelazioni rel i giose". K. Stendah l i poti zza che non sia affatto opera
di un si ngolo, bensì di una "scuo la". In ogni caso non è ri cond uc i bi l e ad un testi mon io
1
oc ul are: ecco il g i udizio d i quasi tutta l a ricerca bibl ica non cattol ica 65•
Teologi catto l i ci de l l ' u l t i ma generazi one si espri mono spesso affan nosamente su
q uesti dati di fatto. "Se ( ! ) il nostro greco vangelo di Matteo fu preced uto da un ori ­
gi nale aramaico . . . ", scri ve i n proposi to K . H . Sche l kle. Eh già, se . . . Se è la pi ù tedesca
di tutte le parole, dice Hebbel . (E mio padre amava l i quidare i se e i ma con un detto
i nconfond i bi l e, in fondo ci tabi le nel le note - uno st i molo per il grosso dei miei lettori
a darc i pure un 'occhi ata) . " U n U r-Matteo, un Matteo pri m i genio in aramaico dovette
Né il vangelo di Matteo né quello di Gio vanni 65

essere com posto decenni pri ma del M atteo greco". Qui è netta l a sensazione che non
ci credano nemmeno l oro. (E forse g l i è pers i no l ecito scri verlo, q uando non sanno pi ù
che pesci prendere. Quando nel 1 954 un " Enchi ri d i um b i b l i c u m " pubbl icò i n seconda
ri stampa documenti ecclesiastici su q uestioni bi bl iche, i teologi cattol ici non dovevano 93
mostrare già p i ù d i credere in tutto ciò che appena 50 anni pri ma gl i era stato i m posto.
I segretari del l a Com m i ssione bibl ica i nterpretavano i decreti passati come dettati dal l e
ci rcostanze d e l tempo, quel l e i n cui 50 a n n i pri ma l i si era form u l ati i n difesa di una
smodata cri tica razional i stica . . . Sennonché ci rcostanze del tem po ci sono sempre, come
non mancano mai gerarchie t i ranni che e opportun i sti , n umerosi come granel l i di sabbia
i n ri va al mare . . . Lo sapeva bene Lichtenberg, che pe rò lo di sse meg l i o d i chi unque
al tro: "È poco ma sicuro: la rel i gione cri stiana v i ene propugnata pi ù da q uel l e persone
che ne ricavano i l loro pane che da quel l e persuase del l a sua veri tà") 1 66 •
Da notare, com unque, i l fatto che g l i stessi tre pri m i vange l i non si presentano af­
fatto come aposto l i c i ; al trettanto dicasi per gl i Atti deg l i apostol i , dei qua l i pure non
conosciamo g l i autori . Sappiamo sol o, di sicuro, che il com posi tore degl i Atti non ha
ri portato tutti i di scorsi degl i aposto l i i v i contenuti né secondo i l ragi onamento l ogico
né a l l a l ettera, ma che li ha l i beramente costrui t i , e che ai suoi "eroi" ha sem p l i cemente
messo i n bocca - ol tretutto seguendo fedel mente le consuetudi n i del l a stori ografi a antica
- a l l ocuzioni adatte al l a necessità del momento. Queste l i bere i n venzion i , però, non
solo costitui scono un terzo degl i Atti , ma anche ne rappresentano il contenuto teologico
deci samente p i ù ri l evante ; e, particol armente notevole, da q uesto autore prov iene pur
sempre più di un q uarto de li ' i ntero N uovo Testamento. Costui è i nfatti - l o si presuppone
general mente come cosa ce rta - la stessa i dentica persona che ha redatto il vangelo di
Luca, compagno di v i aggio e "med i co d i l etto" (Colossesi 4, 1 4) del l ' apostolo Paolo.
Sennonché né il vangelo d i Luca né gl i Atti deg l i aposto l i hanno caratteri molto paol i n i .
A l contrario. Tanto che l a ri cerca di oggi non può pensare l e d ue opere scri tte d a u n
di scepolo di Paolo; di regola, i nfatti , respi nge questa concl usi one 1 67 •
G l i Atti degl i aposto l i e i tre pri m i vange l i non erano d unque prodotti ortoni m i
(fi rmati col loro vero nome) , e nemmeno pseudon i m i , ben sì anoni m i , a l pari d i di verse
altre opere protocri stiane, per esempio la Lettera agl i Ebrei nel N uovo Testamento.
Nessun autore dei vange l i canon ici d i ce il proprio nome, non nom i nando neppure dei
garanti . . . come tanto spesso faranno i futu ri trattati cri stian i . Solo l a chi esa ascri verà 94
ad u n apostolo o a d i scepo l i di aposto l i q uesti scritti tramandati tutti i n forma anon i ma.
Scambi e i n s i n uazi oni d i nom i , d i certo, sono "fa l s i fi cazi oni", cioè a d i re "frode l et­
teraria" ( H e i n rici ) . Lo ri badi sce A rnold Meyer: "Di certo, apostol i che ' gen u i ne ' sono
solamente le Epi stole del l ' apostolo Paolo, i l quale non fu di scepol o d i retto di Gesù".
Tuttavia, neanche tutte l e Lettere che vanno sotto il nome d i Paol o sono sicuramente
di mano sua (p. 68 s s . ) 1 68 •
A torto, i nol tre, la chiesa ri conosce, a parti re dal dec l i nante I I secolo, cioè dopo I reneo,
66 Falsificazioni cristiane ne/ mondo an tico

seppure non senza controversie, i l Quarto vangelo come opera del l 'apostol o G i ovan n i ,
a l quale tutta l ' esegesi cristiana critica e i nd i pendente h a revocato l ' attri buzione da
quasi due secol i . De l che si accampa una seri e di gravi ragion i .
È p u r vero che l ' autore di questo Q uarto vangelo, che stranamente non dichi ara i l
propri o nome, afferma di essersi posato s u l l a spal la di Gesù e d i essere u n fi dato test i ­
monio oc ulare, ma assi cura anche ri petutamente e i n modo solenne "che la sua testi­
moni anza è veritiera", ed ancora che "eg l i ha v i sto q uesto . . . che l a sua testi monianza è
verace , e che sa di d i re la verità, affi nché voi anche cred i ate . . . ". S ta di fatto, però, che
questo Vange lo è sorto non pri ma del l ' anno 1 00, che l ' apostolo G i ovan ni era già stato
ucci so molto pri ma, o nel l ' anno 44 o, probabi l mente, nel 62. I nol tre, i l padre del la
chi esa l reneo, i l quale afferma per pri mo l a pate rn i tà del l ' apostolo G i ovan n i , scam bia
quest ' u l t i mo (che peraltro fa v i vere ancora tard i in Efeso) i n modo i ntenzionale - come
si con v i ene ad un santo cri stiano - con un presbitero, G i ovan ni di Efeso. E l 'autore del la
Il e I I I Epi stola d i G i ovan n i , attri buita pure al i ' apostolo G i ovanni , si defi n i sce ogni
vol ta i n apertura come "il presbi tero" ! ( U n anal ogo scambio v i fu anche tra l 'apostolo
Fi l i ppo e il "diacono" Fi l i ppo . ) Persi no papa Damaso l, nel suo el enco canon ico (382),
aggi udicò due del l e tre l ettere di G i ovanni non al l ' apostolo G i ovann i , bensì ad un
"al tro G i ovan n i , il Presbi te ro". E lo stesso dottore de l l a chiesa G i rolamo di sconob­
be al l ' apostolo la pate rn ità del le Lette re I l e I I I di G i ovan n i . Ora, il santo vescovo
95 I reneo, attri buendo al l a fi ne del l i secolo il vangelo al l 'apostolo G i ovan n i , che av esse
scam bi ato questo nome intenzionalmente o meno, resta che s ' i n gannò ri pet utamente ; e
si sbag l i ò pure affermando che, i n conform i tà coi vangel i e con la trad i zi one del l 'apo­
stolo G i ovan n i , Gesù aveva i nsegnato pubbl icamente pe r vent'anni e che fu crocifi sso
ci nquantenne sotto l ' i m peratore Claudio. Merita d unque fi d ucia un tale testi monio,
persona per al tri versi di "raffi nata i nsi nceri tà" ( Eduard Schwartz: l 1 38 ; 1 42 s.), ma
che sentenziava: "Sem pre e dappertutto l a Chi esa diffonde l a veri tà" ( I l 58)? 1 69
Ma anche una serie di ragioni i nterne, i l carattere del vangelo stesso, depone contro
la sua redazione da parte del l ' apostolo "pri m i genio". I l fatto, ad esempio, che G i ovan n i ,
l ' ebreo, avesse com posto i l pi ù antie braico scri tto di tutto i l N uovo Testamento, per
sorvolare qui su al tri moti v i che ho si nteti zzato in altra sede. Tutta la ricerca stori co­
cri tica concorda com unque sul fatto pri nci pal e : l ' autore di q uesto Quarto vangelo "non
1
ha sicuramente fatto parte" dei dodici apostol i ( K U m mel ) 70.
G l i argomenti contro la patern i tà d el i ' apostolo G i ovanni , nel ruol o di "evange l i sta",
sono ta l mente n u merosi e sch iaccianti che anche teologi cattol ici , a poco a poco, fanno
senti re le l oro perpl essità. Ess i , che debbono conti nuare a sostenere uffic ial mente q uel la
patern ità, (e parlano q u i ndi volentieri di memori a che si va affievolendo, di ricord i
i m pal l i diti de l l ' apostolo vegl iardo, de l l a s u a "superiore veri tà trasfi gurata"), ebbene,
anche l oro si chiedono se questo Vangel o di "Gi ovan ni" - i nterpolato ancora nei secol i
successi v i ( G i ovanni 5,3 s . , 8 . 1 -8, I l ) - non sia stato forse "mediante l ' u ti l i zzo dei suoi
Né il vangelo di Matteo né quello di Giovanni 67

appunti e progetti scri tti" ( mai peral tro menzi onati o provati ) " i n fin dei conti abbozzato
e creato dai suoi d i scepol i " ( Schel kle). Resta comunque i ntatta la solenne assicurazione
d ' una prossi ma testi monianza oc ulare ! E proprio q uesta "è diffi c i l mente d i mostrab i l e
i n base al vange l o ; e d è l a ragione p e r cui anche l a pi attaforma secondo cui l ' autore
sarebbe stato testi monio oc u lare del l a v i ta e del le opere di Gesù è oggi abbandonata"
171 •
( B i bel - Le x i kon)
A nche la R i velazione di G i ovan n i , i l cui autore si chiama ri petutamente i n pri nci -
pio e verso la fi ne G iovan n i , oltre che servo di Dio, fratel l o dei cristian i , venne scri tta 96
dal fi g l i o di Zebedeo, l ' apostolo G i ovan n i . Perché c ' era natural mente bi sogno di una
tradizione "aposto l i ca", per assicurare il prestigio canon ico del l i bro. Sennonché ora
le cose non andavano troppo bene, con tal e presti gio. L' apoca l i sse cri stiana, approdata
da poco al l ' ulti mo posto del N uovo Testamento, venne respi nta, già verso la fi ne del I I
secolo, dai dissidenti chi amati A l ogi , cri tici del l a B i bbia che non ri n negavano peral tro
1 72 •
nessun dogma
Ma anche l ' al l i evo di Ori gene, i l v escovo Dionigi di A l essandria ( morto nel 264/65 ) ,
ohorato con l ' appel l ati vo " i l G rande", contestò reci samente l a stesura del - l ' A pocal i sse
da parte del l 'apostolo G i ovan n i . Lo fece nel secondo dei suoi d ue l i bri "S u l l e promesse",
sc ri tti per com battere le dottri ne ch i l i astiche del vescovo Nepote d i A rsi noe, un egizi ano
da l u i pe raltro assai apprezzato "per la sua fede, la sua brav ura, la sua dedi zione a l l a
1 73
Scri ttura nonché per i suoi nu merosi canti spi ritual i " •

Purtroppo non si sono conservati i due l i bri di Dion i g i , e nemmeno g l i al tri suoi . Ma
ce ne ha tramandato brani abbastanza l unghi l o storico ecclesiastico Eusebio. In essi , i l
vescovo Dionigi fa sapere che, già prima, i cri stiani avevano ri fi utato l a " R i v e l azione
di G iovan n i " , respingendol a senza rem i ssi one. " La contestarono capitolo per capi tolo,
spi egando che a l l o scri tto mancavano significato e coerenza, e che il titolo era sbagl iato.
Affermano i nfatti che quel l e pagi ne non sono di G iovann i e che non rappresentano una
ri velazione, essendo avvolte nei v e l i i m penetrabi l i del l ' i ncom prensi bi l i tà. L' autore d i
quel l o scri tto n o n è dunque un apostolo, anzi neppure u n santo né un membro del l a
Chi esa, ben sì Ceri nto, fondatore del l a setta d a l u i chiamata ceri ntiana, i l quale voleva
dare al suo fal so un nome pi ù cred i b i l e . "
I l vescovo di A l essand ria non v uoi negare c h e l ' A pocal i sse sia scri tta d a un G i ovan n i ,
"uomo santo e i l l u m i nato d a Dio". Contesta però che "q uesto G i ovanni sia l ' apostolo,
fi g l i o d i Zebedeo, frate l l o di G i acomo, dal quale vengono il Vangelo d i G i ovanni e
la Lettera cattol ica." Egl i fa ri levare i l fatto che l ' evange l i sta non dica mai i l proprio 97
nome "né nel Vangel o né nel l a Lettera"; e anche "ne l l a cosiddetta seconda e terza l et-
tera d i G i ovan n i " i l nome di G i ovanni non si trova in testa, mentre si chiama sol o " i l
Presbi tero" , se nza fare i l nome. Per contro, l ' autore d e l i ' A pocal i sse poneva i l proprio
nome subito ne li ' i nc i pi t . Il che ancora non gli era bastato. " Eg l i ri pete: ' Io, G i ovan n i ,
vostro fratel l o e com pagno nel l a tri bol azione e nel regno e nel l a pazienza di Gesù ero
68 Fuls!ficuzion i cristiane nel mondo antico

sul l ' i sola che si chiama Patmos, per amore di Dio e la testi monianza di Gesù. ' E nel l a
conc l usione parlava così : ' Beato c h i custod i sce l e parole del l a profezia di questo l i bro,
ed io, G i ovan n i , che questo v ide e udì . ' Che fosse G i ovanni a scri vere queste parole,
g l i si deve pur credere, perché lo dice. Ma di quale G i ovanni si trattasse, non è dato
saperlo. In real tà, egl i non si defi ni sce - come si dice sovente nel Vangelo - come i l
di scepolo, quel l o che amava i l S i g nore , n é come quel lo che h a ri posato sul suo petto,
né come il frate l lo di G i acomo, né come q uel l o che ha v i sto i l S i g nore coi suoi occ hi e
l ' ha ascol tato con le sue orecchie. U na di queste connotazioni se le sarebbe attri buite
senz 'altro, se avesse vol uto farsi ri conoscere con chi arezza. I n vece, non ne uti l i zza
neanche una. Egl i si dice solame nte nostro frate l l o e com pagno, defi nendo se stesso
test i m one di Gesù e pe rsona beata perché ha v i sto e udito le ri velazion i " 1 74 •
I l padre del la chi esa Dionigi " i l G rande" i ndaga con grande attenzione nei pe nsieri ,
nel l i nguagg io e nel l o sti le, il vangelo di G i ovanni e la Lette ra di G iovann i , e scri ve:
"Di genere total mente d i verso e strano è, di fronte a q uesti sc ritti, l ' A pocal i sse. Manca
qui ogni associazi one e ogni affi nità. A n z i , essa non ha quasi una s i l laba in com une con
quel l i . I noltre, né la l ettera - per non parl are del Vangelo - contiene q ual siasi menzione
o qua l che pensiero de li 'apoca l i sse, né l ' A poca l i sse ne ha del la l ettera" 1 75 .
Il teol ogo e vescovo protestante Ed uard Lohse com menta: " Dionigi di A l essand ria
ha g i u stamente osservato che l a ri velazione di G i ovanni e il Quarto vangelo sono, sia
nel l a loro forma sia nei loro contenuti , così diffe renti l ' u no dal i 'al tro, che non li si può
98 ri cond urre al medesimo autore". Resti pure i m pregi udi cato se l 'autore d el i ' A pocal i sse
volesse col suo nome G i ovanni suggeri re di essere i l di scepolo e l 'apostolo di Gesù.
Lui stesso, com unque, non ri corse a q uesta eq ui parazione. Lo fece solo l a chi esa, pe r
garanti re al suo scri tto autori tà apostol ica e prestigio canoni co. E con q uesto ha i n izio
6
i l fal so: la fal s i fi cazione del la chiesa 1 7 •
Nessuno dei q uattro vangeli fu dunque scri tto da un '' pri mo apostol o". Né i l vangelo di
Matteo è opera del l ' apostolo Matteo, né il vangelo di G iovanni è di mano del l ' apostolo
Giovan ni, né la Ri velazione di G iovan ni è di mano de l i 'apostolo. Ma certo, dal momento
che g l i uom i n i e rano ri usciti , ne l i ' A ntico Testa mento, a far parlare di rettamente D io, i n
pri ma persona, perché mai non dov rebbero ora, nel N uovo Testa mento, mette re tutto i l
possi bi l e i n bocca a Gesù e a i suoi di scepol i che, oltre al i ' A ntico Testame nto e a Gesù,
costituivano per i cristiani l a te rza autorità?

N�:L Nuovo T�:sTAMENTO Cl soNo SEI FALSE " EPISTOLE m PAoLo "

Una l u nga serie di i m portanti scri tti neotestamentari pretende di essere stata scri tta,
pi ù o meno ri sol utamente, dagl i apostol i . Per alcuni di q uesti scritti , in veri tà, si può
dubi tare se v i sia una real e i nte nzi one di i n gannare ; i n altri , questa è solo veros i m i le, i n
Sei false "epistole di Paolo " 69

al tri ancora sicura, tanto che l 'autenticità v iene espl i c i tamente attestata, a dispetto dei
fatti accertati . E i n ciò l ' i ntenzione pri nci pal e è di q ual i fi care come "apostol ica" e di
rendere v i ncolante, obbl i gatorio come norma, quanto è ormai accaduto, ma soprattutto
anche q uanto si aspi ra ancora a raggi u ngere 1 77 •
Così v en nero fal s i fi cate nel N uovo Testamento parecch i e l ettere col nome del pi ù
anti co scri ttore cristi ano, di Paolo, i l q uale non manca di ri bad i re che l ' i nteresse s upre­
mo, c i ò che conta pi ù d i ogni al tra cosa, è d i annunci are C ri sto "con o senza secondi
fi n i ".
Nel Corpus Pau l i n u m sono com pl etamente i nautentiche due Epi stole, quel l a "A
Timoteo" e q ue l l a "A Ti to", le lettere cosi ddette pastoral i . Nel la cri stianità pri m i t i va,
esse erano note dal l a metà del II secolo, fi nendo per essere annoverate senza ri serve - 99
q ual i Epi stole Paol i ne - nel N uovo Testamento, fi no al i ' i ni z i o del l ' Ottocento. Ma nel
) 804/05 J . E.Chr. Schmidt m i se in d i scussi one l ' autenti ci tà del l a I Lettera a Ti moteo,
nel 1 807 Schleiermacher la respi nse compl etamente, fi nché nel 1 8 1 2 lo studi oso di
Gotti nga Eichhorn sancì l ' i nautent i c i tà di tutte e tre. Da al l ora, q uesta conoscenza si è
i m posta tra i ricercatori protestant i , e di recente anche i n m i sura crescente tra gl i esegeti
cattol ici , ogni q ual vol ta, anche oggi , l ' autenticità anche parziale ( I l Ti moteo 4,9-22 ; Tito
3 . 1 2- 1 5 : ma i n q uesti casi si parl a di i potesi di fram menti o cartonci n i ) , v iene difesa da
qualche i nterprete, da pochi stud i osi di q ualche ri levanza 1 78 •
I n tutte e tre le l ettere, nate probabi l mente i n Asia m i nore al i ' i ni zi o del I I secolo, i l
fal sario s i defi n i sce i n apertura come " Paolo, u n apostolo d i Gesù Cri sto". Scri v e i n
pri ma persona e s i v anta d i essere "come predi catore e apostolo - dico l a veri tà e non
mento - come maestro dei genti l i nel la fede e nel l a veri tà". Dice peste e corna degl i
"eretici", alcuni dei q ual i egl i ha già "consegnato a Satana". Sferza i nol tre le favole
grossolane del l e vecc hie zie", "l ' i pocri sia dei predi catori bugiard i " , ma anche i "disuti l i
chiacch i e roni e sed uttori , i n particolare q uel l i tra g l i ebre i , a i q ual i bi sogna far chi udere
i l becco" . Tuttav i a vorrebbe mettere i l bavag l i o anche al le donne: "Ad una donna non
permetto che i nsegni alcunché, e nem meno che si ponga al d i sopra del l ' uomo, ma che
se ne sti a zi tta". A l lo stesso modo dovrebbero mettersi a cuccia gl i schiav i , starse ne
zitti e buoni e "consi derare degn i d i ogni onore i loro pad roni" 1 79 •
Questi tre fal si , che s i g n i fi cati vamente mancano nel l e pi ù antiche raccol te del l e
Lettere paol i ne , e rano state riconosci ute come i nautentiche già d a Marci one (p. 5 2 s . ) ,
che si richi amava a Paolo. A nzi , molto probabi l mente si crearono appunto per poter
confutare Marcione per mezzo di Paolo: un fatto veri fi catosi anche con altre fal s i fi ca­
zioni ecclesi astiche nel I I e I I I secol o (p. 86 ss. , 92 ss. ) . E parl a per sé i l fatto che q ueste
" Lettere paol i ne" - falsifi cate contro Paolo, e q u i ndi mol to pi ù evol ute sia teol ogicamente
sia canoni camente - godessero presto nel cattol icesi mo una speciale popol ari tà; che
fossero ci tate e strumentalmente u sate con predi l ezi one da prom i nenti scri ttori ecc le- 1 00
siastici contro le vere Lettere di Paolo; anzi , che le fal sificazioni abbi ano i n sostanza reso
70 Fals!ficazioni cristiane nel mondo antico

i l q uasi eretico Paolo ecclesial mente fu nzionale, e q u i nd i agente del l a chi esa cattol ica.
Proprio grazie ad esse, i nfatti , i papi futuri av rebbero supportato i nfi n i te volte le l oro
condanne "eretical i", l egi tti mando i l riconosci mento dei loro verdetti dottri nal i 1 80 •
Contro l 'autenti cità del le Lettere pastoral i depongono ragi oni storiche, ma pi ù ancora
teologi che e l i ngui stiche; e queste ragioni sono state col tem po non solo mol ti pl icate ,
ma anche mol to preci sate. Scri ve Wolfgang S peyer, uno dei m i g l iori conosci tori od ierni
dei fal si lette rari nel l ' antichità: " Per i ricercatori evangel ici l a pse udepi grafia dei d ue
scritti a Ti moteo e del la Lettera a Tito è con siderata certa e non pi ù d i scuti bile." I l
teologo von Campenhausen parla d i una " m i stificazione spi rituale i n sol i tamente ec­
ce l lente", attri buendola al santo Pol i carpo "vegl i ardo pri nc i pe d el i ' Asia" ( Eusebi o). I l
teologo catto l i co B rox , pure l u i esperto di q uesto cam po fi n q u i tanto trascurato dal l a
ricerca, defi ni sce "perfetta la mani pol azione letterari a", anche s e ri s u l ta "riconosc i b i l e
come fi nzione", trattandosi di u n a " i l l usione progettata con metodo, u n a presunzione
di autori tà consapevole ed eseguita con arti stica raffi natezza", senza dubbio un "raro,
piccolo capol avoro" del l a fal s i fi cazione al l ' i nterno del N uovo Testamento. Studiosi
p i u ttosto conserv atori , al cospetto del la di screpanza con l e (sicure) Lettere di Paolo, si
traggono d ' i m paccio ri correndo alla "i potesi del segretario", secondo cui ne fu redat­
tore un segretari o di Paolo, che deve averlo accom pagnato per pe riod i piuttosto l u nghi .
("A d i re i l vero, n u l l a ci è stato tramandato a proposito di una tale persona": B i bel - ·
Le x i kon). Oppure s i i nsi ste su l l a "i potesi dei frammenti", cioè s u l l a supposizi one che
parti autentiche - testi veracemente paol i n i - si cel assero tra quel l i gen u i n i . Ma perfi no
per Schel kle l e Lettere pastoral i "sembrano" non sol tanto "diverse, ma altresì pi ù tarde
ri spetto a l l e lettere vere di Paolo" J K J .
Con estrema probabi l i tà, come s i su ppone sovente e con gravi ragion i , anche l a I I
Epi stola ai Tessalonicesi "è stata conce pita consciamente come fa l so" ( Li ndemann)
101 sotto il nome d i Paolo.
La pri ma volta fu nel 1 80 l , quando l 'autenticità del la Il Epi stola ai Tessalonicesi fu
messa in dubbio da J . E. Chr. Sch midt (p. 69) ; tal e tesi fu poi defi niti vamente ri confer­
mata soprattutto da W. Wrede nel 1 903 . A l i ' i n i zio degl i anni trenta, valenti ricercatori
come A. J ii l i c her ed E. Fal scher espressero il parere che noi , constatando la pate rni tà
non paol i na di tale l ettera, "non perdiamo i n fondo granché". Ebbene, noi no! Ma i
credenti nel la B i bbia? In realtà, come si rassegnano al fatto che pe r due m i l lenni (ma
non solo) tale m i stificazione sia stata i n una, anzi nel la loro, ''Sacra Scri ttu ra", e che
ancora ci stia? Al fatto che il fal sario, volendo soprattu tto e l i m i nare d u bbi s u l l a parusia,
sul mancato ri torno del S i g nore, nel fi nale del l a sua lettera certi fichi l 'autenticità di essa,
sotto l i neando per gi unta la fi rma apposta per mano di Paolo? "Ecco qui il sal uto mio,
di Paolo, scri tto di m i o pugno. Ciò contrassegna ciascuna del l e m i e l ettere: q uesta è
la m i a grafi a . . . ". Come i l fal sario, che ci ri mane del tutto sconosci uto, neppure perde
occasione di mettere in guardia dai fal s i , paleseme nte per stornare così i l sospetto d i
Sei jàlse "epistole di Paolo " 71

contraffazione nel suo caso. Che nessuno s i l asci , dunque, fuorv i are e rendere esi tante
"né da una ri velazi one nel lo spi ri to né da una parola né da u n ' epi stola, come q ue l l a
mandata da noi , come s e i l giorno del S i g nore fosse già arri v ato. N o n fatev i sedurre da
nessuno, in nessun modo . . . ". Questo autore è dunque assol utamente conscio del l a sua
i m postura. M a non basta: v uole in pi ù scredi tare, con una l ettera spuria d i Paolo, una
l ettera vera d i Paol o. Ecco perché l ' autenticità del l a II Epi stola ai Tessal onicesi v iene
difesa "ogg i , ormai sol o di rado" ( W. Marx sen) 1 82 •
A nche l ' Epi stola ai Colossesi è gi udicata dal l a maggioranza dei ricercatori "deute­
ropao l i na", ovvero "non paol i na". E con molta probabi l i tà è "consciamente" mani po­
l ata anche I ' Episola agl i Efesi n i , strettamente congi unta al l a prima, che fin da pri nci pio
venne ri te nuta l ette ra di Paol o. S i ri trovano qui, i n modo s i g n i fi cati vo, rem i ni scenze
di tutte le l ettere i m portanti di Paolo, special mente del l ' Epi stola ai Col ossesi , da cui
provengono q uasi l etteral mente d i v e rse form u l azion i ; il suo l essico è v i stosamente
retorico, anzi , q uesta lettera non è i n sostanza una l ettera, q uanto p i u ttosto una sorta
di "medi tazi one su grandi tem i cri stiani" (G uthrie), un "sermone sui m i steri e saggez-
za" (Sch l i er). E i n nessun 'al tra l ettera d i Paolo l a parola "chiesa" v i ene usata così 1 02
esc l u s i v amente nel l ' accezi one cattol i ca 1 83 •
L' Epi stola agl i Ebrei , scri tta da uno sconosci uto forse a l l a fi ne del pri mo secolo,
venne in pri nci pio tramandata anon i ma e non fu messa in rapporto con Paol o da nessun
manoscri tto anti co. I n un pri mo te m po, non ottiene nem meno il nome di Paolo, ma fi ­
n i sce per recare "con marcata i ntenzi onal i tà l e form u l e concl usive tipi che del l ' ep i stol a
pao l i na" ( Li etzman n ) . Tuttav ia, fi no a l l a metà del I V secolo, essa non era g i udicata né
aposto l i ca né paol i na né canon ica, entrando però nel N uovo Testamento quale lettera
"d i Paolo", e fi no a Lutero fu considerata q uasi general mente come tal e. I l riformatore
contestò però la fatti specie, trovandov i truci ol i , fieno e pag l i a: " u n ' epi stola com posta
di molti pezzi". Ed ogg i , pe rsi no da parte catto l i ca, solo di rado si ascri ve l ' Epi stola
agl i Ebrei a " Paolo" come autore .
A parti re dal I I secolo, tuttav i a, essa venne attri buita a l u i dal l a tradizione ortodossa.
Nei l i bri l i t u rgici e ufficial i del l a chiesa catto l i ca essa è i nd i cata come "Epi stola del
santo apostolo Paolo agl i Ebrei". I l medesi mo nel N uovo Testamento nel la versi one
l ati na ( non nel testo greco). In effetti , non sappi amo né dove né da chi sia stata redatta.
E tutti i nomi che si son fatti in proposito, o si potrebbero fare come nome del l ' autore,
al tro non sono che l ucci ole per lanterne. A l tre epi stole di Paolo sono autentiche per l a
teologia c ri t i ca, e tuttav ia contengono si ngol e fal si fi cazion i , come al tri l i bri d e l N uovo
Testamento 1 84•
Non meno d i sei Lettere , che secondo l ' autocertificazione si dicono scri tte da Paolo,
sono in realtà deuteropaol i ne, cioè non d i Paolo, ma stanno ugual mente nel l a B i bbia
come epi stole paol i ne. Se v i si agg i u n ge l ' Epi stola agl i Ebre i , tal i l ettere sal gono add i ­
rittura a sette. 1 03
72 Fals!ficazioni cristian e nel mondo an tico

Turn: LE "LE"ITERE CA'ITOLICHE " llEL Nuovo TESTAM�:NTO,


ALMENO St:'I"I'E, SONO IlEI FALSI

Del l e cosi ddette " Epi stole Cattoliche" fanno parte : l e I l Epi stol a di Pietro, I , I l e I I I
Epi stola d i G i ovan n i , l a Epi stola d i G i acomo e q ue l l a d i G i uda. A ncora nel I V secolo,
a l l 'epoca del padre de l la chi esa Eusebio, queste Epi stole veni vano in vero lette in q uasi
tutte le chiese ; nondi meno, general mente riconosci ute come autentiche erano solo d ue:
la l di G i ovan ni e la l di Pietro. Solo al la fi ne del I V secolo, i n Occ i dente, tutte quante
le Epistole Cattol iche vennero riconosci ute come canoni che. Nel fratte mpo, certo, le
cose si presentano d i versamente, dal momento che tutte q ueste lettere, sebbene la chi esa
antica le avesse gabe l l ate sotto i nom i dei loro autori , sono ormai dichi arate come "scri tti
anon i m i o pseudepi grafi ci" ( Balz). Presci ndendo dal le Epi stole di G i ovanni , anche l a
forma epi stolare del ! ' i nte ro gruppo è fi ttizia I KS_
Col nome d i Pietro vennero contraffatte d ue epi stole ad opera di un cri sti ano orto­
dosso.
Questo riguarda sicuramente lo scri tto pi ù tardo com preso nel N uovo Testamento,
ossia l a I l Epi stola di Pietro, oggi non pi ù di scussa pers i no da stud i osi cattol i c i . Ep­
pure non a caso questa lette ra, già abbastanza sospetta, avendo i ncorporato quasi per
i n tero - spesso pe rsino a l l a l ettera - la lettera di G i uda, fu a l u ngo sospetta già durante
la chi esa antica. Per tutto i l I l secol o non se ne fa menzione da nessuna parte . Per la
pri ma volta ne fa da testi m one, be nché controverso, Ori gene. A ncora nel I V secolo,
il vescovo Eusebio, storico del l a C h i esa, la defi n i sce spuria, mentre Didimo il cieco,
i l l ustre erudito di A l e ssandria, tra i cui al l i evi si contano Rufi no (l 1 5 3 ss. ) e il santo
G i rol amo, la g i udica contraffatta.
"Si mone Pietro, servo e apostolo di Gesù Cri sto" suona l ' i ncipit del fal sario, ri ba­
dendo, per Jegitti marsi q uale testi monio oc ulare e auricol are, di aver " v i sto di persona"
.
gl oria e splendore di Gesù nonché la voce di Dio "scendere dal cielo" durante il suo
battesi mo; così egl i am moni sce non sol o i credenti a farsi trov are da Dio "senza macchia
e i rreprens i bi l i", ma li i nc i ta altresì contro "fal si profeti " e "falsi maestri ", consi gl iandol i
1 04 di catturarl i e di l i q uidar! i "come bestie pri ve di razioc i n i o".
La Il Epi stola d i Pietro, m i rando ad esser concepi ta come testamento d i san Pi etro,
venne scri tta un considerevole peri odo dopo la sua morte, forse durante la te rza gene­
razione, e att ri buita al l ' apostolo per cercare di o v v i are al dubbio s u l l a parusia (p. 49
ss. ) . I l suo testo trabocca di pol emica "ereticale" tanto massiccia q uanto som maria, ma
attacca con particolare v i gore gl i i ronici beffatori "i q ual i vagano a l oro piaci mento e
dicono: ma dov ' è i l ri torno tanto promesso? Da q uanto i nostri pad ri se ne sono andat i ,
tutto ri mane t a l e e q u a l e è stato dal l ' i n izio del l a creazione". L' arrogante fal s i fi catore,
rivendicando come Paol o l a stessa autori tà apostol ica, s i m u l a in maniera consegue nte
ed i nsi stente la fi nzi one di una deri vazione petri na, dal prol ogo, usuale i n izio epi stol are,
Tutte le " Lettere cattoliche " sono dei falsi 73

al l 'ep i logo. Egl i l a punte l l a con la forza del l a sua testi moni anza ocul are, e ri vendica
per sé - appel l andosi al lo "schi etto senti re" dei suoi "cari " - anche la patern i tà del l a I
Epi stol a di Pietro, sebbene le grandi differenze tra le due lettere escl udano che si ano
del lo stesso i dentico autore 1 86 •
Nondi meno, anche la I Epi stol a di Pi etro, pe r Lutero nel 1 523 "uno dei pi ù subl i m i
l i bri nel N uovo Testamento e d espressi one d e l pi ù puro vangelo", è pal esemente con­
traffatta. E proprio l 'ev idente affi n i tà con le Epi stole d i Paolo, confermata dal i ' esegesi
moderna, proprio q uel l a che entusiasma Lutero, ne rende poco verosi m i l e a priori
l ' attri buzione di patern i tà a Pietro. A ciò si aggi unge: il l uogo del l a stesura si presume
che sia Roma, dato che l 'autore sal uta al l a fi ne espressamente "da Babi lonia" (5, 1 3 ) . . .
consueto nome convenzionale e segreto nel l 'apocal i ttica per la capi tale de l i ' I mpero, dove
Pietro pare che si trovasse da ultimo e dove av rebbe subito il marti rio nel l ' anno 64. Ma
i l nome d i Babi lonia per Roma nacq ue, con t utta probabi l i tà, sol o sotto l ' i m pressi one
del l a di struzi one di Gerusalemme, che av venne nel 70, parecc hi anni dopo la morte d i
Pietro. Assai sorprendente, i nol tre, c h e i l celebre regi stro canon ico del la Chiesa romana
(riferi to al 200), il Canone M u ratori , non facci a menzi one prec i samente del l a I Epi stola
di Pietro, ossia del messaggio del suo presunto fondatore ( I l 39 ss. ) . Ma l asciamo stare
al tri cri teri , anche formal i , che rendono se mpre pi ù i nverosi m i l e una genesi petri na. 1 05
Ora, i conservatori amano far di scendere tal e scri tto da un segretario del princi pe
deg l i apostol i . Vi si legge i nfatti ne l l a concl usione: " Per mezzo di S i l vano, nostro
fedele fratel l o, q uale io lo sti mo, v i ho scri tto brevemente . . . " (5, 1 2) . Ora, a parte pure
che "scri vere per mezzo" può des i gnare anche lo scri vano a cui si detta, o magari anche
il messaggero portatore del la m i ssi va, la "i potesi del segretari o" naufraga soprattutto
per la fortemente paol i na Teologia del le epi stole . . . ", un argomento deci s i v o contro l a
patern i tà d i Pietro" (Schrage). A nche a proposi to di q uesta I Epi stola di Pietro, l a c u i
pri ma parola " Petrus" si presenta con l ' apposi zione " u n apostolo di Gesù Cri sto", Norbert
B rox dice di recen te - nel suo l i bro "Fal sche Verfasserangaben" - che esso e v i denzia nel
contenuto, nel carattere e ne l l e ci rcostanze stori che, "proprio nessun nesso con la fi gura
del Pietro stori co . . . n u l la, nel l a l ettera, rende plausi bile questo nome". Di conseguenza,
anche per esso "oggi si i poti zza senz 'al tro una pseudepigrafia" ( Marxsen), essendo
"senza dubbio uno scri tto pseudoni mo" ( K Um mel ) ; in breve, u n 'al tra fal si fi cazione nel
N uovo Testamento, fabbri cata - come sol i tamente ormai si ri conosce - neg l i anni tra i l
90 e i l 95 , per c u i l ' i m postore non esi ta ad appe l l arsi a i cri stian i affi nché siano "santi
in tutte le loro azi oni", esortandol i a deporre "ogni mal izia e ogni fal s i tà", a parlare
"senza i ngan n i " , e ad avere unicamente "brama del puro latte" 1 87 •
Tre epi stole del l a B i bbia, stando al l a dottri na del l a chiesa, sono del l ' apostolo G i o­
vann i . In nessuna del le tre Epi stole di G i ovan n i , però, lo scri vente dichi ara il proprio
nome.
La l Epi stola di G i ovanni v i ene menzi onata non pri ma del la metà del II secolo, re-
74 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

stando poi i ncontestata. I n torno a1 200, il Canone M u ratori nomi na sol tanto d ue Epi stole
d i G i ovan n i : l a pri ma, e una del le due bre v i lettere di G i ovan n i . Solo al l ' i n izio del I I I
secolo, Cleme nte d i A l essandria l e attesta tutte e tre. Nondi meno, fi no a l secolo q uarto,
le Epistole I I e I I I non vengono considerate dappert utto canoniche. Esse i nfatti , scri ve
il vescovo Eusebio, "non sono ri conosc i ute general mente come autentiche", e sono "da
1
ascri vere o al l 'evange l i sta o ad un altro G i ovan n i " 1lll .
Ora, la I Epistola di G i ovan n i som i g l i a al vangelo di G i ovanni nel l o sti le, nel lessico,
1 06 nel suo mondo concettual e, al punto che l a maggior parte dei bi bl i sti ascri vono entrambi
gli sc ritti al medesi mo autore - come del resto l a trad izione ha fatto da sem pre. Ma dal
momento che il vangelo di G i ovanni non è opera del l 'apostolo G i ovanni ( p. 66 ss. ) ,
anche la I Epistola d i G i ovan n i n o n p u ò essere d i s u o pugno. E poiché l a I I Epi stola è
per così d i re una redazi one abbre v i ata ( i n 1 3 versi ) del l a pri ma, e poiché q uasi general­
me nte si accetta per entrambe i l medesimo autore, anche la II epi stola d i G i ovanni non
può essere del l ' apostolo ori gi nario. E che eg l i avesse scritto l a II epi stola, era molto
controverso già nel la Chiesa anti ca, esci udendo, oltre a ragioni di v erse, l ' autodefi ni zione
di " Presbi tero". ( Detto di passata: mentre l a II com batte gli "eretici", comandando di non
riceverl i in casa né di sal utari i, nel l a I I I l i ti gano tra loro d ue "dignitari " ecc lesiastici , e
l ' autore i s t i ga contro Diotrefe che ce rca di avere i l pri mato: "e g l i ciancia contro di noi
con male parole; e non contento di questo, non solo non riceve egl i stesso i fratel l i , ma
a q uel l i che vorrebbero riceverl i i m pedi sce d i farlo e li cacc ia fuori de l l a chi esa." Ecco
la rel i gione del l ' amore - già nel N uovo Testamento ! ) 1 119 •
Ogg i , pe rs i no bi bl i sti pi uttosto conserv atori sono del l 'av v i so che l o scri vente del l e
tre Epi stole di G i ovanni n o n sia l ' apostol o ci tato - come per d ue m i l lenni ha i nsegnato
la chi esa - , bensì u no dei suoi al l i evi i nte ressato a portare avanti l a "trad i zi one g i o­
van nea". Quanto a l i ' Epistola princi pale, c i oè quel l a I Epistola di G i ovanni ri m asta
i nd i scussa fin dal l e ori g i n i , Horst Balz ne g i udica oggi così : "Non pi ù d i q uanto l 'apo­
stolo G i ovann i , fi gl i o d i Zebedeo e fratel l o d i G i acomo, può essere consi derato autore
del vange l o di G i ovanni , altrettanto poco egl i può avere a che fare con la I Epi stola
1
di G i ovan n i " 90 •
A nche l ' Epistola tramandata sotto i l nome di G i acomo venne fal s i ficata. Come l a
maggi oranza de l l e " Lettere Cattoli che", anch ' essa n e s i m u l a sol tanto la forma e p i ­
stol are, essendo i n realtà pura form a, fi nzi one. I n generale, q uesto testo, assai diffi c i l e
da class i fi care cronologicamente, contiene re l ati vamente pochi caratteri cri sti ani . I l
testo è arricchito con m o l t i el ementi di fi l osofi a popolare c i n i co-stoi ca, ancor pi ù con
quel l i ricavati dai l i bri di saggezza gi udai co-veterotestamentari , pe r cui molti vedono
1 07 in esso una scri ttura ebraica solo l eggermente ri e l aborata. Se bbene l ' Epi stola pretenda
d i esser stata sc ri tta da G i acomo frate l l o del S i gnore , vi sono molte dec i si ve ragioni
per escl ude rlo. I ntanto, menziona solo due volte il nome di Gesù C ri sto, suo d i v i no
frate l l o. Non spende una parola s u l l a legge ebraica del ri tuale e ceri moniale, e tutta-
1�·.1· empi di interpolazioni nel Nuo vo Testamento 75

via i m pi ega in apertura, d i versamente dal l a maggioranza dei corri spondenti bi bl ici ,
la convenzione epi stolare greca. Scri ve i nol tre d i massi ma - cosa com unque rara per
un autore neotestamentario - un greco i nsol i tamente buono, s usci tando stupore per i l
suo ri cco vocabol ario, l e sue v ari ate forme arti stiche ( parechesi , paronomasie, homo­
iotel euton ed al tre). Questo, e al tri plausi bi l i moti v i , evi denziano come tal e Epi stol a,
annunciando d i conti nuo l ' apostrofato "caro fratel l o" e la "fede in Gesù Cri sto, nostro
Si gnore nel la gloria", rappresenti una "pi ù i ntensa versi one di fal so l etterario" ( B rox) ,
ancor pi ù raffi nata del l a l Epi stol a d i Pietro.
L' Epi stola d i G i acomo, canoni zzata in Occi dente solo pi ù tard i , manca s i g n i fi cati va­
mente nel Canone M u ratori ano, in Tertul l i ano e Ori gene ; e ancora i l vescovo Eusebio
ragguagl ia sul suo mancato ri conosci mento e sul l a controversa canon i c i tà. A nche Lu­
tero la respi nse (a causa del l a sua i nnegabi l e anti tesi con l ' apostolo del l e genti , con l a
paol i na sola gratia e sola .fide) defi nendol a "epi stola fatta propri o di pag l i a", costrui ta
senza "ordo né methodus", e promettendo al proprio berretto dottorale di ri usci re a
"combi nare" l 'epi stola di G i acomo con le epi stole di Paolo. L utero m i nacciò addi ri ttura
di "accenderci una volta la stufa" , e di "buttarl a di brutto fuori dal l a B i bbia" 1 9 1 •
A l l a fi ne, anche la breve Epi stola di G i uda, l ' ul t i ma nel N uovo Testamento, che nel
pri mo versetto dice d i essere stata scri tta da "Gi uda, serv i tore di Gesù Cri sto e frate l l o
di G i acomo", si al l i nea al l a molte sofi sticazi oni del l a "Sacra Scri ttura", essendo escl uso
"che il dato sia storicamente gi usto" . Pi uttosto, anche l ' epi stola d i G i uda ri manda " i n
1
tutta evi denza a tem pi successi v i " ( M arxsen) 92 •
Sta di fatto, qui ndi , "che già i n epoca precoce sono apparse fal s i fi cazi oni s u l nome
deg l i apostol i " ( S peyer) , che in esse l ' autenti c i tà v iene attestata esattamente, che gl i
"apostol i " dicono i l loro nome e parl ano i n pri ma persona. S ta di fatto, i nol tre, che noi , t os
come sottol i nea i l teol ogo Marx sen , "di tutti g l i scri tti neotestame ntari possiamo ci tare
con sicurezza solo due nomi d ' autore ; Paolo e G i ovanni (autore del l a R i velazione)".
Infi ne, il dato d i fatto se nz'al tro pi ù ragg uardevole: più della metà di tutti i libri del
Nuovo Testamento sono spuri, vale a dire o falsificati del tutto o presentati sotto un
1 93
nomefalso •
Che poi , nel " l i bro dei l i bri", v i sia per soprammercato un ' i nfi n i tà di fal si sotto forma
di aggi u nte e i nterpol azi oni , sarà ora e v i denzi ato pars pro toto.

Es�:MPI DI INTERPOLAZIONI NEL NUOVO TESTAMENTO

Le i nterpolazioni erano assai ben v i ste e diffuse fra i cri stian i . Senza fermarsi mai, essi
hanno mod i fi cato, m uti l ato, ampl i ato in tutti i modi manoscritti e documenti , avendo
l e più di verse ragioni per farlo. S i serv i v ano, per esem pio, di i nterpol azi oni per il con­
sol i damento del l a stori c i tà di Gesù. Oppure per prom uovere e ri nsal dare determ i nate
76 Fals!ficazioni cristiane ne/ mondo antico

concezioni di fede. Non chi unque era i n grado di otte nere con la frode, così su due
pied i , u n ' opera i ntera; ma poteva i n com pe nso contraffarne faci l mente una avversari a,
i n serendovi o espungendone, a vantaggio del l a propria causa, qualcosa che se rv i sse a
tale scopo. Si i nterpolava anche per far passare opi nioni i m popol ari , pe r le qual i non si
voleva garanti re i n proprio, ma ci si ri prometteva maggior successo sotto i l nome d ' una
ce lebrità ; in real tà, al l ' epoca del paganesi mo re l i gi osamente tol lerante, ciò era i n vero
molto meno necessario, e q u i ndi pi ù raro, che sotto i governanti e i gerarchi cristiani
assetati di persecuzioni 1 94 •
D ' a l t ronde, anche autori noti ed affermati non mancavano di trasgred i re. Le epi­
stole di Paolo ven nero rimanegg iate da Taziano per moti v i estetici , da Marc ione per
ragioni contenuti stiche. Dion i g i di Cori nto nel Il secolo, e G i rolamo nel I V, deplorano
1 09 il cont i n uo e variegato i n terpolare dei Vangel i . Ma il santo G i rolamo, patrono del le
Facol tà cattol i che, che pure com metteva le "pi ù i ncosci enti cal unnie e fal sificazion i "
(C. Schneider, cfr l 1 58 s . ) , i ntraprese - per i ncarico d e l papa omicida Damaso ( I l 76
ss. ) - una rev i si one ge nerale del l e bi bbie lati ne, del le q ual i nemmeno due concordavano
per brani di una ce rta l unghezza. Ciò facendo, il patrono dei dotti modi ficò - per la sua
"rettifica" dei Vangel i - il testo del l 'ori ginale in q ual cosa come 3500 passi . E nel X V I
secol o i l Conci l i o di Tre nto av rebbe dichi arato autent ica questa "Vul gata", uni versal­
mente diffusa eppure di sapprovata pe r secol i dal la Chiesa 1 95•
Ebbene, q u i si tratta pur sempre di i nterventi di genere per così d i re " ufficiale". Di
sol i to, però, av veni vano i n segreto. Ed una del l e più famose i nterpolazioni nel N uovo
Testamento è connessa col dogma tri n i tari o che la B i bbia, a parte le successi ve aggi unte,
non annuncia pe r buone ragion i .
Per essere franchi , i l paganesi mo conosceva centi naia di tri n i tà. U na tri n i tà d i v i na
c ' e ra già, nel IV secolo precri stiano, al vertice del tutto ; tutte le grandi re l i gioni e l l e­
n i stiche avevano le loro tri pl ici d i v i nità. C ' era una dott ri na tri nitaria di A pi , quel l a di
Serapide, i l tri nitari smo di Dion i so, come pure l a tri nità capi tol i na: G i ove, G i unone
e M i nerva; e c ' era pure il tre volte grande Ermete, il Dio u n i v ersale e tri n i tario che
era "unico solo e tre volte uno", eccete ra eccetera. Mancava sol tanto, nei pri mi secol i
cri stian i , una tri nità cri sti ana. Perché, fi no a q uasi tutto i l I l i secolo, lo stesso Gesù non
era general mente considerato un Dio, per cui non c 'era "q uasi nessu no" - come i roni zza
con di screzione i l teo logo Harnack - che pensasse al l a personal ità del lo S pi ri to Santo.
(fatta eccezione, per essere gi usti . il valenti n iano Teodoto: un "eretico" ! Fu l u i i l pri mo
cri stiano, a l l a fi ne del I l secolo, a chi amare pad re, fi gl i o e spi ri to come una tri ade, cosa
di cui la tradi zione chi esastica non presagi va nul la). In quel te mpo regnava i n vece,
scri ve il teol ogo Wei ne l , "una sel v aggia e confusa congerie di concezioni su queste
fi gure celesti" 1 96 •
Pe r conseguenza, ancora nel IV secolo, i mass i m i l u m i nari del l a chi esa i ncontravano
non poche difficol tà per di mostrare l ' unità, la d upl icità e l a tri pl i cità de l l e persone d i v i ne
Esempi di interpolazioni nel Nuovo Testamento 77

in base al l a B i bbia. La d ua l i tà, pi ù o meno, la di mostrò i l santo vescovo e dottore del l a I l O


chi esa Basi l i o " i l G rande" i nterpretando l a Genesi , l ,26: " Poi D i o di sse: Facciamo
l ' uomo a nostra i m magine e som i g l i anza". Quale arti gi ano, i nfatti , argomentò Basi l i o,
parl a mai a se medesi m o ! "Chi parl ò? E chi creò?", si chi ese il "Grande", evidente­
mente i l l u m i nato dal l o Spi ri to Santo, al quale, nel frattem po, era perven uta l a catto l i ca
cri stologia del l a d i v i n i zzazione. " Non riconosci i n questo la d ual i tà del le persone?". E
i l frate l l o mi nore di q uesto santo, i l vescovo santo G regorio di N i ssa, "eccel lente per l e
grandi doti spec u l ati ve" ( A l taner/S t u i ber) , vol l e di mostrare l a tri pl icità del l e persone
di v i ne in base al Sal mo 36,6: " Med iante la parola del S i gnore furono ri n sal dati i ciel i ,
e attraverso i l respi ro del l a sua bocca tutta la l oro potenza". S i cché l a bocca, argomenta
1 97
G regori o, è i l Fi g l io, e i l respi ro è lo S pi rito Santo •

Ma torn iamo ad essere leal i ! Tri n i tà ve ne furono anche a suo tem po, già nel Nuovo
Testamento, tri n i tà bel l e e buone, e cioè: Dio, Cri sto, angeli; ed era mol to frequente, dal
momento che l i avevano av uti già gl i Ebre i . E al l ora si dica e ridica ogni vol ta: tutto ciò
che nel cristianesimo non era pagano, ha ori gi ne dag l i Ebrei . Un 'al tra tri n i tà campeggia
nel l a "Sacra Scri ttura" , nel la ri velazione di G i ovan n i : Dio padre, i sette spi riti e Gesù
Cri sto. Poco dopo, il santo G i usti no speri menta addi ri ttura u na q uatern i tà: Dio padre,
Fi g l i o, l ' Esercito degl i ange l i e lo Spi ri to Santo. Come detto sopra: "una sel vaggia e
contrastante congerie . . . ". Sennonché, a poco a poco, la cri stol ogia ange l i ca - la pre­
cedente dott ri na assai diffusa fi no al IV secolo anche in ambienti chiesastici - fi nì per
essere soffocata e tacci ata di eresia e, al suo posto, si creò il dogma fi no ad oggi v i gente,
19
oltretutto, per tutte l e chiese cristiane: Padre, Fi g l i o e Spi ri to Santo 8 •
Ecco fi nal mente ri u n i te insieme tutte le persone gi uste, ma purtroppo non c ' erano
ancora . . . nel l a B i bbia. E q u i ndi vi furono i m messi coi fal s i . Operazione tanto pi ù ne­
cessaria, quanto p i ù vi si trovavano e vi si trovano detti assol utamente fal s i , pers i no
di Gesù . . . Per esempio, i l passo i n Matteo 1 0,5 ;"Non andate fra i Genti l i e non en­
trate in alcuna ci ttà dei Samari tan i , ma andate pi uttosto al l e pecore perd ute del l a casa
d ' I sraele". A h i , q uanto non sarebbe stato ri sparm iato a noi ma, detto di passata, anche
agl i Ebre i , se i cristiani avessero ascol tato questo mon i to di Gesù ! Da gran te mpo, l l l
purtroppo, avevano fatto i l contrario. I n stridente contraddi zione con Matteo 1 0,5, i l
"ri sorto" pred i ca perciò nel l a stessa sede (28, 1 8 ss. ) : "A ndate dunque, ammaestrate
tutti i popol i , battezzandol i nel nome del Padre e del Fi g l i uolo e del l o Spi ri to Santo . . . "
1 1 pri mo detto, l 'ord i ne i stitutivo del l a m i ssione, è considerato autentico, propri o per-
ché i cristiani di lì a poco av rebbero i ntrapreso l a m i ssione tra i pagan i , l ' opposto del
(pri mo) ord i ne gesuano. E proprio per legi tti mare q uesta prassi , si contrabbandò nel l a
conc l usione d e l vangelo di Matteo l ' ordi ne di evange l i zzare i l mondo. E si ottenne così ,
in apparenza del tutto i ncidentalmente, anche i l fondamento bibl ico, i l l ocus classicus,
a favore del l a tri n i tà. Ma, a parte il fatto che nel l a stessa predica di Gesù manca anche
il m i n i mo accenno di una concezione tri n i taria, che nem meno gl i apostol i ricevettero
78 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

alcun mandato battesi male . . . come av rebbe pot uto Gesù, esi gendo che si andasse solo
"al le pecore perd ute del l a casa d ' I sraele", ma proi bendo espressamente d i "andare tra
i popo l i genti l i ", come avrebbe potuto pretendere, q uesto Gesù, di portare le m i ssioni
nel mondo? Quest ' ord i ne, se mpre messo i n dubbio dopo l ' i l l u m i n i smo, è gi udicato da
tutti i teol ogi critici un fal so. A m bienti eccl esiastici l o i m m i se ro nei testi per gi ustificare
a posteriori sia la l oro pratica della mi ssione tra i genti l i , sia l ' usanza del battesimo. E
1 99
per avere un testi monio chiave pe r i l dogma del l a tri n i tà .

A ppu nto per lo stesso moti vo si gi unse, nel la l Epi stola di G i ovan n i , ad u n ' u l teriore
fal s i fi cazione, i n apparenza i rri le vante, ma i n real tà particolarmente fa mi gerata : i l
"Com ma Johanne um".
Si modi ficò i nfatti - e la Santa Tri n i tà saprà magari chi , q uando e dove - il passo di
G i ovanni l 5 ,7: " Poiché tre sono quel l i che re ndono testi moni anza: l o S pi ri to, l 'acqua e
i l sangue, e i tre sono concord i " , trasformandolo i n 'Tre sono quel l i che testi moniano
nel cielo, il Padre e il Verbo e l o S p i ri to Santo, e i tre sono uno". L' i n serto manca in
quasi tutti i manoscri tti grec i , e in tutte l e traduz i oni antiche. Pri ma del I V secolo, non
v i ene uti l i zzato da ness un padre del la chi esa greco, né v iene mai ci tato - come è ri sul tato
da esami accu rati - né da Tertul l i ano, né da Ci priano, né da G i rolamo, né da Agosti no.
Il fal so prov iene d u nque dal Nordafrica o dal la S pagna, dove si presenta pe r l a pri ma
1 1 2 volta verso il 380. E per l a pri ma volta fu messo in d u bbio sol o nel 1 689 ad opera di R.
S i mon. Oggi g l i esegeti lo rifi utano praticamente al l ' unan i m i tà. Eppure, ancora il 1 3
gennaio 1 897, un dec reto de l i ' Uffi zio romano ne vol le ri bad i re l 'autent icità 21x1 •
Non senza moti vo v i sono tante i nterpol azi oni nel vangelo di G i ovann i .
I n u n pri mo te m po, i nfatti , q uesto vangelo fu apprezzato e anche com mentato solo i n
am bienti "eretical i " . Per contro, nessuno dei "pad ri apostol ici" ne fa menzione. l gruppi
"ortodossi", e Roma in particol are, avevano una posizione di ri fi uto per l o scri tto assai
noto e popol are in Asia M i nore. Di conseguenza, ve rso la metà del l i secolo, esso venne
ri maneggi ato da un redattore, in conform ità al le i stanze de l l a chi esa. Poi ché costui ev i tò
le cance l l azion i , senza però lesi nare con le agg i u nte, g l i Ebre i vi fi g urano una volta
come fi g l i del demon io, una volta con q uel l i da cui v i ene la sal vezza. Il te rzo capitolo
assicura d ue vol te che Gesù ha battezzato, il quarto capitolo asseri sce il contrario. I n
questo modo si fanno riconoscere numerose "aggi unte" posteri ori . A l l o stesso modo,
pi ù in general e, il vangelo di G i ovanni mostra "tracce di una l unga stori a di gestazione
e di redazione". Le maggi ori i n serzi oni chi esasti che sono la nota stori a del l ' adul tera
(8, l s s . ) e l ' i ntero capi tolo 2 1 . Si tratta "senza alcun d u bbio di un 'aggi unta posteriore"
20 1 •
(Cornfel d/ Botterweck)
Oltre al l e fal si fi cazioni al l ' i nterno del N uovo Testamento, v i sono pe rò mol tissi m i
fal s i cristiani anche fuori di esso. Sono contraffazi oni che assom igl iano, quale più q uale
meno, al le forme l ette rarie degl i scri tti bi bl ici , cioè ai Vange l i , agli Atti deg l i apostol i ,
al i ' A poca l i sse, a l l e epi stole. Pe rl opi ù, essi si richi amano ai generi neotestamentari
Note 79

nel l a struttura , nel l a forma, nei conte n uti , e sono estremamente frequenti nel mondo
antico ; m a con q uesto ci occ upiamo ormai del l e contraffazi o n i del l a tarda età neotesta-
mentaria, del l a pri m a patri stica e del l a chi esa antica. 113

NOTE

114
Dieri nger l 47
115
Stiefvater 1 5 s.
116
Fri ts v an der Meer 8
117
Schnei der, Geistesgeschichte I l 20 nota l
11"
B rors N r. 35. D i be l i us, Jesus 1 2 ss.
11" Pfìster 509. G ua rd i n i 32. Cfr. Deschner, Hahn, l capi tolo: l a contestazione d e l l a storic i tà d i G e s ù .
U n a panora m i c a a po l og e t i c a s u " I l p rob l e m a d e l G e s ù stori c o" i n O. B e t z , Was wissen wir von
Jesus 9 s s .
" " Di bel i us, Botschaji l 2 9 8 . Werner, Die Entstehung 65 G oguel 73. R i guardo a v. Soden cfr. Ackermann
396. Schnei der. Geistesgeschichte l 29. Cfr, anche B u l tmann, SynoptischeTradition 396
121 A . Schwei tzer, Leben-Jesu-Forschung 555. Conzel m an n , Dieformgeschichtliche Methode 6 1 . Percy 20.
Di bel i us , Jesus 24. I d e m , Formgeschichte 34 ss., 295. B ornkam m , Jesus I l s . B u l tmann , Jesus I l s.
I d e m , Synoptische Tradition l , 1 63 , 1 76, 366 ss. , 3 94 ss. Gri:inbech, Zeitwende l 1 28. G robel 65. K nopf,
Einfiihrung 239. Stauffer, Jesus 7. Grundmann, Die Geschichte 1 5. B en-Chori n 7 ss.
' " Cornfe l d / B otterweck l 85 s s . , speci e 87. S choeps, Studien 63 s . , 68 s s .
12"'
M a rco. 9 . 1 ; l , 1 5 ; 1 3 ,3 0 . M atteo 4. 1 7 ; 1 0,7; l 0,23 ; 1 6,28. L u c a I l ,5 1 . Cornfe l d / B otterweck 1 1 3 93 s . , I I I
766 s s .
' "" J . Wei B, Die Predigt Jesu vom Reiche Gotte.\· 1 892, 2 . A . 1 900. A . Schwei tzer, Das Messianitiits-und
Leidensgeheimnis 1 90 l . I d e m , Von Reimarus zu Wrede 1 906. I d e m , Die Mystik des Apostels Paulus 1 930.
B u l t m a n n , Das Urchristentum 1 02 . H e i l e r, Der Katholizismus 2 2
1 25
C. G rober 1 8
1 26
A rgo m e n tato i n modo part icol areggi ato e doc u m e n tato in: Deschner, Hahn 17 ss.
1 27
I I Ep. d i P i etro 3 ,4. l d i C l e m . 23,3
' "' Cfr. l a i Cori n ti 7 , 2 9 s s . e 1 5,5 1 ; 1 6, 2 2 con l. Cori nti I l ,29 ss. 1 5, 2 2 ss. ; Il ai Cori n t i 5, 1 7; 6,2. B u l tmann,
Geschichte und Eschatologie 44 s . Haenchen 87 s s . , 1 1 4 s . Schwei tzer, Di e Mystik 93 , 98 ss .. Taubes 67 s.
Conze l m an n , Die Mitte der Zeit 80 ss. Selby 21 ss. Werner, Der protestantische Weg 1 1 42 ss . . Schoeps,
Paulus l 0 2 s s . B uona i uti l 46 s s . Graesser 76 ss., 1 57 ss. , 1 78 ss., 1 99 e pi ù .
"" Teofì l o d i A n t i o c h i a ad Allfolycum 2 , 1 5 ; 2 , 2 2 ; 3 , 1 3 s. Euse b i o h istoria
ecc/. 3 ,39,4. G i ro l a m o ep.
1 2 1 ,6, 1 5. A l taner/ S t u i ber75 ss. Pi ù dettagl iatamente Deschner, Hahn 1 45 ss.
' '" A l ta n e r/ S t u i be r 77. B auer, Rechtgliiubigkeit 1 87 s s . Hennecke, Neutestamentliche Apokryphen 8 ss.
Schneem e l c he r, Haupteinleitung bei Hetmecke I l , 43 .
' " Schneem e l c h e r i bi d e m I l . R e i cke/Rost 1 304. Haag 923 s. A l taner/ Stui ber 7 2 . 1 06 s. Harnack, Marcion
pass i m , s pe c i e 246. K nopf, Einfiihrung 1 60
m I C l em . 47, l ss. l g n . Eph. 1 2, 2 . G i ustino apologia l ,67. Rei cke/Rost 1 304
' " Eusebi o h istoria ecc/. 4,26, 1 3 s. Reicke/Rost 1 303 ; Schnei der, Geistesgeschichte 1 3 29 s. Cfr. anche nota
131, 132
' '" Rei cke/Rost 1 304 s . A l taner/ S t u i ber I l O ss. , speci e 1 1 3 . B ardenhewer 1 426 s .
" -' S e g u o q u i fed e l m ente B ardenhewer I l 8 7 s. Vi si trovano t utte l e i n d icazioni rel ati v e a l l e fonti . Cfr. anche
i b i de m . 42
80 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

1 "' l reneo 4,20,2. Tertul l i ano de ora t. 1 6. Eusebio historiu ecc/. 3,25, l ss. Haag 922 ss. Reicke/Rost 1 304 s.
LThK l . A. V 778 s. Streeter 439. Wikenhauser, Einleitung 28, 3 1 . Schneemel cher. Huupteinleitung 1 3
ss., 1 8 ss.
' ·" Athunusius ' Behuuptung i m 39. Festbri ef. Haag 923 s. Rei cke/Rost 1 304 s. LThK l . A . V 779. Maggi ori
parti colari sul la formazione del Nuovo Testamento: Deschner. Huhn 1 43 ss.
'-'" LThK l . A. V 778. Theologisches Worterbuch I l i 979 ss. J iil icher 450 ss., 555. Hen necke, Neutesta­
mentliche Apokryphen, a cura di Schneemelcher l l ss.
'''' Rei cke/Rost 1 304 s. Haag 924. IThK l . A . V 779. Lutero ci tato da Gri sar l 523 s., I I I 442 s .. dove sono
anche le fon t i . - Schneemelcher, Huupteinleitung 12 ss.
'"' Bul tman n, Synoptische Tradition passi m. Sche l k l e 28
"' Reicke/Rost 1 308 s.
, ., Brox, Fu/.1·che Vet:fil.ueranguben I l ss . . 78. Sche l k l c 29. v. Carnpenhausen. Die Entstelwng 380. Clév enot,
Die Christen 1 32 s.
" ' Meyer, Pseudepigruphie I l O. Charlesworth, The psellllepiwuplw 25. Cfr. Idem, The Renuissunce 1 07
ss.
, .. Speyer, Literarische Fiilschung, 25 1
'"' Brox, Fulsche Verjilsserunguben 63 , I l i
"'' Brox, i bi dem 1 4 : Idem, Problemstand 3 1 1
' " Così d i ce Norbert Brox nel l a sua introduzione a l l a Pseudepigraph ie. l ss. Cfr. anche Meyer, Bespreclwng
1 50
, .. Haag 2 1 8 ss.
"'' I bidem 227. Rei cke/Rost 1 307. Knopf. Einjìihrung 22 L 63. Li etzmann , Geschichte Il 94. Bauer, Recht­
gliiubigkeit 1 63. Feine- Behm 23, 320, 334. H i rsch, Fruhgeschichte passi m. in particol are 70 ss., 99 ss . .
1 23 ss.
"" Bauer, Rechtgliiubigkeit 1 63 . Kober, Die Deposition 675. Meyer, Besprechwzg 1 50 s., Speyer, Religiiise
Pseudepigraphie 247 ss. , 259 ss. , Idem, Literwùche Fulschung 85 s . . 2 1 9 s. 260 ss., 3 1 O
' " Brox, Fulsche Ve(fÌISserunguben 30 s . , 49 s.
' " I bidem
"' Meyer, Besprechung 1 50 s . , Speyer, Relig iiise Pseudepigraphie 247 ss.
''" Speyer. Literarische Fiil.�chung 22 1 . B rox , Problemstund 328 ss.
"' Hennecke, Netttestumentliche Apokryphen l 1 26 ss . . Il 58 ss., 22 1 ss., S peyer, Literarische Fii/schung
220. Idem, Fdlschung, literarische 24 1 s .. 254 s . , 262. Brox, Fulsche Vet:filsseranguben 98 s. 1 05 ss.
"'' Speyer, Literarische Fiilschung 220. Idem, Fal schung. l i terari sche 255
' " Ibidem
"" Zacari a i l Retore. Historiu ecc/ 3 . l O. Bardenhewer I V 3 1 7. A l taner/Stu i ber 234. 24 1 . Speyer, Literarische
Fiilschun!i 284
,,., Speyer i bidem 1 4. B rox, Fulsche Ver}ilsseran!iuben 52 ss.
' "" Seeck, Urkundenjlilsch un!ien 4. H eft 399. Syme 299 ss., 305, 309. Schrei ner 1 33 . Speyer, Literari­
sche Fiilschun!i 47 s s . , 58 ss., 92 s . , 277 ss . . Idem, Fiilsclwn!i, literwùche 239 s .. Idem, ReligiOse
Pseudepi!iraphie 20 1 . 240. Brox. Problemstund 3 1 4. Idem, Fulsche Verfilsseran!iuben 20 s . , 5 1 ss.,
57 ss.
11' 1 Speyer, Fiilschun!i, literarische 239 s.
' ''' I bidem
' '" H . v. Campenhausen Th LZ 94, 1 969, 43 ci tato da Brox, Fu/sche Verji1.1·seranwlben 82. Cfr. anche Brox
i bidem 69. Herde 300 s.
"•• Papia i n Eusebio historiu ecc/. 3 .39, 1 0. Cornfeld/Botterweck IV 930. 948. A l and i nsi ste ancora una vol ta
( 1 2 1 ss.) a ragione s u l l a troppo scarsa attenzi one dedi cata al problema del l ' anoni m i tà nel l a letterat ura
p rotocri s tiana ri spetto a que l l o del l a pseudon i m i tà. Cfr anche la nota 1 54
Note 81

1 65 Papia i n Eusebio h. e. 3 .39, 1 3 ;3 ,39. 1 6. l reneo, adv. haer. 3 , 1 , 1 ; i nol tre Eusebio h . e. 5,8,2. Haag 1 1 1 2 s.
Cornfeld/Botterweck I I I 762 ss . • I V 952 ss . . Wikenhauser, Einleitung 1 33 . Speyer, ReligiOse Pseudepi­
graphie 245. K ii mmel 73 ss., speci e 9 1 ss. Abel 1 38 ss. Marxsen, Einleitung 1 49 ss .. in particol are 1 55 s.
K . S tendahl , The School of St. Matthew 2 . . A. 1 968, c i tato da Marxsen, i bidem.
""' "Wen n 's H ii n d l a net g 'schi ssen hiitt' , hiitt's den Hasen g'fangen ." - Schel k l e 3 1 ss., 53 ss. Lichtenberg
350
1 67 Haenchen 95 ss. J ii l i cher 437 ss. Hommel 1 52 ss. Wel l h ausen, Kritische Ana/yse 35. Viel hauer, Zum
"Paulinismus" 2 ss. Schwei tzer, Die Mystik 6 ss. Norden, Agnostos Theos l ss. Cornfel d/Botterweck I V
929 ss.
1 68 Cornfeld/Botterweck IV 929 s . . 948. Meyer, Pseudepigraphie 94. Torm 1 27 s., 1 4 1 . Hei nrici 74. B rox,
Falsche Verfasserangaben 25 s. Marxsen, Ei nlei tung '39 ss., spec i e 1 47 ss., 1 56 ss. , 1 67 ss .. i n particol are
1 72 . Kiim mel 53 s s . , spec i e 69 s .. In pi ù 73 ss. , spec i e 9 1 s . , 1 1 6 ss., 1 4 1 ss.
1 69 Giovanni 1 , 1 4 s.; 1 3 ,23 ; 1 9,3 5 ; 2 1 .24. 2 . G i ovanni V. l ;.3. G i ovanni V. l . l reneo adv. haer. 2.22,5; 3 , l , I ;
3 ,3 ,4; 3,5,8. Eusebi o h. e. 3 .25,3. G i rolamo vir. il/. 9, 1 8. Haag 869 ss. Cornfeld/Botterweck 1 1 374, I I I 796
ss. f. K. T. B retschnei der, Probabilia de evangeli i et epistolarum Joannis apostoli indole et origine, 1 820.
Bacon 1 27 ss. B auer, Das Johannesevangelium 236. Eisl er, Das Rdtse/ 323 ss. Wi ndisch 144 ff. H i rsch,
Studien 1 40 ss. Lei poldt, Geschichte I 52. Meyer, Pseudepigraphie 90 ss. Torm 1 29 s. Schel kle 30. Teeple
279 ss. Parker 3 5 ss. Gericke 807 ss. Wi l l i ams 3 1 1 ss.
1 "1 Kiimmel 1 55 s s . , i n parti colare 1 62 ss. e 200 ss. Cfr. anche l a precedente nota e Deschner, Hahn 44 ss.
17 1 H aag 870 s. Schelkle 79 ss. 91 s. Quanto p i ù si l egge Schel kle, tanto più si gi urerebbe s u l l a sua m i scre­
denza (certo non solo in riguardo a questo). Meyer, Pseudepigraphie 90 ss. Lietzman n, Geschichte I 235
ss .. speci e 246 ss. Ancora Ehrhard, Urkirche 98 ss. d i fende appassi onatamente la patern i tà del l ' apostolo
Giovann i .
1 7' Apocal i sse Giovanni 1 . 1 ; 1 .4; 1 ,9; 22,8. LTh K I .A . I 289. Lohse, Die Offenbarung 4
m Eusebio h. e. 7 ,24, 1 ss. A l taner/ Stui ber 2 1 O s.
1 7-' Eusebio h. e. 7 ,25, 17 ss.
m I bi dem 7,25, 1 7 ss.
1 76 Lohse, Die Ojfenbarung 5 ss.
1 77 Meyer, Pseudepigraphie 94. Brox, Falsche Verfasserangaben 40
"" Cornfeld/Botterweck I l 368 ss. Haag 1 3 1 9
1 7" l Ti moteo 1 , 1 ; 1 ,3 ; 1 . 1 2. ss. ; l , 1 9 s . ; 2,7;2, 1 2 ; 3, 1 4 s . ; 4,2 ; 4,7; 6, l . I l Ti moteo 1 . 1 ; l , I l s . ; 3 , 1 1 ; 4,9 s s. .
Ep. A Tito I . l ; l , 3 ; l , I O s . Cornfel d/Botterweck I l 368 ss. Haag 1 3 1 9
1 "" G i rolamo praef comm. in ep ad Ti t. Bauer, Rechtgldubigkeit 228 s . H e i ler, Der Katholizismus 6 1 ss. R i s i
39 ss., 50 ss. Knox 73 ss . . Werner, Die Entstehung 1 62 s . , 209 s.
1" 1 Haag 1 323. Campenhausen , Polykarp von Smyrna 8. D i be l i us-Kiimmel l O. Kl ausner, Von Jesus zu Pau/us
235 ss. Knopf, Einfuhrung 86 s. Barn i kol 8. Meyer. E. , Ursprung und Anfdnge I I I 582 . J ii l i cher 1 62 ss.
Knox 73 ss. Goodspeed, An lntroduction 327 ss. Speyer, Religiose Pseudepigraphie 249 s . , 254 s. Idem,
Literarische Fiilschung 286. McRay 2 ss. Moule, The Problem 430 ss. B rox, Zu den personlichen Notizen
272 ss., in parti col are la si ntesi 290 ss .. K ii m mel 323 ss. Cfr. anche 343 ss., 367 ss., specie 37 1 ss .. 378
ss. B i nder 70 ss. H arrison 77 ss.
1 "' Il Tessaloni cesi 2 , 1 ss., 3, 1 7. Cornfel d/Botterweck I l 367 s. Lindemann 35 ss. , specie 46. Marxsen i n :
Reicke/Rost 1 970 s. Marxsen. Der zweite Thessalonikerbrief l 07 s s . Schwei tzer, D ie Mystik 4 2 s. Kautsky
18 s. J ii l i cher 62 ss. B raun, Zur nachapostolischen Herkunji 1 52 ss. Tri l l ing, passi m
1 "' Rei cke/Rost 4 1 6 ss. Cornfe l d/ Botterweck I l 364 ss. ( i v i le ci tazioni da Guthrie e Schl i er). van Rhyn
1 1 2 ss. Barn i kol 7 . Lietzmann , Geschichte l 226 s. Di be l i us-Kiimmel IO s. K nopf, Einfuhnmg 73, 85 s.
Kiiseman n , Leib und Leih Christi 1 38 ss. Goodspeed, The Meaning of Ephesians. I dem, An introduction
222 ss. 308 s s . , spec i e 3 1 4 ss. Sche i k l e sostiene che l ' epi stol a agl i Efesi n i . ammesso che non s i a auten­
tica, possa com unque essere stata composta ''da u n al l i evo" del l ' apostol o. 1 72 ss . . i n particolare 1 74,
82 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

Vedi anche 1 78 s s . , s peci e 1 82, 1 85 ss.


' "-' Cornfeld/B otterweck 1 1 356,370 ss. Lei poldt, Geschichte l 2 1 9 ss, Jli l i cher 1 46 ss. Kuss l s. esclude " una
d i retta patern i tà del l ' apostolo Paolo", aggi ungendo: "questa dov rebbe essere, ogg i , una generale com· i n ­
zione", - Cfr, anche Ri enecker 570. B ruce, " To the Hebrews" 1 1 7 s s . I d e m . Recellf Comributions 260 ss.
Marxsen, Einleitung 1 74 ss.
' "' Schrage/ Balz l ss.
1 Kt' Il di Pietro 1 . 1 � l , 1 5; 2, l s . ; 2, l O ; 2, 1 2 ; 2, 1 4; 2 , 1 8 ; 3 , 1 : 3 ,3 s . ; 3 . 1 4; Haag 1 368. Cornfeld/Botterweck I l

378 s s. . A l taner/S tui ber 280 s . Schrage, Der zweite Petrusbrief 1 1 8 ss. Tal bert 1 37 ss.
' "7 l di Pietro 1 . 1 : 1 . 1 5; 2, 1 s.: 3 . 1 O: 5, 1 2. Cfr. anche Cornfe l d/Botterweck 1 1 377 s. Schrage, Der erste Petru­
sbrief 59 ss. ; H unzi nger 66 ss. Bul tmann. Bekenntnis- und Lied�f'ragmente 285 ss. Danker 93 ss. Moule.
The Nature l ss. van Unnik 92 ss. B rox, Zur pseudepigraphi.1·chen Rahmung 78 ss. Anche per i l cattol i co
Rudolf Schnackenburg. ogg i , la Pri ma Epistol a di Pi etro è "probabi l mente pseudoni ma"; e osserva i n
propos i to: "Anche da parte cattol i c a aumentano l e voci secondo c u i questo scri tto è poss i b i l e che s i a
pseudoni mo". A maggior ragi one, per Schnackenburg, l a I l epistola di Pi etro appartiene naturalmente
"già al I l secol o": Schnackenburg 33.
I I'Qol Eusebi o h.e. 3,25,2s. ; 3 ,39, 1 7 ; 6, 1 4. 1 ; 6,25. 1 O. Balz. Die Joluumesbriefe 1 50 ss.
' �' I I di G i ovanni l O s . . I I I G i ovanni 9 s.: Cornfe l d/Botterweck 1 1 374 ss. Kasemann. Ketzer wul Zeuge 292
ss. Braun, Literar-Analyse 21 O. ss. Bergmeier 93 ss. ; Bul tmann. Die kirchliche Redaktion 381 ss.
' '" Haag 858. Bal z, Die Johannes-briefe 1 50 ss . . c i tazione 1 55
,., Jk. l , l ; l ,22; 2. 1 . Lutero, Tischreden 3,254; 5. 1 57, 382. 4 1 4. Haag 805 s. Lietzmann . Ge.�chichte l 2 1 2
s . Marxscn, Der "Friihkatholizismus" 22 ss. Idem, Ei n l e i tung 222 ss., 243 ss., 272. ss. Hal son 308 ss.
Schrage, Der Jakobusbrief ss. Luck, Weisheit und Leiden 253 ss .. Idem. Der Jakobusbrief 1 6 1 ss. Klimmel
356 ss . . in parti colare 363 ss . .383 ss . . specie 390 ss . . 396
, .,, Ep. di G i uda l . Cfr. anche 1 7. Cornfeld/ Botterweck 1 1 376. Marxse n . Einl<•itung 236 ss.
1 ''' Marxsen i bi dem 1 74. S peyer. ReligWse Pseudepigraphie 252, 258. I de m . Li terarische Fal schung 209.

' '" Cand l i s h I l . Bauer. Rechtgliiubigkeit 1 78


, .,, Hei nrici 79. Wikenhauser. Einleitzmg 75 ss.
, .,, Martial 5.24. Harnack. Mission und Ausbreitwz�: l 1 1 7 nota l . Wei n e l . i n E. Hennecke. Newestamellfliche
Apokryphen 1 924. 330. Schneider. Geiste�Reschichte l 40 l ss. Werner, Die Emstehwz�: 598 ss .. Moreschi ni
II I l O. Maggi ori dettag l i s u l l a genesi del problema tri n i tario: Deschner. Hahn 38 1 ss.
1 'n Bas i l i o hex. 9. hom. 6 . Cfr. hex. 6 horn. 2 . Gregori o di N i ssa, C at . 4. 1 . Al taner/S tui ber 3 03 . M lihlenberg:
"La defini zi one teologica del dogma tri ni tario del l a Chi esa antica si deve a G regori o." p. 58
,.,. l Hen. 39,5 ss . ; 6 1 ,8 ss . ; l a Ti moteo. Cfr. anche Marco 8,38; l a Ti moteo 5.2 1 ; l ai Tessaloni cesi 3 , 1 3 ;
Apoca l i sse d i G iovanni 3 . 5 ; 1 4. 1 0 : G i usti no. apol. 1 ,6. Werner, D ie Emstehwz�: 302 s s . . 635
1 '" Harnack. Mission und Ausbreitwzg 1 40. Wei nel . Biblische Theologie 202. Schwei tzer. Die Mystik 228 nota

l . Lietzmann. Geschichte l 55. Klostermann 232 s. D i bel i us. Formgeschichte 285. B u l t mann. Synoptische
Tradition 3 1 0, 333 . E. Meyer. Urspnmg Ull{/ Anfiinge l. 1 5. 92. Hei tmlil l er 2 ss. Werner. Glaube wul
Aberglaube 70. Ackermann 1 2 1 s. G rass 30 s. Schweitzer. Das Herrenmahl 585
'"' Haag 300 s. J li l i cher 589. Thi e l e 6 1 ss.
'"' Cornfeld/Botterweck I I I 796 ss.
FALSI FICAZIONI NELL' ETA' POST-TESTAMENTARIA
E NELLA CHIESA ANTICA

" Del l 'epoca successiva al Nuovo Testamento e al l a chiesa antica,


ci è nota una grande massa di fal si letterari.
In gran parte essi non appartengono tutti a l l a letteratura ereticale,
ma poterono nascere ed essere accettati altrettanto bene
in ambienti ligi al i 'ortodossia . . . "
202
Norberto Brox

"I cristiani mettevano al bando le fal sificazioni degli avversari


mentre fabbricavano i propri fal si . "
" Mol te fal sificazioni hanno infl uito i n maniera determinante
s u l l o svil uppo del l a dogmatica chiesastica,
del l a politica del l a chiesa, s u l l a storia e su li ' arte . "
'Tu tti i falsari cristiani, essendo i n gran parte chierici,
contavano su li ' aiuto di Dio."
W. Speyer 2"'

Una volta penetrata nel la Chiesa, la fal sificazione crebbe a dismisura,


sconfinando nel l ' infinito. L'importanza degli interessi in gioco,
la competizione del le singole dottrine e del le chiese provocarono,
per l ' insaziabile domanda, il l imitate scorte di documenti contraffatti."
2 0"'
J.A. Farrer 115
84 Fals(ficazioni cristiane nel mondo an tico

Tun·•: L•: PARTI OPERAVANO FALSI • IN MASSIMA PARTE l SAet:RDOTI

Dopo che i n Occi dente, al i ' i n i z i o del V secolo, i l complesso del N uovo Testamento fu
ri conosci uto ufficialme nte, la chi esa fece ri gorosa di sti nzione tra l etteratu ra canonica e
non canoni ca. Tutto q uanto non passava per canoni co, ciò che non si potev a o voleva
uti l i zzare in q ualche modo, veni v a defi n i to "apocrifo" e com battuto aspramente come
"ereti co", in q ual che occasi one già con il rogo; sebbene in fondo, non essendo per
l u n go tem po esi stito alcun ( ri gorosamente defi n i to) canone, l e cose fossero andate
a l ungo i n tutt 'al tro modo. La maggior parte dei teol ogi anti chi consideravano mol ti
"apocri fi " come apostol ici , com p l etamente autenti ci , veri , in q uanto testi moni anze
del l a fede ; preferendone salt uari amente alcuni agl i stessi l i bri neotestamentari . . . senza
contare che la C h i esa stessa, con l ' arbi trari età che le è pec u l i are, ri conosceva poi l i bri
"apoc ri fi " , s pecie quel l i com presi nel l ' A ntico Testamento. A l u n go, d u nq ue, una parte
del la l etteratura demoni zzata come "apocrifa" ri mase equi parata e "ugual mente val ida
accanto al l e opere am messe più tardi come canon iche" ( Schneemelcher). A maggior
ragi one tutti gli anti chi vange l i "apocri fi " , atti d i apostol i e apoca l i ssi di cui essa era
piena, e di cui una piccola parte è ri masta perfi no conserv ata, sebbene perl opi ù solo
in fram menti e ci tazioni , ven i v ano in parecch i e regioni letti e venerat i , come al trove
gl i scri tti canon ici 205.
Ri cordi amoci il fatto che i l cri stianesi mo non era una d i mensione u n i ca e u n i tari a,
che fi n dal i ' i n i zi o non sussi steva alcuna "ortodoss i a" ( l 1 3 3 ss . ) , q uanto pi uttosto
una grande vari età di i nsegnamenti e di credenze. Pertanto, vi era pure una ridda d i
vange l i d i fferenti , di stori e di apostol i , di apocal i ssi , a seconda di come coi nci dessero
con le i dee del l e com u n i tà . . . Solo al l orq uando - fenomeno avven uto i nv ero molto
presto - si passò a com battersi a v i cenda e a l ottare sem pre di pi ù e di conti n uo ( l cap.
3 ) , s pecial mente q uando la cos i ddetta G rande Chi esa d i venne sempre pi ù potente, de­
moni zzando anche in crescente m i s ura tutti i cri sti ani al di fuori dei s uoi ranghi, essa
cacci ò nel sottos uolo la massa dei loro scritti , dichi arandol i i naui.enti ci , fal si , in una
1 1 6 parola "apocri fi " (dal greco apokryptein, nascondere). Se n nonché q uest' uso l i ngui stico
è rel ati vamente recente, non ancora cons ueto negl i antichi regi stri canonici , dappri ma
del tutto scol l egato al l a stori a del canone, essendo stato appl i cato appunto a l l o scopo
di debe l l are gl i "ereti c i " ; i n l reneo, per esempio, o i n Tertul l i ano, il futuro "eretico"
da parata, i q ual i av re bbero usato "apoc ri fi " e "fa l s i " come si non i m i veri e propri 2t� ••

Nei ci rcol i "eretici ", dove si apprezzavano al tamente g l i scri tti segreti defi nendol i
"occulti", l a parola ass unse un s i g n i fi cato deci samente positivo. Pe rfi no Ori gene val uta
ancora pos i ti vamente le pseudepi grafi e, cl assi ficandole come apocri fi "eccl esiasti c i "
n e i confronti deg l i "ereti ci" l i bri segreti . Per i padri de l l a chi esa, però, nel l a loro lotta
contro i "fal si maestri ", la parola av rebbe presto assunto signi ficati negati v i , connotan­
do q ual cosa di spregi ati vo e sfavorevole. "A pocri fo" di venne pe r loro eq u i v alente di
Tutte le parti opera vano falsi - in massima parte i sacerdoti 85

i nterpol ato, di adu l terato, anche se - dopo q uasi 400 anni di cri stianesi mo - l ' el i m i na­
zione degl i "apocri fi " dal Canone era ormai defi n i t i v amente sanci ta. M a non ci si può
rendere conto mai abbastanza di q uesto fatto: il concetto d i "apocri fi " e di "apocrifo"
non fu mai u n i tario, ma sem pre ambi g uo, e tal e è sempre rimasto nel l a stori a del l a
chiesa, s i a sul piano l e tterario s i a s u quel l o teologico 207•
U n ul teri ore fatto i m portante, che g l i apol ogeti contestano da sem pre, i n modi
tanto ricchi di parole quanto poveri d i i dee: tra la l etteratu ra neotestamentari a e q uel la
"apocrifa" sussi stono certo del l e d i fferenze, ma q ueste sarebbero oggett i v amente
i rri l evanti 208 •
I n u l ti ma anal i s i : tutti g l i "apocri fi " s uccess i v i al l ' epoca neotestamentari a furono
natural mente prodotti , senza eccezi one, da cri sti ani . Sono pertanto, t utti q uanti , dei
trattati cri stian i . Per l a forma e l ' i m postazione, essi si rifanno i nol tre, q ual e pi ù quale
meno, ai l i bri neotestamentari . E tutti q uanti , che si ano d i prov eni e nza chi esastica o
di ori gi ne settaria, sono " n ul l ' al t ro che fal s i fi cazion i " ( B ardenhewer) 209•
La cosa pi ù i mportante è tuttav i a q uesta: g l i "apocri fi " contri bui rono al l a diffusio­
ne del cristianesi mo esattamente q uanto g l i scri tti canon i c i , forse add i ri ttura di pi ù.
Per mezzo di q ue i testi si evangel i zzò nel l e m i ssioni , facendo com u n q ue seguaci e
guadagnando consens i . Mol ti "apocri fi " vennero tradotti i n sv ari ate l i n g ue e diffusi i n
tutte l e d i rezion i . Molti erano d i s poni bi l i i n i n n umerevol i e m u l t i form i ri el aborazion i ,
ri maneggi amenti , riassunti , ampl i amenti . N o n di rado, nemmeno si s a s e si h a a che fare
con un fal so di stampo chi esastico oppure "eretico", dato che non si possono tracci are l l 7
con fi n i preci s i , perché i residuati sono troppo esi g u i , l e sov rastrutture, g l i strani amenti ,
le deformazioni troppo freq uenti , e perché le ci rcostanze del l a l oro genesi - q uesta è l a
regola - sono troppo confuse, di sol i to i m penetrabi l mente oscure. A ciò v a aggi unto che
anche la chi esa trasse profi tto dag l i "apocri fi " , mol to benevol mente e mol to a l ungo,
ancora nel Medioevo. Non solo se ne creavano, negl i ambienti del l a chi esa anti ca, con
ferv i do zelo ( p. 86 ss. , 92 ss. ) , ma è d i mostrabi l e che l a chi esa ha per g i u nta ri v i sto
e ri toccato assai presto "apocri fi ereti c i " ; anzi "pressoché tutto" d i q uanto è ancora
di spon i b i l e a tal e ri guardo "è l u ngi dal l ' essere tramandato nel l a l ezi one ori gi naria,
ma l o è nel l a ri elaborazi one cattol i ca" ( afferma il catto l i co B andenhewer) , vale a di re
che i fal s i "ereti cal i " ven i v ano contraffatti per l ' en nesi ma volta negl i ambienti ecc l e­
siasti ci . E mentre i l testo ori gi nario si d i ssol veva per sempre q uasi total mente, buona
parte d i q uesti "rifaci menti ", di q uesti scri tti contraffatti d ue o pi ù v o l te, v e n i v a l etta
e assi m i l ata ancora attraverso il Med i oevo, special mente, a q uanto pare, le apocal i ssi
e g l i atti d i Pi l ato, ( p.90 ss. , l 08 s . ) 2 1 0•
Non si potranno sottoval utare la d i ffusione e l ' efficacia di q uesta l etteratura artefatta:
un problema ancora oggi assai lontano dal l ' essere chi ari to. I l suo i rrad i amento e i suoi
effetti devono essere stati tanto maggiori quanto maggi ori erano l ' i ngen u i tà e l ' assenza
d i mal i zia, propri e del l e masse ; nel l e q ual i i n pi ù - e tanto più in campo rel i g i oso -
86 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

esi steva u n ' av i da di s poni bi l i tà per l ' i nsol i to, l ' i nveros i m i le, il merav i g l i oso, nonché un
forte d i s poni bi l i tà per l ' occul to, il m i steri oso ; una cred ul oneria che, m utat i s m utand i s ,
i m perv ersa di n uovo ai nostri g i orn i , a profi tto d i quanti amano pescare n e l torbido.
Ragion per c u i , di norma, la chi esa pri m i t i v a non reagì con eccessi va i rri tazione a l l e
fal s i fi cazioni , sch ierandosi pi uttosto a d i fesa del l a l oro autenti c i tà, anche se solo nei
casi in cui l e serv i v ano e non contradd i cevano l e sue dottrine: cri teri decisi v i per l a
l oro tol leranza o per l a propaganda. Era e v i dente: i l contenuto d i u n o scri tto contava
molto di pi ù del l a sua autenticità 2 1 1 •
Per contro, i fal si degl i "ereti c i " , per i q ual i s i fabbricavano s pesso dei controfalsi ,
erano considerati opera del d i avolo, mostruosi tà moral i . Quanto pre m u rosamente l a
1 1 8 chi esa chi udeva un occh i o s u i propri i m brogl i , mostrandosi i nd u l gente, s pesso e per
tempi rei ati v amen te l unghi , con tanto maggiore i nd i gnazi one era pronta a sti gmati zzare
quel l i degl i avversari . Certo, essa i ncol pava s pesso a ragione di i m postura g l i "eretici",
special mente g l i gnostici . Certo, essa ha anche s mascherato g l i A pol l i nari sti come fal ­
sari ; a l l o stesso modo cercò d i bruciare trattati "ereti cal i " che correv ano sotto i l nome
di autori "ortodossi". Ciò mal grado, i catto l i c i non furono da meno nel fal s i fi care. E
ri battevano ai fal si fatti da cristiani di di versa fede non sol tanto per mezzo di controscri tti
fal sati ( i n cui un t i po di fal so è coevo del l ' al tro) , ma i n modo che una cospicua parte
del l e l oro truffe serv i sse a l l 'ed i fi cazione - come, in ulti ma anal i s i , anche la ( pri ma)
parte, che serv i v a al l a "fede". Questo i nteragi sce i n mani era i nsci ndi bi l e, e non solo
col popolo. Un ' i m postura del tutto i ned i ta - e pe r gi unta effi caci ssi ma - dei cri stiani fu
però q uel l a d i d i ffondere fal s i sotto il nome del l ' av versari o, rappresentandov i la sua
"eresia" in mod i i perbol ici , per poterlo confutare tanto pi ù fac i l mente 2 1 2 •
Né va di menticato: la maggi oranza dei bri ganti cristi an i , da q ual unq ue parte stessero,
erano sacerdoti . Di p i ù , gl i stessi capi del l a chi esa si ri nfacci avano v i cendevol mente i
fal s i . Così , i l santo G i rolamo acc usò ri petutamente e con estrema v i olenza l o scri ttore
ecc l esiastico R u fi na di A q u i l e i a - col quale d i sputò u na del le pi ù velenose faide "tra
pad ri " ( l 1 53 ss. ) - i m putandogl i i l reato di truffa l etteraria. A sua volta, i l vescovo
G i ovanni di Gerusal emme accusò il santo G i rolamo. Il santo dottore del l a chi esa C i ri l l o
di A l essand ria, nel suo attacco contro Nestorio ( I l l 0 8 ss. ) pare c h e avesse fal si fi cato
ci tazi oni tratte dal l o stesso. Il vescovo Eustazio di A ntiochia, accanito com battente
contro g l i A ri an i , acc usò il v escovo Eusebio di Cesarea, " pad re del l a Storia del l a
Chi esa", di a v e r fal s i fi cato nientemeno c h e i l Credo d i N i cea 2 1 3 .
I n breve, da q ual siasi parte si ri correva ai fal s i . A d i re il vero, secondo i pri m i cattol ici
del l a modern i tà, sol o i cristiani non cattol ici avev ano l a "sfrontatezza" d i spacciare i n
q uanti tà straordi nariamente grande " i prodotti del l a loro fantasia per ri velazioni d i v i ne",
ri vendicando ad essi "apostol iche ori g i n i " ( Kober) . I n effett i , però, tutti com mettev ano
fal s i : non solo gnosti ci , encrati t i , maniche i , novazian i , macedo n i , arian i , l uc i feri an i ,
1 1 9 donati sti , pelagian i , nestorian i , apol l i nari sti , monofi siti , ma ov viamente anche i cattol ici ;
Erano saltuariamente in uso vangeli "apocr(fi " 87

nel l a l otta contro l a gnos i , ad esempio, anch 'essi compi l arono vangel i "artefatti". I l
protonotaio apostol i co Otto Bardenhewer ( morto nel 1 935) nel l a sua basi l are opera i n
4 v ol u m i " S toria del l a l etteratu ra del l a Chi esa anti ca" ricol l ega i nvero ( e probabi l mente
a ragi one) la " m aggi oranza" degl i "apocri fi " neotestamentari a parti colari "dottri ne
eretiche", ricond ucendo però un al tro "grande gruppo" al i ' i ntervento d i "mani orto­
dosse". D i c i amo q u i ndi ancora una vol ta : tutte le parti operavano fal s i . E tutti q uel l i
che fal s i fi cavano e rano cri sti an i ! E molti d i l oro erano cri stiani al i ' i n terno del l a chiesa.
Lo stori co del d i ri tto a Tubi n ga , Fri edri ch Thudichum ( morto nel 1 9 1 3 ) raccolse "fa l s i
del l a Chi esa" i n tre ponderosi vol u m i e ne progettava u n q uarto, n o n pi ù usci to p e r l a
s u a morte 2 1 4•

ANCHE NEI CIRCOLI ECCLESIALI ERANO SALTUARIAMENTE IN USO VANGELI "APOCRIF1"

Come g i à i n epoca neotestamentaria si era fal s i ficato si stemat i camente, adducendo


pi ù d i t utto fal si nomi autoral i , ma anche con grandi quanti tà di al tri i nterventi s u testi
autentici o già artefatti , così si proseguì ne l i ' epoca s uccessi va. A nzi è assol utamente
possi bi l e, persi no probabi le, che parecchi fra i testi bandi t i come eretici dal l a chi esa
come "apocri fi " si ano pi ù antichi d i quel l i neotestamentari . Ed e certo, se è l ec i to prestar
fede ai Vangel i , che ci fossero anche vange l i pi ù antichi dei q uattro "canon i c i " . Tan t ' è
vero c h e i l vangelo d i Luca i nforma subi to, fi n d a l pri mo versetto, c h e "già mol ti hanno
i ntrapreso ad ord i nare una narrazi one dei fatti che si son compi uti tra noi ".
Una parte dei vangel i "apocri fi " è in modo palese i mparentato strettamente coi si notti ci.
M a si ccome mol ti d i q ue i v angel i sono d i s poni bi l i sol o in forma ( assai ) frammentaria,
spesso è molto d i ffi c i l e accertare se essi si ricol leghi no ad una trad i zioni pre-si notti ca
o a quel l a si notti ca, se q u i nd i si ano pi ù antichi o pi ù recenti dei v angel i canon i ci . E 1 20
propri o coi p i ù antichi vangel i "apoc ri fi " si i nte rsecheranno anche trad i zioni oral i e
scri tti . S i constata, i n ogni caso, come chi pensa storicamente non possa considerare
tutto q uesto sempl i cemente attraverso lo schema "canoni co" oppure "apocrifo" - a
5
presci ndere dal fatto che si era fal s i fi cato dappertutto 2 1 •
Di vange l i cosi ddetti apocri fi ne sono conosci uti per nome pi ù di ci nquanta, sebbene
tramandati perl opi ù solo in forme fram mentarie e sol o assai di rado nel l a l oro i ntegrità
testual e. Di mol ti , oltre al t i tolo, non sappiamo n u l l a, o q uasi pi ù n u l l a. Così è d i q uel l o
i nteramente perd uto "Vangel o di G i uda" - nato forse a metà del I l secolo - d i cui fecero
u so i Cai n i ti , ossia " gnostici" che, i n conseguenza del l a l oro dottri na del D i o mal vagio
del l ' A ntico Testamento, pare venerassero tutte l e fi g u re in esso scredi tate e demoni z­
zate, spec i al mente Cai no e i l serpente. E G i uda, sostenev ano, fu l ' un i co apostolo a
com prendere i l S i gnore. Poco o nul l a sappi amo del "Vangel o del l a perfezi one", o del
"Van gel o di Eva", in uso presso i N i colai ti , una setta gnosti ca l i berti ni stica che sembra
88 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

essersi di ssolta già al l a fi ne del l i secolo; ad essa i pad ri del l a chi esa - seguendo l reneo
- addossavano col pe presunte di eccessi sessual i , ragion per cui d u rante il Medioevo
si d i ede l ' epi teto di N i colaiti agl i av versari del cel i bato ! 2 1 6
Eppure v i furono epoche e l uoghi i n c u i i l mondo cattol ico e q uel l o gnostico non
erano (ancora) separati con tanto ri gore. A nche gruppi ecclesiastici i m piegarono vangel i
cosi ddetti apoc ri fi i n l uogo dei cosi ddetti canon i c i . I n parti col are, q uel l i gi udai co­
cri sti a n i , oss i a il Van gel o dei Nazare n i , degl i Ebion i ti e degl i Ebre i , si mantennero per
l un go tem po, e v e n i v ano ci tati ancora nel X I V secolo 2 1 7 •
I l Vangelo dei Nazare n i ori gi na pres u m i b i l mente nel l a pri ma metà del I l secolo,
ed era, come mostrano i fra m menti , un vange l o d i ti po si notti co, essendo soprattutto
strettamente affi ne col bi bl i co Vangelo di Matteo, anche se non era un " U r- Matteo",
perlopi ù secondari o ri s petto al neostestamentario vange l o di Matteo: era di "carattere
1 2 1 epi gona) e" ( D i be l i us), ma per contenuto e forma " non pi ù gi udaico-cristi ano di Matteo"
( Waitz). Tan t ' è vero che i gi udeocri stiani di S i ri a ( N azareni ) , dai q ual i è scaturi to questo
v angelo, non sono stati "ereti ci", ma seguaci del l a "grande Chi esa" (Viel hauer) 2 1 8•
A som i gl i anza del vangelo dei Nazaren i , anche i l coevo vangelo deg l i Ebioniti è
i m parentato con Matteo. Però era di ori g i ne "ereticale". G l i Ebioni ( Ebioni t i ) mettevano
in d i scussi one la nasc i ta v i rgi nal e di Gesù, per cui cance l l arono dal l oro v angelo la
stori a del l a nasci ta d i Gesù secondo M atteo ( l e 2), dove lo S pi ri to Santo i ngrav ida l a
vergi ne Maria. G l i Ebion i , s uccessori i m medi ati del l a com u n i tà pri m i t i v a ( ! ) , avev ano
pri ncì pi anti c u l tual i ed e rano vegetari ani 2 1 ".
Nel "Vangelo degl i Ebion i " Gesù racconta q ua e l à in pri ma persona: "Quando
andavo costeggi ando il l ago di Ti beri ade, sce l s i G i ov anni e G i acomo . . . e chi amai te
pure, Matteo, che sedev i al l a dogana, e tu mi segui sti . . . ". Però anche i di scepol i par­
l ano di sé con i l " noi ", e non v ' è alcun d ubbio che i l racconto i n pri ma persona p l u rale
era desti nato a porre i l fal so sotto l ' autori tà d i tutti gl i apostol i e che il ri sal to dato a
M atteo dov e v a far appari re q uesti come autore 22" .
A nche nel "Vangelo degl i Ebre i " , che si d i fferenzia forteme nte da tutti i vange l i
canon ici e dagl i al tri vange l i gi udaico-cri stian i , G e s ù racconta occasi onal mente i n
pri ma persona. Come n e l "Vangelo deg l i Ebion i " G e s ù fa sape re l a selezione degl i
apostol i , così q u i narra l a l eggenda del l a tentazione e del l ' estas i , d u rante l a q uale l o
S pi ri to Santo, molto sem i ticamente, fi gura come grandezza fe m m i n i l e : " D ' i m prov v i so
m i a madre, l o Spi ri to santo, mi afferrò ad u no dei miei capel l i e m i trasci nò s u l grande
monte Tabor". Che poi neg l i "apocri fi " la ri s u rrezione del Si gnore sia rappresentata
vol enti eri in toni pi ù drastici , per renderl a ancor pi ì:1 cred i bi l e, lo fa riconoscere l a
consegna del s udario di Gesù a l " servo del sacerdote" (del som m o sacerdote, certo) .
E non fa un effetto mol to cri sti ano, dal momento che q uesto fal so annovera tra i del i tti
22 1
1 22 pi ù grav i l ' arte stessa del fal si fi care?
Falsi e vangelici sotto il nome di Gesù 89

FALSI EVANGELICI SOTIO IL NOME DI GESÙ

Parecchi vange l i fi ttizi ci rcolano, d i rettamente o i ndi rettamente, sotto i l nome di G e s ù ;


p e r esempio, l a " Pi st i s Sophi a".
Contraffatto in Egi tto durante il I I I secolo, la raccol ta dei tre pri m i l i bri "verbal i zza"
del l e conversazioni di Gesù con d i scepole e d i scepol i nel dodicesimo anno successi vo
al la sua resu rrezione; il quarto l i bro, di poco posteriore e autonomo, già nel gi orno
s uccessi vo. Gesù - chiamato qui anche A beramentho - racconta in pri ma persona. 'Tu
padre di ogn i patern i tà ed i n fi n i tà, esaudi sci m i per amore dei miei d i scepoli . . . affi nché
essi credano a tutte l e parole del la Tua Veri tà . . " O, in un altro momento: "Mio ecce l ­
.

lente Fi l i ppo, tu amato, v i eni dunque a me, s i editi e scri v i . . . E subi to Fi l i ppo si sedette e
scri sse". I n tal gui sa, la faccenda doveva essere cert i fi cata e attestab i l e per g l i atti 222 .
Come la " Pi sti s Soph i a", al tri vangel i o scri tti affi n i ai vange l i vanno, d i rettamente o
i ndi rettamente, sotto i l nome di Gesù: l a " Sophia di Gesù Cri sto", i l "Dialogo del reden­
tore", " l d ue l i bri d i Jeu". A nche qui Gesù parl a in pri ma persona, tiene al i 'occasione
d i scorsi abbastanza l unghi , v i ene i nte rrotto dag l i apostol i , anche dal l e " sante donne",
dal le di scepole" Maria, Mari a Maddalena e da altre. Nel " D i a l ogo del redentore" tutte
le domande dei bramosi di conoscen za vengono soddi sfatte nel m i g l i ore dei mod i , e l e
spiegazi oni d i Gesù i ntrodotte o g n i volta con l a formula: " E i l S i gnore di sse", oppure
"rispose". Nei d ue fal si " Li bri di Jeu", Gesù fa appe l l o ai d i scepo l i affi nché tengano
segrete l e sue rivel azion i , raccomandandogl i d i trasmetterle solo a coloro che ne sono
degni . "Non datel e né al padre né al l a m adre, né ai fratel l i né al l e sorel l e né ai parenti ,
non i n cam bio di ci bi e bevande, non per una donna, e non per oro o argento, per nes­
suna cosa d i q uesto mondo. Tenete l e per voi e non date l e ad ani ma v i va, per n i e nte al
mondo" 223 •
Solo dal V secolo è ori gi nato i l "Testamentum Dom i n i nostri Jesu Chri sti ". I n d ue
l i bri , g l i apostol i G i ovann i , Pi etro e M atteo v i documentano e protocol l ano - con
tanto d i fi rma e di s i gi l l i - le i struzi oni l etteral i del l oro S i gnore, che q uesti tuttav i a 1 23
i m parti sce subito di persona; e riguardano i tem pi del l a fi ne del mondo, o l e q ual i tà
che deve avere un capo del l a chi esa: "Gesù d i sse a noi : poiché avete fatto domande
ci rca l a desti nazione del l a chi esa, vi com u n i co e vi spi ego come dov rete ordi nare e
i nsed iare l a persona destinata a gov ernare l a chi esa, e come voi dovete mantenere
perfetta, gi usta e i nal terata tal e m i ss i one, affi nché m i o padre, che m i ha i n v i ato, ne
tragga compiaci mento" 224•
90 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

V ANGELI O AJ:I'KI SCKI1TI MANIPOLATI SOTTO IL NOM•: DI U N liNI CO APOSTOLO

Di tal i confezioni fan no parte i l "Vange l o secondo M attia", il "Vangelo di G i uda",


" L' evangelo d i Tom m aso" o " I l l i bro di Tom maso l ' A tl eta, che ha scri tto per i perfet­
t i " ( scoperto i n Egi tto dopo la I l G uerra mondiale), nel q uale i l fal sari o afferma: " Le
parole segrete, c he sono state dette dal rede ntore a G i uda Tom maso, e c he ho regi ­
strato, io, Matteo, che le ho ud i te , mentre i d ue parl avano tra l oro". U n altro fal so è i l
Vangelo d i Fi l i ppo, i n cui u n gruppo d i persone, che s i defi ni scono "apostol i ebrai ci",
dà del le spi egazi oni ; v i sono anche "tre" sante donne che si accompagnano "sempre
col S i gnore: sua mad re Maria e l e sore l l e di lei . . . e Maddalena, che chi amano la sua
com pagna ( koi nonòs) " .
Fal so è l 'antico quanto popolare "A pocrifo di G i ovanni", dei pri mi anni del l i secolo.
Restò conservato in molti ese m pl ari , e se ne fece uso, presso alcune com u n i tà gnosti ­
che, fi no al secolo V I l i . I nol tre, rientra tra q uesti lo "A pocrifo di G i acomo", ori gi nari o
pure del I l secolo, pieno di ammaestramenti del risorto, di l unghe ammonizion i , d i
m i nacciosi av v i si , fi no al l ' an n u ncio: "A q uesto punto d e v o s mettere . . . E ora ri sorgo
1 24 n uovamente . . . " . I ntanto G i acomo e Pietro udranno g l i i nni "che mi attendono s u i n
c i e l o. I n real tà, devo asce ndere oggi al l a destra del padre . . . " . E gl i apostol i assicurano
di avere " ud i to con l e nostre orecc hie e v i sto coi nostri occhi" " i l cl amore del l a guerra . . .
i l s uono del l e trombe . . . e un grande bai lam me", ma d ' al tronde anche " i n n i e preghiere
di angel i . E grande fu la gioia di ange l i e de l l e maestà nei ciel i " 225•
Quanto al "Vangel o di Pi etro", non se ne conoscev a neanche una ci tazi one fi no al
ri trov amento d i un fram mento i n A khni m , nel l ' A l to Egi tto, nel 1 886. G i acque q u i nd i
(con fram menti del l a greca A poca l i sse di Pietro e d e l greco l i bro d i Enoch) nel la tomba
d ' un monaco cristiano del pri mo Med ioevo.
A nche q uesto vange l o è ev identemente contraffatto col nome di Pietro, e preci sa­
mente, si s u p pone, nel l a metà del Il secolo, in S i ria. Esso mette l etteral mente a n udo
gl i antenati canonici , addossando agl i ebrei e ad Erode tutta l a col pa per la morte del
S i g nore ; di scol pa del tutto Pi lato, facendo anzi di l u i il testi monio del l a d i v i n i tà di Gesù
e descri vendo con tan to d i prod i gi - a diffe renza d i tutte quante l e versioni cristi ane
- l a ri s urrezione al cospetto di t utti , di nanzi ai sol dati pagani e al l e autori tà ebraiche.
L' autore i n s i ste s u l l a propria testi moni anza oc ul are, parl a due vol te in pri ma persona
nel breve frammento, nomi nandosi s pec i fi catamente: "Ma io, S i mone Pietro, e m i o
fratel l o A ndrea prende m mo le nostre ret i e andam mo al mare" 22" .
Ecco, un uomo così i m portante i n quanto "pri nci pe degli apostol i ", i cri stiani lo hanno
onorato in tante fal se version i . Pe r esem pio, anche nel fal so " Kerygma Petrou", conser­
vato i n vero i n resti assai m i seri , i l quale com batte i l c u l to e i l te i s mo ebraico non meno
del pol iteismo pagano. Per la veri tà, non è ancora del tutto ce rto se l 'opera i ntendesse
trarre la propria ori g i ne da Pietro stesso. S i a come v uole, Clemente di A l essandria l ' ha
Va/geli o altri scritti manipolati sotto il nome di un un ico apostolo 91

i nterpretata i n q uesti term i n i , tra i l I I e i l I I I secolo. Dubbi sul l 'autenticità d i q uesto


scri tto l u i non ne ebbe. E ne traeva, comprensibi l mente, ogni sorta di ci tazion i . 22 7
Col nome del pri nceps apostolorum si contraffece anche l a cosiddetta A pocal i sse
di Pietro, una del l e pi ù ragguardevol i apocal i ssi "apocrife", ol tre al l e apocal i ssi di
Paolo, di G i ovan n i , di Tom maso, d i S tefano e d i Maria. Sorto nel l a pri m a metà del II 1 25
secol o, tale scri tto pseudo-petri no è d i s pon i b i l e nel l a sua forma compl eta dal 1 9 1 O; ma
si tenga conto che il testo etiopico d i v erge fortemente dal frammento greco, reperi to
nel 1 886/87 nel l a tom ba del s ucci tato monaco.
Il fal so Pietro si scag l i a subito, con le sue pri me parole, contro i molti "pseudo­
profeti ", i q ual i "pred icano mol tepl ici dottri ne di perdi zione . . . " . E poiché l ui , come
è ov v i o , fa il contrario, può senz ' al tro guardare negl i occhi il S i gnore Gesù, i nsieme
con g l i al tri undici d i scepol i . Essi l o pregano d i voler mostrare a l oro " u no dei nostri
gi usti fratel l i che han no l asci ato q uesto mondo". E s u bi to il S i gnore g l i ene fa v edere
d ue i n tutta la l oro g l ori a. " "Noi non fum mo i n grado - raccon tano i Dod i c i - di g uar­
darl i d i rettamente ; gi acché un raggio emanò dai l oro volti come dal sol e e le l oro vesti
splendevano come mai occhio umano ha v i sto . . . i loro corpi erano pi ù candi d i d i ogni
neve e pi ù rossi d i ogni rosa".
Pi etro può persi no gettare u no sguardo nel cielo, solo fugacemente, però ha i l pi acere
di poter gustare pi ù a l un go l ' i nferno. S ul "pal mo del l a destra" di Pi etro, Gesù i l l ustra
che cosa avverrà nel gi orno del G i udi zi o . . . e come i malfattori saranno sgom i nati "per
tutta l 'eterni tà": u na som ma perenne s peranza di mol ti cri sti an i . Il sal vatore descri v e
i nol tre, mol to icasti camente, l e atrocità future ( anche al l ' i nferno d e v e regnare l 'ord i ne ! )
a seconda dei gruppi di peccatori : "Ce n ' erano alcuni che erano appesi per l a l i n g ua.
Erano q uel l i che beste m m i av ano il cam m i no del l a gi usti zia; u n fuoco ardev a sotto di
loro e l i tormentav a. E c ' era un grande l ago, ricol mo d i fango ardente, in cui erano
i m mersi queg l i uom i ni che deform arono la g i usti zia; degl i ange l i li m i nacciavano e
l i martoriav ano. Ma ce n ' erano anche al tri , i n q ue l l uogo: donne, appese per i capel l i
sopra q uel l ' ardente fanghi gl ia. Erano quel l e che s i erano fatte bel l e per com mettere
adu l teri o. E q uel l e che a costoro si erano mescol ate nel l a vergogna del l ' ad u l terio erano
appese per i pied i , avendo le teste i m merse nel l a mota . . . " 1 26
Con q uesto tono i nformat i v o la ri v e l azione prosegue fi no al l a conc l usi one del
fram mento. Menzogne e frottol e erano ten ute al l ora in grande consi derazi one, anche
in am bienti eccl esi astici . Questa "A pocal i sse d i Pietro" venne d i ffusa nel l a Chi esa di
Ori ente e d i Occi dente, ri conosci uta e perfi no com mentata da Clemente d i A l essandria,
considerata di v i namente i spi rata da Metodio, messa nel Canone M u ratori ano al l a pari
del l a neotestametari a A pocal i sse di G i ovan n i , accettata anche i n al tri i ndici b i b l i c i e,
ancora nel V secolo, l etta pubbl i camente il venerdì santo nel l e chi ese del l a Palesti na.
Ebbe ri percussioni s u mol te opere cri stiane, eserci tando ancora u n grande i nfl usso sul l a
cultura del Med i oevo, n o n da u l ti mo s u l l a " Di v i na Com med i a" d i Dante 228 .
92 Fals!ficazioni cri.,·tiane nel mondo an tico

Come si fal s i fi cò l ' A pocal i sse di Pietro, così avvenne pure - forse tra i l IV e i l V
secolo - per una "A pocal i sse di Paol o", pe r fabbri care la q uale i l fal sario ha conosci uto
e uti l i zzato anche i l fal so precedente ; anche q uesto fal so è poi stato pi ù vol te i nterpolato
a s ua vol ta. Il fantasioso autore si ri al l acci a al l a I l Epistola ai Cori nzi , 1 2, dove Paolo
racconta di essere stato "rapi to fi no al terzo c i e l o", " rapi to in paradi so", in cui egl i
entra ri petutamente, sal uta t o da m o l te celebri tà del l ' o l tremo n do. Vede col à i ba m bi n i di
Betl emme assassi nati da Erode, vede e ode altresì Dav i de cantare A l l e l uja di nanzi ad un
grande al tare. I n tanto, per molti capitol i , egl i i ntraprende una v i s i ta del l ' i nferno e dei
s uoi d i v ersi s uppl i zi . G i à chi chi acch iera in chi esa deve qui com i nci are a mordersi la
l i ngua. Nei fi u m i di fuoco stanno gl i empi senzad i o, uom i ni e donne, i m mersi nel fuoco
fi no a l l e gi nocchia, al l ' o m bel ico, o fi no al col lo, a seconda del l a g rav i tà dei peccati . I n
u n ' al tra fi u mana espiano perfi no chi eric i , l ettori , diacon i , presbi teri , vescov i . Che l a
v i sta dei rel i gi osi abbia s usci tato l a pi età d i q uesto " Paol o"? G razie a l ui , nonché per
l e suppli che deg l i angel i , i l buon Cri sto concede ai dannati esenzione da tutti i suppl i zi
nei gi orni di festa ! A l l a fi ne, Paolo torna a v i s i tare i l parad i so, dove un tem po avev ano
peccato Adamo ed Eva . . . 229
Da parte di A gosti no, la fal s i fi cazione fu condan nata per il fatto che essa "non è
am messa dal l a chiesa spassi onata ( ! ) , e perché è piena di non so q ual i favole". Ma
1 27 q uanto non gi u ra, q uesto stesso A gosti no, s u l l e favole del l ' A ntico e del N uovo Te­
stamento ! Così crede fac i l mente nei mi racol i , pers i no nei morti che ri sorgono . . . e i n
ogni mol titud i ne d i spiriti mal vagi ! Eppoi l a fal sa A poca l i sse d i Paol o è catto l i ca al
cento per cento. Stando al l ' i potesi di Barden hewer, essa ha "per autore u n monaco
ben pensante i n un monastero di Gerusal e m me". Trovò i nfatti credi to e v i v o con­
senso presso mol ti ssi m i monaci , fu assai popolare anche nel Medioevo, avendo i n
sorte mol ti ri maneg-gi amenti e traduzion i . E q uesto fal so - che fu ri portato al l a l uce
al l ' epoca del l ' i m peratore Teodosio, per suggeri mento di un angelo, i n una capsula d i
marmo sottostante l ' antica abi tazi one di Paolo a Tarso - ebbene, q uel fal so, a gi udi zio
di e m i nenti danti sti , il poeta del l a D i v i na Com media non solo lo conobbe, ma v i fece
2·10
espl i c i ta al l usi one nel poema ( I nferno 2, 28) •

FALSI �1CAZIONI IN ONORE l>t:U.A SANTA VERGINE

Negl i accam pamenti del l a G rande Chi esa si fal si fi cò altresì pe r l a maggior gl ori a di
Maria. Essa, l a mad re d i Dio mal amente negl etta nei pri m issi m i tem pi , si dov eva
far valere sempre d i pi ù col decl i nare del mondo anti co e nel l ' i nc i p i ente Medioevo.
Ecco q u i ndi appari re vangel i mari ani e altre fi nzioni mariologiche sotto i l nome degl i
apostol i G i acomo, Matteo, del l 'evange l i sta G i ovann i , del l ' a l u nno di G i ovanni Mel i ­
to, del l ' al unno di Pietro Evodio, di G i useppe d i A ri matea e al tri . Rientrano i n q uesto
Falsificazioni in onore della santa Vergine 93

fenomeno anche u n sermone fal s i ficato col nome d i Ci ri l lo d i A l essandria, u n Vangelo


copto dei 1 2 apostol i e al tri "apocri fi " marian i , il c u i i nfl usso s u l l a teol ogi a non fu i n­
vero grandissi mo, ma l o fu tan to pi ù sul l a devozione popol are e sul l ' arte. Com unque,
q uesti fal s i puntel l arono anche l e proposi zioni dogmatiche - fatte s pecial mente nel V
secolo - nei ri guardi di Maria e del suo ruolo, che si andava del i neando sem pre pi ù
i steri camente 23 1 •
I l "Protovange lo di G i acomo", artefatto nel I l secolo da parte "ortodossa", sarebbe
stato composto n iente meno che da Giacomo i l Giovane, fratel lo del S i gnore e Redentore, 1 28
nonché "vescovo" di Gerusal emme. L' autotesti moni anza è uni voca: "Ma io, G i acomo,
che ho descri tto q uesta stori a in Gerusalemme, q uando al l a morte d i Erode sorsero dei
torbi d i , mi ri t i rai nel deserto, fi no a che a Gerusal emme ebbero fi ne i di sord i n i , lodando
Dio il S i gnore il q uale mi diede il dono e la saggezza d i scri vere q uesta stori a".
Quel lo che pi ù sta a cuore al truffatore, è una "vera cronaca" sul l a fanc i u l l ezza di
Maria, cosa di cui non si sapeva assol utamente n u l la, ol tre che una propagazione del l a
sua durevole verg i n i tà. G i à subito dopo l a nasc i ta, l a bam bi na spari sce i n una casa san­
tuario per fi g l i e i m m acol ate, dal quarto anno in poi riceve nel tempio il suo ci bo dal l a
mano di un angelo, v i ene affi data a dodici a n n i - ad u n cenno ven uto d a l cielo - al santo
G i useppe ( u n vedovo che per moti v i di sicurezza è ormai un vegl iardo) , e a sedici anni
i ngrav i data ad ope ra del lo Spi ri to Santo. Oltre a ciò, una volta partori to il sal v atore, l a
levatrice constata l ' i ntatta mem brana v i rg i nale di Maria. Ad una signora Salomé, che
dubita del l a verg i n i tà di Mari a e ricerca "apponendo il suo d i to" la sua condi zi one, si
stacca d ' i mprov v i so la mano, che però ri cresce altrettanto rapi damente dopo che Sa­
lomé - per su ggeri mento di un angelo - ha tenuto in bracci o il d i v i no neonato. l padri
del l a chiesa C lemente di A l essandria e Zeno da Verona propagandarono difatti il dogma
del la perenne verg i n i tà d i Maria con riferi mento a questa "cronaca stori ca" 2.•�.
Mentre il fal so, in cui successi vamente si contrabbandano manifestamente parecchi
altri capito l i e sv ari ate aggi unte, godette i n Ori ente d i grande popol ari tà, venendo
tradotto in si ri ano, in armeno, in georg i ano, in copto e in eti opico, trovando ampia
diffusione anche in ambi enti ecc l esi astici , in Occi dente i nv ece l o si respi nse. Nond i ­
meno, l a " mari ologia", traboccante di leggende e d i m i racol i , conti n uò a prosperare
non sol o sul piano i conografico e l i turgi co, ma i nci dendo i n pi ù nel l a stori a dei dog m i
( v i rg i n i tas i n partu ! ) , giocando anzi u n certo ruolo s i a nel l a l etteratura edi fi cante e
devozi onal e, s i a nel l ' arte fi gu rati v a del XX secolo 233•
A prom uovere il m i to cattol ico mariano fu, non da u l ti mo, un fal so vangelo di Matteo 1 29
forni to di un carteggio (che serve da certi fi cazione ! ) tra i vescovi Cromazio e El iodoro,
ossia una corri spondenza contraffatta a sua vol ta, oltreché una fal s i fi cazione dal titolo
"De nativi tate Sanctae Mari ae" con una fal sa Lettera di G i rolamo: un prodotto truffai d i no
di Pascasio Radberto (de l l a metà del I X secolo), abate di Corbie e santo del l a chi esa
cattol ica. (Costui si sentì l egato " i n speciale maniera" al convento mari ano di Soi ssons,
94 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

la cui badessa Teodora ebbe una fi g l i a l m ma, i v i d i venuta badessa a sua vol ta) 234.
Tutte si gnore devoti ssi me, non v ' è d ubbio. Vi sono anche al tri vange l i che vanno
sotto i l nome di sante donne, q ual i i l "Vangelo secondo M aria", "La ' geenna' di Maria" o
" Le domande di Maria", al l e q ual i i l S i gnore ri sponde apertamente con pratiche oscene.
In ogni caso q u i , secondo l ' arc i v escovo Epifanio, col l audato esti rpatore d i "eretici" ( l
1 47 s . ) , Gesù h a com u n i cato al l a Santa Vergi ne anche q uesta ri velazione: che l ui l ' ha
presa da parte e portata sul monte, ha pregato, poi ha ti rato fuori una donna dal suo
fi anco, com i nci ando ad accoppi arsi con lei ; in tal modo aveva i n fi ne mostrato, tra m i te
l a sua ( s permati ca) secrezione, che "così bi sognava agi re perché possiamo v i v ere".
Maria, apparentemente sconcertata, sgomenta, cadde a terra; ma il S i gnore la ri a l zò
(come sem pre) d i cendo: " Per quale moti vo hai dubi tato, donna di poca fede?" 135 •
La ricerca erud ita ha qui l ' i m pressi one che domande "di questo genere" appartengano
"al l a sol ita ti pologia dei vangel i gnostici", per così d i re alle ri velazioni speciali che i l
redentore ha fatto i n modo che avessero dei credenti pri v i legiati ; anche se si ammette
che "l ' i nterlocutri ce del redentore" sia stata qui - come " i n altre opere del medes i mo
236•
1 30 genere" - non tanto la madre del S i gnore quanto piuttosto Maria Maddalena ( Puech)

F AI.SI NEI. NOME 1>1 TFI'TI G LI AI'OSTOI .I

Di versi vange l i artefatti o documenti analoghi ve ngono attri buiti al l ' i nsieme degl i
apostol i . S i si m u l avano q uegl i scri tti per avere subito una copertura mediante l 'autori tà
di tutti i di scepol i . Ma si tratta di scri tti dei q ual i sappi amo poco, e q uel poco non è che
malcerto e, d i conseguenza, controverso. A q uesta sch i e ra di scri tture appartengono " I l
vangelo dei Dod i c i " , l a " Memori a A postol orum", " L' Evangelo ( manicheo) dei dod i c i
A postol i", " L' evangelo d e i Settanta", oltre a d altri "Vange l i d e i dodici apostol i", c h e
sono prod uzioni parti col armente tarde 2-� 7 •
U n "apocrifo" dav vero s i n golare è la " Epistula A postoloru m", del l a c u i esi stenza
non si sapeva assol utamente n u l l a fi no al 1 895 , anno del l a sua scoperta ( i n una versione
copta) ad opera di Cari Schmidt.
I n q uesto abborracci ato lav oro, manifestamente cattol i co, gl i undici apostol i espon­
gono i l oro d i scorsi s u d i v ersi argomenti trattati con Gesù, dopo l a s ua resurrezione,
parl ando soprattutto di q uesta. Al pari d i al tre contraffazioni cri stiane, ad esempio
del l a I l Lettera d i Pietro, lo scri tto ri marca l a testi moni anza oc ulare, ma in real tà fu
composto nel corso del I l secolo ( secondo H arnack tra i l 1 50 e i l 1 80) . Dice l ' i nc i p i t:
"( Noi ) G i ovanni e Tom maso e Pietro e A nd rea e G i acomo e Fi l i ppo e Bartolomeo e
M atteo e Natanael e e G i uda Zel ota e Chefa, abbiamo scri tto (= scri v i amo) al l e chi ese
del l ' Ori ente e del l ' Occidente, verso Nord e S ud, annunci andov i e raccontandov i c i ò
da parte d e l nostro S i gnore G e s ù C ri sto, come n o i abbiamo scri tto e lo abbiamo udito
Falsi ne/ nome di rutti gli apostoli 95

e toccato, dopo che fu ri sorto dai defunti , e ci ha rivel ato cose grandi , stupefacenti ,
real i". Tra gl i undici apostol i c ' è (chi non se n ' è accorto?) non sol o Pietro, ma anche . . .
Chefa ! A l l a fi ne del l a conversazi one a pi ù voci ecco l ' ascensione d i Gesù a l cielo: una
concl usione degna 238 •
La " D idachè", ovvero " Dottri na dei dodici A postol i", la cui scoperta nel l a B i bl i oteca
costanti nopol i tana del Patriarca greco di Gerusal emme s usci tò nel 1 883 scal pore i n ter­
nazi onal e, si presenta come i n segnamento i m parti to dal S i gnore ai pagani attraverso
i 1 2 apostol i , sebbene anc h ' essa ri sal ga solo al I I secolo, q uando nessuno dei "pri m i 1 3 1
A postol i " era pi ù i n v i ta. Questo fal so trasci nò con s é parecch i e al tre contraffazioni ,
o q uantomeno e bbe forte i nfl uenza su di esse, per esempio sul l a Di daska l i a S i ri ana
o A postol i ca - " Dottri na Cattol i ca dei dodici A postol i e santi d i scepol i del nostro
Redentore". Questo prodotto, pubbl i cato i n l i ngua si riana nel 1 854 da de Lagarde, è
una costi tuzione chi esastica del I I I secol o, ma pretende tuttav i a di esser stato e manato
durante i l conci l i o degl i aposto l i a Gerusal emme: "Ora, si ccome tutta la chi esa corre
peri col o di cadere ne l i ' eresia, noi dodici apostol i ci siamo radunati tutti in G erusalemme
per cons i g l i arci s u l da farsi , e abbi amo deci so tutti unani memente d i scri vere q uesta
Cattol ica Didaskal i a per rafforzare la fede d i voi tutti " 239•
Orbene, q uesto non lo crede oggi nem meno la parte cattol i ca, dove un esperto d i
letteratu ra del l a c h i esa antica come Otto Bardenhewer ev i dentemente n o n si rende
conto del l ' i ronia q uando scri v e che q uesto fal so (defi n i to " raccol ta che si presenta
sotto l a maschera degl i apostol i ") sarebbe addi ri ttura " i l pi ù antico saggi o a noi noto
di un ' corpus i uri s canonici "': come tale s ' i n tende l ' asse m bi agg io del l e pri nei pal i fonti
giuridiche chi esasti che del Med i oevo 240•
Di conti nuo, in pri nci pio, al l a fi ne, e nel corso di q uesto scri tto acciabattato (che con­
tiene tra l 'al tro una i nedi ta cronologia del l a Passione) i l ci arlatano, un vescovo cattol ico,
ram menta che qui gl i apostol i parlano personal mente ; la fi nzione deg l i apostol i come
autori è "costantemente sostenuta" (Strecker). Intere parti del la stori a del l a passione e
degl i apostol i vengono raccontate nel l a pri ma persona singolare e plurale. A lcuni si ngol i ,
come Matteo, Pietro e G i acomo, spi ccano coi loro nom i . Viene descri tta pers i no l a ge­
nesi del lo scri tto, in cui si dice che "noi abbiamo sudd i v i so tra noi i dodici dodicesi m i
del mondo, andando fra i popol i per predicare l a parola i n tutto i l mondo . . . " I nsom ma,
come tante altre fal sificazion i , anche la "Di daskal ia A postolica" si rifà ad una serie di
fal si celebri , alla "di dache", al i ' " Evangelo d i Pietro", agl i "Atti di Paol o" 24 1 •
Una sedicente "Costi tuzione eccl esiale A postol i ca" ( Canones apostolorum eccl esia- 1 32
stici ) , conosci uta dal 1 843 , fu scri tta agl i i ni zi del I V secolo, probabi l mente i n Egi tto.
Qui parlano, uno al l a volta, gl i apostol i stessi , i m partendo le l oro i struzioni sotto i l pi ù
anti co t i tolo "Canoni ecclesiastici dei santi apostol i " .
Le "Costi tuzioni apostol iche" - certamente i l pi ù ponderoso ordi namento del l a Chiesa
antica, in otto vol umi contenenti precetti sul costume, i l d i ri tto, la l i turgia - vennero
96 Fals(ficaz.ioni cristiane nel mondo antico

fabbri cate i ntorno al 400 in S i ri a o a Costanti nopol i . l pri m i sei l i bri vengono presentati
come messaggio degl i apostol i . l q ual i parlano ci ascuno in pri ma persona, oppure col
"noi ", e l ' i ntera opera si dichiara redatta, per loro i ncari co, dal presunto vescovo romano
Cl emente "per mano del nostro col lega Cl emente", il quale l 'av rebbe anche diffusa, e che
la leggenda cristi ana ha trasformato in console e mem bro del l a casa i m periale Flav ia. I l
settimo l i bro offre add i ri ttura, fra molte altre cose, u n elenco dei som m i prelati consa­
crati dagl i apostol i . Il l i bro go contiene la pi ù antica messa com pl eta, senza di menticare
le decime ! Con tale freddezza mente l 'autore fal sario per bocca del Pse udo-Ciemente :
"Per q uesto ! cioè perché c'erano le eres ie l noi , Pietro e Andrea, G i acomo e G iovann i . . . ,
Fi l i ppo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo, G i acomo e . . . Taddeo e S i mone, i l cananeo,
e Mattia . . . e Paolo . . . ci si amo ora rad unati tutt ' i nsieme e abbiamo scri tto questa dottri na
cattol ica per vostra sostegno e rafforzamento". Sì, il truffatore spaccia tutta la sua merce
fraudol enta come scri ttura del N uovo Testamento. E ag l i 85 "Canoni A postol ici", che
stanno nel l ' ultimo l i bro e nel l ' ulti mo capi tolo, il Conci l i o di Costanti no-pol i (Qui ni­
sex tum) ri unito nel 692, ha ri conosci uto forza di legge: " I l santo si nodo decreta che
gli 85 Canoni a noi tramandati sotto il nome dei santi e venerabi l i aposto l i . . . anche per
l ' avveni re debbano restare saldamente e i ncrol labi l mente i n v i gore" (c. 2 ) .
Pe r pi ù di un m i l l ennio l ' i m postura ebbe successo, essendo considerata come opera
degl i apostol i e di Clemente di Roma, i l quale l 'avrebbe scri tta pe r loro i ncarico. Eppure
l ' autore - lo Pseudo-Clemente, un ariano - mette per gi unta i n guard i a espl i c i tamente
1 33 da "eretici" che vanno sotto nome di apostol i . "Sappiamo i nfatti che coloro che accom­
pagnarono S i mone e Cleobio, hanno confezionato l i bri avvelenati col nome di Gesù
e dei suoi di scepol i " . Mentre sta consumando il proprio del itto, il fal sario critica i l
lavoro fraudolento deg l i al tri ; mentre i noc ula i l suo vel eno, ammoni sce s u l vel eno deg l i
"eretici". Raccomanda i l battesi mo dei neonati ( senza i l q uale le chi ese si ri d u rrebbero
entro due generazioni i n sette i rri levant i ) , prete nde un d i gi uno di 40 gi orni pri ma del l a
pasq ua e proi bisce interamente l a lettura di ope re paga ne. A l meno fa p ropaganda già a
favore del la setti mana corta: "lo, Pietro, e io, Paolo, d i s poniamo che g l i sch i av i lavori no
ci nque giorni e possano essere l i beri i l sabato e il gi orno del S i gnore" 1 41 .
Ugual mente fal s i fi cati sono i Canoni di un si nodo apostol i co di A n ti oc h i a, c he
pe ral tro non fu mai conv ocato. ( l canoni 2, 4 e 5 , attaccano di rettam ente g l i Ebre i ) .
E come i n i zial mente si fanno passare s u bdolamente raccol te di canon i sotto i l nome
degl i apostol i , così in seg u i to si prod ussero corri spett i v e raccol te anche sotto il nome
d i eccel l enti pad ri del l a chi esa, come i Canoni del lo Pseudo-Atanasio, del l o Pseudo­
Basi l io e di al tri 143.
Vero è che alcune d i q ueste Costi tuzioni chi esastiche contengono, per g ra n parte,
u n vero " patri monio" pi ù antico. Però i loro fal si com pi l atori vi han no fatto parl are
personal mente Gesù e i suoi d i scepol i . A l l o stesso modo vi hanno contrabbandato l e
vesti , g l i accessori ornamental i , esauri enti " l eggende di ori gi ne" ; pers i no i nteri para-
A tti degli apostoli fals(fìcati 97

grafi nel l a parte central e. E, i n u l ti ma anal i s i , i l v ero "patri monio" abbastanza antico
è l ungi dal l ' essere i l pi ù anti co i n assol uto, come v i ene i ns i n uato attraverso i presunti
d i scorsi d i Gesù e deg l i apostol i . M a è poi dav v ero, anche nel caso canoni co, nel pi ù
antico, un vero patri monio? 244
Nel l a fal s i fi cazione sfoci a altresì l a cosi ddetta A posto l i ca Professi one di fede, chia­
mata dal IV secolo i n poi "Symbol u m A postolorum".
Non d i versamente da al tri Ord i namenti ecclesiastici "aposto l i c i " , attri buiti mol to
tem po dopo agl i apostol i , si riplasmò anche il C redo ufficiale del l a G rande Chiesa i n
u n testo redatto dag l i apostol i . l qual i non sol o non l o avevano form ul ato, m a che per
gi u nta non ri specc h i a affatto l e loro conv i nzioni d i fede. Con estrema probabi l i tà, i l
suo tenore ori gi nario s i formò tra i l 1 50 e i l 1 75 a Roma, m a d u rante i l I I I secolo non 1 34
era tutta v i a ancora i n ci rcol azione dappertutto. Sennonché l a Chi esa asserì l a redazione
del l a sua form u l a come professione di fede fatta per mano deg l i apostol i , d i ffonden­
dol a già d u rante il dec l i nante II secolo. D uecento anni pi ù tard i , per ese m pi o, il santo
A mbrogio dichi ara: "l santi apostol i si dettero q u i ndi con vegno i n un l uogo e fecero u n
breve estratto del l a dottri na del l a fede, affi nché n o i potessi mo com prendere i n breve
l e conseguenze d i tutta l a fede". I nventato d i sana pianta. In real tà, i santi apostol i ,
credendo nel l a fi ne del mondo i m m i nente e q uasi q uasi i r rompente, non pensavano
m i n i mamente ad una "stori a del l a Chi esa" . . . ed il testo del Credo "aposto l i co", che
per defi n i z i one si v uole scaturi to da l oro, trovò la s ua defi n i t i v a form ul azione solo nel
Med i oevo 245•

A'ITI DEGLI APOSTOLI FALSIFICATI

Accanto a vangel i "apocri fi ", spesso assai eterogenei , a testi som i g l i anti ai vangel i ,
oltre ad apocal i s s i , a costi tuzioni ecc l esi astiche "apostol i che", e si m i l i , esi ste anche una
considerevole seri e d i fal s i A tti deg l i apostol i , che "compl etano" tra l ' al tro i l ri scontro
neotestamentario 246 •
Le stori e degl i apostol i , databi l i al I I e I I I secol o, ori gi nate da zone assai d i v erse,
e d i tendenze assai d i s parate, vennero perl opi ù tramandate - al pari degl i al tri "apo­
cri fi " - solo i n forme frammentari e, e ven nero s uccessi v amente i m i tate i n v ari mod i
e u l teri ormente contraffatte. Mal grado tutte l e d i fferenze, però, è notevole come, per
mol te di esse, l ' ascesi sessuale costi t u i sca il vero e proprio conte nuto del cristianesi mo,
il che v a i nd ubbi amente ricondotto a Paolo. ( Ecco dove si ha u n antico, anzi il p i ù
antico "patri monio" ! ) . Molte stori e di apostol i contengono tuttav i a elementi cattol ici ed
"eretical i " ( gnosti ci ) al tem po stesso, giacché al lora t utto ciò non era ancora separato
così nettamente, e le l i nee di demarcazi one erano ancora osc i l l anti (p. 1 20).
Lo scopo pri nci pale di q uesti fal s i è tuttav i a l ' ed i fi cazione, special mente quel l a del
98 Fals(ficaz ioni cristiane ne/ mondo antico

cosi ddetto popol o m i n uto, dei ceti pi ù numerosi . G l i A tti degl i aposto l i "apocri fi " ,
1 35 costantemente m i n i m i zzati dal l a moderna apol ogetica come lettura d ' i ntratteni mento,
costi t u i v ano i n vece non solo l etteratura popol are in piena regol a, probabi l mente l a pi ù
i m portante, ma vennero i n p i ù considerati a l u ngo dai cri stiani come v ere fonti stori ­
che, e come tal i class i fi cati , come ha di mostrato la ricerca pi ù aggi ornata. Tanto che
la maggi oranza dei lettori , sia nel ! 'antich i tà sia nel Medioevo, ri tenevano il romanzo
stori co un modo di scri vere la stori a �47 •
Ai pri mordi di q uesta letteratura s u g l i apostol i appartengono senz'al tro gl i A tti d i
G i ov anni , redatti nel l o sti l e d e i romanzi tau maturgici d e i genti l i . A pparvero dopo i l 1 50
i n A s i a M i nore, vennero poi respi nti dal lo storico ecclesiastico Euse bio, i nsi eme con
molti al tri scri tti "come del tutto i naffidabi l i e contrari a l l a re l i gi one", ri fi utati anche
da A gosti no e i n fi ne dichi arati dal Conci l i o ecumenico del 787 meri tevol i "di essere
dati a l l e fi am me". Nel l oro i nsieme, i nfatti , sono anche fi n i ti nel nul la. C i ò nonostante,
questi A tti se rv i rono a i ndefesse campagne di evange l i zzazi one. Vennero com unque
ri elaborati i n am bienti ecc l e s i astici , trovando "am pia d i ffusione nel l e traduzioni"
(Opi tz) �4H.
A nche g l i "Atti di Pietro", falsi ficati probabi l mente nel tardo I l secol o, ri corrono i n
moltepl ici l i ngue e ri maneggiamenti ; i l l oro scopo era d i i ntegrare l a stori a canon i ca
degl i apostol i . Qui Pi etro, chiamato dal S i gnore, accorre a Roma e ri valeggi a con S i ­
mone Mago ( u n i nd i v i d uo poco raccomandabi le, si capi sce) con l e s u e arti sopraffi ne
nel la parata nel Foro, operando da u n l ato i m i racol i pi ù i ncred i bi l i , e stracci ando
altresì l ' av versari o in di verse gare taumaturgiche, fi no a metterl o fuori causa. Mentre
sta ascendendo al cielo, S i mone preci pi ta i n seg u i to al la preghi era di Pietro, si rom pe
tre volte la gam ba, rendendo poco dopo i l suo spi ri to e m pio. Ma anche i gi orni d i
Pietro sono contati . I nfatti , dopo a v e r pred icato l a casti tà con tanta v i rtù da i ndurre
mol te romane a ri fi utare i l rapporto con i ugal e, q uattro concubi ne evadono dal prefetto
urbano A gri ppa, e q uesti lo fa fi n i re s u l l a croce con l ' accusa di "ate i s mo". Il fal so è
di provenie nza "ereti cal e", ma fu man i festamente ri maneggiato con spirito cattol ico,
per renderlo accettabi l e in a m bienti chi esastici �4".
1 36 Per contro, gl i "A tti di Paol o", contrabbandati anc h ' essi al la fi ne del II secolo,
sono a priori d i ori g i ne cattol ica, essendo opera d i un sacerdote seguace del l a G rande
Chi esa, perciò desti t u i to ma non espulso; d i u n uomo, cioè, che ha usato e plagi ato
gl i ereti cal i "Atti di Pietro" (anche se alcuni ricercatori sostengono una d i pendenza
i n versa) . Tanto il santo I ppol i to q uanto Ori gene conobbero gl i Atti di Paolo, senza
peral tro respi nger! i. A nche al vescovo Eusebi o essi parv ero mol to m i g l i ori degl i "Atti
di Pietro" di m arca gnostica, e anzi annoverò tal i A tti tra g l i anti l egomena, cioè g l i
scri tti controv ersi del N uovo Testamento. A n cora nel X X secolo, Otto Barden hewer
vede nel l a prod uzi one del fal sari o protocattol i co "una prova com u n q ue spl endida del
suo talento di scri ttore" �50.
Epistole e personaggi ottenuti con .frode 99

Fal si sono la "Predi ca di Pietro", prodotta da un cattol ico, e l a "Predi ca di Paolo",


prodotta da u n "ereti co". E falsi sono gl i "Atti d i Pi etro e Paolo" (da non confondere
con g l i altrettanto artefatti Atti di Pietro e A tti di Paolo) ad opera di un cattol i co, come
fal s i sono gl i "Atti d i A ndrea", confezi onati da autori gnosti c i . U na contraffazione
cattol i ca sono gl i "Atti d i Fi l i ppo", una d i t i po "ereti co" sono gl i "Atti d i Tomaso".
Un fal so di stam po cattol ico sono gl i "A tti di M atteo" 251 •
Fra tutti q uesti vangel i , atti di aposto l i e ri v e l azioni di marca "apocrifa", J . S . Can­
d l i sh ha trov ato poco di moral mente pos i ti vo, mol to i nvece d i pueri le, d i ass u rdo, di
pernicioso. Sarebbe poi i m presa vana "cercare in mezzo ad essi u n esempio di a l to
carattere morale di un l i bro pseudon i mo". Pi uttosto, essi altro non sono che "una pia
i m postura . . . che si appl icò perché si credeva che tornasse uti le al l a rel i gi one ... " 252•
Dal l a Chiesa anti ca, tuttavia, q uei materi al i vennero a poco a poco spacci ati sem pre
di pi ù come "apostol i c i " . Tutto ciò che per essa era i m portante v e n i v a fatto ri sal i re i n
q ualche modo, senza ri tegno e senza scrupol i , a detti o fatti degl i apostol i .
S i fi ngeva e v i veva come se Gesù avesse i nformato esattamente tutti gl i aposto­
l i - tra i q ual i , al p i ù tardi dopo il 1 20, si contava anche Paol o - s ul l ' av veni re del l a
Chi esa, ordi nando ai suoi pri mi seguaci , con stupefacente acume d i v i natori o, l e cose
pi ù i ncred i bi l i , i l che dava ori gi ne a grotteschi anacroni s m i stori c i . Perfi no i maggiori 1 37
dottori del l a chi esa, anzi proprio l oro, presero parte att i v a al l a formazione di q uesta
"pi a fraus": A gosti no non meno d i papa Leone I , o l o stesso Bas i l i o, peraltro sti ma-
b i l e sotto l ' aspetto sociale - e natural mente, in q uasi tutte le occasioni , senza l ' ombra
d ' una q ualche prova. Ed ecco al lora gl i apostol i dare ori gi ne non solo al l a cristi ana
professi one di fede; essi non avevano solo fondato di rettamente le pi ù i m portanti chi ese
del mondo, ma ad essi vennero al tresì ri condotte le ore di preghiera dei monaci , l e
guari gioni avvenute a forza di preg hiere , i l segno del l a croce e l e l i turgi e, l ' u nzione
con ol i o santo, il battesi mo dei neonati , l a bened i zi one del l ' acqua battesi male, l a festa
i ni ziatica a pasqua e pentecoste, le feste l i turgiche, la consacrazione vescovi le di venerdì ,
l ' usanza di concedere al sacerdote una sol a donna, i l d i g i uno del l e q uattro tempora, e
quant 'al tre usanze si possano el encare 253 •

EPISTOLE E PERSONAGGI OTI"ENUTI CON FRODE

A nche i l genere neotestamentario del l e Epi stole venne poi i m i tato e riprodotto nel la
letteratura "apocrifa" dei cristian i , sebbene già nel N uovo Testamento, per l a verità,
fosse in gran parte i ntessuto di contraffazi on i . E come là, sotto il nome di Paolo, si
erano già contraffatte d i v erse Epistole (p. 68 s . ) , così nel tardo I l secolo, al l ' i nterno di
ci rco l i marcioni t i , si produsse un'epi stol a ai Laodicei (che secondo Colossesi 4, 1 6 andò
perduta) . Si i nventò, forse come controfal so da opporre ai fal si marci oniti , un ' ul teriore
1 00 Fal!>(ficazioni cristiane nel mondo antico

Epi stola ai Laod icei da parte "ortodossa", fatta di parole e frasi tratte da presunte epi stole
paol i ne, e che è presente pur sem pre - dal VI secolo al XV ( i n orri bi l e l i nguaggio) - i n
molti manoscritti lati ni del la B i bbia. I n essa, i l fal sario si appe l l a a i Laod icei perché
facci ano tutto q uanto è "chiaro, vero, accostu mato e g i u sto" . . . l marcioniti contraffecero
i nol tre, sotto i l nome di Paolo, una Lette ra agl i A l essandri n i . E, nel 1 80, un sacerdote
cattol ico in Asia Mi nore fabbricò una I I I Epi stola a Cori nzi , in cui tra l 'al tro ammoni sce :
" Perché i l mio si gnore Gesù C ri sto ri tornerà presto, giacché è di sconosc i uto da q uel l i
1 38 che fal sano le sue parole" . . . certo, u n freq uente i ntercal are dei fal sari . Analogamente,
nel la fal sa " Epistula A postol orum", Gesù m i naccia: "Ma guai a coloro che ad ul terano
la m i a parola e il m i o comandamento".
La I I I Epistola ai Cori nzi fa parte dei fal s i A tti d i Paolo, che l ' asiatico sacerdote
aveva com posto "per amore di Paolo". S mascherato di lì a poco, il truffatore venne
i nv ero desti tuito dal l a C h i esa ( p . 98 s . ) ; c i ò mal grado, l a fittizia corri spondenza tra i
Cori nzi e "Paol o" fi gurò fi no a tutto i l i V secolo nel l e ed i zioni del N uovo Testamento
si riane (e poi per secol i i n quel l e armene ) ; niente meno che i l dottore del l a chi esa Efrem
lo com mentò nel 360 come scri tto canon i co, di val ore non i nfe riore ai ri manenti scri tti
paol i ni . D i massi ma, i fal s i Atti d i Paolo "solo l entamente sono stati e l i mi nati dal l ' uso
chi esasti co" ( K raft) �54 •
Sempre pi ù disi nvol tamente scri ttori cri stiani si facevano passare per apostol i di Gesù.
E quando non scri vevano sotto il nome di apostol i - pred icanti il cristi anes i mo attraver­
so molti Atti apostol i c i , scri tti di Pi l ato, davanti ai mass i m i dignitari e a l l e corti degl i
i m peratori -, eccol i esi bi rsi di prefe renza qual i di scepol i o alunni degl i apostol i . Così un
Le ucio, un Procoro d i v entano al un n i di G i ovan n i , un Evodio di A ntiochia e un Marce l l o
sono trasformati i n scol ari di Pietro, un Euri po i n al l ievo d e l Batti sta, eccetera. A nche
i cattolici G ratone, Li no, Clemente, Mel i to cont raffecero deg l i atti apostol ici , ancora
i n secol i posteri ori , sotto i l nome di a l l i e v i deg l i apostol i . E ancora, a certi personaggi
del l a pi ù antica era cristi ana, sui cui l avori letterari non si sa n u l l a, ven nero attri buiti
fal s i prodotti che si dicevano ancora conservati , atti e scri tti d ' ogni specie: N i codemo,
Gamal iele, Gi use ppe di Arimatea, un Lucio, un Cari no, un Rodone, uno Zenade, un
Pol icrate. Oltre a q uesti , nel dec l i nare del mondo ant ico, i cri stiani sostitui-rono non
di rado trattati - in precedenza andati d i s pers i , o solo annunciati - con plagi e truffe
letterarie. Di pi ù, creavano con l ' i mbrogl i o figure e persone i ntere, sotto i l cui nome
prod ucevano poi opere di qual siasi genere. Così , ne l l a letterat ura patri stica, sono frutto
di l i bere el ucubrazioni : Eusebio di A l essandria, il vescovo Agaton ico di Tarso, i l vescovo
1 39 A m brogio di Cal cedon ia, nonché di versi alti prelati che avrebbero scri tto lettere a Pi etro
Ful vo, patri arca di Antiochia 2 55•
Ma anche sotto i l nome di note personal i tà del l a stori a del l a Chi esa si seg u i tò a
fabbri care fal s i i n tutta l i bertà.
Falsificazioni sotto il nome di padri della Ch iesa 101

FALSIFICAZIOM SOTI'O I L NOME DI PADRI DELLA CmESA

A parti re dal I I I secolo, cosi ddetti ortodossi e cosi ddetti eretici i nt raprendono fal s i fi ca­
zioni sotto il nome d i ri nomati autori eccl esi asti c i . Quanto p i ù costoro sono ri nomati ,
tanto pi ù si abusa del l a l oro autori tà. A nz i , i l n umero dei fal si com messi i n l oro nome
è i l segnal e e l a prova stessa del l oro prest i g i o.
Di Cl emente Romano, che si diceva essere i l terzo s uccessore di Pietro, i l quale
gli av rebbe i m parti to d i persona gl i ord i n i sacerdotal i per Roma, esi ste u n solo scri tto
autentico; tutti i cosiddetti Pseudo-Clementi n i vennero fal sificati al l o scopo di essere
consi derati autentici . . . "un ' i ntera bi b l i oteca" (Bardy). Tra q uest i , la cosi ddetta I I epi stola
di Cl emente, "la pi ù antica predica cristiana a noi conservata", come fa ri sal tare con
grande evidenza la "Patrologia" di A l taner: "un mon i to a m i g l i orare i costu m i i n v i sta
del l a prossi ma fi ne de i le cose", come scri ve K raft di questo fal so. In pi ù : 20 ome l i e fal se,
sedicenti (e ponderose) prediche d i Pi etro, in cui Gesù, conformemente al l a tendenza
gi udai co-cristi ana, una volta dice: "Non è consenti to guari re i pagani che som i g l i ano ai
cani . . . "; dieci l i bri fal si d i Ricogn i zion i , sui v i aggi , che Clemente dice di aver fatto con
Pietro; due pseudo-clement i ne Epi stole "Ad v i rgi nes", un galateo cri stiano, per così d i re,
per fanci u l l e e asceti , secondo cui Gesù per mot i v i di casti tà non si permette il contatto
con Maria: una marea di fal s i , ori gi nati quasi tutti non pri ma del I I I e IV secolo.
De li 'ord i namento sociale dom i nante, com unque, il fal sario cristi ano, che scri ve pur
sempre al i 'epoca del l a schiav i tù, del l a peggi ore forma d i sfruttamento ( cfr p. 325 ss. ) ,
è manifestamente assai soddi sfatto. Tutti i ricchi c h e si fanno v edere sono l a bontà i n 1 40
persona, l ' i mperatore v i ene celebrato con accenti subl i m i , i l pol i tei smo è natural mente
condan nato, e t uttav i a si raccomanda i l manteni mento di certe usanze pagane, come
l av arsi dopo il coi to. M e ntre Clemen te d i Roma ( q uel l o vero) era per gli uni u n l i berto
o fi gl io d ' un l i berto, secondo al tre fal se versioni di scendeva "da casato senatori al e e da
fam i g l i a d i Cesari " ( Hennecke) . Di l u i non s i sa n u l l a che anche sol o in parte sarebbe
sicuro. Però è mol to famoso 256•
Di I gnazi o, vescov o di A ntiochia ( l 1 4 1 s s . ) , morto ai pri m i del I I secolo, ci sono
tramandate sette Lettere, la cui autenti c i tà s i l asci a ogni volta m ettere fondatamente
in d i scussi one. A l l a fi ne del IV secolo, in ogni caso, le Epi stol e ( v ere) ven nero ri ma­
neggiate ed ampl i ate con tendenzi ose i nterpol azion i . Ed u n 'al tra v o l ta q uesto fal sari o
ha ci tato e l argamente saccheggi ato un altro fal so, le "Costi tuzioni A postol i c he". N on
basta: i l medes i m o frodatore, un cattol i co, v i ha contrabbandato altre sei Epi stol e. Que­
sto Pseudo- I gnazio le mescolò assai abi l mente i n mezzo a quel l e vere pubbl i candole
tutte, per cui , avendo com i nciato con due fal s i fi cazioni , al ternò tutto "i n rapporto 2 :
2 : 2 : 3 : 2 : 2" ( B rox) Vi si aggi ungono, nel Medioevo, q uattro al tri fal s i lati n i , i n cui
campeggia l a fi g u ra d i Maria ... oltre ad una Lettera al l a santa Vergi ne con u na ri sposta
di lei ! Questi fal si vennero "general mente ten uti per veri" ( A l taner/S tui ber) 257•
1 02 Fals(ficaz.ioni cristiane nel mondo antico

Per secol i si fal s i ficò anche sotto i l nome del santo G i usti no, i l pi ù i m portante apo­
l ogeta e grande nem i co deg l i Ebrei (l 1 1 6) del I l secolo. Di l ui possed i amo tre scri tti
autentici , però non com pleti , probabi l mente m u t i l ati , ol tre a nove scritti ad ul terati ,
composti certamente nel I V e V secolo. Tre apologie spurie, i cui titol i coi nci dono con
quel l i di opere vere, ma perd ute, sono databi l i ancora nel I I I secolo: una "Diffi da", un
"di scorso" ( ri volti entrambi ai pagan i , i q ual i vengono d uramente ram pognati dal pul pito
perché offrono sol o veri tà atti n gendo da Mosè e dai profeti , i sol i maestri sicuri del la
1 4 1 veri tà) , oltre che u n "De monarchia" (su li ' un i tà d i Dio), u n fal so che v uole d i mostrare
la veri tà del monotei smo con ci tazi oni da poeti g reci , dove le stesse ci tazi oni sono i n
parte fal sate 258 .
Col nome di Tertul l i ano, i l futuro "eretico" nato nel 1 50 a Cartagi ne, si fal s i fi cò
i l trattato "De ex secrand i s gent i u m d i i s", che sferza le i ndegne concezioni d i v i ne dei
genti l i ; in p i ù , il "Carmen ad versus Marcionitas", scri tto in 5 l i bri e in pessi mo l at i no
nel IV secolo; e ancora una s i l l oge di 32 "eresie" sotto i l ti tolo "A dv ersus omnes hae­
reses", un fal so che ha per autore papa Zefi ri no ( l 99-2 l 7) o uno dei s uoi chierici 2 59 •
Dozzi ne di scri tti vennero com posti sotto i l nome del santo Ci priano di Cartagi ne:
trattati , l ettere, poesie, preghi ere, nonché u n l i bro "Contro gli Ebre i " . Parecchi di q ue­
sti fal si ori gi nano - con certezza o verosi m i g l i anza - da vescov i cattol ici del l ' Afri ca,
come quel l i i nti tol ati "Ad Novatian u m " , "De s i n g u l ari tate cleri coru m", "Epi stula ad
Turasi u m", "Adversus al eatores". Si tenga presente, d ' al tronde, che da parte catto l i ca
- 1 50 anni dopo la morte di Ci pri ano - tutte le s ue epi sto l e ( v ere) s u l battesi m o degl i
ereti ci ven nero dichi arate contraffatte, dal momento che non concordavano con l a
dottri na cattol ica 260 •
I seguaci di Pe lagio ( 1 422 ss. ) , dopo l ' acc usa di eresia contro i l maestro, diffusero
i suoi scri tti sotto i l nome di noti "ortodossi", q ual i G i rolamo, papa S i sto, Attanasio,
A gosti no, Sul picio Severo, Paol i na da Nola. I l cosi ddetto "Praedesti natus", un pel agiano
sconosci uto - forse i l monaco A rnobio ( i l G iovane) o il vescovo G i u l i ano di Ecl ano ( l
428 ss. ) - cercò d i proteggere la sua truffaldina c reatura ( i n tre vol u m i ) presentandosi ,
nel le s e m bianze d e l i 'ortodossia, com e difensore d i Agost i no, del quale i n real tà i nten­
deva col p i re si stematicamente l a dottri na del la p redesti nazione e del l a grazia 26 1 •
Quanto maggiore era l 'autorità di c u i godeva u n santo, tanto p i LI volentieri i cri stiani
creav ano fal si sotto il suo nome. Tuttav ia, per q uanto sia grande l a massa d i q ueste
1 42 truffe, di sol i to i nom i dei fal sari sono noti assai raramente, come è presu m i bi l e che
poco l o fossero già ai l oro contemporanei .
Con q uanti tà enormi di scri tti fal s i fi cati si rese q u i ndi onore al santo dottore del l a
chi esa A ttanasio, l u i stesso grande fal s i fi catore al cospetto d e l S i gnore ( l 324 ss. ) . Lu­
ciferan i , A pol l i naristi , Nestori ani hanno i nfatti "elaborato" e i nterpol ato sia l e opere
vere di A ttanas io, s i a accol l andogl i anche quel l e completamente a l u i estranee . A lc u ne
di queste u l t i me, poi , di vennero q uasi pi ù note di q uel l e vere. Per esempio, l a fal sa
Falsificazioni sotto il nome di Padri della Ch iesa 1 03

" H i stori a i magi n i s Berytensi s", di tendenza fortemente antiebrai ca, fu letta pubbl i ca­
mente durante il II Conc i l i o d i N i cea ( 787) , e nel M ed i oevo fu copi ata e d i ffusa più di
q ua l s i asi al tra vera.
E poiché il "padre del l ' ortodoss i a" era un s i m bolo rocci oso del dogmati smo n i ceno,
g l i si attri bui vano d i preferenza l i bri sul tema del l a tri n i tà o del l a cri stologia, pi ù i n
generale una marea d i scritti dogmatici . Sotto i l suo nome s i produssero u n "Sermo
maior de fi de", una "Expos i ti o fidei ", una " I n terpretatio in sy m bol um", due " D i al ogi
contra macedonianos", ci nque "Di alogi de sancta tri n i tate". Di tutti i bre v i compendi
del l a fede cattol i ca che vanno sotto il s uo nome solo due, nel l a m i g l i ore del l e i potesi ,
sono autenti c i . Ben sei Predi che pseudo-attanasi ane hanno per autore ( p. 239 s . ) i l
metropol i ta B as i l i o d i Seleuci a ( morto i l 468) , tra l e cui 4 1 predi che ( presen tate da
M i gne) non ne mancano a loro volta d i spuri e. Sennonché sol o d i rado gli autori dei
fal s i possono essere nomi nati . Già i cosi ddetti Mauri n i , il ramo francese del l 'ord i ne dei
benedett i n i fondato nel 1 6 1 8 e confermato dal papa nel 1 62 1 - i l cui convento generale
era St. -Germai n-de-Prés a Pari gi - hanno dichiarato d ubbie o fal se tutte l e prediche
262 .
attri buite come manoscri tti di A ttanasi o
A nche i l celebre "Symbol um Athanasi anum", che assunse enorme presti gio entrando
nel l a l i turgia, è stato ri conosci uto i nautentico nel Sei cento, senza che fi no ad oggi se
ne sia i nd i v i d uato il vero autore. Di abbastanza sicuro c ' è sol o che q uesto " S y m bol u m
A thanasianum" (chiamato anche "Cuicunq ue" dal s uo i nci pit) è ori gi nari o del l a Franci a
263 .
meri d i onale al l a fi ne del V secolo
Un amico di A ttanasio, i l vescovo ( peral tro sospetto di eresia) A pol l i nare di Laodicea
( morto nel 390) "una straordi nari a personal i tà, uomo di spi ri to e d i scienza, bi bl i sta 1 43
di al to rango" ( B ardenhewer), contraffece con notevole s uccesso t utta una seri e d i
l i bri che i l santo C i ri l l o uti l i zzò come veraci documenti (cfr p. 244 ss . ) . I l vescov o
A pol l i nare scri sse sotto i nomi di A ttanasio, di G regori o Tau matu rgo, di papa G i u l i o
I . A nche g l i al l i evi d i A pol l i nare prod ussero falsi sotto i l nome d i A ttanasio, ma anche
dei vescov i G i u l i o e Fel i ce di Roma, fal s i fi cando i nol tre una lettera del vescovo Dion i gi
d i A l essandri a al vescovo Paolo d i Samosata, e al tri documenti , e ancora, parte di una
l ettera ad A ttanasio, ol tre ad un carteggio compl eto tra il dottore del l a chi esa Basi l io e
A pol l i nare, nonché una professione di fede che fu spacciata come si m bolo dei si nodi
64
d i A ntiochi a ( 268) o d i N i cea, e che si trova negl i A tti del conci l i o d i Efeso 2 .
I monofi s i ti , che accol sero nei l oro fl ori legi mol ti fal s i apol l i naristi , operarono essi
stessi fal si mol to freq uenti ; i ndichiamo ad esempio l e Epi stol e col nome d i S i meone
S ti l i ta, una corri spondenza tra Pietro Mongo e A cacio sul decreto Enotico, un ' al tra tra
Teodoreto di Ci rro e Nestori o. Fal s i fi carono i nol tre degl i estratti ( tramandati i n l i ngua
araba ed etiopi ca) da Epi stol e di I gnazi o d i A nt i ochia. Combatterono i nestori ani per
mezzo di scri tti truccati e contraddi ttori , danneggiando perfi no se stessi . I nterpol arono
265.
i noltre numerosi trattati cattolici
1 04 Falsificazioni cristiane ne/ mondo antico

Sotto i l nome del dottore del l a chiesa A m brog i o ci sono, pari menti , m o l tissi mi seri tti
i nautenti c i , per ese m p i o una traduzione l ati na " Hegesi ppus s i v e de bel l o l udai co"
(anche a Sesto G i u l i o A fricano, ad Eusebio e G i rolamo ven nero d ' al tronde assegnate
del l e traduzion i ) ; la " l ex Dei si ve M osai caru m et Romanaru m legum col l atio", i m por­
tante per la stori a del d i ri tto, che vorrebbe attestare una d i pendenza del d i ri tto romano
dal l ' A ntico Testamento; una serie di fal se i scri zioni in versi , "Ti t u l i ", sem pre sotto i l
nome d i A m brogio, e al tri I n n i . A l l o stesso modo, nem meno i l celebre peana A m bro­
s i ano "Te De um l audam us" è o pera di A m brogio. Sotto il suo nome va pure fal samente
un Com mentari o al l e 1 3 Epi stole paol i ne, spuntato a Roma sotto i l papa Damaso
1 44 (366-384) , che dopo Erasmo si suole chiamare " A m bros iaster" ( = Pse udo-A m brogio),
senza che - come tanto spesso avviene - l a q uesti one del l ' autore s i a ri solta; si tratta
com unq ue di una "eccel l ente prestazione" ( A i taner/S tu i ber), ma s i c u ramente non di
A m brogio. U na l ettera spuria di A m brogio (ep.2. PL 1 7,82 1 ss. ) contiene l 'al trettanto
fittizia Passione dei marti ri Gervas i o e Protasio, le cui ossa A m brogi o aveva scope rto
di persona i n modo tanto m i rabol ante, che d i versi ricercatori ( i n si nton i a con la coeva
corte i m periale cri sti ana) parl ano di "pia i m postura" e di " i m brog l i o i n grande sti l e" . . .
non l ' u n i co, certo, che i l dottore del l a chi esa si permettesse ( l 370) 266.
Al santo G i rolamo, poi , si attri buì un n u mero strabi l i ante di scri tti fi ttizi . Solo ne l la
col l ezione del l e sue 1 50 lettere ce ne sono di v erse dozzi ne di spuri e . Fai so è pure un
carteggio tra G i rolamo e papa Damaso l, che mol to opportunamente i ntrod uce il "Li ber
ponti fical i s", i l reg i stro ufficiale dei papi , che a sua volta trabocca tal mente di fal si
da ri s u l tare - fi no al l ' i n i zi o del VI secolo - senza alcun val ore per l a stori a ( I l 46 s . ) .
U n 'al tra corri spondenza fittizia tra i l papa assassi no e i l dottore A m brogio c i è offe rta
dal l o Pseudo- l s idoro. Le freq uenti fal s i fi cazi oni , di fatto, non fanno che di mostrare
"q uanto grande fosse l ' autorevol ezza che godeva come autore ortodosso di dotte opere
dottri nal i " ( K raft).
I n real tà questo santo G i rolamo - non meno d i A m brogio e di Attanasi o - era l ui stesso
autore di fal si . Tanto che, a q uesto patrono dei dott i , noi dobbiamo una bi ografia fal sa
da ci ma a fondo - la "Vita sancti Pau l i monac h i " - che i l l ustra la v i ta effetti vamente
portentosa di Paol o di Te be, presunto pri mo monaco cristiano, q uasi un precu rsore del
santo A nton io. Q uesto "prato-ere m i ta" l etteral mente fav ol oso, che secondo G i rolamo
av rebbe v i ssuto novant'anni senza veder nessuno in una caverna, ma essendo approv v i ­
gi onato o g n i gi orno d a un corvo con un mezzo pane, fi no a c h e d u e l eoni g l i scav arono
l a fossa, venne messa in dubbio già mentre era ancora in v i ta il suo creatore. Da parte
cattol ica, tuttav ia, q uesto tess uto di menzogne v i ene ancora oggi annoverato tra gl i
"scri tti stori ci" ( A i taner/S t u i ber) ; lo stesso d i casi del l a sua "Vi ta sancti H i l arionis" e
1 45 del l a sua "Vi ta Mal chi", anc h ' esse i perleggendarie bi ografi e di monac i , che pul l ulano
di sbalord i t i v i mi racol i 267 •
Valanghe di scri tti ven nero i nfi ne fal s i fi cati dai cri stiani sotto i l nome d i A gosti no,
Un falsario cristiano 1 05

e non sol tanto - come ci si potrebbe aspettare - sul tema del l a grazia. Di uno scri tto
(verace) di A gosti no dal t i tolo "Contro i G i ude i " (cfr. I 435 ss.) non ci si vol l e difatti
accontentare, affiancandogl iene al tri d ue spuri sotto il suo nome: "Sermo contra J udaeos,
Paganos et A ri anos de sym bolo", appai ato con una "A l tercati o Eccl esiae et Synagogae".
Uno scri tto ascetico "Sol i l oq u i a", attri b u i to pure ad A gosti no, è ori gi nato probabi l ­
mente sol o nel X I I I secolo, m a f u mol to l etto e pi ù vol te ri stampato, anche i n tem p i
modern i , perl opi ù i ns i e me con d ue al tri l i bri d i edi fi cazione attri buiti a d A gostino, cioè
" Medi tationes" e " M an uale". Q uanto al "Sermo de Rusticiano s u bdi acono a Donatistis
rebapti zato et i n d i aconu m ord i nato", si tratta addi ri ttura d i una fal si fi cazione moder­
na. Venne pubbl i cato per la pri ma vol ta, senza che ne fosse reperi to u n manoscri tto,
a cura di H i erony m u s Vi gnier ( morto nel 1 6 1 1 ), un "oratoriano noto come fal sari o di
doc u menti " ( Barden hewer) , vale a d i re mem bro d i u n Oratori o fondato a Roma nel
1 575 dal santo Fi l i p po Neri , una com u n i tà di ti po conventual e com prendente sacerdoti
e l aici . Ma ancora nel 1 842, a Pari gi , A . B . Cai l l au presentava 1 64 pred i che i nedi te
di A gostino, nessuna del l e quali ri s u l ta prati camente attend i bi l e. Propri o così , o i n
modo assai anal ogo, stanno l e cose con l e ( presunte) ome l i e d i A gosti no " S . A ugusti n i
sermones ex codici b u s vati cani s", che i l card i nal e A ngelo Mai d i eci anni dopo ( 1 852)
pubbl i cava a Roma. In ogni modo, del l e ol tre sei cento pred iche che vanno sotto i l
nome d i A gosti no, n e vennero contraffatte p i ù d i cento 268. 1 46

U N FALSARIO CRISTIANO: "PER SECOLI I L MAESTRO DEU.'0CCIDENTE"

I l mondo cristi ano è debi tore di fal si parti colarmente cel ebri ad uno scri ttore del l a S i ri a
c h e - i ntorno al 500 - com pose q uattro grossi trattati e d i eci perl opi ù bre v i epi stole,
con u n s uccesso così travol gente e d u raturo, q uale "mai i n nessu n tempo" ( B ardy) era
toccato ad un fal sari o i n campo l etterario.
Q uesto cri stiano si fa passare per il consi gl i ere Dionigi l ' A reopagi ta ( A tti 1 7,34),
convertito in Atene da Paolo, ragion per cui egl i i ndirizza i suoi scri tti anche agl i apostol i
e ai l oro al l i e v i , offrendo e acc u m u l ando particol ari che i ngannano i l l ettore e v ogl i ono
fargl i credere d i aver davanti a sé u n contem poraneo degl i apostol i . Dice d i essere stato
testi mone de l i ' ecl i s s i di sol e durante la morte di Gesù, di essere stato accanto a Pietro
e a G i acomo al l a sepoltura del l a santa Vergi ne. I n real tà, però, l e sue fandonie fu rono
9
scri tte non pri ma del decl i nante V secolo, se non al l ' i n i z i o del V I 26 .
I l Mart i rologio Romano - "col l azionato e vagl i ato da fonti sicure . . . " - regi stra i l
fal sario i s pi rato da Dio, sotto l a data del 9 ottobre, i n qual i tà d i santo m arti re. Cost u i ,
v i ssuto quasi mezzo m i l lennio dopo Paolo, venne d u nq ue, così v i si dice, " battezzato
dal santo apostolo Paol o", consacrato a pri mo vescovo di A tene, e poi a Roma " i n v i ato
dal santo papa di Roma Clemente i n Franc i a per predi care i l vangelo, approdando i n
1 06 Falsificazioni cristiane ne/ mondo antico

tal modo a Pari g i , dove per alcuni anni am m i n i strò fedel mente l ' uffi c i o assegnatogl i , e
i n fi ne , sotto i l tutore Fescen ni no, s u bì i l marti rio per decapi tazione, affrontato i nsieme
ai suoi com pagni dopo orrendi suppl i z i " 270.
Q uesto fantasi oso D i on i g i , avendo ol tretutto i nventato l i beramente anche l a fi gura
del suo maestro leroteo, venne dunq ue s pacci ato anche uffi c i al mente come v escovo d i
Atene e d i Roma. Fu anche grazie a q uesto c h e i l gl orioso Corpus d i opere dette "are­
opagi ti che" - u na congerie di fi l osofi a antica e di cri sti anesi mo, con sconfi namenti e
ri percussioni nel l a pol i tica - per ol tre un m i l l e n n i o, dopo un i ni ziale ri fi uto da parte dei
1 47 cattol i c i , ebbe ri percussioni sul l ' Occi dente in mod i e d i mensioni asso l u tamente i ncal co­
labi l i . I l truffatore d i ventò "attraverso i secol i maestro e guida del mondo occi dentale",
ri uscendo a con v i ncere l e persone ( pres unti vamente) pensanti de li ' Occidente "che i l
Cri stianes i mo non doveva pi ù essere considerato ' barbari co' e , per l a sua stranezza e
strav aganza, come ri velazione i naccettabi l e a spi riti acculturati " ( Roq ues). G i à agl i i n i zi
del V I secol o l 'arc i v escovo A ndrea di Cesarea c i ta i l i bri "del beato grande D i o n i g i " .
U n secolo pi ù tardi l i am m i rerà i l santo Massi mo, d i fendendone l ' a utent ici tà. Nel I X
seco l o q uei testi conq u i starono l ' Occidente cri sti anamente crede nte soprattutto grazie
al l a l oro trad uzi one i n l ati no fatta da G i ovanni S coto ( Eri ugena) e dal l ' abate l ld u i no
di St. Den i s ( 8 1 4-840) , i nd u bbiamente predesti nato al l a bi sogna: com pose i nfatti egl i
stesso una seri e di docu menti fal s i , q ual i la Conscri pti o di Vi spio. u na l ettera di Ari­
starco a Onesi foro, gli I n n i di Venanzio Fortu nato, d i Eugenio Tol etano, arri cc hendo
i n pi ù l e fal se Lettere del l ' A reopagi ta con u n suo personale contri buto, la " Epistula ad
A pol l ophan i u m".
Le i n gegnose creazioni del l o Pse udo- Dion i g i vennero per gi u nta studiate come l a
B i bbi a e i nterpretate d a i pi ù famosi teol ogi , da Mass i mo Confessore, da U go di San
Vi ttore, A l be rto Magno, Tom maso d ' Aq u i no, che le com mentarono considerandole
senz'al tro opera del l o S pi ri to Santo. Godettero i nfatti di "q uasi canonico prestigio"
( B i hl meyer). Tom maso scri sse un proprio com m entari o al "Nome di D i o" ( De di v i n i s
nom i n i bus), accogl i endo nel resto del l e s u e opere ci rca 1 700 c i tazioni tratte d a q uel
fal so. L' u n i v ersità di Pari gi com memorò nel X I I I secol o il fal sari o - curi osamente
l ' un i co autore de l i ' Oriente rimasto v i vo i n Occi dente - come apostolo de l l a Francia e
grande maestro del l a cri stian i tà. L' autenti c i tà dei suoi scri tti , messa i n d u bb i o la pri ma
vol ta dal l ' umani sta cri tico Lorenzo Val la ( morto nel 1 457), e poi da Eras mo ( 1 504) ,
venne d i fesa ancora ne l i 'Ottocento, anzi perfi no nel Nov ecento, dopo che g i à agl i i ni ­
z i - s u b i to dopo l a nasci ta di q uesto col ossale i m brogl i o - i l vescovo I pazio d i Efeso,
fi d uc i ario del l ' i m peratore G i ust i n i ano, ne aveva contestato l a veri d i c i tà : "Se nessuno
deg l i antichi scri ttori ne fa menzi one, al l ora non so come potete ora d i mostrare che
1 48 essi appartengano a D i o n i g i " .
Ma chi era q uesto santo Pse udo- D i on i gi ? Fino a d oggi , l a q uesti one è i rri sol ta:
probabi l mente un "ereti co", un mon i fì si ta. Forse uno dei due patriarchi di A ntiochia,
Falsi per comprovare la storicità di Gestì 1 07

Pietro Ful l o ( morto nel 488 : I I 2 1 3 s s . ) oppure Severo di A ntioc h i a (5 1 2-5 1 8 : I I 240
ss. ) , i l quale al meno attestò sv ariati fal si anche ai d i fensori del conci l i o di Cal cedo­
n i a . Non dov rebbe poi merav i gl i are che a l l a grand i osa truffa del l o Pseudo-Dionigi
s i agg i u n gessero u l teri ori contraffazioni deutero-dionigi ne, soprattutto al i ' i n i zi o del
Medioevo; e che, al l a fi ne, l a " l eggenda" si i m possessasse d i u n tale personaggio,
facendone il m arti re Dioni gi di Pari gi , o pi uttosto l a sua rappresentazi one fi gu rati va,
una produzione pari gi na che porta al d i ffu s i s s i m o moti v o l eggendario del capo sorretto
i n mano. S econdo i l model l o i conico, marti ri e santi reggono le l oro nobi l i teste s u l l a
mano: Luciano porge l a s u a testa troncata, e così fan no I o n i o d i Chartres, Lucano d i
Chartres, N i cas i o d i Rouen, Massi mo e Venerando d i Ev reux, C l aro l 'ere m i ta del l a
Normandia, l a vergi ne Saturn i na nel l ' A rtoi s. I l santo C r i sol io, c u i n e l marti rio si è
spaccato i l crani o i n modo che i l cervel l o schi zza tutt ' i ntorno, ri mette t utto i nsieme e
reca l a cal otta cranica col s uo conte n u to da U re l enghem a Comi nes. Fusci ano e Vi cto­
ri co trasportano le l oro teste a grande d i stanza. I l decapi tato ragazzo G i usto di A uxerre
regge la propri a testa, mentre i l suo tronco, raccapricci ando g l i i nsegu i tori , conti nua a
pregare. I santi Frontasio, Severi no, Severi ano, S i l ano di Péri gueux, Papu l o di Tal osa,
Marcel l o di Le Puy ( A n i ti um ) , v escov i e arc i vescov i , vergi n i e pri nci p i dal l e regioni
meri d i onal i al setten trione, reggono l e l oro teste, e così i l pri nci pe danubi ano Severo, i l
mero v i ngio A dal bad , l ' arei v escovo Leone d i Rouen, l ' apostolo del l a Prussia A dal berta,
i l pri nci pe eredi tario Fingar di Cornov agl i a, la pri nci pessa Osi tha di S cand i nav i a . . . No,
non c'è fi ne al l a teori a dei testi moni cri stiani del l a fede rappresen tati con le ri spetti v e
teste s u l l a mano ! E tutto è altrettanto autentico q uanto " D i on i g i l ' A reopagi ta" 27 1 .
U na vera e propria offici na cri sti ana, addetta a l l a fabbricazi one di fal s i , esi stette
nel V I I secolo in A l essandria. Sotto la d i rezione di Severiano, prefetto per l ' Egi tto:
operavano qui q uattordici cal l i grafi esperti in manoscri tti patrologici , special i zzati
neg l i scri tti d i Ci ri l l o d i A l essandria, a tendenza monofi s i ta 272 . 1 49
Dato che q uasi tutto, proprio nel l a stori a p i ù antica del C ri stianesi mo, è ed è stato
i nfondato e i nsosten i bi l e, stori camente i nstabi l e ed estremamente i ncerto, a mala pena
doc u mentato, mol te contraffazioni erano desti nate a procacci are anche dei fondamenti
stori ci .

FAI��I PER COMPROVARE LA STORICITÀ DI GESÙ

U n a fi l za di scri tti artefatti venne prodotta dai cri stiani al l o scopo di ottenere m i gl i ori
testi moni anze del l a stori cità di Gesù ( p. 48 s . ) - fino ad oggi i nd i mostrata, ma d ' al tronde
neppure confutata - , oltreché prove del l a sua v i ta e del l a sua ri surrezione. Tant ' è vero
che di q ueste cose, nel l a l etteratu ra cosi ddetta profana, non c ' era tracci a alcuna 273 •
Così si crearono documenti spuri d i scri ttori non cri stiani ri guardanti l a v i ta d i
1 08 Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

Gesù, i n terpol ando per esempio non sol o le "Antichità gi udaiche" del l ' ebreo G i useppe
Flav i o - vale a d i re i l cos i ddetto Testi moni u m Flav ianum - , ma facendo di G i useppe
addi ri ttura l ' autore di i ntere opere cristiane. Fi ni anal oghi si prefi ggevano g l i scri tti
cri stiani d i Pi l ato; mentre gli A tti pagani di Pi l ato, ai q ual i i cri stiani contrapposero
un 'analoga controfal s i fi cazione, d i v e n nero nel IV secolo uno strumento di propaganda
dei pagani contro i cristiani i m pi egato anche nel l e scuole m.
Si gi unse così a creare una fal sa l ettera d i Pi l ato al l ' i m peratore Ti beri o, che a sua
volta add uce u l teriori fal s i in fu nzi one d i doc u ment i , con i ntenzioni i neq u i v ocabi l ­
mente apol ogeti che. Soprattutto, attraverso q uesto fal so, si g uadagnava Pi l ato come
ri nomato testi mone pagano a favore del la "merav i g l iosa ri s urrezione e asce nsi one i n
cielo del nostro redento re", per d i rl a con l o storico ecclesiastico Eusebio. Non passava
peral tro sotto si lenzio neanche l a nasci ta da una vergi ne. Ma non mancavano neppure,
accanto al benevolo trattamento ri servato ai Roman i , attacchi contro i G i ude i . "Così
d ' un tratto, grazie al la possente i rruzione del ciel o, la parola redentrice, come raggio
I SO di sole, i l l umi nò il mondo i ntero" ( Eusebio) 275 .
Esi ste una l u n ga seri e di u l teri ori "scritti di Pi l ato", format i s i nel corso dei secol i .
Essi e v i denziano tratti sempre pi ù "leggendari ", con una tendenza altrettanto fi l oromana
e anti sem i ta. U n a vol ta, N i codemo arri va a d i re di Pi l ato: "Costui parla in favore di
Gesù", e il governatore romano lo conferma. Si fal si ficò una corri spondenza tra u n
Teodoro e Pi l ato, una "l ettera di Pi l ato a Cl audio", i n c u i Pi lato parl a d e l parto v i rgi nal e,
elencando i mol ti m i racol i di Gesù, e sti gmati zza i som m i sacerdot i : "aggi unge ndo
menzogna a menzogne d i c h i ararono che Gesi:1 era un mago e contrav veni va al l a loro
l egge". Pi lato ram menta i nol tre la morte e la res u rrezione di Gesù e concl ude : "Questo
io porto d unque a conoscenza del la tua maestà, affi nché nessun al tro possa menti re e
tu non ri tenga di dover prestar fede ai di scorsi i ngan nevol i dei G i ude i " . I nsom ma, nel
momento stesso i n cui si mente - come s pesso accade - si accusano gl i al tri d i mendacio.
S i fal sò ancora u n carteggio tra Pi lato ed Erode, addi ri ttura con A ugusto, che al te mpo
del la croc i fi ssi one di Gesù era morto già da vent'an n i . Il medes i m o accadde con un
Vangelo di G amal iele, in cui Pi lato testi mon i a la res urrezi one di Gesù. E i cristiani d i
q uel tem po (tra i q ual i u n G regori o d i Tou rs) ri ten nero " i n l i nea generale scri tti di tal
fatta q ual i fonti storiografi che" ( S peyer). La " Paradosi s" di Pi lato trasforma il gov er­
natore romano add i ri ttura i n marti re cristi ano. La chi esa copta etiopi ca lo venera come
santo. Pe r contro, nel la "Cura sani tati s Ti beri i " , in cui è q uesto i m peratore ad appari re
come cristi ano credente, nonché nel l a " M ors Pi l ati", i l governatore deve espiare l a sua
col pa per la croc i fi ssi one m •.

I l tem po del la nasc i ta e del battesi m o di Gesù fu i n v ece l ' obbietti v o di un carteggio,
confezionato certamente nel V l secolo, tra i l vescovo C i ri l l o di Gerusal emme ( 348-386,
tre v o l te desti t u i to e bandi to) e papa G i ul i o d i Roma. Con q uesto, per l a v eri tà, non si
voleva rendere pi ù cred i bi l e la stori c i tà di Gesù, bensì far accettare in Oriente, s pec i e
Falsi per accrescere il prestigio cristiano 1 09

i n Pal esti na, l a n uova datazione occidental e dal l a sua nasci ta. Di conseguenza, cristiani
ortodossi esegui rono dei fal si nel l a pol e m i ca per il cal col o del l a festa pasquale 277. 151

FALSI PER ACCRESCERE IL PRESTIGIO CRISTIANO NEI CONFRONTI D I EBREI E PAGANI

S pesso i cri stiani si sono faci l i tati la l otta contro gl i e brei mediante v ari fal s i , cercando
d i i ndebol i re le l oro accuse con truffe l etterari e, per far ri splendere tanto pi ù l um i nosa
la propri a fede, non da ulti mo per far appari re Gesù come i l promesso messia, ol tre
che come fi gl i o di una vergi ne.
Questo avvenne dappri ma medi ante numerose i nterpolazioni , in cui gli pseudepi grafi
ebrai ci furono di grande uti l i tà per i cri stian i . I qual i i nterpol arono opportunamente
le profezie s i bi l l i ne , il l i bro 4 di Esra ( l a pi ù diffusa apocal i sse del mondo anti co) , i l
martirio d i I saia, i l Baruch greco, l e apocal i ssi d i A bramo, d i El i a e d i Sofonia, i paral i ­
pomeni d i Gere m i a, l e v i te dei profeti , i Testamenti d i A damo, d i A bramo, d i ! sacco, d i
Ezechia, d i Salomone, dei Dodici patriarc h i , eccetera. I cristiani contraffecero massi me
d i profeti , col cui ausi l io cercarono a l ungo, fino al M ed i oevo, d i converti re gl i ebre i .
Ma fal sarono altresì i nteri scri tti sotto i l nome d i personaggi del l ' A ntico Testamento
- ad esempio l ' ascesa al cielo di I saia -, l ' apocal i sse di Zaccaria, d i verse apocal i ssi
d i Dani e l e, l ' apocal i sse d i Esra, i l i bri 5 e 6 d i Esra; si tratta d i fal s i fi cazi oni in cui
non sol o Esra parla di conti nuo i n pri ma persona, ma anche D i o stesso, il S i gnore i n
persona. D a esse, add i ri ttura, i l passo del l i bro 5 d i Esra, a l 2 ,42-48 , durante i l secolo
XI, entrò testual mente nel l a l i turgia ufficiale catto l i co-romana.
Frequentemente i cri stiani fecero carte fal se per consol i dare in mani era documentale
il parto v i rgi nal e contestato da ebrei e da gi udeocri stiani "eretical i " (i qual i ov v i amente
chi amavano G i useppe padre carnale ) , per esempio nei cri stiani Oracol i S i bi l l i n i , nel
Protovange l o di G i acomo o - sicuramente al i ' e poca del l ' i m peratore G i usti n i ano -
nel l o scri tto " I l sacerdozio di C ri sto", un d i a l ogo tra ebrei e cri sti ani . Qui , i nv ece d i
u n defunto sacerdote ebraico, è Gesù c h e dov rà far parte del sacro col legio; così ci si
procu rano preci si dati personal i da sua madre, i scri v endo! i nel codice del tempio. Fal s i
cri stiani sono l e opere d i scri ttori profani ebrai ci , come q uel l e d i Fi l one e d i G i useppe 1 52
Flav io. Non è raro che cristiani di secol i d i fferenti abbi ano i n te rpol ato i medesi m i
scri tti . Purtroppo, l a ri cerca degl i ulti m i decenni h a trascurato, forse non a caso, d i far
l uce proprio s u questo terreno, per cui manca del tutto una stori a del l a corri spett i v a
8•
" letteratura d ' i nterpol azione" 2 7
Frutto di fal s i fi cazione fu, fra il I I e i l IV secol o, un i ntero carteggi o tra l 'aposto­
l o Paolo e il fi l osofo stoico Seneca (4 a.C. - 65 d . C . ) . Redatto in un orri bi l e l ati no,
propri o q uesto raffazzonamento costi t uì certo u n ' o pera propagand i st i ca desti nata a
raccomandare al l e persone col te di Roma l e epi stole di Paolo, che nel l a capi tal e i J et-
I lO Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

tori avevano d i sprezzato a causa del loro sti le. Tal e corri s pondenza, i ncred i b i l mente
pri m i ti va, com prendente otto l ettere d i "Seneca" e sei di " Paol o" - che per pri mo solo
Erasmo da Rotterdam av rebbe dichi arate fal se con grande enfasi -, doveva dunque
consol i dare l ' i ncerto prest i g i o di Paolo. Molti dei suoi pensieri , i nfatti , col l i mavano
a tal punto con la fi l osofia stoica del l ' età i m periale, che Tertul l i ano av rebbe potuto
defi n i rl o come il "Seneca saepe noster". Il fal so i n verte i nsom ma il rapporto di di pen­
denza dal momento che S eneca esal ta l 'apostolo (''Sal ute a te m i o carissi mo Paolo . . . ")
come portav oce del cielo, come un " uomo in ogni m odo amato da D i o", attestandogl i
add i r i ttura che " l o S pi ri to Santo è i n te", mentre Paolo sol o occasionai mente, e quasi
dal i ' a l to i n basso, i ncoraggia il fi l osofo a prosegui re nei s uoi sforzi . Certo, q uesti scri tti
fas ul l i - come testi monia il santo G i rol amo, pure l ui sommo fal sari o al cospetto del
S i gnore - "a pl uri m i s legu ntur", sono pur l etti da mol ti . E ven nero ri ten uti autentici
non solo da l ui medesi mo, e sul l a sua sc i a anche da A gosti no; G i rolamo, add i ri ttura,
s u l l a base di q uesti fal -s i , gi unse ad annoverare il pagano Seneca tra i santi cri stiani .
Scri v e i nfatti i l dottore del la chiesa: " Luc i o A n neo Seneca da Cordova . . . condusse una
v i ta assai v i rtuosa e mori gerata. lo non l o accogl i erei nel l a l i sta dei santi se a ciò non
m ' i nd ucessero q uel l e l ettere che sono l ette da mol tissi m i , scri tte appu nto da Paolo a
Seneca e da S eneca a Paolo" 279 •
1 53 I l fal so carteggio, conserv ato e tramandato i n un ' i nsol i ta q uanti tà di manoscri tti ,
soprav v i sse nel Medioevo, eserci tando notevole i nfl uenza su Pi etro C l u n i acense, Pi etro
A bel ardo, e ancora sul Petrarca ZMo.
Di q uando i n q uando, i cristiani i nventarono di sana pi anta non solo l ettere e cartegg i ,
ma anche i n tere di spute pubbl iche, a d esempio i l cosi ddetto "Dialogo s u l l a rel i gi one"
al l a corte dei S assan i d i .
L' autore presenta l a s u a opera q uasi i n forma di protocol l o d i u n d i batti to organ i z­
zato i n Persia su Cri sto e i l cri stianesi mo, come fosse l a deposizione di un testi mone
oc ul are e auri col are. S u l l o sfondo fastoso del l a corte, al i ' acme del la potenza sassan ide,
nonché sotto l a presi denza onorari a di un sov rano sassan ide, gl i esponenti del l a chie­
sa - natural mente v i ttori osi su tutta l a l i nea - provano l e arm i contro G reci , "ereti c i "
cri sti ani , contro la negromanzia pers iana e gl i Ebre i . A l l ' occasi one vengono attaccati
anche i Samari tan i , i B uddi sti e lo S tato romano; nel modo più bl ando, con spi ri to q uas i
l i berale, si attaccano g l i El leni , i precu rsori pe r così d i re del Cri stianesi mo, nel modo
pi ù vel enoso i nv ece g l i Ebre i .
I l fal sari o è cattol i co. Magn i fi ca pe rtanto l a piena di v i n i tà e umanità di G e s ù , l a
glori a di Maria, i l tri onfo d e i vescov i cri stiani sui maghi persiani medi ante un ' i nfi n i tà
di m i racol i , la guari gione degl i i nfetti , la resu rrezi one di u na defunta, un astore ( g rosso
sparv i ero) di argi l l a che si an i ma e prende v i ta. A questo pu nto, nessuno si stupi sce
ancora di anacro n i s m i storici , di fonti fi ttizie, de l l e appari zioni del re persiano A rri ­
nato - oggetto di vane ricerche già nel Seice nto da parte del ges u i ta bol l and i sta G .
Gran parte degli A tti martirologici sono spuri III

H e n schen -, u n re d i favola ( fi gu rante anche al trove), sotto i l q uale ha l uogo q uesto


Dialogo sul l a rel i gi one, i n teso ad attestare i m i raco l i cri s ti ani , certi ficandol i sol enne­
mente con u n d i pl oma. Per prudenza, non t utto è q u i frutto d ' i nvenzi one, essendov i
s parsi anche riferi menti stori ci . L' autore stesso, com unq ue, resta anoni mo. Tace su d i
s é , s u l propri o tem po, saccheggi ando spudoratamente g l i scri tti , sconosci uti ai p i ù , d i
28 1
Fi l i ppo d i S i de, ri salenti al V o al V I secol o .

Ma un vero d i l u v i o di fal si si veri fi cò i n rapporto con l e pri me persecuzioni verso


i cri stian i : q uanti meno erano i marti ri veri , tanto pi ù n umerosi erano gl i atti fal si
ri guardanti i mart i ri . 1 54

GRAN PARTE DEGLI ATTI MARTIROLOGICI SONO SPURI,


MA PASSARONO TUTTI QUANTI PER DOCUMENTI STORICI ASSOLUTI

Per com i nci are, a parti re dal I I secolo, i cri stiani fal sarono g l i edi tti di tol l eranza degl i
i m peratori : tal e fu l ' ed i tto di A nton i no Pio (del 1 80). Oppure u no scri tto di Marco
A urel i o al Senato, in cui l ' i mperatore attesta la sal vezza di truppe romane dal l a morte
pe r sete operata da cri sti ani . I cri stiani fal sarono al tresì una Epistola del gov ernatore
Ti beriano a Traiano con i l presunto ordi ne i m periale di por fi ne al l a sangui nosa perse­
cuzione; fal sato pure u n edi tto di Nerva, che ritratta i duri prov vedi menti d i Domi z i ano
contro l 'apostolo G iovanni . A nzi , l o stesso Domi ziano - i nforma lo stori co del l a chiesa
Eusebio, basandosi sul cri sti ano ori entale Egesi ppo, l 'autore d i 5 l i bri d i " R i cord i " ­
l o stesso Dom i ziano avrebbe posto i n l i be rtà " l a parentela del S i gnore", dopo averl a
arrestata come d i scenden za di Dav i de, comandando di "cessare l a persecuzi one del l a
chi esa" 282 •
Però, se i cri stiani fal sarono i n pri nci pio doc u menti a loro d i scari co da parte degl i
i m peratori , poi , q uando la l oro persecuzi one fu passata e l oro stessi , peggi o ancora,
i n i zi arono a persegui tare i genti l i , fi n i rono per fal sare doc umenti a carico dei governanti
pagani ; così fal savano a tutto spiano da u n l ato una grande n umero di edi tti anticri stiani
e lettere d i sov ran i e governatori ( s peci e del tardo I I I secol o), presunti doc u menti , che
si trov ano perlopi ù nei non stori ci Atti dei marti ri , d ' al tro l ato una massa stermi nata di
marti ri i. I cri stiani , che si spacci ano per testi moni ocul ari d i tan te passi on i o bi ografie,
frutto di fantas i e truffal d i ne, sono effetti vamente i n n u merevol i 283 •
G i à la pri ma presunta persecuzione, sotto Nerone, che per due m i l lenni fece di questo
i m peratore un mostro senza egual i , aguzzino e odi atore di cri stian i , non fu affatto una
persecuzione di cristian i , ma un processo agl i i ncendi ari . Perfi no S vetonio e Taci to,
stori ci osti l i a Nerone, gi udi carono il processo equo e ragionevol e ; "dove il cristi ane­
simo in q uanto tale non era messo affatto i n d i scussione", scri ve i l teol ogo evangel ico 1 55
Cari Schneider. E anche la Storia del cri stianesi mo del teologo cattolico M ichel Clévenot
112 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

constata "che né Nerone né la sua pol i zia né i Romani devono aver saputo che si trattasse
di cristian i . l q ual i si m uovono ancora troppo nel l ' om bra e sono troppo pochi perché
" 2tl4
una l oro condanna potesse costi t u i re una faccenda di pu bbl ico i nteresse . . . .

Tutta v i a, v i sto che con l a logica dei teol ogi cattol ici non ce la si cava mai troppo
faci l mente, Clévenot concl ude il suo capitolo s u l l ' i ncend io di Roma nel l ug l i o del l ' an­
no 64 non senza aver pri ma regi strato l o " sconcertante" buon ri cordo de l i ' i m peratore
Nerone presso i Roman i : nei cri st(an i , per contro, egl i soprav v i v e ancora come un fol l e
grondante di sangue. E q uesto sarebbe "forse ( ! ) l a prova m i g l iore che i cri stiani sono
da metter veramente nel conto del l e v i tti me del terri bi l e massacro del l ug l i o del l 'anno
64" 2 K5.

In quel processo, signi ficati v amente, i moti v i rel i giosi non ebbero alcuna ri lev anza, o
vi entrarono solo margi nal mente. Ed è pure s i g n i fi cati vo che l 'azi one di Nerone si l i m i­
tasse ai cri stiani prese nti a Roma. Vero è che i n seguito si fal sarono atti che local i zzano
dei martiri i anche al trov e, in Ital ia e nel la Gal l ia. Però, osserva il teologo cattol ico Eh rhard:
"Tutti questi atti riguardanti i marti ri sono senza val ore per la ricerca stori ca" 286.
I n fatto di rel i gione, la tol leranza dei Romani era sol i tamente grande. Eserci tarono
la l oro sopportazione ancora nei confronti degl i Ebrei , garantendo l oro piena l i bertà
di fede, senza pretendere - perfi no dopo la g ue rra gi udaica - alcuna venerazi one del l e
di v i n i tà del l o S tato, e d esentandol i anche d a l sacri ficio obbl i gatori o a fav ore del l ' i m­
peratore. Fi no agl i i n i zi del I I I secolo, l 'odi o verso i cri stian i , che si atteggiavano i n
modi escl usi v i , che s i senti vano - a d i s petto del l ' u m i l tà ! - qual cosa d i s pecial i ssi mo,
come " I s rael e d i D i o", "generazione el etta", " popolo sacro", come " parte dorata",
ebbene q uest ' od i o g l i venne soprattutto dal popolo. Di fronte al i 'oscura setta, fatta da
gentucola, g l i i m peratori si senti rono a l u ngo troppo forti per i nterven i re seri amente.
E nei confronti dei processi i ntentati ai cri stiani "se ne d i s i n teressavano, togl iendosi d i
t 5 6 mezzo q uanto pi ù poss i bi l e" ( Ed uard Schwartz). Pe r ben d ue secol i n o n fecero " pe rse­
gui tare" verame nte i cri stian i . L' i m pe ratore Com modo aveva u n ' amante cri sti ana. E a
N i comed i a i l d uomo cri stiano si ergeva d i ri m petto al l a residenza di Diocl eziano. A nche
durante i peggi ori pogro m anticristian i , il professore di retori ca di q uesto i m peratore, i l
padre del l a chi esa Lattanzio, ri mase pienamente i ndi sturbato nel l a cerchia pi ù i nti ma
del sov rano. Lattanzio, i nfatti , non fu tratto i n gi udizio né tantomeno in carcere. Q uasi
tutti conoscevano i cri sti ani , ma si preferi va non s porcarsi l e mani con persecuzioni
nei l oro ri guard i . Pi uttosto, se propri o era i nd i s pensabi l e perché i l popol o era troppo
i nfuri ato, i fu nzionari facevano di tutto per pote r ri mettere a piede l i bero gl i arrestati .
A i cristiani bastava sol o ri n negare l a fede - ed essi i n effetti apostatavano i n massa,
era d i regola per ogni dove - , e nessuno li i m po rtunava pi ù oltre. A ncora d u rante la
persec uzi one pi ù severa, q ue l l a di Di oclezi ano, l o Stato i nsi stette solo su l l 'effettuazi one
del dovere sacri fi cale, i m posto per l egge ad ogni ci ttad i no. Solo ed esc l usi vamente i l
ri fi uto a farlo v e n i v a penal i zzato, i n ness un modo s i p u n i v a l 'eserc i z i o del c u l to cri -
Gran parte degli A tti martirologici sono spuri 1 13

stiano. Tanto che le c h i ese, perfi no d u rante l a persecuzione di D i ocl eziano, ri masero
7
t i tolari dei ri spetti v i patri moni 28 •
Di una generale e s i stematica persecuzi one dei cristiani si può parlare sol o sotto
l ' i mperatore Decio, nel l 'anno 250. I n quel l 'anno morì Fabi ano, pri mo vescovo romano
v i tti ma di una persecuzione, e la sua morte avvenne in carcere ; su di l ui non pendeva
nessuna condanna capitale. Fino ad al l ora, però, d i 1 7 v escov i romani , l a chi esa antica ne
aveva vantati undici come "marti ri", sebbene nessuno di l oro fosse un mart i re ! Eppure
avevano ri sied uto a l un go, per q uasi d uecento anni , fi anco a fi anco con g l i i m peratori .
Ciò nondi meno, da parte catto l i ca si conti nua a menti re scientemente - con i mpri matur
ecclesiastico ( e con dedi ca "al l a cara madre di D i o") - ancora a metà del XX secolo:
"In quel peri odo, l a maggi oranza dei papi m uore da marti re" ( RUger) .
Secondo g l i A tti dei marti ri del l a Chi esa, "papa" Cornel io, trapassato serenamente
a C i v i tavecchia nel 253 , ( I l 70 ss. ) è morto i nv ece decapi tato. A l trettanto fal sati sono
g l i A tti che, del v escovo romano S tefano l ( 254-257), fanno una v i tti ma del l e persecu­
zioni d i Val eriano. A d d i ri ttura, il santo papa Eutichi ano ( 275-28 3 ) av rebbe seppe l l i to
"di propria mano" ben 342 marti ri , pri ma di u n i rsi a l oro di propri a i n i zi ati va. S i è poi 1 57
cercato di nascondere l 'apostasi a di parecch i papi agl i i n i zi del I V secolo per mezzo di
mani pol azioni di atti . I l Li ber Ponti fi cal i s, i l regi stro ufficiale dei papi , fa che i l vescovo
romano Marce l l i no ( 296-304) , avendo sacri fi cato agl i dèi e consegnato i l i bri "sacri ",
se ne penta subi to, per affron tare l a morte da mart i re : u n fal so puro e sempl i ce. Nel
mart i rologio romano, un papa d i etro l ' altro conq u i sta l a corona del marti ri o ... q uasi
tutto i nventato d i sana pi anta. ( S i gn i fi cati v amente il c u l to dei marti ri i ncom i nciò a
formarsi i n Roma propri o al l a fi ne del I I I secolo) 288 •
Proprio i vescov i - i l cui marti ri o era ov v i amente considerato "qual cosa di superiore"
ri s petto a quel l o dei sempl ici cri stian i , pi ù al to essendo i l l oro rango nel l 'ald i l à - sì ,
proprio i vescov i d i vennero marti ri mol to pi ù di rado. Scapparono i nfatti a schi ere,
tal v ol ta di terra in terra, anzi , fi no ai confi ni del l ' I mpero romano, natural mente i ncaricati
a ciò espressamente da Dio, senza peral tro d i menticare di i nv i are, da si curi nascond i gl i ,
l ettere d i i ncoraggiamento al l a resi stenza agl i i ncarcerati , credenti d i ran go i nferi ore.
Nel l a chiesa antica i l fenomeno era così noto che, persi no nei n umerosi e falsificati
rapporti sui marti ri , sono pochi i v escov i che vi fi g u rano come v i tti me marti ri zzare ! ( I l
patri arca d i A l essandria, Dioni gi , fu tal mente preci pi toso al l o scoppio d i u n pogrom
l ocale da darsi al la fuga su una cavalcatura senza sel l a . . . a ragi one porta q u i ndi l ' ap­
9
pel lati v o di "G rande") 28 •
Pressoché tutti i "santi" dei pri m i secol i ven nero però dichiarati "marti ri" i n tempi
s uccess i v i , "anche nei casi i n cui erano morti i n pace sul l oro l etto. Ciascuna persona
ri s pettabile, del l ' epoca anteri ore a Costanti no, dov eva essere stato per l 'appun to v i tt i ­
ma d ' u n marti rio" ( Kotting). Eppure, "sol o poc h i " d e i cosi ddetti Acta Martyrum sono
"autentici o fondati su vero materi ale doc u mentario" ( Syme). S pecial mente a parti re
1 14 Fals(ficazioni cri.wiane nel mondo antico

dal IV secolo, i cristiani catto l i c i hanno "ri pu l i to", medi ante controfal s i fi cazi on i , Atti
e rel azioni su marti ri che a l oro sem bravano mani polati da "ereti c i " . Per la veri tà, co­
storo riconoscevano i m i racol i com u n i cati dagl i apostol i , ma non vol evano far passare
per buone le "fal se dottri ne" i v i an nesse e connesse. Di conseguenza, fal sari ortodossi
come Pase udo-Mel i no, Pseudo-G i rolamo, Pse udo-A bd i a e al tri non si fecero attendere
290 .
1 58 con i l oro controfalsi
G l i "Atti dei Mart i r i " cristiani non i ndi etreggi arono di fronte a nessun eccesso, a
ness u na menzogna, a nessuna porcheria.
Dato che l a chiesa non aveva fatto alcun uso del marti ri o del la mogl ie del pri nci pe
degl i aposto l i e pri mo papa, ossi a di san Pi etro, benché tramandato da un padre del l a
c h i esa, v i ene consi derata q uale pri ma marti re l a santa Tecla ( p. 2 3 5 ss. ) , sebbene costei
sem bri esserne scam pata mediante un m i racolo.
Ri gorosamente attestata da doc u menti d i v e nta però la catto l i ca testi monianza col
marti rio d i Pol i carpo, d i cui si conosce perfi no l 'ora del l a morte: fatto q uasi unico
nel l a l etteratu ra protocri sti ana. La data è però sconosci uta; non si sa neppure se fosse
sotto Marco A urel i o o A n toni no Pi o. In q uesto pi ù antico rapporto oc ul are s u l l a m orte
di un marti re c ri stiano, un testo i n cui si é mani polato da tutte le parti , i n cui ci sono
ri maneggi amenti e i nterpolazion i , i nseri menti pri ma e dopo di Eusebio, ol treché un 'ap­
pendice spuria, il santo v escovo sa a priori come dov rà mori re. Al suo i ngresso nel l o
stad i o , una voce dal cielo l o i ncoraggia: " Pol i carpo, si i costante ! " . Egl i non brucerà sul
rogo per cui " s pecial mente g l i ebre i " hanno affaste l l ato l a legna, e l e fiamme gui zzano
i nv ano. Così il gi ustiziere deve i nferi rgl i il col po d i grazia, per cui il s uo sangue spe­
gne il fuoco, e dal la ferita una col o m ba spicca il volo. Q uesti atti , in effetti , sono sol o
"cresci uti l entamente e per frammenti" ( K raft). A ncora nel XX secolo, nel catto l i co
" Lexi kon fUr Theol ogi e und K i rche", quel l a cronaca spi cca "come l a pi ù prezi osa
testi monianza del l a catto l i ca venerazione dei santi e del l e rel i q u i e". A ncora oggi i l
marti re, che del resto, come s i conv iene ad un vescovo, era pri ma fuggi to ri petuta­
mente, cam bi ando pi ù vol te il suo rifugio, v i ene celebrato come santo; il 23 febbraio
dal la chi esa bi zanti na e si riana, i l 25 dai melch i t i , i l 26 gennaio dai cattol ici , fu ngendo
1
ancora da " patrono contro il mal d 'orecch i " 29 •
1 59 Di amo ora uno sguardo, a mo' di esempio, agl i "Atti dei marti ri persiani".
Ecco i cri sti ani accorrere a schi ere i ncontro al l a propri a esecuzione cantando "gi u ­
bi l anti i sal m i d i Dav i de". Non fanno c h e ri dere, mentre i l boia affi l a già l a s pada. G l i
strappano tutti i denti e g l i torcono l e ossa. S i acq ui stano apposta n uove fruste per
far di l oro pol ti g l i a. Li si pe rcuote , fi nché sono ri dotti ad una sola am maccatu ra. G l i
strappano l e arti colazioni , l i squartano dal l a testa a i pied i , tagl i ando l e ntamente dal l a
n uca al l a scatol a cranica, resecandogl i nasi e orecchie, cacci andogl i aghi ardenti negl i
occhi , l i lapidano e spaccano con la sega, ! asc iandol i mori re di fame, fi no a che la pel l e
si stacca dal l e ossa. Una volta si i m piegano anche 1 6 el efanti per cal pestare g l i eroi . . .
Gran parte degli A tti martirologici sono spuri 115

Qual unque cosa avvenga, però, essi sopportano q uasi tutto i ncred i bi l mente a l ungo e di
buon ani mo, con v i vaci tà, si d i rebbe. Squartati e ridotti a pezz i , non essendo che grumi
d i sangue e materia purulenta, fanno i di scorsi pi ù edi fi canti , osannando: ' i l mio c uore
si ral l egra nel S i gnore e l a m i a anima esul ta nel l a sua sal vezza ' . Oppure professano l a
l oro fede: ' questo s u ppl i zi o n o n è c h e ri storo ' " 292 .
Mai r G i acobbe, t utto tagl i uzzato, dopo che gl i hanno troncato già d i eci d i ta e d ue
al l uc i , espri me ridendo paragoni profondi : "Segui tu pure, m i o terzo al l uce, i tuoi com­
pagni e non ti preoccu pare ! Come chicco d i grano che cade nel l a zol l a e in pri mavera
prod uce i s uoi si m i l i , così anche tu, nel gi orno del l a resurrezione, ti ri congi ungerai
con i tuoi confrate l l i " . Non è detto bene, tutto q uesto? A nche se poi , cad uto il q u i n to
d i to, grida vendetta: "O Dio, ergi i l m i o tri bunale e g u i da l a m i a vendetta sul popolo
spietato" 2 93 .
Per pri ncipio, i nfatti , q uesti santi si fanno spesso rozzi e screan zati , i ns u l tando i loro
e m pi sev i z i atori o g i udici secondo tutti i cri s m i e l e regole del l a rel i gi one del l ' amore:
promettendo loro "stri dor di denti per l 'eterni tà", i nv eendo contro di l oro " razza
i m pura, l uri da, assetata di sangue", paragonando l i a "corv i temerari che si calano s u i
cadaveri ", a "serpenti i ncantati bramosi di mordere", "fatti verd i " dal i ' odi o "come u n a
v i pera velenosa", si m i l i a giovani assatanati c h e s e l a spassano c o n "donne i n camera d a
l etto", a "cani rognos i " . I l santo A i ti l l aha apostrofa così i l s u o carnefice: " I n v eri tà, t u
s e i u n ani male senza cervel l o". E i l santo G i useppe n o n pensa m i ni mamente a d amare 1 60
i l s uo nem i co, a porgergl i l 'altra guancia, oh no ! , anzi v i si l egge: "Gi useppe raccol se
la sal i v a in bocca, g l i e l a sputò d ' un tratto s u l l a facci a dicendo: 'Tu, essere i m mondo
e mal edetto, non pro v i v ergogna . . . " 294.
Ora, dopo aver tagl i ato a Mai r G i acobbe tutte le d i ta una per una, accom pagnati
sempre da l ui con un nobi l e o vel enoso detto contro " i l upi feroc i " , q uesti si fa sem pre
p i ù saldo nel l a fede e bramoso di torture. Eccolo q u i ndi esclamare i m paziente: "Che
v e ne state l ì ozi osi ? Non si stanchi no i vostri occhi . G i acché il mio cuore esu l ta nel
S i gnore e l a mia ani ma si eleva a col ui che ama gli u mi l i ". A l l ora i serv i del boia, dopo
aver strappato ormai tutte le d i ta del l e mani e dei piedi , troncano al tre membra, in modo
si stematico, e i l san t ' uomo com menta la caduta di ogni arto con una pia ri fl essione.
Dopo l a perd i ta del pi ede destro d i ce : "Ogni mem bro che m i tag l i ate verrà offerto i n
olocausto a l re del c i e l o". G l i troncano i l pi ede s i n i stro e l ui d i ce : "A scol tam i , o S i gno­
re, perché t u sei buono e grande è l a tua bontà per tutti quel l i che ti i m pl orano" - G l i
staccano l a mano destra e l u i esc l ama: " La grazia d i D i o è stata grande s u d i m e ; l i bera
la m i a an i ma dal l ' i m mane abi sso" - G l i staccano la mano s i n i stra e l u i d i ce: ' Ecco !
Tu fai m i racol i ai morti ' . - Essi i ncal zano asportandogl i i l bracci o destro e l ui ri pete :
"Vogl i o l odare i l S i gnore nel l a m i a v i ta e cantare l e l od i del m i o Dio, fi nché v i v rò. G l i
piaccia l a m i a l ode: i o v og l i o ral l egrarmi nel S i gnore".
I mal v ag i pagani gl i tol gono anche il braccio s i n i stro, staccano il fi anco destro dal
1 16 Fal�(ficazioni cri�tiane ne/ mondo antico

gi nocc h i o . . . e al l a fi ne " i l magni fi co" si trova a gi acere ancora con "testa, petto e ad­
dome", rifl ette brevemente s u l l a s i tuazione e apre "di nuovo la bocca" per raccontare a
D i o per fi l o e per segno, i n un breve d i scorso - g i à brav i ssi mo i n q uesto stato precari o
- tutto q uanto ha g i à perd uto per amor suo: " S i gnore, Dio, m i sericord i oso e pi etoso,
ti prego, ascolta la m i a preghiera e accetta la m i a i nv ocazi one. Sono q u i pri v ato del l e
1 6 1 m i e mem bra; sono ri dotto del la metà e non parl o. Non h o l e d i ta, S i gnore, per i m plo­
rarti con esse ; né i persec utori m i hanno l asci ato mani da tendere verso di Te. l piedi ,
tagl i ati ; le gi nocc h i a, separate ; le braccia, staccate ; i fi anchi , am putat i . Ora sono q u i
dav anti a t e come u n a casa dev astata, di cui è ri masto sol o u n pezzo di corn i c i one. Ti
s u ppl i co, S i g nore, Dio . . . " eccetera eccetera.
E d i sera, come al sol i to, i cristiani sottrassero il cadavere, o pi uttosto "rad u narono
tutti i ventotto arti tagl i at i " , i nsieme ad al tri resti . . . ed ecco cadere fuoco dal c i e l o "suc­
chi ando il sangue dal l o strame . . . fi no a che l e mem bra del santo d i vennero paonazze
d i ventando come una rosa rossa" 295•
A tti dei marti ri !
Con s i ffatti model l i era possi b i l e far mori re, a proprio piaci mento, un n u mero pres­
soché i ndefi n i b i l e d i eroi cri sti a n i .
S i facci a un paragone tra i l s ucci tato marti rio di Mai r G i acobbe i n Persi a e q ue l l o
(al trettanto v i stoso n e l Mart i rologio Romano) del santo A rcad i o i n Nordafri ca, che la
chi esa catto l i ca commemora ancora oggi il 12 gen naio 296 .
Come i l santo G i acobbe , i l santo A rcad i o è un eroe e un cri stiano dal l a testa ai
pied i , q u i ndi uno che letteral mente non si lascia d i strarre da n u l la. A l l a fi ne, messo
dal governatore i nfuri ato di fronte agl i stru menti del marti rio, si l i m i ta a schern i re : "
Comandi che mi debba spog l iare?". E ascol ta "con an i mo sereno" anche i l verdetto di
tranciare dal corpo un arto dopo l ' altro, ma lentamente. "Ora i carnefici si av ve ntano
su di l u i , tagl iandol i i l egame nti del le d i ta, del l e braccia e del le spa l l e , face ndogl i a
pezzi gl i al l uc i , i piedi e le anche. I l marti re offri va di buon grado un arto dopo l 'al tro . . .
N uotando nel suo sangue pregò a voce alta: ' S i gnore, m i o D i o ! Tu m i hai dato tutte
queste mem bra, ora te le rendo tutte . . . " eccetera. E tutti gl i astanti nuotano nel l e l acri me
come il santo nel sangue. Pe rfi no i boia maledi cono i l gi orno del la loro nasc i ta. S o l o i l
malvagio gov ernatore pagano non s i com m uove. "Quando a l santo furono tag l i ati t utti
gl i arti m i nori , m i comandò di troncare dal corpo con u n ' asc ia anche quel l i pi ù grand i ,
1 62 d i modo che ne avanzò sol o i l tronco. A l l ora i l santo A rcadio, ancora v i vente ( ! ) offrì
a Dio i propri arti sparsi tutt ' i n torno esclamando: " Fe l i c i queste membra ! " , dopo d i
che - tutto, come sopra detto, col "solo tronco" - segue anche u n ' i nfia mmata pred i ca
rel i g i osa ri vol ta ai pagani . . .
L' edi tore de l l a citata mon u mentale opera cattol ica, che nella prefazione assi c u ra d i
volere "offri re cose fondate a l posto del le cosi ddette leggende", anzi "sol tanto cose vere
stori camente fondate", prese nta i n questa maniera i n n umerevol i stori e del l ' orrore 297 .
Gran parte degli A tti martirologici sono spuri 1 17

E da s i ffatto ki tsch del raccapri cci o, ancora nel X X secolo ( con approvazione del l e
autori tà competenti ) l a cura d ' an i me cattol i ca ricava l a "dottrina" con l e parole del
santo A rcad ia: " M ori re per Lui v uoi d i re v i v ere. Pati re per Lui è l a gioia pi ù grande !
- Sopporta, o cri stiano, l e sofferenze e l e av vers i tà di q uesta v i ta, e non farti da n u l l a
d i stogl i e re dal serv i zi o di Dio. I l cielo meri ta t utto q uesto" 298 •
Ma torniamo ancora, brevemente, agl i "Atti persiani dei marti ri".
A qualcuno non sembra abbastanza i naud i to il mart i ri o di Mai r G i acobbe? Accadono
al l ora, per g u i se natural i o sovrannatural i , cose grandiose per soprammercato. Un cri ­
stiano, che debba e vog l i a uccidere un altro cristi ano, la "forza di Dio" lo sol leva d ue
vol te pri ma di schi antarlo sul terreno, dove giace tre ore come morto. A l beato Narse
non fu possi bi l e tag l iare la testa (tanto era i ncrol l abi le) nemmeno con diciotto spade ;
al l a fi ne ci ri uscì un col tel lo. E là, dove q uesti eroi fi n i scono, gi acché una volta bi sogna
che schiatti no, ebbene l à "spesso di notte . . . sal gono e scendono . . . schi ere di ange l i . . . " Di
p i ù , una vol ta - e lo v i dero perfi no dei pastori pagan i - non v 'è dubbio che "per tre notti
schiere di ange l i si l i brarono sul l uogo dove furono uccisi i santi lodando Dio" 299 •
A tti dei marti ri !
Resta ancora da d i re che qui non si tratta di devote l eggende, ma appunto di atti , di
rel azioni stori che; che q uesti doc u menti , per di pi ù, ri marcano espl ici tamente e ri pe­
tutamente "corrette reg i strazi on i " ; e del fatto che scri vono: " La stori a esatta di quel l i
che c i hanno preceduto, noi l ' abbiamo scri tta come v e n i v a dal l a bocca d i v escovi e
sacerdoti vegl i ard i , amanti del l a veri tà e degni di fi ducia. Questi l i v i dero difatti coi 1 63
l oro occ h i , avendo v i ssuto nei l oro giorn i " 3 00 .
S i capi sce da sé che i cri stian i , i n masse sempre maggi ori , testi moni no l a l oro fede
col propri o sangue, che essi i n tal i mol t i t ud i n i e i n modo così eroi co v adano i n rov i ­
n a o al l ' altro mondo, c h e i boi a non n e possano pi ù d i tante mace l l azion i . U na v o l ta
m uoi ono, i nsieme al l oro vescovo, sed i c i marti ri , poco dopo centov entotto, poi m i l ­
l ecento uom i n i e nove donne, poi al tri d uecentosettantaci nque, u n ' al tra v o l ta otto­
m i l anov ecentoq uaranta, e i n fi ne non si possono pi ù contare, dal momento che " i l l oro
30 1 •
n umero supera q ue l l o di mol te m i g l i ai a"
Nel l a real tà, c i furono mol ti , molti ssi m i meno marti ri cri stiani d i q uanti s i sia fatto
credere al mondo attraverso tutti i secol i . Parecch i di q ue l l i veri , oltretutto, scompar­
v ero senza l asciare traccia; le l oro ossa furono buttate nei fi u m i , le l oro ceneri d i s perse
i n ogni d i rezione. C ' erano i n real tà v aste regioni povere o pri ve di mart i r i . E q uando
s ' i nco m i nciò a racch i udere rel i q u i e negl i al tari , si andò pel l egri nando s pesso in l uoghi
lontan i , e si i ntrapresero peri g l i ose traslazion i , qual u nque fossero l e cose di cui in real tà
ci si voleva conv i ncere. l resti di marti ri ri nomati andavano per l a maggi ore, ed erano
i pi ù richi esti ; e t uttav i a si ri chiedev ano in q uant i tà enorm i anche pezzi di marti ri , sia
che se ne conoscesse i l nome oppure no.
Sempre pi ù popol ari d i vennero perciò i marti ri col l etti v i , marti ri d i gruppo: i 1 8 di
1 18 Fals(ficazioni cri.\·tiane nel mondo antico

Saragozza, i 40 di Sebaste , tutti "sol dati mercenari ", i 70 com pagni del santo monaco
A nastasio, fatti annegare nel fi u me, i 99 i m piccati col santo N i con i n Cesarea/Pal e­
sti na, i 1 28 che mori rono col santo vescov o Sadoth sotto i l re pe rsiano Shapur; le d ue
dozzi ne di vescov i e i 250 chierici c u i toccò i l martiri o pure i n Pe rsia, i 200 uom i n i e
le 70 donne che, sotto Dioclezi ano, su l l ' i sola di Pal maria affrontarono eroi camente i
loro suppl i z i , i 200 suicidi i n ventati da Prudenzio ( i l poeta cri sti ano pi ù am m i rato e
pi ù letto nel Medioevo), i q ual i sotto Yal eriano, per non esser costretti a sacri fi care
agl i dèi , si narra si fossero lanciati i n un cava di calce v i va, ed ancora - tra le molte
fandonie gabbate per stori e - i 1 525 marti ri i n U m bria, la Legi one Tebana, non meno
1 64 di 6600 uom i n i che, pare in S v i zzera, subi rono il marti rio ( g i à d i per sé mol ti di pi ù
di q uanti marti ri cri stiani v i s i ano stati com pless i v amente nel l ' età anti ca) , le mol te
m i gl iaia di mart i ri che l ' i m peratore Diocl eziano, avendo essi ri fi utato i l "sacri fi c i o
i dol atra", fece bruci are v i v i i n u n a chi esa a N i comed i a . . . proprio " nel santo gi orno
di natale" e durante "le sacre fu nzioni . . . " ( M arti rologio Romano) ; e ancora i l 0. 000
cristiani messi in croce s u l monte A rarat, o i 24.000 seguaci cattol ici del santo Pap po
che i n A n tiochia, sotto Li ci nio, i n c i n q ue gi orni m uoiono di ssanguati , p i g i ati su u na
sol a roccia, per C ri sto. Tutte le volte si ev i ta di d i re le ci fre, facendo mori re " u na i n ­
calcolabi l e massa d i credenti", parl ando di " i n n u merevol i " marti ri , affermando sol o,
in maniera del tutto stereoti pa, l a morte di " mol tissi m i santi marti ri ", o si mena vanto
del fatto che "quasi tutto i l gregge" ha seg u i to i l suo vescovo nel l a m orte, raccontando
" i pati menti di moltissime sante donne che . . . per amore del la fede cri sti ana vennero
torturate e ucci se nel modo pi ù tormentoso" ( Mart i rologio Romano, ovvero " Regi stro
di tutti q uei cristiani credenti coronati da santità e marti rio, la c u i v i ta, le cui azi oni e
morte eroica la chiesa cattol i co-romana ha raccol to da sicure fonti , esami nato, elencato
e conserv ato per l 'eterna sol enne com memorazione dei medesi m i . Con accl uso breve
riassunto dei migli ori momenti del la l oro v i ta, moti v azione del la loro con versione, del l e
loro azi oni e del l a morte dol orosa"). Com pren s i b i l mente, e ra freq uente la connotazione
del le rel i q u i e medi ante la form ula "Dio conosce i l oro nom i " 302 •
Sebbene i l n u mero di tutti i mart i ri cri stiani nei pri m i tre secol i potesse essere
sti mato sui 1 500 ( u n bi l ancio certamente problematico ) ; sebbene, tra i presunti 250
marti ri grec i i n 250 an n i , solo una venti na fossero accertati come fatti stori ci ; sebbene
di massi ma si sia conserv ato documento scri tto d i non pi ù d i una dozzi na d i marti ri ;
e sebbene Ori gene - i l massi mo teol ogo del l ' età precostanti ni ana, che i m pone rispetto
in tante cose - defi n i sca il n umero dei martiri cri stiani "es i g uo e faci l e ,da contare",
1 65 ecco, ancora nel 1 959, i l teologo cattol i co S tockmeier, scriv ere: " Per tre secol i furono
persegui tati a morte . . . "; e il ges u i ta Hertl i n g, ancora a metà del XX secolo, scri ve: " S i
dov rà ammettere senz'al tro un numero di sei c i fre". S i dov rà? Perché mai ? Lo d i ce
l ui stesso: "Lo storico che i ndaga criti camente le fonti e v uole rappresentare le cose
come sono state, corre sem pre pericol o di offe ndere senti menti d i devozione. S icché,
Pressoché tutti gli elenchi vesco vi/i sono falsi 1 19

q uando perv iene al ri s u l tato che i marti ri non si contav ano a m i l i on i . . . " 3 03 •
Ma l a chi esa ha esagerato i n modo cri m i nal e non sol o i l numero dei marti ri , ma
anche l a l oro rappresentazi one. A ncora a metà del XX secolo il cattol i co Johannes
Sch uck ( con d u pl i ce i m pri matur) vanta e m i l l an ta come se portasse avanti la S tori a
del l a Chiesa di Eusebio del I V secolo: "Quel l a sì che fu una battag l i a ! Da un l ato l e
bel v e del l ' arena , l ' i ncend i o di vampante i n torno al l e mem bra tremanti , torture, croce
e tutti i suppl i z i che sem bravano emergere dal l ' i nferno come una l urida fanghi g l i a ­
dal i 'al tro l ato l ' i nc rol l abi l e forza con cui i cri stiani si ergevano contro i l mondo i ntero,
i nermi ma forti d i u n ' arma contro cui s ' i nfrangeva ogni tem pesta, sia pure con ci eca
v i olenza . . . uom i ni col pi ede ancora sul l a buia terra, ma col cuore già nel nascen te
splendore del l ' etern i tà . " 304 .
. .

Eppure lo stesso Schuck gioi sce del fatto che le così orrende persecuzioni dei cri ­
stiani " per q uanto i nsensato c i ò possa s uonare, arrecarono pure grande vantaggio al
regno d i D i o", del fatto che l a chi esa aveva a v u to solo da guadagnare, fi no "al i 'alto dei
ciel i " ma anche "in tutte l e parti del mondo". Certo, il "sangue dei suoi martiri" servì
a far entrare in essa "le anime pi ù degne", essendo state le persone m i g l i ori atti rate
per l ' appunto "nel reci nto del S i gnore grazie al l a fede e al i ' abnegazione, l 'amore e l a
nobi l tà morale dei cristiani . . . " 3 05 .
E grazie ad una marea di fal s i tà.
Fal s i tà di tal genere vi furono anche in tutt 'al tro cam po, certamente connesso col
precedente: in q uel l o del l a pol i tica ecclesiastica. I nfatti , come per l ' accresci mento del l a
fede si crearono a d arte atti fi ttizi d i marti ri , così per l ' i ncremento d e l potere c l ericale
si fabbri carono fal si cataloghi epi scopal i . A poco a poco, c i oè, si fi nì per attri b u i re ad
ogni sede vescov i le una d i scendenza apostol i ca. 1 66

PRESSOCHÉ TUTTI GLI ELENCID V ESCOVILJ A RIPROVA


DELLA TRADIZIONE APOSTOLICA SONO FALSI

Quel l a di sostenere pretese egemoni che con fi nzioni basate s u l l a stori a era, ancora
una vol ta, una v ecc h i a i nv enzi one. Eccone un esempio dal mondo antico: Ctesia, l o
storico greco c h e f u anche medi co personale d e l r e persiano A rtaserse I I (404-358 a. C . ) .
N e i suoi 23 l i bri di "Cose persi ane" - mol to usati come fonte pri mari a p e r l a stori a
del l ' Oriente, anche da I socrate, Pl atone e A ri stotele - ri uscì a dare v i ta fi tti zia, riferen­
dosi agl i archi v i persiani , ad u n ' i ntera di nastia dei suoi sovrani regnanti s ul l ' i m pero
dei Medi annesso nel 550 a.C. 3 06
S i conoscevano s uccessioni e catene di tradizioni al l ' i nterno del l e scuole fi l osofi ­
che, con Pl aton i c i , S toi ci , Peri patetici ; si conoscev ano nel l a rel i gi one egi zia, romana,
greca, dove tal vol ta ri sal i vano fi no a Dio stesso; si conosceva anche q uesto, i nsom ma,
1 20 Fal:s!ficazion i cristiane nel mondo antico

da l unghi ssi mo te m po pri ma che - i n q uasi tutti i paesi cristiani zzati - l 'asserzione di
una i n i nterrotta concatenazione ufficiale e gi uri d i ca dopo i gi orni degl i apostol i - l a
sed icente successione apostol i ca - portasse a grandi manovre fraudol ente. D i fatti ,
proprio perché ci si al l ontanava dogmaticamente sem pre di pi ù dal l e ori g i n i , si cercav a
di mantenere l ' apparenza del semper idem, facendo appari re dappert utto, medi ante
drastiche contraffazioni , una tradi zione aposto l i ca che non esi steva praticamente i n
ness u n l uogo.
La teoria del l a "s uccessio apostol i ca" appl i cata ad ogni antica sede epi scopale
naufraga g i à nel fatto che in mol te regi on i , per q uanto c i ò si possa ancora accertare,
al l ' i ni zi o del cri stianesi mo non esi steva tracci a d i cri sti a n i tà "ortodossa" (l 1 3 3 ss. ) .
I n u na grande parte d e l mondo anti co, nel l ' A s i a m i nore central e e orientale, i n Edessa,
A lessandria, Egi tto, S i ria, nel mondo cri stiano-gi udai co fedele al la legge, i pri m i gruppi
cri stiani non sono stati i cosi ddetti "ortodoss i " , q uanto pi uttosto "eterodossi", d i v e rsa­
mente credenti . In q uei l uogh i , tuttav ia, costoro rappresentavano non una si tuazi one
settaria, non una m i noranza "ereti ca", bensì il cristi anes i m o "ortodosso" real mente
esi stente .l 07 •
Tuttavia, a causa del l a fi nzi one del la trad i z i one aposto l i ca, per poter legi tti mare
ov unq ue l ' uffi cio epi scopale med iante un i ni nterrotto retaggio che avesse forza gi uridica,
1 67 si com i nciò a fa l sare i n proprio, e special mente nel le pi ù famose sedi vescov i l i del la
chi esa anti ca. I n questo cam po, tutto è puro e sempl ice arbitrio, prodotto di i n venzioni
posteriori e sosten uto da costruzioni tangibi l mente arbi trarie. Anche gli "eretici" potero­
no, natural mente, offri re a l oro vol ta dei fal si corri spondenti , come fecero appu nto gl i
A rtemoniti, gl i A rian i , g l i G nostici come Basi l i de, Valenti no, o i l valenti niano Tol omeo.
Senza contare che g l i G nostici si erano ri chi amati ad una consol i data tradizione d ' i n­
seg namento già prima del la nascente chi esa catto l i ca, la q uale creò i l propri o concetto
di trad izi one q uando si trattò di contestare quel l o anteriore degl i "eretici" . . . ass umendo
poi l ' identico procedi mento di mostrati v o degl i gnosti ci ! 30M .
Per q uanto ri guarda Roma, la fal s i fi cazione del l a l ocal e serie di vescov i - i cui nomi
sono tutti i ncerti fi no al 235, e per i pri m i dece n n i un puro arbitri o - è stata da noi trattata
già i n rapporto con la nasci ta del papato ( I l 46 ss. ; altrettanto dicasi del l ' esteso Fal so
S i m machi ano, che è i nvero di natura tutt'affatto d i versa, I I 237 ss. ) . E poi ché Roma si
era procacci ata col ossal i vantaggi i n v i rtù del l a concezione petri na e del l a corri spetti va
l i sta v escovi le, B i sanzio s i attrezzò adeguatamente contro l ' adul terazione romana; lo
fece però troppo tard i , non pri ma del I X secolo. Solo al lora un fal sario si fece passare
per Procopio, u n ed i tore v i ssuto nel V I secolo, i nventando g l i elenchi di un letterato,
Doroteo di Ti ro, che si d i ceva esser v i ssuto nel IV secolo. Il truccatòre tentava così
di comprovare i l Patriarcato di B i sanzio in q uanto fondazi one del l ' apostolo A ndrea.
Non potendo però far deri vare tal i ri vendicazi oni da un apostolo, fece ven i re l ' apostolo
A n d rea durante un v i aggio a B i sanzio per farlo i nsed i are come pri mo v escovo un ce rto
Pressoché tutti gli elenchi vesco vi/i sono falsi 121

S tachys: una fi nzione assai grossolana, che s i m u l av a i n teri elenchi d i apostol i e al l ie v i


d i aposto l i , oltre c h e n o m i d i v escov i , al l o scopo d i ri vendicare a B i sanzio l a stessa
d i g n i tà d i Roma, per poter dunque asseri re che A nd rea era stato il pri mo vescovo di
Costanti nopol i e che col à era morto 309 .
La chiesa cristiana di A l essandria pretendeva di essere stata fondata da Marco, che s i
d i ceva al u nno e accom pagnatore d i Pi etro. Sennonché l a l i sta d e i vescov i al essandri n i ,
che presen ta dieci vescov i d a Marco fi no al l o scorcio del I I secolo, l a i nventò l i be rame n- 1 68
te, e palesemente, l o scri ttore ecclesiastico Sesto G i ul i o Africano, u n cri stiano che, nei
suoi "Ricam i " ( Kestoi ) , ha con som ma probabi l i tà contraffatto spudoratamente anche
Omero. Nel IV secolo, l a l i sta al essandrina venne accol ta da Eusebio, se non fu l ui
stesso a produrla. Manca, i n ogni modo, "qual si asi tradi zione concom i tante", giacché
abbiamo " un ' i gnoranza q uasi com pleta del l a stori a del cri stianes i mo i n A l essandri a
e i n Egi tto . . . fi no al l ' an no 1 80" ( Harnack) ; tanto che i pri m i d i eci nomi di questa l i sta
epi scopal e, di prel ati s ucced uti al i ' accom pagnatore apostol i co Marco, "sono per noi
om bre fittizie. E non sono stati mai q ual cosa di d i verso" ( W. B auer) . Marco av rebbe
dunque fondato la com u n i tà cri stiana di A lessandria. Ma, nonostante gl i i nn umerevol i
testi papi racei del I e I I secolo, colà non si sono ri nvenute tracce di cri sti an i . I n real tà,
il pri mo v escovo d i A l essandria ad essere stori camente afferrabi le, fu Demetri o ( 1 89-
23 1 ) , il q uale, per lo scarso n u mem di cri stiani "ortodoss i " presenti al l ora in Egi tto,
è stato anche l ' un i co v escovo di tutta la regione, q uel l o che poi ne av rebbe i nsedi ati
al tri tre 3 1 0 •
La chi esa di Cori nto e di A n t i ochia sosteneva di aver ori gi ne d i retta da Pietro ; e
Pietro venne q u i cons i derato i l pri mo v escovo. Nondi meno, c i ò che i n seg u i to v i ene
riferi to ci rca la fondazione del l a com u n i tà in età apostol i ca "si basa in massi ma parte,
se non i nteramente, su cose i nventate" ( H a l l er) . A nche i nomi dei v esco v i di A ntio­
chia fi no al l a metà del II secolo se li i n v entò d i sana pi anta, di nuovo in piena l i bertà,
i l padre del l a chi esa G i ul i o Africano al l ' i n i zio del I I I secolo. E q uando i l patri arca
Pi etro Ful l o, i n forza del la pres unta fondazi one "aposto l i ca" di A nt i ochia, ri vend i cò
l ' egemonia su Ci pro, l ' arci v escovo A ntem i o contrattaccò asserendo di aver trovato
personal mente - e, g uardacaso, appena in tem po - l e ossa del santo Barnaba al l ' om bra
di un carrubo: s u l s uo petto i l vange l o d i Matteo, trascri tto per gi u nta dal l o stesso
Barnaba ! "S u l l a base di q uesto pretesto i C i prioti ottennero che la l oro metropo l i
d i v entasse i nd i pendente e n o n fosse pi ù sotto A ntiochi a" (Teodoro A n agnostes ) . I n
compenso, u n al tro fal sario vol l e fare del l ' epi scopato d i Tamasos l a p i ù antica sede
v escov i l e d i C i p ro 3 1 1 •
Durante i l Conci l i o di Efeso, nel 43 1 , ( I l 1 1 8 ss. ) i l vescovo G i ovenale di Gerusa- 1 69
l e m me cercò di far valere con docu menti spuri l e sue pretese s u l l a Pal esti na, Fen i c i a
e A rabi a (cosa che non passò i nv ero i nosservata, ma n o n restò neppure i nfruttuosa)
contro il patriarca Massi mo di A ntiochia, che dal canto suo contraffece manifestamente
1 22 Fals(ficazioni cristiane ne/ mondo antico

gl i atti conci l i ari di Cal cedon ia a proprio vantaggi o .m .


Tutto, i nsomma, voleva e dov eva essere per l ' appu nto "apostol i co". G l i A rmeni
ri vend i carono a sé una ori gi ne apostol i ca attraverso gl i a postol i Taddeo e Bartol omeo,
asserendo anzi l a loro fondazione ad o pera d i Cri sto medesi mo 3 1 3 .
U n fam i gerato carteggio, fabbri cato certamente nel 300, i ntercorso tra il toparca
( pri nci pe) A bgar U k kama di Edessa ( s ' i ntende q u i A bgar V, 9-46 d . C . ) , e Gesù i n
pe rsona - i l q uale oltretutto fi rmò e appose i s i gi l l i ( ! ) - , non s i poneva al tro scopo se
non q uel l o d i retrodatare la fondazione del l a chi esa di Edessa in epoca apostol i ca .l 1 4 .
I l " pad re del l a stori a ecclesiasti ca", il v escovo Eusebio di Cesarea, ci ha conserv ato
la memorabi l e corri spondenza, che sarebbe stata custod i ta " negl i arch i v i " di Edessa,
tra i l ocal i "doc u menti ufficial i . . . fi no ai nostri g i orn i ". Di pi ù, i l celebre stori og rafo
afferma di aver preso personalmente i l carteggio dal l ' arch i v i o statal e di Edessa, e d i
averlo tradotto l etteral mente dal si riano. "A bgar Ukkama, i l pri n c i pe, porge i l s u o
sal uto a G e s ù , i l buon sal vatore c h e s i è mostra to a Gerusal emme. I o h o av uto notizia
di te e del l e tue g uari g i on i , e ho appreso che q ueste sono state operate da te senza
farmaci e senza erbe. Tu fai dav vero, come si racconta, che i ciechi vedano, che g l i
storpi cam m i n i no ; rendi puri gl i appestati , scacci spi riti e demon i , risani q ue l l i che d a
l un go tem po sono affl i tti d a mal attie, e resusc i t i i morti . A tutte q ueste notizie m i son
detto: o tu sei Dio e operi q uesti m i racol i perc hé sei d i sceso dal c i elo, oppure tu, i n
q uanto operi tutto ciò, sei i l fi g l i o di D i o. Perc i ò m i ri vol go con q uesta l ettera a te con
la preghiera che tu possa veni re da me e l i berarmi dal m i o pati re. Ho udito i nfatti che
gl i ebrei mormorano contro di te e vogl i ono farti del male. Io ho una ci ttà pi ccola ma
1 70 molto degna, che tuttav i a può bastare a noi d ue" 3 1 5.
Gesù accogl i e volentieri la m i ssi va, dando v i ri scontro e i n v i ando poi per mezzo d i
A nania, corri ere d e l pri nci pe, la s u a ri sposta: " Beato s e i tu perc hé credi i n me senza
avermi v i sto. S ta scri tto i nfatti , nei m i e i ri guardi , che col oro che m i hanno v i sto non
credono in me, e col oro che non mi hanno v i sto crederanno e v i v ranno. Quan to al tuo
i n v i to scri tto affi nché io venga da te, dev i sapere : è necessario che io dappri ma adempia
tutto ciò per c u i sono stato i n v i ato s u l l a terra, e poi , q uando sarà adempi uto, faccia d i
nuovo ri torno da col ui c h e m i h a mandato. Dopo l 'ascesa al cielo ti manderò uno dei
miei d i scepol i perché ti guari sca dal l a tua soffe renza e ridia la v i ta a te e ai t uoi " .l 1 6 .
I n effetti , dopo l ' ascensi one al c i e l o, fa sapere Eusebio, l ' apostolo Taddeo arri va e
ri sana i l pri nci pe , che ha cred uto a tal punto nel S i gnore che "sarebbe stato pronto ad
abbattere con un eserc i to g l i ebrei che lo avevano croc i fi sso", se i l dom i nio dei Roman i
non gl ielo avesse i m pedi to. Natural mente, Taddeo guari sce anche " molti al tri ci ttad i n i . . .
facendo grandi m i raco l i e pred i cando l a parola d i D i o. . . " m.
L' i ntero "caso Taddeo", com preso il carteggio e la rel ati va cronaca m i racol osa, si
formò pal esemente nel l ' e poca di Eusebio, e s i presume ri sal ga al l a cerchia i ntorno
al v escovo K une di Edessa, il quale i ntendeva così tenere a freno alcuni forti c i rcol i
Pressoché tutti gli elenchi vesco vi li sono falsi 1 23

"ereti c i " del l a ci ttà, rial l acci andosi nel contem po agl i apostol i , per conferi re al l a sua
chi esa prest i g i o apostol i co. La Cronaca d i Edessa c i ta i nfatti K une ( morto nel 3 1 3 )
come pri mo v escovo del l a ci ttà, e non è i n verosi m i l e che K u ne stesso abb i a fatto
g i u n gere gl i "A tt i " nel l e mani del l o stesso v escovo Eusebio. G razi e a q uesta fi nzi one,
com u n q ue , già nel IV secolo Edessa fu u n l uogo d i pel l egri naggio l argamente famoso.
Q uesto pastone, estratto per i ncanto dal l ' arch i v i o ci ttad i no, fece a l un go mostra d i sé
come pal l adio, come una d i v i n i tà protettri ce s u l l a porta del l a ci ttà. Eppure al tempo
di Eusebio, che per pri mo ammanni sce i l m i steri oso carteggi o, l ' opi n i one pubbl i ca d i
3 1 8•
Edessa non n e sapeva assol utamente n u l l a
A fav ore di Edessa si produssero i nol tre gl i "Acta Thaddaei", i n cui i l ri sorto Gesù 1 7 1
beve e m an g i a coi Dodici per " mol t i " giorn i ; l a s i ri ana " Doctri na A ddai " ( tra i l I V e i l
V secol o), per ass i c u rare una fondazi one aposto l i ca del l a ci ttà ad opera del l ' apostolo
Taddeo o da parte d i Addaios, uno dei 70 o 72 sottod i scepol i d i cui si fa il nome. I n
rea l tà, per l ' anno 200 i n Edessa, non è poss i bi l e documentare ancora, per q uanto s pesso
s i affermi il contrari o, nessuna presenza cri stiana organi zzata ecclesial mente. Nel l a
19
C ronaca d i Edessa, l 'el enco d e i vescov i l ocal i i ncom i nc i a sol o n e l I V secolo 3 •
Negl i A tti di Taddeo, "riel aborati " di conti n uo, si racconta tra l 'al tro come ad Edessa
s i eri gono c h i ese, consacrando sacerdoti e demolendo "al tari i dolatri ci". A nz i , d ietro
domanda seri tta d i A bgar, l ' i m peratore Ti be rio fa gi usti zi are alcuni capi degl i ebrei per
puni rl i del l a croci fi s s i one di Gesù. Si l egge q u i , i nol tre, la stori a del reperi mento del l a
santa croce, ma n o n a d opera del l a santa Elena, madre d i Costanti no, secondo l a sol i ta
versione ( p . 2 1 5 s . ) , bensì grazie a Protoni ke, mogl i e del l ' i m peratore Claudio. U na
"riel aborazi one" molto pi ù recente i nforma poi , forse per e l i m i nare l a contraddi zione,
il ri trovamen to del l a croce ad opera d i Protoni ke ed Elena 320.
La m i rabolante lettera d i Gesù venne i ntanto oscurata, e q uasi di menticata, i n se­
g u i to ad u n ' i m magi ne d i C ri sto spun tata in modo prodi gi oso, pure in Edessa. D u rante
l 'assedi o del l a ci ttà nel 544 da parte dei Persian i , ecco, a sal v ari a dal i ' estrema cal a m i tà,
" l ' i m magi ne fatta da D i o, non ese g u i ta da mani umane, d i Cri sto, che Dio aveva man­
dato ad A bgar dal momento che q uesti bramava d i v ederl o" ( Ev agrio) ; s i cché i n e m i ci
condotti da K hosrov, ormai v i c i n i al l a v i ttoria, si ri t i rano i gnom i n i osamente 32 1 •
È vero, fi gu re di dèi provenienti dal i 'ol tremondo c ' e rano state già da tem po presso i
G reci , come l ' assai decantato pal i adi o di Troia, l ' i m magi ne di Pal i ade A tena, quale era
creduta l ' asta scagl i ata da Zeus. La fede i n s i ffatti "d i i pete" era ampi amente diffusa. I n
Roma, ad ese m pio, s i conosceva l a s tori a del l o scudo - l 'anci l e - caduto dal cielo per
v i rt ù del l a preghiera di N u ma. E solo la scom parsa del l e i m mag i n i d i v i ne fece svani re
anche l a creden za nel l e v i sioni provenienti dal cielo 3 2 2 • 1 72
Ma anche " m i ss i v e celesti " solevano cadere d i ffusamente s u l l a terra, nel mondo
precri stiano e cri sti ano: q uasi dov unque, a q uanto pare, dove c ' erano culture prov v i ste di
scri ttura. E sono assai v i stose l e coi nci denze tra l e "l ettere cel esti" pagane e le cri stiane;
1 24 Fals(ficaz.ioni cristiane nel mondo an tico

quel l e di parte cri stiana contengono ord i n i d i v i n i per santi fi care la domeni ca, per l a
l ettura d e l rosario, per l a fondazi one d i un monastero, eccetera. A parti re d a l I V e V
secolo si v ociferava di una l ettera di Gesù Cri sto caduta dal c i e l o, vend uta a domici l i o
i n manoscri tti g rec i , lati n i , s i ri ani , etiopi ci , arabi ci . U na versione greca che ass i cura
come la l ettera non s i a scri tta per mano umana, be nsì dal l ' i nv i si bi l e mano del Padre
cel este, l ancia i m properi e maled i zioni contro ogni ciarl atano e nem i co del l o S pi ri to
Santo ( pneu matomachos) che lo metta i n d u bbio. Scopo del fal so era di conso l i dare l a
credenza nel l a res urrezione di G e s ù , asserendo l a l i ce i tà d e l gi uramento, l a necessi tà
del la domen i ca, l ' astensi one dai ci bi con carne ( i l venerdì , die Veneris, secondo una
vers i one lati na, sono l eci ti sol o verd u ra e ol i o: messaggi dal l ' al di l à) . Non da u l ti mo,
il S i gnore comanda, con s paventose m i nacce punitive, d i ri servare la deci ma per i
vescov i ·1 2-' .
Col te mpo, l e "lettere celesti " piovono sem pre pi ù freq uenti . Nel Medioevo verranno
usate per fini fal si fi catori , s pecie dai m i sti c i , a riprova del loro personal e i ncontro con
Ges ù . Av ran no una grande avven i re come mezzo preventi vo contro il fuoco e l a guerra,
al pu nto da conservare i l loro s i g n i fi cato ancora nel l e guerre del X I X secolo -'24 .
Ma ri torniamo al la fraudol enta costruzione del la tradi zione aposto l i ca, che al lora
andava montando dappe rt utto. Dal V secolo si confezionarono fal s i anche i n mol te
ci ttà sed i di vescovad i di S pagna, I tal ia, Dal mazia, nei paesi danubian i , i n Gal l i a e fi no
al l a B retagna, sem pre al l o scopo di di mostrare l a fondazione apostol ica dei ri s petti v i
seggi epi scopal i : cond i zione di estrema i m portanza per i l pri mato ·1 25 .
Così la l otta tra i vescovadi di A q u i leia e di Raven na, nonché tra A q u i leia e G rado,
dove erano i n g i oco i d i ri tti metropo l i tan i , fu accom pagnata da documenti fal si di
pol i t i ca eccl esi asti ca.
G razie al l a l eggenda d i Marco o di Ermagora, il v escovado d i A q u i leia ri vendica
1 73 l ' ori g i ne apostol i ca e i l t i tolo patri arcale, che porta ad un l u ngo sci sma con Roma. È
con un fal so che A q u i l e i a cerca di far val ere anche la propria pretesa egemonica nei
confronti dei vescov i di Ravenna. In q uesta atti v i tà, però, Ravenna non è da meno, e
l ' arc i v escovo Mauro (642-67 1 ) ottiene l ' i ndi pendenza di Ravenna nel l a l otta con Roma
grazie ad un fal so "pri v i legio", che si diceva di Val enti ni ano I I I , nonché del l 'al trettanto
fal sa Passi one di A pol l i nare , su pposto di scepo l o di Pi etro. Pari menti , non mancarono
carte fal se nel l a g uerra g i u ri d i ca com battuta tra i vescovadi d i A q u i leia e di G rado
per i l potere metropol i tano. E attrav e rso i fal s i anche B arnaba d i v enta fondatore del
vescovado di M i l ano, mentre Dom n i o, di scepo l o d i Pietro, passa per il fondatore del
·126
vescovado di Sal ona in Dal mazi a •

S u l fare del V secolo, i l v escovo Patrocl o di A ri es ( I l 1 77 s . ) si prefisse di raggi ungere


il pri mato in G al l i a per mezzo di fatti storici i n ventati in mani era ancora relati v amente
i ngen ua.
Patroclo (4 1 2-426) , un pri nci pe del l a chi esa i nd u bbiamente scal tro non meno che
Pressoché tutti gli elenchi vesco vili sono falsi 1 25

av i do di potere, era i l beneficiari o d i un cambio di regi m e nel l a Gal l i a, che aveva


portato al bando il suo predecessore, il vescovo Ero d i A rl es , mettendo l ui stesso sul
trono vescov i l e del l a ricca e fi orente ci ttà. G i acché Trev i ri era ormai troppo peri colante,
fu A rles, la " Roma del l e G al l ie" (gal/ula Roma) a d i ventare la prefettura i mperi ale
del l a Gal l i a, una sorta d i seconda cap i tale del l ' Occi dente, e Patrocl o ne di venne i l
metropol i ta, per v i e certamente traverse, m a non i nusual i .
Fu grazie a Patroc lo, i nfatti , che a Roma Zosi mo s i e ra assi so sul trono papale, e già
q uattro gi orni dopo Zosi mo nom i nò Patrocl o al l a carica metropol i tana sul l e tre prov i ncie
gal l i che Vi ennense e Narbonense I e II ( l e odi erne prov i ncie di Provenza e Del fi nato) .
I vescovi di Mars i g l ia, Narbona e Vie nne, levarono alte proteste sicché, nel con fl i tto
i ncombente, Patrocl o si appe l l ò al l a fondazi one apostol ica de l la propria sede ad opera
del santo Trofi mo ( I l 1 77 s . ) . U na s uccess i v a peti zione del l ' epi scopato gal l i co a papa
Leone I , nel l 'anno 449, nom ina espressamente i l santo Trofi mo di A rles un al unno d i
s a n Pietro. E n o n v ' è d u bbio c h e tal e sia d i ventato s o l o a d opera del v escovo Patroc lo.
Il q uale aveva i n ventato l i beramente q uesto Trofi mo, che fi no a l l ora nessuno conosce- 1 74
va . . . e i l nome del q uale, ancora nel I X secolo, non fi gu rava nel catal ogo dei vescov i di
Ari es. Come Patrocl o e A rles, al tri v escovadi cercarono pari menti d i garanti rsi attraversi
i secol i , per mezzo d i fal s i - dappri ma con fal s i agiografi c i , chi amati pe r l ' appunto
"l eggende", poi con documenti contraffatti - un 'ori g i ne aposto l i ca, legitti mando così
la loro pretesa a di ritti metropol i tani e pri mazi al i 3 27•
Come q uasi t u tte le d i oces i , anche quel l e del l a Renani a non av evano una "aposto­
l i c i tà", pri v e com ' e rano di rel at i v e trad i z i on i . Per q uesto moti v o se le procurarono,
per i pri m i t re seco l i , tra m i te bi ografie create di v ol ta in v o l ta con grande fan tasi a - e
sempre con s uccesso. La c i ttà di M etz si richiamò a C l e mente , Tre v i ri si ri servò i d i ­
scepol i d i Pi etro, Val eri o, Eucario e Materno, mentre Magonza v ol l e per s é C rescenza,
a l u nno di Paolo. Ven ne pure fal sata la l i sta dei vescov i di S pi ra, u n i tamente agl i A tti
d i u n conci l i o che pare si tenesse nel 346 a Colonia. I n effetti , però, q uegl i atti furono
redatti sol o 400 anni dopo a Tre v i ri , che aspi rava ad i m ped i re con tutti i mezzi l ' ascesa
d i Colo n i a a sede metropol i tana 3 28•
Q ueste canag l i ate, i ncom i nc i ate nel l ' anti c h i tà, proseguono nel Medioevo, per molti
secol i , q uasi senza l i m i ti né confi n i , s u l Reno come in A ustria, in S pagna, I tal ia, Dal ­
mazia, Francia o I ng h i l terra. Così la truffa l etterari a, l i m i tata dappri ma al l e sole maggiori
d i oces i , fatta consuetud i ne neg l i antichi patriarcati , progress i vamente si estende anche
ai v escovadi pi ccol i e m i ni m i , coi nvol gendo persi no n u merosi m onasteri - " i n t utte l e
regioni d e l mondo cristi ano", "dappertutto si vedono al l av oro fal sari che, per brama
d i potere pol i t i co ecc l esi astico, mettono a punto i loro documenti" ( S peyer) ; in tutti i
l uoghi i nfatti "si fal si fi cava senza i n i bizioni assecondando i l pri nci p i o di trad i zione"
( C . Schnei der) 3 29 •
Eppure , ancora nel X X secolo, u n teol ogo cattol ico - con i m pri matur ecc l e s i astico
1 26 Fa/s(ficazioni cristiane ne/ mondo antico

- " per amore del popolo cristi ano ! " sostiene la menzogna: "Dov unque v i sia una sede
vescov i le, i o posso com provare che in q uel l uogo il pri m o v escov o fu u n apostol o o i l
di scepol o d i u n apostolo, oppure uno che h a ricev uto d a u n legi tti m o successore degl i
apostol i consacrazione e m i ssi one per i l suo mandato" 33 0 •
U n grande n u mero di fal s i fi cazioni sorgono d u rante i t u m u l ti dogmatici del V, V I e
1 75 V I I secolo -'·1 1 .
Li t i g i e q uerele di carattere cri stol ogico cond ussero d i fi l ato al l ' i m postura da tutte
le parti e in ogni man iera.
Nel IV secol o si com i nciò col mani pol are i propri scri tti autentici , ma che non erano
pi ù al l ' altezza del tem po, vale a di re del l o sv i l uppo dottri nal e, i nterpol ando cioè i " pad ri "
del I I secolo. D u rante l e l otte dogmatiche, ormai conti n ue e i narrestabi l i , cosi ddetti
ortodossi e cosiddetti ereti ci escogi tarono anche atti conci l i ari . E dal V secolo in poi
di venne costume sem pre pi ù diffuso e ben accetto - per amore del l a "gi usta" fede - col ­
l ocare c i tazioni ri toccate nei fl ori legi pi ù recenti . Solo nel l a battag l i a scatenata i n torno
al famoso conci l i o d i Cal cedonia (45 1 ) "ortodossi" e monofi siti confezi onarono fal si
in q uantità; e q uesto era ri saputo g i à nel l 'anti c h i tà. L' abate A nastasi o S i nai ta, focoso
com battente ne m i co di "ereti ci", special mente contro monofi s i ti e gi ude i , attesta u n
flori legio per papa Leone da l ui stesso fal sato col nome di Flav iano. Nel l a l otta con tro
i mon i fi si ti si fabbri carono otto lettere di personaggi pe ri opi ù fi tt i z i , i ndi rizzate a Pietro
Fu l l o ( I I 2 1 3 ) . G i ovanni Retore, patri arca di Costanti nopol i ( morto i l 577) , pu bbl i cò
dei testi sotto i nom i di Pietro I bero e Teodos i o di Gerusalemme .m .
A nche i l con fl i tto col clero ord i nario, che si andava costi tuendo nel corso del I V
secol o, le conti n ue zuffe tra monasteri e v escovad i , portarono a sem pre n uov i i m brogl i ,
soprattutto nel Medioevo, a sterm i nate mani polazioni d i docu menti . Pari menti , nel I V
secolo, si promosse dov unque la com parsa del c u l to dei santi medi ante numerosi fal si
cam pani l i stici e l i turgico-cu l tual i . Parecch i l uoghi del l ' Egi tto vantavano l a pretesa d i
essere stati i l ri fug io del l a sacra fam i gl ia, cosa che i monasteri l ocal i su pportav a n o con
stori e di menzogne l i beramente i nv entate o, per d i rl a con pi ù fi nezza, con l eggende
tendenzi ose. Si raccontavano i nol tre d i fferenti v ersioni del "Transitus Mariae", del l a
morte e ascensione i n c i e l o di Maria, fal sate probabi l me nte a favore di G erusal em me.
Nel l ' i nteresse del la ci ttà d i Lidda fu contrabbandata per vera una cronaca che dov eva
avere per autore G i useppe d i A ri matea, ma che in effetti si formò solo seicento anni
dopo il suo te m po. " Le trad i zioni del l a tarda anti chi tà sulla v i ta dei santi si rian i , i n
1 76 parti col are dei grandi m onaci santi del I V e V secolo, sono pieni d i i n venzioni che
sono serv i te anche alla gl ori ficazione di si ngol i monasteri " ( S peyer) m .
C o m e si creavano mendaci agi ografie, bugi arde trad i zi on i apostol iche, fi nte l ettere
dal cielo o marti ri fi tt i zi , a l l o stesso modo - pari menti in anal ogia con i ri spetti v i usi
pagani in età prec ri stiane - si crearono seri e stermi nate di m i racol i e re l i q u i e , come
mostra il capi tol o che segue.
Come l 'apologetica tenta di giustificare i falsi 1 27

Pri ma, però, v ogl i amo osserv are ancora i fal s i protocristiani nel l o specchio del ­
l ' apol ogetica moderna, come pure i l consenso nei confronti del l a "pia" frode, al i ' i nterno
del cri stianesi mo, fi no ai nostri giorn i .

COME L'APOLOGETICA TENTA DI GIUSTIFICARE


I FALSI V ETEROCRISTIANI

La chiesa non ha tralasci ato n u l l a pur d i bagate l l i zzare, di i m preziosi re e di sdram­


mati zzare l ' an t i ca g i u n g l a c ri st i ana del l e fal s i fi cazi o n i , nel l a m i s u ra in c u i ne s i a
ven uta a conoscenza. L a sua l etteratu ra ri gurgi ta d i m i n i m i zzazioni , d i i nterpretazioni
faziose, d i menzogne.
Fi no ad oggi si è sovente affermato che l a consapevol ezza del l a proprietà i ntel l ettual e
(cfr. p. 3 ss. ) , nel mondo gi udaico e l l e n i st i co, sarebbe stata "sottos v i l u ppata ri s petto
al mondo greco-romano" ( Hengel ) . I n real tà fu pi uttosto il contrari o, tanto che man i ­
festamente, nel l a tarda età e l l en i stica, i l concetto d i proprietà l etterari a presso Ebrei e
Cristiani conobbe " u n certo u l teri ore i ncremento" ( S peyer) 334•
Fi no a tempi assai recenti è stato q uasi una moda dei teologi q ue l l a di raffi g urare
l ' atti v i tà del fal s i ficare come una con s uetud i ne q uasi normal e del mondo antico, come
q ualcosa d i pressoché quotidiano, e pertanto di moral mente i rri l ev ante. Di conti n uo si
defi n i v a in parti col are l a pseudepi grafi a, così diffusa nel mondo protocristiano, come
settore d i u n genere l etterari o, che nel l ' antichità era ov v i o, i noffensi vo, del tutto plau­
s i bi l e anche psi col ogicamente. E senza sosta i d i fensori del l a chi esa sottol i neano che
l a pseudoni m i a, d u rante i pri m i secol i cristi ani , non fu sol amente una forma l etterari a, 1 77
ma come tal e anche senti ta e concepi ta dai l e ttori 335._
Pi ù di ogni al tra cosa, non ci si poteva o non ci si voleva i m magi nare come ori g i ­
nati da truffe o d a trucchi degl i scritti "di v i ni " , d e i l i bri c h e recl amano obbl i gatori età
canonica, esi gendo per sé carattere di i s p i razione ! Per sal vaguardare al meno i l N uovo
Testamento, A ugust B l udau, vescov o d i Erm land, nei suoi " Fal si scri tti degl i eretici "
prese a d i fe ndere add i ri ttura gl i "eretici", nonostante che q uel l i , per l o stesso mot i v o,
avessero i ncol pato già i padri del l a chiesa. Tuttav ia, se si presci nde da Marcione, i l
v escovo B l udau riti ene che " i fal si operati i ntenzi onal mente da eretici vanno a fi n i re i n
pi ccol ezze"; tutto som mato i l oro "supposti fal s i . . . non possono scuotere m i ni mamente
6
l a nostra fiducia nel l a trad i zione del testo bi bl i co" 33 .
Certo, q uando una fal sa attri buzione trovava conferma, si era pronti a scusare i l fal so
nome d ' autore con l a spi egazione che nel l a letteratu ra antica costi tui va u n riconosci uto
costume l etterari o, un sussidio d ' uso comune, ciò che oggi v i ene gi udicato fraudolento.
Si erano potute creare tal i i nvenzioni in b uona fede, senza i nsi n uare di soneste i ntenzioni
in q uegl i autori e senza v edere in tutto ciò al cunché d i scandal oso, sentendo pi uttosto
1 28 Fa/s�ficazioni cristiane nel mondo antico

la loro atti v i tà come un art i fi c i o am messo ·'3 7 •


Sen nonché, dato che non solo si fal s i ficav a i n tale m i s u ra, ma per di p i ù si cri t i cava
e si condannava tanto spesso il prodotto dei fal s i , come si poteva fal s i fi care dav vero i n
buona fede? I ncessantemente, i nfatti , tanto "eretici" q uanto "ortodossi" si ri nfacci avano
a v i cenda i m brog l i e truffe . . . l a prova m i g l i ore che q ueste cose, anche e anzi proprio da
parte cri sti ana, al meno verso l ' esterno, erano d u ramente i nterdette e, al tem po stesso,
in auge in tutti i cam p i . Con i fal s i , i cri stiani com battevano anche pagan i ed ebrei , con
l ' i ntento d i sv uotare le l oro obiezioni e d i propagare la propri a fede. In pi ù , cri ticav ano
anche l a letteratu ra ebraica q uanto al l a s ua autenti ci tà. Le accuse di fal s i tà, ri n nov ate di
conti nuo, confermano non meno del la cri tica al i ' autenti c i tà, appl i cata non d i rado, che
l a cosci enza degl i uom i n i di al l ora era assol utamente sensi bi l e verso il fenomeno del l a
fal si fi cazione, del plagio, del l a pseudepigrafia. Eppoi i fal sari - come gi udica Norbert
1 78 B rox - e rano ben consapevol i del l ' i na m m i s s i bi l i tà del l e l oro azi on i , nel l a m i s u ra i n
cui i ncri m i navano i fal si i n i zi al i propri o per mezzo d i controfalsi ficazion i 33 H .
Troppo compren si bi l e, dunq ue, che s i sia prudenzial mente fatto d i tutto per scansare
la prova del l ' affermazione per c u i i l fal sare fosse nel l 'antichità un costu m e letterari o
ri conosc i uto, un artificio senz'al tro tol lerato. Si i nt u i v a i nfatti abbastanza chi aramente,
al pi ù tard i agl i i n izi del l ' Ottocento, l o stato reale del l e cose. La stessa pseudoni m i a,
i nfatti , per q uanto com pari sse di freq uente, era pur sem pre un fenomeno i nsol i to ; non
rappresentava mai una consuetud i ne, ma sem pre l ' eccezi one, mai la regola, anche nel l a
l etteratu ra "sacrale", presci ndendo nat u ral mente dal l e fal s i fi cazione degl i apocal i tti c i .
E s e nel l a restante l etteratura rel i g i osa l a pseudoni m i tà non preval se, non f u perché,
come alcuni potre bbero ri tenere, l e persone rel i gi ose abbiano particolare ri pugnanza
per quanto è fal so e i nsi ncero; l ' i ns i nceri tà, i n u l t i m a anal i si , non prevale nem meno
nel la l etteratura profana o anti re l i giosa. Ma se l ' i nsi nceri tà era pi ù frequente che al trove
proprio in cam po rel i gi oso, era per il fatto che q u i il fi ne santi fica i mezzi ; l a cosc i enza
del la m i ssi one gi ustifica l ' i ngan no, perché probabi l mente si credeva, medi ante i fal s i ,
di serv i re l a "verità" J.w.
A nche nel cri stianesi mo pri m i ti vo, dove la pseudon i m i tà era d ' uso corrente, era
considerata tutt'al tro che l egi tti ma. Mal grado tanta credul oneria, si persegui va pure
con pi gnol eria, i n certi cas i , la q uestione del la redazi one, di sapprovando deci samente l a
pesudoni m i tà com provata. Così , i l presbi tero del l ' Asia mi nore c h e contraffece gl i "Acta
Pau l i " ( p. 98 s . ) fu dest i t u i to dal suo ufficio, e non certo, come ogni tanto si afferma,
a causa d i "eresia", ché non l a si rav v i sa i nfatti " i n nessuna parte" (C. S c h m i dt). E la
com u n i tà cristiana non sarebbe stata in grado, al lora, "di espri mere con chi arezza l a sua
condanna d i ogni fal s i fi cazione l etteraria", come sotto l i nea lo studioso d i Copenhagen
Frederi k Torm , agg i u ngendo: " Dunque, gl i scri ttori rel i gi osi coperti da. pseudoni mo
devono aver saputo, nei momenti sobri ( ! ) del l a loro esistenza, che i l oro contem poranei
non av rebbero percep i to il l oro procedi mento pseudo n i m o come l ' uti l i zzo d ' una forma
Come l 'apologetica tenta di giustificare i .fills i 1 29

l etteraria, e che l 'av rebbero pertanto gi udicato moral mente ri provevole" 340 .
Non di rado si cerca di bana l i zzare l e truffe cristiane i n si n uando magari che i fal sari 1 79
stessi non av rebbero preso poi troppo seri amente l a l oro atti v i tà, non vol endo veramente
strappare i l s uccesso del l e l oro i ngannevol i manov re. A nzi , devono aver calcol ato d i
poter essere scoperti nel l e l oro i ntenzioni e di usci rne i nden n i ; anche se, i nd u bbiamente,
ogni fal s i fi cazi one scoperta faceva perdere al i ' autore i l fi ne che si era prefi sso 34 1 .
Pri nci pal mente per l a l etteratura apocal ittica, contraffatta tutta nel suo i nsieme,
l ' apol ogeti ca e la stessa ricerca hanno addotto del l e ragioni che dov rebbero scagionare
tutti quel l i che resero p ubbl i che le l oro rivel azi oni sotto i nomi di Enoch, Mosè, El i a,
Esra, Baruch, Dan i e l e e al tri . A costoro si concedette una "corni ce" fondamental men­
te d i versa, ri servandog l i pec u l i ari tà d i pensi ero pres unti vamen te g i udaico-cristi ane,
moti v i rel i gi osamente "autenti c i " e perc i ò anche moral mente "legi tti m i " , i poti zzando
la medes i ma "si tuazione psicologica", uno status di i sp i razione e d i esperi enza v i s i o­
nari a del tutto si m i l i a q uel l i dei pri m i geni " portatori di ri v e l azi one". Tutto ciò potrà
magari col pi re pi ù o meno nel segno, sarà di caso in caso p i ù o meno p l au si bi le, ma
non è che su ppos i z i one, non avendo vera forza probat i v a e, ol tretutto, non costi tui sce
una d i fferenza fondamentale con la m i st i fi cazione degl i autori non apocal i tti c i . Ol tre
a ciò, le apocal i ssi , al pari di al tri l i bri , vennero fal sate anche per ragioni "com u n i " ,
p e r autori zzare appunto s pecial i autenti cazi oni 342 .
G i usto e ri l e v ante è, per l a veri tà, che proprio i n ambienti cri stiani - proprio q u i non
a caso - l a sensi bi l i tà cri tica si era ottusa, mentre ri sal tava una certa " magnan i m i tà",
grande l arghezza di v edute nel l ' accettare i fal si . G i usto e ri l evante è, i n pi ù , che a de­
cidere per l ' accettazione o il ri fi uto d i testi non era in nessu n modo i l cri terio, per noi
o v v i o, del l 'autenti c i tà l e tterari a; era i nv ece i l contenuto a d i ventare cri terio di " veri tà"
eccl esi astica, vale a d i re di ciò che si poteva o voleva uti l i zzare, oppure no ! A nziché
d i eti ca l etteraria, al l a chi esa nascen te stava d unque a c uore l a concordanza di un
enunciato con l a dottri na catto l i ca. Non l a q uesti one del l a paterni tà, non l ' autentici tà
era la pi etra d i paragone ai fi n i del l ' assunzi one nel canone neotestamentario, ben sì la I SO
sedi cente aposto l i c i tà, vale a d i re i n veri tà: l ' uti l i zzabi l i tà per l a propria prassi e per
i l propri o dogma ( p. 60) . Questa d i v en ne la "apostol i ca autori tà" . . . senza apostol i !
La prov enienza effetti va passava i n secondo pi ano, i l problema del l ' autenti c i tà non
era determi nante. Tra m i te fal se assegnazioni di nom i , vangel i , epi stol e e docu menti
d i vario genere potevano essere trasformati in fatti per così di re v eri , "apostol i c i " per
antonomasia. E così fu fatto 343 •
E tuttav i a non bastava ancora.
Vi furono molti cri stiani che non sol o operarono i m brogl i , ma l i permi sero espres­
samente, anzi v e ne furono non pochi - ed erano propri o tra i pi ù e m i nenti - che perciò
li encom iarono ! Certo, l a massi ma cri m i nale per cui "il fi ne santi fica i mezz i " ha av uto
raramente attuazione peggi ore di q uanto ebbe nel l a stori a del l a chi esa cri sti ana 344 •
1 30 Falsificazioni cristian e nel mondo antico

JJ. FIN E SANTIFICA l MEZZI ! J.A l'l A FRODE È AMMESSA


NEL CRISTI ANESIMO FIN DAl. I'RINCII'IO

Tutt 'al tro che nuovo q uesto pri nci pio, certo, non pi ù di tutto il resto. L' opi ni one che i l
fi ne gi usti ficasse ogni mezzo, che fi nzione e fal s i tà fossero permesse al serv i zi o del l a
re l i gione, del l e cose pi ù sacre, p e r l a d i fesa del l a fede, c h e i n q ueste cose si trattasse
pi ù che al tro di "bugie necessari e" o, nei cas i di controfa l s i fi cazi on i , di una specie d i
" l egi tti ma d i fesa", i l pri ncipio per c u i l a massa dovesse necessari amente essere raggi ­
rata "come si fa coi bam b i n i o coi debol i di mente", natural mente per i l loro stesso
bene, era stata comune già in epoche precri stiane, s pecial mente tra i Pi tagori ci e i
Platonici J-ls.
G i à Pl atone, che pure respi ngeva così drasti camente la fal s i tà, consenti va d ' al tronde,
in certi cas i , l a menzogna e la turl upi natura sia nei confronti dei nemici sia degl i amici
come " uti l e ri med i o", come fatto " i rreprensi b i l e e sal utare". Per q uanti sc rupol i e g l i
nutri sse i n l i nea d i massi ma, permetteva tuttav i a a d espert i , p e r così di re agl i el etti , d i
trarre i n i ngan no i l prossi mo p e r i l suo bene, p e r proteggerl o d a cose pi ù fatal i o per
1 8 1 essere uti l i al l a ci ttadi nanza. A gi usti fi cazione del la frode, i nsom ma, Pl atone conosce
moti vazioni pri vate e pol i tiche. A nal ogamente, il dotto ebreo Fi l one d i A l essandria - che
soprav v i sse a Gesù d i vent'anni , eppure non nomi na né l u i né Paolo nei suoi c i nq uanta
scri tti - consi g l i a d i far ri corso al l ' i nsi nceri tà per il bene deg l i i nd i v i d u i o del l a patria
.1 46

A concezioni s i ffatte, o comunque analoghe, poterono ri farsi i cristian i , e molti v i


s i richiamarono i n effetti . La real tà d i tutta u n a trad i z i one patri stica d i q uesto genere è
i nconfutabi le. A m messo che non si tratti magari del la maggi oranza dei capi ecclesiastici ,
si trattò certamente di un gru ppo con siderevole e di opi ni oni largamente domi nanti nel
mondo cri stiano 347.
Come i n av v e n i re saranno prati camente approv ate guerra, sfruttamento e azi oni
v i olente per amore del l a fede, così fin da pri nci pio fu am messa la frode . . . che non
di venta pi ù buona per il fatto che l a si chiami "pia".
U na l unga serie d i antichi pad ri del la chiesa ha e l oq uentemente d i feso la fal si fi ca­
zione, la menzogna, al meno la "bugia necessaria", q ue l l a fatta per uno scopo " buono"
o "devoto". Tra costoro, tra gli al tri , ci sono C l emente d i A l essand ria, I l ario d i Poi tiers ,
D i d i mo i l ci eco, S i nes io, Cassi ano, Teodoreto d i Ci rro, Procopio di G aza, Marti no d i
B raga, G i ovanni C l i maco, Germano d i Costanti nopo l i . E N i etzsche sapeva b e n e per
quale moti vo scri veva: " I l cri stiano, q uesta ultima ratio del l a menzogna, è ancora una
vol ta l ' ebreo . . tre volte perfi no" J4ll _
.

G i à sul pi ù antico autore del N uovo Testamento, san Paolo, cade i l sos petto di aver
av val orato l a "verità" cri stiana per mezzo d i menzogne, dal momento che scri v e : "Ma
se pe r l a mia menzogna l a veri tà d i Dio è abbondata pi ù fortemente a sua gloria, perché
Il fine santifica i mezzi 13 1

son i o ancora g i udicato come peccatore?" 349


Per Clemente di A l essandria ( morto pri ma del 2 1 5) menzogna e raggiro sono per­
messi i n determi nate ci rcostanze, magari i n un contesto strategi co, oppure per i l bene
del l e ani me, nel l a storia del l a sal vezza. I n q uesti cas i , secondo C l e mente, menti rà
anche, anzi soprattutto, i l cristi ano perfetto, i l "vero gnosti co" ; ma al l ora non sarà pi ù
menzogna, non sarà pi ù i nganno. Per q uesto padre del l a chi esa, menti tori "non sono i n
effetti coloro che cedono per l ' economia del l a sal vezza, e neppure q uel l i che sbag l i ano 1 82
i n un particolare, bensì q uel l i cadono i n errore nel l e questioni dec i s i ve" 350 .
Ne consegue come, nel mondo anti co, i cri stiani fossero spesso particol armente
generosi nel tol lerare fal s i fi cazi oni o errate attri buzion i . Per ese m pio, Ori gene ritenne
l ' Epi stol a agi i Ebrei come sicuramente non paol i na, gi usti fi cando tutta v i a l ' attri buzione
del l a medesi ma a Paolo, perché gl i sem brav a poss i bi l e ricond urre a Paol o il contenuto
del l a m i ssi va. Con tutta "si nceri tà" confessava i nfatti che "i pensi eri sono de l i ' apo­
stolo, mentre espressi one e sti l e appartengono ad un uomo che aveva nel l a memori a
l e parole del l ' apostolo, parafrasando q u i ndi gl i i nsegnamenti del maestro. D unque, se
una com u n i tà dichi ara q uesta l ettera come paol i na, si potrà senz'al tro concordare con
essa . . . Chi i n effetti abbia scri tto la l ettera, lo sa Iddio" 35 1 .
Ori gene, i l maggior teologo cri stiano dei pri m i tre secol i , rid uce i nv ero di mol to l a
l i ce i tà d e l menti re, ma permette n e l conte m po non sol o i di scorsi ambi gu i , non solo
le " parole eni gmati che" (ae n i gmata) , ma, con mol ta dec i s i one, pers i no l ' i nganno, la
"necessi tà d ' un mendaci o" ( necessitas mentiend i ) , qual e "aromatico e farmaco" (condi ­
mentum atq ue medicamen). Perfi no D i o può menti re, secondo Ori gene, tanto che i l
teol ogo sv i l u ppa tutta u na teoria del l a " menzogna pedagogi ca" o "economi ca", a tutto
v an taggi o del pi ano di v i no di sal v ezza. Essere i m brog l i ati da D i o - d i ce Ori gene - è
addi ri ttura la fel ic i tà del l ' uomo 352 .
A nche al tri sti mati ssi m i teol ogi , v escov i e sant i , fanno propri a l ' i dea del l ' i nganno
fatto da Dio, ad ese m p i o G regori o d i N i ssa o il dottore del l a chi esa G regori o di Na­
zianzo, anche se q uesti non manca d i cri ticarl o 3 53 .
A l trettanto energi camente i l dottore del l a chiesa G i ovanni C ri sostomo patroc i na
l a necessi tà del l a menzogna che ha per scopo l a sal v ezza del l ' ani ma. U no scal tro ar­
t i fi zi o non è sem pre da condannare ; sol o l ' i ntenzione l o rende buono oppure catti vo.
Una fi nta te m pesti va, attuata con gi usta ci rcospezi one, av rebbe " per conseguenza un
grande vantaggio", tanto che tattiche siffatte si sono d i mostrate benefiche non solo per
quel l i "che l e appl i cano, ma anche per gli stessi raggi rati . . . ". Come tanti al tri , anche
Cri sostomo fa ri feri mento al l uogo topico del l a bugia dei med i c i , ri sal ente a Pl atone, 183
adducendo l ' i nganno dei mal ati da parte dei med i c i . I m moral i tà e veleni d i v en tano
così dei farmac i , e v i ene l egi tti mata, in determi nate ci rcostanze, l a " maschera del l ' i n­
ganno". Ed ecco il patrono dei predi catori ("la predi cazione m i mantiene in sal u te")
rei nterpretare l e crasse i m posture ne l i ' A ntico Testamento, facendone del l e v i rtù. "Che
132 Falsificazioni cristiane n e l mondo antico

bel l a menzogna ! " esc l ama rapi to di fronte al l a bi bl i ca fandon i a del la meretrice Rahab . . .
ed è celebrato ancora oggi come " i l mas s i m o ed ucatore morale del suo popo l o anche
per i secol i av veni re . . . Dio sol o sa q uanto bene per i n fi n i te an i me è da al l ora sgorgato
e potrà ancora sgorgare da q uesta sorgente sem pre zampi l l ante" -'� .
Ma mol tissi me altre canagl iate del l ' Antico Testamento vennero fatte propri e, raccol ­
t e e ri proposte di conti nuo dai pad ri del la chiesa pe r tog l i e re ai cristiani - con ben preci sa
i ntenzi one - tutti gl i scru pol i nei riguard i del l ' i nganno e del la doppi ezza: la s i m u l azi one
di Dav ide al cospetto di Achis, re di Gath ; la perfidia di G i udi tta di fronte a Ol oferne ; la
mass iccia truffa di G i acobbe per ottenere con l ' i nganno la bened i zione di l sacco ; l ' i n­
ganno del faraone ad opera del le levatrici israe l i te i n Egitto; i l massacro di Jehu di tutti
i sacerdoti di Baal grazie ad una "uti l e pe rfidia" (utilis simulatio, la chi ama il dottore
del la chiesa G i rol amo) . E sempre questo Santo e Patrono dei dott i , sostenendo la veri­
dica i s pi razione e l 'assol uta i m peccabi l i tà del la Bi bbia, esal tò poi la "si mulatio" anche
nel N uovo Testamento, la s i m ul azione di Pietro in Antiochia, o quel la di Paolo, il quale
"per tutti è di ventato ogni cosa, pur di sal vare al meno alcuni" . . . questo G i rolamo capace
perfi no di biasi mare Ori gene per i suoi pensi eri s u l l a legi tti m i tà del l ' i m postura ! 3 55
Secondo G i ovanni Cassiano, che G iovanni C ri sostomo ordi nò al di aconato i n Costan­
ti nopol i pri ma che ottenesse u n dec i s i v o i nfl usso s u l l a d i ffusione del monachesi mo
occi de ntal e, un cri stiano è add i rittura tenuto moral mente a menti re q ual ora, per ass i ­
stere g l i al tri , possa danneggi are s e stesso nel l a s u a i ntegri tà morale. I n determi nate
condi zioni , la bugia, un vel eno mortale di per sé, è sal utare e i nd i s pensabi l e come i
1 84 farmaci : "si ne d ubio s u be u nda est nobis necessi tas mentiendi". S i gn i fi cati vamente,
i nfatti , nel la dottri na deg l i otto v i zi di Cassiano ( i ntem peranza, l ussuria, av i d i tà, i ra,
mal i ncon ia, sazi età, sete di gl oria, su perbia), mendacio e i nganno non si fanno nemmeno
vedere ! 3 56
I n v i rtù di s i ffatte massi me da parte di capi di chi ese e di sette, la buona cosci enza
di cri stiani i pocri ti , ded i t i ad i m brog l i e menzogne, riceveva buona copertura da tutte l e
parti . C h i ara e tonda è la gi usti fi cazi one c h e i l monotel eta Macario d i A n ti oc h i a ( dal
650 al 68 1 ) add uce a gi usti fi cazione del propri o fal so: "Ho operato in q uesto modo per
poter far passare i m i e i i ntenti". E, nel l o stesso peri odo, il padre del l a chi esa A nastasi o
S i nai ta, abate s u l S i nai , nel l e s u e abi ette macchi nazioni contro i monofi siti , s i richi ama
a Paolo, Il epi stola ai Cori nzi 1 2, 1 6: "Ma forse i o, da uomo astuto q ual sono, v i ho
presi con i nganno" 357.
Norbert B rox , sottol i neando la d i ffusa i dea secondo c u i , per amore del l a "v eri tà" e
del l a sua effi cace med i azi one, nel cri sti anesi m o sono espl i c i tamente permessi i pocri ­
sia, trucchi e i nganno, che anzi veni vano occasionai mente proposti , escl ude da questa
trad i zi one patri stica la maggior parte dei pad ri del l a chi esa, col l ocando A gosti no tra i
suoi pi ù decisi avversari ·' 58 .
Ma come, dav vero quel l ' A gosti no che, per propri a confessione, aveva tanto mentito
!/.fine sant{fìca i mezzi 1 33

già nei s uoi giovan i l i anni pagani , ora, da cristi ano, av rebbe cessato di menti re e di
i ngan nare? U n anno pri ma del la sua conversione, a 3 3 ann i , egl i tenne a M i l ano un
i nfiam mato di scorso encomi asti co per l ' i mperatore Val enti n i ano I l . .. il sov rano al l ora
appena q u i ndicenne ! I n quel ! ' occasi one, A gosti no non si peri tò, con ogni art i fi c i o re­
tori co, "di sbal l arne di grosse e di procacciarmi così l ' appl auso di q uel l i che sapevano
q uanto menti v o", il che non gl i av rebbe poi i mpedi to di sti gmati zzare, negl i ambienti
i m perial i , "tutte l e i pocri te roboanti adulazioni e l o stri sciante serv i l i smo dei corti gian i ".
M a certo, anche per i l vescovo A gosti no una menzogna nel l a B i bbia, poni am o quel l a
d i G i acobbe nel l ' A ntico Testamento, " n o n è mendac i o, bensì m i s tero". I n man i e ra
espl i c i ta A gosti no permette devote i nvenzioni a v antaggio del l a chiesa. Perché "ove l a
nostra i deazione ( fi ct i o) persegua un q ualche senso, non è pi ù bugia, bensì espressi one
( fi gura) del l a veri tà" 3 59. 1 85
U n cri stiano, d unque, non doveva assol u tamente menti re e fal s i fi care i n catt i v a
cosci enza; potev a farlo senza nessuno scrupol o, purché l o facesse c o n "buone" i nten ­
zion i . A difesa d e i s u o i "padri " c e l o attesta e ri bad i sce anche i l cattol ico B rox : " Le
argomentazioni del l a patri stica mostrano una i n gegnosi tà e flessi bi l i tà i n parecchie
del l e tematiche da gi usti fi care, l e q ual i ri specchiano u n terreno d i pensi ero eccl esiastico
antico che - sia detto ancora una volta - non fu i n vero tol lerato e d i feso da tutti ( ! ) , ma
che tuttav ia è gi unto pur sempre fi no a noi in una ri s pettabi l e ampi ezza d i trad i z i one.
Esso documenta appunto l a pecul i are mental i tà, secondo cui u n fal so è u n fal so e un
i m brog l i o è un i m brogl io, e tale v i ene anche defi n i to, ma poté tuttav i a essere classi fi cato
posi ti vamente i n v i rt ù dei caratteri del l ' adeguatezza, del l ' uti l i tà o del vantaggi o" 360•
Al dottore del l a chi esa A gosti no si appoggia anche il dottore Tom m aso d' A q u i ­
n o . Perché, dato c h e p e r l ui " i l massi mo beneficio" è q uel l o d i condurre "q ual cuno
dal i ' errore al l a veri tà", anch 'egl i concede magnani mamente del l e fi nzioni che facci ano
riferi mento ad una " res s i g n i fi cata", ad una "veri tà sal v i fi ca". I nsomma: per amore e
per la causa del catto l i cesi mo non è i l l ec i to menti re e i ngannare 36 1 .
S uccessi vamente, q uesta specie di i nsi nceri tà non venne i n nessu n modo argi nata,
ben sì am pliata sempre di più. In particol are, i pi ù i l l ustri teologi del p i ù i l l ustre ord i ne
cattol ico, i Gesuiti , av rebbero sv i l u ppato un vero v i rtuosi smo nel l ' i nsegnamento del l ' i n­
gan no, fornendo per soprammercato una marea d i model l i . Così , il ges u i ta Cardefias,
nel la sua "Cri s i s theologi ca" pubbl icata nel 1 7 1 O, sosti ene non essere bugia se q ualc uno
che ha ucci so un francese (hom i nem natione gal l um) confessa "di non aver ucci so nessun
gal lo (gal l um), assumendo la medesima parola nel s i g n i fi cato d i ' gal l o ' ". Allo stesso
modo, non sarebbe una me nzogna di re di un astante che " non è q u i " , i ntendendo d i re
che "non mang ia q u i " l gi oco di parole poss i bi l e i n tedesco per l ' assonanza tra i st e i sst.
N . d .T. l E, ancora, non fa sperg i u ro chi g i u ra di avere 20 orci di ol io, anche se ne ha di
pi ù ; i nfatti costui non nega in quel modo "di averne di pi ù, ma nel contempo dice la
veri tà, dal momento che possiede 20 orci". E così via con questo ti po di casi stica 362 .
1 3-l Fals(ficazioni cristiane nel mondo antico

Di q uesta moral e e prassi ges ui tica si faceva beffe Dostojevski : " I l ges u i ta mente,
1 86 ed è con v i nto che menti re sia uti l e e buono per amore d ' una buona causa. Si l oda i l
fatto che egl i agi sca i n conform i tà col proprio conv i nci mento, che è come d i re: egl i
mente, e non sta bene, ma poi ché mente per conv i nzi one, al l ora va bene. I n som ma, da
un l ato menti re è un bene, dal l 'al tro è male. Che merav i gl i a ! " ·' 63
Di fronte a siffatti concetti di v eri tà e di eti ca, i l gesui ta Leh m k u h l , la cui "Theol ogia
moral i s" ancora agl i i n i zi del X X secolo era l argamente d i ffusa nei semi nari d ' Europa,
d i c h i ara essere dav vero un peccato mortal e "defi n i re bugi ardo un sacerdote o un pio
mem bro di un ordi ne". D ' al tra parte, Lehmkuhl si chiede: "Chi gi udicherebbe una grave
cal u n n i a d i re che si considera un ateo capace di com mettere segretamente q ual si vogl i a
del i tto (q uael i bet cri m i na) ?" 364
Va da sé che tutto q uanto le pri me autori tà del l a chi esa propugnarono nel mondo
antico e nel Med i oe v o, e poi nel Settecento e nel l ' Ottocento, vale anche ai gi orni no­
stri . Solo che, oggi , tutto v i ene dai teologi parafrasato con maggi ore oc u l atezza. U no
dei maggi ori moral i sti contem poranei , Bernhard Hari ng, defi n i sce ciò che G i ovanni
C ri sostomo ch iama ancora menzogna senza am bagi , c i ò che A gosti no (e anal ogamen­
te l ' A q u i nate) chiama fi nzione, come un sem pl i ce "eufemi s mo" ( ri serva mentale), e
consi g l i a i ntanto di s barazzarsi una vol ta per tutte di certi " i nterroganti i nd i scret i " non
dando "nessuna ri sposta". D ' al tronde, g l i i nd i screti possono anche "ricevere u n rifi uto
o essere fuorv i ati da una controdomanda". E a l l a fi ne, q uando tutto va storto, il "di ­
scepolo di C ri sto" potrà sem pre appl i care i l "di scorso vel ato" come v i a d ' usci ta "nel
mondo mal vagi o"( ! ) , anche se non propri o " per q ua l s i asi pi ccol ezza". ( Poiché si tratta
di cose di fede, di chi esa, ma mai di pi ccol ezze, se ne può parl are anche costantemente
i n modo "vel ato") 365 •
Qui , i nvece, si parl a sem pre chi aramente, fi n troppo chi aramente per tutte l e orecc h i e
1 87 cleri cal i e cri sti anamente credenti . A nche nei prossi m i capi tol i , sem pre.

NOTE

'"' B rox. Fa/;·che Ve�f"asserangaben 26 s.


'" ' Speyer. Fiil.� ch u n g , literarische 242 , 25 1 , 270. I d e m . Religiiise Pseudepigraphie 238
'" ' Farrer 94. l 06.
'"·' Bardenhewer l 503 . Schneemel cher. Haupteinleitung 1 7. 32. Cfr. anche Deschner. Hahn 1 43 ss.
'"' l reneo adv. haer. 1 .20. 1 . Tertul l i ano. pud. l 0. 1 2. Bardenhewer l 78 s. Schneeme l c her, Haupteinleitung
4 S S . , 34 S.
'"7 Reicke/Rost l 08 ss.
'"" B rox, Falsche Verf"asserangaben 6 1 s .
' "' Bardenhewer l 79. 499
' " ' Ibidem 79. 499
Note 135

2 11
B rox, Falsche Verfasserangaben 6 1 ss.
212 Meyer, Pseudep igraphie. l 0 2 s. Bardenhewer l 500. S peyer, ReligiOse Pseudepigraphie. i n JbAC 1 965/66,
1 1 9 ss. Idem, A ufsatz in B rox. Pseudepigraphie 253 ss.
m G i rola mo apol. adv. Rufin, 1 ,7. Comm. in Jerem. 4,22 . ep. 57,24 1 33,3. Socrate h. e. 1 ,23. A l taner/ Stuiber
309 s., 392 ss. Speyer, Literarische Fdlschung . 206 ss. Idem, Fiil schung, l i terari sche 242
"4 Kober, Die Desposition 675. Bardenhewer l 499 s. Fuhrmann, H. 78. Bauer, Rechtgldubigkeit 1 63 .
Speyer, ReligiOse Pseudepigraphie 2 5 9 s s . B rox, Fal sche Verfasserangaben 2 8
21.<
Cfr. Schneemel cher, Einleitung 48 ss.
21 <> A poca l i sse d i G i ovanni 2 ,6. l reneo adv. haer. 1 .3 1 . 1 ss. Epifani o haer. 26,2,5; 38, 1 s . Reicke/Rost 453
LTh K I . A. V 746, V I I 572. B ardenhewer l 35 1 s. Bauer, Leben Jesu 499 s. Puech 1 59 s. 228 s .
217 Rei cke/Rost 452 s . Meyer, Pseudepigraphie l 02 s.
" " Viel hauer, Judenchrist/iche Evangelien 90 ss., dove sono anche l e ri manenti ci tazion i .
" " Epifani o haer. 30, 1 3 ,2 s s . Viel hauer, Judenchristliche Evangelien 1 00 s s . . Cfr, 7 9 ss.
22"
Viel hauer i bidem l 00 ss.
22 1 G i rolamo Comm . in Mich. 7,6; in Jes. 40.9; in Hes. 1 6, 1 3 ; 1 8,7; in Eph. 5,4. Barderihewer l 5 1 3 ss.
Viel hauer, Judenchristliche Evangelien l 04 ss.
222
Pi s t . Soph . c . 42 ; 44 ( S c h m i dt-Ti l l ) . Puech 1 74 ss . . 1 94. Bardenhewer l 530. Bauer, Leben Jesu
503.
"' Puech 1 68 s s . , 1 73 s . , 1 83 ss, c o n l e rispettive fonti e pezze d ' appoggio
" 4 Testamento. Dom . l , 1 7. A l taner 45. A l taner/Stui ber 257. Kraft 479. B rox,Falsche Verfasserangaben 34.

Speyer, Fdlschung, l i terari sche 240. Idem, Religiose Pseudepigraphie 258


"' Puech 1 94 ss., 1 97 s., in particol are 229 ss., 245 ss.
"" Ev. Petr. V. 59 s . B ardenhewer l 524 ss. Torm 1 28. Speyer, ReligiOse Pseudepigraphie 2 1 3 . Chr. Maurer,
i n : H e nnecke, Neutestamentl i che Apokryphen 1 1 8 ss . ; iv i anche bi b l i ografia e documentazion i .
227 Clemente Aless. strom 6, 1 5, 1 28. Hennecke/Schneemelcher Il 54,58 ss.
"" Eusebi o h . e. 6, 1 4, 1 . M ethod. symp. 2,6. Sozomeno h . e. 7, 1 9. Reicke/Rost 1 43 2 . Haag 86. A l taner/
Stuiber 1 4 1 s. B ardenhewer 1 6 1 0 ss. Hennecke/Schneemeicher 1 1 468 ss. James 270 ss. Qui spel/Grant
3 1 s. M ichael i s 469 ss. Cfr. anche l a nota successi va.
"" Barden hewer l 547 ss. H . Duensing i n Hennecke/Schneemei cher Il 536 ss. S i l verste i n 23 1 ss. Merk l e
489 s s .
" " Sozomeno h. e. 7. 1 9. Agosti no Sernz 98,9. Bardenhewer l 6 1 5 s s .
�" Speyer, Literarische Fdlschung 234 s . , 28 1 ss . . 2 8 8 ss. Idem, Fiil schung, l i terari sche 262
m Protev. Lettera di G i acomo 6, 1 ; 7,2; 8, 1 ss. ; 1 2,3 ; 1 5,3 ; 20, 1 ss. ; 25, 1 . Clemente A l e ss. strom. 7, 1 6. Zeno

v. Ver. 2 ,8. Cfr anche la nota successiva.


m Haag 804. Bardenhewer l 533 ss. Speyer, Fdlschung, literarische 256
�'4 Schre i n e r 1 56. Speyer, Literarische Fdlschtmg 280
L'-' Puech 250 ss.
2'6 Ibidem.
�" Ibidem 1 86 ss.
2'" A l taner 60 s. A l taner/Stui ber 1 24 s. Kraft 1 9 1 s. Duensing i n Hennecke 1 26 ss. Speyer, Religiose Pseu-
depigraphie 256 B rox, Falsche Verfassernamen 27 s.
2'" Di dascal ia 24
'4" Bardenh ewer I l 304 ss . .
241 Atti degli apostol i 1 5 ; Di dachè c. 1 6, 24; Di dascal i a A post. 43 , 1 2 ss . ; 44,2 1 ss. A l taner 37 ss., 41 s . .
Bardenhe wer 1 1 304 s s . . Knopfler 1 27 ss. Bauer. Leben Jesu 309 s . , 497. B rox, Falsche Verfasserangaben
3 1 ss .. Speyer, Literarische Fdlschung 223. Idem, Religiose Pseudepigraphie 2 1 3 , 257 s .. B ardy 1 67.
Hennecke. Apostolische Pseudepigraphen 86. G. Strecker, in: Bauer: Rechtgl iiubi gkeit 2 . A . 1 964. 248
ss .. Schi l l e 84 ss.
1 36 Fals(ficazioni cristiane ne / mondo a n ti co

::�:: Costi t uzione A postol ica 1 , 1 � 1 .6� 5, 1 3 : 6. 1 5;6. 1 8 ; 7,46 ; 8.30 s. Bardenhewer IV 262 s s . , spec i e 272
ss. A l taner/Stui ber 254 ss. Kraft 49 s. B i hl meyer l 1 57 s .. 360 s .. Bardy 1 67. Hen necke. Apostolische
Pseudepixraphen 86. B ro x . Fa/sche Vetjasseranxaben 33 s .. 1 27 s. KnopHer 1 28 s. Speyer. Literarische
Fiilschung 223 s. I d e m . Relixiiise Pseudepigraphie 2 1 3 . 257 s . .
,. , Speyer. Literarische Fii/schunx 225
'� Speyer, Fiilschung. literarische 225 s. B rox. Prob/emstand 3 2 6
, . , A m brogi o Explanat. Symb . c. 2. Ved i a n c h e l reneo adv. haer. 1 . 1 0, 1 ; 3 ,4, 1 . Pers i n o i l m e d e s m o padre
d e l l a c h i esa i m pi ega forme d i fferenti per l a professione di fede. Cfr. l reneo ad1•. haer. 1 . 1 0, 1 ss. con
4,3 3 .7 e l ' affe rmazione d i Tertul l iano praescr. lwer. 1 3 . Harnack. Dowuenxeschichte 85 ss. Lietzman n .
Geschichte I l I l O. Werner. Glaube u n d Aberxlaube 6 7 s. K n o x 33 f . C u l l mann. D ie ersten christlichen
Glauben1·bekenntnisse 1 2. Brox. Fulsche Verfasseranxaben 35 s. Tri l l haas passi m. spec i e 1 4 ss .• 28 s . .
8 6 (che però fissa l a genesi del la professione di fede g i à nel l ' anno 1 20).
,.,, Speyer, Fii/schunx. literarische 256
,., Schneemelcher. Apostelxeschichten I l O ss. Speyer. Relix iiise Pseudepixraphie 26 1 . speci e nota 226 con
molti rife ri menti . Idem. Literarische Fii/sch ung 222 ss.
'"" Eusebio h . e . 3 ,25,6 s. Epi fa n i o haet: 47, l ,5. Agosti no contra ad1•. legis et proph. l ,20.39. ep. 237. Opitz.
in: Rei cke/Rost 873 . Barde nhewer l 574 ss. Schaferdi e k 1 25 ss. Pul v e r 1 4 1 ss.
,., Bardenhewer l 550 ss. Schmidt, C . , Zur Datienmx 1 50 ss. Tu rner 1 1 9 ss. W. Schnee mcicher. Die Pe-
tru.mkten. in: Hen necke/Schneemeicher Il 1 77 ss.
'" Schneemelcher i bi d e m . Idem. Pau/usakten i bi de m 2 2 1 ss. E. Peterson 1 83 ss.
'" Cfr. Bardenhewer l 547 ss. Ren necke/Sc hneemelcher Il I l O ss.
'·" Cand l i sh 3 5
" ' H e nnecke, Neutestamentliche Apokryphen 9 s. B rox . . Falsch e Vetjasseranxaben 37 s s . l v i tutte l e i nd i ­
cazioni bi bl i og rafiche.
'" Eusebio h . e . 3 .3 , 5 s. 3 .25.4. A l taner/St u i ber 1 36 s. Kraft 4 1 3 . Bardenhewer l 598 ss. Schneemelcher.
i n : Hen necke/Schneem e l c h e r I l 54, 80 ss.
'" Speyer. Literarische Fii/scllunx 47 ss., 252 ss. Idem, fiil schung, l i terari sche 254. 26 1 s .
'"' Tertul l iano praescr. lwer. 3 2 . Pseudo-Clemente, lwm . 2. 1 9; Recog. 1 ,4 1 . a d l'irx ; 2 , 1 5. A l taner 7 3 s s .
i n particol are 76 ss. A l taner/St ui ber 4 5 s s . , spec i e 47. 8 8 s . . 1 34 s : Kraft 1 40 ss. Re h m 1 97 ss. Bardy
1 68. Cand l i sh 34 s. Hennecke. Apostoli.1·che Pseudepixraphen 88. Bauer. Lehen Jesu 346. Lietzman n .
Geschichte l 2 1 1 s. S peyer, Fiilschung, literar. 267. B rox. Fa/selle Verja.\·serwlxaben 2 9
"7 A l taner 7 9 . A l taner/Stui ber 48,256. - K raft 295. riguardo a l l e fal s i ficazi o n i , n o n spende neanche u n a
parola. - Bardenhewer I V 2 7 0 ss. Lexikon der a/ten We/t 1 369. Zel l er 1 1 3 . PHei derer I l 226 s. Krliger.
i n Henneckc. Neutestame n t l i che Apokryphen 2. A. 1 924 5 1 8. G oodspeed, A Hi.vtory 28 s. Diekamp 25
ss. Cand l i s h 20. Bardy 1 72 s . Lietzmann. Geschichte l 25 1 s. B rox, Fa/selle Vetjasserangaben 30. 6 1 .
Speyer. Literarische Fiil.vcllllllf? 266. Pau l sen l 3 8 s .
'"' A l taner 92 s . . 2 7 5 . 296. A l taner/ St u i ber 65 ss. Kraft 3 3 4 s. Bardenhewer l 2 0 6 ss . . specie 2 3 0 ss. G ef­
fcken, Zwei xriechisclle Apoloxeren 267 ss. Vedi anche Regi stro Pseudo-G i us t i n o in Bauer. Leben Jesu
559. B rox. Fa/selle Vet:fiuseranxaben 30. Ba m mel l 57 s .
,,., A l taner/Stui be r 1 54. 1 60, 4 1 0. Kraft 474. 478 s. Bardenhewer I l 43 2 s s .
'"' A gosti no. ep. 93 ,38. Colltra Grescon. Donar. 1 .3 2 : 2.3 1 : 2 . 3 3 . A l taner 1 47 s. A l taner/S t u i ber 1 77 s.
Cfr. anche Kraft 1 55. Bauer, Leben Je;·u 233. Ved i anche Register 559. Speyer, Literarische Fii/scllunx
207
""' A gosti no ep . 1 88.2.4 s . : de xest. Pelag. 2 2 . G i rolamo dia/. c. Pelax. 3 . 1 6. Al taner/Stui be r 459. Kraft 433
s. Barden hewer IV 520 s. Bardy 1 76 ss. Speyer, Literari.1-clle Fiilschunx 2 1 9 s .. 268 s. I d e m . Fiilschunx.
literarische 267.
"'' dtv Lexi kon 1 2 . 1 1 9. A l taner 232 s. A l taner/Stuiber 47. 274.289. 3 1 4, 335. Kraft 63 ss. Opitz 204 s .
B ardenhewer 1 1 1 44 ss . . 5 4 s s . B rox. Falsche Verfilsseranxaben 50. Speyer, Literarisclle Fiilscllwlf?. 266.
Note 1 37

270. Idem, Fiil schung, l i terari sche 267


21'·1 A l taner/Stui ber 253 s. Ved i anche 385
"" A l taner/Stui ber 2 1 O s .. 3 1 3 ss. B ardenhewer I I I 285 ss. Bardy 1 7 1 s .. 1 74. G ri l l meier l 1 69 ss. S peyer,
Literarische Fiilschung, 27 1 ss. I d e m . Fiil schung, l i terari sche 267 s .
"'' Zacari a Rhet. h . e. 4, 1 2. Speyer, Literarische Fiilschung 2 7 3 ss. I d e m , Fiil schung, l i terari sche 268
"'' A l taner 335 ss. , 34 1 . A l taner/Stui ber 384 s . , 389 ss .. Kraft 2 1 , 27 ss. Hauck, F. l O. KnopHer 240. B ar­
denhewer I I I 498 ss .. i n particol are 506 ss. Speyer, Fiilschung, literarische 254, 265
2<>7 A l taner 352. A l taner/Stuiber 40 1 . Kraft 27 1 . Schi w i etz l 49 s. Vol ter 6. Rei tzenste i n , Historia Mona­
chorum 70. Heussi , Der Ursprung des Miinchtums 70. Syme 30 1 . Caspar l 256. Hal l er, Papsttum 2. A .
1 936 I 1 7 s. Laccarière 8 1 ss.
26" A l taner 34 1 , 38e ss. Kraft 2 1 , 95 ss. Bardenhewer l 343 , 570. Nel l a sua opera fondamental e, B ardenhe­
wer menziona dozz i n e di fal si scri tti che vanno sotto i l nome di Agostino I V 454 ss. Solo parzi al mente
compre n s i v o e s i nteti co 50 1 s. B rox, Falsche Verfasserangaben 50
2"" Atti degli aposto l i 1 7,34. Pseudo- Dion i g i . ep. 7,2 s., de div. nom. 2 , I l ; 3,2. A l taner 453 ss. Kraft 1 73
s. B ardy 1 83 s.
27" Rjjmisches Martyrologium 7 1
27 1 A l taner 454. Kraft 1 73 s. Roques l 075 ss. Sti g l m ay r, Der sogenannte Dionysius Areopagita l ss., 1 6 1
ss. I d e m . Um e i ne Ehrenrettung 52. ss. G U n ter, Die christliche Legende 1 52 . B i h l meyer 3 8 1 ss. Meyer,
Pseudepigraphie 1 05 s. B ardy 1 8 1 ss. R i e d i nger 276 ss. Engberd i ng, Kann Petrus der lberer 68 ss.
Idem, Zur neuesten /dentifizierung 2 1 8 ss. Speyer Literarische Fiilschung 23 1 , 289, 303. B rox, Fa/sche
Verfasserangaben 30, 62 nota 20 con riferi mento a Speyer, Fiilschung 1 90, 1 98. Kawerau, Geschichte
der mittelalterlichen Kirche 1 80 s.
272 Speyer, Literarische Fiilschung 86
m I b i d e m , 240 ss.
274 I b i d e m , Idem Fiilschung, literarische 257 s. C i rca l a confutazione del l a storic i tà d i Gesù, cfr: Deschner,
Hahn 1 3 ss.
275 Tertul l i ano, Apol. 5 , 2 ; 2 1 ,24. Eusebio h . e. 2,2, l ss. M i chi in: LTh K 2 . 1 958, 689 s. B ardy 1 70 s. Speyer,
Literarische Falschung 1 48, 242 s. ,250 s. I d e m , Fal schung, l i terari sche 258
"" G regori o d i Tours hist. Fr. 1 ,2 1 1 ,24. Bauer, Leben Jesu 1 87 ss .. 363 s., 469 s. Speyer, Literarische
Fiilschung 236 s . , 244 s. Cfr. anche 278. I d e m , Fal schung, l i terari sche 258
m PL ( Patrol ogiae) 8,964 s. A l taner 268. Kraft 1 60 s. Speyer, Biicherfunde 1 39. Idem, Fiilschung, litera­
rische 265.
"" Speyer i bi dem 2 5 1 , 257. I d e m , Literarische Fiilschung 234 ss. I d e m , Biicherfunde 1 38. H e nnecke/
Schneemelcher Il 488 ss.
279 G i rolamo vi r. ili. 1 2. A l q uanto pi ù scettico Agosti no ep. 1 35. 1 4. A l taner 59. Thudichum Il 339 ss, Torm
1 33 . Syme 30 1 , 307. Di be l i us-KUmmel 9. Speyer, Fiilschung, literarische 26 1 B rox, Falsche Ver­
fasserangaben 28, El l e rt 262 ss. Hennecke/Schnee m e lcher I l 88
"'" Vi sono fal s i cristiani d i l ettere meno noti . Per esempio, una l ettera d i Cesare G a l l o, u n cristiano "orto­
dosso" oltremodo sangui nario, ( 324 s . ) , i n d i ri zzata al suo fratel l astro G i u l i ano, futuro i m peratore, che
nel fal s o v i ene marchi ato da cristiano i pocri ta. Oppure una l ettera spuri a d e l l a fi l osofa pagana l pazia,
assassi nata atrocemente dai c ri s t i a n i , d i retta al santo dottore C i ri l l o. mandante de l l ' assassi n i o (Il 200) ;
q uesta l ettera, conservata i n l ati no, è la contraffazione di un nestoriano. Speyer, Fiilschung, literarische
262. Hennecke/Schneemelcher 85
'"' Kraft 424. B ratke l s s . , 1 57 ss. , 240 ss.
2"' Eusebi o h. e. 3 , 1 9 s. A l taner/Stuiber 1 09 s. Speyer, Fa/schung, literarische 259 ss.
2•.1Maggi ori ragguag l i sulle mostruose esagerazioni c i rca l e persecuzioni dei cristi a n i : Desc hner, Hahn 334
ss. Ved i anche Speyer, Literarische Fiilschung 54 s s . , 252 ss.
'"" Svetoni o Nero 1 6. Tac i to anna/. 1 5,44. Schwartz, Kaiser Konstamin 3 1 . Schnei der, Geistesgeschichte
138 Fals!ficazioni cristiane n e l mondo antico

Il 293 . Idem. Die Christen 3 1 9. C l é v e not. Von Jeru.wlem nach Rom 1 37. Con pi ù dettagl i : Deschner.
Hahn 336 s.
'"-' Clévenot. Vtm Jeru.mlem nach Rom 1 38 s .
'"" Ehrhard . Die Kirche der Miirtyrer 2 1
�K7 Epi stola a i Galati 6, 1 6. A g l i Ebrei 1 1 .9 � I l , 1 3 ; 1 3 , 1 4. - l d i Pietro 1 . 1 ; 1 , 1 7: 2.9; 2 , 1 1 ; Ep. Diogneto 6.8,
tra l ' al tro Ep. di B arnaba 5,7; 1 3 ,6 Herm. v i s. 4,3 , ss . . l l C l e mente 5 . 1 ; 5,5. G i ustino Tryph . 1 1 9. Ori gene
c. Ce/s. 3 .8. Tert u l l i ano. ad martyr. l s.: Ci pri ano ep. 1 2. Lattanzio de mort. persec. 1 2.3 . Schwartz.
Kaiser Kon.vtantin 35. K rueger, Die Rechtsstellung 1 23 ss., 23 1 ss. Harnack. Mission uml Ausbreitung
509. Dannenbauer l 50 s. W l osok l 1 76 ss. ; nel l ' anno 3 1 7 Lattanzio d i venne " i s t i tutore del pri n c i pe del l a
corona", d e l figl i o di Costant i n o Crispo: Sche ich l 206
'"" RAC l 744 ss. Riimisches Martyrologium passi m . Eutichiano i bi d e m , q uaderno 2 1 08. Caspar l 97 ss,
H a l l e r l 54. K riiger. Die Rechts.wellung 223. Wickert l 1 60 fa che Euti c h i ano. come molti a l t ri . faccia l a
fi n e d e l " mart i re". I l c h e ha u n val ore assai l i m i tato. Pers i n o i l vescovo Corne l i o m uore q u i "per martirio
durante l ' es i l i o" : p. 1 7 1 . R ii ge r, 309
'"'' Ci pri ano ep. 6. Vita Cypr. 7, 1 4. Harnac k, Da.1· Leben Cypriam 74 s. Achel i us 295. 3 1 3. Ehrhard. Die
Kirche der Miirtyrer 69. Anche u n dottore così prom i nente come Cl emente A l essandri no si v i de "co­
stretto ad una rapida fuga". R i tter, Klemen.1· von Alexandrien l 1 22 . Nel suo caso. a d i re il v e ro. " non è
del tutto escl uso", quale m o t i v o del l a fuga, un con fl i tto col suo v escovo". I bidem
''" Syme 298. Kotti ng. Die Stellung des Konfes.mrs 22. S peyer. Literarische Fiilschung 2 1 4
''" Martyr. Vedi Pol i carpo 5 , 2 ; 9, 1 ; specie cap. 1 6 s s . Wetzer/We l te V l l l 572 ss. LTh K l . A . V l l l 3 60 s .
Riimi.l'ches Martyrologium 1 7. Bardenhewer l 1 60 ss. S u rkau 1 26 s s . Campenhausen, Bearbeitungen
wul /nterpolationen passi m . Schuchert 1 46. Conzel mann. Bemerkungen passi m , in particolare 5 ss.
( ri s pettivamente 43 ss. ). Fazi t : 20 (opp. 58). Rordorf 249. Kraft. Die Lyoner Miirtyrer 250 ss. C i tazione
254
''" Atti scel ti di martiri persi ani , pas s i m
, . , , Ibidem 1 50 ss.
:!'J-' Ibi dem 1 2 1 , 1 26. 1 30, 1 34 s.
'''-' I bidem 1 60 ss.
,.x. Riimisches Martyrologium l. fasc icolo 9
,., Don i n V I I ; I l i , V. l 1 06 ss. Cfr. anche 1 1 3 1 1 ss. e mol t i altri passi
Z'M
Auer, W. , 25
,., Atti sce l t i di martiri pers i a n i 1 1 4. 1 37. 1 48 s.
" " I bidem 1 37 s .
�� � � I bidem 87. 93 ss . . 9 7 ss . . 1 00 ss . . 1 1 3 . 1 85

�� �z Riimisches Mart.vro/ogiunl l fascicolo 1 5, 23. 27. 3 2 .42 s .. 47. 50, 54, 59. 66. 68 s . , 9 1 . 1 02 , 1 05 . 1 1 8
s. ; I l fascicolo 69. 73 , 93 s . , 1 1 9. A l taner/Stui bcr 408. Ehrhard, Die Kirche der Miirtyrer l 03 . G raf. Das
Martyrium 209. Ul teri ori grandi n u m e ri i n G iin ter. P��vclwlogie der Legende 1 39 s. Kotti ng, Peregrinatio
33 1
Drews, Die Christusmythe I l 57. con riferimento a Hausrath. Schnei der. Geistesgeschichte I l 4 1 nota I .
Hertl i ng. Geschichte 50, 67. Stockmei er. Leo l. 1 00
"� Schuck 1 1 5
I bidem 1 27, 1 49
Pau l y 1 1 1 365 s . ; dtv-Lexi kon X l 3 1 . Syme 308
·" 0 Bauer. Rechtgliiubigkeit 6 ss .. 2 1 ss. , 49 s s . , 1 75 ss .. 1 93 ss. Cfr anche G. Strecker nel suo " Nachtrag"
i n Bauer. i bidem 245 ss.
-'"" C l emente A l essandri no strom 7. 1 7, l 06. Tol omeo ep ad Floram 5 , 1 0. Wetter 46 s . ; Bauer Rechtg liiu­
bigkeit 1 23 s. Campenhause n . Lehrerweihen 240 ss. Werner. Die Emstehung 1 7 1 ss.
Dol ger. Byzanz I I I ss . . Speyer. Litermùche Fii/schwrg 299. Idem. Fiilschwrg, literarische 2 64
Note 139

" " RAC 1 950 l 28 1 s . A l taner/Stui ber 2 0 9 s. Bardenhewer I l 2 6 3 s s . , i n particolare 2 6 6 ss. M ii l l er, K .
Kirchengschichte 1 2 1 . Bauer, Rechtgltiubigkeit 4 9 s s . , 57 s . , 64, 68, 1 20 s. l 63 ss. Harnack ci tato i bi dem
49 s.
' " Teodoreto A n agn. h . e. 2,2. ( PG 86, 1 , 1 84). Speyer, Literarische Fiilschung 297. Idem, Fal schung, l i te-
rari sche 263 . Idem, Biicherfunde 81 s.
" ' Schwartz, Aus den Akten 4. Speyer, Literarische Fiilschung 296. I d e m . Fal schung, l i terari sche 264
" ' RAC 1 950 l 683
"4 Bauer, Rechtgliiubigkeit 7 ss. Idem, Leben Jesu 54 1 . Dobschiitz, Christusbi/der, l 03 s s . , 1 27 ss. Speyer,
Lit. Falschung 240
'" Eusebi o historia ecci. 1 , 1 3 , 1 ss. Bardenhewer 1 590 s.
�16 Eusebio h.e. 1 . 1 3 , 1 0
.� 1 7 I bi dem 1 , 1 3 � I l ss.
" " K i rsten 573 . Syme 3 0 1 , Meyer, Pseudepigraphie l 05. Bauer, Rechtglaubigkeit 1 5 ss., 38 ss., Speyer,
Literarische Falschung 295. Idem, i bidem 263
"" A l taner/Stui ber 1 39. B ardenhewer l 59 1 ss. Bauer, Leben Jesu 266 nota 2. I d e m , Rechtgliiubigkeit 1 3
s s . , 2 1 ss. Speyer Literarische Falschung 296. I d e m , Li t . Fal schung 263 .
"" B ardenhewer l 592 ss.
" ' Dobschiitz. Christusbilder l 05 ss.
"' Ibidem, l ss.
'2·' Thud i c h um 1 425 s s . , Il 1 36 ss. Speyer, Bilcherfunde 23 s s . , 30 s s . , 4 1 . Stiibe l s.
"4 Ibidem
'" Bernoul l i 1 75 ss. v. Schubert 1 76. Lev i son 9. Koch, Sankt Fridolin 7 1 7 ss.
"6 Pe l agio l . ep. 24. Stei n , Eine gefiilschte Urkunde 98 ss., Egger 62 s .. Speyer, Fii l schung, literarische

263 s. Idem, Literarische Fiilschung 300 s .. con a l t ri n u m e rosi riferi menti bi bl i ografici
'27 Caspar l 344 ss . . Hal l e r l 84 ss. Speyer, Fiilschung, literarische 263 . Idem, Literarische F 30 1
-"" Stamer 1 5 s. Speyer, Falschung, literarische 264. Idem, Literarische Fiilschung 30 1
-"9 Schneider, Geistesgeschichte I l 244. Speyer, Literarische Falschung 30 1 s.

'·" '
R i ppel 64
"' Speyer. Literarische Falschung 283 ss.
"' Zaccaria Rhet. h . e. 3 , 1 0. A l taner/ S t u i ber 3 , 234, 524 s . Kraft 34. Speyer, Falschung, literarische 1 97,
295, 309. Idem, Li t. Fal schung 262. B rox, Falsche Verfasserangaben 1 1 8 s .
" ' A l taner/Stuiber 1 39. Speyer, Literarische Fiilschung 300, c o n d a t i b i bl i ografic i .
"4 Hengel e Speyer ci tati da B rox, Problemstand 3 2 0 s .
' " Torm 1 47. B rox, Falsche Verfasserangaben 1 3 s s .
" 6 B l udau, Schriftfdlschungen passi m , i n particolare 80 s s .
"' Cfr. p e r esempio Cand l i sh 7 s s .
·'-'" B rox, Problemstand 3 2 2 . I d e m , Falsche Verfasserangaben 7 7 . Speyer. Literarische Fdlschung 92 s . ,
2 2 0 , 2 3 2 . I d e m , Fdlschung, literarische 2 3 7 s .
·"" A . Neander, Geschichte der Pftanzung u n d der Leitung der christlichen Kirche durch die Apostel, 2 .
A . 1 838 1 1 45 1 , nota l secondo Candl i s h 9 . Torm 1 1 2 ss., 1 47, d a l quale i o c o n l e u l t i m e deduzi oni m i
d i scosto. Cfr. anche Meyer, Besprechung 1 50
,.. , Tertul l i ano de bapt. 1 7. Torm 1 1 7 s .. l 25 s. C. Schmidt, Acta Pauli 2 . A . I 9 1 5, 1 74, c i tato da Torm
i bidem.
,., Cfr. B rox, Falsche Vetjàsserangaben 63 ss.
,., Ibidem 55 ss.
,., Meyer, Pseudepigraphie l 09. Idem, Besprechung 1 52 . B rox, Problemstand 3 1 7 s . Ohl i g 58 ss.
'44 Torm 1 1 4, 1 1 8
m Cand l i s h con riferi mento a Clemente A l ess. strom. 5,8 ss., 7,9. Ori gene contra Celsum l , praef. 5. B rox,
1 40 Falsificazioni cristiane nel mondo antico

Problemstand 323 s. Speyer, Literarische Fii/schung 94 ss.


' -�< • Pl atone Poi. 2 ,382 c ; 3 ,389 b. B rox, Falsche Vetjasserangaben 85 s.
,., B rox i bidem 86 s .
, ... N i etzsche, Der Amichrùt 44. Thud i c h u m l 240 ss. M li l l er, G . . Die Wahrhqfiigkeitspflicht 34 s s .
,.., Lettera ai R o m a n i 3 , 7
''' Cl emente A less. strom. l , 1 60, 2 ; 6, 1 24.3 ; 7,53 . 2 . I n proposi to B rox, Falsche Ver:fasserangaben 8 7 s.
" ' Ori gene i n Euse bio historia ecc/. 6,25. 1 3 s.
·'·"Ori gene contra Ce/s. 4, 1 9. B rox. Fal sche Verfasserangaben 88 s., 94 s .
G regorio di N i ssa or. cat. m . 22 ss. G regorio d i Nazi anzo 01: 39, 1 3 . B rox. Fa/sche Verfa.\·serangaben 9 5
ss.
'·" G i ovanni C ri sostomo hom. 7,5 de poenitent. Cfr. anche horn. 53,3 i n G en . : de sacerdot. l ,8. Baur, Der
heilige Johannes Chrysostomus l 3 1 9 ss. Kantzenbach. Urchri�·tentum und alte Kirche 1 37
'" Tutte l e i nd i cazioni sul l e fonti i n B rox, Falsche Ver:fasserangaben 92. S . Ved i anche 98 und LTh K l . A.
V 13 ss., speci e 1 7
·'·"' Cass. col/. I l . 1 ,8 s s . , 1 7, 1 7 ss. A l taner/Stui ber 452 ss. Kraft 1 28 s . , B rox, Falsche Ver:fa.\·serangaben
90 s.
'" Speyer, Literarische Fiilschung 96 s.
' "' B rox. Falsche Verjasserangaben 9 1 s .
'''' Agostino conf 6,6. de civ. dei 5 ,24. colltra mendac. 2 4 . Quae.�t. d e Emng. 2,5 1
·'" ' B rox, Falsche Ver:fasserangaben l 04 s .
" ' ' M ii l l er, Die Wahrhajiigkeitsp.flicht 286. O h m 736
"·' Hoensbroech, 14 Jahre Jesuit 1 1 44 1 ss .. spec i e 454 ss.
";' Dostojewski 6 1 9
""' Hoensbroech , 1 4 Jahre Jesuit I l 460
"" Hari ng, Gesetz Christi I I I 545 ss.
CAPITOLO II.

LA FRODE DEI MIRACOLI E DELLE RELIQUIE

"Senza m i racol i i o non sarei cri sti ano". "Senza i m i raco l i


n o n c i sarebbe stato peccato s e n o n si fosse creduto i n Gesù Cri sto"
B l ai se Pasca! 1

Perché i mi racol i di Gesù Cri sto sono ve ri , mentre q uel l i di Esculapio,


di A pol lonio di Tiana e di M aometto sono fal si ?"
Den i s Diderot 2

Che la dottri na sia divi na me lo dovrebbero di mostrare i mi racol i ;


m a che q uesti stessi si ano divi n i , e non pi uttosto di abol i c i ,
spetta a me dedurlo dal l a dottri na"
Dav id F ri edrich StrauB ·'

"Notizie di m i racoli non sono m i racol i "


Gotthold Eph rai m Lessi ng -1

"Quanto pi ù un m i racolo contraddice a l l a ragi one,


tanto pi ù esso corrisponde al concetto di mi racolo"
Pierre Bayle 5

" U n mi racolo vero e proprio sarebbe dovunque


una smentita che la natura darebbe a se stessa"
A rthur Schope n hauer "

"Un superiore livello di cultura non è nemmeno ri chiesto


pe r la constatazione di un m i racolo:
un occhio attento e il buon senso com une sono com pletamente sufficienti"
I l teologo cattol i co B runsmann 7 1 89
1 42 La frode dei m iracoli e delle reliquie

L' I M POSTURA IJEI MIRACOLI

Nel la sua "Teologia del m i racolo" il gesuita L. Monden scri ve: " I l fatto del ' g rande
mi racolo' nel la Chi esa cattol ica deve restare i n negabi l e per l ' i n vesti gatore non pre­
ven uto . . . Di fronte ad un nu mero così cos picuo di mi racol i , che si fondano sempre su
testi moni anze degne di fede e su percezioni oggettive, che accadono nel le più di verse
ci rcostanze di l uogo, di tem po e di c i v i l tà . . . , qui è escl uso ogni onesto dubbio s u l l a real tà
degl i avveni menti" H_
Come se non bastasse i l ridicolo, Monden si permette perfi no la menzogna: " I l ri cor­
rente, i m preved i bi l e, ma pur regolare veri ficarsi del ' grande m i racolo' al l ' i nterno del la
chi esa cattol ica non fa che contrastare tanto pi ù v i stosamente con la sua assenza presso
altre confessioni cristi ane e nel le rel i gioni non cristiane" 9 •
M i racolo? Qui , ov v i amente, la parola non ha i l senso enfatico del le "sette merav i g l i e
d e l mondo", di " m i raco l i del la tecnica", di "prod i gio del la Marna", di "fenomeno di
Dunkerque", d i fatto strabi l i ante del "20 l ug l i o 1 944". E neppure si i ntendono prodigi
di q uel ti po che Dio - secondo Bertrand Russel l - avre bbe operato nel l e pred iche ed i fi ­
canti di Toplady e Borrow. A . M . Topl ady si era trasferi to d a una parrocchia al l 'al tra, e
una setti mana dopo la canon ica che aveva appena lasci ato si era i nce ndiata con grande
danno pe r il nuovo parroco. " I n segui to a ciò Toplady ri ngraziò Dio; ma non è noto ciò
che il nuovo parroco aveva fatto". Borrow, l 'al tro sacerdote, aveva superato i nd i sturbato
un passo montano i nfestato dai band i t i . Tutto bene; ma già la com itiva seguente venne
rapi nata sul passo e in parte ucci sa: "q uando Borrow lo venne a sapere, ri ngraziò Dio,
come aveva fatto Toplady" 10 •
No, no ! I n questa sede, s i i ntendono i n v ece i m i raco l i propri amente detti , defi niti
eventi sov ran nat ural i , m i raco l i contrari alle l eggi di natura (o i n deroga ad esse), o pe r
1 9 1 d i rl a col l i nguaggi o del la scolasti ca: m i rabolanti accad i menti supra, contra, praeter
naturam. Si i ntende i l fe nomeno rel i gioso nel la penombra d ' una magica v i sione del
mondo, che avvolge l ' umanità pri m i t i va, e i n globa ancora il cri stianesi mo, la cui fede
non rappresenta neppure una supersti zione sui generis, come mostrerà per l 'appu nto
q uesto capitolo 1 1 •

G RAN PARTE IlEI MIRACOLI NELLA BIIIIIIA SONO FANTASTICI


COME GRAN PARH; J)J AJ:fRI MI RACOLI

Di m i racoli ce ne sono dappertutto, ov v i amente, non sol tanto nel mondo cri sti ano.
La storia del le rel i gioni pul l u la di queste cose. Sennonché, dopo che tutti i pad ri del la
chi esa ebbero ascri tto ai m i racol i cattol ici forza probati va per la cred i bi l i tà del la pro­
pri a causa, e avendo i (cattol i c i ) teologi medieval i e postmedieval i , con pochissi me
Gran parte dei miracoli nella Bibbia sono fantastici 1 43

eccezion i , fatto altrettanto, ne consegue che si lascia ben poco credi to ai m i racol i non
cristian i , anzi a quel l i non catto l i c i . Perl opi ù q uesti vengono squal i fi cati senz 'al tro, nel l a
loro global i tà, come basso i m brogl io, come effetti satanici , troppo fantastici per essere
credi bi l i . . . e si ignora come non siano meno fantastici i prodigi narrati dal l e propri e "fonti
ri velate", poniamo q uel l e de l i ' A ntico Testamento.
Qual i mi racol i non vi fa, in queg l i scritti , il solo El i a ! Com i ncia col richi amare i n
v i ta i l fi g l i o di una vedova. Con l ' ausi l i o del suo mantel l o si separano l e acq ue del
Giordano. E q uando m uore, si fa notare bri l l ando mentre ascende al cielo. Per non d i re
di Mosè ! " I l S i g nore d i sse a Mosè : Cos 'è quel che tieni i n mano? E Mosè rispose: un
bastone. E i l S i gnore parlò: gettalo a terra ! E l ui l o scagl iò, e q ue l l o di venne un serpen-
te, talché Mosè fece per fuggi re. E il S i g nore di sse: tend i la tua mano e afferralo per
la coda ! E col ui stese l a mano e l o afferrò ; ed eccol o d i ventare d i n uovo un bastone.
Affi nché tutti credano, aggi unse, che il S i gnore ti è apparso . . . E i l S i gnore parl ò anco-
ra: porta la tua mano al petto. E a v endo Mosè portato la mano al petto e avendola d i
n uovo riti rata, ecco c h e essa era l ebbrosa come neve. E aggi unse: ri metti la mano nel
petto ! Mosè la ri m i se dentro e la ri t i rò fuori , ed eccola ugual e al i 'al tra carne". Pi ù fan- 1 92
tasti co di così , si può? E pi ù gratuito, è possibile? Ma certo ! Ecco q ua: le piaghe d ' Egi tto,
la manna nel deserto, le fiamme dal cielo per l ' olocausto sul monte Carmelo, l ' asi na d i
Balaam c h e parl a, i l sal vataggio d i G i uda M accabe o a d opera d e i ci nque caval ieri celesti ,
i l passaggio attraverso i l Mar Rosso, la traversata del G i ordano . . . e presso G i beon si
ferma perfi no il sol e per quasi un giorno alto nel cielo. Non è fantastico, tutto ciò? Un
i brido gabi netto degl i orrori ... "Sacra Scrittura" ! 1 2
Eppure l o i nsegnava già i l Testamento A nti co, come poi q ue l l o N uovo: i m i racol i
aumentano con l 'andar del tempo, e le trad i zioni pi ù recenti i ngrandi scono ogni prodi gio.
Nel grand ioso " m i racolo del mare" la tradizione J non sa ancora n u l la del passaggio deg l i
I s rael i ti n e l Mar Rosso. G l i Egi zi i nsegui tori v i m uoiono sempl icemente annegati . Nel la
tradi zione P, i n vece, l e masse acq uee si d i v i dono e formano del l e m u ragl i e da entrambe
le parti 1 3 •
E anche nel N uovo Testamento (dove i m i racol i si chiamano ora dynam i s , ora èrgon,
semeion, thàuma, thaumasion, téras) non sono fantasiosi molti atti d i Gesù? Il m i raco­
lo del v i no a Cana? I l placamento del la tem pesta? La strab i l iante mol t i p l i cazione dei
pan i ? Oppure il ri sveg l i o d i tre mort i , q uando i l povero Lazzaro puzza già per la
putrefazione? O perfi no un prodigio in apparenza così i rri l evante, ri portato quasi di
sfuggi ta, come il tri buto al tempio pescato dal mare per mancanza di monete: "getta
dunque l ' amo e prendi i l pri mo pesce che verrà s u ; e, apertagl i la bocca, troverai uno
statère . . . " Non è dav vero fantastico? Per tacere del col mo dei col m i : l a propri a res ur­
rezione 1 4•
Ma pers i no questa ha conv i nto, al l ora, mol to meno di oggi . G l i Ebre i , in ogni caso,
restarono "i ncred u l i", come se n u l l a fosse stato . . . ragion per cui Di derot osserva sarca-
1 44 La fi·ode dei m iracoli e delle reliquie

stico: " B i sogna q u i ndi far valere q uesto ' m i racol o ' , ossia l ' i ncredul i tà degl i Ebrei . . . e
non i l prod i g i o del la res urrezione". (E Goethe i ncal za:" A perta sta la tomba. Che stu­
penda m i rabi l i a, il S i gnore è resusci tato ! Per chi ci crede ! Canagl ie, ve lo si ete portato
1 93 v i a !")" 1 5 •

GEs (r SI St:RVE 1>1 I'RATICHt; UNIVt:RSALMENTE CONOSCJliTE

G l i evange l i sti fanno com pi ere a Gesù 38 m i racol i . Di questi , cosa senz 'al tro degna d i
ri l ievo, 1 9, cioè la metà, è raccontata sol tanto d a un unico autore, e preci samente: due
da Marco, due da Matteo, otto da Luca e sette da G i ovann i . Agl i occ hi dei cattol i c i , tut­
tav ia, questi m i racol i "accertati in quanto fatti storici per mezzo dei quattro evangel i sti"
(Zwettler), com provano la dignità d i v i na di Gesù. E dal momento che essi andavano
ri condotti a Dio, non sono magie, i n ganni , al pari di tutti gl i al tri , be nsì fatti autentici ,
mentre quel l i degl i al tri sono fal si 1 1'.
Per far spi ccare l 'ori gi nal i tà, la " u n i c i tà" di Gesù, la teologia cattol i ca ne ha da sem­
pre ri tag l i ato nettamente l a fi g u ra da q uel l a dei ri manenti saggi , veggenti , m i stagoghi ,
guari tori e taumaturghi che, a suo tem po, peregri navano per tutto l ' I m pero romano,
che come l u i pred icavano e operav ano m i racol i ; anzi , l o si elevò assol utamente al
di sopra d i tutti i fac i tori d i mi racol i , da q uel l i arcaici come Orfeo, A bari s, A ri stea di
Procon neso, Ermoti mo, Epi menide, Euklos, o da taumaturghi successi v i come Pi tagora,
Em pedocle, A po l l on i a di Tiana, Ploti no, G i a m bl ico di Calcide, Sosi patra, Procl o d i
Costanti nopol i , A sclepiodoto di A l essand ria, H erai skos, eccetera eccetera. Tanto c h e i l
noto "Catec h i s m o olandese" scri ve i n proposi to: "Basta confrontare l 'atti v i tà pubbl ica
di Gesù con q u e l l a di molti maghi , v eggenti , v i s i onari e cul tori di scienze occ u l te, per
esser col piti dal la sem pl i c i tà, purezza e d i g n i tà, che i ncute ri spetto, del l a sua fi g ura
pubbl ica" 1 7.
Nondi meno, Gesù non si com porta anche l u i , tal volta, come al tri antichi ciarlatan i ?
Non fa uso pure l u i del le pratiche consuete? Non adopera pure l a parola magi ca "Hephata"
(''apriti !")? Non tocca l i ngua e orecchie d ' u n sordom uto col suo dito, i n um idendolo con
la sal i va? Non mescola la pasta con terra e sal i va, spal mandola su un cieco? Non sputa
sugl i occhi di q ualcuno? Sì , ma q uesto - ci i n segna il teologo G ni l ka - non provoca di
pe r sé la guari gione. Serve solo a mostrare "che i l m i racolo è obbl i gato al potere di
Gesù". A l lora non lo si sapeva affatto, ma Gesù faceva m i racol i anche senza codesti
1 94 metod i ? Ma al l ora, perché li faceva? E anal oghi com portamenti di al tri taumaturghi non
segnalavano anc h ' essi che il mi racol o scatu ri va dal loro potere? I K
I n stridente contradd izione con numerosi passi b i b i i c i , mol ti pad ri del la chi esa - G i u­
sti no, I re neo, A rnobio, Eusebio - ri badi scono certo che Gesù ha fatto i suoi m i racoli senza
tutti q ueg l i esteri ori esped ienti , solamente col sempl ice comando, con la sua sola parola.
L 'arsenale miracoloso dei vangeli 1 45

A nche nel l e man i polazioni si i nsiste su questo, ad esempio nel l a l ettera che i l pri nci pe
A bgar U k kama di Edessa (p. 1 22 s . ) pare avesse scri tto "al buon sal vatore manifestatosi
a Gerusal em me". Pari menti , fa guari gioni l 'apostolo Taddeo che, secondo un al tro fal so,
com pare ad Edessa "senza farmaci e senza erbe". Per soprammercato, Taddeo guari va,
come vanta l o stori co ecclesiastico Eusebio, "qual siasi malattia" ! 1 9
Certo, i m i racol i crescono nel solco del l a tradizione. È lì che vengono i ngrandi t i e
mol ti pl icati .

L'ARSENALE MIRACOLOSO DEI VANGELI - NULLA DI ORIGINAU:

La costruzione dei m i raco l i del N uovo Testamento si l ascia osservare pi uttosto bene.
Difatti , come gli evange l i sti pi ù recenti m i g l i orano q uasi si stemati camente per molti
aspetti il col l ega pi ù antico, Marco, i ngrandendo l ' i m magi ne di Gesù, e come ess i , mol to
conseguentemente, depurano ed el evano sem pre di pi ù anche gl i apostol i da debol ezze
(''Tutti i difetti che ancora si notano in Marco vengono e l i m i nati ", osserva il teol ogo
Wagenmann), così le versioni m i g l i orate e corrette di Marco, Matteo e Luca, i ngrandi ­
scono anche i l racconto strabi l i ante del pri mo, riferendo ri petutamente, i nvece di una
guari gione, due guari gion i . Oppure annunziando, anziché la guari gione "di mol ti", que l l a
"di tutti ". O anche facendo, del l a "mol t i pl icazione d e i pani e d e i pesci per q uattrom i l a"
o "ci nquem i l a", una molti t udi ne senz' altro raddoppiata. Enfati zzando o drammati zzando
le res uscitazioni dei morti , e aggi u ngendo azioni del tutto i nedi te i n Marco. A l l o stesso
modo, anche G iovanni , i l q uarto evange l i sta, vi aggiunge altri q uattro prod i g i , non
menzionati da alcuno dei suoi predecessori : pri ma la trasformazi one del v i no a Cana,
dove i l suo Cri sto ne produce da sei a settecento l i tri , e i n fi ne, a coronamento del tutto, 1 95
la resusci tazione di Lazzaro ormai i n v i a di putrefazione . . . "esso puzza già" 20•
A l tempo di Gesù i mi racol i erano usual i , eventi pressoché quotidian i . Si v i veva al l ora
- così dice i l teol ogo Trede - "pensando e credendo i n un mondo di merav i gl ie, come i l
pesce nel l 'acqua". Sempl icemente, s i operava e ri teneva possi bi l e qualsiasi evento, per
q uanto strabi l i ante. Nem meno il portento del l ' avversario veni va messo in dubbio, ma
si preferi va attri bui rlo al l ora al i 'opera del diavolo. I m perversava, i nol tre, un numero
sterm i nato di vati c i n i e d i v i nazion i . A nche parti consistenti dei ceti superiori erano tanto
acri tici q uanto le masse. E questo sem bra non esser cam bi ato in tutte le epoche. Ciò che
Thomas M Unzer scri sse durante la Riforma: "I l popolo crede ora così al la leggera come
una scrofa piscia nel l ' acq ua", valeva com unque già al l ' ori gine del l e magiche favole
evange l i che, e vale, per quanto riguarda l a credul i tà del l e masse, pressoché ugual mente
2
ai nostri gi orni 1 •
Ora, i l "Catechismo ol andese" torna ad affermare che i m i racol i d i Gesù av rebbero
"un carattere così pec u l i are e ori gi nale, che si deve d i re che una sola spi egazione è
1 46 La .fiY>de dei m iracoli e delle reliquie

possi bi l e: egl i ha effettiv ame nte fatto m i raco l i suoi ". Ma qui non c'è n u l l a di ori gi nale,
anche se non devono essere necessariamente tutte fandon ie. Parecchi m i racol i nel N uovo
Testamento - seguendo di norma, ma non in modo stereoti pico, lo schema cl assico dei
racconti merav i gl iosi : espos izione, preparazione, differi mento, tecnica, constatazi one
eccetera - si possono spiegare senz 'al tro come guari gioni di malattie psi cogene, come
ri sanamenti o re mi ssioni di tem peramenti nev rasten ici , i steri ci o schi zofrenici . I l che si
com prende da sé 22 •
Per i l resto, tuttav ia, questi prod i_gi sono tutti quanti dei plagi . La ricerca stori co­
re l i gi osa lo ha di mostrato da tempo: tutti i m i racol i attri buti nei vange l i a Gesù erano
stati com pi uti già in epoche precristi ane. G uari gioni strabi l i anti di sordi , ciech i , sci an­
cati , esorcismi e cacci ate di demon i , cam m i nare s u l l 'acqua, pl acamento di tem peste sul
mare, mi rabol anti mol t i p l i cazione di c i b i , trasformazione di acq ua i n v i no, risvegl io dai
morti , v i aggi agl i i nferi o rapi menti in cielo: tutto questo, e pi ù ancora, era al lora cono­
sci uti ssi mo. Tutte q uel le azi oni erano prod i gi standardi zzati di rel i gioni non cri stiane
1 96 e vennero, nei vange l i , trasferiti su Gesù e abbe l l iti di ricorrenti moti v i m i racol istici .
I pi ù i m press ionanti para l l e l i con esse - tutti palesemente fabbri cati secondo la ri cetta
tramandata da Ovidio "io racconto mi racol i , e il m i racolo avvenne" - si i ncontrano i n
B uddha, Pi tagora, Eracle, A sclepio, Dion i so, per nom i nare loro sol tanto. M a anche i
racconti veterotestame ntari hanno i nfl uito non poco nel l a prod uzi one m i racol i stica dei
Vangel i 23 •
U n paral lel i smo parti col armente sconcertante con l a cam mi nata di Gesù sul l 'acqua
si trova in B uddha. A nche il pl acare le tem peste è tra le ti piche gesta prodi gi ose. S i
conoscevano dal la rel i gione di Asclepio e d i Serapide. Non meno ri correnti erano sto­
rie di portentose, massicce di stri buzioni di ci bi sia nel l ' ebraismo sia nel paganesi mo ;
v i stosamente analoga al la leggenda evange l i ca è l 'antica cronaca di u n a merav i g l i osa
molti plicazione di pan i in I ndia. Lo stesso resusci tare dai morti non era i nsol i to . . c ' erano
pers i no apposi te form ule a tale scopo, e in Babi lonia molti dèi si chi amavano add i rittura
"riani matori di defunti". Asclepio, dal quale Gesù ass ume anche i ti tol i di "dottore"
"signore" "sal vatore", res usci tò sei morti , operazioni i n cui i particol ari sono identici
a quel l i dei morti res usci tat i da Gesù. A ssai conosci uti erano pure di scese agl i i nferi e
ascensioni al cielo, e altrettanto d i v i nità che muoiono e poi ri sorgono dopo tre giorn i .
A nzi , l ' i ncertezza dei Vange l i fra i l terzo e i l quarto gi orno (dopo tre giorni ! ) ha mani­
festamente la sua causa nel fatto che si celebrava l a resu rrezi one di Osi ride nel terzo
giorno dopo la sua morte, quel la di Attis nel quarto. Tanto che Ori gene, del la ri su rrezi one
di Gesù, dice senz 'al tro: "Questo m i racolo non reca n u l l a di nuovo ai pagan i , e non può
essere moti vo di scandalo ai loro occhi" 24. _
Molto pri ma di Gesù, altre d i v i nità erano già scese dal cielo: i nv iate dal pad re, an­
nunziate dagl i angel i , nate come fi g l i di una vergine in una mangi atoi a, e persegui tate
già nel la cul la. G l i si davano molti nom i : ri sveg l i ato, araldo, si gnore di tutti i si gnori ,
L 'imbroglio della cristiana "prova delle profezie " 1 47

re dei re, redentore, l i beratore, benefattore, fi g l i o di dio, buon pastore. Si distinguono


al i 'età di dodici ann i , i ncom i nci ano tal vol ta trentenni ad i nsegnare, sono tentati dal
demon io, hanno un di scepolo predi l etto, u n tradi tore, ri sanano i malati , ridanno la v i sta
ai ciech i , l ' udito ai sordi , la deam bulazione agl i storp i , guarendo non sol o i l corpo, ma
altresì l 'ani ma. Secol i pri ma di Ges ù , costoro operano m i racol i col v i no, come sarà al le 1 97
nozze di Cana. E ann unciano: "Chi ha orecchie per i ntendere, creda !". La loro m i ssio-
ne non sarà com unque una pura e sempl i ce esi bizione. Perché verranno martori ati , e
flage l l ati , e mori ranno, alcuni sul l a croce, anch 'essi i n com pagnia con un mal v i vente,
mentre un altro l adrone si l i bera dal l a pri gionia, una donna asc i u ga il sangue del cuore
del dio che sgorga da una feri ta da giavel l otto. S u l punto di esalare i l respi ro dicono:
"Tutto è compi uto", "Accogl i il mio spi ri to, ti prego, fra l e ste l l e . . . ecco, il padre m i o
m i chi ama e dischi ude i l cielo" ; e la loro morte assume tal vol ta un carattere espiatorio.
Ma essi superano la morte, ri scattano l e povere ani me nel l ' i nferno e sal gono al cielo . . .
Tutto per tratteggi are solo alcune cose di q uel lo c h e poi l a B i bbia av rebbe offerto a sua
vol ta; sen nonché proprio in essa, ma non sol tanto lì, c'è un pul l ulare d i contraddi zi on i
riguardo a l p i ù grande d e i m i racol i , l a resurrezione 2 5•
Che cosa c'è d unque di ori gi nale, ove la si consideri sul pi ano del l a stori a rel i giosa,
nel la " v i ta di Gesù"? N u l l a. È già mol to se ne ri mane l a storicità (p. 48 s . ) . Se no, i l
mondo non andrà per questo motivo i n rov i na. I n ogni caso, i m i racol i costi t u i scono
parte essenziale del l a fi gura di Cri sto. Senza di essi , il S i gnore sarebbe "uno spettro
esangue". Negare e ri fi utare i suoi m i racol i " vuoi dire negare e respingere Gesù
-

Cristo " sottol i nea il cattol ico l. K l ug. Il q uale esclama retoricamente: "Cri sto, un
-

i m postore ! Un i m postore ! " , e aggi unge " Egl i , il Puro, i l Santo, al q uale anche i suoi
nem ici morta l i non osarono addossare un sol o peccato . . . u n i m postore ! U n ci arl atano
che seppe i ncedere con la maestà di un sov rano ! " I l che, a onor del vero, non dice poi
granché, q uando si pensi q uante maestà fasu l l e si sono esi bite come sov rani .. e q uanti
veri sov rani i nvece no! Eppoi , chi accusa Gesù d i i m postura? Pers i no per A l fred Ro­
s.e nberg, così diffamato dal la chiesa, Gesù fu "la grande personal i tà". Per contro, g l i
estensori d e i Vange l i , g l i autori degl i al tri trattati neotestamentari e protocristiani . . . no,
questa è tutt 'al tra faccenda ! 26
In più, la chiesa vede la dimostrazi one del l a d i v i n i tà di Gesù comprovata non sol tanto
nei mi racol i , ma altresì nel supposto adempi mento del l e profezie del l ' A ntico Testamento.
E q u i , al lora, come stanno le cose? 1 98

L'IMBROGI.IO DELLA CRISTI ANA ''J>ROVA DELLE PROFEZIE"

Come i mi racol i , anche le d i v i nazioni profetiche non rappresentavano n u l l a di n uovo,


essendo anch' esse ben fam i l i ari a tutto il mondo antico. Già sotto A ugusto c ' erano tanti
148 La frode dei miracoli e delle reliquie

l i bri d i v i natori i che l ' i m peratore ne fece bruci are 2000 che ci rcolavano senza sufficiente
garanzia legale. Si tramandavano predi zioni di B uddha, di Pitagora, di Socrate, aval late
e difese da Stoi c i , Neopitagorici e Neoplatonici , anzi , da uom i n i come Pl i nio i l Vecchio
o Ci cerone, che peral tro non credevano nei m i racol i . l pagan i , i nfatti , sti mavano le
d i v i nazi oni pi ù dei m i racol i stessi 27•
Coi m i racol i , in real tà, non si poteva fare mol ta i m pressi one né sul mondo ebraico né
su quello greco-romano. Il merav iglioso, il magico i m perversava dappertutto, essendo una
real tà normale, quasi quot idi ana, e smisurata essendo la credenza nei m i racol i . G l i stessi
ne mici dei cristiani hanno cred uto nei loro m i racol i , i nsi nuando sol tanto che accadessero
con l ' ai uto dei demon i . G i à le i m prese di Gesù erano riguardate dagl i Ebrei come effetti
magi ci , e se ne attri bu iva la causa al diavol o. Di conseguenza, i cristiani ebbero bi sogno
di un criterio che, per così d i re, punte l l asse e legitti masse i loro mi racol i . Questo criterio
di venne la prova del vaticinio: i l proposi to preci puo del la loro i nterpretazi one del l e Scri t­
ture. Solo in rapporto con esso i m i racoli acquistarono la loro speciale ri l evanza. Ecco
che la prova del vatici n io - come mostrano i trattat i del Pseudo-Barnaba, di G i usti no, di
l reneo, di Origene e di altri - gi unse a valere più dei m i racol i stessi ... anche se v i sono
antichi scri ttori cristiani ( M e l i to di Sardes, l ppol ito, Novaziano, Vi ttori no di Pettau, e
lo stesso Ori gene) per i qual i i m i raco l i del S i gnore restano la prova i nsuperabi le del la
2K.
sua d i v i n i tà
E così , certamente, si ri torna a considerarl i anche ogg i . I nfatt i , dopo lo sma-schera­
mento del l a prova del vatici nio, si i nsi ste molto pi ù spesso e volenti eri sul mi racolo. A
d i re i l vero, i l cattol icesi mo continua a vedere la d i v i n i tà di Gesù confermata da m i raco l i
e insieme d a profezie. Oggi giorno, però, teologi camente parlando, i l mi racol o è segno
del l a ri velazi one e fondamento del l a sua cred i bi l i tà. È al m i racolo, in si ntes i , che la
teologi a cattol ica dà "un peso speciale come criterio oggetti vo" ( Fries) 29•
1 99 G i à Paolo, i l pi ù antico autore cri sti ano, fa ricorso al la form ula retorica "conforme
al l e Scritture" (l ai Cori nzi 1 5 ,3 s . ) . Per Paolo, passi one, morte e resu rrezione di Gesù
rapprese ntano già l ' i ntera opera del l a redenzione, e il vangelo è attestato compl etamente
nel l ' A ntico Testamento. Ma anche i l vangel o pi ù antico, q ue l l o di Marco - e ancora di
pi ù, con la massi ma freq uenza, quel lo di Matteo - mostra con i nsi stenza q uanto stesse
a cuore far deri vare la v i ta di Gesù, in tutti i dettagl i , dai l i bri sacri deg l i Ebre i , come
si vol esse trovare tutto i v i già scri tto e vatici nato. l cristiani hanno esplorato si stema­
ti camente queg l i sc ri tti , col mando tutte le lacune del la tradi zione del l a v i ta di Gesù
con l 'ausi l i o de l i ' A ntico Testamento, riferendo sempl icemente alla sua pe rsona molte
cose che vi si trovavano. Così dichiara Clemente A l essand ri no: "Ma noi cercammo
nei l i bri dei profeti in nostro possesso, che nomi nano il Cri sto Gesù in parte mediante
parabole, in parte con enigmi , in parte in modi fi dat i ed espl i c i t i , e vi trovammo la sua
venuta e la morte e l a croce e tutti gli al tri tormenti che gli Ebrei gli hanno i n fl itto, e la
resu rrezione e l 'ascensi one i n cielo pri ma del g i ud i zio (?) su Ge rusal emme, nel modo
L 'imbroglio della cristiana "prova delle profezie " 1 49

come tutto q uesto era scri tto, ciò che dovette pati re e ciò che sarà dopo di l u i . Orbene,
una volta ri conosci uto queste cose, gi ungemmo al la fede in Dio grazie a q uanto s u di
l u i è stato scri tto . . . A bbiamo i nfatti riconosci uto che Dio lo ha real mente decretato, e
non diciamo n u l l a senza la Scrittura" 30 •
Ma non è solo nei Vangel i , non solo nel N uovo Testamento, bensì mol to oltre al d i
l à di q uel l i , c h e i cristiani espandono sempre d i pi ù l a prova d e l vati c i n i o, p e r esempio
dal l ' epi stol a di Barnaba, che nei 3 1 8 schiavi d i A bramo ravv i sa l a morte di Gesù sulla
croce (p. 292), fi no a G regori o I , i l "Grande", che i nterpreta i sette fi g l i di G iobbe come
d i v i nazione dei dodici apostol i . Special mente in G i usti no, i l pi ù rappresentati vo difensore
del cri stianes i mo del suo tempo, va scemando del tutto la prova dei m i racol i ; ma d ' al tra
parte si strapazza conti n uamente la prova del vatici nio, tanto p i ù che anche le profezie,
presunti vamente adem pi ute in Cri sto, legi tti mavano i nd ubbiamente, nel m i g l i ore dei
mod i , la ri vendicazione cristiana su l i ' A ntico Testamento.
Non trovandoci però "probanti " i stanze profeti che, q ueste vi vennero contrabbandate 200
dentro senza tanti scrupo l i durante il tanto amato "ri maneggiamento" dei testi gi udaici .
L'operazione fu particol armente necessari a per la nascita di Gesù da una vergi ne. Così ,
nel fal si "Atti di Pietro", si trovano le due pretese profezie: "Negl i u l ti m i tempi un bam­
bino nascerà per opera del l o spi ri to santo ; sua madre non conosce uomo, ma q ualcuno
d i rà di essere suo pad re". E ancora: " È nato non dal grembo di una donna, ma è di sceso
da un l uogo cel este". Profezie di q uesto genere, Harnack le chi ama "grossolane fal sità
cri sti ane". Non ci sono i n nessun l uogo del Vecchio Testamento. I l che vale per al tri
detti , attri buiti successivamente a Salomone o ad Ezechiele 3 1 •
Da sol i , i m i racol i gesuan i , come s i è detto, avevano scarsa forza probatoria. Non l i
s i confutava, i n sostanza, ma l i s i attri bui va al l e arti magiche dei Gal i l e i . Tutte q ueste
cose erano note in quanto eseguite da mol ti taumaturghi . Fu solo i n connessione con
le d i v i nazioni profetiche che i m i racol i operati da Gesù guadagnarono maggiore signi­
ficato. Per q uesto moti vo l i sostenne n i ente meno che il santo I reneo. La chi esa antica
v ide subito d i buon grado la veri tà dei m i racol i confermata medi ante l e profezie. Le
q ual i avevano precon i zzato i mi racol i , che q u i ndi erano veri . Così le sedicenti profezie
d i vennero la ri sorsa pri nci pale del l a m i ssione cristi ana e - come testi monia Ori gene -
vennero cons iderate "la prova più forte" per la veri tà del la loro dottri na. Lui stesso, anzi ,
aveva contato " m i l l e passi" i n cui i profeti parl avano di Gesù. E, i n real tà, ci sono nel
N uovo Testamento ci rca 250 citazioni dal i ' A ntico Testamento, e oltre 900 passi , che v i
al l udono. Perché da esso gli evangelisti avevano mutuato molti presunti fatti della vita
di Gesù, iscrivendo/i consciamente nella storia del maestro . . . ciascuno poteva, leggendo,
riscontrarveli facilmente come "adempiuti " 32._
Ma perché questi cristiani lasciarono che Gesù mori sse i n maniera "conforme al la
Scri ttura"? Perché solo così offuscavano i l fal l i mento del l a sua azione, sol o così potevano
ovv i are efficacemente lo scherno del mondo sul messia crocifi sso. Gesù doveva neces-
1 50 La .fi·ode dei m iracoli e delle reliquie

sariamente mori re secondo la "Scri ttura", era stato preannunciato. E il mondo doveva
saper! o, doveva convi ncersene. Ergo, si rese pubbl ico in ci tazion i , al i usion i , tutte q ueste
20 1 i gnom i n ie, il tradi mento, la fuga dei di scepol i , oltraggio e scandal o del la passi one, la
morte stessa s u l l a croce come com pi mento del l e profezie veterotesta- mentari e. Ecco
qui ndi i l codardo com portamento dei discepo l i predetto da Zaccari a 1 3 ,7 ; i l prezzo

del la corruzione ("trenta sicl i d ' argento") per i l tradi mento di G i uda secondo Zaccaria
1 1 , 1 2 ; la restituzione di quel denaro i n Zaccaria 1 1 , 1 3 ; l ' acq ui sto del campo del vasaio
i n Geremia 32,6; le parole di Gesù d i nanzi al supremo Cons i g l i o sul sedere al l a destra
del l ' Eterno e i l suo appari re s u l l e nubi secondo Daniele 7, 1 3 e Sal m i I l O, l : le sue parole
"Ho sete" secondo i l Salmo 22, 1 6 ; il suo di ssetarsi con l ' aceto secondo il Salmo 69,2 1 ; i l
suo gri dare d i essere abbandonato d a Dio nel Salmo 22,2, l 'ec l i ssarsi del sole ( nel l a festa
di Pasqua, col pleni l unio, i m poss i b i l e al meno dal punto di v i sta astronom ico) secondo
A mos 8,9, eccetera eccetera .u _
Particolarmente diffici l e da d i m ostrare s u l l a base del l ' A ntico Testamento fu la "pro­
fezia" del la morte in croce, dal momento che colà si dice: "giacché chi pende dal l egno è
un maledetto da Dio" ( Deuteronom io 2 1 ,23). Tanto pi ù i m portante di venne perciò proprio
questa "pred izi one". A questo propos ito, i cristiani più anti chi caddero nel le combi nazioni
pi ù ass urde, cosa che io ho i l l ustrato in altra sede. Ma lo speciale mode l l o per la storia
evangel ica del la passione l o fornì sopratt utto, accanto al le classiche testi monianze dei
Sal mi 22 e 69, lo spuri o capitolo 53 di I saia ( p. 34) l4•
Il grottesco, in tutte queste "profezie", consi ste in q uesto: i profeti , v i ssuti seco l i pri ­
ma, le avevano scri tte non nel tempo futuro, bensì nel la forma del passato. Tutto questo,
q u i ndi , era già accad uto, pri ma ancora che accadesse: un fenomeno dav vero strabi l i ante.
E le stesse predi zioni de l l a passi one di Gesù fu già Celso (l 1 83 ss.) a svel arle qual i
i nvenzioni postume. Marco, i l pri mo evange l i sta, scri vendo i l suo vangelo decenni dopo
la presunta croc i fi ssi one, poté q u i ndi far pred i re quel la morte i n tutti i dettagl i . I n breve,
per d i rla col teologo H i rsch: " La prova del le profezie è per noi ormai l i q uidata. Sappiamo
tutti che i conti non tornano" 3 5 .
Natura] mente, lo sappiamo anche - fatte sal ve le eccezioni addotte - per quanto ri guarda
202 i m i racol i , per cui ci dedichi amo ora ai cosiddetti apocri fi .

MIKACOI.I NEGLI "AI'OCKIFI ", OVVEKO: U N TONNO AFFUMICATO S I KIFÀ V I VO

A l l o stesso modo con cui g l i "apocri fi " accompagnano, e poi sv i l u ppano ed i ntegrano
(p. 87 ss. ) i generi narrati v i del N uovo Testamento come sv i l uppo parallelo, così fanno
anche i m i raco l i che v i sono raccontat i 36•
I n prosecuzi one del l e stori e canoni che, fanno la loro com parsa i n tere el encazioni di
m i racol i , non senza l a freq uente assicurazione che Gesù ne ha fatti anche molti d i più.
Miracoli negli "apocrifi " 151

Le tendenza è d i retta a l i ' i ncremento, al superl ati vo. S i s v i l u ppa i noltre l 'evol uzione dal
"guarì mol ti", nel pi ù antico evange l i sta Marco, al "guarì tutti " nel pi ù recente Matteo.
E se neg l i Atti degl i apostol i si l egge che Gesù ha "fatto del bene e guari to tutti q uel l i
che erano posseduti dal demoni o", ecco che l o Pseudo-Cl emente fa sì che Gesù gua­
ri sca "qualsiasi mal attia". Il col mo, probabi l mente i nsuperabile, sta però negl i Atti di
G i ovann i : " Per ora, l e s ue grandiose e merav i g l i ose i m prese dov rebbero restare segrete,
giacché sono i nespri m i bi l i , e forse non possono assol utamente né essere raccontate né
ascol tate" 37•
Molti prodi gi del passato erano troppo sem pl ici e banal i per le generazioni successive.
Quindi li abbel l i rono, ampl i ando l i e arri cchendol i .
Nel battesi mo d i Gesù, ad esempio, dove pur sem pre i c i e l i si spal ancano mentre
una colomba si l i bra e la voce di Dio echeggia, adesso si aggi unge anche u n ' appari zio­
ne l u m i nosa, il G i ordano i ndi etreggia nel suo corso lanci ando in al to l e sue acq ue,
e perfi no l e ste l l e omaggiano il S i gnore , con l ' assi stenza deg l i angel i . Uno scri tto
protocri stiano annuncia: "E sopra i l G iordano si diffusero grandi nubi bianche, e ap­
parvero molte schi e re di spi riti che cantavano nel cielo i n n i di gl ori a, e i l G iordano
arrestò il suo corso per far ri posare le acq ue mentre un profu mo di arom i emanava da
quel l uogo" 3 8.
E come i l battesi m o di Gesù con tutti gl i annessi è stupefacente, così sarà ovviamente
anche la fi ne.
Nel vangelo d i Bartolomeo, ecco Bartolomeo, durante l a crocifi ssione, osservare gl i
ange l i che sal gono al cielo adorando i l S i g nore. Non basta; i l di scepolo è i n grado, subi to 203
dopo, di ascol tare ol tre, fino al i ' i nferno. Infatti "come caddero le tenebre, guardai e v i d i
che tu e r i scom parso dal la croce ; solo la t u a voce potei udi re dal mondo sotterraneo, e
come di là venissero d ' i m prov v i so urla strazianti e d i gri gnar di denti . . . ". La musica più
soave, sem pre, per orecchi cri stiani 3�.
La fantas i a credente si espande particol armente nei vange l i , straord i nari amente
n u meros i , ri guardanti l a fanc i u l l ezza. G l i anni del l a nasci ta, del l a cresci ta i nfanti l e ,
del l ' adolescenza d i G e s ù n o n erano stati descri tti p e r niente da M arco e da G i ovanni ,
accennati sol o scarsamente d a Matteo e d a Luca, seppure con ton i l argamente m i ra­
col i stici , con paral lel i soprattutto con le l etteratu re i nd i ana, egiziana e persi ana. Q uesta
assi m i l azione di leggende straniere aumen ta però enormemente nel l e posteri ori stori e
del l a fanci u l l ezza. Qual unque cosa si sapesse a proposi to di giov i netti d i v i n i e pro­
d i gios i , si trasferì ora con zel o s u l l a fi gu ra di Gesù. Persi no l un go tutto il M ed i oevo
si protrasse l a l ussureggiante evol uzione del l a leggenda. A nzi , tutta q uesta l etteratu ra
- benché ufficial mente condannata dal l a chi esa - eserc i tò, per m ezzo di Prudenzio,
del l a monaca Ros w i ta e di molti al tri fi no al Ri nasci mento, u n ' i nfl uenza s u l l a l ettera­
tura e s u l l ' arte anche pi ù i nc i s i v a del l a B i bbia stessa. Pers i n o dei papi ne trassero dei
moti v i , come Leone I I I , che nel IX secolo fece rappresentare nel l a chi esa di s. Paolo
1 52 La .fi·ode dei miracoli e delle reliquie

i n Roma l ' i ntera stori a di G i oacc h i n o e A n na. Vero è che nel XV I secolo, sotto Pio V,
l ' ufficio d i v i no di S . G i oacchi no (conosci uto come padre di Maria sol o attraverso u n
"apocrifo") f u espunto d a l brev i ario romano e i l testo del l a s u a presentazi one al tem p i o
abo l i to; tuttav i a entrambi ven nero poi riabi l i tati . D e l resto, se l a chi esa ha criti cato e
bocci ato gl i "apocri fi l eggendari ", ciò non avvenne a causa del l e l oro stori e magi c he,
per q uanto a noi possano appari re i ncred i bi l i , q uanto i n v ece per preoccu pazi oni moral i
e dogma-tiche, per certe tendenze ascetiche o docetistiche. Tan t ' è vero che propri o
la fede nei m i racol i venne "col ti vata e promossa perfi no dai pi ù i l l u m i nati uom i n i d i
chi esa" ( Luci us) 40•
I l vangelo di Tommaso riferi sce una serie di ragguardevol i azioni di Gesù dai ci nque
204 ai dodici anni di età. Il d i v i no fanci u l l o opera m i raco l i con l e sue fasce, l a sua acq ua
per lavars i , il suo sudore. Con una sol a parola, fa ri d i ventare pul i to un rusce l l o d ' ac­
qua sporca, fa svol azzare uccel l i fatti di arg i l la, l asc ia d i sseccarsi come un arbusto un
catti vo com pagno di giochi , e ne l asc ia mori re un altro che l 'aveva urtato al l e spal le.
D'altronde , i l giovane maestro si mostra anche amico del prossi mo, ri portando i n v i ta
di versi morti 4 1 •
Accanto a l S i gnore, bri l l ano natural mente neg l i "apocri fi " anche i s uoi apostol i ,
disce poli e mol ti al tri seguac i .
A nche a c i ò dava esca i l Nuovo Testamento. G i à Paol o real i zza "segni e m i racol i ". E
anche nel vangelo di Marco sta scri tto: "E, parti ti , pred icavano che la gente si rav vedesse:
cacciavano molti demon i , ungevano d ' ol io molti i nfermi e li guari vano". S i m i l mente,
gl i Atti degli aposto l i ann unciano "molti segn i e m i racol i nel popolo medi ante le mani
degl i apostol i ". E ri feri scono pe rs i no di m i racol i fatti dai d i scepol i uti l i zzando i loro
grembiul i , i loro asc i u gatoi o le loro om bre 42 •
G l i apologeti ri bad i scono cont i n uamente l ' assenza di esagerazioni nei m i racol i
neotestamentari . Sen nonché ogni m i racolo, ad eccezi one di ce rte guari gioni i m preve­
d i bi l i , che appu nto m i racol i non sono, si fonda proprio su esagerazion i , sia che abbi ano
i c ri smi di "canon iche" o sem p l i cemente di "apocri fe". E se i m i racol i com pi uti con
le ombre non sono esage rati , e pertanto cred i bi l i , perché mai altri dov re bbero essere
eccessi v i e non cred i bi l i ? Del ti po, cioè, di q uando i l pri nci pe deg l i apostol i Pietro fa
parl are un cane? O q uando fa passare un cam mel l o, per g i u nta anche ri petutamente,
attrav erso la cruna di un ago, o quando fa n uotare un tonno già affu mi cato e pendente
dal l a fi nestra, tornato v i vo e gui zzante nel l ' acqua? Con Dio, in fin dei cont i , nessuna
cosa è i m possi bile. E se può arrestare un fi u me, anzi il sole nel suo corso, potrà ce rto
far ri v i vere un sem p l i ce pesce affu micato. Oppure q uesto andrebbe contro i l suo "gu­
sto"? E questo, poi , da dove l o conoscono i teolog i ? Sia come si v uole: con stori e d i tal
fatta si i ntrapresero l e m i ssioni , espandendo l e credenze cri stiane. l pi ù noti pad ri de l l a
chi esa si schierarono come testi moni di tal i test i , e la maggi oranza dei pri m i teologi l i
ritennero com pletamente veri . Con verrà com unque ri cordarsi costanteme nte d i q uesto
Ma i martiri ojjitscano tutto il resto ! 53

fatto: perfi no con q uesta robaccia - anzi i n pri mo l uogo con questa ! - venne propagandato 205
i l cri stianesi mo, proprio attraverso q uesto ciarpame venne estesa e consol i data la sua
barbarie spi ri tuale e fi sica; q uesta paccotti g l i a fu tol lerata, favori ta, e i ntere b i bl i oteche
se ne fecero ri empi re . . . anzi no, è essa stessa che le riempie ! 43

MA l MARTIRI OFFUSCANO TUTTO IL RESTO

I m i raco l i pi ù temerari , nel l a chi esa pri ma di Costanti no, li fecero sicuramente i marti ri .
Per la veri tà, gl i atti che l i riguardano sono i n gran parte artefatti , e nond i meno furono
considerati tutti quanti come documenti storici a pi eno di ri tto (p. 1 1 1 ss. ). E la transi­
zione al l e pure leggende e romanzi sui marti ri , nei qual i trionfa "la com pleta mancanza
di senso stori co" ( Luci us), fu quasi natu ral e, per quanto merav i g l i osa e fantastica.
Voci ri s uonano dal cielo, colombe spiccano i l volo dal sangue dei marti ri , bestie feroci
crepano di col po per le preghiere dei pi i eroi, oppure spezzano coi denti le loro catene.
Statue di i dol i , tempi i i nteri crol lano davanti a loro. Il santo Lorenzo, ridotto quasi a un
tizzone sulla graticola, di scetta fi l osoficamente ri l assato sulla Roma pagana e cristiana.
A l tri , mezzo carbon i zzati , scagl i ano i n fi ammati di scorsi m i ssionari . Il marti re Romano,
del quale la chiesa cattol ica celebra ancora la festa il 9 agosto, attacca in 260 versi i l
paganesi mo, declamandone al tri 1 00 dopo che g l i hanno strappato l a l i ngua. Per l 'ex
professore di teologia a Bonn Franz Joseph Peters - che scri ve con tanto d i i m pri matur
- "la piena autenticazi one" del l 'evento, ad opera d i "due testi moni ocul ari e auricolari"
è data anche dal fatto che il re dei Vandal i Enrico ( H unerich, voleva d i re) "nel l 'anno
483 fece tag l i are ai cattol ici di Ti pasa, nel Nordafrica, la mano destra e l a l i ngua perché
non volevano riconoscere i l vescovo ariano. In v i rtù di un m i racol o, però, a costoro fu
preservato l ' uso del l a fave l l a" 44•
I l santo Ponziano, marti ri zzato sotto l ' i m peratore Antoni no, cam m i na i l leso a piedi
nudi sui carboni ardenti , v i ene i n uti l mente torturato, i n v ano gettato davanti ai l eon i ,
i nvano i rrorato di piombo bol lente. Per q ual e moti vo la spada l o uccida d ' i m prov v i so, 206
non si riesce a capi re. Ma ci si chiede spesso come mai q uesti eroi soprav v i vano al l e
più pazze torture . . . e poi soccom bano a d un banal i s s i mo fendente c o n l a spada o a d un
sempl ice strozzamento al l a gola, come il santo vescovo Eleuteri o di I l l i ri a con l a madre
Anthia sotto l ' i mperatore Adriano.
Perché, anche se parecchi guadagnano la pal ma del marti rio in un fi ume, in un pozzo,
nel mare, tal vol ta con un maci gno al col l o o chi usi i n un sacco con un cane o un ser­
pente, se alcuni vengono "coronati " con la morte per fame o s u l l a forca, altri i m palati ,
croc i fi s s i , "partori ti" per i l cielo med iante lo spezzamento del le gam be o un l ungo
arrosti mento, soffocati da pece bol lente, bruciati come fi accole v i ve o nel la fornace, se
altri sono sbranati da ani mal i feroci , l api dati o straziati con una sega, oppure quando
1 54 La .fi·ode dei m iracoli e delle reliquie

Qui ri co - un fanc i u l l i no di tre anni - spiacci cato s u i grad i n i del tri bunale si guadagna
così "la corona del l a v i ta eterna" - ebbene, la stragrande maggi oranza di costoro fi n i sce
ce rtamente, e mol to sempl i ceme nte, decapi tata. Q uesta sol uzione giova q uasi sem pre.
Resta com unque la domanda: perché i mal vagi pagani hanno speri mentato così a l u ngo
s u i c ri stiani generi di morte tanto i n uti l i , e perc hé mai questi superavano i su ppl i z i p i ù
raffi nati , l e torture pi ù sofi sti cate e pe regri ne, m a prati camente m a i i l pri m iti vo tag l i o
del la testa? 45
M i racol i su m i racol i , i n tutti i mod i .
G l i eroi cristian i , seppur bramosi di mori re per ricevere i l com penso, q uel l o supremo
del regno dei c i e l i , il pi ù del l e vol te non ce l a fanno a mori re, no, gi acché scam pano
non sol o dal sol i to fuoco - come A pol l onia, Fi lemone e molti ssi m i al tri - ma soprav­
v i v ono perfi no nel l a fornace, del tutto i ncol u m i , si capi sce, come ad ese m p i o il santo
Neofi to. (E perché no, dal momento che nel la "Sacra Scrittura" Dan i e l e e i s uoi com­
pag n i soprav v i vono " i nden n i " nel l a fornace "sette volte pi ù ardente" del sol i to ! Se gl i
"apoc ri fi " sono esagerati , l o è pure la B i bbia ! ) . I l santo monaco Benedetto sopporta
i l l eso per tutta la notte la proced ura del forno. E i l santo Luci l l i ano, ex "sacerdote
pagano", scam pa dal cam i no i n fiamme i nsieme con q uattro fanci ul l i , anche se con
207 l ' ausi l i o d ' una pioggia i m prov v i sa. Consi derev ol e ! La maggior parte di q uesti mart i ri ,
i nfatti , sono stati g i à pri ma sev i z i ati a morte, m a perl opi ù i n vano. Perc hé appai ono
di conti n uo schi ere di angel i - ce ne sono in n umero sconfi nato - che nel l ' assistere
e confortare i marti ri paiono aver trov ato lo scopo del la loro esi stenza. U na notte,
un ange l o l i bera add i ri ttura il santo prete Fel i ce (E perché no, dal momento che nel
N uovo Testamento un ange l o di notte apre agl i aposto l i la porta del la pri gione ! Se gl i
"apocri fi " sono esagerat i , lo è pure la B i bbia). U n angelo sol leva i l santo Eustazio da
un fi u me, e poi una col omba lo trasporta i n c i e l o "al la gloria del l ' eterna gi oia". Nel
caso di Stefano, l 'abate duramente prov ato, sono presenti , al meno nel suo trapasso "i
santi angel i " ; se ne rende garante niente meno che papa G regori o l "il G rande", dato
che q uegl i angel i furono "vi sti anche da al tri ". Chi se la sente di d u bi tarne ancora?
Per esser s i nceri , il santo carce riere A pron iano non vede angel i ( non è da tutti vedere
angel i ) ma i n com penso, mentre guida i l santo Si s i n i o fuori dal la pri gione, ode una voce
dal c i e l o : "Ve n i te, uom i ni benedetti del padre m i o . . . " eccetera, al c he acq ui sta la fede
e m uore pe r i l S i gnore. Di pi ù ; i l S i gnore stesso pati sce, per così d i re, l ' olocausto del
credente, d ' uno tra i pi ù fol l i marti ri i, accad uto in S i ria: il marti rio "d 'una immagine
de/ nostro Salvatore" che fu c roc i fi sso dagl i Ebrei versando così tanto sangue che l e
c h i ese ori ental i e occi dental i ne vennero copiosamente i nondate 46 .
Natural mente, tutte le l usi nghe ri mangono senza effett i , ri m bal zando sugl i eroi cri ­
stiani . Ness uno trad i sce la propria fede. Qual unque cosa g l i si offra, n u l l a l i fa vac i l l are,
né vantaggi , né regal i , né onori . I n vano un gi ud ice offre la propria fi g l i a in sposa. I n vano
promette, perfi no un i m peratore, di sposare una cristiana, ed invano promette alla fanci u l la
Ma i martiri offuscano tutto il resto 1 55

di d i v i dere i l potere, di eri gere col onne onorarie per tutto l ' I mpero . . . 47
A i disgustosi eccessi di q ueste saghe eroiche si sono associati spudoratamente i pi ù
noti padri del l a chiesa antica. Tutto l ' ottavo l i bro del la "Storia ecclesiasti ca" di Eusebio
ri gurgita di queste cose. Da una parte l ' i nconcepi bile mal vagi tà degl i anticri stiani "ser­
vi del demoni o", dal l ' al t ra le gesta glori ose dei "veracemente merav i gl iosi com batten-
ti", sui qual i piove di tutto "fuoco, spade, i nchiodamenti , bestie feroci , abi ssi mari n i , 208
staccamento di art i , ferri ardenti , strappo e sv uotamento di occhi , m uti l azioni per tutto
i l corpo . . . ". Il vescovo Eusebio el enca menzogne mettendo i nsieme "i nnumeri" v i tti me
"accanto ai neonati", aggi ungendo un ' i nfi n i tà di i nauditi dettagl i : "E ogn i q ual volta l e
bel v e prendevano la rincorsa contro d i loro, essi si scansavano continuamente, come
sorretti da una forza d i v i na . . . "; "Anzi , esultavano elevando al Dio del l ' U n i verso i nn i d i
lode e d i ri ngraziamento fi no al l ' ultimo respi ro". Scri ve i nfatti - e qui parl a i l "padre del la
storia del la chi esa" - che gli è i m possi bile "d i re con parole il numero e l a grandezza dei
mart i ri di Dio". E fin dal i ' i nizio confessa che descri vere tutto questo "in degna mani era,
va al di là del l e nostre forze" . . . eh già, con q uanta veri tà 48•
Eusebio stesso, del resto, non fece una morte da eroe. A nzi , i s uoi avversari lo ac­
cusarono di aver fatto sacri ficio pagano durante la persec uzi one, o di aver q uantomeno
promesso di farlo. Forse una cal unnia. Certo è che il grande cantore d i mart i ri , appena
la situazi one si fece pericol osa, si d i m i se, superando i ndenne perfi no l a persecuzione di
Diocl eziano. Quantunque avesse esal tato e accredi tato con mendacio decine di m i g l iaia
d i marti ri , si guardò bene dal parteci parv i . E perché av rebbe dov uto? Nessu n vescovo
di Pal esti na dovette affrontare la morte dei marti ri 49•
Dopotutto, i mart i ri - stando al dottore del la chiesa Efrem , feroce anti sem i ta ( l 1 1 9
s . ) , al dottore G regorio Nazi anzeno e altri - non av vertivano dolori né tormenti di sorta.
Secondo i dottori Bas i l i o e A gosti no, le torture non g l i procuravano altro che piacere.
Essi cam mi nano i nfatti (scri ve il dottore del l a chiesa Cri sostomo) sui carboni accesi come
se fossero rose, e si tuffano tra le fiamme come in un bagno refrigerante. Prudenzio, i l
mass i mo poeta cristiano del le ori g i n i - am m i rato nel Medi oevo pi ù d i ogni altro - rac­
conta i l marti rio di un bi mbo appena svezzato dal petto materno, i l quale ha sopportato
sorridendo i col pi che hanno straziato il suo corpici no. Natural mente, non è questa l ' unica
v i tti ma quasi l attante nel l a gloriosa m i tologia cattol i ca ! A nche del l a santa A gnese, fan­
c i u l l a con qualche anno i n più, i l dottore del l a chi esa A m brogio, dotat i ssimo scopri tore
di tanti marti ri ( l 370 ss. ) , scri ve: "Come poteva, i l corpo tenero del la bam bi na, offri re
spazio per una feri ta mortale?" Per A m brogi o, come per tutti i suoi s i m i l i , un mi racol o 209
non poteva mai essere abbastanza sbal orditi vo. E com menta: "Certo, perfi no u n ' asina
ha parl ato, dal momento che Dio così ha vol uto". D 'al tro canto, va detto che i l marti rio
del santo guerri ero G i orgi o, tale da oscurare tutto il resto, era tal mente i nsensato, i ntes-
suto di portenti così fol l i , che uom i n i di chi esa sia d ' Oriente che d ' Occi dente lo hanno
m i t i gato con "ri maneggiamenti", per renderl o in qualche modo cred i b i l e 50•
1 56 La .fiY>de dei m iracoli e delle reliquie

Ma i santi non sarebbero santi se non avessero operato al tri mi racol i anche post morte m,
al l ora anzi pi ù che mai . Così l 'al bero i nfruttifero, su cui Papas è morto dopo orrende
torture, darà presto i suoi frutti . La testa del monaco Anastasio, i n v i ata dal l a Persia a
Roma i nsieme col sua venerando ritratto, esorci zza gl i spi riti cattivi e guari sce le malattie.
A nche i resti del guardaroba del santo A braham generano prodi giosi sal vament i , come
pure la coperta tagl i ata in due su cui è giaci uto Mart i no di Tours. Dal corpo del santo
confessore Teodoro, straordi nario cacci atore di demon i , sgorga un ol io che fa guari re
gl i i nferm i cron i c i . L' acq ua del l a fontana i n cui i l santo lsidoro è stato gl oriosamente
"coronato", cura i mal ati al meno "con grande freq uenza". Pu rtroppo non si possono
contare tutti quel l i che, come la vergi ne A gnese, ri splendono "anche nel la tom ba con
perenni e mol teplici effetti di grazie" 5 1 •
General mente bri l l ano anche le donne, i n mass i m a parte natural mente vergi ni ; e i n
questo col pi sce v i stosamente la frequenza con c u i i croni sti dei cristiani fanno che i catti v i
pagani tagl i no i seni del la fanc i u l l e cattol iche: vengono i nfatti amputate le mammel le
al la santa vergi ne A gata, e così al le sante verg i n i Macra, Fe bronia, Enc rati de, Cal l i opa,
al la santa marti re El con ide, e v i a elencando. Ri guardo al la santa verg i ne A nastasia la
Vecchia, i l Mart i rologio Romano dà preci se i nformazi on i : "Durante la persecuzione
di Valeriano, sotto il tutore Probo, Anastasia fu l egata e i m bavagl iata con fu ni e fasce,
martoriata con botte s u l l e guance, fuoco e sferzate, e, poiché si osti nava i m perterrita a
professare la sua fede i n Cri sto, le ven nero troncati i sen i , strappate le unghie, fracassati
i dent i , staccati mani e pied i , e da u l t i mo disgi unta la testa dal tronco, sicché fi nal mente
poté i n vol arsi al suo sposo cel este". U na concl usione i m pressi onante, non c ' è che d i re.
2 1 0 Sotto Costanzio, l "'eretico Macedonia", dunque un cristi ano, fa segare i n maniera si­
stematica i seni "al le donne credenti ", facendol i bruciare con ferri ardenti . E sebbene
non sempre i seni crescano di nuovo, e spesso non ri crescano più, tuttav ia con le donne
accadono altre cose degne di nota.
La santa verg i ne A gnese v i ene gettata nel fuoco, ma la sua preghiera lo s pegne.
La vergi ne G i ul iana v i l i pende il gov ernatore Ev i l asio, res p i n gendolo come m ari to,
soprav v i vendo sia al l e fi a m me sia a l i ' acqua bol l e nte. A nche la �anta Erotide "accesa
dal i 'amore per Cri sto" soprav v i ve a l l a prova de l l e brac i . S i m i l mente, le sante A gape
e Chionia, marti ri zzate sotto Diocl eziano, restano i l l ese in mezzo al fuoco. La santa
vergi ne Encratide soprav v i ve ( per i ntanto) malgrado i seni amputati e il fegato strap­
pato, per tacere di altri s u ppl izi . A nche l a santa Elconide, es posta sotto l ' i m peratore
Gord i ano a mol tepl ici tormenti , supera l 'am putazi one del suo petto, i l lancio nel fuoco
e in mezzo al l e belve, fi nché fi n i rà per soccom bere al l a spada. La santa vergi ne Cristi na,
già gravemente squarci ata, è sal vata nel l ago da un angelo, resta ci nque giorni " i nco­
l u me" dentro un forno ardente, soprav v i ve anche a serpenti vel enosi , al tag l i o del l a
l i ngua, dopo d i che, come pare gi usto, conc l ude " i l corso dei s uoi gl oriosi suppl i zi "
( Marti rol ogio Romano) 52•
Ma i martiri offuscano tutto il resto 1 57

Nel l a persecuzione dei cri stiani i n Gal l ia, nel 1 77, sotto Marco A u re l i o - che secon­
do lo stori ografo Eusebio costò "dieci m i l a mart i ri ", mentre nel catto l i co " Lexi kon ftir
Theol ogie und K i rche" ne avanzano ancora otto ! (l 1 78 ss. , speci al mente 1 79- 1 80) - " i
santi marti ri dovettero soffri re tanti e tal i suppl i zi che non v i sono parole per descri verl i "
( Eusebi o) 53 •
Spicca sopra tutti , per i naudi te prestazion i , la santa B l andi na (festeggi ata i l 2 gi u­
gno), soave e del icata donna d i serv i zio. Torturata da matti na fi no a sera, non è lei a
senti rsi fi accata e i m potente, bensì i l branco dei s uoi aguzzi n i . Ormai strazi ata i n tutto
i l corpo, v i ene gettata tra le besti e feroc i , sferzata, rosol ata, i l che av v i ene i n modo tale
che l ' arrosti mento del l e s ue mem bra "la avvol se in vapori di grasso". Dopo che l ' hanno
ancora una vol ta flage l l ata, buttata tra le bel v e e rigi rata sul fuoco, è gi unto fi nal mente
i l momento di rendere l ' ani ma a Dio 54 • 211
Lo stori co catto l i co M i che! Clévenot, pur sottol i neando che al l ora - secondo l e l eggi
v i genti dopo Traiano - "non si dava la caccia ai cristian i " ma ci si l i m i tava ad arrestare
solo le persone denunciate (per l u i , a ragione, u n ' u l teriore prova "se ve ne fosse stato
ancora bi sogno che l 'autori tà romana non era assol utamente osti l e verso i cri stian i ") ,
parl a poi nond i meno del "bagno d i sangue d i Lione", i n neggi ando l ungamente al l a
santa B l andi na. " O h B l andi na, leggiadra e fasci nosa, tu povera piccola, c h e d a dotti
uffi c i al i , da u m a n i sti agghi ndati con d i pl o m i e onori fi cenze fosti gettata i n bal ìa
del l ' ottusa atroci tà d ' una massa scatenata, tu sei il s i m bolo di tutte l e v i ttime di questa
spaventosa ragione di S tato . . . Tu non ti curasti del tuo corpo, B l andi na, e non com m i ­
serasti la tua ani ma. I nteramente, col corpo e con l ' ani ma, fosti devota e sottomessa al
tuo Gesù . . . " 55 •
Quasi ancor p i ù grandiosamente del la santa si com portò i l diacono Santo, marti ri zzato
i nsieme a l e i . Dopo averlo sottoposto ad ogni sorta di torture, fi accando per di pi ù l e
p i ù del icate e sensi b i l i parti d e l s u o corpo con pi astre roventi di ferro, tanto d a essere
ridotto u n ' unica ferita e i nteramente bruci ato e deformato, pieno di piaghe, i nfiamma­
zioni e sang ue, dopo due giorni venne di nuovo torturato, e tutto straziato un 'al tra volta.
E nondi meno, nel la maniera pi ù merav i g l i osa, tutto fu d i nuovo ri sanato. G u i zzante
come un pesce, come per i ncanto ri sanato e v i spo, si rialzò dal suppl i zio. "Chi sono stati
dunque i grandi nel l a chiesa? Sol o ed escl usi vamente i martiri" ( parola del cattol ico
van der Meer) 56.
Sanktus, B l andi na e com pagni furono cremati e l e loro ceneri , per la testi moni anza
del santo vescovo G regori o di Tou rs, gettate nel Rodano, da dove in mod i dav vero
stupeface nti - l o si può ben d i re - ven nero poi ri pescate, per essere raccol te e tumulate
a Lione. Il cri sti ano senz'al tro pi ù ce lebre del l uogo, i l santo I reneo, presente i n ci ttà
al l ' i nizio del l a pe rsecuzione, si trovò rapidamente in un v i aggio di serv izio a Roma,
ma pure in tem po per esser fatto marti re pure l ui . . . s u l l a carta 57 • 212
1 58 La frode dei miracoli e delle reliquie

LA SANTA " ARCI MARTIRE "

Quale pri ma donna marti re i n assol uto, q uale "arci marti re" è considerata la santa Tec la,
sebbene pare che per un m i racolo fosse scam pata a suppl izi tal mente spaventos i - come
di mostrano gl i "Atti di Paolo e di Tec la" fal sati da un cattol i co ad ed i fi cazione di tutto
l ' orbe cristiano - , che ci si domanda chi mai ogg i , perfi no tra i credent i , possa credere
ancora a tutto ciò. Eppure i mass i m i dottori del la chi esa, da G regori o Nazi anzeno a
G i ovan ni Cri sostomo, da A m brogio a G i rolamo ad Agosti no e al tri , hanno scritto s u di
lei e l ' hanno cel ebrata.
La bel la figl iola di un ricco "sacerdote idol atrico", nativa di l kon i um , apre il suo cuore
a Dio i n conseguenza del la predicazione al la pu rezza del santo Paolo. Questo la i nfiamma
a tal pu nto al la causa del la castità da ri fi utarsi al suo fidanzato Tam i ri , scappando però,
travestita da uomo, col santo apostolo del l e genti. Ri portata a casa, il promesso sposo e i l
parentado idolatrico fanno d i tutto per ri conq ui stare l a cri stiana sposa d i Dio. Tutto i n vano.
Paolo v i ene flage l l ato e scacci ato mentre Tecla, acc usata come cristi ana dal fidanzato e
dal la propria madre, è gettata i gnuda in mezzo a leopard i , leoni e ti gri affamate e ruggenti .
Ma ecco, le bel ve si accovacciano come agnel l i ai suoi pied i , leccandola blandamente.
Sbotta nel l 'estasi il dottore del la chi esa A m brogio: "Un i ncanto così formidabi le aleggia
s u l l a sua verg i n i tà, che perfi no i leoni l e danno prova del la loro am m i razione : sebbene
affamati , il pasto non li i stigò ad attaccare ; sebbene ecci tati , l ' i rruenza non li travolse;
sebbene ai zzat i , la rabbia non li scatenò; sebbene av vezzi al l ' i sti nto, l ' abitudi ne non l i
fuorv iò; sebbene feroc i , l a natura non ebbe pi ù potere s u d i essi . Di ventarono maestri di
devozione rendendo omaggio alla marti re, e s i m i l mente maestri di casti tà leccando al la
verg i ne sol tanto i piedi , tenendo per verecondia, si d i rebbe, gl i occ hi rivolti al suolo,
affi nché nul la di masch i l e, fosse pure di natura ani mal esca, potesse guardare la vergine
senza vel i ". Odd i oddioddioddi o !
Ora, a Roma, la sposa di D i o sale fi nal mente i l pati bol o. Ma, tra l e fiamme gui zzanti
2 1 3 da tutte le part i , resta i l l esa. Fi n i sce q u i ndi i n una fossa di serpent i , dove però l e orren­
de v i pere, ancor pri ma che possano di nuovo leccare teneramente Tecla, sono lasciate
stecchite da un fu l m i ne cad uto l etteral mente dal cielo sereno. Anche pi ù tardi essa trova
scampo da tutte le i n sidie di Satana. Una volta, al grido di "Nel nome di Gesù Cri sto
ricevo il battesi mo del l ' ultimo gi orno", Tec la si lancia in un bac i no pieno di foc he. A nche
stavolta, però, non è gri gia storia di tutti i giorn i . Un ful m i ne fol gora tutte le foche, ed
essa viene prodigiosamente sal vata da d ue tori sel vatici a cui è stata legata. Il promesso
sposo m uore, e lei accompagna ancora san Paolo in parecchi viaggi apostol i c i , rad unando
i ntorno a sé altre pie donne e pred icando fi no a tarda età. E se non è morta, vuoi d i re che
è anco ra v i va !
Per c h i non ci credesse: gran parte dei padri del la chiesa, tra c u i i santi Cri sostomo e
Agosti no, esal tano Tecla come marti re per le mol te soffe re nze di cui fu ri tenuta degna,
La san ta "arcimartire " 1 59

vantando i nol tre l a sua vergi nal e purezza ; i l d uomo di M i l ano, dove si venera come
patrona, possi ede anche rel iquie di l e i , o le aveva al meno ancora nel l ' Ottocento, e la
chi esa cattol ica ne celebra la festa i l 23 settem bre 58.
Ma ancora agl i i nizi del XX secolo, in una "Storia del l a Chiesa per la scuola e l a
fam i g l i a" , d i un teol ogo cattolico (con i m pri matur), q uesto marti rio, con tutti i mi racol i
con c u i Dio protesse la sua serva, v iene fatto passare per oro col ato. E anche la "ricerca"
cattol ica ci trova "dei sem i di verità stori ca" . Come Otto Bardenhewer, ex dottore di
teologia e fi l osofi a, protonotaio apostol ico e professore al i ' u n i versità di Monaco, che
conti nua a ri bad i re: " Le copiose testi moni anze del l a posteri ore l etteratura eccl esiastica
su Tecl a non possono essere ricondotte in bl occo agl i atti rel ati v i . Pi ù controverso è i l
valore storico del ritratto del l ' apostolo. S u l l e pri me, Paolo v i ene descri tto come ' uomo
piccol o di statura, cal vo, dagli stinchi i ncurvati , agi le nei mov i menti (euekti kòs) , con
sopracc i g l i a fol te ed unite, naso abbastanza l ungo, pi eno di grazia; tanto che ora appari va
come uomo, ora aveva le sembianze d ' un angelo" 59 • 214
A c i ò reca i l s u o contri buto la " Preghiera del l a Chiesa" espressa dal la pastorale cat­
tol i ca: "Ti preghi amo, Dio onnipotente ! Concedi a noi , che celebriamo il ri cordo del l a
t u a santa verg i ne e marti re Tecla, affi nché possi amo, nel l a s u a festa ogni anno ricorrente,
essere sempre pi ù suscetti bi l i al l a vera gioia cel este e sem pre pi ù i nfi ammati ad i m i tare
la sua eroica fede. A men." Per concl udere: "Con approvazione del venerabi le ordi nari ato
epi scopale di A ugusta e con l i cenza dei superiori", cioè del l ' ordi ne dei Cappucc i n i . I l
motto d i q uesta casa ( i nsieme con " Dottri na e preghiera per ogni giorno del l ' anno") è i l
seguente: " Prendi e l eggi ! ' Chi è i n grado d i espri mere degnamente, anzi solo di pensare,
quale possente i mpul so per la sal vezza procuri la v i ta dei santi di Dio agl i ani m i devoti
che le conte m pl ano? La fede ne v i ene così consol idata, il ti more di Dio al i mentato,
il d i sprezzo del mondo ( !) promosso, l ' anel i to al le cose u l traterrene ri sveg l i ato. ' San
Pascasio" 60•
Che nobi l e forma cattol ica tutto ciò possa assumere, l o ev i denzia Ludw i g Don i n
n e l s u o c l assico l i bro "Vita e opere d e i santi di Dio ov vero: i l trionfo del l a vera fede
per tutti i secol i . Con i ndi cazi oni del l e pi ù eccel lenti fonti stori che e con pratiche
appl i cazioni dedotte dai pi ù degni uom i n i d i cultura", al quale non manca l a "A ppro­
v azi one d e l l ' eccel lenti ssi mo ordi nari ato arc i vescov i l e di Vi enna". Esso presenta l a
seguente "appl i cazi one" dedotta dal l a v i ta del l a santa Tecla: " l nostri consangui nei , i
nostri geni tori , i nostri amici sono spesso i nostri nem i c i pi ù tem i bi l i . L' amore carnale
e di sordi nato ( ! ) , che portano per noi , causano più mal i che l ' odi o dei demon i . Essi si
contrappongono al l e nostre buone i n tenzion i , q uel l e che noi abbiamo, di dedi carci a
D i o ; e l e l oro l usi nghe hanno sovente pi ù potere o di trattenerci dal bene, o di fuorv i arci
al male, pi ù del l e m i nacce e dei tormenti dei ti ranni". E i n proposi to, stampata con
caratteri s paziati , una massi ma di San Ci priano "L 'altrui infedeltà ci ha mandato in
rovina, i nostri genitori sono assassini " . Q uesto odi o per g l i amici , per i v i ci n i , perfi no
1 60 La frode dei miracoli e delle reliquie

215 per i propri geni tori , q uando si ano d ' i ntral cio agl i i nteressi ecclesi asti ci , il cri stianesi mo
l o i nsegna da q uasi duem i l a anni ( cfr. l 1 39 ss. ) ed ha forse unicamente con q uesto
causato pi ù sc iagure che con tutti i s uoi pati bol i "' 1 •
Quando i mart i ri s i estinsero, da parte catto l i ca com unque, i ncom i nciarono special­
mente i monac i , ma anche schiere di vescov i , ad assumere un ruolo straordi nario.

MoNACI �: VESCOVI IN V�:sn: 1>1 TAUMATl!RG HI

N eli 'età posteriore a Costanti no ri prese v i gore nel la chiesa la credenza nei mi racol i , per
cui - non v ' è du bbio - ciò che pri ma essa aveva condan nato nei paga n i , ora l o col ti vava
essa stessa, cercando anzi di "superarl i con la ri sol uta asserzi one di un successo maggi ore
e pi ù convi ncente" (Spei g l ) . Tutto i l mondo, laici, chierici , persino i m peratori , credevano
sempre pi ù sfrenatamente - nei secol i quarto e q u i nto - a cose fantasti che e prod i g i ose,
anche alle pi ù stram palate. Ormai non si av verte nessun genere di critica; si pe nsa i n
modi i m personal i , steri l i , come sv uotati , paral i zzati d a qual-siasi forza i ntel l ettiva. Dal
momento che di mart i ri non ce ne sono pi ù, essi vanno perdendo la loro eccezionale
posizione. I n com penso, però, si fa d i tu tto per presentare ai credenti nuov i " model l i " :
monaci , asceti , santi d e l dese rto, g l i "atleti del l ' esi l io", i "gladiatori di Cri sto" (p. 268
ss. ) , che si venerano in modo ancor più sfrenato dei marti ri , qualcuno dei q ual i - come
un certo Pafn uzio - " v i ene ri guardato più come un angelo che come un essere umano"
( R u fi no) . E quantunque già la loro esi stenza sia d i per sé abbastanza s i n gol are, costoro
fanno pe r gi unta dei m i racol i . Così affe rma nel 420 i l vescovo Pa l l adio, autore del l a
" H i storia Lausiaca" , citati ssi ma si l l oge di v i te d i monac i : " Essi risveg l i ano i nfatti i
morti e cam mi nano s u l l e acq ue al pari di san Pietro . . . ". Facc iamo subito un esempio i n
carne e ossa: l ' erem ita ambulante Bessarione e i l suo pianto. Egl i peregri na tranqui l l o
s u l l e acq ue del N i l o e fa resusci tare i mort i , anche se lo fa per s v i sta, ri tenendol i sol o
ammalati . . . le lacri me n e i suoi occhi lo hanno i n gan nato ; al tri menti la sua modestia gl i
2 1 6 av rebbe v i etato i l m i racol o ! 6�
I n ogni caso, l ' i nteresse dei cri stiani si concentra costante me nte sul m i racolo, che
solo trasfi gura in santi q ueste esi stenze ideali zzate e portate alle stel le. Non ci può essere
un santo senza m i racol i ; q uesto, al meno, è quanto esige l ' i m magi nazione popolare. Da
un secolo, com unque, anche sul piano ufficiale, al meno d ue o tre m i racol i certifi cati dal
papa sono il presu pposto d i una canoni zzazione. Nel mondo anti co, per contro, senza
m i raco l i non è neppure pensabile una "biografia" di qualche santo. l m i raco l i costi­
tui scono i l loro "i nequi vocabi l e contrassegno" ( Puzicha). E nel la corrente letteratura
agiografica i caratteri stori co- i n d i v idual i de l santo "sono fortemente sti l i zzati , deformati
o l i beramente i n v entati" (Schrei ner) . Senza esitazi on i , i fabbricanti cristiani d i queste
leggende trasferi scono anche m i racol i di un santo ad altri santi , sebbene a costoro non
Monaci e vesco vi in veste di taumaturghi 161

g l i fossero stati mai " v i d i mati", ma che a l oro sembrano starg l i bene come a qual s i asi
al tro 63 •
S u pperg i ù , gl i stori ci cristiani che narrano storie di monaci non sono pi ù affidabi l i d i
q uel l i , altrettanto cri stian i , c h e hanno fabbri cato stori e di mart i ri . C h e costoro assicuri no
sol ennemente di avere scri tto solo la veri tà, di non aver i nventato n u l la, bensì di aver
v i sto e udi to tutto, o q uantomeno di averlo assunto da testi moni d i retti , tutto ciò è di
regola "pura fi nzione" ( Luci us). A l trettanto truccati e i nventati sono di sol i to i v i aggi
che ess i , o i l oro fi d uci ari , pretendono d i aver fatto per v i si tare molti santi nel deserto.
La maggior parte di q ueste rel azioni sono tratte da chissà qual i cronache o dal l a l oro
fantasia, essendo ol tretutto consuetudi n i letterarie a cui già g l i scri ttori pagani si erano
copiosamente conformati 64•
L' esi stenza appartata di monac i , di ere m i ti e recl usi i n genere, sembrava creata
apposta per i l m i racol i smo. In parti col are, col monachesi mo egizi ano nel IV secol o, la
cri stiana manìa dei m i racol i e dei demòni si propaga sempre p i ù fol l emente e in tutte
le d i rezion i . I bri ganti vengono cattu rati s u l posto, i defunti ri tornano i n v i ta, i diavol i
ruggi scono e si contorcono davanti a una rel iq u i a. A ngel i i n carne ed ossa vettovagl i ano
g l i asceti con una d i eta m i n i male, eroi cristiani attraversano i l N i l o a piedi o sul dorso
di un coccodri l lo, e addi rittura, per loro ordi ne, il sole arresta di n uovo i l suo corso per
ore e ore 65• 217
Questi umi l i tau maturghi monacal i erano venerati q uasi come dèi , come ange l i nel
cielo. Chi li v i s i tava si accostava a l oro con l ' animo col mo d i ti more reverenziale, si
prostrava al loro cospetto, abbracciava l e loro gi nocchia. S i bramava il loro consi g l i o
su q uestioni di fede, g l i si accordava spontaneamente un potere t i rannico; perfi no degl i
i m peratori si ritenevano fortunati di poterl i serv i re al l e loro mense. Per alcuni si eres­
sero, ancora in v i ta, del l e chiese . . . perl opi ù un di spendioso tentativo di subornazione,
che doveva assicurarne l a sal ma come futura rel i q u i a. G i acché si credeva che i poteri
tau matu rgi ci del v i vente conti n uassero ad agi re anche nel l e ossa del l o schel etro 66 •
Sono q uasi d 'obbl i go, i n queste narrazioni , i ncantevol i effl u v i emananti da questi de­
funti . S ubito dopo i l trapasso dei santi sti l i ti S i meone e di G i ovanni di Elemos, i cadaveri
emanano profum i squisi t i . E l a sal ma del santo I l ario, durante i l trasporto da Ci pro al la
S i ria, diffonde un aroma come se fosse stata spal mata d i unguenti preziosi ! 67
Que l l o che si presume i l pri mo monaco cristiano, i l santo Paolo di Tebe (festa i l 1 5
gennai o), " l ' erem i ta pri mevo", v i ene al i mentato al l a stessa maniera del profeta El ia:
per sessant 'anni Dio gl i fa serv i re ogni gi orno un (mezzo) pane per mezzo d i un corvo.
11 quale però, in occas ione del l a v i si ta del santo A nton io, g l i porta d ue pan i . E quando
A ntonio, già s u l l a v i a del ri torno, "vede" la morte di Paolo, ri torna sui suoi passi e non
sa come seppel l i re i l defunto (morto a 1 1 3 ann i ) , compaiono due l eoni ruggenti che
g l i scavano la fossa. Questo santo v i sse 97 anni "sol o nel deserto" (dal Mart i rologio
Romano) . . . ammesso che sia v i ssuto, il che è altamente i nveros i m i le. Perché perfi no un
1 62 La frode dei miracoli e delle reliquie

papa, Benedetto X I V ( 1 740- 1 758), ebbe a dichi arare come l 'i nel usi o ne nel Mart i rologio
Romano non di mostri assolutamente la santità, anzi , neppure necessari amente l ' esi stenza
di una determ i nata persona (>!! .
A l santo A nton io, nel l a sua v i ta attraversata da l otte coi demòni e da v i sioni di abo­
l i che, le bestie feroci ubbidi scono come oggi fanno coi domatori nei c i rchi . Egl i ri sana
i mal ati , tra cui una fanc i u l la, le cui escrezioni dagl i occ h i , dal naso e dal le orecchie
di ventav ano subito verm i al contatto col suolo. Egl i vede l ' ani ma di un col l ega di nome
2 1 8 A m m un - fondatore del la colon ia monasti ca ni trica (a sud-est di A l essandria) - che vola
d i fi l ata i n cielo, dato che A m m un era pure un grande taumaturgo (eppoi era con v i ss uto
con s ua mogl ie, dal gi orno del l e nozze, per diciott 'anni i n totale castità e purezza) w_
L' anacoreta Zosimo perdette una volta la sua bestia da soma per col pa di un l eone.
A l l ora Zosi mo caricò sul carro il leone che, sventolando amabi l mente la coda e l eccan­
dog l i le man i , non aveva evidentemente aspettato al tro, conti nuando i l suo v i aggio per
Cesarea. La cosa v i ene ri porta come un fatto storico ancora in una Storia del l a Chi esa
(con i m primatur) dei pri m i del Novecento. Il monaco Eugenio l ' Egiziano - ancora una
vol ta (cfr. p. 1 56) - restò i l l eso tra i carboni roventi del forno e soccorse il suo vescov i l e
am ico G i acobbe di N i s i bi (cele bre taumaturgo a s ua vol ta esal tato come "Mosè di Me­
sopotamia") nel l a ricerca d ' una preziosa re l i quia, un 'asse de li 'arca di Noè, dis-seppel l ita
per gi unta con l ' ai uto di un angelo. I l santo Macario guari sce un drago, che cade sul l e
gi nocchia ri conoscente di nanzi al s u o soccorri tore, i nchi nandosi e baci andogl i la rotula;
mentre un altro d rago, ri sanato dal santo S i meone, venera per due ore il con vento del
suo benefattore ! 70
Questi monaci antichi possono fare q ualsiasi cosa. Sempl icemente tutto, e di tutto.
Con acq ua o ol i o consacrato, sanno curare sia animal i i nferm i sia mari ti "stregat i " .
G uari scono le forme peggiori d i ossessione, tra cui donne c h e d ' u n s o l col po i ngoiano
una trenti na di pol l i . U n po ' di acq ua benedetta dal le loro mani fa arrestare, come da­
vanti ad una m u raglia, nugol i di caval l ette che si abbattono sul terri tori o. Basta un gesto
di q uesti asceti per stendere a terra i masnad i eri , per ri chi amare in v i ta i trapassati .
Se manca da bere, lo fanno appari re per mezzo di preghiere, oppure trasformano ac­
qua di mare in acq ua potabi l e. Ricevono un pane speciale, quotidi anamente oppure
di domenica, di rettamente dal l ' al tro mondo. Dal l ' oltrem ondo alc u n i , per i l fi ne set­
ti mana, ottengono pers i no il corpo e il sangue del S i gnore ; tra q uesti , pe r esempio, i l
santo Onofri o. S e tal volta s i sentono confusi , mani pendenti dal cielo sono pronte ad
add i tare loro i l cam m i no. Noto per i suoi prod i g i curati v i è i l monaco Beniam i no; tor­
mentato l u i stesso pe ral tro da un ' i dropisia così ac uta che a l l a fi ne si dov ranno demol i re
2 1 9 i montan ti del la porta de l l a sua cel la pe r paterne asportare la sal ma. I l dottore de l l a
chi esa G i rolamo i nforma dettagl i atamente sulla fel i ce cacci ata di un demonio da un cam­
me l l o. Il vescovo Pal i ad io, amico del santo Cri sostomo, nel la ci tata " H i storia Lausiaca"
(che, mal grado tutto, sarebbe " assai v i c i na a l l a stori a reale", dice i l cattol ico K raft
Monaci e vesco vi in veste di taumaturghi 1 63

nel 1 966) tramanda la metamorfosi di una donna i n gi umenta 7 1 •


I pi ù i l l ustri padri del l a chi esa, di fronte a queste scemenze, s i pongono con spi ri to
al trettanto credulo e ac ri tico del l e masse cri stiane. Quantomeno, ne hanno tutta l 'aria.
A nche le più crasse scem piagg i n i trovano in loro dei difensori . A nzi , chi amano i mo­
naci ange l i in sem bi anze umane, veri fi g l i del la l uce, perfetti eroi del l a v i rtù. In q ueste
cose , A ttanasio, A m brogio, G i rolamo, A gosti no si espri mono tutti al l ' un i sono. E chi
non crede i n questi portenti monastici , è per i condottieri del la chiesa spi ri tual mente
depravato, dal momento che non crede neppure nel Vangelo, e non c rede nem meno nei
m i racol i straordi nari del l ' A ntico Testamento. È la medes i m a grazia, dicono, che opera
in tutti . . . cosa senz 'altro vera. E bol l ano g l i scettici col marchio di "eretici", di pagani
o d i ebrei 72•
Ora, anche se la ri cerca (cri stiana) i ncl i na ovv i amente a l i quidare i m i racol i - ma
qual i ? ! - non p i ù come pura i nvenzi one, come impostura, se parte dal presupposto che l e
agiografie considerano i m i racol i come real tà, è certamente diffici le che fossero real tà ! E
la maggior parte di queste rozze e i naudite sceneggi ate, ammanniteci da devoti favol i st i ,
non le hanno certamente credute nemmeno loro 73 •
Dopo i marti ri e g l i asceti , anche i vescov i si guadagnarono la venerazione dei credenti .
A l meno i n mol ti di loro si vedevano i rappresentanti del la lotta contro i l mal e, tanto pi ù
contro la "eresia" (del l ' arianesi mo), con la quale i rruppero n uove epoche di persecuzione.
Vescov i cattolici veni vano catturat i , cacc iati e tal vol ta ucci si . Di conseguenza, in q uesti
capi ecclesiastici - certo non senza che vi contri bui ssero essi medes i m i - si vedevano ora
i nuov i assertori del la fede, i real i zzatori delle v i rtù cristi ane, e l i si esal tava a l l a stessa
stregua degl i asceti , che anzi non mancavano neppure tra di l oro. Propri o agl i asce­
tici pastori , v i sti come "angel i in persona", toccava adesso d i scacc iare i demòn i ,
guari re i malati , e fare addi ri ttura i nnumerevol i prod i g i natural i . S i racconta d i m i racol i
operati dai vescov i Barses di Edessa, Epifanio di Salami na, Acacio di Berea. I l vesco-
vo Porfi rio di Gaza fa ven i re la pioggia con le sue preghi ere e placa una tem pesta. I l 220
vescovo Donato di Euroa uccide un drago sputandog l i addosso 74 •
U n mi racolo ragguardevole, raccontato da Fausto di B i sanzio, ri guarda i l santo "ar­
civescovo" Nerse. Esi l i ato i nsi eme con 72 vescovi e sacerdoti dal l ' i m peratore Val ente,
seguace d i A rio, su u n ' i sola deserta e senz 'acqua, su tutti l oro i ncombe ormai la morte
per fame. Ma l ' uomo di Dio sa come trarsi d ' i m paccio. Dopo un l u ngo sermone i n cui
rievoca mol ti portenti del l ' A ntico Testamento, ram mentando i benefici e la potenza del
S i gnore, fi nalmente, avendo ord i nato a tutti di i ngi nocchi arsi per farsi degni del l ' amore
di Cri sto per gl i uom i n i , ecco "levarsi dal mare un ' i mpetuosa bufera che com i nciò a
gettare mol tissi m i pesci sul l ' i sola, fi nché mucchio su m ucchio giacquero s u l l a costa,
i nsieme con mol ta legna. Quando i rel i giosi abbandonati ebbero accumulata la legna,
pensarono che ci vol esse il fuoco per bruciarla. D ' un tratto, la legna d i v ampò da sola
nel le fiamme . . . Dopo che ebbero mangiato e furono saziati , venendo loro il bi sogno di
1 64 La frode dei m iracoli e delle reliquie

bere acq ua, il santo Nerse si alzò e scanalò la sabbia su l l ' i sola, ed ecco sgorgare una
sorgente di acq ua dolce e fresca, talché tutti q uel l i che si trovavano sul l ' i sola poterono
bere a l u ngo."
Non basta ; q uesto si ri peterà poi senza i nterruzione. Di conti nuo, il mare sospi nse
verso gl i esi l i ati il "ci bo donato dal Si gnore" perché il santo Nerse, che personal mente
mangiava qualcosa sol o di domenica, dava loro "forza e ri storo per i nove anni che
trascorsero sul l ' i sola" 75•
A nche il v i cari o del re catto l i co, il santo vescovo Chad di Bagravand, non era da
meno del suo si gnore. A quanto ne scri ve Fausto "operò molti grandi ssi mi mi racol i .
Quando serv i va i poveri , sv uotava tutte le botti da poco riempi te facendo di stri bui re
tutte le prov v i ste ai poveri ; quando ri tornava, vedeva di nuovo botti e canti ne ricol me
da sole, come per un ord i ne di Dio; ri tornava gi orno dopo giorno per approv v i gionare i
poveri , e quel l e erano cont i n uamente piene. Segni straord i nari di tal genere accaddero
per opera di q uel l ' uomo, ammi rato, celebrato e venerato in tutta l ' A rmenia. Peregri nò
22 1 dappertutto, consi g l i ò ed i struì le chiese armene in tutti i l uogh i , come il suo maestro
Nerse. Un gi orno ven nero i ladri e ru barono i l bestiame del la chiesa del santo vescovo
Chad , trasci nandol o v i a. Un gi orno, però, g l i occhi dei ladri fu rono accecati . Questi
ri tornarono q u i ndi a tentoni ri portando tutte le bestie al l a porta del santo Chad . Il quale
uscì , li vi de e lodò il S i g nore per essere una tal e guida e prov vedi tore dei suoi fede l i .
I l vescovo Chad pregò e guarì gl i occhi dei ladri ; i m pose loro d i lavarsi dandogl i da
mangiare e ral l egrandosi assai . Poi li bened i sse, diede loro le bestie che avevano ru bato
e l i lasciò andare" 7".
Ahi questi buon i , brav i pri nci pi ecclesiastici . È proprio così che l i conosc iamo dal l a
storia ! (Nel Medioevo, si not i , certi tesori trafu gati dal le chi ese dovevano essere ri m­
borsati quattro vol te, secondo il d i ri tto alemanno venti sette volte . ) In ogni caso, pur di
tenere sotto tutela gli uom i n i , qualsiasi cical ata bi gotta andava bene - i n Oriente come
in Occidente.
Martino di Tours, "santo fin dal la pri ma adol escenza (Goosen), poi nomi nato esorci sta
dal vescovo I l ario di Poi tiers, compie nel IV secolo un mi racolo dopo l ' al tro ; pers i no
l ' i m peratri ce g l i porge l ' acqua per le mani "e lo serve a tavola come una domestica"
( Wal terschei d ) . U n abete rosso, già oggetto di culto nel paganesi mo, stava per cadere,
ma Marti no l o all ontana da sé con un sem p l i ce segno d i croce, face ndolo cadere dal i 'al­
tra parte con effetti "di sastrosi". A Tre v i ri , il santo guari sce un cuoco "i ndemon iato",
nonché una giovane paral i tica con un olio benedetto. Egl i guari sce anche con sem plici
toccamenti , anzi , basta il suo nome pe r ottenere un pote re merav i g l ioso. A Yienne, l i ­
bera Paol i no d a Nola d a un ' i nfezione agl i occ h i . Una volta preserva una m ucca d a uno
spi ri to mal vagio. In seg u i to a ciò, l a mucca s ' i n ginocchia e baci a i piedi al santo (cfr
p. 1 62). U n 'al tra vol ta fa i m pietri re u n ' i ntera processione, da l u i ri tenuta una "man i ­
festazione i dol atri ca" , fi nché riconosce i l proprio errore e l a ri mette i n movi mento. U n
Monaci e vesco vi in veste di taumaturghi 1 65

gi orno, mentre rian i ma un catec umeno da un attacco di catalessi , si parl a subi to di una 222
resurrezione. Quindi , dopo aver richi amato in v i ta un i mpi ccato, di venta una celebri tà.
In concl usione, Mart i no ha strappato al l a morte t re persone - però non "fu affatto un
ci arl atano" (Ciévenot) . Non ha l asci ato scri tto neanche una riga . . . sol tanto m i racol i .
G l i e l i s i v uoi negare? Sarebbe come se s i volesse sci ndere "la m usica d a Mozart" ( parole
del cattol ico Mohr) 77.
Un grande taumaturgo de l i ' Occ idente è i l santo Benedetto, al i 'al tezza dei pi ù versati
special i sti d el i ' A n tico Testamento,. anzi , q uasi a l l a pari con Gesù. Al pari di Mosè, Be­
nedetto fa sgorgare l ' acqua dal l a roccia per i suoi fratel l i . Come il profeta El ia, opera un
m i racol o del l ' ol io in tem po di carestia. Eppure i l santo non è molto amato. Nondi meno,
quando i suoi monaci l o vogl iono far fuori col veleno nel v i no, ri conosce la bevanda
avvel enata , e così pure il pane i nqui nato che gl i manda il prete Fiorentino. Scacci a
un demonio dal corpo d i un chierico " i n v asato", e ri svegl i a d a l sonno del l a morte due
trapassati . Ma l ' i m presa più ambiziosa è senz 'al tro il prodigio che ne ricorda moltissimo
uno dei vange l i . I nfatti , come Gesù l asciò andare Pietro sul l e acq ue, così Benedetto fa
cam m i nare i l suo d i scepolo, i l santo Mauro, "sul l ' acqua con piedi asc i utt i " (Marti ro­
logio Romano) . "O merav i g l i a non pi ù udi ta dopo Pietro, l ' apostol o ! " , sbotta a questo
pu nto i l papa santo G regori o I, detto "Magno", tramandando tutte queste m i rabi l i a e
i ntroducendo al tri nuov i portenti : i l benedetti no dono del l a telepati a, del l a d i v i nazione.
Così Benedetto preconi zza, tra l ' al t ro, ascesa e morte del re Toti l a (morto il 552), un
fatto che G regorio "Magno" ( morto i l 604) può far vatici nare senza troppa difficoltà . . .
u n vecchio arnese ! 78
Poiché nel Cri sti anesi mo - che per una breve esi stenza terrena eroga puni zioni per
tutta l ' etern i tà - la puni zione, al meno praticamente, gi oca un ruolo assai pi ù ri l evante
del l a "redenzione", i m i racol i puni t i v i di vennero presto assai popol ari , sebbene anche
qui natural mente il paganesimo (tra l ' al tro con l a sua "mal a manus") l ' avesse preceduto.
Maria stessa, la verg i ne mi seri cordiosa e madre di Dio, effettua una l unga seri e di pu­
n i zioni m i racolose. Fa che i bri ganti di venti no ciechi , sbarra ad una "ereti ca" l ' accesso
al l a chiesa del sepolcro, fi nché la sciagurata non si converta. Oppure ad un attore che, 223
mal grado le sue ri petute apparizioni di mon i to e di m i naccia, seguitava a bestemmiarla,
tronca mani e piedi toccandol i con un dito 79.
Per i l oro m i racol i puniti v i bri l l ano già g l i apostoli nel N uovo Testamento. Elymas,
ad esempio, diventa v i ttima d eli 'apostol ico amore del prossi mo; era i nfatti un uomo che
distorceva "le strade d i ri tte del Si gnore", era "un fal so profeta", "un ebreo", un " fi g l i o
d e l diavolo, pieno d i perfidie e di mal vagità, nemico di ogni gi ustizia" . . . e al l ora Paolo,
"pieno di santo spi ri to", lo fa di ventare ci eco. E Pietro spedi sce senz'al tro al l ' i nferno i l
povero A nania, con l a consorte Safi ra, perché non hanno consegnato tutto i l l oro denaro
(p. 343 ) 80•
U na volta, al l a fontana, al cospetto di G i acobbe di N i s i b i , poi ché certe fanc i u l l e al
1 66 La .fi·odc: dc:i miracoli e delle reliquie

bagno non erano fuggite né avevano riabbassato le loro vesti sol levate, il sant' uomo le
maledi sse in modo che d ' i m prov v i so si tram utarono i n vecchie. Non meno i m pressi onanti
sono le punizioni del santo Apol lonio. Al tem po del l "'apostata" i m peratore G i u l iano ( l
283 ss. ) , A pol lonio fece rattrappi re ne l i ' i mmobi l i tà u n ' i ntera assem blea d i pagani i n tenti
a celebrare l a l oro l i turgia "in modo che, dopo aver sofferto per l ' i n sopportabi l e arsura,
ri masero come ustionati dai raggi del sol e . . . ". Questo m i racolo sugl i esecrati pagani - i
q ual i del resto, come pi ù tardi i cri stian i , portavano pure i l oro "idol i " i n processione
attraverso i cam pi "per ottenere pioggia dal cielo" ( R ufi no) - era sicuramente di alto
val ore s i m bo l i co e fori ero di cose future, non diversamente, i n effett i , da un s i m bo l i co
massacro dei vecchi credent i . Som i g l i ava i nfatti , scri ve Jacques Lacarri ère, " fi n troppo
a ciò che i n avveni re sarebbe di ven uto real tà storica, per non essere, i n modo puro e
sempl ice, l 'espressione letteraria di i nconsci desideri cri sti ani". Chi ssà se erano poi tanto
i nconsci ! Non lo erano, com unque, per l 'autore del la Vita del santo Pacom i o (p. 1 68
s . ) . Tanto che, quando i nemici vol l ero i m ped i re una del le sue costruzi oni , "d ' un tratto
i ntervenne un angelo del S i gnore e li bruciò tutti quant i " H l .
Non sempre si mandano in rov i na "sol tanto" g l i uman i . In molte storie mi racol ose
si mandano in frantumi soprattutto statue di dèi , o si fanno sem p l i cemente spari re. I l
224 santo Tommaso ord i na a u n demonio, anni dato nel l a statua d i u n dio, d i distruggere l a
medesi ma i n nome del S i g nor Gesù Cri sto . . . "e q uel la s i l iq uefece come cera". Con l a sua
preghiera, G i ovanni frantuma pi ù di sette icone d i v i ne nel tempio efesi no di A rtem i de.
Dopo la preghiera del santo Teodoro, vescovo di Pafo, Dio fa un cenno col capo, ed
ecco rov i nare al suolo le statue deg l i i dol i . In altre leggende, la statua di G i u l i ano v i ene
i ncenerita da un ful m i ne, come pure l ' idol o di Afrodi te, a Gaza, con l ' i ngresso del la
croce nel tempio M 2 •
È per mezzo d i u n m i racolo p u n i t i v o - fuoco dal cielo! - che il santo M a u ri l io, ve­
scov o d i A n gers ( morto il 4 1 7) cance l l a dal l e fondamenta un tem p i o i dol atrico. Egl i
l i bera anche u no schiavo, uccidendo con le preghi ere i l padrone mercante di schi av i .
M a poi l o ri chi ama i n v i ta ; i n fi n dei conti , non era necessari o pun i re sem pre, seppure
i n maniera così i naudi ta. I n compenso, un bi m bo a m malato, portato dal l a madre,
m u ore perché Mauri zio sta cel ebrando l a messa e non v uole i nterrompere l a santa
occ u pazi one. A l lora si sente col pevole, deci dendosi per una v i ta di espiazione. S ' i m­
barca segretamente su una nave per l ' I nghi l terra. I n al to mare, g l i cadono ne l l 'abi sso
l e chiavi del rel i q ui ari o domestico. Fa voto d i non far ri torno senza l e c h i av i . Mentre
v i v e col à come gi ardi n i e re, cercano di raggi ungerlo i messaggeri del suo vescovado.
D u rante l a l oro trav ersata, un grande pesce sal ta nel l a nave . . . e cosa c ' è nel suo ventre?
La chiave perd uta dal l oro pastore ! In l nghi l terra, costoro trovano anche l u i , che ri torna
e fa riesu mare i l bi m bo morto d u rante la sua messa, ri chi amandolo i ntanto a l l a v i ta.
Parecchi al tri m i racol i sono operati dal vescovo Mauri l i o i n q uesto modo. A l l a sua
sepoltura, un i nfermo degente da decenni guari sce e d ue ciechi ri acq u i stano l a v i sta i n
Visioni come sciami d 'api 1 67

v i rt ù del l a sua i ntercessione 83 •


A parti re dal V secolo, la l etteratura agi ografica l ussureggia i n tutto i l mondo cri sti ano.
Solo i l vescovo G regori o di Tours dà noti zia, per i l secolo successi vo, di oltre ducento
m i racol i ; ol tre q uaranta guari gioni d i gottosi e para l i tici , pi ù di trenta ri sanamenti di
ciechi , e ancora di i ndemon i at i , d i m uti , nonché d i verse resu rrezi oni . Si scri veva i nd i ­
ri zzando ai santi, molto ed ucatamente, d a persone i strui te (come già l o si era) persino
del l e lettere, deponendole sul l e loro tom be, uni tamente ad un fog l i o per l a risposta, 225
oppure l asciandole su un al tare . . . e dopo poco te m po, oh merav i g l ia ! , si ri trovava colà
il com unicato del santo, vergato in caratteri terrestri in tutto e per tutto. Con gl i angel i ,
poi , i rapporti sono molto freq uenti . E l e v i si on i , soprattutto d i notte , erano pressoché
quotidi ane 84•

V ISIONI COME SCIAMI D ' API

I l catto l i cesi mo vede l 'autenticità del le v i sioni garanti ta attraverso le v i sioni ri correnti
nel l ' Antico e nel N uovo Testamento. Oltre a questo, tuttav ia, nel Cri sti anesi mo, fi no
al i 'età moderna, non sono mai venute meno v i sion i , ri velazion i , appari zion i , al l uci nazion i ,
d a tutte l e parti ! Ci si poteva com battere gl i uni g l i al tri , d i v i dersi e spesso sbranars i . . .
ma i l c i e l o era ugual e p e r tutti e si apri va per tutt i . Le v i sion i degl i avversari , per contro,
non potevano essere natural mente vere v i sion i . Dice Tertul l iano ri guardo ai Val enti nia­
n i : "Posto che afferm i no qualcosa di n uovo, subito chi amano la l oro i m pudenza una
ri velazione e la l oro i dea un dono del la grazia". In effett i , questa era l a tattica d i tutti i
cristiani 85.
Paolo v i ve le sue famose appari zioni secondo preci si mode l l i stori co- rel i giosi , con
paral l e l i i n Omero, Sofocle, V i rgi l io, ma soprattutto con sbalord i t i v e som i g l i anze nel l e
"Baccanti" di Euri pide e nel la veterotestamentaria leggenda di El i odoro. Ad una nota pro­
fetessa montani sta, ornata di splendidi paramenti , Cri sto appare come donna, deponendo
in lei "la saggezza". S u l valenti niano Marco cala da l uoghi i n v i s i bi l i e i neffabi l i , anche
qui sotto forma fem m i n i le, la suprema q uadrupl icità, e gl i ri vela ciò che fi no al l ora essa
non ha svel ato né a dèi né ad uom i n i : la sua pec u l i are essenza e la nascita del l ' u n i verso
86

Intorno agl i asceti , i n special modo, le v i sioni si addensano al eggiando come le api
s u l l 'arnia. La d i ssennata mortifi cazione del l a carne (cfr. p. 268 ss. ) , con cui essi mal ­
trattano mente e corpo, d i g i u n i prol ungat i , vegl ie, un i potrofico spi ri tismo, i m mersi i n
una spesso orri b i l e sol i tudi ne, l i rendono a priori suscetti bi l i ad "appari zio n i " d i ogni 226
genere. Quanto p i ù numerose sono autoflagel l azioni , battagl i e di demòn i , al l uci nazioni ,
v i sion i , aud i zioni , tanto mi nore di venta i l senso per i l real e mondo ci rcostante.
Il santo Antonio, così ascetico da non bagnarsi né lavarsi mai , ha contatti tal mente
1 68 La .fi·ode dei m iracoli e delle reliquie

cont i n u i con forze sov raterrene o sotterranee, da avverti re la famosa "voce dal i ' al to",
come noi sentiamo la radio, ma senz'om bra di i rritazione, essendo appunto "abi tuato ad
essere i nterpe l l ato in questo modo". A q uesti t i po di audizioni si aggi ungono le v i sioni .
Una vol ta, la sua propri a ascesa al cielo v i ene messa i n pericolo da sv ari ate i nfam i l uci
nel l ' atmosfera. U n ' al tra volta, A ntonio vede come un demon io spaventoso, alto da
toccare le nubi , cerca di trattenere altre an i me (al ate ) ascendenti ; ma il diavolo non può
"aver la megl i o su col oro che non g l i hanno obbed ito". Mol tissi me cose tratte dal l a
famosa-fami ge rata Vita d i A nton io, scri tta d a l santo fal sari o Attanasio - "un esempio
di l etteratura mond iale" (Staats) , " u no dei pi ù i n fl uenti l i bri di tutti i te mpi " ( M o m i ­
gl i ano), forse la pi ù fortunata l eggenda agiografi ca i n assol uto - ebbene, mol tissimo di
quel ! ' i m magi nario e v i si onario si ri presenta i n altre v i te di santi . Pe r esempio, come
A nton io vede l ' anima del monaco A m u n appena defu nto sal i re nel cielo, così anche
il santo abate Be nedetto vede l ' an i ma di sua sore l l a appena esal ata ascendere al cielo
sotto forma di colom ba. Di fatto, l 'abboracciatura del patriarca di A l essandria di venne
il bestseller cri sti ano del IV secolo, i stupidendo l ' u man i tà come poc he altre opere fi no
ai nostri giorni (p. 27 1 s s . ) H7 _
A nche Paconio, i l fondatore del monaches i mo cenobi tico, contempla l ' ascensi one
al cielo di un gi usto e la di scesa al l ' i nferno di un peccatore ; a quest ' u l t i mo d ue ange l i
spi etati estraggono l ' ani ma (nera) dal l a bocca con l ' ai uto di un a m o . I n real tà, pe r
quanto real i sti co, anzi di ttatori ale sia stato questo Pacomio, fondatore di otto monasteri
masch i l i e di d ue femmi n i l i , e in pi ù creatore di regol e monastiche che fecero scuola,
nondi meno, anche "come la materi al i zzazione di un 'aq ui la che con le sue al i spi ritual i
vola verso l ' A l tissi mo", era un uomo "che conversava con gl i angel i " - una "esperienza
227 rabbri v i dente" ( N i gg). In ogni l uogo ci sono Satana e i suoi assi stenti a provocarl o. G l i
abbai ano i n forma di can i ; egl i tende l 'orecc hio a i di scors i deg l i spi ri ti mal vagi , i nduce
al l uci nazioni i n una fi g l i a di Bel zebù, fem m i na stupenda, i l cielo ma anche l ' i nferno gl i
si manifestano i n tutti i particolari stupendi oppure raccapri ccianti . I n breve: i ntorno a
Pacon io, tutto strari pa di diavol i e demòn i , l ' aria, i l deserto, persi no la punta del le dita
degl i i n vasati : p i ù di tutto, natural mente, la sua propri a testa cristi ana. I nfatti , mentre i l
cel ebrato fondatore d i monasteri organi zza sav i amente e governa con durezza, i l cranio
gli fuma - o così al meno sembra - di "metafi sica", ri bol l endo di v i sioni ange l i che e
demon iache HH _
A nche certi papi fanno tal volta de l le apparizion i . Così i l santo papa Fel i ce I I I (483-492)
si dice essere apparso a sua ni pote, la santa Tars i l la, . . . così al meno racconta il santo papa
G regori o, il "Magno", pron i pote del suddetto Fel i ce, e l ui stesso - si capi sce - grande
taumaturgo. Un fenomeno del tutto quoti diano era poi che i marti ri si mostrassero sopra
le l oro tombe ai pel l egri n i . A nche Agosti no - i n d i retta contradd i zione con un si nodo del la
chiesa afri cana - è pers uaso del la autenti cità di questi accad i menti, tanto da descri verne
dettagl i atamente le poss i bi l i tà e i generi 8".
Visioni come sciami d 'api 1 69

I n n u merevol i sono poi le appari zioni di Maria. Ad onor del vero, ciò accadrà i n mas­
si ma parte solo in tempi success i v i , q uando i cattolici i ncom i nciarono, per così di re, a
scopri rla. I n real tà, i n tutto i l N uovo Testamento, essa v i ene nomi nata assai raramente,
e senza particolare attenzione. A ncora nel IV secolo, il suo c u l to non è riconosci uto i n
maniera ufficiale; si venerano com unissi m i mart i ri o asceti mol to pi ù d i lei . I n Africa,
ancora nel qui nto secolo, al i ' epoca d i A gosti no, non si conoscono feste mariane. Mentre
i n tutto l ' I mpero vi sono già centi naia di chiese per i santi , non esi ste neanche una chi esa
dedi cata a Maria.
Eppure Mari a si presenta già a G regori o il tau maturgo, morto nel 270, cosa che a
d i re i l vero ci è raccontata solo al l a fi ne del I V secolo, dal santo G regorio di N i ssa, uno
dei quattro biografi del taumaturgo. U na notte, mentre costui med i ta su ardui problemi
di fede, gl i si profi l a d i nanzi un veg l iardo: l 'evange l i sta G iovanni . Questi tranq ui l l i zza
G regorio i ndicando dal la parte opposta: là sov rasta la santa Maria, una donna di sov ru- 228
mana maestà. La q uale i nforma G regorio, per cui tutto è bel l amente chiari to. "Dopo
un breve e sereno col l oquio (i nforma i l padre del l a Chiesa G regorio di N i ssa) q uei d ue
scomparvero".
G regori o i l Taumaturgo fu vescovo di Neo Cesarea, dove al suo i nsedi amento pare
v i fossero solo 1 7 cri stian i , mentre al l a sua morte pare restassero solo 1 7 pagan i . . . i l che
v uoi d i re che, di una ci ttà pagana, egl i ne fece una cristi ana, e sicuramente anche con
l ' ai uto di quel le gesta m i rabolanti grazie al l e q ual i ottenne i l suo appe l l ati vo. I m i racol i
fanno da vol ano al l e m i ssioni . I n un angolo l 'evangel i sta, nel l 'al tro la santa verg i ne, nel
bel mezzo l ' uomo dei m i racol i : che cosa potrebbe andar male?
Dopo tutto: sem pre, q uando vi sono problem i , ci sono anche appari zioni mari ane che
i nvero, secondo un teol ogo moderno, sono caratteri zzate dal fatto che "si sottraggono
perlopi ù al l e i stanze di una anal i si critica, e tuttav i a vengono certificate dal fatto che
esse" - e questo, per manifestare i n teramente il suo c i n i smo, lo mette persi no in ev idenza
- "real i zzano ciò che annunci ano" 90•
A nche presso i l santo Marti no, ol tre al diavolo e ad una sch iera di spiriti prav i , Maria
si è pi ù voi te data convegno. Pari menti M arti no ebbe freq uentazioni con al tre personal i tà
cel esti , con Paolo, Pietro, A gnese, Tecla. A q uesto proposi to, i l suo bi ografo osserva
come a tal uni q uesto potrebbe sembrare cosa da non credere. "Sen nonché Cri sto m i
è testi mone che io non dico bugie". E l ' abate Scenute, grande masnadiere e assassi no
al cospetto del S i gnore, ( I l 1 38 ss. ) ebbe i ncontri con Dav ide e Geremia, con El ia ed
El i seo, con G i ovanni i l Batti sta e con Cri sto 9 1 •
Con tutto ciò c i trovi amo natural mente d a tempo, e a fondo, nel l i bero regno del l a
l eggenda ; certo c 'eravamo già, i n sostanza, con l ' A ntico e col N uovo Testamento, spe­
cial mente coi vangel i ; anche se è pi ù che fondato i l fatto che conosciamo un u l teri ore
pecul i are genere di l eggenda: la menzogna del l ' aureola, del l a poesia devozi onale ed
edi fi cante, pri nci pal mente l 'agi ografi a e la v i ta dei santi . 229
1 70 La .fi·ode dei miracoli e delle reliquie

LA LEGGENUA : "ALIMENTO SPI RITUALE UEL POPOLO ", OPPURE


"GRANDI, I MPUDENTI , CRASSE E TOTALI MENZOGNE PAPISTICHE "

G i à nel l a chiesa anti ca, al posto degl i "apocri fi " sem pre p i ù demoni zzati e progressi va­
mente el i mi nat i , subentrarono edificanti l i bri popol ari , faci l i e popolari testi d ' i n tratte ni­
mento, pure leggende; si diffondevano tri v i al i v i te romanzate, a formare una l etteratura
cons iderata dal clero con apparente i ndifferenza, ma segretamente favori ta, un i nsieme
d i scritti sempre pi ù i ncred i bi l i , eppure largamente creduti, che venne ass umendo '' una
grande i m portanza storica", di ventando anzi " i l nutri mento spi rituale del popolo" (parola
del cattol i co Barden hewer) 92 •
Di leggende ve ne fu rono a iosa nel l e rel i gioni precristiane. Nel Cri sti anesi mo, però,
fiori rono e i m perversarono dappertutto.
Et i mologicamente, la parola v i ene dal lati no "l egenda" (ciò che si deve leggere).
Sulle pri me, è tutto quanto dev ' essere letto al popolo d u rante l a ceri mon ia l i turgica, dal
lezionari o o dal l 'epi stol ario posti sul leggio. In segui to, s ' i ntende con questo term i ne
soprattutto la bi ografia dei santi cattol ici . Nel corso del V I secolo, tutto i l si stema leggen­
dari o del l ' antichi tà venne cristiani zzato, e il santo d i ventò così il nuovo esponente del la
leggenda. A part i re dal pri mo medioevo, i nfatti , testi tratti dal l e agiografi e dei ri spett i v i
santi d e l gi orno d i vennero l ettura obbl i gatoria pe r i chi erici , sicché la stori a d e i santi
d i venta per l ' appunto "legenda". Tuttavia, si parl ava anche d i " v i ta" o, trattandosi d ' un
mart i re, di "passi one" 93 •
La fi ne i ngl ori osa del papa G i ovanni l , sotto i l re Teodori co, ( I l 259 s . ) è oggetto
di v i stosa trasfigurazione da parte del l a leggenda cattol i.ca. G i à nel l ' am massarsi de l l a
fol l a al capezzale del papa, mentre senatori e popolo si contendono le sue rel i quie, i suoi
abi ti , si veri fica una guari gione prod i giosa. Al momento del l a sepoltura accade un altro
m i racolo. E, aumentando i prod i g i , papa G regorio l regi stra a l l a fi ne del secolo d i versi
m i racol i fatti da papa G i ovan ni quand 'era ancora i n v i ta, cioè durante i l suo v i aggio
a Costanti nopol i , dove aveva ridato la v i sta ad un cieco. "La fede nel l e testi moni anze
230 m i racol i sti che di persone v i venti o da poco defu nte . . . i rrompeva ora nel l 'èra d ' una spi­
ri tual ità crescente, che si di stanziava sempre d i pi ù dal l 'antica l ucidità del l ' i ntel l etto e
del la rag ione, i m ponendosi potente e i m medi ata al i 'opi nione pu bbl ica" (Caspar) 94 .
Le bi ografi e dei santi cri stian i , i ntorno ai qual i si reg i stravano (come asse vera
l ' Encicl oped ia de l l a Chi esa cattol ica di Wetzer e Wel tes) "già al l ora le cose pi ù singo­
lari", d i vennero a poco a poco sempre pi ù ri cche di dettagl i , sempre pi ù leggendarie
e quindi più menzognere. Il loro pri nci pale obiett i vo, di cui fa parte, secondo l a ci tata
opera fondamentale, "una nobi l e e v i vace rappresentazione dei caratteri eccezi onal i dei
santi", oltreché "equan i m i risultati " consi steva appunto nel "destare nel popolo i pi ù
nobi l i e pi ù sacri senti menti e propos i t i , mettendogl i così sotto g l i occhi la potenza e la
grandezza del cri sti anesi mo nei si ngol i santi e nel l e p i ù mol tepl ici forme". Non solo;
La leggenda 171

i l p i ù recente " Lex i kon fU r Theologie und K i rche" am mette i nol tre: " La tendenza del l a
leggenda, nel l ' epoca protocri stiana e i n tutto i l Medioevo, è l ' edi ficazione rel igiosa . . .
n e l tardo Medioevo, l a l eggenda godeva di estre ma popolari tà e d era un potenti ssi mo
mezzo di ed ucazione rel i g i osa per i l popolo, oggi universal mente ri conosci uta nel l a sua
ri levanza per l a ricerca s u l l a storia ecclesi astica del la ci v i l tà e del l 'arte, nonché per la
stori a l i ngui stica; l addove l ' età del l ' I l l um i n i smo l ' aveva disprezzata come ' i m postura
clerical e ' " (A. Zi mmermann). G i à, e i n questo ebbe pienamente ragione 95•
Tant'è che con q uesti raccont i , i n massima parte frutto di i n venzioni , spacciati come
stori a in senso assol uto, le masse veni vano i nfl uenzate effi cacemente e durevol mente,
probabi l mente mol to di pi ù che con tutti i restanti "deposi ti del l a fede". Dice il cattol i co
Schauerte: "Dal profondo del l a leggenda i santi s ' i m medesi marono, per così d i re, come
carne e sangue nel l a v i ta affettiva del popolo". Le leggende costitui vano i nfatti un pre­
gnante "fattore educati vo" ( G U nter) , e tal e sono ri maste nel cattol icesi mo fin dentro l 'età
moderna, se non ancora oggi gi orno, i n mol te regioni. Nel resto del l a cristian i tà ri masero
in v i gore fi no a l l a Riforma, fi no a quando Lutero parlò di " LUgende" l cioè menzogne ;
i ntrad uci bi le l 'al l usione basata su l i ' assonanza tra "Legende" e " LUgende", n.d.T. l , e nel
1 562 il predi catore di corte del Palati nato, H i eronymus Rauscher, ne pubbl icò una mol to
pi ù aggressi va antol ogia i ntitol ata "Cento selezionate menzogne papi stiche, enorm i ,
spudorate, crasse, totali " 96• 231
Mol te di queste fal s i fi cazioni ri cordano, nel genere del la rappresentazione, i romanzi
pagan i . Tuttavia il consueto gi udizio - o megl i o la frequente scusa, per non dire l a classica
menzogna standardi zzata degl i apologeti cattol ici - secondo cui la letteratura romanzesca
cristi ana non i ntendeva offri re sempl icemente storia, e secondo cui i credenti considera­
vano tal i prod uzioni come poesia devota, come finzioni letterari e, è qui fuori discussione.
In real tà, questi l i bri di edi ficazione morale non volevano essere creazioni arti stiche, non
i n tendevano serv i re al d i v erti mento o al i ' i ntratteni mento, ma erano funzi onai i al i ' addot­
tri namento, al l a propaganda, a l l 'atti v i tà m i ssionari a. Erano cioè letteratu ra a tendenza
teologica. E, come già per g l i Ebre i , così anche per i Cri stiani tal i i nvenzioni avevano
valore di veri tà stori ca, dato che per tutta l ' antichità si fece a mal apena disti nzi one tra
romanzo storico e stori a vera e propria. Tant ' è vero che tutti gli autori ecclesiastici hanno
considerato testi siffatti "come testi moni anze storiche, gi udicandol i variamente, in base
al l oro conten uto, come autentici , qual ora la dottrina concordasse, oppure come fal si nel
caso contrario" (S peyer) 95•
Le leggende, d unque, non erano così i ngenue; ed erano tutt 'al tro che i noffensi ve.
Queste i n venzioni spudoratamente in vereconde, q ueste fal se gl ori fi cazioni rappresenta­
vano propaganda cattol i ca, scri tta col proposi to di essere creduta. Erano espedienti usati
per con verti re e consol idare l e credenze: "prodotti di fede". Furono i nfatti credute, e i n
nessun modo considerate come "devoto" i nganno. A l l ora sì che av rebbero fal l i to i l loro
scopo ! No, di secolo i n secolo, attraverso tutta l ' antichità, tutto i l Medioevo e anche pi ù
172 La frode dei miracoli e delle reliquie

oltre, con le leggende si è fatto del l a stori a, non sol o storia del l a fede, ma a l t resì - in quei
tempi l ' i nterazi one era pi ù stretta che mai - storia pol i t i ca: con l e l eggende, i n si ntes i , si
è fatta stori a non meno che con l a spada. Tanto pi ù i n q uanto, i n forza del l 'ed ucazione
cattol ica, propri o il Med i oevo "non di sti n g ueva t ra leggenda e storia" ( G ti nter) . A nche
un ges u i ta moderno scri ve: " Le leggende erano cred ute e contri bu i rono in man iera
deci s i v a ( ! ) ad accrescere l ' attrazi one e la fid uci a". "Mol ta gente prendeva per vera
senza tanti scru pol i ( ! ) q ual siasi ( ! ) narrazione che le capi tasse di l eggere nel l e opere
232 di ri nomati scri ttori" (Bei sse l ) . Non vale fors 'anche per le persone col te, ciò che al l ora
valeva solo per la grande massa di analfabeti cri stian i ? Si poteva darg l i ad i ntendere
tutto e di tutto - e lo si è fatto ! "s
Ma le leggende si stratificarono attraverso i secol i , fi no al tardo Medioevo, non tanto
per mezzo del popolo - come spesso si è affermato - bensì per mezzo del clero che le
desti nava al popolo; nascevano specialmente nei monasteri e nel le sedi vescov i l i , per
l ' appunto là dove se ne ricavava il massimo vantaggio. I nfatti , di versamente da q uanto
avven i v a con le storiel le dei mi racol i , al grosso dei credenti non era possi bi l e né spie­
gare alcunché né farci soverchia impressione, a presci ndeJe ov v i amente dal le camere
di tortura o dai pati bol i . Che però si fal s i fichi per mera brama di l ucro, o che i n vece i n
" buona fede", per l a maggior gl oria del S i gnore o di un santo, g l i si appioppi ogni sorta
di "mi racula" e di " v i rtutes", è di fatto compl etamente i ndifferente, nei suoi effetti . Ed è
solo di q uesti effetti che qui si tratta. L' impostura dei mi racol i ne l l e l eggende dei santi ,
i n i zi ate nel cri stianesimo col N uovo Testamento, ma propri amente già con l ' A ntico, ha
certamente fruttato al la chiesa molto pi ù oro e potere che non tutte le i nfi n i te fal s i ficazioni
che, del l ' av i d i tà di ricchezze, fu rono solamente l a con seguenza. E la fede ne li 'autorità
fi nì per "avere l a megl i o su quals iasi impulso cri tico" ( G U nter) '19 •
G i à i l primo evangel i sta mette i n guardia dai falsi profeti, i qual i "operano segni e
prodigi per fuorv i are gl i eletti". Furono poi ariani e cattol ici ad accusarsi v i cendevolmente
di frodi mi racol istiche. A nche neg l i esorci smi i nemici nel Si gnore si i ncrimi narono g l i
uni g l i al tri di frode. E i n real tà, i n armonia con l 'effettiva prassi simulatoria di sacerdoti
e maghi , anche nel cri sti anes i mo del l i secolo, ma ancor pi ù nel terzo, era i ncomi nci ata la
pratica truffa dei mi raco l i - sia nei ci rcol i gnostici sia nel l a chi esa cattol ica - quel l ' abra­
cadabra sacerdotale che av rebbe toccato enormi d i mensioni per l ' i mmed iato, ma poi nel
Med i oevo e ancora nel l 'età moderna. Perché, tra l a ti pologia del "mago" e quel l a del
"sacerdote", non si trovano che tratti comuni 11x'.
Un e l oq uente accenno a q uanto detto lo dobbi amo al santo Epifan i o, arc i vescovo di
Salami na a Ci pro, un padre de l l a chi esa d i grande zelo, ma, senza controversia, di scarsa
233 perspi cacia (l 1 47 s . , Il 1 04 s . ) . "In mol ti l uogh i " , riferi sce d u nque Epi fanio, si ri pete i l
mi racol o del le nozze d i Cana, l a trasformazione d i acq ua i n v i no, e ciò " fi no a l giorno
d ' oggi . . . per prova da dare ai mi scredenti", come si poteva documentare " i n molti l uoghi
fi umi e fontane", preci samente nel giorno anni versario di quel le nozze. S i comprende
Apologeti cattolici 1 73

(quas i ) da sé che Epifania ha bev uto v i no ad una di q ue l l e sorgenti , come del resto ha
fatto l a sua com u n i tà (da u n ' a l t ra) . Ma poiché l 'anniversario ci tato era ne li 'antica l i tur­
gia cristi ana i l 6 gennaio, essendo q uesta a sua vol ta l a data d ' una festa di Dioni so, che
già mezzo m i l lennio pri ma di Gesù aveva compi uto la stessa prodigiosa metamorfosi
(come testi mon i a Euri pide, 480-406 a.C.), ecco che di venta tutto assai palese: i sacerdoti
cristiani portarono avanti l ' i m brog l i o del l e feste dionisiache, e per g i u nta anche sul l e
rov i ne deg l i anti chi tem p l i di Dioniso 101•
In anal oghe pratiche t ruffal dine furono pal esemente coi nvolti perfi no i p i ù celebrati
santi del cattol i cesi mo, tanto più quando com i nciò a manifestarsi , a poco a poco, una
certa rarefazi one di eventi prod i gios i . Il santo A m brogio risvegl i ò dai morti il fi g l i o di
u n ' i l l ustre fam i g l i a fiorenti na, concedendosi per sopram mercato una serie di s i n i stri arti­
fi c i , in fondo però som mamente eloq uenti, nel m i rabol ante ri trovamento d i santi scheletri
d i marti ri (l 370 ss . ) . In pi ù, g l i A riani lo sospettarono di aver i n scenato guari gioni d i
1 02
persone i ndemoni ate •

A gost i no ritiene che i m i racol i non siano p i ù tanto diffusi come pri ma, però ancora
abbastanza freq uenti . . . considerato che q uel l i dei gent i l i l i fa natural mente i l diavolo. Ago­
sti no esorta q u i nd i i vescovi suoi v i c i n i a non t rascurare tutti g l i accadi menti m i racol osi ,
a regi strar! i , per valori zzar! i sia sul piano apol ogeti co sia per fi n i m i ssi onari . Lui stesso
non si com porta di versamente, facendo al l esti re un " Regi stro dei m i raco l i " (Libel l us
M i racu l orum) che doc umenta, solo per gl i anni 424-426, ben settanta m i raco l i . . . quanti
non ce n'è oggi a Lourdes ! A nche il più l ungo capitolo del suo capolavoro " De c i v i tate
Dei " mi l lanta 25 prod i gi ol tremodo edi fi canti ( i n parte v i ssuti da l u i personal mente), i n
cui l a gamma spazia d a una stupenda guari gione d a emorroi di fi no a l l a resurrezione dai
mort i . Sol tanto le ossa del santo Stefano, a loro volta ri trovate per un m i racolo ( medi ante 234
una ri velazi one occorsa i n sogno al sacerdote Luciano), ri portate sol ennemente nel la
diocesi di A gosti no, fecero resusci tare a I ppona c i nque morti ! 103

DAL MIRACULUM SIGILLUM MENDAC/1 AGLI APOLOGETI CATIOLICI

Nel corso del pri mo m i l lennio, molti santi "furono canoni zzat i , per così d i re , per i l
generale consenso del popolo" ( N aegl e). Ma, con l 'andar del tem po, l a mancanza
di senso critico arri vò a tal punto che i papi ri servarono a sé il d i ri tto di beati fi care
e sant i ficare . I l che non signi fica, sicuramente, che essi agi ssero con senso cri tico.
A spettarsi del l ' autocri tica, in q ueste cose, sarebbe il c u l m i ne del grottesco, tanto p i ù
i n u n cam po i n c u i tutto è grottesco. Per ese m pio, i l fatto stesso c h e ancora oggi , o
megl i o oggi n uovamente, persi no uom i ni assol utamente sti mabi l i (tra c u i autori come
Canett i , e lo stesso Ci oran) possono nom i n are la parola "sac ro" sol o in associ azione
con u n bri v i do n u m i noso, sebbene di etro di essa si nasconda q uasi sem pre il peggio
1 74 La fi·ode dei miracoli e delle reliquie

del peggio; e q uanto pi ù splendente è l ' aureola di gl oria i ntorno al la cri m i nal i tà, tanto
pi ù essa è spaventosa. Se si val uta attentamente la devastante i nfl uenza di tutte q ueste
" v i te di santi" sul l ' ed ucazione del la soc ietà u mana a vantaggi o (non sol tanto ! ) del le
gerarchie pontificie, al lora suona non sol o come beffarda i rrisione q uanto afferma papa
Pio XI - decisivo fautore del fascismo in tutte le sue varianti ! - i n una ci rcolare del 3 1
dicem bre 1 929 sul ! 'ed ucazi one cristiana del la gioventù: "l santi hanno raggi unto i n
grado su premo l a méta del l a cri stiana educazione, nobi l i tando e col mando di gioia la
com u n i tà umana con ogni genere di ben i . l santi sono stati , sono e saranno i n effetti
sem pre i ll}assi m i benefattori e i pi ù perfetti mode l l i del l ' u m ano consorzio, per ogni
cl asse e ogni professione, pe r ogni ceto ed ogni si tuazione de l l a v i ta" �<l4_
Ebbene, dopo aver osservato q uanto detto q u i sopra, con sufficienti parti col ari , os­
sia il miraculum sigillum mendacii - come amava defi n i rl o Schopenhauer -, nessuno
235 si aspette rà, vogl iamo sperare, che ana l i zziamo anche i l mirum quoad nos, il mirum
in se, il m i racolo assol uto e quel lo relativo, q uel l o sostanzi ale (q uoad su bstanti a m ) e
quel lo modal e (q uoad mod u m ) , i l sopran naturale (su pra naturam ) e i l contronaturale
(contra naturam), l ' extranaturale ( praeter natura m ) , i l m i racolo di ti po cosmologico,
antropol ogico, storico, il prodigio di nat u ra e di mente, q ue l l o i nte l l ettuale e moral i stico,
eccetera eccetera. Dav vero noi dov re m m o essere ancora pi ù forsen nati d i tutti quel l i
che - q uasi duem i l a a n n i orsono. o ancora d ucento anni fa - hanno cred uto seriamente
a quel le cose, o che forse ancora oggi ci c redono. (Credo che moltissi mo sia possi bi l e ,
cose che l a nostra saggezza scolastica non si sogna n e m m e n o ; pe rò n o n credo nel l a
pura, perfetta id iozi a). S i stenta a credere, i n real tà, c h e un Ludwi g Feuerbach abbia
preso ancora sul se rio il m i racolo i n q uanto tale, sia pure per smontarne il meccan ismo.
Già Lou i s B Uchner se ne stupiva, trovando dal canto suo "si ngolare come una mente
così l ucida e perspi cace . . . ritenne necessari o i m piegare tanta dialettica pe r confutare i
m i raco l i cristian i " 1 05.
Come se la critica fondamentale al m i racoli smo non fosse stata già compi uta ! Da
Spi noza, ad esempio, secondo i l cui cel e bre pensiero la di mostrazione di una rel i gi one
per mezzo di m i racol i v uoi d i re nient'al tro che "vol ere ri schiarare una questi one osc ura
per mezzo di un 'al t ra ancora pi ù oscura". Oppure grazie a Bayl e, che chiama la credenza
nel m i racolo l 'essenza stessa del m i racolo, dandone una puntuale defi ni zione: "q uanto pi ù
un m i racol o contraddice al l a ragione, tanto pi ù corri sponde al concetto di m i racolo". O
grazie a Lessi ng, per i l q uale fortuite verità storiche non possono mai d i ventare la prova
di necessarie verità razional i . E scri veva: " U na cosa sono i portenti che io vedo coi miei
stessi occ hi avendo occasione di vag l i ar! i personal mente, un 'al tra cosa sono i m i raco l i
d e i qual i solo stori camente s o c h e a l t r i d i cono d i a v e r vi sto e d esami nato. Notizie di
m i racol i non sono m i raco l i " 1')6.
A nche Vol tai re e H u me fanno parte a d i ri tto di questa schiera. Eppoi , nei secolo X I X
e X X , perfi no i teologi (quel l i evange l i c i ) hanno abbandonato i l concetto di m i racolo.
Apologeti cattolici 1 75

Non era l a " p i ù perfetta con v i nzione" di Schlei e rmacher che "tutto, nel l a globa l i tà
del l ' i nterazione natural e, è compl etamente condi zi onato e fondato"? E fu del pari con- 236
v i nci mento di Harnack che " non v i può essere ness un m i racolo come v i ol azione del l a
connessione naturale". Scri ve ancora H arnack: " S u l piano stori co, ciascun m i racolo resta
rad i cal mente d u bbio, e la som ma di q uanto è d ubbioso non porta mai al l a certezza".
A nche per i l teol ogo B u l tmann un m i racol o è un presupposto non pi ù proponi b i l e agl i
uom i n i d ' oggi , essendo i m possi bi l e i m maginarsi dei m i racol i i n q uanto accadi menti
contra naturam" 1 07•
Ma la fisica q uantistica non ha spazzato v i a q uesto modo di argomentare? Da a l l o­
ra, i l concetto di legge di natura non è cambiato rad i cal mente? Non è così , dopo che
Werner H e i senberg l o ha dichiarato non pi ù i m magi ne del l a natura, bensì i m magi ne del
nostro rapporto con l a natura (cfr. I p. 52)? Dopo che l a sua "defi n i t i v a confutazi one
del pri nci pi o di causa l i tà" nel l a fisica dei q uanti ha concepito la legge di natura non pi ù
(come l a meccanica c l assica) come un i nsieme di leggi determ i n i stiche, bensì come
l egge d i natura stati stica? Ah, quale occasione per tutti g l i apologet i , d i poter sfruttare
fi nal mente, s u l piano teologico, l ' i ndeterm i n i smo del l a meccanica q uantistica ! E quale
eq u i voco, bi sogna agg i u n gere. Perché l a macrofi sica non contraddi ce l a teoria c l assica,
al contrari o, l a conferma. Essa ammette i nfatti - ri marca il protestante S i gurd Daecke, e
lo stesso Pascual Jordan, al q uale si sono appe l l ati tutti q uei teologi che volevano sal va­
guardare l ' i dea di m i racolo - "che nel mondo v i si bi l e ogn i accadi mento è soggetto al l e
l e g g i nat u ral i , e n o n tenta di postu l are l a possi bi l i tà di m i racol i partendo dal l a l egi tti m i tà
puramente stati stica nel mondo subato m i co" 108•
Essendo assai cauto con asserzioni che non siano i m peccabi l mente di mostrabi l i , io non
affermo così reci samente: i m i racol i sono i m possi bi l i . Tuttavia, in si ntonia col teologo
Renan, aggi u n go subito: " Fi no ad ora non è stato certificato ancora nessun m i racolo".
In ogni caso, non esi ste un solo m i racol o attestato in modo assol utamente certo, i noppu­
gnabi l e per nessun as petto. Attestato, vale a d i re, da persone sufficientemente numerose,
suffici entemente c ri ti che, suffici entemente oneste 109•
A q ual fi ne esi stono d unque m i racol i ?
Nel l e sue " R i sposte al l e obiezioni contrarie al l a rel i gi one" scri ve monsignor Loui s
G . A . d e Ségur che D i o propri o per q uesto fa m i racol i , c i oè " per far vedere che Egl i è 237
i l S i gnore del m ondo". Ma se di q uesto si tratta, perché non ne fa di molto pi ù grand i ,
d i tota l mente i nd u bi tabi l i , tutti q uanti pienamente conv i ncenti - anziché fare sol o q uel l i
che soddi sfano u n i camente i suoi seguaci , i nv ece d i q ue l l i picco l i o grandi i n epoc he
rem ote, che si sottraggono ad ogni control l o ? In u l t i m a anal i s i , Dio ha bi sogno dei
m i racol i ? O non sono pi uttosto le rel i g ioni e i loro sacerdoti ad aver bisogno d i essi ?
Se l e loro dottri ne e i loro dogm i fossero plausibi l i q uanto basta, av rebbero bi sogno per
gi u nta di m i racol i ? A n z i , pe rché la fede è così poco con v i ncente d i per sé, da far sì che
D i o scel ga q ueste vie traverse? Perché egl i ha dov uto " . . . d i m ostrare l a d i v i n i tà del l a
1 76 Lli.fi·ode dei m iracoli e delle reliquie

rel i gi one s u l l a base di fatti empi ri c i , e i n pi ù anche som mamente precari " (Schel l i ng)?
Non avrebbe pot uto c reare rel i gioni p i ù chi are, e v i denti , non av rebbe pot uto egl i ,
l ' On n i pote nte, persuadere sem p l i cemente g l i uomi n i ? Certo, g l i bastava sol o volere ­
scri sse i l barone di Hol bach - che essi fossero con v i nt i , e lo sarebbe ro senz 'al tro. G l i
bastava e g l i basta "mostrare a loro solo cose chi are, com prensi bi l i e probanti , e d essi
saran no con v i nti in forza del l ' ev i denza; a tal fi ne egl i non necessita né di m i racol i né
di i nterpreti" 1 10 •
Attacchi di tal fatta non mettono però i n i m barazzo i cattol i c i . Dappert utto, dove l a
logica non torna, dove non tornano i conti , essi ti rano i n bal l o l a " i n sondabi l i tà d i Dio" ,
contrattaccando con l ' accusa di " razional i smo" ( raramente senza l ' aggetti v o "arido" ) ,
mentre dal la loro parte tutto è " profondo" e "vero" . Così n o n riesce a scuoter( i nem me­
no la q uesti one posta da Diderot: perché i m i racol i di Gesù sono veri , mentre q uel l i di
Esc u l apio, d i A pol lonia d i Ti ana, di Maometto sarebbero fal si ? Ecco l a loro sem p l i ce
risposta: i m i racol i di Gesù sono veri perché sono i m i raco l i di Gesù, e la chiesa cattolica
si richiama ad ess i . l m i racol i di tutti g l i altri sono fal s i , perché sono appu nto quel l i deg l i
altri , e i l catto l i cesi mo n o n p u ò uti l i zzarl i . C o l loro "ri conosci mento" esso tog l i e rebbe
val ore ai propri . Di conseguenza, si fa d i sti nzione tra " m i racol i" e " m i racol i apparenti" ,
col che i m i raco l i , q uel l i veri , sono appu nto se m pre q uel l i de l l a propri a parte, q uel l i
i n vece apparenti e i ngannevol i sem p re quel l i deg l i a l t ri . A l d i fuori del cri sti anesi mo,
238 m i racol i non ce ne sono; e anche là, sol tanto nel l 'ambi to de l l a chiesa cristi ano-catto l i ca.
Solo i loro m i racol i sono autenti c i , ossia " m i racol i d i Dio, a differenza dai m i racol i fal s i ,
mendaci i n q uanto straordi nari effetti di Satana e d e i s u o i organi" (cfr. S c h m i d ) . Ebbene,
q uesti " m i racol i apparenti" non sono neppure "fatti storici" o, se pure l o fossero, sono
nient'al tro che "imposture" e "fenomeni naturali" ( S pecht/Bauer) . Questo vale, pi ù
general mente, anche per i m i raco l i operati da cristiani "eretici". A nzi, i n caso di "eresia" ,
tanto meno si è di fronte a d un m i racolo "vero" , "q uanto pi ù essa si è al lontanata dal l a
veri tà" ( FaBbi nder) 11 1 •
Secondo q uesta l ogica, è leci ta la ded uzione: q uanto meno una "eres ia" si a l l ontana
dal la verità, tanto pi ù esi ste un " m i racolo vero"?
Com u nque sia: i m i racoli di B uddha o di K ri shna il teol ogo cattol ico Zwettler li trova
"abbe l l iti i n mani era così fantastica che, fi n dal i ' i n i zio, non possono trovare alcuna cre­
d i bi l ità" - eppure v i credono m i l ioni di B uddhi sti e di l nd u i sti , come i Cristiani credono
nel l a B i bbia. Il catto l i co Brunsmann concede i n ve ro che la pe rsonal i tà d i B uddha si
profi la "senza macch ia nel ri guardo eti co" , però i m i racol i di B uddha sem b rano (anche)
a l u i "in gran pa rte di genere così fantastico, da dare l ' i m pressione del le favole 'dal l e
M i l l e e u n a notte"' ; e i l fatto c h e essi siano "nient'al t ro s e non c reazioni del l ' u m ana
fantasia, non ha pi ù bi sogno di d i m ostrazione" . Nei m i racol i di Esc u l apio e di Sarapide
"non possiamo pi ù dubitare di avere a che fare con effetti del pote re demon i aco" . Nei
m i racol i di A poi Ionio di Tiana, poi , molte cose rientrano "assolutamente nel regno del l a
Apologeti cattolici 1 77

favola" . Q u i , per contro, ci sono pure alcune cose che a B runsmann paiono "corri spon­
dere al l a veri tà" : g l i esorc i s m i di A pol l onio, l a sua repentina e l i m i nazione del l a peste
a Efeso, e al tre. Ma anche quel l ' uomo, i n defi n i t i va, operò "i suoi ' m i racol i i n com­
butta coi demòn i", e il catto l i co vede confermata tale opi n ione nel fatto che A pol lonio
"considerò com p i to del l a sua v i ta l a promozione del pagano culto degli dèt'. E, per
quanto ri guarda l 'enorme freq uenza di m i racol i "eretical i " , la cosa è c h iara: "neanche
uno d i codesti ' m i racol i ' fa pensare a l l a d i v i na causal i tà" . Dove B runsmann, come nel 239
gi anseni smo, non vede i n azione un ti po di suggestione, "si devono supporre i n fl ussi
1 1 �.
demoniaci"
Certo, se i m i racol i dei non cattol ici sono fenomeni i l l usori , a l l ora sono m i racol i
del d i avolo. G i à secondo Gi usti no g l i avversari com p i vano i l oro m i racol i con l ' ai uto
di spiriti mal i g n i . E anche per l reneo i nemici dei cristiani facevano esperimenti i n
maniera sacri l ega, i n vocavano gl i ange l i e ricorrevano a fi l tri e a form u l e magiche.
Ma non volevano al tro che ti rare gl i uom i n i dal l a loro parte . . . cosa che coi cattol i c i ,
manco a d i rlo, era e d è tutta d i v ersa. S i m i l mente, p e r A gosti no - c h e fa regi strare ogni
racconto straordi nario face ndol o leggere al l e sue pecorel l e - i m i racol i che avvengono
al di fuori del l a chi esa catto l i ca, a maggior ragi one q uel l i dei genti l i , sono sol o pratiche
vergognose, spurgo fetente, puro i m brog l i o "nient'al tro che m i raggi ; per contro, i m i ra­
col i propri "accadono per mezzo deg l i ange l i o in ogni modo in v i rtù di forze d i v i ne" ,
per c u i non si dov rebbe prestare ascol to a quel l i che "contestano che i l Dio i n v i si b i l e
1 13
prod uca m i racol i v i s i bi l i " •

A ncora ogg i , per q uanto di ventati i ncred i bi l i perfi no per ceti sempre pi ù l argh i , i
m i racol i sono pi ù che mai i rri n unciabi l i ; non sol o perché l i si è affermati da sem pre,
q uanto pi uttosto perché i m i racoli nel cattol i cesimo sono l a prova provata a favore del
Dio i nv i s i b i l e ( per com prensi bi l i ragioni) nonché per l a stessa ri velazione d i v i na . . . e la
ri velazione d i v i na col Dio i n v i s i bi l e , per converso, sono l a prova del l a verità dei m i racol i .
I n altre parole: che i m i racol i d i Gesù si ano veri , autenti ci , l o d i mostra l a loro rappresen­
tazione nel l a B i bbia, e la d i v i n i tà del l a B i bbia la di mostrano i m i racol i del l a medesi ma. A
q uesto non c ' è n u l l a da aggi ungere. Tranne un u l t i m o criterio, i nfal l i bi l mente decisi vo:
il "fi ne". Perché ciasc un m i racolo vero ( i n antitesi col demoni aco) serve sicuramente "ad
un determinato fin di bene ". Lo conferma i l cattol ico B runsmann , con tri pl i ce l i cenza
ecclesiastica dei superiori . E quel determi nato buon fi ne è sem pre i l medesi mo: l ' uti l e
del la chiesa catto l i ca. Se serve a d essa, tutto v a bene; s e no, no 1 1 4 •
Ed è proprio così , non meno sempl i cemente, che le cose stanno per quanto ri g uarda
l ' i m postura del l e rel i q u i e , i nsci nd i b i l mente con nessa con l a frode dei m i racol i . 240
1 78 La frode dei miracoli e delle reliquie

NOTE

Ci tato da Fri es, Zeichen/Wunder 463


Appendice ai Pensieri fi l osofici X X I V. Ci tato da Hal bfaB. Didero! l 1 02.
StrauB, Die christliche Glaubenslehre l 224 s.
Lessing, V<nn Erweis des Geistes und der Kraji, Ges. Werke, hg. P. Rilla V I I I
Bayle ci tato d a v . Schmid, Apologetik 267
Schopenhauer. Siimtliche Werke 1 873 s . , V l 4 1 1 . 422
B runsmann l 1 95
Monden 242
I bidem
"' Russell 34
11
Daecke, Wunder 90 ss.
" Il dei Re 1 7. 1 ss. Il dei Re 2 .8: 2 . 1 1 ;2 , 1 4. Esodo 4.2 ss. Agostino cit•. dei 1 0. 1 7 . dtv- Lexi kon
Religion I l 3 1 2 s. Luegs Il 702 ss. v. Schmid, Apologetik 323. Specht. Lehrh u ch 96. l 00. Zwettler
132
L' Haag 1 90 1
'" Vangelo d i Gi ovanni 2 , 1 ss. Mattco 8,23 ss. Marco 4,3 5 ss. Lucak. 8,22 ss. Matteo 1 4,22 ss. Marco 6,45 ss.
G i ovanni 6, 1 5 ss. Matteo 1 4, 1 3 ss.l5,29 ss. Marco 6,32 ss. , 8, 1 ss. Luca. 9. 1 O ss. Gi ovanni 6, 1 ss. Matteo
9, 1 8 ss. Marco 5.2 1 Luca 8.40 ss. 7. 1 1 ss. Giovanni 1 1 . 1 ss. Matteo 1 7.24 ss.
15 Didero!. Anhang zu den ph i l osophi schen Gedanken (Addi tion aux Pensées philosophiques) X X V I . Citato
da Hal bfaB, Didero! l l 02. Th. Vogel , Goethe.� Selhst� e ugnisse 1 903 : manca nel l ' ed i zione del giubi l e o !
Citato da v . Frankenberg. Goethe l 1 6 1
1 '' Zwettler 1 33 ss. Peters 263 . Gnilka, Zeichen!Wunder 452. Glauhensverkiindigung 1 20
17 dtv-Lexikon, Rel i gion Il 3 1 2 . Glauben.\Terkiindigung 1 2 1
" Marco 7,33 s., 8,22 ss. . Gi ovanni 9,6 ss. Mensch ing, /rrrum 38 s. Gni lka, Zeichen!Wunder 453
1'' Eusebio h. e. 1 , 1 3 .6: 1 , 1 3 , 1 8. G i u stino Dia/. 69. de resurr. 4. l reneo 3 , 1 1 ,5. Arnobio 1 ,43 s. Cfr. anche
Pseudo-Ciemente hom. 1 .6
"' Tutto esposto e docu mentato si stematicamente in Deschner. Hahn 37 ss., 5 1 ss . . Wagenmann 6 1
" Trede 46, 5 1 . 57. MUnzer citato da Schul tz. Die Wahrheit der Ketzer I l O. Tutto il rimanente documentato
in Deschner, Hahn 56 ss.
-- Glauben.werkiindigung 1 2 1 . Mensching, /rrtum 38
'·' Tutto ciò è argomentato e documentato abbastanza dettagli atamente i n Deschner, Ha/m 56 ss., in particol are
6 1 ss .. e pertanto non ri petuto in questa sede.
'" Con parti colari e pezze d' appoggi o ibidem.
15 I bidem 69 ss. . 89 ss .. 98 ss.
''' K l u g 1 54, 1 56. A . Rosenberg ci talo i bidem 1 58
"' Svetoni o Augusto 3 1 . Cicerone, divin. Li v i o .39, 1 3 , 1 2 . Erodoto 7. 1 1 1 . Pausania 9,30.9. B i eler 90 ss.
Leipoldt/Morenz 34. Trede 7 1 s.
1K Marco 3.22 s. Matteo 9,34. Ori gene. c. Celsum 2.28; 2.48� 3.28� 3,33 ; 8.9. Tert ulliano. adv. Mare. 3 ,5 ss.
Clemente Aless. srrom.6. 1 5, 1 22 . 1 . Giustino apol ogia 1 .2 1 : 1 ,30: 1 .3 1 ,7 s . : 1 .33,2, e anche Gi ustino dia/.
69.4 s. Lattanzio inst. 4, 1 5. Agostino in ev. Joh. 35,8. Novaziano. de trin, I l . Trede 89 ss. Schlingensiepen
43 ss. Bauer, Leben Jesu 36 1 . 365 s. Spe i g l , Die Rolle der Wunder 303 ss.
,., Fri es. Zeichen/Wunder 465 ss. Cfr. anche Stiegl i tz 1 79 s.
"' Marco 1 .2 s.: I l , 9 s.: 1 4,27: 1 5.24: 1 5,29: 1 5 ,36. Matteo 2.6: 2. 1 1 :2, 1 5: 2, 1 7: 2.23 ; 4. 1 4: 8, 1 7: 1 3 ,25 2 1 .4:
26, 1 5: 27.34: 27.43 . Luca 1 ,3 1 : 23,49. Giovanni 2, 1 7: 6.3 1 : 6.45: 1 2 , 1 4: 1 2.37 ss. ; 1 9.36 s. Ep.ai Romani
1 .2: 3,2 1 : 1 5.3: 1 6,26. l ai Corinzi 1 5.3 s. Ep. ai Galati 3 , 1 3 . Clemente Aless . .l'trom. 6. 1 5. 1 28. Haag 1 557
ss. Bauer. Leben Jesu 537 s. Tenney 300 ss. Hil l yer 1 2 ss.
Note 1 79

" Ulteriori documentazi oni in Bauer, Leben Jesu 538 s. Harnack c i tato i bidem , Speigl Die Rolle der Wunder
304 s. Dannenbauerl 1 32 s.
" Ori gene c. Celsurn 2,28; 4,2. l reneo adv. haer. 2,32 ,4. Speigl , Die Rolle der Wunder 303 s.
" Maggi ori parti colari in: Deschner, Hahn 1 1 5 s., 1 20 s.
,. Dettagliatamente: Deschner, i bidem 1 1 6 ss.
" Ori gene contra Celsurn 2, 1 3. Ori g. horn. 1 7 in Le. Ungern-Sternberg 16 Hi rsch, Das Alte Testarnent l O ss.
Werner, Die Entstehung 1 58 ss. Lohse. Miirtyrer 1 1 6. Cfr. anche il capi tolo 16 "DerWei ssagungsbewei s'"',
Deschner. Ha/m 1 1 4 ss.
'" Hennecke, Neutestarnentliche Apokryphen l 32 ss.
37 Molti dati bi bl iografici in Bauer, Leben Jesu 363 ss. Molti esempi comparati v i anche in Deschner. Hahn
5 1 ss.
·'" Bauer. Leben Jesu 1 34 ss.
'" Schei dweil er/Schneemelcher Il 36 1
•o Lucius 340. Schl i ngensi e pen 22 ss. Soder 1 1 2 s s . Speigl 296 ss. C u l l m ann, Kindheitsevangelien
272 ss .
•, Pseudo-Tommaso 2, 1 ss. ; 3, 1 ss. ; 4, 1 ss. 9, 1 ss. ; 1 7 s .
•, Marco 6. 1 2 s. I l ai Corinzi 1 2 , 1 2. Ai Romani 1 5, 1 8 Atti apostoli 3,6 ; 4, IO; 5, 1 2 ; 5, 1 5 ss. 1 9, I l . Si veda al
riguardo Schwei zer E .. Neues Testarnent 93 ss.
•-• Bardenhewer l 57 1 . Hennecke, Neutestarnentliche Apokryphen 83, 95. Deschner, Hahn 53 ss.
� Mart. Poi . 5,2 ;9, l ; 1 5. Acta Pauli et Theclae 33. lgn. Rom 5 Mart. Perpet. l 9. M art. M i roni s Acta Agathae
8 s. Kel l er, Reclams Lexikon 438. Lucius 83, 85, 92. Surkau 1 26 ss. Dannenbauer l 37 1 . Peters 59. Più
dettagli in Deschner, Hahn 34 ss .
•, Rornisches Martyrologiurn l 1 3 ss., 24,32,42 ss., 53, 56, 58 s .. 63,66 ss. , 8 1 s . , IO!, 1 06, 1 08, 11 68, 1 1 4,
1 1 6. Luci us 95 ss.
-�<• Daniel 3. Atti apostoli 5, 1 9. Hermas. si� . 9,28. Ci pri ano ep. 58,3; 76,7. de laude rnartyr. 1 6. de mortai.
1 7. de laps. 1 2 M artyr. Pol yc. 2; 1 6. Ori gene ex-hort. 2; 4; 14;34. Eusebi o h. e. 8,7, l ss. ; 8,9, l ss . . Acta
Pau l i et Theclae 22; 33. Rornisches Martyrologiuml IO, 1 4, 22, 8, 50, 94; 1 1 2 1 , 90. Lucius 5 1 ss., 75 ss.
Baumeister 267 ss.
" Tutte le indicazioni probatorie in Luci us 9 1
""' Eusebio h . e. 8 passi m . Ci tazioni : 8, 1 , 1 ; 8.4,5; 8,6,9; 8,7, 1 s . ; 8,9,3; 8,9,5 ;8, 1 2,5; 8. 1 4, 1 3.
•., Ruhbach 225
�' A mbrogi o de virg. l ,2; 2,7; 4.22 ss. Tutte le al tre prove in Lucius 85 s. Nota 3; 90 nota 2
'' Theodoreto 1 7. Sul p. Sever. Dia/. 2 ,8. Romisches M artyrologi um l 1 5, 46, 65, 8 1 s. Lucius 408
" Romisches Martyrologiuml 6, 9, 1 4,24,27, 30, 54 ss. , 62 , 90,97, 1 08, I l 1 8, 69
'-' Eusebio h. e. 5, 1 . 1 6.
,. Ibidem 5. 1 , 1 8 ss. Rom i sches Martyrol ogium 93 s.
" Clévenot, Die Christen 72 ss.
"' Doni n 111 335 s. van der Meer, Die alte Kirche l 1 7
" Doni n V I I 2 1 5. Kraft, Die Lyoner Miirtyrer 257 s . B rox, lreniius von Lyon 83
"' Acta Pauli et Theclae pass i m . G regorio di Nazi anzo carm. 4. Gregorio di N i ssa in cani. hom 1 4. Ambrogio
virg. 2 s. Agostino in Faust. 30,4. Sulpicio Sev. dia/. 2 , 1 4. G i ovanni Cri sostomo in Acl. Apost. horn. 25.
Doni n V 235 ss. Kel l er. Reclams Lexikon 475. Bardenhewer 1 56 1 ss.
5'' Bardenhewerl 562 s. Aerssen 30
"' Auer, W. 533
"' Doni n V 238 s.
"' Al taner/Stui ber 238 s. Kraft 404 s. Lacarri ere l 05. 1 1 2 s . , 1 25, 1 44
"-' LThK l . A. I V 897 s. Lucius 3 3 7 s s . Dannenbauerl 1 76 s. Speigl 2 9 7 s. Puzi cha 30 l
'" Luci us 345 ss.
1 80 La frode dei miracoli e delle reliquie

r.-" Sul p. Sever. Vita Martin i c. 6 ss. l 2,3. Dia/. 2.3,6 ss. ; 3.6. Paol i na da Nol acarm. 28,60 ss., 23,82. G i rolamo
ep. l 08, 1 3 . Rutino hist. mon. c. 9 ss.
Tutte le pezze d' appoggio i n Luci us 402 ss. Cfr anche Pfister 6 1 7 s.
'' 7 Vita Patr. l , 1 6. Vita Joan n. Eleemosyn. 54 s. Evagrio lo Scolastico historia ecc/. 4,33 . G i rol amo, Vita
Hilar. 46
G i rolamo, Vita Pauli l O, 1 6. Romi sches Martyrol ogi um l 8. Kell er. Reclams Lexikon 4 l 4. Klihner, Lexi kon
258 ss., specie 262. Aerssen 8 1 , Deni s-Boulet 66
Vita An toni c . 50; 58. H ist mon . 30. H i st. Laus. 8. Socrate hi.1·t. ecc/. 4.23 . Sozoma h.e . , l , 1 4
7" Aerssen 8 1 . Zockler 232 s. Luci u s 383. Wei n reich 1 28
71 Teodoreto hist. re/. 8. H i st. Laus. 1 2 s., 1 7. G i rolamo, Vita Hilar. Vita Onophrii l O s. Kraft 405 s . , Lecky 1
332 s. Lucius 378 ss. Rei tzenstein. Historia Monachorum 1 2 1 . 1 24 ss. Heussi. Der Ur.,prtmR de.1· Mbnchtum.1·
1 72 ss.
" G i rolamo, adv. ViRi!. S u l picio Sever. Di al. 1 .26,5 Luc i u s 392 ss., con molte indi cazi oni e fonti.
73 Cfr. per esempio Lotter 3 1 0
74 Teodoreto h. e. 4, 1 6. Sozomeno h. e. 7.26 ff. Marco Di acono Vita Pm1Jh. 3. 1 9 ss. G regorio l dia/. 3.2 ss.
Luci us 4 1 0 ss.
75 Faust 4,6
"· l bidem 4. 1 2
77 Sulpicio Sev. Dia/, 2,9; Romi sches Martyrol ogi u m I l 9 1 . Weinreich 1 27 s . Mohr 23 ss. Wal terscheid 1 6
s . Goosen 87 ss. Cl évenot, Der Triumph 77 s . Puzicha 284 ss.
7.- G regorio l 2. dial. 2.3 ; 2,5 ss, ; 2. 1 1 s.; 2. 1 5 ss. ; 2,28; 2,32. Romi sches Martyrologi u m l I l . Walterscheid
43. Puzicha 284 ss. , specie 30 l ss.
'') Moschus, Prat. 47 s. Lucius 462 . Ulteriori esempi per mi racol i pun i t i v i i n genere. anche per prodigi relativi
a morbi e dan n i . i n Giinter. LeRendenstudien 40 ss. , 1 42 ss.
Ko
Atti degl i apostol i 5, 1 ss. ; 1 3 .6 ss. Weinreich 55 ss.
"' Teodoreto l . Vit. Pachom. c. 34. Lacarri ère 1 24 s.
"' Questi ed al tri esempi con tutte quante le fonti relati ve i n Funke 8 1 3 s.
" Doni n V 296 ss.
"' Al taner/Stuiber 477. Riickert I l 203. Luc i us 407 s.
" LTh K I . A. X 646 ss. Speyer, Literarische FiilschunR 66
"'' Epi phan io 49, 1 . l reneo 1 . 1 4. 1 . Lucius 340 ss. Per Paolo i n particolare: Deschner. Ha/m 1 56 ss.
"' Vita Antonii c. 47 ss. , 60, 65 s. Romi sches Martyrolog i u m l . 27. Luci us 340 ss. Dorries. Die Vita Antonii
l 1 7 1 . Momigl iano, Das Christentum 4 1 7. Schneemelcher. Das Kreuz Christi 38 1 ss., specie 386. Staats,
Antonius 236 ss. Tetz l ss.
A l taner/Stuiber 262 s. Kraft 403. G rlitzmacher. Paclwmius 83 ss. Nigg. Geheimnis der Mbnche 85
Rom i sches Martyrologium l 35. 44. Kawerau. Geschichte der alten Kirche 20 l
Al taner/Stuiber 2 1 1 s. Kraft 255. Barden hewer Il 3 1 5 ss. M i nowska. Die JungJiw1 1 45 s. G regorov i us
1 869, l 99. Luci us 420 s. Loewenich. Von A liRll.l'tin zu Luther I l O. Maggiori dettagli in Deschner, Ha/111
360 ss.
'J ' Sulpicio Sever. dia/.3 , 1 3 . Luc i u s 378. Moh r 33 ss.
'" Bardenhewer l 500
'" Wetzer/Welte V l 4 1 2 . LThK l . A . V I 450. Giinter. Die chri.Hliche Legende 3 s., 9
'" G regorio l dia/. 3,2. Caspar I l 1 89 ss.
'!.< Wetzer/Welte V l 4 1 2 . LThK l . A . V I 45 1
Glinter. Die christliche LeRende l ss. Schauerte 40
'" Speyer. Literarische Fii/schung. 2 1 5 Idem, Falschung. l i terari sche 252
Giinter. Die christliche Legende 1 78, 1 89. Bei ssel . Geschichte der VerehrunR Maria.\· 1 44. 49 1 . Cfr anche
la nota seguente.
Note 181

'» G raus F., Volk 448 s . Cfr, anche Speigl 296 ss. Vedi i nol tre l a nota precedente.
"" Weber, M., Grundriss, III l . Hal bbd. 24 1 ss. Cfr. anche G raus, Volk 40. lvi più ampia bibliografia.
"" Epifani o adv. haer. 2,30. Euripide Baccanti 1 42 .. Pausania 6,26,2. Harnack, Mission und Ausbreitung l
237. Bousset, Kyrios Christos 62. GreBmann, Tod und Auferstehung 22 ss. Bauer, Das Johannesevangelium
44. Wilamowi tz-Moell endorf 68. Otto 90 ss. Di bel ius, Formgeschichte 99. Lei poldt, Von Epidauros bis
Lourdes 38 s.
1 "' Doni n V I 360. G raus, Volk 40
1 "' Agostino de civ. dei 2. Lecky 1330. Troeltsch, Augustin 9. Ktitting, Peregrinatio 264 s. Kawerau, Geschichte
der a/ten Kirche 202 . Andresen, Die Kirchen 5 1 9
1"� Kirchl. Erliisse, in: A rchi v f . kath . Ki rchenrecht 507 s . Naegle I l 297
1 "' Biichner, Kraft und Stoff 36. Schopenhauer, S. W. 1 873 s. V l 4 1 1 , 422. Cfr. eventual mente B runsmann

1 82 s. Th. Specht 87 s.
""' Spinoza e Bayle citati da v. Schmid, Apo/ogetik 267, 325. G. E. Lessing, Vom Erweis des Geistes und
der Kraft, in: Gesammelte Werke, hg. v. P. R i l l a V I I I
1 11 7 Harnack, Lehrbuch der Dogmengeschichte 13. A. 63 . Ci tato da v. Schmid, Apo/ogetik 296. Inol tre Daecke,

Wunder 9 1 . Bultmann. Zur Frage des Wunders 2 1 4 ss.


1 "" Daecke, Wunder 91 s . Cfr. anche Idem, in: Mein Gottesbild, Eine Anthologie, M iinchen 1 990, 25 ss., in

parti colare 30 (lo raccomando, in questa col l ettanea prevalentemente conservatrice, per non d i re arci rea­
zionaria, in cui G i ovanni Paolo Il ed io siamo coautori , di l eggere soprattutto i saggi di Horst Herrmann
(Kein Valer, keine Liebe) 1 4 1 ss. , e del mio amico Klaus Katzenberger, dal titolo Mit Krawatte im Al/. Ein
Gotterbild aus lauter Fetzen, 1 86 ss.)
1 11'' StrauB, Die christliche G/aubenslehre l 240. Renan, Leben Jesu 43 s.

"" Hol bach, ci tato da Hoehl 1 32. Schel l ing, Vorlesungen iiber die Methode des akademischen Studiums,
Samtl. Werke 1 803 l , Abt. V 302 . . v. Ségur 1 92
1 1 1 v. Schmid, Apologetik 247. Peters 6 1 . FaBbinder Heft 9,5 1 9 Specht/ Bauer, vedi Th . Specht, 96
"' B runsmann 204 ss. Zwettler 1 3 1
1 u G i ustino apol. 1 ,26; 56. I reneo adv.haer. 2,3 1 ,2; 2,32,3 ss. Agostino de trinit. 3,9 s . ; 3, 1 9. civ. dei l O, l O;
1 0, 1 2 . Cfr. anche 1 0, 1 7 s. Dannenbauer 1 1 76
11� Cfr. anche StrauB, Die christ/iche G/aubenslehre l 224 s. B runsmann 1 8 1
L'IMPOSTURA DELLE RELIQUIE

"I n tutto quanto precede spero di aver messo i n e v i denza


come la pecul i ari tà sostanziale che accom una i l culto del l e rel i q u i e
nel l'antichi tà e nel l a cri stianità sia l a medes i m a".
Fri edrich Pfister 115

"Fu soprattutto grazie a l l e croci ate che la Terrasanta e l ' Oriente cri stiano
si di sch i u sero ali ' Occidente come patri monio e tesoreria delle rel i q u ie"
Lexikon flir Theologie und Ki rche ""

"Che nel l ' acquisi zione d i quei tesori m i sia sfuggito q ual cosa
che ha certo a che fare con la cri m i nal i tà, si com prende da sé.
Com pravend i ta e sottrazione d i reli quie non erano una rari tà".
117
Bernhard Kotti n g 241
184 La .fi·ode dei miracoli e delle reliquie

Come n u l l a c ' è di nuovo nel cri stianesi mo, così non è una nov i tà il c u l to del le rel i q u i e .
Quale parte costituti va del c u l to d e i mart i ri e d e i santi , esso ri guarda g l i "avanzi " ( i n
lati no reliquiae) d e i marti ri e d e i san t i , e d h a av uto grande i m portanza p e r la fede e l a
v i ta d e i cristiani n e l corso di d ue m i l l e n n i .
D a se mpre v i furono rel i q u ie di d è i e di ero i . Anzi, già g l i uom i n i "pri m i ti v i " usavano
custod i re resti d i persone particol armente v i gorose, di consan gui nei , d i capi tribù, di
guerrieri , di ne m i c i , magari dei teschi predati nel la cacc ia alle teste. Oppure si esi bi­
vano dei resti come amuleti. La venerazione di rel i q u i e si basa sulla credenza che in
determ i nate persone - come ero i , profeti , redentori , santi - sia i ntri nseca ed operante
una forza pecul i are, straordi naria, che seg u i ta ad agi re anche dopo l a morte 11H .
Un vasto c u l to del le re l i quie si ri scontra i n alcune "superi ori " rel i gioni precristiane.
N eli ' i ndui smo, a d i re i l vero, solo alcune sette riform i stiche possi edono del l e rel iquie:
i Radhasvam i conservano le vesti d i guru del passato, i Kabi rpanth i s l e pantofol e del
loro maestro. Nel G i a i n i smo, nel B uddhi smo, q uesto c u l to è per contro assai sv i l u ppato.
Dei santi budd h i sti si venerano dei resti corpora l i (shari ri ka) oltre che oggetti di uso
com une ( pari bhog i ka). A nche la cenere e le ossa del B uddha - come pi ù tardi sarà di
molti santi cristiani - veni vano di stri buite tra i suoi seguaci : i suoi capel l i , i denti , i l
bastone, i l fi l tro de l l ' acqua veni vano esposti i n molti l uoghi del l ' I ndia. E così i re l i tti
dei suoi di scepol i . A ncora oggi , a Ceylon, la ci ttà di Kandy d i ce di possedere un dente
di B uddha ( l u n go 5 cent i metri ) ; la pagoda S h ve- Dagon di Ran goon ( B u rma) vanta otto
capel l i di Gothama, uni tamente ad al tri retaggi dei suoi m i stici precursori . ( Pe l i del l a
barba di Maom etto l i conservano di verse mosc hee i n am pol le di vetro). E anche nel
budd h i smo ci nese ci si prende cura d i sac re ossa, accanto ad una i n fi n i tà di altri oggett i ,
fi no a i pi ù m i nuti granel l i n i d i sc hel etri ) 11".
L' ebrai smo non conosce alcun c u l to dedi cato a rel i q u i e . E come av rebbe mai pot uto
sv i l u pparsi in un popolo a cui la "Sacra Scri tt u ra" ( N umeri , 1 9, 1 1 ss.) comanda: " c h i
242 a v r à toccato i l cadavere di u n a pe rsona umana, sarà i m pu ro sette giorni"? A nzi , chi n o n
si purifica i l te rzo e i l settimo gi orno, chi " rende i m pu ra la casa del l ' Ete rno", cost ui
dov rà "essere cance l l ato da Israel e". I l fatto è che la teol ogia cattol i ca ne l l ' A ntico Te­
stamento, al pa ri di altri elementi c ri stian i , ci trova anche i l c u l to de l l e rel i q u i e , magari
in passi come q uesti : " Le ossa di G i useppe, che i fi g l i avevano portato dal l ' Egitto, le
seppe l l i rono a S i chem . . . ". Oppure: " Possano le loro ossa (dei gi ust i ) ri posare nei l oro
l uoghi" 120•
Con l ' ebrai smo, d u nq ue, il cristiano sorti legio del le re l iquie non ha a che vedere pi ù
che con Gesù e re lati v i apostol i . A l contrari o, sussi stono i m pressi onan ti som i g l i anze
con un diffusi ssi mo c u l to dei paga n i .
Il culto cristiano delle reliquie 1 85

IL CULTO CRISTI ANO DELLE RELIQUI E NON FA CHE CONTINUARE


I L CULTO DEGLI EROI GRECI

Eroi erano per i G reci sem i dei di remote epoche prei stori che, v i nc i tori nel l a battagl ie,
nel l e gare ; erano prì nci pi e re, fi gu re m i tiche in massi m a parte, che però si ritenevano
q uasi u n i versal mente uom i n i in carne ed ossa. A l oro si faceva ri sal i re la fondazione di
tem pi i e c i ttà, e tutte l e i st i t uzioni di q ualche i m portanza; da l oro si facevano d i scendere
casati e di nastie ari stoc ratiche ; Omero l i eternò nel l a poesia, e ov u nque si credeva di
possederne l e spog l i e . Poiché si conoscev ano persi no l e tom be degl i dèi , di Zeus, di
U rano, d i Dioniso, di A po l l o e di altri , si conosceva e si venerava natural mente anche una
m i riade di l uoghi e mon u menti com memorati v i di eroi , di tombe, sorgenti , al beri , pietre,
caverne, tutti c i rconfusi di leggende, che veni vano i l l ustrate da cice roni l ocal i 1 2 1 •
Esistevano però anche tem pl i "eroi ci" per concreti personaggi stori c i . I n fi n dei
conti, da tem po si erano deifi cati deg l i uom i n i i l l ustri : Fi l i ppo, ad esem pio, il padre di
A l e ssandro Magno, ed Efestione, amico e coetaneo di A lessandro ; ma anche ai v i venti
si tri butava già una venerazione d i v i na, allo stesso A l e ssandro, al " pol i orceti co" re
Demetrio, ai Diadoc h i , e poi anche agl i i m peratori di Roma. S i m i l mente, nel l 'anti co 243
c u l to degl i eroi i n S i c i l ia, furono venerati a Gela i l poeta Esc h i l o , i l cam pione ol i m­
pico Fi l i ppo i n Egesta, i ti ranni sicu l i Gelone a S i racusa, Ierone a Catania, Terone ad
A gri gento. I n pi ù, si d i v i n i zzò come eroe già i n v i ta i l si racusano Dione, nel momento
del suo i n g resso tri onfale nel l a sua l i berata ci ttà natale 1 22 •
Le rel iq u i e degl i eroi si custodi vano sol i tamente nel sepolcro, di freq uente l ' unico
l uogo del sacrario eroi co; ve n ' erano a centi naia. E, come p i ù tardi i cristiani coi l oro
santi , già i G reci usavano i n umare le sal me degl i e roi su uno spazio elevato, al cen­
tro del l a ci ttà, sebbene non si l asciassero al tri menti seppel l i re i defunti in ci ttà a causa
del l a contami nazione. E malgrado che ancor meno si tol lerasse di seppe l l i r! i al i ' i nterno
di u n sacrari o, ne erano esentati d i n uovo g l i eroi , tal ché v ' erano molti tem pl i o aree
sacre prov v i ste di sepolcri di eroi , perl opi ù di fi g u re m i tiche, ma anche di personaggi
stori ci 1 23 •
I l c u l to de l l e rel i q u i e corporee era tuttav i a q uasi sem pre, nel l ' an ti c h i tà pagana, u n
culto d e i sepol cri ; sol o i n pochi casi ecceziona l i l e spog l i e degl i eroi ve n i vano custod i te
fuori del la tom ba, i n un rel i q u i ario, ad esem pio per Europa sul l ' i sola di Creta. A nche l e
ossa d i Pel ope i n Ol i m pia e di Tantalo i n A rgo ri posavano i n u n ' urna di argi l la. Per l o
pi ù, q uei resti giacevano nel l a fossa. A som i g l i anza del c u l to deg l i eroi , anche i l c u l to
cristi ano del l e re l i quie fu dappri ma u n c u l to del le sepolture. A nche dai cristian i , i marti ri
dei pri m i secol i erano d u nque t u m ulati nel l a tom ba ed iv i venerati . Senza il sepolcro dei
marti ri non vi fu nessu n c u l to. Come coi pagani , anche coi cristiani il conteni tore dei
resti fu dappri ma un sarcofago. O esso giaceva nel l a fossa, oppure stava in posizione
v i s i b i l e al i ' i nterno del l a vol ta, e poteva sem p re esser v i sto e toccato passandov i accanto,
1 86 La frode dei miracoli e delle reliquie

come in tal uni tem pi i pagani di eroi . Perfi no la fase successiva nel c u l to degl i e roi , cioè
q uel l a de l i 'el evazione del fe retro e la sua col l ocazione a l l a stessa al tezza d e l i 'al tare, si
era av uta già nel mausoleo di Te ra. A l trettanto d i casi del portare i ntorno l e re l i q u i e in
processione, prec i same nte - un caso pe r la veri tà assai s i n golare - nel c u l to d i Europa,
che si venerava a Creta d u rante le feste E l l otie. E anche g l i ornamenti esteriori del
1 24
244 sepol cro dei marti ri som i gl i erà ai tem p l i per gl i eroi del l ' epoca pi ù tarda •
_

Presso i G reci erano già noti ssi me le traslazioni del l e rel iquie, pri ncipalmente di
quel l e m i tiche. Ma non mancavano pure trasferimenti storici ; ad esempio l a traslazione
di A l essandro il G rande, l a cui sal ma, abi l mente i m bal samata in u n sarcofago di oro
sbal zato avvolto in una coperta purpurea tem pestata d ' oro, attese q uasi d ue anni a Ba­
b i l onia, fi no a q uando nel 32 1 la si trasportò con grande scorta, su u n carro ti rato da 64
5
m u l i , i n Si ria, dove fu t u m u l ata pri ma a Men fi , e successi vamente ad A l essand ri a 1 2 •
I noltre, come pi ù tard i si trasferi ranno le re l i q u i e dei santi pe r moltepl ici ragion i ,
per averne protezi one e sal ute nel la v i ta e ne l l a morte, e aiuti non sol o i n guerra, così
le traslazioni di re l i q u i e dei pagani - suggerite di norma dal l ' oracolo di Del fi - avveni­
vano perl opi ù con uno scopo ben prec i so: grazi e a l l a traslazione del le ossa di Oreste a
Sparla, la ci ttà del Pelopon neso tornò ad avere l 'egemonia i n guerra. Si m i l mente, agl i
A ten iesi fu di ai uto, nel le lotte contro i "barbari", la scapola di Pel ope trasportata i n
ci ttà. E già l e trasl azi on i , come i n avven i re sa rà coi cri stian i , avveni vano i l pi ù del le
vol te i n segreto, con l ' astuzia o con l a forza. E come i l santo, nel l e cristiane l eggende
di traslazione, in ce rte occasioni si opporrà al proprio trasfe ri mento, così già l ' eroe v i
1 26 •
opponeva tal volta resi stenza
Si rendeva omaggio agl i eroi , come del resto ai sant i , con animo non proprio disi n­
teressato. Tuttav i a l ' ai uto che ci si aspettava da esso non d i pendeva dal l a venerazione
del la tom ba. V ' erano i nfatti molti te m pl i d i eroi senza re l iq u ie. Perc hé g l i eroi erano
l i beri , senza v i ncol i , potevano ope rare dov unque e farsi se nti re là dove si cercava i l
loro ai uto offrendo loro i sac ri fici . Pi ù di ogni altra cosa, s i suppl icava i l loro ai uto ne l l e
lotte e i n guerra. Ma la loro efficacia ass i stenziale andava molto pi ù i n l à ; essi ai utavano
anche con tro peste e carestia, come avevano fatto Ettore, Esi odo, l a scapola di Pelope.
Non mancavano tom be di eroi che erano peren neme nte l uoghi di g uari gione e di d i v i ­
nazi oni , come l a tom ba d i Macaone a Gere n i a ; i n pi ù, tem pi i di eroi che si v i si tavano
in determ i nate occasioni e per scopi prec i s i , a cui si recavano per esempio i n namorati
o sc hiavi evasi e fuggi ti v i ; il Teseion di Atene e ra considerato asi lo per i fuggiaschi .
245 Come è noto, siffatte spec i fi cazioni v i gono nel cattol icesimo ancora ogg i . I n torno ai
sepolcri deg l i e roi , al l a fin fi ne, a v veni vano anche prod i g i e appari zioni, e anzi l ' atti v i tà
deg l i eroi si manifestò "altrettanto versat i l e q uanto q ue l l a dei santi cristiani" ( Pfi ster) .
E nel la stessa m i su ra, q u i come là: quanto maggi ore l 'effetto, tanto maggi ore l a cerc h i a
1 27
deg l i adoratori •

Le feste i n onore degl i eroi , testi mon i ate da molti sepol cri ad essi dedicati , erano
Scala gerarchica anche in farto di reliquie 1 87

celebrate di norma ogni anno, tra l 'al tro con i nn i , d i scorsi com memorat i v i i n prosa,
come poi , nel l e loro ricorrenze, saranno festeggiati i santi con canti e pred i che ; ma,
'
q u i come là, anche l e processi oni di vennero una consuetud i ne. Nel c u l to degl i eroi non
meno che dei santi , l e persone venerate fi gu ravano spesso coniate s u m onete, benché
i santi l o siano sol o nel Medioevo. E come i cri stian i , special mente dal l a fi ne del I I I
secolo, s i chiamarono spesso col nome di u n santo, g i à per i genti l i l a sce l ta del nome
1 28
fu spesso suggeri ta da u n eroe •

Una forza speciale trapassa occasionai mente anche sug l i oggetti che erano stati usati
dag l i eroi . Non sol o, q uesta forza può essere tramandata u l teri ormente. In generale,
però, l 'eroe opera personal mente i m i racol i , mentre, per l a fede cri sti ana, l e rel i q u i e
stesse fanno miraco l i t rasmettendo a l oro vol ta l a forza ch e g l i è conge n i ta. I l che v a l e
persi no per fram menti di rel iquie. Chi sfiora l e ossa di u n marti re - i nsegna i l santo
1 29 .
Basi l i o - attraverso l a loro forza d i v i ene parteci pe del l a santità stessa
Ma g l i antich i , pe r d i rla tutta, non frazionarono mai i resti deg l i eroi . Così non se
ne cedevano ad al tri partice l l e né frammenti . Nemmeno esi steva una prod uzione d i
rel i q u i e arti ficial i . . . una nozione i m pensab i l e p e r i G rec i . E tanto m e n o si conosceva un
com mercio del l e re l i q uie, del t i po che i cristiani praticarono a parti re dal I V secolo. I
genti l i , sal vo rari ssi me eccezioni, onoravano le spog l i e corporee nel l a tom ba. Av rebbero
gi udicato i rri verente ed i m pietoso tu rbare al tri menti l a pace del defunto. Vero è che
nel l ' antico Egi tto si smem bravano l e ossa del dio Osiride, disperdendol e per tutto i l
paese. . . m a solamente nel m i to. L' unica eccezione storica, i n e poca precri sti ana, ossia l a
ri parti zione del le spogl i e d i Menandro - u n o d e i domi natori e l l en i stici i n I ndia, q u i ndi
3
u n budd hi sta - ri guardò non tanto lo scheletro, q uanto l e ceneri 1 0• 246

SCALA GERARCHICA ANCHE I N ••ATTO DI RELIQUIE! DAI PEZZI ECCELLENTI


DEL SANTO CAIJAVERE FIN GIÙ Al PELI IJELLA BARBA E ALLA POLVERE

Il cattol i cesi mo vede la legitti mazione bi bl ica del c u l to del l e rel i q uie nel l a stupefacente
d i v i sione de l l e acq ue del Gi ordano per mezzo del mantel l o di El i seo, o nel l a risusci ­
tazi one dai morti grazie alle ossa di El i seo ne l i ' A ntico Testamento. " E appena toccò
le ossa di El i seo, ri tornò in v i ta e si prostrò ai s uoi pied i " . Si fa i noltre rife ri mento al
tocco del l a veste in Matteo 9,20, nonché neg l i Atti degl i A postol i 5 , 1 5 e 1 9, 1 2. Tutto
questo, tuttav ia, non sono che motivazioni i pocri te, fin troppo trasparenti . Da nessuna
parte Gesù esorta a q ueste cose: custod i te i rest i , veneratel i , sudd i v i detel i , t raslate l i e
smerciate l i , costruiteci degl i al tari e d i teci sopra del le messe ! Queste sarebbero state
parole chiare, tal i da gi ustificare l ' evol uzione poi subentrata - sennonché tutto q uesto
manca, come tante parole mancano per altri riguard i . Quand ' anche le vesti di Gesù, o i
sudari , le bende di Paolo, mostrassero certi effetti curati v i , anche i n tal caso si sarebbe
188 La frode dei miracoli e delle reliquie

ben l ungi da q uanto si sarebbe poi propagato nel la Chiesa 1 3 1 •


La pri ma testi moni anza d el i ' i nci piente c u l to cri stiano de l le rei i q u i e è i l rapporto, pi ù
volte fal s i fi cato, sul mart i ri o di Pol i carpo ( p. 1 1 4) , un c u l to i n i zi ato g i à dal l a sepol tura
del m arti re. Ad esso cond ucono le tracce pi ù antiche . . . "come nel c u l to degl i eroi portano
al sepolcro del l 'e roe". ( Pfi ster). Sennonché, dal l a metà del I I I secolo, la tom ba d ' u n
marti re non d i venta solo i l l uogo del c u lto n uovo e anti co, ma di venta essa medes i m a
oggetto di c u l to, d i venendo q u i nd i , pri ma che nascesse i l cri sti ano c u l to del le i m magi n i
(al lora ancora sti gmati zzato) i l punto di cri stal l i zzazione del l ' adorazione d e i sant i . S u l l a
tom ba si suppl i ca i l santo, si cerca la s u a i ntercessione, si crede di ottenerne l ' ai uto e si
ri ngrazia già con tavole votive. Di più, su alcune d i q ueste sepol ture dei pi ù �enerati si
costrui scono già del le chiese, con c u i si pongono già l e premesse del fut u ro movi mento
dei pel legri naggi 1 3 2 .
A q uesto pu nto, i cristiani credono che la forza già operante nel santo, mentre era i n
v i ta, continui a d agi re effi cacemente nel suo corpo morto. Non avevano fatto m i racol i g l i
i nd u menti de l i 'apostolo Paolo? Se ne deduceva c h e tanto pi ù n e av rebbe fatti la sal ma
247 del santo. Chi avesse toccato q uei resti , su di l u i si sarebbe trasferita l a loro forza. È i n
v i rtù de l l a loro forza speciale (c hàri s), così s i credeva, è per effetto de l l a loro sov ran­
nat u rale "dynam i s", che l e re l i quie causano m i racol i , scacci ando i m a l i gni demòni dei
pagan i ; ragion per cui si i m piegav ano re l i q u i e anche neg l i esorc i sm i , portandole in g i ro
con processi oni propi ziatori e e depone ndole sug l i al tari 1 33 .
Nond i meno, come nel cattol icesi mo tutto è strutturato gerarchicamente, così come i l
papa vale pi ù d i un vescovo, u n vescovo p i ù di un parroco, e questi pi ù di u n l a i co, così
anche le re l i q u i e - per q uanto sacre esse siano - hanno un d i ffere nte val ore, in q uanto i
pezzi eccel lenti ( re l i q u i ae i n si gnes), l a sal ma com pl eta, testa, braccia e gam be, val gono
molto di pi ù de l l e rel iquie "non i nsi gnes", nel l e q ual i si fa di n uovo d i sti nzione tra quel le
"notabi les" ( ragguardevol i ) , come mani e pied i , e q ue l l e "ex i g uae" ( modeste), del tipo
denti e di ta. O l t re a q ueste re l iquie così chi amate pri mari e, ci sono le secondarie, c he a
loro volta si sudd i v i dono i n re l i q uie oggett ive ( i ndumenti , attrezzi di tortura eccetera) e
i n re l i q u i e per contatto, cioè oggetti coi q ual i cadaveri di santi oppure i l oro resti sono
venuti a toccarsi 1 3 4•
Dopo i l santo medesi mo, oggetto primario di c u l to, g l i oggetti ci rcostanti , con cui
egl i e ra ven uto a contatto i n v i ta sua, assumono d u nq ue il massi mo val ore, e t ra q uesti
ulti m i il pi ù grande tocca agl i strumenti del marti rio. (Il santo Lorenzo venne decapi tato.
Il fatto sem brò troppo banale ai cri stiani poste riori . Così , nel 400, lo si fece arrosti re
su l l a grat icola, e presto si riebbe natural mente i l famoso strumento del mart i ri o, ve­
nerandolo come re l i q u i a ; oltretutto, non sarà l ' u n ica grat icola oggetto di c u l to). Agl i
stru menti di tortura fece seg u i to i l g uardaroba dei santi personagg i , poniamo di Maria.
(A B i sanzio, d ue chiese si l i ti garono su quale spettasse il pri v i l egio degl i i nd u menti di
Maria. ). Tra l e re l i q u ie d i second 'ord i ne si annoverano però anche oggetti che furono
Crescente "domanda " di santi defunti 1 89

san t ifi cati attraverso un contatto postumo, cioè oggetti reperiti nei paraggi di tom be
sante: fi ori , terri ccio, pol vere (che si consumava), o l i o dal sepol c ro, da lam pade che
vi ardevano, o anche cose ven ute a contatto con l a tom ba, pann i iv i deposti , arti col i di
devozi one. In u n ' accezi one pi ù ampia e pi ù e levata, valeva e vale come rel i q u i a tutto 248
q uanto si presumeva fosse stato in prossi m a rel azione con Gesù, e pertanto san t i ficato
in q ualche m i s u ra: la mangiatoia, la c roce, la corona di spine, i chiod i , i suoi i ndumenti ,
1 35
eccetera .

A nche i l sano senti mento popol are sapev a fare sott i l i d i sti nzion i . Bel l i e buoni
boccon i di cadavere contavano nat u ral mente d i pi ù d i u n dente o d i pel i del l a barba.
Però q uesti occu pavano pur sem p re un ruolo pi ù al to deg l i i nd umenti o di al tre cose
con cui i l venerato defunto era venuto a contatto. I noltre, si c l assi fi cavano ben i ssimo i
taumaturg h i , eri gendo i n onore dei guari tori maggiori anche c h i ese o sepolcri pi ù
grandi , ai m i nori sol o pi ù pi ccol i , e festeggiando natu ral mente i pri m i con sol e n n i tà
1 36
maggiore •

CRESCENTE "DOMANDA " DI SANTI DEFUNTI:


LORO R ITROVAMENTO E RISPETTIV I PRODIGI

Con la crescente venerazione dei marti ri e dei l oro resti c ' e ra sem pre pi ù bi sogno, na­
turalmente, di sal me di marti ri . Col tempo, però, le estreme d i more dei pri m i credenti
(del I e I I secolo) e rano andate d i s pe rse com pl etamente, ed erano ormai i rreperi bi l i . Ma
anche di q uel l i successi v i spesso non si conosceva il l uogo d i sepoltura. Così si dovette
ri n tracciarle e trasportarl e là dove si voleva averle. Tal i traslazio n i , nel cristianesi mo,
sono attestate a part i re dal I V secolo. Di regola, esse presuppongono il ri trovamento
( i n ventio) e i l ri l evamento (elevatio), per term i nare di vol ta i n volta con l ' i nsediamento
1 37
( deposi tio) .

La pri ma t raslazione d ' una sal ma ( i ndi v i sa) di marti re ebbe l uogo ad A ntiochia nel
354, q uando si trasportò il santo Babi l a a Dafne per soppri merv i il l ocale c u l to d i A pol -
lo. In seg u i to, i l fam i ge rato C i ri l l o trasportò i mart i ri C i ro e G iovanni di A l essandria a
Menuthis, per d i strugge re i n q uesta ci ttà i l c u l to di Iside. Nel caso del santo Stefano, l a
c u i tom ba dopo i l m arti rio venne al l a l uce n e l 4 1 5 a Kaphargamala (fu l a pi ù celebre
scoperta i n q uesto cam po) , si ritrovarono perfi no le pietre con cui l ' avevano l api dato . . .
e furono venerate natural mente subi to come rel iq u i e , essendo venute a contatto col
m arti re. Un fatto n i en t ' al tro che conseguente ; magari non manca d i fol l i a, ma c ' è pure 249
1 38
del metodo •

Nel l e cronache relative al l a traslazione hanno un ruolo straord i nari o i m i racol i che
accadono d u rante il ri trovamento e il ri l evamento del santo, durante l a trad uzione stes­
sa e subito dopo l ' arri vo. Perché, d i massi ma, il presupposto per u n riconosci mento
1 90 La .fi·ode dei miracoli e delle reliquie

ecclesiastico del l e rel i q u i e era la prova forn i ta per mezzo di prod i gi e v i si o n i . Pertanto,
dov unque v i sia la tomba d ' u n marti re, non possono mancare dei m i racol i : malati che
guari scono, diavol i esorci zzati . E dunque, dal la seconda metà del I V secolo, di tom be
di mart i ri ( ri m aste fi no a l l ora sconosc i ute) se ne scopri rono i n seri e, una dopo l ' al tra.
Tutta v i a, anche corpi ed ossa di asceti erano molto ricercat i . A ppena mori va un mona­
co particol armente st i mato, si accorreva per appropri arsi del suo cadavere . Non pochi
ce rcavano di proteggersi dal la sorte ri servata al l e spog l i e del marti rio, i m petrando l a
propria sepoltura i n u n l uogo segreto. A l l orché s i trasportò i n ci ttà i l monaco Iacopo, che
aveva solo pe rso conoscenza ( per avere il suo corpo stava per scoppiare un con fl i tto tra
contad i n i e ci ttad i n i ) , fu poi d i ffici l e resti tui re il sant ' uomo, che i ntanto aveva ri preso
i sens i . A l l a morte del santo sti l i ta S i meone dovettero i nterveni re i soldati a protezione
del la sua sal ma. E nel 395 , dopo l ' ucc i sione d i alcuni monaci da parte di bri ganti arabi ,
d ue ci ttà si d i edero battagl i a pe r i l possesso del l e sal me; un caso non certo u n i co nel
suo genere 1 39 •
Furti di rel i quie erano poi quasi q uestione d ' onore per g l i appass i onat i . Così vennero
rapite, tra le altre, le sal me dei santi I l ari one, Marti no di Tours, Macari o. Le spog l i e
d e l santo Cri sostomo, i nsieme c o n q uel le d i al tri sant i , fu rono razzi ate a Costanti nopol i
d u rante la fam i gerata croci ata del 1 204 e "tradotte" a Roma nel l a bas i l ica vaticana 1 40 .
I cri stiani non rifuggi rono da ness una fat i ca, sacri ficio o i n ganno, per i m possessarsi
del le rel iquie. Al tem po del le persec uzioni si raccontò che certuni tentassero di strappare
i santi corpi dal le mani stesse deg l i aguzzi ni pur di avere una "pa rteci pazione", q ualcosa
in com une con le "sante carni". A nche cristiani cad uti v i ttime del la persec uzione fu ro-
250 no bramosi di brande l l i di mart i r i , andando i n cerca de l l e loro tom be, subodorandole
con i nfal l i bi l e fi uto, scavando e portandone in l uce gl i avanzi . Lo fecero persi no i pi ù
ce lebrati prì n c i p i del la chi esa, come i l santo A m brogio, al quale un "ce rto bruciante
sent i mento" segnalava la presenza di sche letri di mart i r i . Nel l ' anno del Si gnore 386,
A m brogio di venne scopri tore e i n ventore di seguaci fi no al lora total mente sconosc i uti, di
"sante v i tt i m e sacri ficat i " , di " trionfanti v i tti me sacri ficat i " (v icti mae), come l u i amava
defi n i rl i , ovvero dei santi "Gervasio" e " Protas i o" - la pri ma elevazione conosci uta di
marti ri "ritrovat i " - con cui il prel ato i n scenò anche una g uari g i one di ciechi che g l i
val se molto scettici smo tra i l s u o stesso seg u i to. I n p i ù , A m brogi o repe rì e d i nsieme
escogi tò i santi "A gricola" e "Vi tale", "Nazario" e "Cel so", riguardo ai q ual i affermò
che "quantunq ue la loro pol vere sia d i ssem i nata (semi netur) pe r tutto il mondo, resta
nond i meno i n tegra la loro forza". In queste att i v i tà am brosi ane, del resto, la stessa corte
i m periale non v i de altro che una mess i n scena assai i n gegnosamente concertata (l 370
ss. ) 1 4 1 .
Ne l l o stesso anno 386, i n cui A m brogio aveva i n man iera strabi l i ante fatto appari re
i d ue marti ri "Gervasio" e " Protasio", un edi tto i m periale proi bì l a prod uzi one e di stri ­
buzione di re l i q u i e . I l dottore del l a chi esa, che al l 'apice del l a sua l otta contro l a Corte
Crescente "domanda " di santi defunti 191

(l 368 ss. ) aveva celebrato i suoi n uo v i acq u i sti come "difensori " e "soldati", come
" patroni ", e aveva esal tato l a loro possente protezione ( praesi d i a, patroc i nia), non si
preocc upa m i n i mamente di q uel l ' ed i tto. Con grande prod i gal i tà, spedì dappertutto
m i n ute part i cel l e dei suoi "Gervasio" e " Protasio", i nondandone massi mamente l a
Gal l i a. M i n uscole porzioni di marti re i ntrapresero così i l l oro v i aggio a Tou rs, a Vi enne,
a Rouen, dove il santo Yictri c i o (la c u i festa è il 7 agosto) - u n ex soldato scam pato al
serv i zi o m i l i tare "per un m i racolo ben v i d i mato" ( Lexi kon ftir Theologie und K i rche)
e che opererà fi no al l a B ri tannia come acca n i to con verti tore di pagan i - si procacci ò
a l t i meriti con tutte l e rel i q u i e poss i bi l i e i m magi nabi l i . I n real tà, Victricio ne i m pi egò
una grande col l ezione, già speri mentata i n I tal i a, di c u i egl i propagò i nstancab i l mente
l ' effi cacia, per q uanto m i nuti fossero i frammenti di rel i q u i a : "Non dobbiamo lamen­
tarci del l a piccol ezza d i q uesti reperti . . . I santi non soffrono alcun danno q uando si
sudd i v i dono i l oro avanz i . In ogni pezzetti no si cela l a stessa forza sal v i fi ca i nsita nel 25 1
grande"- un personaggio "gran i t i co", v anta i l gesu i ta E. de Moreau , che fa spi cco "tra
i p i ù nobi l i del suo tem po" 1 42 •
Ma non a tutti riusc i v a bene tutto, e perfi no u n patrono così sbol l entato, u n furbo
di tre cotte come i l santo Mart i no, fu costretto una volta a lasciar perdere i l c u l to d ' un
marti re che stava prosperando a gonfi e vele perché i l t i po, onorato e venerato dal l a
com u n i tà d e i c redenti , a l l a fi ne ri s u l tò essere un e x brigante d i strada 1 43 •
A l pari di A m brogio, difesero l a causa del c u l to del l e rel i q u i e anche al tri dottori
del l a chiesa: Basi l i o, G regorio di Nazi anzo, Cri sostomo, G i rol amo, A gosti no. Senza
tentennamenti , tutti q uanti si fanno garanti di m i racol i . Per A m brogi o " mol ti ven nero
guari ti grazie ad un 'ombra ( u m bra q uadam) dei santi corpi". Per A gost i no " una manci ata
di pol ve re ha fatto rad unare una grande massa di popo l o". Per Cri sostomo " non sol o i
corpi dei santi , anche l e loro sepol t u re sono ri col me di grazi e spiritual i " 1 44•
Di olio, per ese m pio. Molte rel i q u i e trasudavano ol io i n mani era stupefacente. E
Giovanni di Damasco, che "quale dotto, poeta e predicatore . . . rese grandi serv i z i al l a
Chi esa" (A l taner/St u i ber) e f u al tamente elogi ato nel Conci l i o d i N i cea (787), placava
così chi d u b i tava del t rasudato o l i o dei santi : "Cri sto S i gnore ci ha dato quale sorgente
d i sal vezza l e rel i q u i e dei santi , l e qual i in mol tepl ici g u i se emanano i l oro benefi c i ,
l asciando sgorgare ol i i profu mat i . Nessuno sia dunq ue i ncred u l o ! Perché, s e dal l a n uda
rocci a scaturì acq ua nel deserto . . . , è forse i nc red i b i l e che dal l e rel i q u i e dei marti ri sca­
1 45
turisca o l i o p rofumato?" •

I n tal modo una scemenza punte l l a l 'al tra.


A l l a presunta, venerati ssi m a tom ba del l ' apostolo A nd rea a Patrasso, dove si d i ceva
che avesse pati to il marti rio sul l a croce, dal i 'al to del l a quale aveva ten uto per due
gi orni le predi che più edi fi canti , annunci ando " l a dottri na del l a croce" che natural men­
te "serve agl i i nc redu l i per l ' eterna perd i zi one" ("e q u i par di ri l eggere il vangel o",
com menta il cappuccino Maschek), ebbene, da quel l a tom ba zam pi l l arono ol i o e man-
1 92 La fi·ode dei m iracoli e delle reliquie

na. (A nche pe r q uesto A n d rea fu promosso a patrono del la R ussia, Scozi a, G recia,
252 nonché a protettore del l ' Ord i ne del Ve l l o d ' oro, a patroc i natore dei mace l l a i , e si m i l i ,
e s i ama suppl i carlo per l a roso l i a, per i cram pi , nonché come i ntercessore i n affari
d ' amore) 1 46.
Quale p i ù famoso trasudatore di o l i o fu considerato i l (forse storico) santo De metrio,
il cui c u l to non fa che portare avanti q uel l o del pagano Kabi r. Il (sed i cente) l uogo di
sepol tura di De metrio, nel la ci ttà di Tessalonica, di cui di venne il ce lebrati ssi mo pa­
trono, faceva ri bol l i re l 'ol i o medi ante la forza del defunto. A ndava pe rò i n ebol l i zi one
anche sol o toccando i suoi resti : come accade va d ' a l tronde in al tri l uoghi , sol o che
l ' ol i o capi tasse nel le mani deg l i uom i n i gi usti , pon i amo in q ue l l e del santo Mart i no di
Tou rs. L' amico del q uale, S u l picio Severo, scri ve: "Il sacerdote A rpagio assicura d i aver
v i sto come l ' o l i o aume ntasse sotto la benedi zione di Marti no, fi no a trac i mare oltre i l
bordo del reci piente stracol m o". I l medesi mo effetto ottenne natural mente, a maggior
ragi one, la bened izione de li "'o l io dal santo legno", l e cui schegge peregri narono per
tutto il mondo (credente) (p. 2 1 6 s . ) . Il pel l egri no di Piacenza racconta: " D u rante l ' ado­
razione de l l a croce nel l 'atrio del la chi esa del santo sepolcro v i ene portato ol i o pe r l a
consacrazione del le am pol l e mezze piene. Ne l l ' i stante i n cui i l legno sfiora l ' apert u ra
del l ' a m pol la, ecco l ' o l i o ri bol l i re e montare, e se essa non v i ene chi usa subito, tutto
1 47
l 'o l i o ne trabocca" •

Nel IV secolo, a poco a poco, si diffuse l ' usanza (da gran te m po v i gente tra i pagan i )
di c ustod i re sotto l ' altare i resti dei marti ri . Si si stemavano sotto la pi astra del l ' a l tare o
i n u na cav i tà del medesi mo, i l "sepu l crum", sicché l 'al tare d i ve ntava una tom ba con sa­
crata. Per q uanto la cosa s i a di cattivo gusto, per q uanto ci si sia abituat i , e lo sia ancora
- lasc i ando pe rdere che molti ssi me, anzi la pi ù parte de l l e ossa su cui si "celebrava"
l ' offerta eucari stica e la messa non erano de l l a pe rsona a cui si attri bui va - sorse ora una
"forte domanda" ( Lexi kon fii r l konografphie) di santi cadaveri o parti di cadavere . I l
"fabbi sog no" fu presto l etteral mente s m i s u rato. E i l problema non meno. E altrettanto la
passi one dei col lezion i sti . Vi fu rono appassionati amatori di cristiani resid uati d i sal me.
Progressi vamente, ogni chi esa vol l e avere l e proprie re l i q u i e di marti ri , tanto che a l l a
1 48 _
253 fi ne d e l V I secolo q uasi tutte le otte nnero .

DALLE INStx; NE I>ELL ' I M I't:RO FINO AL GRASSO D ' ORSO,


OVVERO "IN PRINCIPIO c ' f: LA I'Jt:TÀ NATURALE ••• "

Ma ormai c ' e ra bi sogno di rel iq uie non solo per l "'onore deg l i al tari ". Sac re sal me ser­
v i v ano a proteggere anche da ogni sorta di eventi d i abol i c i , a l l ontanando una m i ri ade
di malanni e cal a m i tà. Pe rciò le agognavano sov ran i , paesi e ci ttà, s i n go l i i nd i v i d u i .
G l i i m peratori cristiani ebbero subito enorme i nteresse pe r la faccenda. G i à nel 357
Dalle insegne dell 'lmpero .fino al grasso d 'orso 1 93

i l fi g l i o di Costant i no, Costanzo, fece portare tre santi com pl eti , o megl i o le l o ro ossa,
nel l a capitale romana d ' Ori ente; si trattava del l e presu nte spog l i e dei santi A nd rea,
Luca e Ti moteo. Eudokia-Athenais, mogl i e d i Teodosio I I - il sov rano che esaudì "tutti
i precetti del cri stianesi mo" ( I l 25 ss. ) - portò a Costanti nopol i ne1 438, da u n pel legri­
naggio a Gerusalemme, l e re l i quie del santo S tefano e l e catene del santo Pietro. Il re
S i gi smondo dei B urgu nd i , dopo aver "esauri to" le rel i q u i e ricev ute dal l a sua v i s i ta a
Roma, i n v i ò i l suo d i acono G i u l i ano da papa S i m maco (498-5 1 4) - fam i ge rato per l e
razzi e sulle strade, le stragi nel l e chiese e i fal s i s i m machiani ( I l 234 ss.) - , per prenderne
in consegna del l e n uove. A nche re C h i l deberto venne ri petutamente ri e m p i to di gioia
con tesori di re l i q u i e da papa Pelagio I (556-56 1 ) , riten uto correo del l a morte del suo
predecessore , il papa assassino Vigi l i o ( I l 3 1 4 ss. ) . E q uando l ' i m peratore G i usti n i a­
no vol le edi fi care a Costanti nopol i una chi esa i n onore dei santi apostol i , richi ese al
papa Orm i sda ( I l 24 1 ss. , 253 ss. ) u n ' adeguata dotazione d i rel i q u i e , certo d i meri tare
anche l ui "di ricevere i sac rari che tutto i l mondo ormai possi ede". Per G i usti n i ano,
Costan-ti nopol i doveva possedere "sanctuaria beatorum Petri et Pau l i ", e in pi ù parte
del le catene dei santi apostol i ol tre che, "ove fosse poss i bi le", alcuni frammenti del l a
1 49
graticola d i s. Lorenzo •

S pesse vol te, i regnanti erano pure presenti al l ' arri vo d i una trasl azione di rel i q u i e;
questo i nteresse si mante n ne, anzi au mentò nei seco l i success i v i . Le rel i q u i e facevano
parte, per così d i re, del bi lancio statale, d i v enendo u n s i m bolo d i esercizio " uffi c i al e"
del pot ere per l ungo tem po, fi no a l l 'alto Med i oevo. La bi gotta mania (o l ' i pocri sia) 254
dei governant i , i l loro atteggi arsi nel l 'esi bizione del potere, si spi ngeva fi no al i 'al le­
sti mento di chiese con tom be real i , fi no a creare col legamenti del l e i nsegne i m perial i
con le rel iq u i e e l a creazione di "santi i m peri al i " , patroni peculiares dei regnan t i . Le
rel iquie ebbero un ruol o anche nel l a sti p u l azi one di cont ratti; si esegu i vano gi u ramenti
al cospetto del l e rel i q u i e , ma più d i tutto l e si portava in guerra. Re En rico I (9 1 9-936)
non esi tava ad affrontare una cam pagna m i l i tare pur d i i m possessarsi d i una del l e tante
1 50
"sacre lance" •

Proprio al i ' epoca del l e m i grazi oni dei popol i , mentre si andava d i sso] vendo la potenza
del l ' I mpero e crol lava lo Stato romano d ' Occi dente e le ci ttà potevano contare sol o su
se stesse, anche i com un i cercarono d i accaparrarsi dei tutori re l i giosi . A nche qui, d i
conseguenza, le sac re spog l i e - corpi e ossa d i mart i ri e al tre partice l l e - furono pronte
a sal tare, per così d i re, s u l l a breccia, tanto pi ù nel l e c i ttà esposte a peri col i e m i nacce.
I grandi santi , mete di pe l legri nagg i , g l i apostol i e i marti ri roman i , il santo Fel i ce a
Nola, i l santo Vi ncenzo a Saragozza, fecero q u i nd i la loro com parsa come n u m i tute­
lari , patroni d i c i ttà, non meno d i Sergio in R usafa, d i Teodoro in Euchai ta, Tom maso
in Edessa, Demetri o i n Tessalon i ca, o i l vescovo G i acomo i n N i s i bi , i l "protettore e
151
condotti ero" (Teodoreto, cfr. I 265 s . ) •

Nei casi di guerre e pesti lenze erano sem p re pronti al soccorso sacri sche l etri , sac re
1 94 La .fi·ode dei miracoli e delle reliquie

sal me, sacri re l i tti . Durante un 'epidem i a nel l ' anno 543 , g l i abitanti di Rei ms andarono
sol ennemente in processione i ntorno a l l a ci ttà recando una pi astra del sepolcro del santo
1 52
Re m i gi o •

Ma non sol o prì nci pi e ci ttà . . . Era la maggioranza dei cristiani ad esse re contagi ata
da tale costume. V ' e rano i n n umerevol i i nd i v i d u i che si prendevano tra le m u ra dome­
stiche resti d i marti ri (o ciò che essi ritenevano tal i ) , soprattutto ceneri o " re l i q u i e di
san gue", cioè panni i m pregnati d i sangue; i n Egi tto c ' e ra chi occasionai mente portava in
g i ro l ' i ntera sal ma del marti re, le rel i q u i e ad ogni passo, o tem poraneamente le davano
in pegno. A nche in questi modi si credeva di stornare da sé tutti i generi d i cal a m i tà,
atti rando per contro su di sé "forza" (dynam i s ) e i n te rcessione dal l ' ol tre mondo. ( F i no
al X I I I secolo, l ' acq u i s i zione pri vata di rel i q u i e era consentita senza alcun contro l l o da
255 parte de l l a chi esa) 153 .
Uno dei pri m i esempi documentati di q uesta credenza ci è offe rto, agl i al bori del I V
secolo, dal la ricca vedova cartagi nese Luci I l a. L a q u a l e o g n i vol ta, pri ma de l l a com u­
n i one, baciava ossa di marti ri , senza che quel l e fossero ri conosci ute come tal i ( 1 235/36).
In modo del t utto d i ve rso cercava di proteggersi re Chi l perico. Nel 583, i n sedi andosi a
Pari g i , fece portare avanti le spog l i e mortal i di molti santi per far fal l i re una scom un ica.
In ogni caso, l e ossa dei marti ri dovevano soccorrere non sol o i n q uesta v i ta, ma pure
n el i 'al tro mondo. Tanto che fu un ' al tra c ri stiana s u persti zi one, oppure una fede - i l
che v a a fi n i re ne l l ' identico modo - quel l a di portare con sé re l i q u ie nel l a tom ba " per
scam pare i n tal g u i sa alle tene bre deg l i i nferi" (vescovo Mass i m o di Tori no). A nche
in q ueste " perle", l ' espe rto di pe l l egri naggi e di rel i q u i e Kott i n g rav v i sa u n autentico
nucleo rel i gi oso "del l a sana venerazione cri stiana del le rel i q u i e" Quando tutto ri s u l ta
. •

1 54
marc i to da tutte le part i , per g l i apol ogeti resta sem p re uti l e i l "nucleo" •

I n Ori ente, già a l l a fi ne del IV secol o, andò affermandosi l a pi etosa pratica di esuma­
re e di spezzettare q uesti corpi pe r accrescerne e di stri bui rne i m i rabol anti poteri . G i à
pri ma, per l a veri tà, i m peratori pagani e cristiani avevano garanti to per l egge l ' i ntan­
g i bi l i tà del l e tom be, i nasprendo u l teriormente l e pe ne. M a questo non potev a frenare la
chi esa cristiana. G i à i l padre del l a c h i esa Teodoreto, i l pri mo teol ogo del c u l to cristi ano
de l l e rel i q u i e , aveva assicurato al l a pi ù pi ccola pa rtice l l a identica effi cac i a che al la
rel i q u ia i ntegral e. Corpo d i v i so - grazia i nd i v i sa ! Ebbe così i n izio un affare grandioso
e travol gente , scam bi o/baratto e vendi ta; si mercanteggiava con rel i q u i e vere, ancor
più spesso con oggetti fasu l l i , e non mancavano di aver corso, come resti sac ri , anche
denti di tal pa, ossa di topo, grasso d ' orso. In si ntes i , le traslazi oni assunsero già al l ora
tal i d i mension i , che l ' i m peratore Teodosio, nel 386, e m i se un ' apposi ta legge contro l a
svend i ta e i l merci monio d e l l e re l i q u i e . A d i s petto d i essa, tal e com merc i o prosperò
sem pre di pi ù , tanto pi ù i n q uanto si smem bravano orrendamente non solo i cadaveri
( rel i q uiae de corpore), ma si rasc h i avano, sezionavano, e squartavano anche altri sacri
avanzi , come strumenti di tortura, la presunta croce di C ri sto, cate ne, graticole, vest i t i ,
Reliquie "per contatto " e scheletri ambulanti 1 95

dal momento che i n essi - come i nsegnava papa G regorio I " Magno" - c ' era sempre 256
l a stessa i dentica "forza". Così , dal I V secolo fi no al l a Riforma, gli affari andarono a
gonfi e vele, "giacché una rel i q u i a taum at u rg i ca rendeva molti ssi mo" (Schl esi nger) ; i l
vol ume d ' affari c u l m i nò però nel I X secolo, d i pi ù ancora nei secol i X I I e X I I I con l e
croci ate, col saccheggio di Gerusal em me; al l a fi ne i l clero, q uando l ' affare si fece p i ù
l ucrat i v o che mai , cercò d i el i m i nare i l costoso commercio di i n termedi ari . Perché l a
venerazione del le rel i q u i e è " u n sem pl ice bi sogno u m ano d i ri spetto per l a persona del
santo". " I n pri nci pi o c'è la pietà naturale nei confronti del l e umane spog l i e . . . " ( Lexi kon
1 55
fUr Theologie und K i rche) •

RELIQUI E "PER CON TAITO " E SCHELETRI AMBULANTI

Col frazi onamento del l e rel i q u i e si potevano com unque esaudi re molti desi deri dei
cri stiani , rendendo nel conte m po atti v a la l oro v i ta di fede. I nfatti, avendo otten uto
una sia pur m i n i ma parte di rel iq u i a, non si parla d ' al tro - sia come i n d i v i duo sia come
chi esa, per m i l l anteri a o per qualsivog l i a altro mot i vo - che di appropriarsi di q uesto
o quel santo. E poi c hé si pensava in term i n i di q uanti tà, aspettandosi da pi ù santi una
protezi one maggi ore che da uno solo, presu mendo i noltre di guadagnare pi ù benedi zi on i
c o n l a som ma di frammenti anche pi ccol i ssi m i , si aspi rava a possederne un numero
1 56
sem pre maggi ore. Per tal modo vennero a formarsi i n tere col l ezioni di rel i q u i e •

La ri parti zione del le rel i q u i e venne praticata i n modi sfrenati e i l l i m i tati soprattutto
nel l ' Oriente cristi ano. Si segava, tagl iava e smem brava q ual siasi cosa di santo fosse
d i v i si bi l e, da sm i n uzzare, da mol t i p l icare. L' Occi dente, al meno fi no al V I I -V I I I secolo,
mostrò i nvece maggi ore ri serbo nel l a l oro gestione, ma non una piena astensione, come
si è creduto a l un go ancora nel X X secol o. Una severa legge romana, come si è detto,
garanti va sì l ' i ntangi bi l i tà dei sepolcri , ma venne spesso pal esemente cal pestata. Q u i ,
i nol tre, si segu i tava a d i stri b u i re resti corporei già frammentati o fac i l mente d i v i s i bi l i ,
come sangue, cenere, den t i , u n ghie, capel l i , non meno d i sal me già sezionate, i m por-
tate dal l ' Oriente. Secondo G regorio di Tou rs, nei bagagl i d ' un pel l egri no di ri torno 257
da Gerusalemme si trovò un ri masug l i o di G i ovanni il Batti sta, che tre vescov i del l a
1 57
Gal l i a program mavano d i tranci are u l teriormente •

A Tou rs si fecero pure molte tras l azi on i . S i m i l mente, nel l ' I tal i a del nord, sotto i l
gen iale scopri tore e d i nventore di marti ri A m brogi o (l 370 ss.) s i ri d ussero i n frant u m i
molte sal me. Pi ù d i tutto, a i nondare l ' Occidente, furono g l i avanzi d e l sangue dei
campioni del l a fede "Gervasio" e " Protasio", per l ' appunto "scoperti " da l u i . L' amico
di A m brogio, i l vescovo Victricio di Rouen (p. 1 9 1 s . ) fece di tutto per assi c u rarsi i
resti di mart i ri orienta l i e i tal i an i settentri onal i . A nche nel l ' Africa del nord i monaci
15
vendevano ossa d i marti ri veri e fal si 8 •
1 96 La frode dei miracoli e delle reliquie

Tuttav ia, mal grado l ' i n tenso frazi onamento e smerc i o d i piccole e pi ccol i ss i m e
particel l e , le scorte n o n bastavano, tanto pi ù c h e Roma sem brava n o n v o l e r gesti re tal i
d i stribuzion i , ma certame nte non esi tava ad accettare le rei i q u i e d i stri buite dai credenti
grec i . Il fatto è che i papi lesi navano sul l ' e m i ssione del l e propri e, segnatamente di
quel l e dei "santi capi ta l i " , ma l argheggi avano tanto maggi ormente con rel i q u i e che essi
prod ucevano a prezzi bassi ssi m i in v i rtù di u n trucco. Escogi tarono i nfatt i l a categoria
de l l e rel i q u ie per contatto, per cui ogni oggetto che fosse venuto in contatto con una
rel i q u i a - pi ù di tutto col sepolcro di un santo, magari con la tom ba d i Pi etro (oppure
anche con la tom ba di Mart i no a Tours) - di ventava esso stesso re l i q u ia, essendo la forza
sov rannaturale de l l a "vera" rel i q u i a tras m i g rata i n q ue l l a che adesso e ra altrettanto
"vera". S i ponevano sem pl icemente dei panni in bosso l i di legno, avorio o metal lo no­
bi l e acca nto ai corpi dei santi , affermando che ora avevano lo stesso effetto de l l e altre
rel i q u i e - i l che, senza d u bbio, cogl ieva nel segno !
Questo e non al tro, i nfatt i , avevano ri bad i to espl ici tamente i grandi teologi del catto­
l i cesi mo nel IV e V secolo: i dottori de l l a chi esa I l ario, Basi l io, G regorio di Nazianzo,
G i ovanna Cri stostomo, A gost i no ed altri. Ora, re l i q u i a potevano d i v entare molte cose,
per non d i re tutte le cose; non solo la m i n utiss i m a partice l l a d ' una sal ma, ma poniamo
anche una spugna con cui a suo te m po s ' e ra assorbi to il sangue del marti re, oppure u n
pann i ce l l o, purché ven uto a contatto c o n altre re l i q uie; gi acc hé l a "forza" de l l a rel i q u i a
258 vera si era così trasfusa n e l n uovo oggetto - già n e l q uarto secolo u n a idée jixe d i t utto
1 59
l ' orbe cri stiano •

Pe r mezzo de l l e rel i q u i e a contatto, diffuse da Roma pe r tutto l ' Occidente, l a chi esa
di Roma consol idò in m i s u ra non i rri l evante la sua i n fl uenza pol i tico ecc lesiastica. Con
grande prodi gal i tà e generosi tà i papi d i ssem i narono in tutte le d i rezioni i loro don i , che
non gli costavano n u l la, e che sono entrati nel l a "storia del l a devozione" sotto molti
nom i : brandea, pal l i ola, sanct uari a, memori ae, bened icti ones, eul ogl ae , patroc i n i a.
Papa G regori o (590-604) , i l cosiddetto " Magno", am m i n i strò un prosperoso si stema d i
spedi zione di rel i q u i e . Tra q ueste, c ' erano sem pre del l e rari tà, come croc i fi ssi (sped i ti
ai sov ran i ) con i ncastonate schegge de l l a croce di Gesù. O con capel l i di G i ovan n i i l
Batti sta, i l quale aveva l asciato stu pefacentemente d ue teste. Lo stesso papa spediva
i nol tre del le chiav i , da appendere contro g l i i ncantesi m i , con l i mat u ra che si d i ceva
ottenuta dalle catene del pri nci pe deg l i apostol i . A q uesto punto, anche a Roma non si
i nd i et reggiò più di fronte al l e tombe. Così papa Bonifaci o I V (608-6 1 5 ) fece trad u rre
a Roma mol ti scheletri , pri nci pal mente nel l a c h iesa di s. Maria ad martyres, da l u i
consacrata al l a vergi ne Maria e a tutti i marti ri , i n cui aveva ri mode l l ato i l Pantheon, i l
"santuario d i tutti gl i dèi ". A parti re d a papa Paolo l (757-767), molti "corpi di santi"
(e i n seg u i to sol o piccole part i ) vennero esportati perl opi ù i n Franc ia; non per n u l l a
q uesto papa si ri volse ripetutamente a re Pi pi no per averne ai uti contro i Longobardi e
contro B i sanzi o - e q u i n d i , per questa causa, si potevano già i m pi egare alcuni cadaveri ,
Arretrati di Maria, o vvero "tutta la miseria dell ' umanità . . . " 1 97

1
di chi unque fossero 60 •
D ' ora i nnanzi , certo, molti schel etri , ossa e ossi c i n i , av rebbero av uto un 'esi stenza
pi ù mov i mentata e p i ù ri nomata di quanto mai avessero av uto d u rante l a l oro v i ta.
Le rel i q u i e del santo Vi ncenzo d i Saragozza, per fare un esem pio, arc i m arti re spa­
gnolo e patrono del Portogal l o, rappresentano una storia tutta per sé, che sia storica
o meno l a sua morte ci rconfusa di l eggende. Fi no al V I secolo, si d i ceva che l e sue
ossa ri posassero a Val encia; ma là, mezzo secol o pi ù tard i , non se ne sa pi ù n u l la. I n
com penso, già nel 542, St. Germa i n -des- Prés, presso Pari gi , riceve l a stola e l a dal ma-
tica del santo, mentre l ' a bbaz i a benedett i na d i Cast res a v rà nel l ' 864 le ossa, Le
Mans av rà il teschio, la chi esa di Lorenzo a Col onia una seconda testa (già la testa di 259
Orfeo e ra sepol ta secondo una trad i zione a Lesbo, secondo un 'altra presso S m i rne) ; l a
ci ttà di Bari riceve come rel i q u i a i l "bracci o" del l ' e roe cristiano; ossa d i l ui riceve l a
chiesa benedetti na di s. Vi ncenzo a Metz, altre sue ossa vanno anche a B reslavia, dove
Vi ncenzo nel secolo XI è promosso patrono del Capi tol o del duomo e secondo santo
del vescovado; il tronco va ad A l garve, in Portogal l o, altrettanto ne riceve Li sbona; al tri
avanzi ottengono anche Saragozza (85 5 ) , Cortona, il duomo d i Losanna ( fi no al 1 529) .
Fi nal mente, l a testa ru bata da Col onia approda nel 1 463 nel duomo di Berna, dove Lo­
renzo è fatto patrono del l a ci ttà e la sua i m magi ne com pare su monete e stem m i 1 6 1 •
Un apposi to capi tol o, anzi un l i bro i ntero si potrebbe fac i l mente scri vere sul l a grot­
tesca stori a del l a "madre di Dio", e a maggior ragione s u l l e di lei rel i q u i e .

ARRETRATI DI MARIA, OVVERO ''TUTTA L A MISERIA DELL 'UMANITÀ• • •"

Non occorre spendere parole sul fatto che di Maria non si possedeva n u l l a, n u l l a nel
modo pi ù assol uto. In l e i e di l e i , gli abitanti d i Nazareth non avevano notato proprio
n u l l a d i i n sol i to. Tutto il Nuovo Testamento la nom i na assai d i rado, e senza particolare
venerazione. A ncora i pad ri del l a chiesa del I I I secolo le ri m prove rano vanità, orgogl i o,
m i scredenza in Cri sto, e al tri difett i . S u l l e pri me, anche i capi uffi c i al i del l a chi esa
mantennero una certa ri l uttanza nei confronti del c u l to mariano, cercando quantomeno
di tenerlo dentro gli argi n i del c u l to dei san t i . A n z i , mentre a parti re dal IV secolo si
onoravano i santi d i cendo il l oro nome nel l e preghiere l i turgiche del l e funzioni rel i ­
gi ose , Maria n e ri mase esc l usa fi no a l l a metà del V secolo. A ncora u n secolo pri ma,
l a si sti mava meno dei mart i ri di quart ' ord i ne. Solo al l a fi ne del IV secolo si costruì la
pri ma chi esa i n onore d i Mari a i n Roma, che ha oggi ci rca ottanta c h i ese mariane. I n
nessun l uogo, però, s i conobbe al l ora u n pe l l egri naggio mariano. Per al meno q uattro
secol i , i nsom ma, la cri stia n i tà se la cavò senza di lei . Solo col V secolo si com i nciò 260
con l ' i nd i re de l l e feste mari an e. Tuttavia i n Africa, ancora al i 'epoca di A gosti no, non si
ha notizia d i feste i n onore di Mari a. Solo dopo il Conci l i o di Efeso, con cui il dottore
1 98 La .fiYJde dei m iracoli e delle reliquie

del l a chiesa C i ri l lo, con l ' ausi l i o di colossal i co rrutte le, i m pone i l dogma di Maria
come madre d i Dio ( I l 1 1 8 ss. ) , vescov i , i m peratori , e quant'al tri potevano e volevano
1 62 •
permetterse lo, fanno a gara a chi costrui sce pi ù c h i ese ded icate a Maria
Nem meno del le sem bi anze e dei tratti fisici di Maria si conosceva n u l l a, come testimo­
nia ancora Agosti no. Sennonché, nel suo pel l egri naggio a Gerusal em me, al i ' i m pe ratrice
Eudokia toccò in sorte un fel i ce repe ri mento. Nel l ' anno 435 essa scoprì u n ' i m magi ne
di Maria, di pi nta per gi unta dal i 'apostolo Luca ! S uccessi vamente, nel VI e nel V I I
secolo, s i confezionarono effi gi mariane "add i ri tt u ra i n serie", a c u i nel l ' V I I I secolo si
aggi unsero anche i ritratti del la madre d i Dio - detti ac hi ropol i ti - non prodotti da mani
umane ! Le pi ù usual i i m magi ni mariane si trovavano, verso l a fine del VI secolo, nel l e
abi tazi oni di moltissi m i c ri stiani d ' Oriente, nonché nel le ce l l e d e i monac i , d o v e pare
che fossero q uasi oggetti di adorazione. Oramai , i ritratti di Maria erano venerati pi ù d i
tutte le altre i m magi ni di san ti, al pari de l l e rel i q u i e; i l moti vo, probab i l mente, pe r c u i
con rel i quie mariane n o n si faceva ancora u n o sfrenato com mercio: l ' i m magine mari ana
offri va, pe r il momento, sufficie nte grat i fi cazione. Divente rà presto, in u l t i ma i stanza, i l
soggetto pi ù freq uentato del l ' arte cri stiana. Ma bri l l ò anche, già al l ' i n i zi o del V I I secol o
( n e l 6 1 0), cam peggiando s u l l e n a v i da guerra de l i ' i m pe ratore Erac l i o. E attraverso tutti
i seco l i Maria - " regina del maggio" - è ri masta anche l a grande dea del l a gue rra e del
sangue, la quale ce le bra i suoi massi m i trionfi nel la storia de li ' Occidente, iv i compresa
16
la Seconda G uerra mond i a l e 3 •
Tra i l V e i l V I secolo di venta consuetudi ne, soprattutto i n Palesti na, mobi l i ta re la
fede e i l com me rcio per mezzo d i rel i q u i e mariane. D'un tratto, si venne a conoscere l a
pietra su c u i l a verg i ne, i n v i aggio verso Betlem me, si era ri posata. Nel 530 q ue l l a pi etra,
come attesta un pe l l egri no, fu nge da al tare nel l a chiesa del Sepolcro a Gerusal em me.
Qualche dece n n i o pi ù tard i , un al tro pel l egri no l a ritrovò al suo posto d ' ori gi ne; ora,
26 1 però, ne sgorgava l a pi ù rinfrescante acq ua di sorge nte.
Tuttavia, ancora nel VI secolo, si ritrovano relativamente pochi avanzi del guarda­
roba di Mari a. Nel 570, a Di ocesarea, pel l egri n i in arri vo dal i ' Occidente venerano una
brocca e un ceste l l o di Maria, a Nazareth deg l i i nd u menti di Maria che fanno m i racol i ;
a Gerusalemme g l i mostrano l a di lei ci ntura, i l foulard c h e portava. S pecial mente l a
ci ntola gode presto, a q uanto sem bra, d i grande ri sonanza e popolari tà, e verrà i n se­
g u i to decantata con i n ni e pred iche. (Ci saranno d i fatti rel i q u i e del l a c i ntura di Maria
a Li m b urg, A q u i sgrana, C hartres, a Prato presso Fi re nze. In Toscana è parti colarme nte
apprezzata una rel i quia de l l a ci ntola, i n Oriente si celebra i n suo onore un 'apposita gesta
il 3 1 agosto). A q uesto punto, chi ese e privati si contendono aspramente il possesso di
questa e di consi m i l i re l i q u i e mari ane. La maggior parte se le procacciano a Costan t i ­
nopol i : i sudari i n cui era avvolta la sal ma di M a r i a , e d u n abito da lei i ndossato d u rante
la sua grav idanza. In onore de l l 'abito e del la c i ntola Costanti nopol i i sti tuisce ora de l l e
feste; si porta l ' a bito i n processioni s u ppl icatorie , e con grande successo, giacché pare
Rarità e proteste 1 99

che a q uest ' oggetto si debba - nel V I e nel I X secolo - di aver protetto la ci ttà da assedi
e da terremoti . Ma rel i q u i e del l ' abi to di Maria si trovano anche ad A q u i sgrana ( parte
del " re l i q uario" carol i n gio), a Chra rtres (quale dono d i Carl o i l Cal vo), a Sens, a Roma,
1 64
a Li m burg, eccetera •

I n defi n i ti va, q ual u nque cosa poss i bi l e e i m magi nabi l e che si dicesse apparten uta
al l a santa madre d i Dio è ormai diffusa per t utto il mondo cristiani zzato.
Nel Medioevo, a Gaming, si venera q ual cosa "d' una pietra su c u i si versò del l atte
del l a beatissima vergi ne", qualche cosa "dei suoi capel l i , del la sua cam icia, del l e sue
cal zatu re", e si m i l i . Nel 1 509, la chi esa del caste l l o di Wittenberg possiede "5 particel l e
d e l l atte del l a nostra S i gnora Maria, 4 particel l e d e i cape l l i di Maria, tre pezzett i n i del l a
cam i c i a d i Maria", eccetera. S i rifl etta su q uesto: i n q ue l l ' anno, Wi ttenbe rg possedev a
qualcosa come 5005 rel iq u i e, i n massi ma parte i mportate dal l a "Terra Santa" d a l pri nc i pe
el ettore Federico i l Saggio ( ! ); fi no al 1 522, a Venezia, un apposi to agente com pratore
lavorò al serv i z i o del saggio pri nci pe. Non sol o; ancora i n pieno Settecento, cioè nel
secolo del l o storico I l l u m i n i smo, i Gesu i ti , atti v i a Monaco ancora ai nostri giorn i ,
i ntrod ussero u n a speciale "devozione per i l petti ne del l a vergi ne Maria", asserendo
che l 'adorazi one dei capel l i di Maria rendeva i nv u l nerabi l i , a p rova di proiett i l e : 262
"come se su di te pendesse un usbe rgo di l ana, starai i n mezzo ad una pioggia di pal l ot-
tol e . . . ". E mag n i fi carono la stori a mariana dei capel l i anche in una poesia, di cui potrà
bastare l a pri ma strofa:
Dio che conta tutti i pel i n i
Ha el etto per t e q uesti q u i :
pe r me q uesti poch i capel l i n i
han p i ù valore di tutte l e perle. 1 65
Solo per un m i n uscolo aspetto q uesta breve antici pazione può prefi gurare l ' i stupidi mento
del la cri stian i tà nel corso di due m i l l enni . Nel l a prospetti va storica - e i n q uesta sede
noi non g uardiamo d i versamente ! - proprio i l c u l to di Mari a offre i nd u bbi amente uno
sce nario in cui , come lamenta A rthur Drew, "ci afferra al l a gola tutta q uanta l a m i seria
del i ' u manità. È una storia del l a più p ueri le superstizione, del le pi ù sfacci ate fal sifi cazion i ,
stori a di deformazion i , d i al l uci nate i nterpretazion i , di fan tasticherie e i ntri g h i , i n tessuta
di umane m i serevol ezze, di gesuitica astuzi a e di cl ericale volontà d i potenza. Uno
spettacol o, fatto i nsieme per piangere e per ri dere: l a vera d i v i na com media . . . " 1 66 . _

RARITÀ E PROTESTE

Fatto sta che non mancano cose grottesche, si ngolari tà e curi osi tà d 'ogni genere, anche
e soprattutto nel mondo del le rel i q uie. Rari tà ancora m aggi ori sono forse pen ne e uova
del lo S pi rito Santo, presenti nel venerando arci vescovado di Magonza. Oppure l e re-
200 La .fi"ode dei miracoli e delle reliquie

l i q ui e del l 'asi no di l egno nel l a dome n i ca del l e pal me, s u cui Verona i nsi stette a l u n go.
(Nel bi gotto Medioevo v i furono persi no feste del l 'asi no, come i l jestum asinorum d i
Roue n , dedi cata i n vero al i ' a s i n o di B i l eam , l 'ani male parlante d e l i ' A ntico Testamento;
laddove la festa del l 'asi no di Beauvais si ce lebrava i n com m emorazione del l a presu nta
1 67 •
fuga in Egi tto)
Pe rsi no degl i ed i fi c i potev ano trasformarsi i n rel i q u i e . Così avvenne a Roma per u n a
casa pri vata, i n c u i si d i ceva c h e l ' apostolo Paolo avesse abi tato e predi cato p e r d ue
263 an n i ; una stanza ven i v a mostrata ancora nel XX secolo. Ma la pi ù fam i gerata re l i q u i a
di q uesto genere è senza dubbio l a Casa Santa i n Loreto, l a sed icente casetta d i Maria
di N aza reth, che in Palesti na, i n passato, era meta di i n n u me revo l i pe l l egri n i . Sennon­
ché, q uando nel 1 29 1 andò perd uto l ' u l t i mo bastione c ri sti ano in Pal esti na, gl i an gel i
trasportarono la "santa casa" i n I tal i a ; dappri ma nei paraggi di Fi ume, poi a Loreto i n
16
U m bria, dove è meta d i pe l l egri naggi ancora nel X X secolo 8 .
I l c u l to del l e rel i q u i e si espanse oltremodo attraverso l a trad i zione del fi l atte rio, l a
capsula di c uoio c h e prosegu i v a l a tradi zione degl i a m u l eti assai usati nel paganesi mo,
ricol m i d i "orrenda", oss i a di oggetti perlopi ù portati i n torno al col lo, desti nati a v e i co­
lare energie particol armente soprannatura l i e a stornare le cal a m i tà dai l oro portatori .
A di re i l vero, la chi esa proi bì g l i a m u l eti , ma bened i sse i fi l atteri , pe r cui la ri c h i esta
dei cristiani pe r i fi l atteri crebbe in breve "sm i su ratamente, a non fi n i re" ( Kotti ng) 1 69 •
Tutto q uesto era pe rò d i sgustoso e detestabi l e al punto che, anche a l i ' i nterno del l a
chi esa, s i al zarono proteste contro g l i "adoratori di ceneri e di i dol i " (ci nerarios e t
idol atras). Nel le forme pi ù vee menti c i ò accadde a l i ' i n i z i o del V secolo a d ope ra del
sace rdote gal l i co Vigi lanzio, appoggi ato anche da vescov i del suo paese , ma che i l
dottore del la chi esa G i rolamo - manifestamente per ragioni del tutto personal i - attaccò
con la sua fa m i gerata l i ng uacc ia (l 1 56 s . ) , coprendolo d i di sc red i to. Dal mostruoso
c u l to, però, anche nel Medioevo deri varono sem pre n uov i opposi tori , ad ese m pio nel l a
fi g u ra del l 'arc i v escovo A gobardo di Lione ( morto nel l ' 840) o , ancora d i pi ù , n e l suo
conte m poraneo vescovo Claudio d i Tori no, il quale si sc hierò tra chi preferi v a l asci are
le re l i q u i e ne l l a tom ba, nel l a zol la di c u i erano parte , i ng i u riando i vescov i a v v e rsari
com e " u na massa d i asi n i " ; riteneva i nfatti i n uti l i e vani i pe l l egri naggi a l l a presu nta
tom ba di Pi etro, facendo ri m uovere anche tutte le i m m agi n i , perfi no le croci dal le c h i ese
de l l a sua diocesi , e ri manendo, a d i s petto de l l a condanna, nel la sua funzi one fi no a l l a
morte. Solo i n v i rtù del l a Riforma venne rigorosamente respi nta qualsiasi venerazione
1 70 •
de l le re l i q u ie
264 Se n nonché i l Conci l i o di Tre nto ri pri sti nò ancora una volta categoricame nte l 'antica
usanza cri stiana, dichi arando che tutti q uanti affermano che le rel i q u i e dei santi sono
venerate senza alcun giovamento, che i loro sepolcri ( m e m oriae) sono i n vano oggetto
d i v i s i te e che da essi non si ottiene alcun ai uto "si ano da condan nare in tutto e per t utto,
171 •
come già pri ma la Ch iesa li ha condannati ed ora fa n uovamente"
Note 20 1

I l c u l to cri stiano del l e rel i quie è i ndi ssol u bi l mente connesso col c u l to dei martm
e dei santi ; forse u n po' meno, ma non troppo, con l ' usanza dei pel l egri nagg i . I nfatt i ,
p e r procacci arsi corpi d i mart i ri e di santi ( a i q ual i spesso, oltre a tutti i m i racol i , si
sono appioppate anche l ' i ncorrutti bi l i tà, nonché l ' emanazione dei pi ù sq u i s i ti profu­
m i ) , prì nc i pi , vesco v i e l oro am basci atori i nt raprendevano l unghi v i aggi . Ma anche
com uni credenti e rano spi nti dal desiderio di portarsi a casa rel i q u i e o e u l ogi (''ri cordo
benedetto"), che erano retaggio di ogni antico l uogo di pel l egri naggio. Non si faceva
molta di sti nzione, in q uel tem po, tra rel i q u i e ed e u l ogi . A prom uovere enormemente
i pel l egri naggi contri buiva a l l ora anche l a s u persti zione (o fede) che i l santo desse i
suoi aiuti là dove è sepolto i l suo corpo, o a l m eno una parte di esso (testa, mano, pi ede,
al l uce, o altri ossici n i ) , pi ù c he in q ual siasi altro l uogo. A ciò si aggi u n geva, i nfi ne, la
fede (o s u persti zione) che la merav i g l i osa forza del santo in v i ta permanesse i nal terata
nel l e sue spog l i e , e che quel l a forza si ottenesse i n proprio, mediante i l solo contatto,
1 72
o che fosse al meno poss i b i l e veni rn.e in possesso •
265

NOTE

11'
· Pfister 6 1 8 s.
"'' LTh K V I l i 1 963, 1 220
1 1
7 Kotting, Peregrinatio 33 1 . 34 1

" " LThK V I l i 1 963 , 1 2 1 6. G l asenapp, Glaube und Ritus l 03 s. Heil er. Erscheinung5formen 43 1 s . Cfr. 230,
312
1 1 '' LThK V I l i 1 963 , 1 2 1 6. G l asenapp, Glaube wul Ritus 1 03 . Heil er, Erscheinungsformen 43 1 s.
"" Numeri 1 9, I l ss. Wetzer/ Wei te IX 1 98. LTh K V I l i 808. Glasenapp. G/aube und Ritus l 04
121
Pfister 377 ss . . 3 8 5 ss., 397, 623 s s .
1 22
Di odoro. 1 1 ,38; I l ,53 ; I l ,66; 1 6,20. Pl utarco Dion. 46. Erodoto 5,47. Pfister 4 1 7 ss., 579 ss . .
1
"' Pfister 40 l ss . . 445 s s . Kotting. Derfruhchristliche Re/iquienku/t l O ss.
"" Pfister 423 ss., 429 ss., 527. Cfr, 3 2 1 ss. Kotting, Derfruhchristliche Reliquienku/t 13 ss.
1 2;
Pfister 1 88 ss., 433 ss. XXX Bas i l i o hom. in Ps. 1 1 5. Pfister 527 ss., 6 1 0 ss.
1 26 Ibidem 439 ss. Hei nzelmann, Trans/ationsberichte 1 8 s.
1 07
Pfister 51 O ss.
1 "" I bidem 489 ss.
1 "''
Bas i l i o, hom. in Ps. 1 1 5. Pfister 527 ss . . 6 1 0 ss.
"" Pfister 324. 443 s., 534. Le eccezi oni : reliquie corporali al l ' esterno del sepolcro: i bidem 1 1 423 ss. GreB­
mann, Tod und Auferstehwrg l O
1'1
Matteo. 9.20 ss. Apocal i sse di G i ovann i . 5. 1 5 ; 1 9, I l s. Werzer/We l te I X 1 98. LTh K l . A. V I l i 808
1 32
Per Wetzer/Wel te I X 1 98. il culto del le rel iquie i ncom incia con I gnazi o di Antiochia. Pfister 323, 429 ss.
Kotti ng, Peregrinatio 325. Idem, Reliquienverehrung 3 2 1 s .
L'.' Cirillo di Gerusal emme Catech. 1 6. 1 6. Bas i l i o hom . i n Ps. 1 1 5. Documenti e prove i n Pfister 609 ss.
1
'" Lexi kon der l konographi e 1 1 1 538. LTh K V I l i 1 963 , 1 2 1 7. Pfister 323, 6 1 7
I >S Prudenzio Peristeph . l l (PL 60.294 ss. ) V 555 s. (PL 60,4 1 0). Wetzer/Welte IX 1 97. LTh K l . A . V I l i 807ss.
Rauch Lexikon i 03 0. Kotting, Reliquien verehrung 329 ss. Hei nzel mann Translationsberichte, 1 7
202 La frode dei miracoli e delle reliquie

r .•· Lucius 405 s.


r ." Indicazioni probatori e i n Lexi kon der l konographie 1 1 1 538. Kbtti ng. Reliljuien verelmmg 3 25. Idem, Der
.fi"ii hchristliche Reliquienku/r 1 5 ss.
r .<>< Sozoma h. e. 5, 1 9. 1 2 s. (PG 67, 1 275). Herzog. Der Kampf' 1 1 1 1 1 den Ku/t 1 1 7 ss. Kbtting. Reliquiem·e­

rehrung 324, 328


L''' Theodoreto 1 5 s . . 2 1 . G i rolamo, Contra Vi g i l , c.5. Sozoma 7,2 1 ; 7,29. Agosti no ci1·. dei 22,8. Evagri o

h. e. 1 . 1 3 ; Cassi ano Col lat. 6, 1 . G regorio Tur. Vi ta Patr. 1 3 .3. Lexi kon der l konographie 1 1 1 539. LTh K
V I I I 1 963 , 1 22 1 . Hei nzelmann, Translatiomberichte 6 3 s .
1 � ' G i rol amo Vita Hi/ar. 46. Greg. Tur. Mi st. Frane. 1 .48. Sozoma. 3 . 1 -1 Stockmeier. Johamzes Chrysostomos

1 43
1" A u Ber 1 43 1 ss; cfr. anche A m brogi o ep. 22. M art. Pol ycl. 1 3 ,2. Ponzio. Vita Cypr. 1 6.6. Wetzer/Welte I X
200 (qui la ci tazione di A m brogio). Kotti ng, Reliquiem•erehrung 3 2 5 , nota 26. Lei poldt, Von Epidauros
bis Lourdes 98.
1 "' A m brogio ep. 22. Moreau in LTbK l . A. X 624 s. Ewi g, Spdllllll. wzd.fi·dnk. Gal/ien 293 ss. Cl évenot,
Der Triumph 80 s . Hei nzel mann, Translatiomberichte 27
'"' Clévenot. Der Triumph 8 1
1 "' Fonti e dati bi bl i ografici i n Werzer/Welte I X 200

1 " G i ovanni di Damasco, de fìde orthodoxa 4, 1 5 ( PG 9-1, 1 1 65 A ) . A l taner/S tuiber 526

1 "'' Fi chti nger 38. Doni n VI 279 ss. Maschek 583 s .. Kbrting. Peregrinatio 4 1 1

1 "7 Sulpicio Severo Dia/. 3 ,3 (CS EL l , 200). Anonym. Piac. c. 20 (CSEL 39. 1 72). LThK l . A . I I I 202 s.
Al taner/Stui ber 23 1 . Luc i us 2 1 4 ff. Kotti ng. Peregrinatio 225 s . , 405 s.
1 "" G regori o di Tour in gloria mart. 30. Vita patr. 8, 1 1 . Lexi kon der l konographie 1 1 1 538 s. LTh K
I .A. 1
294 ss. Wi eland 74 ss. Ki rsch/Ki auser 335 ss. Kotti n g. Reliquienverehrung 325. Idem. Peregrinatio 33 1
s. Hei nzelmann, Translationsberichte 26 s .
1 "'' Ormi sda ep. 77 (Col i . Av ei l . 2 1 8). Avi to di Vienne ep. 27 ( M G H A u c t . antiqu. 6,2,59). LTh K I l i 1 959,

1 1 70. Kbrting. Peregrinatio 239 ss.


r .< > Holzmann. Kihzig Heinrich l. 62 ss. Hei n zel mann. Trans/ationsberichte 24 s. 35 ss .. 68 s.
1 5 1 Lucius 205 ss. Kbtti ng. Peregrinatio 332

1 50 G regori o di Tour in gloria COI!fe,u. 78 ( M G H Scri pt. rer. Merov. l / 2 ,346 )

1 53 G regorio di Nyssa, hom. i n X L mari. ( PG 46,78-1). Prudenzio Peristeph. 5.34 1 s. ( P L 60, 398) Attanasio.
Villl Anton. 90 ( PG 26, 969) Hei nzel mann, Translatimzsberichte 18 s.
r ." Max i m . Tur. lwm. 8 1 . G regori o Tur. Hi.w. Frane. 6,27 ( M G H S S rer. Mer. 1 .266). Dbl ger, F. J. , Da.�

Kult\'ergehen 245 ss. Kotti ng, Peregrinatio 332 s.


1 55 Cod . Theod. 9. 1 7,7. Nov. Val enti n . 23 . G regorio l ep. 4,30. LThK l . A . V I I I 808. I bidem V I I I 1 963 , 1 2 1 9

s . Lucius 1 9 1 . Schlesi nger. Kirchengeschichte 1 1 -159. Lei poldt, Von Epidauros bis Lourdes 95 ss. Kotting,
Peregrinatio 334. Heinzel mann, Tran.1·/ationsherichte 39 ss.
1 51' LTh K V I I I 1 963 , 1 220. Kotting, Reliquiem-erehrwzg 326 s .

L"' G regorio di Tour i n glori.mart. 1 3 ( M G H Scri pt. Rerum Merov. 1 / 2 . 4 7 s . ) . LTh K V I I I 1 963 . 1 2 1 9.
Hei nzel mann, Trans/ationsherichte 2 1 s.
r .<>< Vietri c. de laude sanct. 6. Agostino de opere 111011. 28.36. G regorio di Tour in glor. mart. 46 (MGH, Scri pt.

rer. Merov. 1 /2 , 69). Kbtting, Peregrinatio 34 1 . Idem, Rel i q uienverehrung 32-1. Hei nzel mann, Reliquien­
translationen 22
r .'> Tutte le fonti in Kotti ng. Reliquiem'el'ehrung 327 s. Vedi anche Idem, Peregrinatio 335, 340 s. Luci us
1 83 . Pfister 43 1 . Heinzelmann, Translationsberichte 20 ss.
1 "' dtv Lexikon Bd. 1 3 . 3 1 6 s. Kiihner, Lexikon 40. Fi chti nger 297 s. LThK l . A. V I I I 809. Thei ner 1 2 1 5 s.
Trede 206. Kotting, Peregrinatio 34 1 . Rel iquienv erehrung 323 s . , 33 1 s.
"'1 G regorio di Tour Hist. Frane. 3 .29. LTh K I . A X 636 s . Pfister, Reliquienkult 2 1 3 s . . 322.
Note 203

"'' Marco 6,3. Tertul l i an o Carne Chr. 7. Ori gene hom. 1 7 i n Luc. Chrysost. hom. 2 1 , l in Joh . hom. 24, l
in Matth. Cfr. anche hom. 44 Theod. Lect. h. e. l , l ( PG 86, l , 1 65 A ) . Luc i us 420, 470 ss. Drews, Die
Marienmythe 1 59. Kotting, Peregrinatio 295. Schnei der, Geistesgeschichte l 243, nota l ; I l 226
"'' Agosti no de trinit. 8,5. Lexi kon der l konographi e 1 1 1 1 55 ss. Luci us 468 ss. S u Maria quale dea di guerra,
vedi soprattutto: Hocht, Maria rettet das Abendland. È il l i bro pi ù perverso è più paranoico che mi sia
capitato di consul tare tra l a letteratura di stori a ecclesiastica del X X secolo. Del l o stesso vedi anche Fatima
und Pius Xli. Per maggiori noti zie sul tema: Deschner, Das Kreuz 396 ss.
1 '" Anoni mo di Pi acenza 20 (CS EL 39, 1 73). Lexi kon der l konographie 1 1 1 544 Lucius 467 s., con
mol te
prove documental i . Kotting, Peregrinatio 1 0 1 . Cfr. anche la nota successiva.
"'' Bei ssel , Geschichte der Verehrung Marias 1 3 2 s. Hoensbroech, 14 Jahre Jesuit 1 1 3 1 8 s. PH i egler 1 94.
Lei poldt, Von Epidauros bis Lourdes 1 67 ss .. specie 1 69. H. Bornkamm , Kurfii rst Friedrich d. Weise 80
s.
1 "' Drews, Die Marienmythe 1 8 1

" n Matteo 2 , 1 3 ss. Pfister 324 ss. e 398. Berichtigung z u S. 256


1 '"' Pfister 353 ss

"" Kotti ng, Reliquienverehrung 3 24 s.


1 � ' G i rolamo, ep. 1 09, 1 . Wetzer/We l te l 1 32 , Il 572 ss., IX 20 1 . LTh K I . A . l 1 43 , Il 982, X 607
s. Kotting,
Peregrinatio 334 s.
1 7 1 Conc. Trident. Sess. XXV de i nvoc. et venerai. Per le deli berazi oni contro gli '"Abusi" cfr. Conc. Lateran

IV c. 62 (a. 1 2 1 5). C l C can. 1 283 , § l ; 1 285, § 2. Wetzer/Welte IX 203


1 70 Max i m . v. Turi n , horn. 8 1 (PL 57.428 B). Kotti ng, Peregrinatio 33 1 ss.
CAPITOLO III.

LA TRUFFA DEI PELLEGRINAGGI

"Che cosa poteva esserci di pi ù ov v i o che v e n i re i ncontro


all a brama di v edere e di far sì che i pel l egri ni vedessero coi l oro occhi ,
d i rettamente, ciò che l ' occh i o del l a fede gl i rendeva presente
solo nel s i l enzio del l a contemplazi one?"
Bernhard Kott i n g 1

"E poiché la santa ' topomania' non conosce l i m i t i ,


i monaci mostrarono a l e i ! alla famosa pel l egri na Eteri a j l a tom ba d i Mosè,
il palazzo di Melchi sedech e il sepolcro d i G i obbe.
Poco mancò che l e presentassero pure il teschio di Adamo,
il randel l o di Cai no, o le facessero assaggi are il v i no d i Noè ! "
J . Stei nmann ' 267
206 La frt!ffa dei pellegrinaggi

PEREGRINARE: U N ' IDÉE f'IXE FIN IlA EPOC H E PRECRISTIANE

l n q uasi tutte l e rei i gioni i pel i egri naggi , vale a di re i v i aggi ai cosi ddetti l uoghi sacri per
moti v i re l i giosi , di professi one di fede, d i ed i fi cazi one, d i espiazione, d i preghiera o di
ri ngrazi amento, furono con suetud i ne già in l ontane epoche prec risti ane. Il pe regri nare
accom pagnato da molte g uari gioni m i racol ose, da doni voti v i eccete ra, esi steva presso
i pagan i , g l i Ebre i , anche presso g l i A rabi pri ma del l ' av ve nto del l ' l s l a m . In tu tto l ' am­
bi to del l a c u l t u ra greca e romana, anzi molto oltre i loro confi n i , fi ori va e prosperava
l ' andare in pel l egri naggio al tem po di "Cri sto", q uando i cri stiani non pe nsavano ancora
a q uesta prassi . E come presso i pagan i , anche dopo, presso i Cristian i , la moti vazione
pri nci pale fu il desiderio arde nte de l l a guari gione; il che è d i mostrato da i n nu merevol i
cronache di m i racol i dai pri m i secol i .
I l pel l egri naggio era i n stretto rapporto con l ' i l l usione che l a d i v i n i tà s i man i festasse
in determ i nati posti pi uttosto che in al tri , nel punto focal e d i forze "soprannatural i ", nel
centro del "numi noso", presso un taumaturgico si m u lac ro d i culto - v i c i no ad una rel iq u i a
o a d altro spazio s ig n i fi cati v o per la stori a rel i gi osa - noto com unque pe r l ' atti v i tà d i
un fondatore d i re l i gione, d i u n e roe, d i un santo. I n ciò, un ruolo n o n m i nore ebbe la
credenza che la d i v i n i tà preferi sse essere venerata proprio là, che proprio i n q uel l uogo
prestasse ai suppl i canti un orecc h i o più atte nto, p i ù propi zio al l ' otte n i m ento d i be n i
pi ù u rgenti o p i ù spi ritual i , e propri o là, p i ù e megl io c h e altrove, l i berasse i fedel i d a
calam i tà fi siche o moral i . . . i dee fi sse c h e contrastano oltretutto c o n l a fede nel l ' a n n i ­
prese nza d i un (on n i pote nte) Iddio 3 .
A nche le processioni avevano già attratto i devoti credenti ; presso g l i Ebre i , ad
esem pio, ma altrettanto nel l e epoche de l l 'antica A rabia e poi con g l i A rabi i s l a m i zzati .
E nel lo stesso l uogo di pel l egri nagg i o era consuetud i ne andare i n processione, presso
g l i Ebrei nel la festa dei tabernacol i , ma con maggior freq ue nza nel paganesi mo, con le
statue deg l i dèi e con altri s i m bo l i d i c u l to ; perc i ò i Cristiani le respi nsero come "pom-
268 pa d i abol i " , come processioni del demonio ed espressione di idolatria. Così fecero pe r
secol i ; al la fi ne, però, adotteranno anc h ' essi le process ion i , pe r d i re i l vero con si m bol i
"veri " : al posto deg l i dèi , ora c ' e rano i santi 4•
Paganesi mo, ebrai smo e i popo l i cel ti c i conobbero i noltre i pe l l egri naggi del l a festa.
Vi con fl u i vano persone provenienti da ogni dove, come pi ù tardi fa ranno i cristian i , i
cui l uoghi di pe l l egri naggio tenevano la loro grande festi v i tà al meno una volta l ' an no.
Pari menti , pagani e gi udei prati cavano il pel legri naggi o devozionale, un v i aggio devo­
to fatto a mot i v o d ' u n voto. Pe r q uesto, la re l i gi one di Gesi1 non offri va molto spazio,
non pi ù che per un g i u ramento; e anzi , la parola cont raria al g i u rare i ncl udeva anche
il voto. Col tem po, tuttav ia, i Cristiani - al pari degl i Ebrei veterotestamentari - fecero
se m p re p i ù freq uentemente dei vot i , senza al lontanarsi pi ù di tanto dal l a prassi gi uda ica
e da q uel l a pagana. "Le moti vazioni per i voti restano le stesse . . . come non subentrano
Peregrinare: un 'idée fixe 207

m utamenti per q uanto ri guarda i l conte n uto dei voti . . . Que l l o che cambia è i l desti na­
tario del voto: Cri sto . . . , la t ri n i tà . . . e pi ù d i tutto i mart i ri e g l i altri sant i " ( Real lexi kon
fUr A nti ke und Chri sten t u m ) . I n n umerevol i cristiani facevano voti , e tuttav ia, come
i nforma una fonte antica "in molti l a vol ontà d i mantenere il voto d u ra solo fi no a
q uando g l i d u ra i l mal di denti ". Ma sia ben chiaro - ammon i sce Paol i no vescovo d i
N o l a - c he i santi n o n si l asciano i ngannare da i m brogl i e da v o t i i n mal afede: un
l uogo com une val ido per tutti i l uoghi di pel legri naggi o pagan i e cristi a n i . E come i l
pagano h a esaudi to o effettuato u n voto mediante l ' offerta d i u n sacri ficio, così fa pure
5
i l cri stiano .
Don i voti v i si solevano recare presso l e pi ù antiche c u l t u re di popo l i pri m i ti v i e
ci v i l i zzati ; si praticavano altresì nei l uoghi di pe l l egri naggi o d i Cel ti e German i , come
pure in I tal ia, G recia, Mesopotamia o Egi tto. A Colonia, i pagani portavano arti di legno,
che si credevano ri sanat i , come doni consacrati . Nel l ' I ta l i a meridionale, in u n l uogo
ded i cato a Era, al l a foce del S i l aro, si trovarono molti doni voti v i dei K u rotrophos col
bam bino. I santuari asclepiei di Epidauro, di A tene, ed al tri , traboccavano di tavole
6
votive •
Questi dona votiva, o donaria, costitui vano l a ricchezza dei tem pl i . A favore del
Tempio dei gi udei a Gerusalem me li desti navano perfi no dei sov ran i pagani , come
A u g usto, A g ri ppa, Claudio. G razi e agl i ex- voto si accrebbero i tesori dei tem pl i , dal l a 269
Mesopotamia a Roma. A ri stofane c h i amò i l sacrari o di A rtem i de i n Efeso l a "casa tutta
d ' oro". Si recavano offerte voti ve di ogni genere: vesti preziose, stoffe, oro, argento,
statu i ne d i dèi , bottino d i guerra, g reggi d i ani mal i , ma pi ù d i tutto ri produzioni di arti
guariti . Oppure si el argi vano i mezzi per l a fondazione di u n tem p i o i n tero. Questi
"donaria" potevano essere se mpl ici attestazioni di benevolenza, oppure anche oggetti
di ri sarci mento, ex voto d i suppl ica o di ri ngraziamento, compensi per aiuti attesi o
ricev uti . E tutto q uesto i Cristiani segui tarono a prati care, sol o che ora non l o facevano
pi ù per i soccorri tori e gl i dèi pagan i , bensì per i santi e per Dio. "A cambi are, sono q uasi
solo i nom i " ( We i n reich). Diciamolo i nvece a l l a mani era catto l i ca: " Fi n dal l ' i n i zio, i l
cristi anes i m o restò fede le a q ueste forma d i devozione e d i fiducia i n Dio . . . " ( prel ato
7
Sauer) •
A nche l ' i ncubazione, o v vero l ' uso di dorm i re nei l uoghi sacri per ricevere nel so­
gno ri velazioni di v i ne, an nunciazion i e v i s i o n i , t rae ori gi ne dal mondo pagano. Col ­
legata i n pri ncipio coi l uoghi i n c u i si manifestavano le sotterranee d i v i n i tà ctonie,
l ' i ncubazione era d i ffusa pri nci pal mente nel bac i no cul turale del mondo greco. S pesso
dopo determi nati prel i m i nari , dopo asti nenza da certi ci bi e da atti v i tà sessual i , uom i n i
e donne si cori cavano separatamente i n u n o spazio c u l tuale, attendendo l a com parsa
del Dio nel l a sua, o in una d i versa sembi anza. L' attesa era di ri v e l azion i oni riche, di
oraco l i che poi av rebbero perlopi ù i nterpretato i sacerdoti addetti al tem pio. Non da
u l t i m o si aspettavano guari g i o n i , tan t ' è che l ' i ncubazione e ra prati cata soprattutto da
208 La trujj(L dei pellegrinaggi

i nfe rm i , e a maggior ragi one nei tem p l i ded i cati ad eroi e dèi di sal vezza, pi ù di tutto
nei sacrari di A sclepio, dal l ' Egi tto fi no a l l a G recia e a Roma; successi vamente, i n quel l i
del le d i v i n i tà egizio-e l l e n i stiche l s id e e Serapide, presso l e q ual i trovavano ascol to molti
che avev ano ormai ri nunziato ai med i c i . I n tutti i casi , q uesti l uoghi d i i nc u bazione
(come in seg u i to quel l i crist i a n i ) fungevano anche da ospedal i x .
Nel mondo cri stiano con l ' i ncu bazione (che in G rec i a pare si pratichi ancora nel
X X secolo) si su ppl i cavano, i n vece deg l i dèi pagan i , determ i nati sant i : Tec la, M i chele,
Te rapone, C i ro e G i ovan n i , Cosma e Da m i ano ... non sol o per ottenere sol l i evo e ri storo
per i l corpo, ma anche pe r l ' ani ma: i l che av re bbe differenzi ato l ' i ncubazione cri stiana
270 dal l e paga ne forme i nc u batori e e ospedal iere . In real tà, è ov v i o che anche pe r l ' a n i m a
si cercasse ai uto e sol l i evo già tra i pagani . N o n è sem pre chiaro e i nconfutabi l e s e certi
pad ri del la chi esa ( Eusebio, Cri sostomo, G i rolamo, C i ri l l o d i A l essand ria e altri) con­
trastassero l ' i ncubazione cri stiana in q uanto s u persti zione; natural mente, condannava­
no i n tanto q u e l l a dei pagani . Nel le terme di El i as, sul G i ordano, i malati e rano fatti
entrare la se ra da una porta di serv i zio. Certo è che l ' i m pe ratore G i usti n i ano, grave­
mente am mal ato, si fece portare senza segret i , pe r un sonno sal utare dai santi Cosma
e Dam i ano, face ndo a m p l i are e abbel l i re la l oro chiesa. A nche il vescovo Bas i l i o di
Seleucia riferi sce d i s i n v o l tamente, e senza approvazione, su i nc u bazi oni da parte di
cri stiani ; con maggior ricc hezza ne pa rla ancora Sofronio, patri arca d i Gerusalemme
nel V I I secolo ".
Il budd hismo conobbe in ori g i ne q uattro l uogh i sac ri di cui B uddha aveva profetato
che un gi orno sarebbero stati mete di pel legri naggio, e c h i vi fosse morto sare bbe poi
ri nato nel cielo: L u m bi ni ( Nepal ) , dove B uddha venne al l a l uce, Bodhgaya, dove ebbe
l ' i l l u m i nazi one, Sarnat h , dove i n i zi ò la sua pred i cazi one, e Kushi nagara, dove gi unse
al N i rvana. In segui to, v i si agg i u nsero molti al tri l uog h i di pel l egri naggio: Koyasan i n
G i a ppone, Kandy sul l ' isola d i Cey l o n , dove si venerava un dente del B uddha. A nche
nel l ' i nd u i smo (con sant uario massi mo a Benares) vi furono e vi sono numerosi l uoghi
sac ri , tal mente i m portanti che i Sad h u non fanno che peregri nare da un santuario al i 'al tro.
E nel lamaismo ( i nvero so lo postc ri sti ano), c i oè nel buddhi smo ti betano, con centro
c u l t uale e sac rario a Lhasa, i l popolo (si tenga conto che un q uarto del la popol azione
è rel i g i osa di professi one ! ) accorre a schiere nei monaste ri , centri del la v i ta c u l t uale
ed economica, re nde omaggio alle rel iquie, compra a m u l eti e i m magi n i deg l i dèi , fa
gi rare i trad i ziona l i ci l i nd ri da preghiera. Pe l l egri naggi si fanno al tresì nel lo shi ntoi smo,
la pri m i genia re l i gi one nazi onal e g i apponese ( kam i no m i c h i ) , che conoscev a perfi no
una cl asse sacerdotale ered i taria, p u re assai abi l e neg l i affari , in cui si ngole fam i gl i e
con side ravano l e entrate d e l tem pio come redditi d i fam i g l i a. E pe l l egri naggi v i furono
10•
21 1 presso i confuc iani , nel l ' antico Egi tto e, non u l t i ma, nel l a G rec ia antica
Asclepio ed Epidauro 209

ASCLEPIO, IL DIO DALLE "MANI CLEMENTI " , ED EPIDAURO, LA LOURDES DEI PAGANI

Nel l a rel i g i one egeo-cretese si sol eva praticare , in modi affi ni al pel l egri naggio, la
venerazione di agresti "scri gni d i c u l to", ossi a santuari montan i , grotte sacre: l uoghi di
pel legri naggio i n parte v i v i tuttora nel l a devozione popolare neogreca. Ma fu verso l a
fi ne d e l V secolo c h e i l dio Asclepio i n iziò la s u a marcia trionfal e. Ec l i ssò i n breve tutte
le altre d i v i n i tà sal v i fi che, non sol o per l ' età classica, ma per tutta l ' anti c h i tà. Asclepio
di venne i nfatti i l pi ù i m portante dio d i sal vazione, il solo ad essere u n i v e rsal mente
riconosci uto: un soccorri tore be nevolo, perdonante, benvol uto da tutt i , u n sal vatore
che i n ori g i ne fu forse un eroe benefico, nel quale si era eroi zzato un popolare medico
del la Tessagl i a (cfr. p. 1 85 ) . A ncora Pi ndaro vedeva in A sclepio, nel 475 a . C . , u n mor­
tale assunto nel cielo degl i ero i . E i l mondo antico venerò i n l u i un d i o che era stato
uomo; anzi , propri o per q uesto lo onorava come il Dio pi ù u mano, i l D i o p i ù amico
deg l i uman i , i l Dio del l e "mani clementi", i l d i o "che con la sua dolce mano porta
ri storo" 1 1 •
Lo si dei ficò come taumaturgo che ri sana storpi , m uti e ciechi , che fa crescere i
capel l i ; egl i ha sedato le tem peste e resusci tato i mort i , facendo guari re i nfe rm i , e l i m i ­
nando però anche d i sagi e malanni psi c h i c i . Molti affermavano di averlo v i sto, facen­
dosi add i rittura garanti del l e sue i m prese. Molti m i raco l i di A sclepio, dio sal vatore
i n tutte le angustie de l l a v i ta, che guari va anche con i m posizione del l e man i , che fu
chi amato "medico", i l "vero medi co", "si gnore" su t utte le potenze del male, "reden­
tore", si trasferi rono nel la B i bbia sul la persona d i Gesù, non d i rado con particol ari
sconcertanti . A sclepio, fi g l i o di un dio, non sol tanto pati sce la morte come p u n i zi one,
ma ascende anche in cielo. In breve, v i ta e moti v i l etterari ne l l a biografi a del l e due
d i v i n i tà si som i g l iano rec i procamente, e proprio le guari gioni prod i g i ose d i A sclepio
concordano anche nei particol ari "in maniera v i stosa con l e g uari gioni m i racol ose di
Gesù" (Croon) 1 2 •
I cri stiani non poterono negarl o del tutto ; e rano i nfatti cose troppo note . Scrive G i u­
sti no: "Quando diciamo che C ri sto ha ri sanato storpi , sci ancati e malati dal l a nascita, 272
risvegl iando i mort i , al l ora sembra che con q uesto raccontiamo cose som i g l i anti a q ue l l e
c h e si narrano di A scl epio". Ma propri o l e anal ogie i ndusse ro i padri del l a chiesa a
v iolenti attacc h i . Nei q ual i , natural mente, non manca l ' asserzione che A sclepio sarebbe
stato un pericoloso demon io, e che Cri sto g l i sarebbe di gran l unga superiore 1 3 •
I santuari di A sc l epio, i famosi Asclepi ei , si diffusero per tutte le regioni del Med i ­
terraneo. L a ricerca ha ri portato al l a l uce pi ù d i 200 case di c u ra d e l d i o , c h e erano tutti
l uoghi di pel l egrinaggio. Tra i pi ù grandi contavano quel l i di Kos, Pergamo, Atene,
Tricca, Lebena, A i gai in Ci l icia, Roma. Masse enorm i cercarono qui - nei secol i a
ridosso del l a "svolta dei tem p i " - guari gione e conforto. Nel l ' A sc l epièo di Atene, tra
g l i ex voto dei fedel i ri conoscenti - come sarà poi i n tanti santuari catto l i c i - non man-
210 La frt!ft'a dei pellegrinaggi

cavano arti e mem bra di ogni sorta. Fatti dei mate rial i p i ù disparati , face vano mostra d i
s é bracc ia, col l i , orecc h i , occ h i , de n t i , man i , pied i , costole, eccetera. Numerosi ri l i e v i
ate n i esi consac rati , d e l V secolo a. C . , mostrano pe rò anche l a m i te, soccorrevole mano
d i Asclepio. I n moltepl i c i forme e ra desti nata ad accrescersi appu nto la fiducia nel dio
del la sal vezza e, i nsieme, la gloria del santuari o 1 4•
La p i ù ce lebre meta d i pel l egri naggi , dal cui c u l to sare bbero presto pro l i ferate mol te
al tre concorrenti , fu Epi dauro, una sorta di Lourdes del l ' anti c h i tà: sit uata i n pos i zi one
romantica a nordest del Pe lopon neso, nove c h i l ometri a sud-ovest del l a c i ttà, adagiata
in u n ' am pia conca val l i va, e ragg i u n g i b i l e da A tene con una trav ersata pe r mare d i sei
ore . Il c u l to ebbe i n i zi o nel V I I secolo prec ri sti ano, trasfe rendosi probabi l mente da
Tri cca in Tessagl i a verso Epidauro, pe r prospe rarv i nel V secolo. Rese presto il nome
di Epidauro famoso in tutto il mondo, atti rando da l ontano pel l egri n i d i tutti i cet i ,
pri nci pal mente per l a c u ra d i traumatol ogie e per c u re i d riche: gente c o n un so lo oc­
chio, c i ec h i , sordomuti , paral itici , i d rofobi , tisici , m u ti l ati e feri t i . A nc he persone che
avev ano pe rd uto oggetti i m portanti . E con maggior freq uenza donne che desideravano
la matern ità. ( Per questi casi , anche altri tem pi i d i A sclepio erano molto ri chi esti , come
Delfo ; così i n av ven i re, per la stessa ragione, l e donne cri stiane avrebbero pe regri nato
273 tra l e chi ese). N u l l a si sa ri guardo al l ' ord i namento dei com pensi dov uti ; la generosi tà
dei v i s i tatori , com unq ue, la si sapeva "far fruttare in modo psicologicame nte accorto . "
( Real lexi kon f ii r A ntike u n d Christentum). Molti v i sitavano Epi dauro sol tanto pe r pre­
gare sem pl icemente in quel l uogo ri nomato. Oltre al santuari o pri nei pale, artisti camente
i m portante, v ' e rano tem pi i di al tre d i v i n i tà, spec i e di A rte m i de, Te m i , Afrod i te ; v ' erano
al tari di dèi differenti così n u merosi da dover esser numerati , come ad Ol i m pia. Natu­
ral m e nte, si ergevano tutt ' i ntorno anche grandi ed i fi c i pe r dare a l l oggio ai pe l l egri n i .
Molti soggi ornavano per setti mane e pe r mesi , certuni per a n n i , cosa d a c u i t raeva­
no profi tto soprattutto i sacerdot i . l q ual i prendevano pe r sé le offerte vot i v e , e dal l e
persone guarite per di pi ù denaro, metal l i preziosi , ta l vo l ta anche i ntere statue d ' oro.
Facev ano in modo che persone con val escenti , le qual i ri fi uta vano a l l a d i v i n i tà il dov uto
com penso, fossero col p i te da un n uovo morbo. Rendevano pubbl i c i rapport i sui malati
che, grazie al m i seri cord i oso A sclepio, g uari vano solo s u l l a via del ri torno o in pat ri a.
E, manifestam ente, anche i sacerdoti propagavano la c redenza che con l 'entità del dono
promesso aumentasse altresì l a probabi l i tà del la guari gi one. Col dec l i no del mondo
anti co, nei san tuari c u rat i v i d i Asclepio fu i n trodotto persino una spec i e d i azienda
di c u ra con regol ari tari ffe ; e così , pi ù ge neral mente, in certi l uoghi d i pe l l egri nagg i o
fi n i rono per ident i fi carsi med i c i e sacerdoti d i A sclepio 1 5•
Pe r moti vi propagand isti c i , a Epidauro - già nel IV secol o precri stiano, ossia al i ' epoca
del l a sua pri ma fiori t u ra - si i ncidevano su stele q uadrate notizie di g uari gioni merav i ­
gl i ose, conservate i n parte, che non si d i ffe renzi ano sostanzi a l m e nte d a analoghe c ro­
nache da santuari cristian i . S u l l a base di q uel le ed al tre i scri zioni in Epidauro, nonché
Serapide, /side e la vergine Maria 21 1

di eq u i po l l enti fonti l etterarie, è possi bi l e doc u mentare colà - tra i l 300 a.C. e i l 200
d.C. - ci rca 80 prod i g i osi ri sanamenti , per effetto di voti esaud i t i . Nel l a real tà, però,
saranno stati certo molti di pi ù . I nol tre, si cercava già di gi usti fi care il mancato esau­
di mento del l e preghiere dei pel l egri n i . Il medes i m o probl ema si sarebbe posto presso i
santuari cri stian i , i qual i perl opi ù ne i nd i v i d uavano la causa nel l a natura peccami nosa
dei v i s i tatori 1 6 •
L' esatta seq uenza del q uotidi ano serv i z i o l i t u rg i co non si l asci a pi ù ricostrui re per
q uanto ri guarda Epidauro. A parte i l fatto che, come era consuetudi ne nel paganesimo, 274
si potevano pregare d i v e rse d i v i n i tà, parecch i e cose ram mentano i success i v i riti e
ceri monial i cristi an i : l ' i n tenso uti l i zzo di l uci e d i l a m pade, l ' uso del l ' i ncenso, i n
particolare g l i i nn i per l e ore del gi orno, l e processioni sol enni i n onore d i A pol lo, di
Asclepio, e non u l t i me l e elargizion i . I ntanto, nel I I I e nel I V secolo d.C., non d i m i n u i -
sce l a freq uenza de l l e dedi c he, mentre aumenta notevol mente l a massa dei pel legri n i ,
come p u re i l n u m e ro del l e consacrazi oni . Oramai I ' Epidauri ese - così i n G rec i a si
chiama il Dio d i sal vezza - soverc h i a perfi no c u l t i assai ri nomati come q uel l i d i Eleusi
e d i Delfo 1 7 •
La ci ttà di Epida u ro, ricchissima già nel IV secolo precri stiano, venne sacc heggi ata
nel I secolo da S i l l a (p. 329/30), poi dai p i rati , fi nendo d i strutta nel l ' anno 400 d.C. I
cristiani la e v i tarono per l un go te m po. Solo secol i dopo i ncom i nciò a fi ori re colà i l c u l to
di due santi , che solo vagamente ri chiama al l a memoria A sclepio e l e sue grandi opere ;
e sol o casual mente assume l e antiche forme esteri ori . I n epoca sconosci uta vi si eresse
poi una basi l ica a ci nque navate, trasformandol a i n fi ne in una fort i fi cazione 1 8 •

S ERAPIDE, ISJDE E LA VERGINE MARIA

Ciò che è stato Asclepio nel l ' am b i to del l a c i v i l tà greca, fu Serapide per l ' Egi tto. S u l l e
ri ve d e l N i l o, a metà d e l I I secol o d . C . , si c i tano p u r sem p re 42 tem p i i - accanto a quel l i
sacri ad Iside - d i Serapide, i l pi ù popolare dio egiziano. I n A l essandria e a Kanapos, i
suoi ospedal i sono molto freq uentat i . Con la venerazione del d i o si associava l a scienza
medica coi suoi conti n u i progressi . . . q uel l a di c u i i l cristianesimo presto non farà nessun
conto, e che anzi spesso contrasterà in tutti i mod i . Al pari d i A sclepio, Serapide ha
fam a di soccorri tore u n i versale, di Dio pantei stico. Esi ste anche una tri n i tà di Serapide:
Iside, Serapide, Horus. I nsieme con al tri dèi e personaggi stori ci ( i Seleucidi in S i ria, i
Tolomei i n Egi tto), Serapide porta la sacrale ti tol azione di "sal vatore", come i n segu i to 275
i l Gesù bi bl ico. Ci si accosta i noltre al "banchetto del S i gnore Serapide", come dopo
al "banc hetto del S i gnore". I l c u l to di Serapi de conosceva già dei monaci , ed è certo
degno di menzione che Pacom io - fondatore dei pri m i monasteri cristiani (p. 1 68 s.) ­
fosse stato pri ma monaco di Serapide. Durante l ' età e l l e n i stica, era possi bi l e fondere e
2 12 La frt!ffa dei pellegrinaggi

confondere Serapide con A sclepio; ma il suo c u l to fu col legato piuttosto con q uel l o d i
l s i de. Te m pi i serapei si trovavano a Cori nto, a S parta, a Patrasso, a Kopai i n Beozia; tre
serapei (dopo i l 220 a.C.) sul l ' i sola di Delo, parecch i a Roma. E con l ' i nterpretazi one
dei sog n i , l ' espl i cazione deg l i oracol i , e si m i l i , i suoi santuari atti ravano lo stesso traffi co
di pel l egri ni deg l i asclepiei 1 �.
U n i m portante antico centro di pel l egri naggi fu Efeso, capitale del la prov i ncia d ' Asia
e una del le sed i pri nci pal i de l l a Dea madre dei genti l i . Difatti qui, dove l a rel i g i os i tà
de l i ' Asia m i nore si fondeva con la devozione greca, trovava la sua massi ma espressione
il c u l to d i A rte m i de: l ' A rtem ide efesi na, pri v i l egi ata da Ze us con eterna verg i n i tà di
adolesce nte, si u n i v a stretta mente col c u l to di l side, la pi ù famosa dea d ' Egi tto.
La re l i gione di l side conobbe anc h ' essa una ri velazione, sc ritture sac re , u n ' orga­
n i zzazione ecc lesiastica prov v i sta di articolazione gerarchica, e tanti m i racol i da esser
moti vo d i l ucro pe r molti arti sti . Le feste di lside confl u i rono poi nel c u l to di Maria,
sorto i v i relativamente tard i . ( N e l l a costa meridi onale francese, si festeggia fi no ai nostri
giorni il navigium /sidis in onore d i Maria). Ma l side, riconosci uta in di versi l uoghi
anche come dea del l a sal ute e datrice d i oraco l i , fu oggetto d i c u l to su Fi le, u n ' i sola del
N i l o, con pel l egri naggi , procession i , donazi oni , fi no al VI secolo d.C. Molto pri ma che
Mari a di Nazareth, si magn i fi cò l a d i v i na verg i ne l side i nsieme col dio bam bi no - come
vera "madonna" dei pagani - al l a quale vol gevano su ppl iche special mente donne e ra­
gazze mediante l i tan ie, adorazion i , d i gi u n i , esercizi spi ritual i , esal tandola come madre
uni versale, protettrice del la v i ta, pad rona de l l a natura, soccorri trice nel l e angustie del
parto, q uale elargi trice di be ned izioni "dal l a quale v i ene ogni bene", i n vocandol a come
"cara s i gnora", "amabi le madre", "regina del c i e l o", "regi na del mare", " redentrice",
" i m m acol ata", "sancta regi na", "mater dol orosa", q uale "madre del verdegg iare e del l a
276 fi ori t ura". E n o n a caso l s i de dovette cedere i l proprio t i tolo di "mad re di D i o " ( m w t
ntr), c h e portava già nel l ' antico Egi tto, p e r cederlo defi niti vamente n e l 43 1 , d u rante i l
conci l io di Efeso, dopo l u nghe battagl i e dogmatiche ( I l 1 1 8 ss. ) , al la madre di Gesù,
che ha fi n i to per prendere addi rittura il s.uo posto 20 .
Come i n tutti santuari e l uoghi di c u ra del mondo prec ri sti ano, anche i n Efeso si
veri ficarono " m i racol i e segn i ". Vi si sono trovati don i voti v i , a q uasi 800 metri dal l ' al­
tare antico, ri prod uzioni di tutte le mem bra u mane, attestati di grazie per qual siasi
"esaud i mento". A l l ' i n terno del tempio, c ' e ra perfi no un i sti tuto bancario - l a banca pi ù
grande de l l a prov i ncia - nonché u n ' apposi ta fabbrica locale, che prod uceva doni vot i v i
e sou ven i r d a vendere ai pel l egri n i . V ' e ra poi un eserc i to d i di pendenti d a l te mpio, non
solo com mercianti , vendi tori di tal i sman i , amuleti, anche m i n i stranti , custod i , m usicanti ,
cori sti , magh i , veggenti, e natural mente i l clero, la sacerdotessa suprema con le sue
accol i te, l e "api ". E, come ancora oggi l e numerose i m i tazi oni del l e grotte di Lou rdes
non s m i n u i scono nel mondo cattol i co l ' attrazione di Lourdes, così nem meno le molte
fondazioni fi l i al i , che scaturirono dal la dea di Efeso, riusc i rono ad i ndebol i re i l fasci no
Pellegrinaggi nell 'ebraismo precristiano 213

de l i ' efesina I s i de. Nei paesi de l i ' Occi dente, i suoi santuari s i estesero fi no a Marsi g l i a,
e anzi , secondo Pausania, essa fu venerata i n tutto i l mondo conosc i uto 2 1 •

PELLEGRINAGGI NELL 'EBRAISMO PRECRISTIANO

A nche nel l ' antica I s rael e fiorì la t rad i zione dei pel l egri naggi .
Le mete preferi te erano Si lo, Betel , G i l gal , Beerseba. S i pregava e si facevano elar­
gizioni , offrendo fari na, v i no, bov i n i . Non erano i nfreq uenti pappatoie, scorpacci ate e
ubri achezza (come oggi ancora i n tan t i ssi me feste catto l iche di consacrazione, se non
propri o nel l e chi ese, nel l e i m medi ate vici nanze). I n certi periodi , come spesso nei san­
tuari fen i c i e s i ri a n i , v i fu perfi no prosti tuzione cul tuale. " Ecco, andate dunque a Bethel
a peccare, andate a G i l gal , per peccare ancora di pi ù", si accalora a d i re il profeta A mos 277
am monendo: " Non v i s i tate Bethel ! Non peregri nate a G i l gal ! Non mettetevi in v i aggio
per Beerseba ! " (Ad esser preci s i , alcune bi bbie ri portano il passo d i A mos 2,7: " l ' uomo
va con suo padre al l a ricca mensa" dove, anziché l a ragazza di l u i , ci dov rebbe essere
la fantesca, e di sol i to c ' è pure) 2 2 •
Ma va da sé che la meta pri nci pale d ' un pel l egri naggio era i l santuario centrale d i
Gerusal emme, dove si concentrava i l potere sace rdotal e del l ' ebrai smo (cfr I 9 2 ss. ,
speci e 93 s . ) .
I l pel l egri naggio a Gerusalemme di venne obbl i gatorio per g l i i srae l i t i maschi (giacché
per l e donne e ra a l oro di screzi one) dal l ' età di tredici a n n i . ( Pi ù tard i , anche l ' i sl a m i ­
s m o av rebbe fatto un dovere d e l pel l egrinaggio al l a Mecca, i l p i ù cel ebre e regol ato da
prec i se norme ritual i , col legandol o perl opi ù con quel lo, i n vero vol ontari o, a Medi na,
al l a tom ba d i Maometto). A bi tando pi uttosto lontani , g l i Israe l i ti dovevano compari re,
al meno una v o l ta l ' anno, a l l a festa del l a Pasq ua (f:zag ha-pesab) ; abi tando però pi ù
v i c i n i , dovevano parteci pare anche a pentecoste, al l a festa dei tabernacol i , nonché nel
giorno del l a riconc i l i azione. Pe rché i sacerdoti loca l i non riconoscevano tutti i tem pi i d i
Jahwè fuori di Gerusalem me. Tan t ' è vero c he - scri ve Fi lone d i A lessandria, i l fi l osofo
del l ' ebrai smo el l e n i stico - può esserci un u n i co santuario "dal momento che esi ste u n
solo Dio. I l quale non l o h a permesso neanche a q ue l l i c h e vogl iono far sacri fici a casa
loro, comandandogl i pi uttosto di mette rsi in cam m i no da ogni parte del l a terra per
raggi unge re q uesto santuario". Q uasi dov unque, per l ' appunto, l a rel i g i one c u l m i na
anche neg l i affari 23•
Ogni anno in Pal esti na, pri ma che l a m assa pri nci pale dei pe l l egri n i tornasse ad
affl u i re, si m i g l i oravano per setti mane strade e pi ste, si ri attavano i pon t i , si apri vano
l e sorgenti . Tanto pi ù in Gerusalemme si si stemavano piazze e strade. Dove, al tempo
di Nerone, non affl u i rono di certo - come afferma Flav i o G i useppe con estrema esage­
razi one - ben 2 .700.000 ebrei per la Pasq ua, dal momento che nel l a ci ttà, con 5 5 . 000
2 1-l La tn!ffa dei pellegrinaggi

abi tanti, si pote va calcol are normal mente un numero magari doppio di v i s i tatori . Ven i ­
v a n o d a q uasi tutte l e pro v i nce de l l ' I m pero rom ano d ' Oriente, e nessuno si sog nava di
prese ntarsi a mani v uote . Perché, seppure l a re l i gione si col locasse al centro di tutto,
278 ogni gi orno g i u n gevano mol te m i g l iaia per te rra e per mare da tutte le d i rezi oni - come
tramanda Fi lone - "per ded icars i , con senti menti di devozi one e di timor d i Dio, ad
una i nd i spensabi le di stensi one". E l ' alto cl ero i ncassava: dal le presc ri tte abl azi o n i , dai
molti sac ri fi c i , dal le l i cenze per l ' e rezione d i bancare l l e , nonché da al tre fonti di red­
d i to. A m m i n i strava le banche e atti rava a sé anche i rapi natori , i v i i ncl usi i gove rnatori
roman i . Non a caso, i nfatti , si sceg l i evano i gi orni dei pe l l egri naggi festi v i anche per
la l i q u idazione dei mal vi venti �4•

L'INIZIO DEL CRISTIANO PELLEG R I N AGGIO A G �:RliSALEMME:


llALLA "INVENZIONE llt:I.LA CROO: " Al. SU BLI M E CUI :I'O D�:L PR�:PliZIO

Passarono d ue o tre secol i , pe r la veri tà, pri ma che i Cri stiani pensassero a fare pure
loro pe l l egrinaggi nel la ci ttà santa. A guardar bene, Gesù non aveva mai escl amato:
accorrete a Gerusalem me, quando sarò morto ! A m m i rate il guardaroba di mia madre
buon 'ani ma ! A ndate a vedere i l suo l atte, o le penne de l l o S pi ri to santo ! No, i l Gesù
de l l a Bi bbia, e a maggior ragi one q uel lo del l a teologia stori co-c ritica, aveva i n segnato
cose total mente di verse ( p. 49 s.).
A ncora nel Il secolo, evidentemente, nessuno si prese mai c u ra dei l uoghi dove si
erano svol te l e stori e bi bl iche. Solo ve rso l a metà del I I I secolo si com i nciò a farv i v i ­
si ta, ma solo i nd i v id ual mente, non esi stendo ancora u n ' organi zzazione n é una regolare
att i v i tà del genere. Per di pi ù, i pri m i a peregri nare da reg ioni esterne al la Palesti na fi no
ai l uoghi dei veterotestamentari "eventi di sal vazione", nonché sui posti che erano "stati
teatro" ( Lexi kon fU r Theol ogie und K i rche) degl i avveni menti del l a v i ta di Gesù, erano
esci usi vamente sace rdoti e vescov i , prec i samente dal i ' Asia Mi nore e dal i ' Egi tto. Ve ri e
propri pel l egri n i i n Pal esti na "si danno sol o a parti re dal IV secolo" ( A i taner/Stui ber) .
E pe r tutto i l IV secolo prevalse i l pel l egri naggio i n Pal esti na �5.
Oltretutto, il pel l egri naggio si sv i l uppò "quale pe rfetta anal ogi a col prec risti ano co­
stume pagano del pel l egri naggio a l l e tom be deg l i eroi , ol tre che con l ' usanza ebraica di
279 v i s i tare i "We l i " dei patriarchi , dei profeti e dei re". Che al tem po stesso, come agg i u n ge
Kotti ng, tale usanza si s v i l uppasse "del tutto autonomamente" da concezi oni già neote­
stamentarie, altro non è che spacconeria apol ogetica. I nfatti la storiel l a dei malat i , che
neg l i A tti degl i apostol i l ' om bra di Pietro, oppure anche la biancheria sudata di Paolo,
av re bbe dov uto guari re, o g uarì per davvero, e ra i n l i nea di pri nc i pio non meno antica
del pe l l egrinaggio �".
l moti v i saranno stati certamente moltepl ici . S icurame nte preval ente era il "bi sogno"
L ' inizio del cristiano pellegrinaggio a Gerusalemme 215

rel i g i oso, i n particol are i l desiderio appunto d i vedere i " l uoghi santi ", d i conv i ncersi ,
di riceve re per così d i re le prove atti nenti la veri tà del l a B i bbia, di veri fi care l a fedel tà
a q uanto era stato t ramandato, rafforzando così l a fede.
Tra i pri m i documenti rel ati v i al fenomeno è l a preghiera di u n pel legri no palest i ­
nese sui l uoghi deg l i "eventi sal v i fi ci", regi strata dal l o storico ecc l esi astico Eusebio.
Riferi sce che il vescovo A lessandro d i Cappadoc i a "dietro comando di v i no . . . v i aggiò
a Gerusalemme pe r pregare in q uesto l uogo santo". Ciò accadde nel l ' an no 2 1 2. U n de­
cen n i o dopo, A l essandro di venne vescovo di Gerusal emme, si schierò come d i fensore
27
del l ' "ereti co" Origene e morì da marti re nel 250 •
Ma l a grande fi u mana di pel l egri n i si m i se i n moto sol o nel IV secolo, dopo che l a
pol i ti ca rel igiosa di Costantino v i ebbe spianato l a v ia. Pri ma di al l ora, come pel legri n i
a Gerusalemme si p u ò accertare sol o l a presenza di sacerdoti e v escov i . Adesso g i u n ­
gevano anche l ai c i , ma g i u n geva soprattutto il fl usso dal l ' Occidente, d i c u i mancano
testimonianze pe r l ' epoca anteriore a Costanti no. A nche q uasi tutti i man ual i di storia
ecclesiastica fanno com i nciare il pel l egri nagg io a Gerusalemme non pri ma di Costan­
ti no. Da ora in poi , però, Gerusalemme av rebbe agito "per tutti i secol i sui c uori cristiani
2
come un magnete" ( M ader) 8 •
Ora, d ' un tratto, e come per i ncanto, avv iene i l ri trovame nto di t utte le possi b i l i
"re l i q u i e di Cri sto" : attrezzi d i tortura, i nd u menti e "diversi resti di Cri sto" ( Lexi kon
der l konographie). L' adorazione del l a corona di spine i n i zierà solo nel V secol o, q ue l l a
del l a lancia solo n e l V I ; n e l 6 1 4 1 a p unta de l l a l a n c i a verrà portata a Costanti nopol i , e
nel X secolo le terrà dietro una se l v a di l ance ; al l a fi ne del XV secolo, sotto papa
I nnocenza V I I I , approderà i n San Pietro a Roma. Chiodi sacri del la croce si trovano
ancora nel tesoro del d uomo di Tre v i ri . E q u i , nel I l 00, spunta anche il santo abi to.
In ogni modo, si ri trovano n uovi reperti di "re l i q u i e di Cri sto" fi no al XV secol o ! E 280
al l ' i n i z i o del XX secolo i l mondo è ormai i nondato con p i ù di d i eci m i l a scri tti s u l l e
29
tradizioni cri stiane l ocal i zzate i n Pal esti na •
Ma i l vero e proprio movi mento dei pel legri naggi venne, se non i ni ziato, certo reso
presentabi l e e accettato a corte, soprattutto pe r opera del l a santa Elena.
Codesta i n tri gante senza sc r u po l i , v i ssuta a l u n go col pad re di Costanti no i n
concubi nato, poi i n stato d i bi gam i a ( l 1 93 ) , v i ene elevata dai catto l i c i moderni a l l a
purezza di un angelo, a l l a cond i zione d i "cristi ana per grazia e fede" ( H U m meler) ,
"assai sem p l i ce e candida, i nfati cabi l e nel frequentare l e funzioni rel i gi ose, se mpre
pronta a soccorrere i n ogni angustia" (Schamon i ) , sem pre atti va a favore di carcerati ,
rei etti e condannati nel l e m i n iere. E come tale essa v i ene celebrata ancora oggi ann ual ­
mente, ancora oggi supp l i cata per far scopri re i furti e contro la fol gore. ( l n u mata a
Roma - volendo q u i gettare un breve sguardo i n avanti - la sal m a di Elena g i unge a Co­
stanti nopol i , e poi i l suo splendido sarcofago di porfido, manifestamente v uoto, approda
nel M u seo Vaticano. La sua testa è venerata nel l ' abbazi a benedetti na di Hautv i l l ers
216 La truffa dei pellegrinaggi

I A i t u m Vi I l are l , pi ù tard i nel d uomo di Trev i ri .


D i concerto col santo Macari o, pare che Elena ri usc i sse a reperi re l a croce d i Gesù
(chiodi compresi ) sul monte Cal vario . . . una del le i n n u merevol i crasse menzogne del
catto l i cesi mo, perciò defi n i ta oggi come l eggenda. Tuttavia, .fìno a tutto il secolo XIX,
fondamentali opere della cattolicità davano la cosa come autentica! A nzi , accade an­
cora nel X X secolo, che quei medes i m i l i bri presenti no il "ri trovame nto de l l a croce ",
ovvero " i n venzione del l a c roce" - come si suole anche d i re sensatamente - come fatto
reale e leggenda nel medesi mo te m po 30•
28 1 La santa (festeggi ata i l 1 8 agosto) ri nvenne dunque la croce nel 326, a l l o rq uando si
recò in pe l l egri naggio nei " l uoghi sacri ". E Macario l, il santo vescovo d i Gerusalemme
(con festa i l IO marzo), attestò il "ri trovamento" o " i n venzione" del la croce, di cui si
ce lebra l a festa il 3 maggio. A nz i , i n seg u i to ad una d i v i na ri velazione, Elena re perì
subito tutte e tre le croci i n nalzate sul Gol gota e fu i n grado di i nd i v i d uare affidabi l mente
q uel l a vera, resuscitando un tizio dal la morte. I nfatt i , la sal ma del la vedova cristi ana
Li ban i a venne dappri m a toccata i n vano dal santo M acari o con d ue c roci ; ma al contatto
con la te rza c roce "q ue l l a tornò in v i ta e piena di gioia lodò il S i gnore" ( Don i n ) . U n
al tro vescovo locale, i l dottore de l l a chi esa Ci ri l l o di Gerusalemme (348-386; festa i l
1 8 marzo) - n o n a caso marchi ato perciò c o l mass i m o t i tolo del la catto l i c i tà - d à pure
testi monianza de l l a v e ra croce, che l u i pe r la verità, di versamente da come v uole la
l eggenda, fa entrare nel la (torbida) l uce de l l a storia con un altro sac ro ritrovame nto,
q uel lo del santo Sepolcro. Ed ecco i pi ù i l l ustri sc ri ttori eccl esiast i c i , pad ri e dottori
del l a chi esa, diffondersi subi to s u l l a grand i osa i n venzione: Socrate, R u ti no, il santo
A m brogio, il vescovo Paol i no da Nola. E tutte q ueste i n numeri rel i q u ie de l l a croce,
frutto di chiacchiere, di cose i n ventate di sana pianta " hanno av uto nel l a stori a del l a
C h i esa . . . u n a grande ri l evanza" ( Bertholet) 3 1 •
Ora, i n torno a1 350, dopo C i ri l lo di Gerusal emme, i l mondo fu som merso da parti cel le
del l a croce. Se ne sped i rono de l l e schegge pi ù o meno grandi - q uale segno speciale d i
venerazione ! - ad i n fi n i te chi ese e pri v ati . I n tutti pae s i , le mol te chi ese i ntitol ate al la
Santa Croce, a cui spesso si peregri na ancora oggi , risal gono ad un framme nto d i croce
"autenticame nte" fal sa. Molti devoti ne portavano porzi onc i ne m i n i me al col lo, come
la santa Macri na. S i s pedi rono al l ora partice l l e di croce a Costanti nopol i , a Roma, a
Leone l , a S u l picio Severo, al la santa regi na Radegonda a Poi tiers, dove ancora adesso
si venera la scheggia, dopo che già nel VI secolo il suo ( spi rituale) amico Ye nanzio For­
tunato, vescovo di Poi tiers, aveva com posto i l famoso i n no usato nel B rev iari o romano
282 "Vex i l l a regi s prodeunt" (avanzano le i nsegne del re). Papa G regorio l i n v i ò fram menti
d i croce a l l a regi na dei Longobard i Teodol i nda e al re dei Visi goti Rek kared . E q uel l e ,
c i oè le particel le, e m i g rarono c o n i nfi n iti pe l l egri ni nel le pi ù re mote regioni del l ' orbe
c ri stiano 31.
Con q uesta noti ss i ma i nvasione di fi l atteri , di "sou ven i r di pel l egri naggio" s'era
L 'inizio del cristiano pellegrinaggio a Gerusalemme 217

fatto del resto u n pri mo passo verso l a vera e propri a ri partizi one del l e re l i q u i e , l a prol i ­
ferazione d i corpi d i mart i ri , anche s e q uel proced i me n to - ossia l a d i stri buzi one
del l a croce - non fa ancora presagi re q uel l a u l teri ore, cioè l a di stri buzione dei corpi
mort i .
Ma sebbene, c o m e si è detto, v i fossero già pri ma i n tutto i l mondo - e p i ù tardi
sem p re di p i ù - rel i q u i e del l a croce, l a croce non v e n i v a mai meno ! Certo, l e schegge
oggi ancora in ci rcol azione non vengono pi ù spacci ate per vere, ma si afferma che esse
erano ven ute a contatto con l a vera croce, e sono pertanto i ntrise di forze soprannatural i .
I n ogni caso, l a " i nvenzione del l a croce" fu u n evento storico d i pri m ' ord i ne ; non sol o
perché i m presse u n i mprev i sto i m pu l so al pel l egri nagg io i n Pal esti na, ma anche per­
ché pri ma non si possedeva assol utamente n u l l a di tangi bi l e del fi g l i o assunto i n cielo
dal padre . Solo molto pi ù tardi l a cristian i tà av rebbe ottenuto anche una parte del suo
sangue versato (nel l a Passione) mettendo l e man i , per di p i ù , sul suo prepuzio, nel l e
ci ttà i tal i ane, francesi , bel ghe e tedesche, al punto c h e n e nascerà u n regolare c u l to del
prepuzio, con sol enni ceri monie i n onore del l a santa mem brana, e perfi no con appositi
cappel lani del prepuzio 33 .
G uardiamo d i n uovo brevemente - non solo per curiosità - a q uanto ne sarebbe sca­
turito. Perché di fatto, con tutti q uesti santi prepuzi di Gesù, fu orc hestrata una possente
propaganda, si i ntrapresero m i ssion i , si rafforzò la fede, molti pl i cando il potere . . . e i l
capi tal e .
U n celebre prepuzio del S i gnore si trovava i n A nversa a part i re d a l 1 1 1 2, o d a l 1 1 1 4.
S i g n i fi cati vamente, venne colà i nsedi ato, con l a pom pa e la sol e n n i tà del caso, mentre
i m perversava appunto ( ' "e resia" di Tanche l mo, un ri gori sta cristi ano fatto fuori da u n
sacerdote probabi l mente n e l 1 1 1 5 . Conservato n o n a caso nel l a "Chi esa d i Nostra S i ­
gnora", i l prepuzio non tardò a d operare u n m i racolo: i l v escovo d i Cambrai assic u rò d i
aver v i sto tre gocce di sangue colare dal l ' oggetto. Così assu rse a d a l t i ssima considera­
zione. G l i fu fatta un pom posa cappel la, un arti stico al tare marmoreo nel l a cattedrale, 283
e fu portato i n sol enne processione. Sebbene fosse poi spari to nel 1 566, i n segu i to ad
una cam pagna i conocl astica, lo si ve nerava ancora a l l a fi ne del Settecento 34•
Ad un certo p unto, però, i l prepuzio di Cri sto i n A n v e rsa ebbe u n ' i m petuosa con­
correnza dal prepuzio di Cri sto in Roma, e ne venne anzi di scredi tato, q uando n i ente
meno che l a santa B ri g i da (morta a Roma nel 1 373), la santa nazionale di S vezia, si
fece garante del l ' autenticità del prepuzio romano, chiamandone a testi monio addi ri ttura
l a santa madre di Dio. Tanto questo portò v antaggio ai pel l egri naggi a Roma, q uanto
pre g i udi zievole fu al fl usso dei pe l l egri n i ad A n versa, dove ora il clero d i c h i arò di non
possedere i nvero tutto il prepuzio, ma pur sem pre "un pezzo notevole" ( notandam
porti unculam) del medesi mo. Dopo di che anche il pel l egri naggio ad A n v e rsa si ri m i se
i n movi mento, tanto pi ù che i canon ici del l a Nostra Cara S i gnora (e del santi ssi mo
prepuzio) ne "di mostrarono" l ' autenticità in u n l ungo memoriale sul l a base di antichi
218 La truffa dei pellegrinaggi

docu menti tramandati , e in parte di " m i racol i del sangue" occorsi al vescovo di Cam bray,
nonché di u l teriori m i raco l i 35.
Nel 1 426 si fondò ad A n v e rsa una confrate rni ta denom i nata "van der hei l i ge r
Besnideni ssen ons l i efs Heeren J hesu Cri sti i n onser l i ever Vrouwen kercke t ' Antwer­
pen". Ne facevano parte 24 dei pi ù emi nenti re l i giosi e l a i c i , e papa Euge n i o I V (quel
Santo Pad re che dovette fugg i re da Roma trav estito e sotto una sassaiola, essendo stato
d ich i arato de posto nel 1 438 dal Conci l i o Generale di Basi l ea) conferì ai mem bri del l a
Confratern i ta del Santo Prepuzio u n a ri cca i nd u l genza e i m portanti pri v i l e g i , se nza
d i c h i arare pe ral tro l ' autenti c i tà del prepuzio anversano. l papi non erano poi tanto
stupid i ! Avevano guarn i to di pi n g u i i nd u l genze anche il santo prepuzio d i Roma: S i sto
V nel 1 585, U rbano V I I I nel 1 640, I n nocenza X nel 1 647, A l essandro V I I nel 1 66 1 ,
Benedetto X I I nel 1 724. . . e anche q uesti papi non si sbi lanciarono mai su l l ' autentici tà
del pezzo romano. Larga messe di bened i zioni ne ricav arono i n ogni caso i c redenti .
E anche i papi 36•
E ne trassero non meno dal l a "i nvenzi one del l a c roce" i n Gerusal em me. La q uale
284 i nd usse l ' i m peratore Costanti no a farv i costru i re non poc he chi ese. Tanto c he a l l a stessa
Elena - pe l legri na ormai 79enne - si attri buì la fondazione di una casa di Dio s u l l ' orto
di Getseman i . In ogni modo, la capitale e la Palest i n a e rano ormai piene di sontuosi
te m p l i cri sti ani . A poco a poco, oltre a vescov i e sacerdot i , vi affl u i vano sem pre di
pi ù monaci e l a i c i . E presto si i m parò a soddi sfare l e l oro esi genze di ed i fi cazione e
di rafforzamento de l l a l oro fede nel modo m i g l i ore, anzi pi ù com prensivo. S i te nne
conto pe rfino del crescente i n te resse per gl i avveni menti "sconosci uti " nel l a v i ta del
Nazareno. Nel corso dei d ucenta anni successi v i , gli "articol i com memorat i v i " del l a
s u a esi stenza venne ro "mol tipl icati al l ' i nfi n i to" ( Kotti ng). E non molto d i versamente
si procedette con la trad izione de l i ' A ntico Testamento, tanto pi ù i n q uanto i nteressava
17
in ugual m i s u ra cristiani ed ebrei · •
Durante i l IV secolo, a d i re i l vero, la santa croce, q uel l a "vera", c he si doveva
proteggere dal l a fu ria devozi onal e dei devoti (si narra che un pe l l egrino baciandol a ne
strappasse una scheggia) fu al centro del l a l i turgia e de l l ' i nteresse genera l e ; anche q u i ,
come nei tempi i di Asclepio e d i al tre d i v i n i tà pagane, avvennero guari gioni m i racolose,
e se mbra che si c u rassero special mente gli i n v asati ( i n nessun altro l uogo, secondo s.
G i rol amo, i d i avol i t remavano tanto come qui, paventando di trovarsi davanti al tri bu­
nale di C ri sto) . Purtuttavia si sapeva anche mostrare ai pel l egri n i proven i e nti da tutte l e
part i , dal l a Mesopotam ia, dal l a S i ria, dal l ' Egi tto, dal la Tebaide, tutti i tesori possi bi l i ,
una pl etora d i l uogh i , oggetti e monumenti veterotestamentari e d i l oca l i trad i z i o n i
evangel iche 3�.
Accom pagniamo d u nque una de l l e pi ù cele bri pel l egri ne del l ' antichità cri stiana nel
285 suo peregri nare attraverso la "terra santa" .
La pellegrina Eteria : il suo "candore . . . " 219

LA PELLEGRINA ETERI A : IL SUO "CANDORE ••• E PIA SEMPLICITÀ ••• HA QUALCOSA


CHE SEDUCE E CONQUISTA " (IL VESCOVO 8LUDAU DI ERMLAND)

Non s i s a mol to s u questo personaggio. Perfi no i l suo nome è controverso nel mondo
deg l i studios i . S i s u ppone che fosse una parente del gal l o Fl a v i o R u fi no, cristi ano
fanatico non meno che mostro ri p ugnante ( I l 8 s . ) , il q uasi onni potente praefectus
praetori o d ' Oriente, che nel 3 95 , al l orché Eteri a prese a peregri nare in Pal esti na, go­
vernava d i fatto l ' I m pero d ' Ori ente. Perc i ò il c l ero la c i rc u i v a profondendosi in i nc h i n i
e l a bened i ceva, e gl i anacoreti pi ù i mperte rri ti l a corteggi avano, sebbene Eteri a fosse
com u n q ue a capo d ' un monastero, anzi una m onaca come le al tre, che d u rante la sua
q uasi q uadriennale assenza descrisse in modo abbastanza edi fi cante il suo v i aggio a l l e
consorel l e 39•
I l di ario di q uesto v i aggio, redatto i n forma d i sadorna eppure i castica nel v i aggio
d i ri torno a Costanti nopol i , venne scoperto sol o nel 1 884 , ed è i ncompi uto. Ol tre al
ti tol o, mancano i l pri ncipio e l a fi ne, e alcuni fogl i verso l a metà del ! 'opera. Nel l a
parte conservata non si dice n é q uando f u scri tta q uesta parti col areggi ata epi stol a al l e
monache del s u o convento i n Occidente, né i l l uogo d i dest i nazi one. L a maggi oranza
dei ricercatori concorda nel ! ' i ndi carne la redazione verso la fi ne del IV secol o, conget­
turando che la patria del l a pel l egrina fosse la Franc i a meri di onal e o la S pagna del nord.
In ogni caso, costei aveva i ntrapreso il suo grande v i aggio in Oriente, verso la pen i sola
del S i nai , Egi tto, Pal esti na, Mesopota m i a e A s i a M i nore, né per moti v i d i stud i o né per
d i l etto, bensì per devozi one, " grat i a rel i g i osa" - come d i ce i l vescovo d i Edessa -, i l
c he ral legra sem p re i c uori dei vescov i , che v i vano nel l ' an t i c h i tà o nel X X secolo. Per
i prel ati , i nfatti , i c redenti non possono mai essere abbastanza c red u l o n i . Tanto che, nel
1 927, anche il v escovo d i Erml and , A ugust B l udau, nel suo l i b ro dedi cato ad Eteria
scri ve: " L' i ngen u i tà con c u i q uesta rel azione d i v i aggio è com posta, il candore e la
sem p l i c i tà i ngenua, che emanano da essa, ha q ual cosa d i straordi nari amente al l ettante
e seducente" 40• 286
La nostra "v otata a Dio" è i nvero profonda conosci tri ce de l l a B i bbia e assetata di
conoscenza, ma non conosce om bra di scetticismo. È presu m i b i l e che g i à dei d u bbi
ci rca l ' autent i c i tà o l ' i dentità di q uanto l e v i ene mostrato sarebbero sentiti da lei come
peccato, se non come cri pto-bl asfe m i a. In ogni modo, costei si permette un cauto "si
dice" (dicunt, d i cuntur), che suona pur sem pre pi uttosto devoto che guardi ngo. E il p unto
estremo, c he si permette in fatto di l i m i tazione, sem bra essere la prudente espressione
"al meno a q uanto ne d i ce il santo v escovo". Pe r ogni leggenda b i b l i ca Ete ria, i m per­
territa, v uoi vedere la rel ati va local i tà . . . "senza con q uesto mettere mai i n i m barazzo
i monaci del l uogo. Nel buon tem po antico ci si appagava senza pregi udizi del l e cose
che si trovav ano", com menta il vescovo B l udau di Erml and 4 1 •
Ma se già q uesta dama di nobi le ori gine, sicuramente colta ed avved uta, si faceva
220 La rrujjà dei pellegrinaggi

abbi ndol are e mostrare prati camente tutto e d i tutto da vescov i , monaci e sacerdoti che
l ' acco m pagnavano, pur gui dandola dove voleva l e i , con q uanta p i ù cred u l oneria tutte
q ue l l e cose sarebbero state guardate con stu pore e adorate dal l e masse peregri nanti !
Ete ria vede i l monte su c u i pregava Mosè mentre G i osuè tri onfava sugl i A m al ec i t i .
Vede l a pietra su c u i Mosè i nfranse l e pri me tav ole del l a legge, e sul S i nai l a grotta i n
c u i egl i pe r l a seconda vol ta ricevette d a Dio i n pe rsona l e tavole d i pi etra. Vede i l ro­
veto ardente presso c u i ri stette Mosè, e pe rce pi sce chiaramente che i l roveto "verdeggi a
ancora e prod uce germog l i ". Monaci devoti , che conoscono ogni local i tà descri tta nel l a
B i bbia, le ri vel ano i l pu nto dove fu col ato i l metal l o del V i tel lo d ' oro, dove Mosè stette
a guardare le sac ri leghe azi oni dei fi gl i d ' I sraele, i l posto dove egl i comandò ai Lev i ti d i
uccidere gl i adoratori d i i dol i , dove f u bruci ato i l Vitel l o Dorato, dove p i o v v e l a man na.
Ed ecco il vescovo A ugust B l udau glossare: "La pia pe l l egrina gioi sce i nti mamente di
ciò che l e mostrano, e solo d i rado affi ora u n l ieve d u bbio dal l a sua rel azione" 4" .
Ne l l a c i ttà di Ramsete, i l santo e venerando vescovo le mostra d ue g randi statue d i
Mosè e d i A ronne, e rette u n te m po i n loro onore dagl i l s rael i t i , nonché u n s i comoro
287 messo a d i mora dai patriarc h i , che si chiama anche "dend ros aleth i ae" (al be ro del l a
veri tà) e i c u i ram i ai utano contro i mal esseri . Presso Li v ias, essa vede l e fondamenta
del campo i n cui per trenta giorni si pianse l a perd i ta d i Mosè, ma anche i l uo g h i dove
scri sse il De uteronom io, e dove, pri ma d i mori re, il pat ri arca bened i sse per l ' u l ti ma
volta il suo popolo. La g u i dano poi ad una prezi osa sorge nte da c u i il patriarca a b beve­
rò nel dese rto i figli d i Israele. Sul monte Nebo i monaci e il vescovo d i S e go r le
i nd i cano il pu nto prec i so dove gli angel i seppel l i rono Mosè: e q uesto, m a l g rado che
nel l a B i bbia stia scri tto "nessuno ha mai saputo dove fosse l a sua tom ba" ( De utero no­
m i o 34,6) 43 .
La colonna d i sal e in cui si trasformò sul Mar Morto la povera mog l i e di Lot, v i ­
si tata d a gran parte dei pe l l egri n i i n Palesti na, non era al l ora pi ù v i s i b i l e " e pertanto
non vi posso i n gannare su q uesta faccenda", ri conosce Ete ria sc ri v endo al l e sore l l e . . .
malgrado l e parole de l l a "Sacra Scrittura", come non manca d i sottol i neare . S e n nonché
l a si gnora Lot, i nteramente fatta d i sale - così dice al meno i l vescovo d i Sengor - non
era p i ù presente solo da pochi anni . Secondo Cl eme nte d i Roma, s . G i usti no e s . l reneo,
q uel la statua c ' era ancora ai l oro tempi ; e il nostro A ugust B l uda u , vescovo d i Erm l a n d ,
ri manda in una nota i n " Rev. bi b l . 1 9 1 0, 2 1 7- 1 3 3 " al lavoro sc ienti fi co d i M . A be l s
s u l l e " m i g razi oni e mod i fi che c h e l a ' mogl i e d i Lot ' h a v i ssuto nel corso d e l t e m po".
Sebbene proprio a l l a fi ne del I V secolo bri l l asse per l ' assenza, ecco che l a s i r i t rova
nel VI secolo - così d i ce l a guida (520-5 30) del l ' arc i d i acono Teodosio - c h e c resce
col crescere del l a l u na e d i m i n u i sce con la l u na calante. Nel 570, anche u n pel l e g ri no
d i Pi acenza testi monia del la sua esi ste nza ; come ha sen tito d i re, essa non d i m i n u i sce
neppure in seguito a l l e l eccate deg l i ani mal i . . . m i racol o su m i racol i ! 44
Ete ria, persuasa dai monac i , v i sita i noltre la sepol tura di G i obbe di Haura n , affron -
Oh, stupenda Gerusalemme 22 1

tando un "faticoso v i aggio di otto giorni di marc i a ( pe r octo mansiones), se è lecito d i re


fatica q uando si v ede esaud i to i l proprio desiderio". S u q uel l ' i t i nerario am m i ra la ci ttà
del re Melchi sedech, le acq ue dove ha operato G i ovan n i il Batti sta, la val l e dove i corv i
ci barono El i a nei giorni del re Achab. Fi nal mente, sul l a tom ba di G iobbe, come d ' a l ­
tronde i n tutti i l uoghi parti col armente venerabi l i , essa prega i l vescovo d i com unicarsi , 288
ricevendone anche la benedi zione. Di regola, i n q uasi tutti q uesti celebrati ssi m i l uogh i ,
non mancano chi ese e santi uom i n i ; ogn i volta v i si prega, si i m parti scono benedi zioni ,
si reci ta spesso un sal mo adatto al l a ci rcostanza, u n ringraziamento, mentre si legge
senza sosta la rispett i v a perì cope, i l corri spondente passo bi bl i co, facente funzione per
così di re di autentico doc u me nto. Ma, coi suoi santi accom pagnatori , la pia dama non
parl a mai di "cose profane", conducendo i nvece conti nue "devote conversazion i " 45.

OH, STUPENDA GERUSALEMME!

Eteria v i sitò natural mente anche Gerusal emme, dove però un al tro v i si tatore occiden­
tale del l a Palestina, assai apprezzato dal l a ricerca, noto col nome d i Pel l egri no di
Bordeau x , aveva già ri nven uto, nel l ' anno del S i gnore 3 3 3 , cose stupefacenti . Per esem­
pio, sulla col l i na di S i on - pe r l a trad i zi one i srael i t i ca l ' ombe l i co stesso del mondo - in
mezzo alle rov i ne del pal azzo d i Caifa, aveva scoperto l a colonna del l a flage l l azione d i
Cri sto. U n reperto dav vero i ncred i bi l e, perfi no n e l caso i n cui Gerusal e m me, n e l frat­
tem po, non fosse stata rasa al suolo d ue volte: da Ti to nel l ' anno 70, q uando i l tem pio
di venne un c u m u l o d i macerie e s u tutto il col l e ad est non era ri masta "tracci a alcuna d i
q ual sivogl ia edi fi cio" (Cornfeld-Botterwec k ) ; e l a seconda volta a d opera di Adri ano nel
1 35 , nel l a guerra contro Bar- Kochba ( l l 00 ss. , l 03 s . ) . Com prensi bi l e, d u nq ue, che la
colonna del l a fl agel l azione, come dichi ara Eteri a, fosse oggetto di spec iale venerazi one.
Tanto pi ù, poi , q uando si fi nì per vederci sopra l e orme, i m presse come s u cera, d i mani
masch i l i che si aggrappano i ntorno al l a colonna . . . di più, anche l e i m pronte del mento,
del naso, degl i occhi stessi , i nsom m a del l a faccia i ntera. Nessuna merav i g l ia, dunque,
che si portasse l 'effi gi e ri m p i cciol i ta di q uesta colonna come amul eto da portare al col l o
a sal v aguardia d a o g n i cal a m i tà 46•
Nel corso del tem po, la chiesa di S i on di venne un ufficiale arsenale di rel i q u i e . Vi
si rinvennero i n pi ù , nel corso del V e VI secolo, l a corona di spine d i Gesù, la lancia
con cui fu trafi tto il suo fi anco, il cal i ce da cui gli apostol i avevano bev uto dopo l a sua
ascensione al cielo, e persi no l e pietre con cui il popolo i nferoc i to l apidò a morte il 289
santo S tefano, com presa l a grande pietra s u l l a quale si e ra ri zzato. Tutto autentico ! E
non andò molto che la chi esa sul S i on ebbe da esi bi re tal i e tanti tesori , che un al tro
assai sti mato v i s i tatore di Gerusal emme - l ' anon i m o Pel l egri no di Pi acenza ( nel 570)
- non riesce pi ù ad el encarl i tutti . Tra l ' al tro, q uesto cri sti ano riferi sce che i medici
222 La truffa dei pellegrinaggi

facevano al l esti re, negl i ospizi (senodochi ) di Ge rusal em me, i ci bi nel l a rugiada che
nottetem po cadeva s u l l a chiesa di S i o n , su l i ' oratori o del sepo l c ro e su altri tem pi i
cristian i . Chi non capi re bbe come l ' uomo, al cospetto di tante cose i naud i te, avesse
bi sogno assol uto di ristoro e, come g l i al tri pel l egri n i , nel l a chi esa di S i o n non potesse
non be re dal teschio d ' una marti re Teodata? 47
I l pe l l egri no di Bordeaux v i de i nol tre la casa del som mo sace rdote Caifa, i p i n nacol i
del tem pio dove i l diavolo parlò a Gesù "Se sei i l fi g l i o di Dio, al l ora buttati gi ù . . . "; e
ancora la pal ma sul monte deg l i u l i v i che fornì i suoi ram i al l ' i ngresso i n Gerusalemme.
(In seg ui to, come già sappi amo, Verona av rebbe conse rvato le rel i q u i e del l ' asi no del la
domenica del l e pal me ... l e c u i feci , e q uesto non l o sappiamo ancora, faranno parte
del prezi oso rel iqu i ario del monastero G rafrath presso Colonia). L' anoni mo pel l egri no
v i de in pi ù l a pietra su cui G i uda tradì il maestro - ma d uecento anni dopo, nel 530,
quel la pi etra, come l a colonna de l l a flage l l azione, si e ra mod i fi cata ; stavol ta, i nfatti , vi
si i m pri mevano daccapo le spal l e d i Gesù, come i n d utti le cera.
L' uomo di Bordeaux v i de pe rfi no l a pietra angol are che i costruttori avevano e l i m i ­
nato ! E , s u l monte deg l i u l i v i , i l sito esatto d a dove Cri sto spi ccò i l v o l o pe r i l cielo.
( Nel mondo pagano come i n q uel l o ebraico, le ascensioni erano storie be n note. I l santo
G i usti no, vantando spesso il fatto che il cristianes i m o possiede e i nsegna tante cose che
anche i pagani hanno possed uto e i n segnato, el enca in un suo capitol etto i fi g l i di Dio
ascesi in cielo. Ermete, A sclepio, Dion i so, i figl i di Leda, i Diosc u ri , Pe rseo, il fi g l i o
di Danae, B e l l e rofonte nato d a umani , eccetera, e non di mentica di agg i u n gere "che
cose siffatte sono scri tte a vantaggio e giovamento del le giovani generazioni . . . "). I l
290 pe l l egrino d i Bordeaux v i de d u nque i l posto del l ' ascensi one di Cri sto s u l monte deg l i
u l i v i . Pi ù tard i si mostrò i l medesi m o l uogo s u l monte Tabor i n Gal i l ea ! S i fa per d i re
la coerenza di q ueste cose. Difatti , anche nel N uovo Testamento, secondo gl i Atti deg l i
apostol i , Gesù decol la verso i l c i e l o dal monte deg l i u l i v i , secondo i l vangelo di Luca
dai d i ntorn i d i Bethania. (Come del resto l 'ascensione, secondo Luca, av v i ene nel giorno
stesso de l l a resurrezione, cioè la se ra del la domen i ca di pasq ua, mentre neg l i A tti deg l i
apostol i sarebbe av ven uta q uaran ta gi orn i dopo) 48.
A tutte q ueste m i rabi l i a si aggi unge anche che il trasfi gurato "secondo attend i bi l i
tradizion i " l asc i ò dietro di sé d i v i ne i m pronte di pied i . E non v ' è d u bbio, essendo i l
fenomeno ben noto dal l a rel i gione d i Eracl e e di Dion i so. G i rolamo, che pi ù d i tutti ha
acceso nel le teste dei suoi lettori abi tanti nel l ontano Occ idente l a fe bbre del peregri­
nare, G i rol amo, onorato col massi mo t i tolo del la sua chi esa come patrono del le sue Fa­
col tà teologiche, e al tem po stesso come uno dei pi ù i ncoscienti santi cal u n n i atori ,
fal s i fi catori , plagi atori , i n trigan t i , delatori ( l 1 5 1 ss. , spec i e 1 59), ebbene, q uesto
G i rol amo ass i c u ra che si sono v i ste q ueste orme di piedi di Gesù ancora in v i ta sua,
nel V secolo. E il Venera bi l e Beda, il dottore per antonomasia, storiografo e natural i sta
tal mente i nsi pido "che se ne am m i rano ancora oggi le opere su q uesti ram i del sapere"
Ulteriori attrazioni per peregrinanti palestinesi 223

( i l cappucci no Sal vator Maschek), aval l a le i m pronte dei piedi di Cri sto ancora al l ' i n i zi o
del l ' ottavo secolo. ( Non per n u l l a B e d a d i venne i l "maestro del Medioevo"; anzi , egl i
ci i n segna ancora oggi - così ritiene l 'arci vescovo d i Canterbury nel 1 934 i n occasione
dei 1 200 anni dal l a morte del santo - "la connessione di fede e sc ienza" . . . come sta a
d i mostrare l a sua testi monianza sul l e orme dei pied i . ) Oltretutto, u n portento tanto pi ù
i m pressionante, i n q uanto ogni pel l egri no si riforni v a a Gerusal e m m e con m ucchi d i
quel l a terra c h e i l S i gnore aveva p e r l ' u l t i m a v o l ta toccato pri m a d i vol arsene v i a.
Con le i m pronte dei pied i , i nsom ma, l e cose non andarono d i versamente da come si
era fatto con l e partice l l e del l a c roce 49•
Zol l e provenient i dal l a "Terra Santa" godevano di al t i ssi ma considerazione ; ne è
riprova anche una cronaca di A gosti no. U n certo Esperio di I ppona aveva i nfatti otte­
n uto un p u gno di terra dal sepolcro di C ri sto e l ' aveva deposto nel l a sua stanza da letto,
per tener l ontano ogni calam i tà ! Ma poi questo posto sem brò a l ui (o probabi l mente al
suo vescovo) troppo poco rispettoso: si scavò q u i ndi i l suolo, con l i cenza del presule,
per costru i rv i sopra u n oratorio. - A Gerusale m m e i cri stian i asportarono tanta terra, 29 1
che si com i nciò a pensare che i l monte degl i u l i v i dovesse a poco a poco ri d u rsi fi no a
scom pari re. A ri d u rsi , nel l a real tà e per l a veri tà, era q ual cosa di d i v erso. Però a q uesto
pensiero i cristiani non ci arri varono 50._
Ora è chiaro che mete di pel l egri naggio non v ' erano solo ne l l a capitale, ma per ogni
dove, e il loro numero era in conti nuo aumento. Perché i devoti cercavano, d i ogni
epi sodio narrato dal l a B i bbia in Palesti na e nei d i ntorn i , di "fi ssarl o l ocal mente, anche
se non c ' era alcuna t radi zione preesi stente, e la cred u l a fantasia del popolo andava
l argamente i ncontro a tale esi genza" ( Kotti ng). Detto in altre parole: come nel l a "Ci ttà
Santa", così anche per tutta la "Terra Santa" si speculava e truffav a senza l i m i ti né
scrupol i di sorta. E natural mente, molto meno pe r i m pu l so del l a "fantasia popol are",
q uanto pi uttosto per q uel l a del c l ero. Vescov i , sacerdoti e monaci erano in effetti q ue l l i
51
c h e pi ù d i tutti gui davano i pel l egri n i . . . e l i seducevano; i ncessantemente •

U J:rERIORI ATTRAZIONI PER PEREGRINANTI PALESTINESI

Una grande attratt i v a per i v i aggi atori era Betlemme, il v i l laggio natale del S i gnore,
col suo req u i s i to pi ù prezi oso: l a mangiatoia. I n una cornice analoga, è p u r vero, molto
pri ma d i Gesù si e rano modestamente giaci uti al tri di v i ni l attanti . Zeus, ad esem pio,
oppure Ermete erano stati rappresentati av volti in fasce in una stal la. A nche Dioni so,
dio pred i l etto del mondo antico che ri corda l ' i dolo cri stiano per una serie di sconcertanti
caratteri , si presentò in pri ncipio in una sacra cesta ( l i knon). Col tem po, l a greppia del
Povero Fi g l i o di Dio si trovò riccamente prov v i sta, grazie al l e offerte dei v i s i tatori , di
oro ed argento. E a Betl emme, sia pure dopo u n mezzo m i l lennio, nel VI secolo, fu
224 La truffa dei pellegrinaggi

poss i b i l e am m i rare add i rittura anche le ossa dei Bambi ni I n nocenti fatti ucc idere da
Erode, u n i tamente con un altro pezzo da esposi zione: il tavolo a c u i la santa Madre d i
Dio sedette c o i Santi Tre Re Magi dal i ' Ori ente . . . n e l 1 1 64 codeste re l i q u i e e m i g rano nel
d uomo di Colon ia, in quel lo di H i l deshe i m , nel monaste ro d i Ottobe uren, nel 1 238/39
ad A q u i sgrana . . . 51
292 Quanto a Nazareth, è chi aro che q u i non ci vanno né i l pel l egri no di Bordeaux né
Eteria. Pe rché d i quel v i l l aggio non si conosceva n u l l a che val esse la pena d ' una v i s i ta.
Nel 570, com u n q ue, i l pel l egri no d i Pi acenza osservò a Nazareth perfi no l a panca nel l a
sinagoga su c u i si era sed uto G e s ù e, anzi , i l s u o personale abbecedari o. I nol tre, del l a
su pposta abi tazi one di Maria si era fatta una chi esa c h e conservava una q uantità di abiti
tau maturgici del l a beata sposa di Dio 53 •
Meta freq uente di v i s i te furono sempre l e ri ve del G i ordano, dove fu battezzato
G i ovanni il Batti sta, già a moti vo de l l e sue acq ue "terapeutiche". Acq ue di q uesta
nat u ra ebbe ro presto i m portanza per molte mete di pel l egri naggi o ; l a più grande fu
certame nte non l ontano dal santo Mena (p. 242 ss. ) , dal l e c u i numerose sorge nti l ' acqua
era trasportata in tutto il mondo, nel l a m i s u ra in cui e ra formata cri sti anamente. Ma
anche da Se l e uc i a ( p. 235 ss.) e da Efeso si andava per att i n ge re i l l i q uido m i racoloso,
senza contare Tessalonica, Nola, Tou rs. E anche in Pal esti na, tra le acq ue "curati ve" non
c ' e rano solo q ue l le del G i ordano. Si v i s i tavano di versi stagni i n torno a Gerusalemme,
o l e terme di Elia sul lago di Genezareth, come pure una sorgente presso Emmaus i n
c u i Gesù s i e ra lavato i pied i , una fonte presso Betlehe m , da c u i Maria aveva bev uto
d u rante la fuga i n Egitto - e di tutto si faceva gran conto, letteral mente.
S u l l e rive del G i ordano si cel ebrava solennemente l a festa del l ' epifania, il giorno
com m emorat i v o del battesi mo del S i gnore, nel q uale accadevano se m p re mol ti prod i gi .
I l pu nto del battesimo, s u l greto del torrente, era contradd i sti nto esattamente da una
croce di legno. L' i m peratore Anastasi o v i fece cost ru i re una chi esa. E lì non mancavano,
natural mente, parecchi ostel l i per pel l egri n i . Il corpo del Batti sta ucci so da Erode si
venerava a Se baste i n Samaria, l a sua testa i n Emesa; ma si proc lamava d i averlo anche
a Damasco. in A s kalon, e in parte anche ad A m i ens. Del famoso Batti sta, nel fratte m­
po, si sono conosci ute ben 60 dita; e presto si attestò unanimemen te una l u nga seri e d i
m i racol i . S a n G i rolamo, i l massimo dottore de l l a chi esa antica, descri ve c o n ricchezza
di particol ari i l t u m u l to i nsce nato dagl i spi riti mal igni s u l l a tom ba del Batti sta perché
non vol evano fuori usc i re dagl i i ndemoniati 54 •
Pe r gli esorc i s m i , vale a d i re pe r il trattame nto dei malati psichici , che al lora si pen-
293 savano posseduti da spi riti prav i , si ri servavano l uoghi d i pe l l egri naggio appositi ; più
di tutti la tom ba del Batti sta a Sebaste, la rocca del Gol gota, i santuari d i Euchai ta, d i
N o l a , di Tou rs, sebbene e pi l etti c i , nev rot i c i , e malati di m ente cercassero natural mente
ai uto anche altrove. Per i l resto, è accertato che nel cristianesi mo, a parti re dal I I I secolo,
si fece uso di acqua consacrata non sol o pe r l a c u ra dei malati , ma anche per scacci are
Ulteriori attrazioni per peregrinanti palestinesi 225

spiriti mal i gn i 55•


Si com prende da sé che i n Palestina, oltre a Mari a e al Batti sta, si venerassero al tri
santi , cercando d i i ncrementarne il c u l to: G i orgio, Pelagia, I s i cio, V ittori o, I l arione,
G i acobbe, S i meone, Mena, G i u l i ano, Tecla, Cosma, Dam i ano, i 40 mart i ri . Ma poi ché
dei pri m i marti ri non si possedev a d i sol i to alcun t i po di rel i q uia, q uando q ueste vennero
per così d i re i n voga, di ventando una moda genera l i zzata, fu necessari o che rel i q u i e
d e l genere ric h iesto "fossero d i n uovo ' ri t rovate ' " ( Kott i ng). E poi ché l e rel i q u i e vere e
propri e - fossero autentiche o meno - l e potevano avere sol o poc h i , si creò per l e m asse
una speci e di souven i r per pel legri n i , chiamati eulogi o "ag i asmati ", oggetti benedetti
presenti in ogni l uogo di pel legri naggio del l ' anti c h i tà 56•
I n q ueste cose , non si ponevano l i m i ti a l l a fantasia. S i avvol geva per esem pio un
nastri no i n torno al l a "col onna del l a fl agel l azione", per poi portare l a cordicel l a come
" fi l atterio" - u n ' espressi one pi ù raffi nata per a m u l eto - come ci ondol o contro il maloc­
chio, o come portafortuna. Di tal i mezzi desti nati a servi re da protezione, per scongi u rare
i malan n i , ve n ' erano nel cristianes i m o come sabbia s u l l e spi agge. E come già i genti l i
ri portavano a casa del l e riproduzioni del tem pio o u n ' i m magi ne deg l i dèi : d a Efeso l a
raffi g urazi one d i Efesia, dal pel legrinaggio a Del fi del l e fi guri ne di A pol l o (anche S i I l a
e Plutarco n e portarono), dai santuari s i riani statuette pl u m bee di A targati s, o cenere
dal l ' altare sacri fi cale di Lebena, e usavano tutto q uesto e pi ù ancora come mezzi d i
d i fesa e scon g i u ro, come fi l atteri contro l e di sgrazie i n v i aggio e a casa, così fecero per
l ' appunto i cri stian i . Dal Giordano ci si assicurava u n po' d ' acqua (come poi anche g l i
A rabi preleveranno dal l a Mecca l ' acqua del l a fonte Zam zam ) ; si tenevano pan n i nel l a
corrente per u sarl i i n seg u i to come l e nzuol i funebri , v i sto c h e ai cadaveri facevano pa­
l esemente un gran bene. Dal monte S i nai si portava a casa "rugiada dal cielo", o anche
"manna"; e da Cesarea persi no schegge dal l ' i potetico l etto di Corne l i o 57• 294
Che poi nel paganesi mo codesti "souven i r" veni ssero senti t i i n maniera presu n ti ­
vamente d i versa, c h e l a chi esa separasse l e sue n uove "benedizioni " d a l connubio con
l e precede nti pratiche magiche, asserendo c he i l cri sti ano non si aspettava p i ù , come
il pagano, l o stesso ai uto dal l ' i m magine, e nemmeno dag l i dèi , ma ben sì d i rettamente
dal l a d i v i n i tà, da Dio in persona, e bbene, q uesta differenza non è dav vero ri vol uzionaria
come si vorrebbe far credere . . . senza contare che anche il paganesi mo non identi fi cava
più, in quel tem po, q uel l e i m magi n i con gli dèi stessi , ma li concepi va già in maniera
s i m bol i ca ( l 1 68 ss. , specie 1 69/70).
Oltre al l e attrazioni legate al N uovo Testamento (e qui non sono state menzionate
tutte quel l e che avevano acq u i stato ormai ri l evanza) , esi steva natural mente un gran
n u mero d i l uoghi e pezzi memorati v i del l ' epoca gi udaica precri stiana. A nzi , l a t rad i ­
zi one veterotestamentari a f u quel l a c h e i pel l egri n i cristiani ri v i ssero i n pri nci pio con
i ntens i tà anche maggi ore. Ed essa prevalse di gran l un ga s u q uel l a neotestamentaria,
al meno agl i i nizi del I V secolo, in tutta l a Pal esti na 58.
226 La trujjà dei pellegrinaggi

DALLA TOM HA m AHRAMO A L LETAMAIO m GIOHHt;

Nel 3 3 3 , i l pel l egri no di Bordeaux v i s i ta ancora mol te pi ù trad i zioni l ocal i ebrai co­
veterotestamentarie che neotestamentarie, vedendo di n uovo le cose pi ù i naud i te. D ' i m ­
prov v i so, v i c i no a Betlemme, si venne a conoscere " i l l uogo dove nacq ue i l Si gnor Gesù
Cri sto", nonché l e tom be d i Ezechiele, Jesse, Dav i de, Sal omone e al tri ; sopra ci ascuno
di essi c ' era il nome rispett i v o "in caratte ri ebrai c i ". Non sol o ; ora si mostrava pe rfi no,
presso Hebron, la tom ba di A bramo, la cui v i ta (sem pre che sia esistito) risale su pperg i ù
al l a fi ne d e l I I I m i l l ennio pri ma di C ri sto. ( Da A bramo a Gesù, i l N uovo Testamento
calcola 42 generazioni secondo Matteo, 56 secondo Luca. E le due genealogie di Gesù
da G i useppe - non propri o suo pad re ! - fi no a Dav ide, pur sem pre u n m i l lennio, hanno
in com une d ue nom i ! ) . Secondo l a B i bbia, A bramo, dal quale di scende - sotto u n punto
295 di v i sta "teol ogico" - tutto I s raele, morì al la " buona" età di 1 75 a n n i . Per la verità, la
prova de l l e tom be palesti nesi mostra che al l ' epoca di "A bramo" l a d u rata del l a v i ta
non oltrepassav a i n media i c i n q uant 'an n i . E nat u ral mente anche la tom ba di A bramo
(am messo che sia mai esisti to) attestata da dottori del l a chi esa come Basi l i o, A m brogio
e G i rol amo, nel 333 d.C. - q uasi d ue m i l lenni e mezzo dopo - si conosceva non pi ù
del le tom be di ! sacco, Gi acobbe, Sara, Rebecca e Lea, che i l nostro pel l egrino poteva
guardare altrettanto stupi to e com mosso 5".
L' i g noto pel l egrino di Bordeaux v i sitò anche i l famoso terebi nto presso Bethsor,
l ' arbusto sotto i cui rami i l pat riarca A bramo aveva con versato e pranzato con g l i ange l i :
u n l uogo di pel legri nagg io assai freq uentato g i à i n epoche precri st iane. L' i m peratore
Costanti no non tralasciò di adornare q uesto l uogo memorabi le e venerando, come tanti
al tri , con una bas i l ica. Così si accrebbe il fl usso dei fedel i , di ebrei , genti l i , cri stian i , per
elevare preghiere a Dio e s u ppl i care g l i angel i , per offri re v i no, i ncenso, buoi , pecore ,
monton i , gal l i . "Ogni pe l l egri no, d u rante la festa, porta q uanto ha di pi ù caro, q uanto
ha cresci uto e c u rato per tutto l ' anno, per offri rio in voto pe r sé e pe r i suoi cari . Mentre
si svol ge la festa, tutti si astengono dal le loro donne . . . " ( Sozomeno) '''.
I l pel l egri no di Bordeaux am m i rò presso Bethar il pu nto in cui G i acobbe l ottò con
l ' angelo, presso S ichar i platani pi antati da G i acobbe, a S i chem la tom ba di G i u seppe,
in Betan i a "la tom ba di Lazzaro, in cui si era adagi ato Lazzaro e da cui fu ri chiamato
in v i ta". A Gerico ri m i rò atton i to " i l si comoro di Zaccheo" su cui q uel ricco doganiere
gi udeo si arrampicò pe r vedere Gesù. Nei paraggi di Gerico restò estasi ato davanti al l a
sorgente che, i n ori gine, a v e v a reso steri l i l e don ne ; ma appena i l profeta El i seo v i ebbe
sparso del sal e, fece sì che nascessero molti bam bi n i . Una sorge nte non meno feconda
il nostro pe l l egri no poté v i s i tarla presso Cesarea. G l i si mostrò i noltre il l uogo dove
Dav ide lottò contro Golia, l a col l i na da cui El i a spi ccò il volo in cielo, e molte pi ù cose
me rav i gl i ose " 1 •
Una speci ale attratt i v a per i cristiani l ' ebbe i l letamaio di G i obbe. Fu questa la meta -
Dai "santi talpa " ai santi cosiddetti "stanti " 227

assicura i l dottore del l a c h i esa G i ovanni Cri sostomo - di un " fl u sso di pel legri naggi che 296
si m uoveva dal le estre m i tà del mondo verso l ' A rabia, perché la v i sta deg l i escrementi
di G iobbe ... accresce l a saggezza e i ncoraggia al l a v i rt ù del l a pazienza". La tom ba di
G i obbe fu a m m i rata dal pel l egrino d i Bordeaux presso Betlemme, l addove l a pel l egri na
62
Eteria la v i de in Carneas, nel l a G iordania orientale •
A Gerusalemme, per fi n i re, si mostrava i l pal azzo di Salomone con una stanza i n
c u i q uel saggio re aveva scri tto i " Proverbi " ( p. 3 2 s . ) . L' al tare del tempio d i Sal omone
recava ancora tracce d i sangue del l ' ucc i so Zaccaria i nsieme con l e i m pronte (di nuovo
i m presse come su cera) dei soldati che l ' ucci sero. In particolare, si am m i ravano le
molte sorgenti c u rat i v e , d i cui una bl occava il suo fl usso ogni sette giorn i , nel gi orno
del S i gnore. Ma per ogni dove c ' erano punti da dove sgorgavano acq ue m i racol ose 63 •
I l santo G i rolamo, riti randosi nel 395 a Betlemme, ebbe ancora abbastanza forza di
fede, acume, c i n i smo o quant'al tro occorresse pe r scri vere al vescovo Pao l i na, ori gi­
nario di Bordeaux, q ueste parole: " Non pensare che al l a tua fede manchi q ual cosa, sol o
perché non hai ancora v i s i tato Gerusal e m m e ! " 64
Ma ormai , a poco a poco, l ' usanza del pe l l egri nare i m perversava dappertutto nel
mondo cri sti ano. E toccò una n uov i ssima quanto antica d i mensione, in S i ria, l a tendenza
di recarsi in pel l egri naggio da personaggi ancora in v i ta.

IN CAMMINO VERSO LA VETTA : DAI "SANTI TALPA " Al SANTI COSIDDETTI "STANTI "

A nche i l pel l egri nagg i o a persone ancora v i ve av venne ad i m i tazione di vecchi costu­
m i pagan i . Per ogni dove, n eli ' I m pero Romano, i nd i v i d u i "possed uti " da Dio, predi ca­
tori e tau maturghi , sapi enti , veggenti , annunci atori di sal vezza, m i stagogh i , i sp i rati d i
o g n i ord i ne e grado, atti ravano a s é m asse d i c redenti . E q uesti "d i v i " v i vent i , persone
dotate , che ci si i m magi nava piene di forza, pervase dal l o spirito di Dio e i nv i ate dal l a
d i v i n i tà, mettevano i n mov i mento grandi moltitud i n i . I n real tà, i n epoca e l l e n i stica, cioè
i n tem pi di s i ncreti smo rel i g i oso, l e masse popol ari amavano molto g l i dèi " v i c i n i " , i 297
soccorri tori "prossi m i ", andandol i a trovare e g uardandol i con stu pore ; q uesti "di v i "
prendevano i l posto, per così d i re, dei fi l osofi e dei poeti nel l ' età c l assica 65.
Tra i pi ù cele brati di q uesti genti l i si conta un contem poraneo di Gesù, A po l l on i a di
Tiana, l a c u i "Vi ta" descri ttaci da Fi l ostrato offre tanti e tal i paral l e l i con l ' i m magine
bibl ica di Gesù, che la si legge sal t uari amente q uasi fosse un testo evange l i co. E u n
esponente ancora pi ù enigmatico di questa di v i na congregazione è Peregrino Proteo,
fi l osofo c i n ico che nel 1 67 d.C. , d u rante una spettacol are esibi zione in Ol i m pia, si dà
fuoco davanti ad una fol l a di curi osi , ma non pri ma di essersi convert i to al cristi anesi mo
mentre era in carcere . . . ma, secondo Luciano, sol o per i ntascare copi ose bustarel l e di
carità 66•
228 La tndfa dei pellegrinaggi

A se nti re g l i apol ogeti , esi ste una grande differe nza tra i l pel l egri naggio ai pagan i
v i venti da un lato e ai cristiani v i venti dal l ' altro; pi ù i n generale, tra qualsiasi pel l e­
gri naggio pagano e quel l i fatti da cristian i . Quanto al l ' esteriori tà, si am mette i n vero
l ' i m pressi onante som i g l i anza, anzi uguag l i anza del le forme. Sennonché l ' i ntercessore
pagano prod urrebbe effetto da sé e per sé, q uel lo cristi ano i n vece attrave rso Dio; quel lo
sarebbe fonte, q uesti stru mento; il pri mo soccorso sare bbe i n fl uenzato magicamente,
una pratica teurgica, mentre il secondo sarebbe autenticamente e rea l m e nte rel i g i oso.
Qui sarebbe C ri sto stesso la fonte, come per l ' eroe pagano: nondi meno Cri sto "q ui
u n ' eccezi one, non è da paragonare con g l i altri" ( Kotti ng) 67•
I n som ma, conosc iamo l ' antifona (p. 1 44 ss. ), per c u i possiamo lasc iar pe rdere co­
siffatte cav i l l osità, fal s i tà sq u i s i tamente pretesc he ; non sono se non diffe renziazioni
am mantate di dottri na, n u l l ' al t ro, in sostanza, se non goffi raggi ri , i n ganni i nc u l cati
da secol i . In ogni caso, si tratta da una parte di esi genze di ai uto, di appagamento de l l a
c u ri osità, di credenze n e i m i racol i ; dal l ' al tra parte di m i l l antate stravaganze, di eccen­
trici tà dei gestori dei baraccon i , uni tamente al i ' ambizione di trarre profi tto dal la m i seria
e dal ri m bambi mento. I n breve, si tratta ogni volta d i umana i ndi genza, di ossessioni
m i racol i stiche e di affari .
A bbiamo già v i sto q uanta forza di attrazione avessero g l i asceti ( p. 1 60 ss. ) . I n ve-
298 rità, molti non volev ano affatto essere oggetti di dev ota curi osaggi ne. A l l ' a v v i c i narsi
di un bi pede i m pl u me, si acq uattavano come se l vagg i na nel l a tana, scom pare ndo sotto
te rra a g u i sa di tal pe, tanto che si è parlato anche di "santi tal pa". Molti rifuggi vano
pe rsi no dal l "'odore del l ' uomo". E ce rte morti fì cazi oni del la carne, la macerazione di
certi anacoreti segregati , di quel l i che si n utri vano al pascolo, non era pensata affatto
pe r a m m i ratori ( p. 268 ss. ).
A l tri asceti , per contro, amavano la "pubbl icità", c i rcondandosi di sc hi ere di di sce­
pol i : il santo A poi Ionio (come attesta lo scri ttore ecclesi astico Rufì no) ne aveva pi ì:1 d i
c i n q uecento. A l tri ancora som i g l i avano pi uttosto a d esibi zioni sti , n e l se nso patologico
del term i ne. Questi celavano i n v e ro la loro estrema " i m pudici zia", v uoi stendendovi
sopra l u nghe barbe e cape l l i l u nghi ssi m i o g randi fog l i e , v uoi ri piegando l e gam be sol o
di scatto. I n altri cas i , costoro ponevano i l loro eroi smo, la loro i ntrepida abnegazi one
al serv izio del sacro egoismo l in i t. nel testo l, per otte nere il regno dei c i e l i , mettendo
in mostra senza ritegno l e loro morti ficazioni e tutte le possi bi l i e i m maginabi l i al ie­
nazi oni . A l l ora, i n q ueste pi aghe desertiche, si svol se "un teatro senza precedenti , i n
c u i ciasc u no, pieno di zel o e di penosa preci si one, susc i ta l ' i m pressione di rec i tare u n
ruolo eterno", e q uesto i n modo tal e che sarebbe d i ffic i l i ssi mo, s e non i m possi bi le, dal
momento che è assai diffi c i l e "disti nguere i mentecatti veri da quel l i fi nt i , i santi veri
da q uel l i fasu l l i . . . " ( Lacarri ère) r..s.
Tutte q ueste cristi ane scem piaggi ni nei deserti d i Egi tto, A rabia, S i ria, susc i tavano
grande cu riosità nei c rede nti . Era sorta i nfatti un "seconda Te rra Santa" ( Raymond
Dai "santi talpa " ai santi cosiddetti " stanti " 229

Ruyer), e s ' e rano formate q uasi del l e com u n i tà di t i po com u n i stico e di eccentrici d i
o g n i specie. Così ebbe i nizio u n a corrente di pel l egri naggi anche l agg i ù , tanto pi ù che
l a terra dei Faraon i e ra per molti sol tanto una v ariante dal l oro iti nerari o attraverso
la "Terrasanta". Dal l a seconda metà del IV secolo, molti ssi m i pel legri n i , q ual u nq ue
fos-se l a l oro moti v azi one, andarono cercando q u i i p i ù famosi anacoreti , l à i pi ù i m ­
portanti centri monasti ci , conventi dislocati a Pi spi r, Kol zi m , A rsi noe, Oxyrhynchos,
Afro-d i topol i , Babi lonia, Menphis, e al trove. Vi affl u i vano gente com une e "uom i n i di
mondo", ari stocratici , d i gni tari d el i ' I m pe ro, dame facol tose, come Paola, la ricca amica
di G i rol amo. A nche l a pel legrina Eteri a era t ra costoro e, i n seguito, i l l u stri personaggi 299
del l a stori a del l a chiesa d ' Oriente e d ' Occidente: Pal l adio, G i ovan n i , Cassiano, R u fi no
di A q u i leia (l 1 5 3 ss. ) . E, manco a d i rlo, grandi oste l l i legati ai monasteri favori rono di
n uovo in tutti i modi soggi orni pi ù prol ungati possi b i l e pe r fol l e di v i si tatori 69•
Tra i d i versi generi di ascetica di ssennatezza e di plateale morti fi cazione vanno
annoverati anche i cosi ddetti "stanti". Questa categoria fi nì per far con vergere su di sé
l ' attenzi one di mezzo mondo, atti rando dappri ma c u ri osi e pel legri n i che ri m i ravano
stupefatti i v i rtuosi s m i di q uanti se ne stavano per ore e per giorni in piedi , i m mobi l i
come pal i , con q ual siasi tem po, a l sole cocente come sotto l a pioggi a battente, le bracci a
i ncroci ate o protese verso i l pad re cel este, i n s i l enzi o, oppure pregando e cantando. I l
santo G i acomo, pi ù tard i vescovo d i N i s i bi e maestro del santo anti sem i ta Efrem , ave­
va "solo il cielo per sua coperta", ed eserc i tava codesta "stasis" con tale estasi amento
che una vol ta, a q uanto sem bra, fu i n te ramente sepol to dal l a neve senza accorgersene.
A ncora oggi i G reci l o festeggiano il 1 3 gen naio o il 3 1 ottobre, i Catto l i c i il 1 5 l ugl io,
i S i riani il 1 2 maggio, i Maroni ti e i Copti il 1 3 gennaio, gli Armeni il 1 5 d i cem bre.
Un col l ega del festeggi ato santo "stante" - G i ovanni di Sardi - si mantiene in piedi di
notte, mentre dorme, per mezzo d ' una corda passata sotto le asce l l e . La santa Dom n i na,
anc h ' essa "stante" di professione e q u i nd i esposta "ag l i occh i di tutto il mondo", se si
deve credere al padre del l a chi esa Teodoreto, " non d i ce mai una parola senza piangere
a d i rotto, cosa che io so pe r esperi enza, perché spesso e l l a prendeva la m i a mano por­
tandosel a al v i so e i rrorandol a di l acri me tanto da esserne tutta bagnata" 70•
I n ogni modo, perfi no q uesti frenastenici sono stati ecl i ssati da un ' u l teri ore mania
esi bizionistica e mort i ficatoria, che sv i l uppò q uel l a a l oro pec u l iare elevandol a per così
d i re ad un l i ve l l o superi ore, per non d i re supremo, giacché rappresenta letteral mente
l ' apice de l l e brav u re ascetiche: la prassi degl i sti l i ti (da sty l os, colonna). 300
230 La frt!ff'a dei pellegrinaggi

P1ù VICINO A TE, MIO D10 • • •

G l i sti l i t i , o santi del la colonna - dando ori gi ne ad un pec u l i are movi mento di pel legri nag­
gi che neppure fi n i v a con la loro morte, ma che fiori v a s u l posto del l a loro strav aganza
tanto ambiziosa quanto i m beci l l e - se ne stavano accovacci ati su pi lastri di pietra o di
legno, e naturalme nte sol o per al lontanarsi così dal l a te rra, dagl i uom i n i . Non a caso
q uesto cul m i ne, al meno v i si vame nte este riore, del le assu rd i tà cristi ane ebbe i n izio i n
S i ria, dove g i à i genti l i c redevano che u n uomo potesse parlare tanto megl i o con g l i
71
dèi , q uanto p i ù elevata era la posizi one del suo corpo •
Di conseguenza, lo sti l i t i smo cri stiano i n S i ria aveva un prec ursore i n l oco nel c u l to
del l a dea si riana Atargati s, che offre peraltro d i versi notevol i para l l e l i col c ri stianesi mo.
Pi ù d i tutto, i sacerdoti si riani godevano de l l a d i v i n i tà ne li 'atto di mangi are i pesc i , sacri
al l a dea pesce A targat is, un tem p i o del la quale si trovava a Karnion, ad ovest del l ago
Genezareth. C u l to di Atargatis e venerazione del pesce si trovavano dunq ue, u n i tamente,
in zone l i m i trofe al cristianes i m o pri m i tivo. Non fu pe r caso che il pesce, em blema di
diffusissi m i m i steri ittici dei genti l i , d i v e ntasse il s i m bolo del pi ù sac ro m i stero del l a
cri sti anità, cioè del l ' eucaresti a - denomi nata i nfatti "i l vero m i ste ro i tti co", " l ' u n i co
pesce puro" -, tanto che i l pesce come si m bolo di c u l to venne dappri ma accol to dai
cristiani di S i ri a e l a parola greca per pesce - ic htys - costi tuì in ori g i ne l ' anagramma
71
per il motto "Gesù Cri sto Fi g l i o di Dio Sal vatore" •
Un ri to celebrato a suo tem po i n onore del l a dea Atargati s ci è tramandato da Luciano
di Sam osata ( 1 20- 1 80 d . C . ) , il grande poeta sati rico di S i ria, defi n i to il Vol tai re del I l
secol o, i n l otta conti nua con pratiche c u l t ual i , m i tologia e supe rstizion i . Nel suo scri tto
" De dea Syria" racconta di un ' usanza in cui un celebrante, d ue vol te l 'an no, doveva
scalare un fal l o d i pi etra, alto 52 metri , sit uato nel l ' atrio del te m pio, pe r stare l assù una
sett i m ana ogni vol ta. A l l ora i pel l egri ni deponevano m onete di bronzo, argento e oro
al l a base del fal l o. Tan t'è, scri ve Luciano, che la gente c rede "che q uest' uomo, dal la
30 1 sua posi zione ele vata, parl i con g l i dèi , i n vocando da loro prospe ri tà per tutta la S i ria,
e che gl i dèi possano meg l i o ud i re l e sue preghiere da pi ù v i c i no". Con parole lette­
ral mente q uasi identiche, i pad ri del l a chi esa Teodoreto di Ci rro ed Evagrio Scol asti co
71
caratteri zzeranno in seg u i to il senso del l ' ascesi de l l o sti l i ta cri stiano S i meone .
S i meone Sti l i ta i l Vecchio, nato nel 390 a N i kopol i s, i ncom i ncia la sua carri era, al
pari d i molti grandi cristi a n i , come guardiano di mand rie. Nel monastero di Tel eda fa
pen i tenza per un dece n n i o i n modi tal mente esasperati ed eccentrici , che i monac i non
lo sopportano pi ù e ne chiedono l 'espu l s i one. Eccolo q u i nd i , su una fontana a secco,
cantare pe r ci nque giorni " l e l odi di Dio". Poi , verso i l 4 1 2, a nord di A n tiochia, d u rante
la q uaresi ma, si fa m u rare per 28 vol te, senza prendere c i b i . E lì sta appeso i nchiodato
ad una roccia conte m pl ando "con g l i occ hi del l a fede e dello spi ri to le cose che sono
l assù in cielo" . . . un ' i m presa così frutt uosa che tanta gente lascia le sue case e - non meno
Più vicino a Te. mio Dio . . . 23 1

u t i l mente, si capi sce - va i n pel l egrinaggio da S i meone. Pare che perfi no i pagani g l i
porti no d e i don i . Ma i devoti vogl iono toccarl o, cercando di i m possessarsi di brandel l i
del suo abi to, m agari solo u n pel o del suo manto d i pel l e. A questo punto, anche per
el evarsi "spi ritual mente", per esser più vici no al cielo, è pronto a sal i re s u una colonna,
d i v entando l ' i n i zi atore del (cri sti ano) mov i mento sti l i ta 74 •
Per comi nciare, S i meone si av v i c i na al l ' A l ti ss i m o sol o di u n metro, poi d i ci nque,
sei , d ieci metri . . . ma l a tradizione q u i si fa i ncerta: q u i , come in tante al tre cose. A l l a
fi ne, s e n e sta al i 'al tezza d i 2 0 o 2 5 metri , per q uasi tren t ' ann i , "giacché l o struggi mento
che senti va di elevarsi al cielo fece sì che si al l ontanasse se mpre p i ù dal l a terra". Così
ri mane esposto a l l e i ntemperie, a l l a tem pesta come al sol e (solo pi ù tardi gl i sti l i ti
av ranno una capan n i na o un tettucci o i n cima alla col onna). Lassù il sant ' uomo non
potev a scri vere, ma l a l i ngua era abbastanza sci o l ta per pred i care due volte al giorno
ai pel l egri n i , sv i l l aneggiando l i come "cani mal edetti". Nel l e sol e n n i tà fest i v e tendeva
per tutta l a notte l e braccia a Dio (secondo u n 'al tra fonte anche in tutte l e altre notti )
"senza chi udere mai le pal pebre". A l l ora stava ri tto i n pied i , o si c u rvava i n p reghiera 302
fi no a toccare i piedi " perché, mangi ando sol o una volta la sett i m ana, i l suo ventre è
così piatto che non g l i costa fatica i narcarsi". I l vescovo Teodoreto narra anche che
q ueste "adorazion i " di S i meone erano così n u merose che molti spettatori ne tenevano
il conto. U n gi orno, u no di q uesti accom pagnatori contò ben 1 244 "adorazion i " , dopo
di che i l contatore affati cato v i ri nunziò 75.
I l celebrato sti l i ta med i tò anche di passare i l resto del l a sua v i ta stando su una gamba
sol a. Eppure q uesta "fi accola l u m i nosa del mondo cristi ano" (Ci ri l lo di Scitopol i ) aveva
mem bra ormai atrofi zzate, piene d i c i catri ci e di i nfezion i che andav ano rapi damente
i n putrefazione. Durante un i n v erno - così al meno afferma i l di scepolo di S i meone,
A nton io, au tore di una fantasiosa "Vita" del maestro - le sue cosce marci rono al punto
che "ne sgusciarono una q uantità di vermi che dal suo tronco caddero ai suoi pied i , dai
suoi piedi sul l a colonna, e dal l a colonna al suolo, dove u n giovanotto di nome A ntonio,
che l o serv i va e aveva v i sto e scri tto tutto ciò, per ordi ne del maestro raccol se i verm i
cad uti e g l i e l i ri mandò su i n al to, dove S i meone l i ri m i se sul l e fe ri te d i cendo: "mangiate
dunque ciò che Dio vi ha dato" 76•
E poi q ualcuno ha i l coraggio di d i re che i l cri sti anesi mo non ama g l i ani mal i !
Benché v i v o e (abbastanza) vegeto, S i meone e ra conside rato g i à u n marti re. I n
v i ta, anzi , sov rastò i santi defunti , essendo agl i occh i d i mol ti contem poranei q uasi p i ù
i m portante d i Pietro e d i Paolo, avendo surclassato n e l d i gi uno, a loro av v i so, Mosè,
El ia, Gesù stesso. S i meone non guari va con i brandel l i del suo vesti to, con la sal i v a,
no, bastava l a sua preghi era ad operare m i racol i anche nel l e pi ù l ontane regi o n i . Ci s i
contendeva i pel i de l suo mante l l o, si raccattavano lenticchie del suo pasto e terra dal l a
s u a sede. A l l a fi ne, t utto f u bel l o i m paccato e, per così d i re, pronto per l ' uso: eulogi ,
v i tto natu ral e, ol i o ri sanante , fi l i tteri , pol vere benedetta, " pol vere di grazia". I l tutto
232 La frt(fjà dei pellegrinaggi

confezionato con la croce stam pata sopra, poi con il profi l o di S i meone, per fi n i re con
m i n uscole fi guri ne che lo rappresentavano 77 •
Di massi ma, era la pol vere un " natural e veicolo di bened i zione". N u l l a di pi ù econo-
303 mi co, n u l l a di pi ù com une ed ov v i o, eppure prezi osa "come un gioie l l o": spec i al mente
terape utica nel le affezi oni a l l o stomaco e a l i ' i ntesti no. Racchi usa i n caps u l e m i n ute l a si
portav a v i a non solo come medicamento; e ra usata e ricercata anche come fi l atterio - in
nessun l uogo pi ù che a Tours; ma anche i n Euchai ta, o d i rettamente presso S i meone,
dove i pe l l egri ni non davano certo i n i zio ad una n uova e ra de l l a med i c i na, e tutta v i a
"av v i avano una nuova e ra d e i pel l egri naggi e del l a devozione popol are" ( Kotti ng).
S uccessi vamente, si asportarono porzi oni d i pol vere anche dal l a colonna, che nel Me­
d i oevo ne fu i nteramente rasc h i ata via ... quale perd i ta per il mondo del l a c u l t u ra ! ?K
Così prese a fiori re la sola vera rel i gione. Masse di cristiani con fl u i vano q u i da tutti i
punti card i nal i . Vi andarono anche molte donne, non poche a q uanto sem bra, dato che a
loro Dio g l i negava di mette re al mondo dei fi g l i . Per q uesto scopo, altre peregri navano
dal santo Mena, oppure a Menuthis o come S i ra, l a re gina dei Pa rti , dal santo Sergio a
R usafa. I n casi di steri l i tà, le donne pagane preferi vano di gran l u nga Del fi e i te m p l i
d i Asclepio ( p. 209 ss. ) . A ndando d a S i meone, per esser chiari , le donne e rano m o l to
svantaggi ate, come q uasi se m pre e q uasi ovunque ne l l a l u nga storia del c ri sti anesi mo.
A l l e donne, d i fatti , e ra v i etato l ' accesso ai paraggi e alla persona del santo. Dove v ano
fermarsi fuori del l a "Mandra", pote ndo farg l i arri vare i loro desideri solo tram i te i n ­
termed i ari . Pe rfi no al la sua propri a mad re pare che S i meone ri fi utasse l ' i ng resso nel
rec i nto, e anzi che, per moti v i ascetici , non l 'avesse mai guardata i n v i ta sua . . . tota mulier
sexus ( l a donna non è che sesso): u n ' antica sentenza cristiana. A nche dopo la morte del
santo - testi mon i a Evagrio Scolastico - fu i nte rdetto a l l e donne di entrare nel l a c h i esa
del pel legri nagg i o 7".
Le fem m i n ucce, tutta via, c i sciamavano non meno dei maschi etti . Il vescov o Teodo­
reto, connazionale d i S i m eone, che una volta fu lì lì per essere cal pestato dal l a m a rea
d i a m m i ratori di S i meone, v i de add i rittura u n "oceano umano" fl uttuare ai piedi del l a
col on na. Non sol o dal l ' Oriente - m i l l anta Teodoreto - gi ungevano persian i , ebre i , ar­
me n i , i beri, etiopi c i , no, pers i no dal l ' estremo Occidente: spagnol i , gal l i , britan n i c i ; e
perfi no "ne l l a grande Roma", a tutti g l i i ngressi de l l e offi c i ne si erano esposte picco l e
304 i m magi ni d i S i meone "ad usbergo e prevenzi one d a i mal i " H<'.
Da l u i si pel legri na va i nd i v i d ualmente e i n com iti va, per ricevere la sua be ned i z i one
e i l suo consi g l i o, ma soprattutto per essere l i be rati dai pi ù d i versi malanni . S pe c i a l ­
mente al i 'epoca del l a grande sicc i tà f u agognata la s u a preghiera, tanto che i S i ri a n i si
recavano da lui con grandi procession i . Vi andavano perfi no i pagani e si con v e rti v a n o
sbri ciol ando "al cospetto de l l a grande l uce g l i idol i da loro adorati " , e abi u rando "al l e
di ssol utezze di Afrod i te" (Teodoreto). Pare che i nteri gruppi avessero ri chiesto d ' i m prov­
v i so " i l santo battesi mo", che al tri gruppi , pi ù cauti , l ' avessero pur sem pre promesso,
Più vicino a Te, m io Dio . . . 233

mediante un contratto scri tto, q ual ora la preghiera di S i meone avesse el i m i nato i l oro
guai . "Veni vano i l i berti n i e si correggevano, l e prostitute entravano i n convento, g l i
arabi , c h e neppure conoscevano i l pane, presero a serv i re D i o " (Vita si riana) . E giacché
perfi no i pel l egri n i com u n i l asci avano cadere il l oro obol o nel l a cesta sem pre appesa ai
piedi del l a col on na, ci si può i m magi nare cosa av ranno el argito le am basci ate dei sov ran i
c h e si d i ce com pari sse ro spesso p e r ricevere l a benedizione, a n z i perfi no suggeri menti
e i struzi oni u ti l i al l oro governo 8 1 •
Da q uando esi ste i l pel legri naggio cristiano, anche per q uesta v i a gl i ambienti clerical i
g uadagnarono e g uadagnano i nfl uenza sugl i avveni menti del mondo, e q uesto fi no ai
nostri giorn i . L' esempio pi ù noto nel X X secolo? Fati ma e l a sua m i l i tante agi tazione
propagandi stica, anticom u n i sta e antisov i etica. Nel mondo antico, i potentati cercav a­
no consi g l i o pi ù freq uentemente presso i centri per pel l egri n i , o presso g l i anacoreti .
L' i m peratore Teodosio I , pri ma del l e sue campagne contro Massi mo nel 388 e contro
Eugeni o nel 394 - dec i s i v a d i sfatta del paganesimo - cons u l tò i nfatti l ' e re m i ta egiziano
G iovann i (l 379, 387 s . ) . I prì nci pi dei Franchi C h i l perico e Meroveo si rivol sero al
sepolcro del santo Mart i no a Tou rs. ( I l d i acono d i C h i l perico depose una cri ti ca richiesta
del re, in forma d i l ettera, sul l a tom ba u n i tamente ad un fogl i o bi anco per la risposta !
I n q uesto caso, però, i l cielo ri mase zi tto) 82•
Ma con S i meone i l pel l egrinaggio stesso, come p u re avv iene non di rado, aveva
retroscen a pol i tici . Lo fa capi re il rapporto d ' un capo bed u i no q uando scri ve: "Costo-
ro si fan no cristi an i , parteggiano per i Roman i , e tramano rivol te. Ma a chi va l assù
tag l i erò l a testa, a l u i e a tutta l a fam i g l i a". Sennonché nottetem po, "durante una vi- 305
sione" (diffi c i l e d i re q uanto q ueste v i sioni si ano state sovente real i , q uando non sono
state i m magi narie e frutto d i p u ra i nvenzione), il capo tribù v i ene m i nacci ato d i morte
e q u i nd i lo consente: "Chi unque vog l i a sal i re dal signor S i meone, per ricevere l assù i l
battesi mo e farsi cristi ano, faccia pure, senza alcun t i more. S e i o non fossi sottoposto
al re di Persia, anch ' i o ci sal i rei e mi farei cri sti ano" �3 •
I n breve, l ' efficac i a del santone era straordi naria, e tale di conseguenza anche i l
fatturato del pel legri naggio. G l i a l l i e v i d i S i meone, a q uanto s i d i ce oltre d uecento e
poi anche di pi ù, otte n nero del l e cel l e : i pri m i passi del futuro monastero. Una c h iesa
c ' e ra già mentre era i n v i ta; ma c 'erano pure un batti stero, al l oggi e ostel l i , gi acché certi
pel legri n i restavano una setti mana, perfi no q u i nd i c i giorn i . E q uando S i meone morì
settantenne nel 459 (seicento soldati da A ntioc h i a dovettero proteggere la sua sal ma
contro i saraceni e i credenti bramosi d i rel i q uie), l a sua colonna conti n uò ad a l l ettare le
m asse per secol i . Mentre il suo corpo, acq u i stato dal i ' i m peratore Leone per l a capi tal e
col ram m arico degl i A ntiochesi , non atti rava molta gente, le fol l e accorsero al l a colonna,
consi derata come l a più preziosa rel i q u i a , che a poco a poco v i de cresce re i ntorno a sé
u n compl esso d i edi fi c i i nsol i to persi no per l uoghi d i pel l egri naggio. Pri nci pal mente
neg l i anniversari com me morati v i si affol l av ano pel l egri ni da ogni parte e d i stanza per
234 La fn!ffa dei pellexrinaggi

ce lebrare queste feste "con un fervore rel i g i oso che confi nava con l ' estasi . . . In q uei
giorn i , la d i rezione del santuario sapeva offri re ricco al i mento al la c red u l a fantasia dei
pel legri n i grazi e ad accorti arti fi c i , in modo che il ricordo del grande santo restasse ben
v i v o nel popolo" ( Kotti ng). Nel 560, ad A ntiochia, Evagri o Scolastico v i de sol o la testa
d i S i meone, pri vata d i a l c u n i denti dai suoi esti matori 84 •
L' usanza di stare pe r dece n n i su un p i l astro era fol l e abbastanza per trovare i m i tazi o­
ne attrav erso pa recchi seco l i di cristi ana storia del la sal vezza. Dal 460, i l di scepolo d i
S i meone, i l santo monaco Dan iele, stette p e r 3 3 anni su una colonna i n A naplo, esse ndo
306 suo mal grado ord i nato al sacerdozi o dal patriarca Gennad i o ; fu v i si tato perfi no dal i ' i m ­
peratore Leone l , dal i ' i m peratrice Eudocia, e naturalmente da i ngenti masse di pel legri n i ,
perfi no da "eretici". ( Per la s u a "straord i nari a d i si d ratazi one", come si tramanda, le sue
feci erano "come q uel le de l l e capre"). l ricchi doni per il corteggi ato asceta entravano
nel le casse del l a chi esa v i c i na. Tito, un ufficiale del pal azzo i m periale, lasciò l ' eserci to
e penzol ò l i bero i n aria, senza toccare i l suolo, per mezzo di una corda passata sotto le
asce l l e . Nel V I secolo, un ex prefetto d i Costanti nopol i v i ve per 48 anni su un pi l astro
presso Edessa. Nel V I I secol o, i l santo S i meone i l G i ovane sale sul l a sua colonna " i n età
così gi ovane che g l i caddero i denti da l atte dopo che vi fu sal ito sopra" (cfr l 1 39 ss. ) .
A l i ' età d i 33 a n n i è ordi nato sacerdote e opera tanti m i racol i c h e l a cri stian i tà accorre d i
n uovo a fol te sch i e re per vedere i l "n uovo S i meone" ; tanto c h e , a l l a fi ne, l a col l i na con
la sua ulti ma e pi ù alta colonna av rà il nome d i " m onte dei m i racol i". Non meno ce le bre
d i v enne i l santo A l i pio, i l q uale trascorse com plessi vamente 67 anni su una colon na",
e si prec i sa che fu "perl opi ù stando in pied i , so l o neg l i u l t i m i anni sd rai ato" ( Le x i kon
fU r Theologie und K i rche ) ; ed è i nfatti uno degl i asceti oriental i raffi g u rati con maggior
freq uenza su icone, affresc hi e m i n i at u re bizanti ne. In ogni caso, tutti q uesti psi copatici
cri sti a n i , più erano sq ui l i brati e fuori d i testa, e più avevano successo, tanto da essere
assedi ati da masse popolari . E va da sé che i pe l l egri naggi si protraevano dopo la loro
morte �5.
Mal grado g l i strapazzi , pare che vi vere a l i 'aria fresca gi ovasse pure al la sal ute deg l i
sti l i ti . Quantunque sulle loro colonne celebrassero per trenta, q uarant'anni e pi ù, un ideale
ascetico raro e assai am m i rato, e non vedessero l 'ora d i av v i c i narsi abbastanza presto a
Dio, proprio loro dovevano aspettare a l u ngo quel momento. S i m eone i l Vecch i o com pì
i settant'anni, Dan i ele 84, A l i pio 98 , Luca (sti l i ta del I X secolo) toccò i 1 00. Oltre a
ciò, q uesti santi mori vano sol i tamente di morte naturale, q uando ( per l ' i nsondabi l i tà d i
Dio) n o n erano col piti dal l a fol gore - c o m e u n o sti l i ta di Mesopotamia sul s u o pi l astro
di gesso - oppure q uando, come i l santo Niceto, non veni vano fatti fuori dai bri ganti .
307 Per i l resto, considerata la natura straord i naria del fenomeno, u l teriori stranezze non
possono stupi re pi ù di tanto. Quel la, ad esempio, de l l a d i sputa rel i giosa soste n uta da
un certo G i ovan n i Mosco, u n monaco oriental e morto nel 6 1 9 a Roma, tra uno sti l i ta
cattol ico e un col l ega monofi s i ta, v ic i n i di casa per così d i re, che dal le ri spetti ve colon ne
Pellegrinaggio ad una santa probabilmente mai esistita 235

d ue l l avano a s uon di i ns u l ti e i m prope ri . O q uel l a bi zzarra assem blea di cento sti l iti
che a Getseman i , i n Palesti na, si rad unò i n torno ad u n pri ore come una fol ta sel v a di
colonne 86 •

PELLEGRINAGGIO A D UNA SANTA PROBABILMENTE MAI ESISTITA

G rande i m portanza per la stori a dei pel l egri naggi assunse l ' Asia m i nore, dove i santuari
mete dei pel legri n i furono i n i zial mente pi ù n u m e rosi che al trove. V 'erano lagg i ù mol te
l ocal i tà "sacre" di significato perlopi ù locale. Ad esempio, la chiesa del marti re Pol ieucte
presso Mel i tene. A S i nope , sul Mar Nero, il santo Foca venne promosso a patrono dei
nav i ganti . A Cesarea, i n Cappadoci a, si venerava il santo marti re Mama; di pi ù ancora
i celebrati ssi m i 40 marti ri , che avevano i l oro santuari anche i n altre l ocal i tà del l ' Asia
m i nore, e le c u i rel i q u i e erano souven i r assai agognati dai pel l egri n i 87 •
Di gran l u nga su perava però quei l uoghi Seleucia s u l Cal i cadno, i n C i l icia, mèta i n ­
su perata d e i p i ù antichi pe l l egri naggi conosc i ut i . I n modo i nconsueto, q u i e ra u n a santa
donna ad atti rare i pel legri n i , nel che si rilevano gl i effetti postu m i del l a pred i lezione dei
popol i medi oriental i per le d i v i n i tà fem m i n i l i . ( A nche in Cal cedoni a fiorì il santuari o di
Eufe m i a, che doveva la sua fama mondiale a due supermi racol i : al profu mo i neffabi l ­
mente dol ce che, dappri ma solo nottete m po, poi i ncessante mente, emanava dal l a tom ba
del l a marti re, e ad una spugna. Questa, dopo ri velazioni fatte i n sogno dal l a santa al
vescovo o ad altri d i g n i tari , al contatto con l e sante rel i q u i e s ' i m pregnava di sangue . . .
al l a presenza del l ' i m peratore, del l e autori tà, del popolo che scoppi ava sem pre i n alto
gi ubi lo, tanto pi ù che i n segu i to ne fi ottava tanto sangue che non sol o ogni astante era 308
sommerso dal santo l iq u i do, ma q uesto potev a essere recapi tato dappertutto medi ante
una sorta di i m presa di spedizion i ) 88.
Al centro del c u l to nel l a ci ttà di Seleucia cam peggia però la santa Tecl a che, come
si è v i sto (p. 1 58 ss. ) , è considerata l a pri m a marti re, la vera "arci marti re" , sebbene
in real tà, scam pata per u n m i racolo, se ne andò da q uesto mondo " i n dolce sonno".
A nche in q uesto modo si può d i ventare marti ri . A ncora oggi i catto l i c i l a festeggiano
il 23 settem bre, gli oriental i il 24, i copti il 1 9 l ugl io. A Roma, una chi esa dedi cata a
Tecl a c ' e ra già " i n tempi antichissi m i " (Hol zhey) v i c i no al Vati cano, dove si ergevano
altri santuari in suo onore. La si venerava altrettanto nel le ci ttà d i Lione e d i Tarragona,
pi ù tard i nel d uomo d i A ugusta, e ancora in un sontuoso santuari o sul col l e di Wel de n ;
anche Monaco possedette a l ungo u n a cappe l l a per Tec ! a. N e l secolo d i H ume, Vol tai re
e Kant, m uovendo dal l a S pagna, si diffusero confratern i te di s. Tecl a i n varie ci ttà: Vi en­
na, Praga, Monaco, Rati sbona, M agonza, Paderborn ; e qui nel 1 757, di etro conferma
papale, addi ri ttura in q ual i tà d i "arciconfraterni ta" . Uno speciale " pane d i Tecl a", a
ri mem branza del pane serv i to a l l a santa quotid i anamente da un angelo, garantiva ora
236 La truffa dei pellegrim1ggi

protezione e guari gione, e ve n i va consumato i n S pagna, A ustria, Germania, e soprattutto


nel l a devota regione di Paderborn &J.
Eppure Tec la, presunta di sce pola di Pao lo, rig uardo al la quale esi stono "noti zie
attend i bi l i sol o in occasionai i e i ndefi n i te ( ! ) al l usioni dei padri del l a chi esa" ( Wetzer­
Wel te), è una fi g u ra manifestamente non storica. La q uale trae va ori g i ne dag l i Atti
di Tecla - una parte i n tegrante degl i Acta Pauli et Theclae -, q uel la stori a meramente
romanzesca che i n Asia m i nore fu fal s i fi cata nel 1 80 da un sacerdote cattol ico che poi
fu anche con v i nto di col pa e dest i t u i to ( p. 98 ss. ) . Su q uesta catto l i ca raffazzonat ura
da scri ba mestierante Tert u l l i ano, che sarà anc h ' egl i un "eretico", e i l dottore del l a
chi esa G i rolamo, a s u a volta fal sari o e cal unniatore senza scrupo l i ( l 1 5 1 ss. ), espressero
gi u d i zi d i strutt i v i . A l l o stesso modo, i l celebre Decretum Gelasianum, attri b u i to a papa
Gelasio l, un doc umento promul gato presunti vame nte nel 494 in un si nodo romano,
condannò gli "A tti di Paol o e Tec la"; ma, per d i rla tutta, q uel docume nto stesso non è
309 che un fal so 'l('.
A Seleucia, dove il c u l to di Tec l a i ncom i nc i ò a fiori re, la santa dovette l ottare contro
due concorrenti . Colà essa sostenne un "fronte di lotta" - come d i ce lo scri tto prol i sso
e stori camente i rri levante "De v i ta et m i rac u l i s s.Thecl ae" del l ' arc i v escovo Basi l i o di
Seleucia (morto i l 468 ) - " per contrastare il demonio Sarpedone, che di mora i n un c re­
paccio sul mare, a l ienando molta gente dal la fede mediante un oracolo, e pe r com battere
i nol tre la dea del la rocca A tena che ha i l suo santuario sul col l e de l l a ci ttà". Quando
la pel l egri na Eteri a arri vò a Seleucia, il romanzo i nte ro di Tec l a - fal so prodotto del
presbi tero cattol ico - vi si trovava esposto nel l a cappe l l a del marti rio a v i d i mazione
del l 'autenticità del l uogo d i pel l egri nagg io. l v i Eteri a l esse questi "atti di Tec l a e ri n­
grazi ò Cri sto nostro S i gnore che, se nza m i o meri to, m i ritenne degna di esaudi re tutti
i miei des i deri " Y l .
S u l dec l i nare del l i secolo, i l romanzo di Tec l a è conosc i uto dal l ' Asia m i nore fi no a
Cartagi ne, e dappertutto l o si prende pe r oro col ato - come i nfi nite altre cose nel cristia­
nesi mo - , tanto che per secol i frutte rà pe r dav v e ro moneta sonante. I l c u l to d i l agò i nfatti
sem p re pi ù lontano. Nel mondo oriental e, d u rante il IV secolo, Tecla, in ce rte zone,
è popolare non meno d i Maria. E già si sv i l u ppa, i ntorno ad essa, un traffi co regolare
di pe l l egri ni . I l santuari o meta dei pe l l egrinaggi sorge va alq uanto fuori dal l a ci ttà , su
un pi anoro elevato, dove Eteria trovò ancora " v i c i no al l a chiesa dei santi ... n i ent'al tro
che i n n u merevol i cel l e d i uom i n i e donne, santi ere m i ti o apotattici". Evidentemente,
questo a l l oggi are di m i n i stri e m i n i stre del c u l to presso u n santuario era l a prosec uzione
di una trad i zi one rel i gi osa pagana, che era appu nto consuetud i ne ne l i ' Asia anteri ore .
I n torno al i ' an no 500, q uando a Seleucia toccò i l suo apogeo i l traffi co i ntorno a
Tecl a, v i si trova un "sacro d i stretto" (temenos) pieno di c h i ese e ed i fi c i annessi , prov ­
v i sto chi arame nte anche di oste l l i per pel legri n i , come i n tutti l uoghi analog h i , spesso
i n com pl essi monasti c i , nel dese rto n i trico, i n Palesti na, S i ria, A l essandria, poi anche
Pellegrinaggio ad una santa probabilmente mai esistita 237

i n Occi dente, special mente in Gal l i a. Dov unque c ' erano a l l oggi per i fedel i , oste l l i per
stran ieri , fi nanziati da i m peratori , da altre personal i tà d ' al to rango, da ri cchi cristian i ,
i l che richiedeva tal vol ta grand i i n vesti menti di risorse ; tanto p i ù che g l i al berghi nel 3 1 0
deserto som i g l i avano p i u ttosto a castel l i a difesa da pi rati e saracen i , e, i n l i nea d i
massima, l e regol e monastiche del l a chi esa antica i m pegnavano n o n sol o al l a c u ra
dei " peregri n i " , ma anche dei " pau peres", per cui i senodoch i con ventual i erano al
tem po stesso ospedal i e ospizi per i nd i genti . Per tre vol te, a Seleucia, si e ra costru i ta
una bas i l i ca sem p re p i ù g rande i n tem pi relati vamente brevi (del l ' ulti ma, l a chiesa del
pel l egri naggio del periodo aureo, og gi avanzano sol o m i sere rov i ne). A l l ora vi erano
com plessi vamente ci nque chi ese, una q uanti tà di a l l oggi per sacerdoti e al tri addetti
al c u l to, nonché uno spazi o d ' i nc ubazione dove i pel legri ni dorm i v ano per ricevere i n
sogno consi g l i o o guarigione dal l a santa (cfr. p . 207) 92 •
A Seleucia, il c u l to di Tec l a prosperò tanto pi ù in q uanto l o favori v a a priori una
posi zione estremamente favorevole ai traffi c i , e l a convergenza di q uattro strade. Sem­
pre di più v i con fl u i vano da v i c i no e da lontano soldati , contad i n i , dott i , fu nzi onari ,
soprattutto per l a festa annuale di Tecl a che si celebrava per giorn i . Ci si d i vertiva, si
beveva, si bal l ava, e l e fanc i u l l e , seppure v i c i n i ss i m e al santuario, non erano certamente
sicure del la l oro castità . . . e sa i l cielo q uante avranno sperato proprio q uesto. A nche i
vescov i godevano di q uesto bagno di fol l a ; e q uando i l frastuono nel duomo era t roppo
mol esto, uno poteva ri fugiarsi nel m i rteto, nel l a "qui ete" del l a grotta di Tec la, dove
"la stessa Tecl a amava trattenersi", fi nché i singhiozzi e l e urla dei devoti l o facevano
Y3
scappare anche di là •
Un reale sepol c ro di 'Tecla" restava pe rò sconosci uto ; fatto piuttosto com prensi bi le.
Sulle pri me, non si dettero neppure rel iquie. Ma presto si trovò d i tutto, anche il l e m bo
i ncastrato del l a sua veste che era avanzato q uando el l a sprofondò nel crepacc io. Ov v i a­
mente, i pe l l egri ni potevano riforn i rsi di eulogi, pres u m i b i l mente di acqua portentosa.
Ma c ' era anche ol io da lampade m i racol oso. Persi no sapone si poteva com prare dal l a
chi esa. Molti pel l egri n i , dal le r i v e d e l M a r Nero fi no al l ' Egi tto, portavano con s é ani ­
mal i come offerte v otive: gru, oc he, colo m be, fagian i , maial i . Qualche vol ta, "Tecl a"
operava m i raco l i anche per l oro tram ite; così avveniva non di rado con g l i dèi pagani ;
per ese m p i o con Serapide, q uando Leneo pregò ferv i damente per i l suo caval l o acce- 3 1 1
cato "come per u n fratel l o o u n fi g l i o". Natural mente, arri v arono a l l ora doni molto p i ù
preziosi . L e chiese furono i nondate di tesori , e n uotarono nel l ' oro. N o n soltanto grazie
a Tecl a 94•
238 La tn!ffa dei pellegrinaggi

l SANTUARI CRISTI ANI DIVENNERO SEMPRE PIÙ RICCHI CON LE OFFERTE VOTIV E

Dag l i ex voto trassero ori g i ne u n ' i n fi n i tà di te m pi i cristian i . Per ese m pio, l a c h i esa di s.
G i ovanni i n Ravenna ad opera d i Gal l a Pl acidia, come ri n grazi amento per l a sal vezza
da rischio di naufragio. A nche l ' i n terno di tal i ed i fi c i sacri veniva fi nanzi ato con grandi
el argizi o n i . Talvolta, era un solo pe l l egri no a fi nanziare l 'arredo di parte del te mpio. E
soprattutto nei veri e propri l uoghi di pe l l egri naggio, al sepolcro di s. Fe l i ce a Napo l i ,
n e l santuari o di Mena i n Egi tto, i n q uel lo di Foca a S i nope, eccete ra, si acc u m u l avano
q uasi senza fi ne opu lente donazioni voti ve. D i "ornamenta i nfi n i ta" scri ve i nfatti l ' A no­
n i m o di Piace nza ri guardo al l e offe rte dei pe l l egri ni al Gol gatha. La gam ma dei doni
va dal la ri produzione in arge nto o oro di arti ri sanati , a preziosi tendaggi , candel abri ,
croci di og ni genere, a pe l l i , arazzi , sontuosi paramenti , corone dorate ( magari di sov rani
v i s i goti ), cope rte e sete del re persiano, fi no a bestiame da macel lo, denari e terreni .
L' usanza si mantenne " per tutti i seco l i " (prel ato Sauer). Non si conservarono per gran
parte, ed è com prens i b i l e , proprio i pezzi più pregiat i , mentre una m i ri ade d i oggetti
dozzi nal i , c i oè stele, tavol ette , colonni ne votive, i scrizioni sem pre assai numerose,
com prese ce nti naia d i am pol l i ne pe r o l i o e acq ua, sono lì ancora oggi . . . a d i mostrare
tanto la st u p i d i tà dei credenti q uanto la fu rbi zia del c l e ro. I n effett i , le offe rte votive
possono essere cedute e vendute ; solo nel X X secolo, ad esser preci s i , con l i ce nza del la
"Santa Sede" "5•
Certamente, i pel legri n i non donavano solo pe r riconosce nza, ma anche pe rché
speravano i n ai uti . Certo, i teologi menzi onavano perl opi ù sol tanto g l i ex voto di ri n­
graziamento; era più conveniente e cont i n uava a fruttare di pi it . Chi si c rede v a guarito
3 1 2 portava effi gi di pied i , man i , occ h i , plastici d i tutte le parti del corpo, qualche volta di
l egno, ma anche d ' oro. In oro e arge nto, eq ui valente al peso del suo fi g l i o l o mal ato,
d u rante la malattia del pri nci pe ered i tario di Gal i zia, l 'aug usto pad re abbel lì la tom ba
del santo M arti no. Nel Medioevo, siffatte offe rte di scam bio si fanno mol to freq uent i .
Meno prod i go f u l ' ex console C i ro ; a ri ngraziamento pe r l a guari gi one d i s u a fi g l i a g l i
bastò apporre u n ' i scrizione a l l a colonna de l l o sti l i ta Dan iele %.
Con conti n u i tà, in funzi one di offe rte voti ve, si portavano nei l uoghi sacri deg l i
an i mal i - ancora e sem pre, d e l resto, un i ndi sti n g u i bi l e paral lelo coi santuari pagan i . E
come in q uesti u l t i m i era consueto i l giard i no zoologico, così si ri peté anche nei cristian i ,
i n tutti i casi i n Oriente, dove g l i an i ma l i offe rti veni vano ri m pi azzat i di conti n uo. Tec l a
sem bra a v e r pred i l etto gl i uccel l i : oc he, cigni , g r u , fagian i , col o m be, eccetera. I n Egi tto
si prefer i vano i maial i . I ntorno ai sant uari di Mena, a q uanto pare , pascolav ano i ntere
ma ndrie che atti ravano tal volta i l adri (bisognos i ) n.
Se bbene lo zoo fosse una caratteri stica spec i fi ca dei santuari oriental i , anche i n
Occi dente s i donavano a l l e chiese ricercate per pe l l egri naggi pecore, v i tel l i , maial i ,
caval l i . E mentre oggi , affi ssi a i tem pli cristian i , v i sono spesso carte l l i con l ' i m magi-
Pellegrinaggio e miracoli 239

ne d ' un cane e la scritta "a noi non è lecito e ntrare . . . ", i n passato g l i ani mal i (che poi
restavano ov v i amen te proprietà del l e chi ese) veni vano condotti fi no ai piedi de l i 'al tare
e col à consacrati . G i à i l furto di bestiame, l 'abi geato consumato d u rante i l cam m i no al
santuari o, era considerato un sacri legio, come " rapina al tem pio" e "furto a Dio". A l tri
ani ma l i - nel l 'antica concezione cri stiana n i en t ' a l t ro che cose pri v e d i a n i m a - veni va­
no i n vece macel l ati , serv i ti nei banchetti col l etti v i ai pel l egri n i , dandone poi i resti ai
poveri , a ri mem branza del comandamento d i amare il prossi mo come se stessi 98.
Seleucia era ri cca di bestiame, ma strapiena anche di metal l i prezi osi e di al tri tesori
di facol tosi pel l egri n i , ragion per cui i conoc l asti i saurici e briganti saccheggi avano
senza tregua il santuario, m u n i to come una fortezza. E sebbene Tecl a proteggesse di
persona i suoi tesori , a i u tando perfi no i q uerulanti m edesi m i ad i m possessarsi d i pre-
de, si creò in p i ù un piccolo castel l o e una guardia del tem pio agl i ord i n i del vescovo.
Nond i m eno, sotto la m i nacc i a d i un attacco, s i celavano gli oggetti di maggior val ore
al l ' i nterno del l a ci ttà, l asci ando tal volta c he fossero i ci ttad i n i a difendere i l patri monio 3 1 3
del la c h i esa: come perlopi ù avven i v a i n prati ca, era la c h i esa ad avere i l necessario
potere di comando. Q uando si ri usci va a strappare l a preda dal l e mani dei rapi natori ,
la si ri portava nel santuario tra i nn i solenni 99•
Ora, nel caso di Tecl a si ev idenzia i l modo i n c u i i l vescovo l ocale propaganda u n
culto. Perché i n real tà, come osserva i l ges u i ta Beisse l , "affi nché u n pel l egri naggio s i a
i n fiore e conti n u i a prosperare, era necessario c h e i l popolo, mediante v i s i bi l i succes­
si, g razie a m i racol i ed esaudi menti di pregh i ere, fosse i nci tato ad aver fi d ucia e nel l a
fiducia veni sse nutrito e rafforzato" 1 00•

PELLEGRINAGGIO E M I R ACOLI : AL MARKETING DEl "LUOGHI DI GRAZIA "

I l metropol i ta di Seleucia, arc i vescovo Basi l i o, era senza dubbio l ' uomo gi usto per
susci tare fiducia. Ne1 448, d u rante la pol e m i ca eutichiana (Il 1 44 ss.) egl i emerge quale
cattol i co antagoni sta d i Eutiche, un monofi sita estre m i sta. U n anno dopo, d u rante i l
si nodo "pi ratesco" d i Efeso (Il 1 48 ss.) cam b i a rapi damente casacca sch i erandosi con
g l i "ereti c i " v i ncenti sotto Dioscoro e d i v entando monofi s i ta. Però d ue anni dopo, al
conci l io di Cal cedoni a (Il 1 54 ss.) si riconverte un 'al tra volta ai n uovi v i ncitori , e ri torna
catto l i co, pur di non perdere la carica di vescovo 1 0 1 •
La c red i bi l i tà di q uest ' uomo v i ene i l l ustrata anche dai suoi due l i bri " S u l l a v i ta e i
m i raco l i del l a santa Tecla": le n uove fandonie, per così d i re, che compl etano e perpetua­
no il romanzo di Tecla, costi tuendo la fonte pri maria per il c u l to. Perché Basi l i o aveva
natural mente il pi ù grande i nteresse a prom uovere in ogn i modo la "santa" l e gata al l a
propri a sede vescov i l e. E n e scri ve: " Dal s u o santuario, i nfatti , essa i n v i a ai u ti contro
ogn i sofferenza e contro ogni malattia a tutti q uanti hanno b i sogno di sal vezza e l a
240 La Trt!ff'a dei pellegrinaggi

i m plorano da lei , tanto che il l uogo è d i ventato un sanatorio pubbl ico e un rifugio per
tutta la regi one. La sua chiesa non è mai v uota d i pel l egri ni che vengono in massa da
3 1 4 tutte l e parti , gli uni per la magn i fi cenza del l uogo, per pregare e recare le loro offe rte,
g l i al tri per ottenerne ai uto e conforto contro malattie, dolori e demòn i " I l '� .
Basi l i o non si sente i n grado di mettere i nsieme tutti i m i racol i operati da Tec l a . . .
m a n e el enca p u r sem pre 3 1 . l qual i sarebbero i n pa rte tramandati g i à pri ma d a uom i n i
e donne amanti del l a veri tà, i n parte accad uti n e l s u o tem po. L u i stesso l i h a v i ssuti
di rettamente, essendo stato guari to da forti dol ori agl i orecch i : il sofi sta A retarco è g ua­
rito dal l e sue col iche re na l i , e un mari to ad u l tero ha fatto ri torno dal l a mogl ie. L' onesta
Cal l i sta, deformata dal l a bevanda magica d ' una prost ituta ( i n avven i re sarà un affare di
"streghe") riav rà per i ntercessione d i Tec la be l l ezza e fasc i no, e pertanto anche i l suo
ad u l tero consorte. La "santa" c u ra tutti , concede ndo ai uto perfi no agl i ebre i , ed el i m i na
epi dem ie e morì e di besti ame. E q uando una brutta malattia deg l i occ h i flage l l a t utta
la regi one e i medici sono i m potenti , ecco grandi masse di popolo recarsi pi angendo
e gi ubi lando dove sgorgano l e acq ue d i "Tecla", ritrovandosi tutti sani in tre o q uattro
giorn i , tutti q uanti . . . tranne poc h i , è vero, ma senz 'altro " i ncred u l i " , i nd u bbiamente dei
" peccatori", tant'è vero che stanno pe rde ndo l a v i sta 1 03 •
Trattandosi del suo pe l l egrinaggio, Tecl a non arretrava nem meno d i fronte ad un
m i racolo puniti vo, perfi no tra l e propri e fi l e ; così avvenne nei confronti d i q uel pri nci pe
ecclesi asti co che, dal l a propria d i ocesi , vietò di recarsi i n pe l legri naggio da l e i . Fu così :
dovendo i l vescovo di Tarso, Mariano, spennare un gal l etto i n com pag n i a col vescovo
Dex i ano d i Sel eucia, proi bì di punto in bianco il pel l egri naggio a l l a santa Tec la, a l l a
q u a l e d a Tarso si gi u ngeva con d i ve rse process ioni di parecchi giorn i . Ma l a "santa
Tec l a" non poteva tol lerare un s i m i l e affronto. U na notte ( l a cosa fu v i sta da un certo
Castore) e l l a si av ventò furi bonda contro Mariano attraverso la ci ttà, e di lì a poc h i
g i o r n i i l prel ato ci restò secco 1 04 •
Come presso i pagani , così presso i cri stiani il m i racolo svol se sem pre u n ruolo
pri mario. E q u i n d i , per accrescere l ' attratti v i tà d ' un santuario, bisognava darne grande
pubbl icità, in pri mo l uogo col ri chiamo de l l e guari gion i . Le qual i i nfatti , nei n u m e rosi
l i bri che narrano d i m i racol i , occ u pano lo spazio di g ran l u nga maggiore, anzi tutto
3 1 5 quanto lo spazi o nei casi d i Cosma e Dam iano, di Ci ro e G i ovan n i , d i A rtem i o. A l t re
fondamental i raccol te di siffatti l i bri dei m i raco l i - che nel la forma si assi m i lano q uasi
come gocce d ' acq ua ai corri spondenti prodotti pagani - sono ded icati al l e gesta dei
santi Tec la, Therapone, Teodoro, Mena, Demetrio per l ' Oriente, oppure a l l e s i l logi di
m i racol i dei santi S tefano, G i u l iano, Mart i no pe r l ' Occide nte. Per uno spazi o d i d i v e rsi
secol i , che q uesti scritti abbracciano, essi offrono rel ati v ame nte poc hi m i racol i , però
si sottol i nea che si tratta d i una piccola se lezi one fra i n n u merevol i al tri . E a l c u n i l i bri
d i m i raco l i , q uel l i dei santi Tecla, Ci ro, G iova nni e Stefano m i l lantano " preci se" i nfo r­
mazi oni s u l l e persone g uarite 1 05•
La Lourdes protocristiana 24 1

Un com pito u l teriore era la preparazione psicologica dei pel l egri n i , l a loro prepara­
zi one psi c h i ca ad una potenziale guari gione. Era opportuno che i m i racol i fossero loro
preventi v amente i l l ustrati , tra m i te lettura, per rafforzare appunto l a fi d uc i a dei sup­
pl icanti . Come nei santuari pagani , i n mezzo al l a m assa dei c redenti , pieni di speranza
e fi d ucia, non mancavano g l i scettici , e l a l oro mental i tà aveva s i c u ramente maggior
i ncidenza e pi ù forza d i persuasi one che non l ' i ngenua c reduloneri a del l a maggi oranza.
E q u i n d i , di tanto in tanto, i l i bri dei m i raco l i - ancora e sem pre al l a stessa g u i sa del l e
pagane i scrizioni i n Epidauro - raccontano anche di m i scredenti che av rebbero cambi ato
atteggiamento in seg u i to al l ' esperi enza v i ssuta d ' una g uari gi one 1 06 •
Nondi meno, l a stragrande maggi oranza se ne ri part i v a ovvi amente sconsol ata, senza
g uari gioni né m i g l i oramen t i , come succede anche oggi in quei l uoghi ; e q uesto n uoce
al l a fede non meno che agl i affari . E sebbene si facesse (e si facci a) sem pre mol to pi ù
chi asso i ntorno ai pochi beneficiati che sui molti che restavano malati come pri ma, l e
raccol te m i racol i stiche n o n potevano tacere del t utto su q uesto p unto. I n ev i tabi l mente
d i c h i aravano peccatori tutti q uanti non erano stati esauditi ; e dal momento che tutti g l i
umani sono " peccatori " , era i m possi bi l e n o n cogl i e re nel segno 1 07 •
Un altro trucco, ce rtamente non meno goffo, consi steva nel consolare i pel l egri n i con
la promessa che sare bbero g uari ti sul la v i a del ri torno, o dopo esser rientrati in patri a.
In tal modo si cercav a di tenere in pugno anche i candi dati i nsicuri . Da u l ti mo, i l i bri
sui m i racol i i nsi stono nel ri bad i re il fatto che i pel legri n i senti vano la g uari gi one non
sol tanto nel corpo, ma altresì ne l i 'ani ma. Una procedura del genere, però, u n osserva-
tore esterno o uno forestiero non poteva ri l evar! a sul pel legri no. I n n u merevol i persone 3 1 6
potevano pertanto essere considerate g uari te, senza che nulla fosse m utato 1 a>.
Noti scri ttori e pad ri del la chiesa contri bu i rono a tramandare notizia di merav i g l i ose
guari gioni sui l uoghi di pel l egri naggio. Così , verso la metà del V secolo, Sozomeno
scri sse sugl i effetti strabi l i anti de li ' arcangelo M i chele in A naplo. Paol i no da Nola decantò
i n poe metti i m i racol i accad uti nel l a sua sede vescovi le. E A gosti no cercò di real i zzare
addi rittura una protocol l are regi strazione dei m i racol i , dando l ' i ncarico d i farne perciò
09
dei "l i bel l i " 1 •
Non possiamo passare i n rassegna tutti quei l uoghi t raboccanti di grazie e bened i ­
zion i . Però tre o q uattro, tra quel l i pi ù pieni d i grazia, si possono vedere u n po ' pi ù da
v i c i no.

L A LOURDES PROTOCRISTIANA

Una del l e mete di pel l egri naggi o pi ù famose del mondo antico, l a pri mordiale " Lourdes
cri stiana", fu s i tuata in Egi tto, ai bord i del deserto l i bi co: il santuario del santo Mena.
Eppure molte encicloped ie del settore non ne parl ano nem meno. Persi no il cattol i co
242 La Trt!ffa dei pellegrinaggi

" Lexi kon fti r Theol ogie und K i rc he" constata, ri guardo a Mena, una " mancanza d i
i nformazioni stori che" e, i n l uogo d i q ueste, "una l uss u reggiante messe d i l eggende",
ma anche queste "pri ve d i valore storico". Il corpo d i q uesto strano santo (con festa l ' I l
novem bre, presente i n q uasi tutti mart i rolog i , si nassari e mene i ) trovò l ' eterno ri poso,
secondo u na versione, sul posto stesso del suo marti rio, secondo altre l eggende nel l a
s u a terra natì a 110•
I l santo Mena, l a cui stori c i tà è controve rsa come q uel la di Tec l a , d i v e n ne i l pi ù po­
polare santo nazionale d ' Egi tto, ragg i u ngendo anzi "fama europea" (Andresen). Quando
il mondo cattol i co, d i v e n uto d ' u n tratto m i l i tari sta, cance l l ò dai suoi calendari d i santi
i nom i dei cristiani obiettori al serv izio m i l i tare pe r sosti t u i rl i con "d i v i n i tà sol dato"
(Cri sto, Maria, Vi ttori o, G i orgio, Mart i no d i Tou rs e altri ) , Mena fu prom osso tra q uesti
3 1 7 ranghi (di battagl i a) , che assunsero esattamente l a fu nzione dei pagani dèi com battenti .
S i cché tutto i l mondo cri stiano, g i à nel IV e V secolo, rende omagg i o al m i steri oso
santo del deserto. In breve ci sono chiese ded icate a Mena non solo i n A l essand ria,
a Tura, a Taha, Kus, Luxor, Assuan, ma altrettanto in Palesti na, a Costanti nopol i , nel
Nordafri ca, Sal ona, Roma (dove papa G regori o l pred i ca nel l a c h i esa d i Mena s u l l a
v i a per Osti a), a A rles, sul Reno, s u l l a Mose l l a e i n tanti altri s i t i . La g h i rlanda del le
leggende egizi ane ge nera a sua volta altre leggendarie ghi rlande fuori dal i ' Egi tto.
Mena d i venta soprattutto patrono e protettore dei com m erciant i , i n vocato come "soc­
corri tore nei momenti d i ffi ci l i " , " i dem per riavere oggetti smarri ti" (Sauer), sal vatore
nei pericol i mortal i , vendi catore del lo sperg i u ro, per c u i a Roma è coi n v o l to anche i l
santo Pancrazi o. Mena compie m i racol i s u m i racol i sugl i uom i n i e , spesso e volenti eri ,
sugl i an i mal i ; c u stod i sce la casti tà del le pe l legrine, trae i n sal v o pe l l egri n i a ri sc h i o d i
mori r di sete, effettua g uari gioni d i i nferm i e res u rrezioni d i mort i , ma si tratta q uasi
esc l usi vamente d i prod i g i già conosci uti dal le stori e d i m i raco l i pagani . I nsom ma, per
d i rl a con un antico testo eti opico: "Tutte le persone che soffri vano d i m orbi d i versi si
recavano al l a tom ba del pad re Mena e ne tornavano ri sanati grazie al potere d i Dio e
al l ' i ntercessione del santo Mena" 1 11 •
Nel deserto d i A u l adal i , tra A l essand ria e la val le del Natron, i n un 'oasi u n te m po
ricca di sorgenti , sorse al l ora u n ' i n tera c i ttà di Mena, con chiese, am pi i m pianti mona­
stici (com pre ndevano da sol i 40000 mq), nec ropo l i e natural mente al berg h i , per dare
al loggio ai cri stiani affl uenti da tutti i paesi . G i orno e notte, d i nanzi a l l a tom ba del
santo, v i ardevano le fi accole dei devot i . Afferma in proposi to i l testo copto de l l a Vita
di Mena: "Sem p re, q uando qualcuno prendeva di q uest ' o l io, ungendone e sfregandone
una persona m a l ata, q ueg l i i nferm i veni vano guari ti dal male d i cui soffri vano". L' o l i o ,
i n quei pri m i secol i , era general mente assai agognato q uale "e u l ogio del pel l egri no" ;
l 'ol i o del l e l ucerne, e l a cera del l e candele, che ardevano s u l l a tom ba del mart i re, erano
considerate per t utto l ' Oriente e l ' Occi dente cristiani zzato . . . il megl io del megl io, pe r
così d i re, del l a " medici na pastorale". Nel l e l oro " i struzioni oni ric he", i santi presc ri -
La Lourdes protocristiana 243

vevano tal i sostanze pi ù frequentemente d i qualsiasi altro "medi camento", d i modo


che molti c redenti portavano costantemente con sé o l i o e cera curati v i come mezzo 3 1 8
profi l attico 1 1 � .
Ma ancora di pi ù , nel l a " Lourdes protocristi ana", si apprezzava l ' acqua, dato che
nel l 'antico Egitto da sem pre era stata grandi ssi ma l a venerazione per q uesto l i q u i do. ( S i
andava i n pel l egri naggio i nfatti al l e sacre fonti d e l convento El M u harrakah, n e l l ' Egi tto
meri d i onal e, che si d i cevano benedette dal "sal vatore" in persona) . Nel l a c i ttà di Mena
una fonte te rape utica i rri gava del l e cabi ne da bagno al l ' i nterno d ' una basi l ica bal ne­
oterapica a tre navate. Ed ovvi amente vi prosperava una vera i nd ustria devozional e ;
c ' e rano molte stufe di cera m i ca c h e forn i vano ( i n tre d i v e rse grandezze) l e "ampol l e di
Mena" a due man i c i , perlopi ù corredate da i scrizioni e con l e presunte sembi anze del
santo, i n gegnosamente ritratto tra due cam mel l i ... e per pel legri n i dal S udan : u n ti po
negroi de ! Sono tuttora reperi bi l i a m pol l e che rappresentano Mena con la pel l e nera.
(Al trove, per esem pio in I tal i a, molte i nd ustrie cri stiane prod ucevano analoghe ampol l e
con l ' i m magi ne del l a santa Maria, di Pietro, di A ndrea, di Tecla). Queste a m pol le, come
le fi g u re di Mena confezionate da i ntagl i atori d ' avorio e consi m i l i oggetti "sacri", ve­
n i vano col l ocate s u l l a presunta tom ba del l ' e roe, per c u i dovevano preservare da dann i
e di sgrazie. Ma anche l a "sal v i fica acq ua" ven i v a poi portata i n o g n i parte del mondo;
ancora nel le coste dal mate, a Salona-Spal ato ( S p i i t) si congettu rò uno speciale deposi to
di eulogi , e anche a Colo n ia si trovarono a m pol l e di Mena; i l che faceva i ncassare di
n uovo denari da tutto il mondo, nonché ricche fondazion i , prezi ose offerte vot i v e, per
tacere dei sontuosi arred i del l e chi ese. Ol tre a ciò, v i sto che l a volontarietà del farsi
sal assare aveva pure i suoi l i m i t i , si prel evavano regol ari tasse di pel l egri naggio a favore
del santuario. Scav i fatti sui ri fi uti del l a mace l l azione conventuale hanno ri portato al l a
l uce n u merosi ssi m i teschi di maiale, per c u i si i poti zza che appartenessero a l santuario
molti an i ma l i che " Mena" doveva proteggere da pel l egri n i c l eptoman i 1 1 3 .
La " Lourdes anti ca" era così ricca che l ' i m peratore Zenone, un ex capobanda i sauri co
i n v i so al popolo ( I l 2 1 2 ss. ) , ma come sov rano anch 'egl i zel ante pel legrino di Mena, 3 1 9
trasformò i l santuari o i n una guarn i g i one di 1 200 uom i n i , a l l o scopo di . . . proteggerlo
dai bandi t i . E i suoi successori costrui rono, ancora nel VI secolo, l u ngo l e strade e
attraverso i l dese rto ospi zi , centri di vendi ta, magazz i n i per bagagl i , posti di ri storo,
riforn i menti i d ri c i , t utto per l a maggior comod i tà dei peregri nanti cristiani . . . e per la
ricchezza del santuari o. Fu q uel l a l ' epoca del l a sua massi ma fiori t u ra. Du rante il seco-
lo V I I I Io saccheggi arono ri pet utamente i m us u l mani , poi vi s ' i nsed i a rono d ' i n verno
solo i bed u i ni , e da u l t i mo la sabbi a del dese rto fi nì per ricopri rlo senza !asciarne trac-
cia . . . 1 1 4
244 La truffa dei pellegrinaggi

"CIRO" E "GIOVANN I", SANTI NATI DALLA FRODE

Un altro grande santuario egizi ano, meta di pel l egri nagg i , di venne Menuthis, benché solo
a parti re dal V secolo. Era si tuato v i c i no al la capi tale A l essandria ed era un sobborgo d i
Kanobos, ex santuario pagano ri nomato p e r i l "ve neratissimo te mpio d i Serapide, c h e
opera anche g uari gioni ; i n fi n d e i conti , c i credono anche g l i uom i n i pi ù ragguardevol i ,
tanto che v i pernottano loro e i loro cari . A l cuni reg i strano l e gu;� ri g i on i , altri i benefici
deg l i oracol i local i " (Strabone ). Som i g l iava q u i ndi molto ai centri devozi onal i che att i ­
ravano i pel l egri naggi cristian i . A nche l a catti va reputazione d i Kanobos, la d i ssol utezza
dei pe l l egri ni che si davano a giochi e bal l i gi orno e notte, lo avrebbe accom u nato a
certi cristiani com merci connessi coi pe l l egri naggi 1 1 5 •
Nel tardo IV secolo, i l se rapeo di Kanobos cadde sotto i col pi deg l i assalti ai tempi i
organ i zzati dal patriarca Teofi lo ( p. 447 ss. ) . I l q uale lo fece radere al suolo, trasfor­
mando i n chi esa i l te mpio di l side a Menuth i s e consacrandolo agl i evangel i st i . Così
laggi ù, come q u i , dovevano mori re pote nti e antiche re l i g ion i . Ma ce rto, per i teppi sti
cleri cal i , l ' i m presa non era mai abbastanza rapida. Le c l assi col te restarono spesso
affezi onate al neoplatonismo, e vasti strati de l l a popolazione al l 'amatissima (spec ie
320 dal le donne) dea l side, del l a q uale Mari a d i venne l a q uasi identica ri prod uzione. Il
successore del fu ri oso d i struttore Teofi lo, ossia il futuro dottore del la c h i esa C i ri l l o di
A l essand ria, esecutore del l a pri ma grande "sol uzi one fi nale" ( I l 1 3 3 ss.) e vero sicario
del l a celeberri ma fi l osofa l pazia ( I l 1 36 s.), deci se pertanto d i cancel lare defi niti vamente
i l c u l to di Iside 1 1 6•
Pe r questo si servì dei metod i fraudolenti , tanto rozzi q uanto efficac i , del suo col lega
m i lanese A m brogio. Come q uest i , i n una situazione d i ffi c i l e per la pol i tica ecclesiasti ca,
per i ncrementare i l fervore d i fede del l e sue pecore l l e, aveva portato a l l a l uce in una
chi esa i marti ri "Gervasio" e " Protasio", fi no a l l ora sconosci uti a tutti , e per g i u nta
i ncorrotti nel la terra ancora rossa del sangue di quegl i e roi (l 370 ss), così ora C i r i l lo,
nel la chi esa dedi cata a Marco i n A l essandria, t i rò fuori l e ossa di d ue pres unti marti ri ­
i l monaco "Ci ro" e i l sol dato "G i ovan n i " - e le trasportò nel l a chi esa degl i Evange l i sti
d i Menuthis, nel santuario depredato, l uogo di pel l egri nagg i o del la dea I side Medi ca.
Come noi conosci amo i "mart i r i " d i ssepol ti da A m brogio sol tanto att rave rso l u i , così è
dei "mart i ri" scoperti da C i ri l lo, certificati solo da l u i . E come A m brogio rese omaggio
con pred i che sol e n n i ai suoi d ue "testi moni d i sangue", così fece natural mente il col­
l ega C i r i l lo. Le sue omel ie sono l e uniche fonti re l ati ve ai santi "Ci ro" e " G i ovan n i " ;
a d esse, i nfatti , s i ri col l egano tutte l e "Vite" successive, ovvero legge nde, v a l e a d i re
menzogne. Esattamente come nel caso di A m brogio. E come q uesti ebbe successo con
tal e operazione, così ne ebbe C i ri l l o 1 1 7 •
Pe r l a verità, come già al lora non si c redette c i ecame nte a l i ' i m brog l i o del m i l ane­
se - nem meno da pa rte cristi ana -, così anche ora molti non di edero cred i to a C i r i l lo.
" Ciro " e "Giovanni " . santi nati dalla frode 245

Perfi no i l suo confratel l o e successore Sofronio, dal 634 patriarca d i Gerusal emme
e strenuo combattente per l a "vera" fede, g i udica debol i l e " prove" d i C i ri l l o e non
troppo convi ncente l a sua mal l everia. Eppu re l o stesso Sofronio venne g uari to da una
malattia oftal m ica grazie a "Ci ro" e a "Giovan n i " ; era evi dentemente u n epi sod i o di
poco conto: una d i l atazione del l a pupi l la, che l o col pì ad A lessandria e che l o spi nse a
v i si tare l a v i c i na Menuthis. G uarì i n poch i giorni . . . ed eccolo a scri vere un panegi rico
in l ode d i "Ci ro" e "G iovan n i " , c i oè una " l audatio Sanctorum". Ma non bastò ; si m i se
a com p i l are la pi ù v asta fra t utte le raccol te m i racolostiche tramandate, sorpassando di 32 1
ben 70 m i racol i perfi no i l numero deg l i "!amata" di Epidauro: 35 al essandri n i g uari ti
prodi giosamente, 1 5 egiziani ri sanati per m i racolo, e così pure 20 d i paesi stran ieri ... "
perché "tutti i popol i vengono . . . ". L' enumerazi one, condotta i n modo parti col areggia-
to, è tedi osa, affettata e a m pol l osa, ogni caso descri tto secondo i l medesi mo schema
retorico. A l c u n i dei suoi m i racol i (lo am mette egl i stesso) av rebbero potuto com pierl i
anche dei medi ci ; al tri l i riel abora traendol i fantasiosamente da tavole voti v e ; alcuni
sem bra che li abbi a rubati sem pl icemente da altre raccolte; d i certi m i raco l i l ui era
"testi mone ocu l are", oppure è stato i nformato da "testi moni oc ulari" 1 1 8 •
L' arci vescovo e a rci canag l i a C i ri l l o aveva però dichiarato, dopo l a sua scoperta
dei d ue " marti ri", che costoro ricopri vano ormai la fu nzi one del "dèmone" pagano;
a l o ro, ci si doveva a v v i c i nare con la "medesi ma fi d ucia". In real tà, Iside venne sì ac­
cantonata, ma i l suo c u l to venne portato avanti ancora clandesti namente. Le creatu re
di Ci ri l l o vennero d u nque i n voga, ma "Giovan n i " fu rapidamente messo i n om bra dal
pi ù popol are "Ci ro", il q uale al l a fi ne fu considerato u n vero e propri o medico, al pari
di "Giovan n i " , che C i ri l lo avev a messo in c i rcolazione come medico cel este ; tanto pi ù
i n q uanto, nel l a capi tale egiziana, si mostrava l a sua "stanza operat i va", sbeffeggi ando
chi cercava ai uto presso (altri) medici , i rridendo come "medicastri" gl i stessi di scepol i
di Esc u l apio. Evidentemente, i medici erano v i sti dal santuario come tem i b i l i concor­
renti .
De ntro e fuori dal l a reg ione, la c i ri l l i ana c reazione di "A bba Ci ro" fu oggetto di ve­
nerazione ancora nel Peloponneso, a Epidauro, dove ri prese e proseguì la prassi curativa
di Asclepio, operando m i racol i non meno del d i o pagano. A Roma, a parti re dal V I I
secolo, a C i ro fu ded i cata una chi esa, e i l suo nome soprav v i ve ancora nel toponimo
A bou k i r. I ntanto l a ci ttà di Menuthis, dal l e trascorse fort une in età pagana, si sv i l u ppò
i n una fiorente i m presa cristi ana che, secondo Sofronio, spinse tutti i popol i a ven i re
q u i i n pe l l egri naggio: " Roman i , Galati e C i l i c i , A s i at i c i , I nsulani e Fen i c i , abi tanti di
"
1 1 9•
Costanti no pol i , B i t i n i a ed Eti opia, Trac i , Medi , S i riani . .
.

L' i nvasione deg l i A rabi , i n seg u i to, se mbra non aver giovato granché al l a chi esa (da 322
cui una strada portava di rettamente al mare), né a l l e ossa di "Ci ro" e di "Giovan n i " .
E di q uesto santuario, u n tem po famoso e sfarzoso di marm i , n o n c ' è pi ù una pietra. È
come spari to dal suol o 1 20 •
246 La tru.ff'a dei pellegrinagg i

LA SANTA COPPI A I l i MEIJICI COSMA t; D A M I A N O : C E R A P E R CANDELE,


OLIO PER LAMPAm;, t; TUTrO QUANTO ACCRESCE POTENZA

S i c u rame nte non i nfe riore pe r i m portanza a Menuthis, a l l a ci ttà d i Mena, al santuario
d i Tec la fu - nel l a ci ttà regi na del Bosforo - il c u l to dei d ue san ti med i c i Cosma e
Dam iano, dei q ual i i l Mart i rologio Romano, " i n base a fonti sicure, col lazionate ed
esa m i nate . . . ", sotto la data del 27 settem bre dà q ueste i nformazione: " I n Egea: gi orno
natal e dei santi marti ri e fratel l i Cosma e Dam i ano che, ne l l a persecuzione d i Diocle­
ziano, dopo molti suppl i z i , dopo carcere e catene, tormenti con acq ua e fuoco, dopo
croc i fi ssi one, lapi dazione e frecc i ate, da loro s u perate con l 'ai uto d i v i no, al l a fi ne

vennero decapi tati" 1 1 •
Le rel i quie dei due pazienti eroi si venerano ancora oggi nel la c h i esa di s. M i chele
a Monaco. Con ragi one, tanto pi ù c he i due avevano eserci tato grat ui tamente l a l oro
arte medica. "Noi non ci c u riamo di ben i terre n i , perc hé siamo cri stian i " , d i ssero al
g i u d i ce pagano nel sobrio e fiero spi ri to di q uesta categoria - sul l a carta. (A nche oggi i l
cappucci no svi zzero Maschek conosce "grazie a Dio ancora molti . . . esponenti fi l antropi
de li 'arte medi ca" che al meno ai pazienti i nd i genti tral asc iano "d i presentare l a parcel la
del tutto o i n parte". Pu rtroppo, proprio i med ici ti morati d i Dio sono pi uttosto rari , e
��
q u i n d i : " Prega per i med i c i , i n particolare pe r i l tuo medico di fam i g l i a ! ") � .
La trad i zione cri stiana i nforma di tre coppie di fratel l i (due morti da marti ri ) , e i
greci celebrano anche tre d i verse feste di questi santi , storicamente però, se ppure as-
323 sai controversa, di una coppia speciale: Cosma e Dam i ano. Nel lo stesso l uogo, ora, i
due dovevano eguagl i are e superare i l uoghi e i l c u l to stesso dei due Dioscuri paga n i ,
Castore e Pol l uce, ded i ti a soccorrere e a guari re, d e i q ual i essi sono p e r l ' appunto i
conti n uatori , cioè le versioni cristiane. "Castore e Pol l uce si i ncarnano i n Cosma e
Dam i ano" ( Dassman n). Solo poc he chi ese si e rgono da q ualche parte sul l a faccia del l a
terra, dove pri ma n o n si e rgesse un tempio pagano. l due santi medici - i l cui sepol cro
si trovava al centro del pe l l egrinaggio, mentre un 'al tra tom ba col loro nome era a Pher­
man, presso Cyrus - ebbero natural mente la megl io, atti rando pel l egri ni da l ontano e
ri sanando gl i i nfe rm i . I l farmaco pi ù freq uente? cera pe r cande le e ol io per lampade.
Dopo di che, perfi no gli ebrei prendevano il battesi mo. Nottete m po appari vano i santi
med i c i , face ndo il loro gi ro ; il più del le volte con le loro stesse se mbi anze, come li si
vedeva nel le i m magi ni alle pareti , ma talvolta anche sotto forma d i chierici o bag n i n i
i n serv izio. I n q uesta o q uel la i ncarnazione, i due parl avano coi malati , si i nformavano
e dec idevano l e l oro prescri zi o n i : e lì , a due passi dal l a c h i esa, stavano pronti farmaci a
e ospedal e m .
I l c u l to di Cosma e Dam iano si espanse re penti no e capi l larmente, oltre i Balcan i ,
fi no a l l a Russia. Nel l e ci ttà tedesche d e l i ' Han sa lo s i col t i v ò fi no al i ' età del l a Riforma.
A B rema, nel X secolo, l 'arciv escovo Adaldag, ce rto non se nza secondi fi n i pol i ti c i ,
Rarità romane 247

si procu rò da Roma certe loro rel iq u i e "grazie al l e q ual i q uesta d i ocesi trionfa ora e
sem pre" ; ancora nel X I V secolo emanava da esse un "profu mo dol cissi mo", mentre
nel l e festi v i tà g l i si offri vano mon i l i d ' oro e d ' argento. Pare che i tedesch i siano stati
tra i più grandi est i m atori dei due santi ; i n Germania e rano sparsi q uasi 300 l uoghi
d i c u l to, da A q u i sgrana a Bamberga, dal l ago d i Costanza fi no a Fl ensburg. E perfi no
nel l 'età moderna i due erano cel e brati , pri n c i pal mente in S i ci l ia dove, ancora a caval l o
del X X secolo, sono " i l pi ù popolare dei santi mess i nesi" l i n i t . n e l testo l , cioè i santi
pi ù popol ari di Messina. A Sferracaval l o, a Pal ermo, a Taorm i na, si danno ancora pro­
cessioni in onore del l a santa coppia di medici ; ancora si ri coprono le i m magi n i di c u l to
con banconote offerte, ancora si rappresenta l a processione danzata, c h i amata "Bal l o
dei Santi " , i l carosel l o del le "i m magi n i d i grazia", e ancora ri suona, seppure g i à pi ù
flebi le, i l gri do di "Viva, v i va san Cosi m u"
1 24 •
324
Cosma e Dam i ano, particol armente favori ti dai Ges u i t i , ebbero un ruol o ri l evante
nel l e art i , nel l a stori a del l a devozione, nel l a d ram maturgia rel i g i osa fi no al i ' età barocca.
Ottennero difatti i l patronato s u l l e corporazioni e sul l e confraterni te. Si peregri nava ai
l oro santuari d ' origi ne e al l e rel ative rel i quie. Prosperav a senza tregua il commercio con
tutte le poss i bi l i offerte votive, com presi i voti v i di cera in forma di fal l o. Ad I sern i a,
i n prov i ncia di Cam pobasso (Mol i se), preval se ro l e offerte voti ve di fal l i , chi amate
"al l uci", portate in gi ro dai vendi tori i n ceste al gri do di "Santo Cosm a e Dam i ano".
Per i priapi di cera non c ' e ra prezzo fi sso che tenesse. Quanto pi ù si pagava - si d i ceva
- tanto maggiore e ra l ' effetto. Le donne baci avano q uesti voti v i pri m a che g i u n gessero
tra i denari desti nati a l l e fiere e al l e l i tanie. Non mancava ol i o di Cosma per i ncremen­
tare l a potenza sessual e. S i strofi navano l e parti del corpo malate sul l ' al tare maggiore
mentre i l parroco suppl i cava: " possano l i be rarsi da ogni morbo per l ' i ntercessione del
santo Cosma" 1 25•
Ebbene, tutti q uesti d i versi santi , Tecla, Mena, C i ro e G i ov an n i , Cosma e Dam i ano,
han no al meno d ue cose in com une: erano tutti al centro d i u n mercato d i pel legri naggi
estremame nte ricco di s uccessi . . . e per t utti è verosi m i le che non siano mai esistiti .
Ma ora, a conc l usione d i q uesto capitolo, volgi amo brevemente l o sguardo al i ' Occi ­
dente, dove Roma sta diventando i l centro d i pel l egri naggi assol utamente p i ù ragguar­
devole.

RARITÀ ROMANE

Dal l ' Oriente, che aveva di per sé santuari tanto gl orios i , solo nel VI secolo - con l a
crescente i n fl uenza bizanti na - saranno certamente venuti a Roma sempre pi ù pel l egri ­
n i ; e ancora di pi ù nel V I I secolo, al lorq uando q uasi tutti i papi e rano ori undi greci o
s i ri an i . I n Occi dente, i pel l egri naggi a Roma erano i n i zi ati già da l un go tem po, special-
248 La truffa dei pellegrinaggi

mente dal l ' I ta l i a settentrionale e dal l e i sole bri tan niche ; ma la maggi oranza dei fedel i
ven i v a dal la Gal l ia, che nel V e V I secolo era i l vero e proprio retroterra d i q uesta
12h
325 corrente .

Le maggi ori attrazioni e rano ov v i amente le presu nte tom be di Pietro e Paolo, anche
se sorprendentemente - fi no al I I I secol o i noltrato - non si conosce nessuno che avesse
i ntrapreso un pe l l egri naggio per causa loro. La morte di Paolo a Roma , su cui tacciono
gli Atti deg l i apostol i , non v i ene prati camente contestata. Essa è tuttav i a ci rconfusa
di l eggende, la sua attestazi one è da d i mostrare solo tard i , e la decapi tazi one d i Paolo
tutt 'al tro che acce rtata. A nche l 'anno del la sua morte , forse tra i l 64 e il 68 , non ri s u l ta
acclarato. Eppoi non si conosce per n u l l a l a sua tom ba. S u l le pri me la si venerò nel l a
catacomba di s. Sebasti ano, mentre a l l a fi ne d e l I V secolo si sce l se u n a al tro l uogo,
costruendov i sopra l a bas i l ica di s. Paolo fuori l e m u ra. Rel i q u i e di Paolo sono, a q uanto
pare, anche in san Pietro, e l a sua testa si v uole che sia in Laterano. In rea l tà l a pol v ere
di Paolo, a m messo che sia i n Roma, si trova "da q ualche parte sotto terra con l a pol v e re
di contad i n i e di i m peratori " ( B radford) 1 27 •
Che Pietro sia stato a Roma, e vi s i a morto, resta total mente i ndi mostrabi le ( I l 39 ss.).
I l sed icente re peri mento del la sua tom ba è null 'al tro che una leggenda ( 1 1 4 1 ss. ). Eppure
tom be e rel i q u i e deg l i apostol i stavano al centro del l ' i nteresse generale. Le sontuose
bas i l iche dei santi Pietro e Paolo svettavano su tutto. Britico, il successore profugo d i
san Martino, scese pel l egri no nel l a Ci ttà Eterna. I l santo G regorio di Tours i n v i ò n e l
590 i l s u o d i acono A g i u lfo a l l a tom ba di Pietro, oltre a Marti no, i l santo nazi onale c h e
d i v e rrà poi i l patrono p i ù popolare d e i Franc h i .
A l tre celebrità, g i à nel mondo antico, andarono i n pe l l egri naggi o a Roma: i l poeta
spagnolo Prudenzio, ne li 'anno 402/403 . Un secolo dopo, il vescovo Fu l genzio di Ruspe,
ex esattore del l e i m poste trasformatosi i n accanito ne m i co del l ' arianesi mo e del sem i ­
pel agianismo, percorse i n l u ngo e i n largo, secondo l ' usanza dei rome i , tutti i l uoghi
canon ici dei " marti ri". I l facondo ma fri volo genero del l ' i m peratore romano Av i to,
Si don i o A pol l i nare, dal 469 vescovo suo malgrado di A rverna (Clermont- Ferrand), scese
a Roma due volte. Paol i no ! vescovo di Nola, vi si recava ogni anno. Eppure Nola av e v a
sv i l u ppato di suo un cel e bre santuario e re lat i v o c u l to i ntorno al l a tom ba d e l proprio
326 patrono, il santo Fe l i ce (decantato da Paol i no in 1 6 poemett i ) 1 2H .
Non erano sol tanto vescov i e santi a peregri nare nel l a Ci ttà Eterna. Vi g i u n gevano
anche prì nci pi , re , i m peratori . Forse ci venne Teodosio l; sicurame nte sua fi g l i a Gal l a
Plac i d i a e i l di l e i fi g l i o Yal enti n i ano I I I . S u l l e I sole bri tan n i che Ceadwa l l a, I na e a l t ri ,
depose ro le loro corone e i ntrapresero i l v i aggio a Roma. S i crearono add i rittura de l l e
chi ese di Pietro nel proprio paese, affi nché - come s i l egge n el i 'atto di fondazione de l l a
catted rale di Pete rborough del 656 - potessero far v i si ta a san Pietro tutti q uel l i c h e non
potev ano recarsi a Roma 1 29 .
Vere e proprie masse di fede l i att i rava la festa com u ne di Pietro e Paolo, nel l a q u a l e
Rarità romane 249

- come sappiamo da A gosti no - le cose fi n i vano i n modi p i u ttosto sregol ati e d i ssol uti ,
gi acché nel l a bas i l i ca si organ i zzavano ogni gi orno banchetti e bisbocce. Fatto sta che
l a "corona sanctorum martyrum", oltre ai prì nci pi deg l i apostol i , offri v a ancora u n ricco
assorti mento d i attrazioni riguardanti mart i ri e santi 1 30 •
Con enorme di spendio si cel ebrava anche la com memorazi one ann uale del santo
I ppol ito ( 1 3 agosto) ; un evento abbastanza grottesco, ove si ri cordi con quanta rabbi a,
l i v ore e vele n i , q uesto vescovo di Roma aveva pri ma osteggi ato u n altro vescovo romano,
il santo Cal l i sto ( I l 66 ss. ) . Ma al la festa di I ppol i to, t ra il I V e il V secolo, affl ui vano
già processioni da tutte le parti e tutti i ceti : patrizi e pl ebei di Roma, Pi ce n i , Etrusch i e
Sann i t i , devoti da Capua, da Nola. A l l a stessa g u i sa di I ppol i to, si festeggiavano anche
altri santi . Qual i ad esem pio, in maniera paradossal e, il suo avversario papa Cal l i sto, e
i n pi ù Ponziano, Pancrazio, A gnese, Sebastiano, Lorenzo, i l quale avrà poi la p i ù vasta
ri nomanza 1 3 1 •
Eppure a Roma si recava i n pel l egri naggio u n maggior n u m ero di cristiani i n q uanto
sul Tevere, sia pure p i ù tard i v amente ri spetto al l ' Ori ente, si m i l lantavano pi ù tom be
di mart i ri che i n qualsiasi altro l uogo; ed i v i si sol eva " v i s i tare tutti i siti dei mart i ri " .
Freq uenti erano d u n q ue le scri tte: q u i ri posa i l corpo d e l marti re (ubi martyr in corpore
requiescit). Così si dice, ad esem pio, del la santa Tecla, sebbe ne non s i a esi stita una
santa romana d i q uesto ti po. S i era assai generosi , sotto q uesto aspetto. In real tà " i l
fatto c h e parecch i mart i ri fossero ' artefatti ' è ov v i o e si comp rende d a sé" ( Kotti ng).
U no dedi to a scovare " molti corpi di santi marti ri " , magn i fì candol i con espressioni
orre ndamen te rozze, sebbene m utuate spesso da Vi rgi l i o ( I l 82 ss.) fu appunto i l papa 327
assassi no Damaso. E propri o le sue retori che effusioni costitui rono " i l fondamento
di i m portanti i stituzioni di pel l egri naggi al l e tom be dei marti ri " ( parola del cattol i co
Cl évenot) 1 32 •
Nel V I secolo, i pel legri n i a Roma v i si tarono mol te dozzi ne di tom be di mart i ri , rea l i
o presunte. L o apprendiamo da un catal ogo c h e v e n n e compi l ato q uando l a regi na d e i
Lon gobardi Teodol i nda, pri nci pessa cattolica d i Bav i era, cercò di ottenere del l e rel i q u i e
da papa G regorio l . L' ambasc iatore del l a reg i na ottenne ampol le, boccette metal l iche
dal l a Pal esti na, ri e m p i te di ol io dal le lam pade anti stanti le tom be dei mart i ri . Tutte le
botti gl iette ( i n ori gi ne desti nate per terra e ol i o santo o provenienti dal l a "Terra Santa",
per esempio per "ol i o dal l egno del la v i ta") veni vano etichettate, ed in un apposi to
catalogo nomi nati 65 sepol cri di mart i ri , da c u i si erano tolte ri spett i vamente alcune
gocce del prezi oso o l i o. Eppure si era ancora lontani dal l ' aver preso in considerazione
1 33
t utte le tom be romane dei mart i ri al l ora venerate •
Come già sulle spog l i e dei santi Pietro e Paolo, si i n nal zarono sui resti di molti marti ri
e santi chiese sontuose e cariche di preziosi : la chi esa del Redentore in Laterano, la
bas i l ica in onore del l a Santa croce nel pal azzo sessoriano, le chiese di san Sebasti ano,
san Lorenzo, san t ' A gnese, la possente c h i esa di Mari a sul l ' Esqu i l i no, l a bas i l ica dei
250 La truffa de i pellegrinaggi

mart i ri G i ovanni e Paolo s u l Cel i o, e molte a l tre. A l la fi ne, anche ce rti santi "stran ieri "
ebbero le loro chiese, ad esempio santo Stefano, ma pi ù di tutti i tau m at u rg h i Cosma e
Dam iano ( p. 246 ss. ) , per i q ual i già papa S i m maco costruì un oratorio presso s. Maria
ad praesepe e, poco dopo, Fel i ce I V (526-5 30) consacrò una basi l i ca s u l Foro Roma­
no che poggiava su due antichi tem p l i pagan i . Molti pel l egri ni el argi rono q u i offerte
voti ve. A loro volta, non poc he basi l i c he sci ori navano già al lora le pi ù i naudite rari tà.
Per ese m pio, s. Maria con l a mangiatoi a di Gesù, s. Pietro in Vi ncoli con l e catene di
Pietro, oggetto qui d i i ntensa venerazione. Di esse si poteva avere pol vere d i li m atura,
nonché ri prod uzioni de l l a chiave per la presunta tom ba del santo " po rtachiav i ". Queste
veni vano portate via dai devot i , ma anche spedi te dai pap i , confezi onate anche in metal l i
328 nobi l i e portate a l col lo. I n pi ù, s i smerciavano analoghe chiavi de l l a " Confessio Pau l i "
e d i Lorenzo. Dal l a ruggi ne d i quest ' u l t i m a s i poteva ricavare altrettanta l i matura d i
ferro. S i ottenevano i nol tre i m i tazioni del presu nto c h i odo del l a c roce d i Cri sto, che
si c u stodiva i n santa Croce. Ov v i amente, i pe l l egri n i potevano contare anche sul l ' o l i o
dal le lam pade c h e ardevano s u l l e tombe d e i mart i ri 1 34 .
Per q uesto, certo, costoro consegnavano tutto q uanto potevano dare, a l c u n i tutti i loro
averi , v i vendo i n seguito come chierici del santuario o di altre chiese. A l tri regalavano
enormi latifond i , oppure promettevano una regolare forn i t u ra annua d i merc i , v i no, cera
e si m i l i . Persone n u l l atene nti si prendev ano c u ra i n com penso dei malat i ; a Menuth i s , i
beneficiati si i m pegnavano regolarmente a c u rare g l i i nfe rmi . Ce rto, una parte ragguar­
devole, se non la maggi ore, di q uesti santuari l ' avevano fondata d i nast ie di sov ra n i e
al tri "grandi " , senza esserc i nemmeno stati persona l m ente come pel l egri n i . M a anche
le loro fondazi oni traevano ori g i ne dal patri monio di tutti , dal lavoro del popo l o ; e rano
il suo danaro, estortogl i con le tasse, l 'oppressione, la v i ol enza - e tutto buttato via per
una delirante insania.
Ma anche pe r il profi tto dei prì nc i p i e dei sace rdoti , i ndubbiame nte. Costant i no l .
G i usti no, Be l i sario v i desti narono som me colossal i . Lunghe parti del l i bro uffi c i a l e dei
papi - i l Li ber Pontifical i s - si presentano "come un regi stro di tutte l e donazi oni e le
fondazi oni che furono fatte ai pi ù d i versi sant uari d i Roma. Esse testi moni ano q u a l i e
q uanti arred i sfarzosi i n oro, pietre preziose, paramenti i n seta e al tri materi a l i pre g i at i
si acc u m u l assero n e i santuari degl i anti chi marti ri cristiani . . . R o m a d i venne nel I V
secol o l a ci ttà del la cristi anità pi ù ri cca d i chi ese e d i pom pa ecc lesiasti ca" ( Kotti n g ) .
N e l i ' a n n o 400 v ' erano b e n 2 5 chi ese titol ari . E l a pom pa del la Roma cri stiana e ra ormai
così grande c he il vescovo Ful genzio d i Ruspe, qui pel l egri no nel l ' an no 500, si sentì di
farne una si m i l i tud i ne col regno dei ciel i : "Quanto subl i m e dov rà essere la Gerusalem m e
ce l este, s e l a Roma terrena rifu l ge d i tanto sple ndore" 1 3 5 •
Stiamo parlando di e poche lontane?
329 Non p i ù tard i dell 'anno del S i gnore 1 989, q uasi un m i l i one di pel legri n i si ri v ersò
i n torno al l a "cappel la del l e grazi e" del santuario bavarese d i A l tott i n g 1 3 6 •
Note 25 1

Ma le basi di q uesto gi gantesco i stupidi mento del mondo (cri sti ano) furono gettate
nel l ' antichità. I l che avvenne i n maniera assai estesa, come hanno già di mostrato i
capi tol i precedenti ; ma ora si dov rà doc umentarl o i n maniera pi ù spec i fi ca. 330

NOTE

Kotti ng. Peregrina/io l 02


Steinmann 23 1
Wetzer/Wel te Xl 794 s. Pauly V 1 347 s. Bentholet 633 . Cfr, anche 226. LTh K l . A . X 735 s. Kotti ng,
Peregrina/io 12 ss., 3 2 ss., 57 ss., 69 ss., 3 1 6
Rahner, Pompa dia boli 239 ss. Kotting, Peregrina/io 386 ss.
Matteo, 5,33 ss. Paol i no da Nola, carm. 20,67 ss. Kotti ng, Geliibde RAC IX 1 08 1 ss. Idem, Peregrinatio
3 24 s .
'' Greg. T ur . Vit . patr. 6.: (MG Scri pt. r er . Merov. l 68 1 ) . LTh K l . A . X, dopo p. 700. Rouse 1 87 ss. Herzog,
Die Wunderheilungen 52 ss. , 1 26 ss. Kotting, Peregrinatio 298 ss.
G i useppe Fal vio, Bel/. Jud. 5, 1 3.6. Aristofane. Nuvole 599. J . Sauer i n LTh K I .A . dopo p.700, con nu­
merose fonti . Wei nrei c h 1 1 8
Aristofane Pl utos 406 ss. Ovidio mel. 1 5.268 ss. Plutarco, Perik/es 1 3 . dtv-Lexi kon Rel i gi on I I 1 2 ss.
Bertholet 27 1 s. LTh K I .A . V 405 s. Wei nreich 76 ss. I l O ss. Wittmann, Kosmas und Damian 22 s.
A l taner/Stuiber 520 s . LTh K I .A . V 405 s. Kotti ng, Peregrinatio 2 1 5. 328 e 396 s. Wittmann, Kosmas
und Damian 23 s.
'" Berthol et 334 ss., 543 ss. LTh K I . A . X 736. Heiler, Erscheinungsformen 1 43. Per tutto l ' i nsieme v.
Gl asenapp. Heilige Stiitten
" Pauly V 1 347. Croon 1 203 ss.
" Ori gene c. Ce/s. 3,24. Phi l ostrato Vita Apol/. l ,7. Croon 1 2 1 6, 1 22 1 . Wei n reich l . 1 4, 89, I l i , 1 97. Lucius
253 ss. Geffcken. Der Ausgang 1 02 , nota 97. Herzog, Die Wunderheilungen 46 ss., 71 ss. Schnei der,
Geistesgeschichte l 55 s. l v i anche fonti bi bliografiche. Cfr, anche Deschner, Ha/m 69 s.
" Gi ustino apol. l ,22. A rnobio, nat. l ,48 ss. Ri cca documentazione in Croon 1 2 1 1 ss.
'" Croon 1 206 s., 1 2 1 5 s . Kotti ng, Peregrina/io 1 3 ,20 ss., 32
L< RAC 1 962 V 53 1 ss. con numerose indicazi oni bibliografi che. Croon 1 205 ss. Paul y I I 303 ss., con
ul teri ori bibliografi e. Kotti ng. Peregrinatio 1 5 ss., con molti riferi menti probatori . Cfr. anche 47, 3 1 5 ,
nota 3. 320
'" RAC 1 962, V 532. ss. Paul y Il 303 ss. Kotti ng, Peregrina/io 20 ss.
17 RAC 1 962 V 336 ss. Cfr. anche nota 1 6
'" Pl utarco, Sulla 1 2,3 ; Pom p. 24,5. Pausan. 9,7.5. Di odor. 38,7. Appiano 1 2,54. RAC 1 962 V 533 , 538.
Pauly II 304. Kotting, Peregrina/io 32
1 '' Pausania 2,4.6; 3 . 1 4,5; 7,2 1 1 . 1 3 ; 9,24. 1 . Cro011 1 2 1 7 ss. dtv -Lexi kon der Antike, Rel i gion I I 233 ; i v i
ul teri ore bibli ografia. Wei nel . Die Stellung des Urchristentums 20 s s . Heitmiiller 7 1 . Pfann miiller 5 7 ss.
Dei ssmann , Licht vom Osten 3 1 1 s, Bousset, Kyrios Christos 240 ss. Staerk 1 30 ss. Nestl e, Griechische
Religiositiit 38 s. Cfr. anche Deschner, Hahn 3 8 1 s.
'" La dea A rtem ide in Efeso era chi amata "esaudi trice di preghi ere''. "sal vatrice". e il maggio veniva
parti colarmente festeggi ato quale mese a lei dedi cato, come pi ù tardi nel culto di Maria. Persino l e sue
i mmagi n i , cadute dal ci elo, si trasferi ranno poi nel cattol i cesi mo, assi m i l andosi nel l a credenza nel l e
i m magini di Maria, calate anch' esse dal cielo. "Tutto i l mondo s a c h e Efeso è la patrona d e l tempio di
252 La truffa dei pellegrinaggi

A rtem ide e del l a sua i mmagine caduta dal ci el o'' , scri veva con orgogl i o il cron i sta ufficiale del l a ci ttà
di Efeso. - Apuleio, Met. 1 1 ,2 ; 1 1 ,25. G i ovenale 1 2,88. Ti bul l o 1 ,3 ,27. Trede 1 1 4. Spi egel berg, 94 ss.,
specie 97. Norden, Di e Geburt de.1· Kinde.1· 76 ss., 1 1 2 ss. Drews. Die Marienmythe 1 1 9 ss . . 1 55 ss. Nestle,
Griechische Religiositiit 39 ss. Wittmann. Das lsisbuch 9 ss., 15 ss., 29 s . , 94, 1 30 ss. Hyde, Paganism
54. Lehmann/Hass 2 1 3 s. Lei poldt, Der soziale Gedanke 1 1 8 s. Idem. Die Fra u 9. Idem, Wm Epidauros
bis Lourdes 1 57 ss. Kotting. Peregrinatio 46. Schnei der. Gei stesgeschi chte l 3, 1 86, 239 ss., I l 1 1 6, 2 26.
Cfr. anche Deschner, Ha/m 360 ss., specie 365 ss.
" Pausania, 4.3 1 . Kotting. Peregrinatio 46 ss. Clévenot, Von Jermalem nach Rom 1 1 4 s.
�· l San1 . 1 .3 ss. A mos 2.7 s.; 4,4; 5.5. KOtti ng. Peregrinatio 58 ss.
'' Sal mi 1 2 1 , 1 . Luca 2 . ,4 1 . Phi l on. de specialibus /eg. 1 .66 ss. Peregri n . Aether c. 30 ss. Bertholet 633 s.
LThK I . A . X 736. Kotti ng. Peregrinatio 59 ss., 325
'" Phi l on, de special. leg. 1 .66 ss. Flav i o G i useppe bello iudaico 6,9.3 . Kotti ng. Peregrinatio 59 ss. Cfr.
anche Krimina/geschichte I 1 02 s. con le ri s petti ve i ndi cazioni documentari e e bibli ografiche
" Ori gene c. Cels. 1 ,5 1 . Eusebio h. e . , l l .2. G i rolamo l'ÌI: il/. 62, A l taner/Stu i ber 244. LTh K l . A. X 736.
Kotting. Peregrinatio 84 ss . . 90. 325
"' Atti apostoli 5. 1 5 s.; 1 9, 1 2 : . Kotti ng. Peregrinatio 294
�7 Eusebi o h. e. 6, 1 1 ,2 . LThK l , A. l 238
"' A. E. Mader in LTh K l . A . V 66 1 . Kotti ng. Peregrinatio 89 ss.
,., Lexi kon der l konographie I I I 541 s. Pfister 368 ss.
'" Eusebio V. C. 3,25 ss. L.:ThK l . A. IV 847. 943 s., VI 252 ss .. X 736. Doni n IV 5 1 3 ss. H iimmeler 399 s.
Schamoni 76
·" Eusebi o V. C. 3 ,43 . Socrate h. e. 1 , 1 7. Rufino h. e. 1 .8. A m brogio de obitll Theod. 34. Paoli no da Nola
ep. 3 1 .4 ss. LTh K l. A . V I 252. S . • 8 1 3, Bertholet 325. Kraft 1 60 ss. Doni n I V 5 1 5 s.
'' Ci ri l l o di Gerusalemme cat. 4, 1 0; 1 0, 1 9; 1 3,4; 1 7, 1 6. LTh K l. A . V I 253 s. A l taner/Stu i ber 499 s. Hiim­
meler 395 s.
'' Ciri l l o cat. 4, 1 0; 1 0, 1 9. Paol i n o da Nola ep. 3 1 .6. Luci us 1 65 . Stoll 683 ss. Hartmann, Kirche wul Sexua­
litiit I l i s. Heil e r. Der Katholizismus 1 69. Tayl or. Sex in History 42 s. Kotting. Peregrinatio, 295, 335.
Ronner 233 s. Pi ù parti colareggiatamente ri guardo la m i stica del prepuzio. problemi atti nenti , eccetera.
con molti riferi menti bibliogra fi c i , vedi : Deschner, Das Kreuz 1 1 8 ss.
,•• Clemente 1 93 ss.
·'' Bri gida, Revelaticmes 4. 1 1 2.
''' Clemente i bidem. Kiihner, Lexi kon 1 35 ss.
·17 Kel le r, Reclams Lexi kon 245. Kotti ng. Peregrinatio. 92, 1 00 s . , 1 73 . 406
·'" Peregrina rio Aetheriae 37,2. Baumstark 92 ss.
,., Bl udau, Pilgerreise 2 1 5 ss. Stei nmann 23 1
'"' Cfr. Peregrinatio Aeth. 44. 1 6; 47. 1 1 ; 59.3 1 ; 62,5; 65,29 tra altri. Altaner/Stui ber 245. B l udau, Pii gerrei se
l ss .• 2 1 5 ss .• 23 2 ss .• 245 ss., 286
41 Pere gr. Aeth. 42, ; 48.26; 65, 1 1 ss. Bl udau. Pilgerrei.�e 2 1 8 s. Kotti ng, Peregrinatio l 05
�1 Esodo 34, l ss. Peregri nati o. Aeth. 38.2 ;38.6 ss. 42. 1 5; �2.27: 43 .23 ss. Bl udau. Pi/gerreise 9 ss.
4·' Pereg1: Aeth. 53. 1 9 ss .
.. Ibidem 1 2,6; 54,2 2 ss . . Anony m . Piac. 1 5 (CSEL 39. 1 69). Al taner/S tui ber 245. Bl udau, Pilgerreise 24
s.
-t" Pere gr. Aeth. 4 1 .2 1 ss. ; 42.26 s s . ; 56.26 ss. ; 58.4 ss. ; 64,9 ss. : 65, 1 3 ss. ; 68,8 ss.
"'' Pausania l 0,5 , 2 ; G i rolamo ep. 1 08,9. ltinerarium Burdig. 589 ss., 592 . Peregr. Aeth. 37, 1 . Anonym . Pia­
cenza 2 . 2 (CSEL 39, 1 74). v an der Leeuw 36. Kotti ng, Peregrinatio 92, 98. Clév enot. Der Triumph 1 7
ss.
47 Anonym . Piac. 9,22. Kotti ng. Peregrinario 98 ss.
Note 253

-"' Cfr. Luca 24,36 ss. , s pecie 24,5 1 (anche 23 ,43) con Atti degl i apostol i l , l ss., e Luca 24,50 i nsieme con
Atti apostoli l , 1 2. Gi ustino apoi. l ,2 1 . l ti ner. Burdig. 595 (CSEL 39,23 ) . Menzel II 248 nota 3. Hei nz­
Mohr 1 3 1 ss. Pfìster 326. Bertram 204 s . Lohmeyer, Galiliia und Jerusaiem 99. Grundmann, Das Probiem
46 s. Werner, Die Entstehung 93 , 99. Tri l l haas 67 s. Kotting, Peregrinatio 93 , 99. Conzelmann, Die Mitte
der Zeit 79. Clév enot, Der Triumph 22 s .
" " Lucius 1 68, 1 93. Toldo 3 3 8 s . Kotting, Peregrinatio l 0 2 , 406. Maschek 26 1 s .
"' Agostino civ. dei 2 2 , 8 . S u l pi c . Sever. Chron. 2 ,33.7 s . Kotti ng, Peregrinatio 406 s.
" Kotti ng, i bidem 1 05
" Omero, Hymnen an Hermes 2 1 . Cal l i maco, Hymnen an Zeus 48. A nonym. Piac. 29 (CSEL 39, 1 78).
Lexi kon der l konographie l i i 545. Drews, Die Marienmythe l 02 ss. Schnei der, Geistesgeschichte 1 49 s . ,
II 1 1 2
" Anonym . Piac. (CSEL 39, 1 6 1 s . ) . K i ameth l ss. Kotting, Peregrinatio 1 03
"' Sozomeno, h. e. 5,2 1 . Sophron. M i r 46 ( PG 87,3 ,3597tB/C) . G i rolamo ep. 46; 1 08, 1 3 . Peregr. Aeth. 1 5.
Theodosio 2,20 (CSEL 39, 1 37; 39, 1 45). A nonym . Piac. 7 s . ; 1 2 ; 24;28; 46. LThK l .A. V 46 1 ss., speci e
463 . Kotti ng, Peregrinatio l 0 6 ss. , 1 1 2, 408. B ronder, Christentum 65
55 Hei nz-Mohr 30 1 . Kotting, Peregrinatio 3 1 8 s . , con una seri e di ri mandi documental i .
56 Kotti ng i bidem l 09, 295, 403
57 Gregori o di Tours in gior. mare. 6 ( M G H SS re r. Mer. l ,492). Kotting, Peregrinatio 403 ss. con molte

fonti e i ndi cazi oni bibli ografiche.


"" Kotti ng i bidem 1 03 s.
'" Genesi 25,7. Cfr. Matteo l , 16 con Luca 3.2.4. A mbrogio Expos. Ev. Lc. l O, 1 1 4. Basi l i o Comm. in fs. 5, l
( PG 30,2 ,348) . G i rol amo ep. 46,3.Cornfel d/Botterweck V 1 097 ss., specie 1 1 00 e 1 1 09. Clévenot, Der
Triumph 23
"' Iti ner. Burdig. 599. Sozomeno h. e.2.,4 ( PG 67,944 AC). Al taner/S tui ber 227
61 Itiner. B u rdig. 585. 588, 596, 598. LTh K l . A. X l 024. Clévenot, Der Triumph 23
62
Giovanni Cri sostomo hom. ad pop. Ant.5, l ( PG 49,69). Cfr. horn. 1 6,5 i n I ai Cori nti e hom. 28,3 in I ai
Cori nti ( PG 6 1 , ! 57 ; 237) . l ti ner. B u rdi gal . 587 ;598. Kotting, Peregrinatio I 06
6' Kotti ng, Peregrinatio 93
'" G i rolamo ep. 58,4
65 Trede 89 ss. Wetter 83 . Kotti ng, Peregrinatio 297 s.
66 Cfr. Phi l ostrato vita Apo/1. 1 .6; L 1 9; 3 .4 1 ; 4, 1 9 s . ; 4,45 ; 5,22; 7. 1 O; 8,30 e al tri . Paul y IV 625. Wetter 1 4
s . Nestle, Griechische Religiositiit 1 23 s s . Geffcken, Das Christentum 2 0 s. Fi ebi g, D ie Umweit 49 s .
67 Kotti ng, Peregrinatio 9 8 ss.
� Lacarri ère 1 1 3 s., 1 2 1 ss., 1 43
60
I bidem l 09 s . , 1 1 8 ss. Kotting, Peregrinatio 1 88
7" LThK l . A. V 26 1 . Lacarri ère l 06, 1 85 ss.
71 LTh K l . A . I X 87 1 . Lacarri ère 1 9 1 . Kotting, Peregrinatio 30 l s.
n Cumot 1 38. Rothes 400 . H . D. Betz. Lukian 1 4. Per questo compl esso: F. J . Dol ger, lchthys , das Fischsymboi

in friihchristlicher Zeit 1 922 ss.


7-' Luciano de dea Syria 28. Bertholet 352. Kotti ng, Peregrinatio 1 1 6 ss. ammette "alcune som i g l i anze", ma
contesta una di pendenza con moti vazioni i pocrite. Lacarri ère 1 90 s.
7" Syr. Vita C. 27 ss., c. 97. LTh K l . A. I X 566 s. Lacarrière 1 89 s.
" Teodoreto. hist. rei. 26, 1 4; 26,23 s. LTh K l . A . IX 567. Kotting, Peregrinatio 1 1 6. Lacarrière 1 9 1 s . ,
1 96
76 Ciri l l o di Scitopol i VIta Euthymii 30. Lacarri ère 1 9 1 s .
77 Syr. Vi ta 3 1 s . ; 49; 93 ; 9 8 s. Cfr. Marco 7,33 s. 8 , 2 2 ss.; G i ovanni 9,6 ss . . A t t i deg l i apostol i 5, 1 5 ; 1 9. 1 2 .
Teodoreto hist. rei. 26, I l s.
254 La trujjà dei pellegrinaggi

'" Teodoreto, i bidem. Kotting, Peregrinatio 407 s.


7'' Vi ta Anton i i c. 22. Theodoreto hist.rei. 26, 1 9. Evagrio Scolasti co h. e. 1 . 1 4 ( PG 86, 2 , 2460 s.); 6,2 1
( PG 86,2,2873 ss.). Sophron. Mir. 34 ( PG 87,3,3537 C). Kotting, Peregrina/io 1 22 s. Schnei der, Geiste­
sgeschichte 1 665 nota l . Mol to dettagl i ato, sulla diffamazione della donna nel Cristi anes i mo: Deschner.
Das Krettz 205 ss.
Teodoreto hist. rei. 26, 1 1 . h. e. 26,2 1
"' Teodoreto hist. rei. 26. Syr. Vita 55 s. ; 1 03 ; 1 08 s. LTh K l . A . IX 567. Kotting, Peregrinatio 1 20 ss.
Lucius 400 s. Lacarriére 1 92
"' A gostino civ. dei 5,26. G regorio di Tours Hist. Frane. 5, 1 4. Kotti ng, Peregrinatio 3 1 9
"' Syr. Vita 97
"' Ibidem 1 02 ; 1 07, 1 24 ss. : 1 36. Kotti ng. Peregrinatio 1 1 4 ss . . 1 23 ss.
"' LTh K l A . l 329; I I I 1 48 s. : IX 567 s. Lietzmann, Byzaminische Legenden l ss. Kotti ng. Peregrinatio 1 1 4
s . , 22 1 s .. Lacarriére 1 93 ss. Cfr, i l capi tol o su Daniele i n Cl évenot, Der Trittmph 1 84 ss., speci e 1 88
"' Al taner/Stui ber 24 1 s. Lacarri ère 1 95. - Si tenga presente u n ' al tra vari età dello sti l i tismo, oss i a il dendri ­
ti smo (da dendros. albero), i n vero molto p i ù raro. G l i asceti dendriti v i v evano, protetti fin dal l ' i ni z i o dal le
intemperie "al l ' i nterno di un al bero con ram i om bros i " , come si legge i n una " poe-sia sui m onaci ", di un
vescovo di nome G i orgi o, "un al bero che li nutre coi suoi frutti e con le sue fog l i e . Parecchi v i sono sal iti
per trascorrerei tutti i giorni del la l oro esi stenza, e lì vengono sbattuti qua e l à dal l ' i m peto del vento".
Dav ide di Tessal onica, uno dei pi ù celebri fra questi asceti cristiani . v i sse nel VI secolo, per tre anni.
su un al bero d i mandorle presso un monastero di Tessaloni ca. Un altro dendrita si era anni dato i n un
grande c i presso presso A pamea, conducendov i i ncessanti battagl i e col demon io, che s pesso l o buttava
gi ù dal l ' albero. Perciò l ' uomo l egava il suo piede al l ' albero con una catena di ferro, lasci andosi pendere
costantemente. seppur buttato g i ù da Satana, a testa i n giù ma senza toccare il suolo, fino a che g l i abi tanti
del v i l laggio v i c i no l o tiravano su di nuovo al suo posto. Ma l u i , non volendo più aver bi sogno d i ai uti
uman i . pregò Dio di porv i ri medio. Così ce ne i nforma un'antica c ronaca si riana dal monastero d i Mar
Maron presso A pamea: " Dopo le sue preghi ere. ciò si avverò. Ogni qual volta i l diavolo antagoni sta lo
buttava giù dal l ' a l bero, un angelo scendeva giù dal cielo e l o ri sol levava al suo posto. "
Jacques Lacarri ére vede " i l s i g n i fi cato p i ù profondo di questa ascesi " nel voler e v i tare ogni contatto con
un mondo consi derato morente e condan nato, allo scopo di v i v ere tra i rami e nel vento "la v i ta l i be ra
e s pensierata di un ucce l l o, di una creatura i nebri ata di Dio e del ci elo". Da pazzi mente-calli , non c ' è
c h e di re. Eppo i , d e l l a v i ta spensierata d ' un uccello n o n s i può parlare di certo, quando per a n n i s i resta
acquattati quasi i m mobi l i su un al bero, che s i sia legato con una catena oppure no, che si preci p i t i g i ù
o meno. c h e si venga ti rati su da m a n i umane o ange l i c he. Inoltre. si pone l a domanda s e persone che
accorrono da pazzi del genere non solo per curiosità, per smania d i vedere. ma per venerar! i. am m i rarl i .
per suppl i care ai uto propri o d a costoro, e per gi unta l i pagano per questo, per quanto pove ri possano
essere l oro medes i m i , se q uesta gente, i n somma, non si ano quasi altrettanto fuori di testa, se non ancora
pi i1 scerve l l ati : per non parlare di quel l i che, oggi ancora, ne trattano con convi nzi one e commozione.
Lacarri ère 1 96 ss.
�: Gaudenzio, Tract. 1 7 . 1 4 s. (CSEL 68, 1 44 s . ) . Theodosi us . de situ terrae sanct. 15 (CSEL 39, 1 44, 1 2 s . )
Kotti ng. Peregrinatio 138 s .
Kotti ng. Peregrinatio 1 38, 1 83 ss . . 295
Hol zhey in LThK l . A. X 28 ss.
Tertul l i ano bapt. 1 7. Wetzer/Welte X 835. Kiihner, Lexikon 32 . . LTh K l . A . l 565, I V 356, X 28 ss. A l ta­
ner/Stui ber 136 s. Rolffs 1 92 ss. Doni n V 235 ss.
'" Bas i l i o di Seleuci a vita Thecl. r (PG 85,557 a ss.). Al taner/S tui ber 335. Kotting, Peregrinatio 1 40 s s .
.,, Peregrina/io Aeth. 22,2 ss. Epifani a haer. 79,5 ( PG 42.748). Kotting, Peregrina/io 1 40 ss . . 1 55 s s . , 382
ss. con molti dati bi bl i ografic i
Note 255

"·' Kotti ng i bi dem 1 4 1 , 1 54 s., con mol ti dati e fonti

"' Wei n reich 1 20 s. Cfr, 46, 1 25 ss. ; i riferi menti bibli ografici in Kotting, Peregrinatio 1 55 s. Cfr. anche 1 44
s . , i n parti colare l e note 330, 294 s.
"' Si meone di S i ria Vita c. 67; 97. A nonym . Piac. 1 8 (CSEL 39, 1 7 1 ). J. Sauer, LTh K l . A. X dopo 700 ci n
numerosi cenni documental i e b i bl i ografic i . Kotti ng, Peregrinatio 40 1 s., 409 s .
"" Gregori o di Tour i n glor. mart. 1 5; d e virt. S . Martini l , I l ; l , 1 8. Kotting, Peregrinatio 3 9 9 s .
<f7 Luci ano d e dea Syr. c. 4 1 . Bas i l i o d i Seleucia, VitaThecl. 2,8 ( PG 85,577 B). Sophron. M i r . ( PG 87,3,3605
A/B). Kotting, Peregrinatio 400 s.
"" Gregori o di Tour, de virt. S. Juliani 3 1 . Kotting, Peregrinatio 40 l
w I relati v i cenni b i b l i ografici i n Kotting, Peregrinatio 1 53 s . , 1 56
' "' Bei ssel , Geschichte der Verehrung Marias 1 44 s .
"" LThL l . A . I l 3 1 . K raft 1 1 5. Al taner/Stui ber 335
1 "2
Ci tato da Kotti ng, Peregrinatio 1 5 1
" " I bidem 1 5 1 ss., 3 9 1 s . con molti dati bi bli ografici
" � Le fonti bi bli ografiche i bidem 1 54
1 "5
Ibidem 3 1 6 ss.
'"' I bidem 3 1 7 s., 32 1
"� Ibidem 3 2 1

'"' Basi l i o di Seleucia vita Thecl. 2,9; 2 , 1 8. Sophron. M i r. 38. Herzog, Wunderhei/ungen 80. Kotti ng,
Peregrinatio 3 2 1 s.
"" Sozoma h . e. 2,3 ( PG 67,940 s.). A gostino civ. dei 22 (CSEL 40,2 ,607). A l taner/Stui ber 227. Kotti ng,
Peregrinatio 3 1 6
" " LThK l . A . V I I 77 ss.
111 LThK l. A . V I I 77 s. Kotti ng, Peregrinatio 1 98 ss . . Schnei der, Geistesgeschichte l 707 s. Andresen, Die
Kirchen 500 s.
1 1 2 Agosti no civ. dei 22,8. Anonym. Piac. 1 8. M i racula s. Stephani LTh K VII I .A . 78 s. Kotting, Peregrinati o

1 99 s . , 404 s. Andresen, Die Kirchen 500 s. Cfr. anche le note seguenti


1 " LThK l . A . V I I 79 Hei nz-Mohr 3 1 s. Kotting, Peregrinatio 1 98 ss. con molti
cenni bi bliografici . Cfr.
anche 4 1 O. Andresen, Die Kirchen 500 s .
" " LThK l . A . V I I 7 9 s. Kotting, Peregrinatio 20 1 . Reekmans 325 ss., speci e 3 3 8 s.
1 1 5 Strabone , Geogr. 1 7. Kotting, Peregrinatio 20 1 s.

1 1 6 Epifani o Brev. expos. fide i 1 2 (PG 42,804). Kotting, Peregrinatio 203 s.

1 17
Bogaert 870. Kotti ng, Peregrinatio 203 s.
"" Sophroni o Laud. Cyri et /oannis ( PG 87,3,3388 ss.). A l taner/Stu i ber 242, 520 s. Kotti ng, Peregrinatio
203 ss.
1 1 ° Ciri l l o Oratio 1 8. S i n thern. Kotting, Peregrinatio 203 ss.

' � ' Kotti ng, Peregrinatio 20 1 , 207, 2 1 0


1 21 Rom i sches Martyrolog i u m , frontespizio e 63 s.
1 22 Maschek 477 s.

" 3 Kraus, W. . Dioskuren 1 1 33 ss . . Kotting. Peregrinatio 2 1 3 ss. con molte informazioni bibliografi che.

Dassmann, Ambrosius 50
1 24 Wi ttmann, Kosmas und Damian 32 ss., 48 ss .. 76 ss.

1 25 I bidem 1 1 9 ss . . 1 37 ss . . 1 6 1 ss., 1 73 ss.

1 26 Kotti ng, Peregrinatio 24 1 ss.

1 27 Tert u l l i ano Scorp. 1 5 ; praescr. 36. apologet. ). Eusebio h. e . 2 ,22,2 ss. Wetzer/We l te V I I I
257. LTh K 1 .
A . V I I I 3 2 s . Kel ler, Reclams Lexi kon 4 1 2. Fichtinger 3 1 O. Ehrhard, Urkirche 86. Nock, Paul us 1 1 2 s.
Kotti ng, Peregrinatio 229. B radford, Die Reisen 255
256 La tru.ffa dei pellegrinaggi

'"' Ful genzio Vita 1 3 ,27 ( PL 65. 1 30). Paol i na da Nola e. 1 7, 1 . A l taner/ Stuiber 409. 498. Kolli ng, Peregri­
natiu 236 ss. Per la grande i m portanza di Pi etro presso Anglosassoni e Franchi vedi Zwolfe r 64 ss.
"'' Leone l ep. 56; 58 (PL 54,860; 864). Koui ng, Peregrinatio 238, 240 ss.
L " Agostino ep. 2.9. 1 0. sermo 3 1 1 .3 ss. ( PL 38, 1 4 1 4 s . ) . Paul i n . ep. 1 3 , 1 1 . G regori o di Tour in glur. mart.

93 . Kotti ng. Peregrinatio 236 s . , 257 s.


L" Prudenzio Peristeph. l l ; 1 4. Geront. Vita Me/an. 5. Ki rsch, Die Grabstdtten l 07 ss. Kolling. Peregrinati o

233 ss.
"' Koni ng, Peregrinatio 232 s . • 237 s . Clévenot. Der Triumph 65
L" Koni ng. Peregrinatiu 239 s . Cfr. 4 1 1

L" Gregorio di Tours in glor. mart. 27 ( M G H SS rer. M er. 1 ,504, 1 2 ss. ) . Kotti ng, Peregrinatio 2 1 8 s .. 232 . .

238 S S , 409
L•.< Fulgenzi o Vita 1 3 .27 ( PL 65, 1 3 0 D). Sophron. Mi r. 35 ( PG 87,3,3544 C). G regorio di Tour de virt. S.

Mart. 3,3 ; 3, 1 5 ; 3 ,36; 4, 1 5. Koui ng, Peregrinatiu 40 l s.


L«· Freidenker, M linchen, Mai/Juli 1 990, 1 3
CAPITOLO IV.

ISTUPIDIMENTO

"Dove sono gl i scri b i ? Dove sono i sav i del mondo?


Iddio non ha reso fol l e la sapi enza di q uesto mondo?"
I Epistola ai Cori n z i , l ,20

"Con l e chi acchi ere, da voi , han no i ncom i nc i ato i pedanti,


e s i ccome voi s udd i v i dete il sapere in varie scienze,
v i siete estromessi da sol i dal l a vera conoscenza"
Taziano '

"Dopo Gesù Cri sto, non abbiamo pi ù bi sogno di ricercare alcunché.


Dacché cred i amo, non aspi riamo a n u l l 'al tro se non al l a fede ... "
Tertul l i ano 2

"Se v uoi leggere cronache di storia, qui hai il Libro dei Re,
se preferisci i sapienti e i fi l osofi , hai i Li bri dei profeti . . .
E s e desi deri versi e d i n n i , ecco a t e i Sal m i di Dav i de"
"Ord i namento aposto l i co del l a Chi esa" ( I I I secolo) "

"Ecco perché la rel i g i one è i l n ucleo essenziale


dell'i ntero processo educati v o, e deve compenetrare
tutte le d i mensioni del l'educazi one"
Encicl oped i a del l a v i ta catto l i ca ( 1 952) "' 33 1
IL CROLLO DELLA C U LTURA A NTICA

"L' i deale classico del l ' ed ucazione greca s i era fondato


su una profonda concezi one gl obal e del l ' uomo,
del suo profondo valore e del suo fi ne . ".
"Ma ora non abbiamo noti zia di scuole elementari cri stiane,
per non parl are di scuol e cri sti ane d i gram mati ci".
Hans von Schubert 5

'Tutta q uanta l ' educazi one v i ene ora subord i n ata al l a cri stiani zzazione".
B al l auff "

"Quanto al l i v el l o cul tural e del mondo antico, d urante i l V secolo,


è caratteri stico il fatto che non esi ste ormai pi ù una ri cerca scienti fica
col fine preciso d i raggiungere un determ i nato progresso".
J . Vogt 7

"Ma questo d i sprezzo di ragi one e conoscenza, pervenuto ora al potere,


fi nì per al l ontanare sem pre di pi ù dalla cul tura del mondo antico.
Esso portava d i fi l ato alla supersti zione e al i ' i gnoranza,
s i cché al l a fine del cam m i no i ncom bette m i nacciosa
la ri caduta nel l a barbari e".
Hei n rich Dannen bauer 8 333
260 /stupidi mento

EDUCAZIONt; PRESSO GRECI, RoMANI Ell EBREI

N e l i ' età el l e n i stica, pe rd u rando l ' i nfl uenza del l a greci tà, ed ucazi one e c u l t u ra avevano
raggi unto un alto l i ve l l o. l G rec i , nel l e cui scuole la gi oventù i m parava a conoscere,
fi n dal V secolo precristiano, q uegl i autori che u n i vano grandezza poeti ca con uti l i tà
pedagogica, i n trod ussero nel la stori a - i n modo determi nante per l ' Europa - i l concetto
di form azione i ntel lettuale come att i v i tà l i bera e si stematica de l l o spi rito. A n cora pri ma
del la creazi one di stabi l i i stituzioni di dattiche, i Sofi st i , " maestri di sapienza" del V e
del I V secolo, si fecero portatori de l i ' i l l u m i n ismo anti co. Essi m i ravano a raggi unge re
un 'ed ucazione pol iedrica, un sapere q uanto pi ù possi b i l e ricco, v ari ato, eppure ordi na­
to, che doveva serv i re al i ' affermazione de l l a v i ta, e segnatamente del la " v i rtù" (arete)
pol i t i ca, con cui essi rivol uzionavano il pe nsiero pedagog ico 9.
Socrate, confrontandosi criticamente coi sofi sti , in particolare con il loro soggett i ­
v i smo, e i nsegnando i l " metodo soc rati co" del l ' i ncessante form u l azi one d e i probl e m i ,
anche i n v i rt ù de l l a sua spi rituale arte del la le vatrice ( maieutica), cercò di cond u rre
g l i uom i n i a pen sare in modo autonomo, a prendere personal i decisioni etiche. Egl i
smascherò le v ane spec u l azion i , i l sapere apparente, le cosi ddette i stituzioni oggetti ve,
morale, Stato, rel i gione, ponendo pe r l a pri ma volta i fondamenti de l l ' ethos, fondando
l ' i stanza morale non pi ù s u l l e i stituzion i , be nsì su l l ' i nd i pendenza del s i n golo, sul l a
propria ce rtezza i nd i v i d uale, sul "dèmone"; proprio q uesto portò al la s u a condan na a
morte 10•
Su li 'ed ucazione antica fu profonda e d urevole l ' i n fl uenza di l socrate, l 'antagoni sta d i
Pl atone. E anche l socrate sti molò i l ci me nto de l i ' i nd i v i d uo nel la v i ta prati ca e pol i t ica,
cercando d i coni ugare u n ' estesa erud izi one con garbo si ntattico e chi arezza di pen siero
addestrato con spi ri to mate mati co; con q uesto suo ideale di educazione e di formazione
spi ri tuale contri buì a plasmare pedagogia e att i v i tà i nte l l ettuale con effetti c he andranno
ben o l tre l 'anti c h i tà 1 1 •
334 Nel periodo e l l e n i stico, i bam bi n i vengono general mente lasciati fi no al setti mo anno
al le c u re de l l a madre o di una bam bi naia, e poi i nseri ti i n u n l u ngo pe rcorso form ati v o di
scuola. Che consi ste nel l eggere, scri vere, far di conto, n el i 'avviamento al l a lettura deg l i
scrittori classici , m a com prende pure canto, m usica, eserci tazi oni gi n n i c he e m i l i tari ,
pe r fi n i re con l ' i ntrod uzione a l l a retorica, i ndi spensabi le addestramento al parl are i n
pubbl ico e al la logica. V i s i agg i u n geva l a fi l osofi a, spesso i n fu nzi one d i antites i . Non
esi steva un vero e propri o studio special i stico, tranne quel lo del la medici na, e pi ù tard i
anche del l a gi u ri sprudenza. Rara era i n vece l ' i st ruzione per le ragazze . Per la veri tà,
si i n s i steva costante mente sui val ori moral i , q ual i sono di mass i m a l ' ideale del l ' uo­
mo ne l l a sua i nterezza, con la sua forza fi sica e i n tel lettiva, col suo sentimento etico
ed estetico, che dovevano tutt ' i nsieme concorre re a plas mare una persona l i tà pi ù pos­
si bi le equi l i brata; ma, con tutto ciò, "mancava una vera e propria i st ruzione re l i gi osa"
Educazione presso i Greci, Romani ed Ebrei 26 1

( B i omenkam p) 1 2 •
Nel l a R o m a antica, i l bam bi no cresceva sotto l a tutela del l a madre, ten u ta i n alta
consi derazi one, mentre pi ù tardi era i l padre a prendersi cura del l ' adolescente. A l l 'età d i
sedici ann i , i l ragazzo riceveva una certa formazione pol i tica generale (ti roci n i u m fori ) .
I n armon i a con l a s u a futura uti l i zzazione n e l serv izio pubbl i co, l a s u a educazione era
i n teramente ded i ta al l a v i ta prati ca; l a sua preparazione fi s i ca era di genere pre m i l i tare,
e quel l a mentale l i m i tata a conoscenze concretamente i m piegabi l i , poniamo a nozioni d i
d i ri tto. I n segu i to, sotto l ' i nfl usso greco, l e scuole l a t i n e fi n i rono pe r som i g l i are sem pre
di p i ù a q uel l e e l l e n i stiche sotto l ' aspetto struttu ral e, conte n uti stico e metodol ogico.
Nel tardo I m pe ro Romano, per effetto del l a ri strutturazione del l e condi zi on i social i ,
i n coraggi ate dagl i i m peratori , l e scuole d i base s i propagarono i n quasi tutto l ' I m pe ro,
l e scuol e di gra m m atica in tutte l e ci ttà d i q ualche i m portanza, dove manifestamente
anche le fanc i u l l e freq uentavano l e scuole elementari e, l i m i tatamente al l e fi g l i e dei
ceti superiori , anche l e sc uole dei gram mati c i . Lo stoico M usoni o (ci rca 30- 1 08) , come
mostrano già alcuni titol i dei suoi l i bri (''Che anche l e fi g l i e dov rebbero fi losofare",
"Se si debbano educare le fi g l i e come i fi gl i ") , reclamò per le ragazze una formazione
analoga a q uel l a dei ragazz i , mettendo pi ù in generale s u l l o stesso piano l ' i struzione di
13
uom i n i e donne .
Nel suo com plesso, i l si stema formativo greco-romano m i rava a sv i l uppare tutte 335
le energie e le potenzial i tà umane. In real tà, g l i i m peratori favori vano la diffusione di
scuol e superi ori . Il programma di formazione era q uanto pi ù vasto poss i bi le, essendo
l a c u l t u ra dav vero una grande potenza nel l a tarda antichità. In tutta la cosi ddetta buona
società, presente in t utti i paesi del Medi terraneo, il sapere godeva d i u n rispetto q uasi
rel i gi oso: e ra bensì strettamente i ntrecci ato col pensiero pagano, ma nond i meno orien-
tato nettamente verso l e cose terrene, i m manen t i , e dete rm i nato non da una d i v i n i tà
14
(comunque con globata i n esso) ma i s p i rato i nvece al l e necessità de l l ' uomo •
Un ideale pedagogico del t utto d i verso aveva i n vece l ' eb rai smo, che col l egav a
strettamente l ' ed ucazione c o n l a rel i g i one.
Nel l ' A ntico Testamento, Dio com pare i ncessante mente come padre ed educatore, e
s uccede di rado che egl i educhi senza punizioni e cast i ghi (cfr. I 72 ss. ) . Tanto è vero
che l 'A ntico Testamento ebraico rende sol i tamente i l concetto del l ' ed ucare con "j i sser",
oppure col sostantivo " m usar", che signi fica i n nanzi t utto casti go, e poi v uoi d i re anche
d i sci pl i na, formazione. La puni zione serve al l 'educazione, e l ' ed ucazione - q uale segno
del l 'amore paterno - va a fi n i re spesso in casti go. L' uomo è i nfatti concepito nel peccato,
nato nel l a col pa e mal v agio fi n dal l ' i nfanzia. "Chi ri sparm i a la sferza, odi a i l proprio
fi g l i o" ; l o si deve q u i nd i p un i re, senza dar retta a l l e sue t agne ; percosse e d i sci pl i na
15
sono sem p re prove di saggezza •
Di conseguenza, anche nel gi udai smo rabbi n i co, educazione e re l i gi one andavano d i
pari passo, essendo Dio anche q u i educatore e casti gatore. G i à a ci nque ann i , secondo
262 /stupidi mento

le massime di A both 5 ,24, si devono portare i fanci u l l i a l l o stud i o del le scri tture, a d i eci
anni accostarl i al l a M i shna, a q u i ndici al Tal m u d . (A l l ' i struzione del l e ragazze non s i
d a v a alcun val ore ; n o n potevano frequentare nessuna scuol a pubbl i ca, senza contare
che, nel l ' epoca tal m ud i ca, di regola andavano spose a tred ici anni appena). Del resto,
non sussi steva un vero obbl i go scol astico. Tutta v i a le sc uole e rano pe rlopi ù col l egate
con le si nagoghe, e i sacri testi cost i t u i vano le bas i com u n i d i ogni i struzi one; g i à a
l eggere si i m parava s u l l a base del l a B i bbia. (Anche secondo i l progra m m a ed ucati v o d i
G i rolamo si doveva i m parare a leggere s u i nom i degl i aposto l i , d e i profeti e del l ' al bero
genealo g i co di Cri sto, cfr. p. 226) . Conosce nze mondane e te rrene non erano ri c h i este.
336 Ma, quale medi atore del sapere d i v i no, il maestro valeva d i pi ù che presso G reci e
Roman i . R i s petto e osseq u i o nei suoi confronti dovevano assi m i l arsi a q uel l i che s i
provava pe r i l cielo ! 1 6
Molte cose, d i q uesta pedagogia gi udaica, ri cordano q u e l l a cristiana de l l e ori g i n i ,
che però v i ene i m prontata anche dal l ' ed ucazione e l l e n i sti ca.

I L CRISTI AN ESI MO INSEGNA, 001'0 GESÙ, A D Olli ARt; TUITO QUANTO NON SERVE A DIO

Il Vangelo fu in ori gi ne un messaggio a pocal i ttico, escatologico, una pred i cazione del l a
prossi m a e i ncombente fi ne d e l mondo ( p . 49 s . ) . D i q uesto, Gesù e i suoi d i scepol i
sono fe rm i ssi mamente persuasi , e per loro sono pertanto i ns i g n i fi canti i probl e m i pe­
dagogici ; i n real tà, essi sono total mente d i s i n teressati a q uanto conce rne formazione e
c u l t u ra. Di sc i enza e fi l osofi a non si c u rano pi ù che del l 'arte. Per tre secol i , i n effetti ,
non v i sarà nessun t i po di a rte c ri sti ana. A nche i n te m pi s uccessi v i , d i sposizioni d i
di ri tto ecclesi asti co pongono g l i artisti al i ' i nterno del l a chi esa s u l l o stesso pi ano d eg l i
attori (cfr p . 275 ss. ) , dei ten u tari d i bordel l i e ti pi d e l genere. B e n presto i l " l i nguag g i o
d a pescatori " del l a Bi bbi a ( segnatamente, a q uanto pare , q uel lo del l e bi bbie lati ne)
v i ene canzonato attraverso i secol i , ce rto difeso ostentatamente dai cristiani . . q ua n t u n ­
q ue proprio G i rolamo e A gost i no avessero confessato (e pi ù d i u n a volta), q uanto g l i
ri pugnasse lo sti l e bi zzarro, goffo e mal destro, e spesso fal so del la B i bbia. La q u a l e ,
a d A gosti no, appari va ol tretutto come una fiaba da bambi n i ! ( Nel I V secolo, si traspo­
sero sal t uariam ente soggetti b i b l i c i in esametri v i rg i l iani , se nza che ciò li re ndesse pi ù
sopportabi l i ) . "Homines sine litteris et idiotae" sono defi n i ti g l i apostol i di Gesù, nel l a
17
versi one l ati na, d a i sacerdoti e braici •
Ma poiché i l Regno di D i o tardav a a scendere s u l l a te rra, la chi esa col l ocò al suo
posto i l Regno dei ciel i , e i c redenti av re bbe ro dov uto i nd i ri zzare l a loro v i ta i n q uesta
d i rezione, vale a d i re nel l a di rezione del l a chiesa, vale a d i re a totale profi tto del l a chi esa,
337 vale a d i re pe r gli i n teressi e sc l us i v i del l ' al to clero. In real tà, i n q ual u nq ue momento
e l uogo q uesto c l ero pron u n c i a l e parole chi esa, C ri sto, D i o ed etern i tà, q uesto torna
Il Cristianesimo insegna ad odiare tutto quanto non serve a Dio 263

uti le ad esso e u n i camente a se stesso. Mentre dà ad i ntendere l a fi ttizia sal vezza del l e
ani me dei fedel i , pensa al l a sua propri a sal v ezza. E s e p u re non h a fatto sem pre, nei
pri m i te m pi , siffatta ident i fi cazione, il clero sapeva tuttav i a che tutto ciò av rebbe dato
i suoi frutti .
N e l cri stianesi mo, l o sv i l u ppo del le energie i ntel l etti ve non e ra fi ne a s e stesso,
come nel l a pedagogia del mondo e l l e n i stico, ma sol o uno strumento per l ' ed ucazione
rel i gi osa, per l a sedicente i m i tazione, anzi assi m i l azione con Dio. Natural mente, anche
l ' ed ucazione cristi ana non poteva non preparare a l l a v i ta professional e, al l avoro e al
guadagno; determ i nante era tuttav i a il fi ne u l ti mo, l a preparazione alla v i ta u l t rater­
rena. Solo di là i l resto del l ' ed ucazione assu meva senso e s i g n i fi cato. Tutte le v i rtù
particolarmente propagate dal cristi anesi mo - u m i l tà, pove rtà, fede, speranza, amore
- , m a anche tutti i val ori assunti così generosamente dal l ' etica non c ri stiana, vennero
apprezzati molto meno per se stessi che non a causa del l a loro funzione di i nd i rizzare al
fi ne u l ti mo. I nsom ma, Cri sto, Dio, l ' eterna beati tudine, l a fede che il c ri stiano nel l 'al­
dilà "v i v rà una letizia senza fi ne" (A tenagora), costitui rono i l centro d i tutto q uesto
i ndottri namento 1 8 •
G i à nel N uovo Testame nto non si tratta di pedagogia u mana, che v i ene sol o sfi orata,
quanto i nvece del l a pedagogi a sal v i fica di Dio, del l a quale, ove si presci nda da alcuni
accen n i ricorrenti nel l a Stoà, non esi stono in pratica paral l el i nel l ' ambiente greco­
romano. Pi u ttosto, le concezioni c h i rio- o cri stocentriche del l a B i bbia da un l ato, e l a
"paideia" antropocentrica degl i El leni dal i 'al tro, rappresentano, g i à a priori, anti tesi nette.
Nel N uovo Testamento, i nol tre, come del resto g i à nel l ' A ntico, ri sal ta p i ù deci samente
i l pensiero puniti vo. Scri ve Paolo: "Noi v i v iamo come persone i n cast i go, eppure non
siamo tormentati a morte". E l a pri ma Epistola a Ti moteo, fal sifi cata col suo nome,
parl a di due "eretic i " , I meneo e A lessand ro, "che io ho consegnato a Satana, affi nché
disi m pari no il v i zio per mezzo dei suoi cast i g h i ". "Giacché anche il nostro Dio è un
fuoco che consuma": così si d i ce nel l ' Epi sto l a agl i Ebrei in riguardo a Deuteronom i o
4,24. (Sette versetti pi ù avanti v i si l egge " poiché i l S I G NORE, i l Dio t u o , è u n Dio
19
pietoso" ... proprio quel l o di c u i c'è bi sogno) •
I padri de l l a chiesa portano avanti q uesta tendenza del l a B i bbia. In l reneo, c reatore 338
d ' una pri ma spec i fi ca teol ogia del l ' ed ucazi one, i n Clemente di A lessandria, Ori gene,
G regorio di Nazi anzo, G regorio di N i ssa, il pensiero d i una Pai dagogi a d i v i na è spesso
oggetto di d i sc ussione, si cché Dio d i v enta il vero educatore. Ergo, anche ogni educa­
zione deve i n pri ma e u l t i ma i stanza rapportarsi a Dio, tal c hé l ui deve essere i l suo fi ne .
Per c u i Ori gene i n segna "che n o n ten i amo i n nessun conto tutto q uanto è sensi bile,
tem porale e v i si bi l e, e dobbiamo fare d i tutto ... per g i u n gere al l a v i ta con Dio e con gl i
am i c i di Dio". Così G i ovanni Cri sostomo pretende dai geni tori che si educ h i n o "com­
battenti per Cri sto", esi gendo una precoce e d u revole l ettura del la B i bbia. Così scri ve
G i rol amo, chi amando una bam bina piccola rec l uta di D i o e sol datessa d i Cri sto: " Noi
264 lstupidimento

non vog l i amo d i v iderci al l a pari tra Cri sto e i l mondo. In l uogo dei beni bre v i e caduchi ,
dobbi amo prefe ri re l 'eterna fe l i cità". Ed ecco la sua pi ù i m portante prospetti v a pedago­
gica: " Facci am o in modo di conosce re s u l l a te rra cose la cui conoscenza soprav v i v rà
per noi nel c i e l o". I n buona sostanza, "t utta q uanta l ' ed ucazi one v iene subordi nata al l a
cri stiani zzazione" ( Bal lauff) . A nche i l dottore del la c h i esa Basi l io ritiene n o n essere
"un vero bene c i ò che proc ura sol o la gioia di q uesto mondo". Sol tanto ciò che ai uta
e prom uove "la conq u i sta d i u n ' a l tra v i ta si deve amare e cercare di raggi u n gere con
tutte le forze e, pe r contro, lasci are fuori dal l a nostra attenzione, come cosa pri v a di
ogni valore, tu tto q uanto non m i ra a q uel l a v i ta" 20.
S i ffatti pri ncì pi educat i v i , che d i c h i arano "i rri sori o" tu tto ciò che non riguarda una
presu nta v i ta dopo la morte, eq ui parandolo ad u n ' i l l usi one, sono add i rittura bi b l i c i ,
essendo fondati d a Gesù stesso: " S e u n o v i ene d a me e n o n od i a s u o pad re , s u a mad re,
la sua donna, i fi gl i , i frate l l i e sore l le, e per g i u nta la sua stessa v i ta, costui non può
essere mio di scepolo" ! Si rifl etta s u l l e sc iagure che, da d uem i l a a n n i , sol tanto q uesta
massi ma ha ca usato . . . cose raccapri ccianti in di mensi oni i n i m maginabi l i .
Come nel l ' A ntico e N uovo Testa mento, anche nei pad ri de l l a ch iesa l a concezi one
del cast i go torna ad eserc i tare un ruol o d i pri mo piano, come l ' av rà nel l ' ed ucazi one
cristiana per d ue m i l a an n i , con le conseguenze che conosciamo.
339 Clemente d i A l essand ria ri badi sce i n stancabi l mente il s i g n i ficato pedagogico del l a
puni zione: è l ' o pe ra educativa d e l buon D i o c h e s i protrae ancora n e l l 'al d i là, tanto che
Clemente progetta una formale grad uatoria di d i v i ne repri mende, a i ncom i nci are dal l a
bonaria ramanzi na per fi n i re c o l ferro e c o l fuoco. A nche pe r Ori gene l a pena è sem p re
un m ezzo ed ucati vo, add i ri ttura un benefi cio. I l peccatore ne è debi tore al l a bontà d i
Dio c h e v uole così red i m ere l a creatura. A nche p e r i l dottore del la chi esa Cri sostomo
cast i g h i e g i u d i z i di Dio al tro non sono che med i camen t i . "Guardate bene: io vogl i o
i nsegnarv i la vera saggezza ! Perc hé com m i seriamo i condannati , ma non i peccatori ? . . .
I n real tà, ciò che sono l e med i c i ne , ciò che sono i l tag l i a re e i l bruc iare d a parte del
med i co, q uesto sono le p u n i zioni da parte di Dio" 2 1 •
I l som mo dottore Agost i no - u n c i n i co, per non d i re sad i co, ben col l audato (cfr. l
4 1 3 ss., specie 4 1 5 ss. ) - sente anche la morte dei fi g l i sol tanto come cosa u t i l e per i
ge n i tori , come un sal utare cast i go. " Perché q uesto non dovre bbe accadere?" si c h i ede
il buon pastore . "Una vol ta trascorsa, la cosa non ri guarda pi ù i fi g l i ol i , mentre ai
gen i tori può sol o giovare, sem pre c he, pe r l e te rrene sconfi tte, m i gl iorino la propria
vita, decidendosi a v i vere pi ù rettamente". Oppure si c h i ede: "Pe r q ual i rag ioni si è
cont rari a l l a g ue rra? Forse perché i n essa peri scono uom i n i com u nque un gi orno de­
sti nati a mori re? " (cfr. l 437 ss. , specie 442 ss.). Scri ve P. B l omen kam p, con speciale
riferi mento ai dottori G i rol amo, G i ovanni Cri sostomo e A gosti no, " Negl i sc ri tti rel at i v i
al l ' educazione d e i bam b i n i si i l l ustra a i ge ni tori , add i tandol a a mode l l o ideal e , la stessa
340 ed ucazione d i v i na" 22•
Il Cristianesimo cercò fin dall ' inizio 265

IL CRISTI ANESIMO CERCÒ FIN DALL' I N I ZIO, E CERCA ANCORA OGGI,


DI DOMINARE l BAMBINI PER MEZZO DEI GENITORI

G i à il N uovo Testamento i n segna: "Voi bambi n i , si ate ubbidienti in tutto e per tutto ai
v ostri gen i tori , giacché q uesto è gradi to al S i gnore". E i padri debbono educare i l oro
fi g l i "nel l a d i sc i pl i na e neg l i ammoni menti del S i gnore " ! M i gl i ai a e m i gl iaia di scri tti
servono fi no ad oggi a q uesto tema, mettendo al centro del l ' ed ucazione gen i toriale la
sal vezza del l ' a n i m a del fanci u l lo, vale a di re l ' i nteresse del l a Chiesa, ossia quel l o del
c l e ro (p. 262 s.). A ciò si deve subordinare tutto il resto. E in conform i tà a q uesto fi n e
d e v e essere esempl are anche la v i ta stessa dei gen i tori ; e s s i debbono sorvegl i are accu­
ratamente l e freq uentazioni dei l oro fi g l i e scegl i ere, con cri teri ri gorosi , u n adeguato
personale di serv izio. Q uesta sorvegl i anza è i nfatti perfetta, totale ! Nondi m eno, qual ora
i geni tori col l i dano con l ' egoismo clericale, i ncom bono su di loro le pene pi ù pesanti ,
dal momento che loro, mandando così i loro piccol i nel fuoco i nfernal e, sono peggi ori
23
deg l i i nfanticidi .
I l com pito decisivo tocca al padre, suprema autorità nel l a fam i g l ia. Per A gosti no, egl i
dov rebbe assumere nel l a casa una funzione ecc l esiale, anzi q uasi vescov i le. E G i ovan n i
Cri sostomo così apostrofa i l pater fam i l ias: "Tu s e i i l maestro di tutta l a casa; t u a mogl i e
e i tuoi fi g l i D i o l i manda a scuol a d a te". Certo, g i à per l a "Sacra Scrittura" l a donna
dev ' esse re suddi ta e sottoposta al l ' uomo "in tutte l e cose" ! A lei non è lecito metterlo
sotto tutela, né dom i narl o in nessun modo; el l a non potrà i m pancarsi a maestra, e dov rà
tacere anche i n chi esa. " La donna deve restare s i l enziosa, i n d i s parte. Perché Adamo
fu creato per pri mo, e sol o dopo venne Eva; in più non fu Adamo a farsi sedu rre , bensì
" 24
la donna . . . •

Nel l a chiesa antica, non c ' è momento i n c u i la donna non venga u m i l i ata i n tutti i
mod i . Essa d i venta " l a brecci a d ' i nci denza del di avolo" (Tert u l l i ano) ; ad essa v i ene
negato d i essere fatta ad i m magi ne e som i gl i anza d i Dio . . . " m u l ier non est facta ad
i m agi nem dei " (A gosti no) ; in p i ù , un detto "apocrifo" attri buito a Pietro afferma: " Le 34 1
donne non sono degne del l a v i ta"; addi rittura, al S i nodo di Macon, nel 585, un vescovo
bri l l a per l a sua asserzione che l e donne non sono esseri umani ( m u l i e rem hom i nem
25
voci tari non posse). Tutto ciò sfoci erà, appunto, nel pat i bolo .
Per l a veri tà, la donna può "essere sal vata dal fatto che mette al mondo i bam bi n i ",
am messo com unque che essa persi sta nel l a fede, ne l l 'amore e nel l a sant i fi cazione. Fi n
dal l ' i ni z i o l a don na appare l egi tti mata come macch i na da ri prod uzione ; c i ò vale ancora
con Lutero (e l ungamente anche dopo) , q uando col ti pico c i n i smo pretesco sentenzia:
"dài qua il bam bino, donna, e fanne p u re a tutto spiano; se m uori per q uesto, buon per
te che te ne vai , g i acché m uori , a ben guardare, nel l a tua nobi l e fatica e nel l ' ubbidienza
a Dio". Oppure: "Se poi esse sono stanc he e al l a fi ne d i sfatte e sfi ancate, poco male,
26
! asciale pure crepare : è per q uesto che sono al mondo" •
266 Istupidimento

Pe rciò la steri l i tà è condan nata aspramente come spaventosa deficie nza, l ' aborto
come un del i tto. Ma i n vero, mentre si esa l ta tanto spesso propri o la vergi n i tà, o si
d i ssuade da seconde nozze, si lamenta d ' altronde il peso gravoso del l ' ed ucazione dei
bi m bi ! La consueta doppi ezza ! E fal s i tà è anche in q uanto, da u n l ato, dopo che a Dio, i
fi g l i de bbono ai geni tori la p i ù grande ubbidi enza e i l massimo ri spetto. Dal i 'al tro l ato,
però, tutto ciò non ha pi ù alcun val ore, non appena ne deri v i no pregi ud izio e dan ni per
l a chiesa ! A l l ora tutto deve essere subord i nato al l e esi genze d i q uesta, costantemente
dichiarate coi ncidenti con quel l e d i Dio, e precisamente e ovvi amente anche nei casi
in cui i bam bi ni ne abbiano deg l i svantaggi . Di conseg uenza, non appena i fanci u l l i
chi edono d i entrare a l serv izio del l a chiesa - d i regola, c i oè, q uando l a chi esa l i spi nge
a q uesto -, appena essi vogl iono o dov re bbero d i ventare sacerdoti , monac i , suore contro
la vol ontà dei gen i tori , ecco che d ' u n tratto i desideri o vol eri di q uesti non contano pi ù
n u l la, e i geni tori sono da v i l i pendere con ogni d u rezza possi b i l e e i m magi nabi l e (cfr.
27
I 1 39 ss. ) .
I n considerazione di tal i massi me ed ucati ve che i n sostanza - e pe rlopi ù express i s
verbi s ! - i nsegnano a d i sprezzare e a d od iare i l mondo, i ncu l cando come veramente
necessari sol o la "pedagogia de l l a sal vezza" e l 'avv iamento al la v i ta re l i gi osa e a Cri sto,
va da sé che fi l osofia, scienza ed a rte del mondo antico, i n som ma tutta l a ci v i l tà greco­
romana, non possano non appari re a priori in una l uce sospetta, q uando non add i ri ttu ra
342 come prodotti del diavolo.

IL C RISTIANESIMO PIÙ ANTICO È NEMICO I>ELL ' ISTRUZION �:

Questo atteggiamento era ed è i nd u bbiamente moti vabi l e anche s u l l a base del l a B i bbia.
Gesù stesso aveva espressamente detron i zzato l ' i deale dei sapienti . A nche in altri l uogh i
i l N uovo Testamento mette i n guard i a dal l a saggezza d e l mondo, del pensiero fi l osofi co:
nei passi del l ' Epi stola l ai Cori nzi l , 1 9 ss. , 3 , 1 9, Ep. ai Col ossesi 2,8, si afferma che
nel m i stero d i Cri sto "sono nascosti tutti i tesori del l a sapienza e del la conoscenza".
E se anche poi il Vange l o, c he certamente non era stato annunciato ai saggi e ai dotti ,
venne trasposto i n term i n i per così d i re fi l osofi c i , soprattutto grazie a G i usti no, a C l e­
mente di A l essandria e ad Origene, razi onal i zzandolo e i ntel l ettual i zza ndol o medi ante
concezioni extrac ri stiane, al fine di guadagnare le classi colte ( p. 282 ss. ) , nond i m eno
gli avversari del l a fi l osofi a nel cri stianesi mo - tra i q ua l i I gnazi o, Pol i carpo, Tazi ano,
Teofi lo, Erma - fu rono fi no al I I I secolo prevale nti ri spetto ai suoi soste n i tori ; tanto che
furono straord i nariamente freq uenti g l i attacchi teologici contro i "vani loq u i d i sto l t i
2
fi l osofi", contro l e loro fandonie", l e loro "assu rdi tà e sci occ hezze" 8 •
I n tutto ciò ci si ri c h i amava volentieri a Paolo, contro i l quale pare che stoici ed
epi c u rei si fossero sch i e rati i n A tene ; Paolo aveva pi ù volte messo i n guard i a dal l a
Il Cristianesimo più antico è nemico del/ 'istruzione 267

fal sa pred i cazione di certi e resiarchi che cercavano di coni ugare la fi l osofia pagana
col cristi anesi mo, i n segnando: " Pe rché così sta scri tto ( G i obbe 5, 1 3 ) : Egl i (cioè Dio)
pre nde gli abi l i nel l a l oro astuzi a ' ; e in un altro passo (Sal m i 94, I l ) : 'l ' Eterno conosce
i pensieri del l ' uomo, sa che sono van i tà ' . E ancora: ' Dove sono i sav i ? Dove sono g l i
scri b i ? D i o non ha forse reso fol l i a l a sapienza d i q uesto mondo?". Certo a D i o è piaci uto
"con la fol l i a del l a predi cazione di sal vare quel l i che hanno fede". Oppure: "State attenti
che nessuno v i i n gan n i con l a fi l osofi a e con v uoti m i raggi , secondo l a t rad i zione deg l i
uom i n i " 29•
Questa pri m i ti v a osti l i tà cristi ana, che trovava il suo fondamento nel Gesù si nottico
e in Paolo, restò u l teriormente col legata con d i versi fattori di nat u ra rel i gi osa, pol itico­
rel i g i osa e soc ioeconom i ca.
I n nanzitutto, l a pri m i ti v a fede nel l a fi ne dei tem p i , seppur eserc i tasse u n ' i n fl uenza 343
sem pre p i ù debole, non era assol utamente conc i l iabi l e con la c u l t u ra del mondo real­
mente esi stente. Chi aspetta l ' i rruzione del l a fi ne, chi non è e non si sente d i q uesto
mondo, non si c u ra m i n i mamente di fi l osofi a, sci enza e l ette ratura. Non c ' è momento
i n c u i Gesù le propaghi , non c ' è l uogo che ne facc i a menzi one. Per l ui , una sol a cosa
è necessari a. Quando per esse si decanta lo splend i do tempio di Gerusal em me, Gesù
si l i m i ta a d i re che non ne ri marrà pietra su pietra . . . sicuramente l a sua u n i ca presa di
posizione sul fe nomeno del l 'arte , che d ' al tronde non ha ri l evanza neanche nel mondo
che lo ci rconda, rattrappi to dal d i v ieto mosaico: " Non t i farai a l c u na i m magi ne né
" 3
qualsiasi al tra rappresentazione . . . 0 •
I n secondo l uogo, l ' osti l i tà al l a cultura, ti pica del pri mo cri stianesi mo, scaturi sce dal l a
stretta i nterazione del l ' i ntero mondo c u l t u rale antico con l a rel i gione pagana, al l a quale
il cri stianesimo si contrapponeva reci samente, come d ' a l tronde ad ogni al tra rel i gi one, a
causa del l a sua i brida pretesa di assol utezza, del suo ( veterotestamentario) escl usi v i smo
e del l ' i ntol l e ranza. Con u n ' arroganza senza precedenti , i Cri stiani si autonomi navano
l a "parte d ' oro", " I sraele d i Dio", "generazione pred i l etta", "popolo sacro" e tertium
genus hominum, mentre oltraggiavano i pagani come empi senzadio, cari c h i di i nv i d i a,
di menzogne, di odi o e di viol enza, d i c h i arando i l l oro mondo ormai maturo per essere
31
ann i entato " i n fuoco e sangue" •
I nol tre, l a veterocristi ana osti l i tà al l a c u l t u ra ha a che fare con l a com posizi one
del l e com u n i tà, che si recl utavano q uasi esc l usi vamente con le classi pi ù i n fi me del l a
popol azione. A nche da parte catto l i ca si vede d i m ostrato da numerose testi monianze i l
fatto "che n e i pri m i secol i ( ! ) , i n Ori ente come i n Occi dente, i cristiani appartenevano
in mass i m a parte ai bassi strati popol ari , e che sol o di rado i fedel i erano in possesso
di un ' i struzione s u periore" ( B arden hewer) . Non è certamente un caso che Clemente di
A lessandria debba difendersi di fronte ai credenti che sosten gono che la fi l osofi a è del
demon io, e che i pri m i cristiani devono senti rsi ri nfacci are l ' accusa di essere "sciocc h i "
(stu l t i ) e i g noran t i . L o stesso Tert u l l i ano am mette, senza ambag i , c h e nel cristi anesi mo
268 /stupidimento

g l i " i d i otae" sono sem pre i n maggioranza. L' antagon ismo a l l a c u l t u ra del l a n uova re l i -
344 gione è tra l e pri nci pal i accuse dei pol e m i sti pagan i . L' apol ogia "Ad paganos" respi nge
32
la defi n i zione d i "st u l t i " ri vol ta ai c ri stiani pe r q uasi trenta vol te •
Cel so, i l grande avversari o dei cristiani nel tardo I l secolo ( l 1 8 3 ss. ) , cog l i e anche
qui nel segno, come fa mol to spesso, q uando defi n i sce "se m pl iciotta" l a n uova dottri na,
e scri vendo che i cri sti ani "se l a davano a gam be nel confronto con le persone colte,
dato che q ueste non erano certo suscetti bi l i d i ci rconvenzione, cercando in com penso di
adescare i pi ù i g nari e sprov veduti " . . . che è la sit uazi one e il com portamento del le sette
cristiane anche oggi ! Così argomenta Ce l so: " Ecco i pri ncì pi che costoro sostengono.
A l l a larga da noi , d i cono, ogni persona i stru i ta, nessun sav i o e ness un ragionatore si
accosti a noi ; ai nostri occh i sono i nfatti pessi me credenzi al i . Ma se uno è i gnaro, i rra­
gionevole, i ncol to e sem p l i ce, si associ a noi se nza tem a ! Ebbene, riconoscendo q uesta
gente degna del loro Dio, fan no senz'altro vedere che vogl i ono e possono con v i ncere
solo persone m i norate e m i nore n n i , u m i l i e scarsame nte ragi onevol i , oltre che sch i av i ,
33
pove re donne e fanci u l l i " •
A ncora pi ù del l a chi esa mondana, i monaci antichi d i sprezzav ano la sc ienza, te­
mendola - senza d u bbio con ragi one- quale antagon i sta del l a fede, e propugnando,
altrettanto conseguentemente, l ' i gnoranza come presupposto d ' una v i ta v i rtuosa. Non
da u l ti mo, d i pe nde da q uesto d i sprezzo il fatto che a l l ora, ad una conversione dei ceti
colti al cri stianesi mo, non si frapponeva pi ù alcun ostacolo se non il monachesimo
stesso, tanto agognato i n particolar modo dal le masse. I n effetti , non solo i pagani col ti ,
ma anche i cri stiani laici detestavano g l i asceti ; anche i nobi l i si rendevano soc i al mente
34
i m presentabi l i face ndosi m onaci •

FAME, L�;RCJ U M E E LACRI M E : A'l'fRAV ERSO l s�;cou UN GRANJlE J J)EALE CRISTIANO!

Già al la fi ne del I V secolo, sol o nel l e zone desertiche del l ' Egi tto, v i vevano, a q uanto
pare, 24.000 asceti . Vivevano? Som i gl iavano pi uttosto ad ani mal i i n se mbi anze u mane.
345 Ri ntanati i n l uoghi sotterranei "come sal me ne l l a fossa", bivaccavano in capanne d i
frasc he e tane che n o n avevano altre aperture s e n o n un c u n icolo per i n fi l arv i si , ed erano
"spesso così angusti che non ci si poteva stendere nemmeno le gam be" ( Pal ladio). Sta­
vano accovacci ati come troglod i t i su grossi mac i g n i , in g rotte, in cel le m i n ute, gabbi e,
tronchi sv uotat i , oppu re appoggiati su colonne. I nsom ma, v i vevano come an i mal i a l l o
stato brado, dato c h e già i l santo A n ton io - i l pri mo mo naco cristiano c h e si conosca
- aveva i m posto come norma "di com portarsi come le bestie": un comandamento che
anche il decantati ssi mo Be nedetto da Norcia accogl i e nel l a sua regola. E, in conform i tà
al le antiche massi me ascetiche, "Vero d i g i uno è fame costante", "Quanto pi ù sazio è
i l corpo, tanto pi ù grac i l e è l ' anima e ,· iceversa", si pi l uccava di quando i n q uando un
Fame, lerciume e lacrime 269

grano di avena dal l e fec i dei cam mel l i , ma si restav a i n asti nenza anche per giorni o
35
una sett i mana .
I l santo S i si nno, s u l quale ci ragguag l i a i l vescovo Teodoreto, al loggiò tre anni i n
u n fosso "senza seders i , senza sdraiarsi e senza poter fare u n sol o passo". I l santo Ma­
rone vegetò undici anni in un tronco d ' al bero v uoto, t rapunta al l ' i nterno con enorm i
spi n e ; i l che doveva i m ped i rgl i ogni mov i mento, come una com p l i cata ghi rlanda d i
pietre sul l a fronte. L e sante donne Marana e C i ra andavano ri coperte da tal i e tante
catene che potevano m uoversi sol o in posizione ri c u rva. I n questa postu ra, ri badi sce
Teodoreto, " l e due hanno trascorso 42 an n i del l a l oro v i ta". I l santo Azepsi mo, famoso
in t utto l ' Oriente, v i veva ricoperto da tanto ferro che, dovendo l asci are la sua tana per
bere, stri sci ava a gattoni . Il santo Eusebi o t rascorse t re anni in uno stagno prosc i u gato
trasci nando di regola "dieci chi l i di catene ferree, aggi ungendovi i venti chi l i portati
" 36
dal d i v i no A gapito e i q uaranta i ndossati dal grande Marci ano . . . .

I l monaco Evagri o Pontico, morto al l a fi n e del I V secolo, confessa: "Da q uando


m i si pi ede nel deserto, non ho mangi ato né l attuga né al tre erbe verd i , né frutta, né uve
né carne, né ho mai fatto u n bagno". Fame, sporcizia e l acri me: fu q uesto al l ora, e sarà
per molti secol i ancora, un grande ideale cri stiano. Un certo Benofe r ( g reco On ufrio)
dice di sé: "Mi trovo già da sette anni i n questo deserto e dormo s u l l e alture a l l a maniera 346
del le besti e feroci . Mangio logl i o e fogl i e dag l i al be ri . Non ho mai i ncontrato a n i m a
v i va". Paolo d i Tam ueh percorre i l deserto c o n u n branco d i bufa l i e d i ce: " l o v i vo
come l oro. Mangio l 'erba che c ' è i n gi ro. D ' i nverno m i corico accanto ai bufal i che
mi scal dano col fi ato del loro m uso. In estate si stri ngono i nsieme e mi fanno om bra."
Pur sem pre, un vici nato che i s p i ra fiducia. Il santo S i soe eserc i ta per t utta l a sua v i ta
"l 'amore per la sacra spregevol ezza" ( Pal ladio). A nche la santa l si dora, relegata nel pri mo
monastero fem m i n i l e presso Tabe n n i s i , col t i v a il sol o e u n i co desiderio "di essere
sem p re d i sprezzata". Trascorse la sua v i ta, scalza e coperta di stracci , nel l a cucina del
convento nutrendosi "di bri ciole d i pane che raccogl i eva con una spugna dal pav i mento
e dal l a sci acquatura del l e pentole". G iovanni di Egi tto v i ve per ci nquan t ' an n i i n una
stam berga e, come un ucce l l o, si c i ba sol o d i sem i e d i acq ua. G iovanni il Piccolo,
per ord i ne d i un anziano, i nnaffi a per due anni in mezzo al deserto u n arido arbusto
con l ' acqua c he va ad att i n ge re da un pozzo lontano tre c h i l ometri ; e davvero - afferma
Pal i ad i o - l ' arboscel l o ri prende a fi ori re. A n cora ogg i , sul l uogo ad i acente al i ' uadi
Natrun , c'è una chi esa consacrata a G iovanni il Piccolo, e accanto u n al bero - ger­
m i nato natural mente da quel l ' arido arbusto - c h i amato "Chadgered el Taa", al bero
del l ' ubbidienza ! Certo che i l monaco deve essere, come dichi ara G i ovanni C l i m aco
nel V I I secol o, "un ani male ubbi d i e nte, seppur dotato di ragione": un pri ncipio che
un confratel lo del XX secol o ( H i l pisch) celebra ancora come c l assica form u l azione.
L' ere m i ta ambulante Bessarione non entra mai in uno spazio abi tato, vaga giorno e notte
per i l deserto piagn ucolando. Ma non è per sé né per i l mondo che piange e si d i spera
270 /stupidimentcJ

- assicura Pal l adio, futuro vescovo di El enopol i ( B i t i n i a) , che nel tardo IV secolo v i sse
in Egi tto - no, Bessari one versa le sue l acri me "sul peccato ori gi nale e s u l l e col pe dei
37
pri m i uom i n i " .
Un cam m i no d i verso, i nteso pe rò sem pre ad "ev i tare" i l mondo e a g uadagnarsi i l
"regno dei ciel i ", lo pe rcorsero i "pascol anti" i n S i ri a e i n altri paesi . "Costoro vanno
347 gi rov agando per i deserti con l e fi e re, come se tal i fossero anche loro. Pascolano come
i cerv i , con l e bestie feroc i ": così li esaltava l a "cetra del l o Spi rito Santo", il grande
ant i se m i ta e dottore de l l a chi esa Efre m (l 1 1 9 s . , 1 49 s., 289 s . ) . Nel VI secolo, nel la sua
Stori a de l l a C h i esa, Evagrio Scolastico, cattol ico l i gi o, q uestore i m periale e prefetto
onorario, scri ve di uom i n i e donne q uasi i g n udi che si accontentano "di pascol are come
le bestie. Perfi no nei loro modi este riori hanno molto degl i ani mal i pe rché, non appena
vedono un uomo, fuggono , e se li si i nsegue, sgusciano con i naud i ta rapi d i tà, acq uat­
tandosi in l uoghi i naccess i bi l i ". In q uel la "età d ' oro" deg l i asceti pascolanti appare del
tutto naturale trascorre re una v i ta da cristiani pascolando l 'erba su q uattro zam pe. A suo
te m po, A pa Sofronia andò pascolando tutta n uda, per 70 a n n i , s u l l e ri ve del Mar Morto.
Pascolare d i v e n ne add i ri ttura un mestiere dev oto, o megl io: una vocazione. G i ovanni
Mosco - al lora monaco in Egi tto, Pal esti na S i ria, dove vegetavano dappertutto " boskoi ",
c i oè e rbivori - ri corda ne l l a sua opera pri nc i pale " Prat u m spi rituale" u n anacoreta che
così g l i si presentò: "lo sono Pietro, che pascol a sul sac ro Gi ordano". Questo t i po di
asces i si estese fi no al i ' Etiopia, dove presso Chi mezana g l i eremi ti fecero pi azza pul i ta
al p unto che non avanzò pi ù niente pe r i l bestiame; per q uesta ragione i contad i n i l i
38
ricacc iarono nel le loro grotte, dove rischiarono la morte per fame .
Ora, pe r d i re i l vero, non c ' è bi sogno di prendere pe r oro col ato tutto q uanto i cron i ­
s t i cri stiani ci raccontano, i n questi casi come pe r tanti al tri aspetti . Parecchi d i q uesti
santi non sono mai esisti t i . Molte di q ueste e anal oghe cronache sono "sol tanto vecchi
romanzi egiziani adattati a l l e nuove idee" ( A m e l i nea u ) . E q ualche epi sod io è pers i no
com movente, a dispetto di enfasi ed i perbol i . Macari o i l G i ovane, per ese m pio, presso
il quale Pal lad i o trascorse tre anni come a l l ievo, sc hiacci a un gi orno una mosca del le
stal l e e, per puni zione, s i fa pungere da altri i nsetti . E si mette per sei mes i , senza m uo­
vers i , in una zona deserta "dove ci sono mosche grosse come vespe, il cui pungi g l i one
348 trapassa perfi no la pe l l e dei c i n g h i a l i . Questi rid ucono il suo corpo in uno stato tal e
che, q uando rientrò nel l a sua ce l l a, tutti credettero che avesse la l e bbra, riconoscendo
il santo Macario solo dal l a voce" 39.
Ma quanto o q uanto poco, in tutte le stori e di tal fatta, ci sia di vero, non conta pi ù
di tanto . . . Se ne ded uce i n vece, fi n t roppo chia ramente, ciò che i n fl uenza e d i sori enta
i Cristiani di q uest ' epoca, e di molti secol i ancora, ciò che l i ha ottusi e i st u p i d i t i , ciò
che ad essi doveva necessariamente appari re come su premo "ideale". Tan t ' è vero che
quei mentecatti erano ci rcondati d i attenzion i , ad u l ati , festeggiat i , i n terrogati , e che
q uel l i de l l a loro risma passavano per model l i d i san tità (cfr. p. 1 60 ss. ) . Date q ueste
Fame, lerciume e lacrime 27 1

premesse, c h i si preoccupa ancora, chi va mai a pensare al i 'arte, al l a sci enza, al l a


c u l t u ra?
Parte dei più noti asceti egiziani sono analfabeti , come senz'al tro è q uel l o pi ù celebre,
i l verace fondatore del monachesi m o cristi ano: A ntonio A bate, fi g l i o di facol tosi gen i tori ,
presum i b i l mente nato a Koma, nel 250. A ncora negl i anni del l a "mat u ra adolescenza"
si ri fi uta d i i m parare a l eggere e a sc ri vere , non per pigrizia, sol o per m oti v i rel i giosi .
Eh già, perché - così commenta ancora nel X X secolo i l gesu i ta Hert l i n g - "a che serve
t utto il sapere d i q uesto mondo, q uando si è cri stiani ? Ciò d i cui si ha bi sogno per la
v i ta, si ascolta in chi esa. E tanto basta" 40 .
Ecco dunque A ntonio vagare nel deserto l i bico da una tana al i 'altra, atti rare anacoreti ,
ric h i amare d i avol i ed angel i ; subi sce i n tanto tentazioni e v i si on i di fem m i ne l asc i ve,
acq u i sta sem pre di più l a fama del l a santi tà, del l a spiri tual i tà (cristiana), crescendo
formal mente, verso la fi ne del l a sua l unga v i ta, grazie a tutti i m i racol i e le v i si o n i , fi no
a toccare i l cielo.
I n fl usso e responsabi l i tà pi ù devastanti toccano, sotto tal e aspetto, al l a "Yita A ntoni i "
scri tta dal vecchio fal sario A ttanasi o ( p . 1 68 ) . Com posta nel 360 i n greco, e tradotta
subito in l ati no, essa d i venne un bestse l l er del l ' e poca, di pi ù , un mode l l o ese m pl are
per tutta q uanta l ' agiografi a greca e lati na. Ed è senz'altro poss i bi l e che q uesta favola
di A nton i o di ventasse - come il succi tato Hertl i ng v anta e m i l lanta - "uno dei l i bri del
dest i no de li ' umanità". Certamente, secondo l 'opi n i one d i Harnack, "nessuno scri tto ha
i n fl u i to in Egi tto, Asia m i nore e in Europa, con tal i penosi effetti di ri ncreti n i mento",
pi ù di q uesto av v i l ente prodotto del santo A ttanasio " i l G rande", che resta "forse il l i bro
pi ù fatal e che sia mai stato scri tto". I n real tà, esso porta " l a responsabi l i tà pri n c i pale 349
de l i ' i ngresso dei d i avol i , dei m i racol i e di tutto lo spiritismo nel l a Chi esa" ( Real lexi kon
41
fUr Anti ke und Chri stent u m ) •
Non pochi fra gl i stessi capi cri stiani erano pri v i di q ualche l i vel l o i ntel l ettuale.
Nel l 'anno 1 90, persi no il più emi nente nemico deg l i "eretici " del la chi esa antica, il vesco­
vo J reneo di Lione, l a menta, non senza ragione, "di essere poco prati co del l o scri v ere".
D i lì a poco, il padre del la chiesa I ppol i to pre nde atto del l ' i g noranza d i papa Zefi ri no.
E ancora un secolo pi ù tard i , d u rante il si nodo di A ntiochia (324-325 ) , un doc umento
ecclesiale attesta che l a maggioranza dei pastori non sono neppure "com petenti nel l e
q uestioni del l a fede ecclesiasti ca". A ncora: n e l conci l i o d i Calcedoni a (45 1 ) presenziano
42
al l e sed ute q uaranta v escov i che non sanno né leggere né scri vere .
Per d ue secol i , i n somma, gran parte deg l i autori del l a pri ma cristian i tà resp i n sero
deci samente la c u l t u ra dei genti l i , i gnorandone fi l osofi a, lette ratura ed arte. A tutto ciò
ci si contrapponeva con profonda diffi denza, con palese osti l i tà; atteggi amenti i n cui
il ri sent i mento dei gretti borghesucci esercitò i nfl ussi non m i nori del l ' od i o per i G reci
n ut ri to da cristiani medi amente acc u l t u rati .
272 lstupidimento

L'OSTI LITÀ ALLA CUI:I'URA VEI PRIMI SCRI'ITORI GRECI CRISTI A N I

Con q uanta e quale ri sol utezza, e pers i no sconcezza, il "fi losofo dei barbari " Tazi ano,
nonché "araldo del la veri tà" (si tratta di autodefi n i z i on i ) , condannasse nel 1 72 tutto
q uanto aveva rango e fama nel l ' am b i to de l l a c u l t u ra greco-romana, fi no a che pu nto
costu i i nfangasse nel modo più becero fi l osofia, poesia, arte, retorica, scuola, teatro
43
de l l a classici tà, è stato e v i denzi ato fi n dal l ' i n i z i o ( l 1 73 ss.) .
Lo scri ttore ecclesiastico Erm i a ( l a datazi one osci l l a tra i l 200 e i l 600) premette al
suo trattato " I rri sione dei fi l osofi non cri sti ani" l e note parole di Paolo s u l l a sapienza del
mondo gi udicata stol tezza presso Dio, ri tenendo degna d i consi derazione l a sola veri tà
del vangelo. Pi ù rozzo che spi ri toso, i gnorando q ualsiasi correlazione e a l i vel l i estre-
350 mamente superficial i , Erm i a gi udica la fi l osofia " pri va di mot i v azione e senza uti l i tà",
aggi u n gendo eh' essa non è al tro che "av venturi smo, nonsenso, fol l i a o bi zzarria, o tutto
i nsieme"; ma è chi aro che q uesto autore conosce i suoi bersagl i sol o da certi compend i ,
come del resto molti al tri , certamente l a maggior parte degl i autori cri sti ani 44 .
I gnazio d i A n tioch ia, fanatico com batte nte contro cristiani d i d i v e rsa o p i n ione
(''bestie i n se m bi anze u mane" , cfr. l 1 4 1 ss. ) , col ui che per pri mo propone l a q ual i fica
di "cattol i co", respi nge q uasi total mente l ' i struzione i m parti ta nel l e sc uole nonché
q ual siasi contatto col paganesi mo, che egl i v i l i pende come "i gnoranza" e "stol i d i tà" ,
i n g i u riando i suoi esponenti q ual i "av vocati pi ù de l l a morte che del l a veri tà". E mentre
afferma "q uesta è la fi ne del tem pi " , " n u l l a è buono di q uanto qui è v i s i bi l e", mentre
chiede sarcastico "Dov ' è la vanagloria di q uel l i che si d i cono saggi ?" , I gnazio osa
paradossal mente affermare che i l Cristi anes i m o ha superato tutto perc hé ha e l i m i nato
"l ' i gnoranza" : di tanto è capace "uno dei pi ù eccelsi monumenti del l a letteratura cristiana
45
anti ca" ( B arden hewer) •
Nel 1 80, nei suoi tre l i bri apol ogetici "Ad A utolyc u m " , i l vescovo Teofi lo di A ntio­
chia proc l ama tu tta la fi l osofi a greca, l ' arte, la m i tologia e l a storiografia del l a G recia,
come cose senza valore, piene di contraddizioni e i m moral i . A nzi , condanna q ual s i asi
conoscenza mondana i n l i nea d i pri nci pio, appe l l andosi al i ' A ntico Testam ento, c i oè ad
uom i n i che egl i l oda "senza sc ie nza, pastori e gente senza dottri na". Eppure Teofi lo,
di ventato cristiano e vescovo sol o i n età mat u ra, che scri ve in modo fl u i do e i m ma­
gi noso, ma anche i m prec i so e spesso d i seconda mano, deve la sua stessa formazione
proprio alla c u l t u ra pagana, i c u i esponenti ce rto " hanno affrontato e tuttora affrontano
fal same nte i problem i , parlando non di Dio, bensì di cose vane e i n uti l i , trattandosi di
persone pri ve "del benché m i n i mo grane l l o di veri tà" , tutte q uante i n vasate da spiriti
mal i gn i . S i cché è del tu tto c h i aro "c he tutti g l i a l tri si trovano nel l ' e rrore, mentre noi
cristiani soltanto possed iamo l a veri tà, essendo tutti a m m aestrati dal l o S pi ri to Santo
46
che ha parl ato nei santi profeti e tutto ha prea nnunci ato" •
35 1 Ol tre a Taziano, I gnazi o e Teofi lo di A l essand ria, anche Pol i carpo e la dottri na dei
L 'ostilità alla cultura dei primi scrittori cristian i latini 273

Dodici apostol i ri gettano rad i cal mente la l etteratu ra antica, mentre la Di dachè, i l Pastore
di Erma, la Lettera di Barnaba, le Lettere a D i ogneto non ne fanno neppure menzione.
La Didascal i a S i riana (col ti tolo i ntegrale "Dottri na cattol i ca dei Dodici apostol i e
santi di scepol i del nostro Redentore") , fal si fi cata da un vescovo nel I I I secolo (p. 95 ) ,
com pend i a senz'altro l ' atteggiamento di tutti g l i avversari cristiani del l a c i v i l tà greca
q uando scri ve: "Tieniti l ontano da tutti gl i scri tti del l a cul tura greca ; a che cosa ti servono
le parole strani e re, le leggi e l e fal se profezi e, che addi ri ttura di stol gono i giovani dal l a
fede? Che cosa ti manca nel l e parole di Dio, perché t u t i debba rivol gere al l e stori e dei
47
pagani ?" •
Fra tutti i cristiani di l i ngua greca dei pri m i secol i , sol o i pad ri del l a c h i esa I reneo
e l "'ereti co" Ori gene furono i n grado di riconoscere q uasi i ntegra l mente tutti i ram i
del l a conoscenza cl assi ca. Nond i m eno, I reneo di sapprova i n tutto e p e r tutto l a fi l osofi a
greca, a l l a quale contesta q ual siasi conoscenza del l a veri tà. E Ori gene, che pure propri o
di quel l a fi l osofi a fa un uso molto ampio (p. 283 ) - come già riconobbe Porfi rio che
lo sti mava - ri getta la sofi stica e la retorica come i n uti l i zzabi l i . In u l t i m a anal i s i , tutti
i cri stiani di l i ngua greca concordarto in un punto: tutti pongono il N uovo Testamento
molto al di sopra d i tutta la restante l etteratu ra del l ' anti c h i tà 48 •

L'OSTILITÀ ALLA CULTURA DEI PRIMI SCRITTORI CRISTIANI LATIN I

Il fatto che anche autori eccl esi asti ci sostanzi al m ente i m prontati dal l a fi l osofi a fi n i sca­
no per ri n negarl a e odiarla, è di mostrato chiaramente da M i n ucio Fel i ce e Tert u l l i ano,
esponenti di pri m ' ord i ne del l a patristica lati na.
M i n ucio Fel i ce, u n avvocato romano che solo tardi "si el evò dal l a profonda tenebra
al l a l uce del l a saggezza e del l a veri tà" , nel suo d i al ogo "Octav i us", com posto i ntorno al
200, si fonda compl etamente, per contenuti e per lo sti le, sul l a cul tura greca, soprattutto 352
su Platone, Ci cerone, Seneca, Vi rgi l i o. Ciò nonostante, egl i ne detesta molte cose, anzi
quasi tutto, e segnatamente tutto q uanto tende al l a scepsi : Socrate è q u i ndi "i l fol l e
del l ' A ttica", l a fi l osofi a è senz ' a m bagi "la fol l i a del l a supersti zione" e n e m i c a "del l a
vera re l i gi one" , e i fi losofi nient'al t ro c h e sedu ttori , ad u l teri , t i ran n i ; i poeti , l o stesso
Omero, non fanno che corrom pere la gioventù, al l ettandola con "sed ucenti menzogne".
Per contro, l a forza dei cri sti ani "consi ste non nel l e parole, bensì nel cambi amento",
in modo tale che essi hanno "raggi unto ciò che i ge nti l i cercavano con ogni sforzo ma
49
non potevano trovare" •
A nche Te rtul l i ano, a motivo del suo enorme i nfl usso su teol ogi determi nanti come
Ci priano, G i rolamo e A gosti no, per l a sua i m portanza per l a dogmatica e la teologia
morale cattol ica, l a dottri na tri n i taria e l a cri stologia, nonché per l a dottrina del pec­
cato e del l a grazia, del battesi mo e del l a pen i tenza, c h iamato senz'al tro i l padre del
27-1 lstupidimenttJ

Cri stianesi mo occ identale e fondatore del catto l i cesimo, condanna i rrevocabi l mente l a
c u l t u ra pagana. Eppure l u i , c h e d i s prezza i "si m pl i ces et idi otae" nel le s u e proprie fi l e,
si è avvalso come pochi del la sc ienza del l 'antich i tà, servendosi soprattutto, in modo
add i rittura se rv i le, delle idee de l l a Stoa. Sennonché, dove q ue l l a cul tura si accosta al l a
veri tà, s i tratte rebbe di caso, oppu re di fu rto: u n ' i nsolenza cristiana assai ben accetta
ai cristiani . Tanto che Tertul l i ano fa ri sal i re tutta la sci enza greca . . . a Mosè ! "Ciò che è
stato pri ma, dev 'essere anche i l seme. Da quel l a fonte voi avete mol to i n com une con
noi , anzi q uasi tutto q uanto abbi amo noi . . . ( ! ) . Uom i n i bramosi di gloria hanno fal sifi cato
q uanto avevano colà trovato, pe r poi spacciarlo come cosa l oro" . Un asserto che, come
50
ormai era consuetud i ne, fi n i va pe r capovo l ge re ogni cosa .
Te rt u l l iano si chiede: che cosa ha A tene da sparti re con Gerusalemme, che cosa ha
i n com u n e l ' Accadem i a con la C h i esa? Egl i si richiama a Sal omone (p. 30 ss.) il q uale
i nsegnava a cercare il S i gnore nel la sem p l i c i tà del proprio cuore. Quando un cristiano
ha l a fede, non cerca né desidera pi ù n u l l a o l t re la propria fede. "È q uesta i nfatti la
pri m a cosa che c rediamo: perciò non esi ste pi ù n u l l a che dobbiamo credere al di fuori
e al di là de l l a fede". Quel Platone, così straord i nari amente i m portante pe r il cri stia-
353 nesi mo pri m i ti vo, Tertul l i ano lo defi n i sce "l ' armadio de l l e spezie di tutti gli ereti ci".
Le q uestioni natural i stiche, poi , le demonizza come empie e se nzad io. Richiamandosi
espl i c i tamente a Gesù e a Paolo, Tert u l l iano condanna pe r pri ncipio sci enza ed arte :
dottri ne di uom i n i , di spi riti mal i g n i , nient'al tro che parole l usi nghevol i , condannate
e m arch i ate dal S i gnore come fol l i a. " I n vece noi , che leggiamo con di l i genza le Sacre
Scritture, siamo i n possesso del l a storia uni versale dal l ' i n i zi o del mondo". Già, la sol i ta
51
modestia cristiana •
A l l ' i n izio del IV secolo, A rnobio di S i cca - trasformatosi solo per una sed i cente
v i sione (som n i i s) da avversario del cri stianesi mo a suo fautore - scagl i a dal l 'Africa
u n ' opera pol e m ica in sette l i bri i nti tol ata "Adversus ge ntes" , contro i Genti l i (l 1 68 ) .
L o fa p e r espresso desiderio d e l suo vescovo: l 'effetto è v i goroso, ma appare anche
brusco e prec i pi toso, dal momento che l a sua opera i ntende d i m ostrare al suo pastore
la si nceri tà di q uesta sua conversione. Certo è che A rnobio conosce poco e male i l
cri stianes i m o che v uole difendere. Menziona appena i l N uovo Testamento, t i rando i n
bal l o G i ove molto pi ù spesso di Cri sto. I n generale, è debi tore a l paganesi mo contro
cui si scag l i a, de l l a sua preparazione i ntel l ettuale pi uttosto grossol ana, special mente l a
52
s u a conos cenza d i Pl atone c h e eg l i c i ta pi ù spesso de l l a S toa •
A rnobio non condanna sol tanto tutti i m i t i rel ati v i agl i dèi , ma anche la letterat ura
m i tologica. A l t rettanto drasticamente egli ri getta la panto m i m ica, le rappresentazioni sia
dram mati che che musica l i connesse coi m i steri , condan nando gl obal mente l 'arc h i tet­
tura rel igiosa dei genti l i e l e loro arti fi g u rati v e . Non sorprende, pe rtanto, che il neofi ta
cristiano, sfornato di fresco, non ten ga nel la debita consi de razi one pressoché tutta l a
scienza, l a retorica, grammatica, fi l osofi a, gi urisprudenza, med i c i na del l ' antichità, nei
Il teatro : la "chiesa del dia volo " 275

53
confronti del l a "Sacra Scrittura" .
Ma la l etteratu ra l at i n a protocri stiana si contrappone al l a c u l tura pagana i n maniera
molto pi ù com patta che non quel l a greco-cristi ana. Per ragioni rel i gi ose e moral i , l a
letteratu ra d ram matica v i ene squal i ficata com p letamente, quel l a epica sol o nel l a mag­
gior parte dei casi ; ma anche l a retorica v i ene considerata di sol i to pern ici osa. Per se
stessa, l a fi l osofia non può procu rare nessuna real e conoscenza di veri tà. Così , anche 354
54
per q uesti autori , l ' unica certezza, la piena verità, resta sol tanto i l Cristianesimo .
I n fi ne, q uasi al i ' unan i m i tà (con eccezioni i rri l evanti , ad esem pio Vi ttori no di Pettau ,
o M a r i o Vi ttori no), g l i autori de l l a patri stica hanno degradato i l mondo deg l i spettacol i :
una ri levante com ponente del l a loro pol e m i ca anti pagana, dal momento che per essi ,
55
nel l o spettacol o, si rispecc h i ava la bassezza morale del mondo pagano •

IL TEATRO! LA "C H I ESA DEL DIAVOI.O"

G l i spettacol i (spectacula), tra i q ual i si contavano l e vere e proprie rappresentazioni


teatral i ( l udi scae n i c i ) , ma anche, al meno nel l ' età i m perale, le gare n e l i 'anfi teatro ( m u­
nera) e l e corse dei carri ( l udi c i rcenses), e pers i no l ' agone, cioè l a gara sport i v a, erano
straordi nari amente popol ari e, verso l a metà del I V secolo, avevano l uogo pi ù del l a metà
dei giorn i . A nche i cri stian i , e pers i no molti chieri c i , non vol evano ri nunziarv i . I n S i ria,
verso il 500, u n ci ttadi no censurato ( peral tro noto per l a sua ri gorosa ascesi e morale )
obi etta ad un vescovo che lo ammon i sce: "Si tratta di u n gi uoco, e non di paganesi mo . . .
Ho i l m i o pi acere dal l a rappresentazione teatra l e ; e non faccio alcun danno al l a veri tà.
56
I o sono battezzato come te" •
I l padre del l a chiesa Sal v iano di Marsi g l i a, defi nendo nel V secolo un "de l i tto"
(cri men) la freq uentazi one deg l i spettacol i da parte di cristiani , e sapendo i noltre che
"Dio" detesta gli spettacol i , i nforma che, nel l a coi nci denza tem porale di una festi v i tà
cri stiana con gl i spettacol i , la maggior parte dei fedel i se ne stava a teatro, anzi , che
molti abbandonavano d i n uovo l a chi esa non appena sapevano che si stava svol gendo
una rappresentazione teatrale. E Agosti no, ri m proverando agl i attori d i m i rare solo
al i 'applauso e al denaro, si augura una volta che si sia altrettanta attenti nei suoi ri guard i ,
q uando l ui predica senza ottenere com pensi . (Che poi i l vescovo di I ppona lamenti pure
che si stanz i no "pi ù denari agl i attori per pi aceri supe rfl u i " di q uanti ne vanno i nvece
"al l e legioni", per l ' apol ogeta del l a "guerra g i u sta" e del l a "guerra santa" , e perfi no di 355
57
certe guerre di aggressione, non è motivo di altrettanto stupore ; cfr. I 437 ss.) •
I "suav i l ud i i " difendevano l a freq uenza dei teatri con ogn i sorta di argomenti , che
i l oro c ri tici cercavano d i confutare. A l l a tesi che l a Sacra Scrittura non conosce alcu­
na spec i fi ca proi bizi one, Tertul l i ano - col quale si i n izia l a pol e m i ca cri sti ana contro
g l i spettacol i , cul m i nando nel l a massima ecci tazione già i n epoca precostant i n i ana -
276 lstupidimento

contrattacca col Sal mo l , l : "Ev i ta le ad unanze deg l i empi ! " . E al l ' obiezione che Dio
stesso assi ste a q ueste manifestazioni senza esserne tuttav ia conta m i nato, Tertul l i ano
re pl ica: l ' operare di Dio e deg l i umani sono cose assai differenti , e in pi ù Dio vede i n
modo di versi ssi mo, non per brama di pi acere, m a i n q ual ità di gi udice . . . i teolog i , si sa,
sono sem pre bene i nformati s u l l e mosse di Dio. Non altrettanto sbagl i ato e fuorv i ante,
per contro, appare il sospetto di Tert u l l iano che i c ri stiani appassi onati di teatro non
cercassero tanto di chi ari re il problema, q uanto pi uttosto d i ri copri re la loro av i d i tà
di spettacol i (vol uptas) col mante l l o del l a gi usti fi cazione teologi ca. I n ogni caso, la
freq uentazi oni dei teatri - nel la quale i ceti s u peri ori gode vano, come se m pre, di certi
pri v i legi - crebbe i n vece di sce mare anche presso i cri stian i , sebbene i pad ri del l a chi esa
dessero pe rlopi ù ad i ntendere che i l pubbl ico dei teatri fosse com posto pri nc i pal mente
di pagan i , o comunque di ebrei e manichei . Tanto che A gosti no vede la q uestione ancora
i n q uesta prospettiva 51!_
La l otta ecc l esi astica contro g l i "spectac u l a" puntò anche contro le corse dei carri
e l e carnefi c i ne - a ragione segnate con marchio d ' i nfam i a - neg l i anfiteatri , lotte dei
gladi atori e ai zzamenti di ani mal i , che pe raltro (malgrado il d i v i eto i m periale del 469)
in epoca cristiana sono "al i 'ord i ne del gi orno" fi no al V l secolo ( Real lexi kon fU r A n t i ke
und Ch ri sten t u m ) - come le abom i nevol i corride dei tori nel l a catto l i ca S pagna ancora
ai nostri giorn i ! Pi ù di tutto, però, i pad ri cristiani attaccavano le v i site ai teatri , le rap­
prese ntazioni sceniche, tutto il personale addetto - "i vostri attori , pantom i m i , buffoni
e autori di farse e tutta q uesta di ssol uta gentag l i a" (A rnobio). Il teat ro era presentato
come dom i n i o escl usi vo del diavolo, degl i spiriti mal i gn i , ed era sti gmati zzato dai "pa­
dri" q uasi i ncessantem ente con epiteti ol traggiosi come " i m morale" (tu rpi s), "sud i c i o"
356 (o bscoen us), "d i sg u stoso" (foed u s ) e m o l t i ana l o g h i i n s u l t i , con c u i g l i attacc h i
moral i stici sono soprattutto a l serv i zi o d i una si stematica re pressione sess uale. Per
contro, "solo assai raramente" , i l teatro v i ene ri fi utato pe r i l suo sem pre attuale s i g n i ­
fi cato cul tual e , p e r la sua i n i t i m a com penetrazione c o n l e usanze rel i gi ose pagane, per
la venerazione verso gl i dèi da cui in effetti aveva tratto ori g i n e ; ad essere precisi , fu
condan nato sol tanto da l reneo, Tert u l l iano e dal vescovo si riano G i acobbe di Sarug
(45 1 -52 1 ) , il q uale affe rma che "Satana v uole ri pristi nare il paganesimo per mezzo
d ' u n gi uoco" . Tutti g l i a l t ri , pe r contro, demoni zzarono il teat ro q uasi esc l usi vamente
per ragioni moral i . Fu per tutelare q uanto v ' è di pi ù sacro, pe r conserv are la casti tà
de l l e loro pecore l l e , che certo "la mortificazione del sen so del p udore av re bbe dov uto
scacciare con tu rbamento" (Agostino), fu solo pe r q uesto che i puritani sal i rono con
59
tanto zelo sul l e barri cate .
U n ' i dea de l l a velenosi tà di quei cristian i , fanatici assa l i tori del le atti v i tà teatral i , ce
la dà la fi l i ppica di Taziano "Ora t io ad G raecos" ( l 1 74 ss.) , un ' i nvettiva a tutto tondo
contro la c u l t u ra greca. L' attore di teatro vi fi g u ra come "un vanagl ori oso fanfarone e
un di ssol uto i ntegrale che, ora balenando con lo sguardo, ora gesticolando con mani e
Il teatro : la " chiesa del dia volo " 277

pied i , d i menandosi furi osamente d i etro l a sua m aschera d ' argi l l a, si presenta ora come
Afrod i te, ora nel l e vesti d i A pol l o . . . compendio v i v ente del l a supe rstizione, fal sario
de l i 'eroi smo, a rappresentare stori e di v i olenza, q uale i nterprete di ad u l teri , uno scri gno
di d i sse n natezze, m aestro di l ussurie, model l o per gi udici i ni q u i . . . e u n tale i ndi v id uo
v i ene osan nato da tutti . . . Qual i bi zzarre fi gu re non vengono m acchi nate ed esegu i te da
voi teatranti ! S i parla con i l naso e si decl amano sconcezze, ci si m uove con gesti osce­
n i , e i vostri ragazzi stan no a guardare i nd i v id u i che dal pal coscenico i n segnano come
si deve commettere ad u l te rio. Splendide dav vero, q ueste vostre assem blee, che fanno
vedere apertamente ciò che d i notte v i accade di v e rgognoso, d i l ettando gli ascol tatori
con lasc i v i d i scorsi e porcherie" 60 .
Pi ù di t utti i l m i mo, ma forse pi ù ancora i l pantom i ma, che da A ugusto aveva i n i zi a-
to l a sua marcia tri onfale s u l l e scene, d i v ennero oggetto di aspri attacch i . . . d i fesi d 'a l - 357
tronde, non meno appassionatamente; pe r ese m pio, nel I I secolo, da parte di Luciano,
o nel I V secolo da Li banio ( I l 1 4 1 ) , il q ual e confuta punto per punto una cri t i ca del
famoso retore ( pagano) Elio A ri stide del II secolo. A g i udizio dei padri del l a chiesa,
tuttavia, fu rono le mostruos i tà del m i mo e del pantomi ma, le l oro effe m i nate e fem ­
m i n i l i movenze, a seppel l i re l a moral e, l ' ethos e i l carattere. E come l a danza sceni ca,
la raffi nata esibizione d i equi voche scene amorose mandava su tutte le furie il clero,
come l a com parsa d i personaggi ol i m pici era tal mente perversa che a casa (secondo
G i acobbe di Sarug) t i p i siffatti non si sarebbero tol l e rati nemmeno come sch i a v i o do­
mesti che, così fu pure la tragedi a, i ntessuta con trame di consangui nei ucci si o d ' i ncesti .
Era prefe ri b i l e l asciarle cadere nel l 'obl i o come "orrori di è re remote" ( horror antiquus)
61
(Ci priano) •
Molti pi i "padri" vedono, nel l a freq uentazione dei teatri , entrare nel cuore u m ano i
vizi attraverso occh i ed orecch i e come attraverso fi nestre spal ancate ( una si m i l i tudine
molto cara e freq uente). I n q uei l uogh i , secondo il santo A m brogio, s ' i nsi n ua "la morte
( i n troi bit mors) attrave rso le fi nestre dei tuoi occ h i " , e lo stesso canto scenico ha u n
effetto "mortale". Secondo G i rol amo, anche l a m usica p e r l e scene è una m i nacc i a per
l a morale. Anzi , già un cri tica val utazi one d i tal e rappresentazioni è per Sal v i ano una
conta m i nazione del l ' ani mo. A gost i no mostra d i sapere come, da t utto q uel "traffi co
osceno e i nverecondo" anche donne sposate riportano "a casa n uove conoscenze" ;
Ci pri ano e Novaziano sospettano, i nvece, che gl i appassi onati del lo spettacol o si ano
sti molati ed eccitati proprio dal ri conoscere s u l l e scene q uanto l oro hanno già speri ­
mentato i n pri vato. Secondo Lattanzio ( 1 1 8 1 ss.) e Fi rm ico Materno ( 1 276 ss. ) g l i dèi
stessi sono nei d ram m i m i tologici maestri e guide d i mal affare e mal vagi tà. I n l i nea di
pri nci pi o - così sul le orme di Tertul l i ano asseri scono molti autori con unan i m i tà spesso
letterale - i l teatro è fonte di i nformazione otti male su tutto quanto v ' è di i nfame ed
esecrab i l e . Esso i nsegna come in una scuola, e nat u ral mente si e m u l a ciò che colà si
62
propone così egregi amente •
278 /stupidimento

Pe r la veri tà, anche celebri autori pagani avevano i n passato st i g m ati zzato la "vo­
l u ptas ocu l orum" ; i l succi tato E l i o A ri stide, ad esem pio, nonché Platone e Qui nti l i ano,
avevano ri marcato l e riperc ussioni negat i v e del l a m usica (sce n i ca), mentre Tac i to,
Pl utarco, e p i ù ancora G i ovenale, avevano lamentato l a peri colosità, i n particol are per
358 ragazze e donne, i ns i ta neg l i spettaco l i e operante per loro tram i te. E si com prende da sé
perc hé i pad ri de l l a c h i esa ne mettesse ro in guardia in maniera pressante special mente
le donne e i bam bi n i . Non si stancavano di i nsi stere s u l fatto che già parecc hie donne
erano entrate caste in teatro, uscendone tuttav ia am mal i zi ate, e come l à non si potesse
i m parare la castità. Proprio ne l l ' i nteresse di q uesta i n naturale repressione sessuale,
tutta al serv izio del la sua egemonia, l a chi esa fece d i tutto pe r arg i nare l ' e ntusiasmo
dei "su à v i l ud i i " , preservandol i dal l 'arte del demonio. Gli i nterventi sol lecitati dag l i
i m peratori fu rono i n vero i nfruttuosi . Per q uesto, i nfatti , i governanti non vol lero mai
ri sc h i are sol levazioni e ri volte. Solo Teodosio l v i etò nel 392 le corse dei carri e nel
399, i n l i nea di massi ma, le rappresentazioni di domenica; ma ev identemente con così
scarso successo, che i l S i nodo di Cartagi ne richi ese nel 40 1 la ri presa e l ' i naspri me nto
63
al meno di quei prov vedi menti .
La chi esa stessa, che al pi ù tardi dopo Clemente A l essand ri no e Tert u l l iano ri teneva l a
freq uentazione deg l i spettaco l i i ncompati b i l e col cristianes i m o, fi nì per v i etarl a ri goro­
samente - nel I I I e IV Conc i l i o di Cartagine - sia pe r re l i giosi sia per l a i c i , m i nacciando
d i scom u n i ca chi avesse contravvenuto al d i v i eto. Neppure i n occasione d i banc hetti
il vescovo Eusebio di Roma ( 3 09/3 1 0) consente l ' esi bi zione di art i sti scenici . In base
al le "Costi tuzioni apostol i che" i l matri monio di un chi eri co con un 'attri ce rendeva
i m possi bi l e l ' esercizio d ' una carica ecclesiale. Nel I V secolo, il Conci l i o spagnolo di
Il li berri s i nterdice assol utamente l ' u ni one tra cristiani e attori - altrettanto q uanto q ue l l o
t ra cristiani e d ebre i (diffamato dal Conc i l i o con quattro cano n i ) . Nel 3 1 4, i l pri m o
Conc i l i o d i A rles rifi uta l 'a m m i ssi one a l l a com u n i one agl i auri ghi e a tutto i l personale
dei teatri per l a durata dei l ud i . Il 7° Conci l i o di Cartagine pro i bi sce nel 4 1 9 ai teatranti
d i sporge re denuncie contro i chierici . Ov v i amente, anche il mestiere del l ' attore non
era conci l i abi le (si presumeva per l ' arti ficiosità del rapporto tra ruol o e i nd i v i duo) con
q uel lo ciel cri stianesi mo, tanto devoto alla veri tà. Qual ora un attore ("i l flauto di Satana" ,
secondo G i acobbe di Sarug) vogl i a farsi cri stiano, g l i antichi ordi namenti e i Conc i l i
359 ecclesiasti ci i m pongono general me nte l a ri n u nzia a l l a sua professi one 64.

I N LUOGO DEL TEATRO, ECCO IL TEATRO DELLA CHU:SA • • •


E LA SUA CENSURA, ANCORA NEL XX SECOLO

Tuttavia, v i sto che mon i t i , m i nacce, cont umel ie, d i v ieti e restri zioni non otte nevano g l i
effetti desiderat i , i "pad ri" s i dec i sero presto, e poi per secol i ancora, a far passare pe r
In luogo del teatro, ecco il teatro della chiesa . . . 279

molto pi ù degne di attenzione le "rappresentazioni" organi zzate dal l a c h i esa, ossi a gl i


"spectacu l a chri sti ana" o "spectacu l a Christi anorum", addi tandol i come "santi , eterni " ,
65
e p e r gi u nta anche "grati s" (gratuita: Tertul l iano) .
I n l uogo del l e rappresentazioni teatral i , cioè del l a "ecc l esia diabo l i " , Tertul l iano
esa l ta l a conci l i azi one con Dio, l a rem i ssione dei peccati come il "pi acere" (vol u ptas)
pi ù desi derabi l e . E chi ama freq uentare g l i spettacol i per moti v i c u l t u ral i , si sente da l ui
i n d i ri zzato al l a letteratu ra chi esasti ca. G i acobbe di Sarug mette a confronto i "falsi gesti
teatral i " con i "sermoni attend i bi l i " che si tengono in chi esa, e contrappone le reci tate
stori e mendaci di dèi i nesi stenti ai "l i bri di Mosè" (cfr. p. 24 ss. ) "che formano u n ' u n i tà
nel l a s ua essenza" . I l vescovo G i acobbe cerca di surcl assare l a danza del pantomima con
la deambulazione di Lazzaro resusci tato da morte, il coro scenico con il cantore Dav ide
e i sal m i , e più general mente il teatro con l a chi esa stessa ( i n q uest ' u l t i m o paragone c ' è
molto d i vero, o v e si presci nda dal notevole d i s l i vel lo) 66 .
L' arc i vescovo pri mate d i Africa, c h i amato Quod v u l tdeus, al tamente sti m ato da
A gosti no e in amicizia con l ui , paragona ogni "spectac u l um" dei genti l i con un pezzo
teatrale c u rato dal l a c h i esa. Senza a m m i ccare con g l i occhi , i l prel ato ri manda g l i
spettatori i nteressati al ci rco al n u m e ro, molto pi ù pazzesco, d e l profeta El i a nel l a sua
ascensione al c i elo sopra il carro d i fuoco (. .. dopo che costu i aveva scannato tra l 'al tro
450 sacerdoti di Baal per n i ente aggress i v i , cfr. I 88). E chi e ra d i l ettato dal le gesta del
dio G i ov e - quel soggetto scapestrato che sposò perfi no sua sore l l a - messe in scena dal
pantom i ma, ebbene quel l o spettatore si sarebbe del i z i ato d i p i ù con Cristo, il vero dio
67
che esi ge casti tà, o con Maria, madre e verg i ne nel medesi mo tem po .
A q uesto proposi to, anche A gosti no di sse l a sua, q uando sbottò a d i re: "Non cre­
di ate che il S i gnore ci abbia l asciato senza spettacol i ! ". Fi n dal l a fanci u l l ezza, i nvero, 360
A gosti no era stato attratto dal le "em pie" rappresentazioni sceni c he, da q uei "giochi
vergognosi", effettuati perl opi ù a Cartag i n e ; aveva frequentato i " m u nera" nel l 'anfi­
teatro, mostrando i nte resse anche per l e cacce al l a lepre, probabi l mente anche per le
l otte dei gal l i . Aveva scri tto add i ri tt u ra u n pezzo per il teatro. In q ual i tà di vescovo,
però, v i de i "fundamenta v i rtutum" in peri col o ed esecrò g l i spettacol i . . . tanto p i ù i n
quanto i l teatro di I ppona Regi us, capace di 6000 spettatori , d i stav a dal l a sua basi l i ca
appena 400 metri e, coi nci dendo i tem pi del l a spettacolo l à e del l o spettacol o q ua, l a sua
chiesa restava v uota (cfr. p. 275 ) . Ecco q u i ndi che g l i spettaco l i pagani n uocevano a l l a
moral i tà d e i cost u m i , mentre gl i "spectacu l a" d i Dio recavano puriss i m o giovamento
e sal vezza 68 .
Così A gosti no magn i fi ca con veemenza l e rappresentazioni cristiane in antitesi con
quel l e pagane. I nvece di entusiasmarsi per l 'auri ga nel c i rco, si doveva i nnal zare l o
sguardo a D i o , c h e q u a l e cond ucente per così d i re tiene l e bri g l i e d e i v i zi u m an i . A n­
ziché am m i rare i l funambol o, si doveva ri m i rare Pietro che cam m i nava s u l l e acq ue.
A nche la storia del l a sal vezza ha spettacol i da offri re : l a sconfi tta, poni amo, del l eone
280 /stupidi mento

Satana mediante i l sangue del l ' agnel lo, oppure l a l i berazione del cri stiano dal potere
del mali gno. I n somma, i n vece di teatro e poesia - cons i g l i a A gost i no - si studi l a B i bbia.
69
Ci si può i m magi nare quanto fruttuosi fossero q uesti appe l l i di defi cie nza mentale .
G l i spettacol i dei genti l i , tuttav ia, i l p i ù grande pad re del l a ch iesa l i i n gi u ri ò come
poc h i . . . sebbene egli sia anche l ' u n i co che su q uesto si espri me anche pos i t i vamente.
A l l ' occasione, A gost i n o scag l i a i nfatti raffi che d i nauseanti contume l i e contro g l i
"s pectac u l a" organ i zzati dag l i avversari , contro q uesti d i s g ustosi "i nsud i c i amenti",
"pest i l enze che i nfettano i corpi", "fol l i e de l l o spi ri to" , "cancro del lo spi ri to" , q uesto
"capovolgi mento di ogni onestà e costu matezza" . In un u n ico passo del l a sua "Ci ttà
di Dio" egl i ram pogna dal p u l p i to una festa rituale organ i zzata da Ci cerone per ricon­
ci l i arsi con gli dèi : "Que l l a fri vol a, sudicia, svergognata, esec randa, osce na festa di
36 1 riconc i l i azione, q ue g l i spettacol i in cui l ' i nterprete pri v a e dec lassa del l 'onore borghese
l ' e ncom i abi le v i rtù romana, dichi arandola a m bi gua e i nferiore, q uel la rappaci ficazione
con tal i d i v i n i tà, esecrate dal la vera re l i gione, q uel le storie favol ose che accusano e
cal un ni ano gl i dè i , q uel l e i nfam i azioni d i v i ne, consu m ate i n modi del i ttuosi e abiett i ,
oppure i n ve ntate ancor pi ù de l i ttuosamente e vergognosamente, ebbe ne, d i c i ò l ' i ntera
ci ttadi nanza ha dov uto prendere conoscenza di retta, con occhi ed orecchie, senza farsene
scru pol o" 70•
Tuttav ia lo stesso A gosti no, p u r facendo bal e nare agl i occ hi dei cri stiani l 'etern i tà
stessa come uno spettacolo fasc i noso e stupendo, non ha mai l ' accento di un Tertu l l iano,
il com piaci mento velenoso e ri pugnante con cui q uest i , a suggel l o del suo scri tto "S u g l i
spettacoli", vede tutti g l i spettacol i dei pagani oscurati e annichi lati dal lo "spectac u l u m "
d e l G i udizio u n i versal e, dal l ' apoca l i ttico anfi teatro mondiale d e i cristi ani . Oramai, i n
q uesto debutto così i ndesi derato, attori tragici e pantom i m i com paiono n e l ruol o pi ù
m i serevole, e la loro angustia fa gi ubi lare i cristian i , ri sarcendol i ampiamente per l a
m i seria, compensandol i d i ogni ri nuncia e u m i l iazione subita n e l mondo precede nte.
Così Tertul l iano espri m e il suo tripudio: "Che spettacolo sarà pe r noi , in giorni non
lontan i , il ri torno del S i gnore, nel q uale al l ora t utti crederanno, e che a l l ora sov raste rà
e trionferà su tutto ! . . . Quale spettacolo grandi oso ci sarà al l ora, quale sarà l ' oggetto
del l a mia merav i g l ia, la cagione del mio riso? Dove i l l uogo del l a m i a gioia, del m i o
gi u bi l o? Quando vedrò tanti sov ra n i , e tanto potenti , d e i q ual i si di sse che fossero
ass unti i n cielo, e l i vedrò gemere ne l l e tenebre pi ù profonde ; i n com pagn i a appunto
di G i ove e dei suoi testi mon i ; q uando ved rò tan ti reggenti e governatori , i persec utori
del nome del S i g nore, consu marsi nel le fiamme pi ù spaventose di q uel l e con cui essi
si accani rono beffardi contro i cristi ani ; e q uando i noltre q uei saggi fi l osofi arderanno
nel fuoco i nsieme coi l oro al un n i , svergognati da loro, ai q ual i facevano c redere che
D i o non si c u ra di n u l la, a c u i i nsegnavano che non c'è l ' ani ma, o che essa non tor­
nerà affatto nel suo corpo precedente, e q uando anche i poeti , con tro ogni aspettati va,
staranno i n piedi tremanti al cospetto del tri bunale di Cri sto gi udice, non certo di nanzi
In luogo del teatro, ecco il teatro della ch iesa . . . 28 1

a Radamante o a M i nosse ! A l l ora sì che q uesti g u i tti meri teranno di essere asco l tati , 362
q uando i nfatti gri deran no nel l a l oro propria sventura ; al l ora sì che bi sognerà am m i rare
queg l i attori , come saranno d i ventati ancora pi ù effe m i nati e arrendevol i ad opera del
fuoco" . . . "Guardare q ueste scene e provarne piacere non te lo può concedere nessun
p retore, ness u n console, nessun q uestore o sacerdote pagano, per q uanto generosi
possano essere costoro. Eppure, grazie al l a fede, noi abbiamo già q ueste cose, in certo
q ual modo, ben chi are e presenti nel l a mente e nel l ' i m magi nazi one" 7 1 •
G l i attacchi contro i l mondo del l o spettacol o sono al tamente anacron i stici , è vero ­
ma s u perati non son o !
È s uccessivo al decl i no d e l Med i oevo, i nfatti , c h e f u i st i t u i ta una censura ufficiale.
In Germania, l a pri ma i sti tuzione del genere fu c reata nel 1 486 dal l ' arci v escovo di Ma­
gonza Berthold von Henneberg. A nche l e d i s posizioni censorie del l ' I m pe ro, al l ' i ni zi o
del X V I secolo, furono sol leci tate dal l a chi esa catto l i ca. E ancora papa Leone X I I I ,
morto g i à n e l X X secolo, d i c h i arò nel l a sua Costi tuzione "Officiorum a c m i norum" i
l i bri "severamente v i etati" q uando essi "trattano, raccontano o i nsegnano program ma­
ti camente cose i m monde e i m mora l i " . A di rla tutta, q uesto v i cario permetteva ben sì
l a l ettura dei "cl assi c i " , che tuttav i a "fossero esenti da q uel l o sporco" ( ! ) , nei qual i si
tenga conto "de l l a purezza e del ! ' e l eganza del l i n guaggio, ma sol o quel l i d i cui l ' uffi cio
o l a professione di datti ca ri chieda q uesta pec u l i are eccezione". E ai m i nore n n i sarebbe
leci to ottenere "solo edi zioni epurate acc u ratamente, ed essere educati sol o i n base a
72
quel l i " .
Ancora nel l ' attuale Repubbl i ca Federale di Germania, l a l egge s u l l a diffusione di
scri tti defi niti "pericolosi per l a gioventù" è frutto d i una i sti tuzione ufficiale del l a chi esa
cattol ica che l ' ha promossa e preparata: la conseguenza è rappresentata da molte m i g l iaia
d i procedi menti , i ntesi a perseg u i re in tutti i modi opere di ri l evanza estetica 73 •
Ma neppure i l teatro moderno è un tabù . . . come se si v i vesse ancora nel l 'anti c h i tà !
N e l 1 903 l a Corte su pre ma d i Prussia, pro i bendo l a rappresentazi one del l a "Maria d i
Magdala" di Pa ul Heyse, fut u ro pri mo pre m i o Nobel tedesco per l a l etteratura, non
esi tò a defi n i re certi suoi aspetti erotici come " i sti nti umani pi ù i n fi m i ed esec randi " .
S tando al gi udizio di ri nomati teologi moral i catto l i c i , nel l a messa i n scena d i pezzi
"scostumati" e i ndecenti (q uesto "è sicuro") cadono i n peccato tutti q uel l i che v i con- 363
corrono, pi ù o meno gravemente, ma perlopi ù gravemente: c h i l i scri ve, chi v i reci ta,
chi li fi nanzia, chi appl aude, chi dov rebbe v i etarl i epperò non l o fa. Perfi no i m u ratori
che hanno costrui to l ' edificio e le donne del l e pul i zi e che vi lavorano erano ri tenuti
corresponsabi l i , ancora nel X X secolo. Nat u rale che, nel l ' i naugurazione di c i nema e
teatri , bi sogna che "si facci a i l poss i b i l e perché ciò accada per mezzo di un cristi ano
maturo e consapevole". Proprietari d i cinematografi che consentono l a proiezione di fi l m
" i m mora l i " com mettono q u i ndi peccato. A l trettanto vale per i l ocatori d i quei l ocal i ;
anz i , anche chi adopera " i nd i sc ri m i natamente" apparecchi radi otel ev i s i v i "fa del male
282 /stupidi mento

74
e com mette peccato" ( Hari ng) •
E ancora, non è stata i naugurata sotto i l regno di papa G i ovanni Paolo I l una cacci a
ai fi l m l i bertari ? N o n è stata essa sti molata d a l Santo Padre i n persona? Sotto d i l ui ,
non hanno proced uto avvocati del lo Stato a seq uestrare pel l i cole nei ci nema dediti al l a
pornografi a? N o n sono state i ncendiate add i rittura de l l e sale cinematografi che, per
75
ese m pio a M i l ano, a Roma?

CoMt: SI FINÌ I'ER t:SAI:I'ARE QliAU: "RELIG IONE CRISTI ANA " ( AGOSTI NO)
TliTfO QUANTO SI I'OH:VA liTI LIZZARt: llEL MON IJO I'RECRISTIANO

Come oggi tra g l i i nte l l ettual i è m i n i mo il numero dei cristiani - giacché, q uanto p i ù una
persona sa, tanto meno crede general mente i n checchessia; segnatamente nel le rel i g i o n i ,
e ancor meno n e l cristi anesi mo - , così , anche n e l I V secolo, la nuova rel i g i one godeva di
scarsi ssi m i consensi tra le persone col te e nel mondo ne l i 'ari stoc razia. l vecchi c redenti
d i codeste c l assi superi ori , che ancora nel tardo I V secolo i n Occidente ri copri vano
pos i z i o n i d i rett i v e , nel l a l o ro g rande m a g g i o ranza segui tarono a c o n s i d e rare i l
C ri stianes i m o una fede da schiav i , una re l i gione pe r gente m i n uta, com pletamente
i n com pati bi l e con la scienza antica. Sennonché la c h i esa aveva bisogno proprio d i
persone colte. A nche i n q uesto, dunque, essa ri pensò a fondo l a s u a azione, aprendosi
364 pe r accog l i e re quel l i fi no al lora tanto spesso deni grati , o addi rittura osteggiat i . E si ccom e
l a n uova re l i gi one costi t u i v a u n a buona base d i parte nza per le carri e re, anche i n cam po
a m m i n i strativo, ora anche l e persone i struite e d i sti nte com i nciarono a farsi avanti . I n
breve, a sal i re su g l i scanni vescov i l i c i sono, ora, q uasi sol tanto uom i n i prove n i e n t i
dal le classi s u periori (p. 3 8 8 ss. ) . A poco a poco, a caval l o tra i l I V e i l V secolo, i l
paganes i m o volge così a l tramonto. A l l a fi ne, i cri sti ani esponenti del la c u l t u ra - ave s i
p r esc i nd a d a l più rappresentati v o storico di l i n g u a latina A m m i a n o Marcel l i n o - av ra n n o
una netta superiorità, grazi e natu ral mente al l e ri sorse del la c u l t u ra antica, che sep p u re
76
i n parte si trasmetterà al M edioevo, anche se controv ogl i a .
Questa evol uzi one sta i n vero i n anti tesi con fondamental i i n segnamenti del N u o v o
Testam ento, con un vangelo c h e n o n era stato ce rto a n n u nci ato per i sapi enti e g l i i n ­
te l l ettual i . D ' a l tra parte , sta i l fatto che i l Cri stianes i m o aveva fatto d a tem po i l passo
deci s i v o pe r ti rarsi fuori dal mondo ebraico di Gesù e deg l i apostol i . Certo, anche Pao l o
e ra g i à cittad i no romano e fi g l i o di una ci ttà e l l e n i stica, anche l 'ebrai smo era e l l e n i zzato
ormai da secol i , pe r cui il cristi anesimo crebbe sem pre di pi ù al l ' i nterno del mondo
romano-el leni sti co, come un ti pico prodotto erm afrod i to. Il mondo cristiano non poté
non confrontars i , fi no ad i m medesi m arsi i nsieme con q uesta c u l t u ra ; q uel l a in cui q ua s i
tutti i cristian i , a som i g l i anza di Paolo, erano nati e cresci uti , quel la di cui parl avano l a
77
l i n g ua, di c u i freq uentavano l e scuole •
"Religione cristiana " 283

Fi no al V I secolo, la n uova rel i gi one non ebbe scuole sue proprie. Vero è che i cristiani
odi avano l a scuola dei genti l i , ma non ne creavano una l oro ; non fecero nemmeno un
tentativo, mancandogl iene tutte l e premesse, tutti i fondamenti e i princì p i . I m poss i bi l e,
ad ese m pio, che potessero far concorrenza ai c lassi c i . Era i nfatti una mass i m a assai
diffusa - sostenuta da Tertul l i ano come da papa Leone l - che i cristiani dovessero sì
studiare il sapere di q uesto mondo, mai però farne materia d i i nsegnamento. Tan t ' è
vero c h e ord i namenti come gl i "Statuta Eccl esiae A nt i g ua" consentivano ai laici u n a
pubbl i ca att i v i tà d i dattica s o l o c o n speciale approvazione e sotto i l control l o de l l e
gerarchie ecc l esial i . Nond i m eno, perfi no un ri gori sta come Tert u l l iano, che pro i b i sce
ai cristiani qual siasi i n segnamento nel l e sc uole pagane, non osa v i etare ai bam b i n i di
freq uentare la scuola. S i cché, nel l ' i m pero ormai d i ventato cri stiano, piani di stud i o e 365
materie d ' i nsegnamento restarono quel l i del passato 78 •
Tutto ciò non poteva però restare senza conseguenze. Se si voleva conq u i stare i l
mondo, bi sognava a m m i ccarg l i coi suoi stessi tesori . Era poss i b i l e v i ncere sol tanto col
suo ai uto, non sol o l ottandogl i contro. A l i vel l o d i consapevol ezza, o in modo i nconsa­
pevole, si con i u gava i l Cri stianes i m o con la c u l t u ra coeva, con lo spi rito del l a sc i enza
greca. Nel corso del I l e I I I secolo, difatt i , la n uova rel i gione ne fu com penetrata ; i l
mov i mento essenzial mente escatol ogico dei pri m i tem p i s i trasformò i n u n si stema d i
spec u l azione fi l osofica.
Per opera, ad esempio, di G i usti no, per il q uale i fi losofi sono veram ente sacri ; per l ui ,
è cristi ano chi unque v i v e o h a v i ssuto "con razi oc i n i o" , anche se è v i ssuto secol i pri ma
di Cri sto, passando persi no "per senzadio", come nel caso "dei greci Socrate, Erac l i to
ed al tri del l oro l i ve l l o" . A ncora p i ù i ntensa fu la promozione di q uesto processo con
Cl emente d i A l essandria che, i n stancabi l mente e con assol uta i ntenzional i tà, fa tras m i ­
grare c l andesti namente l a fi l osofia pagana n e l mondo cri sti ano, facendo del l a rel i gione
cri stiana una vera e propria fi l osofi a re l i giosa ; a suo av v i so, solo l a fi l osofia, già pri ma
di Cri sto, ha redento g l i uom i n i , e l a fi l osofi a per gi unta educa i G reci conducendol i a
Cri sto, e ciò i n modo tale che un cri stiano non sarebbe i n g rado di com prendere Dio
senza l a c u l tu ra greca. Solo i n v i rtù d i q uesto suo metodo C l emente, pur non essendo
riconosci uto santo da Roma, "ha reso il Cristi anesi mo capace d i conq u i stare il mondo
antico" ( Dannenbauer) . Il medesi mo vale per l "'ereti co" Ori gene, il quale pure traghetta
global mente nel Cri stianesi mo la cultura pagana, nel l a form u l azione del suo concetto d i
D i o , del l a s u a cosmologia, pedagogia, del l a s u a dottri na del l ogos e del l a v i rtù, del l a sua
antropologia e fi l osofia de l l a l i bertà ; per l u i , si m i l mente, sol o il greco col to è il cri stiano
perfetto. Nel l a sua opera i n I O vol u m i "Stromate i s" andata perduta (forse non a caso)
Clemente - se si deve credere al vescovo Eusebio - "comprovò tutte le tesi de l l a nostra
rel i g i one i n base a Platone, A ri stotele, N u menio e Corn uto". I l Cri stianesi mo, v i sto
come "germog l i o del tardo ebrai smo", speri mentava così una "total e metamorfosi" per
opera appunto di Cle mente e di Ori gene (Jaeger) 79 •
286 /stupidimento

La teoria de l l a rotazione del l a Terra e del l a sua forma sferica ri sale g i à ai fi losofi
pi tagori ci Ecfanto e l ceta di S i rac usa, v i ssuti nel V secolo prec risti ano. Eratostene di
Ci rene, il pi ù v e rsati l e scrittore del l ' e l l en i smo, tratta nel l l l secolo come già ce rta la tesi
del l a rotazione te rrestre e de l l a sua forma sferica; altrettanto di casi di A rchi mede e d i
altri studiosi . A nche A ri stotele l a conobbe , e i n seg u i to l o storico e geografo Strabone,
Seneca, Pl utarco. Ciò nondi meno, l a c h i esa cristiana abbandonò q uesta conoscenza per
369 sal vaguardare la stori a mosai ca del l a c reazi one e sostenere le tesi bi bl iche, pred icando
che la Terra è un d i sco ci rcondato da mari . De l l a sua forma sferica g l i studenti europei
vennero a conosce nza u n m i l lennio dopo, nel l ' a l to Med i oevo, nel l e u n i v e rs i tà arabe di
S pagna ! E sol o al l a fi ne del Medioevo si sarebbe ritornati a q uel l a teori a llll .
Lattanzio v i l i pende la scienza del l a natura come puro e sempl i ce nonsenso. I l dottore
del l a chiesa A m brogio la respinge rad i cal mente q uale attacco al la maestà di Dio. I l proble­
ma del le propri età o del l a posi zione del l a Terra non ha per l u i il m i n i mo inte resse. S piega
che c i ò è i rri le vante per l ' avven i re: " Può bastare di sape re che il testo deg l i scritti sacri
conti e ne questa osservazione ' Eg l i appese la terra sul n u l l a "'. Dopo di che, A m brogio
l i q u i da una q uesti one anal oga re p l i cando: "Su d i ciò basta, come credo, l ' esternazi one
del S i gnore al suo serv o G i obbe, q uando parlò attraverso una n u be . . . ". Per contro, i l
dottore m i l anese sostiene l ' esi stenza di parecc h i ciel i , a l m eno tre, perché Dav ide parla
K9
di "c i e l i dei c i e l i " e Paolo assi c u ra "di essere stato rapi to nel terzo cielo" •
Quale concetto abbia A m brogio de l l a fi losofi a de l l a natura si e v i denzia g i à dal fatto
che afferma, i n tutta serietà, come "a contenere s i c u ramente la fi l osofia naturale c ' è
i l vangelo i nti tol ato a G i ovann i " . Eccone l a m ot i v azione: " Pe rché ness un altro, oso
affermare, ha con tanta subl i me saggezza scrutato la maestà di Dio, svel andocel a i n
u n l i n guaggio i n i m i tabi l e". Non fa merav i g l ia, q u i n d i , che ad A m brogio appaia i n uti l e
anche la fi l osofia, v i sto c h e h a fuorv i ato i seguac i d i A rio. Eppure egl i stesso n e era
stato fortemente i n fl uenzato, segnatamente dal neoplatoni smo, al pu nto da pl agiarne
senza scrupol i il massi m o espone nte Pl oti no. E nel l a sua cri stiana dottri na s u i doveri
dei rel i gi osi " De offic i i s m i n i stroru m " , il vescovo A m brogio ha rical cato non sol o i l
ti to l o d i Cicerone, m a i n sostanza q uasi tutto i l resto: forma, struttura, e spesso perfi no
l ' ord i ne e il p roced i mento di mostrati vo, che egl i si l i m i ta a cri stiani zzare . Non è nep­
pure in grado - fatto abbastanza s i g n i fi cati vo - d i orga ni zzare una sua pe rsonale deon­
tol ogia cristi ana; ha bisogno di quel l a del l ' a utore pagano, e per d i p i ù in m i s ura tale
da g i ustificare l o scherno per cui Ci cerone sare bbe d i ventato, nel l e mani d i A m brogio,
370 una specie di pad re de l l a chiesa. C i ò nond i meno, i l suo gi udizio sui "dialetti c i " è as­
sol utamente negati vo, dal momento che condanna se nza rem i ssi one q ual s i asi sapere al
d i fuori di quel l o re l i gioso.
Forse è mol to i strutti v o far com pre ndere una buona volta l ' abito e l ' orizzonte mentale
del l ' uomo che, dopo l ' ottavo secolo, per tutto l ' Occi dente è considerato - i nsieme con
G i rol amo, A gosti no e papa G regori o l - tra i massi m i pad ri del l a c h i esa. U n " pad re" di
" . . . il suono del suo nome e il frutto del suo spirito " 287

c u i ancora un teol ogo cattol i co del XX secolo scri ve che proprio grazie a l l a sua "va­
sti ssi ma attività letteraria", p i ù che con la sua azione di pol i ti ca ecclesi astica, "doveva
conservare al l a posterità am m i rata e ri conoscente l a fama del suo nome e il frutto del
suo spirito" ( N i ederh u ber) 90.
Seguiamo d unque q uesta celebrità su un terreno di cui è un vero esperto, q uel l o
del l ' al legoresi . I n pi ù, espl ichiamo q uesta s u a a rte s u l l a scorta di u n l i bro c he passa
per il suo capol avoro, di modo che l ' accusa d ' una sel ezione sleale non possa esser fatta
leal mente.

"• • •I L SUONO DEL SUO NOME E I L FRUITO DEL SUO SPIRITO" . LE PROVE DEL SANTO AMBROGIO
PER LA CASTA VEDOVANZA: TORTORELLE, NASCITA VIRGINALE DELLA M A DRE DI D10:
AVVOLTOI, I MMORTALITÀ : L ' UCCELLO FENICE E ALTRE I LLUMINAZIONI

In veri tà, già nei pri m i secol i vi furono cri stiani ai q ual i l 'esegesi al l egori ca sem brava
sostanzial mente pi uttosto sciocca, gi udicandol a soggetti va senza speranza ; vedevano
i nfatti in q uei teol ogi deg l i i nd i v i d u i che ri m ugi navano ogni parola fi no a che ne cava­
vano ciò che si voleva. Ma g l i esegeti stessi concordavano com pl etamente sul fatto che
q ual siasi i nterpretazione letterale dei testi era solo superfi c i ale, e che una comprensi one
puramente testuale sol o q ualche volta, e spesso per n iente, sch i udeva il s i g n i fi cato vero
e propri o. I l vero senso era i nsito pi ù a fondo, era m i steriosamente ci frato da Dio, e
doveva essere reso v i s i b i l e da l oro per m ezzo del l ' al legores i . A nche A m brogio è d i
q uesta opi n i one, anche pe r l ui è i nd i spensabi l e l ' i potesi d i un pi ù elevato s i g n i ficato d i 37 1
una scri ttura, per cui egl i d i sti ngue tal volta u n d u p l i ce senso - littera da u n l ato, e sensus
altior dal i 'al tro - , tal al tra anche tre spec i e di senso: sensus nat u ral i s , sensus m ysticus,
sensus moral i s. Ma non vogl iamo m uoverei nel l ' astratto.
Ecco q ua, per esem pio, il Parad i so, il cui carattere "storico" non v iene natural mente
i n d i sc ussione, essendo un ' i m magi ne del l ' ani ma, e i q uattro fi u m i del Parad i so sono l e
q uattro v i rtù cardi nal i . E d ecco l ' A rca pronta a fungere da si m bolo del corpo u m ano:
l e sue si ngole parti corri spondono alle parti del corpo, gli a n i m a l i del l ' arca agl i i sti nti
e ai desi deri . Nel " De l saac et ani ma" A m brogi o fa che il matri mon i o d i ) sacco con
Rebecca s i m bol eggi l ' u n i one di Cri sto con l ' ani ma u m ana. Nel " De patriarc h i s", nel l a
fi gura di S i meone s ' i ntendono i dotti bi bl i sti , nel l a fi gu ra d i Lev i i som m i sacerdoti
al l ' epoca di Gesù. In forza di queste i nterpretazioni m i stico-al l e goriche de l l a B i bbia, di
q ueste deci frazioni e ri l etture t i pologiche, A m brogi o può estrarre non sol o una q uantità
di "messiani che d i v i nazi oni", ma riesce ad affasci nare altresì uno come A gosti no. Ora­
mai a q uest 'al tro grande , anzi a q uesto mass i m o l u m i nare del l a ch iesa, non " parrà p i ù
i m possi bi l e di leggere gl i scritti d el i ' A ntico Testamento, l a l eg ge e i profeti , attraverso
q uel l ' occhio con c u i essi mi sem brarono un tem po i n sensati . . . ". No, no, adesso, dopo
288 /stupidimento

che A m brogi o ha l i berato profondi m i steri da v e l i i ngen ui e candidi , A gosti no non


ha pi ù bi sogno di di sprezzare l a rel i gione di sua mad re come una fi l za d i stori e l l e pe r
vecchi ette ; ora anche l u i , armato del le rivelazioni am brosiane, potrà gi udi care superata
la critica manichea al i ' A n tico Testamento, pote ndo fi nal mente anche l u i , Agosti no,
riconoscere dappertutto il signi ficato pi ù alto. E così ne narra: "S pesso ho ud i to con
gioia A m brogio dichi arare ne l l e sue ome l i e al popolo: ' La lettera uccide, lo spi rito dà
l a v i ta ' , e come in seg u i to, là dove l a l ettera sem brava i n segnare il contrario, egl i sco­
stasse il velo m i stico e d i schi udesse la com prensione spi ri tuale". ( Eppure A m brogio,
sulle orme dei precedenti pad ri , chi amava ov v i amente i gi udei del l ' A n tico Testamento
91
"i nostri " , o add i rittura "nostri antenati", maiores nostri) •
372 I n che modo lo spi rito i nfonda la v i ta, sol l evando i l m i stico velame, vogl iamo ora
osservarlo sul terreno natura l i stico nel santo dottore sul la base del suo " Exameron
( Hexaemeron) l i bri sex", un l i bro che consta di pred i c he te nute in nove giorni conse­
cuti v i sul l 'opera "di sei giorni", secondo l a mosai ca c ronaca de l l a creazi one. Poiché i l
vescovo m i l anese ( l cap. 9 ) lo scri sse i n età ormai tarda, d a "senex", poc h i anni pri ma
del la morte, promette mol te cose rel ati ve al l ' arte e al l a sapienza cristiana, tanto più
che anche la pi ù recente teologia catto l i ca l o defi n i sce "anche sul piano l etterario u n
capolavoro pieno d i stupende descri zioni natural i " ( A l taner/S t u i ber), e ''forse l a pi ù
92
be l l a opera di A m brog io" ( Moreschi n i ) •
L' i l l ustre esegeta trasforma q u i la col omba - un te m po aleggi ante sul la c i rconc i s i one
del S i gnore, conforme alla legge del Si gnore, offerta al S i gnore - in mode l l o ideale di
casta cond i zione vedov i le. I n q uesto A m brogi o è uno special i sta, avendo mostrato in un
apposi to scri tto "Sul l e vedove" q uanto l a vedovanza sia preferi bi le alle seconde nozze . . .
senza contare che i l santo, proprio come autore di numerosi trattati ascet i co-moral i , ha
trovato pa rticol are ri conosc i me nto del mondo teologico.
Ma torn iamo al la colom ba, v i tt i m a del l a c i rconci sione. A m brog io scri ve: "Questo
è il vero sacri ficio di Cri sto: casti tà corporale e grazia spi rituale. La castità si riferi sce
al l a tortora, la grazia al l a col omba". Dopo che il sagace i nte rprete ci ha i n segnato che
"la tortora, appena d i ventata vedova dopo l a perd i ta del maschi etto, prova profonda
ri pu gnanza verso ciò che è e si chiama accoppiamento", dal momento che " i l pri mo
amore l ' ha del usa e i n gannata con l a scom parsa del l ' amato", il teol ogo approda al l a
morale de l l a stori a del l a tortora: "Così essa ri nunzia a d u n a n uova un ione e n o n l ede i
di ritti del l a casti tà né i l patto sti pulato con l ' am ato sposo: a l u i sol tanto essa dedica i l
suo amore, per l u i conse rva i l nome di sposa. I m parate, o donne, quanto s i a nobi le l o
93
373 stato vedov i l e, l a c u i lode s i annuncia perfi no nel mondo deg l i uccel l i " .
La tortore l l a fedele oltre la morte del suo sposo ! Sì , sono le donne che A m brogio
ha sem pre i l l u m i nato e i strui to con speciale pred i l ezione, ded i cando trattati su trattati
al l e vergi nel l e, bi sognose e svan taggiate come le donne erano e sono. E i nfatt i , d i ce
i l dottore, "la donna deve vel are la testa, giacché e l l a non è l ' i mmagine di Dio". Per
" . . . il suono del suo nome e il frutto del suo spirito " 289

q uesto, A m brogi o poteva richiamarsi a l i 'autorità del santo Paolo. L' apostolo del l e genti
e la tortore l l a . Ma c h i , si domanda A m brogio, chi d i ede al l a tortora q ueste legg i ? Non
l ' uomo, di certo. " Nessun uomo, i nfatti , av rebbe mai osato, dacché perfi no Paol o non
ha osato, d i e levare a norma d i l egge l ' osservanza del l o stato vedov i l e". Solo come
desi derio l ' apostolo espri me ri guardo al l e donne ciò che nel l e colom be è uso costante.
Ma se perfi no Paol o non ha reso obbl i gatorio il mante n i m ento del lo stato di vedovanza,
chi a v rebbe mai potuto i m porlo al le col ombe? Sol tanto Dio, natural mente. "Dio ha i m­
messo dunque questo i sti nto nel l e col o m be, dando loro q uesta forza del l a conti nenza;
solo l u i , i nfatti , è in grado di dare u n l egge uni versal mente v i ncolante. La col omba non
è arsa da i m pu ls i giovani l i , non si l ascia sedu rre da al l ettanti occasion i . La col omba non
conosce trasgressioni a l l a fedel tà pri mariamente data ; sa i nfatti conservare la casti tà
promessa con la pri ma u n i one che la sorte le ri servò" 94.
Parola di dottore del l a chiesa !
" Leggiadre descri zioni natural i e copi ose narrazi oni su l l a v i ta deg l i ani mal i " : così
v i ene ancora una volta magn i fi cato q uesto " Hexaemeron" di A m brogi o nel la catto l i ca
opera standard di Otto Bardenhewer, ex dottore di teologia e fi l osofi a, protonotaro apo­
stol ico e professore al l ' Un i vers i tà di Monaco. I l q uale spi ega: " G l i a n i m a l i vi vengono
raffi gurati come model l i per l ' uomo. La nobi l e vena popolaresca del l ' autore che parla
dal pul pito si mette al l a prova in maniera sci nti l lante". Eh sì , "la fama del suo nome e
i l frutto del suo spi rito . . . " 95.
S i nota bene, ol tretutto, i n quale al ta considerazione la chiesa cattol i ca tenga la v i ta
ani male ! Vi sto che A m brogio ha appena parl ato del l a " v i rtù" i nsita ne l l a "vedovanza
deg l i uccel l i ", ora v uole senz 'altro, nel prossi mo capi tolo, " parl are del l a vergi n i tà che, 374
si assicura, si presenta perfi no i n molte speci e di uccel l i . Così tale v i rtù si può constatare
anche presso g l i avvol toi ", i q ual i non " i n d u l gono a nessun accoppiamento sessuale",
nei q ua l i il concepi mento ha l uogo "senza che v i sia coi to" e l a "fecondazione senza
i ntervento del maschio"; q uesta è l a ragione per cui gl i avvol toi "raggi un gono nel l a
loro l unga v i ta u n ' età così avanzata d a trasc i nare i loro gi orni fi no a cent 'an n i , e non s i
attendono u n 'esi stenza l i m i tata". Ma ecco che l ' i l l ustre pri ncipe del l a chiesa l e sbal l a
ancora pi ù grosse . C h e cosa testi moni ano tutti g l i avvol toi (e al tri ucce l l i ancora) venuti
al mondo senza copulazione? N i ente d i meno che l a possi bi l i tà e l a cred i bi l i tà del l ' i m ­
m acol ata concezione di Maria, l a santa madre di D i o !
Sì , perché al l a cri sti anità, n o n m e n o c h e al l ' i ntero mondo m i sc redente, A m brogio si
sente di gri dare: " Ed ora, che cosa hanno da d i re i beffeggi atori , che amano tanto i rridere
i nostri m i steri , q uando sentono che una verg i ne ha partori to, ritenendo i m possi b i l e i l
parto d i una donna i l l i bata, l a c u i i nti m i tà non è stata v i o l ata d a u n uomo? S i v uole
forse gi udi care i m poss i bi le, nel l a madre d i Dio, ciò del l a c u i possi bi l i tà non si pone i n
d i scussi one neg l i avvol toi ? U n uccel l o partori sce senza masc h i , e nessuno h a n u l l a da
obi ettare : e poiché Maria ha generato un fi g l i o in q ual i tà di promessa sposa, si pone
290 /stupidimento

i n d u bbio la sua casti tà. Non ci avvediamo d u nque come i l S i gnore ha fatto precedere
una serie di analogie, proprio al fi ne di i l l um i nare, pe r loro tram i te, i l decoro del la sua
umana i ncarnazi one, per autenticare l a sua veri tà?" 96 •
Parola di dottore del l a c h iesa !
Lo " Hexaemeron", defi n i to "opera i nteressante ed ecce l l ente" ( B ardenhewer), i l
"capol avoro l etterario del santo A m brogio" ( N i ederh u ber), passa i n rassegna, i n q uesta
maniera ol tremodo i strutti va, sia sul pi ano zoologico che teologico, un i ntero giard i no
zool ogico, com presi gl i uccel l i nottu rn i , i l pi pistre l l o, l ' usi gnolo, s i m bolo del la l ode
a Dio e del la nostal gia cel este. Il grande arco si stende dal l a fotofobica ci vetta, quale
emblema d ' una oscura ed empia saggezza (an i male venerato e sacro nel l ' antico Egit­
to) , fi no al "canto del gal l o secondo il suo s i g n i fi cato fi sico, morale, ri l evante pe r la
stori a del l a sal vezza" . Ce rto, il canto del gal l o non fa scappare solo i mal v i vent i , ma
375 ri svegl i a altresì Ve nere, l a ste l l a del matti no. Ma soprattutto: " A l l o sq u i l l o del suo
grido si leva alacre l o spi ri to di devozione a l l a preghiera, ri prende ndo prontamente
l ' ese rci zio del l a lettura de l l e scritture". Perciò A m brogi o chi ude anche i l q u i nto l i bro
del suo capolavoro: "Così ora, dopo aver cantato i n coro la canzone serena deg l i ucce l ­
l i , dopo esserc i si ntoni zzati col canto d e l gal lo, ! asci ateci cantare i m i steri d e l S i gnore !
Nel corpo di Gesù si debbono ri u n i re le aq ui le, ri ngiova n i te attrave rso la puri ficazione
dei peccati ! Pe r noi , i nfatti , la grande bal ena ha già portato a ri va il vero G i ona (Cri ­
" 97
sto) . . . .

Dio onnipotente !
I n un altro passo del medesimo col po di ge nio, i l mai abbastanza l odato corifeo de l l a
chi esa si serve de l l a metamorfosi d e l baco d a seta, del cam biamento cromatico del
camaleonte e del l a le pre, nonché de l la ri nasce nte fe n i ce, presi tutti a si m bolo e prova
del la ri surrezione.
S u l l a fe nice, c he si d i ceva v i vesse i n A rabia "fi no a 5 00 anni", A m brogio ci i nfor­
ma: "Quando essa sente approssi marsi la fi ne del la sua v i ta, si prepara un sarcofago di
i ncenso, m i rra e altre sostanze arom atiche i n cui, term i nato i l corso del la sua v i ta, essa
entra e m uore". La m i rra, q uale s i m bolo di resu rrezione, l ' ucce l l o ambrosi ano non l ' ha
sce l ta mal e ; anche l ' i ncenso può procacciare slanc i , ma anche annebbiamento. Da gran
tem po, i n ogni caso, l ' i ncenso fu mava nei santuari budd i stici e i nd u i stici , nei tempi i g reci
e roman i , nel l e ceri mon ie d i Baal dei Canane i , nel tem pio di Jahwè a Gerusalem-me . . .
pri m a che i l Cri stianesi mo l o condan nasse come "ci bo dei diavol i " (Tertul l i ano), per
poi ri assu merl o a sua volta negl i affu m i catoi anti stanti le tom be dei mart i r i , g l i al tari ,
le i m magi ni dei sant i , e i n consi m i l i riti consac ratori , nel l atreuti co c u l to sac ramental e,
98
nel la l i t urgia del l a messa, già nel pi ù antico Ordo Romanus . . .
M i tologicamente, l ' uccel l o fenice è com posto correttamente nel l a bara. Se n nonché
ora A m brogi o sa che dal l a "sua carne in putrefazi one" sta per nascere "un verm ice l l o",
che dal i 'ani maletto spuntano " nel corso d ' u n determi nato te mpo de l l e al ucce", e che
" . . . il suono del stw nome e il frutto del suo spirito " 29 1

al l a fi ne i l vecchio volati l e è di n uovo sul l e zampe, v i spo e vegeto come u n p u l c i no . . .


come noi nel l a resurrezione. "Vol esse i l cielo che q uesto ucce l l o che, senza avere u n
model l o e senza com prenderne l a qual i tà, prepara a s e stesso i model l i del l a resurrezione, 376
i n segnasse a noi , al meno attrav erso i l mode l l o che ci offre, l a fede nel l a resu rrezione !
Eppure g l i uccel l i esi stono a causa del l ' uomo, non l ' uomo a causa del l ' ucce l l o . S i a esso
d u nq ue per noi un mode l l o del fatto che l 'autore e il creatore non l asci a cadere i s uoi
santi per sempre nel l a rov i na: in veri tà, egl i non l asci ò cadere in rov i na neppure q uesto
ucce l l o, ma vol l e i nvece che ri nascesse dal suo stesso seme. (Oppure) chi gl i i nd i ca
i l giorno del l a morte affi nché si prepari l a bara, l o rie m p i a di arom i , v i entri dentro e
m uoia l à dove un amabi l e profu mo può assorbi re i l fetore del cadavere?
Così anche tu, o uomo, preparati la bara ! 'Togl iti di dosso l ' uomo vecc h i o col suo
vecchio com portamento, e i ndossa l ' uomo n uov o ! " . A m brogi o lancia q uesto appe l l o
al l ' uni sono con san Paolo, c h e u n tem po " s i preparò anche l ui l a bara come una brav a
fen i ce, riempi endo l a sua tom ba col profumo del marti rio" 99 .
I l vescovo di M i l ano, autore di q uasi due dozzine di scritti esegetici s u l l ' A ntico Te­
stamento ( mentre col N uovo si l i m i tò, con la stessa arte raffi nata, al vange l o di Luca),
ama eq u i parare l a fi l osofi a con l a sofi stica, natural mente nel l ' accezione pi ù negativa.
A ppena q ualcosa non g l i aggrada, ecco scattare per lui l a "famigerata com p l icatezza del l a
sofi stica". R i petutamente getta nel l o stesso cal derone anche i grand i sapienti , i l popolo
ebraico e gli "ereti ci", tutta gente che "si com p i ace di copiosi sprol oq u i , d i am pol l osa
retorica, ponendosi al di sopra del l a sempl ice dottri na del l a vera fede, recu perando così
i n uti l i tesori ", che al popolo però "non portano parole di sal vezza. Perché sol tanto Cri sto
è q uel l o che tog l i e i peccati del popolo . . . "
I nsom ma, ciò che un si m i l e gen i o i ntenda per sapere, scienza, i gnoranza, che cosa
pensi del l a scienza (de l l a natura) del suo te m po e del passato, è chiarissi mo. Quel l e cose
non lo i nteressano. Scienza, sapienza, veri tà, sono per l ui nient'al tro che la B i bbia, i l
caro padre celeste, l ' ald i l à. Perfi no Bardenhewer deve concederlo: "A m b rogi o accan­
tona subito ogni q uestione che non abbia a lcun s i g n i fi cato per la v i ta eterna". Lo stesso
A m brogi o paragona i dotti al gufo, le cui grandi pupi l le azzurre non afferrano g l i oscuri 377
fremiti del l e tenebre. E scri ve: "I sapienti del mondo non vedono; nel l a l uce non vedono
n u l la; perché cam m i nano nel l e tenebre", e al l a fi ne "de v iando dal sentiero de l l a fede,
malgrado il giorno d i Cri sto e l a l uce del l a c h i esa, che li i l l um i nano da v i c i no, costoro
precipitano i n una tenebra di eterna cecità. Non v edono n i ente, e tuttav i a si riempiono
" •
la bocca . . . 1 00
Ma non sono proprio loro, i teol ogi e i padri del l a chiesa, a riempi rsene la bocca?
Non sono proprio loro a sapere le cose l etteral mente pi ù i ncred i bi l i su Dio? Non sono
precisamente loro a risol vere ancora i p i ù comp l i cati probl e m i b i b l i c i con la l oro arte
esegeti ca, con le l oro stra m pal ate spec u l azioni e gioc h i n i di l ettere, di nomi o di cifre?
E in q uesto non sono neppure ori gi nal i , come sem pre del resto, dal momento che - dal
292 lstupidimento

V I secolo precri stiano, ossia a parti re dal l ' i nterpretazi one al l egori ca di Omero - non
fanno che prosegu i re l a sol i ta trad izione scol astica dei genti l i ? E l ' Epi stola di Barnaba,
i n serita da Clemente A l essandri no e da Ori gene ne l l a sacra Scrittura, non v i de ad esem­
pio (p. 1 49) l a morte sulla croce d i Gesù (ce rto diffi c i l mente di mostrabi l e dal l ' A ntico
Testamento) vatici nata nel l a c i rconci sione dei 3 1 8 se rv i di A bramo, dato che q ue l
n u mero conteneva i s i m bol i del l e ci fre greche I HT ( 1 = 1 0, K=8,T=300), pe r cui l a l
101
doveva s i g n i fi care Gesù e T la c roce?
E , pe r stare sem pre su q uesto l i vello, n o n è stato i l massi mo fra i dottori del l a chi esa
ad i l l u m i nare la cri stianità? A nche A gosti no, i nfatt i , pri v i legiò nel le sue pred iche ( u n
mezzo m i gl i aio sol o di quel le autentiche) i l s i g n i fi cato al legorico. S o l o i n q uesto modo
egl i riuscì a d i ri mere defi n i ti v amente la pol e m i ca dei Mani chei contro l ' A ntico Testa­
mento. E q uando, nel 393/94, tentò un 'esegesi del la Genesi secondo il senso letterale, è
sig n i ficat i v o che i nterro m pesse i l suo l i bro (" De Genesi ad l i tteram i m perfectus l i ber")
già dopo l ' i nterpretazione del pri mo capitolo. (A nche un suo ampio com mento " De
1 02
378 Genesi ad l i tteram", i n i zi ato ne1 40 1 , affronta sol tanto i pri m i tre capi tol i ) •

DELU: ARTI ESEGETICHE DEL SANTO AGOSTINO; CIÒ C H E CREDEVA E NON CREI>EVA •••
E COM t: Tll'n"O CIÒ CHt: L ' UOMO HA BISOGNO 1>1 SAPER t: SI TROVI NELLA BIBBIA

Nel l a sua al l egoresi , A gostino procede esattamente nei modi che furono e restano lar­
gamente i n uso tra i teologi ecclesiasti ci ; per i q ual i , la l u na d i venta l ' em blema del l a
chi esa c h e rifl ette l a l uce di Dio, i l vento si fa s i m bolo del l o Spi ri to Santo, o i l numero
I l sta per " peccato" perché oltrepassa i l numero l O, che natural mente s i g n i fica i dieci
comandamenti . Secondo questo metodo, A gostino rav v i sa Gesù nel la si m i l i tud i ne del
Fi g l i uol prod i go: nel pad re vede Dio, nel fi g l i o maggi ore gli Ebre i , nel fi g l i o m i nore
i Genti l i ; neg l i i nd u menti , in c u i si avvol ge i l fi g l i o che ri torna nel l a fam i g l ia, vede
l ' i m mortal i tà ; nel v i tel l o fatto i ngrassare e poi mace l l ato, scorge il Cri sto ( i m molato per
i peccati del mondo), e così via a l l egori zzando. Ma è chi aro che gl i manca l o sguardo
per affe rra re il nucleo del l a si m i l i t udi ne. Il modo in c u i A gosti no affronta l e pi ù pere­
gri ne proposizioni bi bl i che, ce lo ri vela u n esempio tratto dai 1 24 che sono contenuti
nel "Tractat us i n Joa n n i s evange l i um", considerati come " particolarmente ri levanti"
( A i taner/S t u i ber) ; si tenga presente, i nol tre, che l ' autore scri sse e tenne l a pred ica i l l u­
strata q u i di seg u i to - la 1 22° di q uesto l i bro - probabi l mente non pri ma de l i 'anno 4 1 8 ,
d u nque i n età tarda ed espe rta.
Nel vangelo di Gi ovanni 2 1 , I l A gostino l egge che Pietro, nel l a pesca portentosa s u l
l ago di Ti beri ade , t i rò a terra l a rete p i e n a d i "centoc inq uantat re grossi pesci". 1 5 3 . . .
q uesto n u mero esatto fu mot i v o d i approfondita ri fl essione pe r i l grande A gosti no.
Sen nonché egl i aveva scandagl i ato ben al tri m i steri , e così fu natural me nte anche per
Delle arti esegetiche del santo Agostino 293

l 'arcano dei 1 5 3 pesc i . Essi si m bol eggi ano - ma è tal m ente evidente ! - tutti g l i el etti .
Ecco difatti la sua prova sch i acciante: l O , i l n umero dei dieci comandamenti , rappresenta
la legge; 7, il n u mero del l e doti spi ri tual i , sta per lo S pi rito Santo. Vi si associ pure l a
grazia del l o S p i ri to Santo, che fa: l 0 +7 = 1 7. Ora basta conteggiare ancora tutti i n umeri
da l a 1 7 - e cosa s i ottiene? Il n u mero 1 5 3 ! Qui l ' esperto resta a bocca aperta, e i l
profano s i stupi sce. M a non c ' è n i ente d a fare : e ra, è , e resta u n cal colo p u ro e sem p l i ce. 379
E A gosti no, i l grandi oso i nterprete del l a "Sac ra Scri ttura", su q uesta pesca, diciamo
su q uesta pescagione doppiamente portentosa, ol treché sul senso del numero 1 5 3 da
l u i i n vest i gato, non si è mai stancato di predicare . . . e dev 'essere stata una sensazione
i nebriante e trionfale quel l a d i aver susci tato bri v i d i di ri verenza l ungo la sch i e na al l e
1 3
s u e pecore l l e p e r tutta q uesta sapi enza 0 •
Tanto sperpero di ri sorse, oltretutto, per un vange l o che non sol o non fu scri tto
dal l ' apostolo G i ovanni (p. 66 s . ) , ma che fu per gi unta ri fi utato da ambienti ortodossi
come "scri tto e reticale", e che fu poi , verso la metà del I I secolo, ri m aneggiato da un
redattore chi esastico, fal s i fi candov i tra l 'al tro l ' i ntero 2 1 o capitolo (p. 78) : propri o
1 04
quel lo, g uarda caso, i n cui si trovarono a n uotare i nostri " 1 5 3" pescioni •

La prod uzione i ntel l ettuale di A gosti no - una creazione teologi ca, forse l a massi ma,
il che, re bus sic stantibus, già depone pi ù d i t utto a suo sfavore ! - è stata da sem pre
oggetto di sopravval utazione ( 1 402 ss. ). I n rea l tà egl i fu sempre, eccettuate forse certe
ri fl essi oni psicologiche, uno che si appropria e si i m medes i m a nei senti menti altru i ,
che cercava sol tanto " d i ri c i c lare i n u n a sua personale esperienza v i ssuta c i ò che i n l ui
suscitava la ri fl essione sui pensi eri deg l i al tri " ( K . Hol l ) . Per tutta l a sua v i ta "non ebbe
mai i l coraggio di un l i bero pensiero personale e autonomo" ; e anzi , peggio ancora,
Hei n rich Dannenbauer (stori co così i l l um i nante a leggers i ) si è v i sto costretto ad appl i ­
care a d A gostino i l gi udizio d e l vecchio Goethe ri guardo a Lavater: " La verità sem p l i ce
1 5
e severa non era affar suo; egl i menti va a se stesso e agl i altri " 0 •
A gost i no era total mente prono, l i gi o al l ' autori tà. Doveva procedere se m pre carpon i ,
trovare si stemazione d a q ualche parte , aggregandosi ora a i Mani chei , ora al l o scettici ­
smo accadem i co, poi al neoplaton i smo, per fi n i re col cristianesi mo: dove egl i , perfi no
al l a B i bbia, c redette sol amente in forza de li ' au tori tà del l a chiesa (che fonda a sua volta
.
la propri a autori tà con l a B i bbi a ! ) . Per A gosti no, d ' altronde, l 'autorità del l a B i bbia è
garante del l a veri tà. Ciò che dice è vero, essendo essa completamente i m m une da errore.
"Anzi , la Scrittura appare tal volta normativa del sapere profano. Del l e c ronache degl i
stori c i , dunque, si deve c redere sol o q uanto non contrasta con le proposizioni del l a
1 06 •
Scri ttura" ( Lorenz) 380
A l tem po di A gostino e rano ormai decaduti tanto la q uanti tà del sapere q uanto l a
qual i tà del l ' ed ucazi one. Nondi meno, u n a certa formazione cl assica contava ancora,
tanto che grazie ad essa, nel l 'ambito del l ' I m pero Romano, si poteva fare una carriera
statale, pervenendo persi no a l l e alte cari che. Era q uel l o a cui ambiva A gosti no, q uando
294 lstllpidimento

nel 384 S i m m aco - i l pagano prefetto de l l a c i ttà di Roma - lo promosse, proc urandogl i
anche i l posto di maestro di retorica a M i l ano. Ma la sua sal ute i ndebol i ta l o costri nse
a ri n u nzi are a l l e sue ambizion i . Presum i bi l mente, q uesto è (tra l ' al tro) in re lazione
col fatto che A gosti no, l a cui formazione c u l t u rale com i nciò troppo tardi e fi nì troppo
presto, nutrì "sempre una certa d i s i st i m a pe r la pura erudizi one", sentendo la c u l t u ra
del te m po "spregevole come una real tà condan nata a morte" (Cape l l e) 1 07 •
I l vescovo di I ppona non conosceva n u l l a del l a l i ngua ebrai ca. A nche la sua cono­
scenza del greco era vaga e precaria. Solo a ste nto, in caso di necessi tà, era in grado di
trad u rre dei testi grec i . La bi bbia greca sì , l u i , il retore, docente per anni ne l l e sc uole
s u periori , riesce ancora a l eggeri a. Ma i c l assi ci , gl i stessi Pl atone e Ploti no, per q uanto
egl i ne sa, e i pad ri eccl esiastici grec i , per q uanto ne conosce, li l egge in traduzioni
latine. Se nza contare che l a gran parte di q uanto egl i uti l i zza v i ene ci tata d i seconda
mano. Solo una piccola parte prov i ene da fonti d i rette : Li v i o, Fl orio, Eutropio, forse
G i useppe, ma pi ù di tutti Marco Terenzio Varrone, i l massi mo erud ito del l ' antica Roma,
le cui "Anti q u i tates rerum h u manarum et d i v i narum" sono l a sua u n i ca fonte per q uanto
ri g uarda l e d i v i n i tà pagane 1 08 •
Debol i ssima è poi la preparazione di Agosti no in fatto di sc ienze natural i . Per la veri tà,
egl i non v uole c redere ad ogni costo a pi gme i , a cani vol anti o a gente che g i ra con l a
testa n e l sacco: credere n o n est necesse. N o , q uesto no; i n com penso, crede fermamente
che il di amante si lasci tag l i are col sangue di montone, o che in Cappadoc i a il vento
i ngrav idi le g i u mente. Non meno fermamente A gosti no crede anche nel purgatorio. È
l u i , d i fatti , i l pri mo teol ogo ad avanzare q uesta i m magi nazione, proc urandole così una
38 1 valenza dogmatica. Fe rmamente c rede altresì nel l ' i nferno, e anzi l o d i pi nge in modo
espl i c i to come un vero fuoco materiale, i nsegnando che l ' i ntensità del calore è propor­
zionale al la gravità dei peccati . A l contrari o, non crede assol utamente - nulla ratione
credendum est che la Terra abbia una forma sferica, sebbene ciò sia d i m ostrato da
-

mol ti seco l i Hl9.


Le scie nze de l l a natura, secondo A gosti no, forni scono pi ù pa reri che conosce nze.
In l i nea di pri ncipio, l ' i ndag i ne del mondo è sol tanto ricerca d ' u n mondo fittizio e
apparente. Ciò vale tanto per i l teat ro q uanto pe r la scie nza del la natura, ovvero m agìa.
N i ent'al tro che vogl i a di fi ccare i l naso, pura c u riosità, q u i come là. "Nei teatri , per
soddi sfare q uesta morbosa vog l i a , vengono rappresentati stupeface nti pezzi ad effetto.
Partendo da lì, si va ol tre, a scopri re i segreti de l l a nat u ra, che sta al di fuori di noi , la
conoscenza dei q ual i non serve a n u l la e altro non è che c u riosità del l a gente". Questa
"curiositas", ri volta solo al le cose te rrene e non a Dio, è pe rversa e peri col osa, è una
"forn icatio ani m i ", una prostituzione del l ' ani mo, fatta in combutta coi d i avol i . Per cui
i l teol ogo non ri getta sol o le "arti magiche"; anche l a med i c i na e l ' agricol tura sono del
tutto su perfl ue. La pura esseQza d i Dio - i n segna nel lo spi ri to dei neopl aton ici - è pi ù
v i c i na al nost ro spi ri to di q uanto non sia i l m ondo corporeo 1 1 0 •
Delle arti esef?etiche del santo Agostino 295

A gosti no, avendo atti nto fortemente da Pl atone, e avendo sal t uariamente creduto che
platoni smo e cri stianes i m o fossero identici quasi al l a l ettera, accol se in parti colar modo
i l neopl aton i smo, vedendo in esso addi ri ttura " u n a guida che porta a Cri sto". Fi l osofi a e
teologia vanno per questo vescovo i nsieme, specie dopo i l 400, com penetrandosi costan­
temente in u n ' i nterazione in cui tutto v iene ri g uardato a part i re dal cristi anesi mo ossia
dal l a "vera rel i gio", dato che l ' uomo, secondo l a dottri na agosti n i ana de li ' i l l um i nazione,
può conoscere veramente solo q uando lo rischi ara la grazia e l a l uce d i Dio. Sapere e
cultura del mondo non hanno dunque alcun v al ore autonomo, acq u i stando val ore sol o
al serv i z i o del l a fede, né hanno altro fi ne se non q uel l o di condurre al l a santi tà, ad una
pi ù profonda conoscenza del l a B i bpia. A nche la fi l osofia, che al senescente scri ttore
non sem bra altro che "cav i l l oso van i l oq u i o" ( garrulae argutiae), ha per l u i valore u n i ­
camente i n q uanto i nterprete del l a "rivelazione". Tutto d i v enta così sussidio, esc l usivo
strumento per l a comprensione del l a scri ttura. Diversamente, l a scienza, q ualsiasi ti po
di scienza, è di stacco e al lontanamento da Dio 1 1 1 • 382
I ntorno a Dio, i n fondo, per A gosti no grav i ta ogni cosa: i ntorno a l u i e i n torno al l a
chi esa. È s i g n i fi cati vo c h e i l s u o " De doctri na chri stiana", sem pre letto e com mentato
tanto da i n fl uenzare enormemente i secol i success i v i , sia fondamento di formazione
cri stiana e al tem po stesso ammaestramento per i predicatori . Il vescovo che vi scrive
anche s ul l ' ut i l i tà del le sc ienze (profane) e s u t utta l a c u l tura antica, nel l a m i sura i n
cui n e h a conoscenza, v i esam i na e condanna tutto q uanto non può essere usato per i l
pen siero catto l i co, segnatamente per l o studi o de l l a B i bbia. La "curi ositas", l a brama d i
sapere, fu sem pre assai sospetta nel cri stianesi mo. G i à Tertul l i ano l ' aveva contrastata
massi cciamente; e A gosti no attacca i n modo senz 'altro si stematico questa i nvadenza,
l ' i m p u l so al l a conoscenza, q uesta aspi razi one a scopi meramente tem poral i ; il che
porta in l ui al l a demoni zzazione del l a scienza e degl i organi sensori al i : strumenti di
soggiogamento e ostacol i de l l a fede. "G l i i g noranti i nsorgono e vogl iono i m padroni rsi
del regno dei ciel i ! " . Ragion per c u i , in caso di malatti e, propugnò con ardore l ' i nvo­
cazione del l o S pi rito Santo, ri tenendola molto p i ù affi dabi l e di tutte le ri sorse del l a
med i c i n a ; e raccomandava, n o n senza grame conseguenze, d i esporre i vange l i contro
le e m icranie. Ma le sue pecore l l e usavano come med i camento anche una pol t i g l i a fatta
di pane consacrato 1 1 2 .
Per contro A gosti no, i n modo ti pico non solo i n l ui ma nel l a generale tendenza del
cri stianes i m o solo in parte fav orevole al l a c u l t u ra, accetta dag l i " i n i q u i possessori ",
cioè dai pagan i , tutto q uanto può serv i rgl i . E q uesto è moltissimo, i ncalcolabi le. A
costoro, pensa A gostino, bisogna strappare i tesori che possiedono, come un tem po g l i
Ebrei nel l a l oro fuga si portarono v i a l ' oro e l 'argento degl i Egizian i . Così egl i depri v a
tutta l a c u l tu ra pagana del s u o pecul i are valore, spodestandola p e r così d i re, per poi
ricol l ocare t utto q uanto è giovevole al l a sua causa "q uasi i m m utato nel l a n uova cornice
del l a v i sione del mondo cri stiano e del l a c u l tura cri stiana". Oramai , la ci v i l tà antica
296 /stupidi mento

appare "come fase prel i m i nare del cri stianesi mo", i n q u anto essa trapassa "quale
patri monio mondano ne l i ' u so dei cri stian i , dopo che l a fi l osofi a - ora trasformata defi ­
niti vamente i n fi l osofi a cri stiana - aveva sottomesso a sé tutto i l sapere i m m ane nte"
1 13
383 ( H . Meier) •

Molto didasca l i camente, A gosti no sv i l uppò le sue cri stiane concezioni di dattiche,
che sarebbero state fondamentali, determinanti e autorevoli per un millennio. Nel
loro com plesso, come ancora oggi nel l e l oro sc uole, l 'arte non ha praticame nte alcuna
fu nzi one. Pi ttura, sc u l t u ra, m usica sono su perfl ue ; l a teoria m usicale, tutt'al pi ù, si può
ammettere, ove essa renda qualcosa per la comprensione del la "Sac ra Scrittura". Nel l a
stessa maniera A gosti no gi udica med i c i na, archi tettura, agricol tura, qual ora n o n s i
debba prati carie per mesti ere. Pe r i l vescovo la c h iesa era u n a "schola Chri sti " , e d ogni
scie nza al di fuori d i essa fonte di sospetti . Ci se ne può i n vero occ u pare, ma sol o dopo
un rad i cale esame nel la sce l ta e nei l i m i ti . Decisi va, se m p re e com unque, è l ' uti l i tà i n
ord i ne a l l a re l i gi one. Perché i n sostanza - pensa A gosti no - tutto c i ò c h e u n uomo h a
necessità di conoscere si trova nel la B i bbi a; e tutto q uanto non v i si trov a, è i n uti l e e
1 1 4•
dan noso

IL MONDO SI FA SEMPRt: PIÙ TETRO

Eppu re la c u l t ura, ancora nel IV e V secolo, e ra ten uta in alta considerazione. Essa
rappresentava la grande ered ità del mondo antico e godeva "d ' una venerazione q uasi
rel igi osa" (Dan nenbauer) . A ncora nel 360 una legge de li ' i m peratore Costanzo gi ungeva
a d i c h i arare che la cul tura era l a pi ù a l ta fra tutte le v i rtù. E, i n real tà, la col t i v avano
mol te grandi fam i g l i e ari stocratiche romane e gal l i che di quel tem po, speci e nel l 'ambito
del l a nobi l tà senatori al e. Tuttav ia, ci si l i m itava sol o a c ustod i rla, senza contri bui re pi ù
ad arricc h i rla. Da tutte le parti , ormai , erano i n azione gru ppi e forze social i del tutto
estranei al sapere, perfi no ne l l e pos i zioni pi ù elevate . Il re c ri stiano ostrogoto Teodo­
rico " i l G rande" sapeva menare assai bene la spada per far fuori consangui nei come
Re k i tach o ri val i come Odoacre , m a non era in grado d i apporre il proprio nome sui
doc u menti ... come del resto la maggi oranza dei prì nc i p i cristiani fi no al i 'epoca deg l i
Hohenstaufen ( l 37). Servendosi d ' u n ti m bro d ' oro, confezi onato apposta pe r l u i , Teo­
dorico sottosc riveva i doc u menti con le q uattro l ettere LEG I ( ho l etto). Aveva perfi no
384 v i etato l ' i struzione per i bam bi n i ostrogoti pe rché - come pare dichiarasse ape rtamente
- giamm ai av rebbe d i sprezzato botte e fendenti i n battagl i a chi av esse tremato per l e
1 15
percosse d e l maestro di scuola •

N e l l a Gal l i a, dove i l si ste ma scolastico fi ori sce dal i ' i nizio del I l a l l a fi ne del I V
secolo, le scuole pubbl iche s i d i radano v i eppi ù nel corso d e l secolo successi vo, e pare
che scompaiano, anche se q ua e là - a Lione, a Vienne, a Bordeaux o a Cle rmont - si
Il mondo si fa sempre più tetro 297

ri scontrano ancora scuol e ci ttadi ne di gram matica e di retorica, sussi stendo ancora
ov v i amente l ' i nsegnamento pri v ato. Tuttav i a tutti q uesti i nsegnament i , q uantomeno
q uel l i d i carattere l etterario, servono sem pre pi ù escl usivamente a l l a raccolta materia­
le d i predi che, trattati , al l ' approfondi mento del l a B i bbia, al rafforzamento del l a fede.
La ricerca scienti fica era cad uta nel l ' obl i o, non essendo p i ù né attesa né ricercata. La
conoscenza del greco, da secol i fondamento e presupposto di ogni reale formazione
i ntel l ettuale anche in Occidente, di venta a poco a poco una rari tà. Persi no molti scri ttori
c l assici dei Romani - Orazio, Ov i dio, Catu l l o - vengono l etti e citati sem pre meno 1 1 6 •
A nche i n Oriente, però, la decadenza è man i festa. Per l 'arc i vescovo Epifani o di Sala­
m i na (morto i 1 403 ) l a fi l osofi a i n q uanto tal e è già sospetta di "eresia". I l suo confronto
con l ' antichità si l i m i ta i nfatti "a negazione pura e sempl ice" ( A i taner/Stui ber) . Ma
anche il dottore del l a c h iesa C i ri l l o d i A l essandria - che pur si presume " i n tel l ettuale
del ti po spi ccatamente cerebrale" (Jouassard) - si era formato pri nci pal mente sul l a
B i bbia, rifi utando al tri apporti fi l osofici ; e si ri teneva anzi che avesse vol uto i nterd i re
l ' i nsegnamento fi l osofi co i n A l essand ria. G i à nel I V secolo, i n general e, l a professione
del l ' i n segnante cessa d i essere appet i bi l e anche in Oriente. Li ban io, propugnatore
del l a c u l tura e l l e n i sti ca, i l pi ù celebre professore d i retorica del secolo, si ram m arica
de li 'av versione diffusa verso q uesta professione. E scri ve ai suoi al l i e v i : " Voi vedete
come questa atti v i tà sia v i l i pesa e trasci nata nel fango, come essa non frutti né fama,
né pote re, né ri cchezza, ma pi uttosto una penosa serv i t ù di fronte a molti si gnori , pad ri ,
madri , pedagogh i , e tra g l i stessi scol ari , che capovol gono i rapporti e pensano che l ' i n­
segnante abbi a bi sogno deg l i a l u n n i . . . q uando c h i v i aspi ra non fa che constatare tutto 385
7
ciò, sch i v a q uesta professione tanto scred i tata, come i l mari naio le scogl i e re" 1 1 .
I n Occ idente, al tem po di A gosti no, soprav v i vono ben poche scuole fi l osofiche. La
fi l osofi a è sbeffeggi ata, è cosa del d iavolo, è i l sem i nari o del l a "eresia", orri p i l ante per
i devoti . G i à da tem po non si i n segna pi ù fi l osofia, neanche i n un centro formati vo così
ri levante come Bordeau x . E perfi no i n Oriente, l ' un i versi tà di Costanti nopol i , fondata
nel" 425 , la pi ù grande e i m portante uni versità del l ' I m pe ro Romano, fra le 3 1 cattedre
1 18
ne ha una sol tanto per l a fi l osofia •

La conoscenza di saperi da l ungo tem po esi stenti si va perdendo i n q uasi tutti i campi .
L' ori zzonte i ntel l ettuale si restri nge sem p re di pi ù . Dal i ' Africa a l l a Gal l i a la cul tura
antica è gravemente scossa, i n I tal ia è pressoché svani ta, la scienza del l a natura non pi ù
richiesta. Ed è ancora presente un resi d uo di sapere elementare e una convenzionale
pred i l ezione per l e astrusità, per l e curiosi tà - ovvero per q uanto è riten uto tal e - nel
mondo del la natura. A nche nel mondo del l a gi uri sprudenza, al meno in Occ idente, si
manifestano tratti "di strutti v i " , una sorta d i " sbi gotti to smantel lamento " ( Wieacker).
I n vece d i ragionare e fi l osofare, si c i tano l uoghi com un i , i nvece del l a storia si l eggono
aneddot i . Né la stori a antica né quel l a pi ù recente e contem poranea destano un reale,
seri o i nteresse. Il vescovo Paol i no da Nola, morto i l 43 1 , successore d i Paol o da Nola.
298 lstupidimento

non ha mai l etto q ualcosa di uno storico . . . un fe nomeno assol utamente ti pico per quel­
l 'età. Epoc he i ntere, poniamo l 'età i m periale d i Roma, cadono i n totale d i menticanza.
L' unico stori co di val ore, nel vol gere del IV secolo, è A m m iano Marcel l i no, un pagano.
La l ettura di opere di bel l a letterat ura è usanza superata, cost ume l i q u i dato. Queste
opere sono pericol ose, in q uanto profane. Tutti i si nod i pro i b i scono ai vescov i di l eg­
gere autori e opere dei genti l i . In breve, non si ricerca pi ù con spi ri to scienti fi co, non si
esperi menta pi ù, si pensa sem pre meno autonomamente ; la cri tica si paral i zza, il sapere
si spappola, la razi onal i tà v iene spregi ata. " I l solare spi rito critico dei ricercatori g rec i
dei secol i precedenti se m b ra essersi total me nte esti nto" ( Dannenbauer) . A l i ' opposto,
si crede - come nel l a rel i gi one, così anche in campi "profan i " di biologi a, zool ogia,
386 geog rafi a - in cose se m p re pi ù supe rstiziose ; anzi , tanto pi ù volentieri q uanto pi ù sono
demenzial i . Tri onfano q u i ndi soggezione verso l 'autori tà e m i stici smo di fantasia. La
forza dei santi ai uta di pi ù e megl i o del l ' arte dei medi c i , dice nel l ' anno 500 u n rel i gi oso
i tal i ano. E, un paio di decenni dopo, nessun med i co può guari re il vescovo G regorio d i
Tou rs, un uomo con la testa piena d i su perstizion i , mentre un sorso d ' acqua con un po '
1 19
di pol vere dal la tom ba d i san Marti no fa i l m i racolo •

Ora la formazione dei laici , ancora esi stente nel V I secolo, si spegne per secol i
praticamente del tutto. Solo i chierici sono ancora i n grado di leggere e scri vere, spesso
a fatica. Di q uesto, perfi no uno storico come il vescovo G regorio ( m orto nel 594) for­
n i sce un ese m pio ecl atante. Il suo l i ng uaggi o è barbari co. Pul l u l a dei peggiori svarioni
g ra m matical i , usando e rroneamente, come d ' al tronde egl i stesso sa e a m m ette, le
preposi zion i , i m pi egando l 'acc usat i v o per l 'ablati vo e v i ceversa; confonde spesso i
generi e adopera per nomi masc h i l i i fem m i n i l i , per i fe m m i n i l i i neutri , per i neutri i
maschi l i . l re stessi sono per l ungo te m po analfabeti . Nel V I I secolo, la c u l t u ra langue
in m i sura pressoché totale. Dal i ' Africa al l a Gal l i a si l eggono q uasi esc l usivamente
l eggende agiografi che, romanzi m onastici , e nel la sc uola si i nsegna prati camente tutto
s u l l a base dei Sal m i . Solo nel la S pagna, dove al meno alcuni vescovi sono passabi l mente
i stru i t i , si cerca di ottenere un m i n i mo di sapere nel clero, ma anche lì pe r una m i g l i ore
conoscenza de l l a B i bbia e de l l e leggi ecclesi astiche. N el i ' i nci piente Med i oevo, i nfatti ,
q uanto pi ù l a c u l tura tem porale s i v a logorando, fi no a d esti nguersi , tanto pi ù angusta,
u n i l aterale e rigida si fa q uel la chiesastica. C resce il pregi udizio osti l e al sapere laico
e mondano; l o si ri fi uta sem pre di pi ù , essendo considerato come i nadeguato al pro­
prio rango. I l vero manuale didattico per c h i erici e monaci sono i Sal m i . l monac i , i n
parti col are, sv i l u ppano una spi ccata osti l i tà a l sape re, segnatamente nei confronti del l a
fi l osofia. Tutto q uanto h a a che fare con essa è superfl uo e pern i c i oso: pse udosci enza
1 20
e saccenteria .

Pe r essere accolti i n un con vento benedett i no del V I secolo era i rri levante che s i
sapesse l eggere e scri ve re. Se pur si l eggeva, e ra esc l us i v amente l a B i bbia . . . lectio d i ­
v i na ! " Da nessuna parte s i parla m a i di un d i verso scopo del leggere" ( We i Bengru ber) .
Note 299

Elemento dec i s i v o , per entrare i n convento, era che i l gi ovane monaco com prendesse 387
l e regole monasti che che g l i veni vano travasate nel cervel l o. Ma u n ' i struzione vera per
i nov izi non era prev i sta. I struzione, q u i , poteva essere sol o autoi struzione. E questa
" l ectio", come veniva chiamato uno "studi o" del genere, era molto meno un momento
di datti co, trasm i ssione d i conoscenze, che u n ' atti v i tà rel i gi osamente asceti ca. "nel l a
maggioranza dei cas i , al l a lectio era con nessa u n a m era funzione di preghiera, trattandosi
in real tà d i u n 'azione sacrale" ( l l l mer). E per l a d u rata d i q uesto " i ndottrinamento" i
bam bi n i - piccol i di c i nque anni ; sì , a l c u n i erano al l ogati i n convento appena svezzati
dal l a c u l l a - dovevano con v i vere con al tri monaci come con analfabeti ad ulti , fi no al l a
121
vecchiaia. Questa veniva chiamata l a " schola sancta" .

Sennonché, dal momento che t utto i l mondo d i ventava sempre pi ù stupido, credeva
altresì sem pre d i pi ù ad ogni sce m p i aggi ne. Per esempio, ad i n fi n i te schiere d i spi riti
malvag i . 388

NOTE

Taziano, or. ad F1: 26.5


Tertul l i ano de praescr. hae1: 7, 1 4. de anima c.2. Ci tato da Dannenbauer l I I I
Ci tato i bidem l 1 1 4
Rauch (a cura) 253
H. von Schubert, Bildung und Erziehung in friihchristlicher Zeit 90 ss.
Ball auff 1 3 1 6
Vogt. Der Niedergang 403
Dannenbauer I 1 78
B lomenkamp 505. Fuchs, H. Bildung 346. Rabbow 1 6 1 ss. Marrou 75 ss. Gi gon 70
1" Bl omenkamp 505. Fuchs, H. Bildung 347 con riferi mento a Xen. mem. 4,7. Dtv -Lexi kon l 7, l 08. Rabbow
1 09 ss.
11 Blomenkamp 506. Fuchs, H.Bildung 347
12 Blomenkamp 507 ss. 7 ss. Dettagl i ato e con ricchezza di documenti : Marrou 1 4 1 ss.
" B l omenkamp 5 l O ss. dtv-Lexi kon, Phi l osoph i e I I I 2 1 6 s. Fuchs, H . Bildung 348 s.
'" B l omenkamp 5 l 5. Wolf. P., Vom Schulwesen 24 ss. Marrou 3 2 l ss., ed altri .
15 Secondo B l omenkam p 5 1 6 ss., con molto materi ale probatorio
'" I bidem 5 1 8 ss.
17 Apocali sse di Giovanni 4, 13. Fuchs, H . Bi ldung 350 ss. con un ' i nfinità di riferi menti bi bliografici. v. Soden,
Christentum und Kullllr 8 ss. Campenhausen, Tradition und Leben 2 1 6 ss., specie 2 1 9. Dannenbauer 1
1 1 4. Con maggiori particol ari : Deschner, Hahn 292. ss.
'" A tenagora resurr. 25. Blomenkamp 520 ss. , con molte indicazioni e fonti dal N uovo Testamento e dai
padri del l a Chi esa
'" Il ai Cori nti 6,9. I a Ti moteo l .20. Lettera agli Ebrei l 2 ,29. Blomenkamp 52 1 ss., specie 524
'" Ori gene c. Ce/s. 3.56. Ori gene com mentario ai Sal m i l ,3 . G i ovanni Cri sostomo in Ephes. Horn. 2 1 i n
I Ti moteo 9,2 i n glor 8 5 ss. G i rolamo ep. l 07,4.9. Basi l , Mahnwort a n die Jugend l . B l omenkamp 52 1
ss. con riferi menti letterari e bi bli ografici . Heil mann, Texte I 267. Bal l auff l 3 l 6
.
300 lstupidimento

" G i ovanni Cri sostomo, Predigt uber das Erdbeben 3. Bal l a uff 278
- Bl omen kam p 525
'' Ephes. 6.4. Kol . 3 .2 1 . Blomenkamp 528 ss .. con i ndicazioni di fonti
,. Ephes. 5.2 .4. l a Ti moteo. 2; 1 1 ss. Agostino in Joh. tr. 5 1 . 1 3. G i ovanni Cri sostomo vid. el. 9
o; Tertul l i ano cultu.fem 1 . 1 . cap.5 f virg. vel. 7 s . : I l : 1 7. coron. 1 4. Zscharnak 1 6. Bartsch 50. Dannenbauer
l 1 6 1 ss. Pi ù i n dettagl io: Deschner, Das Kreuz. cap. l 8 Die Diffami eru n g der Frau 205 ss.
"' l Ti moteo 2 , 1 5. Lutero ci tato i n Ronner 1 09. G ri sar Il 492
" Clemente di A lessandria strom . 2. 1 39,5. Tertul l iano uxor. l ,5; exh. cast. 1 2. Am brogi o virg. 1 ,25 G i ­
rolamo ad1·. Hell·. 20. B l omenkamp 256 s . . con ul teri ori fonti
'" Cfr. Harnack, Mi.uion und Ausbreitung l 246 s. Per maggiori particol ari : Deschner. Ha/m 292 ss . .
302 ss.
,., l. Cori n ti 1 . 1 9 ss. Colossesi 3,8. Cfr. anche Col ossesi 2 . 1 8 ; 2,23. A pocalisse di G i ovanni 1 7. 1 8. Luegs I l
258 s .
" ' Esodo 20.4; Deuteronomio 5,8. Marco. 1 3 , l s. Matteo 6,33 ; 24. 1 s . Luca l 0,39 ss. 2 1 .5. Lortz l 8 . Dan iel
-Rops. Umll'elt Jesu 285 ss. Pi LI dettagl i atamente: Deschner. Hahn 292 ss.
" Cfr. tra l ' a l t ro G i ovanni 1 2 ,3 1 ; A pocal i sse d i G i ovanni 1 7 . 1 5 ; 1 8, 3 ; Lettera a Tito 3 .3 ; l Ep.di
Pi etro 1 . 1 4: 1 , 1 8 : 2 , 1 ; 4,3. Ep. ai Galati 6, 1 6 ; Epi stol a agl i Ebrei 1 1 .9 ; 1 1 , 1 3 : 1 3 , 1 4. I gnazi o di
Antiochia. A i Tral lesi 3,2. Erma vis. 3,7,2 . : 4,3 ,2 ss. Il di Clemente 5, l : 5.5; 6,3 s. Ep. di Di ogene
6.8. Ep. di Barnaba 5,7 ; 1 3 ,6. Aristide apologia 1 6. G i ustino Tryph. 1 1 9. Pseudo-Ci priano de pasclw
compufll.\' c. 1 7
" Tertulliano li{/V. PJ'(Lt. 3. Bardenhewer l 74 ss., specie 76. Harnack, Mis.�ion wrd Ausbreitung l 389 Nota
2 BallaufT 287. Dannenbauer l I l O s .. 1 22
" Ci tato da Ahl hei m. Celsus 20. Clévenot, Die Christen 78
" v. Boe h n 40 s. Struve, T. , 542 . Hauck, A .. l 54. Sternberg 1 89 s.
" A thanas i o l'ita Allf. c. 1 9. Pal ladio Historia Lausiaca c. 38. Bcned. rcg. c . 7 : q u i . per la verità,
"solo" i n ri guardo a l l a c r i s t i ana ubbidi enza cadav erica. - Heussi . Der Urspnmg des Monchtum.1·
2 2 1 ss. N i gg . Geheimnis der Miinche 55. Lacarri é re 1 3 2 s. Cfr. su q uesto anche Deschner. Das
Kreuz 80 ss.
"' Lacarri ére 1 75 ss .. specie 1 78 ss.
17 Pal ladio hi.w. Laus. c. 38. Joh. Cii m. sca/. par. 2.4. A l taner/Stui be r 238. H i l pi sch passi m. Lacarriére 1 1 4
s . , 1 20, 1 23 . 1 44
" Al taner/S tui ber 24 1 s . Kraft 309 s. Lacarriére 1 2 1 . 1 8 1 ss.
·"' Lacarriére 1 33 s . Robert A mel i neau ci tato i bidem.
� · Vi ta Anton i i c. l . Lecky Il 93 . Hertl i ng, Antonius 1 5 s. Dannenbauer l 1 54

RAC 1 950 l 864. Harnack, Das Leben Cypriam 8 1 . List 46 ss. , specie 49. C i rca l ' età i ncerta: Volter I O
s. N i gg, Geheimni.1· der Miinche 5 1 . riti ene in tutta serietà che sia "necessari a la presenza di un n uovo
Antonio" ! - Clévenot, Die Christen 1 78 ss.
" l reneo ad1•. haer. l ,3 1 . l ppol i to refo/1111. haer. 9. 1 1 . Harnack. Mi.uion wrd Au.�breitung l 75. Boehn 33.
Lietzmann. Geschichte Il l l 02
• ' Cfr. in proposito anche Bal l auff 284 ss.
� l ai Cori nti 3 , 1 9. Herm ias l ,2, 1 O. LThK l . A . I V 993 . Al taner/S tui ber 78. Bardenhewer l 325 ss. Krause,
Die Stellung 73
•< I gnazio Ant. ad Phi/ 6,2 . ; ad Magn. l ,2; ad Smyr. 5, 1 : ad Tra/l. 4,2 ; ad Ephes. 1 1 . 1 : 1 7 ss. ; ad Rom. 3 :
6 . l ; 7. 1 s. Bardenhewer l 1 3 1 ss. , speci e 1 34. Krause, Die Stellung 6 1 s .
.u, Teofilo. ad Auto/. 2,2; 2.8; 2 , 1 2 : 2 . 1 5 ; 2,33 ; 3, 1 ss . ; 3. 1 6 s. 3 .29. Bardenhewer l 302 ss. Krause. Die
Stelltmg 70 ss. Bal lauff 287
•• Syr. Didasc. c. 2. Al taner/St ui ber 84 s . Krause, Die Srel/ung (a mo' di compend io) 87
Note 30 1

-"' Krause i bi dem 73 s., 86 ss. Campenhausen. Griechische Kirchenviiter 46. Schneider, Geistesgeschichte
l 295 s.
�') M i nucio Fel . Dia/. Ocr. 1 ,4 s . ; 1 4,2; 23 . 1 ss. ; 38,5
'" Tertul l i ano apol. 1 9; 42. praescr. haer. . anima 2. Anche Taziano aveva già stabi l i to che gli scritti biblici
erano pi ù antichi di tutte l e teori e dei G rec i . - Ball auff 285. Morgan, The importance 366. Rol l fs. Tertulli­
an. Loofs, Dogmengeschichte 1 66. Heil er, Altkirchliche Autonomie I l . Dannenbauer l 1 1 8
51 Tertul l i ano pali. 2 ; praescr. haer. 7 ; 1 4. anima l . s pect . l 7 ; 29. apol . 46. Krause, Die Stellung 1 0 1 , 1 08.
Bal l auff 288. Dannenbauer I I I I , 1 1 9, 364
,.. RAC 1 950 1 709 ss. Bardenhewer II 5 1 7 ss.
5' A rnobio advers. nat. 2,5 ss. ; 2,38 ss. ; 3,28; 3,32 ss. ; 4,33 ss . ; 7,32 ss., tra al tri .
"-' Cfr. la ri spettiva si ntesi i n K rause, Die Steliun g. Vedi i nol tre Ball auf 288 ss. Wei Bengruber, Monastische
Profanbildrmg passi m, specie 1 8
55 Vedi l ' I ntroduzione di Wei smann, Kirche und Schauspiele e poi 1 97 ss.
"' I bidem e l 04 s. Cramer l 05 s.
57 Sal v i ano di Mars i g l i a de gubernatione dei 6,34; 6,37 s. A gosti no serm. 9,5. civ. dei 3, 1 9,34 ss. Cfr. ! " i n ­
troduzione i n Wei smann, Kirche und Schauspiele e 1 04 s . . 1 57, 1 64 s .
:'iK Tertu l l i ano spect. 3 ,3 s s . 20, 1 s s . Cfr. anche 2, 1 ; 3, 1 ; 8, 1 0. Amobio adv. nat. 6,35. A gosti no serm. 88, 1 6, 1 7 ;

9 , 3 . Wei smann, Kirche u n d Schauspiele 70 ss. , 1 99. Jiirgens 1 9 1 s s .


" ' A rnobio adv. nat. 6,35. Agosti no civ. dei 2 .4. Cod. J u s t . 3, 1 2. 1 1 . R A C 1 950 I 594 van der N a t 749
s. Kraft 293. A l taner/Stui ber 349. Cramer l 04 s. Ul teriori dati bi bli ografici i n Wei smann, Kirche und
Schauspiele 72, nota 1 5. Cfr. anche 1 97
'" Taziano or. ad Gr. 22. 1 ss.
"' Luciano de salta t. Liban, orat. 64. Ci priano Dona t. 8. Molte al tre indicazioni bi bliografiche in Wei smann.
Kirche und Schauspiele 72 s . , 1 97. Cfr. Mesk 59 ss. G ramer l 04
"' A gosti no ci1•. dei 2 , 26. Tutte le al tre fonti nonché una quantità di ul teri ori prove e riferi menti bibl i ografici
i n Wei smann, Kirche und Schau�piele 94 ss., 1 97
Cod. Theod. 2 .8,20; 2 ,8,23. Molte ri prove e fonti , i bi dem 96 ss. Cfr. anche Geffcken, Der Ausgang 1 79
s. Cramer l 04 ss.
""' Clemente di A l essandri a strom. 7,36,3. Tertu l l i ano pud. 7, 1 5 ; spect. 24,3. Syn. El v i ra c. 62. l Syn. A relat.
c. 4 s .. II Syn . Carth. c. 63 . 3 . Syn . Carth. c. I l . IV Syn . Carth. c. 88. V I I Syn . Carth. c. 2 . A post. Const.
8,47; 8,32. Mol te al tre i ndi cazi oni e dimostrazi oni in Wei smann, Kirche und Schauspie/e 69 ss., 1 04 ss.
Vedi anche Cramer l 04. Klihner, Lexikon 2 1
''' Tertul l i ano spect. 29,3
"'' I bidem 25,5; 29. Cramer l 05
"7 Quodvul tdeus symb. 1 .3 ss. Bardenhewer. IV 522
rX< A g osti no Tract. Joh. 7,6. civ. dei 2 ,4, 1 4. ep 1 38, 1 4. de ordine 25 s. En. ps. 50, l ; 80,23. serm. 9, 1 3. li b.

arb. 2 . 1 66. Wei smann. Kirche und Schauspiele 1 23 ss. , 1 33 ss., 1 73 , 2 0 1 s. l v i molte al tre i ndicazioni di
fonti
60 A gosti no en. Ps. 39,9; 96, 1 0. Tract. Joh. 7,6. de vera rei . 5 1 , 1 00 de m usica 1 .4,7 ; 1 ,6, 1 1 .
Wei s mann,
Kirche un d Schauspiele 1 74. F. G . Maier, Augustin 31 ss.
7" A gosti no civ. dei 1 ,3 2 s.; 2 ,4; 2,8 ss. ; 2,27, 1 6 ss. Wei smann, Kirche und Schauspiele 1 98
Tertul l i ano spect. 30
72 Ott, Christliche Aspekte 1 87 ss.
7-' Ibidem 1 89 ss. Per le questioni di pri nci pio cfr. Lawrence 17 ss.
7"' Marcuse, Obszon 2 1 2 . Hari ng. Gesetz Christi II 456, 470, I I I 3 1 6
" Cfr. l a 1 2 edizione. ampl i ata e attuali zzata, del l a mia Storia sessuale del Cristianesimo: Das Kreuz 432 ss.,
specie 456. E anche i l mio (assai mutilato) arti colo nel setti manal e Stern, Nr. 46, IO Nov. 1 988, 21 ss.
302 lstupidimellto

"· Dannenbauer l 1 22 ss., 140 ss. Vogt. Der Niedergang 275. Jones, The Social Background 1 9 ss., 26 ss.
7' Fontai ne 5 ss.
'" S tatuta Ecc i . Ant. c. 38. Dannenbauer l 1 1 3 s . l l l mer 8. 59 s.
7'' G i ustino Tryph. 2, l . Apol l i nare S i don i o 1 .46 ; 1 . 1 O Cl emente di A l essandria strom. 1 .5,28,3 s. 1 .4.27,3
ss. : 4,22, 1 36,3 ss. ; l ,9,44.4 ss. Dannenbauer l 1 1 4 ss. Jaeger 28. Per maggi ori parti col ari anche Deschner,
Ha/111 302 ss.
Agostino retr. l , 1 3 ,3
x< Dannenbauer l 1 2 1 , 1 45. Basi l i o horn. 22, l ; 22.7. Dannenbauer l 1 2 1 , 1 45
"' Socrate h. e. 2,9
K� Eusebio h. e. 5,28, 14 s.
"' RAC 1 976 I X 787. Dannenbauer l 97
"' Taziano m: ad Gr. l 7,7 ss. l 8, 1 ss. Dannenbaue r l l l 8
Taziano or. ad Gr. 1 7.7 ss. Dannenbauer l 1 47
x' Jlirss 393
xx dtv -Lexi kon Phi l osophi e I I 30 s . , 236. Holzhey, Das Bi/d 1 77 ss. Prause 34 ss.
w' Il ai Cori nti 1 2 .2. Sal m i 1 48.4. A m brogio exam. 1 ,6; 2.2; 3.2
A m brogi o hex. l ,6,24; 2 . 1 ,3 ; 2.2.7; 6,2.7 s.; ojj: l ,26, 1 22. de Abrah. 2 . 1 1 ,8. Fid. ad Grat. 1 ,5,42. Com­
mentario a Luca. Proemio 2 s. RAC 1 950 l 366. Bardenhewer I I I 503 . N i ederhuber X X I . M esot l 03 .
Dannenbauer l 1 3 1 , 1 36 s .
., Agostino conf. 6.4,5 s. Al taner/Stuiber 4 1 2 ss. Bardenhewer I I I 527. Kel l ner 3 1 ss. Dan nen bauer I 1 29.
132 ss. Chadwick. Origenes 1 52
''' A m brogio exam. 4,5,20. A l taner/St u i ber 38 1 . Kel l ner 77 ss. Moreschini 1 1 8
.,, A m brogio exam. 5. 1 9
''" I bidem. Cfr. Bartsch 50
''5 Bardenhewer I I I 509
A m brogio exam. 5.20
·n A m brogi o, i bidem 5,24. RAC 1 966 V I 890 ss. Bardenhewer I I I 508 ss. Ni ederhuber 1 3. H e i l e r, Erschei-
nung.ljòrmen 89
'"' A m brogio exam. 5,23. Ni ederhuber 2 24. Hei l er. Erscheimmg.ljin"lllell 208 ss .
.,,, A m brogio i bidem. Bardenhewer I I I 509 s.
' "' A m brogio exam. 5.24. Barden hewer III 509 s.
"" Barnaba 9,8 s. Cfr. anche 1 2 ,2. I noltre Deuteronomio 33, 1 7. Cfr. anche Ep. agl i Ebrei 9. 1 3 s s .. 9, 1 8 ss.
Tert u l l i ano adv. Marc. 3, 1 8. Goodsped . A History 34. Dannenbauer l 1 34 s. Mol to pi LI part i colare g g i ata­
mente. su siffatte el ucu brazioni esegetiche: Deschner. Hah n 1 1 4 ss.
' "' Al taner/S tu i be r 430
' "·' Agostino Tract. in evang. Joh . 1 22,8. A l taner/Stui ber 429 ss. Eggersdorfer 1 66 ss. Dannenbauer I 1 33.
Crombie 1 7
"4 Una parziale el encazione degl i studiosi che sostengono l a sua i nautenti c i tà è i n Fei ne-Be h m 1 1 8 s . Cfr.
anche Goguel 74. Già i l passo conclusivo del capitolo 20 d i m ostra che il vangelo si chiudeva con q u e l l e
parole.
' "' Dannenbauer l 1 4 1 s. 37 1 . Cfr. 1 47. K. Hol l , Gesammelte Aufsiitze 3 ,94. ci tato i n Danne n bauer I 37 1
l e (,
Agostino ep. 82. c. Faust. 1 1 .5. de doctr. 1 .37.4 1 . ci\·. dei 2 1 .6. Dannenbauer l 1 4 1 s . , 1 47 . Lorenz.
Wissenscha.fislehre 22 1
' "' A l taner/Stu i ber 4 1 3 . Cape l l e . RAC l 1 950, 982 s. Dannenbauer l 93
1'� RAC l 1 950, 989. Paul y V 1 1 3 1 ss. d tv - Lexikon Ph i l osophi e IV 325 ss. Tuscu l u m Lexi kon 267. A l taner/
Stuiber 429. Dannenbauer l 95,97
"" Agostino c il•. dei 2 1 ,9,2; 2 1 . 1 6. H ol i , Augustins ilmere Emwicklung l 06 s. Dannenbauer l 98 s. Wei f3en-
Note 303

gruber, Monastische Profanbildung 1 2 ss.


" " Agosti no ord. 2,9,27. Enchir. 9,3. de trin. I l , l , l de gen ad litt. 5, 1 6,34. conf l 0,35. Numerosi altri
documenti in van der Nat, Apol. u. patr. Viiter, RAC IX 1 976, 745. Dannenbauer 1 1 7 1 s. Lorenz Wissen ­
schaftslehre 5 1 , 245 s.
111 Agosti no enarr. in Ps. 1 1 8,29, l .conf. 3 ,4,7. ep. 1 0 1 ,2, Capelle. RAC l 1 950, 983 s. Dannenbauer I 1 43
s. Lorenz, Wissenschaftslehre 5 1 ,245 s. Wei Bengruber, Monastische Profanbildung 1 4 s. Maxse i n 232
ss. H. Maier, Augustin 87 ss., specie 92 ss.
'" A gosti no civ. dei 22,8. Tract. in Jh. 7, 1 2. Cl assen 1 59. Kawerau, Geschichte der alten Kirche 20 1 . Hoevels
29 1 ss.
1 " Agostino de doctr. christ. 2,4 1 . Kraft 94 s. Al taner/Stui ber 430. Bardenhewer IV 480 s. Opelt, Materialien

64 ss. H. Mai er, A ugustin 96 ss.


""' Agosti no de doctr. christ. 2, l ss. serm. 1 77,2. Dannenbauer l 144 s. Cfr. anche il programma pedagogi co,
assai i strutti vo, di G i rolamo, i bidem 1 6 1
' ' -' Hartmann, Geschichte ltaliens l 1 8 1 . Vogt, Der Niedergang 285. Dannenbauer l 92 ss.
11
6 Denk 88, 93. Buchner, Die Provence 83. Vogt, Der N i edergang 404, 527. Dannenbauer l 95 s. Wolf, P. ,

Vom Schulwesen 53 ss. Haarhoff passi m. speci e 39 ss.


1 1 7 Jouassard 50 1 ss. A l taner/Stui ber 3 1 6. L i banio ci tato da Wolf, P. , Vom Schulwesen 88. Cfr. 29

" " Dannenbauer l 96, I I I


1 1 '' Vogt, Der Niedergang 402 ss. Dannenbauer 1 96 ss., 1 47, 1 78. Wieacker 78 ss. Randers-Pehrson 272 s.

1 � ' Denk 1 97 s. Dannenbauer 1 1 59, 68 ss., 79 ss. Wei Bengruber, Weltliche Bildung 1 3 ss. l l l mer 1 50 ss.

' " Per A gosti no una "schola Christi" era l a chiesa, per Cassi ano il monastero. Agosti no serm . 1 77,2. Cassi ano
Col/ationes 3, l s. Denk 1 96. Wei Bengru ber, Weltliche Bildung 1 5 ss. l l l mer I l ss . . 27 ss.
L' I RRUZIO N E DELLO S P I R I T I S MO CRI STIANO

"Attraverso tutto l ' Anti co Testamento . . . v i ene presupposta i n a l to grado


l ' esi stenza e l ' efficac i a degl i spiriti ;
antiche prati che magiche cont i n uano a farsi senti re".
122
I l teologo E. Schwei zer

" I l tempo di Gesù fu un periodo di fiori tura del demonismo.


Devoti e l l eni stici e rabb i n i ebrai ci evocavano demoni non meno d i Gesù
e degl i apostol i . La forza esorci stica di Gesù è tra l e sue caratteri stiche
stori camente megl i o accertate. "
I l teol ogo Friedrich Hei ler m

"La croce è l ' i ncubo dei demòni . . .


Costoro sono atterri ti al l a sola v i sta di q uesto segno"
1 24
I l dottore del l a chi esa C i ri l l o di A l essandria

"I d i avol i si d i l eguano di col po q uando ci si protegge


con la fede e con il segno del l a croce"
125
Il monaco A n toni o

"Tanto la letteratura patri stica q uanto l 'agi ografia sono permeate


d i esempi d i i ncrol l abi l e fede neg l i spi riti , per una gerarchia i n fernale che,
fino al G iudizio uni versal e, resterà equi parata accanto
al l e celesti gerarchie dei cori angel i c i "
1 26
B . Rubi n

"Dell 'esistenza dei maligni spiriti al cri stiano non è lecito di dubi tare,
stante il fatto che l ) la Sacra Scrittura ce ne dà le più forti e con vincenti prove . . .
2) Gesù stesso scacciò gli spiriti maligni. . .
3) Gesù conferì agli apostoli i l medesimo potere " .
I l teologo catto l i co S . Luegs ( 1 928) 127

" I l Mal igno non può essere accantonato, senza che si turbi la compagi ne
del l ' i nsieme", "quindi il diavolo esi ste".
1 2"
Cardi nale Joseph Ratzi nger 389
306 /stupidi mento

C REDENZA NEGLI SPIRITI IN TEMPI PRECRISTI ANI E IN A MBITI EXTRACRISTI ANI

S p i riti di defunti , di antenat i , del focolare domestico, del la natura, de l l a foresta: sono
lì a personifi care, q uasi a materi al i zzare poteri d i umane esperi enze v i ssute. Essendosi
man ifestati , singolarmente o in fol te schi ere, molto tem po pri ma del Cri stianesi mo, legati
che fossero ad un sostrato sensori ale o meno, essi costitui scono una colossale armata.
Quando non m i etono v i tti me, vagolano senza meta e senza tregua, suscitando malattie,
epide m i e , deme nza, morte, ma anche terremoti e i nondazi oni . Nel Medioevo cri stiano,
essi saranno una mi nacc i a anche per l a potenza sessuale, il coi to, l a grav i danza 1 29 •
G i à nel regno dei Su meri si esorci zzavano g l i spiriti mal i g n i con l 'ausi l i o di maschere
di a n i m al i . La re l i gi one vedica conosce i ntere c l assi demoniche: antropomo rfic he, a
forma di ani mal i , i nformi o deform i . S i chi amano: raksas, yatu, pi ::::a c. Particolarmente
prod uttiva, ne l l a creazione deg l i spi ri t i , fu la demonolog i a egiziana. S i i m magi navano
demòni prese nti sia sul l a terra sia nel l ' ol tremondo, e ri spetti vamente nel mondo sot­
te rraneo, facendo l i agi re nel l ' am b i to del d ual i smo dentro u n ' aura del lo straordi nario,
1 30
del m i racol oso e del m i nacci oso, a fav ore oppure ai dan n i del l ' uomo .

Questi spi riti e rano sovente dèi demon i zzat i , col loro seg uito, come i 42 assi ste nti
g i u rati di Osi ride, i c u i nom i parl ano già di per sé: "spezzaossi", "succhi asang ue" , "di ­
voratori d ' i ntesti ni", "rod i tori di cadaveri " ; quest ' u l t i mo aveva la testa d ' u n coccodri l lo,
i poste riori d ' u n i ppopotamo, il tronco d ' una leonessa, l e cui fauci spalancate bramano
i defu nti che fu rono be n gi udicati . Qualche demonio si è trasformato nel corso del
te m po, tramutandosi da dio buono in dio catti v o ; l 'ese m p i o pi ù fam i gerato è l 'assass i no
di Osi ride, i l d i o Seth. I l quale perdette i suoi tem pl i , fi nendo quale si m bolo del male
assol uto; mentre i l nano Bes passò attrave rso un 'evol uzione opposta, el ev andosi da
se m p l ice protettore del le donne i n puerperi o al grado di protettore i n generale, di venendo
131 •
390 una del l e d i v i n i tà be nefi che pi ù amate e popol ari del mondo anti co
I n Egi tto, considerato pi ù di tutti l a c u l l a de l l a magìa, si g i u n ge i n seg uito - già molto
avanti in epoca c ri stiana - ad una determ i nata demonol ogia si ncreti stica, ad assi m i l azioni
pi ù i ntense che in al tri paesi , ad evidenti ricezioni di crede nze spi riti ste ebrai che, greche,
gnostiche, copte, tra le altre. Il pi ù noto demon i o di q uest 'èra si ncret i stica è Abraxas, dai
piedi di serpente, dal la testa di gal lo, avvolto in una corazza. Freq uente sugl i am uleti è
l ' appari zione del se rpe nte Chnubis, dal la testa leon i na. I n Egi tto, oltretutto, si concen­
trano massi mam ente gli spi riti fu nerari . In un testo greco-egiziano si trova dedi cata ad
un essere di confuso carattere , il cui nome consta di 50 l ettere, q uesta ti pica preghiera:
"Preservami da ogni demonio nel l ' aria e sulla te rra e sotto la terra, e da ogni angelo e
1 32•
spettro, da apparizioni e fantasmi e i ncontri demoniaci"
I n Mesopotam ia, S i ria, Asia m i nore, la diavol essa Di m me o Lamastu faceva am mal are
puerpere e lattanti , ma i n gh i ottiva anche uom i n i e ragazze con ossa e sangue. Una volta
prom ossa a dea del male, venne ra ppresentata nei modi pi ù orri pi l anti : con una testa di
Credenza negli spiriti in tempi precristiani 307

l eone o di aq u i l a, con denti can i n i , con corpo di asi no e zam pe u n g u l ate ; un maial e e u n
cane succ h iano d a i s u o i sen i i rrorati d i sangue. I l tri p l ice gruppo demoni co Li l u - l i l i t u ,
ardat l i l i - sorto da terri bi l i bufere, e che m anda i n rov i na l a nasc i ta, i l pi acere d ' amore
e l a notte nuziale, è probab i l mente una perso n i fi cazione del fal l i mento sessuale, v i sto
1 33
dal maschio e dal l a fem m i na, come i ncubus e succubus .

I n I sraele, i l monoteismo ha bensì contrastato l a fede neg l i spi ri t i , ma nond i meno


q uesta, dal l a fi ne del l ' età dei re, si diffuse propri o nel l e pi ù devote correnti del l a fede
i n Jahwè, anzi , Jahwè stesso acq u i stò tratti demonici . Pi ù i n generale, la nat u ra i ntera
venne demoni zzata. G l i astri , i l mare, i l vento tem pestoso, i l deserto, ogni l uogo desolato
e i nospi tal e, anche determ i nate ore del gi orno, come la cal ura meridi ana, altrettanto g l i
struzzi , l e civette, tutti gl i a n i m a l i pericol osi , anche l e m al attie, vennero ne l i ' antica I s rae-
le percepiti come di abol i c i , connessi con poten ze demoniache, sti mol ando la fede neg l i
spi riti . Demòni al bergano anche sotto l e sog l i e del l e porte ; a d alcune d i q ueste creature 39 1
1 34
i nfernal i - dette Sedi m - si facevano sacri fi c i , offrendo pers i no v i ttime umane •

Demoniche entità m i ste sono, i n I s rael e, Cherubi m e Seraphi m . S u q uel l e sfi ngi ,
perlopi ù al ate, caval ca l a d i v i n i tà ; esse ri stanno i ntorno al trono di Jawhè. A nche i l
con fi ne tra angel i p u n i tori - i " m essaggeri del l a morte" , l ' "angelo del l e epidemie",
1 35
"angelo terri fi cante" - e gli spiriti mal i g n i veri e propri è cangi ante e m utevole .

L' ebrai smo antico ed e l l e n i stico v edeva l ' o ri g i ne degl i spiriti mal v agi nel l a cosid­
detta cad uta deg l i angel i . G l i ange l i ri bel l i , i nsieme col l oro caporione, vennero fatti
preci pi tare dag l i spazi cel esti . Così , a poco a poco, prende spicco sem p re maggiore i l
pi ù esi m i o tra g l i spi riti prav i , l ' angelo del l e tenebre, defi nendosi come i ncarnazione
di t utte l e poten ze n e m i c he a Dio e agl i uom i n i . Costu i fu consi derato responsab i l e del
peccato ori gi nale d i Adamo ed Eva, d i ventando per antonomasia il tentatore che i nc i ta
a peccare. Pi ù di tutto, però, grazie al l a fi g u ra di Satana e al l a sua preci pua funzi one,
fu così possi b i l e depura re l a d i v i n i tà, sgravandola dai ri svolti negati v i . Il D i avolo, la
potenza concepi ta i nsieme come si ntesi d i poteri e spi riti mal vagi , penetrò dal l a Persia,
nel l e cui antiche rel i gi o n i l a fede nei demòni e ra i ntensamente sv i l uppata, permeando
l ' a n i m a profonda del l ' ebrai smo: i suoi nom i furono Bel i al , Belzebù, (''si gnore del l e
mosche" o " d i o d e l letame" ) , ma perlopi ù Satana . . . ori gi nariamente u n o d e i " Fi gl i d i
1 36
Jahwè" appartenenti a l l a corte d e l trono .

Tra i rabbi n i v i furono esorc i sti di professione, che andavano di l uogo i n l uogo per
scacci are i demòn i . E sebbene Dio avesse predi s posto per i buoni i nfi n i te schi ere d i
ange l i protettori , tal mente potenti c h e grazi e a l oro " m i l l e demòni prec i p i tano da u n l ato
e m i l le dal i 'al tro" , e sebbene si portasse con sé q ualche testo bi bl ico quale deterrente
dai mal i spi riti , i n ottem peranza al verso 5 del Sal mo 99 "Non avrai a l c u n ti more né
tremerai per gl i orrori del l a notte . . . ", nond i meno molti i srae l i t i , pers i n o q ue l l i pi ù cre­
denti , portavano per gi u nta anche degl i a m uleti . Per g l i effetti i m mensi e i m preved i bi l i
del Mal i gno e ra permesso perfi no d u rante i l sabato usc i re recando con s é u n uovo d i
308 /stupidimento

1 37
locusta, un dente di vol pe o un chiodo di forca .

Nel l 'ebraismo tal m ud i co, per i l q uale Dio era considerato quale creatore dei demòn i ,
392 che l i aveva creati (secondo Gen. R . 7,7) come q uarta specie dei v i venti nel crepuscolo
del sesto gi orno, l a loro esi stenza fu ri bad i ta dai rabbi ni q uasi senza eccezione. Eppu re
regnava su di l oro, come del resto al trove, una proft u v i e di diffe renti rapprese ntazi oni .
rabbi Jochanan conosceva 300 specie di demòn i . M i riadi di demòni pres i d i avano sol o
i l tem pio. Pi ù di tutto, essi popol avano t utto lo spazio aereo. (Ancora i n base a moderne
concezioni palesti nes i , l ' ari a pul l u la d i demòni al pu nto tal e che un ago cadente dal
cielo l i toccherebbe senz'om bra di d u bbio). Certi demòni tentano la scal ata fi no a Dio,
cercando di ori g l i are, dal si pario anti stante i l suo trono, le cose future. S ' i nfi l trano i nol tre
nel le asse m blee dei dott i , si aggi rano tra case e cam pi , vengono attratti special mente
dal l a sporcizia, per cui si trovano di preferenza nei ci m i teri , nel l e l atri ne, sui rifi uti dei
c i b i , nel le di scari che e nel l e acq ue nere, ma altresì sotto certi al beri , i n particol are ai
1 38
piedi de l l e pal me •

Questi esseri demon ici sono senza pel i , senz 'om bra, senza corpo, ma l asci ano ugual ­
mente orme sotto forma di zam pa di gal l i na; possono anche essere ucci si , ri vel ando
al l ora tracce di sangue. Portano una maschera che però si tol gono al cospetto d i un
peccatore. Agi scono in particolare il mercol edì e il sabato, sopratt utto nottete m po ; dopo
i l canto del gal l o perdono tuttav i a i l loro potere . Ov v iamente, sono perl opi ù mal i gn i .
D i ss i m u lano però se mbianze u m ane e voci celesti , gene rano "sogni fal s i " , provocano
molte malattie, aborti e danni al le partori enti , debolezze a l l e gi nocchia nei dotti , dolori ai
pied i , anche l ogorio agl i abi t i . Sono i n grado di i nsi n uarsi ne l l e persone e neg l i ani mal i
1 39 •
e di prenderne possesso
Contro q ueste armate di d i avol i ci si doveva proteggere, tanto p i ù se si era debo l i o
malati . E q uantunque i rabb i n i v i etassero a tutti di c u rarsi con "citazioni dal la Scrittu­
ra" , molti devoti non resi stevano al l a tentazione di appl i care sulla parte dolorante del
corpo, poniamo, il verso 26 del capitolo 1 5 del l ' Esodo: "io non ti manderò addosso
alcuna de l l e malattie che ho mandate addosso agl i Egiziani , perc hé io sono l ' Eterno, i l
medico che t i guari sce" . I l Tal m ud offre i n n u meri ri cette contro ogni poss i bi le malan­
no. "Contro una fe bbre d i tre giorni prendi sette pu nte d i sette pal me da datteri , sette
393 vol te cenere da sette stufe, se nza di menticare sette capel l i d ' u n vecchio cane , legando
1 0
il tutto ad una bi anca fasci a sul petto: q uesto è i nfal l i bi l e ! " 4 •
Pe r al lontanare g l i spi riti mal i gn i ci voleva una prec i sa conoscenza del loro numero,
dei l oro nomi e del lo scong i u ro; le form u l e rel ati ve sono conservate sotto mol tepl ici
forme, compresi i versi ci tati dal l a B i bbia. Offrivano protezi one, non da u l ti mo, l ' i n­
vocazione a Dio, l ' osservanza dei suoi comandamenti , i l pregare costante e regol are.
l demòn i , però, potevano essere posti anche al se rv i zi o del l ' uomo, essere i nte rrogat i
su l l ' av v e n i re, pe r cui l i si i m pl orava, offre ndo loro v i tt i m e sac ri fi cat i o prede di rapi ne.
4
L' i nteresse magi co nei l oro confronti e ra considerevole e largamente diffuso 1 1 •
··
Gesù "scacciò molti spiriti malvagi . . . 309

S p i riti smo e demon i smo deg l i antichi apologeti e padri cristiani deri v a q u i nd i da
d i verse fonti : dal corri spetti vo si ncreti smo rel i gi oso del l ' epoca, da concezioni fi l osofi ­
che e popol aresche, da elementi del tardo ebrai smo. Pi ù di tutto, però, q uesta credenza
neg l i spi riti trova i l suo fondamento nel l a "Sacra Scrittura" 1 42 •

GESÙ "SCACCIÒ MOLTI SPIRITI M A LVAG I ••• "

I nd ubbiamente i l cri sti anes i m o fece piazza pul i ta di certi aspetti del l a supersti zione
pagana, contrastando fin dal i ' i n i zi o d i v i nazione e stregoneria, ma proponendo per la
veri tà, nel medes i m o tem po, non pochi elementi d i occ u l ti smo e magia nera.
S u l l a dei fi cazione d i un uomo, s u l l a tarda scoperta del l o Spi rito Santo ( i n q uanto
u l ti ma del le tre persone d i v i ne che pure sono una sola : cfr. p. 76 ss. ) , s u l l a vergi n i tà di
M ari a (ante part u m , in partu, post partum), sul l a di lei corporale ascensi one in cielo e
al tri analoghi m i steri , per ora non vorremmo q u i i ncapri cciarci ; sebbene non si potrà mai
far credere che cose del genere abbiano favori to il lavoro del l a scienza, l ' autonom i a del
pensiero e l ' e manci pazi one spi ritual e de li ' uomo. Neanche d i certa ci urmeria l o si potrà
mai d i re ; del l a trasformazione di ostie, poniamo, i n carne, oppure di v i no i n sangue . . .
s i a pure i n v i si bi le, per moti v i faci l i a com prendersi . E i l fatto che, d a te m p i re mot i , s i 394
v og l i a fondare q uesto i ncantes i m o con l ' affermazione che l ' anal ogo, i n altre rel i gi on i ,
è negazione del vero Dio, serv izio d e l demon io, ded i zione a Satana, non è fatto proprio
per conval i dare l a sua forza di con v i nci mento 1 43 •
Di sfuggi ta, resta i l fatto che pers i n o demòni pagani si sono ri c i c l ati anche nel
cri stianesi mo. Ad ese m p i o Acefalo, una fi g u ra senza testa del l a fede popolare greca,
che compare nel l a letteratu ra magica del si ncreti smo rel i g i oso quale onni potente dio
ri velato, personi fi cando anche il decapi tato Osi ride. In forma evidente, esso ricom pare
neg l i zombi cri stiani senza testa, persone decapi tate ma ancora i n ci rcolazione dopo l a
l o ro morte. Soprattutto coi marti ri decapi tati A cefalo ebbe u n a grande i m portanza ( p .
I 07). Tra i n umerosi residuati d i c u l tu ra pagana nel l o spiritismo cri stiano va annoverato
anche Ponzio Pi lato come "demòne del gi ovedì " ; per l asciar perdere q u i molte altre
analogie 1 44 .
I n tutto i l N uovo Testamento "v iene presupposta i n ampia m i sura l 'esi stenza e
l ' effi cac i a deg l i spi riti ; vetuste pratiche magiche cont i n uano ad agi re" ( E. Schweizer) ,
A nzi , l ' i ntera "opera sal v i fi c a di Cri sto" è strettamente congi unta c o l de bel i amento dei
d i avol i , con l a l i berazione del l ' uman i tà dal l e loro gri nfie - addi ri ttu ra u n pe nsiero cen­
trale nel l a dottri na d i redenzione de l l a patri stica, sovente rappresentata in toni al tamente
d rammati c i . Certo è che i fi g l i stessi d i gen i tori cristiani sono i n i zial mente posseduti
da "spi riti mal i g n i " , di modo che q uesti debbono essere scacci ati con esorci smo pri ma
del battesimo: si c h iamano daemon adsi stens, daemon adsidens, daemon adsiduus . . . e
310 /stupidimento

1 45
q u i , su q ualsiasi ente assurdo e i m possi bi le, si è se m p re bene i nformati •

I n conform i tà con l a sua tende nza rozzamente d ual i sti ca, i l N uovo Testame nto
conosce spi riti buoni e catt i v i , spi ri t i sol o pagani e spi riti i spi rati da Dio. l demòn i ,
essendo nel l a fede greca ( a d i fferenza d i quel la ebrai ca) esseri sem id i v i n i , sono su­
bord i nati al d i avolo, mentre il santo spi rito d i Dio parla attraverso Gesù. l si nottici
fanno spesso menzi one d i esorc i sm i , di spi riti i m pu ri e demòn i , al ternando entrambe
1 46
395 le defi ni zioni •

Secondo a l c u n i scritti neotestamentari , Dio ha " i nabi ssato confi nandol i i n antri
te nebrosi " ( I l d i Pi etro, 2,4) i demòn i , gli ange l i decad u t i , tenendol i pri g i o n i eri fi no
"al gi udizio del gi orno fi nale, con eterne catene, nel l e tenebre" , come del resto anche
Sodoma e Gomorra a causa del la l oro d i ssol utezza " pati scono l a pena del fuoco eterno"
( Lettera di G i uda 6 s . ) . Stando i nvece ad altri passi neotestamentari , e i n contradd i zi one
coi precedent i , i demòni sono atti v i s u l l a terra fi no al G i ud i zi o uni versal e , sono "gl i
spiriti del male nel l ' aria" , e una volta vengono chiamati add i rittura " do m i natori d i
1 47
questo mondo" ( Efesi n i 6, 1 2) .

l vange l i ri cond ucono ai "demòni" non soltanto la possessione, ma tal v o l ta anche


la malattia. (Secondo Gesù, lo "spi rito del l a malattia" è lo stesso "Sata n a" ) . S p i riti
mal i gn i possono altresì aver parte nel sapere sopran naturale, possono conosce re il l o ro
dest i no futuro, potendo abi tare sì nel l ' uomo, ma anche esserne espu l s i . Ma se, dopo d i
ciò, D i o n o n ri empie la "casa" , al l ora l o spi rito v i fa ri torno c o n sette a l t ri s p i ri ti prav i .
Tant'è vero che "Gesù" i nsegna che uno "spi rito i m mondo" cacci ato v i a v uo l e se m pre
ritornare ne l l a "casa" che ha lasci ato. " Lo spi rito i m mondo d i ce: ritornerò nel l a m i a
casa donde sono usci to ; e g i u n tov i , l a trova v uota, spazzata e adorna. A l l o ra v a e prende
" 41!
seco altri sette spiriti peggiori d i l u i i q ual i , entrat i , prendono q u i vi d i m o ra . . . 1 .
Sta di fatto che per i l Gesù de l l a B i bbia è u n ' atti v i tà mol to i m portante, q uesta d i
scacciare spi ri ti mal i gni d a i corpi : una cosa c h e g l i apol oget i n o n amano p i ù tanto se n­
ti rsi d i re . Nond i meno, si ri petono con re lati va freq uenza scongi uri ri v o l t i agli spi ri ti ,
ritual i esorc i st i c i , trattandosi i n sostanza d i ord i n i i m partiti a i demòn i "di abbandonare
49
uomini e cose, oppure di non avversarli " ( Luegs) 1 .
Ne l l a si nagoga di Cafarnao, Gesù scacc i a uno spi rito " i m mondo" da u n u o m o : " A m ­
m utol i sci e d esci d a costu i ! " . E tosto l ' i ndemon i ato si contorce n e i c ra m p i fi no a che l o
spi rito i m puro n e fuoriesce con un "forte gri do" . I l popolo n e ri mane s t u p i t o : "A nche
agl i spi riti i m pu ri egl i comanda con autorità e pote nza, e loro g l i ubbi d i scono ! " . Non
sorprende, d u nque, che l a sera stessa gli si port i no "tutti i mal ati e gli i nd e m on i ati " ; e
396 Marco i nforma: " Egl i scacciò molti spiriti m al i gn i , ma non l i lasc i ò d i re n u l l a" . S u b i to
dopo, Marco racconta c he Gesù andò i n g i ro " per tutta la Gal i l ea" , scacc iando ov u nq ue
spiriti mal i g n i . Ri sanò anche la fi g l i a del l a donna cananea, "tormentata asp rame nte da
uno spi rito i m puro", e altrettanto fece con una q uant i tà di donne de l l a s u a c e rc h i a, con
G i ovanna, S u sanna e "molte al tre" . Da Maria M addalena "aveva cacciato sette demon i "
L 'esorcismo è tra i capisaldi del Cristianesimo antico 31 1

1 50

Gesù guari sce dal diavol o i ndemoni ati , sonnam bul i , epi l ettici . Tal vo l ta mette i n fuga
i "mal vagi spi riti" sol tanto attraverso l a " parola", tal a l tra medi ante " i l d i to di Dio".
Qualche vol ta se l a svi gnano s i l enzios i , pi ù spesso però "gri dano forte forte", non di­
menti cando natural mente d i esclamare "Tu sei il fi g l i o d i D i o ! " . A l lorq uando l i be ra un
i ndemoniato m uto da uno "spi rito i m mondo", tra il sol i to enorme stupore del l a fol la, i
Fari se i com mentano: "È i n com butta col capo dei demòni che costu i scacci a g l i spi riti".
15
Ma Gesù, manco a di rlo, afferma d i esorc i zzarl i "attraverso il d i to di Dio" 1 .
I l caval l o di battagl i a di q uesti subl i m i esorc i s m i è senz'altro l a g uari gione di due
i ndemon iati nel l a te rra d i Gadara (che forse si dov rebbe chi amare dei "Gergeseni").
Questi ( letteralmente) poveri diavol i "veni vano dal l e fosse ed erano oltremodo rabbiosi ",
essendo possed uti da u n ' i ntera " l egi one" di spiriti mal i g n i (una l egione romana con­
tava al lora 6000 uomi n i ) . Ma Gesù fece entrare quei mal i g n i in "una grande mandria
di maial i " che pascolava molto lontano, per cui essi preci p i tarono da u n abi sso in un
l ago e an negarono . . . ed erano pur sempre "ci rca 2000 ani m al i", secondo Marco. G l i
ani mal i , fi n d a pri ncipio, non avevano notori amente alcun val ore nel cri stianesi mo,
come d i mostra anche il gesuano m i racolo dei pesc i , in stridente anti tesi col precedente
pi tagori co. Perciò io non reputo q uesto portento dei vangel i così "farsesco", come lo
gi udica Percy Bysshe S h e l l ey, il quale tuttav i a i roni zza opportunamente: "Si trattava
qui d ' una soc i età di porci i pocond rici e magnan i m i , molto d i ssi m i l i da tutti gli altri dei
1 52 _
qual i abbiamo autentiche doc u mentazi oni" .

Lo stesso potere Gesù lo conferì ai suoi d i scepol i . G i à nel momento de l l a l oro "vo- 397
cazi one" egl i i m partisce l oro "potere sopra g l i i m mondi spiriti , affi nché anc h ' essi . . .
abbiano facol tà di a l l ontanarl i " . E anche nel suo "di scorso di m i ssione" ai dodici , Gesù
comanda: "Cacci ate gli spiriti mal i gn i ... ". Di q uando in q uando, per l a veri tà, l a cosa non
funziona, e al l ora - tra d i loro - si chiedono i rri tati : " M a perché noi non s i amo ri usciti
ad espel lere l o spi ri to?" ; di sol i to, però, t utto v a per il verso g i u sto: " S i gnore, anche a
noi g l i spiriti mal vagi sono sottomessi i n forza del tuo nome !". A forza di esorc i s m i ,
q u e i mal i gn i s e l a danno a gam be "tra alte strida", addi ri ttura attraverso i s udari e l a
1 53 •
ci ntura di Paolo

L' ESORCISMO È TRA l CAPISALDI DEL CRISTIANESIMO ANTICO

Nel l 'el encare i momenti essenzi a l i del cristi anesi mo, niente meno che A ttanasio nom i ­
n a nel I V secolo, a l secondo posto, i l potere cri sti ano s u i demòn i . I n quel tem po, i l
mondo i ntero pensava s e stesso tormentato appunto dal l e pi ù di verse specie d i fantasm i ,
credeva che terra e cielo n e fossero traboccanti , e l a paura d i essi era enormemente dif­
fusa. I l c ri sti anesi mo, per l ' appunto, cond i v i se questa c redenza e ne trasse gi ovamento.
312 /stupidi•nento

G i à Gesù e i suoi seg uac i avevano cal cato lo scenario al meno come scongi u ratori d i
demòni ; ora i loro successori affermano di pote re re ndere i n noc ui i d i avo l i nel l a stessa
maniera, d i v e ntando così i pi ù celebri fra i numerosi i m boni tori re l i giosi ded i t i al l a cac­
ci ata deg l i spi ri t i . Tanto che l a ch iesa, in considerazione del l a sua fortu nata cam pagna
cont ro i "mal i g n i spiriti", non trasc u rò di creare presto uno speciale ufficio, ancora oggi
1 54
esi stente: quel l o del l ' esorc i sta •

(A ncora nel tardo secolo XX si gi unge, per conseg uenza, a cacci ate del demòn i o, e
ta l volta accade c he q u i non sia i l d i avolo ad essere espu l so - bensì la v i ta. Così fu per la
v i ta del la 23enne studentessa A n nel i ese M i che! che soffri v a di epi lessia, se nnonché nel
1 976, d u rante lo "esorcismo di K l i ngenberg", nel l a Francon ia i nferiore, soccom bette
a l l e a rti esorc i sti che di d ue sacerdoti a ciò i ncaricati (col "compito di mantenere l a
398 mass i m a di screzione") dal vescovo di Wiirzburg Josef Stangl . I l gesuita Adolf Rodewyk,
i nterv i stato quale con sul ente peri to ed esperto, essendo " u no dei massi m i esponenti del
satani smo nel l a chiesa cattol ica" l Fran kfu rte r Rundschau 1 . dichiarò a l l ora - nel 1 976 !
- non solo di essersi i m battuto l u i stesso i n "molti S pi riti Mal i g n i " , ma asserendo per
gi unta: "Vi vono in mezzo a noi molte streghe e strego n i , che sono coa l i zzati col d i avo­
lo e ve ngono da l u i i sti gati per i nfl i ggere i dan ni e d i sg razie". Natural mente, q uesta
i d i ozia cri m i nal e trova mol teplici coperture a l i vel l o d i autori tà, t ra l ' a l tro per una
dichiarazione di papa Paolo VI in u n ' udi enza generale del 1 5 novem bre 1 972: "Tutti
noi siamo sotto una tet ra egemonia, sotto il dom i n i o d i Satana, princi pe d i q uesto
mondo, il nem ico numero uno". A nche a Taranto, in I ta l i a, era morta in quel te m po una
donna d u rante una "cacc i ata d i demòn i". Questi , i nsom ma - come tanti al tri fatti , q u i !
- non sono sol tanto accad i menti de l i 'antichità cristi ana, ma altresì ancora del venturo
1 55
m i l l e n n i o. . . )
G i à agl i i n i zi del cri stianesi mo, ogn i consi stente com u n i tà cri stiana possede va i suoi
esorc i sti (solo q uel la di Roma, al tem po di Novato ne aveva 52). l q ual i operavano con
tanto fe rvore, che perfi no pagani ed ebrei presero ad i ncl udere precocemente il nome di
Gesù nel le loro form u l e magiche. G i usti no, Tert u l l iano - dal quale udiamo che anche i
cri st iani "soffi ano contro" i demòni - M i nucio Fe l i ce, Ci priano e altri pad ri de l l a chiesa
1 50
si m i l l antarono e normeme nte d i ta l i prat iche esorc i stiche .

GLI SPIRITI "MALIGNI " Nt:LI.A n:DE E N t:J. G l l!I>IZJO DEI PADRI DEJ.J.A C H U :SA

San G i ustino non cessa mai di parlare delle i n n u merevol i turpitud i n i di codesti m ostri .
Dietro l a loro i sti gazione, i nfatt i , sarebbero stati escog itati i m i ti dei poeti "per lo stor­
d i mento e la sed uzione del genere u mano". I nol tre, la lotta dei paga ni contro i cristiani
399 ve rrebbe condotta i n combutta coi "m a li gni demòn i " , "propri o come se l e autori tà
fossero i n vasate da essi ". l n vasati e possed uti dai medesi m i sono natural mente anche
Gli spiriti "maligni " nella fede e nel giudizio 313

tutti gl i "eretici " ; ed è con l ' ausi l i o d i q uesti d i avol i che costoro effettuano l e loro "arti
magiche" e p rod i g i , come u n certo samaritano S i mone a Roma, o il samaritano Menan­
d ro in A ntiochia. A nche l ' "ereti co" Marcione ha trovato un suo seguito con l ' ai uto dei
"demòni in tutte l e tribù". Molti gli hanno prestato fede "come se Marcione avesse la
proprietà esc l usiva del l a veri tà" . . . l addove erano sol tanto "come pecore p rede del l u po,
u n bottino d i empie dottri ne e d i demòni " 1 57 •
Molto spesso, al i ' i nterno del cri stianesi mo, l 'avversario teologico o pol i tico veniva
(e v iene tuttora) diabol i zzato. Questa è q uasi l a regola.
G i à nel N uovo Testamento si ol traggiano gli "eretici" come "figl i del l a maledizione",
"creature del di avolo". S ubito dopo, il padre del l a chi esa I gnazio di A ntiochia bol l a
l ' "ereti co" serv izio di v i no come "se rv izio d e l di avolo": i l pad re l reneo dà i l v i a al l a
demoni zzazione del l ' "e reti co" i n quanto persona, e anche i l santo Ci pri ano vede i l dia­
volo al l ' opera special mente neg l i "ereti c i " (cfr. l 1 4 1 ss. ) . E q uando i l santo A ntonio,
su preghiera dei vescov i , v i e ne ad A l essandria per confutare g l i Arian i , li condanna
aspramente dichi arando "che codesta era l ' u l t i m a e resi a, u n prol ogo del l ' A nticri sto"
(Attanasi o, Vita A nton i i ) . Da se mpre, i nfatti , la c h i esa ha oltraggi ato i suoi avversari
come "pri mogeni t i del d i avolo", " portavoce del demonio", demoni zzando l e dottri ne
dei cristiani di d i v ersa confessione.
Così in Fri gia, già nel II secolo, nel l a l otta contro il montan i smo (la cui pred i cazione
non contraddi ceva affatto l a dottrina chiesastica, ma si opponeva al suo l assismo moral e)
s i cercò d i domare la profetessa Pri sci l l a per mezzo d i esorci smo. "Com ' è vero che D i o
v i ve i n c i e l o, i l beato Sotas di A nchialo ha vol uto espel lere l o spi ri to da Pri sc i l l a ; ma
gli i pocri ti non l ' hanno consenti to" 1 58 •
Seguendo la raccomandazione del papa I nnocenza l , nel 407, i Monta n i sti vennero
c l assificati dal l o Stato come del i nquent i , i l oro ben i confi scati e i loro l asci t i dichi arati
n ul l i . A ncora nel VI secolo, l ' i m peratore G i ust i n iano porta avanti , i nasprendola, la
l otta contro q uanto ne restava: i ntrappolati nel l e l oro chi ese, molti vi si bruciano v i v i .
I l confidente c l ericale del l ' i m peratore - G i ovanni di A m ida, vescovo d i Efeso, sfrenato 400
converti tore di pagani e razzi atore di si nagoghe ( I l 276 ss. ) - si pavoneggia, nel 550,
d i aver ritrovato e fatto a pezzi le ossa dei profeti montan i sti . Eppure, ancora nel I X
secolo, S tato e Chiesa fanno causa com une contro determ i nati "fri g i " 1 59 •
A ncora nel 1 988, i nfatti , i l teol ogo cattol ico M ichel C l évenot parl a del montan i smo
- che peraltro, l o ammette pure, non voleva in alcun modo produ rre uno sci s m a - come
di una m i cidiale epidem i a . Dappertutto egl i v ede al l ' opera veleni e contagi . E parl a di
una "piaga", ritenendo che, una volta annunciata l a dec i sione del l a sco m u n i ca da parte
del l a chi esa, non resti che "trattare i condannati come costoro meritano: come nem i c i
pericol osi , come appestati contag iosi c h e si devono persegu i re, ridurre al i ' i m potenza
e stermi nare". l toni di un " progressi sta" cattol ico sul l a sog l i a del terzo m i l len n i o ! 1 60
Natura l mente, gl i "ortodossi" nel l a fede sono superiori a tutti q uesti serv i tori de l
314 /stupidimento

diavolo. Perché g l i ortodossi , afferma G i usti no, hanno la megl io anche i n quei d i ffi c i ­
l i ss i m i casi i n cui g l i esorci sti d e i pagani e deg l i e bre i fal l i scono. I nfatti m o l t i cristiani
hanno già "g uari to u n n u me ro enorme d i i ndemoniati in tutto i l mondo e anche ne l la
vostra capital e ; q uel l i non e rano stati ri sanat i da t utti g l i altri scongi u ratori , maghi ed
erbori sti , grazie al l ' esorcismo fatto nel nome di GesLI C ri sto, croc i fi sso sotto Ponzio
" 161 •
Pi l ato . . .
A ncora di pi ù se ne gloria poc h i anni dopo, nel 200, Te rtul l i ano: " S i porti un i n v asato
dal demonio di nanzi al tribunale. Al comando di un q ual si vogl i a cri stiano, ogni spi ri to
riconoscerà così sicuramente di essere un demòn io, come al trove si fa passare fal samente
per un d i o. Se non riconosce i m mediatamente di essere un demònio, siccome non osa
d i re bugie a nessun cri stiano, a l l ora il sangue di q uesto svergognato fra tutti i cristiani
1 62 •
si sparge i m med i atamente"
I l massimo teol ogo dei pri m i tre secol i , Ori gene, è del l ' opi n i one che sugl i spi riti
mal i gn i si debbano avanzare "acc u rate rifl essi oni", e sa perfi no che alcuni sono fac i l i
d a cacc iare q ualora l i s i i nterpel l i i n egi ziano, a l t ri i n vece "q uando g l i si parl i "nel l a
1 63 •
40 1 l i ngua dei pe rsiani", eccetera ( Sape re è potere ! )
Naturalme nte, non tutti si l asciavano ri ncreti n i re a tal pu nto. Non di rado, dal l a metà
del I I secolo in avanti , q uei cristiani cacci atori d i diavol i ebbero fama di i m bo n i tori ,
prestigi atori e negromanti . E i l fatto che un gruppo cri stiano di sconoscesse a l l 'al tro
l ' arte sopraffi na del l ' esorc i smo, che si ri nfacciassero a v i cenda i m brog l i e raggi ri , non
contri b u i va certamente a rafforzarne o v u nque l a fi d ucia. Per l reneo, g l i esorc i sti al se r­
v i zi o degl i "eret i c i " operano sol tanto " per la rov i na e l a sed uzi one medi ante magiche
i l l usioni e ogni trucco, più danneggi ando che giovando a coloro che gli c redono". Lo
stesso santo, pera l t ro, ri usc i v a a pers uadersi che i cattol i c i possano resusci tare perfi no
1 64
i morti !
I n tutta la storia del cri stianesi mo si aggi rano fol l e di fantasm i . I n ogni persona, i n
ogn i ani male poteva ce larsi u n demon i o. A l c i p ri ota G i orgi o apparve s u i campi uno
spi ri to mal i gno in forma di l epre, che gli causò una malatti a al piede. A nche il fatto
che i cristian i , g i à in pri nci pio, si preoccupassero del l e proprie sepo l tu re , d i pe ndeva
essenzial mente dal fatto che "si te meva l a v i c i nanza dei demòni nei c i m i teri dei pagani"
(Schneemelcher). Gli studiosi ortodossi hanno stud i ato sem pre e abbondantemente gli
"spi riti mal i g n i ", ottenendo così conoscenze su conoscenze, q uantunque mol te q uestio­
ni - come spesso accade nel l a sc ienza - fosse ro controve rse ed esi stesse ro i n pi ù pareri
1 65 •
assai different i , tal volta nei medes i m i " padri"
I n ori gi ne, nel c ri sti anes i m o si è fatta d i sti nzione tra ange l i del diavolo (i cosi ddetti
ange l i cad uti ) e i demòn i , attri buendo però in seg u i to le stesse proprietà ad entram be
le categorie, il che ha progressi vame nte condotto al l a loro equi parazione. Poi c hé nel
cristianesimo tutto prov iene da Dio, da Dio emanano nat u ra l m e nte anche i l " pri nceps
daemon u m " e i suoi serv itori , i "mal i g n i spi riti". Sennonché q uesti , in v i rtù del loro
Gli spiriti " malign i " nel/a fede e nel giudizio 315

l i bero volere, s i a l l ontanarono d a l ui ; secondo g l i u n i per superbia e ri fi uto, secondo


altri per la l oro congi u nzione con donne terrestri . : "Costoro si abbassarono al com­
mercio carnale con donne e generarono fi g l i cosi ddetti demòn i " , scri ve G i usti no che,
con parecchi anti c h i apologet i , conosce tre cl assi d i diavol i : Satana, che sedusse Eva,
g l i angel i malvagi che se l a facevano con fem m i ne u m ane, e i loro fi g l i cioè i demòn i , 402
"daemones terreni", come l i chiama Lattanzio. Tal volta si trovano le medes i m e dottri -
ne che si contradd i cono - una volta l a caduta per s u perbia, u n ' a l tra vol ta l a caduta per
forni cazione - pers i n o nei medesi m i padri , come Atenagora e A m brogio.
Per alcuni l a cad uta avvenne dopo i l peccato ori gi nal e de l l ' uomo, per g l i al tri , che
av ranno la megl i o, pri ma del l a cad uta. In ogni caso, il d i avolo, i nsieme con gli ange l i
cad uti , banditi d a l c i e l o, dovettero e debbono al bergare s u l l a terra dove essi - ad i m i ­
tazione de l l o spirito d i v i no pri ma del l a creazione d e l mondo - ri posano sul l e acq ue,
m a più d i tutto sono d i ffusi nel l ' aria e preci samente, in conform i tà con l a l oro natura,
neg l i strati aerei i nferiori . A ncora per tutto il Medioevo si c rede in u n purgatorio aereo
popol ato da demòn i . Però anche ogni s i n gola persona, argomenta Ori gene, è ci rcondata
1
da i n n u merevol i spi riti 66 •
Pi ù tard i , sarebbe stata abbandonata l a pri m i ti v a fede cri stiana che g l i spi ri t i mal i g n i
abbiano u n corpo (concepito d i n uovo n o n u n i tario) e si n u trano con l e v i tt i m e sacri ­
fical i dei pagani Qllll, ci bandosi anche di esal azi oni e sang ue. Ci si ram mentò del l a
l oro ange l i ca ori gine, d i c h i arandol i ora i ncorpore i , essenze i m materi al i . Essi sarebbero
"tutti senza carne e possi edono un organi smo spirituale come di fumo e nebbia", come
mostra d i sapere il si ri ano Tazi ano, il quale pure afferma che i demòni si possono vedere,
m a c i ò è possi bi l e sol o a chi è protetto "dal l o spi ri to di Dio". Ma il pi ù del l e vol te li si
consi dera i nv i s i bi l i . Per l a verità, non possono essere dappertutto nel m edesimo tem po,
al l a pari d i Dio pad re, ma tuttav i a - essendo i m magi nati come esseri alati - svol azzano
1 7
per t utto il mondo, in tutte le d i rezion i , con veloc i tà i n i m magi nabi l e 6 •
Se poi g l i spi riti al berghi no anche nel l e i m magi n i d i v i ne (cfr. l 1 68 ss., speci e 1 7 1 )
fu oggetto d i n uove controversie. A l c u n i studiosi protocristiani l o asseri scono, altri lo
contestano. L' apologeta A tenagora nega rec i samente che i demòni possano fare profe-
zie e guari g i o n i , d i c h i arando che le due cose sono un mero i m brogl io. Molti autori
però, da Tert u l l i ano ad A gosti no, i n segnano il contrario. Per q uesti , anche i demòni
fan no dei m i racol i , natura l m ente i nferiori a quel l i dei cri stian i . S i m i l mente, l e l oro
d i v i nazioni sono osc u re e ambi gue, da non paragonare con q ue l l e cri stiane, esenti 403
da e rrori . E mentre una m i noranza dei pad ri del l a c h i esa, i n l i nea con l a dottri na
del l ' apocatastasi di Ori gene, concede ai demòni l a possi bi l i tà del l a pen i te nza e q u i nd i
l a rede nzione anche p e r l o ro, q uesta credenza è considerata erronea dal l a maggioran-
za. La d i sperata condizione dei d i avol i è q u i nd i defi niti va, e la re m i ssione è per essi
i m possi bi l e , come per l ' i nd i v i duo dopo l a sua morte.
Ora, che i fantasm i al be rghi no o meno nel l e i m mag i n i d i v i ne, in ogni caso essi
316 lstupidimento

amano annidarsi nei te m pi i, svolazzano q u i , scorrazzano là, e si d i l eguano sol o medi ante
l ' i nvocazi one del Sal vatore. Ciò av v i ene pi ù di tutto nel mezzo del l a giornata - si dà i n ­
fatti un pec u l i are "demòne meri di ano" -, mentre di sera preferi scono mol estare i passant i .
Ma l 'ora preferi ta deg l i spi ri ti è considerata se m pre l a mezzanotte, p i ù general mente l e
ore e i l uoghi del l ' oscuri tà. l pe rverti tori assal tano preferi bi l mente le persone a l l e spa l l e,
penetrando i n esse e facendone appu nto degl i spi ri tati : i ndemon i ati , ossessi . Pri ma del l a
rede nzione, l ' umanità tutt ' i n tera e ra i n vasata da essi ; tal i sono ogg i , ancora, g l i ebre i .
E si ccome i l diavolo - i l " pad re del l a menzogna" ( G i ovanni , 8 ,44) - è i l loro capo, essi
sono tutti menti tori matricol ati , oltremodo scal tri e raffi nat i , fal s i , perfi d i , pieni di trucchi
e di i ngan n i . Sono grandi artefici di sed uzion i , d i ssi m ulano sem pre q ual cosa d i d i verso
da quel l o che progettano real mente. Sono sti molatori di menzogne, i n iziatori di molti
v i z i , consigl ieri e promotori anche di idolatrie, d i culti aberrant i . Provocano i noltre le
d i v i nazi oni e i m i racol i deg l i dè i , l e "eresie", le persecuzioni verso i cristi a n i . Sono gl i
antagoni sti deg l i ange l i custod i . Pe r fi n i re, q uesti fantasm i causano mal atti e, grand i ne,
16
te m peste, sicci tà, carestie ll .
Fondamental mente, i l potere dei "mal i gn i spi ri ti" è spezzato, e natural mente c i rco­
scri tto, già mediante l 'azione sal v i fica di Ges ù ; tanto p i ii che i cri stiani sono pi ù forti i n
q uanto sudd i ti di Dio. Nond i meno, i l pad re del l a chiesa G i ovanni Dam asce no sem bra
cantare v i ttoria troppo presto, verso la metà del l ' V I I I secolo: " Fi nal mente è cessato
il c u l to dei demòn i , la c reazione è santifi cata grazie al sangue ve rsato da Dio, al tari
e tem p l i idol atrici sono rasi al suolo". In realtà, la battagl i a prosegue. Perché, perfi no
dopo l a morte , i cri st iani debbono apri rsi l a st rada al parad i so attrave rso le sc hiere di
1 69 •
"catt i v i spiriti", il che porta a l l a guerra con g l i angel i buoni
404 La chi esa ha preso mol to sul seri o l a si ndrome demon i aca. Secondo le Costituzioni
A posto l i che, agl i uom i n i affetti da possessione diabol i ca non era consenti to d i v entare
c h i e ri c i . Solo dopo l a cacci ata del de mòne g l i era di n uovo access i b i l e l a professione
d i chierico. In seguito, q uando d i sacerdoti ve ne furono a sufficienza, si fu molto
pi ù seletti v i . Di conseguenza, l a recensione, datata al l ' i nizio del V I secolo, del ' Li ber
de eccl esiasti c i s dogmatibus' di Gennadio d i Marsi g l i a , pro i b i v a severamente l a con­
sacrazione c hi ericale a chi unque "fosse cad uto nel l a demenza o fosse torm entato da
q ua l c he accesso demoni aco". Di sposizioni analoghe decretò l ' I l marzo 494 papa
Gelasio l ( I l 227 ss. ) . A nche i S i nod i di Orange (44 1 ) e di Orl éans (538) ord i nano di
ri m uovere dal i ' uffi cio i chi erici epi l etti c i . A chi aveva com mercio coi demòni non era
lecito né aspi rare ad una carica sacerdotale né tantomeno assumerla. "Questa antica
concezione conserva la sua val id i tà anche nel l a chi esa" ( Real l e x i kon fUr A nti ke und
1 70
C h ri stentum) .
l dia voli e i monaci 317

) DIAVOLI E l MONACI

Un bersaglio pri v i l egi ato dei " mal i gn i spi ri ti" diventano i monaci . D' al tro canto, anche
i monaci l anciano i l guanto di sfida ai serv i tori di Satana. Già quel segregarsi il pi ù
lontano possibi l e nel deserto - secontlo credenze popol ari di mora pred i l etta dei diavo l i ­
era considerato una sfida i neq ui vocabi le. I diavol i del deserto aggred i scono i devoti con
pensieri peccami nosi , con passioni e con tutti i tipi di tentazioni . Appaiono sotto sembianze
umane, offrono cibi e bev ande a iosa, fanno di tutto per adescare g l i asceti a ri tornare nel
mondo c i v i le. Dal canto loro, i monaci contrastano i mal igni con digi uno e preghiere, le
qual i prod ucono sui demòni addi ri ttura effetti d i fuoco. Ma certo, senza l ' assi stenza degl i
ange l i c ustod i , tutte le azi oni di forza dei "gladiatori di Cri sto" sarebbero van i 1 7 1 •
Ma l a geni a i nfernal e ama soprattutto accostarsi a monaci e anacoreti prendendo
forme m u l iebri , spesso spaventose , ma anche sotto sembi anze d i donne assai seducenti .
Nel l a copta "Vita di A pa Onofri o", i l demon i o appare i n forma di suora, conducendo
una di ssol uta v i ta e rotica con l 'ere m i ta. Si credeva fermamente che q uesti "spi riti",
nel lo sti l e deg l i dèi , potessero avere commercio carnale con persone . . . u n del i ri o che 405
av rà effetti devastanti nel l a stregoneria del l ' Occi dente 1 72 .
Solo di rado, del resto, i demon i si mostrano come sono real mente, cioè brutti e ripu­
gnanti, con occh i che spri zzano fuoco. Senza tregua, i nvece, i n iettano pensieri catt i v i e
peccami nosi nel l e an i me deg l i asceti . Sem pre, i n un modo o nel l ' al tro, g l i stanno al le
costole, assed i andol i , oppri mendo! i e tormentando! i. Nel l a fam i gerata "Yita A nton i i " (p.
27 1 s . ) d i Attanasio, il quale crede manifestamente nel l 'esistenza di q uesti fantas m i , i l
protagoni sta affronta d i conti nuo terri bi l i l otte con i ram pol l i del diavolo. Egl i ne l i bera
i nol tre al tri uom i n i , g uari sce una ragazza i nvasata e altre fanc i u l le. I "cani" di Satana,
assumendo forme assai svari ate; soprattutto quel l e di a n i m a l i feroci che assal gono
A nton io, vengono percepite come esseri real i in tutto e per tutto. Per certi aspetti , sono
superiori al l ' uomo. Penetrano attraverso porte chi use, sono p i ù veloc i deg l i erem iti
ambul anti , travol gono tutto come le acq ue del N i lo. Ed essendo p i ù rap i d i , sono anche
in grado di pred i re il futuro 1 73 .
Satana tenta A nton io, natural mente, anche "sotto forma di donna", facendog l i e l a
vedere addi rittura " i n o g n i postura e prospetti va". Ma i n ut i l mente ! I l santo n o n si
sch i oda dal pensiero di Cri sto e del l ' i nferno . . . e resi ste . In u n sarcofago l 'atroce nemico
l o bastona fi no a farg l i perdere i sen s i , tuttav i a A nton i o (epi l ettico secondo l ' i potesi
del fi siologo S tei ng i eBer) canta i sal m i e soprav v i ve a q uesta e ad a l t re ten tazion i , a
battagl i e d i demòn i , a v i sioni sataniche. Pe rfi no A gosti no i n neggia al i 'eterno "grande
uomo", al l ' i ndomabi l e com batten te contro g l i spi riti " ; e si esal ta perché nel l a chi esa
del S i gnore "si sono real i zzate cose i nconfutabi l mente straord i nari e". A nz i , g i u n ge ad
am mettere di dovere la sua stessa conversi one anche al l ' appari zione di A nton i o e al
dom i nante entusiasmo pe r A nton i o ! 1 74 406
318 /stupidi mento

A NCHE A GOSTI NO INSMòN Ò OGN I SORTA 1>1 SCIOCCHt;zn; SliGLJ "SPIRITI MALIGNI ",

J)JVENTANDO IL " T EOLOGO I>ELLO STRt:<òONISMO "

Secondo Agosti no, uno deg l i ange l i , i l l oro capo, cadde i n peccato e di venne i n tal
modo un diavolo, trasci nando altri ange l i nel la sua cad uta. Ma q uando? Su q uesto
tace la Scrittura. Nondi meno Agosti no è i nformato del fatto c he i "mal i spi ri t i " non ne
sape vano ancora n u l la, pri ma del loro peccato ori gi nal e . E i l loro com merc i o carnal e
con fe m m i ne u m ane - d i ce Agosti no - v i ene certifi cato da tanti cri stiani c rede nti , che
sare bbe spudorato negarlo. De l l a com une apostasia sarebbe tuttav i a responsabi l e una
vol ontà fal sa e perversa dei ri n negati , del la quale egl i non conosce il motivo. Solo al l a
fi ne del l a s u a v i ta egl i affe rma c h e l a parte m i gl iore degl i ange l i è ri masta fedele per
un atto di grazi a di Dio. Ma perché non vi fu un atto di grazia per g l i altri? Su q uesto
pu nto, A gosti no non ha strol ogato pi ù di tanto. Così fu , e così è; punto, e basta 1 75 .
Secondo il vescovo di I ppona, i demòni si fanno passare per dèi , ri siedono nei s i ­
m u l acri d i v i n i e ricevono le offerte sacri fi cal i . Ma sono peri colosi soprattutto perché
essi hanno potere su "molti che non sono degn i di partec i pare al l a vera re l i g i one, come
su pri gionieri e subalte rn i , e sanno raccomandarsi al l a maggioranza di q uel l i nel l a loro
qual i tà di dè i , i n forza di segni prod i giosi e fal l ac i , ora con azioni , ora con presagi".
A gosti no confessa perfi no che statue di dèi possono parl a r.e, come il s i m u l acro del l a dea
7
Fortuna: cosa che egl i i nterpreta come "mal i z i a e pe rfi d i a dei malefici demòn i " 1 6 •
Ma anche se si spacci ano per dèi , tuttav i a costoro assumono i n rea l tà - i n segna
A gosti no - una " pos i zi one i ntermed i a tra d i v i n i tà e uom i n i ", l a quale è "determi nata
dal loro corpo ari oso" nonché dal l a l oro "di mora situata in alto", dal loro abi tare " i n u n
elemento s u periore", pe r l ' appunto "ne l i 'aria". N o n c ' è motivo, d u nque, d i venerar) i
per questo. Tant ' è vero c he non ve neriamo g l i uccel l i , e q u i ndi nemmeno "i demòni
che sono ancora pi ù aere i " . Agostino sa che non sono fatti certa mente di carne terrena
407 (caro), avendo piuttosto un corpo estremamente rarefatto, aeriform e ; per d i re il vero,
"non val gono poi granc hé", essendo il ri sul tato di una degradazione ; uno sple ndente
corpo etereo adornava i nfatti g l i spi riti pri ma de l l a l oro caduta. D ' al tra parte, A gost i no
non escl ude di i m magi narse l i anche del tutto i ncorpore i , i l che contraddice di n uovo
al l a sua opi n i one che debbano avere u n corpo, dato che secondo Matteo 25,4 1 "il fuo­
co ete rno" è espl icitamente "preparato pe r il d i avolo e i s uoi angd i " , e pe rché costoro
sono i n vero " ragi onevol i " , ma appunto "per q u esto ( ! ) anche m i se revol i ", certamente
"anche etern i " , ma solo affi nché " l a loro m i seria non possa aver mai fi ne ! " . E q uantun­
que affermi che solo Dio conosce i pensieri reconditi de li ' uomo, in altri passi affe rma
che i demòn i , in v i rtù del la loro l u n ga v i ta, hanno conoscenze pi ù vaste di q uel le degl i
1 77
uom i n i , giacché conoscono anche i pe nsi eri di q uesti .

Le frequenti contraddizioni del grande sa nto pe r q uanto rig uarda g l i "empi spi ri t i "
sono state spiegate col fatto che l a B i bbia, a l l a q u a l e egl i fa costante riferi mento, s u
Magie e scongiuri cristiani contro gli "spiriti empi " 319

q uesto "dà sol o scarse i nformazioni" (van der Nat). Certo, m a d a ciò non s i deve per
forza dedurre che l ui debba necessari amente essere in contraddizi one con se stesso.
Eccolo q u i ndi negare, affermare, atten uare e, al l a fin fi ne, d i c h iarare che il problema
non è poi così i m portante, ri tenendo com unque che in q uestioni siffatte " l o spi ri to si
educa e si plasma non senza profitto ... ". U n ' affermazione stra m pal ata a proposito di
17
una specu l azione che ha per oggetto dei fantasm i 8 •
I n un apposi to capi toletto del suo capolavoro A gosti no argomenta che è i nse nsato
rendere omaggio ai v i zi osi demòni e contare sul l a loro i ntercessione ; i n un altro, l i
di chi ara amanti d i a rti magiche. Sì, sul l a natura d i q uesti esseri A gost i no è capace di
riempire dozzine di pag i ne con bal ordaggi n i pseudodottri nal i . Il santo dottore mostra di
sapere che "si tratta d i spi riti pieni d i mal i gn i tà, d i gioia del male altru i , del tutto pri v i
d i ogni senso di gi ustizia, rigonfi di al teri gia, l i v id i di i nv i d i a , scal tri d a raggi rare" e
così v i a ; ma è capace, d ' al tro canto, di assic u rare che i l cancro al seno d i una cristi ana
1 79
a Cartagi n e è stato guari to con u n sem p l i ce segno d i c roce •

I n dosi davvero massicce, i l mass i m o progen i tore del l a catto l i c i tà ha c reduto, ap­
poggi ato e promosso assurd i tà d i q uesto cal i bro. Egl i è add i rittura autore d ' uno scri tto
apposito, ri guardante " L'arte d i v i natori a dei demòn i " - esseri peri colosi , come l u i ben
sapeva: eccel l enti per la loro fantastica dote percetti va, per la straord i nari a cel erità. . . 408
pi ù celeri deg l i uccel l i -, ma special mente noti i n forza di l unghe "an nose esperi enze".
A gostino non è sol o conv i nto d i aver v i sto personal mente un demon i o ; era anche ferma­
mente persuaso de li 'esi stenza dei sat i ri che i nsidi ano l e donne; c redev a nel l a possi bi l i tà
di i nterrogare e consul tare g l i spiri t i , di sigl are contratti col d i avolo e di accoppi arsi
sessual mente con esso. Fu soprattutto per l ' autori tà d i A gosti no che tutta questa fede
nei demòni e nel diavolo conti nuò ad agi re pe r molti secol i ; così di venne egl i stesso
" i l teol ogo de l lo stregoni smo". Su q uesto, non si può soprav val utare mai abbastanza
1 ' i nfl usso eserci tato da A gosti no. La sua dottri na non è stata solamente "la fi l osofi a del l a
chiesa cristi ana", m a egl i stesso " è stato i l vero maestro d e l Medioevo" ( Wi ndel band/
Hei nsoeth). E seg u i ta ad i nfettare le menti cri stiane anche nel l 'età moderna 1 80 . _

MAGIE E SCONGIURI CRISTIANI CONTRO GLI "SPIRITI EMPI "

Dal mome nto che ogni credenza nel d i avolo, ogni demonologia cond uce necessaria­
mente a l l a magìa, il cri stiano s i caute l a da ogni apparizi one demon i aca per mezzo di
benedizioni chiesastiche, con più o meno ufficial i i ncantesi m i per così d i re, ma anche
attraverso amuleti e grandi quantità di magia pagana "che arricchita da elementi cristiani
pervenne a n uova fioritura" ( Real lexi kon ftir A n ti ke und Chri stentu m ) 1 8 1 •
La pi ù i mportante i nsegna apotropaica contro gl i "spi riti empi" fu senz'al tro la croce .
Pe r l un go tempo, pri ma del cri stianesimo, v i furono raffi gurazi oni del l a c roce. U na
320 /stupidi mento

croce fu un d i ffusissimo s i m bolo per i l sol e , i l cielo e il vento già in te m p i precri sti a n i .
Per contro, n o n è provata c o n s i c u rezza ness una rappresentazi one del l a c roce di Gesù
pri ma del I I I secolo. Eppure, già pri ma, si facevano croci su sarcofaghi ebrai ci con
fu nzione di a m u l eto protett i vo, come nel l a Pal esti na gi udaica e rano general mente
409 conosci ute croci per dife ndersi dal male 1 82 •
La c roce, secondo un 'assai diffu sa credenza patri stica, era un 'arma estremamente
effi cace nel le mani dei cristian i . Con essa si mettevano i n fuga i demòn i . L' asta verticale
doveva serv i re da sostegno, q uel l a ori zzontal e da bastone da brand i re per m i nacc iare
appu nto i "mal i gn i spiriti". Med i ante segni di croce, donne e ragazze tengono a bada
anche pretendenti e corteggi atori petulant i . Fungeva si m i l mente come stru mento nel
debe l l are possessi oni demon i ache. A nche l o sche ma monacal e, l a ci ntura, v i ene portato
in forma di c roce a d i fesa dai demòn i , ma così è d ' al tronde anche esposto a spec i a l i
attacch i . I l santo A nton i o raccomanda i l segno del l a croce contro l e tentazioni d i abol iche
nel l e ore nott urne. C i ri l l o dj Gerusal emme l o chiama addi rittura "spav entademòn i " ,
affe rmando: "Costoro sono tramortiti dal l o spavento al sol o vederlo", e dando q uesto
consi g l i o : " Fa q uesto segno q uando mangi e bev i , stando sed uto e cori candoti , ma
anche quando parl i , q uando cam m i n i e, per d i rl a in breve, in tutto ciò che i ntrapre n d i " .
G i ovanni Cri sostomo cons i g l i a ai cri stian i d i portare c o n s é i l croc i fi sso i n l uogo dei
sol iti anti chi a m u leti magici , in q uanto apre le porte c h i use, d i schi ude gli i n gressi del
cielo e de l l ' i nfe rno, neutral i zza i veleni mortal i , sana i morsi di bestie feroc i , tranci a "i
te nd i n i del diavolo". In pi ù , come "segno v i vente del Nostro S i gnore", il c roc i fi sso fu
i n se rito nei testi magici a protezione dagl i spi riti i nfernal i 1 1u .
G i à al nom i nare Cri sto si attri b u i v a un potere esorci zzante. Bastava quel l o ad espe l ­
l e re la prole d i Satana fuori dal le a n i m e e d a i corpi . A nche i l si g i l l o battesi male doveva
proteggere d u revol mente dai "catti v i spi ri ti", che nei m i steri orfi c i si cercav a di tenere
a bada con pel l i e maschere di a n i m al i . Pi ù i n generale, tutti i pre l i m i nari al battesi mo
nel cri stianesi mo - un catec u menato che i n certe com u n i tà d u rava 40 giorn i , in a l t re
fi no a tre anni - non erano che un q uotidiano scongi u ro di demòn i , accom pagnato da
d i stri buzioni di sale consacrato, farsi i l segno de l l a croce e soffiare contro. La pratica del
soffi amento e ra largamente diffusa nel la magia. Medi ante il soffiamento, già l o stregone
410 babi lonese fa bruciare i serpent i . E così , anche per il segno del l a croce, il soffi are contro
i l diavolo fa parte del l a ceri monia i ntrod utt i v a di bened izione e preghiera. Anche lo
sputare del la sal i va ha u n potere protetti vo che a l l ontana i demòni, ed era q u i nd i cons ueto
nel rito battesi male protocri stiano; nel rito romano il sacerdote tocca il battezzando con
la sal i v a. (A nche i santi mart i ri amavano sputare sul l e i m magi n i d i v i ne e demon i ache:
espressione non solo di scherno, di disgusto o disprezzo, ma altresì gesto esorc i st i co
apotropaico). I l battesimo cristiano lo si riceveva tutti nudi - i n Occidente fi no al X I I I
secolo ( i n Orie nte fi no a i nostri gi orni ! ) - nel che l e donne dovevano anche sci ogl i e re
nodi e trecce di capel l i , affi nché n u l l a di "estraneo", nessun demonio eventual mente
Magie e scongiuri cristiani contro gli "spiriti empi " 32 1

nascosto lì dentro, i nq u i nasse i l bagno del l a " ri nasci ta". A ncora oggi nel catto l i cesimo,
in occasione del battesi mo degl i adu l ti , si perv iene ad una l unga serie d i esorc i sm i .
A ncora oggi l ' offici ante catto l i co scongi u ra i " m al i gn i spi ri t i " anche nel l a domenicale
consacrazione del l ' acqua o nel l a dedi cazione deg l i ol i i " santi " d u rante il giovedì san­
to. Con spec i a l e sol e n n i tà si effettua i nol tre il " g rande esorc i smo" nei riguardi deg l i
" i ndemoniat i " 1 84 •
Nel rituale battesimale del l a c h i esa greco-ortodossa i l sacerdote d i ce: "Ti maledice,
o d i avolo, il S i gnore che è sceso sul l a terra . . . egl i in persona ti ordi na per nostro mezzo:
abbi pau ra, esci e tòg l i ti da q uesta c reatura. Non ritornare p i ù , non nasconderti i n l ui ,
non i ncontrarlo pi ù , non operare p i ù i n l u i , n é d i gi orno n é d i mattina n é d i notte, ma
v attene nel tuo Tartaro fi no al grande gi orno del G i udizio che si av v i c i na. A bbi pau ra
di Dio . . . al c u i cospetto trema i l c i e l o e l a terra e tutto q uanto v i è contenuto. Esci e
al l ontanati dal consacrato, neoeletto com battente di Cri sto, nostro D i o . . . Va ' e fuggi da

q uesta c reatu ra con t utto i l tuo potere e tutti i tuoi ange l i . . . " 1 85
Secondo u n ' antica s upersti zione, anche l ' affum i camento spinge i " mal i gn i spiriti"
al l a fuga. S i affum i cava perc i ò nel l a N uova G u i nea, in Persia, a Babi lonia, in Egi tto
(cu l l a e centro del l a s uffum i caziorie che scacci a i demon i ) , si affum i cava in Roma ­
mentre a ncora oggi , nel l a Germani a meri dionale, per l a festa del l ' Epifani a (6 gennaio), 4 1 1
s i "disi nfesta col fu mo" l e abi tazioni catto l i c he con spec i a l i sostanze benedette per s uf­
fu m i g i . S i sapeva che i demòni sono assai sensi bi l i agl i odori , e q u i nd i l i si mol estav a
coi peggi ori effl u v i . Ma poi c hé si s upponeva p u re c he potessero magari senti rsi a loro
agio proprio coi catti v i odori , g l i si sbuffav a addosso anche quel l i buon i , credendo d i
cacc i arl i al l o stesso m odo, ma n at u ral mente anche p e r mezzo d i buone azioni . . . che
come i ncenso sal gono al naso d i Dio 1 86 •
A nche l ' ol i o dei m arti ri e ra u na buona profi l assi per preven i re i " mal i spi riti " ; s i
amava i nfatti cacc i a re i demòni nel l e c h i ese d i nanzi a l l e rel i q u i e . P e r i mal i gn i d i ven­
tarono i nol tre pericolosi i metal l i e il ferro (queg l i esseri temono i nfatti i prodotti d ' una
c i v i l tà pi ù recente), m a anche fuoco, agl io, ci pol l e : queste u l t i m e - sac re g i à presso g l i
antichi Egizi - e rano considerate particolarmente col l audate. Molto effi cace nel l a l otta
contro g l i i nfe ri e ra anche l ' astensione dal l a carne di maiale, dato che i n Oriente, m a
q ua e l à anche i n G recia, si riteneva i l maiale u n ani male demoniaco. A nche i l suono
del l e c a m pane ha u n s i g n i fi cato apotropaico . . . pari al tam b u reggiare dei " pri m i t i v i "
nel l a foresta. L a setta monasti ca m esopota m i ca deg l i "orant i " (si riano " Messal i a n i ",
i n g reco " Euchiti") scon g i u rava i demòni mediante i l danzare, l o schi occare del l e d i ta,
·

l o sputare per moti v i apotropaici 1 87 .


I n s i ntes i , v i furono m i l l e possi bi l i tà e, p urtroppo, n at u ral mente anche necessità d i
te nere i n scacco l e arm ate d e i "catti v i s p i r i t i " . P e r converso, v ' era u n a sol a ragi one per
l ' un i versale ri m beci l l i mento dei cri sti ani tra m i te tutto q uanto abbiamo fi n qui esam i nato
in q uattro capi tol i , c i oè medi ante le fal s i fi cazi o n i , le i m posture dei m i racol i e del l e
322 /stupidi mento

rel i q u i e , la truffa dei pel l egri nagg i , l a lotta contro l a sci enza antica. Questa sol a ed
4 1 2 escl u s i v a ragione era ed è: i l dom i n i o sul l e masse, per poterle soggi ogare e sfruttare.

NOTE

'" Schwei zer, Geister 698


1 0' Heiler. Erscheinungsformen 3 1 5
1 ::� Ci ri l l o di Gerusal emme. Myst. Cat. 1 3 ,3.36

"·' Atanasio Vita Alllonii 23

"" Rubin 1 26
m Luegs l 509 s.
'" Ratzi nger ci tato nel l a Frankfurter Rundschau del 24 apri le 1 978, Nr. 85
"' Berthol et 1 95. Hei ler, Erscheinungsj(mnen 476 s.
L» Oldenberg 264 ss. Col pe 555 ss. Eisler, Orphisch·dionysische Mysteriengedanken 322

L" Col pe 556 s., con molti riferi menti documental i e bibl i ografi c i . Heil er, Erscheinung.�fàrme/1 226

L" Col pe 6 1 5 ss.


L'3 I bidem 565 s. Heil er, Erscheimmgsj(mnen 478

L" Maier, J . . Gei ster 579 ss. con un profl uvio di fonti e dati bibl i ografi c i . Heil er, Erscheillllllli·�f(nm en 84. Per

le proposizioni riguardanti la ''letteratura tra i due Testamenti" e la sua forte i n fl uenza sul cristianesi mo
cfr. Stockmeier. G/aube und Kultur 1 60 ss.
� .�." Maier. J., Geister 580 ss.
L"· RAC I X 630 ss. Hei ler, Erscheinwrgsj(mnen 477 s.
Ln Dan iei -Rops. Umwe/t Jesu 30 1 ss. 1 4.
1 3" Mai er, J . . Geister 672 ss. Vedi anche RAC I X 772

=- Maier i bidem_
' � ' Dan iei -Rops, Umwelt Jesu 3 1 4 ss.
1 �1
Mai e r. J. , Geister 674 s.
' "' van der Nat 7 1 8
' " Cfr. Tertull iano de idolo/. 9. Lattanzio div. in1·t. 2, 1 5. Cri sostomo horn. 2 1 ad popui.Aillioch. Molto detta­
gl i atamente: Deschner, Hahn 37 ss. 252 ss., 283 ss., 360 ss . . 382 ss. I noltre, del lo stesso. Der gefiilschte
G/aube (tr. i t . La Chiesa che mente, Massari 200 l )
1� RAC IX 624 s . , 775. 778
'"' M i nucio Fel ice 26.9. Tertul l i ano apo/, 23, 1 ; an. 1 .4 f; 28.5; 4 1 , 1 . Opta!. M i l . 4,6. Agost ino. c. lu/. 2. 1 .3.
Kal l i s, Geister 7 1 0. van der Nat 750 s. Schweizer, Geister 698
' "'' l Ti m 4. 1 equi para g l i "spiriti e rrabondi " ai "demon i " . Anche nel l ' A pocali sse di G i ovanni 1 6. 1 3 i "tre
spiriti i m mond i " vengono designati come "demon i " . Marco 1 ,23 ss. ; 1 ,34; 5.2 ss. ; 3 . 1 1 ; 22,30; 6,7. 1 3 ;
Matteo 8. 1 6,3 1 ; Luca 4,35 s . ; 4,4 1 ; 7.2 1 ; 8,2; 8,29 ss.
' "' Cfr. ol tre ai passi ci tati nel testo anche Matteo 25.4 1 ; 8.29. l ai Corinzi 6.3. I noltre \'an der Nat 728
1 � Marco 1 ,24; Matteo 1 2,43 ss,; 8,29. Luca 1 3, 1 1 , 1 6. Schwei zer. Geister 693 ss.
l -l') Marco 3,2 2 ; 9, 1 6; Matteo 1 2.22 ss . . 1 7. 1 4 ss. ; Luca 9.38; 1 1 . 1 5. Luegs l 1 55 ss., ci tazione 1 57
L"il l Marco 1 ,23 ss.; 1 ,3 2 ss,; 1 6,9. Matteo 8, 1 6 ; 1 5,22 ss. ; Luca -1.,33 s s . ; 8,2 s.

' " Matteo 8,28 ss. Luca. 8,26 ss. Borchardt. Shelley 206
L<o Marco 5, 1 ss. ; Ma neo 8,28 ss. ; Luca, 8.26 ss. ; Borchardt, Shelley 206

1 5' Marco 3. 1 3 ss.; 6,7; 1 6. 1 7 ; Matteo l 0. 1 ss. ; Luca 9. 1 ; l 0. 1 7. A pocal isse di G i ovanni 5. 1 5 s. ; 8.7 : 1 9. 1 1
ss. Eph. 2,2
Note 323

1 "' Dannenbauer l 55 ss. Hei l e r, Erscheinungsformen 3 1 6. Cfr. anche nota 1 56


1" Frankfurter Rundschau 28. Febbraio 1 973 . 1 3 . und 20. Sett. 1 976, 27. Febbraio 1 978. Siiddeutsche
Zei tung 25. Lugl i o 1 976. Siidkuri e r 1 3. A pri le 1 978
1 -"' Eusebi o h. e. 6,43 , I l . Più estesamente: Harnack, Mission und Ausbreitung l l 08 ss. con mol te pezze

d ' appoggio. Lecky l 332


1 57 G i ustino l apol. 26. Cfr. i bi dem 56 e 58. Il apol . l

1'" Atanasio Vira Ant. c. 69. Eusebio h. e. 5, 1 9.3 RAC IX 786 s. Bauer, Rechtgltiubigkeit 1 934, 1 3 8
d. Vogt.
Cyprian 9 ss. R i guardi al montanismo cfr. Deschner, Hahn 322 ss.
1 "' Cfr. Clévenot, Die Christen 68

1 " ' Ibidem 65

161
G i ustino apol. 2,6. Di al. 85
1 62
Tertul l i ano apol . 23 s.
16-' Ori gene c. Cels. 4,65. Cfr. anche Synesio i n Ti nnefeld, Die friihbyzantinische Gesellschaft
233
1"' Harnack, Mission und Ausbreitwzg l 1 1 6 s., 1 26. G raus, Volk 40

1 65
Sophron. /aud. Cyr. et loh. ( PG 87,3,3627 s.). Schneemelcher, Der diakonische Dienst 93
""' G i ustino apo l . 2,4(5); l ,9; l O; 1 2 ; 26; 58. Athenagora le g. 23 ss. Clemente di A l essandria strom . 5, l 0,2.
Tertul l i ano apo/. 22; bapt. 5 ; anima 3 . Lattanzio div. inst. 2, 1 4. Fi rmino M aterno err. 1 3 ,4; 26,2. Lea I I I
43 1 . Hansen, Zauberwahn 2 2 ss. B K V 1 9 1 3 , Bd. 1 2, 5 p . 89, nota l . Zwetsl oot 40 ss.
"'7
Tertul l i ano an. 39; 57,4. A gosti no div. daem. 3,7. v an der Nat 727 ss., 734 ss. con grande copia di riferi ­
menti bibliografici
1 6" Ori gene c. Cel s. 7,35; 8,30; mart. 45. Lattanzio i nst. 2, 1 4, 1 4. Bas i l i o in Jes. 97. Gregorio
di Ni ssa paup.
l . Kal l i s , Geister 70 l ss., con molte i nd i cazioni di fonti . v an der Nar 720 ss., 734 ss., 746 ss., con non
meno n umerose prove documental i . RAC I X 774 ss .. 78 1 s.
1 6"
G i ovanni Damascenojìd. orth. 4,4 ( PG 94. I l 08 C). Cfr. anche G i usti no apol . 2,5(6). Kal l i s , Geister 706
ss.
1 7"
Com·t. aposr. 8,47,79. Si nodo di Orange (441 ) c. 15 ( 1 6). Syn. Ori . (538) c. 24 s. RAC IX 78 1
171
RAG I X 784 f
1 72
I bidem 78 1 s.
m Atanasio vita Ant. c. 8 ss., c. 28. Lucius 350 ss. con numerosi riferi menti probatori . Dorri es, Die Vita

Antonii 1 7 1 . Schneemelcher, Das Kreuz Christi 38 1 ss.


1 74
Agosti no conf 8,6, 14 s.; 8, 1 2,29
1 75 Agosti no civ. dei I l , I l ss. ; 1 2, l ss. ; 1 5,23 . Gen. ad litt. 3, l O, 14 s.; 1 1 .2,4 s.; I l , 1 6,2 1 ; I l ,
1 9,26; I l ,26,33.
e n. in ps. l 03. c. l u l .3,26,63
1 76
civ. dei 2,4, 2,24; 2.29; 4, 1 ; 4, 1 9; 7,33 ; 8,22. c. Faust. 22, 1 7. ep. 1 02. 1 8 s. en. in ps. 1 1 3 ; 1 35,3. Funke
802
1 77
A gosti no civ. dei 8, 1 5 s . ; 9,7 ; 9,20; 2 1 , l O; 1 5,23. enchir. 1 5,59. ep. 238,2, 1 5. Div. daem. 3,7; 4,8. Gen. ad
l i ti. 3, 1 0, 1 4 s. ; 2 . 1 7,37. Cfr. anche 243,5 ( PL 38, 1 1 45) con ep. 9,2 s. (CSEL 34, l ,20 s . ) . v an der Nat 730
ss.
1
"' van der Nat 7 1 8. Cfr. anche l a nota precedente
1.,., A gosti no civ. dei 8. 1 4 ss . ; 8, 1 7 ss. ;8,22; 9,2 s.; 9,7 ss: 22,8. Dol ger, F. J. , Beitrtige ( 1 964) 7
��· Agosti no ep. 55.20. civ. dei 7,33 ss. ; 8, 1 2 ss. ; 1 5,2,3 ; 22,8. Trede 1 77 s. Wahrmund, lnquisition 7. Kawe­
rau, Geschichte der alten Kirche 1 97. Windel band 22 1 s .. Anche per il cattol i co Stockmeier l o scri tto di
Agostino è una prova della misura "in cui il pri mo cristianesimo era i nti mamente i mpregnato del l a v i si one
del mondo popol ato di diavol i del suo tem po. " : Glaube und Kultur 1 65 s.
1 "1
RAC IX 787
1 "2
Reicke/Rost l 003 s.
1 "-' Tertul l i ano de coron . mi/ 3. ad uxor 2,5. Atanasio. c. gent. l ( PG 25.5 A ) . Theodoreto h. e. 3,3,4. in ps.
324 lstupidimento

22,4; l 09.2 ( PG 80. l 028 8, 1 769 8/C) G i ovanni Cri sostomo in Matth. hom. 54,4. Kal l i s , Geister 7 1 3 .
Dol ger. Beitriige ( 1 963 ) I O s s , 30 s s . , i bidem ( 1 964) 8 s .
' "' l ppol i to K. O. 46,2. I l battesimo i n stato di nudità è richi esto ancora d a C i ri l l o .!nus. cat. 20,2. RAC I X
783 , 786.789. H e i ler, Erscheinung�:fimnen 3 1 7
' "·' Hei ler i bi dem 3 1 6 s .
' "'' I bidem 1 78 c o n ulteriori riferi menti bi b l i ografic i . Vedi anche RAC IX 7 8 2 s .
' "' 8achtold -Staubl i 1 1 1 868 ss., V 938 ss . • 8ertholet 4 5 . R A C IX 78 1 ss. Andresen. Die Kirche11 440.
CAPITOLO V.

SFRUTTAMENTO

"Che cosa ha i nsegnato al mondo i l Cri sto?:


"A m mazzatev i l ' u n l 'al tro, custodi te i portafogl i dei ricchi , oppri mete i poveri ,
pri vate! i del l a v i ta i n nome m i o, q uando d i ventino troppo potenti . . .
La Chi esa acc u m u l i tesori sul l a sofferenza dei s uoi fi gl i ,
bened i ca can noni e granate, i n nalzi fortezze s u fortezze,
vada al la cacc i a di onori , si ded i c h i al l a pol i t i ca,
guazzi nel l a corruzione e brandi sca l a m i a Passi one come un fl agel l o ! "
Em i ! Bel zner 413
LA PREDICAZIONE C H I ESASTICA

"Come i l v i andante s u l l e strade si sente tanto p i ù a suo agi o


quanto pi ù l eggero è i l s uo fardel lo, così n e l cam m i no del l a v i ta
trova la sua fel i c i tà chi si a l l eggeri sce con l a povertà
e non geme sotto il peso del l a ricchezza"
Lo scri ttore eccl esiastico M i nucio Fel i ce 1

"Ma perché sei così pus i l l an i m e per i l fatto che non hai
un caval l o bardato d ' oro? Eppure hai il sole, che come una fiaccola
fa splendere per te l a sua l uce da m atti na a sera.
Non possiedi oro né argento, ma hai la l una che ti soffonde
del suo l u m e cangiante. Non sal i s u carrozze dorate,
ma hai nei tuoi piedi un tuo propri o v e i colo, a te conge n i to . . .
T u non ri posi sotto u n tetto dorato,
ma hai il cielo che ri splende nel l ' i neffabi l e bel l ezza del l e coste l l azion i . "
I l dottore del l a chi esa B asi l i o 2

"Non vedi il cielo l assù, quanto è bel l o e vasto, a quale al tezza s ' i narca?
Di q uesto splendore il ricco non trae un god i mento maggi ore del tuo . . .
Anzi , noi poveri abbiamo perfi no pi ù gioia dei ricch i .
Costoro, sovente sprofondati ne l i ' ebbrezza, d i v i dendosi tra gozzov i g l i e
e sonni profond i , n o n hanno quasi percezione d i queste cose . . .
Così , n e i bagni e i n al tri l uoghi pubbl i c i , puoi vedere
che i ricchi sono i ntaccati da affann i e preoccupazi on i ,
mentre i l povero, del tutto pri vo d i affan n i , con pochi obol i gode i l frutto di tutto . . .
Ma, t u d i c i , i cibi che egl i gusta sono certo pi ù prezi osi .
Però questo è u n modesto vantagg i o ; e d i nol tre troveremo
che anche qui tu sei in vantaggio . . . Il ri cco ha, in più,
solo i l fatto che i ndebol i sce maggi ormente, accum u l ando p i ù materi a per malattie . . .
Non l amentarti , q u i ndi , del la povertà, che è madre d i sal ute ! "
I l dottore del l a chi esa G i ovan n i Cri sostomo -' 415
328 S.fi-tttta me nro

L A SITUAZION�: POLITICO·FINANZIARIA PRI M A DI C OSTANTINO

In ori gi ne, nessuno dei popol i i ndogermanici ebbe esperi enza d i retta di proprietà ter­
riera i nd i v iduale. I l terri tori o conq ui stato apparteneva al la com u n i tà, per poi passare
- medi ante sorteggio - ai clan fam i g l i ari (gentes), a l l e s i n gole fam i g l ie, la cui proprietà,
al meno nel fondo curtense, fu però presto ri conosci uta, sia presso i G rec i sia presso i
German i , e ce rtamente anche presso i Romani 4 •
N e l l a pen i sola i tal ica, d u rante la pri ma età etrusca, tra i l 700 e i l 650, prec i samente
nel le regioni del la costa toscana si attuò un ragguardevole sv i l uppo mate rial e. La pro­
prietà, e q u i nd i i l pote re di s.i ngole fam i g l i e , andò aumentando, e già nei pri mordi di
Roma, dal l a fasc ia di contad i n i dei ceti piccol i e medi ( per ragioni fi n q u i non del tutto
chi ari te), si andò d i sti nguendo un gru ppo di ari stoc ratici l atifond i st i . Le loro possi bi l i tà
fi nanziarie, molto superi ori a l l a media, g l i consenti rono i l sem pre p i ù vasto i ncremen­
to dei loro ben i , mano a mano che si i m pad ron i v ano, oltre che del l a proprietà pri vata
(age r pri vatus), di ce rti terreni deman i a l i (ager publ icus), pe rlopi ù prede di gue rra. Nel
I I I secolo precristiano, q uesto com prendeva c i rca un sesto del la pen i sola. A nche se
q uesta acc u m u l azione de l l a grande propri età non a v v e n ne in modo l i neare, dando l uo­
go a non poc he eccezi o n i , tuttav i a fu q uesta la tendenza costante. Ogni crisi fam i l iare ,
ogni cad uta pol itica, e tanto pi ù ogni guerra, fi n i v a pe r arricchi re u n ' esigua é l i te do­
mi nante; così fu dopo le decennal i d i struzioni del l a guerra c i v i l e da S i l l a ad A ugusto,
non meno che dopo la gue rra contro A n n i bale, che dev astò grandi zone del meridione
d ' I ta l ia, col pendo soprattutto il ceto contad i no quale sostegno preci puo del m i l i tari smo
rom ano 5 .
Proprio i l con fl i tto con A n n i bale creò una sit uazi one com pletamente i ned i ta. Come
già in G recia, nel I V secolo a.C., l ' i n i n terrotta bel l i geranza aveva favorito la formazione
del l atifondo, che pe rò aveva sch i acci ato e rov i nato il ceto contad i no pri ma fiorente,
così adesso anche a Roma il ceto medio agrario, pri vo di capi ta l i , venne prati camente
4 1 6 sgom i nato da tasse be l l iche e devastazioni . Il contad i no romano fi ni va sul cam po di
battagl ia, opp u re s ' i m poveri va e s ' i ndebitava spesso a causa del la l u nga assenza pe r i l
serv i z i o m i l i tare . La nobi l tà, i n vece, sol i tamente credi trice dei contad i n i ridotti i n m i se­
ria, i ncamerava le sue fattorie, com prando sem pre pi ù terreni , essendosi ul teriormente
arri cchita coi profi tti di g uerra ; e potev a per gi unta farl i colti vare con risparm i o di costi
grazi e alla forza lavoro a buon mercato, usando schiere d i sc hiavi di gue rra affl uenti a
Roma senza i n terruzione ".
Nel pri mo e secondo secolo d . C . l 'econo m i a latifondi sta assunse di mensioni sem pre
maggi ori . U n n u mero se mpre pi ù ristretto di grandi propri etari terrieri d i s pose ro d i
terre n i sem p re pi i1 vasti c h e usavano per pascolo di bestiame, pe r pi antagioni di u l i veti
e v i g neti ( per cui l a col t i v azione cerea l i cola entrò in cri s i , e l a cl asse con tad i na andò
i n mal ora). Sen nonché, dopo Claudio e Nerone, i maggi ori l atifondisti (in seguito a
La situazione politico-finanziaria prima di Costantino 329

confi sche, donazion i , possedi menti di fam i g l ia, opere di bon i fica) sono g l i i m peratori
stessi . Tuttavia, anche se la grande propri età c rebbe con la massi ma velocità proprio i n
Ital ia, u n fatto per cui v i furono molte cause che qui non s i possono i l l ustrare (una di
queste fu che, dopo Trai ano, al meno un senatore doveva i n vesti re l a terza, pi ù tardi l a
quarta parte d e l s u o patri monio sul suolo i tal i co), anche nel l e prov i ncie i grandi l atifondi
crebbero costantemente, nel modo pi ù turbi noso e i n d i mensioni i nconcepi bi l i, speci e i n
Africa. Nel pri mo secolo d . C . , come i nforma Pl i n i o i l Vecchio nel l a sua encicl oped ica
(scri tta sul l a base d i d uem i l a l i bri ) " Natural i s h i stori a", la metà del l ' i ntero territorio
del le prov i ncie africane apparteneva a sei grandi l atifondi sti roman i .
Una chiara idea del l ' estensione d i q uesti l atifondi ce l a trasmette, i n modo sicuramente
retorico ma assol utamente real i sti co, Seneca, l u i stesso ri cco m i n i stro di Nerone, quando
i nv i ta ad una "una seria riflessi one" i suoi potenti col leghi con q ueste parol e: " . . . e poi c hé
ogn i si ngolo non v uoi senti rne parl are, al lora diciamolo pubbl icamente. Dove i ntendete
porre dei confi n i ai vostri possed i menti ? La c i rcoscri zione, che una vol ta abbracci av a
una com u n i tà, sem bra ora troppo stretta al proprietario terriero. Quanto volte espandere
le vostre cam pagne, se per una si ngola gestione v i sem bra troppo piccolo l o spazio d i
u n a prov i ncia? Corsi d ' acqua famosi m uovono i l l oro corso attraverso un ' u n i ca propri e- 4 1 7
tà pri vata, e grandi fi um i che d i v i dono i popol i appartengono, dal l e sorgenti al l e foc i ,
a d un u n i co propri etario. S i ete i n soddi sfatti s e n o n ci sono mari a ci rcondare i vostri
possedi ment i , non appagati se, al d i là del mare Egeo, del l ' Ad riatico e del l o Ionio, i l
vostro am m i n i stratore non estende pure i l suo comando, se l e i sole, c u l l e dei celebrati
eroi del l a l eggenda, non fi g u rano pure tra i v ostri possedi menti , e se tutto quanto i n
passato era u n i m pero, adesso non è che u n fondo da far fruttare" 7 .
Coi l atifondi crebbero ov v i amente anche i cap i tal i . Non è un caso che, nel mondo
antico, fossero i Roman i ad apprezzare mass i m amente il denaro, el evando Pec u n i a
al grado d i d i v i n i tà. Nat u ral mente, anche i patri moni aumentarono i n m odo d e l tutto
som i g l i ante al l i vel l o dei beni : tram i te botti n i bel l ic i , risarci menti di guerra, cred i t i , i n
segui to a proscrizioni e confi sche, i n breve, l e poss i bi l i tà del "far sol d i pol i tico" furono
al lora pressoché i l l i m i tate . Pri ma, ma ancor pi ù dopo la cosiddetta "svol ta dei tem pi",
l e ri sorse fi nanziarie affl u i rono a Roma "in di mensioni tal i che non avevano precedenti
nel l a storia greco-romana, e tale affl usso ebbe una cresci ta costante" ( Fi n l ey). Ne trasse
certo v antaggio la mano pubbl ica; ma ancor pi ù ne fi nì i n mani pri vate ; e q uanto pi ù
que l l e mani erano nobi l i , ovvero grandi e fort i , tanto pi ù ne ricevevano, cosa che i n
tutti i tem pi rendeva appunto " nobi l i ", sia che s i i ncassassero terreni oppure denaro,
che oltretutto non ha av uto mai odore 8.
S i l l a, ad esempio, acc l amato " pad re e sal vatore" di Roma, essendo uno dei s uoi
numerosi gangster pol i ti c i , arraffò denaro in tutti i modi possi bi l i , con le ered i tà, coi
matri moni . . . sfruttando le nozze del l a sua q uarta mogl i e Cec i l i a Mete l l a (del potente
casato dei Metel l i ) , dal l a q uale d i vorziò d u rante l a mortal e malattia. S i l la acc u m u l ò
330 S.fi-tmamento

denaro col sacc heggio del le prov i ncie, spec i e con arri cc h i menti provenienti dal Nord
Africa; non da u l ti mo, però, con proscrizioni e confi sche com m i nate senza tregua (da
Ti to Li v io, da Vel l eio, da Pl i n i o e Seneca) , in cui fece bandi re ed espropri are 40 senatori ,
4 1 8 1 600 caval ieri , per un tota l e di 4700 roman i ; e q uesta fu l 'ori g i ne di al tri grandi capi tal i
del l ' e poca. I l medesi mo accadde, d ' al tronde, dopo la v i ttoria su A nton i o da parte d i
A u g usto, l ' uomo c h e ben presto apparve al cristi anesi mo q uale sov rano assol utamente
ideal e, stru mento de l l a d i v i na prov v i denza e che, a conti fatti , esso fi n i rà per trasfi g u rare
mediante una "teologia augustea", dopo che g i à i pagan i l o avevano venerato come
Messia, rede ntore, sal vatore, benefattore del l ' umanità, l uce del mondo e fi g l i o di Dio.
Questi concetti , epiteti e ti tolazi o n i , non ebbero certo una fu nzione secondari a nel
con fi g u rare e plasmare l ' i m magi ne neotestamentari a del Cri sto 9 •
Fama d i uomo p i ù ricco del l ' età d i Cesare ebbe Marco Crasso, con un patri m o n i o
sti mato di 1 70 m i l ioni di seste rzi . Eppure l e generazi oni successi ve - osse rva Theodor
Mom m sen - rig uardarono a q uel l ' età come ad u n ' e poca d i povertà. Il patri monio d i
Seneca, m i n i stro e consi g l i ere personale di Nerone, f u calcol ato dai suoi a v v e rsari a
300 m i l ioni di sesterzi (nel q ual e com unq ue, ol tre ad una non i rri l evante q uota di i n te­
_
ressi usurari , c ' e ra anche una partec i pazione ai ben i confi scati del cognato d i N e rone,
B ri tanni co, avvelenato poco pri ma che com pi sse i 14 anni su mandato del l ' i m pe ri a l e
mad re Agri ppi na). A l l i be rto Narci sso, capo d i gabi netto d i C l a u d i o (av velenato n e l
5 4 d . C . e poi dei ficato) si attri buì u n capi tal e d i 400 m i l ioni di seste rzi . Pl i n i o i l G i o­
vane, nato poco pri ma del 65 d . C . , nel l 'anno i n cui Seneca dovette tog l i e rsi l a v i ta per
ord i ne di Nerone, aveva un 'entrata a n n ua di ci rca 2 m i l ioni di sesterzi (corri spondente
al val ore di un m i l i one di giornate lavorati ve, dato che a l l ora a Roma i l salari o di u n
operaio ben ret ri buito a m m ontava a 2 sesterzi ) ; Pl i n i o e ra q u i nd i uno d e i senatori nel l a
media, n é pi ù ricchi n é pi ù poveri . A ncora al l ' i n izio d e l V secol o le pri me fam i g l i e
senatorial i d i Roma godevano di u n a rend i ta annuale c h e presu pponeva u n capitale
i n i ziale d i al meno 400 m i l ioni d i sesterz i . Il l usso era proporzi onale a tale opu l enza.
Non solo si mangiava e be veva da utensi l i dorati ; si andava di corpo altresì in vasi da
notte fatti d ' oro 1 0•
Ma q uanto pi ù ri cca di ventava u n 'esigua m i noranza, tanto pi ù povera si faceva l a
massa: un fenomeno c h e n o n dov re bbe essere m o l to d i v erso i n nessuna e poca d e l l a
4 1 9 stori a a noi conosci uta. E anche s e d i tale fe nomeno v ' e rano ragioni assai d i ve rse, p u re
erano tutte q uante pi ù o meno i nterdi pendenti .
I n pri mo l uogo l ' ese rc i to i n conti n uo i nc remento, che d i v orav a som me se m p re pi ù
i nge nti .
M i chael G rant, uno dei maggiori stori ci antichi sti del mondo angl osassone, calcola
che il sol do a n n uale d 'un l egionario sotto A u gusto am montasse a 225 monete d ' a rgento
(denari ) ; sotto Dom i ziano (assassi nato nel 96 d.C.) era d i 300 monete d ' argento; un al tro
secolo p i ù tard i , sotto Setti m i o Severo, 500. I l fi g l i o Caracal l a ( l i q u i dato i l 2 1 7) , detto
La situazione politico-finanziaria prima di Costantino 33 1

"l ' i m peratore dei sol dati " ( g l i si attri buiva i l detto "Nessuno deve avere sol d i , tranne me,
ed i o devo averne per darl i ai soldati"), si appoggi ò ali ' armata da l ui l usi ngata e v i z i ata,
m i g l i orandone i salari di un u l teriore 50%. Ma poi c hé i n q uesti due secol i i l costo medio
del l a v i ta e ra aumentato al meno altrettanto, forse anche di pi ù del sol do al l e truppe, i
m i l i tari , i n conseguenza del l a costante sval utazione del denaro non g uadagnavano di
1
p i ù , spesse vol te addi rittura meno che i n passato 1 •
Per ricevere pi ù denaro, g l i i m peratori peggi oravano costantemente l e monete. I l
contenuto i n metal l o dei denarii coni ati sotto Trai ano corri spondeva ancora al l ' 8 5 %,
sotto Marco A u relio ancora al 75 % , sotto Setti m i o Severo (anno 1 94/95) sol o al 60% del
suo val ore nomi nal e. Le m i n i e re d ' oro erano esaurite o si trovavano in zone malsicure,
l e monete d ' oro nel l e mani d i accaparratori d i monete, l a d i v i sa in argento crol lava, i
prezzi sal i vano, t ra i l 258 e i l 275 , i n molte part i , se non i n tutte le parti del l ' I m pero
Romano, fi no al 1 000%. Ma ancora pri ma del l 'anno 300 s ' i n nescò una n uova spi rale
i nflazioni stica con alti ssi m i aumenti d i prezzi .
Fal l i rono anche due energici tentati v i di Dioc l eziano di frenare i l colossale crol l o
d e i prezz i . N e l 295 , i l val ente i m peratore fece produrre moneta di d u revol e val ore i n
tutti e tre i metal l i - oro, argento e brbnzo argentato - c o n c u i ri uscì , real i zzando u n ' i dea
straordi naria, una m i s u ra deflazi on i sti ca, ad abbassare del la metà il valore nom i nale del l a
sue monete. A ncor pi ù i nsol i ta f u l a seconda i m presa: u n editto emesso n e l 30 1 /302, 420
che, m i nacc i ando la pena di morte, fi ssava prezzi mass i m a l i per tutte le merci e le pre­
stazioni per l ' i ntero I m pero di Roma. (l fram menti conservati regi strano prezzi massi m i
per ol tre 900 prodotti , dagl i al i mentari al i 'abbi g l i amento; 4 1 tariffe per t rasporti ; salari
per 1 30 d i verse prestazioni lavorati ve). Questo decreto, un 'anti c i pazione sbal ord i t i v a
del l a moderna pol i tica d e i prezzi e d e i salari , costi tui sce " i l doc u mento pi ù prezi oso
di tutta la stori a del l ' economia anti ca", proprio perc hé annuncia" uffi c i a l m ente la fi ne
del l ' epoca di u n l i bero scambio di ben i e di u n ' atti v i tà econom ica total mente esente da
v i ncol i , di una perfezione che si sarebbe speri me ntata di n uovo solo 1 600 anni dopo"
(Grant) 1 2 •
Epp u re tutto fal l ì . L' osservanza di q uei prov ved i menti non si l asci ò mettere i n
pratica, come non fu possi bi le control lare i l consumo. E benché Diocl ezi ano avesse
già fi ssato il valore di una l i bbra d ' oro a 50000 denari , il corri spondente i m porto era
scattato, appena un q uarto di secolo dopo - sotto i l pri mo i m peratore cristiano - ad ol tre
300.000 denari . Del resto, i di versi tentati v i di sostenere l a val uta sem p re pi ù sval utata
e di mantenere stabi l e il l i vel l o dei prezzi e la com pagi ne dei sal ari , non andavano i n
nessu n modo a vantaggio del popolo, bensì a beneficio de l i ' esercito, asse portante del
potere. E poiché l 'aumento del sol do non poteva tenere il passo con l a sval utazione del l a
moneta, da l ungo tem po si era aumentato i l sol do p e r mezzo di donati v i ; i n pri ncipio,
mediante parteci pazione al botti no di guerra, poi attraverso doni i n denaro o pre m i
special i (q uesti u l t i m i soprattutto i n occasi one d i i nsediamenti sul t rono, i n ricorrenze
332 S.fi-tutamento

determ i nate o altri festeggiamenti ) ; ma q uesti pre m i special i , a differe nza d i al tri dona­
ti v i , si dovevano corri spondere i n autentiche monete d ' oro. In al tri term i n i : la fede l tà
dei soldati (fi des m i l i t u m , fides exerc i t u u m ) , tanto volenti eri decantata, a m m antata
con ton i rel i g i osi o patriottici , doveva essere conti n uamente contrattata e com prata dai
governanti . A l tri menti , g l i poteva costare i l trono e la v i ta 1 3 .
Caracal la, " i m peratore dei soldati", dovendo affrontare spese m i l i tari straord i na­
riamente e l evate, i m pose anche tri buti se m p re maggi ori . Raddoppiò due del l e tasse
42 1 già esi stenti , le tasse d i successione, da cui non perm i se pi ù alcuna evasione, nonché
le tasse per l ' affrancamento deg l i sch i av i . I nc reme ntò i nol tre enormemente le entrate
fi scal i in forza di una n uovo edi tto - l a "Consti tutio A n toni ana" (2 1 2/ 1 3 ) - che conferi va
a tutti gl i abi tanti dell ' I m pe ro l a ci ttad i nanza romana (con sol o poc he eccezion i , qual i
schiav i , l i berti pregiudicat i , ex ne m i c i del l o Stato) ; i n precedenza, tal e d i ri tto e ra stato
riconosci uto solo agl i l tal i c i e ad una piccola m i noranza pri v i l egi ata di abitanti del l e
prov i ncie. Adesso, anche q uesti n uov i ci ttad i n i dovette ro pagare l a tassa d i s uccessione
e l ' i m posta per la l i be razione di sch i av i , e preci samente, come ormai valeva per tutti ,
l ' a l i q uota raddoppi ata. E non bastava; l ' i m peratore i m pose anche un ' i ned i ta entrata, i l
"denaro de l l a corona" , che pe r g i u nta i ncassava ri petutamente a l fi ne d i sol e n n i zzare
le presu nte v i ttorie 1 4•
Così l 'armata fi nì per col locarsi al centro. L' eserc i to d i venne l ' e l e mento determ i ­
nante nel l o Stato di vorando - anche q uesto ci è oggi meg l i o noto - som me se m pre pi ù
i m ponent i . Da q ualche parte dovev ano pur v e n i re, e naturalmente veni vano da dove
l ' a rte del governare le ha sem pre atti nte e l e atti nge.
Caracal la, Setti mio Severo, Massi m i no l (235-238) procedette ro anche a confi sche
di ben i . Marco A u rel i o vendette proprietà statal i . Ma la sval utazione fi nanziaria au­
mentò costantemente, i prezzi galopparono in tal m i sura che l ' armata era sottopagata
di cont i n uo. A nche le forniture natura l i ad essa desti nate - assegnazione di v i ve ri ,
uniform i , arm i - non ai utavano g ranché, dal mome nto che tutto q uesto (nel I l secolo)
era detratto dal soldo. A q uesto p u n to (seguendo il consi g l i o dato ai suoi fi g l i "si ate
sol idal i , arri cch i te i soldati , trasc u rate tutto i l resto") Setti m i o Severo e i suoi successori
si deci sero ad aumentare si stemati camente i tributi i n natura - chi amati poi "annona
m i l i taris" - d i stribuendol i pe r g i u n ta grat u i tamente. Il che venne pe rò ad i nc idere
tanto p i ù i n q u anto le forn i t u re i n natura s u pe rarono presto cospi cuamente l e usc i te i n
denaro, di ventando i n sieme parte fondamentale del manteni mento del l e tru ppe, base
pri nci pale de l i 'approv v i gionamento de l i 'eserc i to e la tassa di gran l u nga pi ù i m portan te
de l i ' I m pero 1 5•
In passato, i tributi in natura del l a popolazi one c i v i l e a vantaggio de l l ' e se rci to, i n
momenti d i emergenza si e rano attuati occasi onai mente, senza risarci menti . D i regola,
422 tutta v i a, li si pagava ancora nel li secolo, anche se non pi ù in proporzione al loro val ore
reale. Nel I I I secolo, i n vece, di v e n ne con suetud i ne non offri re pi ù a l c u n risarc i mento
Opinioni su ricchi e po veri 333

i n cam bio. E mentre per gl i ormai usual i tri buti i n natura era attiva una colossale or­
gan i zzazione, si stematicamente ampl i ata, com posta di comandi l ocal i , basi , punti di
raccol ta, e strutturata con esattori , delatori , spie, pol i ziotti m i l i tari , pol i z i a tri butaria, e
mentre i ricchi potevano pagare i n oro o add i rittura l i berarsi da q uesto obbl i go, nel l e
ci ttà e nel l e cam pagne, con sem pre meno scrupol i , si vessava l a popolazi one medi ante
pesanti req u i sizion i , seq uestrando armenti , ov i n i e bov i n i , fi eno e v i n i . Le contri buzioni
erano tanto peggi ori i n q uanto avveni vano spesso arbi t rariamente, essendo differenti
da l uogo a l uogo e mai calcolabi l i in precedenza ; al m eno fi no a Diocleziano, il quale
i ntrod usse un pre l ievo fi scal e q uantomeno d i sc i p l i nato, un bi l ancio annuo - per l a pri ma
vol ta nel l a storia - progra m m ato e i nflessi bile, un si stema contri buti vo del tutto n uovo.
Per tacere del fatto che anche l a truppa vessa a suo capricc i o l a popol azione c i v i l e,
operando seq uestri e req u i sizioni a piaci mento 16•
Le proteste dei ci ttad i n i , suppl i che e i stanze, si fan no sem pre pi ù pressanti. Si dichiara
di aver esauri to la pazi enza, sottraendosi con la fuga a tutti i pagamenti e serv i z i . G l i
Egizi scrivono: " È m o l to d i ffi c i l e, anche q uando ci trattano con gi ustizia, adem piere
appieno ai nostri doveri ". G l i abi tanti del l a Fri gia confessano a Fi l i ppo l ' A rabo, d i ­
ventato nel 2 44 i m peratore medi ante l 'el i m i nazi one del s u o predecessore Gordiano
I I I : "Noi veni amo angariati e ricattati nel modo p i ù atroce da q uel l i che hanno il do­
vere d i proteggere il popolo: da ufficial i , soldati , persone d i rango che ri coprono uffici
ci v i c i , e dai tuoi propri funzionari subaltern i " . Tutta l a tri bol azione del l a maggioranza
trova espressione nel l e an gosci ate domande ri volte ad un oracolo: "Vedrò p i g norati i
m i e i averi ? Sarò ri dotto s u l l astrico, come un pezzente? Dovrei darm i al l a macchia?
17
Quando av rà fi ne la m i a fuga?" • 423

OPINIONI SU RICCHI �; POVERI NELL ' ANTICHITÀ PRECRISTIANA

L' atteggi amento verso l a ricchezza, nel mondo antico pri ma dei cristian i , e ra general ­
mente chi aro e i neq u i vocab i l e . Esse re ri cchi era considerato una fortuna e ten uto i n alta
sti ma, i n q uanto rendeva i nd i pe ndenti , consentendo tranq ui l l i tà, ozi o e l usso. Questa
opi n i one era la regola, e tale ri mase. La pove rtà, al i 'opposto, era gi udicata una cal a m i tà,
come del resto ancora oggi . Secondo A ri stotele, che conosce già una avanzata teoria
monetari a, per essere un " uomo l i bero" era conveniente e necessari o " non dover v i vere
sotto i l i m i ti i m posti da altri" 1 8 •
Ne l l a G recia antica, denaro e smania di g uadagno erano le mol l e pri nci pal i del l ' eco­
nom i a e del l a pol i t i ca. A ncora nel mondo omerico, i n vero, l ' ari stocrati co reputava
meschi na e gretta ogni att i v i tà commerciale. Tra l ' V I I I e i l VI secol o si sv i l uppò t utta­
v i a i l commercio d ' ol tremare . E dal V secolo q uasi tutta l ' El i ade è i nvasa dal l a moneta
metal l i ca, i n ventata e coni ata per la pri ma vol ta nel V I I secolo i n Li dia, u n ' antica re-
334 Sfruttamento

gione medi orientale ricca di m i niere d ' oro, e patria di Creso. I n q uesto modo si espanse
i l com me rcio, crebbe l a ricc hezza, ogni cosa d i venne acq ui stabi l e col denaro, così
come per ogni cosa si usò denaro. Verso la fi ne del V secolo, dal l ' atti v i tà dei cam bia­
val ute, nacq uero le banche. Sono soprattutto le banche, i nsieme coi sov ran i el lenistici
e coi tem pl i , a fu ngere da datori di c red i to, per c u i la spec u l azione c red i ti zi a - dopo
l ' i ntrod uzione i n Grecia de l la val uta monetari a - assume una straord i naria espansione.
Occasionai mente, il significato del denaro v i ene rimarcato anche attraverso i poeti grec i ,
dato che v i si trova defi n i to come l a mass i m a potenza s u l l a terra ( A ri stofane), sangue e
an i ma dei mortal i ( Esiodo), ragion pe r c u i g l i uom i n i lo bramano sopra ogni altra cosa
( Sofocle) 1 9 •
Pi ù di tutti , sono pe rò g l i scri ttori romani ad i l l ustrarne i l val ore. I l denaro proc u ra
piacere, scri ve Ci cerone ; conferi sce la se nsazione de l l a sicurezza, dice Petronio, e può
persi no com perare gli dè i , ritiene Prope rzio. Lo stesso G i ove, secondo Ovidio, e v i den­
ziò il potere del denaro q uando si i nsi n uò da Danae sotto forma d i pioggia dorata. E
anche popol i i nteri ritennero i l denaro - come del resto ancora oggi - i l bene su premo
424 del l ' umanità �0•
Ora, se la ricchezza e ra si non i m o di fe l i c i tà, la pove rtà non potev a non appari re i l
suo contrario. Sennonché, a diffe renza d i oggi , q ual siasi lavoro che s i facesse per l a
sol a ri m u nerazione, era eq u i v oco, e godeva d i pessima rep utazione. Chi lavora per de­
naro, si abbassa al l i ve l l o d ' uno sch i avo. Questo gi udizio di Ci cerone è ti pico dei ceti
superi ori in Roma. In u n ce lebre passo del " De offi c i i s", - in si ntonia, afferma, con l a
com une opi n i one pubbl ica - Cicerone condanna artigi anato e com merc i o ; q uest ' u l ti mo
i n vero "solo se in modesta m i s ura" ; ove fosse però di grandi di mension i , al l ora "non è
da biasi mare troppo". S i d i sapprov a, com unque, non solo i l merci monio di dogan i eri
port ual i , di usura i , ma anche "le atti v i tà di tutti q uanti lavorano per un salario, dei q ual i
vengono pagate le prestazioni e non le doti personal i ; perché i l loro com penso stesso
suggel la il loro asserv i mento". Tal i professioni sono i ndegne di una persona l i bera, sono
u m i l i anti , come vol gari sono considerati anche tutti q uel l i "che com prano dai com mer­
cianti , per ri ve ndere subito dopo ; i nfatti non guadagnerebbero n u l l a se non menti ssero
a tutto spiano . . . E tutti g l i arti giani svol gono u n ' atti v i tà mesch i na, g i acché una bottega
non può ospi tare uno spi ri to l i bero" . Pe r la veri tà, appena il com mercio prod uce un alto
g uadagno e q uesto v i ene i nvestito i n proprietà fond i arie, al l ora i ncontra approvazione
l

Nel mondo antico vi furono pure opi n ioni al ternative ri g uardo al l a ricc hezza e al l a
povertà; le q ual i rappresentavano peral tro del l e eccezi oni .
Certi scri ttori greci ri levano al l ' occasione che persone catt i v e sono q ualche vol ta
ricche, che i buoni sono poveri , che una grande ri cchezza diffici l mente può essere
ottenuta con gi ustizia, e che l ' oro - così d i ce Sofocle - d i s i ntegra ci ttà e coscienze .
Saffo reputa buona l a ricchezza sol o q uando è i n m a n o a persone nobi l i e razional i . Le
Opinioni su ricchi e po veri 335

q ual i la i m piegano, secondo Pi ndaro e Teocrito, a fi n i di bene, per ai utare g l i amici , per
sostenere g l i art i st i 22 •
La dottri na attri b u i ta a Pi tagora, v i ssuto nel V I secol o, per c u i ogni cosa è i n com u ne
con g l i a m i c i , sarà poi i n terpretata dai suoi biografi come ri n u nc i a a personal i proprietà
al i ' i nterno di una com u n i tà di ben i . Il fi losofo A nassagora l ascia perdere il suo patri monio
per calarsi pienamente ne l l a natura. Democrito non si preoccupa granché del denaro,
usando quel che ha per v i aggi di espl orazione. Socrate, che v i ve in estrema sem p l i c i tà, 425
per accostarsi così al l a d i v i n i tà, test i monia con t utta l a sua v i ta come si ano i ndifferenti
tutti i ben i esteri ori , ricchezza, bel l ezza, forza, prestigio: e tutti i socratici sono in ciò
concord i con l u i . A nche Platone reputa com me rcio, denaro e faccende fi nanziari e come
malann i . Nel l a sua soci età ideale non dov rebbero esserc i né ricchezza né povertà, e i l
meno possi b i l e d i denari i n oro e d ' argento: è q uesto i l peri colo pi ù grande per l a mo-
ral e del popolo, e perciò egl i prevede per i l suo Stato i deale u n ' organi zzazione basata
sul l ' agri coltura, d i stante 80 stadi dal mare, gi acché il mare i s p i ra agl i uom i n i sol o spirito
mercanti l e e brama di g uadagno 23 •
A g l i occh i d e i Ci n i c i i l denaro non v a l e v a propri o n i ente. Vedevano i n esso i l d i strut­
tore de li 'ord i ne naturale e sociale, ne davano u n gi udizio del tutto negativo dichiarando,
in consapevole antitesi al i 'opi n i one dom i nante, che l a povertà, pi uttosto che l a ricchezza,
poteva ed ucare a senti menti di onestà e gi ustizia.
A nti stene, il fondatore del l a scuola c i n i ca, l a cui dottri na si defi n i sce spesso come
fi l osofi a del proletari ato, propaganda l ' i deal e del l ' autosuffi c i enza, de li ' autarchia. Egl i
raccomanda la compl eta ri n u nzia al l a proprietà terri era, al ienazione da ogni patri monio,
con s i g l i ando di appagarsi di q uanto necessi ta assol utamente per l a soddi sfazi one dei
bisogni pi ù i m pel lenti . Cratete d i Tebe ( 360-280 a. C . ) , il pi ù i m portante seguace del
c i n i co Diogene d i S i nope, donò tutti i suoi averi , buttò in mare l e sue monete e v i sse,
evidentemente benvol uto dappertutto, in total e sobrietà. R i fi utò le con venzioni e ogni
legame con l o S tato (ori gi na da lui l a parola cosmopol i ta). Di ogene educò nel l o stesso
spi ri to anche suo fi g l io, nato peraltro dal l ' u n ione con la ricca I pparchia, che lo aveva
sposato dopo l a confessione di non possede re n u l l 'altro d i q uanto portav a con sé, nel
suo corpo 24 •
Zenone d i Ci zio, fondatore del l a scuola Stoica, a c u i si aggregò dappri ma Cratete ,
propugnò quale fi ne da persegu i re una " v i ta i n armoni a con l a nat u ra", postu l ando per
il suo sociale S tato cosmopol ita l ' el i m i nazione del denaro ; e si con v i nse d i poter v i vere
anche senza tem pl i , senza tri bunal i e senza accade m i e . La S toà, tuttavia, considerava
ricchezza e denaro con mol ta pi ù moderazione del l a scuola c i n i ca, senza trarre dal l e 426
teorie rel at i ve al l a n u l l atenenza o a l l a com u n i tà dei ben i nessun t i po di deduzioni ri ­
g uardanti l a pratica. A nzi , lo stoico Crisi ppo pose mano ad una gi usti fi cazi one del l a
proprietà, d i c h iarandola cosa n é buona n é cattiva di per sé. E d Epi tteto, pur mettendo
in guard i a da egoi smo e rapac i tà, defi n i sce i l molto denaro add i ri ttura u n dono d i v i no,
336 Sfruttamento

consi gl iando se nz'altro di g uadagnarne, giacché se ne può ottenere senza perd i ta d i


autosti ma, di magnan i m i tà e di lealtà 2 5 •
Ne l l a "Sacra Scrittura" deg l i Ebrei i profeti - i pri m i social i sti de l l a stori a del mondo,
come spesso si d i ce - hanno protestato senza tregua contro saccheggi e angherie a danno
dei poveri . Nei l i bri meno anti chi del l ' A n tico Testamento v i sono (ancor) pi ù detti e
appel l i osti l i al denaro, probabi l m ente perché l ' espansione de l l 'economia monetaria
aveva i ntensi ficato l ' a v i d i tà di guadagni . E negl i pseudepigrafi del l ' Ebraismo q uesta
tendenza v i ene portata avan ti, con statando che l a bramosia del denaro - madre di tutte
le cal a m i tà mora l i - conduce a l i ' i dol atria, al i ' i nferno, e facendo i ncom bere sui ricch i
i n g i usti l a m i naccia d e l i 'annie ntame nto e del la dannazione 2''.
A nche l ' ord i ne gi udaico degl i Esseni aveva sq ual i fi cato, i n l i nea di pri ncipio, l a
propri età pri vata. L a si cedeva n e l momento d i entrare nel la com u n i tà, v i vendo i n
com u n i tà di ben i . Scri v e G i use ppe Flav i o : "Così n o n v i sono n é estrema i nd i genza
né s m i s u rate ricchezze, bensì tutti d i s pon gono come fratel l i del patri monio com une,
form ato dag l i averi dei si ngol i mem bri del la setta". G l i Esse ni spregiavano l a ri cchez­
za, non conoscevano il com me rcio, non com pravano né vendevano n u l l a tra di l oro,
non acc u m u l avano oro e argento. L'econom i a del denaro era total mente ri n negata da
loro, in q uanto il denaro porta al la brama di possesso e al peccato. Quasi sol i fra tutti
i gruppi umani - an nota Fi l one - v i vevano senza moneta e senza proprietà. Tutta v i a,
anche la com u n i tà dei Terapeuti - uom i n i e donne ebraici m i sticamente ded i ti a l l o stu­
dio del l ' A n tico Testamento, appartati i n rural e sol itudine - cedevano i l oro pat ri moni a
27
parenti o amici al momento di entrare nel l 'ordi ne .
Queste voci e q ueste aspi razion i , per q uanto qui presentati i n maniera fram mentaria
e asi stematica, mettono in ev idenza come già in epoche precristi ane fosse presente e
sv i l u ppato tutto q uanto si ri pete rà presto, dal le beat i fi cazioni dei poveri al capital i smo
esasperato del le future chiese cri stiane. Tutte le concezioni pri nci pa l i dei pad ri del l a
427 chi esa riguardanti ben i e possed i menti - che l ' uomo non è proprietario, ma sol o am­
m i n i stratore del mondo terreno, che i l denaro è un dono di Dio, di per sé né buono né
catti vo, che sol o l ' i m piego che se ne fa lo re nde materia virtutis pi uttosto che materia
mali, che la bramosia è causa di mol ti mal i , la di sti nzi one tra ricc hezza vera e fal sa
- e bbene, tutto questo si ritrova già nel la c u l t u ra pagana, rapprese ntata tra g l i al tri da
Euri pide, Di ogene di S i nope, Lucrezio, Vi rgi l i o, Orazio, Epi tteto, Pl utarco 28 •
L' ideal e de l l a com u n i one dei be n i si ri affaccia, è vero, i n alcuni pad ri del la c h i e­
sa, ma non v e n ne mai messo i n pratica nel cri sti anesi mo real e e nem meno, con
m o l ta proba bi l i tà, nel l a com u n i tà pri m i t i v a ( p. 3 3 8 ) . Nond i m eno, l ' i dea si trova
già in Pl atone, l a sua real i zzazione presso gli Esse n i . Di conseguenza, a l c u n i ve­
scov i proposero di cede re al meno una parte del l e proprietà c h i esast iche, o al m e ­
no l a metà, u n terzo, magari u n q u i nto. A nche q uesto, però, v e n n e real i zzato solo
in rari ssi m i casi . Il pagano Luciano di Samosata, c l assificato tra gli esponenti de l l a
Pauperismo e a v versione alla proprietà nel primo Cristianesimo 337

Seconda Sofi stica, un l etterato sat i ri co e scettico di pri m i ss i m o ord i ne , aveva propu­
gnato una cessione del 1 0% . Secondo Luci ano, i ri cc h i dov rebbero pagare i debiti dei
l o ro a m i c i poveri e soccorrere in tutti i modi gl i i nd i genti ; così potrebbero godersi i n
pace l a loro ricchezza, mentre di versamente provocherebbero soltanto ri vol uzioni e
red i stri buzioni del l e proprietà.
Tutti q uesti atteggiamen t i , così si m i l i eppure così d i fferenti , confl u i rono q u i nd i tutti
i nsieme nel cri stianesi mo, i ntrecc i andosi in u n variopi nto u n i verso d i i nsen satezze, d i
di screpanze, d i a m bi g u i tà, congi u n ge ndosi i n tendenze e strutture c h e si contrastavano
grottescamente le une con l e al tre ; e così ebbe ori gine q uel l a paradossal e i deol ogia i n
cui , come d i ce M . l . Fi n l ey, " u n aggress i v o i mp u l so a l guadagno v e n i v a a i denti fi carsi
con una i nc l i nazione al l ' ascesi e a l l a devota pov e rtà, con sensi d i d i sagio e pers i n o di
col pa" 29 •
Nel c ri stianesi m o antico, tuttav ia, noi non abbi amo a c he fare solo con una stri dente
spaccatura fra teoria e prassi , ma altresì con d i s paratissime, sovente assai cont raddi ttori e
concezioni di ricchezza e pove rtà nel l e predicazi o n i dei compi l atori neotestamentari , 428
nonché d i pad ri e prì nci pi del l a chi esa pri ma e dopo Costanti no. B i sogna fare i conti ,
i n somma, con una sol a i m mensa a m b i g u i tà che, certo i n m i su ra lenta e progressi v a - se
si osservano al meno g l i aspetti pratici - , si fece spaventosamente u n i v oca.
Ben presto, al l ' i nterno de l l a chiesa cristi ana, non vi sarà nessuna fi nal i tà per cui i l
denaro non venga usato e abusato ; al l o stesso modo con c u i , già nel N uovo Testamen­
to, esso v i ene i m pi egato per t utto q uanto è possi b i l e e i m magi nabi l e : per fi ni econo­
m ic i , rel i giosi , soci al i , del i ttuos i , ol t re che come patri monio, mezzo di pagamento,
prest i to, sal ari o, capitale d ' i m presa, deposi to bancario, e ancora come tassa, prezzo
del ri scatto, offerta del sacri fi c i o , tariffa per corro m pere G i uda, i guard i a n i a l sepolc ro,
e q uant'al t ro 30 .

PAUPERISMO E AVVERSIONE ALLA PROPRIETÀ N EL PRIMO CRISTI AN ES I M O

Ciò che il Gesù, che si s u p pone storico, ha pred i cato effetti v amente, posto che l ' abbia
fatto, e q uanto d i tutte l e m assi m e bi bl i che s u i ricc h i e s u i poveri s i a d i fatto ricon­
d u c i bi l e a l u i stesso, non lo sappi amo, e neppure possiamo d i rl o con appross i m at i v a
s i c u rezza.
Sappiamo pe rò che i sermo n i anti capi tal i st i c i del Gesì:1 s i nottico, segnatamente del
Gesù narrato da Luca, stanno nel solco del l a t rad i zi one, del la l etteratura p rofetica ed
essen i ca. Sappiamo che q uesto Gesù, nel l a B i bbia, v i ve in totale pov e rtà, che non ha
n i ente s u c u i posare i l capo, che s i presenta come n u l l atenente t ra i n u l l atenenti , quale
am ico degl i e margi nati , dei d i seredati , dei peccatori . Egl i g i udica l a ricchezza in m odo
d i versi ssi mo dal g i udai smo uffi c i a l e del suo tem po. Non l a l oda in nessun momento e i n
338 S.fi·uttamento

nessu n l uogo. A l contrario. Parl a ri petutamente di "i niqua mam mona", di abom i nevole
" i n ganno del l a ricchezza". Il vangelo d i Luca gli mette in bocca un q uad ru p l i ce grido d i
dol ore al i ' i nd i ri zzo d e i ricch i , d e i saz i , di chi gode pago e soddi sfatto. E n e l "Magn i fi cai"
Gesù preconi zza u n ' e poca i n cui Dio " prec i p i ta i pote nti dai loro troni e sol leva i poveri ,
sazia di beni g l i affamati e lascia andare i ricchi a mani v uote". Gesù esi ge ri nunzia ad
429 ogni proprietà. "Vendete i vostri averi e date l i ai poveri ", " Nessuno di voi può essere
m i o d i sce pol o che non abbia ri nunziato a tutto q uanto possiede". Gesù chiama pazzo
chi si gl oria dei propri tesori , i nsegnando come sia pi ù fac i l e che un cammel l o passi
attraverso l a cruna di un ago che un ri cco entri nel regno dei ciel i 3 1 •
Tutto c i ò è i neq u i vocabi le. Nond i m eno, n o n è solo oggi che - a seconda del l 'atteg­
giame nto, de l l a propria forza di carattere, o i n mancanza appu nto d i q uesto - i teologi
i n terpretano q uesti pri ncì pi in man iera pi ù o meno rad i cale, ma di sol i to col mass i m o
lass i smo.
Fi n dal l ' i n i zi o, però, v i furono am bienti cristiani che, appe l l andosi alla pred i cazio­
ne di Gesù, contestarono i l di ri tto al l a proprietà. Non a caso, proprio nel la com u n i tà
pri m i ti va, dove l ' i n segname nto gesuano su denaro e possesso e la forma del l a sua
con v i venza coi d i sce pol i doveva conti n uare ad agi re nel modo pi ù d i retto, vi fu una
sorta di com u n i smo re l i g i oso - chi amato anche "com uni smo d ' amore" - ovvero una
ce rta com uni one dei ben i . È da presumere che non tutti sac ri ficassero tutto, forse molti
ri n u nziavano solo ad una parte. S i teneva tutta v i a una cassa com une, e ci ascuno rice­
veva secondo i propri bi sog n i . I n ogn i caso, di fronte al l ' attesa del l ' i m m i nente fi ne dei
te m p i , l a preoccupazione del possesso aveva perso l a sua i m portanza. G l i A tti deg l i
A postol i ideal i zzano perfettamente l a q uestione, n o n foss 'altro pe r n o n restare i ndi etro
ri spetto a l l e p i ù antiche com u n i tà deg l i ebrei e dei genti l i : " E la moltitud i ne di coloro
che avevano c red uto era d ' u n sol o c uore e di un 'ani ma sola: né v ' e ra chi d i cesse sua
alcuna de l l e cose che possedeva, ma tutto e ra in com une tra loro . . . Poiché non v ' e ra
alcun bi sognoso fra loro; perché tutti coloro che possedevano poderi o case l i vendevano,
portavano il prezzo de l l e cose vend ute, e lo mettevano ai piedi degl i apostol i ; poi , e ra
di stri buito a ci asc uno, secondo i l bi sogno" 3 2 •
A nche altrove, nel N uovo Testamento, i n si stono elementi d i natura soc i a l r i v o l u ­
zionaria, si avanzano richi este di rad i cale sobri età, di mancanza di bi sog n i , c o m e q uan­
do si d i ce : "Ma se abbiamo d i che n utri re i e vesti rei , accontenti amoci al l ora. Pe rc hé
quel l i che vog l i ono d i ventare ricchi , cadono in tentazione e trane l l i , presi da mol te
stol ide e pern i c i ose vogl ie, che mandano in rov i na e dan nazione g l i uom i n i . G i acché
430 il denaro è rad ice di molti mal i". Oppure si grida: " Non sono propri o i ricc hi quel l i
che v i trattano con v i olenza, non sono l oro q ue l l i che v i t rasci nano davanti a i tri buna­
l i ?". L' Epi stola d i G i acomo ri vol ge l oro rabbiose m i nacce : " Le vostre ricchezze sono
marc i te, e le vostre vesti sono corrose dal le t i g n uole. Il vostro oro e il vostro argento
sono arruggi n i t i , e la loro ruggi ne sarà una testi monianza contro d i voi , e d i vore rà le
Pauperismo e a v versione alla proprietà nel primo Cristianesimo 339

vostre carni a g u i sa di fuoco . . . Voi siete v i ssuti s u l l a terra nel l e del i zie e vi siete dati
ai piaceri : avete pasci uto i vostri c uori per un gi orno di strage". A q uesto proposito E.
Sal i n osserva che tutta la stori a "non conosce uno sfogo pi ù terri b i l e" di q uesto tri pudio
carico d ' odio, offerto dal l ' epi stola d i G i acomo, per l a sicura dannazi one dei possidenti
nel la futura mattanza 33 .
N u l la, i n ogni modo, assicurò a tal punto i l successo del l e m i ssioni cri sti ane q uanto
ciò che av rebbe tradi to l a chiesa attraverso i tem pi : i l pathos sociale dei Vange l i . La
massa del l e com u n i tà, i l loro "strato portante", era povero i n canna, e fu com posto - fi no
a q uasi tutto i l Il secolo - di persone i nd i genti , perl opi ù sch i av i , di gente i m pelagata i n
tri bol azi oni e cal a m i tà permanenti , i n rec l utamenti coatti e ri vol te m i l i tari , i n guerre
ci v i l i e i nvasi oni barbariche, caresti e e pesti l e nze, proscri zioni e saccheggi . Moltissi me,
troppe persone si vedevano pri vate d i d i ri tti , d i seredate, sradi cate, spi nte s u l l 'orlo del l a
rov i na o rov i nate senza speranza; erano d i v entati colon i , v agabondi , n o n d i rado dati
al l a macc h i a e a l l e rapi ne ( l atrones), una gentag l i a di cui le fonti del II e del I I I secolo
raccontano spesso.
È q uesto i l terreno su cui va radi candosi e crescendo la semenza cri stiana, la B uona
Nove l l a del l a pace, del l ' amore del prossi mo, del l a " i n i q ua mam mona", del l a l otta al l a
ricchezza, dei governanti che dov rebbero essere detronizzati , dei poveri desti nati i nv ece
ad essere el evati . Ma anche le m ass i me deg l i apologeti producono i loro effetti . Certo,
q uesti cri stiani non hanno i n i bizioni né si fanno scrupo l i - m agari anche in buona fede,
in tutta coscienza - d i menti re spudoratamente, di spacci a re l e prediche come prati ca
real tà, fi no ad affermare: " . . . e abbiamo apprezzato denari e propri età sopra ogni cosa,
adesso mettiamo t utto q uanto possediamo al serv i zi o di tutta la com u n i tà e ne rendiamo
partec i pe chi unq ue ne abbi a bi sogno" ( G i usti no). E non si peri tano di menarne v anto:
"Noi siamo fratel l i anche per l a com u n i one dei nostri ben i , e q uesti spezzano propri o
da voi i l legame fraterno. Tutto abbiamo i n com une, tranne le donne . . . e solo i n q uesto
voi avete la vostra com u n i tà" (Tert u l l i ano) . Oppure dichi arano, quando tra di loro c ' è 43 1
un povero "e non hanno bi sogn i superfl u i , a l l ora di gi unano due o t re giorn i , per far sì
che l ' i ndi gente sodd i sfi i l suo fabbi sogno di ci bo" ( A ri stide). Propri o così noi , anche
oggi , sappiamo dei cristiani . . . ragione per cui nessuno s u l l a terra, i nfatti , è affamato o
m uore di fame. La massa dei poveri , deg l i oppressi , attese con ansi a un mondo n uovo,
m i g l i ore, dove il ricco cuocesse fi na l m ente nel le fiamme del l ' i nferno e il povero godesse
le del i zie del parad i so: esattamente ciò che i l cri stianesimo faceva balenare al i 'orizzonte.
Esso andò espandendosi i nfatti in u n ' e poca d i conti n uo e crescente i m poveri me nto,
traendone profi tto . . . come sem pre e dov unque si è avvantaggi ato e si avvantaggia del l a
m i seria. " Là dove i l mondo san g u i na d a m i l l e ferite, colà s uona l 'ora del l a chi esa cat­
tol i ca" (card i nale Fau l haber) 34 •
Solo certi ambienti "eretical i " e d i ffamat i , ove si presci nda dai pri m i monaci , tra­
sformarono davvero i l val ore del l a n u l l atenenza i n un dovere vero e proprio.
340 S.fi·uttame nto

G l i Ebion i t i , i " poveri " per antonomasia, i conti n uatori de l l a com u n i tà pri m i ti v a,
ricol l egavano la l oro prass i d i povertà agl i apostol i . Gli gnostici Carpocrate , e suo
fi g l i o Epi fane - d i ffamati dal santo l reneo come i n v iati del d i avol o - ri chi esero l a comu­
n i tà dei ben i . A nche gli A potatt i c i , gli apostol ici del Il e del I I I secolo, che m i ravano
a ricol legarsi in tutto agl i apostol i , espandendosi nel IV secol o ovunque nel Medio
Orie nte, condan narono total me nte l a propri età. ( R i fi utavano di accogl i ere n uovamente
anche chi si e ra d i ssoci ato nel l a pe rsec uzione). Secondo g l i Encratiti non c ' era bi sogno
d i denaro, che porta sol o ai v i z i e a l l a sozzu ra dei peccat i . Chi ne possedeva, doveva
di stri bui rlo tra i poveri. A l t rettanto negativo era il gi udizio che dei soldi davano Pe la­
giani e Mani chei . A nche il futuro "ereti co" Te rtul l i ano si schiera con molta pi ù osti l i tà
al denaro di q uanto non facci ano i padri del l a chi esa "ortodoss i " ; e l o fa per ragioni
p u ramente re l i giose. Te rtu l l iano scri ve con molto p i ù ri gore de l l 'evangel i sta Luca. " I l
di sprezzo del denaro, conte m ptus pec u n i ae, è i l suo pri nci pio" ( Bogaert). Tuttav i a,
mentre nel l ' A frica d e f i l i secolo pers i no i l santo Ci priano, al pari d i Tertul l i ano, gi u­
d i ca ancora peccam i nosa la ricc hezza, già nel I V secolo, laggi ù, vescov i come Optato
di Mi leve, o come A gosti no, si ri velano in maniera spiccata social mente conservatori ,
anzi u l trareaz ionari ·15•
432 Fi n dagl i i n i zi del V secolo conosciamo voci cristiane che si lev ano con grida ap-
passionate contro l ' i ngi usti zia sociale. Tra q ueste, provenienti dal i ' I tal i a, lo sc ri tto " De
d i v iti i s", i c u i i nfiam mati appel l i di caratte re social i sta e com uni stico sono moti vati
re l i gi osamente medi ante i comandamenti e l a v i ta di Gesù, l ' esem pio del l a com u n i tà
pri m i t i va, g l i i n segnamenti dei pad ri del l a c h i esa. Con veemenza v i si attacca la cl asse
dei possi dent i , si condanna l a ricchezza, e la di suguagl i anza ov unq ue i m perversante
v i e ne spi egata con l ' i n gi usti zia deg l i uom i n i , non arg u i ta da Dio, che v uole i n vece
l ' ug uag l i anza anche nel l a propri età dei ben i terreni 3 6 •
Tutto questo, però, è (nel m i g l i ore dei cas i ) sogno e pio desiderio, teori a, prodotto,
in u l t i ma anal i s i , d i un mondo puramente l etterario, a l q uale si contrappone una real tà
com pletamente d i v e rsa - e non da ulti mo, di conseg uenza, una pred i cazione c ri stiana
total mente d i fferente. Perc hé, mentre gli u n i , in buona o i n catt i v a fede, con o senza
secondi fi n i , i nfondevano speranza nel l e masse, atti rando gli sfruttati e tenendol i sotto
tutela, gl i al tri - anzi , e rano pe rlopi ù le stesse persone - se la i ntendevano anche con g l i
sfruttatori . Tan t ' è vero c h e n e i medes i m i uom i n i di chi esa ( e questo non si p u ò consta­
tare mai abbastanza) si trovano a q uesto proposito l e pi ù d i s parate opi n i o n i , contra­
stanti tra loro nel modo pi ù c rasso, che poi potevano essere sfruttate a piaci mento. Così ,
non pochi " padri" difendevano a spada tratta i l pri nc i pi o "om n i a o m n i bus com m u n ia",
ov v e ro l a com u n i tà dei be n i , ma sol o sporad icamente, non in maniera conti n uata e
conseguente, so lo q uando g l i se m brava opportu no. Se e q uando era uti l e i l contrari o,
eccol i pred i care anche l ' opposto. S i praticava l ' obbl i gata s i m u l azione, i l fi nto com­
batti mento nel gi oco d e l l e part i , i n som ma l ' amati ssi ma doppi a morale . . . come, da
Pauperismo e a v versione alla proprietà nel primo Cristianesimo 34 1

a l l ora, sarà poi sem pre ! Mentre si cri tica la soci età esi stente e domi nante, prospettando
anzi i n l i nea di pri ncipio riforma e rifondazione dei rapporti social i , s i santifica nel
contem po l a propri età, senza tanti ri guardi verso l ' un i versale m i seria, sostenendo il
si stema econom i co cap i ta l i stico: l o s i fa propri o e si p rospera così fi n o ai nostri giorn i .
I n tal modo si occu l ta vol � nti eri l a si tuazione reale, per non d i re che l a si capovo l ge,
affermando per ese m pio: "E vero, anche l a chiesa come corporazi one venne in contatto
con la ri cchezza. Ma non poteva non caricarsi di oneri sem pre pi ù grav i , e fu q u i ndi
costretta a cercarsi del l e entrate" ( Rapp).
Sennonché non fu per g l i oneri sem p re maggiori che l a chi esa dovette arricc h i rsi , 433
ben sì per i l fatto stesso di essersi arri cchi ta, perché i l suo apparato di venne sem p re pi ù
vasto, e così le sue esi genze e l a sua fame di potere , e perché essa si faceva passare, e
doveva spacci arsi nel contem po come "chi esa dei poveri " , per poter gui dare e tenersi
strette anche le masse. Perciò si attegg i ava anche ad i stit uzione cari tativa, evangel i ca ;
era obbl i gata a darsene l ' aria, svol gendo p e r g i u n ta t a l e funzi one i n maniera crescente,
in proporzi one i n versa a q u anto era ne l l a real tà - come, ancora oggi , essa sfoggia i l suo
i m pegno sociale ed evangel ico, l a sua "Caritas", anche se (e propri o perché) ne ricava
col ossa l i profi tti . Le rea l i prestazioni cari tatevol i , che nel l a chiesa antica si effettuarono
realmente qua e l à, furono rese possi bi l i dal la sua prospe rità econom ica, ma natural mente
non avvenne il contrario. Tutte le c h i acchiere sugl i oneri sem pre pi ù pesant i , i ntese a
gi ust i fi carne la ricchezza, sono van i fi cate dal fatto reale che, nel l a chiesa antica, di
norma e regola, sol tanto i l vescovo otteneva per sé q uanto tutti i suoi poveri i n sieme !
I nol tre, i l vescovo i ncamerava da sol o q uanto tutto i l suo clero i nsieme (p. 373) ! I n
m odo com pl etamente l egal e , s i bad i , sebbene fosse ancora pi ù vantaggi oso per molti
prelat i farlo i l legal mente 3 7 •
Da gran tem po, i nfatti , q uesta chi esa aveva ri n negato i l chi l i asmo, una specie di
utopismo social i sti co, l ' appassi onata attesa di una fel i ci tà p u ramente terrena: una con­
cezione d i fede che - nel cri stianesi mo dei pri mordi - aveva eserci tato una potentissi ma
forza di suggesti one non sol o sul l e masse, m a altresì su alcuni vescov i e padri del l a
chi esa, favorendo l ' atti v i tà m i ssi onari a i n di mensioni da n o n sottoval utare . D a tem po
ormai la chi esa, d i ventata ricca e potente, diffamava i l chi l i asmo accusandolo di es­
sere gi udai stico, pri ncipio peccami noso e l ussuri oso, "op i n i one pri vata", "mal i nteso" ,
"abe rrazione e fandon ia". I n q uesta campagna, la chi esa si spi nse fi no alla fal s i fi cazione
del l a letteratu ra chi l i astica, ri uscendo a l l a fi ne a farla scom pari re q uasi total mente. Da
gran tempo ormai i "profeti" bramosi di sol d i e di potere, " i spi rati " e sacerdoti com u n i ,
n utri vano crescente i nteresse al i ' adesione de l l e cl assi benestanti . D a te m po ormai molti
autori cristiani si erano si nton i zzati su q ueste n uove condizioni , am messo che costoro,
come Paolo, non v i tendessero fin da pri ncipio. Perché, in effetti , già nel N uovo Testa­
mento è presente una tendenza ben d i v e rsa, vi sono esternazioni positive nei riguardi
del denaro e del l a proprietà; v i l eggiamo già del pri v i l egio accordato nel le ceri monie ai 434
342 S.fi"ttttamento

credenti abbienti rispetto a q uel l i n u l l atenent i , e leggiamo del l e com u n i tà cristiane che
si pavoneggiano: "lo sono ricco, sì , sono d i ventato ricco e non m i manca n u l la". Vi si
legge d i malcontenti , d i l otte, di pol e m i che. E vi si d i ce : "Voi ucci dete e siete i n v i d i osi ,
senza però vedere esaud i t i i vostri desi deri . . . " 3H.

IL MOV I MENTO PER LA PROPRIETÀ


E L ' I N I ZIO IJELLA DERIVA

Un model l o assai i strutti vo è Paolo, tanto spesso antagoni sta del Gesù si nottico, essen­
do l ' i n i zi atore d i dottri ne del tutto i ned i te, de l l a dottri na de l l a redenzione, del peccato
ori g i nale, de l l a predesti nazione. Paolo è l ' uomo col quale i rrom pono nel cri stianes i ­
m o , ol tre a l i ' ascesi, i l di sprezzo del l a donna, la diffamazione d e l matri monio, nonché
una prassi rad i cal mente d i v ersa de l l 'annu nciazione re l i g i osa, quel l a del l a sch i u mante
i ntol leranza 3�.
Questo Paolo, anche ri guardo a povertà e ricchezza, la pe nsa già del tutto d i v e rsa­
mente. A nche l u i , è vero, propaganda i l comandamento de l l 'amore verso il prossi mo,
eq ui parando l a bramosi a del denaro a l l a idolatri a ; e tutta v i a mancano in l u i i d u r i ssi m i
attacchi di Gesù contro la ricchezza. Paolo gi udica posi t i v amente i a propri età i n q uanto
tale, e non v uole vedere il cri sti ano am ore fraterno spinto oltre m i sura, al pu nto che i l
donatore cada l u i stesso nel bi sogno. "G i acché non con ve rrà creare uno sgrav i o agl i
al tri , ma a voi stessi un aggrav io". I l che suona ora dav vero totalmente diverso che i n
Gesù. E mentre i l maestro add i ta g l i uccel l i del cielo che non se mi nano, non raccol gono
e tuttav ia v i vono, gl i scri tti paol i n i i nsegnano "a ce rcare l ' onore nel cond urre una v i ta
tranq u i l la, a c u rarv i dei vostri affari e a guadagnarv i i l v ostro pane col l avoro del l e
vostre m a n i " . Espressamente, poi , si decreta: "Se uno n o n v uole lavorare, a l l ora non
dov rà neppure mangi are ! " E mentre Gesù comanda ai suoi di scepol i di annunci are i l
435 vangelo senza monete nel la bi saccia, mentre g l i accorda sol o u n bastone d a v i andante e
i sandal i , proi bendo loro ( i n Marco, Matteo e Luca) anche asta e scarpe , Paol o concede
agl i a raldi del vangelo di accettare denaro, g i u n gendo perfi no ad i nfe rvorarsi per questa
causa, anche se non se mpre lo fa nel proprio i nteresse.
Sorprende tuttav i a q uanto spesso Paolo i nsi sta su q uesto punto. "Chi v iene i stru i to
nel l a parola di Dio, facc i a partec i pare i l suo maestro a tutti i suoi ben i !", " Non abbiamo
forse d i ritto d i ri vendicare per noi c i bi e bev ande?" ; " Ne l l a l egge mosaica sta scri tto:
Non chi udere l a bocca al bue che pascol a ! ", "Ogni q ual v o l ta noi abbi amo sem i nato
cose spi ri tual i per voi , c ' è q ual cosa di strano se raccog l i amo da voi dei be ni terre n i ?"
È d u n q ue a questo principio che i l c l e ro cristiano si è attenuto ! È questo che ha gi rato
e ri gi rato, senza an nacq uarlo, come i n vece ha fatto coi rad i cal i comandam enti di Gesù !
A nche del le sue com u n i tà Paolo non riferi sce traccia di com u n i one di ben i , bensì c he
L ' in izio della deriva 343

"i suoi mem bri mangi no e consu m i no di q uanto d i spongono", stando magari attenti a
"non essere d i v orati g l i u n i dag l i altri " : esattamente l a preponderante prassi cri stiana
che conosciamo da duem i l a anni . . . anche fuori dal cristi anesimo, certo ; ma è del cri ­
stianesi mo che q u i si tratta ! 40
Che già nel l a com u n i tà pri m i ti va, trattandosi di sol d i , non ci fossero troppe esi ta­
zion i , lo i nsegna i l fam i gerato " m i racolo puniti vo" di Pi etro. Ecco, q uando un certo
A nania vende un appezzamento di terreno, ma d ' accordo con sua mogl i e Safi ra, non ne
versa l ' i ntero ricavato a Pietro, trattenendone una parte per sé, i l princi pe deg l i apostol i
di chiara: " Non hai detto una bugia a me, bensì a Dio" . . . u n verdetto pesant i ssi mo, che
ri specc h i a tutta l a i nsu perabi l e megal omania di q uesti mesch i n i frate l l i : una parola
carica di conseguenze tanto vaste q uanto m i c i d i al i . Il povero Anania si prosterna, si
ann i c h i l a ai piedi di Pi etro, esala il suo spi rito e v i ene subi to accantonato. Dopo tre ore
sopraggi unge Safi ra, e Pietro p u n i sce anche lei con la morte. " Ecco, i piedi di coloro
che hanno seppe l l i to tuo mari to sono davanti a l l a porta e trasporteranno v i a anche te. E
tosto e l l a cadde ai suoi piedi ed esalò i l suo spi rito". Questo è lo "spi ri to" c he fa scuola
nel cristi anesi mo ! I l proprio interesse, q uel l o del l a cerchia d i appartenenza - q uesto
dev ' essere detto di conti n uo: i dent i fi cato sem pre come l ' i nteresse di Dio - passa sopra 436
tutto, anche sopra i cadaveri , sopra p i ù cadaveri e pi ù i pocritamente sui cadaveri che
in q ualsiasi parte del l a terra. ( I l magi stero del l a chi esa cattol ica ha confermato espl i ­
ci tamente al lo Stato i l di ri tto a decretare l a pena d i morte e - a dispetto d i obiezioni
cont i n uame nte avanzate - non ha mai ri v i sto il suo gi udizio) 4 1 •
A nche l a famosa polem i ca, d i sputata al l ' i nterno del l a com u n i tà pri m i t i va, tra "el l e­
n i sti" ed "ebrei", ri guardava già l a sfera fi nanziaria, anche se a l l o ra l a posta i n gioco fu
molto pi ù al ta. In ogni caso, g l i "el l e n i sti" si senti rono svantaggiati nel l a d i stri buzione
del necessario per v i vere ogni gi orno (se in contanti oppure in ben i di natura), e prote­
starono presso g l i apostol i 42•
Fi n troppo presto, anche sotto l ' aspetto sociale, la cri sti anità si com portò come tutto
il mondo. Vi sto c he l ' atteso regno di Dio sul l a terra tardava a v e n i re (p.50 s . ) , ci si ac­
contentò e adattò al regno concretamente esi stente. S ussi ste i n vero un forte odi o per l o
S tato, che i m pregna i l c ri sti anesi mo pi ù antico, q u a l e conseguenza del l a s u a fede nel l a
fi ne d e i te mpi , tanto c h e i l N uovo Testamento defi n i sce l o Stato " l a grande meretrice",
"orrore del l a terra" ; v i si trova "ov unque una rad i cale negazione" ( i l teol ogo Wei ne l ) , e
t utto ciò che lo S tato fa "è fatto al serv i z i o di Satana" ( i l teol ogo K nopf) . Nondi meno,
sebbene nel cristianes i m o permangano ancora a l un go correnti anti statal i ste, già Paol o ­
che è i n assol uto, non l o si di mentichi mai , i l pi ù antico autore del l a cri st i an i tà - cam biò
i dea, a ciò costretto anche l u i dal l a prol ungata assenza del S i gnore (p.5 1 ) .
G i à i n Paolo, i n posizi one anti teti ca a Gesù - per i l q uale g l i Stati fanno parte del l a
"ci v i tas Diabol i " , del l ' egemoni a del diavolo, e gl i stati sti sono tra i v iolentatori dei
popol i - , ha i nizio il riconosci mento del l o Stato, l a sua legi tti mazione ed esaltazione.
344 S.fi-ttttamento

Gesù aveva dichi arato: "Voi sapete che quel l i che regnano sui popol i li soggi ogano e l i
oppri mono, sapete che i grandi usano loro v i o l enza", l addove Paolo l asci a che l ' autori tà
statale - che fi n i rà per tag l i are la testa a l u i medesi mo, se dobbi amo prestar fede a l l e
trad i zioni cristi ane - s i a anc h ' essa "preord i nata d a Dio", q ual i fi cando i governi come
q u i n tessenze di gi ustizia e d i ri tto: pe r la chi esa, da d ue m i l a an n i , il fondamento di una
437 sangui nosa col laborazione 43 •
Ma l a precoce te ndenza fi l ostatale si protrae a l u ngo nel cristi anesi mo, e fi n i rà per
trionfare.
G l i antichi apologeti concordano, rul l ando sugl i stessi tam buri . A ri stide di Atene
non fi n i sce mai di elogi are neg l i i m pe ratori i pi ù nobi l i senti menti cristian i . Ri bad i sce
che essi "non commettono né ad u l terio né i m mora l i tà, non fanno fal sa testi moni anza,
non sottraggono denari deposi tat i , non bramano g l i averi altrui . . . Le vostre don ne, o
i m pe ratori , sono pure come vergi n i , e le vostre fi g l i e così costu mate. l vostri uom i n i si
astengono da ogni com portame nto i l l egale e da ogni sleal tà . . . " ( natural mente: "ne l l a
speranza di rico m pensa c h e fa capol i no nel ! 'al tro mondo . . . "). N e l I l secolo, i ntanto,
q uesti cristiani si arruffianano ad u l anti e sen· i l i i ntorno agl i i m peratori , q ue l l i pagani
ben i nteso, che nel I V secolo av rebbe ro d i ffamato nei modi pi ù vol gari . " L' i ntero orbe
te rrestre è fatto parteci pe de l l e benedizioni e del le buone opere i m perial i " , ass i c u ra nel
1 77 A tenagora di Atene nel la sua A pologia per i cristi a n i . Agl i i m peratori l ' a pologi sta
dà attestat i di "saggia moderazione", ri conoscendo in l oro "amore e senti menti u m an i ­
tari i n tutte le cose", e i n pi ù "talento e c u l t u ra", mentre chiede u m i l mente e devota­
me nte la bene vole nza dei sov ran i . "Qua l i tra i Vostri sudd i t i meri tano in rea l tà di trova­
re ascol to ed esaud i me nto al l e proprie suppl iche più d i noi, che preghiamo per la
Vostra sovranità, affi nché i l governo si trasmetta nel l a successione pi ù g i u sta di pa­
dre i n figl io, affi nché il Vostro dom i nio c resca e prosperi fi nché il mondo i n te ro sia a
Voi soggetto? Questo sta anche nel nost ro i nteresse, affi nché l a nostra v i ta trascorra
tranq u i l l a e i ndi stu rbata, e noi possiamo adempi ere di buon grado a tutte le Vostre
d i sposi zioni" 44•
E come i cristiani si conformeranno presto a l l o S tato esi stente, a l l o stesso modo, non
appena fu chi aro che l 'atteso regno d i Dio sul la terra non sarebbe ven uto, si adatte ranno
438 al l a consueta v i ta economica e prod utti va.

UN BANCHIERE I'ROTOCRISTI ANO I>IV ENTA PAPA (CON UNO S(òUARDO


AI.I.E DOn'RI N E SOCIALI DEl l'A PI DEl. XX SECOLO)

G i à nel pri mo secolo, ma ancor pi ù d u rante i l secondo, tra i cri stiani si mercanteggia,
si l i t i ga e si fanno processi : tutti modi di com portamento e d i i m posizione che Gesù
proi bi sce nel modo pi ù i n transi gente. Dappe rtutto, nel 200, i c ri sti a n i sono atti v i
Un banchiere protocristiano diventa papa 345

nel l ' arti gi anato e nel com mercio, e d ' al tronde, dal l a gran parte dei pad ri ecclesi asti ci ,
i l commercio v i ene p u re riconosci uto necessario (e tuttav i a v ietato spesso ai chieri c i ) .
Tertul l i ano, c h e gi udica l a ricchezza con maggi ore severità di Luca, condannando i l
com mercio come radice d i tutti i mal i , riconferma l a parteci pazi one dei cristiani a l l a v i ta
com me rciale e la loro atti v i tà i n t utte le branche del l a prod uzione. Li vede contrattare e
trafficare al foro, sul mercato, mentre lavorano nel l e botteghe e nei negoz i . S i appl i cano
anche ai traffi ci d ' ol tremare. Tanto che il fondatore del l a p i ù antica chi esa cri stiana , i l
creatore del pri mo N uovo Testamento, è i l futuro "ereti co" Marcione, u n cri sti ano per
molti riguard i mai sti mato abbastanza, ol tre che facol toso armatore d i S i nope, s u l l a
ri v a meri d i onale del M a r Nero. G i à n e l i ' anno 1 39, al momento del l a s u a adesione,
Marcione paga al l a com u n i tà cristi ana di Roma 200. 000 sesterzi (ci rca 40. 000 marc h i
d ' oro - p i ù o m e n o 500. 000 Euro, N .d.T), rom pendo i rapporti con essa dopo c i n q ue
45
anni per ri prendersi i l suo denaro. Ma tant ' è ; l ui ne aveva abbastanza .
A nche le operazioni bancari e furono praticate dai cristiani già a caval l o tra i l I I e
i l I I I secolo. Di q ue l l ' epoca, conosciamo per nome due banchieri cri stian i . I l pri mo
fu Teodoto il Cambi aval ute ; il secondo, un banc hiere nel l a piscina publica d i Roma,
uomo in odore di scandal i che, certamente anche per q uesto moti vo, arri vò a fare i l
papa: i l santo Cal l i sto I ( I l 66 ss. ) . (A nche i l papa attuale, G i ovanni Paolo I I , che a l ­
t rettanto certamente un gi orno sarà fatto santo, c o l s u o presi dente del l a Banca vaticana
arci vescovo Marc i n kus, per mesi nel m i ri no del l a pol izia i tal i ana, è stato coi nvol to nei
peggiori scandal i fi nanziari , tra g l i al tri coi banchi eri mafios i , poi ucci si , Roberto Cal v i ,
i l " banchiere d i Dio", e con l ' ex al l i evo dei gesuiti M i chele S i ndona; per l a veri tà, non 439
è stato in ciò l ' u nico "Santo Pad re" del XX secolo; Pio X I I morì i nfatti nel 1 958 con
un capi tal e pri vato di 80 m i l ioni di marchi tedesch i in oro e val ute, cfr. I 35 ss. ) . Nel
I I I secolo, ma spec i al mente a parti re dal I V, v i sono ormai ricchi ssi m i commerc ianti ,
fabbricanti , armatori cristian i , propri etari di colossal i l atifondi ; vi sono cambiaval ute e
banchieri cristiani i n A l essandria, ad A ntiochia, a Costanti nopol i , Efeso, Corico, Cori nto,
Cartagi ne, Roma, dove i "co l l ectari i " fi n i scono per formare una potente corporazi one,
comprando e vendendo sul l i bero me rcato "sol i d i " ( monete d ' oro) , att i v ando altresì
operazioni cred i tizie 46•
La "chiesa dei sant i " appari v a dunque, nel l a sua com posizione, non molto d i versa
dal la società romana del l a tarda antichi tà. La quale si d i v i deva i n d ue parti : in poc h i
ricchi c h e possedevano q uasi tutto, conducendo u n a v i ta d i piaceri senza scrupol i e
senza l i m i t i , scial ando sovente i n l ussi i n i m magi nabi l i e servendosi di monete d ' oro.
E, dal l ' altra parte, la massa di quel l i che non avevano quasi n u l l a o n u l la, menavano
u n ' esi stenza vegetati va in un cupo fatal i smo, v i vendo p i ù male che bene del l avoro del l e
l oro braccia, pagando con monete di bronzo o d ' argento, oggetto di disprezzo da parte dei
si gnori . U n ceto med i o i ndeterm i nato, fortemente d i s perso, non aveva funzioni apprez­
zabi l i . La l i bera cl asse del piccolo contadino non esi steva pi ù da gran tem po, i l grande
346 S.fi·uttamen to

latifondista, e pi ù tardi anche la chiesa, possedevano q uasi da sol i i l terri tori o i ntero,
47
godendo in pi ù del l ' i m m u n i tà. Per l e tasse, prov vedevano i ceti medi e i nferi ori •
l capi ecclesiast ici si trovavano q u i ndi di fronte ad un situazione precaria. La grande
massa dei cri stiani era povera, o al meno forn i ta di pochi ssi m i ben i . A poco a poco,
tutta v i a, si aggi u ngevano anche gl i appartenenti de l l e classi abbi enti , benestanti , ricc h i ,
i rri tat i n o n poco d a l pathos pau peristico, da l i 'equi parazione che si faceva general mente
tra cristiano e povero. Ciò nondi meno, proprio i ricchi erano q uel l i ad essere preocc u pati
meno deg l i altri , e per n u l la i nti mori t i . l pad ri e i capi de l l a chi esa dovevano q u i ndi
accordarsi con loro, stando attenti pe rò a non spaven tare, o add i ri ttura a non perdere,
i l grosso dei loro seguac i .
D a u n a parte, d u nque, venne radical mente sti gmati zzato da m o l t i autori c ri stiani lo
spaventoso abi sso tra ricchi e poveri . Anzi , q uando nel I V secolo si fece se m p re pi ù
440 manifesto non sol o i l con fl i tto sociale al l ' i nterno del l e com u n i tà cristiane, ma anche la
d i screpanza, i nsieme con la rapida mondani zzazione del l a chiesa, tra la sua pred icazione
e la prassi , al l ora si acuì ancora di pi ù la protesta di a l c u n i dei suoi capi . U n cri stiano
nobi l e e puro come il dottore del la chi esa Basi l i o si schiera, in certe occasion i , per la
spontanea com u n i tà dei be n i , dichi ara lad ri e masnad i eri q uei cri stiani che rec lamano
q ualche cosa come l oro propri età, g i u n gendo a mettere s u l l o stesso pi ano d ' u n assassi ­
n o c h i u nq ue per egoi smo non ai uti g l i i nd i genti . Propri o i l comandamento d e l i 'am ore
del prossi mo, pe r Basi l i o, mostra che i l ricco difetta ancora del vero amore. Ci asc uno
dov re bbe i nfatti "otte nere anche sol o poco pe r le sue necessi tà di v i ta, mentre tutti de­
vono d i v i dere i nsieme i loro averi e darne ai poveri . Dunq ue, chi ama il prossi mo come
se stesso, non possiede pi ù del v i c i no". Sì , il vescovo Basi l i o poteva parlare in q uesto
modo. Nel mome nto d ' una carestia, si racconta, egl i ve ndette tutto q uanto possedeva,
per elarg i re ai poveri il controv alore in v i veri.
A nche i l dottore de l l a chiesa G regorio di Nazi anzo m i se al la gogna l e c rasse con­
tradd izioni e i contrasti al i ' i nterno del l e com u n i tà cristi ane, vedendo i ricchi sguazzare
nel l usso e bagordare se nza l i m i t i , ma i poveri spesso mancanti del necessari o ; vedeva i
ricchi abi tare i n palazzi di molte stanze, i poveri tal volta senza un tetto, i ricchi avvolti i n
vesti prezi ose, i poveri neg l i stracci . E anche i l vescovo G regorio non s i l i m i tava sol o a
pred i care bene. Lasc iò i nfatti tutto i l suo patri monio, anche se solo per v i a testamentaria,
48
al la c h i esa e ai poveri .
A d i re i l vero, al cospetto dei generosi atti di donazione di q ualche santo catto l i co,
se m bra doverosa una certa cautela. Qui ci si lascia fac i l mente abbi ndol are d i fronte a
ce rte trad i ziona l i leggende che da gran te m po sono, pe r così d i re, di ventate ufficial i ,
prom osse a l rango di "storia". A d esem pio, i l vescovo Ci priano, i n occasi one del suo
battesi mo, aveva lasci ato in ered i tà tutto i l suo patri mon i o ai " poveri ", come a d i re un
sinon i m o de l l a chiesa. Sen nonché in seguito - dice il suo biografo Ponzio - egl i riacq ui stò
i "gi ardi n i " per grazia di Dio. La col ossale propri età l atifondi sta (si tratta forse del pi ù
Un banchiere protocristiano diventa papa 347

celebre caso del genere) che i santi vescov i Basi l i o e G regori o d i N i ssa lasci ano i n ere-
d i tà alla chiesa, è però desti nato a restare "l oro patri monio pri vato v i ta natura! d u rante"
( S taats) . Secondo una fonte del V secolo, il fam i gerato vescovo d i struttore di templ i ,
Porfi rio d i Gaza, donò sì i suoi averi a i poveri , dopo l a sua conversione; m a i n real tà, 44 1
al term i ne del la sua v i ta, si trovò a disporre ancora di un cospi cuo patri monio 49.
Ebbene, esem pi di grande i m pegno sociale - almeno a l i ve l l o verbale - potrebbero ri ­
e m p i re dei vol u m i . Ed è probabi le che consi m i l i pred iche fossero anche oneste e s i ncere,
al meno da parte d i q uei poch i che in effetti donavano personal mente il loro patri monio,
tutto o anche in parte . In pi ù , azi oni tal mente generose hanno rappresentato segnal i e
model l i pi ù effi caci per i ricchi , per esser essi stessi pi ù i ncl i n i a l l a beneficenza ; e q uesto
di sol i to voleva d i re appoggi are l ' atti v i tà cari tat i v a del l a chi esa, i l c he tornava, in ogni
modo, soprattutto a vantaggi o del l a medesi ma - e real i zzava nel contem po u n col po
maestro: tenere in scacco i poveri . Con q uesto, è vero, si rid ucevano le tensioni social i
solo di poco, ma si frapponevano t uttav i a ostacol i ai cristiani poveri , i m pedendogl i d i
cambi are i l loro m i serando dest i no c o n l a v i ol enza. Come m i n i mo, si tenevano a freno,
in concertazione con molti al tri i ndottri namenti i sti tuzional i , q ual i erano l ' i ncessante
i nculcamento del dovere del suddi to, del l ' u bbidi enza, del l a sopportazione, del l ' u m i l ­
tà, del l ' abnegazione, del l ' i nfi n i ta com pensazione i n cielo o del le m i nacce d i casti g h i
i nfernal i , eccetera.
Il problema e ra noto da moltissi mo tem po. G i à g l i antichi stud iosi greci del l a pol i ­
tica, anche Platone e A ri stotele, avevano rimarcato come l a povertà generi scontento,
susci tando vogl i a di cambi amento, d i i nsurrezione e di ri volta. A ncor pi ù diffusa era
l ' opi nione che la povertà fosse i l terreno da cui nasce ogni male. Di una rivol uzione,
t uttav ia, i vescov i non avevano certo bi sogno, al pari del l o S tato, col quale - a parti re
dal I V secolo - essi col l aborarono i l pi ù strettamente poss i b i l e. La si tuazione era tanto
pi ù pericol osa in q uanto, nel l ' età posteriore a Costanti no, non erano tanto eventual i
ri volte di schiav i a m i nacci are i governanti , q uanto pi uttosto le stesse masse popol ari ,
depredate e d i ssanguate nel peggiore dei mod i . Di conseguenza si lasciò i m m utata la
s i tuazi one - a fi n d i bene, cari tatevol mente - , e tutto restò come pri ma, facendo però
c redere al nuovo, dando ad i ntendere che tutto e ra per i l megl io, predi cando l ' un i co
vero, e q uanto uni camente dava la fel i ci tà. E come dopo Costant i no (e fi no a d oggi ) si
appoggiarono l e g uerre del lo Stato, così avvenne pure (esattamente fi no ad ogg i ) con
lo sfruttamento da parte sua. In tal modo si al largò tuttav i a u l teriormente l ' abi sso tra i
possidenti e i n u l l atenenti , tanto pi ù che "la maggioranza dei ricc h i , tra c u i i chieri c i , 442
venerano oro e argento non meno del Baal dei pagani" (G ruszka) 50.
I n bre v i schi zzi , è q uesta la s i tuazione verso c u i m arciano chiesa e cri stianes i m o,
e di c u i tengono ben conto, q uando i n appare nza rappresentano g l i i nteressi dei ricchi
e insieme dei poveri . In real tà, d i fendono esc l usi vamente quel l i dei pri m i . Tanto pi ù
fatal mente i n q uanto tutto ciò contrasta e fa a pugni non solo con l a p redicazione di
348 Sfruttamento

Gesù, con la sua fondamentale squal i fi ca del capi tal i s m o estremo e del benessere che
ott unde le ani me, ma fa credere per gi unta di voler m i g l i orare il dest i no dei poveri ,
fi ngendo di sol i dari zzare con ess i .
S e si osserva pe r ese m pio, guardando brevemente i n avanti , l a pol i ti ca sociale dei
papi tra l a fi ne del l ' Ottocen to e gli al bori del Novecento ( pri ma di al l ora i papi non
scri vevano encicl i che soci al i ; lo fecero sol o dopo Marx !), si vede come tutti q uesti
papi si m uovano nel la stessa antica trad i zi one stori ca: tutti c u l m i nano nel l o sforzo
di m i n i m i zzare i n maniera cri m i nale l ' eq ui voco esi stente tra possidenti e spi antati .
Tutti q uanti , come papa Leone X I I I , nato conte Pecc i , partono dal pri nci pio "del l ' esi­
stente e i m m utabi l e ordi namento de l l e cose", i n base al q uale, nel l a soci età borghese,
" u n 'equi parazione di alto e basso, d i ricco e povero, è sem pl i cemente i m possi bi le".
Tutti sono con v i nti , come papa Pio X I I , grande compl i ce dei fasci sti e pri vato m u l ti ­
m i l i onario, " c h e ricchi e poveri sono sem pre esi sti ti , e c h e così sarà sem pre . . . " Come
già Leone X I I I , anche Pio X I I rav v i sa in q uesto una specie d i naturale armonia. Per i l
grande capi ta l i sta ponti ficio, i m prenditori e l avoratori "lavorano i n sieme ad u n ' i m presa
com une. Essi mangi ano, si vorre bbe q uasi ( ! ) d i re, al la stessa tavola . . . Ognuno di loro
ha i l suo proprio vantaggi o". E non è un caso che l 'attuale " v i cario di Cri sto", G i o­
van n i Paolo I l , si ri chiami così spesso e volenti eri al l e esternazioni ''asocial i " dei suoi
predecessori . Che parl i così l oq uacemente, di fronte ai lavoratori , del l a "d i g n i tà del
lavoro", del l a " nobi l tà del lavoro" . Che rich i a m i al la memoria che anche il fi g l i o d i Dio
"nacque povero", e che " v i sse tra i poveri ". Non è un caso che i papi per amor d i Dio
443 non ritengano "la ricchezza come q u i ntessenza del la fel i c i tà", ma riconoscano i n vece
che i " poveri d i Dio" sono anche i " ricchi", come egl i ne l l a favela Yidi gal d i Rio de
Jane i ro smorzò gli ardori dei doppiamente d i seredati , non di menti cando d i aggi u ngere
che, i n fondo, noi "siamo tutti frate l l i . . . " 5 1 •
Ebbene, q uesto spudorato asci ugarsi gl i occhi , q ueste consol atori e esternazioni hanno
d i etro di sé una tradi zione di 1 900 a n n i . E propri o q uest' aspetto, in man i e ra corri spon­
dente al suo tetro significato, sarà considerato e di most rato qui sotto pi ù dettagl iatamente,
nel l e pagi ne che seguono.

"Jo ACCliMUI.O RICCHEZZE, M I A MOG LJ t; t'A llt:Nt:t'ICENZA • • • " ­

J>A Cu:MENTt: m RoM A A GREGORIO m N1ssA

Ed ecco spuntare, verso la fi ne del pri mo secolo, l a cosi ddetta Epistol a di Clemente
di Roma, che con forza si sc hiera per la d i s uguag l i anza sociale esi stente: " I l forte si
prenda cura del debol e , e il debole si preoccupi del forte ; i l ricco soste nga i l pov e ro,
ma il povero ri ngrazi Dio per aver dato tanto a coloro per mezzo dei q ual i si soccorre
al l a sua i nd i genza". E q u i , con ragi one, si è v i sto già in azione " i l meccan i s m o de l l o
" lo accumulo ricchezze. m ia moglie fa beneficenza . . . " 349

sfruttamento" ; con esso col l i ma i l fatto che C l emente di Roma comanda anche al l e
donne "di amare i loro mariti n e l gi u sto modo", mantenendosi " nei l i m i t i del l a sogge­
zi one", nonché il fatto che i n una prol i ssa preghiera concl us i v a egl i vi i nc l uda anche
52
l e autorità pagane •
Verso l a metà del I l secolo, l a cosi ddetta Seconda epi stol a di C l emente i nsegna a non
essere bramosi di denaro, a dare i n vece elemosine e ad espiare i peccati . Sennonché i l
fatto - i rri tante già n el i ' A nt i co Testamento - che i mal v agi sono tal v o l ta ricchi , che i fi g l i
d i D i o sono poveri , è i nterpretato così d a q uesta c he è l a pi ù antica predica cri stiana che
si s i a conservata: i buoni a v ranno l a loro rico m pensa nel cielo perché, se l a ricevessero
già i n q uesto mondo, l a venerazione di Dio degenere rebbe i n u n com me rcio che non
av rebbe per scopo la devozione, ben sì il g uadagno - e proprio al profi tto, che s i a il 444
53
massi mo possi b i l e , è i nd i ri zzato appunto questo com merci o !
La " D idachè", ovvero " Dottri na dei Dod i c i A postol i " (p. 95 ) i m pone a ncora, per
la veri tà, di avere "tutto in com une" col fratel lo, di non esi b i re n u l l a come proprietà
personal e , e anzi d i amare il pross i m o p i ù del l a propria ani ma. Però esi ge anche q uesto:
" Fa che la tua el emosi na sudi nel le tue mani fi nché non sarai sicuro del l e persone a
c u i l a dai ! " . E proprio q uesto pensi ero ricorre nei dottori del l a c h iesa A gost i no e papa
G regori o I, v i ene da loro c i tato come testo bi b l ico ( S i rach 1 2, l ss.) e sarà poi sovente
55
ri petuto per t utto il Medioevo .
L' apologi sta A ri stide di A tene, ri vol gendosi al i ' i m peratore A ntoni no Pio ( 1 38- 1 6 1 ) o
al suo predecessore A d ri ano, decanta i n ve ro l unghi encomi ci rca le v i rt ù dei cristi ani ,
ma i n tona già, d 'altronde, i n n i d i pl auso al l ' I m pero, a l "com une ord i namento statale", e,
d i fronte al l e mostruose differenze tra ricchi e poveri - ne li ' apologia cristi ana pi ù antica
che ci sia conserv ata - assi c u ra il reggente in q uesti term i n i : "Così , secondo l 'ordi ne
natural e, i rapporti esi stenti sono soddi sfacenti e uti l i sia per i poveri sia per i ricchi ,
sicché non esi ste un al t ro modo d i v i vere" . . . " U n documento addi ri ttura com moven te
del cristi anesi mo antico . . . ancora debole e i m pacci ato, eppure già tanto s i c u ro del l ' av ­
55
ven i re" ( i l canonico di corte Kaspar J u l i us) .
Ciò ri corda molto u n 'al tra apologia, che i l santo G i ustino i nd i ri zzò nel 1 50 a Roma
forse al m edes i m o i m peratore, al quale promette l a "gi oi osa ubbi dienza" dei cri stian i ,
che egl i , data l a l oro pau ra deg l i eterni casti ghi , raccomanda nel contem po come i m i ­
g l iori sostegni del trono: " Perché i n tutto i l mondo Voi non avete soste n i tori e al l eati
m i gl i ori d i noi per il mante n i m e nto del l ' ordi ne . . . ", "tri buti e i m poste noi cerchiamo di
" 56
prelevare dappe rt utto, ancor pri m a d i tutti i vostri funzionari . . . •

Come G i usti no, così parl a i l suo al unno Tazi ano: " L' i m peratore comanda di pagare
le tasse: io sono pronto ad ottem perarv i ; i l s i g nore c h i ede di serv i rio e d i ubbi d i rg l i : i o
conosco i l dovere del suddi to" . Certo, q uesto cristiano sa ciò c h e con v iene al l o schiavo:
"Se sono uno sch i avo, sopporto l a schiavi tù". 445
Taziano è già i n grado di addomesticare a tal punto i poveri , come se fosse stato
350 Sfruttamento

vescovo a Roma. La ricchezza, scri ve Tazi ano, non è poi così uti le. I n fi n dei conti , se
i l ricco sem i na, q ual cosa ne v iene anche per i l povero. A nzi , mentre i l ri cco ha i bi sogni
maggi ori , spesso nient' affatto faci l i da soddi sfare, i l povero riceve fac i l mente q uel poco
di c u i necessi ta 57 .
Questo i l l u m i nante argomento è ricorrente per d ue m i l lenni nel l a cattol ica " l etteratura
soci ale". Si ri trova anche nel santo Ci priano, decapi tato nel 258 . Come tutti i suoi pari ,
Ci priano si schiera con forza a favore del l a benefi cenza, defi nendo pericolosi i ben i
terreni ; i l s u o i deal e è l a com u n i one d e i be ni de l l a com u n i tà pri m i t i va di Gerusalem me,
tal ché l u i , assai facol toso d i suo, vende l e sue propri età a vantagg i o dei poveri , anche
se solo i n parte. Eppure, o Dio ! , - d i ce ai suoi lettori il santo vescovo, ex doce nte di
retorica - q uanti affanni com porta l a ricc hezza, q uante paure e trepi dazi o n i , di cui i l
pove ro non h a idea ! Pe r tutta l a v i ta, i n ogni suo piace re e stravi zio, i l ricco è assed i ato
dal l ' angoscia, tal l onato dal l a paura che un rapi natore possa saccheggiare i suoi ben i ,
che un assassino s i a i n agguato, che l ' i n v i d i a, la cal u n n i a o altre i nsidie l o possano
trasc i nare in processi , eccetera 58.
Un ruolo d i grande progressi sta, nel la controversa q uestione ricchezza e povertà, si
ass ume il pad re del la chiesa Cleme nte di A l essandria, morto tra 2 1 1 e il 2 1 5 , ev iden­
temente ispi rato dal l a opul enta capitale dei commerc i , fondata da A l essand ro Magno,
di ven uta il pi ù i m portante porto di smi stamento de l l e merci tra Oriente e Occidente
al i ' i nterno del l ' I m pe ro Romano. Tra i suoi 800.000 abi tanti (secondo una sti ma), ci rca
un deci mo sono facol tosi com merci anti , grandi lati fondi sti che oltre a cospicue proprietà
te rrie re possi edono da dieci a venti case e l 000 o 2000 schiav i ; un deci mo sono poveri
i n canna, i ri manenti perl opi ù picco l i borghesi 59.
Certi detti d i Gesù, pi ù d i tutti l a parabola del ri cco epul one, mettevano a d u ra prova
i facol tosi cristiani di A l essandria. E al lora C l e mente rende il Vangelo accettabi le e pi ù
gradevole al l a corteggi ata soci età e - con una ome l i a com posta nel 200 "Quale ri cco si
può sal vare" ( Q u i s di ves sal vet ur) - di mostra che Gesù non chi ude l a porta del parad i so
446 neanche i n facci a al capi tal i sta (così i m portante per l a c h i esa) 60.
"Va e vendi tutto c i ò che possiedi . . . ", ord i na i l S i gnore - i n vano - al g i ovane nel
vangelo, e C l e mente pone l a domanda: "Che signi fica q uesto? Non g l i comanda, co­
me tal uni i ntendono il detto in maniera s u perficiale, di gettar v i a il patri monio che
possiede, di ri n u nzi are alla sua proprietà, bensì di bandi re dal la sua anima il pensiero
del possesso, l 'amore appass ionato per esso, l a travol gente bramosia, la morbosa i n­
q u i etud i ne pe r esso, g l i affanni , l e spine del l a v i ta terrena, che soffocano i l seme del l a
v i ta eterna".
Il teol ogo e storico eccl esi astico francese M i chel C l é venot fa che q uesti e anal oghi
gi u d i zi di C l e mente - " u n sessantenne i n gam ba" - vengano al l e orecc hie d i u n " uomo
d ' affari", com merci ante i nternazi onale, di A l essand ria che così le com menta: "Q uesto
è esattamente quel lo . . . c he io mi sono sem pre i m magi nato. Il Vangelo non condanna la
" lo accumulo ricchezze, mia moglie fà beneficenza . . . "
35 1

ricchezza ; la cosa i m po rtante è sol tanto non restarci attaccati . . . Io am m ucchio i denari ,
m i a m og l i e fa beneficenza, e tutti e d ue ci guadagniamo i l paradi so . . " 6 1 •
.

Clemente d i fende con veemenza la proprietà p ri v ata. B i asi mevole di per sé non è l a
ricchezza, sol tanto l ' i ngord i g i a . R i cchezza e agiatezza sono pi uttosto un bene, tanto pi ù
che i l ricco può essere anche m i te e com passi onevole. Pertanto, non è i l ricco ad essere
esc l uso dal regno dei ci e l i , bensì i l peccatore che non si converte ! C l emente non m anca
d i ram pognare i poveri che si ri vol tano contro i ricc h i , né manca d i appel l are "ricco"
l ' a postolo M atteo, i nsegnando c he l ' umani tà non potrebbe soprav v i v e re se nessuno
possedesse q ualcosa ! 62
Quasi tutto, i nsom ma, depone a favore di q uesta tesi : Clemente ha "forn i to un al i bi
teologico ai ricchi per i l loro benessere" , c i oè a d i re una "teori a d e l i ' e l emosi na" ( Hau­
sch i l d ) . E in real tà, ciò c he in effetti ne è ri m asto nel tem po - e non sol o in C lemente,
ma in l i nea d i pri ncipio - è stato l o spi ri to del l ' e l emosina 63 .
La quale si praticava i nd ubbiamente già presso i G reci : ess i , però, non l ' avevano
mai cons iderata una v i rt ù . A nche da parte dei Romani si t ramanda la mass i ma di
Erode A ttico, a m i co del l ' i m peratore Adriano: " I l denaro dei ricchi deve serv i re al l a 447
fel ic i tà dei poveri ". Nel cristi anesi mo, tuttav ia, cari tà e beneficenza non ebbero mai , o
sol o raramente, mot i vazioni social i , ma q uasi u n i camente rel i giose. Si dava qualcosa
non per rimedi are a sconci o d i sagi soc i al i , non per m i g l i orare lo standard di v i ta, per
p ro m uovere arte scie nza e c u l t u ra, be nsì per sal v are la p ropri a ani ma. Si facev a
q u i nd i u n regal o a s e stess i ! I l denaro - i nsegna C i ri l l o vescovo d i Gerusa l e m m e
p e r q uasi 4 0 anni , d a l 3 48 al 3 8 6 - s e v i ene usato per att i v i tà benefiche, apre sicura­
mente una porta per i l cielo. E q uesto dare, per acq u i stare la beat i tudi ne, non tanto
sul l a terra, ma nel cielo, i nc u l cato senza t regua dai padri del l a chiesa, q uesto fu l ' ele­
mento deci si vo: l ' egoi smo ( rel i gi oso) , appunto ! Per d i rl a con pi ù fi nezza, c i oè teologi­
camente: l a scel ta fatta a regol a d ' a rte. "Chi dà ad u n pove ro, fa un prestito al S i gnore e
riceve l a sua mercede": ecco una sentenza di Basi l i o assol utamente t i pi ca del l ' atteggia­
mento dei " padri ". "Tutte l e atti v i tà sono poi state g i ud i cate da q uesto p unto di v i sta"
( Bogaert) 64.
E proprio per q uesta ragione è così d i s gu stoso t utto l ' atteggiamento cri stiano rel at i vo
al l a beneficenza. D i regol a, esso s i fonda s u nient ' al t ro c he s u l pri nc i p i o del do ut des,
s u un dogma d i ri m une razione ( i n fondo veterotestam entari o) , su una banal issi m a, ar­
caica morale di pre m i o-casti go, che Marci one aveva fi n dal i ' i n i z i o respi nto con estrema
veemenza. D i conti n uo, nond i meno, si evoca ossessi vamente nel C ri stianes i m o proprio
la forza sal v i fica del l ' el e mosi na, il " p ro sal u te a n i m ae ! " ; e senza tregua, special mente
nel l a c h i esa protocattol ica (ali ' i nc i rca t ra il 1 50 e il 3 1 2) , si propaga e propaganda
l ' o pera buona, il " gesto d ' amore" , l a beneficenza, i nsom m a la carità, in q uanto offerta
che ri scatta i peccati . B asta che i possidenti elargi scano una parte, solo una piccola parte
del l a loro ricchezza, per essere un gi orno re m u ne rati da D i o 65 .
352 S.fi-Ltttamento

Qualche teologo, come i l vescovo G regorio di N i ssa (fratel l o m i nore del dottore Ba­
s i l i o) , annunciava una ricom pensa d i Dio già pe r q uesto mondo, il che dev ' essere stato
ce rto pi ù attraente del suo contrari o. G regorio sa bene c he i poveri , i l azzari cenciosi ,
i predi letti da Dio, giacciono a m i gl iaia davanti ai portoni dei ricchi , i q ual i v i vono tra
l ussi si baritici ; per q uesto egl i raccomanda persi no i m posi zione di i m poste, opere d i
benefi cenza e, contro la bramosia di denaro . . . i l di gi uno. Questo santo racconta i noltre
448 che, sotto Dioc l eziano, suo nonno aveva perd uto la sua v i ta con tutti i suoi averi , ma
che nond i meno l a "fede" aveva fatto crescere la proprietà dei suoi ered i in modo tal e
c h e nessuno del la fam i g l i a si era pri ma arri cc hito. Ma n o n basta. Benché i l patri monio
fosse stato d i v i so i n nove parti tra i nove fi gl i , l a bened izione del S i gnore mol t i pl icò la
parte d i ciascuno a tal punto che ogni figlio possedette a l l a fi ne un pat ri monio maggiore
di q ue l l o dei geni tori 66•
Sem pre pi ù nettamente, nel I I I secolo, ma ancor pi ù d u rante i l IV, si i m pone da u n
lato l o sforzo di segui tare a tenere al g u i nzag l i o la massa d e i poveri, c i oè i l grosso dei
cristian i , dal i 'altro l ato di non spave ntare i ricchi , al l ontanandol i dal le chi ese. A nche per
q uesto moti vo si dichiara, ora, il radical ismo etico di Gesù quale c ri terio d i retti vo pe r
i " perfetti ", g l i asceti , i monaci ; i l che non doveva preocc u pare m i n i mame nte i ricchi .
Non e ra i l caso: i l cielo era ape rto, spalancato pe r tutti , purché tutti c redesse ro di essere
7
"buon i" cristiani 6 .

J "RIVOLUZIONARI " SAI.VAGUARIJANO l RICCHI.


l llOTfORI llEI.LA CHIESA G REGORIO Ili N AZIANZO �; AM BROG IO Ili M ILANO

G regorio Nazianzeno, fi gl i o di u n vescovo, biasi ma i n vero il guadagno i ng i u sto, sferza


spec u l atori e mercanti di cereal i che usano d ue pesi e due m i s u re, e deplora che si vo­
g l i a acc u m u l a re mam mona per esc l usivo amor di mam mona, appendendov i il c uore .
D ' al tro canto, pe rò, l u i si rende garante d e l fatto c h e Dio bened ice e ricom pensa tal ­
volta i devoti per mezzo di beni tem poral i . Avendone molti egl i stesso, G regorio vede
nel l a ricchezza un dono di Dio. È l a ricchezza che re nde possi bi l e al i ' uomo d i essere
material mente i nd i pe ndente, di ai utare i bi sognos i . Per la veri tà, i l facol toso santo non
recl ama una determi nata al iquota patri moniale a favore dei poveri ; anzi , non i ncoragg i a
nem meno a dare elemosine. E i n terpreta i l vangelo a s u o modo: '"A l bi sognoso darai
sol o un poco, giacché poco non è pe r chi v i v e nel l a m i seria". In certi casi , basterà già
il pe nsiero, c i oè l a "buona vol ontà". D'al tronde, chi è avv ezzo al l a sventura - ecco
449 un altro vantaggio del povero, da non sottoval utare ! - non ha bi sogno d i altrettanto
ai uto come chi già possedeva e poi è cad uto in m i seria. Così G regori o i nc i ta a fare
differenze nel l ' assi ste nza, a trattare megl i o i ricchi d i v e n uti d ' u n tratto pov e ri pe r una
d i sgrazia, per un naufragio, una rapina, per l a spi etatezza deg l i usurai , donando l oro
l "rivoluzionari " salvaguardano i ricchi 353

pi ù com passione e soccorso, p i ù che ai restanti poveri . Chi è abituato a l l a m i seria fi n


dal l a nasc i ta l a sopporta p i ù agevol mente d i c h i d a ri cco perde i m prov v i samente i
suoi averi , ragion per c u i dov rà essere anche preferito nei ri sarci menti . I n compenso,
G regorio promette ai poveri " i posti pi ù alti nel regno dei ciel i , non pi ccole cariche i n
68
q uesta pi ccol a, i ns i g ni ficante ci ttà" •
I l cielo: ecco l a g rande fel i ci tà dei poveri ! S u l l a terra, i n tanto, tutto ri mane come
è, appunto, e G regori o è abbastanza real i sta per non crearsi del l e i l l usion i . " Benché
tutti gli esseri umani abbiano l a stessa pel l e, agl i uni spetta d i comandare, agl i altri di
essere comandati ; ai pri m i tocca di stabi l i re i tri buti , ai secondi di pagarl i ; i pri m i se
la s v i g nano i m pu ni t i q uando fanno dei tort i , ai secondi non resta che fare di tutto per
soffri re il meno possi bi le" 69.
A nche i l col l ega di G regori o, A m brogio, vescovo di M i lano e dottore del l a chi esa,
è disi ncantato abbastanza per vedere le cose come stanno real mente, ossia per portare
avanti la sol i ta pol i tica sociale dei suoi am bienti . Mol to a n i m osamente egl i patrocina l a
causa d e i poveri , senza peraltro g uastarsi m a i coi ricchi , dal l a parte dei q ual i si sc hiera
non foss 'al tro a motivo del suo l i gnaggio e del l a sua posi zione. Senza dubbio, A m brogio
d i M i lano è tra i pi ù ri sol uti , san g u i g n i maneggioni che l a chi esa e il mondo abbi ano
mai v i sto.
Da un l ato, i l popolare vescovo condan na tal volta d u ramente ricc hezza e denaro,
attaccando con veemenza i ricc h i , anzi negando deci samente che la proprietà pri vata
abbia i l suo fondamento nel l a nat u ra. La quale "ha apprestato mezzi di sostentamen­
to . . . offrendo q ueste ri sorse a tutti i nd i sti ntamente, affi nché tu non te ne arrogh i alcune
come tua propri età" ( haec com m u n i a dedi t ne t i bi al iqua velut propri a v i nd i cares).
Ogni bene pri vato sarebbe d unque contro nat u ra, giacché ha i l suo fondamento su
arroganza e av i d i tà. Secondo il decreto d i v i no, l ' u m a n i tà dov rebbe v i vere in com u n i tà
di ben i e possede re com u n i tari amente la terra. " La natura creò i l d i ri tto del la com une 450
propri età, ma l ' usurpazione ne ha dedotto i l d i ri tto del l a proprietà i ndi v i d uale". Per­
tanto, secondo q uesto " i m pegnato palad i no dei poveri e degl i oppressi" ( Wacht), l a
com u n i tà d e i ben i è nel l ' i ntenzione d e l creatore, e l a proprietà pri vata è i nconci l iabi l e
con l a l egge d i v i na, essendo n o n conforme al l a nat u ra. " Non è l a t u a propri età, q uel l a
che di stri b u i sci tra i poveri , ma è l a loro, che tu non fai c h e resti tui rgl i . G i acché t u , per
il tuo uso pri vato, ti sei appropri ato di ciò che è affi dato a tutti per l ' uti l i tà d i tutti . La
terra appartiene a tutti , non ai ricchi".
Questo suona rad i cale, pressoché ri vol uzionario. Sen nonché q uesto santo, di scen­
dente da una del l e pri me fam i g l i e rom ane (suo padre era capo del governo per l a Gal­
l i a) , e che i ntratten ne personal mente i m i gl iori rapporti con gli i m pe ratori , freq uentan­
dol i a t ratti q uoti d ianamente e non d i rado p i l otandone le mosse (l 349 ss. ) , non voleva
natural mente affatto una com u nanza di beni , m a rec l amava sol tanto beneficenza. G i u­
d i ca i nfatti molto posi ti vamente l a proprietà fondi aria. E non reputa assol utamente
354 S.fi-ttttamento

disprezzabi le la ricchezza i n sé: n i e nte di male, al contrario, è un dono di Dio, una


ri sorsa per i l v i aggio ( v i at i c u m ) verso la v i ta eterna, purché l a si usi equamente, aiu­
tando i poveri .
Pal ese mente, A m brog io non v uole osti l i tà verso i ricchi , v uole sol tanto l e l o ro ele­
mosi ne. Ecco i l suo i n segnamento: "Chi dà buona prova di sé con la ricchezza, è i n
veri tà perfetto e degno di g l oria". Per l u i , oltret utto, se m pre nel nome del S i gnore, i l
povero è sicuro come i l ricco, i l debole come i l potente, i l bracci ante a gi ornata non
d i verso in pri ncipio dal latifondi sta, dal momento che anche q uest ' ulti mo è u n "sala­
riato d i Cri sto" ( i l che, ancora anal ogamente, si l egge a proposi to del pri vato capital i sta
papa Pio X I I ) . Il povero non deve affatto crucci arsi del la sua m i seria, gemere del le sue
pri vazi o n i . "Nessuno si lagni del l a sua i nd i genza, pe r dover l asciare la sua casa con
le tasche v uote ! Pi ù pov e ra ancora è la rond i ne. Non possiede un centesi m o, eppure è
ricc h i ss i m a di pre m u re . . . " Ecco una del l e famose si m i l i tudi n i am brosiane atti nte dal
mondo ani male. I nfatti , come l ' ucce l l o fe nice è una prova per l ' i m morta l i tà, l ' avvol ­
toi o per la verg i n i tà di Maria, la tortora per l a vera fedel tà vedov i le ( p. 287 ss. ) , e v i a
al legori zzando, così la rond i ne è ancor pi ù povera d e l pi ù povero . . . eppure costru i sce
45 1 i l suo nido. Senza un centesi m o !
D e l tu tto o v v i o c h e A m brogi o metta a l pri mo posto l ' ord i namento basato s u l l a pro­
prietà pri vata, accettando i n pieno lo status quo econom i co, i nterpretandolo attrave rso
il peccato ori g i nale . . . non c ' è mai i m barazzo, q u i , pe r i suoi pari . Tanto pi ù i n q uanto
la chi esa ha nat u ral mente i suoi gi usti possed i m ent i , dato che essa serve al prossi mo e
desti na tutto ai poveri ! Per sé - affe rma A m brogi o in tutta seri età - essa non possiede
70
altro che l a fede . " N i h i l ecclesia si bi n i si fidem possidet . . . " .

UN QliASI -SOCIALI STA : IL I>OTI'OR�: GIOVANNI CRISOSTOMO


E IL SUO I>ISn:POLO TEODOR�:TO

Pers i no G i ova n n i Cri sostomo, con la sua forte sensi bi l i tà sociale, fa i n sostanza i l
gretto gi uoco dei suoi col legh i : così fa oggi ancora q ualche am m i ratissi mo vescovo
del l ' A me rica Lati na.
Da una parte i l santo è un pastore che vede ne l l a com u n i tà dei be n i la forma adeg uata
e nat u rale del la v i ta umana, rav v i sando nel la propri età dei ricchi il bene dei poveri , pe r
cui non si può - senza i n gi ustizia - né d i ventare né essere ricch i . Qualche vol ta, q uesto
pastore annuncia una speci e di vange l o com uni stico, i nsegnando a " possedere tutte le
cose in maniera com uni sti ca" ; e scri ve chi arame nte che "senza com mettere i n i q u i tà non
ci si può arricc h i re né essere ricchi conservando l ' onore", in modo tal e che l o si può
defi n i re tal volta come "social i sta" o "comuni sta". Cri sostomo sa dav vero, o al meno
così pred ica, c he la brama di denaro è un i m pu l so i n nat u rale, una peste che ha conta-
Un quasi-socialista 355

gi ato pi ù o meno tutti q uant i , scuotendo e schiavi zzando il mondo, che rende "stolti"
e "i rragionevol i " g l i uom i n i , l i fa "sfrontati , serv i t i e si m i l i ai can i , ancor peggio dei
cani " (come se proprio i cani potessero mai essere catti v i ! ) , "trasformandol i da cani
in demòn i " . Non d i rado egl i vede dei patri moni formarsi attraverso tort i , soprusi e
i ni q u i tà, medi ante t raffi ci com mercial i e fi nanzi ari , t ram i te corruzione di gi u d i c i . . .
"Quel l i che am m i n i strano l a gi ustizia sono gi udici sol o d i nome, m a i n v e ri tà sono
l adri e assass i n i " . Certi patri moni nascono sove nte per m ezzo di caccia al l e e redi tà, in 452
segu i to ad i nteressi usurari , spec u l azioni nel l e caresti e ; la bramosi a di denari e di averi
fa scoppiare l i ti , rapi ne, v i olenze, guerre. Per cui egl i cons i g l i a di non ri sparm i are i l
proprio denaro, m a d i dare tutto a i fratel l i o d i d i v iderlo al m eno con chi h a bi sogno,
donandogl i l a metà, un terzo, per sal varsi l ' ani ma. La benefi cenza, d i fatt i , esti n g ue i
71
peccati , g i acché i poveri portano v i a col denaro anche i peccati di chi dà i l denaro .
I n l i nea di pri nci pio, q uesto è certo, i l pri nci pe del l a chi esa non pretende dal ri cco
i l suo capi tale . Cri sostomo non ha mai ri n negato i l d i ritto a l l a proprietà pri vata, non
ha mai v i sto un torto, una negazi one del d i ri tto, nel l a ricchezza in sé, bensì solo nel
suo uso i ngi usto: con q uesto egl i difende la dottri na e l a tattica fi no ad oggi consuete.
Cerca d i m i gl i orare la sorte dei poveri medi ante la com passi one e l a m i sericordia, non
con l 'el i m i nazione de li ' i n g i ustizia. Cercava "la gi usta parola cri stiana" per entra m be l e
part i . Per g l i sfruttatori come per g l i sfruttati . I pri m i dovevano moderarsi nel godere ,
v i vere senza arroganza, senza l o sfrenato d i sprezzo per i poveri , per i l lavoro materi ale; i
second i dovevano i n cam bio sfacchi nare con gioia, tanto pi ù volentieri . . . per i loro pi ngui
fratel l i , natural mente ! "Ti e n i presen te che tu non serv i ad u n uomo, bensì a Dio, e che
dev i fare onore al Cri sti anesi mo. A t.t ora senti rai pi ù fac i l mente comprensione per ogni
cosa: per l ' ubbi d i enza verso il tuo padrone e per l a sopportazione del l e sue passioni e
dei suoi u mori repent i n i . R i fl etti che tu fai un pi acere non a l u i , ma che adem pi i n tal
modo ad u n ord i ne d i v i no : così sopporterai tutto con a n i m o l eggero . . . Un serv i tore così
fatto, così volonteroso e buono, Dio lo prenderà con sé e lo compense rà con splendide
72
celesti ghi rlande" .
I l s upremo rappresentante del cattol icesi mo i n Oriente sapeva bravamente el ogi are
l a sorte del l e masse serv i t i e schi ave, da l u i descri tta spesso con un senso di i m me­
desi mazione così eloq uente, ma vantandone in modo sospetto anche presunti aspetti
posi t i v i . La conti nua fatica materi ale, scri veva Cri sostomo, fa molto bene al l a sal ute. I n
pi ù , aume nta l ' energia del corpo, mentre i l lavoro rende l e donne povere p i ù attraenti
del le ricche. A nche l a bel lezza del l a nat u ra, l o spl endore del sole e deg l i astri , l ' uomo
sem p l ice li gode d i pi ù del ricco, la cui v i ta si di pana tra sonno e gozzov i gl ie. " E se si
osserva l ' aria, si troverà c he il povero l a consuma in modo pi ù copi oso e pi ù puro". 453
I l celebre prel ato gi u n ge ad affe rmare: "S pesso si può constatare come un m i l ionario
consi deri veramente fe l i ce chi lavora nel l ' offi ci na, procacci andosi di che v i vere col
lavoro del l e sue man i " . Ma non basta. Il buon Dio, i nsegna Cri sostomo, ha d i sposto,
356 Sfruttamento

nel l a sua be nevolenza per gl i uom i n i , "che i l god i m ento non sia otte n i b i l e con oro e
argento, ma solo con fatica, affanno e bi sogno . . . ". S i cché è vero che i ricchi dormono
su morbi di cusci n i , in l etti l ussuos i , pe rò "spesso restano tutta la notte i nson n i , senza
gode re di tal i pi aceri , pe r q uanti art i fi zi i m pieghi no. Pe r contro, i l povero, una vol ta
termi nata la sua d u ra fati ca gi orna l i e ra, ha le mem bra stanche, e g l i basta cori carsi che
già se lo porta via un sonno dol ce e profondo, in cui egl i trova un pre m i o non trasc u­
rabi l e per le sue oneste fatiche".
Come pe r il sonno, così è in sostanza anche per il mangiare e il be re ; i poveri stanno
megl i o in tutto e per tutto. Sì, i ricchi sguazzano ne li 'abbondanza e si abbuffano giorno
dopo giorno; " ma q uesto può avverarsi anche al desco dei poveri , anzi si può perfi no
veder! i i n godi menti maggi ori di quel l i dei ricchi messi i nsieme", perché in ciò è decisivo
non l a q ual i tà dei c i bi , bensì l o stato d ' a nim o dei commensal i . Eh sì , ed i nfatti si spiega:
"Un grande bene non è il possesso di tesori , bensì il t i m ore di Dio e l a devozione . . .
Tanto denaro giace c ustod i to nei forzieri , m a quel lo giova meno del lo sterco a stornare
i mal i che ci m i nacc iano . . . " - se m p re che non si tratti di cosa nost ra, ben i n teso. Pe r
contro, esclama i l porporato spec i al i sta di cose social i : "Se uno è gi usto, e pe r gi unta
pieno di salda fi d ucia in Dio, q uand ' anche fosse il pi ù povero fra tutti g l i uom i n i , ecco,
tanto sarà sufficie nte a por fi ne al l a sfort una del momento. Basta che tenda l e bracci a
al c i e l o i n vocando Dio, e tosto le n u bi si di ssol veran no".
Tutto è così se mpl ice, così i ncantevole. Il dottore C ri sostomo - "apostolo del l e me­
tropol i " , "av vocato del popolo", pri mo "i spi ratore del l a cosc ienza sociale" - conosce
454 tal i e tante vantaggi ose prerogati ve del la c l asse sfruttata da pote r chiedere a se stesso:
"Orbene, v i sto che il povero dorme, mangia e beve con maggior piacere, q uale val ore
può mai avere ancora la ricchezza?". E, i n effetti, ne consegue una si ntesi del suo vangelo
sociale: "Ne l l e cose pi ù i m portanti , ricchezza e pove rtà, sono poste com unque su l l o
stesso piano: tutti q uanti , ricchi e poveri , partec i pano e godono i n ugual m i s u ra d e l i 'aria
e del l 'acqua, i nsom ma de l l a natura ne l l a sua i n terezza, e hanno tutti , i ntri nsecamente,
73
l ' i dentica possi bi l i tà d i otte nere l ' eterna beatitudi ne" .
Ma non basta ! G i ovanni Cri sostomo, al pari di molti pad ri de l l a chi esa, v i ene ora
a moti vare e a nobi l i tare cristianamente i l lavoro mate riale, a ragione poco o punto
apprezzato nel le antiche i stituzioni da Pl atone e A ri stotele fi no a Ci cerone e Vi rgi l i o,
essendo i n contrasto con l ' i deale ari stocratico e spi rituale de li 'anti chi tà, q uando e ra
v i sto come i g nom i nia e u m i l i azione. Egl i propaganda i l lavoro come mezzo per l 'edu­
cazione di sé, come v i ta v i rtuosa, chiedendo al le masse cristiane un molti pl i cato zel o
lavorati vo, prestazioni pi ù el evate, segnatamente sotto un d u pl ice aspetto: per sostene­
re chi è i nabi l e al lavoro . . . e per il clero ! " Pe r q uesto Paolo comanda non sol o di lavo­
rare se m pl icemente, ma anche con fati ca, per poter sostentare con la propria atti v i tà
anche chi ci sta accanto". Non è q uesto i l moti vo per c u i anche i l dottore Basi l i o sc ri ­
veva "Come si deve mangi are ogni gi orno, così ogni gi orno bisogna anche l avorare"?
Un quasi-socialista 357

Questa i nedi ta trasfi gurazione del lavoro, q uest ' attribuzione di signi ficato rel i g i oso al
l a voro, i l suo carattere ( morale) di dovere - col t i v ato i n futuro con ri nnovato zel o nel
protestantesi mo (dove Lutero t roverà l a sci occa si m i l i t udi ne: " L' uomo è nato per i l
l a voro come l ' ucce l l o per i l vol o") - q uest ' i dea, ancora oggi domi nante i l nostro mondo
econom i co, del presunto a l to val ore morale del lavoro, piacque natural mente e giovò
non poco ai datori d i l avoro, ai padro n i , al clero e al l a nobi l tà, e pi ù tardi al l a borghesia,
mentre l e m asse ri masero straccione e pezzenti per t utto il Medioevo, fin dentro l ' età
moderna, e ancora fi no ai nostri giorni 74 .
Ma certo, malgrado tante verbal i agevolazioni per g l i i nd i gent i , dolori e tri bol azioni
col pivano tal volta perfi no i poveri , il che non potev a sfuggi re nem meno al santo dotto-
re. D ' al tra parte q uesto si ri scontra dappertutto, ri batte prontamente il san t ' uomo. I l
quale scri ve: " Le affl izioni sono com u n i a tutti noi . Non esi ste una sol a persona c he non 455
conosca affanni e m i seria: l ' uno ha una croce pi ù piccola, l 'al tro una pi ù grande. Qui ndi ,
non siamo così pusi l lani m i , e guard i amoci dal c redere di essere i sol i a sopportare del l e
av v ersi tà . . . g l i uom i n i sono una specie mal i ncon ica, i pocondriaca, i nappagata, c h e non
cessa mai d i l amentarsi del l a propria sorte" 75•
R i calca fedel mente le orme del suo maestro e corregionale Cri sostomo i l pad re Teo­
doreto, dal 423 vescovo del l a c i ttad i na di Ci rro i n A ntiochia. Certo che l u i , pretendendo
di pi ù dal l a c l asse operaia senza peraltro criticare i ceti supe ri ori , va oltre C ri sostomo e
rappresenta, anche nel la moderna prospetti va ecclesiastica " i l vertice del l a protocristi ana
val utazione del lavoro" ( Holzapfe l ) .
I l l avoro fisico, l a serv itù del la gleba, trov a i n Teodoreto un v i goroso fondamento
metafi sico, essendo i n teso come risul tato d ' un decreto di v i no e d i v entando pertanto
un ideale cristiano, sommamente meri torio in e per Cri sto . . . "per amor del Si gnore, g l i
schiav i sentono l a loro tri ste condi zione come u n a l eti zia, e i l loro duro l avoro quoti ­
di ano som i g l i ante al son no pi ù gradevole", come Teodoreto afferma parl ando di poveri ,
contad i n i , arti giani e opera i . Egl i spi ega la loro m i seria come "conseguenza del peccato
ori gi nale", e la loro vera fel i ci tà , la vera ricompensa del l a loro "v i rtù" sarebbe la dedi­
zione al l avoro che oltrepassa l a mera pratica del dovere. Così elogia q uel l i che adem­
piono i l loro "serv izio con zelo i n teriore, che non hanno bi sogno di coerci zione, com­
piendo i nvece il loro dovere per passi one e prevenendo l e esi genze dei loro padroni " 76.
Si constata già la nov i tà dec i s i v a ri spetto al l avoro: esso non dov rà pi ù essere accet­
tato controvog l ia, come in precedenza, al contrario dov rà essere fatto volentieri . . . per
il S i gnore e per i signori ! Tanto pi ù volentieri , in q uanto pare che i signori se la passino
addi ri ttura peggio del l a "cl asse subal terna". "Ti e n i presente che anche molti padroni
sono costretti a l avorare non meno dei serv i , anzi p i ù ancora di q uesti , se si tiene conto
anche del l e preocc u pazioni . . . I l lavoro ce l ' hanno i n com une sia i serv i sia i padro n i , m a
n o n g l i affann i . Ora, q uando serv i e padron i l avorano, ma i pad roni sono i n pi ù anche
assedi ati dal le ansie, perché non l i si dov rebbe annoverare tra gl i sfortunati ?" 77.
358 Sfruttamento

Ricc hezza e povertà fanno parte, anche pe r i l vescovo Teodoreto, del l ' ord i ne u n i -
456 versate vol uto d a D i o . L u i ha preordi nato saggi amente tutto q uesto. Di conseguenza,
Teodoreto difende con grande energia tutto l ' esi stente: i ricchi , un certo l usso, e na­
tural mente . . . l ' i nel ud i bi l e con t i n genza de l l a povertà. " M a pe rc hé v i i rri ta così tanto
che non si ete di ventati tutti come Creso, M i d a o Dari o?", chiede il vescovo . . . come se
l ' alternat i v a fosse q uesta: Creso o mendi cante, tutto o n iente. E i ncalza: "È mai possi­
bi l e che tutti si ano ricc h i ? ... Chi vorrebbe fare i serv i z i se g l i uni possedessero dov izie
grandi q uanto g l i altri? ... Chi starebbe al l ora a pi cconare nel l e cave, eppoi c h i forn i sce
pietre da costruzi one, chi l e ord i na e le di spone a dovere, chi costrui sce l e case , se a
ciò non l o spi nge l a pove rtà, se non l o obbl i ga i l lavoro?". Teodoreto si rende conto
che la m u s i ca richiede molte tonal i tà, che solo mol te p l i c i colori prod ucono un q uad ro ;
e ancora, grande varietà dom i na tra l e forme geometriche. Q u i nd i , come esistono d i f­
ferenze nel l a m u sica, nel l a pittura, nel l a geometria, così av v i ene pe r l ' appu nto anche
nel l a società u mana. " I l reggi tore de li ' u n i verso ha desti nato, con piena eq u i tà e ragione,
pove rtà pe r gli uni , ricchezza pe r altri". "E tu am m i ra col ui che ha ord i nato tutto ciò
così sa v iamente, conferendo ad una parte ricchezza, al i ' al tra abi l i tà arti gi anale". Eppoi ,
per q uanto ri g uarda i princi pal i be n i del l a v i ta - acq ua, ari a . . . e, al ri guardo, si veda
Cri sostomo ! -, ricchi e pove ri si trovano com unque pari fi cati : "ancora una vol ta" come
vanta fieramente, a metà del XX secolo, "un vescovo di alto l i ve l l o" 78•
A nche sotto q uesto aspetto, nel fratte m po, i l massi mo l i vel lo, e ov v i amente anche
l a mass i m a effi cacia, sono pre'rogati va di A gosti no.

I L DO"ITORE m;LLA C H IESA AGOSTI NO PROPAGANDA LA "LABORIOSA POVERTÀ "

Per A gosti no, i l cui pe nsiero è tal mente domi nato dal pensiero di Dio che la sua fi l osofia
non è in fondo al tro che teologia, Dio stava al centro di tutto, q u i ndi altrettanto del suo
stesso io. Ed è in effetti per q uesto io - a cagione d i q uesto i brido egocentrismo sem pre
speranzoso nel l ' eterna mercede - , è i n torno a q uesto io che egl i si prodi ga i n m a n i e ra
457 così osti nata e i ncessante, non meno di q uanto egl i si affanna i n torno a Dio.
Uno spi ri to che g rav i ta così s m i suratamente su Dio e su se stesso non può, apri ori­
sticamente, esse re un uomo pensante i n modo veramente etico, né dotato d i sensi bi l i tà
sociale. E i nfatti , d i versamente da al tri pad ri del l a chi esa, A gost i no l e g i tti m a anche
espl icitamente l e d i ffe renze social i esi stenti . Le gi udica necessari e e uti l i , per q uanto
possano essere magari scaturite da guerra e v i olenza, e per q uanto possano essere a
l oro volta causa di tensioni e di guerre, di col pe e peccat i . I n conform i tà con q uesto,
bi sogna che ci sia nat u ral mente anche l a proprietà: pri vata, statale, e non u l ti ma q uel l a
ecclesiastica. S o l d i e beni sono per A gosti no don i di D i o , avendo Dio di stri b u i to l a
ricchezza s u l l a terra. Tuttav ia, non è i l benessere materi ale c h e re nde fe l i ce un popolo:
Agostino propaganda la " laboriosa po vertà " 359

fel i ce è i l popolo il cui Dio è il S i gnore 79 •


Ma q uesto ' S i gnore ' non è i l S i gnore del l a B i bbia, bensì sono sempre g l i stessi
si gnori . Così A gosti no sv uota la "Sacra Scrittura" con quel l e grandiose lacri me da
coccodri l l o che da molti ssi mo tem po sono in auge fra i teol ogi . Per i qual i , il di scorso
del la montagna v uoi d i re sol tanto che conv i ene dare del supe rfl uo, q ualora lo i m ponga
la necessità i m pe l l ente. L' espressione " i n i q ua mammona" (mam mon i n i q u i tati s) v uoi
s i g n i fi care che il denaro non dov rebbe costitui re tutta l ' essenza del l a v i ta ; l ' ordi ne
di vendere tutto, dato al ricco epul one, non è da i ntendere general mente, bensì sol o
i n d i v i d ual mente, riferendosi sol o a q uesto caso ; l a nota parabol a d e l cam mel lo, che
passa pi ù faci l mente attraverso l a cruna di un ago anziché u n ricco entri nel regno dei
ciel i, non rende i m possi b i l e l ' i ngresso del parad i so ai ricc h i , al i udendo u n i camente a l l e
difficol tà. A nche i l com me rcio, approvato i nvero altrettanto d a i " padri " (seppure non
senza freq uenti l i m i tazi on i ) , v i ene ri conosci uto da A gosti no in m i s u ra part i colarmente
generosa. Vi sono com mercianti buoni ( boni negoti atores) non meno che buoni a rtigiani
e contad i n i , il marg i ne di g uadagno è un legitti mo sostentamento del commerc iante,
e me nzogna e spergi uro non fanno necessariamente parte deg l i affari . ( I l padre del l a
chi esa Sal v i ano di Marsi g l i a l a pensa peraltro d i v ersamente: l a v i ta di tutti g l i uom i n i
80
d ' affari per l u i n o n è al tro c h e i n ganno e sperg i u ro) .
Pe r A gosti no, che si col l oca deci samente al fi anco del l a c l asse abbiente e dom i nan-
te, l a m i seria econom ica non è una cal a m i tà, dal momento che ciò che conta non è la
ricchezza materiale ma q uel l a i nteri ore, ossia l a benedizi one del cielo. Il ricco A bramo 458
81
e i l pove ro Lazzaro erano en tram bi "ricchi" d i nanzi a Dio •
I l patri monio fondiario del la chi esa - che si fa c rede re essere un grande onere - v iene
difeso in q uanto "proprietà dei poveri", bene l e g i tti mo e i nal i enabi l e dal l a c h iesa per
d i ri tto i m periale, ragion per cui essa può far val ere i suoi d i ritti al pari di ogni al t ro. Per
i l vescovo di I ppona la ricchezza, che sia acq u i stata onestamente, o sol o eredi tata, è
senz' altro consenti ta, non essendo né una usurpatio né una praesumptio, come per altri
esponenti del l a patri stica, ed è q u i ndi riconosci uta dal l o S tato. I l denaro lo possiedono
i buoni come i mal vagi ; esso non rende in sé né buon i né catti v i , né fel i ci né i nfel ici .
Non è i l denaro che si deve biasi mare, bensì la brama di possesso (non facu l tates sed
cupidi tates) . A gost i no com batté i nfatti contro i Man i c he i , i qual i reputavano i l denaro
stesso q ual cosa di male. E attaccava i Pel agian i , per i q ual i un ricco poteva d i ventare
fel i ce solo ri n unzi ando ai suoi averi . I n effett i , A gosti no osteggiò a l ungo e accanita­
mente Pe lagio, ce rtamente per moti v i dogmati c i . Non è un caso, tuttav ia, che tutti e
due stabi l i sse ro stretti rapporti con la fam i g l i a forse p i ù ri cca de l i ' I m pe ro romano,
quel l a del l a santa Melania ( l u n i ore) e di suo marito Pi n i ano. ( La l i q u i dazione dei la­
tifondi sparsi i n tutte le regioni del l ' I m pero e appartenenti a codesta m u lti m i l ionaria
occ u pò 1 3 ann i , dal 404 al 4 1 7). Sta di fatto che A gost i no corteggiò stren uamente i
personaggi straricchi ( 1 422 ss. ) , mentre per Pelagio u n ricco non potev a essere un vero
360 S.fi"tt tta m e n to

cristiano, dal momento che per ogni ricco, secondo Luca 1 8 ,25, restavano chi use l e
82
porte d e l cielo .
A gost i no ama i n vero ri badi rlo: i ricchi devono sv i l u ppare senti menti di umanità,
devono am m i n i strare i loro beni anche pe r i bi sognos i , devono essere cari tatevo l i e
ai utare i poveri . . . ma, i nte ndiamoc i , non troppo ! Pi uttosto con cautela, con modera­
zione, in modo adeguato al tem po e al le ci rcostanze. Dov rebbe bastare già ri medi are
un pac h i no al peggio. Natural mente, i ricchi pot ranno v i vere "conformemente al l oro
stato", possono tenere pi ù di q uanto abbi sogni no, purc hé non di menti chi no del tutto i
poveri . Fa pure uso del s u pe rfl uo - consi g l i a A gost i no al ri cco - ma elarg i sci al povero
q uel poco che serve. Sì , perché i n n u merevol i sono i casi i n c u i è l eci to, anzi si deve, d i re
di no ad ogni richi esta di ai uto, venendo cioè a l edere " u n bene superiore" ( m a non si
459 sa di chi ! ) . I nteressante, in q uesta prospettiva, è il suo consi g l i o al d i acono Eracl io, di
non d i stri bui re il suo patri monio, ma d i com prare un fondo agricolo per poi i ntestarne
83
l a proprietà al l a chi esa •
La ri cchezza, un bene i nd i scut i bi l e pe r Agost i no, non deve necessariamente rende­
re fel ici , oh no! Eppure il vescovo conosce dei poveri che sono fe l i c i . A proposi to di
contad i n i , braccianti, sc h i a v i e altri "sem p l i c i mestieri", egli è in grado di rife ri re, ver­
so l ' anno 400, che "costoro sono c resc i uti i n cond izioni assai d u re, ma pe r la veri tà
anche tanto pi ù fort unate" . I l santo è i nstancabi le nel far presente ai pov e ri la l oro
fe l i c i tà, nel rabbon i re e anesteti zzare g l i i nd i genti , nel l ' ed ucare i ceti suba l terni ad
essere sudditi doci l i , sch iavi rem i ssi v i , oggetti ben d i s posti al lo sfruttamento. E non
si stanca di mette rl i in g uardia dal l a bram osia del l ' avere, dal la smania di arri cc h i rs i .
U n a cosa spaventosa ! Pe rché, a parte c h e tutto appartiene com unque a D i o , l ' esse re
ricc h i non è poi tanto be l l o, i l possesso non tranq u i l l i zza affatto, oh no ! I l povero
dorme i nfatti molto pi ù serenamente del ricco, assi l l ato dal l e preocc u pazi o n i . Ol tre a
ciò, proprio l ' affamato g usta di pi ù e meg l i o un pasto se m p l i ce . . . una goduria di c u i i l
ricco non ha l a p i ù pal l i da idea ! Ecco l ' appe l l o di A gost i no: "Non di sprezzare i ricc hi
com passionevol i , i ri cchi u m i l i , pe rché, se i l ricco è u m i l e e devoto, ben di pi ù deve
esserlo i l povero" H4 .
A q uesto, ne l l a real tà, si e ra prov ved uto da sem pre. Difatti , se anche i pov e ri cond i ­
v i dono i l cielo a pari meri to coi ri cc h i , così non s i può d i re del mondo. I n q uesto mondo
- secondo A gost i no - essi dovranno accontentarsi di q uel l o che hanno. Add i rittura, sono
condannati a restare "sotto il gi ogo, eternamente d u ro e i m m utabi l e del ceto i nferi ore".
Essi devono v i vere secondo l ' idea l e de l l a "l abori osa povertà" (labori osa pau pertas).
Devono restare poveri e l avorare mol to: uno dei "consi g l i p i ù essenzi a l i " (Di esner) che
85
A gostino riserva pe r i poveri !
Non occorre d i re q uanto A gosti no apprezzi i l lavoro. Perché proprio dal cristi anesi mo
esso fu i n segnato come val ore pos i t i v o, nonché come dovere, come obbl i go mora l e
di coscienza, e i ncessantemente i noc u l ato pri ma di tutto natural mente a l l e c l assi pi ù
Agostino propaganda la " laboriosa povertà " 36 1

pove re, a l l e qual i A gosti no decanta come s ' è detto l a " l abori osa paupertas", che non è
mai peccato, ma è d ' al tronde "puni zione dei peccatori" (coercitio peccatoru m ) , mezzo
per la perfezione, e q u i ndi , in u l t i m a anal isi , per l ' eterna beatitudi ne. Per q uanto i l
pove ro abbia p u re occasione d i espiare col proprio l avoro i peccat i , d i guadagnarsi i l 460
cielo, tuttav i a A gostino spiega dettagl iatamente come i m aestri spi ritual i , i sacerdoti ,
siano svi ncolati dal l ' effettuazione del l avoro materi ale . . . "con pieno d i ri tto" ! A l tret­
tanto ne sono esentati g l i uom i n i appartenenti ai ceti s u peri ori , che di sol i to entrano i n
con vento con molto denaro e molti ben i . Per contro, i l ceto i nferiore , e pi ù i n generale
tutti i ceti popolari del l a soci età u m ana, hanno l ' obbl i go d i lavorare. E qui il dottore
del l a chi esa celebra con splend i de espressioni special mente i l lavoro dei cam pi , che
al l ora era il pi ù necessari o di tutti , essendo già stato per g i u nta l ' occupazione d i Ada-
mo nel paradi so. Ma non c ' è d u bbio che q ual siasi l avoro, anche il pi ù u m i l e , se svol to
col gi usto senti mento, conduca d i fi l ato a Dio. A q uesto punto, spari sce dav vero ogni
contrasto d i c l asse, ogni differenza tra l avoro se rv i l e e lavoro l i bero. "Così il pensiero
di A gosti no, costantemente riferito a Dio, eleva i l lavoro a l l a sfera del sopran naturale",
come m i l l anta l ' opera pre m i ata dal l ' U n i versi tà di Wtirzbu rg ( prov v i sta d i i m pri matur
chi esasti co) del teologo cattol i co Hol zapfel , l a cui prefazione esord i sce in q uesti ter­
m i n i : "Ci trov iamo a l l e sog l i e di u n ' e poca n uova, e un 'etica nuova sta scat u rendo dal l a
nostra generazione. Ciò c h e del l ' età trascorsa è stato v uoto e marcio, sta per c rol l are" .
Scri tto nel 1 94 1 ! 86
A gost i no sa anche come i l lavoratore può al lev i arsi la d u ra condizione toccatagl i i n
sorte. Certo, chi lavora è pure i n grado "di cantare i n ni rel i giosi , di addolc i re così l a fatica
stessa, per così d i re, con u n di v i na canzone da rematori ". ( Forse il santo si ricordava
q u i del suo am i co di gioventù Licenzio che, nel l ussureggi ante podere d i Cassi-ciac u m ,
dove v i vevano i nsieme, cantava i sal m i anche nel l a toi l ette . . . ma i rispetti v i i nteressi
erano ben d i v e rsi . )
Vi sono nat u ral mente al tri " padri " che al l udono a q uesta ed i fi cante possi bi l i tà
di addolci rsi l a d u ra fatica cantando. Per esem pio, l ' arc i v escovo di Ravenna Pietro
Cri sol ogo, morto nel 450 c i rcondato da grande prestigio, che scri ve: "Quel l i che si
devono sottoporre a pesanti lavori cercano d i trovare conforto per mezzo del canto".
Oppure il dottore de l l a chi esa G i rolamo, che a Betlemme affe rma: "Ov unque tu volgi
l o sguardo vedi i l contadi no c he guida l ' aratro cantando il suo A l lel uia. I l fal ci atore a 46 1
c u i i l sudore cola dal l a fronte, rende p i ù l i eve i l suo lav oro accompagnandol o con l a
canti lena d e i sal m i . I l v i gnaiolo, c h e pota l e v i t i con l a roncola, fa ri suonare u n canto
d i Dav ide". In tale contesto, A gost i no ricorda anche Gesù che chi amava l eggero il suo
gi ogo, la sua soma, e aggi unge che l ' amore i nfuso nei c uori attraverso l o S p i ri to Santo
fa sì , tra l ' al tro "che si ami ciò che v i ene comandato, di modo che n u l l a è d u ro e pesante
q uando si cam m i na sotto q uest' u n i co gi ogo con p u ro spi rito di serv izio" 87 .
I n q uesta maniera A gosti no consi dera tutta l a v i ta economica "da un punto di v i sta
362 S.fi-Lltfamento

etico-re l i gioso" , e fi no a tal pu nto manifesta " per i l momento sociale" - del che si mena
vanto ancora nel XX secol o - "uno sguardo eccezi onal mente l i mpido e una com prensione
straordi naria ( ! )" (Schi l l i ng ) ; sicché, attraverso i secol i , la chi esa tornerà a ri petere e a
rea l i zzare le sue concezioni Hl!.
Pi ù procede va negl i a n n i , pi ù il santo si e ra fatto d u ro e i rre mov i bi l e . La ri nunzia
al i 'amore terreno, goduto i n gioventù tanto i ntensamente (l 40 l s . ) , fece certamente
maturare ce rte com pensazion i . Com unque, A gost i no soste nne u n ' autori tà i nfl essi bi l e,
e per g i u nta una "educazione i n v i rtù dei col pi del desti no" ( per molestias erudi tio),
oltre che i n conseguenza di altri col pi : " Ma q uando un fam i l iare tu rba l a pace dome­
stica con l a sua di subbidi enza, v i ene redarg u i to con ram pogne o percosse, o con al tre
gi uste e lecite punizion i , per q uanto appunto legge e tradi zione consentono tra g l i
uom i n i , proprio per i l s u o stesso bene e affi nché torn i a d adeguarsi al l a pace d a cui ha
dev i ato". Se m p l i cemente tutto e tutti - così vorre bbero i rel i giosi ancora oggi - dov reb­
bero q u i ndi sottomettersi al la " m ad re dei Cristian i " cioè a l l a chi esa: "Sei d u nque tu
(Chi esa) che educhi e i struisci . . . conformandoti non sol o al l ' età del corpo, ma anche
del l o spi rito. Tu fai sì che le donne si sottopongano ai loro mari ti in casta e fedele u b­
bi d i enza. Tu conferi sci agl i uom i n i i l potere s u l l e loro mogl i . Tu assoggetti i bam bi n i ai
loro ge n i tori nel senso de l l a piena d i pe ndenza e collochi i ge ni tori al d i sopra dei loro
ram pol l i nel sen so del la devota dom i nanza . . . Tu i nsegn i a l l o sch i avo a senti rsi legato ai
462 suoi padron i , non tanto per la coe rcizione del suo stato, m a per il fasc i noso caratte re del
dovere . . . Tu i nsegni ai re a vegl i are sui loro popol i , mentre esorti i popol i a sottomettersi
di buon an i mo ai loro sov rani " 89.
Tutto deve sottometters i , tutti devono soffri re, secondo i l grande dottore catto l i co. I l
quale, perfi no ne l l a sua pol e m i ca contro i l giovane vescovo G i u l iano d i Ec lano - l ' u n i ­
c o s u o avversari o c he fosse i n q ualche m i s u ra a l l a s u a al tezza ( l 428 ss. ) - , si lasciò
trasportare dal l ' entusiasmo fi no a dichi arare : " La fede cattolica è di tal e natura, che
permette di approvare ogni cosa, e d i ce di sì a l l a gi ustizia di Dio perfi no al cospetto dei
463 tormenti e dei tri bol i patiti dai bam bi ni . . . " 90•
Note 363

NOTE

M i nucio Fel ice Octav. 36


Ci tato in Hei mann, Texte I I I 379
G i ovanni Cri sostomo hom. ad 2. Cor. 1 2.5 s.
Wi e l i n g 1 1 76, 1 1 80
I bidem 1 1 80 ss. B rockmeyer 70 ss., 86 ss. Fi n l ey 1 1 8
Wi e l i n g l l 78, 1 1 82 s. B rockmeyer 88 ss.
Pl i n i o nat.hist. 1 8,35. Seneca ep. 89,20. Dtv - Lexi kon Phi losop h i e , I I I 342 s . , I V 1 83 ss. Wi e l i n g
1 1 82 ss. Clausing 2 3 6 s s . LUbtow 3 24 s s . Mommsen V I I 3 5 7 ss. Ti nnefeld, Die frUhbyzaminische
Gesellschaft 1 9 s.
Bogaert 899. H. Schnei der, Wi rtschaft 93 ss. Fi nley 56 s.
Li v io per. 88. Veli . 2,28. Pl i n i o nat.hist. 7, 1 37. Seneca clem. l , 1 2,2. Ori gene c. Ce/s. 2,30. Eusebio
dem. ev. 3,32. Orosi o hist. 6,20 ss. Paul y I 744 ss. , I I I 1 265, V. 4 1 6 ss. dtv - Lexi kon, Geschichte l
1 64 s s . , speci e 467 ; I I I 229 s. F i n l ey 57 . Per la teol ogia di Agostino vedi anche Deschner, Hahn
85 ss.
"' Pl i n i o 1 3,92. Taci to a nn. 1 3 ,42. Di one Cassio 60,34; 6 1 , I O. dtv-Lexi kon Phi l osoph i e I I I 343 ss., IV 1 83
ss. dtv Lexi kon, Geschichte I 233 s. Paul y l 948 s. Horn 924. Duncan-Jones 1 77 ss. Fi n l ey 56 ss., Pekàry
1 3 2 s . , Mommsen V I I 352, 375
" Di one 77, 1 0,4. dtv -Lexi kon Geschichte I 208 s., 282 s. G rani, Das Romische Reich 53
" I bidem 56 ss.
" I bidem 58 ss.
1" Dione 78,9,2 ; 78,9,4. G rant, Das Romische Reich 60, 1 00
" Dione 76,45. G ran t, Das Romische Reich 60 ss.
16 Grani i bi dem 61 ss., 67 ss. Fi nley 27
17 dtv - Lexi kon Geschichte II 63 , I I I 74 s . G rant, Das Romische Reich 68 s. con i nd i cazi one d e l l e
fonti
1" Ari stotele Rhetor. 1 367 a 32. RAC I articolo A rmut I 698. Fi nle y 3 1 s.
10
Erodoto 1 ,94. A rticolo Handel RAC X I I I 1 986, 5 1 9 ss .. e articolo Geld (Geldwi rtschaft) RAC IX 1 976,
8 1 7 ss, con molte fonti . dtv Lexi kon XI 3 1 1
2° Ci cerone fin . 2,56. Prop. 4, 1 ,8 1 . Cfr. A gosti no civ. dei 4,2 1 ; 7, 1 2 ; RAC IX 839 s.
21 Ci cerone de off. 1 ,42 ; 1 , 1 50 s . RAC X I I I 562. S i ber 1 6 1 ss.
22 Tutte le rel ati ve prove e altre ancora in RAC IX 824 s.
�' Senofonte mem. 1 ,2 , 1 . Platone Fedro 3; symp. 1 74 A . 269 B . Di ogene Laerzio 2,3; 9,35 s. G i ambl i co
69,32. RAC I 706 s. RAC I X 825. Drexhage 56 1
'" Senofonte symp. 4,34 ss. Di ogene Laerzi o 6,85 ss. Fi l ostrato Vita Apol/onii 1 3 ,2. Ori gene c. Ce/s. 2 ,4 1 .
dtv-Lexi kon. Phi l osophi e I I I 1 4. RAC I 700, 706. Stritzky l 1 98
" Seneca brev. vitae 25, I . Cicerone fi n . 3,20,67. Epi tteto diss. l ,2,37. enchi r. 24,3 . dtv-Lexi kon Phi l osophie
IV 370 s. RAC I 706 s. RAC I X 827. Stritzky l 1 98 s.
"' RAC I X 8 1 3 s. Poehl mann II 465 ss. J i rku 1 9. Taubes 66 s. con grande copia di prove documenta l i .
27 Joseph. B . J. 2,8,3. DSD 1 . 1 1 s . ; 3,2; 4.2 ; 5.2 ; 6,20. R A C l 707. R A C I X 8 1 4 s. B raun, Radikalismus I I
73 ss.
2" Bogaert 899 ss. con numerose i ndicazioni di fonti
2" dtv -Lexi kon Phi l osophie I I I 96 s . RAC IX 829 s. Fi nley 34 s.
'" Bogaert 843 ss.
" Marco 1 0,25. Matteo 5,3; 8,20; 1 9,24. Luca 1 ,52; 6,24 ss. ; 9,58; 1 2,33 ; 1 4,33 ; 1 6,9. 1 1 . 1 9 ss.Bogaert 844
ss. con ul teri ori dati probatori . Heuss i , Der Ursprung des Monchtums 1 7 s. Fuchs. E. , Christelltum passi m.
364 S.fi·urramento

Pi ù di stesamente: Deschner, Hahn 4 1 0 ss.


" Atti degl i apostol i 4,3 2 ss. Cfr. anche 2 .42 ss. Stri tzky 1 1 99 s. Bogaert 844 . Pl achi l 94. Wi kenhauser,
Die Apostelgeschichte 68. Hengel 4 1 .
" Atti deg l i apostol i 3 . 1 7. l li m 6,6 ss. Jak. 2 . 1 ss. : -U ss. ; 5. 1 ss. Horn 9 1 8 s . Harnack, Mission und
Ausbreitung Il 560 ss. Sali n 26
'" Lettera di Barnaba 1 9,5; Herm . si m . 1 ,6; 1 .8; vi s. 3 .6.7. A ri stide apol. 1 5,9. Gi ustino apol. 1 . 1 4. Basi l i o
ep. 6 5 . Wei ne l , D ie Ste!lwzg des Urchristentums 1 4. Kautsky 345. Dannenbauer l 5 7 . Kupisch. Kirchen­
geschiclue l 27. B iittner/Werner 18 ss. Riguardo a Faul haber vedi l a mia l ettera i m maginaria An M ichael
Kardi nal Faul haber 1 27 ss .. specie 1 32
'' l reneo adv. lwer. 1 .25,3 ; 1 ,26,2. Clemente di A l essandria strom. 3 ,7,2. Tertu l l i ano ad uxor. 2,8; de
cult. fem . 2,9; pat. 7; adv. Mare. 4. 1 5. 1 3 . Ci priano de op. et eleemos. 1 3 . Epifania haer. 30, 1 7, 2 :
6 1 . 1 , 1 A gostino de haer. 7 . Bogaert 8 5 5 s . , 899. Stri tzky 1 204. R A C l 707 s. LTh K l . A . 57 1 . I I I
516
"' de div. 8, 1 ss. ; 1 0,2 ss. ; 1 7,3 ; 1 9, 1 ss. e pi ù.
" Rapp 1 756. G raus. Volk 282 s . , speci e 304 ss.
'" Bogaert 846. Rei tzenstein. Historia Monachorum 1 65 ss. Pi ù estesamente Desc hner. Hahn 4 1 6 ss.
''' Assai particol areggiato i bi de m 1 68 ss. , spec i e 1 8 1 ss . . 1 9 1 ss.
"' ' l Cori nti 9.4 ss . . Il Corinti 8, 1 2 ss. Romani 1 3 ,8. Galati 5. 1 4; 6,6. Efesi ni 5,5; Col ossesi 3 ,5. G reeven
l 08. Prei sker l 03 . 1 74
" Atti apostol i 5. 1 ss. A rticolo Todesstrafe l pena di morte l i n LThK 2. A. X 1 965, 229 s.
"' Atti apostol i 6. 1 ss. Maggi ori particol ari s u l l a spaccatura nella comunità pri mitiva: Deschner. Hahn ! 52
ss.
"' Luca 4.5 ss; 1 3. 1 ; 22.25 ss. Matteo 20.25 ; A pocal isse di G i ovanni 1 7. 1 ; 1 7.5 e più. Wei nel , Die Stellung
des Urchnistentums 24 s . , 33. Knopf. Das nachapostoli.sche Zeitalter l 05 s . , 1 1 2. Bousset, Kyrios Chri­
stos 246. Stauffer, Gott wu/ Kaiser 14 s. Voigt 2 ss. Fuchs, H . , Der geistige Widerstand 2 1 ss. R i ssi 96
ss. Fei ne-Behm 274, 286. Per maggi ori dettagl i : Deschner, Halm 499 ss.
"" Aristide apol. 1 5. Atenagora leg. 2 ; 37
"' Tertul l i ano apol. 42. praescr. 30. 1 f. adv. Mare. 4.4.3. Drexhage 568 ss. Schi l l i ng. Reichtum 53 ss. Staats.
Deposita pietatis 8. Pi ù diffusamente su Marcione: Deschner. Ha/m 3 1 1 ss.
"'' l ppol i to ref 7,36, 1 . Herm. vis.3,6,5 ss. ; 3,9,6; si m . 1 . 1 ; 2.5; 4,5; 8,9, 1 ; 9,20, 1 ss. ; 9,30.4. l ppol i to ref
7,36, 1 . Eusebio lz . e. 5,28,9. Bogaert 874 ss.
"' Pl i n i o nat. hist. 1 8,7. Bogaert 865 s . Schi l l i ng. Soziallehre 1 97 ss. Warmington 64 ss. Bosl , Europa 23
ss.
"" Cfr. soprattutto Basi l i o hom. 6 ( PG 3 1 .277 ss.). I nol tre Basi l i o 5 hom.7; 7 horn . 7, 8. horn. 8. G regorio di
Nazi anzo or. 1 4, 1 6. In dii•. l Stritzky 1 20 1 .G ruszka 665
"'' Qui io seguo fedel mente: Staats. Depo.1·ita pietatis I l nota 59
'" Platone resp. 422 a. Ari stot. poi. 1 265 b 1 2 . RAC 699. G ruszka 66 1 . 665
'' Parti colari in proposito con tutte le i ndi cazi oni probatori e : Deschner. Halm 425 ss. Cfr. anche idem Opus
Diaboli 226 ss.
" l Clemente 20. 1 .4. Kraft 1 40 s . Clévenot, Von Jerusalem nach Rom 1 7 1 ss.
'·' I l Clemente 20, 1 ,4. Bogaert 853 . Kraft 1 4 1
·'" Didachè 1 .5 s . ; 2,7; 4,8. Bogaert 852. Kne l l e r 779 ss.
" RAC l 652 ss. dtv-Lexi kon Geschi chte l 1 25. Bardenhewer l 1 87 ss .. spec ie 1 94 s . Aristide apo/. 1 5 s s . ,
ci tato i n Clévenot, Die Christen 43. K. Ju l i us i n B K V 1 9 1 3 . Bd. 1 2 . . 2 3
"' G i ustino apo / . 1 . 1 1 s . ; 1 . 1 7. B KV 1 9 1 3, Bd. 1 2.5
:-7 I Cori nti . 7,2 1 . Taziano or. adv. Gr. 4,2 ; 1 1 .3 . Se i pe l . 60
'" Ci priano ad. Donar. 1 2. Bogaert 856. Sei pel 60
Note 365

5" G i ovanni Cri sostomo in Mt. horn. 63,4. RAC I 46 1 ss.


60 Clemente A lessandri no Quis div. sa/v. passi m
61 I bi dem 4 1 , l. LTh K l . A . VI 34. Ritter, Christentum und Eigelltum l s s . ; tuttav i a francamente apol ogetico;
pi ù "cattol i co" del commento del pur cattol i co Clévenot, Die Christen 99 ss. ; Staats, Deposita pietatis
23 ss.
62 Clemente A l essandri no Quis div. sa/v. 3 ss. ; I l ss. ; 1 6,3 ; 1 7, l ; 27, l ; strom. 3,6; 4,2 1 , l ; 6,99,5 ; pai d.
2 , 1 0, 2 ; 2 ,33 ,3 ; 3 , 1 2 . Cfr. però anche paid. 2 , 1 22 ,3 ; 3 ,7,38; 2 , 1 2, 1 20 ; 3 ,57, l .
6·' Hausc h i l d 37 ss.
'"' C i ri l l o di Gerusal emme catech. 8,6 s. horn . in paralyt. I I . Bogaert 88 1 , 900 s. RAC l 304 ss. Heal y 1 38
ss. Bol keste i n , Wohlttitigkeit 200 ss. 23 1 ss. Clévenot, Die Christen 37
65 Bol keste i n/Schwer 306 s. G ruszka 366. Schneemelcher, Der diakonische Dienst 88, 90. Cfr. al ri guardo
anche Deschner. Hahn 3 1 8 con le rispettive i ndi cazi oni e fonti .
"' G regori o di N i ssa, Vita s. Macrinae 1 9 1 s. Bogaert 884 ss.
67 Cfr. Schi l l i ng, Reichtum 79
6K Gregori o di Nazi anzo or. 1 4,6; 1 4, 1 8 s.; 1 4,22 a. ; 1 4.27 s . : 1 6, 1 8 s . ; 1 9, I l ; 26,6; 43,34 tra l ' al tro,e de
paup. amore c.6. Bogaert 884
"" G regori o di Nazi anzo or. 1 9, 1 3
7" A m brogi o exam. 5,2; 5,27. expos. in ps. 1 1 8 ; special mente 1 1 8,8,22. Sermo 8,2; de Nab l ,2 1 ; 3 , I l ;
7,36; 1 3 ,55; 1 6,67. de off. min. 1 ,28, 1 3 2 ; 1 , 1 1 ,39; 2,25, 1 28 ; comm . in Le. 7, 1 24. de Tobia 24,92.
ep. 1 ,2 , 1 1 ; 1 8, 1 6. RAC l 705. Sommerl ad l 1 1 7. SchnUrer I 3 2 s. Dudden. The Life Il 549. Wacht
28,54, 62 s.
71 G i ovanni Cri sostomo horn. in Mt. 35,3 ; 60,7; 6 1 ,2; 64,4; 74,5; 83 ,2; 88,3. horn in ep. l ad Tim. 1 2,3
s . ; hom.in Hebr. 1 0,4. horn. in Joh. 82,4. Bogaert 887ss. Pohl m ann I l 476 s., 488 ss. Bury I 1 39.
Graus, Volk 282 s. I o stesso ne diedi una valutazione tri ppo pos i t i v a in Abermals krtihte der Hahn
4 1 5 s.
2
7 G i ovanni Cri sostomo hom. ad Tit. 4,4. Hei l mann, Texte I I I 5 1 4
7-' G i ovanni Cri sostomo horn. ad pop. Am. J 9, l ; 2 ,8. de Anna serm. 5 horn . in l . Corin . 39,9; horn . i n I l Cor.
1 2,5. horn. in Gen. 50, l . Heil mann, Texte I I I 372 s. Hol zapfel 80 ss., specie 89 s.
7• G i ovanni Cri sostomo horn. in Jh. 44, 1 . Seipel 1 24. Eberl e 41 ss. (assai dettag l i ato). Fichtenau, Askese
und Laster 66. Pri nz, Friihes Mdnchtum 532 . Fetscher 46
75 G i ovanni Cri sostomo horn. Il Ti m. l ,2 s.
76 Teodoreto de provid. 8 s . ep. 23. Hol zapfel l 03 ss., speci e l 06
77 Teodoreto de provid. 7
7>< Teodoreto Graec. aff. cur. 6. de prov id. 6. Hol zapfel 1 00 ss.
7" Agostino de ord. 2,25. civ. dei 1 5,22 ep. 1 55,2,8; enarr. in ps. 1 3 1 ,5. Troel tsch, Augustin 1 43. Schntirer
I 75 s. Dittri ch Il 230. Hol l , Augustins innere Emwicklung 86 s. Zumkeller 1 36
"" Agostino serm . 50,4,6; 1 1 3 ,4 ss. ep. l 57,4,26 ss. en. in ps. 62, 1 4; 5 1 , 1 4 s . ; tra l ' al tro Sal v i ano gub. 3 ,50.
Drexhage 572 s. Li n hard t 2 1 3
" ' A gosti no in ps. 5 1 , 1 4 s . sermo 6 1 ,9. 1 0. Stri tzky 1 203 . Troeltsch, Augustin 1 46. Diesner, Studien zur
Gese/lschaftslehre 23 ss. , 92 ss.
"' A gostino in Jh. tract. 6,25 ep. l 85,9,36. U l teriori fonti documentari e in Bogaert 893 , 896. Cfr. anche
870
"' A gostino de doctr. christ. l ,28,29, serm. 61 , I l ,3; 61 , I l , 1 2 ; civ. dei 1 9, 1 6; de op monach . 30,38. Bogaert
895 ss. S tri tzky 1 202. Sch i l l i ng, Soziallehre 2 1 7
"' A gostino lib. arb. 1 , 1 5,32, 1 1 0. serm. 1 4,3,4; 1 4,4,6; 1 4,5,7; 48,8; 50,4; 50,7; 6 1 ,2 s . ; 6 1 , 1 0; 6 1 , 1 1 , 1 2 ;
85,6,7; discipl. I O. e p . 50,3 ,5; 50,5.7; 1 53,26; 1 55,3,9. en. i n ps. 48; 5 1 , 1 4; 62, 1 4; 1 47, 1 3 ; de opere
monach . 25
366 S.fi-ttttamento

K"' Agostino serm . 1 4.3.4� 85,5.6: 85,6.7; 1 4.4.6. ep. 1 04.3 ; 1 57. 23. conf. 7,6. Diesner, Studien zur Gesel­
lschajislehre 33
"'' A gosti no ep. 1 04, 1 ,3 ; d1•. dei 1 8.49; de opere monach. 2 1 ,24 s. Hol zapfe1 7. Pri nz. Frlihes Monchtum
53 2 . Pi ù estesamente, con una quantità di testimoni anze sulla val utazione del lav oro nel cristi anesi mo:
Eberle 6 ss.
"' Agostino de opere 111011 . 1 7,20; de ordi11e 1 .8. Petr. Chrys. serm . l O, Hiero11 . ep. ad Arm. et Pau/ 4 s . .
46. 1 2 . Kraft 4 1 9. Hol zapfel 1 37. Clévenot. Der Triumph 1 1 7
Schi l l i ng. Soziallehre 242 s. Idem. Reichtum 26
A g osti no civ. dei J 9, 1 6. de eccl. cath. 1 ,30 (63 )
Agostino op. imperf / , 22
LA PRA S S I ECCLES I A STICA

"Non c'è nessuno tra noi che, senza mai posa,


non facci a d i tutto per avere di pi ù d i q uanto aveva pri ma . . .
Così siamo arri vati a l punto c h e i granai d i pochi sono stracol m i d i grano,
mentre l o stomaco del l a stragrande maggi oranza ri mane v uoto"
Il padre del l a c h i esa Zenone, vescovo di Verona 91

"Anche nel l a Chi esa i l denaro ha av uto un ruol o d i pri mo piano . . .


M a col denaro sono penetrate nel l a Chi esa anche l a rov i na, l a bramosia . . .
Con l a ricchezza, anche n e i conventi è entrata l a brama d e l denaro"
R. Bogaert 92

"Trascorsa da molto tempo e svan i ta è quel l a stupenda forza,


i nebri ante e sov rastante su tutto, dei pri m i tempi del tuo popolo, o Chiesa . . .
Ora, a tutto q uesto, h a fatto seg u i to l ' av i d i tà, l a cupi d i g i a,
la smania di estorcere e . . . i nv i dia, od i o e atroci tà,
spreco e svergognatezza e d i ssol utezza . . . ;
q uanto p i ù aumentava il potere, tanto pi ù calava la mort i fi cazione".
I l padre del l a chi esa Sal v i ano d i Mars i gl i a "'

"E con temporanei seri e g i ud i ziosi non fanno m i stero del fatto
che molti vescov i e chi eri ci furono contagiati dai mal i del tempo,
dal l a sete d i potere, dal l ' av i d i tà, dal l a venal i tà e dal l ' i ndifferenza
per il torto e il d i ri tto, non meno del l e persone negl i uffici statal i ".
Hei n rich Dan nen bauer ""'

"Noi bruciamo veracemente per brama di denaro e mentre i m prechi am o


contro i l denaro riempiamo d ' oro i nostri sacc h i , e n u l l a per n o i è m a i abbastanza".
Il dottore del la chi esa G i rolamo o:;

"A ciò corri sponde il fatto che, fino ad oggi , non c ' è un ' esposi zione
d ' i nsieme del l a storia econom i ca del l a Chi esa anti ca,
per la quale non mancano certo copiosi m ateri al i documental i "
Reinhart S taats ( 1 979) 96 465
368 S.fì-ttttamento

D ENARO PER l M ESSAGGt:RI DEL V ANGELO, SEG NATAM ENTE PER l Vt:SCOVI

Mal grado l ' i deale evangel i co di povertà, le com u n i tà cri stiane possedettero presto
ragg uardevol i patri moni propri che con fl u i vano dal le fonti più di sparate, senza che g l i
sc ri ttori ecclesiastici si senti sse ro d i spendere molte parole i n proposi to. Ce rto è che,
fin dal i ' i n i zio, il denaro v i ebbe grande ri levanza. Una tassa ecclesiasti ca, a d i re il vero,
non c ' era ancora nei pri m i secol i . Nondi meno, fi n dai pri m i passi del cristianesi mo,
si esortarono i fedel i a dare offerte volontari e, secondo il model lo precosti t u i to de l l a
ebraica i m posta d e l te m pio. G i à l a com u n i tà pri m i t i v a d i Gerusalemme di spose di un
"tesoro di chi esa" ( Pi oc h l ) , che constava del le vol ontari e elargizioni dei suoi mem bri .
A i poc hi spicc i o l i dei poveri si aggi unsero, a poco a poco, le offerte dei ricc h i , specie
q uel le el argite per il loro i ngresso ne l l a com u n i tà q7 .
Sappiamo da Tertul l i ano che ogni cristiano versava una spec ie di q uota associ ati va
i n " u na sorta di cassa"; va da sé che l a cosa fosse spontanea, e non fatta "come se la
rel i g i one fosse cosa da com prare. Ciascuno desti na un modesto gruzzolo in u n deter­
mi nato gi orno del mese, o q uando v uole, e sol o q ual ora vog l i a e ne abbia la possi bi l i ­
tà". Tert u l l iano defi n i sce l a cosa " i n ce rta m i sura u n prestito (deposi ta) di devozione",
a som i g l i anza di come la descri ve l reneo, pe r il quale l ' offerente acq u i sta così un
cred i to nel cielo, che lassù frutte rà a sua vol ta certi i n te ress i : u n ' i m presa sicurame nte
l uc rativa qH.
Fi n dai pri m i te mpi , i l patri mon io del le com unità era com posto di denaro l i q uido,
da al tri be ni mobi l i e da pochi i m mobi l i . Con l a formazione del patri monio, però, si
rei n vestì anche q uesto, soprattutto medi ante il conti n uo acq ui sto di terreno, che è tra­
mandato "già nei pri m i ss i m i a nni" ( Wi e l i n g), provenendo da donazioni o da e red i tà. I n
pri nc i pi o s i comprarono i propri posti di sepoltura, poi appezzamenti di terreno e case
in affi tto. E con i proventi ricavati da q uel l i si seguitò a com prare qq.
466 Nei pri m i d ue secol i , i sace rdoti v i vono de l l e elemosi ne dei loro seguac i : offerte
volontarie i n generi natura l i e i n denaro, col l ette per le ceri monie l i t urgi che. E, natural ­
mente, sono loro stessi a farne espl i c i ta richi esta. G i à Paolo rec lama denaro - i n netta
antitesi con Gesù ! - per i messaggeri del vangelo ( p. 342 s . ) .
Ne l l a "Di dachè", già a l l 'al ba d e l l i secolo, v i ene prele vata u n ' i m posta regol are , del
val ore corri spondente ad un deci mo. " Le pri m i zie dei prodotti dei granai e dei torchi ,
dei v i tel l i e degl i agnel l i ", i cri stiani dov rebbero darle ai profeti , i n vece di criticarl i . . .
cosa che viene gi udicata u n peccato contro l o S pi ri to Santo ! "Se non avete neanche u n
profeta, al l ora date l i a i poveri ". I l pri mo posto, com unque, spetta a i profeti , a i pad roni
stessi . A l t rettanto si dov rà fare col pane, col v i no e con l ' ol io. E non basta: "Dal le
monete d ' arge nto, dag l i abiti e da q ual siasi altro avere, tu preleva a tua di sc rezi one il
capitale i n i ziale e ced i l o secondo i l precetto" 1 w.
Ai sacerdot i , esi ge i l v escovo Ci priano, deve esse re ri sparm i ata ogni preocc upazione
Denaro per i messaggeri del Vangelo 369

ci rca i l oro bi sogni m ateri al i . A nche per i l suo contem poraneo Ori gene, i l pri nci pale
teol ogo protocristi ano, i laici devono i m pegnarsi per il sostentamento del clero. Il padre
Teodoro di Mopsuestia, morto i l 428 , - un v escovo di c u i i l celebrato teol ogo Hol zapfel
esalta in pieno secolo XX l a "grande com p rensione per l ' ord i ne sociale e l e professi oni
vol ute da Dio" - i nsegna con forza: " I sant i , i maestri del l a chi esa, sono esenti dal doversi
procacciare gli al i menti . A maggior ragione ( ! ) d u nq ue, gli altri fedel i devono essere
sol lecitati a prendersene c u ra" . O v v i amente, anche A gostino ri marca come l ' apostolo
Paolo consenta "non solo che i buoni fedel i prov vedano al l e necessi tà dei santi , m a anzi
li i ncita a ciò come ad u n ' i m presa assai sal utare" . Sem pre e dov unque i laici de bbono
"prendersi c u ra" , affi nché i l c l ero sia l i bero da ogni c u ra . . . 1 0 1
I l col l ettore di tutte l e entrate ecclesi al i , n e l corso d e l I I secolo, d i venne i l vescovo.
Lentamente, q uesto t i tolo si era fatto progress i v amente strada fi no al l a vetta, fi no a
rendersi subal te rni o ad emarg i nare g l i stessi apostol i , profeti e maestri , che e rano stati
determ i nanti in pri nci pi o ( I l 44 s . ) 1 02 • 467
G i à col vescovo Ignazio di A ntiochi a ( l 1 4 1 ss.) i l vescovo assurge al ruolo di q u i n ­
tessenza del l a com u n i tà. È assunto a desti natario d i cel esti r i v e l azion i , a d i m magine d i
D i o . Secondo q uanto i nsegna I gnazio "è c h i aro c h e s i d e v e guardare al vescovo come
al S i gnore stesso". E non si stanca di ficcarlo in testa ai suoi seguac i . I nstancabi l mente
rivendica ogni potere di i nsegnare e d i ord i nare, nonché sottom i ssione assol uta da parte
di chierici e laici . Ed è i nstancabi l e nel ri bad i re che, senza i l vescovo, non esi ste né
una com u n i tà cristiana, né una pura coscienza, né u n val ido sacramento. Solo ciò che
il vescovo approva è anche grad i to a Dio. Così a n n u ncia il vescovo I g nazio: " Senza i l
vescovo non dov rete fare assol utamente n u l l a. C h i onora i l vescovo v i ene onorato da
Dio, chi fa q ual cosa senza il vescovo è servo del diavolo" 1 03 •
I n I g nazio, per d i rl a sc hietta, q uesto valeva sol o s u l l a carta - seppure anche q u i si
debba fare i conti con i fal s i (p. 1 0 1 ) - eppure, a poco a poco, t utto ciò d i venne real tà:
il vescovo di ventò non sol o desti natario d i celesti messaggi , ma altresì benefi c i ari o di
ben i terreni . In real tà, a parti re dal tardo II secolo, dopo aver u n i fi cato nel l a propria
persona tutte l e caric he, il vescovo si i m pose in maniera assol uta non sol o sul suo cl ero,
che i nsed iava o dest i t u i v a a suo arbitrio, e che gl i e ra subordi nato categoricamente (ad
n utum epi scopi ) , ma estese per soprammercato il suo i m perio su l i ' am m i n i strazione del
patri mon i o ecclesiastico. A l ui veni vano versate personal me nte, o attraverso i d i aconi ,
tutte l e offerte e l e donazion i , rag ion per c u i , secondo un amabi l e regol amento, egl i
04
"do v rà renderne conto sol tanto a Dio" (Sch wer) 1 •
Come con le offerte, i l vescovo poteva essere altrettanto prodi go col restante patri ­
monio del l a chiesa, mentre i suoi i ncaricati - sacerdoti e d i acon i - rispondevano natu­
ral mente a l u i , essendo com pl etamente d i pendenti da l ui sia sotto l ' aspetto spi ri tuale
sia sotto quel l o econom i co. Egl i doveva i nvero occ u parsi del loro sostentamento, con­
cedere loro uno " sti pendio" , l a c u i consi stenza era com unq ue a sua piena d i screzione.
370 S.fi·uttamento

I l vescovo, i nsom ma, poteva "decidere a suo proprio arbitrio" ( N y l ander) 105 •
Troppo spesso, però, i l mante n i m ento pagato dal vescovo dev 'essere stato pi utto-
468 sto i n sodd i sfacente. Nei pri m i tem pi , in ogni caso, i chi erici eserci tavano spesso al tri
mestieri per sbarcare il l u nario. E ancora in età posteri ori a Costanti no, ancora dal IV
fi no al VII secolo, i rel i giosi l avorano come orafi e argenti eri , come scul tori , panettieri ,
art i g i a n i , come tessi tori , cal zol a i , prod uttori e vendi tori di bevande, eccete ra . Ma g i à
l ' i m pe ratore Costanzo (343 ) concede esenzioni dal le i m poste ai chierici che svol gono
atti v i tà com mercial i per ass i c u rarsi il loro sostentamento; pari menti , anche le loro
mogl i , i fi g l i e i domestici sono esentati da tri buti . Ciò malgrado, nel 447, l ' i m peratore
Valentini ano I I I non può non procedere pe r v i e legal i contro i re l i giosi che scassi nano
le tom be per rapi na, rubandone i materi al i (ma certo, mentre su q uesti i ncom be sol o la
m i nacc ia d i destituzione e de portazione, per i laici l e stesse col pe prevedono l a pe na di
morte) � < x'.
Nel la " Didascalia" del I I I secolo i vescov i svol gono fu nzioni di " governanti di Dio", e
come tal i ricevono i n q ual i tà di offerte " pri m i zie, deci me, doni voti v i e regal ie". Ovv ia­
mente, l o fanno con pieno senso di responsabi l i tà e di dovere, sentendosi a ciò obbl i gati
da una massi ma de l la " Sacra Scri ttura" che suona: " D i v e ntate buoni cam bia-val ute ! " ,
c h e i n vero n o n si trova affatto col à, ma com pa re i n vece tra g l i Agrapha, ossi a t ra i detti
di Gesù non tram andati nel N uovo Testamento. La cosa i nteressante, al ri g uardo, è che
l ' enti tà delle offe rte pecu n i arie ri entra di fatto ne l l a "arcana" d i sci pl i na l i turg i ca, i n
v i rtù de l l a quale " . . . chi parla d i q ueste cose, non ubbi d i sce a Dio e d è u n trad i tore de l l a
1 07
Chi esa" .

INCOMINCIA LA RICCHt:ZZA llt:LI.A "CHit:SA ut:l POVERI"

S u l v o l gere del pri mo secolo, una de l l e pri m i ss i m e donatrici che fecero ri cca l a
c h i esa di Roma fu l a princi pessa Fl a v i a Dom i t i l l a , consan g u i nea de l l ' i m pe ratore
Dom i ziano, c he a mot i v o de l l a sua fede la esi l i ò su l l ' i sola Pandatari a l l ' od ierna Ven­
totene, N.d.T I . Tra m i te legato o donazione essa lasc i ò ai cri sti ani di Roma u n fondo
sul l a via A rdeati na, il pi ù antico e il pi ù grande c i m i tero del l a com u n i tà romana, che
prese il nome da lei 1 0!! .
Ma già da l u ngo tem po, pri ma di Costanti no, la ch iesa possedeva fondi e proprietà
469 terri e re. In q uanto religio illicita, organi zzazi one i l l egi tti ma, essa non aveva i n vero
alcuna autori zzazione né di ritto ad acq ui stare terre n i . Ma si ccome le persec uzioni dei
cristiani furono in real tà molto pi ù i noffensive (cfr. p. I l i ss. ) di q uando s i è vol uto
far c redere pe r d ue m i l l e n n i a tutto il mondo, la com u n i tà ecclesiale di Roma e ra pro­
prietaria di fondi che non poteva acq ui stare secondo d i ri tto, e li possedev a g raz i e al l a
tol l eranza, anzi con la protezione del lo Stato pagano. Perfi no, anzi proprio l e catacom be
Incom incia la ricchezza della " chiesa de i po veri " 37 1

- per i posteri fi no ai nostri giorni una real tà emblematica del l a persecuzione - stanno
a d i mostrare ciò. Tanto che esse sono " per l a verità, non foss ' a l tro in forza del l a l oro
esi stenza e d i ffusione, già nel I I e I I I secolo, test i monianze de l l a vasti ssi m a tol leranza
che il cri sti anesi mo, legal mente v i etato a Roma, godeva tutta v i a da parte del l e autori tà"
(Caspar). Nei pi ù v i c i n i di ntorni di Roma, a metà del IV secolo, si contano 1 6 di versi
ci m i teri 1 09•
Chi ha terre n i , ha anche denari . A Roma, i n ogni caso, la chi esa d i s poneva man i fe­
stamente, già a l i ' i nizio del II secolo, "di i ngenti mezzi fi nanziari l i q u i d i " (Staats). E
appe na cent'anni dopo, i l vescovo l ocal e d i s poneva di un potere econom i co e sociale da
non sottoval utare . La chi esa del l a ci ttà di Roma possi ede nel I I I secolo u n patri monio
fi nanziario ( pec u n i ae eccl esi asti cae) che consta d i volontarie elargi zion i , d i donazioni
e di reddi t i da terreni . Possiede i noltre case, ci m i teri , molti ben i i m mobi l i , tanto da
fi nanziare non sol tanto il suo v escovo, ma anche 46 presbi teri , 7 diacon i , 7 suddiacon i ,
42 accol i t i , 5 2 esorci sti , l ettori , porti nai , e ancora p i ù d i 1 500 vedove e bi sognosi d i
ai uto: tutta gente che - scri ve con fi nta modestia i l vescovo Cornel io, " marescial l o d i
Dio" e " patrono del bestiame corn u to" ( I I 70 ss. ) - " v i ene n utri ta dal l a grazia e dal l a
bontà d e l S i gnore" 1 1 0 •
A nche l a com u n i tà dei cristiani i n Cartagi ne è stata tutt 'altro che povera. Tanto che,
contem poraneamente, poté sov venzi onare con l e casse com u n i tarie ed erogare d ' un solo
col po una som ma d i l 00.000 sesterzi ( pi ù d i 250.000 marchi tedesc h i ) pe r ri scattare dei
cri sti ani dal l a cattu ra da parte d i rapi tori del l a N u m i d i a 1 1 1 • 470
La ricchezza del l a chi esa, ancora nel I I I secolo, e ra ben nota a l l e autori tà pagane.
Le riem piva di i nv i d i a e l e a l l ettava nel conte m po, manifestamente, a tentare soprusi e
prepotenze. Di conseguenza, ad i nnescare l a persecuzione dei cristiani sotto l ' i m peratore
Yal e riano (253-260), fu pi ù di t utto l 'aspi razione a rie m p i re le casse de l l o Stato con l e
confi sche di ben i e capital i cristian i . Ed è signi ficativo c h e l 'operazione non fosse dec i sa
dal l ' i m pe ratore, bensì dal suo m i n i stro del l e fi nanze Macriano, dato che i l catastrofico
cro l l o fi nanziario d i quel l ' epoca (p. 3 3 1 ss. ) doveva necessari amente "far gi udicare
leciti ad un m i n i stro del l e fi nanze tutti i mezzi per i l reperi mento de l l e entrate" (An­
d resen). I l secondo edi tto del l 'estate 258, a l l orché anche C i priano d i Cartagine venne
decapi tato, ordi nava espl i c i tamente il seq uestro del patri monio ecclesiastico contro l l ato
dal vescovo, dei patri moni di cri stiani anni dati nel l e am m i n i strazioni statal i , nonché di
1 12
ricche matrone cristi ane •

Sotto Valeri ano, anche i l santo Lorenzo, tesori e re del l a c hiesa romana e i n seg u i to
uno dei suoi pi ù cel ebrati marti ri ( patrono dei b i b l i otecari , dei v i g i l i del fuoco, dei
pasticcieri , dei cuochi , popolare ai utante contro i peri col i del fuoco del l a febbre e del l a
gotta) pare c h e fosse stato condannato a morte sul l a graticola dal prefetto del l a c i ttà per
essersi rifi utato di cedere a l l o Stato i patri moni e i tesori del l a com u n i tà 1 1 3 •
Certo, c o n tutte q ueste ri sorse si ai utarono i n effetti molte persone, sicura mente n o n
372 S.fhutamento

solo i chierici . A l essand ria, ci ttà spesso al l ' avanguard i a nel l ' assi ste nza sociale per i
poveri , aumentò nel 4 1 8 i l n u mero deg l i assi stenti da 500 a 600. In real tà, che nel l a
chiesa antica v i fossero att i v i tà assi stenzi al i , i n i zi ati ve be nefiche a favore d e i poveri ,
non è mai stati negato. I n n u merevol i teol ogi ne hanno t rattato - mentre fi no ad oggi a
nessuno è ven uto i n mente di scri vere una storia econo m i ca (ma cri t i ca) del l a ch iesa
antica, cioè di u n ' i stituzione che, per u n m i l l ennio, ha pur sem p re tenuto sotto control l o
lo sv i l u ppo del l ' economia. I l fatto c h e , i n o g n i occasione, si ti rino i n bal l o " poveri " ,
" vedove" , "orfani" q ual i be neficiari d e l denaro ecclesiasti co, era un corrente l uogo
com u ne, suonava bene e faceva sem pre un be l i 'effetto - senza contare che del le " vedo­
ve", annoverate come un proprio gru ppo ecclesiale e pri v i legiato, facevano parte tal ora
47 1 anche fanc i u l l e e ragazze ; e q ueste vedove, che dov re bbero "essere votate al S i g nore",
vengono defi n i te spesso assai straname nte "al tare di Dio" 1 1 4•
Natura! mente, neppure beneficenza e atti v i tà fi l antropiche erano prerogative cristiane,
ben l ungi dal i ' essere a v v i ate col cri stianesi mo. " A nc he G reci e Romani conoscevano
la fi l antropia" ( H arnac k ) . E natural mente è possi bi le essere i n q ualche modo effi cace­
mente benefi ci sol o nel l a m i su ra in cui si è abbienti . Molte com u n i tà cri stiane, però, si
giovarono fin da pri ncipio di facol tose fondazi o n i . E col denaro, coi beni i n natura che
si otte nevano dagl i al tri o si guadagnavano in conseg uenza di una propria prosperità
econom i ca, restava sem pre qualcosa con cui poter soccorrere gli altri 1 1 5•
In mani era i neq ui vocabi le, q uesta be neficenza mostrava spesso caratte ri egoi sti c i ,
talché dietro d i essa si man ifestano molte vol te retroscena dogmati c i , d i pol i t i ca ecc l e­
si astica. Si davano ai uti pe r ricavarne dei profi tti : l 'antico pri ncipio del do ut de s. Perc i ò
la chiesa romana, subito materi al mente fiorente, prese a sostenere si ste mati camente
altre com u n i tà. Questo traspare con chiarezza, q uando nel l a metà del I l i secolo, dopo
aver ricev uto una buona dose di denaro, i l vescovo Dionigi di A l essand ria scri ve al
suo col lega Stefano di Roma: "Sappi d u nque, frate l l o, che tutte l e chiese de li ' Orie nte
e d i regioni ancor più lontane, che in passato si erano d i staccate da noi , sono ora ri ­
tornate al l ' u n i tà ! Tutti i vescovi sono ov unq ue nuovamente d ' accordo e si ral legrano
oltremodo del la pace i naspettata .. Tutta la S i ria e l ' A rabia, dovunque voi mandiate o
dove avete appena mandato aiuti e sovvenzioni, Mesopotamia, Ponto e B i ti n ia, tutti
i nsom ma gi ubi lano dappertutto i n armon ia e fratern i tà, l odando e magn i fi cando Dio" .
Commenta Rei nhart Staats : " L'ai uto econom i co dete rm i nò ov unq ue i l rafforzamento
de l l a com u n i tà chi esasti ca" 1 1 6•
In generale, i vescovi i m pi egarono i l denaro che confl u i v a nel l e loro casse per l ' am­
p l i amento del loro personale pote re. Di massi ma, lo usarono, come fanno oggi ancora,
pe r pote r fare soprattutto pol i tica ecc l esi astica. Quando, sotto Ci priano d i Cartagine, i
sol di del la com unità furono assegnati ai suoi avversari , c i oè ai Nov azi a n i , g l i stanzia­
menti fi nanziari non furono più eseg u i t i , di modo che chi unq ue aspi rav a ad averne
472 sov venzioni doveva ri nnegare con l ui l a stessa com u n i tà ecc lesiastica 1 1 7 •
Incom incia la ricchezza della " chiesa dei po veri " 373

.
Pe r q uanto fosse stato criti cato spesso i l traffico dei vescovi col denaro, l a risol u­
zi one adottata nel 34 1 al S i nodo d i A ntiochia per d i sci pl i nare i n u merosi abusi , al fi ne
di mettere sotto cont rol l o l ' a m m i n i strazione epi scopale s u i patri mon i , restò al l a fi ne
i napp l i cata. A l contrari o, i vescov i segu i tano a d i s porre dei capi tal i del l a chi esa a l oro
totale arbi trio.
Nel terzo secol o si com i nciò a d i stri bui re l e entrate dei vescovad i in base ad uno sche­
ma dete rm i nato. Diversi erano i s i stemi adottati . Il pi ù freq uente, quel l o promosso dai
papi a parti re da S i m p l icio (468-48 3 ) , ri servava u n q uarto d i tutte l e entrate al vescovo,
u n al tro q uarto al restante c l ero ; u n quarto doveva serv i re a l l a costruzione del l a chiesa
(fabrica) e al l a man utenzi one deg l i edi fi c i di c u l to, e un q uarto ai poveri . I l vescovo,
dunque, i ncassava da sol o tanto q uanto il suo clero o tutti i suoi poveri m essi i nsiem e !
1 18

La q uadri partizione del patri mon i o ecc l esi astico fu decretata nel 494 da un S i nodo
romano - ed e ra val ida e determ i nante ancora nel X V I I seco l o ! S u l l e pri me, però, q uel
regol amento valeva sol o per Roma e (non mol to tem po dopo) per l e diocesi sottoposte
di rettamente a Roma. Una val i d i tà pi ù generale l 'assunse sol o nel l ' V I I I secolo, ma an­
che a l l ora non dappertutto. A n z i , in regioni mol to estese - per la Germani a ad esem pio
ne li 'arc i v escovado d i Trev i ri - era prescri tta una tri partizione del patri monio, per c u i i l
vescovo otteneva d a sol o u n terzo ! 1 1 9
La grande ricchezza toccò al l a chi esa col I V secolo, grazie soprattutto a l l e donazioni
e ai l asci ti , molti p l i cati si a d i s m i sura sotto i pri m i i m peratori cri sti a n i .
A l i ' i n i z i o d e l 3 1 3 , Costant i no e Li c i n i o avevano d i s posto l a resti tuzione dei beni
sottratti al l e chi ese, garantendo altresì a ciasc uno l i bertà di re l i gi one "affi nché tutte l e
d i v i n i tà i n cielo fossero propi zie al i ' I m pe ro" .
Fu però con l ' edi tto di tol l eranza di M i l ano che l e si ngole com u n i tà vescov i l i si
trasformarono in l egal i enti patri monial i . Oramai esse potevano acq u i stare senza v i n-
col i dei fondi che, dati i n l ocazione i n pi ccol e part i , per la maggior parte veni vano
uti l i zzati in gestione autonoma per mezzo d i coloni e d i sc hiav i . Nel 3 2 1 ottennero 473
anche i l d i ri tto di avere del l e ered ità (ciò che ai templ i pagani era stato concesso sol o
eccezional mente mediante speciale pri v i l egio). N e l i 'organ i zzazione chi esasti ca, l a cosa
ebbe tanto p i ù peso in q uanto d i venne consuetudine farne ered i tà parzi al i . Lo Stato
cristiano fav orì u l teriormente q uesta evol uzione, dichi arando val i de anche donazioni
i nformai i, i n testate in ogni modo alle chiese, e decretando ri petutamente d i v ieti d i ces­
sione o di costi tuzione i n pegno. Se c i ò nonostante il fondo ecclesiastico v e n i v a desti ­
nato ad al tro uso, poteva non solo essere ancora ri vendicato, ma i l prezzo d ' acqui sto
poteva essere fi ssato dal l a chi esa. A l l o stesso modo, essa e ra favorita nel l a com m i ssio-
ne di un usufrutto ( usus fructus) . L' u sufrutto era possi b i l e sol o q uando l ' acq u i ren te
lasciava i n e redi tà a l l a chi esa, i n cambio, un al tro oggetto i n proprietà del medesi mo
val ore del potenziale reddi to; sicché, al l a scadenza del l ' usufrutto, l a c h i esa si ri pren-
374 S. fi"ttttamento

deva i l d i ritto d ' usufrutto sul proprio fondo, e poteva q u i ndi i ncamerarsi l ' oggetto ad
essa affi dato ! Una revoca de l l a proprietà ecclesiastica medi ante usucapione (propri età
o eq u i pol lente usufrutto, fatto pe r anni in buona fede) era resa molto difficol tosa. Se
la d u rata med i a del l ' usucapione ammontava di sol i to a IO o 20 a n n i , quel l a relativa ai
fondi ecc lesiastici arri vò dappri ma a l 00 an n i , senza mai sce ndere sotto i 40 anni 1�0•
I n p i ù , la c h i esa fece suo tutto q uanto, i n precedenza, era con fl u i to nei sant uari
pagani . E i be n i stessi dei te m pl i , c he i ncamerò come faceva coi be ni degl i "eret ici",
posero addi ri ttura le basi dei suoi possedi menti. Sem pre di pi ù si estese anche la tra­
sformazione dei l uoghi di c u l to pagani in cristian i , il che ebbe conseguenze non sol o di
d i ri tto patri moniale ma anche m i ssi onario. In real tà, con la ri strutt urazione dei tem pi i i n
l uoghi di c u l to c ristian i , i vecc h i credenti d i ventarono pi ù accessi bi l i anche per i l n uovo
i nsegnamento, e furono i nfatti guadagnati ad esso. Secondo l o stori co Sozomeno, Co­
stanti no di rottò verso la c h i esa anche i proventi di terreni deman ial i urban i . E poi , ol tre
al le col ossal i donazioni e acq u i sizion i , già con i pri m i i m peratori cri stiani conversero
suss i d i i n prodotti natural i, per i l manteni mento de l l e sue fanc i u l le, del l e vedove e del
clero 1�1•
Pe r effetto di tutte q ueste agevolazi on i , i possed i menti de l l a ch iesa aumentarono
"mol to forte mente già nel IV secolo" ( W i e l i ng), talché la chi esa di ve ntò " l atifondi sta
474 con i n genti entrate in denaro" ( Bogaert). A q uesto punto, essa fa parte dei dom i ni fe u­
dal i , godendone i pri v i l egi . Essa ha piena gi uri sdi zione sui suoi colon i . È d i s pensata
dal l e serv itù c i ttad i ne, esentata da tutte le i m poste e dal l e prestazioni pi ù onerose e
oppressive. Le basta versare soltanto le sol i te i m poste fondiarie ���.
E come per le c h i ese epi scopal i , così anche i monasteri , che al l ora rivestivano ancora
un i m portante ruolo speciale, d i ven nero a poco a poco e normemente opulenti .

J MONACI mn:NTANO LA PRINCIPAU: H>RZA �:CONOMICA I>�:LLA CHIESA - "sorro IL PRETESTO


1>1 I>IVII>�:RE TUTTO COl M�:NI>ICANTI, MA IN VERITÀ P�:R RENI>ERE TFITI DEl P�:ZZENTI"

S u l l e pri me, pe r d i re i l vero, i l mov i mento dei monaci era sorto come una specie d i
m i stica protesta contro l a gerarc h i a c l e rical e. G l i ere m i t i e asceti c h e v i ve vano to­
tal mente fuori dal mondo non avevano i nteress i , né soc i a l i né econom ici ; nel la loro
ce rc h i a si re putava i ngi usto dare i denari av uti i n ered i tà a l l a chi esa "giacché q uel l i là
se ne fanno una bel l a mangiata" . Senonché, q uando al posto del l ' ori gi naria " l i be rtà"
del l ' e remi tismo, del l 'esi stenza monacale nel l a sol i t ud i ne e nel le colon i e di anacoreti
(che soprav v i v rà fi no al M edioevo sol o come " i deale"), subentrò il koinos bios, ossi a
la v i ta i n com u n i tà, e q uando la c h i esa ri uscì ad i nglobare e rendersi subal terno i l
monachesimo ( l a forma futura del l a v i ta monastica), al l ora nei monasteri l e cose non
andarono meg l i o che fuori 1�3•
l monaci di ventano la principale forza econom ica della ch iesa 375

Nel mondo antico, certo, i l monac hesi m o s v i l uppò anche una ragguardevole atti v i tà
sociale ne l i ' assi stenza ai malat i , ai vecchi , agl i otfanel l i , occupandosi anche di pri gionieri
di guerra e di carcerati . Ma q uesta fu sol tanto un fenomeno margi nale, che oltret utto si
vol ati l i zzò sem pre di pi ù 124•
Pe r contro, i monasteri contri bui rono a far progredi re presto la m i seria general e,
traendone anzi profi tto già nel l a fase de l l a loro c resc i ta. 475
Sappiamo i nfatti dai dottori G iovan n i Cri sostomo e da A gostino che i monaci erano
pri nci pal mente sch i av i , l i be rti , braccianti , ex soldat i , borghesi "emarg i nati": gen te
usc i ta perl opi ù dai ceti pi ù bassi e pi ù poveri . Di rado costoro, ri versandosi nel I V e
nel V secolo nei monasteri i n sch i e re sem pre pi ù fol te, l o facevano "spontaneamente" ,
di rado erano spinti da moti v i rel i giosi o ascet i c i . A spingere i pi ù verso quel l a scel ta
era l a crescente povertà, l 'onere sociale v i eppi ù i n tenso, l a pressione fi scale sem pre pi ù
oppri mente nel l ' I m pero Romano ( p. 3 3 1 ss. ) . "Non si sapeva n u l l a del l ' odiosa atti v i tà
degl i esattori fi scal i", confessa già la Vita di S . A nton i o - i l " p i ù antico" monaco cristi ano
-, che proprio a causa di così "sgradevol i si tuazi oni fi scal i " si suppone avesse ri nunziato
in Egi tto a l l a sua ricca eredi tà. In breve, non era tanto la preoccu pazione per la v i ta
spi rituale, q uanto per l 'esi stenza materiale, era l a n uda e cruda angustia econo m i ca a
costri ngere g l i sfruttati ad entrare i n convento (cl austru m ) . Lo sotto l i nea un moderno
espe rto di teol ogia: " Fu essa per pri ma, il pi ù del l e vol te sol tanto essa, a raccomandare
l a scel ta monastica al contad i n o copto" 125•
I monaci pi ù anti c h i , g l i ere m i t i , non l avoravano, e d i sprezzavano i l lavoro ben pi ù
di q uanto ne avessero sti ma. A ben guardare, i l l avoro non era un comandamento del
S i gnore. Del q uale non e ra tramandato neanche u n detto che ri guardasse il lavoro. Per
Gesù c ' è bi sogno di una sol a cosa, pe r Gesù che annuncia l ' avvento del regno di D i o
sul l a terra (p. 4 9 s . ) , che i nsegna a n o n darsi pensiero del giorno c h e verrà e a n o n d i re
"Che cosa mangeremo, che cosa berre mo, con che cosa ci vesti remo? Per tutte q ueste
cose si affan nano i pagan i " , ecco, per Gesù e per il suo messaggio escatologico, arti
e mestieri non s i g n i fi cano n u l l a. I n sé e pe r sé , il l avoro non rappresenta alcun valore
m oral e, e C l arles Péguy ha certamente sbag l i ato a scri vere i l suo gi udizio, peraltro as­
sai gradi to agl i i m prendi tori : "Gesù ha creato per noi i l petfetto model l o del l ' i ngenua
ubbidienza e del l a soggezi one, e preci samente nel tem po stesso in cui evocò per noi i l
compi uto ideal e del l avoro materi ale e del l a perseveranza" 126•
I l che, al contrari o, sarebbe g i u sto i n riferi mento a Paolo. Per la veri tà, anche Paolo è
i n i zial mente d i s i n teressato a tutte le esi genze e ai b i sogni tem poral i . Tuttav ia, q uando 476
è chi aro che l a fi ne non arri va come non arri va i l S i gnore, i l "pi ù rad icale dei pragma­
tici" che vi si ano stati "tra i maestri de l l a rel i gi osi tà" ( B uonai u t i ) , q uando si tratta di
com pi l are i doveri del l a sua cl asse sociale, fi n i sce per orientarsi sui pri ncì pi ( i m manent i )
del l ' etica pagana. A nche i pri m i cristiani si adeguano già al l ' ord i namento dom i nante
del lavoro, coni ugando lavoro e sostentamento material e (p. 342 ss. ). E presto i padri del la
376 S. f i-ttttamento

chi esa rival utano sem pre di pi ù i l lavoro, non escl uso i l lav oro materiale, i n segnando
per ese m pi o che c i ascuno, grazie al la propri a att i v i tà, sarà grad i to a Dio (Clemente di
A l essand ria) ; che c i ascuno dov re bbe essere contento d i q ualsiasi lavoro (Teodoreto) ;
che tutti quel l i che lav orano sono i m i gl iori fi l osofi ( G i ovanni Cri sostomo). " Pesanti
lavori del l e braccia sono passi in avanti pe r l a v i ta eterna" , annuncia il dottore de l l a
chi esa Efrem ( morto i l 373 ) , i l q ual e può così d i m ostrare ai mercanti di sc h i a v i l ' uti l i tà
del cri stianes i m o . " L' uomo pazi ente è . . . i rreprensi bi l e d u rante i l l avoro" . "Chi non ha
i n sé i l ti mor di Dio, si com porta con negl i genza" . A gosti no d i c h i ara che la d u rezza del
lavoro è un mezzo pe r il pe rfezionamento di se stessi . In q uesto modo, però, anche l e
peggi ori forme di esi stenza vengono gi ustificate per buone e vol ute d a D i o : l e spaventose
cond izioni dei pri gioni e ri nel l e m i n ie re, la m i sera sorte deg l i sch i av i , i nsom ma tutto
q uel l o che, del lavoro serv i le, torna a vantaggio de l l e cl assi dom i nanti m.
Ai cristiani e ai monac i , fi no a tutto il Med i oevo, i padri de l l a chi esa raccomandano
pi ù di tutto e senza mai stancarsi l a col t i vazione dei cam pi , che era a l l ora il pi ù grande
capi tale del clero. E solo col cam bi amento de l l a v i ta econo m i ca nel l ' Eu ropa occidentale
sarebbe cam biata anche la val utazione del l ' agri col tura da parte del la chi esa. G i à Tommaso
d ' A q u i no defi n i sce i contad i n i " u na c l asse subal terna" ; e i l fi l osofo ufficiale del l a chi esa
non esita a porre i lavoratori salari ati "tra la gentag l i a gretta e sud i c i a". Perché ora l e
atti v i tà i ndustri a l i vanno ass umendo sem pre maggi ore i m portanza e, di conseguenza, l a
chiesa è pronta a d elevare e appoggiare l ' i ndustria n e l s u o prestigio 12H.
Va da sé che, col Gesù del l a B i bbia, tutto q uesto non ha n u l l a da sparti re. I n ness un
momento, Gesù ha mai este rnato un comandamento d i lavoro, né ha mai pred i cato:
lavorate come matti , parlando i n vece deg l i ucce l l i del c i e l o che non sem i nano e non
477 raccol gono . . . E conformemente dicevano pure i pi ù antichi monaci : " Non metti amo
mano a nessun lavoro . . . " , "se Dio v uo l e che io v i va, al l ora saprà lui come n utri rm i . . . ".
A poco a poco, però, q uesto atteggiamento v i ene abbandonato, e il lavoro general men­
te am messo: come prestazione ascetica, come ass i c u razione del la propria i n d i penden­
za , come mezzo per sostene re gli al tri . . . In u l ti ma anal i si , il l avoro v i ene ora conce pi to
come dovere ed espressi one del l a vol ontà d i v i na. Ormai , un monaco d i c h i ara: "Da
matti na a se ra ho i ntrecc iato venti cataste di corda, e certamente io non ne ho bi sogno.
Ma affi nché Dio non vada in col l era con me e non mi ri m proveri ' pe rché non hai
lavorato, tu che potev i lavorare ? ' , ecco, per q uesto m i affanno e ci metto tu tte l e m i e
forze" 12".
Quando, nei pri mi decenni del IV secolo, Pacom io costruì sul N i l o i l pri mo cenobio
cristiano, a nord d i Tebe, e d i lì a poco anche un monastero fem m i n i l e per sua sorel la,
al l ora l u i , che presto si chiamerà " uomo di Dio" e "santo", non pensava d i certo al l a
preghiera, al l ' asces i , al la m i stica o a i m i racol i , per q uanto avesse magari costru i to codesti
ed ifici ottem perando al l a d i s posizione scri tta di un ange l o (cfr. p. 1 68 s . ) . L' ex sol dato
pe nsava pi uttosto a ri gorosa ubbi d i e nza, al l ' organi zzazi one e ad atti v i tà lav orat i v e .
l monaci diventano la principale forza econom ica della chiesa 377

I nfatti , mentre Max Weber riteneva ancora che solo la Regola di San Benedetto, in con­
trasto col cenobi tismo ori ental e, "anzi contro q uasi tutte le regol e monastiche di tutto
i l mondo", avesse i ntrodotto nel l a stori a l a "ascesi del lavoro", già Pacomio, con l a sua
" Regola ange l i ca" tramandata in ci nque l i ngue, aveva posto il l avoro manuale al centro
del l a v i ta dei monac i , facendo dei suoi conventi vere e proprie case di lavoro 130•
I l copto Pacom io, i nc u l cando espressamente ai suoi monaci che l a v i ta monastica è d i
molto s uperiore a l i 'esi stenza del l ' anacoreta, q u a l e "abate generale" d e i suoi monasteri ,
sui q ual i governa da dittatore, ri d uce l ' ascesi ad una m i n i ma di mensione, e respi nge
anche il d u ro d i gi uno, accentuando però tanto d i pi ù l ' i m portanza d i ade m p i e re i l
dove re professi onale. La pregh i era, al meno quel l a com u n i taria, aveva u n ruolo assai
m i nore del l avoro nei laboratori , de li ' agri col tura o del tagl iar legna sui monti . Tanto che
i suoi monasteri avevano pers i no dei capannoni appositi per monaci occu pati a com­
merci are, a vendere e a com prare . V ' e rano pertanto fabbri , sarti , fal egnam i , l avandai ,
cam m e l l ieri , al l evatori di maial i , macel l a i , eccetera. Si real i zzavano già cospicue entrate, 478
eccedenze di merc i ; e forse, già da q uesti monasteri prov e n i v a una parte del l e som me
offerte per corrompere il santo C i ri l lo al Conc i l i o di Efeso ( I l 1 24 ss. ) . Teodoro di Ferma,
in pol e m i ca con l 'abate G i ovan n i , osserva già che in passato, nel l a v i ta contem p l ati va,
il lavoro manuale valeva sol o com e occu pazione secondari a, e il lavoro de l l o spi ri to
come atti v i tà pri nci pal e , mentre ora valeva l ' esatto contrario 131 •
I n ori gine, nel l a prospetti va cristi ana, i l val ore preci puo del l avoro consi steva nel
com batte re le passi o n i , nel contrastare i pericol i deWozio, special mente quel l i del l a
sessual i tà. Lavorare era un rimedio ascetico i n q uanto portava - secondo E v agri o Ponti co
- " i l fiam meggiante desiderio al l o spegni mento" . Nondi meno, anche se i n seg u i to g l i si
riconoscerà ancora q uesta funzione, già q u i l ' asceti smo, un tem po l ontano e al ieno dal
mondo, si ri bal ta in forme aggressive d i occupazione ; l a pratica econom ica ha l a meg l i o
sul l a teoria ascetica, l a concezione gerarc hica trionfa sul l a m i stica: u n ' evol uzione che
ormai si è largamente i m posta al l ' i nterno del restante Cri sti anesi mo 1 31•
I l santo B enedetto dichiara l 'ozio ( oti um), col ti vato dai ceti superiori del mondo paga­
no, come nem ico del l 'ani ma, val utando mol to positi vamente ogn i atti v i tà lavorativa. La
famosa Regola benedetti na mostra come l 'atti v i tà soppianti sem pre pi ù la preghi e ra: dal
lavoro sui cam pi di pende il te m po da dedi care ag l i eserc i zi del l o spi ri to. Sono p re v i ste
da ci nque a otto ore q uoti d i ane d i lavoro manuale per i monac i benedett i n i , i q ual i sol o
eccezi onal mente svol gono però lavori agrico l i pesanti , v i sto che, coi latifondi che si
am p l i ano sem pre d i pi ù , si di spone anche d i schiere più n utri te d i schi a v i 133•
Mentre i precetti benedett i n i del d i gi uno sono abbastanza bland i , Benedetto i m pone
tuttav ia nel modo pi ù ri goroso l ' ubbidi enza verso i superi ori , v i etando anche u n m i n i mo
di proprietà, con la m i nacci a di d u ri casti ghi i n caso di trasgressione. Nei giaci g l i dei
monaci gli abati sono tenuti a ricercare con zel o i beni pri v ati eventua l m ente ten uti
nascosti . I l dottore del l a chi esa Basi l i o m i naccia ogni monaco che abbia una proprietà
378 Sfhtttamento

pri v ata di esc l usione dal l a com u n i one. Pari menti gi ud i cano in materia d i versi si nod i .
A nche pe r A gosti no c i asc uno deve ri n u nzi are i ncond i zi onatamente a d ogn i suo avere
479 a vantaggio de l l a com u n i tà: non sol o ad un be ne attual e, anche a tutto c i ò che riceva
in dono da persone esterne. "A bbi ate tutto in com une tra voi ! " . Solo al superi ore A go­
sti no consente di d i s porre a d i screzione di un be ne com uni tari o. Desidera tuttav ia che,
anche nel convento, si abbi a part i col are ri guardo nei confronti d i q uel l i che sono stati
ricch i , ora ridotti in pov ertà. Nel pri mo capitolo de l l a sua regola si dice: "Ma quel l i che
nel mondo non possedevano n i ente non dov re bbero ce rcare nel convento ciò che non
potev ano avere neppure fuori " 1 34.
A l i ' i nterno deg l i stessi monasteri cri stiani non vi fu mai uguag l i anza, pi uttosto una
gerarc h i a esattamente grad uata, come già nei pri m i monasteri d i Paco m i o, al q uale, i n
q uanto "abate generale", erano sottoposti gl i abati ; e a q uesti , a loro vol ta, i prefetti
dei si ngol i conventi . Eppure, perfi no tra i monac i , c ' e rano d i ffe renze d i ran go, che si
manifestavano tra l ' al tro ne l l 'ord i ne deg l i scan n i . A nzi , q uando a metà del IV secol o l a
santa Paola, d i Roma, fondò a B e t l e m m e tre monasteri fem m i n i l i , i n u n o accol se sol o
donne proletarie, nel l ' al tro solo fanci u l l e del ceto medio, mentre i l terzo fu riservato
escl usi vamente a l l e donne votate a Dio proveni enti dal i ' ari stocrazia. Que l l e monache si
ri u n i vano sol o per la preghiera, v i vendo per i l resto ri gorosamente se parate . Durante i l
Med i oevo, i n molti conventi v i vono d a pa rassiti uni camente dei ram pol l i de l l a nobi l tà
che vengono serv i t i da serv i e da sc h i a v i u;.
Se bbene ai si ngol i monaci fosse i nterdetta la proprietà, i conventi potevano tuttav i a
arri cc h i rs i , come i nfatti facevano, soprattutto coi patri moni c h e ricchi l a i c i donavano
al l ' O rd i ne al momento del loro i n gresso. Molti gli i n testavano l a loro i nte ra propri età.
G i à u n contem poraneo d i Pacom i o , il ri cco Petronio, ave ndo costru i to sul l e sue te rre
un convento da l u i retto come abate , lo lasc i ò i n ered i tà a Pacom i o, i nducendo al tresì
suo pad re e suo frate l l o a farsi monaci ; così anche l a loro proprietà passò nel l e mani
d i Pacom io. A l tri facol tosi laici , per ottenere l a sal vezza del la loro ani ma, e larg i v ano
ai conventi cospicue offe rte, l e cosi ddette " psi chiche" . Al frate Pam bo, un al l ievo di
A ntonio in N i tria, la devota romana Melania regala 300 l i bbre d ' argento 1 36•
A gosti no, che al i ' occasione bi asi ma i monaci vagabond i e mendicanti , quel l i che
480 vanno d i casa i n casa per pi azzare presunte re l i q u i e , lame ntandosi dei fratel l i pigri o
fan n u l l o n i , si mostra i n vero sol l ec i to anche del benessere dei conventi , però non se m bra
n utri re troppa fiducia. Nei pi ù anti c h i ambienti ascet i c i , si era raccomandato, i n passato,
di non cedere a l l a c h i esa il denaro ered i tato, pe rché q ue l l i si sarebbero fatta una bel l a
mangiata (p. 374) . Ora sem bra c h e , neg l i am bienti dei vescov i , si supponga q ual cosa
d i anal ogo rig uardo ai monac i . In ogni caso, Agost i no d i spensa q uesto con s i g l i o : " I l
denaro che voi regal ate ora a i monasteri è d i l a pi dato al l a svelta; ma s e vol ete assicurarv i
un i nde l e b i l e ri cordo i n cielo e i n terra, al lora comprate una casa per ogni convento e
fateg l i perv e n i re g l i i ntroiti" 137 .
l monaci diventano la principale forza economica della chiesa 379

Solo che i monaci non i ntendevano starsene ad aspettare siffatti stanzi amenti . Lettere
e trattati , tramandataci dal V secolo sotto i l nome del l ' asceta N i l o di A nci ra, testi monia­
no di un massiccio accattonaggio dei monac i , nonché del l a l oro ricerca di persone che
contestano il loro sostentamento e che per q uesto - come il tribuno Sosi patro - d i ventano
" bestia da soma dei monac i " . In q uesto modo i monasteri s ' i n grandi rono sem pre di pi ù ,
i l oro possedi menti si fecero sempre pi ù estes i , l e loro mandrie sempre pi ù colossal i .
A nche terreni pri vati , p i ù d i tutti i suol i per i santuari , pare fossero annessi dai monaci
"asserendo che è sacro al s i g nor tal dei tal i (cioè Cri sto) , sicché molti sono deru bati
del l a proprietà paterna con u n mendace pretesto" ( Li banio). In certe ci rcostanze, così
si è affermato, i latifondi di molti conventi sono stati pi ù grandi di q ualsiasi proprietà
pri vata 138 •
I n ogni caso, essi divenne ro rapidamente l a p i ù cospicua forza econom i ca del l a chiesa,
tanto pi ù che guadagnarono anche una ragguardevole funzione nel com mercio del tardo
mondo antico. S u l pi c i o Severo testi mon i a che i l com mercio e ra atti v i tà quotidi ana per
la maggi oranza dei monac i . S i a nei monasteri , sia nei rom i taggi si confezi onavano d i
conti nuo i pi ù di versi prodotti , p e r esempio stuoie, setacci , botti , l uci gnol i e candel e ,
tessuti , cordame, ceste, eccetera. Vi si preparava o g n i spec i e di man ufatti . I l convento
di Panopol i - abi tato al i ' i n i zi o del IV secolo da 300 monaci - dava l avoro a 7 fabbri ,
1 2 camme l l ieri , 1 5 sart i , 1 5 fol l atori e 40 m u ratori . Come mezzi di trasporto, nel traf­
fico del l e merci , si i m pi egavano cam mel l i e i m barcazi oni . G i à i l pri mo monachesi mo
non conobbe scrupol i nel praticare il com mercio tanto v i tu perato da parecchi " padri " . 481
Da ogni parte, si d i ceva, potevano esserci a n i m e gradi te a Dio, che si espri mevano i n
ogn i atti v i tà: "attori o bri ganti , contad i n i o com merci anti , o gente sposata" ! Eppoi nel
pri mo Med i oevo (a parti re dal IX secolo) i monasteri att i v ano anche regolari serv izi
fi nanziari 13 9 •
Da parte pagana, lo storico b i zantino Zosi mo, - l a fonte pri nci pale per la stori a del
IV secolo, ol tre ad A m m i ano - riteneva nel tardo V secol o, ri guardo ai monac i , che quei
rel i gi osi ri empi ssero "ci ttà e v i l laggi di fol te schi e re di persone non sposate" , che non
potessero essere uti l i né al l a guerra né in al tri modi a v antaggio del l o Stato. Nond i meno,
da q uando avevano fatto la loro com parsa, i monaci estendevano se mpre d i pi ù l a loro
presenza, appropri andosi di "grande parte del territorio, col pretesto di d i v i de re t utto
140
coi mendican t i , ma in verità per fare di tutti dei pezzenti" •

Ma q uanto pi ù aumentava l a ricchezza dei monac i , tanto pi ù costoro d i v entavano


bramosi d i denaro: il che peraltro vale anche per grandi settori del clero, e già da tem pi
molto remot i .
380 S}htttamento

( METODI DEL FAR SOLDI CON LA SPIRITUALITÀ

Fi n dag l i al bori del I I secolo sentiamo ri petere che i d i aconi defraudano i l patri monio
di vedove e orfan i ; che dei d i g n i tari , come il sacerdote Val ente a Fi l i ppi , amano evi­
dentemente prati care appropri azi one i ndebita e pec ul ato, pi ù che vedersela col S i gnore.
Ri guardo a l i ' eresiarca Montano, u n appassionato profeta de l tardo I I secolo, che dappri n­
ci pio non era considerato né ereti co né sci smatico, l o scrittore ecclesiasti co A pol lonio
scri v e : " Fu lui a i sti tui re gli esattori de l l e tasse, fu lui capace d i i ncassare rega l i sotto
il t i tolo di offerte, versando compensi agl i annunciatori de l l a sua dottri na, affi nché la
pred icazione del suo i nsegnamento acq ui stasse v i gore per mezzo di c rapule e sprec h i " .
E a Roma, sotto i l " papa" Zefi rino ( 1 99-2 1 7) , i l confessore Natal i o si fece nom i nare
vescovo dei M onarchiani per un onorario fi sso mens i l e di 1 50 denari . È s i g n i fi cat i v o
c h e q u i , per l a pri ma vol ta a q uanto pare, faccia l a s u a com parsa u n pre l ato c o n uno
482 sti pendio fi sso. A tal e proposi to, Eusebio parla del la " brama d i guadagno che contagia
l a maggi oranza ( ! )" d i q uesti "ereti c i " 1 4 1 •
I l novaziano N i costrato, a metà del I I I secolo, acc usa i l vescovo Ci priano "di avere
sottratto fraudol entemente denaro ecclesiastico, occu l tando som me desti nate per vedove
e o rfani". A nche il vescovo romano Corne l i o i ncol pa N i costrato d i "molti cri m i n i " . Non
sol o costui ha "com messo frode e fu rto verso l a sua pad rona laica, del l a q uale curava g l i
affari " , ma h a anche - cosa c h e gl i resterà pe r l a pena eterna - sottratto i n genti som me
appartenenti al l a chi esa" . Eppure N i costrato - un "confessore" al pari d i N atal i o che
era stato tortu rato per l a sua fedel tà a Cri sto - non aveva i ncassato per sé l e som me
contestate . L' esponente novazi oni sta, d u rante l o sci sm a romano tra i vescov i Corn e l i o
e Novaziano ( 1 1 70 ss. ) , voleva i n vece, c o n la s u a fuga i n Afri ca, sottrarre q ue l l e som m e
al l e gri nfie degl i "ereti c i " cattol i c i . Se N i costrato avesse di rottato i sol d i a favore d e i
catto l i c i , i loro vescov i av rebbe ro g i udicato l a faccenda i n tutt'al tro modo 1 42 •
Natural m e n te le cose non stavano d i ve rsamente negl i a m b i e n t i del l a " G rande
Chi esa" .
Molti chierici sono tal mente atti v i e abi l i negl i affari , che i S i nod i , a parti re dal I I I
secolo, debbono sem pre p i ù spesso i n terd i re loro espressamente prest i t i i n denaro e
spec ulazione sugl i i nteressi . Ormai si parl a spesso del com portame nto affaristi co e
l uc rat i v o dei vescov i ; ne l i ' epi scopato si man i festano g rav i degenerazion i , molti pre l ati
v i vono nel la pom pa e nel l usso, fi nendo per essere com me rcianti , anzi strozzi n i 1 43 •
Pri ma de l l a sua grande carri era, i l futuro papa Cal l i sto (2 1 7-222) fonda a Roma una
banca cristiana, vi occ u l ta un deposi to ( paratheke) - "un reato non sol o com u ne, ma
altresì e m i nentemente cri sti ano" ( Staats) -, e v i opera come banchiere anche dopo i l
fal l i mento del l a stessa. I n l i nea d i generale tendenza, i l perm i ssi v i smo d i q uesto papa
( I l 66 ss. ) sem bra dare buoni frutt i : g l i i m peratori mostrano attenzione e benevolenza,
l e autori tà si se ntono obbl i gate, un n u mero c rescente d i ricchi si fanno cri sti an i , ben i e
l metodi de/far soldi con la spiritualità 381

denari aumentano, come aumentano i sacerdoti in Roma 144 •


Nel l o stesso secolo, anche alcuni " papi" di A l essandria fanno spi cco nel ruolo d i 483
ecce l l enti banchieri, e preci samente solo per q uesta funzione: l ' arci vescovo Massi mo
(264-282), ti tol are d i una banca di depositi in cui versano i l oro guadagn i i cristiani
d ' Egi tto che com merci ano cereal i con Roma. Gli affari sono mediati dal " papa" Mas­
s i m o in persona. La banca è gui data dal suo assessore al l e fi nanze Teona, il q uale dal
282 al 300 svol ge funzi oni da prossi mo " papa" in A l essandria. L' i nformazione sul l e
transazioni fi nanzi ari e del l ' arci vescovo Mass i m o l e dobbiamo a d un papi ro egi zi ano,
scri tto a suo tem po in Roma, che è forse la più antica lettera cristi ana 1 45•
S u l prest i g i oso seggi o epi scopa l e di A n tioc h i a sedeva a l l ora (dal 260) Paolo di Sa­
mosata che, oltre al l a sua cari ca spi ri t uale, ri vest i v a anche q ue l l a di procu ratore, che g l i
fruttava molte risorse fi nanziarie. Certo è c h e q uesto pri nci pe del l a chiesa, popol ari ssi mo
ad A ntioc h i a, che ne l l e funzioni rel i gi ose pare avesse permesso al l e don ne perfi no di
cantare, consentendo a se stesso l a compagnia di "due prosperose fanc i u l le" nei suoi
v i aggi di serv izio, era esposto a tutti i poss i bi l i sospetti e ad i ncessanti i nvesti gazi on i .
Fi nì i nfatti per essere accusato d i eresia, cadendo così v i tt i m a del suo pri nc i pale an­
tagoni sta, d i q ue l Domno, fi g l i o del defunto vescovo Demetriano, pronto ad assidersi
sul l o scanno, da l ungo te m po agognato, del vescovo Pao l o ! 146
Nel l ' epoca del l e persecuzioni ai cristiani v i sono molti rel i giosi che v i vono al ser­
v i zi o degl i i m pe ratori pagani come di rettori di fabbri che; uno di q uesti è i l presbi tero
Doroteo di A ntiochia. I l vescovo Eusebio elogi a q uesto antiocheno quale conosci tore
de l i ' ebraico, " uomo di fi n i ss i m a c u l t u ra e assai versato nel l e sc i enze del l a grec i tà" , ma
anche come persona che si occ upa "con zel o del l e cose d i v i ne". Tanto che il sov rano ha
pre m iato Doroteo con la proc uratia de l l ' i mperi a l e fabbrica d i porpora a Ti ro. Eusebio
agg i unge l ode al l e l odi : " Noi l 'abbiamo ud i to i nterpretare in chi esa l e scri tture con
som ma abi l i tà". Come no, u n fabbri cante clerica l e nel ruolo di esegeta ! 1 47
Tra q uesti pi i capi tan i d ' i ndustria, al serv i zi o del l o Stato pagano, anche i vescov i non
rappresentavano una rarità. Il santo marti re C i priano parla di u n "grande n u mero" di
siffatti procuratori vescov i l i ; e l a ricerca moderna ha mot i v o di supporre che, al tem po
di C i priano, solo in Africa fossero att i v i come i m prendi tori " pi uttosto 50 che 5 vesco- 484
v i " i q ual i - come dice lo stesso Ci pri ano - control l avano molto denaro, depredavano
vaste aree nel terri tori o, accrescendone l a rendita con i n teressi che si mol ti pl i cavano
a d i sm i s u ra. Scri ve C i priano: "Qui ciascuno non pen sava ad al tro che ad i ngrandi re
i l suo patri monio . . . I n vano si cercava l ' u m i l e ti mor di Dio tra i sacerdoti . . . Fi n troppi
vescov i . . . trasc uravano il loro d i v i no ufficio . . . abbandonando il loro seggio, pi antando
in asso l e com u n i tà, v i aggi ando per prov i ncie stran iere e facendo i loro l uc rat i v i affari
sui mercati . Mentre i fratel l i langui vano nel l a com u n i tà, quel l i volevano avere denaro
a profusione, si appropriavano di fondi con perfide frodi e accrescevano i l loro capitale
con alti i nteressi usurari " 1 48 •
382 S.fi-ttttamento

S uccess i v amente, codesta prat i ca strari pò sem pre di pi ù. Nel IV secolo i l c l ero è
g i à i m barbari to al punto che g l i si deve formal mente proi bi re di copri re di scherno e
v i t u peri o i ciech i , i m uti , i paral i t i c i , g l i sc i ancat i , c i oè la gente che Gesù voleva gua­
ri re ; anche il c lericale amore frate rno, a l l ora, si era sv i l uppato tal m ente che i c h i erici
dei grad i superi ori depredavano il basso c l e ro, ri dotto spesso a l i ' i nd i genza, del l e sue
povere entrate, pe r consumarle a loro piaci mento 14'1•
Molti sacerdoti e vescovi pensavano sol o a se stessi , praticavano un com merc i o
aggressi vo e spregi ud i cato, preferendo affari e i n teressi usurari , a d i s petto d e i se veri
d i v i eti prom ul gati dai pad ri del l a chiesa ! E dei detta m i de l l e scritture bi b l i c h e ! Lo i n­
c u l ca freq uenteme nte lo stesso A n t i co Testame nto - com e fanno del resto anche Platone
e A ri stote le - d i non essere "come un usuraio", "di non i m porre i nte ressi". " Non devi
prendere strozzo da tuo frate l l o, dal denaro, dal c i bo, nessuno strozzi naggio da nessuna
cosa con cui si eserc i ta usura . . . " . Il dottore d e l l a chi esa A m brogi o sc ri sse un l i bro, "De
Tobia" , contro l ' usura (che egl i , come al tri capi ecclesiastici , ch iama rapi na), nonché
contro gl i i nteressi pecuniari . E, come tutt i , si ri chiama così al i ' A ntico Testamento:
"Cri sto non è venuto per el i m i nare q uesta legge, be nsì per com pierla; pe rc i ò è ancora
oggi i n v i gore i l d i v i eto di i nteressi". I n q uesto se nso, si sc hierano nettamente perfi no
teologi soci a l m e nte conservatori : Clemente d i A l e ssandria, e lo stesso A gosti no. I l quale
condanna d u ramente il prel ievo degl i i n teressi come i m moral e , d i s u mano, come arte
485 del l a mal vagi tà, i nfame bramosia, freddo sfruttamento dei poveri . I nsom ma, i pad ri
del l a c h iesa v ietano senza eccezione di prelevare i n teressi ad ogni cri stiano. E qui non
fanno l a benché m i n i ma d i sti nzione tra chi erici e laici . E sti gma-ti zzano non sol o g l i
i nteressi usurari , be nsì tutti gl i i n te ressi ! 150
Non andò molto, ciò malgrado, che i cri stiani superarono ne l l o strozzi nagg i o perfi no
i pagani . Dove q uest i , negl i u l t i m i tempi del l a Repubbl i ca romana, avevano prele vato
d i norma il 1 2 percento, ecco Cri sostomo l agnarsi d i quei c rede nti che, non contenti del
sol i to 1 2 per cento, facevano ri catti arrivando al 50 percento ! Non d i rado, nonostante
i moltepl ici e veementi d i v i eti , anche i sace rdoti face vano parte dei ricattatori . A nzi ,
fi no al X I I secolo, i re l i giosi cost i t u i rono una ragguardevole parte di chi presta denaro.
Trattando del c l e ro medievale, il teol ogo cattol ico Kober sottol i nea : "Tutte l e specie e
le forme del l o strozzi naggio veni vano prat i cate nel modo pi ù d i na m i co" . Ma siccome
cont i n uava a permanere il d i v i eto chi esasti co degl i i nteressi, si fece d i tutto per cam uffare
q ue l g i ro d ' affari . Una volta i l debi tore ri conosceva una som m a s u periore a q ue l la rice­
v uta. U n 'altra volta si detraev ano gli i n teressi in precede nza. Oppure li si m i me t i zzava
come ammenda pe r mora nel pagamento. "Com unque, ai fi nanzi e ri che si serv i vano di
q ueste prati che, i papi stessi affidavano com piti d i esazione e am m i n i strazi one dei loro
capi tal i " ( Pi re n ne) 1 5 1 •
Certo, i si nodi anti c h i non cessano di m i nacc iare pene severe da appl i care al l e d i ­
sparate pratiche affari sti c he d e l c l e ro, m a e v i dentemente senza a l c u n ri sul tato.
l metodi del.fèzr soldi con la spiritualità 383

I n S pagna, dove la c h i esa nel IV secol o possi ede g i à grandi ri cchezze, i l Conc i l i o
d i El v i ra ( n e l 300) si occ upa già soprattutto d e l tema speciale, teologico-moral e, del l a
sessual i tà, a l q uale si ded i cano 3 1 canoni . Parecchi canon i , tuttav ia, ri guardano anche
il campo fi nanziario. Per ese m pio, il presti to su base di i n teressi (in cui i c h i erici si ser­
v i vano del l a proprietà eccl esi astica sottoposta al l a loro sorvegl i anza). Oppu re i l grande
com merc i o i nte rnazional e. Per l a preci sione, i l Conci l i o pro i b i sce a d i aconi , sacerdoti e
vescov i di abbandonare la loro sede per "moti v i com merci al i " ( negotiandi causa), ma
si mostra peraltro generoso: possono fare affari al l ' i nterno del l e rispett i v e prov i nc i e . . .
m a talora anche al l ' esterno, per tra m i te di i ntermediari ! 486
A El v i ra, i nol tre, s ' i m pose i l ruolo del l e "offerte" (oblata) dei laici . A ssol utamente
v ietate nel battesi mo, sono a m m esse nel l a com u n i one solo agl i effett i v i parteci pant i . La
cosa i nteressante, però, è che i l d i ri tto al l a "tassa di stol a" - pagamento di emol u menti
dov uti per cel e brazioni di c u l to - è ancora oggi in auge nel l a chi esa cattol ica ! E dal l a
prassi del l e "offerte" per l a com u n i one, benché n o n v i si parteci pi affatto, s i sv i l u ppa­
rono g l i "sti pendi per m esse" , che pure si prelevano ancora oggi ; in q ueste, tutta v i a,
deve essere e v i tata ogni apparenza di com mercio e contrattazi one. Qui si hanno tasse
fi ssate in sede l ocal e , ma si consentono alti onorari , corri sposti in modo vol ontari o,
m e ntre è l ec i to com m i ssionare perfi no messe per denaro dato ad al tri "fi dati sacerdoti "
anche al i ' esterno del l a di oces i , eccezion fatta per g l i ori ental i . Fi no al 1 93 5 , g l i sti pendi
m a n ual i , in c u i il sacerdote riceve di rettamente il denaro nel l e sue mani (vi sono ancora
"sti pendi man ual i i m propri" e "sti pendia fundata" ) , i n Germani a erano per soprammer­
cato esenti dal l e i m poste sul l e entrate 1 52 •
I l grande Conci l i o di N i cea (325) prende atto del fatto che " mol ti c h ierici , guidati
da bramosia e smania d i strozzi naggio, hanno di menticato il monito di v i no ' egl i non
prestò il suo denaro ad i nteresse ' (Sal m i 1 4,5) e mensi l mente esi gono una percentuale ad
usura" . I noltre , il conc i l i o ri leva che i rel i giosi non l i m i tano i l oro affari al l a ri scossione
d i i nteressi leciti , ma pretendono in più l a restituzi one d i una vol ta e mezza l ' i m porto,
ricorrendo ad ogni sorta di art i fi zi per estorcere " vergognosi guadagn i " . Il S i nodo d i
A gde (506) parla d i re l i giosi c h e p e r setti mane restano lontani dal l e l oro parrocc h i e e
che perfi no nel l a al te festi v i tà, come Natal e, Pasq ua e Pen tecoste, anziché presentarsi
al l e ceri mon i e di v i ne, preferi scono andare a cacc i a di profani guadagni ( saecul ari bus
l ucris) 1 53 •
Sta di fatto che molti sinodi , dal IV al V I I secolo, devono occu parsi conti n uamente
del l e transazioni del c l e ro, senza prod urre regolamentazi oni u n i tari e . Accadeva, per la
veri tà, che si m i nacc i asse l a scom u n i ca ai chierici parti col armente acca n i t i neg l i affari ;
ma al tri S i nod i si l i m i tavano a v i etare i l profi tto usurario, o ad i m pedi re l ' abbandono
del la propria prov i ncia per fi n i com mercial i . Dopotutto, doveva espiare con la scom unica
chi vendeva i nd i v i d u i cristiani come sch i a v i desti n ati ad e brei e pagan i 154 • 487
Con la crescente ricchezza dei monasteri , anche i rel i gi osi si m i sero i n cacci a d i
384 S.fi"uttumento

denaro ; un fenomeno che ass umerà nel Med i oevo proporzioni col ossal i .
Non pochi monaci - l ame nta i l santo G i rolamo - sono d i v entati ricc h i sfondati per
la l oro assidua c i rconvenzione di ricche e redi tiere . A l tri hanno perseg u i to ope razioni
l uc rat i v e . Pi ù d i tutto, l ' i ncarico di frate pred icatore nel l e ci ttà pare fosse una vera
mi ni era d ' oro. Come avverrà così spesso nel Medioevo, già nel l ' antichità si scopri va­
no tal vol ta, al l a morte dei monac i , m ucchi di denaro tesauri zzati per tutta l a v i ta. A nche
secondo G i acobbe d i Sarug, il si ri aco vescovo di B atnai morto nel 52 1 , l a fe bbre del­
l ' oro ha contagi ato re l i giosi e laici , guastando rom i taggi e conve nti . Quando i frati
di struggono statue di dèi , a m m ette G i acobbe, sono pronti a raccog l i e re con cura l 'oro
cacci andolo nel l a bi sacc ia che tengono cucita al l a c i n t u ra. A naloga mente N i l o S i naita,
priore d ' u n convento presso A nc i ra, e con lui papa G regorio I attestano che molti .mo­
naci sono stato travolti dal i 'amore per il denaro. A nche l 'abate G i ovanni Cassiano di
Marsi g l i a , uno dei più ragguardevol i autori del la Gal l i a nel V secolo, ne sa molti ssi mo
per esperi enza d i retta ; e l a d i ce l u nga il fatto che nel l a sua opera "De i nstitutis coe­
nobiorum" egl i ri serv i tutto il sett i m o l i bro al la " ph i l argyri a" vale a d i re al l a sete di
denaro 155 •
I sacerdoti adottavano molti metodi per arri cchi rsi , sia pri vatamente sia ufficial mente.
La loro a v i d i tà è attestata con molta freq uenza.
Nel 400, S u l picio Severo racconta d i u n chi eri co che com merciava cav al l i per com­
prare sc h i av i e bel l e ragazze. U n a l t ro, di nome A manzio, acq ui stava pe r mezzo d i un
m utuo i ngenti q uanti tati v i di merci da nav i da trasporto che facevano scalo a Marsi g l i a ,
pe r poi ri venderle a caro prezzo nel la s u a regione. Per contro, pare c h e i l vescovo Cauti no
di Clermont avesse la peggio nel concl udere affari con un ebreo. Il vescovo Desiderato
di Verd un (535 -554) procacciò al com m e rcio ci ttad i no 7000 sol idi in cam b i o di i nteressi
l egal i . Fam i gerati negozi atori furono i vescov i Fel i ce d i Nantes e Badegi si l o di Mans. E
sul seggio vescov i le di Pari gi arri vò ad assidersi pe rfi no un com m erci ante si ri aco. Nel
Picenio, sotto i l papato di Gelasio I (492-496) , molti re l i gi osi si occ uparono di torbide
488 transazioni 156 .
Teodorico i l G rande (473-526) bias i m a i l vescovo A nton i o di Pol a a causa di i l le­
c i ta usu rpazi one di propri età ; in un caso analogo ram pogna i nvece il vescovo Pi etro.
I l vescovo Ianuario di Salona tenta di defraudare u n com merci ante di olio sul prezzo
del l ' o l i o necessario per la " l uce eterna" . Il prete Lau renzio si arri cchi sce profanando e
depredando i cadaveri . I n Orie nte, nel l 'anno 449, d u rante i l S i nodo "dei masnad i e ri"
di Efeso ( I l 1 48 ss. ) , il vescovo l bas di Edessa v i e ne acc usato di avere predato oggetti
d ' oro al l a chi esa, di aver fuso 200 l i bbre di argenteria, nonché di aver accantonato pe r
sé parte del l e som m e che l a sua com u n i tà aveva raccolto pe r i l ri scatto di pri g i o n i e ri .
A l Conc i l i o d i Cal cedon ia ( I l 1 54 ss. ) l ' i m peratore Marci ano d i c h i ara che chi eri ci e
monaci appal tano fondi e affi ttano ben i per brama di guadagno, o l i a m m i n i strano per
conto terzi 157 •
A lcuni metodi leciti dell 'ecclesiastico fare e spendere soldi 385

Ma per q uanto svari ate e i nesauri bi l i siano le fonti pri vate da c u i sgorgano e traboc­
cano le fi nanze del c l ero, un ' i mportanza i n fi n i tamente maggiore l 'assume i l denaro del l a
c h i esa guadagnato i n modo per così d i re d e l tutto l egale. E d è q uesto c h e si e v i denzierà
conci samente sul mode l l o del l e tre maggi ori e pi ù famose sedi epi scopal i del mondo
antico: A l essandria, Costanti nopol i , Roma.

A LCUNI METODI LECITI DELL ' ECCLESIASTICO FARE E SPENDERE SOLDI

In Egi tto, dove i l patri arcato di A l essandria parteci pa g i à nel I I I secolo a l l e transazio­
ni di un cristi ano com merc i o d 'ol tremare (p. 38 1 s . ) , è doc umenta l m ente attestata l a
propri età d i q ualche nave del l a c h i esa verso l a fi ne d e l I V secolo. Nel V I secolo, i l
patri arcato, p e r mezzo d i una propri a fl otta, gesti sce scambi commerc i a l i con Pal esti na,
S i c i l i a, nel mare Adri atico e col vescovado d i Roma. Eppure sappi amo che l a c h i esa,
e q uasi t utti i suoi padri , avevano da te mpo proi b i to ri gorosamente il commerc i o ; per
ese m pi o A m brogio, o G i rolamo, il quale scri veva doversi fuggi re da u n c h i erico com­
merc i ante come dal l a peste ! A l l a fi ne del VI secolo, la chi esa di A lessandri a possi ede
già 1 3 nav i in grado d i affrontare l a nav i gazione d ' al to mare, d i cui l a nave p i ù grande 489
può raggi u n gere l ' I nghi l te rra. I l patriarcato, al l ora i n possesso di 8000 l i bbre d ' oro,
aveva costruito q ueste nav i i n una propri a soci età armatrice, acq ui stando i l l egname da
fondi c h i esastici i tal i an i . Ma anche parecch i e c h i ese rural i d ' Egi tto possedevano nav i
e offi c i ne che davano i n affi tto 1 58 •
Pe r l a sola c i ttà di Costanti nopol i è comprovata l ' uti l i zzazi one di terre n i ecc l esiastici
con Il 00 l oca l i desti nati a l com mercio. E al l a ricchezza del l a chi esa d i Costanti nopol i
aveva contri buito perfi no uno dei suoi patriarc h i che - a motivo dei suoi bei pensi eri ,
spesso social mente uti l i , per non d i re di carattere social i stico o com u n i stico (p. 354
ss.) - si guadagnò l 'appe l l at i v o d i " bocca d ' oro" . Però, che G i ov a n n i C ri sostomo
avesse altresì una mano d ' oro, una mano cioè c he, tra i suoi i m pegnati ssi m i sermoni
i n tesi a sti g m at i zzare l a febbre del l ' oro, era pure in grado d i i ntascare oro con fervore,
l o m ostra bene lo sti l e del l a sua prassi . Difatti si occu pava e preoccupava - come ogni
vero pri nci pe del l a chi esa fi no ad oggi - non solo del l a sal vezza de l l e anime del l e sue
pecore l l e , ma pure assai d i l i gentemente del l e loro ered i tà, spec i e d i quel l e d i ricche
vedove; e quanto pi ù erano ricche, q uesto è logi co, tanto pi ù appassi onatamente. Così
si dava da fare i l santo patri arca, i n cui nel l a l etteratu ra " patri stica" i l d i sprezzo del
denaro raggi u nge - s u l l a carta - il suo acme: egl i c i vedeva non solo affari i m mobi l i ari
molto l uc rati v i , ma si ded i cava in pri ma persona anche al l e v i c i ssitud i n i del l a vedova
d ' u n armatore , d ' un senatore, d ' una certa Tecl a 1 59 •
U n ' attrazione particol armente i rresi sti b i l e eserci tarono i nol tre, sul santo "com uni sta"
Cri sostomo, i sol d i e i be n i di una certa Ol i m pia.
386 S.fi·urtamento

I l pad re di q uesta ragazza era comes pal at i i , cioè un al to funzionario de l l ' I m pero ;
s u a zia era consorte d e l r e d i A rm e n i a ; s u o mari to, che l a l asci ò vedova al l ' età d i 2 1
an n i , e ra prefetto di Costanti nopol i . L' e red i tà di Ol i m pia e ra com posta da 250.000
monete d ' oro, per non d i re del l ' arge nto, ol treché da i n n u meri proprietà terri e re e
i m mobi l i ari . Pe rfi no l ' i m peratore Teodosio, i n concorrenza con l a chi esa, fu i ndotto
a i n terve n i re , propone ndo ad Ol i m pia di sposare uno dei suoi parenti . Sennonché l e
490 fanc i u l l e di q u e l tem po (e q ue l l e di tutti i te m pi successi v i ) i m paravano dal l a madre
c h i esa che l a vergi n i tà era molto meg l i o del matri monio, e le seconde nozze ancora
peggi ori del l e pri me. Così Ol i m pia di sse di no al sov rano, e la chiesa prese a colti vare
160•
fondate speranze
Q u i , a d i re i l vero, la pesca deg l i a l u n n i di Pietro non d i ede frutti i m mediati , e non
ri uscì compl etamente. L' i m peratore accusò l o smacco e pose le proprietà d i Ol i m pi a
sotto l 'a m m i n i strazione coatta del l o Stato. I nol tre, fece sorvegl i are i suoi contatti con
Nettari o, il vescovo di Costanti nopol i (38 1 -397), un uomo che egl i stesso aveva messo
sul seggi o patriarcale, sebbene Nettario non fosse stato neppure battezzato (l 363 ) .
Nettario, g i u ri sta di formazione, uomo d i mondo esperto e astutissimo - ancora oggi
venerato in Oriente come un santo - , q uattro anni dopo, a l l orc hé l e ricchezze d i Oli m pia
furono di nuovo d i s pon i bi l i , dec i se di consacrare l a s i g nora al ruolo di di aconessa. C i ò
era v i etato i n vero da u n a legge statal e p e r tutte l e vedove sotto i sessan t ' a n n i ; tutta­
v i a , da parte ecclesiastica, egl i otte nne il dec i s i v o di ri tto di pre l azione s u l l ' agognato
patri monio. S u b i to Ol i m pi a i ncom i nciò a d i stri bui re il suo oro tra il c l e ro e la c h i esa
di Dio; q uando Nettario morì nel 397, il suo successore - q ue l Cri sostomo che t uona
i n stancabi l e con tro l a ricchezza - ri uscì a pescarne ancora q ualche residuo 16 1 •
A bbiamo i l sottostante elenco del l e sov venzioni c h e O l i m p i a h a fatto al la "al ta Chiesa
di Costanti nopol i con la med i azione del santi ssi mo patri arca G i ovan n i " :
1 0. 000 l i bbre i n oro:
l 0. 000 l i bbre i n argento:
- tutti i cosiddetti " i m m obi l i di Ol i m pi a" , di cui fanno parte un pal azzo di gi ustizia, l e
terme e un proprio pan i fi cio;
- tutti gl i i m mobi l i si tuati nei paraggi dei bagni pubbl ici di Costanza:
- tutti i così chi amati " i m mobi l i d i Evandro" ;
- tutti i fondi e i terreni sit uati al l a pe riferia del l a ci ttà:
- possedi menti terri tori al i i n Traci a, Galazia, Cappadocia, B i t i n i a . .. " 162 •
N o n fa certo merav i gl i a c h e Ol i m pi a d i v e ntasse una santa del l a chiesa greca, ol tre
491 che de l l a romana. Chi fa tante donazion i , chi dona a l l a chi esa, non può non essere santo !
E c h i ssà, forse O l i m pia donò anche pi ù di q uanto sappiamo. Dopo che i l suo a m i co, i l
santo dottore del la chiesa, cadde i n di sgrazia presso l a corte, esil i ato e trasci nato fi no
ai piedi del Caucaso dove sare bbe morto ( I l l 04 ss. ) , anche la giovane am ica non g l i
soprav v i sse a l u ngo. Pri ma, però, stravol ta e i n lacri me per q uel l a separazione, e l l a
A lcuni metodi leciti dell 'ecclesiasticofare e spendere soldi 387

ricevette pur sem p re 1 7 l e ttere del patriarca, i n una del l e q ual i si l egge: "Ora vedi bene
quale grande confl i tto ri c h i ede sopportare con rassegnazione il di stacco dal l ' a m i co,
com ' è doloroso e amaro . . . A coloro che si amano non basta certamente essere u n i ti
nel lo spi rito ; q uesto non è suffi c i en te per i l loro conforto, gi acché aspi rano anche al l a
con v i v en za con l e persone ; e q uando sono costretti a farne a meno, l a loro fel ic i tà n e
ri sente n o n poco . . . " 163 •
Quanto a Roma, va da sé che un epi scopato come q uesto non potesse essere a corto
di mezzi . Ri cca già ai tem p i precedenti Costant i no ( p . 370 s . ) , grazie al pri mo i m pera­
tore cristi ano la chi esa del l a c i ttà di Roma conobbe un ul teriore, i ncal col abi l e s v i l uppo
materi a l e ; perciò fu sferzata da Dante come "sem e di corruzione", di c u i si "ral l egrò
i l pri mo ricco padre" !
G i à nel 3 1 2 , nel suo pri mo soggiorno romano, Costanti no aveva donato al v escovo
l a Dom u s Faustae , il Laterano, la futura resi denza papale (che l ' anno successi vo servì
subito da local e per le sed ute d i u n si nodo). Costantino donò i nol tre una chi esa vesco­
vi le sul Laterano, la cui proprietà si estendeva su Roma e i m mediati paraggi , ol tre che
proprietà fondi arie nel meri dione e in S i c i l ia. Elargì ancora u n secondo pom poso edifi çio
bas i l icale, la c h i esa di san Pietro, fondi terreni anche i n A nt i oc h i a, A l essandria, Egi t to,
nonché nel l e prov i ncie del l ' Eufrate. La chi esa d i san Paolo ricevette fondi anche a Tarso
e i n altre ci ttà del l a S i ria. Fi no al l a fi ne del IV secolo, salì a 25 i l n umero del l e chiese
t i tol ari romane sorte dai proventi d i pie fondazion i . Eppo i , solo dag l i appezzamenti
devol uti da Costanti no, l a chi esa d i Roma dispose d i u n red d i to annuale d i oltre 4000
l i bbre d ' oro. Certo, essa aveva ceduto di n uovo i suoi possed i menti i n Ori e n te, d i ffi c i l i
da far fruttare e a m m i n i strare, m a anche l ì chiesa, clero e papa, si erano beccat i , ciascuno 492
64
per la sua parte, un terzo del ri cavato ! 1
A nche q ueste c h i ese erano però estremamente costose e i nghiotti v ano som me co­
l ossal i (l 208 ss. ) . Nel 384, i n una suppl i ca al l ' i m pe ratore Teodosio l , alcuni sacerdoti
roma n i , avversari del papa Damaso, levarono ri sentiti la loro voce di protesta per "l a
pom pa del l e basi l i che traboccanti d ' oro, ri vesti te di preziosi fasti marmore i , erette su
svettanti colonne" . Troppo di rado, certamente, si protesta contro patri moni d i l apidati
in tal modo . . . attraverso tutti i tem pi , certo, m a per causa d i ricchezze spe rperate pi ù
che mai ancora nel tardo Nov ecento, mentre m i l ioni di "creature a som i g l i anza di Dio"
m uoiono per fame !
A q uesto proposi to, s i consenta d i ci tare u n ' eccezione: Gottfri ed A rnol d . La sua
"I m parziale storia del la c h i esa e de li ' eresia" ( u n i ca fonte d i Goethe per q uanto ri guarda
la storia del Cristi anesi mo), è una storia ecclesiastica di tal valore q uale, da a l l ora, non
se ne sono scri tte ogni secolo. I n essa, A rnol d constata: " S i ccome anche la costruzio­
ne del Tem p i o di Gerusalemme, ol tre al l e i ngenti spese e al l o sfarzo profusi per esso
mostrano una m i sera decadenza del cri stianesi mo e ri velano i suoi i nuti l i sprech i assai
pi ù che u n onesto e si ncero senti m ento cristi ano, q uel l o che avrebbe dov u to prevalere
388 Sfruttamento

secondo i l carattere dei pri m i cristiani . . . q uesto fece sì che egl i !ci oè Costanti no! nel l a
s u a generosi tà m i rò i n special modo a l l a c l asse cleri cal e , facendo di tutto p e r farsel a
amica . . . " . Oppure : " Per l u ngo tem po, certo, l a magg ior parte d e i chi erici trovò desi ­
derabi l e che dappertutto nel l e c h i ese ci fossero tanto sfarzo e tante cose supe rfl ue.
Solo ai p i ù ragi onevol i tutto ciò appare assai sospetto." Nel la sua ci ttà residenziale di
Costanti nopo l i , G i ust i n iano (527-565) fece costru i re in ci nque an n i , con l ' i m piego di
d i eci m i l a uom i n i , la monumentale chi esa di santa Sofi a per una som ma che Hans von
Schubert ( nel X X secol o ! ) cal col a in 360 m i l ioni di marchi 165• ("Posti d i l avoro" , si
d i rà ! Non i m porta per che cosa: o per can noni o per c h i ese, tutto si tiene ! Ved i i nfatti
G i usti niano . . . ).
Mol te altre c h i ese possedevano vasti terri tori e non d i rado molto denaro, per ese m ­
pio - per nom i narne sol o a l c u n i esponenti i n Occi dente - i vescovi Eterio di Lisi e u x ,
66
493 Egi d i o d i Rei ms, Leonzio d i Bordeaux 1 •

DOPO COSTANTINO, l KICCHI GOVERNANO I.A "CHIESA IlEI POVEKI"

Per entrare ne l l e grazie deg l i i m peratori cristiani e d e l l a chi esa, i mem bri del l a cl asse
opule nta passano sem pre pi ù freq uenteme nte, nel corso del IV secolo, dal l a parte del
cristianesi mo, cosa da cui la chi esa trae enormi profi tti . " I n real tà non è pi ù possi bi l e ,
d ' ora i n poi , tenere i l conto del l e donazion i , di i stituzioni cari tative, ospedal i , oggetti
di c u l to, al tari , c h i ese e cappe l l e . . . " ( i l cattol ico Clévenot) 167•
La maggioranza dei vescov i di scendeva già a l l ora da fam i g l i e facol tose . Ciò non
fa merav i g l i a, dal mome nto che con Costanti no la carica epi scopale aveva acq u i stato
un grande fasc i no. Ora i vescovi erano oggetto di grande venerazione e - come tutto i l
clero genera l m e nte - erano i ns i g n i t i d i pri v i l egi sem pre maggi ori . Ottennero i nfatti i l
d i ri tto d i successione, ol tre che p ri v i l egi gi ud i ziari . Non solo tutti gl i affari chi esastici
e d i fede erano ri servati al l a l oro g i u ri sd i zione; i vescov i d i ventarono pe r g i unta gi udici
i n processi c i v i l i , dove i loro verdetti erano i nappel l a bi l i , come quel l i dei prefetti dei
pretori a n i . Non solo; Costant i no l i esenta anche - come tutto i l clero fi no al porti naio ­
dagl i oneri del l e cari che pubbl iche. A l c uni vescov i otte nnero posi zioni di fiducia a corte,
e tutti potevano esi gere in ogni momento accesso al l e carceri , tutti potevano us ufru i re
del la posta i m perial e ; e, già nel I V secolo, ne approfi ttarono i n modo e m i s u ra tale che
l a popolazione i ncom i nciò a m ugugnare 16K.
A l decl i nare del V secolo, molti vescov i reggevano anche pol iti camente l e ri spett i v e
ci ttà i n conseguenza d e i loro possed i menti , del patri m o n i o e del l ' i ntero apparato c h i e ­
sastico . Ora si faceva pi ù i ntensa l a pressione n e i confronti d e l clero p i ù pri v i l egiato.
Nel 439, una novel la e manata dal l ' i m peratore Val enti n i ano I I I constata che " i n ogni
l uogo si restri nge il numero dei ci ttad i n i obbl i gati al l a prod uzione, per c u i ne v i ene
Dopo Costantino, i ricchi go vernano la "chiesa dei po veri " 389

dan no al l a com u n i tà, mentre i l n u m e ro dei chierici aumenta a d i s m i sura" . G i à al l ora i


vescov i prove n i v ano i n prevalenza dai ceti superiori . Di 54 vescovi del l a Gal l i a, nel V
secolo, solo tre erano non ari stocrat i c i . Ma si ccome due di q uest i , Marti no e Marcel lo,
appartengono ancora al l a generazione vescov i l e del I V secolo, resta sol o il vescovo 494
B i biana - nel l a Gal l i a del V secol o - a rappresentare la cl asse media. E i n quel paese,
spesso, si trasmette ormai in e red i tà l ' uffi cio epi scopal e al l a stessa stregua del l e cari che
statal i ( p . 392) 169 •
Va da sé che q ueste persone proseguano, nel l a l oro funzione di vescov i , l o sti l e di
v i ta nobi l i are c u i erano avvezzi a moti vo del l a l oro estrazione. S i nesio d i C i rene, dal
4 1 O pri nci pe del l a c h i esa suo mal grado (p. 449) , si gl oria d i nanzi ai suoi d i ocesa n i del
su antico l i gnaggio ari stocrati co, mentre il governatore A n d ronico "non è in grado d i
dare i l nome del nonno, anzi , s i dice, nem meno q uel l o del padre, s e non forse come
s upposizione: u n uomo sal tato dal mercato del pesce sul carro del governatorato" 1 70 •
G i à nel I V secolo, q uando un vescovo si ri vol ge al col l ega col t i tolo di "tua santi tà" o
"tua ecce l l enza", mentre ognuno dev 'essere onorato col bacio della mano e i l prosternarsi
(ag l i al tri costoro predi cano l ' u m i l tà ! ) , i vescov i hanno di regol a un certo patri monio
e conducono, al meno nel l e grandi c i ttà, una v i ta princi pesca. La maggi oranza di ess i ,
m u n i ta d i allettanti pri v i legi d i c l asse, si trova i n posizioni splendenti , domi nati come
sono da ambi zione, l usso e vanità. G i rol amo, scri vendo del l e persone del suo ceto che
"tutta l a loro cura è ri volta ai loro parament i , pre m u randosi che mand i no un buon odore
e che i piedi non appaiano gonfi sotto i l candido manto" , i nforma che costoro, come
cu ratori d ' a n i m e , si dedi cano di preferenza al l e si gnore, puntando soprattutto a p i n g u i
donazi oni e ai sonanti onorari , e che i con v i ti d i molti prelati oscurav ano nel l o sfarzo
quel l i dei governatori del l e p rov i nc i e 1 7 1 •
A nche l o storico A m m i a no Marce l l i no, verso l a fi ne del I V secolo, attesta l a ric­
chezza e l a v i ta pri nci pesca dei v escov i romani , mot i vando così l e aspre e i ncessanti
lotte per i l loro seggio. "Se l a passano da nababbi perché v i vono de l l e fondazioni di
tante d i sti n te s i g nore. Viaggi ano in carrozze, portano vesti sontuose. E offrono pranzi
così d i s pendi osi che i l oro banchetti ri valeggi ano con quel l i dei sov ran i " . " Voi fatem i
vescovo del l a ci ttà d i Roma, e i o m i faccio subito cristi ano" , sbotta sarcasti co l ' auto­
revol i s s i m o p refetto pagano Pretestato, posto di fronte agl i i ntroiti di Damaso (366-
384) , il quale v i ene annoverato tra i pi ù i l l u stri papi del suo secolo. Damaso rafforzò la 495
dottri n a del l a tri n i tà, la posizione egemonica di Roma, s i g l ò le p i ù oscu re operazioni
fi nanziarie, e i l suo l usso fu prov erbi ale. G razie al l a sua fam i l iarità con l e facol tose
dame cristiane, q uesto " ruffi ano del l e signore" ricavò tal i e tanti profitti , che nel 370
gl i g i u nse un rescri tto i m periale che proi b i v a energicamente la si stematica caccia al l e
eredità scatenata d a l clero ( p. 396) . C i ò mal grado, persone c o m e l u i - p l u riassassi no
nav i gato ( I l 76 ss. ) , o come il v escovo d i M i lano A m brogio, si com portarono "come i
pad ron i del l ' Occidente" (cattol i co Clévenot) 1 72 •
390 S.fi·uttamento

Fi n da al l ora, perfi no nel pi ù piccolo epi scopato, il popolo vedeva gi ustamente una
"grassa prebenda", come diceva un padre del l a chiesa. Per q uesta ragi one, già nel mondo
antico - sia in Oriente che in Occidente - i seggi epi scopal i vennero spesso acq ui stati per
mezzo di " rega l i " . " G l i scri ttori ecclesiastici non si stancano mai di lamentare l ' i m piego
del l ' oro a fi n i di corruzione" ( Real l e x i kon fiir Anti ke und Chri stentum) - e s ' i ntende
natural me nte dal la parte degl i "eretici " ! Sen nonché anche dottori del la chi esa come
Basi l i o e G i ovanni C ri sostomo testi mon i ano come dei vescov i catto l i c i si com prino la
carica, lasciando che al i ' occasione sia una ri cca a m i ca a procacc iargl i eia col mercan­
teggia mento. Attanasio acc usa g l i A riani di a l i enare i loro seggi epi scopa l i mettendo l i
al l ' i ncanto a prezzi alti ssi m i . Accuse analoghe sono lanciate da A m brogio verso i l suo
antagoni sta ari ano Merc u ri no Aussenzio. Nel 400 il metropol i ta d i Efeso, smerci ando
terreni ecclesi astici per l e proprie tasche e facendo fondere q ualsiasi oggetto prezi oso
si trovasse nel l e case di Dio per abbe l l i re i suoi bag n i , svendeva regolarmente i seggi
epi scopal i ai m i gl i ori offerenti 173.
Questo fatto ci porta ad un concetto, ricorrente nel l a stori a del d i ri tto eccl esiastico
496 di tutto il Medioevo, al q uale spetta una notevole i m portanza.

LA SIMONÌA

Per si monia s' i ntende - secondo le pi ù antiche defi n i zioni canon iche - l ' acqui sto di
una d i gn i tà ecclesiastica, del l a carica di vescovo, di sacerdote o di di acono, e q u i ndi di
una consacrazione c l ericale, in cam bio di denaro o di altro val ore fi nanziario. Ma v i si
i n tende al tresì l a com pravend i ta sac ri l ega di cosi ddette grazie, di beni o doni spi ri tual i
(spi ri-tua l i a), a motivo di vantaggi "terreni" (tem poral ia), ossia l ' acq ui sto di sacramenti e
sa-cramental i . A l contrario, sti pendi di messe, d i ri tti di stola, onorari , tasse e obbl i gazioni
possono essere i ncassat i del tutto l egal mente, ri chi amandosi per q ueste al N uovo Testa­
mento: a Matteo l O, l O, a Luca l 0,7, l , l Cori nzi 9, 1 3 e al tri . l pri m i tentati v i di i nterdi re
offerte per l ' el argi zione dei sacramenti fal l i rono i n modo signi ficati vo. Ma le chi ese
pretesero tal ora anche soldi i l l egal i a tale scopo, oppure per l uoghi di sepoltu ra 174.
Quale pri mo si mon i aco fu considerato nel IV secolo S i mone i l Mago che - negl i Atti
degl i A postol i (8, 9 ss. ) - v uole comprarsi dag l i apostol i l a forza del lo S p i ri to Santo ;
ragi one per cui già n e l I I I secolo marcia, per così d i re , al l a testa di tutti gl i "eret i c i " .
D a a l l ora esi ste anche l a si monìa, che a q uanto pare n o n si conosceva ancora n e i pri m i
due secol i . . . a l l ora, e v i de ntemente, l e cari che sacerdotal i non erano ancora abbastanza
l ucrati ve per essere com prate. A metà del I I I secolo, però, al l orc hé la fu nzione epi sco­
pal e com i nciò a di ventare fi nanzi ari amente al l ettante, si presenta anche la s i m onìa,
la quale - dopo il riconosci mento del cristianesi mo q uale re l i gi one di Stato - q uando
la carica chi esasti ca si fa se mpre pi ù l ucrativa, si diffonde sem pre di pi ù e in maniera
La simonìa 391

i rresi sti bi l e . I d i v ieti, pur essendo pro m u l gati e mol t i p l i candosi costantemente nel corso
del IV secolo, ri s u l tano com pletamente i nefficaci 1 75 •
G i à nel I I I secolo accadeva che i vescov i esi gessero dei contri buti per la consacra­
zi one di c h i ese, per la spedizi one di ostie e di ol i consacrati , che i rel i gi osi c h i edessero
tri buti per d i stri bui re i sacramenti , per ceri mon ie n uzial i e funebri . Verso l a fi ne del
secolo non era possi b i l e d i ventare ancora cristiani senza pagare q ualcosa. Era ormai
usanza che i n uovi battezzati mettessero monete nel fonte battesi male per i sacerdoti . 497
Natural mente, i l malcostume pro l i fera anche, anzi soprattutto ai l i ve l l i p i ù alti , di secol o
i n secolo. I n occasione del l e elezioni del papa, al l 'epoca del l ' egemon i a dei Goti i n Ital ia,
non c ' era n u l l a, tranne forse i sac ri v as i , che non fosse offerto in vend i ta 1 76 •
Le pi ù antiche proi bizioni e i pri m i prov ved i menti penal i per contrastare l a s i m onìa
si riscontrano agl i i n i zi del IV secolo, nel S i nodo di El v i ra, e s uccess i v amente nei
"Canoni A postol i c i " . Oramai , il conferi mento di sacre ord i nazi oni e l ' appal to d i cari ­
che ecclesiali per denaro d i venne uno scandalo tal mente diffuso, che mol te asse m bl ee
ecc l esial i cercarono di contrastarlo con severi prov ved i menti : così avvenne nei Conci l i i
di Cal cedonia (45 1 ), di Costanti nopol i (459), di Roma (499, 50 I, 502), di Orléans
(5 3 3 , 549) , d i Tou rs (567). Contro la vend i ta d i uffi c i epi scopal i i ntervennero anche
deg l i i m peratori : Leone I e A ntem i o nel 469, G l i cerio nel 473 , a Rav enna. In q uel l ' ep­
ca la com pravendita cleri cale del l e cari che i m perversa a tal punto che l ' i m peratore
G l i cerio deve constatare come la maggior parte degl i epi scopati non si ottenesse per
merito, ma per denaro. Sem pre più spesso C h i esa e Stato si mobi l i tarono contro le
pratiche s i m on i ache. Nel 528 G i usti n i ano, m i nacci ando con pene severe l ' acq u i sto
del l ' e l ezione o consacrazione epi scopal e, estende il d i v i eto del l a si monìa a tutto il cle­
ro, nel suo complesso. Ciò nondi meno, i l merc i monio degl i uffici rel i gi osi si propaga
i n i nte rrottamente per tutto il V I secolo, special m ente in Occidente, dove è consueto
pi ù d i tutto nei vescovati di Franconia. Quando il vescovo Ragnemond di Pari gi m uore
nel 59 1 , e suo fratel lo, i l sacerdote Faramod, concorre per la ti tolari tà del l a d i oces i , i l
com merci ante si riano Eusebio riesce a soffi arg l i i l trono epi scopale "dopo aver d i stri ­
b u i to molti regal i " . Non era i nfreq uente, del resto, che per denaro ci si lasciasse pure
'
con verti re 1 77
Dal l a metà del V I secolo la si monìa v i ene c l assi fi cata come "si mon i aca haeresi s" ,
venendo presto considerata come l a p i ù pern i c i osa d i tutte l e "eresie". È p u r vero c h e l a
chi esa ha sem pre cercato d i sgom i narla, ma senza a l c u n ri sul tato. L' i m presa n o n ri uscì
mai fi no a l l ' età moderna. Nel pri mo Medioevo, per contro, certe forme di si monìa si
evol sero " i n salda, i m m utab i l e trad izi one" (Meier-Wel cker) 1 78. 498
392 S.fi·uttamento

IL NEPOTISMO

A ncora nel X X secolo, il nepotismo ha un ruol o straord i nario, perl omeno al i ' i nterno
del papato. Questo cost ume, a differenza del l a si monìa, risale al l a pi ù antica e poca
cristiana. Q u i , per dav vero, si ri trova u n ' a utentica t rad i zi one apostol ica, giacché i l
pri m ato del parentado ebbe i n izio con l a stessa fam i g l i a d i Gesù. I nfatti , sebbene suo
frate l l o G i acomo non fosse né apostolo né suo seguace, mentr 'era in v i ta Gesù, egl i
assunse l a guida del la com u n i tà pri m i t i v a dopo l a di part i ta di Pietro. Quando G i acomo
morì , restò a g u i darla suo cugi no S i mone bar K lopas. In seguito, anche altri mem bri
de l l a fam i g l i a di Gesù occ uparono il "seggio vescov i l e" di Gerusal e m m e ; ecco perché
il teol ogo Stauffer parl a add i ri ttura di u n "ca l i ffato di G i acomo" 1 79 •
A l l a fi ne del l i secolo conosciamo altre sed i e vescov i l i ered i tarie. Pol i c rate di Efeso
è l ' ottavo vescovo nel l ' a m b i to de l l a propria fam i g l ia. I n una diatri ba ecclesiale con
Roma si ri chi ama solennemente ai s uoi consangui nei , suoi predecessori . "Sette dei
m i e i parenti sono stati vescov i , e io sono l ' ottavo" . A l l a fi ne del IV secolo, l a chi esa
di Cappadocia, in base ad ogni appare nza, è saldamente nel l e mani di poche grandi
fam i g l ie. Il santo G regorio di Nazianzo era fi gl i o di un vescovo omoni mo, e vescovo
fu pure il c u g i no di G regorio, A n fi l ochio. Frate l l i di vescovi sono colà, in quel tem po,
i santi Basi l i o e G regorio di Ni ssa. Nel l a ci ttà di A l essandria, nel tardo IV secolo, al
santo Attanasio ( 1 , cap.8) succede come patri arca suo frate l l o Pietro e, al i ' i n i z i o del
V secolo, al patriarca subentra il d i l u i n i pote, il santo C i ri l lo, al q uale succede a sua
vol ta il rispett i v o ni pote Di oscoro. In quel te m po, il sog l i o patriarcale di A ntioc h i a è
occ u pato dal l ' arci vescovo G i ovan n i , del quale d i v enta s uccessore i l n i pote Domno. A
Roma, nel V I secolo, papa S i l verio è fi g l i o del papa Orm i sda; e i l dottore del la c h i esa
papa G regori o l, il "G rande", d i scende da una fam i g l i a che ha prodotto già d ue "v i cari
di Cri sto" I Ho .
U n ' i scrizione del V secolo, da Narn i , ci fa sapere: "Qu i ri posa i l vescovo Panc razio,
fi g l i o del vescovo Pancrazio, frate l l o del vescovo Erc u l i o" ( h i c q u iesc i t Pancrati us
H1
499 epi scopus, fi l i us Pancrat i epi scopi , frater Herc u l i epi scopi ) 1 •
Tra i vescov i del la Gal l i a del V secol o, che appartengono tutti q uanti al i ' ari stoc razia
del paese, mol ti sono i m parentati tra di loro: i vescov i R u ricio l e Ruricio Il di Li moges
col vescovo Eufrasio di C l ermont, il vescovo Esichio di Vienne è il pad re del vescovo
Av i to di Vienne e del vescovo A pol l i nare di Val e nce. L' ari stoc rat ico vescovo S i donio
A pol l i nare d i C l e rmont è padre del vescovo A pol l i nare di Clermont. I l mem bro del l 'alta
nobi l tà Euche rio di Lione ( i vi vescovo dal 434) è pad re del vescovo Verano di Vence
(vescovo del l uogo da 442) e padre del vescov o Salonio d i G i ne v ra (vescovo l ocal e dal
439) . Il vescovo Re m i g i o d i Rei m s ( i nsedi ato n e l i ' a l ta carica a 22 a n n i , a d i s petto del l a
rego la per cui un vescovo doveva avere al meno 40 o 45 an n i ) è fratel l o del vescovo
Pri n c i p i o di Soi ssons. Il cui successore Lupo è n i pote dei due frate l l i . l frate l l i Petronio
Il nepotismo 393

e Marce l l o sono, uno dopo l ' al tro, vescov i di Die. I tre v escov i di Tours - Eustochio,
Vol u s i ano e Perpetuo - di scendono dal l a medesi ma fam i g l i a senatori ale e si s uccedono
senza i nterruzione sul medes i m o seggio vesco v i l e 182 •
A l la domanda: "Quando trov iamo parenti di un papa i n q ual i tà di ai utanti e benefi ­
ci ari del suo potere nel l a cerc h i a del lo stesso pontefice?" , Wol fgang Rei n hard dà, nel la
"Zei tschrift fUr K i rchengeschichte" del 1 975, una ri sposta molto laconica: " Praticamente
sempre !" . E g l i apologeti hanno trovato gi usti fi cazione di ciò ancora nel X I X secolo,
ram mentando che anche tra i di scepol i particolarmente v i c i n i a Gesù c ' e rano stati i suoi
consangui nei 183 •
Le egemonie vescovi l i di fam i gl ia, fi orenti anche nel l ' età moderna, e che è diffi c i l e
i m magi narsi come vocazi oni particolarmente sov rannatural i , evidenziano - pi ù di l unghi
di scorsi - q uanto attraente fosse per l e classi superi ori l a professione sacerdotale, e come
sem pre pi ù al lettante d i ventasse di secolo in secolo.
Per la c h i esa, q uesto fenomeno com portava vantaggi e svantagg i . Da u n lato, l a
ricchezza pri v ata d i m o l t i d i q uesti chi erici ampl i av a ul teri ormente l a ricchezza d e l l a
chi esa, i n parte spontaneamente, i n parte gi uri sd i zi onal mente. Dal l 'altro, tal e ricchezza
era m i nacci ata proprio dal i ' econom i a nepoti stica predom i nante per tanti secol i . soo
Nei pri m i tem pi , fu prassi generale che d i gn i tari cleri cal i , rel i giosi e monac i , q ual ora
non avessero parenti molto prossi m i , l asciassero il loro patri monio al l a c h i e sa, i l che
aveva un peso tanto maggiore in q uanto i vescov i stessi veni vano sol i tamente da ricche
fam i g l i e . Ma l à dove il clero non desi gnava volontari amente la c h i esa come ereditiera,
fu presto essa ad i nd u rve l i coerc i ti vamente. Eppure , fin da pri nci pio, i l suo i nteresse
"era i nd i ri zzato ad una metamorfosi del d i ri tto d i successi one, in special modo ad una
sol uzione dei vecchi v i ncol i di di ri tto fam i l i are" ( Dopsc h , cfr. I 1 39 ss.) 1 84•
G i à i n epoche protocri stiane si cercò di mettere al sicuro la proprietà chi esastica
dal la svend i ta o dal lo sperpero dei parenti . A part i re dal l a metà del II secolo, tutto
ciò che il sacerdote ri ceveva dopo la sua ord i nazione sarebbe dov uto appartenere alla
c h i esa, tranne l ' ered i tà paterna. Tuttav ia, mentre ogni chi eri co, consacrato senza u n
s u o patri monio, ma c h e poi acq u i stava fondi i n propri o nome, doveva farl i i ntestare
al l a chi esa, i vescov i i n v ece potevano d i s porre per d i sposizi one testamentari a del pa­
tri monio pri vato, di ori g i ne non chi esasti ca, conseguito pri ma e dopo l ' assunzi one del
suo ufficio. Ove però u n vescovo cedesse una propri età chiesastica per via e redi taria, i l
suo successore doveva o rec lamare q uesti beni o pretendere u n risarci men to per essi . I l
d i v i eto d i trasmettere ben i chiesastici a parenti dei vescov i - pro m u l gato tra l 'al tro dal
dec i m o conc i l i o di Tol edo (656) e dal secondo conci l i o di N i cea (787) - d i venne parte
i n tegrante del di ri tto canon i co 18 5 •
Va ri marcato che anche l ' i ntroduzione del cel i bato come precetto v i ncolante - come
sottol i nea Wolfgang Rei n hard nel l a sua ricerca sul "nepotismo" - "è connessa in ma­
n i era doc u mentabi l e con l a paura di perdere il patri monio del l a chi esa" . Certamente ,
394 Sfruttamento

i l cel i bato di sacerdoti e vescov i serve non da u l t i m o ad e v i tare peri colosi casi d i
successione, come d e l resto s i am mette apertamente. Così , ad esem pio, papa Pel agio
l (556-56 1 ) nom i na un pad re di fam i g l i a a vescovo solo al l 'espl i c i ta cond izi one che
costu i prepari u n elenco dettagl i ato e com pl eto del suo patri monio, senza ! asci arne la
1
m i n i ma parte i n ered i tà ai suoi fi g l i 86 •
501 Fu oggetto di freq uenti d i scussioni la q uestione se ai c h i eri ci fosse lecito a l i e nare
un bene eccl esiastico o i re l at i v i ricav i . I l q uarto conci l i o di Cartagi ne (398) proi bì ai
vescov i la vend i ta senza l ' approvazione dei loro c h i e rici , e a q uesti di vendere senza
l 'autori zzazione del vescovo. In casi particolari , nel la pratica, il vescovo poteva svendere
edi fi c i , oggett i , suppe l letti l i , o anche sch iavi appartenenti al l a c h i esa. Pe r la veri tà, i l
d i v i eto di al ienare ben i chi esasti c i - i n q uanto rappresentano, secondo i l mode l l o ro­
mano, beni di Dio - acq ui stò se m pre pi ù marcatamente val i d i tà e forza dal l ' i n i zio del
V secolo, fino ad essere elevato a pri ncipio g i u ridico nel 470 dag l i i m peratori romani
d ' Oriente Il!? _
Mol to com prensi bi l mente, però, ancor pi ù che al patri mon i o del suo c l e ro, l a chi esa
teneva soprattutto ad assicurarsi quel l o dei l a i c i . E non è esagerato annoverare la cacc ia
al l e ered i tà tra l e pi ù i m portanti e, senz'ombra d i du bbio, tra le pi ù redd i t i z i e pre m u re
pastoral i di tutti i tem pi .

L A CACCIA ALLE EREIJITÀ

Dopo che Costanti no, nel 3 2 1 , conferì al l a chi esa t i tolo e facol tà di ered i tare - fonte
i nesauri bi l e di ricchezza fi no ai nostri gi orni - molti cristian i , al fi ne di sal vare l e loro
a n i m e , lasciarono ad essa i n tutto o i n parte proprietà terri ere o val ori l i q u i d i . I l che,
certamente, solo i n casi assai rari a \'Veniva per spontanea i n i ziativa. Perché era i ncessante
l ' azi one di i nc u l care, ne l l e fi g l i e e nei fi g l i , la necessità di donare - per la sal vezza del l e
loro ani me - i loro sol di e i loro averi , i nte ramente o al meno parzial mente, a l l a Madre
Chi esa. I ncessantemente, di ritto e prassi eccl esiastici operavano a l l o scopo d i agevol are
e di acc resce re devol uzi oni e stanziamenti a fa\·ore del c l e ro. Di venne usanza consol i ­
data, i n mancanza di prole, di i ntestare la chi esa q uale u n i ca erede, devol vendole anche
altre donazioni per l ' otteni mento del regno dei ciel i . Nel l a Roma occ identale come i n
quel l a oriental e , l a legislazione stata l e favori va i l passaggio d i vol tura testame ntari a del
patri monio di base al l e sed i ecclesiastiche. E i " padri" ammoni vano i nsi stentemente che
la sal vezza de li 'ani ma non veniva sol lecitata qual ora si l asci assero sol di e possed i menti
al pare ntado 1 &�.
502 Una del l e pi ù spettacol ari e red i tà q uesti pescatori d i ani me la m i sero a segno con l a
giovane, appe na ventenne M e l a n i a e s u o mari to Pi niano, forse l a pi ù ricca fam i g l i a d i
tutto l ' I m pero romano ( 1 422 s . ) : una coppia di m i l i ardari c h e i ntendeva v i ve re otte m-
La caccia alle eredità 395

perando al monito di Gesù "vendi tutto q uel l o che hai . . . ". I n casi del genere, la c h iesa
non aveva che da dare consi g l i . . . e al l u ngare la mano. I contem poranei defi n i scono i l
patri monio dei due ' C resi ' l etteral mente " i ncalcol abi l e" (anari t h meton). I n tutta I tal ia,
in S pagna, Gal l i a, Afri ca, B ri tanni a, q ue l l a coppia è t i tolare di fondi agricol i con deci ne
d i m i g l i ai a di sch i av i . Solo 8000 d i q uesti accettano il loro ri l asci o quando si i ncom i ncia
a vendere q ueste i m mensurabi l i propri età ; ne conseguono capi tal i gi gantesch i che si
1 9
ri v e rsano s u c h i ese, monasteri , pie associazioni 8 .
Nel l ' estate del 4 1 0, q uando Melan i a, sua madre A l bi na e suo m ari to Pi n i ano, i n fuga
dal i ' i n v asione di A l ari co, approdano a I ppona, c i ttà del vescovo A gosti no, si add i v i ene
a " meschine d i atri be" - così l e chiama il teologo cattol ico Cl évenot - al i ' i nterno de li 'alto
cl ero. "Se l i strappano l ettera l mente dal l e mani g l i u n i dagl i altri . R i v al i tà, confl i tti ,
d i sord i n i : di q uesta torta, ci asc uno v uole avere per sé la sua fetta" . Ma l ' a utore del l a
"Vita del l a santa Melania" scri ve al ri guardo: " A larico raggi unse i n fi ne l e terre che i
beati avevano appena venduto. E tutti l odarono i l S i gnore di tutte le cose di cendo: fel i c i
quel l i che, p e r vendere i loro ben i , n o n hanno aspettato c h e arri vassero i barbari ! " . Però,
beati anche q uel l i ai q ual i il cam bio di potere non i n fl i gge alcuna perd i ta ; e tra q uesti
c'è senz'al tro l a chiesa d i Roma. In q ue l l a congi u ntura, l e furono trasferi t i molti ti tol i
di proprietà, e tra essi q ue l l i di Melani a ! ( U n terzo del suo patri monio sarebbe bastato
a pagare il sol do per tre anni al l ' i ntera armata di A l arico) 1 90. _
A ssai d i p i ù si guadagna però con le mol titudi n i dei credent i , che oramai , col prete­
sto del l a sal vezza del l e a n i m e , vengono sal assate senza scrupol i attraverso i secol i , i n
q uanto sono "di ssanguate dal clero" , mentre q uesto "sfrutta special mente l a debol ezza
del l e don ne, per ottenere i n caso di morte donazioni al la c h i esa, a danno del l e ri spett i v e
191 •
fam i g l i e" ( Dopsch)
A bbiamo già documentato i n d i v e rsi mod i , attraverso testi del l e epoche p i ù d i v e rse ,
come od i osamente , i n maniera i nd i c i b i l mente d i s u mana, la c h iesa di sprezzi la fam i g l i a, 503
propri o quel l a che essa sol i tamente (e natura l m e nte per i l suo esc l u s i v o vantaggio)
glori fi ca in m i s u ra straordi nari a ; e come essa strappi gli uni dagl i altri nel modo pi ù
brutale i consangui nei , i l " prossi mo" di ogni i nd i v iduo, per amore esc l u s i v o dei propri
i n teressi (l 1 39 ss. ) . Dice la chi esa: per amore di Dio. Diciamo in rea l tà : per amore
del denaro. (Solo i l cod ice penale scon s i g l i a , a q uesto punto, di fare u n ' identi fi cazione
ancora pi ù e v i dente. )
Neanche per un i stante, ove si tratti di denaro, i pi ù osannati santi , i pi ù celebri padri
e dottori del l a chi esa, esi tano a spaccare tra loro gen i tori e fi gl i , esi gendo che q uesti l i
di seredi no - del tutto o i n parte - a favore del l a c h i esa.
Nemmeno per il bene di tanti bam b i n i il santo C i priano permette che c i si preocc upi
pi ù di tanto. "Dio ri metterà i tuoi tesori , q uel l i che vorresti conservare per i tuoi ered i .
Sarà l ui i l t utore dei tuoi fi gl i". San G i rolamo esi ge dai sacerdoti che non l asci no a i loro
fi g l i la proprietà da loro acc u m u l ata, e che lasc i no i nvece tutto ai poveri e al l a c h i esa.
396 S.fhtttamento

Ma i non re l i gi osi , se hanno fi gl i , farebbero bene a desi gnare Cri sto quale coerede .
G i rolamo esal ta la vedova Paol a che, dopo la morte d i suo mari to, abbandonò "senza
una l acri ma" i suoi bam b i n i che l a i m pl oravano di restare con loro, che anzi non l asci ò
loro neanche u n a moneta de l l a s u a ricc hezza, ma al contrario u n grande i ndebitamen­
to. Lo stesso Sal v i ano, descri vendo nel V secol o l a m i seria del l e masse i n modo tanto
icastico, acc usa i credenti di non l egare più i loro averi a l l a chi esa, come facevano i
pri m i cri st i a n i . Perché costoro, sebbene mantengano i loro ben i mentre sono i n v i ta,
dovrebbero ricordarsi al meno sul l etto d i morte d i aver av uto n u l l 'altro che u n bene di
cui il vero propri etari o è solo l a chi esa. " C h i lascia i n ered i tà i l suo patri monio ai fi g l i
anzi c hé a l l a c h i esa, agi sce contro i l volere d i Dio e contro i l suo proprio vantaggio.
Mentre si preoccupa del terreno be nessere dei suoi fi g l i , col ui danneggia se stesso,
19
trasc urando il suo stesso benessere in c i e l o" 2 •
Nel l a sua omelia " A i ricch i " , i l santo Basi l i o gi udica la pre v i denza verso i fi g l i solo
un pretesto adottato dag l i av i d i . Di rado, i nol tre, la ricc hezza av uta in eredità porta
504 bened i zione. E per l e persone sposate vale al trettanto il dettame evange l i co: vendi t utto
q uel l o che hai . In fin dei conti , chi potre bbe mai " garanti re per la vol ontà del fi gl i o d i
i m piegare saggiamente i be ni e red i tat i ? . . . Sta dunque attento di non dare a d al tri ma­
teria per peccare con l a ri cc hezza che tu hai acc u m u l ato con m i l l e fatiche, cosa d i c u i
ti vedresti poi punito doppi amente: una v ol ta per i l torto c h e tu stesso h a i com m esso,
e in secondo l uogo per q uel lo che tu stesso hai i ndotto negl i altri . Ma la tua a n i m a non
ti sta forse pi ù a cuore di q ualsiasi bam bi no? Non è pi ù prossi ma a te di tutto il resto?
Ebbene, giacché essa è per te la pi ù v i c i na di tutt i , tu donale anche l a m i gl i ore eredi tà,
dà a lei copi osa l i nfa v i tale, e dopo d i v i derai i l resto tra i fi gl i ! Certo, anche quei fi gl i
che dai gen i tori non hanno eredi tato n u l l a s i sono spesso cost ru iti del l e case . M a c h i
9
av rà pi età del l a t u a ani ma, s e tu stesso la trasc uri ?" 1 3 •
Mai , i nol tre , i l clero trasc urò di raffi gurare, enfati zzandole, tutte le an gosce del l 'ora
del l a morte, del g i ud i zi o uni versal e, del l ' i nferno, per t utto i l tempo necessari o fi nché
l e pecore l l e terrori zzate erano pronte a com prarse ne il ri scatto in cielo col loro te rreno
patri monio. Proprio sul l etto d i morte molti gen i tori supp l i cavano i loro fi g l i a non
94
trattenere per sé n u l l a dei loro averi 1 •
Nel IV secolo, perfi no le l eggi degl i i m peratori romani com provano la m i seri a d i
i n n u merevol i fa m i g l i e provocata dal l e grandi sovvenzioni a favore del l a c h i esa. Per
q uesta ragione, già Val enti n iano l ( 364-375 ) procede energicamente contro i l procac­
ciamento del l e ered i tà ope rato in tutti i mod i dal clero. Nel 370 egl i v i eta a rel i g i osi e
monaci di v i si tare le di more di vedove e di orfa n i , d i c h i arando i l l ec i te e n u l l e tutte l e
donazioni e g l i atti d i successione fatti d a loro, nonché d a al tre donne che - col pretesto
de l l a re l i gione - erano desti nate a d i v e ntare ostaggio d i preti ri cattatori . G i à a l l ora, l a
questione doveva aver assunto tal i d i mensi o n i , che i l decreto m i nacciava di confi sca l e
d i s posi zioni testamentarie i ntestate a re l i gi osi , ad eccezione d e i parenti legi tti mamen te
Note 397

e red i . E già due decen n i pi ù tard i , per porre di n uovo un freno a l l a c lericale cacci a al l e
e redi tà, c ' è u n a l egge di Teodosio - c h e presto, per q uanto appai a sconcertante, verrà
n uovamente abrogata 19 5 .
Ma i l pi ù del l e vol te g l i i m pe ratori , d i fronte agl i atteggiamenti ( fi nanzi ari ) del l a
chi esa, n o n furono genera l m ente i n grado di i mporsi . Una l egge di Teodosio, del l ' anno 505
390, i ntesa a ri cacci are nei loro e re m i desertici i monaci v aganti e mendicanti n e l l e
ci ttà, dovette essere i n parte ri ti rata dopo appena due anni . I nfatti , i l prov v ed i m en to
contro l a c i rconvenzi one per le eredi tà, prati cata da rel i giosi e monaci nei confronti d i
vedove e d i orfani , c o m e pure contro l a rec l usione i n convento d i giovani d o n n e e l a
rapi na fi nanziaria d e i loro bam b i n i da parte d e l clero, decretato da Teodosio i l 2 1 g i ugno
390, venne ri trattato già due mesi dopo, il 23 agosto, in seg u i to al l a protesta del santo
A m brogio. E così fu per altre leggi analoghe, in Occidente come in Oriente. Ciò che
gli i m pe ratori d i s pongono al l o scopo d i frenare l o sfruttamento cl ericale, v i ene pri m a
o p o i abol i to da loro stessi , q uando n o n l o fanno i loro successori 196 •
A l l a fi ne , l a medes i m a corruzione preval se i n entra m be le parti del mondo. A conti
fatti , Stato e C h i esa fi n i ranno per di ssanguare il popolo facendo causa com une, oss i a
remando nel l a stessa d i rezione. D o v e s i ri trova l a p rosecuzione del l o schi a v i smo. 506

NOTE

1
0 Zeno c i tato in Fichtenau, Askese und Laster 95
02 B ogaert 867 ss.
03 Sal v i ano ad ecci. 1 , 1
� Dann e n bauer i 243
'" G i rolamo ep. 1 23
<x> Staats, Deposita pietatis 4, nota 6
07 Pli:ichl 95. Sommerlad I 3 0 1 . Sei pel 84
"" Tertul l i ano apo/oget. 39,5 ss. I reneo adv. haer. 4, 1 8,6
w Wi e l i n g 1 1 92 s. Plachi 94 s.
"" B ogaert 867. Staats, Deposita pietatis 5 s.
1 "1
I Cor. 9,4 ss. Gal . 6,6. Ci pri ano ep.66. Ori gene in nwn. horn. 1 1 . 1 . Teodoreto Mops. in ep. ad Eph . Ago­
sti n o de op. mon. 1 6. 1 7. Pre i s ker, Das Ethos l 03 , 1 74
1 "2
S u o r i g i n e e for m a z i o n e d e g l i uffi c i ecc l es i a s t i c i v e d i p e r m a g g i o r i part i c o l ari : Desc h n e r, Hahn
223 ss.
1w Cfr. I g n . Ephes. 6, 1 . Tral l . 3 , 1 . S m y rn . 8 , 1 s . � 9 , 1 . Magn. 7 , 1 . Phi lad. 7 , 2 . , e p i ù
1
'" Schwer, A rmenpjlege 695
"" N y l an d e r 23. Plachi 95 s.
1 "6
Cod. Theod. 1 6,2,8. Nov. Val e n t . I I I 23 . Drexhage 547, 550, Pl i:ic h l 96
1 1 17 D i d ascal i a 9 s . ; 1 5 ; 1 8. S taats, Deposita pietatis 7
1"' LTh K l . A. I I I 399 s. Caspar I 40
"" Wi e l i n g 1 1 93 . Caspar I 40 s .
1 1"
Eusebi o h. e. 6,43 , I l . Pli:ic h l 95. G ii l zow, Kallist l 02 ss. S taats, Deposita pietatis 8
398 S.fi-tttta me n to

111 Ci pri ano ep. 4 1 ; 62,3 . S taats, Deposita pietatis 8


11
' dtv-Lcxikon Geschichte I I I 283 . Frend, Martyrdom 433 s. Staats, Deposita 8 s. A ndresen, Die K i rchen
288 s . . ci tato da Staats. i bi dem
11' Bogaert 85 1 s. LTh K I . A . V l 4 1 3 s.
1 1 " Pol i carpo d i S m i rna 4,3. Dem pf. Geiste.�geschichte 1 1 6. Staats . Deposita 6 s .. 27

1 1 5 Harnack , Min·imt u n d Ausbreitung l 1 27. Ci tato i n S taats. Deposita 5 f.


1 1 (' Eusebi o h. e. 7.5, 1 s. Cfr. 4.23 . 1 0. Staats. Deposita 6

117
Staats. Deposi ta 1 3 . con riferi mento a Ci priano ep. 4 1 - 43
1 1 " Bogaert 869

1 1 ''
K u uj o 1 68 s. Reinhard 1 49, c o n ri spett i v a nota 22
"" Cod. Theod. 1 6,2.4. Cod. J ust. 1 .2 . 1 4. 1 ; 1 ,2 . 1 4.9; 1 ,2.23.2. Nov. J ust. 7.4; I l i . l . Wie l i ng 1 1 93 s. Caspar
l 1 3 1 ss. B ogaert 867. Caspar l 1 3 1 ss. Dannenbauer l 63 s.
'" Sozomeno 1 .8. 1 O. Bogaert 867 s . G regoro v i u s l 1 69. Dopsch , Wirtsclwjiliche u. soz. Grundlagen I l
206 s .
' " Wi e l i n g 1 1 94. Bogaert 868
"' Bogaert 872 s. Heussi . Der Ursprung des Miinchlltm.� . 1 82. nota l . Pi tl di stesamente: Deschner. Hal111
329 ss.
"" Parti col areggiatamente s u l l ' att i v i tà sociale del monachesi mo: Savram i s 24 ss.
' " Atanas i o Vita A/1/. 44. Cri sostomo lwm. I l in l ep. ad Tim. A ugust. de opere monach. c. 22. Kober.
Die kiilperliche Ziichtigung 395. Lei poldt, Se/tenute 70. Heuss i . Der Urspnmg des Miinchtums 1 1 4 s . .
3 0 1 s s . A l l ' opposto l ' abbel l i mento c h e ne fa N i g g i n Geheimni.1· der Miinche 48: per altri aspetti i b i ­
dem 30
"'' Matteo 6,25 ss .. 6.3 1 ss .. Luca. 1 2.22 ss .. l 0.39. RAC l 588. Troe ltsch. Soziallehren l 45. Pég u )
1 02 s.
1 07
Cfr. Lettera ai Romani 1 ,29 ss. : l Cor. 5, 1 O s . ; I l Cor. 6,6 s. Lettera ai Galati 5, 1 9 ss. : Eph. 4,2 ; 5,22 ss.
Lettera Colossesi 3,5 ss . : 3 . 1 8 ss. Ul teriori riferi menti bibli ografici i n Schwer, Beruf 1 48 ss., 1 54 ss. Ved i
anche B uonai uti 1 48. Hol zapfel 1 50 s.
"" Troel tsch, Soziallehren l 3 1 6, nota 1 37 e pag.344. Cfr. anche 327. nota 1 45. Eberle 47 ss.
"'' Pi ù particolari i n Dorri es. Wort und Stunde l 277 ss.
'"' Vi ta Pachom i i c.5: c. 7. Zockler 20 1 ss. Fichtenau, Askese wul Laster 66. Ranke-Heinemann 1 4. N i g g .
Geheimni�· der Miinche 6 8 . Bach t 2 1 5
'" Teodoreto Pherme I O. Sch i w i etz l 1 76 ss . . 1 87, 206 ss . . 2 1 9 ss. G rlitzmacher, Pachomius 48 s . , 1 35.
Dorri es, Wort und Stunde l 297 ss.
'" Evagri o Pontico C. pract. ad Anat. 6. Hol zapfel 1 92 ss .. Pri nz. Friihes Miinchtum 533
'" Reg. Bened. c. 50. Pri nz. Frlihes Monchtum 533 ss. G rlinwald 1 25 ss.
''" A gosti no Reg. l Reg. Bened. c. l s.: 5 ; 7 (Gehorsam ) : c . 33 ; 55 ( Ei gentum). Zockler 360 s . , 264 ss. Zum-
keller 1 36 ss. Balthasar, Ordensregeln 1 23 . Savram i s 59
"' Wi l pert, J . . 42 ss. Schi wi etz l 1 76 ss . . 206. G rlitzmacher, Pachomius 1 3 5
'"' R u fi na hi.l'loria ecc/. 2 .4. H i st. Laus. c. I O. G rlitzmacher, Pacho m i u s l 0 1 s .. Sav ram i s 46 ss.
'' 7 Ci tato in Andresen. Frlihes Monchtum l 43 . Dan nenbauer l 1 66 s.

''" Li ban i o or. 30, 1 1 . Oldenberg. Buddha 326 s. Savram i s 59 s. Menschi ng. Sozio/ogie 1 29. Ti n nefeld, Die
.fi'iilzbyzantinische Gesellsclwji 23 . Kos m i nski/S kask i n I l
' ''' Tutte l e fonti documentari e i n RAC X l i i 552 ss. , 574. Bogaert 874
'�' Zos i m o 4.23 . LThK l . A. X l 095
' " ' Hermes sim 9.26. Pol i carpo di S m i rn e ad Phil. c. l l Eusebi o hi storia e. 5, 1 8,2 ; 5,28. 1 O ss. Bauer, Rccht­
glaubigkeit 1 26 ss. Andresen. Die Kirchen 2 1 O. R i g uardo a Montano e al montan i smo: Deschner, Hahn
322 ss.
Note 399

1 "' Ci pri ano ep. 50; 52. Staats, Deposita 2 1 s.


1 "' Ori gene in Matt. 1 6, 2 1 s . B u rckhardt 1 1 9. Andresen. Die Kirchen 304 s. Staats, Deposita l O
1"" Cfr. o l tre al l a Kri m i nalgeschichte I l 94 s s . , Clévenot, Die Christen I I I s s . , specie 1 1 6 s. Staats,
Deposita 20 s.
1 "5 Staats, i bidem I O
1 "'' Eusebi o hist. e. 7,30, 1 4. Kraft 4 1 1 . Schniirer l 6. Clévenot. Die Christen ! 57 ss. Cfr anche Deschner,
Das Kreuz 1 82
1 -47 Eusebi o h. e. 7,32,3 s .
1 "" Ci pri ano B K V 34, 1 9 1 8, 96 s. Ci tato i n Cl évenot, D i e Chri sten 1 50. Klauser 1 40 ss. S taats, Depo ­
sita I O
1 "'' Can. apost. c . 57; 59. Cfr, nel V seco l o anche Sal v i an o gub. dei 5,56. Kober, Deposition 689 s s .
Stemberg 1 96
1 .• • Esodo 22,25. Lev i tico 25,35 ss. Deuteronomi o 23, 1 9 s. Cfr. Ezechiele 1 8,8. Platone de le g. 5,742. Aristotele
Poi . 1 ,3 . Conc. N i c . c . 1 7. I l ari o d i Poi tiers Tract. in ps. 1 4, 1 5. G regori o d i Nazianzo or. 1 6, 1 8. Lattanzio
inst. 6, 1 8. A mbrogi o de Nab. 4, 1 5. A gost i n o en. in ps. 1 28,6; en. i n ps. 36. serm . 3 ,6. Schi l l i ng , Reichturn
9 1 s . , 1 1 5 , 1 37. Seipel 1 67 ss.
1 51 Crisostomo horn . 6 1 in Mt. Kober, Deposition 705. Eban 1 39 s. Pi renne, Saziai- und Wirtschaftsge­
schichte 1 37
2
15 Syn. El v i ra c. 1 9 s . ; 28; 48. B ogaert 852. LThK l . A. V I I 1 3 1 . Plochl 95. B l azques 653 s. C l év enot, Die
Christen 1 70 ss.
"' Conc. N i c . (325) c . 1 7. Cfr. Syn. El v i ra (306) c. 20. Syn. Arles (3 1 4) c. 1 2. Syn. Laodi c . c . 4. Syn.
Karthag . (397) c . l 6. Syn Arles (443 ) c . l 4. S y n . Agde (506) c . 64; c . 69. Cfr. anche S u l p. Sev.
Chron. 1 , 2 3 . Kober. Die Deposition 6 1 0. Schm i tz, Die Buj3bucher und die Buj3disciplin 292 s s .
Hel l i n ger 90 s.
1 -'" Drexhage 548 s. con n u merose i nd i cazi oni b i b l i ografiche
1" Agosti n o serrn . 355,6. G i rolamo ep. 2,33. N i l . S i n . ep. 2 , 1 0 1 . Job. Cass. de inst. coen. 7,2; 7,6;
7,9 s. G reg. l ep. 1 ,40; 1 2,6. Kraft 387 s . Bogaert 873 s . , 890. Bardenhewer I V 558 ss. Dannenbauer l
1 65 s.
1 "' G regori o di Tours hist. Frane. 3 ,34. Tutte l e fonti i n RAC XIII 55 1 s . , 556. B ogaert 877
157 G regori o di Tours hist. Frane. 4, 1 2 ; 5,5. ACO 2 , 1 ,353 . B ogaert 872. G i esecke 1 22 s.
l .<H
A m brogio o.ff 1 , 1 85. G i rolamo ep. 52,5,3. Bogaert 868. RAC X I I I 549 s . , 570 ss. Schi n z i nger 50
1 "' G i ovanni Crisostomo in Mt. horn . 39,3 ( PG 57,437 C). Horn 92 l . Ti n nefe l d , Die fruhbyzantinische Ge-
sel/schaji 22. Clévenot, Der Triurnph 96
1"' Clévenot i b i dem 93 . Tinnefe l d . Die jruhbizantinische Gesel/schaft 2 1
1"1 Cod.Theod. 1 6,2,27. Clévenot, Der Triurnph 93 ss.
1 "'Clévenot, Der Triurnph 96
"'' Ibidem 99 s. h
1"" Teodoreto i l Lettore h. e. 2,55. Bogaert 868. Dopsch. Wirtschajtliche und soziale Grundlagen 1 1 206.

Caspar l 1 24 ss. 1 3 1 , Il 326 s. Andresen, Die Kirchen 602


5
"' Schubert, H. v. l l 02. Caspar l 1 27. A rno! d ci tato in Staats, Deposita 27 s .. dove si trova i n d i cata la
fonte
""' G regori o di Tours hist. Fr. 4,26; 6.36; 7 ,40; l O, 1 9. Bogaert 868 s.
1 <-7 Clévenot, Der Triurnph 66

""' Cod.Theod. 1 ,27, 1 s . ; 1 6,2,7. RAC I I I 339. Caspar l 1 34 s . , 1 56. Dannenbauer l 64. Voe l k l , Kaiser Kon­
stantin 93. Klauser, BischOfe 1 72 ss. Chrysos 1 1 9 ss. Lan genfe l d 1 1 6 s.
lm
Treucker 26 ss. Mai er, Die Verwandlung 6 1 2. Noeth l i chs, Zur Einjiuj3nahme 1 53 . Pri nz, Die bischojiiche
Stadtherrschaji 8 ss., 1 2 ss. Reinhard 1 49 . H e l d 1 32 . Gassmann 64, 67ss.
400 S.fi·uttamento

1 7" S i nesio ep. 57


1 71 Bas i l i o (ad Eusebio d i Samosata anno 373 ) ep. 4 1 ; 49. G i rolamo ep. 33. Lecky I l 1 23. B u rc k hardt 3 06 .
Caspar l 259. Lei poldt. 14m Epidauros bis Lourdes 20 1 . Cfr. Deschner, Halm 236 s s .
1 " C o d . Theod. 1 6,2.20. A m m i ano 27.3 . 1 4 s. G i rolamo co/lira Joh . Hieros. c. 7. Ste i n . Vom rijmischen 330.
Caspar l 1 96 s. Hartke 422. Andresen, Die Kirchen 403 . Clévenot. Der Triumph 45. 63 s. Cfr. anche
Kriminalgeschichte l I l ss.
"' Syn. Sard. c. 2. G regorio d i Nazianzo or. 2,3 ; 1 8.35. Basi l i o d i Cesarea ep. 53 Atanas i o Apologia ad
Const. lmp. 28. A m brogi o serm. c. Auxellt. RAC X l 924. Baur. Der heilige Johannes Chrysostomus I I
1 2 1 . Hauck. A . l 77. Ache l i s 1 82. Wei tzel 9 s.
1 7� G regori o l ep. 4.24; 8,3; 8.3 5 ; 1 3.22. Wetzen/Welte X 1 65 s. LTh K l . A . I X 582. Dudden 1 400 s. Meier

-Welcker 68. Z i m mermann . Papst-absetzungen 1 74


"' Bogaert 855. Meier-Wel cker 63 s. Wei tzel 7 s .. I l ss.
"" Syn. El v i ra (306) c. 48. Dresdner 37. Meier-Welcker 64
1 77 A m brogi o off. 2.23, 1 1 7 s. G regori o di Tours hist. Fr. 3 . 2 ; 4,35; l 0,26. e altri . B ogaert 87 1 s . , con molti
altri dati probatori . Meier-Wel cker 63 s . Thiele, St11dien 1 1 4 ss. Lautermann 3 2
1 "' Meier-Welcker 6 2 . 64
l ?>
E. S tauffer. ci tato in Cornfeld/ Botterweck I l 397
1 � ' Eusebi o h. e. 5,24,6. l o seguo qui Reinhard 1 47 s.
1 " 1 Di ehi 1 97 (N r. l 030)
1 "' G regorio d i Tours hist. Fr. 3 . 2 : 1 0.3 1 . Hei nzel mann . Bischllj.\·herr.\·cht!fi 233 ss. Gassmann 50 s s . , 1 43
1 "' Rei n hard 1 45 s.
1"' Dopsch. Wirtschajiliche wul sozia/e Grundlagen l 1 52 ss.

I H." A post. Can. c . 26; 39 s. Syn. A ncyra (3 1 4) c . 1 4. 3 . Syn. Karth. (397) c. 49. 4. Syn. Karth. (4 1 9) c.32.
Syn. Agde (506) c. 54. Plachi 97. Jones. The later Romwr Empire I l 895 s . Rein hard 1 49
" "' Pelagio l ep. 33. Cfr. anche M G H Consti t. l 1 893 , 70 ss. Kraft 49. R e i n hard 1 49. Clévenot. Die Christen
1 17
1 "' Tutti i dati d i mostrati v i i n : RAC X I I I 549. Dopsch. Wirtscha.filiche und .1·oziale Grwrd/agen I l 206
1 "" Cod. Theod. 1 6,2.4. Lecky Il 1 07 s. Sommerlad 1 304 s . Dopsch. Wirtschqfiliche und sozia/e Gruml/agen
Il 206. Caspar l 1 3 1 . Andresen. Die Kirchen 602 . Ti n nefeld, Die .fi·iihbyzwrtinische Gesellschaji 2 1
1 �' Yogt. Der Niedergwrg. Clévenot. Der Triumph 1 40
1 '" Clév enot i bidem 1 09 ss., 1 42
1 '" Dopsch. Wirtschajiliche und soziale Grundlagen I l 206 s.
1 ''' Ci priano de op. et e/eemos. c. 18 s. G i rolamo in Hes. 1 4,46, 1 6. Sal v i ano ad\'. avarit. 3 . 277. de gub. dei
1 , 1 ss . . 1 .23 ss. A gosti no semr. 86, 1 1 . G i ovanni Crisostomo hom. Rom. 8.9. Lecky Il 1 07. Bogaert 894.
Sommerlad l 3 04 s. Schul tze. Augustin wrd der Seelteil 1 87 ss. Schafer. Riimer rmd Germanen 2 1 .
1'" Bas i l i o hom. 6 ( PG 3 1 ,277 ss. )
1'4 Lecky I l l 07 s. Sommerlad l 304 s.
1 ''5 Cod. Theod. 1 6,2.20; 1 6.2,27 s. G i rolamo e p. 52.6. Sommerlad l 3 1 1 . Dopsch, Wirtschqfiliche und so zia/e
Grwrdlagen Il 207. Hernegger 362. Diesner, Kirche wu/ Staat 40. Lippold. Theodosius 37
1 'x• Cod. Theod. 1 6,3 . 1 ; 1 6.2,20. G i rolamo ep. 52,6; 60, I l . Dannenbauer l /66 s . . 240 s.
CONS ERVAZION E E CON SOLI DA M ENTO DELLO SCHIAV I S M O

" N o n s i ate tri sti . . . tutti n o i si amo fratel l i i n Cristo"


Vescovo Ratero d i Verona agl i schiav i , anno 935. 1 97

" I l Cri stianes i m o ha spezzato lo spi rito del l a schi av i t ù anti ca.
Questo sembrava dav vero i m poss i bi l e . . . Lo schiavo v e n i v a ri tenuto
si m i l e al i ' ani male e non trattato come uomo.
Il Cristianesimo ha restituito la dignità umana a tutta questa parte della specie umana . "
Vescovo Wi l hel m Emmanuel barone d i Ketteler ' '"'

" Per q uanto ri guarda i l Cri sti anesi mo, è certo che anche
dopo l a conversione d i Costantino e l a rapi da i n tegraz i one del l a Chiesa
nel si stema di gov erno del l ' I m pero, non v i fu tracci a d ' una legislazione
che avesse per fi n e il d i s tacco dal l a schiav i tù , m agari solo progressi v amente.
A l contrario, fu il pi ù cri sti ano d i tutti gli i m peratori , G i usti n i ano, quel l o l a cui cod i fi cazio­
ne del di ri tto romano nel VI secolo non solo i ng l obò
la pi ù com pless i v a raccol ta di l eggi sul l a schiavitù,
ma fornì anche al i ' Europa cri stiana una com pl eta base gi u ri d i ca per l a schiavitù
che m i l l e anni dopo, dal l ' Oriente, fu trasferi ta nel N uovo Mondo"
M . ! . Fi n l ey I'J'J

La Chiesa, che in realtà si d i ede da fare per i poveri , non si curò tuttav i a
i n nessun modo d e i d i ri tti c i v i l i di col oro ai q ual i essa concedeva
in qualche maniera il suo appogg i o ; anzi , non si curò nemmeno del pri nci pio
del ci v i l e d i ri tto pol i t i co, cioè del l a l i bertà pol i ti ca di tutti i ci ttad i n i ,
d a l momento che, secondo l a sua dottri na, tutti g l i uom i n i dovevano sen ti rsi sch i av i :
non sol o a l cospetto di Dio, ma al tresì a l cospetto d i col u i che rappresenta
i l Dio cri stiano sul l a terra. In q uesto modo, al l a fine del mondo antico,
il Cristianes i m o con tri buì a trasformare i deologi camente l a posi zione gi uri d i ca
dei pi ccol i ci ttadi n i , dei non ci ttad i n i e deg l i schiavi in una certa ' schiav i tù gl obal e ' .
Andò q u i ndi perduta l ' aspi razione del l ' i mperatore G i ul i ano a d arrestare
q uesta evol uzione e a resti tui re ai ci ttad i n i romani il sen t i mento del l a l i bertà,
d i cui li andavano depri v ando l o Stato tardoromano col suo potere d i s potico da un l ato,
e l a Chi esa con l a sua ed ucazi one al ti more d i Dio dal l ' al tro. "
21•1
Josef Ceska 507
402 Sfruttamento

LA SCHIAVITÙ PRIMA DEL CRISTIANESIMO

Per com i nci are, si potrebbe d i re che l ' i ntrod uzione del l o sch i a v i smo avesse rappre­
sentato add i ri ttura una spec i e di progresso "etico", dato che i pri gionieri non veni vano
più ucc i s i , e spesso mangiati , come in passato, ma sol tanto adoperat i come serv i del
v i nc i tore. A parte q uesto aspetto, tuttav ia, non v'è d u bbio che l a schiav i t ù d i venne la
forma d i sfruttamento peggiore mai esistita i n tutti i te m p i : l a maledizione del mondo
antico, nonché una traged i a senza pari pe r mol t i , anzi per l a maggior parte d i q uanti ne
dovettero soffri re. Mentre in ce rte parti del mondo ri mase del tutto sconosci uta - presso
molti I nd i an i , g l i Esc h i mes i , i Bosc i man i , g l i Ottentotti - venne in uso pri nci pa l m ente
presso i cosiddetti "popol i ci v i l i ". "La c i v i l tà antica è una civiltà schia vistica" ( M .
Weber) �0 1 •
I l numero degl i schiav i nel l ' antica G recia o i n I tal ia è sconosci uto. Le sti me presentano
forti osc i l lazion i . Durante la fiori t u ra di A tene la popolazione de l i ' Attica era com posta
presum i bi l mente di 67.000 ci ttad i n i l i beri , 40. 000 strani eri e 200.000 sch i av i . Ma, per
l ' A tene classi ca, le deduzioni deg l i stud iosi moderni si m uovono tra i 20. 000 e i 400.000
ci ttad i n i non l i beri . A l i 'epoca del la guerra del Pelopon neso, gl i schiavi de l i ' i ntera El i ade
(la pe n i sola e l l e n ica, le i sole greche e la Macedon i a) ven nero sti mati i ntorno al m i l ione
di u n i tà, su tre m i l ioni d i abi tant i . In Roma, al l ' età d i Cesare, gli schiavi cost i t u i scono
oltre due terzi d i tutti gl i abi tanti del la capitale. E in tutta I tal ia, con una popolazione
com plessiva sti mata a ci rca 7,5 m i l ion i , gli schiavi sono al l ' i nci rca tre m i l ioni �0� . _
I n G recia, di regola, la sch i a v i t ù non fu tra le peggiori . Quando lo sch i avo ate n i ese
v e n i v a mal trattato, pote va acc usare i l suo padrone non meno di un l i bero. Se i l pad rone
lo ucci deva, q uesti doveva subi re u n ' espiazi one rel i g i osa, o sal t uari ame nte l ' esi l i o.
Ma se ad ucciderlo e ra uno stran i e ro, si p u n i v a il col pe vole né pi ù né meno che per
l ' ucc i s i one d i u n c i ttad i no. In part icolare , sc h i a v i domesti c i , nutrici , pedagoghi , med i c i
sos pe rsonal i , avevano spesso un buon rapporto c o i loro pad ron i . Lo schiavo ate n i ese poteva
accantonare un suo patri monio, sposarsi lega l m ente, ed e ra pure sepol to ne l l a tom ba
di fam i gl i a del suo pad rone. Dal q uale poteva anche esse re ri messo i n l i bertà, oppure
ri scattare la propri a l i be razi one. Questi affrancamenti , per un l i bero atto di grazia del
pad rone, erano assai d i ffusi nel l a G recia precri stiana. I nol tre, un 'emanc i pazione i n
ca m b i o d ' un ri scatto è attestata g i à nel I V secolo a.C. M a è probabi l e che q uesta prassi ,
i n G recia, fosse antica q uanto lo sch i av i smo stesso. Doc umenti di affrancamento sono
ri masti conservati in grande numero. Per la veri tà, l ' affrancamento greco non faceva
del l i berto un ci ttad ino d i pieno d i ri tto. In pi ù, al meno nel l ' A tene del l ' età class i ca, lo
sc hi avo poteva essere vend uto, regal ato, ered i tato. Non aveva nessun d i ri tto l egale al l a
propri età, e anche i fi g l i nati dal l ' u n ione tra sc hiavi restavano tal i . Fi no a che pu nto si
potesse essere brutal i nei loro confronti , lo di mostra i l desti no dei 2000 i l oti , schiavi del l e
gleba ai q ual i g l i Spartan i avevano promesso la l i berazi one pe r i loro meri ti m i l i tari : l i
La schia vitù prima del Cristianesimo 403

rad u narono nel tempio, difatt i , come se davvero volessero metterl i a piede l i bero, per
poi ucci der! i - come testi mon i a Di odoro - ad uno ad uno nel l e loro di more 203 •
N e l i ' età greco-romana si ri d ucevano i n schiav i t ù non sol o pri gionieri di guerra, m a
anche contad i n i , dopo averl i scacciati d a i loro fondi . S u i mercati mondial i della tratta
deg l i sch i a v i - a Tanai s sul Ponto, a Del o, a Pozzuol i - non di rado si v endevano l 0.000
sch i av i al gi orno: un g i ro d ' affari come al mercato del bestiame. Perciò le ri volte d i
sch i a v i si s uccedevano q uasi i n i nte rrotte. E ciasc una d u rava p e r a n n i , soprattutto tra i l
1 40 e i l 70, ma probabi l mente anche tra i l 1 99 e i l 6 2 a . C . A q ueste som mosse partec i ­
pav ano anche i n n u me revol i l i berti n u l l atenenti . Ma o g n i i nsurrezi one ven i v a soffocata
nel sangue. Dopo la ri volta del l 04, Lucio Cal purn i o fece croci fi ggere tutti g l i sch i a v i
caduti nel le sue mani 204.
N e l i ' età el leni stica, si d i v en tava sc hiavi per la l egge sol o per nasc i ta da una sch i ava
e per la condi zione d i pri gioniero d i guerra. Per contro, l ' asserv i mento volontario o
l ' assoggettamento per debi t i , che ai pri mordi del l a Repubbl i ca di Roma si estendeva
sem pre d i pi ù, non potevano mot i vare sch i a v i t ù legitti ma. Però lo sch i avo poteva an­
che, col consenso del suo padrone, acq u i stare una proprietà e contrarre u n m atri monio 509
l egal mente ri conosci uto con sch i a v i e con l i berti . I n ogni modo, e g l i restava una cosa d i
propri età, e come tale v e n i v a trattato. L o si poteva dare i n affi tto, i n pegno, i n vendita.
A l fa fi ne della Repubbl ica e a l l ' i n izio dell ' età i m periale, l a s i t uazi one dei non l i be ri
peggi orò sens i bi l mente. Qual i operai d ' un podere, g l i sch i av i erano accasermati ed
al l oggiati q ual i "i nstrumentum v ocale" (oggetto parlante). Qual i "i nstrumenti genus
vocal e" ( Varrone) nella stal l a degl i schiav i , cont i g ua al l a stal la del bestiame - "puri
e sem p l i c i strumenti di produzione . . . , che si differenzi avano dagl i a n i m al i solo per la
loro voce" ( B rockmeyer). Lo sch i av o accasermato e ra senza averi e senza fam i g l ia, e
i l suo lavoro d i sci pl i nato i n modi ri gorosamente m i l i tari . Era possi bi le mettere sch i a v i
al l a catena c o m e c a n i p e r far l a guard i a, o farl i sgobbare i n catene sui cam pi . S i poteva
venderl i come gladiatori o per ai zzare l e bel ve, e perfi no farne mangi m e per g l i ani­
mal i ; oppure ucci derl i per lo svago d ' un ospite i nc u riosito. A u g usto, i l sov rano tanto
glori fi cato dal cristianes i m o (p. 3 30), fece mori re s u l l a croce uno sch i avo perché aveva
ucc i so e mangiato l a sua q uagl i a predi l etta. Uno schiavo non aveva di ritti d i nessu n
genere. "Se rv i te caput n u l l u m i us habet" (G i ul i o Paolo, g i u ri sta romano) 205 .
Nond i meno, nei pri m i secol i del l ' I m pero Romano, e bbe l uogo un certo rivol gi men­
to nel si stema del l o sch i a v i smo. G l i abusi peggiori vennero el i m i nati , l e caserme abo­
l i te , e gl i i n te ressi g i u ri sd i zi onal i degl i sch i av i m i g l i orati i n m i sura crescente - certa­
mente non ( sol tanto) per ragioni uman i tarie. In l uogo del l a pura e sem p l i ce "moti va­
zione del profi tto" propria di u n Catone, poni amo, il q uale reputava pi ù econom i co fare
sgobbare g l i sc h i av i nel modo pi ù d u ro poss i b i l e fi nché fossero sfi n i t i a morte per poi
(mal grado i non bassi costi di acq u i sto) sosti t u i r! i con dei nuov i , si fi nì per pri v i l egi are
un "si stema di ricom pensa": rel at i v a soddi sfazione del lo schi avo, un certo benessere,
404 S.fi-li!tamemo

conse nti vano palesemente di aspettarsi profi tti ancora pi ù alti . I n ogn i modo, i non
l i beri ottennero a poco a poco una protezione l egale pe r la v i ta e l a propri età; g l i fu
permesso di fondare una fam i gl i a ; non da u l ti mo, si capi sce, pe r profittare anche dei
loro ram pol l i . Da un l ato, i nfatti , il ricambio del la n uova generazione v e n i v a a mancare ,
51 0 dopo l a fi ne del l e guerre di conq ui sta che "i n effetti , avev ano ormai assunto i l carattere
di cacce a nuove masse di sch i av i " ( M . Weber) ; si sti mava che, tra la I l e la I I I guerra
punica, cioè tra i l 200 e i l 1 50 a . C . , fossero stati trasci nati a Roma ci rca 250.000 sch i av i .
Dal i 'al tro lato, i l com m e rcio degl i sch i a v i cont i n uò a ri velarsi enormemente l uc rati v o.
Del resto, la chi esa favori rà i matri moni tra sc hiavi ancora di pi ù del l o S tato, che già
nel Il secol o cercò d i sottrar! i a l l e gri nfi e del pad rone 206 .
La l etteratura di q uesto periodo è piena di scrupol i nei confronti del la sc hiav i t ù , senza
tuttav i a pe nsare seri amente al l a sua abol i zi one. Relati vamente molti medici , sc ul tori ,
maestri , persi no alcuni autori di tal e n to, e mersi dal la mol t i t ud i ne anoni ma deg l i schiav i ,
contri bui rono ad elevare l a loro reputazione e ad atten uare l e enorm i differe nze d i classe .
Non poch i schiavi avevano una formazi one special i stica, essendo di venuti i nd i spensabi l i
nei serv i zi bi b l i otecari o nel l ' am m i n i strazi one del l e fi nanze. Nel l ' econo m i a urbana
lavoravano i nd i v i dui non l i beri in pos i zioni d i retti ve. Ex sc hiavi e rano ormai mem bri
del la m i gl iore soci età. Non mancavano caval ieri e senatori che e rano di scendenti di
sch i av i . Era p i uttosto rara l a tortura appl i cata a sc h i av i , oltretutto molto l i m i tata dal l a
legge. L' i m peratore C l aud i o decretò che fossero p u n i t i c o m e assassi n i tutti q ue l l i c h e
ucc idevano i loro schiavi i n vece d i m etter! i i n vendi ta. Sotto Nerone, c h e pare v i etasse
di usare schiav i ne l l e lotte con ani mal i , un g i u d i ce appos i to aveva il com pito di i ndagare
sul l e loro q uere l e , punendo i pad roni pi ù spi etati . ( D ' a l t ronde, è pur vero che, al l or­
quando uno sc hiavo ucc i se i l prefetto del l ' urbe Peda n i o Secondo, t utta la sua serv i tù,
ammontante a 400 sch i av i , fu giustiziata s u l l a croce con l ' espressa approvazione del
gove rno). Il fi l an tropico i m peratore A nton i no Pio riconobbe un d i ri tto d i q ue re l a agl i
sch i a v i trattati senza gi usti zia. I n part i colar m odo Marco A u re l i o , lo stoico, m i g l i orò
la sorte de l l a cond izione serv i l e . A molti sc hiavi fu conse nti to di com prarsi la l i bertà
anche pe r mezzo dei ri sparm i , a q uanto pare già dopo poc hi a n n i , avendo la possi bi l i tà
di farsi un patri monio col com mercio, la man ifattura e i l presti to di de naro. M o l t i ssi m i
ottennero la l i be rtà dai loro stessi pad ron i , special mente q uando q uesti mori v ano; i l
che, già a l tem po d i A u gusto, aveva assunto tal i di mensioni che A u gusto stesso ord i n ò
c h e nessuno potesse l i berare per testamento pi ù di cento sc hiavi 207 •
511 A nche i Germani avevano assol uto potere d i screzionale sui l oro schi av i , su t u tti i
domesti c i . l q ual i erano pri v i di di ri tti , e potevano esse re venduti o soppressi . Scri v e
Tac i to: "È raro c h e si picchi u n o schiavo o lo si pun i sca con carcerazi one o lavoro
forzato ; tuttav i a non è i nsol i to che lo si col pisca a morte". Pi ù numerosi deg l i sch i a v i
erano, presso i German i , i succubi , i nd i v i dui soggetti a serv i t ù 201! .
N e l i ' I srae l e de l i ' età b i b l i ca, di c u i si è contestata tal volta la mental i tà sc hiavi stica, l o
La schia vitù prima del Cristianesimo 405

schiavo è per l egge i l patri monio di un l i bero ci ttadi no. Lo si potev a adoperare come u n
oggetto, e q u i ndi com prarlo, venderl o, barattarlo. " Lo sch i avo n o n aveva né nome, n é
fam i g l ia, né d i scendenza. Era u n i nfi mo, m i sero tasse l l o del l 'ordi namento econom i co
09
e sociale" (Cornfel d/Botterweck) 2 •
S peci a l m e nte sotto i l regno di Dav ide, tanto decantato dai padri del l a C h i esa ( l
82), e q uel l o d i Salomone, i l n u mero degl i sch i a v i statal i aumentò straord i nariamente
i n I s raele. Tanto pi ù che, con Salomone, essi di vennero un ragguardevol e oggetto d i
propri età. Serv i vano i nfatti al r e p e r l e s u e costruzi on i , n e l l e m i n iere , nel l ' i ndustria
metal l u rgica, oltreché come bene d i esportazione, tanto da chi amarsi sem p l i cemente
"schiavi di Salomone", esi stendo q uale autonoma cl asse serv i l e per tutta l ' epoca dei
1
re, e tale rimanendo "fino al dì d ' ogg i " ( l Re, 9,2 1 ) 2 0•
L' A ntico Testamento consente l ' asserv i mento i n molti cas i . Permette di ridurre i n
soggezione i pri gioni eri d i guerra, u n fenomeno d i c u i l a storia i srae l i ana offre molti
precedenti . Consente al tresì l ' asserv i mento di l ad ri che non sono i n grado d i ri sarci re
i l botti no e di pagare la pena. Del pari , ai gen i tori che non possono pagare i loro debi ti
o n utri re l a loro prole, è consentito d i vendere i fi gl i , per c u i c ' è una forma d i vendita
i ncondi zi onata e una condi zi onata. Se uno sch i avo i srae l i ta e ra posto i n l i bertà, sua
mogl i e e i s uoi fi g l i restavano tuttav i a schiavi v i ta natura l d u rante. I n fi ne, l ' A n tico Te­
stamento ri conosce anche una forma di autoasserv i mento; si tratta perlopi ù di debi tori
morosi che, dopo aver venduto già i fi g l i , vendevano anche se stessi . La durata di q uesto
asserv i mento era però l i m i tata a sei ann i ; è vero che, d i massi ma, uno sch i avo i srae l i ta
v e n i v a l i berato dopo sei a n n i , i l che doveva avven i re senza u l te ri ori versamenti , l ad- 512
dove uno sch i avo straniero tale restava per tutta la v i ta. Tanto che nel l e case ebraiche,
l a maggi oranza degl i sch i av i e ra presu m i b i l mente di ori gi ne non i srael i tica 2 1 1 •
I l maltrattamento degl i sch i av i da parte dei padroni e ra com unque consentito dal l a
B i bbia. Tuttavia, s e i l padrone cava un occh i o o u n dente al lo sch i avo, q uesti dovrà
essere posto i n l i bertà. Qual ora lo sch i avo maltrattato m uoia sul colpo, i l padrone dov rà
essere pu n i to ; ma se costui soprav v i ve ancora un giorno o due, i l padrone scampa al l a
1
puni zione, "perché q uel l o è danaro suo" ( Esodo, 2 1 ,2 1 ) 2 2 •
Presso g l i Esse n i , ogni t i po di sch i a v i t ù e ra severamente v i etato. Nel l a S tòa si i nse­
gnava a l meno l ' i l legi tti m i tà del la sch i a v i t ù eredi taria. L' Islam - pe r gettare un breve
sguardo in avanti - com portò una chiara umanizzazione del lo schiavi smo. Il m usul mano
non dov eva strapazzare smodatamente uno schiavo; era i nvece tenuto a concederg l i
sufficiente ri poso e occasioni di d i stensione. L o schi avo, ora, otti ene anche u n d i ri tto
legale al i ' assi stenza per malattia. Può in ogni momento av v i are i preparati v i per i l
propri o ri scatto, dopo di che non potrà pi ù essere rivenduto. Ed è considerata come
azione particol armente buona condonare il resto d ' una som m a per il ri scatto, pur di
accelerare l a l i bertà del l a persona soggetta. S i l egge nel Corano: "Se uno dei tuoi schiavi
des i dera u n attestato di ri lascio, t u dagl ielo senz'al tro, se t u lo conosci come persona
408 S.fi·uttamento

di I ppol i to reca add i ri ttura u n ' anal oga testi moni anza sul com portam ento di un servo i n
una fam i g l i a pagana: una cond i zione per l a sua "accettazione nel cristianesi mo". E nel
340 il S i nodo di Gangra (in l otta contro l a "eresia" di Eustazio) decreta di scom uni care
e anate m i zzare chi unque, "sotto i l pretesto del l a devozione" i nsegni ad uno schiavo
a di sprezzare il suo pad rone, a non serv i rl o di buon grado e " pieno di ri spetto", o a
sottrarsi al suo serv izio . . . una di sposizione che confl uì anche nel Corpus J u ri s Canon i c i
( i l Cod ice de l l a Chi esa catto l i ca i n v i gore fi no al 1 9 1 8 ) 2 1 9 .
Anche i pad ri del l a chiesa, natural mente, si fecero portavoce del la classe domi nante.
Pe r Te rt u l l i ano, l a sc h i av i t ù fa parte del l ' o rd i na m e n to del mo ndo. Pe r l u i , g l i
sc h i a- v i sono " per l oro natura" osti l i , spiando e ori g l i ando tra porte e m uri g l i i ncontri
5 1 6 d e i l o ro propri etari ; a n z i , Te rt u l l i a n o paragona g l i sc h i a v i a g l i s p i ri t i m a l i g n i .
Ori gene, fatto passare per eretico, a m m i ra i n vero i l comandamento veterotestamenta­
rio d i ri l asc i are in l i bertà i serv i dopo sei an n i , ma non ne raccomanda l ' i m i tazione da
parte dei cri stian i . Il santo G regorio di N i ssa pred i ca sì sul l a l i be razione di schiavi per
la festa pasq uale, ma i n tende sol tanto la l i berazi one dal peccato, non già dal l a sc h i a­
v i t ù . Secondo i l vescovo Teodoro di Mospuestia, la sch i a v i t ù non i m pedi sce affatto di
cond urre una v i ta v i rtuosa, mentre d i c h i ara l e differe nze social i come vol ute da Dio. I l
santo G i rolamo considera gl i sc hiavi come scandalosi pettegol i , sci u pon i , cal unni atori
dei cri st iani . Per d ue dece n n i scri ve frasi di q uesto genere: "Costoro credono che c i ò
c h e n o n ricevono g l i venga sottratto, e pe nsano sol ame nte al loro salario, n o n a l l e tue
entrate"; "non prendono affatto i n consi derazione quanto tu possied i , ma solo q uanto essi
ricevono". E ancora il santo arcivescovo lsidoro di S i v i g l ia, "l ' u l ti mo padre del l a Chi esa
occ identale", si sc hiera come tutti i suoi si m i l i pe r il manteni mento de l la cond i zione
serv i le, tanto pi ù che essa, per mezzo del "terror", è i nd i spensabi l e per i m bri gl iare le
catt i v e i nc l i nazioni di certe persone 220 •
A nche per i l dottore A m brogio la schiav i t ù be ne si addice a l l a soci età cri stiana, nel l a
q uale tutto è articol ato gerarch icamente, dove pe r ese m pi o anche l a donna è i neq u i ­
vocabi l mente sottoposta al l ' uomo. ( I l grande santo n o n si stanca m a i d i i l l ustrare l a
"i nferiori tà" d e l sesso fem m i n i le, l a necessità d e l domi n i o d e l masc h i o e la soggezi one
de l l a donna: lui "perfecti or", lei "i nfe rior". Nond i m e no, il pri nc i pe de l l a c h i esa non
cade nel l ' i n gi ustizia, e sa bene apprezzare anche l a forza de l l a fem m i na, i cui "adesca­
menti " fanno capitolare perfi no uom i n i ecce l lenti . S i cché, per q uanto pri va di val ore
sia la donna, essa è tuttav i a "forte nel v i zio", danneggiando di conseguenza "l 'ani ma
subl i me del l ' uomo" 22 1 . _
Non vi sono du bbi , q u i nd i , su come un uomo del genere la pe nsi sul la sch i a v i t ù .
D i n nanzi a Dio, manco a di rlo, pad rone e sc h i avo sono ugual i , giacché entrambi hanno
u n ' an i ma ; anzi , i n senso puramente spi ri tual e , A m brog i o ri val uta l a cond i zione dei
serv i a tal punto "che molti sch i a v i appaiono come pad roni dei loro padro n i " ( K . - P.
Schneider) . C i ò nonostante, egl i parla anche del la "bassezza" del l a v i ta deg l i schiav i ,
Paolo, il Nuo vo Testamento 409

di "vergognosa schiavi tù", e non i ndugia a gi udicarl a obbrobri osa e a v i l i penderl a q uasi 5 1 7
di conti n uo, defi nendo in blocco gli sch i a v i come i nfede l i , codard i , perfi d i e moral­
m ente i nferiori , per così di re feccia del l ' umanità. Tuttav i a, se sopportata d i buon grado,
la schi a v i t ù non è u n peso, ed è uti l i ss i m a a l l a soc i età, i nsom ma: u n bene, u n dono d i
D i o . - N o n si d e v e pretendere d i ragionare secondo l ogica, q uando si tratta d i potere.
"È necessari o credere e non è lecito d i sc utere" (Credere t i bi i ussum est, non di scutere
perm issun: A m brosi us) 2 2 2 •
La fede, neanche a d i rlo, sta sopra ogni cosa anche per G i ovanni Cri sostomo. La
fede e il regno dei c i el i . E così il nostro dottore "social i sta" esorta g l i sch i a v i a tener
fi sso l o sguardo verso l ' a l d i l à . Perché sul l a terra non hanno spe ranze. Dio, per l a ve­
rità, creò l ' uomo come essere l i be ro, non come schiavo. M a la schiav i t ù nacq ue come
conseguenza del peccato, e q u i ndi esi sterà fi nché si conti n uerà a peccare. (Al pari di
Cri sostomo, al tri padri del l a c h iesa i n segnano il perpetuarsi del l a sch i a v i t ù fi no al l a
fi ne dei tem pi " fi n o a q uando i l m a l e cesserà e ogni egemon i a e potere umano è come
sv uotato e Dio è tutto in tutto". ) Tuttav i a è sol o l a sch i av i t ù del peccato a far male, non
l a sch i a v i t ù fi sica. E nem meno fanno male l e bastonatu re i n fl i tte agl i schi av i . I l santo
"com uni sta" è contrari o al l a "cl e menza al momento sbag l i ato". Natural mente, è contra­
rio anche al l a sov versione, come già san Paolo. M o l to verbosamente, egl i propaganda
q u i nd i , pi ù genera l m ente, la conservazione del l a m i seria, i l l um i nando così l ' uman i tà:
"Se e l i m i nassi l a povertà, di struggeresti l ' i ntera struttura del l a v i ta; non faresti che
annientare l a nostra v i ta. N i en te nav i ganti , n i ente guide, nessun contadi no né m u ratore ,
n i ente tessi tori né cal zol ai , nessun fal egname, non un ramaio, non un sel l aio, non u n
m ugnaio: n o n ci sarebbe nessuno d i q uesti mesti eri , né u n qual unque altro lavoro . . . S e
tutti fossero ri cc h i , tutti v i v rebbero n e l l ' i nerzia" - come pal esemente fanno i ricch i ! - " e
al l ora tutto ne usc i re bbe a pezzi e andre bbe i n rov i na".
D ' a l t ro canto, Cri sostomo afferma anche, come è consuetudi ne , che "sc h i avo" e
" l i bero" non sono al tro che nom i , m e ntre la sostanza è che i l battesi mo, di tutti quel l i
che pri m a v i vevano d a sch i a v i e prigioni eri , h a fatto deg l i uom i n i l i beri , dei c i ttad i n i 5 1 8
del l a chi esa ! I n modo s i g n i fi cati vo, al l a sch i a v i t ù ne l i ' accezione pi ù vasta, anche q uesto
dottore del l a c h i esa attri bui sce l ' assoggettamento del l a donna per opera del l ' uomo . . .
l a col pa d i Eva: d i aver cioè trattato, al l e spal l e d i Adamo, col serpente. Perc i ò l ' uomo
deve domi nare s u l l a donna, e l e i "sottoposta al suo dom i n i o" deve ri conoscere "con
gioia i l suo d i ri tto d i sov rani tà". "Anche per i l caval lo, i nfatti , è pi ù convenie nte portare
l a bri g l i a . . . " 223 •
A gosti no d i fende ri sol utame nte l a sch i a v i t ù (cfr. p. 358 ss. ) . Nel suo tem po, ogni
casa aveva ancora uno sch i avo; una fam i g l i a ri cca ne aveva spesso centi naia, e il val ore
com merc i a l e di uno schiavo e ra tal vol ta i nferiore a q ue l l o di un caval lo. ( N e l Med i o­
evo cri stiano, per gl i schiavi del l a g leba, nel l e campagne, i prezzi si ri bassano d i tre
v o l te. E al l ' i n i z i o del l ' età moderna, nel nascen te Mondo N uovo cattol i co si com prano
408 S.fi·uttamento

di I ppol i to reca add i ri ttura u n ' anal oga testi monianza sul comportamento di un servo i n
una fam i g l i a pagana: una cond i zione per l a sua "accettazione nel cristianesi mo". E nel
340 il S i nodo di Gangra ( i n l otta contro l a "eresia" di Eustazio) decreta di scom u n i care
e anate m i zzare chi unque, "sotto il pretesto del l a devozione" i nsegni ad uno sch i avo
a d i sprezzare il suo pad rone, a non serv i rl o di buon grado e " pieno di ri spetto", o a
sottrarsi al suo se rv izio . . . una di sposizione che confl uì anche nel Corpus J u ri s Canonici
(il Cod i ce de l l a C h i esa cattol i ca i n v i gore fi no al 1 9 1 8 ) 2 1 9.
Anche i pad ri del la chi esa, natural mente, si fecero portav oce del l a classe domi nante.
Pe r Te rtul l i ano, la sch i a v i t ù fa parte de l l ' o rd i namento del mondo. Pe r l u i , g l i
sc h i a- v i sono " per loro natura" osti l i , spi ando e ori g l i ando tra porte e m u ri g l i i ncont ri
5 1 6 d e i l o ro proprietari ; anzi , Te rt u l l i a n o paragona g l i sc h i a v i a g l i s p i ri t i m a l i g n i .
Origene, fatto passare per eretico, a m m i ra i n vero i l comandamento veterotestamenta­
rio di ri lasci are in l i bertà i serv i dopo sei a n n i , ma non ne raccomanda l ' i m i tazione da
parte dei cristian i . Il santo G regorio d i N i ssa pred i ca sì sul l a l i berazione di schiav i per
l a festa pasq uale, ma i n tende sol tanto la l i berazione dal peccato, non già dal la sch i a­
v i t ù . Secondo i l vescovo Teodoro di Mospuestia, l a sch i a v i t ù non i m pedi sce affatto di
cond urre una v i ta v i rtuosa, mentre dichi ara l e differe nze social i come vol ute da Dio. I l
santo G i rolamo considera g l i sc hiavi come scandalosi pettegol i , sci upon i , cal u n n i atori
dei cristian i . Pe r due dece n n i scri ve frasi di q uesto genere : "Costoro credono che c i ò
c h e n o n ricevono g l i venga sottratto, e pensano sol ame nte al loro salario, n o n al l e tue
entrate"; "non prendono affatto in considerazione q uanto tu possied i , ma solo q uanto essi
ricevono". E ancora il santo arc i v escovo l sidoro di S i v i gl i a, "l ' u l t i m o pad re del l a C h i esa
occidentale", si sc hiera come tutti i suoi si m i l i per i l manteni mento de l l a condi zione
serv i te, tanto pi ù che essa, per mezzo del "terror", è i nd i spensabi l e per i m bri gl iare le
catt i v e i nc l i nazioni d i certe persone 220.
Anche pe r il dottore A m brogi o la sc h i a v i t ù be ne si add ice a l l a soci età cri stiana, nel l a
q uale t utto è articol ato gerarc h i camente, dove pe r esempio anche l a donna è i neq u i ­
vocabi l mente sottoposta al l ' uomo. ( I l grande santo n o n si stanca mai d i i l l ustrare l a
"i nferi ori tà" d e l sesso fem m i n i le, la necessità del dom i n i o d e l masc � o e l a soggezione
del l a donna: lui "perfectior", l e i "i nferior". Nond i m eno, il pri nci pe de l l a chi esa non
cade nel l ' i ngi ustizia, e sa bene apprezzare anche l a forza de l l a fem m i na, i cui "adesca­
menti " fanno capi tol are perfi no uom i n i ecce l l enti . S i cché, per q uanto pri va di val ore
sia la don na, essa è tuttav i a "forte nel v i zio", danneggiando di conseg uenza "l ' an i ma
22 1 . _
subl i me de l l ' uomo"
Non v i sono du bbi , quindi, su come un uomo del genere l a pe nsi sulla sch i av i t ù .
D i n nanzi a D i o , manco a di rlo, pad rone e schiavo sono ugual i , giacché entram bi hanno
u n ' an i ma ; anzi , i n senso puramente spi rituale, A m brogi o ri val uta l a cond izione dei
serv i a tal punto "che molti sch iavi appaiono come pad roni dei loro pad ro n i " ( K . - P.
Schneider). C i ò nonostante, e g l i parl a anche del l a " bassezza" del l a v i ta degl i sc hiav i ,
Paolo, il Nuovo Testamento 409

di "vergognosa schiavi tù", e non i ndugia a gi udicarl a obbrobri osa e a v i l i penderl a q uasi 517
di conti n uo, defi nendo in blocco gl i schiavi come i nfedel i , codard i , perfi di e moral­
mente i nferiori , per così d i re fecci a de li ' u ma n i tà. Tuttav i a, se sopportata d i buon grado,
la schi av i tù non è un peso, ed è u ti l i ssi ma a l l a soc i età, i nsom ma: un bene, un dono di
Dio. - Non si deve pretendere di ragionare secondo l ogica, q uando si tratta di potere.
"È necessari o credere e non è lecito d i scutere" (Credere t i b i i ussum est, non di scutere
perm i ss u n : A m brosi us) 222 .
La fede, neanche a d i rlo, sta sopra ogni cosa anche per G i ovanni Cri sostomo. La
fede e i l regno dei c i el i . E così i l nostro dottore "soci al i sta" esorta gl i sch i a v i a tener
fi sso l o sguardo verso l ' a l d i là. Perché sul la terra non hanno speranze. Dio, per l a ve­
rità, c reò l ' uomo come essere l i bero, non come sch i avo. M a l a schiav i t ù nacque come
con seguenza del peccato, e q u i ndi esi sterà fi nché si conti n uerà a peccare. (Al pari di
Cri sostomo, altri padri del l a chiesa i nsegnano il perpetuarsi del l a sch i av i t ù fino al l a
fi ne d e i tem p i " fi n o a q uando i l m a l e cesserà e ogni egemonia e potere umano è come
sv uotato e Dio è tutto in tutto".) Tuttav i a è sol o l a sch i a v i t ù del peccato a far male, non
la sch i a v i t ù fi sica. E n e m meno fanno male le bastonatu re i n fl i tte agl i sch i av i . Il santo
"com u n i sta" è contrari o al l a "clemenza al momento sbagl i ato". Natural mente, è contra­
rio anche al l a sov versione, come g i à san Paolo. M o l to v e rbosamente, e g l i propaganda
q u i nd i , p i ù general mente, la conserv azione del l a m i seria, i l l um i nando così l ' u manità:
"Se e l i m i nassi l a povertà, di struggeresti l ' i ntera struttura del l a v i ta ; non faresti che
ann i entare la nostra v i ta. N i ente nav i gant i , niente guide, nessun contadi no né m u ratore,
n i ente tessi tori né cal zol ai , nessun fal egname, non un ramaio, non un sel l aio, non u n
m u gnaio: n o n c i sarebbe nessuno d i q uesti mestieri , né u n q ual unque altro lavoro . . . S e
tutti fossero ricc h i , tutti v i v rebbero nel l ' i nerzia" - come pal esemente fanno i ricch i ! - " e
al lora tutto ne usci rebbe a pezzi e andre bbe i n rov i na".
D ' a l tro canto, Cri sostomo afferma anche, come è consuetudi ne, che "schi avo" e
" l i bero" non sono altro che nom i , mentre la sostanza è che i l battesi mo, di tutti quel l i
che pri m a v i vevano d a sch i a v i e prigionieri , h a fatto degli uom i n i l i beri , dei c i ttadi n i 5 1 8
del l a c h i esa ! I n m odo s i g n i fi cati vo, al l a sch i av i t ù ne li 'accezione più vasta, anche q uesto
dottore del l a c h i esa attri bui sce l ' assoggettamento del l a don na per opera del l ' uomo . . .
la col pa d i Eva: di aver c i oè trattato, a l l e spal le d i Adamo, col serpente. Perc i ò l ' uomo
deve domi nare s u l l a donna, e lei "sottoposta al suo dom i n i o" deve riconoscere "con
g i o i a il suo d i ritto di sov ran i tà". "Anche per il cav al l o, i nfatti , è pi ù conv e n i ente portare
la bri g l i a . . . " 223 •
A gost i no d i fende ri sol u tamente l a sc hiav i t ù (cfr. p. 358 ss. ) . Nel suo tem po, ogni
casa aveva ancora uno schiavo; una fam i g l i a ri cca ne aveva spesso centi naia, e i l val ore
com merciale di uno schiavo era tal vol ta i nferiore a quel l o di un cavallo. (Nel Med i o­
evo cristiano, per gl i sch i a v i del l a g l eba, nel l e cam pagne, i prezzi si ri bassano di tre
vol te. E al i ' i ni z i o de l i ' età moderna, nel nascente Mondo N uovo cattol i co si com prano
410 Sfruttamento

persi no 800 nati v i i nd i a n i per u n cav al l o: una prova ul teriore , oltretutto, del l ' a l ta sti m a
4
che i l cattol icesi mo nutre p e r g l i an i ma l i ) 2 2 .
La sc h i a v i t ù , per A gost i no, coi ncide con la gi ustizia. È una consegue nza del pecca­
to, u n a ov v i a com ponente del l ' assetto propri etari o, e si fonda s u l l a naturale d i s ug ua­
gl i anza deg l i uom i n i . ( Ne m meno in c i e l o , per i l vescovo di I ppona che a m a tanto
spacciarsi pe r u m i l e , esi ste l ' uguag l i anza, essendoci perfi no l assù - ma da dove l o
saprà mai ? - "se nza dubbio d e i l i v e l l i " , p e r c u i "u n beato a v r à pure q ualche priori tà
su l i ' a l t ro": sì , la loro ambi zione d u ra per l ' etern i tà ! ) . Dappertutto gerarchia. Dappertutto
l i v e l l i . Dappe rtutto diffamazione. La subal tern i tà de l l o schiavo fa parte per A gostino
del l ' ord i ne vol uto da Dio, né pi ù né meno del l a sotto m i ssione del l a donna al l ' uomo.
A gostino resp i nge con forza l ' i dea d i cambi are con l a v i olenza l a l e g i s l azione esi sten­
te , e con forza ri fi uta ogni e m anci pazione degl i sch i a v i pe r mezzo del cristianesi mo.
Perc hé "C risto non ha cam bi ato uom i n i sc hiav i in uom i n i l i beri , ben sì ha trasformato
in buoni sc h i a v i q ue l l i malvagi". Fuga, resi stenza, o anche solo ve ndette, rappresagl i e
scatenate d a s c h i av i , tutto q uesto v i e ne condannato n e l m odo pi ù rad i cale d a A gosti no,
che v uoi vedere questi "pessimi servi" ass i c u rati al l a pol i zia e a l l a gi usti zia. Dagl i
51 9 sch i a v i esi ge u m i l e ubbi d i e nza e fede l tà. Costoro non dov rebbero i nsorge re arbitra­
ri a m e nte contro la propria cond i zione; dov re bbero serv i re i loro pad roni di c uore e
con buona vol ontà, non per la pressione di un obbl i go gi uridico, be nsì pe r la gioia nel
com pi mento del dovere "non per s u bdola an gosc ia, be n sì per leale amore " ; e t utto c i ò
dov rà d u rare fi nché "Dio sarà tutto i n tutto", c i oè ad calendas graecas o, i n al tri term i n i ,
fi no al gi orno d e l mai . A i pad ro n i , comunque, i l dottore del la chi esa permette di pu n i re
i serv i con re pri mende e con botte . . . ma si bad i , sem pre pe rò nel l o spi rito del l ' amore
cri st i ano! A gosti no è i nfatti capace da un lato di consolare pe rfi no g l i sc h i av i , add ucen­
do che l a loro sorte è vol uta da Dio, e , dal l ' al tro, di far bal enare ai pad roni il concreto
profi tto che g l i deriverà dal i ' addomesticame nto deg l i sc hiavi per opera del l a chi esa. Ma
non basta: A gosti no fa rientrare bruscamente nei ran ghi anche quegl i sch iav i cri stiani
che, ri chiamandosi al i ' A n t i co Testamento - pe r q uesto probl ema pi ù progressi sta del
N uovo -, chi edono il proprio ri lasc i o dopo sei anni di serv i zio 225.
S i ccome la c h i esa non fece n u l l a per e l i m i nare la sc h i a v i t ù , ma fece di tutto per
conservarla, i suoi teologi non si stancano di m ettere in g i ro scuse e moti v i pretestuosi ,
q uando non arri vano ad affermare ad di rittura i l contrario, m e mori de ij 'antica conoscenza
per c u i l ' attacco è la m i gl i ore difesa.

PREn:STI APOLOGETICI E MENZOGNE SULLA QUESTIONE llELLA SCHIAVITÙ

L' argomento pri nci pale di tutti i caval lai cl erical i , ri guardo a q uesta te matica, si form u­
la così : i l cri sti anesi mo ha recato agl i sch i a v i l ' equi parazione religiosa . . ecco il suo
.
Pretesti apologetici e menzogne 41 1

n uovo, determi nante contri buto di u m a n i tà !


Di conseguenza, si asseri sce che l a d i c h i arazi one d i Paolo "q u i non c ' è n é ebreo n é
greco, q u i non c ' è n é schiavo n é l i bero, q u i non uomo n é donna, perché v o i s iete tutti
i nsieme uno solo in Cri sto Gesù" ( u n ' espressione che con alcune varianti si aggi ra
ricorrente nei suoi scri tti ) , av rebbe elevato ad un l i ve l l o pi ù alto, con grande saggezza,
la q uestione sch i av i stica, superandol a in v i rtù dei moti v i cri stiani e sv uotando dal i ' i n - 520
terno l ' i ntera i st i t uzione del l a schi a v i t ù . S i afferma che " proprio lo stare i nsieme d i
sch i a v i e pad roni , affi ancati nel l a ceri mon i a cristiana, doveva gi ovare al l a posizione
sociale degl i sch i av i ". ( S u pperg i ù come lo stare fi anco a fi anco di ricchi e pove ri nel l a
"fu nzi one cristi ana" di oggi è u n vantaggio per i pov e ri ! ) . U n gesu i ta c h e strombazza
la "veri tà", secondo cui i l Vangelo avrebbe "abol i to la sch i a v i tù", moti va q uest' asserto
accen nando a Gesù che "ha i nfuso nei padroni e nei serv i u n dolce amore, a v v i c i nan-
dol i tanto gli uni agl i altri " ! U n altro truffatore d i c h i ara che il c ri sti anes i m o "ha portato
l entamente lo schiavo ad una condi z i one che non era pi ù tanto d i ssi m i l e da q uel l a d i
u n l i bero operaio o usciere d e i nostri giorn i ". Uno dei pri nci pal i teologi mora l i del
nostro tem po v i ene a raccontarci che, ormai , i padroni cristiani vedevano nei l oro
sch i a v i "dei frate l l i e sore l l e per amore di Cri sto" ; e ancora " I l mercante di sch i a v i
pagano si t rasformò nel padre di fam i g l i a d i tutta l a serv i tù . C o l rafforzato ( ! ) dovere
al l ' obbedienza e al ri spetto, gl i schiavi facevano proprio l ' amore verso i l loro s i gnore
come al l oro frate l l o i n Cri sto ( l Ep. a Ti moteo 6,2) . Col che la q uestione sociale, i n
sostanza, era ri sol ta" . . . per i pad roni cristian i ! E per i teologi cristian i ! E per pi ù d i u n
m i l l en n i o e m ezzo ! 226
I n real tà, la pari fi cazione rel i gi osa deg l i sc hiavi non rappresentava n u l l a di n uovo,
come q ualsiasi altro pri nci pio nel cristianesi mo. Né nel l a rel i gione d i D i o n i so, né nel l a
S toà, si ri marcarono m a i l e differenze d i razza, d i nazione, di ceto, di sesso. N o n s i
faceva d i ffe renza alc una tra padrone e se rvo, ricco e povero, l addove si ponevano sul l o
stesso pi ano vecchi e giovan i , uom i n i e don ne, sch i a v i com presi , ri tenendo tutte l e
persone q ual i fratel l i e fi g l i d i D i o ugual mente l e g i tt i m ati . Che l i beri e sch i a v i festeg­
gi assero i nsieme i m i ste ri , era q ualcosa d i ov v i o n el l ' età i m periale. Presso g l i Ebre i ,
sotto l ' aspetto rel i gi oso, g l i sc h i av i stavano s u l l o stesso pi ano al meno del l e donne e
dei bam b i n i 227.
Forme d i umani zzazione nel trattamento degli sch i a v i - ascri tte pi ù tardi a meri to
del cristianes i m o - non erano i n real tà se non riecheggi amenti di fi l osofi pagani , d i
Platone, A ri stotele, Zenone d i C i z i o , Epi curo e al tri , i q ual i da gran tempo i nc u l cavano 521
m i tezza e generosi tà nei confronti del l e persone non l i bere. Per Seneca, ad ese m pio,
che scri v e : " Noi maltratti amo gl i sch i a v i come se fossero non persone, ma besti e da
soma", anche l o schi avo ha d i ri tt i u m a n i , è degno de li ' a m i c i z i a dei l i beri , nessuno è per
natura più d i sti nto d i al tri ; e i concetti d i caval i ere rom ano, d i l i berto, di sch i avo, non
sono che vacue denomi nazion i , scaturite da ambizi one o da condi zioni d i i ni q u i tà. A l l a
412 Sfruttamemo

Scuola de l l a Stoà, i n fi ne, tutte q ueste d i ffe renziazioni di ceto non sem bravano affatto
vol ute da Dio - come al l a chi esa cristi ana - be nsì , mol to gi ustam ente, come ri s u l tato di
uno sv i l uppo generato dal la v i ol enza 228.
Nel cri stianesi mo, i n vece , g l i sc hiavi anche rel i giosi ebbero ugual i d i ri tti solo nel l a
chi esa pri m i t i va. I n seguito, nessuno schiavo poté pi ù d i ventare sace rdote ! I l pri mo d i ­
v i eto i n tal senso l o e m i se probabil mente papa Stefano l , nel ! 'anno 257. S uccessi vamente
Leone l , i l "G rande", c ri ti cò l a nom i na di rel i giosi non sostenuti da "natal i adeguat i " ;
q uesto papa e dottore del l a chi esa ( I l cap. V ) si accalora mol to su q uesto pu nto: "Certi
i nd i v idui che non sono ri usciti ad ottenere la l i bertà dai loro pad roni , vengono promossi
al i 'alto uffi c i o di sace rdote, come se un m i serabi le sc h i avo (se n· i l i s v i l i tas) fosse degno
9
di u n tal e onore " 22 .
G l i apologeti menarono spesso vanto del fatto che i cristi ani del la c h i esa antica
avessero ri messo in l i be rtà molte m i gl iaia di sc hiav i . A parte il fatto che q u i si trattava
tutt 'al pi ù di eccezioni i rri levanti (di sol i to si c i ta uno sol o di q uesti casi , a pagi na
395 ) , per i cristiani non fu fatto nessun obbl i go morale di l i be rare gli sc hiav i . Ma non
c'è solo q uesto, a tale ri guardo. "Manca qualsiasi riferimento, da q uesto periodo, che
faccia i ntendere una generale tende nza a ri lasci are gli schiav i " . Peggio ancora: "Mai
si trova u n pad rone che a ciò si se nta obbl i gato . . . " ( G U i zow ) ; e non è possi b i l e d i re
"c he autorevoli esponenti cri stiani del tardo I V secol o i ncoraggi assero g l i sc h i a v i sti a
l i berazioni gratu i te. A nzi , q uesto se mbra essere stato meno usuale che ne l l a Roma dei
pri m i due secol i del l ' età i m periale" (Grant). Peggio ancora ; "adesso l ' al levame nto di
sc hiavi sui fondi stessi v i ene i n tensi ficato notevol mente ri spetto a pri ma" (Vogt) 230•
Tutto q uesto è tanto pi ù fatale, tanto pi ù vergognoso e tanto pi ù signi fi cati vo, i n
522 q uanto l i berazioni d i sch i av i , n e l mondo antico, si e rano veri fi cate di freq uente nei
secol i preceden t i .
G i à nel la G reci a antica si fece u s o sovente de l l a l i berazione (p. 402) . A l t rettanto
avveniva in Roma, dove già dal i V secol o a.C. per il ri l asc io di uno sc hiavo era fissata
una tassa del 5 pe rcento del suo val ore. Eppure il n u mero de l l e l i berazioni aumentò
costante mente. Fi no a l l 'anno 209 a.C. le entrate deri vanti dal la tassa di l i be razione
s ' i ncrementarono fi no a 4000 l i bbre d 'oro. E se pri ma del la Il gue rra punica si sti ma
che in media fossero ri l asciati annual mente 1 350 sch i av i , questo numero, nel l a pri ma
metà del pri mo secolo a.C. , salì a c i rca 1 6000 l 'an no. Ora, nel pri mo secolo d.C., l a
manumissio presso i pagani f u così freq uente, c h e l o Stato i ntervenne pe r frenarla. I n
certi casi , i pad roni pagani ri l asciarono i serv i i n massa, oppure av v i avano tal i l i bera­
zioni per v i a testamentaria, mentre di fatto si ha di rado notizia di l i be razioni da parte
1
di cristiani 23 .
Non mancarono pure affrancamenti di sc hiavi al serv izio del l a chi esa. Però i l I V
S i nodo d i Toledo n e permi se a i vescov i i l ri l asc i o sol o q ual ora essi ri sarci ssero la chie­
sa coi loro averi . A l tri ment i , i l successore del vescovo poteva senz 'altro a n n u l l are il
Pretesti apologetici e menzogne 413

proced i mento (can . 67) . I nol tre, ogni vescovo che avesse ri l asciato u n o sch i avo senza
riservarsi i l d i ri tto di ri val sa del l a c h i esa, doveva ri sarci re l a sua chiesa con al tri due
sch i a v i (can . 68 ) ! I n fin dei conti , l a c h i esa ha reso i m possi bi l e l a l i berazi one dei suoi
sch i av i ; il che non si era veri ficato mai in nessun l uogo. Essi erano i nal i enabi l i , in q uanto
" bene ecc l esi asti co" 23 2 .
Ma, ancora una vol ta, non bastav a: l a chi esa di Cri sto, l ' annunciatrice del l ' amore
del prossi mo, del l a " buona nov e l l a", si prendeva cura del ri n novando i nc re mento deg l i
sch i av i . Così , n e l 655 , i l I X Conc i l i o di Tol edo, nel l a l otta dichiaratamente i n uti l e contro
la forni cazione dei rel i gi osi , d i c h i arava: "Qual unque rel i gi oso, dal vescovo al subdiaco-
no, procrei dei fi g l i da esecrando matri monio, sia con donna l i bera sia con una sch i ava,
sarà p u n i to secondo il di ri tto canon ico; i fi g l i generati da una siffatta macc h i a non solo
dov ranno esser privati del l ' e redità dei l oro geni tori , ma dovranno altresì appartenere 523
i n q ual i tà di sch i a v i al la chi esa a cui erano addetti i padri che l i hanno generati con
i gnom i nia" (can. l 0).
Pers i no il cel ebre santo Marti no d i Tours, patrono di Franci a e del l ' a l l evamento
del l e oche, che da sol dato, per chi non l o sapesse, donò ad un mendicante n udo presso
la porta di A m iens la metà del suo mante l l o ( ma perché non il mantel l o i n tero?) , poi
da vescovo, fatto tale tra l ' a l tro per le sue resusc i tazioni di morti ( ! ) , tenne per sé l a
bel l ezza d i 20. 000 sc hiavi . . . c h i m a i l o sapeva? L a leggenda l a conoscono tutti ! ( De l
resto, u n 'al tra l eggenda, secondo cui u n ' oca, l "'oca di Marti no", avrebbe trad i to/ri velato
i l nascond i g l i o di Mart i no quando l u i , come soleva nel l a sua cerchia senza ambizion i ,
voleva sottrarsi al l ' el ezione a vescovo, d i venne i l pretesto di adeguati donat i v i e tributi
per i l "gi orno di Marti no" ! ) 23 3 .
Tutte l e asserzioni degl i apologeti , secondo cui l a terri b i l e sorte degl i schiavi si
sarebbe m i g l i orata con l 'avvento del cri stianesi mo, non ri spondono a verità. È vero
pi uttosto i l contrario.
Se nei pri m i secol i , grazie soprattutto al l a dottri na stoica del l ' uguag l i anza degl i
uom i n i , si era verifi cato un l i eve m utamento a fav ore deg l i sc h i av i , ri scontrabi l e anche
nel la l e g i slazione degl i i m peratori pagani , in particolare d i Adri ano (l 233 s.), nel I V
secolo subentrò i nvece un mov i mento retrogrado. I l riconosci mento gi u ri d i co del l a
sch i a v i t ù si fece pi ù diffi c i l e dopo c h e l o Stato d i v e n ne cristi ano.
Mentre pri ma, dopo l ' accoppiamento di una donna l i bera con uno sch i avo, l a donna
si era ri dotta in sch i av i t ù , ora una l egge con effetto i m mediato del pri mo i m peratore
cristiano, datata i l 29 magg i o 326, i m poneva per q uesto caso di decapi tare l a donna e di
bruc iare v i vo lo sch i avo (cfr. I 230 ss. ) . Neg l i anni 3 1 9 e 3 26, vennero i nol tre i nasprite
l e d i s posizioni contro gli sch i a v i che tentavano l a fuga, e nel 332 si pro m u l ga il d i ri tto
di torturare sch i a v i durante i l processo. Mentre u n decreto del pagano Traiano non
permetteva di asserv i re in nessuna ci rcostanza i neonati esposti , un edi tto di Costanti ­
no i l Santo, del 3 3 1 , condannava i trovatel l i al l a perenne sc h i av itù. I n Oriente, q uesta
414 S.fi·urramento

legge ri mase i n v i gore per due secol i , fi no al 529; ma ne l i ' Occide nte cristi ano, a q uanto
pare, fi no ali 'esauri mento del l o schiav ismo! Occasionai mente, i l clero i nci tava add i ri ttura
524 le donne ad esporre al l e porte del le c h i ese i pi ccol i partoriti segretame nte, dopo di che
era probabi le che fosse ro cresc i uti e assunti come sc hiav i del la chiesa 234 .
Le stesse l eggi canon iche confermano i l peggiorame nto i n terven uto nel l e cond i zioni
deg l i sc h i a v i i n e poca cri stiana.
Pe r esempio, mentre pri ma l a chi esa non aveva form ul ato ri serve per a m mettere
schiavi davanti al tri bunale come testi moni o come acc usatori , ora i l Si nodo di Cartagine
(4 1 9) d i sconosce loro espressamente q uesto di ri tto. E a q uesto pri ncipio ci si atte nne i n
seg u i to sempre ri gorosamente. A nche la con versi one dei serv i , consegu i ta con l 'ai uto
de l le frustate, fu un dovere i m posto ai pad roni dal lo Stato cri stiano. A nche il di ritto di
asi lo venne l i m i tato a detri mento degl i sc h i av i . Se u n servo si ri fugiava ne l l a chi esa,
i sacerdoti dovevano denunci arlo in giornata. Se il padrone prometteva il perdono, la
chi esa lo consegnava. Nemmeno la creazi one della gi urisd i zi one vescov i l e cam biò o
i ntrod usse q ualche cam biamento i n posi t i v o nel la posi zione g i u ridica deg l i sc h i av i . E
così nul l a cambiò della "man u m i ssio i n ecclesia", i l pri v i legio accordato già da Costan­
ti no del l ' atto l i be ratorio ri l asci ato i n chi esa. Da q uesto non ven nero acc resci u te nem­
meno le probabi l i tà del l a l i be razione, giacché da tem po ormai i propri etari d i sch i a v i
n o n avevano pi ù q uesta facoltà 235.
Hans Langenfeld, nel la sua puntuale ricerca s u l l a "poi i ti ca di cri stianizzazione e
legi slazione sc hiavi stica deg l i i m peratori romani da Costanti no a Teodosio I I , ha i n ­
dagato dettag l i atamente le l eggi sch i av i stiche d e i governanti cri stian i , gi u ngendo al la
concl usione che, per ese m pio, il problema del l ' asi lo "non pote va, i n u l t i m a anal i s i ,
essere essenziale per ogni se rv i tore di D i o , e pertanto non poteva essere considerato
come val ore man i polabi le ne l l e trattat i v e con le i stanze statal i . I n q uesto prospetti va,
non fa stu pore che Teodosio I l , solo u n anno dopo aver concesso al la c h i esa i l d i ri tto
di asi lo e aver garantito la sua protezione a tutti senza eccezi one, di sconoscesse ag l i
sc hiavi q uesto d i ri tto. Poi ché q uesto pro v vedi mento, come si è e v i denzi ato, n o n può
essere stato adottato se nza l ' approvazione del clero, si conferma la ded uzione che i l
clero non pe nsava m i n i mamente a rappresentare e d i fendere , nei confronti de l l o Stato,
gli i n teressi degl i schiavi per amore di i deal i umanitari . Al contrario: la chi esa fu disposta
525 senza scru pol i a mol tepl ici concession i . . . Corri sponde i nfatti a q uesta tendenza i l fatto
che le leggi deg l i i m peratori c ri stiani fi nal i zzate a prom uov ere la chi esa e m i rate a l l a
re pressione d e i suoi nem i c i , p e r ciò c h e concerne i probl e m i q u i i n q uestione, l asciaro­
no prati came nte i m m utata la posizi one g i u ridica deg l i sc hiavi . . . A nche il d i v i eto de l l a
c i rconc i s i one e del l ' acq ui sto d i sch i a v i cri stiani d a parte d e i gi udei ( PA RT E I l ) non
fruttò agl i schiavi i n teressati , a l u ngo andare, ness un vantaggio . . . Ol tre a ciò, resta da
stabi l i re se la cri sti a n i zzazione del la legislazione abbia fatto progred i re , in concreto, i l
processo d i umani zzazione del d i ri tto sc h i a v i stico già av v i ato dagl i i m peratori del I I e
Pretesti apologetici e menzogne 415

del I I I secolo" 236 .


I nsom m a : sotterfugi e pred iche eufe m i stiche, fanfaronate m i l l antatri c i , trattati , e
l i bri come granel l i di sabbia i n ri va al m are. A parole, certo, ci si occu pava dei poveri ,
dei p i ù bi sognosi - così come ancora ai nostri gi orni ce ne si occupa pon iamo nel l e
papal i enci c l i che "soc i al i " - , con l ' i ndi ri zzare parol e severe ai ri cchi ( i l c h e n o n l i
d i sturba granché), e facendo s ì c h e poveri e sfruttati fossero con v i nti del la protezione
del l a c h i esa. Nel trattare gl i sch i av i , la c h iesa vol eva che si prati cassero amore e m i se­
ricord i a . . . e un po' anche la frusta. Tant ' è vero che l o stesso Cri sostomo - dottore del la
chi esa "social mente" i m pegnato - ce ne rende edotti nel suo Dialogo con una sch i a v i sta
cri stiana: "E dunque, si obi etta, non sarà p i ù l ec i to casti gare una sch i ava? - Ma certo
- repl ica i l predi catore - ma non di conti n uo ( ! ) e non smodatamente, e nemmeno nei
casi in cui com m etta un e rrore nel suo serv i zio, ma sol amente q uando com mette u n
peccato a danno della sua stessa anima." I nsom ma, n o n q uando essa com mette u n a
mancanza verso gl i ord i n i del l a s u a padrona, ben sì q uando sbagl i a nei confronti del la
chi esa ! 237
Pe r i l clero, i dettami di Cri sostomo domi navano su tutto. Che cosa contava, d i
fronte a q uesti , l a fel ic i tà degl i uom i n i , i l se mpl ice esi stere? L a v i ta d i u n o schi avo,
pe r fare u n ese m pio. I l S i nodo d i El v i ra permetteva ad una donna che avesse frustato a
morte una schiava di fare di n uovo la com uni one dopo una peni tenza di sette o di c i n -
que a n n i , a seconda c h e costei "avesse ucci so c o n i ntenzione o p e r caso". I l medes i m o
S i nodo, d ' altronde, ri fi utava la com u n i one v i ta natural d u rante, anche nel l ' ora del l a
morte, al l e seguenti si gnore : a l l e mezzane; al l e donne che avessero abbandonato i loro
mari t i e si risposavano; ai geni tori che l asciavano sposare le loro fi g l i e con sacerdoti
pagan i , e perfi no a cristiani che avevano ri petutamente com m esso "atti di l i bi d i ne", o 526
che avessero acc usato un vescovo, un sacerdote senza possi bi l i tà di prove. Tutto q uesto,
per la chiesa, era mol to peggi ore che l ' ucc i si one di uno schiavo ! 238
Perciò la sch i a v i t ù conti n ua a sussi stere , i n e poche cri stiane, pressoché i n tatta, senza
ri l evanti cedi menti . S i danno perfi no cacce agl i sc h i av i ai massi m i l i vel l i . I nfatti , come
sol evano i loro predecessori pagan i , anche gli i m peratori cristiani del I V secolo i m por­
tavano nel l ' I m pero romano masse di pri gioni eri di guerra germani c i , li vendevano a
pri vati o l i i n sediavano come contad i n i , natural mente sch i av i zzat i , dopodiché potevano
essere venduti , dati in eredi tà, regalati solo unitamente al terreno. A l l a fi ne del IV secolo,
uffi c i a l i romani in serv i zi o ai con fi n i si att i varono come mercanti d i sch i a v i con tanto
zel o che l a difesa del l ' I m pero ne ri sentì notevol m ente 23 9•
A l l o stesso modo soprav v i vono e prosperano i n età cri stiana i mercati di sch i av i ,
dove si espongono e s i offrono i n vendita persone al l a stregua di a n i m al i . L a c h i esa
consentiva espressamente la v i si ta del mercato per l ' acq u i sto di sc hiav i . Perfi no i gen i ­
tori potevano ve ndere i l oro fi g l i ol i , cosa c h e n e l 39 1 l ' i m peratore Teodosi o i n vero
proi bi sce, ma che pi ù tard i , date le c i rcostanze, verrà di n uovo consenti ta. Solo i cri -
416 Sfruttamento

stiani pov eri non possedevano sc h i av i . Nel le al tre d i more, a seconda del patrimonio e
del le posi zioni social i , al l oggi avano tre, d i ec i , trenta sc h i av i . Pers i no i n chiesa i fedel i
facol tosi appari vano ci rcondati dai l oro sc hiav i . C ' erano cristiani che n e possedevano
molte m i g l iaia (secondo G i ovanni Cri sostomo, un con t i n gente di 1 000 fi no a 2000
serv i e ra del t utto normale ne l l e proprietà demanial i di Antioc h i a) ; erano uom i n i che
per il loro signori valevano spesso meno del bestiame, pe r cui era lec i to perc uoterl i ,
tort u rarl i , m uti l arl i , gettarl i i n cate ne, tog l i erg l i la v i ta. Nessuna l egge de l l o S tato s e ne
curava. Anche pe r i cristian i , l o sch i av i smo valeva q ua l e ov v i a, naturale com ponente
del l ' "ordi ne" um ano. Ma che non si dovesse necessari amente pensarl a i n q uesto
modo, lo d i mostra G regorio di N i ssa, per i l quale non si dov rebbe tenere deg l i sc hiavi . . .
u n 'opi n i one si ngol are a d i r poco 2 41>.
Le punizioni conti n uarono a restare d u re. "G l i sc h i av i puoi picchiarl i come pi etre",
suona i nfatti uno sl ogan ci tato da Li ban io. Non sono ra re, i n q uei te m pi , pene da 30
527 a 50 frustate. Le ricche si gnore i ncatenano l e sch i ave al loro letto e l e fanno frustare.
S i poteva anche ri nchi udere i serv i i n un carcere pri vato, farg l i gi rare la maci na, farl i
marchiare s u l l a fronte. A l te m po di A l arico I l (484-507) - secondo la Lex Romana Vi­
si gothorum - tutti g l i sc hiavi che, assi stendo al l ' assassi n i o del loro padrone, si fossero
trovati nei paraggi dovevano essere torturati e, q ual ora avessero potuto i n q ualche modo
recar soccorso, ven i re gi ustiziati . Così era stato già secol i pri ma. C he tal e l egge trov asse
poi effetti va appl icazione presso i V i s i got i , non è i n v ero com provato 2 4 1 •
I n tutti i mod i , la chi esa ri spettò appieno i l d i ritto di proprietà del pad ronato, facendo
proprie l e i stanze del l a cl asse possidente tanto può deci samente q uanto pi ù aumentava
l a sua ri cchezza, e q uanto pi ù anc h ' essa aveva bi sogno di schiav i . Così , di secolo i n
secolo, essa ostacolò e i m pedì una mod i fi ca d e l l a posi zione g i u ri d ica degl i sch i av i , non
contrastando q u i ndi la schiav i t ù , m a rafforzandola. Tanto che si constatava, anche da
parte ortodossa, "u n pe ggioramento per g l i sc hiavi ri spetto al l ' e poca anteri ore a Co­
stan ti no" (Schaub) ; e q uesto col l i ma con l ' u nan i me g i ud i zi o del la ricerca cri tica. Per la
chi esa antica, la sch i av i t ù fu u n ' i sti tuzione i ndi spensabi le, oltremodo u t i l e , al trettanto
ov v i a q uanto lo Stato e la fam i gl ia.
Nel V secolo, e durante la pri ma età dei Merov i ng i , il numero deg l i sc hiavi non
d i m i n uì ma, al contrario, si i n grandì ; l a loro sorte non m i g l i orò, ma si fece via v i a peg­
giore ; si ri tiene verosi m i l e che nel l ' Occidente cristi ano vi fossero pi ù schiav i che nel
vecc h i o I m pe ro pagano. Perfi no i monasteri avevano schiav i , sia per i serv izi general i
del con ve nto, s i a per acc udi re i monac i . E dovunque, i n q uesto Occidente cri stiano, si
ponesse poi fi ne alla sch i avitù, il fenomeno di pese dal l e pi ù general i cond i zioni pol i ­
tiche e d economi che, ma i n nessun caso d a u n d i v i eto del la chi esa. A l contrari o, come
sottol i nea il ri nomato teologo Ern st Troe l tsc h , il fenomeno conobbe "verso l a fi ne del
Medioevo u n ' espan sione, e la chi esa non sol o è partec i pe del la proprietà sch i a v i stica,
ma i nfl i gge per gi unta l a pena del l ' asse rv i mento come puni zione nel le più d i verse
La creazione del cotonato 417

ci rcostanze ! " 242 .


P u r d i fronte a tutti q uesti e altri dati d i fatto c h e g ravano pesantemente s u c h i esa e
cri stianes i m o (cfr. p. 4 1 9 ss. ) , u n ' i m portante opera cattol ica i n pi ù vol u m i non esita, 528
ancora nel l ' anno 1 979, ad affermare: "Contem poraneamente, però, l a chi esa si schierò
così dec i samente e globa l m e nte per l 'al l ev iamento del l a sorte deg l i sch i av i , come
ness u n ' a l tra i st i t uzione o gruppo sociale nel mondo". C ' è da stu p i rs i , al l ora, se anche
papa G iovan n i Paolo I I , nel l o stesso anno 1 979, in A m erica Lat i na, - proprio dov e sotto
il cattol i cesi mo si di ssanguarono ol tre 50 m i l ioni di i nd i os e di negri , in parte per mas­
sacri e genocidi , q ual i forse mai ce ne erano stati di pi ù atroci nel l a stori a del l ' u m a n i tà
- ebbene, se q uesto papa poté d i c h iarare di nanzi a tutto i l mondo che la chi esa catto l i ca
aveva colà sv i l uppato "i l pri mo di ri tto i n ternazionale", i m pegnandosi senza ri serve "per
l a causa del l a gi usti zia e per i d i ritti umani", dando i ni z i o a "tante cose bel l e e buone"
e recando ai popo l i "i l te m po del l a sal vezza"? Ecco, q uesta fazione non i nd i etreggia
mai , nemmeno d i fronte al l e spudoratezze, nemmeno con l e menzogne storiche p i ù
mostruose 243 •
Ma sì , mol te cose bel l e, oltre che l a novel l a del l a sal vezza, q uesta chi esa le aveva
apportate già nel mondo anti co, dove essa contri buì a proseg u i re non sol o l o schiav i ­
s m o tradi zionale, ma c reò altresì u n i nedito si stem a d i asserv i m ento, cioè i l colonato,
prom uovendolo con t utte l e forze e d i v entando la poten za i deologica dom i nante nel
pri mo Stato coerciti vo cri stiano del la stori a.

LA CREAZIONE I>EL COLONATO: UNA NUOVA FORMA [)[ SCHIAVISMO

La n uova soci età c ri stiana i n v i a d i formazione d u rante i l IV secol o si d i fferenzia


fortemente da q uel l a pi ù aperta, social mente vari egata, capi tal i stico- l i berale del l ' età
i m peri al e . Perché q uesta soci età, da cui scaturi sce q ue l l a cristi ana, era bensì articol ata
tradi zi onal mente in senatori , cavalieri , plebe, ma era tuttav i a pi ù mobi le. Mai , i nfatti , ave-
va del i m i tato i l passaggio da una c l asse al l ' al tra i n maniera così ri gorosa, come d i v enne
i nv ece usual e al i ' i n i zi o del l ' e ra cristi ana. Consentiva una fl uttuazione molto maggiore ,
nel l ' a m b i to del l a com pagi ne sociale, nonché u n considerevole scam bio personale tra 529
mestieri e c l assi , permettendo di far carri era col denaro, con la proprietà, col serv i zi o
i m pe ri a l e ; l addove ora s t a nascendo una soc ietà a rticol ata molto pi ù rigi damente, con
una formazione professionale ri gorosamente eredi tari a e marcati con fi n i d i casta 244 .
Questo si osserva special mente nel l a formazione del colonato che, i n un processo
formati v o protrattosi per u n secolo, subentrò al l a sch i a v i t ù agricola. Quando l ' i m pi ego
massi cci o d i sch i a v i nel l a grande econo m i a rurale del l atifondo di venne sempre meno
redd i t i zio, di fronte al l e i m prese piccole e medie, al l a fi ne il colonato si mostrò econo­
m i camente pi ù produtti vo.
418 S.fi·uttamento

La parola "colono" , nel l ' accezione pi ù vasta, è s i n on i mo di piccol o contad i no ; nel


senso qui presupposto, cond i v i so q u i nd i dal l a ricerca moderna, v uoi d i re il piccolo affi t­
tuario di u n fondo, g i u nto progressi v amente, grazie ai suoi proventi , pe r serv i zi man ual i
e corvée d i an i m al i , a di pendere i n m i su ra c resce nte dal si gnore terri ero, fi nendo per
essere v i ncol ato compl etamente al fondo stesso. Tendenze al v i ncolamento dei piccol i
contad i n i al l a gleba si erano de l i neate special mente sui possed i menti i m peri a l i - già
dal i ' e poca di Vespasiano -, certamente non ancora medi ante un obbl i go legale, bensì
con l a concessione di pri v i legi . Ma nel I I I e IV secolo, q uando da un l ato si fece ro pi ù
rade le campagne m i l i tari v i ttoriose, e q u i ndi anche le grandi i m portazi oni di sch i av i , e
dal l ' a l tro le cond izioni econom iche richi esero sem pre d i pi ù i l colono, al l ora si formò
il n uovo si ste ma prod utti vo, desti nato a d i ventare la forma predom i nante del l o sfrutta­
me nto del suolo nel l ' I m pero tardoromano e protobizantino 245 •
Una legge d i Costanti no, del 3 3 2 , fa i n veri tà ancora d i sti nzi one tra colono e sch i a­
vo, e tutta v i a, fi n da a l l ora, q uesto pri mo i m peratore cristiano i m poneva di i ncatenare
i col oni che tentassero l a fuga (col oni adscri pti c i i ) , anzi , di mettere senz 'altro ai fe rri
quel l i che progettavano di ev adere , al l a stessa stregua di sc hiav i , per costri ngerl i poi
al lavoro. A q ueste m i sure si ri c h i amò anche Teodos i o L A nche l u i defi n i sce i col on i
530 ancora " nati l i beri" ( i ngen u i ) , chiamandol i tuttav i a già "sch i av i del l a terra p e r l a q uale
sono nati" (serv i . . . te rrae i ps i u s c u i nati sunt). M a già sotto Costanti no i l col ono aveva
pe rduto il di ri tto ad u n l i bero cam b i o d i reside nza. A d i re il vero, non era l o sc hiavo
del suo pad rone, se è q uesto che si v uole, però lo era del terri tori o su cui era nato. Non
poteva pi ù andare dove voleva; non gli era consentito di l asci are il paese che aveva
assu nto a d i mora, e poteva essere ri m patri ato con l a forza i n q uanto fu ggi ti vo. Il colono
era d u nq ue l i bero a metà ; v e n i v a vend uto o affi ttato con la sua fam i g l i a e col suolo,
era pri vato d i molti d i ritti , ed era es posto a pe ne corpora l i per la m i n i ma trasgressione.
Chi u nq ue denunciasse u n mendicante nato l i bero, ne poteva ottenere il riconosc i mento
e l ' assegnazione i n q ual i tà di col ono, sem pre che col u i fosse abi l e al lav oro 246 .
Ma se i l colono, fi no al la fi ne del IV secolo, ri mase ancora capace di stare i n gi udizio
nei confronti d i c h i u nq ue altra persona, com preso i l proprio s i g nore, ecco che i fi g l i
d i Teodosio - g l i i m pe ratori catto l i c i A rcad i a e Onorio - l i m i tarono per legge q uesto
di ritto, nel l ' anno 396, ad un u n i co punto d i acc usa: u n ' eccess i v a ri chi esta di i nteress i .
U n u l teriore passo ol tre i suoi cristiani predecessori l o fece i l cri stianissimo i m peratore
G i ust i n iano, come pal esa l a sua famosa form ulazione: "Quale differe nza si può ormai
ri conoscere tra sch i a v i e coloni sc ri tti in margi ne (adscri ptici i ) , dal momento che en­
trambi sottostan no al potere del loro si gnore, e q uesti può ri l asci are l o sc h i avo coi suoi
averi ( pec u l i u m ) , ma può d ' altronde bandi re dal suo dom i n i o il colono col suo pezzo
di terra?" . I nol tre, nel 530, G i usti n i ano estende l ' ered i tarietà del col onato ai fi g l i nati
da u n l i bero e da una donna apparte nente al colonato, cercando al l a fi ne di v i ncol are al
terri torio anche i fi g l i di un colono e di una donna nata l i be ra 247 •
La genesi dello Stato coercitivo cristiano 41 9

Tutta q uesta evol uzione andò a sfoci are nel l a spol iazione del d i ri tto al l a l i bera
ci rcol azione. I pi ccol i contad i n i ancora l i beri i ncapparono sem pre di p i ù nei debi ti , ca­
dendo nel l e mani deg l i usurai , dei d i ssanguatori , i nsom m a i n totale di pendenza; d i ven­
tarono colon i , il cui n u mero superò probabi l m ente quel l o dei contad i n i l i beri , ancora
l i beri , g i à s u l dec l i nare del IV secolo. Ma i l desti no dei col o n i , sempre pi ù pri v ati dei
loro d i ri tti , e ra pi ù d u ro di quel l o degl i sch i a v i veri e propri ; i l l oro sfruttamento fu 531
" u l teriormente i naspri to" ( S c h u l z- Fal kenthal ) , essi erano "spesso oppressi da gabel l e
aggi u n t i v e e d elevate prestazi o n i " (Held), ragione per cui ri n u nciavano n o n d i rado a l
loro "ri l asci o". Così i coloni caddero " i n u n a si tuazi one analoga al l a sch iav i tù" ( Wi e l i ng).
Ai grandi l atifondi st i , tuttav ia, i col oni v e n i vano a costare mol to meno deg l i schiav i ,
che essi dovevano p u re nutrire e vest i re compl etamente a l o ro spese 248 •
Che cosa fece l a chi esa - vera e propri a c i n g h i a di tras m i ssione (e di cucitura) tra
padronato terriero e col onato - di fronte al c rescente p rocesso sociale di i rri g i d i mento e
di asserv i mento? I n tervenne? Cercò di i m pedi rlo? A l contrari o, consi derando che tutto
ciò procedeva nel l a d i rezione del l a sua stessa posizione econom ica ed ecclesiastica
di potere, in costante i nc remento ; senza contare, che anche sui ben i ecc l esi asti c i sono
espl i c i tamente accertati i colon i . Essa, pertanto, "contri buì in mani era dec i s i v a al ri co­
nosci mento del l a concezione del vassa l l aggio obbl i gatori o, u n i versa l m e nte domi nante
nel l a n uova soci età, agevol ando i n d i rettamente e cospi cuamente, i l consol i damento
del l e autorità e dei rapporti di d i pendenza esistenti . Fu difatti un p i l astro portante per
il s i ste ma del l a coerci zione statal e" ( F. G . Maier) 249 .

LA GENESI DELLO STATO COERCITI VO CRISTIANO: CORRUZIONE, S�'RUTTAMENTO,


CRESCENTE MANCANZA DI LIBERTÀ

Proprio con la formazione dei n uov i ceti , le c l assi social i si rafforzano nel corso del I V
secolo, l a soci età n e esce i m mobi l i zzata i n m i s u ra c rescente, l a condi zione del l a nasci ta
si fa determ i nante per l ' attri buzione al gruppo sociale, e i l v i ncol o del mestiere sarà
i nev i tabi l mente i m posto. I l fi g l i o di un funzionario a m m i n i strat i v o doveva necessari a­
mente essere a sua volta tal e, i l fi g l i o di un macel l a i o restare mace l l ai o. Si cercò i noltre
di garanti re g l i effetti v i del l ' eserc i to medi ante l ' eredi tari età del mestiere del l e arm i .
I n pi ù , l ' i m peratore Costanti no vol l e rendere eredi tario perfino i l mestiere d i c h ieri co,
cosa che poi fu l asci ata perdere. 532
La ri gorosità di q uesto i nci piente si stema cri stiano del l a coazione è messo i n ev i ­
denza dal seguente decreto: "Noi comandiamo che i fi g l i m i norenni d i panettieri siano
esenti , fi no al loro 20° anno di età, dal l 'obbl i go d i fare il pane. A l tri fornai , t uttav ia,
devono essere i m piegati come sosti tuti a carico del l ' i n tera corporazi one, Al com pi­
mento dei vent'an n i , i figli dei fornai saranno costretti ad assumere gli obbl i g h i e i
420 S.fi·uttamento

serv i z i dei l oro ge ni tori . Nonostante ciò, le persone subentrate al loro posto come so­
stituti , dov ranno conti n uare a fare i fornai ". La fuga da siffatto i ncorporamento coatto
venne perseguita con contro m i s u re stata l i , con i l rientro obbl i gato nel l a categori a ;
l ' effetti va esec uzione deg l i obbl i gh i ered i tari poteva essere ri vendicata persi no per v i e
legal i . E s e i l brutale l egame professional e, c h e si andava rafforzando i ntensamente già
al l a metà del IV secolo, ven i v a pure i nfranto legal mente o i l l egal mente, se pure q ua
e là rendeva possi bi l e i l cam bio di cl asse, tutta v i a esso, con le sue barri ere c l assi ste,
sigi l l ate perl opi ù così ermeticamente, fa presagi re già q ual i saranno l e basi de l l a ri gida
soci età cl assi sta del Med i oevo cristiano 250•
Ma dove regnano tanta i l l i bertà e tanta m i seria da una parte, dal i 'altra parte, a maggior
ragi one, predom i na l o sfruttamento, e tanto maggiore è la corruzione.
Intanto, aumenta a dismi sura l a già enorme propri età terriera degl i i m peratori cristian i .
Sotto Costan ti no e Costanzo I l , anche i ben i legati ai tem p l i di ventano "res pri v ata"
del sov rano, proprietà del l a corona, anche se parte ragguardevole dei re lat i v i proventi
va a benefi cio del fi sco. Valenti n i ano e Valente am p l i ano ul teri ormente l a " res pri vata"
col seq uestro di terreni urbani e rel ative re ndite, il che spi nge mol te ci ttà in angustie
fi nanzi ari e. A nche Zenone accresce il pat ri monio i m peri ale medi ante n uove confi sche.
Per contro A nastasio, un esperto d i fi nanze - assai i n v i so al l a chi esa, e special mente ai
papi - cerca d i i n vest i re l e entrate dei propri be ni pi ù per fini pubbl ici che a vantaggio
del l a corte i m periale. Sen nonché G i usti niano, tanto osan nato dal clero, ri torna a pri ­
v i l egi are n uovamente la proprietà del l a corona, e rafforza i l suo potere d i sc rezionale
sul fi sco e sui patri moni pri vati , trasformando l a S i c i l ia, e forse anche la Dal mazi a, in
533 dom i n i i m perial i 25 1 •
L' am m i n i strazione romana, buona e parsi moniosa i n passato, ri ncarò e peggiorò
se mpre di pi ù. I l pi ù i m portante storiografo del IV secolo, A m m i ano Marce l l i no, ponen­
dosi come obiett i v i d i c h i arati oggetti v i tà e veri tà, ded uce dag l i atti contem porane i , con
tutta chiarezza, che fu Costant i no a spalancare per pri mo le avide fauci dei funzi onari ,
mentre Costanzo le av re bbe poi ri m pi nzate col m i dol l o del le prov i ncie 252•
Fatto sta che già Costan t i no am m i n i strò la cosa pubbl i ca in mod i i naud i tame nte
d i l api datori . Solo le c h i ese sfarzose con cui vol l e abbel l i re l a n uova capi tal e, ma
anche Roma e l a Palesti na, i n goi avano som me strabi l i anti . Pe r la chi esa del Sepolcro
i n Gerusal emme, per esem pio, egl i dest i nò costosi ss i m i don i voti v i i n oro, arge nto e
pietre prezi ose. A nche i l soffi tto fu i nteramente cope rto d ' oro per ord i ne del sov rano.
S i m i l mente il soffi tto del l a ch iesa degl i A posto l i a Costa nti nopol i , del l a q uale perfi no
l ' esterno sc i n ti l l ava d i ornamenti dorati : fregi e ri l i e v i in bronzo ed oro correvano
tutt ' i ntorno al tetto. A Roma sorsero sette c h i ese costanti niane (cfr. p. 387 s.). E poiché
a ciò si agg i u n gevano una corte dal l usso sfrenato, una generale mania d i sfarzo, per non
parl are tra l ' al t ro del l e orrende spese pe r il ri armo (cfr. l 208 ss. ) , già sotto Costanti no
non solo aumentò l a pressione fi scale ( bi sognerà parl arne presto ancora) , ma peggiorò,
La genesi dello Stato coercitivo cristiano 42 1

verso l a fi ne del suo governo, anche la situazione del l a moneta 253 •


Con Costant i no era i nfatti i n i zi ata una grande e m i ssione di oro, che egl i ricavava
da d i v e rse n uove i m poste e, a parti re dal 3 3 1 , dal l a confi sca dei tesori e degl i ori dei
tem pi i. Con q uesto, tuttav ia, fu l a moneta d ' oro a d i ventare, in l uogo del bronzo, l a base
deg l i affari anche per acq u i sti di scarso val ore, per c u i si g i unse ad una considerevol e
ci rcolazione del l ' oro.
'
I l sol i do d ' oro, creato nel 309, i t "centes i mo d ' oro" , restò i nvero i n uso a B i sanzio
fi n o al secolo Xl. Veniva chiamato il "do l l aro del Medioevo" e portò un ' i n usuale stabi l i tà
neg l i emol umenti superi ori . Ma i l cosi ddetto uomo de l l a strada q uel l a moneta arri vava
appena a vederla, tanto meno gli g i u n geva in tasca. La gente com u ne conti n uò ad usare
la moneta i nfl azi onata del denari us com m un i s , ovvero fol l i s, lo sval utato denaro di 534
bronzo, che perdeva val ore a v i sta d ' occhio. Così i n Egi tto, nel l ' anno 324, i l "grosso"
valeva c i rca 4500 centesi m i , al l a morte di Costanti no ( 3 37) ne valeva 270. 000, e nel 36 1
era a q uota 4. 600. 000. l l avoratori man ual i i n ci ttà e cam pagna, oltre che i contad i n i ,
caddero perciò " i n sem pre maggiore m i seria sotto i l governo di Costanti no e d e i suoi
fi g l i ", mentre i contrasti social i ne vennero " u l teri ormente acu i t i " (Vogt) 254.
Perfi no da parte cattol ica lo ammette, di recente, i l teol ogo C lévenot : "Nel corso del
IV secolo si fa p i ù profondo a v i sta d ' occhio il fossato tra ricchi e poveri ". Di regola, per
essere obietti v i , da quel l a parte si gi ud i ca d i versamente, magn i fi cando ad esempio - per
ci tare u n teol ogo tedesco - in una prospettiva sq uisi tamen te sociale la " progressi va epoca
di pace" e aggi ungendo "Anche nel l a sua sensi bi l i tà sociale, la n uova età costanti n iana
aveva fatto ormai notevol i passi avanti" ( Voe l k l ) 2 55•
Questo progresso ce lo segnala subito l a pol i tica monetaria deg l i i m medi ati successori
di Costanti no. I nfatti i suoi fi g l i - "la loro confessione cristiana s ' i denti fi cava anche con
la loro i ntima persuasione" ( Baus/Ew i g) - con una legge fi nanziaria dichi ararono i nval ida
e n u l l a l a moneta d i rame bianco in c i rcolazione, operazi one con cui fecero perdere di
col po tutti i suoi averi al l a massa popolare che, nel m i g l i ore dei cas i , possedeva q uei
poc h i centesi m i guadagnati e ri sparm i ati con tanto s udore, arri vando a sotterrarl i nei
momenti del rischio. A suo tem po si ricondusse q uesto "fu rto i m mane s u l patri monio
de li ' i ntera popolazi one de li ' i m pero" ( Seeck) soprattutto a q uel Costanzo che si dava
arie spi ccatamente rel i giose, q u i ndi u n ben i am i no del clero cattol ico: un i m peratore che,
oltre che con q uesta i nflazione, si rese odi oso nel l ' eserc i to anche per merci mon i o deg l i
i m piegh i , ri ncaro del l e tasse, d u ri provvedi menti d i sci p l i nari , per cui pe rdette anche
presto il trono e l a v i ta (l 270 ss.) 2 56•
Con l a crescente sval utazi one del l a moneta i prezzi sal i rono natural mente al l e stel le,
e aumentarono le tasse: u n processo, ce rto, che aveva radi c i lontane (p. 3 3 1 ss. ) . A l ­
l ' i n i z i o del l 'era i m periale, tuttav i a, l a tassazione non era stata troppo oppri mente. A n ­
cora n o n si era verifi cata l a massi ccia fuga dal l e cam pagne, né c ' e rano state i nsurrezio­
n i . Solo d u rante i l governo del fi g l i o di M arco A urel i o, di Com modo ( 1 80- 1 92) - che
422 S.fi·uttamento

535 oltretutto era tol lerante verso i cri stiani ed era stato assassi nato con l ' ai uto del l a sua
concubi na cristi ana Marcia, assai sti mata a corte - , avvenne in Gal l i a la pri ma ri volta. I n
segui to, ne l l e prov i ncie occ idental i , fi no a tutto i l V secolo, amm uti namenti e som mosse
si molti p l i carono v i eppi ù (p. 428 s . ) , sebbene si ano poch i i parti colari conosc i uti , dal
momento che i croni sti del l a tarda romanità li i gnorano, o vi sorvolano i ntenzional mente.
In ogni caso, secondo u n contem poraneo criti co, da l i ' i nsedi amento di Costanti no l e
tasse s i raddoppi arono n e l i 'arco d i u n a generazione 257 .
L' econom i a coatta, d i ri g i stica e fi scal i sti ca, spi nse sem pre pi ù in alto l o sfruttamen­
to, effettuato per mezzo di tasse i nd i v idual i , i m poste sul le prod uzione, una q uantità d i
cessioni e di prestazioni ( m u nera), a vantaggio escl usivo del l ' armata cristi ana. E q uesti
oneri erano ri partiti in m i s u ra total mente i n i q ua, ricadendo pi ù di tutto sul le molti tudi n i
dissanguate d a i fu nzi onari del l e fi nanze, q u i ndi sui ceti m e d i e bass i .
L a tassa pri nci pale, a i tem pi d e l Basso I m pero, è l ' i m posta fondi aria. Ol tre a q uesta,
vi sono tuttav i a molte altre i m poste, nonché i m poste i nd i rette sul fatturato e sul le do­
gane : i n fi ne, ancora una se rie di serv izi i nd i v idual i e prestazioni natural i , i cosiddetti
m u nera: forn i ture per il riarmo del l ' eserc i to, accam pamenti pe r le truppe e funzionari
in m i ssi one, corvée pe r ed i fi ci pubbl i c i , costruzione di m u ra ci ttad i ne, m i g l i oramenti
di strade, eccetera.
G l i i m peratori cristiani ri scuotevano le tasse con estrema d u rezza, con la stessa eso­
sità i m piegata pri ma di l oro dai col l eghi pagan i . Il catto l i co Valenti n i ano l (364-375 ) ,
c h e seco ndo A m m i ano Marcel l i no p u n i sce brutal mente l e trasgressi oni dei poveri ma
concede ai grandi si gnori un sal vacondotto d ' i m m u n i tà pe r q ualsiasi m i sfatto, voleva
add i ri ttura far gi ustizi are i contri buenti i nsol v i bi l i . Sotto il suo regno, un senatore
cristiano de l l a fam i g l i a deg l i A n i c i (dal la q uale usc i rà i n segu i to anche i l papa e dot­
tore G regorio 1 ) , ri cattò fi no al l ' u l ti ma gocc ia tutta l ' I l l i ria, costri ngendo per gi unta le
prov i ncie di ssanguate a sol e n n i ceri monie di ri ngraziamento. Di q uando in q uando, l e
autorità dovevano adottare d e i prov vedi menti perfi no contro l e soperchierie d e i loro
stessi fu nzi onari , ottem perando al i ' astuta mass i m a di Ti be ri o: " S i deve tosare i l proprio
gregge, ma non fi no a sc uoiarlo de l l a sua stessa pe l l e" 258 .
536 Tutt i , secondo la legge, erano tenuti a corri spondere i " m u nera". Nel la real tà, però,
ne erano ri sparm iati i ricch i , g l i alti fu nzi onari , la nob i l tà del l ' I m pero, i grandi latifon­
disti e il clero, comprese alcune al tre categori e. A d i re i l vero, così ord i n a il Codex
Theodo-sianus: "Qualunque prestazione o serv izio disposto da Noi sia ri chi esto a ciascun
ci ttad i no come dovere generale, deve essere eseguito da ciascuno senza alcun ri g uardo
al meri to o al la persona". Ma subito dopo si elencano le deroghe da q uesta " regola
ge nerale": " l massi m i fu nzi onari di corte e i mem bri del conci storo i m periale, come
pure le chi ese . . . saranno esentati da serv izi e prestazioni i nferi ori " 259•
Certamente, l 'ari stocrazia senatori al e nonché i maggi ori propri etari terri eri doveva­
no pagare i n pi ù una tassa speciale. Ma proprio q uesti am bienti conoscevano q uanto
La genesi dello Stato coercitivo cristiano 423

bastava le v i e del l 'evasione fi scal e ; per q uesta ragione l ' i m peratore G i u l i ano, detto
"apostata" (l 283 ss. ) , non decretò alcun debito d ' i m posta, v i sto che "solo i ricc h i ne
traevano profi tto" . Per di pi ù , la tassa speciale del l ' ari stocrazi a del l ' I m pero era i rri le­
vante, tanto che nel 450 fu soppressa del t utto. M a i ceti poveri , sev i z i at i da spi etati
esattori , da gi udi c i i ngi usti e da v i o l enze e soprusi d i ogni sorta, nel corso del V secol o
- q uando c o n l e spese per l ' eserc i to aumentavano di conti n uo anche l e esi genze d i ben i
e serv i zi - v i dero tal volta nel l a pace una calami tà maggiore che nel l a guerra stessa. E
i grandi latifond i st i , al lora, pagavano l e tasse sol o q uando e per q uanto g l i andava a
gen i o 260•
Nel l a seconda metà del IV secolo, forse nel 360, un pagano anon i m o scri sse i l " De
rebus bel l i ci s", un i n teressante studi o che tratta prob l e m i non solo m i l i tari ma anche
econom ici e am m i n i strat i v i , e lo fa "in modo straord i nari amente i ntel l i gente, al m eno i n
parte" ( Mazzari no). Lo scri tto d i q uesto " uomo dal l e proposte", conservato a l un go nel
duomo di S p i ra, fu dato per di sperso, ma era stato copiato in precedenza. Lo sconosci uto
pagano, i ndi ri zzando il suo memoran d u m ad u n sov rano sconosci uto - probabi l mente
al fi g l i o di Costanti no, Costanzo I I -, spera che i l reggente g l i perdonerà i l suo ard i re
di presentarg l i proposte di riforma " i n nome del l a l i bertà del l a ricerca" ( propter phi lo­
soph i ae l i bertate m ) . Esord i sce col d i scutere l a necessità di tag l i are l e spese pubbl i che. 537
Ma poi ricond uce "le cause pri me de l l o sperpero e del l a sfruttamento " a nessu n al tro
se non al l ' i m peratore Costanti no.
In un appos i to capitolo sopra la "corruzione dei funzionari" egl i ri nfaccia ai l uogote­
nenti del l e prov i ncie lo sfruttamento dei contri buenti e la rapi na da parte del l o S tato, e
scri ve: "Questi uom i n i , venendo meno al l a sti ma che spetterebbe al l a loro età, c redono
che l i si sia mandati nel l e prov i n c i e affi nché vi perseguano i propri i nteressi . Qui ndi
fanno tanto più danni in q uanto l ' i ngi ustizia prende av v i o propri o da quel l i dai quali
ci si dov rebbe aspettare ai uti e sol uzioni ... Quando mai costoro hanno fatto trascorrere
i l momento del l a fi ssazione fi scale, senza farne uso da parassi t i ? Quale sol leci tazi one
gi ud iziaria è mai stata spiccata senza un guadagno per loro? L' arruolamento del l e recl ute,
l ' acqui sto di caval l i e cereal i e le stesse som me, desti nate a serv i re al l a fort i fi -cazi one
del l e ci ttà, tutto ciò gli servì con be l l a regol ari tà per l ' arricchi mento, assumendo la
forma d i u n saccheggi o ufficiale. Ma se fossero uom i n i i rreprensi bi l i , com p l etamente
perv asi dal l o spi rito del l ' i m mortal i tà, q uel l i chi amati a governare le prov i ncie, a l l ora
non v i sarebbe pi ù spazio per le frodi , e lo Stato usci rebbe di nuovo rafforzato grazie a
26 1 •
q uesto morale arricchi mento"
I l coraggi oso autore concl ude con un appe l l o al sov rano, auspicando che "vogl i a
e l i m i nare i l caos del le leggi", e con q uesto le "eterne diatri be" c h e n e deri vano, persuaso
che una c h i ara legiferazione possa fac i l mente d i s t i nguere "q uanto è g i usto e buono
per ognu no". R i guardo a q uesto scri tto, il cattol ico Clévenot osserva; "Nel l o stesso
momento in cui g l i i m peratori trascorrono buona parte del loro tem po a d i ri mere pole-
424 Sfruttamento

mi che teologiche, q uesto l i bero, l u n gi m i rante e non dogmatico pagano espri me fi d uc i a


nel la ragione, nel l a fi l osofi a e nel l a sc ienza. Vorrebbe dare i m pu l so al l a ri cerca. Sensi­
bi l e alla d i s perazione degl i oppressi , e g l i non i ndugia a c h i amare pe r nome g l i oppres­
sori " 262
Tutto q uesto S tato coerc i t i v o cri stiano era ti rannico e corrotto i n a l to grado. Come
538 negl i am bienti ecc lesi astic i , proprio nel I V secolo, col potere repenti namente esplodente
del c l e ro, com i nciò ad i m perversare la si mon i a ( p. 390 s . ) , così , anche sotto Costanti no
e sotto i suoi fi g l i c ri sti ani , prosperò se m pre più i l merc i monio con gl i uffi ci statal i .
Contro tale pi aga G i u l iano, l "'A postata", aveva pure fatto fronte. M a sotto Teodosio l s i
m i sero i n vendita i n teri gove rnatorati di prov i ncia al m i gl ior offerente. E sotto i fi g l i d i
l u i , e d u rante t utto i l V secolo, l a si tuazione restò i m m utata. A l l a corte del p i o Teodosio
I l , tutto, ma proprio tutto è offe rto in vendita. E tutto si governa i n modo d raconi ano. "l
funzi onari non sol o del l e ci ttà, ma altresì de l l e com u n i tà e v i l l aggi di campagna sono
t i ranni senza freni" (Sal v i ano). E non meno spi etati , corrutti bi l i e corrotti , dei fu nzi onari
sono anche g l i alti ufficial i , che dec urtano spesso e volenti eri g l i a l i menti de l l e truppe,
vendendol i pe r proprio conto ; al c he fanno eccezione uffi c i al i soprattutto german ici
come A rbogaste, Bauto, Sti l icone. Ma la pol izia segreta, prese nte i n tutti g l i apparati
bu roc ratici ( i n certi momenti toccò o su però i l 0.000 agenti ) , fi n i v a pe r ri cattare tutti
q uanti 263 •
l pi ù fam i gerat i , tra i funzi onari , erano g l i uscieri fi scal i che tessevano i m brog l i i n
tutte l e d i rezion i , turl upi nando l o S tato e i tartassand i . G i à con l ' i m posizione fi scale
costoro procedevano spesso con mezzi coerciti v i di ogni specie, mediante appropri azi oni
i ndebi te, lavorando con documenti fal s i fi cati , con ri cev ute i n v a l i de o n u l l e , i ncarce­
raz i on i , torture ( magari per estorcere val ori occ u l tati ) , gi u ngendo pe rfi no ad uccidere.
E tal e si tuazione andò costantemente peggiorando 2 64 .
C roni sti pagani e cri stiani del I V secolo descri vono come i l popolo, rad unato sul l a
pi azza d e l mercato, v i e ne costretto a pi ù al te a l i q uote fi scal i con torture, o c o n d i c h i ara­
zioni di bam bi n i contro i l o ro geni tori , mostrando come i fi g l iol i , pe r dare i nformazioni
sul l e tasse, devono essere venduti e av v i ati al l a sch i av i t ù o a l l a prosti tuzione. Così in
Egi tto, tra il I V e i l V secolo, racconta una donna "scom parsa" per scam pare agl i sche­
ran i del governatore e del l a curia del l a sua ci ttà: "Dopo c he, da due a n n i , m i o marito
è stato ri pet utamente frustrato e i ncarcerato per un debi to col fi sco d i 300 sol i d i , dopo
che i miei tre cari fi g l iol i sono stat i venduti , mi trovo d i conti n uo in fuga, v agando di
l uogo in l uogo. Adesso gi ro senza mèta nel dese rto, spesso catt urata e frustrata se nza
539 treg ua, e ora sono da tre giorni se n za c i bo nel deserto". E i l pad re del l a chi esa Sal v i ano
scri v e : "Ai poveri si strappano v i a l e u l t i m e cose , l e v edove si di sperano, gli orfani
vengono cal pestati . Per q uesto molti di loro, anche quel l i di buoni natal i , e gente l i be­
ra, scappano e passano ai nemici per non cade re v i tti m e del le pe rsecuzioni dei poteri
pubbl ici . E così cercano presso i barbari quel senso romano del l ' u m a n i tà, dato c he coi
La genesi dello Stato coercitivo cristiano 425

romani non riescono a sopportare la barbari ca d i s u m a n i tà . . . Preferi scono esse re l i beri


sotto l ' apparenza del l a sch i av i tù che condurre una v i ta da sch i a v i sotto l ' apparenza
del l a l i bertà" 265•
Pe r scam pare al l a corruzione del l a burocrazia, al l e torture e al l e punizioni de l i ' eva­
sione fi scale, molti piccol i proprietari , persi no i nteri v i l l aggi , consegnavano la l oro pro­
pri età - per metà volontari amente, per metà coattamente - ai grandi signori l atifondi sti ,
tornando ne così di n uovo i n possesso, ed essendo megl i o "protetti " da costoro, i n q ual i tà
di affi ttuari ; ma i l rusticus, vicanus, agricola, ri cadev a per tal g u i sa nel l a condizione
di colono. A Roma, già nel tardo IV secolo, i mendi canti s i accal cano a tal punto da
essere mandati obb l i gatori amente sui latifondi come col oni o schiav i . E q uanto pi ù
ricche sono l e ci ttà, tanto maggiore si fa l a m i seri a. I n A ntiochia, a suo tem po, osserva
Li ban i o : " Ieri , verso sera, q ualcuno gemeva forte dal dol ore, mentre contava la fol l a
dei pezzenti : quel l i che aspettavano i n pied i , ma anche q uel l i che non ci ri usc i v ano p i ù ,
e n o n erano i n grado neppure d i star seduti , storpi e m ut i l ati , c h e spesso sono g i à p i ù
putrescenti d e i morti stessi . Era u n o strazio, diceva, dover sopportare i l c l i ma gel i do con
tal i stracci . A lc u n i sono coperti sol o da un grembi u l e, in al tri sono scoperte bracci a e
spal l e e piedi ; se ne vedevano persi no alcuni che gi acevano compl etamente svesti t i . . . ".
In q ueste condizion i , ospi zi dei poveri , elemosi ne e opere pie fungono da fog l i e di fico:
m i serab i l i (e cristian i ) espedienti . Molti poveri , d i s ponendo ancora di forze suffici enti ,
si danno al bri gantaggi o da strada. Per porre ri med i o a q uesto fenomeno, i l governo i n
I ta l i a permette possesso e uso d i caval l i sol tanto a c i ttad i n i al tol ocat i , mentre a l grosso
de l l a popolazione v i ene general mente i nterdetto 266•
S i ccome i l ceto medio precedente, la c l asse borghese, portatrice del l a c i v i l tà antica,
in seg u i to a l l a pressione fi scal e e al ri catto, al l e cessioni coatte e al l e con fi sche, si fran- 540
tuma e pol verizza sem pre di p i ù , d i ventando i nd i gente e d i pendente fi no a scom pari re
nel corso del V secolo, l a soci età v iene a com porsi i nfi ne, essenzial mente, di d ue sol i
gruppi estre m i . Da una parte ci sono i potentes, detti anche honestiores, ossi a le persone
facol tose e potenti , "ri spettabi l i " e sti m ate, favorite in particolare da pri v i legi fi scal i ,
che formano una c l asse sem pre p i ù i nfl uente di nobi l i propri etari d i latifon d i , coi loro
am pl i ssi m i averi , soprattutto i n Africa, i n Gal l i a, o i n A s i a m i nore. Dal l 'al tra parte c i
sono gl i humiliores, o tenuiores, la vasta fasci a d e i n u l l atenent i , d e i debol i , degl i oppressi
- persone tartassate , i ncalzate da sbi rri esattori , sev i z i ate da am m i n i stratori e soggi ogate
dai preti ; persone che tra apatia, scontento, esauri mento e un po' di proteste, trovavano
ogni tanto ancora tem po per pregare e andare in c h i esa. Questa gente v i veva in una
perenne i nvolontaria serv i l i tà "in u n si stema esc l usivo d i coerc i zione, di comando e d i
267.
ubbidienza" ( F. G . Maier)
Proprio la massa del l a popolazione, nel l o Stato cristi ano del mondo antico nel suo
tramonto, v e n ne d i s sanguata senza scrupol i e ri cacci ata in u n povertà sem pre p i ù
abi ssale. I n tutto l ' I m pero Romano, ma special mente i n Occi dente, n e l I V e V secolo
426 S.fi·utramento

si molti p l i cano i latifondi dei grandi propri etari a spese dei picco l i e l i beri agricol tori .
Quanto meno sono i contad i n i l i beri , tanto pi ù estesi sono i possed i menti nel l e pi ù d i ­
verse prov i nc i e de l i ' I m pero, m a costantemente sorrette e sosten ute da u n a popo l azione
l a cui grande maggi oranza v i v e sul terri torio rurale in stato di sem i l i bertà. Molti devono
pagare per m utui che arri vano al 50 per cento, molti sono costretti a consegnare a l l o
Stato spesso l a metà d e i raccol t i , trasc i nando pe rsonal mente i cari chi n e i magazzi n i
statal i . Strada facendo, d u rante tal i trasport i , cre pano m i seramente donne i n sieme coi
lattanti che neppure trov ano sepol tura 26!!.
Questa cri cca fe udal e d i pende t uttav i a dal contadi no. È l u i che g l i garanti sce la loro
opulenza, i l loro l usso, pressoché tutto. Essa v i ve del suo lavoro ; però non gl i permette
di v i vere. L' agricol tore v iene sem pre pi ù oppresso, sem pre pi ù i ncond i z i onatamente
"l egato a l l a zol la", d i v e nta glebae adscriptus, cioè u n colono, un succube, uno sch i avo
541 del suol o, servus terrae. Non può abbandonare il suo posto d i l avoro ; dev ' essere vend uto
i nsieme con esso, e i suoi d i scendenti s u bentrare al suo posto. A nche la mogl i e dov rà
cercarse l a sol o tra i coloni del ri spett i v o ci rcondario. I n caso d i abbandono gl i s i dà
la cacc i a come ad uno sc hiavo fu ggi asco e come tale v i ene p u n i to. Qui vale sem pre i l
dettame paol i na: ci asc uno ri manga nel l a propri a condizi one . . . Qui sopravvive l 'antica
269•
servitù e qui ne nasce una nuova "
Il presunti va i ncremento del lo sc h i av i smo ri s u l ta proprio dal l a degradazi one del pic­
colo contadi no in schiavo. Dappertutto, dal l a Gal l i a al i ' l tal i a, dal la S pagna al i ' Afri ca,
regnavano evidentemente le identiche desolate cond izioni social i e pol i tico-econom iche .
I nsol v i bi l i , n o n pi ù i n grado d i pagare l e tasse, i picco l i proprietari cadevano nel l a d i ­
pendenza d e i grand i , chi amati " patron i " - spesso identificati se n z ' al tro c o i "curial es" - i
q ual i fi n i rono per fagoci tare i pi ccol i fondi come pi gnoratori . Le fam i g l i e s ' i m poveri rono
com p l etamente e vennero ri dotte in sch i av i tù i n sieme coi fi g l i 270.
Dopo Costanti no, i contad i n i fu ggono i n tutte le d i rezi oni del l ' I m pero, tanto i n Pa­
lest i na e i n Egi tto q uanto i n Africa e i n I tal ia. Dappert utto calam i tà fi scal i , prestazioni
serv i li, angheri e . Persi no i serv izi postal i del lo Stato, che spesso avanza d i ritti smodat i ,
essendo perl opi ù sfruttati d a i vescov i nel le loro pere n n i trasferte, n o n d i rado staccano i
buoi dal l ' aratro dei contad i n i , di modo che ( per ese m p i o sotto l ' i m peratore Costanzo i n
I l l i ri a) i n n umerevol i fattori e s i spopol ano, e ritornano al lo stato sel vatico. E si ccome i
grandi terri eri , nel I V secolo, traggono profi tto dal catastrofi co d i ri tto tri butari o - che si
protrarrà poi nel l e " i m m u n i tà" del Med i oevo -, sono i n grado di soggi ogare tota l m e nte
i picco l i contad i n i oberati dai debiti . Sono q uesti che d i v e ntano le v i tt i m e del barbaro
si stema: costoro perdono la loro terra, ma segui tano a col t i v arla, pur senza alcuna ass i ­
curazione. Sono i nfatti " revocabi l i " : lavoratori che anche dopo un appal to ventennale,
secondo una legge del 365 , si possono sempre cacc i are via. "In q uest ' e poca, l ' i m m i ­
seri mento de l l a popol azione rurale aumenta di cont i n uo" ( Rea l l e x i kon fU r A nti ke und
Chri ste n t u m ) 27 1 •
La genesi dello Stato coercitivo cristiano 427

L' ari stocrazia terriera, per contrario, d i venta sem pre pi ù ricca. Le sue cassapanche
sono piene d ' oro. I s uoi possedi menti , ferti l i e scon fi nati , in Afri ca, S i c i l ia, Ital ia, Gal l i a
(dove pure, per mancanza d i personal e, vaste regioni stanno i nteramente a maggese),
aumentano ancora e sem pre, essendo per di pi ù l i beri da molti oneri e obbl i g h i , come 542
i n ori g i n e erano solo quel l i i m perial i . A nzi , mentre l o S tato s ' i m poveri sce v i eppi ù a sua
vol ta, q ueste vaste tenute, d i s ponendo spesso di m i gl iaia d i sch i av i , col on i , contad i n i
asserv i ti ( d i c u i i ncassano i proventi ) si sv i l uppano " i n u n a n uova u n i tà econom i ca
e a m m i n i strati va" ( l m bert/Legohére l ) , ossi a i n dom i n i autarchici . Tutto fi n i sce per
appi atti rsi sem pre pi ù sotto la "protezione" dei grandi , tutto si vende com p letamente,
da c i m a a fondo; i nteri v i l l aggi e grossi paesi con d i ritti d i mercato vengono d i vorati
con tutte l e loro ri sorse, e le ci ttà fagoci tate . Ogni stato d i necessi tà, qualsiasi d i fficoltà
v i ene sfruttata i n g u i sa nauseabonda; e dove non ci si arrende di buon grado, i nterv iene
l a forza.
Sorgono così centri pri vati di potere, prov v i sti di tutti i l avoratori possi bi l i , con
bottai , falegnam i , fornac i a i , con un m u l i no e u n mercato, m a anche con una propri a
gi u ri sd i zione, proprie pri gion i , chi ese, sacerdot i , perfi no - i n Afri ca, i n S pagna - con
propri v escov i , catto l i c i o donati sti c i . L' area di q uesto centro v i ene q u i nd i protetta da
u n fossato, da una torre, il fondo ( v i l la) si trasforma in v i l laggio ( v i l l age) . Il s i g nore
sce g l i e dal suo serv i torame una p i ccola truppa di pronto i ntervento, i ntavola buoni rap­
porti coi bri ganti , e nasce progressivamente il borgo medievale, la fi g u ra del s i gnorotto
.
e caval iere medievale 272
Nel V secolo, al l ' epoca di Sal v i ano ( i l q uale, da sacerdote con senti menti social­
rad i cal i , v i sse presso Marsi g l i a fi no al 480, e fu del resto il solo autore coevo a ri co­
noscere il crol l o defi n i ti v o del l ' I m pero romano d ' Occidente), molti romani , anche d i
i l l ustre d i scendenza, passarono dal l a parte d e i "barbari ", nel l a speranza di trovarv i u n a
maggi ore umanità. E Sal v i ano descri ve anche - forse esagerando l a m i seria, eppure
i n modo essenzialmente eq u i l i brato - la spaventosa si tuazione di q uei poveri ancora
l i beri , i l c u i " u n i co desiderio" è q uel l o di "poter v i vere sotto i barbari ", e giam mai pi ù
sotto l ' egemo n i a dei romani . Certo, non potendo pre ndere con sé i l oro pochi averi ,
le loro capanne e i cam pi , essi restano dove sono e "si consegnano come pri gioni eri
sotto l a protezione dei potenti", i q ual i i ncassano q uasi tutta la loro roba. E poiché da
loro si esi ge ancora sia il testatico sia l ' i m posta fondiaria, ai loro sfruttatori danno per
d i s pe razione t utto q uanto possi edono. In q ual i tà d i colon i , vanno nel le terre dei grandi ,
perdendo con i l oro averi anche l a loro l i bertà, dal momento che i ri cch i trasformano 543
"i sem i l i beri i n col oni e protett i , e i l i beri i n sch i a v i " 273 .
Ma anche nei paesi germanici , d u rante i l I V e V secolo, i ricchi l atifond i sti erano
d i ventati sem pre pi ù ricchi e le masse del l a "povera gente" sem pre pi ù n u merose. A nche
presso Longobardi , Franch i , Goti , B urgundi , i possidenti am m i n i strav ano l e loro terre
con col oni tri butari amente d i pendenti , come i l oro predecessori romani . A nche nei
428 Sfi·uttamento

regni german ici i l c ri sti anesi mo non porta, nat ural mente, nessun ti po di cam biamento
sociale, nessun ri vol gi mento. Come pri ma, vi sono pad roni e serv i , l i beri e non l i beri .
Come ne l l ' I m pero Romano, vi sono contad i n i legati al l a zol la, l i beri di nome, ma che
in effetti non hanno l a l i be rtà né di scegl iere la professi one né di contrarre matri monio,
mentre possono essere dati i n ered i tà, regal ati , scam biati e vend u t i 274 •
Così anche q u i , come i n molte parti de l i ' I m pero Romano, scoppiano le ri volte,
special mente nel le zone di con fi ne . I n Afri ca si veri fi ca l ' i nsurrezione del movi mento
ri vol uzi onari o-rel i gi oso dei contad i n i , detto dei C i rconce l l ioni ( l 409 ss. ) ; nel Norico
Ri pense sul Dan ubio, ne l l a Pan non i a e in Tracia, il mov i mento i nsurrezionale deg l i
.
Scamari ; i n Gal l i a e S pagna l a ri volta d e i predon i Bagaud i : atti gen u i n i di legitti ma
difesa sia con tro i n uovi pad roni , cioè gli i n vasori german ici , sia contro gli anti chi .
Furono perlopi ù i gruppi di contad i n i , nel l a pri ma metà del V secolo, a ri be l l arsi ri pe­
tutamente, i m pugnando le armi - i n particolare neg l i a n n i dal 408 al 4 1 1 , e dal 435 al
437 - per l i be rarsi dai loro oppressori , mentre q uasi tutti i ceti asserv iti ( nel ! 'accezione
pi ù ampia) si sc h i eravano dal l a parte dei Bagaud i .
Dov unque i ri bel l i avessero i l sopra v vento, leggi e di ri tti romani vennero l i q u i dati ; l e
forme organi zzate dei l atifondi sti vennero i ndebo l i te rad i ca l m ente, i d i ri tti dei contad i n i
sul suolo ampl iati . l pad roni terri eri - si d i ce i n u n a poesia di Rut i l i o Namaziano - sono
d i v entati sch i a v i dei loro serv i . Nondi meno, in q ueste i nsurrezioni dei d i seredati , l a
chi esa cattol i ca restò deci samente a l fi anco deg l i sfruttatori , dei mercanti d i sch i av i ,
appoggiandol i e proteggendol i i n tutti i mod i , soprattutto pred icando agl i sc hiavi e ai
544 coloni ubbidienza e sotto m i ssione. Solo dopo una seri e d i d u re battagl ie, i Romani ri u­
sci rono a sgom i nare i moti del 45 1 in Gal l i a, mentre u n eserc i to d i V i si goti annien tava
ne1 454 i Bagaudi spagnol i . Certo, già ne li 'antichità si era anni entato q uasi tutto ciò che
non si poteva sfruttare o con vert i re , sia che l a cosa riguardasse - come abbiamo v i sto - i l
cri stianes i m o ariano oppure le si nagoghe ebrai che, s i a c he s i trattasse d i Donati sti , d i
Sama ri tan i , d i Vandal i o di Got i . O di paganesi mo 275 .
Nel tomo pri mo, abbiamo seg u i to la truc ul enta lotta contro i l paganesi mo domi nan­
te già ne l i ' Antico Testamento (l 72 ss. ) , poi gli attacc h i anti pagani dei cristiani nel
N uovo Testamento, nel l ' età antecedente a Costanti no, la pri mord i a l e d i ffamazione del
cosmo, de l la rel i gione, del la c u l t u ra, l a cal u n n i a ve rso gli i m peratori seguaci del l ' an­
tica fede, l a rappresentazione di essi come mostri i naud i t i ( l 1 62 ss. ) , d i pi nti con le
peggiori i nfam i e escogi tate dai padri del la chi esa. S i m i l mente, abbiamo osservato l a
conti n uazione del la pol e m i ca letterari a, i l v i l i pendio d e i pri m i tre seco l i con la tendenza
repressi va av v iata dopo Costanti no, con la confi sca e l ' abbatti mento di stat ue, lo sman­
te l lamento d i s i n gol i te m pl i ( l 238 ss.) ... dopo che già, pe r pri mo, i l santo G regorio
detto "l ' I l l u m i natore", l ' apostolo del l ' A rmenia, v i aveva di strutto i te m p l i con l ' ai uto
del l e tru ppe (l 257) 2 76 •
Nel tomo I l echeggi ava di conti nuo anche la di struzione effettiva del mondo paga-
Note 429

no (7 s . , 23 s . , 25 s . , 1 40 ss. , 232 s . , 275 ss. , ed altri ) ; t uttavia, non si è mai mostrato


dettagl i atamente, e contestual mente, che cosa rende i ne l uttabi l e i l si g n i fi cato di q uesto
tragico processo, tanto p i ù in q uanto la storiografì a cristi ana, segnatamente q uel l a cleri­
cal e , l o i gnora pressoché s i stematicamente . Ma certo, l a vocazi one total i taria d i q uesta
rel i g i one, la sete d i potere dei suoi condotti e ri l a i c i e rel i giosi , che si manifestava i n
modi sempre pi ù scoperti e c i n i ci , non potevano far presagi re n u l l a d i d i verso: nient' al tro
che anni entamento e sterm i nio. 545

NOTE

"" Rather v. Verona, ci tato da Pfaff-Gi esberg 52


' '"' Ketteler l O l
' "' Fi nley 1 02
"" Cesca 1 79
''" l n g ram 3. Weber. Gesammelte A ufsiitze 2 93 . Pfaff- G i esberg 2 1 ss. G l asenapp, Glaube und Ritus
1 4 1 s.
'"' Pfaff-Gi esberg 39, 42 s. Finley 76 s. B rockmeyer. Antike Sklaverei 1 1 4 s., 1 8 1
''" Tuc i d i d e 4,80. D i o d . 1 2 .67. Lec h l e r 8 s s . l n gram 1 7 f . Pfaff-G i esberg 3 8 s s . Vog t , Wege zar
Menschlichkeit 71 s. Riid l e 3 24. Audring 1 07. O l i v a 1 1 3 . Dettagl i ato e adeguato allo stato recente della
ri cerca: B rockmeyer, Antike Sklaverei 77 ss., 98 ss. I l i ss. , 1 34 ss.
''" B randes 58 s. Pfaff-Gi esberg 42 ss. Ste i n bach, Der geschichtliche Weg I l s. B rockmeyer, Antike Sklaverei
1 72 ss.
'"' Varrone, res rust. 1 , 1 7, 1 . Pau l u s 5,3 , 1 . dtv-Lexi kon Phi l osophie l l l 290 s. Lecky 1 27 1 . Weber, Gesam­
melte A ufsiitze 297 s. Fi nley 65. Wolff, Hellenistisches Privatrecht 72. B rockmeyer, Antike Sklaverei,
9, 1 50 ss.
'"' Weber, Gesam melte A ufsiitze 299 s . Stei n bach, Der geschichtliche Weg I l . G li l zow, Christellfwn
und Sklaverei 1 0 1 s., 1 34. Il trattato d i scute esaurientemente la s i tuazi one i l l eg i tti ma d e g l i schi av i ,
secondo i l d i ri tto romano, d u rante l ' età antica, l ' età classica e n e i secol i postclassi c i : Nehlsen 6 8 ss.
Die Stellung der Skla ven im offentlichen Strafrecht 86 ss. B rockmeyer, Antike Sklaverei 1 59 s s . ,
1 64, 1 78 s s .
'o n
Tac i to Ann. 1 3 ,27. S e neca ep. 47 ; benef 3 , 1 7 ss. Leck y l 2 1 2 s s . , 272 ss. Pfaff- G i esberg 45 ss.
Finley 84 ss. Glil zow, Christentum und Sklaverei 46 ss. con molti riferi menti bi bli ografici . Ste i n bach,
Der geschicht/iche Weg 1 2 s . S u l l a p os i zi on e d el l o s c h i a v o nel d i r i t t o roma n o : B e n b h r 1 23 s s .
Wacke, Kannte das Edikt I l i ss. Idem, Zur Lehre vom pactum tacitum 240 s s . B rockmeyer, Amike
Sklaverei 1 82 ss.
" " Taci to Germ. 25. Li ndauer 1 2 1
" " Cornfeld/Botterweck V 1 292
"" I bidem 1 2%
2 1 1 Tutte le documentazioni in proposi to i bidem 1 292 ss. Cfr. anche B rockmeyer, Antike Sklaverei 1 93

"' Tutte le prove in Cornfeld/Botterweck V 1 293 , 1 296


211 Lecky Il 54 ss. l n gram 1 50. Pfaff-Gi esberg 28
" " Esodo 2 1 ,2 ; Deuteronom i o 1 5, 1 2 ss. G reeven 45 ss. Schaub 22 ss. Pfaff-Gi esberg 50
" ' 1 Cori nti 7,2 1 . Lechler, 2.Te i l l ss. S te i n mann 44 ss. Schulz, Gott ist kein Sklavenhalter 1 39
"'' Lappas 94
430 S.fi-ttttamento

"7 Lettera agli Efes i n i , 6,5 ss. Lettera di Ti to 2,9 s. Lettera di Ti m oteo 6,2 s. l l ettera a Pi etro 2, 1 8 ss. Colos­
sesi 3 ,23 s. Thudichum I I I 28 1 . G l asenapp, G/aube und Ritus 1 42 . Di bel i us, Botschaji 1 322 s. G ti l zow,
Christentum und Sklaverei 57 ss., 64 ss.
' 1 7" G ran t, Christen a/.1· Biirger l 03 s.

" " l g n . Polyc. 4,3 . Di dache 4, I l . A pocal i sse di G i ovanni Petr. I l . Lechler. 2 . Tei l 8 s. Hennecke. Neutesta­
melllliche Apokryphen 1 36, 3 1 4
"'' Si nodo di Gangra c. 3. Hefe l e l 78 1 . G ti l zow 1 1 8. G rant, Christen als Biirger l 07. G raus. Vo/k 308
"" Teodoreto Mops. in ep. ad Philem. A m brogio parad. 1 4.72: cfr. ep, 63, 1 1 2 . Epperl e i n 1 24 s. G ran t.
Christen als Biirger l 05 s.
" ' Am brog i o de Abrah. 1 .84. Apolog. Dav i d al tera 1 2. de v i rg i n . 1 7. Schnei der. K . - P. , Christliche.\· Liebe­
sgebot 82 ss., uno studio assai i strutti v o e meritevole di lettura
--- A m brogi o ep. 2.23; 2,3 1 ; 5,20, 5,23. de ojj: 3,22 de fide "'-78. Schnei der. K . - P. , Christliches Liebes­
gebot 93 ss.
"' G regorio di N i ssa, in eccl. lwm. 4. G i ovanni Cri sostomo lwm. 22 in ep. ad Eph. Cfr. de La�aro hom. 6,7 s . .
anche hom 4 i n ep. a d Tit . August. de civ. dei 1 9, 1 5. Lechl er. I l Tei l s. Baur. Der heilige .lohannes Chry­
sostomu.\· l 3 1 8. Schi l l i ng, Soziallehre 239. Dem pf. Geistesgeschichte 1 1 5. Cesca 1 77. G rani, Christen
als Biirger l 09
"" van der Meer, Augustinus 1 7 1 s. Cfr. al riguardo Deschner, Opus Diaboli 57 ss. e 207 s s . , segnatamente
57 s. e 22 1
:!:!-" Agosti no .HJrm. 2 1 1 ,5 ; 356,3 .7: en. in ps. 1 24,7. qu. in hept. 2.72. de ci'>'. dei 1 9. 1 4 ss. Gen . ad litt. I l . 37.
50. de morib. ecci. 63 s. ep. 29. 1 2 : 1 05.3 ss. 1 08, 1 4: 1 33 , 2 : 1 85, 1 5. vera rei. 87. RAC l 589. Hei l mann.
Texte I V 563 . Lechler. Il. Tei l 23 s. Schi l l i ng, Soziallehre 237. Schntirer l 65. Troe l tsch. Soziallehren
l 1 33 . 1 45. D i esner. Studien zur Gesel/schajislehre 41 ss. Idem, Kirche und Staat 48. Widmann 84.
Baus/Ew i g 42 1
"'' Franko I l 2 l 3. Steinmann, Sklal·enlos 50. Baur. Der heilige Chryso.1·tonws l 3 1 9. Lechler Il Tei l , passi m .
Mei nerts 209 s. Hari ng. Gesetz Christi I I I 1 36
:::!7 Seneca. ben. 3.20, l ; e p. 44; 47 ; 95: de i ra 2,3 1 . Epi tteto 1 , 1 3 ,5; 3,22.96; 4. 1 . 1 27. Schaub 1 2 ss. Greeven

6 ss . . 28 ss. Wi lamow i tz-Moe l l endorf I l 60 ss .. speci e 67 e 72. Lei poldt. Dionysos 53 ss. : Idem, Der
soziale Gedanke 1 20. Idem, Die Frau 54 s. G U i zow 46 s .. 49 ss.
:::::"' Seneca de clem. 1 , 1 8,2; de bene}: 3 , 1 8, 2 ; 3,20, l ; 3 ,28. ep. 3 1 . I l ; 47.44; de ''it. beat. 24,3 ; de ira 2 .3 1 .
Epi tteto 1 , 1 3 ,5; 3,22,96;4, 1 . 1 27. Lecky l 273 s . Schaub 1 2 ss. Schi l l i ng, So�ial/ehre 235. G reeven 6
ss . . 28 ss. G rani, Die Christen als Biirger l 07
,., Leone l ep. 4. Jonkers 229, sem pre che la l ettera di Stefano. uti l i zzata da Jon kers come autentica. non sia
fal s i fi cata. H artke 422. Hel l i nger l 20
' " ' Vogt, Der Niedergang 382. G ti l zow 1 0 1 ss., s pecie 1 04 s . G rant, Die Christen als Biirger 1 07
' " G ti l zow l 04. Kantzen bach , Christelllum in der Ge.�ellschuji 68. B rockmeyer l 57 s.
' '' Harnack . Reden und Auj.i·iitze Il 40 ss. Troel tsch 1 42. K. M ti l l er, Kirchengeschichte l 566
'" Keller, Recl ams Lexikon 368 ss. Lecky I l 5 l . v. Schubert Il 54 1
:!� Cod. Theod. 9,9, l . Cod. J ust.6. 1 .6. Lecky Il 23 ss .. 5 1 . Voelkl . Kai.\·er Konstantin 1 50 s .. 1 97. Cfr. i noltre
la b i b l i ografia ci tata in Kriminalgeschichte l 267 ss.
' '' Lechler I l Tei l 26. Schaub 49. Troel tsch 1 9. 1 33 s .. 1 4 1 . K. MUI l er, Kirchengeschichte 565 s. Diesner,
Swdien zur Gesel/.\·chajislehre 87. Lan genfeld 24 ss. , 3 l ss.
' "' Langenfeld 2 l l ss.
' " G i ov anni Cri sostomo. hom. l 5,3 s. in Eph . : secondo Baur. Der heilige .lolwnnes Chrysostomus
318
' '" S i nodo d i E l v i ra c. 5 ; 7 s . ; 1 2 : 75
' ''' Ammiano 3 1 ,4 ss. Dannen bauer l 1 88. Thompson. The Visigoths 39 ss.
Note 43 1

2..
' Const. A post. 2,57. Baur, Der heilige Johannes Chrysostomus 3 1 6 ss. A l faric 3 1 1 s. Li ppol d , Theodosius
66 s. G ii l zow 1 0 1 ss.
w Liban i o orationes 25, l . Lex Romana Visi goth. 3 ,7, l ss. Nehlsen l 03 . Ti n nefeld, Die friihbyzantinische

Gesellschaft 1 44.
'"' Lecky I l 54 ss. Sternberg 1 65. Schaub 49. Harnack, Mission und Ausbreitung 1 92 ss. Idem, Reden u n d
A ufsatze I l 47. Troel tsch l 1 9, 1 3 2 ss., 356 nota 1 60. Weinel , Biblische Theologie 493. M ii l ler, K , Kir­
chengeschichte l 565. Nehl sen 55 s. Hauck l 65. Heussi , Kompendium 1 2 1 . G raus, Die Gewalt 72. Ss.
Alfaric 3 1 1 s . Kos m i n ski/Skas k i n l O ss.
w Baus/Ew i g 42 1 . Deschner, Ei n Papst rei s t zum Tatort, in: Idem, Opus Diaboli 207 ss.
2"" Mai er, Die Verwandlung 87 s., 92 s., 97 s.
2"' Schul z-Fal kenthal 1 93 . Held. Einige Probleme 1 43 ss. H e rrmann/S e l l now 25. Ti n nefe l d , Die friih­
byzantinische Gesellschaft 45 ss. K . - P. Johne 2 1 9. Cfr. anche l a nota successi v a
2-"' Cod .Theod. 5, 1 7, 1 Schnii rer l 1 8. Warmi ngton 66. Jones, Slavery l 98. Engelmann, Zur Bewegung 375.
Ti n nefeld. Diefriihbyzantinische Gesellschaft 46, 49. Mai er, Die Verwand/ung 93
247 Cod. J ust. I l ,48,2 1 ; I l ,50,2. Nov. 1 62 . Ti nnefe l d , Di e friih byzanti n i sche Gese l l schaft 46 ss.
2"" Sal v i ano de gub. dei 5,8. Wiel i n g 1 1 89. Engel mann/Biittner 37 1 s. B ii ttner/Werner 13 ss. Kom i nski/
Skaski n 6. Li ppol d , Theodosius 6 1 ss., 66
,.., Mai er, Die Verwandlung 97. Ti n nefeld, Die friihbyzantinische Gesellschaft 52 s.
"' Maier, D i e Verwan d l u n g 9 1 ss.
25 1 Ti n nefe l d , Die friihbyzantinische Gesellschaft 19 s s .
2 52 Dannenbauer l 235
2 -' ' Eusebio V. C. l ,42,2. ; 2,45 ; 3.54; 4,45 ss. A urel i us Victor, Epitome 4 1 . Zosimo 2,38. Zonara 1 3 ,4. Maggiori
documentazioni in H o rn 926. Seeck . Geschichte 1 50. Stei n , Vom romischen 1 68. G rani, D i e Christen a/s
Biirger 1 69 s.
'-''' B ogaert 859 s. Vogt, Der Niedergang 1 98 s. Mazzari no 48. Cl évenot, Der Triumph 57
2 55Voe l k l , Kaiser Konstantin 2 1 1 s. Clévenot, Der Triumph 3 1
'"' G i u l i an o or. 2 .57. Vici. epit. 4 1 ,22. Zos i m o 2,42,2. Seeck, Geschichte I V 87 ss. Baus/Ew i g 35
257 Tem i stio orat. 8, 1 1 5. dtv - Lexi kon Geschichte l 242 s. M i ckwitz 18 ss. Fi nley l 02 s .
2"" Maier, Die Verwandlung 7 7 s s .
Z 9J
C o d . Theod. 1 6. 1 s. A m mi a n o 27,7,8; 30,8,8; 3 1 ,6,6. Zosi m o 4, 1 6,4. Sveton i o Tib. 32. Dannenbauer I
33 s . , 236, 248 s.
zw
A m m i ano 1 6,5, 1 5. Cfr. Sal v i ano de gub. dei 4,30 s . , 5,35. Pri skos, Fragm. Hist. Gr. 4,86 s. Cod. J ust.
1 2 .2,2. Dannenbauer l 247 s . Komi nski/Skas i n 54. Mai er, Die Verwandlung 1 47
"
2 1 Mazzari n o 48 ss. Clévenot, Der Triumph 56 ss.
62
2 Clévenot i b i dem 61 s.
Zf1.�
A m m i ano 1 5, 1 3 .4; 20,5,7; 30,4,2 1 . Zos i m o 4,27 ss. ; 5, 1 ; 5, 1 6 ; 5,46. Eunapi o d i Sardes fr. 87. Sal v i ano
de gub. 5,4, 1 5 ss. Dannenbauer l 235 ss.
"" Dannenbauer l 239, 245
6
2 5 H i st. mon. 1 6,5 ss. Sal v i ano de gub.5,5,2 1 s. Maier, Die Verwandlung 79.

"'' Li bani o or. 7, l s. Dannenbauer l 257. Maier. Die Verwandlung 82, 90. Ti n nefeld, Die friihbyzantinische
Gesellschaft 1 40 s.
M Dannenbauer l 267. Maier. Die Verwandlung 87 ss., 96
""' Schn iirer l 1 7. Kosm i nski/Skas k i n 54. Maier, Die Verwandlung 80, 85 ss. Clévenot. Der Triumph
26 s.
z(o
Cod. Theod. 1 3, l 0.3 . Cod. J ust. l l ,50,2 ; I l ,52, l . Dannenbauer I 38
2� ' Sal v i an o de gub. dei 4.2 1 ; 5,23 ; 6,67. S ternberg 51 s . , 76, 1 65. Schi l l i ng, Soziallehre 1 97 ss. Hauck l

65 s.
432 Sfruttamento

�; 1Wi el i n g (RAC) 1 1 87. Cod.Theod. 5, 1 7, l s . ; 1 1 , 1 .7 ; 1 1 ,24.6; 1 1 .28, 1 3 ; 8.5, l . Cod. J ust. 7,39,2. A m m i an o
1 9, 1 1 .3 . Wi e l i n g (RAC) 1 1 87. Dannenbauer l 2 5 5 s. Clévenot. Der Triumph 3 1
'70 Agosti n o litt. Peti/. 2 ,247. Wiel i n g l l 87 ss. Dannenbauer 205, 259 ss., 266 s. J . l m bert/H . Legohére l .
Histoire économique, des origines à 1 789, 1 970, 1 05. Ci tato da Clé\'enot. Der Triumph 2 7 . Maier, Die
Verwandltmg 1 46
073 Sal v i an o de gub. dei 5,8 s. Cfr. 5,2 1 ss. SchnUrer l 1 8. Schafer, Romer und Germane/l 75. Maier, Die
Verwal!dlu11g 1 35
07" Dannenbauer I l 33 s . . 40 ss.
'"' Ruti l i o Namaziano 1 ,2 1 5 s. Zos i m o 6,5,2 s. Sal v i ano de gub. dei 5.22 s. Mai er, Die Venva11dlung 1 48.
Kosm i nski/Skas k i n 33 ss .. 44 s. GUnther, Vo/ksbewegul!gen l 69 ss. Kopste i n , Zur Rolle der Agrarbe\·61-
kerullg 1 90 ss.
:!?r. Eusebi o V. C. 3 .26: 3,5 1 s. RAC l 6. I l 1 228 s . , 1 23 1
CAPITOLO VI.

STERMINIO

"Solo a l l a m i tezza l a Chi esa, fondata dal S i gnore nel suo sangue, deve l a sua d i ffusione.
Essa emula i n fatti il suo celeste benefattore"
Il santo A m brog i o 1

" La C h i esa ha sem pre ri bad i to di voler ri spettare i val ori rel i gi osi del mondo pagano"
Il teologo cattol i co Jean Dan i élou 2

"E così dappertutto, sul l e terre e al di là dei mari , vennero atterrati i tempi i dei demòn i "
I l padre del l a chi esa Teodoreto ·'

"La totale pri vazione di d i ritti del paganesi mo, e dei suoi tempi i , s i man i festa q u i
i n mani era pecul i are. Dove i cri stiani erano presenti i n numero abbastanza forte,
g l i è stato d i ffici l e ottenere l 'autori zzazione i mperi ale al l a demol i z i one del tem p i o ;
ma d o v e si trovavano d i fronte una forte maggi oranza avversa trovarono
mezzi e v i e per mettere in moto il potere statale a q uesto scopo"
Yi ctor Schul tze "

"Dal l a Mesopota m i a fino al Nord Afri ca un ' ondata di v i olenza


rel i g i osamente moti vata som merse ci ttà e regi o n i ".
Peter B rown 5

"I vescovi gui darono la l otta, le schiere dei neri monaci la com batterono
sul fronte più avanzato".
H. Lietzmann "

" . . . così monaci cri stian i , sotto la guida di Scenute o di M acario di Thu
saccheggiano i templ i pagan i , dandol i al l e fiamme, i nfrangendo gli idol i ;
e tal volta approfi ttano del l 'occasi one per massacrare i l personale addetto al tem p i o".
Jacques Lacarri ere 7

"L'al l eanza tra spada e aspersori o produce sem pre ( ! ) i ntol l eranza e persecuzione
verso chi l a pensa d i v ersamente"
I l teologo cattol i co M i che! Cl évenot " 547
DI STRUZIONE CRI STIANA DI L I B R I DELL' A NTICHITA'

"Ma gli scri tti apocri fi , che sotto il nome deg l i aposto l i contengono
un v i vaio di mol tepl ici assurdi tà, devono essere non sol o proi bi t i ,
ma ri ti rati dal l a ci rcol azione e dati al l e fiam me"
II dottore del l a chi esa papa Leone I , "il G rande" 9

"Nessuno dov rà trascri verlo ! q uesto l i bro ! ; ma non solo q uesto ­


noi siamo anzi del parere che meri ti di esser consegnato al fuoco"
10
Conci l i o di N i cea ( 787 )

" Dal I V secolo i n poi , e fino al l e sogl i e del l 'età moderna, arsero i roghi ,
al i mentati dag l i scri tti degl i eretici . . . I l governo d i Costantino rappresentò
I ' i n i zi o di questa evoluzi one". " Per G i ovanni Cri sostomo l a l etteratura pagana
è già pressoché tramontata e caduta nel l 'obl i o ; solo qua e l à,
sporadi camente, q uegl i scritti si possono trovare tra i Cri stiani " -
"Solo nel Med i o Evo si è i n grado d i dichi arare che i l i bri pagan i
erano stati e l i m i nati com pl etamente, nei pri m i secol i cri stian i ,
per moral i s t i che ragioni d i casti gatezza."
11
Wolfgang S peyer 549
-136 Sterm in io

DISTRUZIONE Ili LIBRI l'RIMA llEL CRISTIANESIMO

G i à i n epoc he prec ri stiane si guardò a l l e opere scri tte con diffidenza, proi bendol e e
facendol e spari re. Si el i m i navano i l i bri dal la c i rcolazione, cercando ( i n tem pi i m pron­
tati ancora a concezioni magico-re l i gi ose) di occ ul tarl i , mandando in frantu m i tavole
di terracotta o di pi etra, bruc iando rotol i di papi ro e cod i c i di pergamena, gettando cose
scri tte nei fi u m i e in mare 1 " .
l G rec i , e ancor pi ù i Roman i , e l i m i navano e di struggevano l i bri , scri tti d i poet i , di
astrologh i , magh i , tal volta i ntere bi bl i oteche, rotol i del l a Torà e atti del fi sco, oracol i e
ritual i di c u l t i segreti ; retori e fi l osofi subi rono l ' ostracismo o furono i ncarcerati , e così
ven nero perseguitati scri ttori e stori ografi pol i t i came nte i m pegnati . I l re dei Seleucidi
A ntioco I V Epifane, nel la sua l otta contro g l i Ebrei ( l 96 ss. ) , fece ucc i dere c h i unque
veni sse sorpreso con un esempl are del l i bro sacro dei nem i c i . Sotto Dom iziano, si l i q u idò
l o stori co greco Ermogene di Tarso, condannando al suppl i zio del la croce i copi sti del l a
s u a opera ; e n o n furono le uni che v i tt i m e l ette rari e d i q u e l sov rano, peraltro am ante
del la letterat ura, ma sospettoso e diffidente in modo q uasi morboso. Sotto Adri ano, i n
Bether, i Romani gi unsero ad avvol gere nei loro stessi rotol i tutti i giovani che avevano
trasc ri tto l a l e gge, uccidendol i tra l e fiamme u.
A l c u n i i m peratori procedettero anche contro i cristiani mediante la di struzione di
l i bri , sia pure molto tard i . Fu questa la causa di q ualche marti rio, dato che molti cristian i ,
special me nte ne l l a N u m i d i a , s i ri fi utarono di cedere q uanto avevano di sacro, l e bibbie,
testi l i turgici e si m i l i . Ce rto è che molti ssi mi non esi tarono - come traditores codicum - a
trad i re la loro fede e a sal vare la loro pel l e ; tra q uesti , a q uanto pare, e come affermano
i Donati sti , i vescovi cattol ici Fe l i ce di A bthungi (l 235), Mensurio di Carta-gi ne, il di
lui arc i d i acono Cec i l i ano ( i bide m ) , come certamente il pres u l e romano Marce l - l i no,
550 pal esem ente i nsieme coi suoi tre presbi teri e successori , i papi Marce l l o l, M i l zi ade e
S i l vestro l ( l 236; I l 73 s . ) ; ma anche, come di acono, i l vescovo donati sta S i l vano 1 4 •
l l i bri non veni vano solo di strutti i n tenzi onal mente; scom pari vano altresì a causa di
guerre, di catastrofi natural i , per i m utamenti del lo spi ri to del tem po, come ad ese m pio
(è da pres umere) dopo la sostituzione del la scri ttura attica con l 'alfabeto ionico (403/402
a.C. ). O anche i n conseguenza del progressi vo ri ti rarsi del la l i ngua greca per l 'espandersi
di q uel l a lati na, in Occi dente, nel corso del li secolo. O, sem p l i cemente, come accadde
soprattutto pe r molte pubbl i cazioni pagane in età cristiana, pe r il fatto che nel IV e V
seco lo cessarono di essere trascritti e diffusi ; i l che ha pe raltro già a che vedere con una
consapevole ri mozione 1 5•
Solo di rado, per la veri tà, g l i i m peratori romani avevano esteso siffatta puni zione an­
che a l ettori e prod uttori di un l i bro condan nato, come sare bbe poi d i v entata consuetudi ne
sotto l ' egemon i a cri stiana. Oltretutto, essi si l i m i tavano ad i nfl i ggere pene tem poral i .
La chi esa, i n v ece, non s i accontentò del l a di struzione deg l i scri tti de l l ' opposizi one.
Distruzione di letteratura cristiana ad opera di cristiani 437

Procedette anche con la scom u n i ca e l ' anatema del l ' autore, e tal vol ta analogamente
contro l ettori e prod uttori . Manifestamente, i nol tre, al l a d i struzione del l a l etteratu ra
rel i gi osa i ndesiderata parteci pavano non sol tanto Stato e C h iesa con g i untamente, ma
pure i c redenti . I n ogni modo, l ' usanza d i bruci are scritti "eretici" perd u rò fi no al X V I J I
secolo 16•

DISTRUZIONE DI LETTERATURA CRISTIANA AD OPERA DI CRISTIANI

Fi ntantoché l a chiesa fu i m potente, si appagò, per tre secol i , d i u n confronto ed una


esecrazi one per così d i re i ntel l ettual e dei suoi avversari ; il che era peral tro avvenuto
precocemente, fin dal N uovo Testamento, nel modo pi ù veemente ( l capi tol i 2, 3, 4) .
Sen nonché, dopo i l suo riconosci mento e promozione da parte di Costanti no, essa pro­
cedette, ri correndo anche col sostegno del l o Stato, contro t utto ciò che le si contrappo­
neva, cercando di col p i re i n pri mo l uogo i mal i gn i , g l i sconsiderati che non mostravano 551
com prensione, annientando i l loro arsenal e letterari o, perl opi ù col fuoco, presentandosi
natural mente come custode esem pl are del l a "tradi zione". Non v'è d ubbio che molte opere,
nel corso del tem po, fossero andate sempl icemente perd ute. Nondi meno, noi conosci amo
si stematiche d i struzi oni di l i bri già in quel l e epoche. Certo, moltissimo andò d i strutto
senza che le ri spetti ve azi oni ci fossero tramandate espl icitamente. Le epi stole di Ori gene,
ad esempio, erano conten ute i n ori g i ne in q uattro d i verse raccol te, in una del l e q ual i ce
n 'erano pi ù di un centi naio . . . ne sono ri maste solo due. Così si rav v i sa, dal IV secolo, "
una l i nea di ri tta che porta al l ' I nq u i s i zi one del Med i oevo e al tri bunale deg l i eretici con
pubbl i co i ncendio di scri tti eretical i i n nome del cristiano i m peratore o del re" ( S peyer) .
Di sol i to, però, si perseguitò solo l a l etteratura "oscena", che contrav veniva sol tanto al l a
fede, ma n o n ancora i n maniera apparente, come n e l Med i oevo 1 7 •
Nel cristianes i m o antico, i l metodo del l a d i struzione dei l i bri venne prati cato da
tutti contro tutti . G l i eretici lo usavano per el i m i nare gl i scritti del l a grande C h i esa, e
ancor di pi ù l a grande Ch iesa lo appl icava nei confronti dei suoi avversari , special mente
del l e d i verse formazioni "eretical i " . Le leggi del l o S tato sul l a di struzione dei l i bri ri ­
guardavano sol i tamente "eretici" desi gnati i nd i v i d ual mente. A l contrario, le anal oghe
d i sposizioni del l a chi esa si tenevano perlopi ù sul l e general i : 'The books of the heretics
and thei r book cases ( receptac l es) search out in every piace , and w herever you can,
ei ther bri ng (them) to us or burn (them) in the fi re". E già nel V I I secol o si prod ussero
doc u menti sul l a di struzione di opere l etterarie "eretical i " . Tra g l i scri ttori ecclesiastici ,
le c u i opere furono occasional mente censurate, sequestrate, o di strutte per i ni ziati va
d i ambienti fiancheggiatori del l a grande Chi esa, Wolfgang S peyer nom i na tra gli al tri :
Tazi ano, Origene coi s uoi d i scepol i , i l presbi tero Luciano di A ntioc h i a, D iodoro di
Tarso, Teodoro di Mopsuesti a, Teodoreto d i C i rro, Tertul l iano, Novaziano e Rufi no 1 8•
438 Sterminio

G i à nel 320 i l vescovo Macedon i a di M opsuestia aveva dato al l e fiamme i l i bri di


552 Paol i no di Adana, mago e successi vamente vescovo cri stiano, che sarà scacci ato d i
n uovo p e r scostumatezza. Poco dopo, Costantino fece bruc iare a N i cea ( 3 2 5 ) tutti g l i
scri tti d i protesta d e i padri conci l i ari , al l o scopo di tog l i ere di mezzo le cause de l l e l oro
pol emi che . . . pene d ' amor pe rd ute. Nel l a celebre assem blea, i nfatti , i pad ri i n persona
stracciarono l 'ariana professi one di fede che g l i veniva proposta. Pochi anni dopo, nel
3 3 3 , l ' i m pe ratore ord i nò che fossero bruciati gli scri tti di A rio. E fu ancora l u i , se si
deve prestar fede a Eusebio, ad ord i nare per legge la rice rca e il seq uestro de l l e opere
marc i o n i te. I n ogni modo, l ' opera di M arcione - cioè del l ' eretico pi ù pe rsegui tato nel
II secolo, ce rto tra i più i ns i g n ì testi moni del l a cristianità - fu fatta spari re dal la ch iesa
success i v a così com pletamente che, fi no ad ogg i , non esi ste d i l ui neanche una ri ga
tramandata che si possa riferi re con sicurezza a l l a sua persona. R i g uardo a l l e fon t i ,
Marc ione rappresenta "add i ri ttura un buco nero" ( Beysc h l ag ) . Total mente annientata
fu , del pari , la massa deg l i scri tti rel ati v i ai suoi di scepo l i 1 �.
Teodosio l fece a pezzi le professi oni d i fede dei vescov i ari a n i , macedoni e d i altre
confession i . Papa G iovanni IV (640-642) condannò uno sc ritto affi sso a Costanti nopol i
contro i l Conci l i o di Calcedoni a (449), facendo pressione su l i ' i m peratore per farlo a
pezzi . Nel tardo I V secolo, i l c i a m bel lano ed e u n uco Eutropio ( I l 4 s . ) ordi nò, nel l a
Roma ori entale, la d i struzione d e i l i bri di Eunomio, vescovo di C i zico e capo d e i gio­
vani arian i . Il q uale fu dest i t u i to e mandato i n esi l i o. Dal 398, solo il possesso dei s uoi
scri tti fu v i etato da u n decreto i m peri ale, che prevedeva per ciò l a pena di morte . Solo
due d i ess i , i n fatt i , si sono conservati i na l terati 20•
Nel l o stesso modo, nel 398, l ' i m peratore A rcad i o, a cacci a di pagani e d i "eret i c i " ( I l
8 ss. ) m i nacciò d i morte chi fosse trovato i n possesso d i scritti montan i sti c i . I n Egi tto,
durante i secol i IV e V, vennero di strutte n umerose opere di Origene. Nel V secolo,
Teodoreto di Ci rro fece confi scare nel la sua diocesi , e verosi m i l mente anche di struggere,
oltre 200 esem plari del Di atessàron di Tazi ano 2 1 •
l " pad ri " del Conci l i o di Efeso (43 1 ) premettero sugl i i m pe ratori Teodosi o I I e Va­
lenti n iano affi nché fossero date a l l e fiamme le opere di Nestorio, i n q ual unque l uogo
553 veni ssero reperi te . E dopo la sua desti tuzione, nel l 'autunno 435 , due decreti i m peri a l i
ordi narono di i ncamerare i s u o i beni a favore del l a chi esa, d i cance l l are tutti i suoi scritti
e di i m porre ai suoi seguaci l ' i ngi uri oso epi teto di "si moniaci " (dal nome del l '"eresi arca"
S i mon M ago) 22•
Diversi vescov i cattol i c i , come Rabu l a di Edessa, un versat i l e opport u n i sta passato
rapidamente dal l a parte dei v i ncitori dopo il Conci l i o di Efeso (43 1 ), o come Acac h i o
di Mel i tene, chi esero c o n forza c h e si bruci assero l e ope re di Teodoro d i Mopsuestia,
già maestro d i Nestori o. Il vescovo Rabu l a l anciò anate m i su tutti q uanti non avessero
consegnato i l i bri di Teodoro 2 \
Nel 448 , Teodosio I l decretò di cancel lare col fuoco tutti g l i sc ri tti pol e m i c i contro
Distruzione di letteratura cristiana ad opera di cristiani 439

i Conc i l i di N i cea e di Efeso, nonché contro C i ri l l o di A l essand ri a. Ai contrav ventori


si dovevano i n fl i ggere pene severi ssi me. In parecch i editti venne i m posto altresì l 'ab­
bruci amento d i l i bri nestori ani . A nzi , il pio i m pe ratore decretò perfi no la d i struzione
del l e opere del padre del l a chi esa Teodoreto. Chi nascondev a q ueste u l t i me, o g l i scri tti
di Nestori o, era col p i to da confi sca del patri monio e da perenne esi l io. Nel 455 , com­
battendo contro Monofi s i t i ed Eut i c h i an i ( I l 202 ss., special mente 205 ) , gli i m peratori
catto l i c i Val enti n i ano I I I e Marciano d i s posero per legge i l rogo di t utti i l i bri contrari
al conci l i o d i Cal cedonia, i nfl i ggendo, per chi l i con servasse o diffondesse, perenne
ostraci smo. A nche se già ne1 452 , per l a preci si one, annu l larono l a deci sione nei ri guardi
di Teodoreto 24•
Qualche tem po pri ma, anche i l dottore del l a chiesa e papa Leone l , avendo fomentato
già dal 443 con modi i nq u i s i torial i la persec uzione dei Mani chei ( I l 1 86 ss. ) , non sol o
fece ai zzare come bel ve i loro affi l i ati , ma anche riti rare e bruci are pubbl i camente i
loro scri tti . S i m i l mente, i l "grande" papa ord i nò di ri d urre i n cenere i trattati apocri fi ,
apprezzati special mente dai prisci l l i a n i sti . Verso l a fi ne del secol o, anche papa Gelasio
I, anate m i zzò con estrema facondia l a "mal vagi tà" e l a "pest i l enza" di tutti i d i ssiden-
ti , ( I l 232 ss. ) , diede l a cacci a ai Manichei , cacci andol i da Roma e bruciando i l oro 554
l i bri davanti al l a bas i l ica di s. Maria Maggi ore. Così pure i suoi successori , cioè papa
S i m maco - sotto il quale d i v am pò i n Roma la guerra c i v i l e , scoppiò un nuovo pogrom
contro i mani chei e fi orì i l mestiere dei fal sari ( I l 234 ss. ) come mai pri ma - e papa
Orm i sda, che pi ù di tutti atti zzò la guerra di rel i gi one i n Ori ente ( I l 24 1 ss. , 253 ss. ) ,
fecero bruciare sul rogo l a l etteratura manichea di nanzi al l a basi l ica d e l Laterano 25•
Quando nel 490, a Beri to, si soppresse u n ' associ azione di studenti che celebrava
una magia, - gui data da u n armeno, u n tessalonicese u n s i riano e u n egi zi ano - in cui si
voleva sacri fi care nel ci rco a mezzanotte l o schiavo negro del l ' egizi ano, si seq uestra­
rono e bruci arono n u m e rosi " l i bri magi c i " ; i n q uel l ' occasi one fu acc usato perfi no
Leonzio, professore al l a scuol a gi uridica di Beri to, menzi onato con onore dal i ' i m pera­
tore G i usti n i ano nel l a sua l egge i ntrodutti va al Di gesto. I n segu i to, anche G i usti n i ano
ord i nò l a d i struzione col fuoco di tutti queg l i scri tti , m i nacci ando pene adeguate a
q uanti v i si opponessero. E q uando i vescov i cattol i c i de l i ' Oriente cercarono, attraver­
so papa A gapeto l , di premere sul l ' i m peratore per ottenere anche l a di struzione del l e
opere d e l patri arca Severo d i Antioc h i a ( I l 240 ss. ) , G i ust i n i ano accettò d i decretare
anche q uesto. Oltre a ciò, chi unq ue copiasse q uegl i scri tti - perfi no al sol o scopo d i
eserci tarsi nel l a scri ttura - av rebbe pagato col tag l i o del l a mano. E a Tol edo, n e l tardo
V I secol o, i l re cattol i co dei V i s i goti fece bruci are l ' i ntera l etteratura ariana ("omnes
26•
l i bros A rrianos")
Solo di rado g l i "eret i c i " poterono com portarsi al trettanto di strutti vamente nei con­
fronti del l a letteratura prodotta dal l a grande Chiesa; di fare al trettanto, potevano tutt ' a l
pi ù sognarselo. L o d i mostra, p e r fare un esem pio, l a l eggenda de l l e opere d i papa G re-
440 Sterm in io

gori o l , pure condannate al rogo. O, magari , la fal s i fi cata "di v i nazi one" mon i fi si tica d i
Pisenzio di Qift , secondo la quale u n sov rano di Roma av rebbe bruci ato tutti q uanti gl i
atti del Conc i l i o di Cal cedon ia. E chi unque avesse vol uto sal varne, ri prod u rne, l egge­
re, credere anche sol o una parti cel la, ri fi utandosi di darl i a l l e fiamme, avrebbe dov uto
essere bruciato in persona . . . sogno e anel i to cri stiano d ' una m i noranza persegui tata.
Ma gl i Arian i , al i 'occasione, hanno pure d i strutto l i bri , sia catto l i c i sia di al tri "eretici".
555 Così i l re dei Vandal i U nerico ( 1 1 289 ss. ) non solo, dopo orrende torture, fece uccidere
catto l i c i , gettandol i i n pasto a l l e be l v e o facendol i ardere v i v i , ma fece anche bruc iare
i loro l i bri 2 7 •
Ad Efeso, g i à sotto l ' i n fl u sso di Paolo, i n conseguenza dei suoi m i rabol anti ed esor­
ci sti ci giochi di prest i g i o, molti maghi e veggenti bruci arono i l oro l i bri per il valore
di "ci nq uanta m i l a centes i m i d ' arge nto": una somma i nc red i b i l mente al ta, e forse per
questo un evento al l i m i te del l a cred i bi l i tà. Ma così fu. "E così crebbe la parola grazie
al la forza del S i gnore e d i venne potente", come si gloria l a B i bbia 28•
Così crebbe la forza del S i gnore, in tutti i cas i , q uando lo Stato d i ventò cri sti ano, e
poté avval ersi i nsieme de l l a legi slazi one pagana nel la l otta si stematica condotta contro
i l i bri magici e g l i scri tti astrol ogi c i . Non molto dopo i l 3 20, al lorché i l vescovo Ma­
cedonia di Mopsuestia fece gettare nel fuoco i l l i bri del mago e scom u n i cato vescovo
Paol i no ( p. 438 s . ) , l o storico ecc lesiastico Euse bio propugnò l a cance l l azione di tutti
gli scritti pagan i che contenessero riferimenti m i tologici .
A nche i 1 5 l i bri "Contro i C ri sti ani" di Porfi rio, i l pi ù acuto avversari o dei cristiani
ne l i ' età precostanti niana ( l 1 86 ss. ) , fu rono bruciati per ord i ne di Costanti no: fu "il pri mo
d i v i eto di l i bri da parte del l o Stato emanato ne li ' i n teresse del l a chi esa" ( Harnac k ) . E i
suoi successori , Teodosio I l e Valenti nano 1 1 1 , condan narono l ' opera c ritica di Porfi rio
ancora una volta al rogo, ne1 448 , dopo che, contro di essa, il vescovo Eusebio d i Cesarea
aveva scritto 25 l i bri , e i l dottore de l l a chi esa C i ri l l o al meno 30 (l 289 s . ) 29•
U n col ossale rogo di l i bri ebbe l uogo - i nsieme con molte esecuzioni - sotto l ' i m pera­
tore ariano Valente nel tardo IV secolo (l 298 s . ) . Pe r q uasi d ue anni il sov rano cri stiano
i m perversò "come una bel v a i nferoci ta", facendo torturare, strangol are, bruc iare v i v i e
decapi tare g l i opposi tori . Durante i n n umerevol i perq u i si zioni si cercarono e d i strussero
l i bri , i n parti col are q uel l i rel at i v i al l e artes libera/es e al d i ri tto. I nte re bi bl i oteche nel l e
regioni medioriental i - dove i n S i ri a anche i vescovi freq uentavano l a " m a g i a nera" -
fi n i rono nel fuoco i n q uanto com poste da " l i bri mag i c i " , o furono el i m i nate, per i l te rror
556 pan i co, dai possessori stessi 30.
A nche neg l i assalti ai tem pi i, i cri stiani distrussero, con maggiore frequenza in Oriente,
non solo le statue degl i dèi , ma anche i l i bri re lati v i a ri tua l i ed oracol i . In A n t i ochia,
l ' i m peratore cattol ico G i ov i ano (363-364) fece demol i re e bruc iare l a bi b l i oteca del
te m pi o costrui ta dal suo predecessore pagano, G i u l iano. A nche nel l ' assalto al Sera peo,
nel l ' an no 3 9 1 , in cui il fam i gerato pat riarca Teofi lo I l ( I l 96 ss. ) frantumò di sua mano
Distruzione di letteratura cristiana ad opera di cristiani 44 1

c o l pi ccone l a statua gi gante d i Serapide, creata d a l g rande art i sta ateni ese B ryax i s , l a
b i b l i oteca f u data a l l e fiamme. Dopo che l a b i b l i oteca del M useion, capace di 700. 000
rotol i , nel l a guerra alessandri na di Cesare (48/47 a . C . ) era d i ventata v i tti ma di un i n­
cendio, l a fama di A lessandria d i possedere appunto i maggi ori e m i gl iore tesori l i brari ,
era soprav v i ssuta sol o attraverso l a b i b l i oteca del Serapeo, anche se, a q uanto pare, non
si real i zzò l a presunta i ntenzione d i A ntoni o e di C l eopatra, q uel l a di donare la bi bl i o­
teca di Pe rgamo (forte di 200.000 rotol i ) , a t i tolo di risarc i mento per l a bruci ata b i b l i o­
teca del M useion. Tal i i ncendi di bi bl ioteche, i n occasione di assalti ai tem pl i , erano
freq uenti , soprattutto in Oriente; così avvenne pure sotto i l patriarca Teofi lo, con l o
sterm i n i o d i u n santuario egiziano a Canopo, o, n e l 402 , c o n l a d i struzione d e l Marneo
a G aza 3 1 •
Nel l ' i nc i piente V secolo, i n Occidente, con profonda emozione del l ' ari stocrazi a
ortodossa di Roma, Sti l icone fece bruci are l a l ette ratu ra concernente l a S i bi l i a pagana,
madre i m mortale del mondo, come l amentava Ruti l i o Namaziano, poeta ori undo del l a
Gal l i a che ri vest i v a al te cari che statal i al l a corte romana, al quale l a setta cristiana appa-
ri va peggi ore del veleno di C i rce. A Bei rut, nel tardo V secolo, si d i edero al l e fiamme i
l i bel l i i v i razzi ali - " u n orrore agl i occh i di Dio", secondo i l rètore Zaccaria, - davanti l a
c h i esa del l a santa Maria. L o scri ttore ecclesi asti co Zaccaria, c he al l ora stud i av a di ri tto
a B e i rut, prese parte di persona a q uesta azione sosten uta dal vescovo non meno che
dal l e autori tà statal i . E nel 562 anche l ' i m peratore G i usti n i ano, che fece persegui tare
fi l osofi , retori , g i u ri sti e medici pagani , decretò la di struzione col fuoco di i m magi n i e 557
l i bri pagan i . Preci samente nel Kynegion di Costanti nopol i , dove i del i nq uenti furono
l i qu i dati ( Ne l 5 5 3 il sov rano aveva proi bito il Tal m ud) 3 2 . _
Già s u l l a sogl i a del Medi oevo, papa G regori o I "il G rande", fanatico avversari o dei
pagani , di strusse col fuoco l i bri d i astrologia a Roma. Non solo; q uesta celebri tà - l ' un i co
papa i nsignito, accanto a Leone I , del titolo di dottore del la chiesa - , spregiatore dichi arato
del l a cultura antica, a l l a quale contrappone l ' i ncessante apoteosi del l a "Sacra Scrittura",
ebbene, il grand ' uomo è pure responsabi l e del l a d i struzione dei l i bri mancanti di Tito
Li v io. Ce rto, dacché non è affatto i m probabi le che avesse l asciato andare in mal ora
la b i b l i oteca i m periale sul Palatino. In ogni modo, lo scol astico i ngl ese G i ovanni d i
Sal i sbury, vescovo di Chartres, è con v i nto c h e papa G regori o avesse cance l l ato i nten­
zional mente dal l e bi b l i otec he rom ane i manoscri tti degl i autori classici 33 •
S pesse vol te, a q uanto pare, furono i pagani , convert i ti al cri sti anesi mo, a bruciare
pubbl i camente - con pl ateale ostentazione del loro ri n negamento - i l oro stessi l i bri ,
davanti agl i occhi di tutti ; si trattava di lavori astrol ogici , di d i m ostrazioni m atematiche,
d i form u l e e i nvocazioni al l e d i v i n i tà pagane, con nom i d i demòn i , l i bri d i magìa, e
si m i l i . A nche alcune documentazi oni agiografi che, autentiche o fal se che fossero, sono
lì a testi moni are la d i struzione di testi l etterari , d i ventata per così d i re un si m bolo, u n
topos del l a stori a de l le conversioni 3 4.
442 Sterm inio

Non sem pre si procedeva col rogo. G i à nel l a pri ma metà del I I I secolo, Ori gene,
mostrando in ciò molta affi n i tà con papa G regorio, abbandonò "senza esi tazione l ' i nse­
gnamento del l a gram matica come cosa pri va di val ore e contradd i ttoria con l a scienza
del l e cose sacre, e vendette con sav i o calcol o, per non dover essere sorretto e gui dato da
mani estranee, tutte le opere di anti chi scri ttori , di cui pure si era occ upato in passato"
( Eusebio) 35 •
Degl i attacc h i scienti fici del mondo pagano contro i l c ri sti anesi mo non è ri masto
q uasi pi ù n u l l a ; a q uesto fi ne avevano provved uto d i concerto chi esa e i m peratori .
A ndarono pe rduti , di conseguenza, pe rfi no molti controscritti di parte cristiana, forse
perché contenevano ancora troppe tracce del vel eno pagano 36.
Ma così venne a scom pari re anche i l paganesimo stesso al l ' i nterno del l ' I m pero d i
558 Roma.

L' ANNI ENTA M ENTO DEL PAGANESIMO

L' u l t i mo i m pe ratore pagano del l 'anti c h i tà, il grande G i u l i ano ( 1 283 ss.) aveva per la
veri tà favorito si stematicamente i pagan i , ma nel conte m po aveva pure tol lerato espl i ­
c i tamente i cri stian i : " È m i a vol ontà per g l i dèi , che i seguaci del Gal i leo non si ano né
ucc i s i né percossi a torto né che soffrano q ual siasi al tro torto o i n i q u i tà ; nondi meno
d i c h i aro che c h i adora gli dèi debba avere l a prefere nza rispetto a l oro. G i acché pe r la
stolti zia del Gal i l eo è mancato pochi ssi mo che tutto veni sse sov verti to e travolto, mentre
grazie a l l a benevolenza degl i dèi tutti noi siamo stati sal vati . Per q uesta ragi one si dov rà
rendere onore agl i dè i , a l l e persone e al le com unità che l i venerano" ·17 •
Dopo la morte di G i u l i ano, al q uale si sente legato per fede e per a m i c i zia, i l rètore
di A ntiochia Li banio l amenta, con profonda commozione, la v i ttori a del cri stianesi mo,
depl orando i suoi barbarici attacc hi contro l a vecc h i a rel i gi one. "Ahi noi ! grande ca­
lam i tà si è abbattuta non solo sul paese degl i Achei , ma su tutto l ' I m pero, per dove si
este nde il di ri tto di Roma . . . Svaniti sono g l i onori che la sorte assegnava ai buoni ; ora
gode ogni prestigio la soc ietà dei mal vagi e degl i sfrenat i . Le legg i , che sole repri mono i
mal i , sono o soppresse o sospese, da doversene in breve aspettare l 'abrogazione; mentre
quel le ancora v i genti non vengono pi ù rispettate nel la pratica". A mareggiato, i n angustie,
Li ban i o si ri v o l ge ai suoi vecc hi demora l i zzati compagni di fede: "Que l l a credenza che
fi no a ieri è stata deri sa, conducendo contro d i voi una gue rra così v i olenta e i n stanca­
b i l e , si è ri velata come la più forte . La n uova fede ha spento il fuoco sacro, ha sv uotato
la g i oia dei sacri fi c i , ha percosso sel vaggiamente g l i avversari abbattendone g l i al tari ;
ha c h i uso tem pl i e santuari , l i ha di strutti o d i c h iarati e m pi e se nzad io, trasformando! i
i n bordel l i , ha soppresso ogni occ u pazione con la vostra fede, di sse m i nando i l vostro
te rri torio col sarcofago di un defu nto . . . " 38.
L 'annientamento del paganesimo 443

I n q uesto assal to contro i l paganesi mo, gl i i m peratori romani furono com unque, 559
sal tuari amente e parzi al mente, meno aggressi v i del l a c h i esa cristi ana.
Sotto il pri mo s uccessore d i G i ul i ano, G i ov i ano (363-64) , se si presci nde da alcune
chi usure e smante l l amenti di templ i , il paganes i m o sem brò usci rne senza gra v i dan­
neggiamen t i . A nche gl i i m peratori succed uti a G iov iano, cioè Val enti n i ano I e Valente
- d u rante il governo dei q ual i si c ri stal l i zza l ' appel lati vo d i "pagani " per des i gnare i
vecchi c redenti ( l 1 67) -, ass u n sero un atteggiamento rel ati v amente tol l e rante nei
ri guardi d i costoro. Tanto pi ù c he il cattol i co Valenti n i ano, i n teressato pri nci pal mente
al l ' eserc i to e al l e guerre , aveva bi sogno d i pace i n terna e cercava q u i ndi di scansare
tensioni rel i giose. Egl i assegnò ancora con criteri q uasi pari tetici le mass i m e cari che
governat i v e , perfi no con leggera preponderanza d i c redenti neg l i dèi , per c u i l ' appar­
tenenza rel i gi osa dei suoi funzionari d i r i genti corri spondeva di regola al l e rispetti ve
maggi oranze nel l a popol azi one loca l e . A l contrari o, sotto Val ente, che era d i fede
strettamente ariana, gl i alti funzionari cristiani furono d i n uovo in maggioranza ri spetto
a quel l i pagani . Tuttav i a egl i com batté i cattol i c i perfi no con l ' ai uto dei pagani , certo
per puro opport u n i smo 39•
Sebbene l ' i m peratore G raziano, conti n uando la pol i tica rel i gi osa p i u ttosto l i berale
di suo padre Valenti n i ano l, avesse promesso con u n edi tto del 378 tol l eranza per q uasi
tutte le tendenze fi dei stiche nel l ' I m pero Romano, ben presto, essendo fortemente i n ­
fl uenzato d a l vescovo m i l anese A m brogio, si m i se a prati care i l contrari o ( l 349 ss. ) .
Sotto Val enti n iano I l , frate l l o d i G raziano, v i f u i nvero u n certo ri vol gi mento, dato
che il rapporto tra alti funzionari pagani e cri stian i fu n uovamente equi l i brato, e, al l a
corte i m periale, furono add i ri ttura i genera l i pagan i B auto e A rbogaste a d eserci tare u n
ruol o pol iti camente deci si vo. E anche a Roma erano i presti g i osi pagani Pretestato e
S i m maco a svol gere funzi oni di prefetto dei pretori ani e del l a ci ttà 40•
Progressi vamente, però, anche Valenti n i ano I l , come già i l frate l l o G raziano, fi n i rà
per cadere sotto la devastante i n fl uenza del succi tato vescovo di M i l ano ( l 379 ss. ) , e
s i m i l mente sarà del l ' i m peratore Teodosi o l . ( l 386 ss. ) . I n real tà, A m brogio agi va i n
conform i tà a l suo pri ncipio: " G i acché g l i dèi dei Genti l i non sono che diavol i ' , come
d i ce la sac ra sc ri ttura. E q u i nd i c h i u nque sia soldato del vero Dio, non ha da fare 560
di mostrazioni di tol l eranza ( ! ) , d i accettazione e d i accog l i enza ( ! ) , ben sì d i zel o a
vantaggio del l a fede e del l a rel i gione". Così , nei suoi u l t i m i a n n i , pers i no i l potente
Teodosio governa, al meno da u n pu nto di v i sta pol i tico-rel i gi oso, in mani era total­
mente conforme ai desi deri d i A m b rogio. Nel 39 1 , per com i nciare , vengono proi biti
defi n i ti vamente i ri ti pagan i , poi vengono chiusi, e a l l a fi ne d i strutt i , tem p l i e santuari
di Serapide in A lessandria, e fi nal mente, nel 393 , saranno abol iti i giochi ol i m pi ci . l
cattol ici i m peratori - bam b i n i del V secolo sono i n total e balìa del la chi esa. E con q uesto,
anche da parte del l o Stato, i ncom i ncia un più i n tenso debe l l amento del paganes i m o che,
sobi l l ato dal l a chi esa con veemenza già nel I V secolo, cond uce v i eppi ù al si stematico
Sterm inio

annientamento del l a vecc h i a fede 4 1 •


l vescov i pi ù noti prendono parte a q uest ' opera di di struzione, av v i ata spec i a l m ente
dopo i l grande Conci l i o di Costanti nopol i (38 1 ) , in cui i pri nci pal i teat ri di guerra tra
pagani e cri stiani sono Roma e l ' O rie nte, pi ù di tutti l ' Egi tto 42 •

IL IJO"I.I"OR�; DELLA CHIESA G IOVANNI CRISOSTOMO RAnt: Al. SUOLO l TEM PJ.I

G i ovanni Cri sostomo, patri arca di Costanti nopol i , nonostante l e i m placabi l i d i atri be
col suo fratel l o i n Cri sto Teofi lo, patri arca di A l essand ri a, che fi n i ranno per annientare
l ui stesso, ( 1 1 96 ss. ), e nonostante la sua fanatica battagl i a contro g l i Ebrei ( l 1 20 ss. ) ,
degna di un J u l i us Streicher, trov ava pur sem pre tem po suffici ente pe r o g n i sorta di
attacc hi - verba l i ed effett i v i - cont ro i paga n i . A nzi , come ri bad i sce la stessa col l ettanea
" R i formatori del la Chi esa" di ol tre l 000 pag i ne (con i m pri matur, del 1 970) , Cri sostomo
aveva " peren nemente di nanzi agl i occ hi l 'obi etti vo di esti rpare i costum i pagan i " 43 •
l genti l i sono pe r Cri sostomo soprattutto persone i m moral i e depravate. Gente che
561 "pratica di ssol utezze e ad ul terio". U n pagano è "una pe rsona che s ' i m bratta con tutti i
corpi fem m i n i l i peggio dei maiali che si rotolano nel l etame". Ma non basta: i pagani
erano anche bramosi d i "stranezze e cose contro natura", dato che "si accendevano per
l 'amore i n naturale". E q uest ' amore equivale ad una "guerra sciagurata", una gue rra che
cozza add i ri ttura contro la legge di natura "più di qual siasi altra guerra ! ". Il santo vescovo
afferma: " G l i stupratori d fanci u l l i sono peggi ori degl i assass i n i ; giacché è megl i o mori re
che v i vere così ol traggi ati . . . No, no, non c ' è n u l l a che possa d i rsi peggi ore . . . ". Costoro
dov re bbero "essere lapidati ". Eppure, osserva sarcastico Cri sostomo, "i sav i ci ttad i n i
ate n i esi e i l loro grande Solone gi udicarono q uesta usanza non come u n a vergogna, ma
una cosa di sti nta, otti ma per la condizione deg l i sc hiav i e convenie nte sol o pe r i l i beri .
Si possono trovare molti al tri l i bri di grandi sapi enti che sono contami nati da q uesta
malatti a" 44 .
A ppare chiaro come una mente siffatta la pensi ci rca la fi l osofi a dei genti l i : dottri ne
di gente al tezzosa che sprofonda in "stol ide sofi sticherie", affidandosi al le "tenebre del
loro razioci n i o" , l a cui saggezza non è che "fol l i a". Cri sostomo i m preca i m pl acabi le
al le "bori ose apparenze", scagl iandosi contro i l "traviame nto" che non ha pi ù val ore
del l e "ci ance vane di vecchie ubriache". Per l u i , i fi l osofi pagani sono codardi e serv i
del la materi a l i tà, offre ndo pi ù favole che scienza. Non l i si dov re bbe am m i rare, bensì
"detestare e od iare, appunto perché sono d i v e ntati dei fol l i " 45.
Tutto q uesto, secondo il santo patrono dei pred icatori , è fari na del diavolo. Sono
dottri ne "i nsegnate dai demon i", e q u i ndi molto v i c i ne "ag l i ani mal i i rrazional i " . S u l l e
orme dei pad ri ecclesiastici d e l I l e d e l I I I secolo ( l 1 72 ss.), Cri sostomo com batte
q ual siasi forma di sacra l i zzazi one degl i ani mal i . E ritorna a parl arne pi ù volte. " Molti
Il santo Porfirio predica il vangelo 445

d i q uei maestri di saggezza hanno col l ocato nel cielo perfi no tori , scorpion i , d raghi e
ogni genere di al tri verm i . Dappertutto i l diavolo si è dato da fare per trasci nare g l i
uom i n i sem pre pi ù g i ù , fi n o a l l e i m magi n i d e i rett i l i ". I l dottore si fa beffe del l "'Egi tto
antico" (dove convergono i pel l egri n i del l ' età moderna ! ) "che l ottava e s ' i nfuriava
contro Dio, che venerava i gatt i , che aveva paura del l e c i po l l e". I n breve, il patriarca 562
non conosce "nul l a di pi ù ridicolo di una tale saggezza di v i ta", dove l a "sorgente del
male" ( sottol i neata i ncessantemente con Paolo) è i n s i ta nel l ' e m pi età, nel l e "dottri ne
dei genti l i " che sono desti nate al l a rov i na "pi ù faci l mente d i q uando si v uoi tog l i ere di
mezzo una tela di ragno" 46 .
A far q uesto, certamente, i l pri nci pe del l a chi esa diede una bel l a mano. Abbatté i nfatti
in man iera defi n i t i v a il famoso c u l to d i A rte m i de in Efeso, q uando la venerati ssi ma
c i v ica dea efesi na - l a "sa l v atrice", l a "esaudi trice del l e preghiere", benedetta da Zeus
con l ' eterna verg i n i tà - che si adorava special mente nel mese di maggio, il suo mese,
venne in seguito fusa anche col c u l to di Maria. Ma anche la v i olentissi ma devastazi one
di molti al tri tempi i fen i c i va ricondotta a Giovanni C ri sostomo, i l q uale raccomanda
v i vamen te l o smante l l amento del l ' i ntera ci v i l tà pagana come speciale m i ssione al prete
Costanti no, operando però soprattutto con masnade di monaci prezzo lati . Racconta
Teodoreto: "A l lorché apprese che la Fen i c i a era ancora i nfatuata per i m i steri dei d i a­
vol i , radunò sc hiere di asceti ferventi di zelo d i v i no, l i armò col sostegno del l e leggi
i m peri al i mandandole ad atterrare i te m pl i degl i dèi . . . In q uesto modo fece radere al
suolo i santuari , fi no a l l ora ancora risparm iati, dei d i avol i " 47 .
Non furono poch i i vescov i che lo sostennero nel l ' i m presa.

I L SANTO PORFIRIO PREDICA I L VANGELO "IN TUTTA MITEZZA E PAZIENZA ••• "

I l pastore d ' a n i m e di Gaza, Porfi rio, aveva condotto pri ma una v i ta di peni tenza e d i
pri vazi oni per un decennio n e l deserto i n Egi tto, p o i i n Palesti na, q uando i cristiani d i
Gaza richi esero un pastore c h e "fosse capace d i opporsi agl i i dol atri con l e parole e l e
opere", come scri ve Marco Diacono, i l biografo d i Porfi ri o. Eccolo dunque, nel 395 ,
di ventare vescovo di Gaza 48.
I n quel tem po, la ci ttà era ancora - per l a sopportazione de l i ' i m peratore cattol i co - 563
una roccaforte del paganesi mo, dato che i ci ttad i n i pagani del l a ricca Gaza pagavano
i m poste molto al te. S i cché Porfi ri o, i nsediandosi nel l a carica, vi trovò otto te mpi i, tra
i q ual i q uel l o - costrui to forse da Adri ano - dedicato a Marna ( i l " S i g nore"), con u n
oracolo assai freq uentato ; difatti "la contrapposi zione fra Cri sto e Marna dom i na su
tutta la v i ta del la c i ttà" (Geffcken). Scoppi arono frequenti zuffe tra pagan i e accol i ti
del vescov o ; i cristiani e rano solo 280. Sennonché nel 395 , i l pre lato, avendo i m pl orato
Dio per la pioggia, appena in tem po pri ma che v e n i sse a piovere, ri uscì a far con ver-
446 Stermin io

ti re 78 uom i n i , 35 donne 9 ragazzi e 5 ragazze. Sebbene poi , nel corso del l ' anno, v i
s i aggi ungessero al tri 3 5 ri tardatari , Gaza ebbe ora q uasi 500 cristiani e , fi no a l 398,
nessu n ' al tra con versi one, ness una pioggia m i racol osa, ni ente pi ù prod i g i . l n q uel l 'anno,
i n tanto, il santo Porfi rio ri uscì , tra m i te l ' i m peratore A rcad i o, a far chi udere sette deg l i
otto te m pl i per la mediazione di un ce rto I l ario, un ai utante del magi ster offi c i oru m ,
ri uscendo i nol tre a salvare u n a dama d e l l ' a l ta società da u n a cri si puerperale . . . col ri ­
sul tato che madre e neonato, con 64 al tre ani me, si convert i rono a l l a sal v i fica rel i gione.
Ma neanche q uesto e ra poi molto, i n proporzi one al i ' i m pegno profuso. La corruzione
di I l ario i m pedì i n q ualche modo l a chi usura del Marneo, santuario massi mo d i Marna
(" nostro S i gnore") . Pe rfi no q uando il santo i ntrigò presso la corte i m periale a favore
del regno di Dio a Gaza, e al suo ri torno cadde una statua di Afrod i te, frantu mandos i ,
e al tri 32 uom i n i e 7 donne si converti rono al l a vera fede, ( mentre anche i pagani fa­
col tos i , presage ndo i l peggio, comi nciavano ad abbandonare Gaza), al lora la q uota dei
converti ti com i nciò a destare preoccupazi oni 49.
E così , nel l a pri mavera del 40 l , il santo Porfi rio (del q ual e l o storiografo cattol ico
Don i n sottol i nea la straordi naria m i tezza del cuore) si reca a Costanti nopol i , accom pa­
gnato dal suo metropol i ta, l 'arc i vescovo di Cesarea. Là i si gnori de l l a chi esa si ri vol ­
gono niente meno che al santo Cri sostomo, suggerendog l i la di struzione dei te m p l i
" i dolatri c i " d i Gaza. È natural mente "con gioia e d i n t i m o trasporto" c h e i l pat ri arca
ascolta il progetto. Nel l a sua pred icazione, pe r la veri tà, egl i i n segna amore e mansue-
564 tud i ne: "Tu puoi fare m i racol i , potrai ri s usci tare i mort i , e fare ciò che v uoi : giam­
mai i pagani ti am m i reranno però tanto se non vedendo che sei dolce, m i te e genti l e
trattando c o n loro . . . Certo, n u l l a conq ui sta i cuori così i ntensam ente q uanto l 'amore" .
(Toni identi c i , peraltro; l i conosci amo fi no al la nausea d a i n n u merevol i altri san t i , pe r
esempio da A gosti no, i l q uale d ' a l t ronde pred ica anche ve ndetta, persecuzione, tort ura,
secondo l e necessi tà: l 4 1 2 ss. ) . Ma ora, nel la prat i ca, i l santo Cri sosto mo, d ' i ntesa
col santo Porfi rio - medi ante il devoto camerl engo A m i nta - guadagna a l l a causa del l o
smantel lamento anche l a cattol i c i ssi ma i m peratrice Eudocia, u n a donna c h e eserc i ta
un i nfl usso determi nante su l l a pol i t ica i n te rna e q u i nd i anche rel i gi osa, guadagnandosi
i n sieme anche il suo oro. Ciò nond i meno, g l i alti i ntro i ti tri butari e l e freq uenti el argi­
zioni al fi sco provenienti da Gaza, fanno sì che l ' i m pe ratore esiti nel la dec i s i one. A l l a
fi n fi ne, i rel i gi osi depon gono la su ppl i ca scri tta per la d i struzione dei tempi i nel piccolo
i n nocente grem bo del neonato principi no, in occasione del batte s i m o ; e così , a l l a fi ne,
i l santo Porfi rio fu i n grado di radere al suolo non meno di otto edi fi ci sac ri agl i i dol i ,
dentro e fuori l a ci ttà d i Gaza.
Questo accadde con l ' ai uto del l e truppe e dei cristiani res i denti . In d i eci giorni
vennero demol iti sette tem pl i , fatti a pezzi gli idol i , confi scati i tesori ivi custod i t i .
Resi steva tuttav ia, i m perterri ta, l a struttura del l ' i m ponente Marneo, parti col armente
protetta dai sacerdoti . Ma ne ebbe ragione col fuoco, eri gendo subito al suo posto una
Il patriarca di Alessandria, Teofilo 447

chi esa, c h i amata Eudociana . . . di n uovo con l ' oro d el i ' i m peratri ce, l a q uale elargì al i 'ar­
ci vescovo G iovanni di Cesarea m i l le pezzi aurei , aggi ungendo per ogni mem bro del l a
delegazione v escov i l e cento pezzi d ' oro per le spese d i v i aggio. I l santo Porfi ri o, i n p i ù ,
fece d i struggere molte i cone d i idol i anche i n case pri v ate, organi zzando n e l contem po
una razzia di "l i bri magici", da bruci are pubbl i camente . Per gi unta, i l pio v escovo
non esitò a far pi azza pul i ta anche dei templ i nel l e v i c i nanze, persi no senza mandato
i m peri ale. Nel l a rappresentazione del l a "Vi ta di Porfi rio" fatta da Marco D i acono, i l
catto l i co Bardenhewer vede di spiegarsi i n q uesti fatti "appassionanti i m m ag i n i del la
l otta tra cristianes i m o e paganesi mo". E a noi non resta che c h iosare : "nulla conqu i sta
i c uori così i ntensamente q uanto l 'amore" 50 . 565
A ncora nel X X secolo, i l " Lex i kon fUr Theologie und Ki rche" esal ta i l "ferv i do zelo"
del santo Porfi ri o in l otta per la causa del l a "espansione del cristi anesi mo . . . Egl i fece
i n modo che, presentandosi d ue volte al l a corte di Costanti nopol i (nel 40 1 perfi no di
pe rsona), a Gaza fossero i n v i ate l e truppe i m peri a l i che col à abbatterono tutti i tem p l i
d e i pagani " . L' encicl opedi a catto l i ca defi n i sce "efficace" anche l a lotta di Porfi rio contro
i l manichei smo. A l l ' occasione, i nol tre, i l pio vescovo (che al tri menti non sarebbe u n
santo ! ) si prod uceva i n pi ccol i prod i g i , come c o n q uel l a d o n n a manichea da l ui ucci sa
mediante un segno di croce . . . segui tando però a pred icare " i l vangelo in t utta m i tezza
e pazienza . . . " ( Don i n ) 5 1 •
Come Porfi rio, come i l dottore del l a c h i esa Cri sostomo, così anche i l suo brutale
col lega e antagoni sta, il patriarca al essandri no Teofi l o (Il 96 ss. ) , al trettanto ri cco d i
erud i zi one q uanto povero d i pri ncì pi e di scrupol i , acq u i stò n o n pochi meri ti nel l a l otta
contro i pagan i .

CoME I L PATRIARCA DI ALESSANDRIA, TEOFILO, TRATTA TEMPLI E OPERE o ' ARTE,

OLTRE CHE l SENTIMENTI RELIGIOSI DEl V ECCHI CREDENTI

Nel 39 1 , q uesto pri nci pe del l a chiesa, palesemente con l ' appoggio del l e truppe, fa dunque
saccheggi are il posse nte tem pi o di Serapide, costru i to da A l essandro Magno, demolen­
dolo dal l e fondamenta e rid ucendo a taverna il santuario del gen i o ci ttadi no. E trasforma
in chi ese al tri l uoghi di c u l to paga n i , ad esempio u n tem pio dedicato a Dion i so.
I seguaci del l a vecchia rel i gione difesero con l e arm i il Serapeo. Lo storico neopl aton ico
Eunapio d i Sardi i roni zza sul l a "eroica lotta" i ngaggi ata dai soldati cristian i : "A l i ' i n­
terno del Serapeo non si portarono v i a i l pav i mento a causa del peso del le pietre . . . Ma
buttarono gi ù e amm ucchiarono ogni cosa, q uesti val orosi eroi , cercando non i nem i c i ,
ben sì i denari . Riferi scono con orgogl i o di aver tri onfato sugl i Dèi , add ucendo a l oro
personale onore e vanto l a rapi na dei tem pl i e l a sacri l ega empi età". Con amarezza, 566
Eunapio concl ude che sul l uogo sacro si sono ora i n sedi ati i monaci , dal momento che
448 Sterm inio

"un potere t i rannico al lora se lo arrogava ogni uomo che portasse una nera tonaca, anche
se i ntenzi onato a com portarsi pubbl i camente nel modo pi ù i ndecoroso: a cosiffatta v i rtù
si era evol uto il genere umano" 52 •
I l Serapeo era un tem pio straord i nari amente ri cco, sfarzoso, com parabi le per gran­
diosi tà sol tanto col Campidog l i o romano; da esso scom parve tra l 'al tro, senza l asciare
tracce , una bi bl i oteca ragguardevol e. S i cché, dopo l ' aggressione cri stiana, si veri fica­
rono feroci scontri pe r le strade, d u rante i qual i i m pugnavano le arm i g l i stessi rètori ,
special mente i fi l osofi ; i l l essicografo e sacerdote di Zeus, El l adio, che terrà poi catted ra
a Costanti nopol i , abbatté con le sue mani nove cristian i . Così attesta, i n ogni caso, i l
suo udi tore Socrate, futuro stori ografo del la c h iesa. Essendo stati ucc i s i pi ù cristiani
che pagan i , e in p i ù fe ri ti mol ti ssi m i da entram be le part i , l ' i m peratore ord i nò d i de­
mol i re tutti i te m pi i de l l a ci ttà. Per suo ord i ne, fu "epurato" anche un M i t reo. In ogni
caso "la responsabi l i tà pri nc i pale d i q uel le v i olenze l e ha Teofi lo, non l ' i m pe ratore".
(Ti n nefeld).
Perfi no la cele bre statua colossale d i Serapide, creata dal grande scul tore ate n i ese
B ryax i s e colà a m m i rata da settecento ann i , la c u i v i c i nanza era considerata foriera d i
morte, f u fatta a pezzi d a l vescovo l ocale c o n un piccone, mentre d a l l egno marc i o d e l
n uc l eo sc hi zzavano fuori i topi . E d ecco l a c h i osa al l usiva d i Teodoreto: " I l Dio degl i
Egi zi era dunque una tana pe r i to pi". A l cospetto dei sace rdoti pagani , l ' affl osc iata
d i v i n i tà (senex veternosus) fu data al le fiamme pezzo dopo pezzo, mentre la testa -
come la cerv i ce di un nem i co v i nto - fu portata i n trionfo attrave rso la ci ttà. Così
Teofi l o l i berò non solo i l mondo dal la "fol l i a del c u l to i dol atrico", ma svelò altresì
"ai truffati i trucchi dei sacerdoti che li truffavano" (Teodoreto) . In real tà, costoro
sv uotavano g l i idol i , l i fi ssavano saldamente al m u ro, gi ungevano attraverso i n v i s i bi l i
567 passaggi n e l i ' i nterno del l e statue e, nascosti dentro d i esse, potevano q u i nd i i m parti re
oracol i o comandare q ual unque cosa vol essero. (Certo, c i rca i trucc h i post i i n atto da
chierici i m postori , s u l l a m i rabol ante meccanica dei catto l i c i si m u l acri dei sant i , il pio
Med i oevo ne av rebbe fatte d i più grosse. E ancora l ' età moderna). Statue d i dèi , e al tre
preziosità dei tem pl i vennero ora portate a fus i one ; pietre e metal l i preziosi furono
donati dal l ' i m peratore al l a ch iesa di A l essand ria. Natura l m e nte, il suo trionfo i ne briò
Teo fi l o a prose g u i re. A nche nel la v i c i na e opulenta ci ttà commerciale d i Kanobos (cfr.
p. 244 s.) fece radere al suolo i presti giosi sant uari pagani . E, coi tem p l i al essandri n i ,
caddero v i tti me dei d i struttori cri stiani i te m pi i de l l ' i ntero Egitto ; u n ' ope razione i n c u i
si d i st i n sero pi ù d i tutti i monaci 53 .
I ntanto, si porta avanti e si i ncrementa l a profanazi one degl i oggetti di c u l to pagano,
i n i zi ata già sotto Costanti no.
Così il vescovo Teofi lo, facendo fondere i d i v i n i si m u l ac ri , fa risparm iare a be l l a
posta l ' i m magine di u n a sci m m ia, esponendola i n pubbl ico per ostentare c i ò c h e i pagani
han n o venerato. Tutta v i a , q uando i n una processi one farsesca fa portare i n g i ro anche
Azion i violente di Stato e Chiesa 449

oggetti oscen i - o megl io, ciò che l ui riteneva tal i , statuette e fal l i di i dol i - si g i u n ge a
t u m u l t i sangui nosi . G iam mai , i n real tà, i cristian i , e i n particolar modo vescov i e santi ,
si lasciarono mancare occasioni per di leggiare e mettere i n ridicolo la sacre i st i t uzioni
deg l i altri . Durante l a di struzione, operata da Teofi lo, deg l i idol i nascosti a Menuthis,
l a plebe cattol ica urlava: " l e statue non hanno articolazi oni/snodi , ci v uole u n maestro
di gi n nasti ca ! " . I n al tre ci rcostanze si spogl i avano q ueste i m magi n i del l oro ri vesti ­
mento di oro ed argen to "tra grandi schiamazzi e risa di scherno", come d i ce G i acomo
di Sarugo ( morto il 52 1 ) , il s i ri aco vescovo d i Batnan, presso Edessa, il quale vedeva
l ' annientamento degl i idol i come elemento caratteri zzante già l a pri m i ge n i a m i ssione
cristiana sotto Pi etro, Paolo, Tom maso, estesa da Roma fi no al l ' I nd i a 54 •
Nel l a real tà, però, i n rapporto al I I secolo, i tem p i erano m utati assai anche ad
A l essandria, dove - secondo un autore contem poraneo - " l e rel i gioni erano altrettanto
numerose q uanto le botteghe", e dove la gente che seg u i v a le mode cam bi avano fac i l ­
mente d i v i n i tà, "come i n tutti i l uoghi si cam b i a i l medico". I n q uel tem po, i c ri stiani
sem bravano essersi adattati p i u ttosto bene, l a loro esc l usiva presunzi one sal v i fica non 568
sem brava ancora così total i taria. Quanto meno, così appari va ad Adriano - l ' i m peratore
marcatamente aperto verso tutte le rel i gi on i - che nel 1 30 v i si tò A lessandria, ed era ol­
tretutto buon conosci tore de l i ' Egi tto. A suo cognato Serv i ano scrive i nfatti : "Qui si può
constatare come certi vescov i , che si chi amano cristian i , celebrano un c u l to d i Serapide.
Non c'è sacerdote samari tano, ebraico o cristi ano, che non sia anche u n matematico, un
aruspice o un al i pte. I l patriarca stesso, q uando v i ene in Egi tto, ri vol ge l e sue preghiere
a Cri sto e a Serapide, per non fare un torto a nessuno . . . " 55.
Che nel l a di struzione del paganesi mo - come nel de bel lamento deg l i "ereti c i " - fosse
i n gi oco non tanto la fede q uanto p i u ttosto i l potere, lo di ede a vedere c h iaramente l o
stesso Teofi lo, special i zzato nel l a cacci a ai pagan i . I l q uale, d i fatto, f u magnan i mo al
punto da consacrare l ' a m i co S i nesio d i Ci rene - i ntel l ettual e e bri l l ante uomo di mondo,
m i l i te veterano e m i stico neopl aton ico, personaggio i nvero assai pol ied rico (cfr p. 389)
- da l ui già u n i to personal mente in matri monio, el evandolo, nel l ' anno 41 O, al l a catted ra
vescov i le di Tolemaide (Ci renai ca) , nonostante la fede pagana del fi losofo, apertamente
confessata (e poi fedel mente mante � uta) ! 56

AZIONI V IOLENTE DI STATO E CHIESA CONTRO l Vf:CCHI CREDENTI

Molti sace rdot i , nel l ' opera di sgretol amento del paganesi mo, si resero assai benemeriti
de li ' un i ca rel i gi one sal v i fica, per tanti aspetti così s i m i l e a q uel l a pagana. Per l a veri tà,
stando a q uanto affermano i pi ù i ns i g n i padri del la chi esa, da Eusebio ad A gosti no, i n
q ueste aggressioni cri stiane contro i pagani s i tratta, prati camente senza eccezion i , di
proced i m enti l egal i zzati dal lo S tato. Ma spesso accadeva l ' opposto. E il pi ù del l e vol te,
450 Sterminio

anzi , e rano g l i ambienti cleri cal i a mettere i n moto le decisioni del le autori tà per azi oni
di sterm i n i o ; i l che, per alcuni casi , si può ancora documentare 57 .
I l patriarca G i orgio di A l essand ria, per esem pio, procedendo tra l 'al tro al l a "puri-
569 ficazione" di u n tempio M i t reo donatogl i da Costanzo, si procacc i ò dal l o stesso i m pe­
ratore l ' autori zzazi one a sacc heggiare in A l essand ria statue di v i ne, offerte ed ex voto.
A nche un ce rto Parte nio, ram pol l o di sacerdoti che già diciottenne i n i ziò ad operare
mi raco l i con grande successo, tanto da ri nu nziare al la sua v i ta da pescatore per d i ventare
ausi l iario del suo vescovo l ocal e ed i nfi ne vescovo di Lam psaco, ottenne nel la seconda
metà del IV secolo uno speciale ord i ne i m periale per l 'e l i m i nazione dei te m p i i. Per
essersi dedi cato con tanto fanat i s mo a l l o sterm i n i o del paganesi m o fi n dal i 'epoca di
Costanti no l , q uesto Partenio fu fatto santo del l a ch iesa g reca 5!! .
A nche i l d i acono C i ri l l o, già sotto Costanti no, nel l ' egiziana El i opol i (sul Li bano),
demolì "molti idol i " (Teodoreto). Sotto il fi g l i o di Costanti no, Costanzo, ad opera del
quale la persec uzione ai pagani i ncomi nciò a farsi notevol me nte pi ù i nc i s i v a , nel l e d i ­
struzioni ai te m pi i si di sti nsero i n A retusa i l vescovo Marco, a Cizico i l vescovo E l e u s io .
A naloghe i m prese avvennero a Dafne, dove i cristiani bruci arono anche i l si m u l ac ro
di A pol lo, i n ventando poi pretesti m i racolos i , q ual i ful m i n i o fuga di sci nti l l e. A Cesa­
rea, in Cappadoc ia, bande cri stiane ridussero in mace rie i te m pi i di G i ove e di A pol lo,
nonché i l santuario di Tyche. Sotto G i u l i ano, al l orché - come lamenta Li ban i o - tem pi i ,
al tari , statue gi ace vano oramai a l suolo e i sacerdoti e rano messi a l bando, i cristiani
Macedon io, Teodalo e Tazi ano i rruppero nottete m po nel tem pio di Mero (in Fri gia),
demol endo le stat ue che v i erano state appena ri pri sti nate con q uel le nuove. Nondi meno,
le barbari che atroc i tà ora ci tate non erano che "assol ute m i s ure di emergenza da parte
del l a chiesa" ( Noeth l i c hs) 59 .
I l santo vescovo Marce l l o di A pamea di S i ri a (su i i ' Oronte) non vol le tol lera re "pi ù
a l u ngo la tirannia del di avolo" (Teodoreto). Non solo voleva, ma per così d i re doveva
fare strame del te m pi o d i Ze us, un ed i fi c i o i m menso ed opule nto: u n ' i m presa i n cui il
prefetto i m periale lo appoggiò con l ' i m pi ego di duem i l a sol dati . Il prelato i nterru ppe
pe rfi no la sua si esta, spargendo sul l a massiccia costruzi one ogni sorta di oggetti sacri ,
con segni di c roce, l i q u i d i e ol i santi , desti nati ad al i me ntare le fiamme. Così fece
570 crol lare le colonne ( puntel l ate per precauzione), facendo scappare uno spi rito mal va­
gio. " I l clam ore, dav vero a l t i ssi mo, riem pì tutta l a ci ttà, atti rando tutti a godersi lo
spettacolo. Quando g l i fu detto de l l a fuga del diavolo avversari o, tutti levarono alta
la loro voce in lode del Dio di tutte le cose. In q uesto modo quel santo vescovo rase
al suolo anche i rimanenti tem pl i i dolatrici . Su q uest ' uomo saprei raccontare ancora
mol te altre cose stu peface nti ; per esem pio, egl i scri sse de l le epi stole ai mart i ri v i tto­
ri os i , ricevendone anche risposte sc ri tte" (cfr. p, l O l ) "lì n endo per otte nere anche l u i
la corona dei marti ri ; ma vogl io tral asciare, per ora, d i parlare ul teriormente di q uesti
fatti . . . " (Teodoreto) 6( > .
Azion i violente di Stato e Chiesa 45 1

Facciamolo noi , al l ora. Dopo aver d i strutto i tem p l i i n A pamea, i l santo Marce l l o
( padre ol tretutto d i parecch i fi g l i ) , proseguì l a s u a azione sal v i fica n e i di ntorn i . Sen­
nonché, q uando una vol ta, alla testa d i una masnada di g l adi atori e soldati , che sem bra
aver comandato di persona, fece assal tare e d i struggere un grande tem pi o nel l a regi one
d i A u l o n , e mentre l ui , per una storta al pi ede, se ne stava in d i s parte, i pagani l o cat­
turarono, l o trasci narono v i a e lo bruci arono v i v o; mot i v o per cui fu promosso a santo
1
del l a chi esa greca e di quel l a romana 6 •
Fanatico sterm i natore di tutto q uanto non fosse cattol i co d i venne l ' ascetico vescovo
e monaco Rabu l a di Edessa ( 4 1 2-436).
Il q uale non era stato sempre ortodosso. Fi g l i o d i u n "sacerdote i dolatrico", si fece
cristiano nel 400, v i vendo da monaco, sal tuariamente da anacoreta, i n una caverna,
dopo essersi separato da mogl i e e fi gl i , che pare avessero scel to anch ' essi la v i ta mo­
nastica. Nomi nato vescovo d i Edessa dal 4 1 2, Rabula fu al conci l i o di Efeso nel 43 1
( I l 1 1 8 ss. ) a fi anco deg l i A ntiocheni , che avevano parteggiato per l "'ereti co" Nestorio
e dest i t u i to i l santo C i ri l lo. Dopo la v i ttoria di q uest ' ul ti mo, t uttav ia, Rabul a cam biò
fronte al l a svel ta, d i ventando ora "colonna e roccaforte de l l a veri tà", u n ri n negato
fanatico, a m i co e confidente di C i r i l lo, col quale fece causa com une contro i l nesto­
ri anismo; bol l ato i n fi ne come "ti ranno di Edessa" dal suo stesso sacerdote e s uccessore
l ba� ��
Solo i n ci ttà, i l vescovo Rabula fece demol i re quattro tem pl i , attaccando i nol tre
tutto q uanto non era ortodosso. Ecco al l ora "la pi ù i nsi gne personal i tà del l a teol ogia d i
Edessa" ( K i rsten) trasformare i n cristiani m i g l iaia di ebrei . Per di pi ù - stando al l a "Vita
di Rabula" - convertì al cattol i cesi mo "quei pazzi manichei". A ppl i cò "senza ritegno
m i sure d i pura v iol enza nel l a l otta anti ereticale", ten uto conto che anche pri ma di l u i ,
i n Edessa e i n t utta l ' Asia m i nore, i nteri v i l l aggi "erano stati spopol ati e cance l l ati dal
territorio" (W. Bauer) . La sua biografia, com p i l ata da u n com pagno d i l otta, afferma
che Rabula si diede a guari re il "marcescente bubbone del l ' eresi a marcionitica con
la sol leci tud i ne del grande med i co". Perciò rase al suolo la casa del l e asse m b l ee, le
cappe l l e dei seguaci d i Bardesane (certo, dacché "quel maledetto gnostico si ri aco aveva
ammal i ato tutti g l i otti mati del l a ci ttà con l a sua perfi d i a e la dol cezza dei s uoi canti " ) ,
e d i ncamerò tutti i loro averi . Demolì ancora l a c h iesa deg l i A ri an i , annientò l e sette
deg l i A ud i an i , dei B orbori ani , dei Sadduce i , dando al l e fiamme gl i scri tti avversari . . .
i m pl orando "dona l a pace a tutto i l mondo", come d i ce i l suo i n no a Mari a, am messo
che sia autentico, del che è lecito d u b i tare. A utentica è i nvece, sicuramente, la "Vi ta
di Rabu l a", che rappresenta le sue i m prese in forma di agiografi a ; la quale passa sotto
s i l enzio, è vero, il suo ruolo nel part i to avverso a C i ri l lo nel Conci l i o di Efeso, nonché
il suo cam biame nto d i fronte, presentandolo in com penso - già pri ma del Conci l io, i n
una pubbl i ca pred i cazione a Costanti nopol i , dove Nestori o sedeva ancora s u l trono d i
patriarca - mentre confuta e com batte "l ' antico errore del n uovo ebreo" 62•
452 Sterm inio

Ma q uando Rabul a te ntò di abbattere i s i m bol i del c u l to di Baal bek, dove i pagani
restarono a l u ngo in maggioranza, pare che fosse picchi ato dai credenti neg l i dèi , fi no
a ) asciarlo tramort i to ; altrettanto toccò ad Eusebio, futuro vescovo di Tel l a.
Sono proprio i monac i , o asceti provenienti dal l a stato monaca) e, a com battere senza
tregua il paganesi mo, con speciale, spi etato accan i mento. Furono probabi l mente l e loro
vaneggianti macerazioni ad i ncrementare u l teri orme nte le loro aggression i .
N e l 42 1 , i l monaco Barsau ma molti pl icò enormemente i meriti del suo pel l egri nag-
572 gio a Gerusal e m m e d i struggendo per v i a, con l ' ai uto di 40 confratel l i , non sol o te m p l i
paga n i , ma anche si nagoghe ebrai che. Dal canto suo, l ' anacoreta Tal eleo, v i ncol ato a l
s u o l uogo, restò i n agguato pazientemente per p i ù d i u n dece n n io,"oberato da molti
peccati", in una specie di gabbia m i n uta, fatta con l e sua man i , accanto ad un antico
"tempio i dol atri co", con vertendo molti pagan i con q uesto suo bi zzarro modo di v i v ere ,
pur di togl iere fi nal mente di mezzo, col loro ai uto, q uel l a pietra del lo scandal o 63 •
Di g i u nare, bastonare, rapi nare, demol i re e ucci dere, atti v i tà caratteristiche del santo
abate Scen ute di Atri pe ( morto il 466), sono pure effe ratezze ti piche del monachesi mo
antico, su cui abbiamo già dato ampi ragguagl i ( I l 1 38 s s . , speci e 1 40 ss. ) .
Ne l l ' Egi tto settentrionale - al l ' i nci rca neg l i u l ti m i a n n i d i Scenute, e i n piena con­
form i tà ai modi e maniere de l l e sue pratiche m i ssionarie e cristiani zzatrici - anche A pa
M acario di Thu i ntraprese al l a testa dei suoi monaci una ''sped i z i one" per abbatte re un
te m p i o in cui i G reci veneravano ancora il dio Kothos. Pe r com i nciare, rap i rono dei
bam b i n i cristi a n i , li i m piccarono sul l 'al tare, g l i estrasse ro le v i scere usando gli i ntesti n i
come corde per l e loro chi tarre per suonare agl i dèi ! B ruci arono i resti d e i cadaveri
i nfanti l i ed usarono le ceneri per la ri cerca del tesoro, segui tando a far musica s u l l e
corde umane d e i loro strumenti , fi nché apparvero l e "ri cchezze" ! Forse A pa M acario
credeva davvero a q ueste stori e raccapri cci an t i , tanto da accendere un grande fuoco
gettandov i , con tutti g l i "ido l i " , anche i l som mo sacerdote Omero 64.
In Occidente, il santo Benedetto rade al suolo un antichissi mo sacrario di A po l l o,
assai venerato dal popolo. Benedetto fa a pezzi la stat ua del Dio, di strugge l ' al tare, fa
spari re tra l e fiamme i bosc hetti sacri , el i m i nando i n tal g u i sa i l "cu l to dei demòn i " . E
del tem p i o stesso fa u na chi esa 65 .
Parecc hio tem po pri ma, nel tardo I V secolo, un m onaco non meno noto - i l santo
vescovo Mart i n o - i m perversa in Occidente contro i vecc hi crede nti : è ciò che si suole
chiamare "evange l i zzazione de l l a regioni gal l i che". Non c ' è l uogo sacro ai pagani dove
Mart i no non mandi in frantumi al tari e i m mag i n i d i v i ne, o demol i sca i tem pl i . Nel l e
si tuazi oni d i ffi c i l i , si d i v e rte a fare un po ' d i giochi di mano e di buffonate, i m pi egando
573 ad esem pio le truppe come "ange l i " . Ancora sopra i pi ù m odesti l uoghi di c u l to d i strutt i ,
consacrati agl i d è i del l ' acqua, deg l i a l beri , del l e col l i ne, si eresse ro poi chi ese cri stiane.
Nel che fu tal mente att i v o q uesto santo " barbaro", che solo a lui si accol l a la rov i na dei
te mpi i; al pu nto che, ancora ogg i , centi naia d i parrocc h i e francesi si gl oriano de l l a sua
Azioni violente di Stato e Chiesa 453

spi rituale paterni tà; tanto che ancora ogg i , i n moltissi m i centri , accade di i m battersi i n
"san Marti no" 66.
I n i nterrottamente, poi , i funzi onari degl i i m peratori forni rono appoggi o fi ancheg­
giamento alle spietate i m prese cristiane.
A ncora sotto Costanti no, il prefetto dei pretori ani Rufi no di strugge u n tem pi o ad
Ermete, in A ntioc h i a. Nel 376/377 il prefetto urbano d i Roma G racco rade al suol o un
M i treo, procacci andosi così il plauso speciale del santo G i rolamo. A Cartagi ne e nel l e
ci ttà del l a prov i nc i a nordafricana, nel 399, i com i tes Gaudenzio e G i o v i o spi anano
te mpi i e statue di dèi , con profonda soddi sfazione del santo A gost i no (l 432) 67 •
"G rande ri nomanza", al meno per q uanto ne racconta i l vescovo spagnolo !dazio,
ottiene il suo connazionale prefetto dei pretoriani M aterno Kynegi us, che Teodosio I
( i m peratore) aveva portato con sé i n Oriente. Dal 384 al 388, nel l a sua q ual i tà d i prae­
fectus praetorio d ' Oriente, costu i doveva occu parsi de li ' attuazione del l e s upreme l eggi
rel i gi ose. In più, come se non bastasse , quest ' uomo d i s potico e potente, assecondato
da uno straord i nari o apparato m i l i tare, era soggetto al i ' i nfl uenza del l a mogl i e Acantia,
ciecamente succube del clero, soprattutto a certi ambienti monastic i . Così , medi ante
"magni fi che i m prese" di ann i entamento, Kynegi us avanzò fi no al l a S i ri a e al l ' Egi tto,
di struggendo dappertutto gli i dol i dei "pagani", e facendo abbattere perfi no u n tem p i o
i n Edessa c h e l ' i m peratore aveva posto sotto tutela, senza c h e q uesti peral tro g l i ene
chiedesse conto. A l contrario. Nel 388, alla morte di Kynegius, Teodosio rese il mass i m o
degl i onori al fanati co cattol ico c o n l a sepoltura nel l a c hiesa deg l i A postol i , accanto a i
sepol c ri degl i i m peratori 68 .
L o stato cristiano col l a borò d u n q ue strettamente, c o m e è o v v i o , c o n l a c h i esa
cri stiana. A l cu n i sov ran i furono meno d i pendenti da essa, al tri lo furono di pi ù , come
G raziano o Valenti n i ano I I . A l c u n i - come i catto l i c i i m peratori - bam b i n i - stettero i n
sua com pleta balìa. Ma perfi no i l pi ù i nd i pendente Teodosio I , q uasi ogni anno del suo 574
governo, emetteva edi tti contro i pagani e g l i "eretici". In l i nea di massima, pur fra tanti
ondeggi amenti , d i venne sem p re pi ù ri gorosa, da Costanti no a G i u l i ano, l a legislazione
contro i seguaci d i altre fedi . I sovrani avevano natural mente u n forte i n teresse al l ' un i ­
fi cazione rel i gi osa de l l ' I m pero, ma non vol evano assol utamente i tum u l t i , l a v i ol enza
bruta, il terrore. Al contrari o. Di regola, i governanti cercavano di ragg i ungere i l fi ne
del l a l oro pol i ti ca rel i gi osa senza g randi agi tazi o n i , a costo di dover adottare conti n ua­
mente m i sure severe.
Non c ' è dubbio che, ad esegui re d i struzioni d i i dol i , chi usure e d i struzi oni d i tempi i ,
erano i l pi ù del l e v o l te alti funzionari dei potentati cri sti an i . Resta tuttav i a u n fatto
memorabi l e che mai e poi mai - nel l e leggi i m peri a l i che si sono conserv ate fi no a
Teodosio I i nc l uso - si ri scontra l ' ordi ne di demol i re un tem pio. Sennonché, special ­
mente i n Oriente, c l ero e popolo procedettero ad azioni aggressi ve e di strutt i v e anche
senza autori zzazi one. Già sotto Costanzo II si dovette proteggere i tempi i dagl i attacch i
454 Stermin io

cri st i a n i . E mentre nel 399 1a loro d i struzione i n S i ria v iene i m posta per legge, i n Occi ­
dente, nel l o stesso an no, l i si mette di n uovo sotto protezione. A ncora nel 423 u n a l egge
del ! ' i m peratore Onori o aveva mi nacci ato di gravi pene ogni azi one v i olenta d i retta contro
persone e ben i di pagani che se ne stessero tranq u i l l i , al lo scopo di sventare arbi trari
attacch i di fanat ici cristian i . A nal ogamente, in Oriente, Teodosio I l , compl etamente
succ ube al clero, pro i bì q ual siasi atto i ngi ust i fi cato di v i olenza di cristiani fanati ci ai
dan n i d i pagani ed ebrei paci fi c i , ordi nando, i n caso d i torti commessi verso i pagan i ,
d i ri sarci re d a tre a q uattro vol te i l val ore del danno. I n certi cas i , i governatori del l e
prov i ncie erano segretamente affezi onati a l i 'antica fede 69 •
S i m i l mente, i m peratori e stati sti cristiani hanno in certi casi ai utato a conservare
i m magini di dèi e te m pi i trasformando! i i n " m usei " statal i . E sebbene sotto Costanti no
l e espos i zioni d i oggetti c u l tual i pagan i , a Roma e a Costanti nopol i , possano essere state
i nsieme m i sure di profanazione o di protezione (da pres umere che fossero entram be
le cose), è tuttav i a verosi m i l e che suo fi g l i o Costanzo avesse l asci ato" general mente
i ntatte le i m magi ni d i v i ne a causa del l ' i nteresse stori co arti sti co" ( Funke). Quanto
575 meno, fu Costanzo ad ordi nare ri petutamente: vol um us . . . ornamenta servari . Perfi no
il cri stian i ss i m o i m peratore Teodosi o fece riapri re il te m pi o già chi uso di Osrhoene,
per non sottrarre a l i ' am m i razione de l l a ci ttad i nanza l a bel l ezza dei suoi i dol i . E, dopo
preventiva pu l i t ura, protesse al tre statue di dè i , i n considerazione del l a loro q ual i tà d i
opere d ' arte. G razie a Sti l i cone tornò a d essere esposto i l gru ppo statuario de l l a Vi ttoria,
anc h ' esso, natural mente, non pi ù come oggetto d i c u l to, bensì d ' arte . A l l o stesso modo,
ancora nel V secolo, si conse rvarono statue d i dèi ad ornamento del l e c i ttà, restaurando
anzi q uel le danneggiate da i nterventi bel l i c i . Persi no l ' i m peratore G i usti - n i ano fece
portare i l com pl esso sc ul toreo del l a dea Atena Promachos a Costanti nopol i , dove stette
fi no al 1 203 70•
De l resto, la chi esa stessa vol l e che non tutto andasse d i strutto, quantunq ue nel
propri o escl usivo i nteresse. Per conseguenza - e fu q uesta l a regola nei confronti deg l i
idol i - l à dove non si procedette a d abbattere senza a m bagi ogni cosa, s i confi scarono
tutti i be n i , trasformando senz 'altro g l i antichi santuari i n l uoghi di c u l to cristi a n i .

L A "CRISTIANIZZAZION•; " DELLA RUH.;RIA E L A CACCIATA DE<; J.I "SPIRITI MALVAGI"

Solo dal l ' Egi tto si conoscono 23 "cristiani zzazi oni " - così suona l ' eufe m i stico ter­
m i ne tec n ico - e 32 dal la S i ri a e dal l a Palesti na. Va da sé che, i n q uesta cam pagne,
si rapi navano anche i demòn i del te m pio, e le ci ttà tem pl ari dei pagani erano spesse
opul ente. Godevano i nfatti di i ntroiti deri vanti dal capi tal e di fondazi one, dal l e i m poste,
da tasse l oca l i e natural mente da el argizi on i . Il denaro confl u i v a da tutte l e poss i bi l i
sorge nti , e i sacerdoti mendicanti d i di versi c u l t i ori ental i erano ri nomati pe r l e l oro
La "cristian izzazione " della ruberia 455

mani arraffanti . Le ci ttà ricche di tem p l i possedevano fondi dotati di 3000 fi no a 6000
mezzadri . I n Adra ( Ezra) , tra Bostra e Damasco, u n ' i scrizione del l a chiesa del l a cu­
pol a, probabi l mente del 5 I 5 , suona: " U na casa d i D i o è d i ventata d i mora dei d i avo l i " .
'
A Roma, d o v e n o n si docu mentano trasformazioni d i tem p l i i n chiese pri m a de t V I
secolo, papa Fel i ce I V (526-5 30) ri c i c l ò i l Tem p l u m Sacrae U rbis i n chi esa dedi cata a i 576
santi Cosma e Dam i ano (p. 246 ss. ) , trovando per di p i ù molti i m i tatori . Pe r esempio
papa Bonifaci o I V che al i ' i n i z i o del V I I secol o, d ' i ntesa col sangui nario i m peratore
Foca, fece del Pantheon - i l p i ù celebre esempio di cristiani zzazi one i n Roma - la chi esa
Santa Maria ai Mart i ri , senza apportare modi fiche i m portanti .
A C u m a e a Fondi i tem p l i furono trasformati i n c h i ese ; a Cassi no, nel tem pio di
A pol lo, i l santo Benedetto eresse una chi esa a san Marti no e una chiesa per san G i ovanni
sopra l 'al tare di A pol l o. I n S i c i l i a sono attestate l e trasformazi oni dei te mpi i pagani di
Agrige nto Se gesta, l mera, Tau romenio e S i racusa in chi ese cristiane. Sempre in S i c i l ia,
g i à nel I V secolo si sottrassero ai pagani le loro sepolture, trasformando l a necropo l i
pagana e romana i n u n cam posanto cri stiano e facendo spari re g l i oggetti d e l c u l to pa­
gano. A nche in Gal l ia, nel le regioni al p i ne, in Ti rolo, nel Val l ese, dei tem p l i preesi stenti
si fanno chi ese, oppure si costrui scono q ueste sul l e fondamenta d i q uel l i .
I n G recia, dove sul terreno c l assico del l a c u l tura antica l a "cri sti a n i zzazione" progredì
pi ù lentamente che al trove, si trasformarono in c h i ese, tra g l i altri , i l te m p i o di A pol l o
a Del fi , i tem p l i d i Ol i m pi a e i l Partenone d i A tene ; e così pure, i n A tene, i l Tese io
(te m p i o di Efesto) e l ' Eretteo, senza mod i fi care peraltro il loro aspetto este riore . A nche
nel l a ristrutturazione del l ' i nterno a tre navate del Partenone in basi l ica a matronei a tre
nav ate , l ' i n terno ri mase i n gran parte i nal terato. C h i ese si fecero anche del l ' A sc l epeio
e del tem pi o dei i ' I I i sseo ateniesi. In Afri ca, al i 'epoca d i A gosti no, il vescovo A u re l i o di
Cartagi ne, pri mate per il Nordafri ca, eresse l a sua cattedra d u rante l a festa pasq uale nel
te m p i o ormai sconsacrato del l a Dea Celeste, che sarebbe poi stato comunq ue demol i to.
M a anche in altre l ocal i tà del l ' Afri ca, a Hensc h i r Chi ma, M adaura, Maktar, a Sabrata,
Tuburbo, si ricavarono chi ese dal l e strutture dei tem p l i pagani . A Nazianzo, i l l uogo
di preghiera del dottore del l a chi esa G regorio era stato in precedenza un tempio. Nel
cosi ddetto Serapeio di Efeso fu pure i n stal l ata una c h i esa. Così d i ventò una c h i esa, ad
A l essand ria, il tem pi o sacro a Dioni so, e q uel l o del gen i o tutore del l a ci ttà fu trasformato 577
i n bettola. Del tem pi o sacro ad El i o, a Costanti nopol i , l ' i m peratore Teodosio fece u n
edi fi c i o pe r abi tazion i , di q uel lo a d A rtem i de u n a casa d a gi oco, dal tem pi o d i Afrodi te
una ri messa per veicol i , facendo costru i re tutt ' i ntorno, a m o ' di speciale i rri sione, deg l i
al l oggi per prosti t ute povere 7 1 •
La predazione, vale a di re l a "cri stiani zzazione" dei tem pl i - rara i n Oriente, pi ù
freq uente i n G recia e i n Occidente - aveva i n i zi o di sol i to con riti esorc i st i c i , con l a
cacci ata d i spi riti ! Perché anche i pi ù grand i dottori del l a chi esa credevano dav v e ro
neg l i spiri t i , non meno dei pi ù sto! i d i vecchi credenti (p. 3 1 2 ss. ) . Dopo la l i turgia del l a
456 Sterm in io

cacci ata dei d i avol i , si atterravano g l i " idol i " , al tari e i m magi ni di c u l to, q u i nd i , pe r­
lopi ù , veni vano e rette c h i ese sul l e maceri e . A nche l ' i nceneri me nto era considerato u n
esorcismo, considerato che l e fi a m m e fanno scappare g l i spi ri ti catti v i ! Dopo l ' i ncend i o
si ri pul i v a l 'area ci rcostante, uti l i zzando i l peri metro d e l tem p i o o le fondamenta pe r la
fabbrica de l l a chi esa; oppure, per com mettere u na speci a l e profanazi one, come sel c i ato
del piazzale. Così si procedette a A phaka, B u rkusc h , Qalat Qal ota, Baal bek . A nche i l
pio vescovo d i Gaza, i l santo Porfi rio, dopo l a d i struzi one del l ocale Marneo ( p. 446
ss. ) , con i pezzi marmore i d e l i ' ad i to, considerati sacri , fece se lci are la v i a prospici ente
i l te m pio, pe r una marcata ostentazi one di trionfo sul paganes i m o - "affi nché q uel l i
veni ssero cal pestati non solo da uom i n i , m a altresì da donne e mai a l i e al tri ani mal i " ­
c i ò che, oltre t utto, ram menta a che cosa le donne si ano state ri dotte dai santi catto l i c i .
N o n si fanno eccezion i ! Dei te m p i i si son fatti pe rfi no d e i borde l l i . Quando i m u ri
restavano in pied i , si guastava d i regola i rri mediabi l mente l 'ornato fi gurati vo: plastici ,
ri l i e v i , di pinti veni vano stracc iati , g l i i ntonac i cance l l ati e ri d i pi nti , e le pareti decorate
con si m bol i cristiani 72 .
Come per molti tem pl i , così pure molte i m mag i n i d i v i ne furono risparm i ate dal l a
d i struzione s o l o perché i cristiani l e re i m pi egarono per i loro scopi , facendone decora­
zioni - soprattutto a Costanti nopol i - pe r pi azze e palazzi . Dei sant uari paga n i , usarono
anche altri materi al i per la costruzione del l e loro chiese e con vent i , e del relat i v o arredo.
578 In Egi tto, ad ese m pio, si conti nuò ad usare statue e a m u l eti i ncidendovi segni e si m bol i
cri st ian i . Così , di una statua di Asc l e pio - quel la celeberri ma d i v i n i tà di sal vezza di c u i
si trasferi rono s u Gesù u n a seri e d i caratteri sconcertanti (p. 209 s.) - si fece u n si m u ­
lacro d i Cri sto, d i u n a testa ateni ese d i Afrod i te u n ' i m magine del la Madon na; e una
C i be l e d i Costanti nopol i , pri vata dei leoni e mod i fi cata nel l e braccia, si trasformò i n
una donna orante. I n El e u s i , i cri stiani adorarono una statua d i v i na d i Demetra, garante
di buoni raccolti , fi no al X I X secolo, q uando, tra i l generale ram marico, fu trasportata
in I n ghi l terra. A Matel eone ( I tal i a meridionale) i catto l i c i i n vocano, ancora ai nostri
giorn i , u n 'antica stat ua di Afrod i te col nome d i santa Ve nere , special mente per guari re
da malattie fem m i n i l i 73 .
Non solo tem p l i , anche ed i fi c i profani dei pagani ven nero usat i , seppur pi ù d i rado,
come ed i fi c i sacri dai cristiani . Nel l 'anfiteatro di Salona, due grandi sal e furono at­
trezzate come oratori . Ce rto, in tal i ricezioni erano i n g i oco perl opi ù ragioni materi al i ,
mot i v o pe r c u i avveni vano spesso u n i camente i n regioni povere, e non n e seg u i v ano
al tre mani pol azioni arc h i tettoniche 74•
Ma v ' erano anche al tri metod i .
S u l l ' i sola d i Fi le, presso l a pri m a cataratta del N i lo, si ergeva un tem p i o d i I side,
l uogo d i pe l l egri naggio freq uentato dai posti pi ù remoti . Per l u n go te m po conti nuò
a fi ori rv i i l c u l to - e fu rara eccezi one - anche i n età c ri sti ana. Solo Narsete arrestò i
sace rdoti e i n v i ò gl i idol i a B i sanzio. Ma, nel la s uccess i v a usu rpazi one del santuario,
Fu la Chiesa la mandante dell 'annientamento 457

si ricoprì i l preesi stente arredo fi g u rati v o egizio con fan go del N i l o (un procedi mento
attestato per al tri versi dag l i archeologi ) , si ri vestì la crosta di uno strato bianco, d i p i n ­
gendola c o n m o t i v i cri stia n i . Così , i n u n ' antica cel l a i n Te b e , dal i ' aureol a del l ' apostolo
Pietro, si sono v i ste spuntare l e corna bov i ne del l a dea A thor, l a Venere egizi ana. Pi ù
di tutto nel l ' Egi tto settentrionale si sono spesso i ntonacate rappresentazioni pagane nei
tem pl i : "e così la terra deg l i Egizi è coste l l ata di venerande e san te chi ese" ( patriarca
C i ri l l o) 75 •
Di tutt'al tro metodo " m i ssi onari o" fece mostra i l monaco A braames, che non rap­
presenta di certo un fenomeno i sol ato. Travest i to da com merci ante, si stabi l i sce i n un 579
v i l laggio pagano nel Li bano, fi nendo per predicare la fede cri stiana. S u l l e pri me, la gen te
reagisce energi camente, ma poi i l m i ssi onario approfi tta di una cal am i tà tri butaria con
tanta raffi natezza che g l i costrui scono una chi esa e l o el eggono sacerdote. Qui opera
per tre anni nel v i gneto del S i g nore� per poi segui tare a tessere l a stessa magl i a i n altri
l uoghi 76•
Di regola, però, le cose andavano d i versamente. I n modo i neq u i vocabi l e è la ch i esa,
in real tà, a spi ngere verso il d u ro scontro col paganesi mo, al suo annientamento; è essa
che guarda con i m pazi enza il sal tuario i ndugiare del l o S tato, l e fasi del l a ri trosi a non
d i sgi unte da q uel l e de l l a volonterosa accondi scendenza ai s uoi desi deri , del l ' i nterven­
to si stemati co, senza scrupo l i e senza esi tazioni . Era l a chi esa che, per bocca dei vesco­
vi e nei S i nod i , lamentava il l assi smo dei funzionari statal i , dichi arava il persi stente
c u l to degl i dèi come un pers i ste n te i n sopportabi l e sacri l egio, proc l amando l a sua
el i m i nazione come u n sacro dovere . Sebbene si cercasse , q ua e là, di ottenere l a l i ­
q u i dazione del concorrente anche coi mezzi pac i fi c i del la m i ssione, erano nondi meno
pi ù freq uenti - pri nci pal mente nel l e cam pagne - l otte e v iol enze contro le "case dei
d i avol i " , m i ranti a d i struggere le " i m magi n i dei demòn i " ; non di rado si g i ungeva a
scontri sangui nosi , i n cui le molti tudi n i cristiane trovavano "nei rel i gi osi e nei monaci
i loro capi" (Schul tze) 77.

Fu LA CHit:SA LA MANDANTE DELL ' ANNIENTAMENTO

Solo i sol atamente voci cl erical i sem brano l e v arsi a d i sapprovare la l otta v i o l enta
i n gaggi ata contro i l paganesi mo. I l canone 60° del S i nodo di El v i ra, ad esem pio, non
consentiva che si considerasse u n marti re chi fosse stato ucci so in azioni devastatri ci di
statue di v i ne. A nche i l vescovo Teodoreto biasi mò l ' attacco d i u n cri stiano fanatico ad
un tem p i o persi ano del fuoco . . . ma sol o perché la demol i zione era "i nattuale", un po '
anacroni stica, e perché addossav a "pesanti e i ncontrol l abi l i ri torsioni contro i seguaci
del l a vera fede" ! Di un ' autentica tol leranza non si può parlare in nessun l uogo, in nessuna 580
occasione. Natural mente nemmeno i n Teodoreto, al q uale J . - C . Fredoui l le , ancora nel
458 Sterm inio

1 89 1 , protesta la sua "am i c i zia", per aver elaborato "una n uova posi zione di fronte ai
pagan i " ! Nondi meno, come Teodoreto mette a l l a gogna g l i "ebrei dei cidi", come flage l l a
l a " perfi d i a degl i eret i c i " , l a "e m p i a dott rina deg l i ari a n i " , i l "vel eno d e i senzadio", " l e
arm i d e l demon io", l a loro " malattia spi ri tuale", "questa peste", eccetera, a l l o stesso
modo egl i - soprattutto nel l a sua Stori a del l a chiesa, ma anche nel la sua "G uari gione del l e
malattie pagane", ce l e brata come u n a de l l e pi ù splendide apologie - aggred i sce senza
tregua g l i "am i c i " pagani che sare bbero i ncapac i d i conoscenza, i ncol ti (apai deutos),
oltret utto i nferiori ai cri sti ani sul piano etico, essendo solo teoret ici del l a v i rtù e non,
come i cristian i , prat i canti del l a medesi ma.
Teodoreto attacca i l oro "cosiddetti Dèi ", che resp i n gono l a " l uce al beggiante del
cri stianesi mo" come se fosse " i ncubo nel le tene bre". Flage l l a l e loro " i dolatri che i m ­
magi n i " , i loro "sud i c i m i steri " traboccanti di pe rversione e di i m moral i tà, come per
esem pio ad El iopol i , dove "ci ascuno è un idol atra, dove sono in auge le trame d i abo­
l i che del l a sensual i tà, dove si trovano paurosi nascond i gl i di bestie feroc i " . Teodoreto
sal uta con g i u bi l o i cristiani profanatori dei tem pi i , magn i fi cando lo "eccel lenti ssi mo
Marce l l o", vescovo d i A pamea che "seguendo il precetto del santo apostolo ( Paol o ! ) è
stato fe rv ido nel l o spi ri to" ; sal uta i l v escovo Teofi lo di A l essandria, che ha l i berato l a
ci ttà dal l a "fo l l i a del l ' i dolatria" e h a annientato " i tempi i fi n dal l e fondamenta", e sal uta
G i ovan n i Cri sostomo "la grande l uce de l i ' orbe terrestre", avendo q uesti i n Fen i c i a fatto
"di strugge re dal l e fondamenta i tem pl i dei demoni fi no a l l ora ri sparm iati" 7x.
Un contem poraneo di Teodoreto, i l vescovo Massi mo di Tori no, non fu da meno,
manifestando in mani era altrettanto i castica il cri stiano am ore del nem i co. U na volta,
mentre i cristiani A l essand ro, Marti ro e S i si n nio - i n v i ati come m i ssi onari nel l a regio­
ne di Trento - marci avano contro una festa l ustrale, una processione rurale pagana,
vennero pestati da vecchi c redenti i nfu riat i , e q u i nd i bruc i ati sul l a trabeazione d i una
chiesa demol i ta ad hoc ; pe r l ' occasione, il vescovo Mass i m o esorta l e sue pecore l l e
581 ad i m i tare i santi mart i ri , ri m uovendo tutt ' i ntorno l e fi g ure " i dolatriche". Pe rché non è
tol lerabi le, pred ica Teodoreto, "che voi , che portate Cri sto nel cuore, teni ate l ' A nticri sto
nel le vostre case, che i vostri fam i l iari veneri no il diavolo ne l l e cappe l l e degl i dèi (fa­
nis), mentre voi adorate Dio in chiesa". Per q uesto vescovo ( l e cui pred i che "conc i se
e i n c i s i v e " lo ri v e l ano come "autentico predi catore popol are": A l taner) , un pagano che
venera g l i dèi non è che un "mentecatto" (di anati cus), oppure un "di v i natore (aruspe x ) .
Perché una d i v i n i tà confi nante c o n l a fol l i a cerca d i avere anche sacerdoti d i ssen n at i " .
A l contrario, i cuori catto l i c i "vengono puri fi cat i , q uando l a nostra cosc ienza, un tem po
contam i nata, non è pi ù tratten uta dal l o sporco del demonio". A h i , che grande sventura
è l ' i dolatri a ! " Essa macchia col oro che la eserc i tano, sporca gl i abitanti e g l i spettatori ,
penetrando i n q uanti fanno dei serv i z i , nei com p l i c i che sanno e i n q uel l i che tacc iono.
I nfatti , q uando il con tad i no fa i sacri fi c i , il pad rone del fondo (domned i us) ne v i e ne
conta m i nato. Ne deve essere con tagi ato, i ne v i tabi l mente, q uando assume dei c i bi che
Fu la Ch iesa la mandante dell 'annientamento 459

i l contad i no sac ri l ego ha col t i v ato, che la terra i nsan gui nata ha l asci ato germogl i are
e che l ' i nfetto g ranaio (tetru m horre u m ) ha conservato: t utto è contami nato, t utto è
sce l l e rato là dove i l diavolo ha av uto di mora . . . N u l l a è esente da sacri legio, l à dove
tutto è i m pregnato di em pietà . . . ", eccetera 79 .
U n "ese m p i o ecl atante del l a propaganda raccapricc i a n te e terrori stica contro i
pagani scatenata da parte cristi ana": così Ti nnefe l d defi n i sce la Stori a ecclesiastica d i
Zaccaria i l Rètore ( Scolastico), metropol i ta di M i ti l e n e , i l q u a l e f u dappri ma monofi -
si ta, poi neocal cedon i co, fi nendo per condannare d ' i n tesa con al tri vescov i , nel 536 a
Costan-ti nopol i , i l patri arca Severo di A ntioc h i a ( I l 243 ) , suo a m i co e com pagno del le
pri me battagl ie. Pe r mezzo d ' una bacchetta magica, che d i ce fosse stata scope rta da
l u i , i l vescovo e autore Zaccari a mostra come i l paganesi mo viva di magie e d i i ngan n i ,
come si i m parti scono i struzioni pe r sov verti re i n tere ci ttà con l 'ai uto di Satana, come s i
i n segna a sobi l l are i l popolo al l ' i nsu rrezione, a d ai zzare i padri contro fi g l i e n i poti ,
come si danno s uggeri menti per fu rti , ad ul terio, stupro, uccisioni e si m i l i : un escl u­
sivo i sti gamento contro il paganesi mo, che qui appare add i ri ttura come u n compl otto 582
cri m i nale contro l a soci età, e di conseguenza da com battere natural mente i n m i sura
adeguata 80.
Fu con tutti i mezzi poss i bi l i , con le l eggi , con la forza, col sarcasmo, coi trucchi ,
con i nterventi d i retti e i n d i retti presso i m peratori e autorità, con del i berati conci l iari
e regolamentazi oni canon iche di ogni genere , con u n ' i n fi n i tà di proi bizioni statal i ed
ecclesial i , che il mondo cri stiano procedette contro il mondo pagano. E ancor pri ma
che fosse conc retamente annientato, si sal uta con gi ubi l o l a sua disi ntegrazione, annun­
ci andone e prom uovendone i l col lasso, e ce l ebrando già i l trionfo 8 1 •
I pi ù noti dottori del l a c h iesa concordano su q uesto. G l i i dol i sono caduti , g l i al tari
cro l l ati , i d i avol i fugati , come esulta già il santo Basi l i o, vedendo appunto i popol i
catt urati - i n modo assol utamente appropri ato - nel l a rete deg l i apostol i . Cri sostomo
mena vanto del fatto che in Egi tto (il paese cl assico, per i cristi an i , del l ' i dol atria) "la
ti ran n i a del demonio è com pl etamente sgomi nata". Tan t ' è vero che C i ri l l o d i A l essan­
dria, ormai , v ede q uesto paese "pieno d i chi ese rispettabi l i e i ntangi bi l i : dappertutto
al tari , sch i e re di monac i , legioni d i vergi n i , gaia e spontanea assunzione di ascetici
affanni . . . ". Perfi no a Roma, roccaforte del l a vecch i a fede, G i rolamo annuncia che "i
pagani soffrono la sol i t udi ne e si vanno spopolando", agg i u n gendo al danno l a beffa:
"Que l l i che erano g l i Dèi dei popol i , adesso si sono cercati un nascond i g l i o sui tett i ,
tra ci vette e g u fi " . E A gosti no, pe r i l quale l a vecc h i a fede è ad u l terio e prosti tuzione,
i n neggia al crepuscolo degl i dèi come al compi mento d i profezie veterotestamentarie,
elogi ando g l i ord i n i di smante l l amento emanati dal l o Stato, la d i struzione dei c u l t i
av versari ; dei q ua l i si fa beffe , mentre raccomanda i n pri m a persona l ' abbatti m ento dei
te m pi i, dei giard i n i paga n i , del l e i m magi n i , e l 'anni entamento di tutto il loro apparato
82•
l i turgico ( l 430 ss.) 583
460 Sterm in io

0NI>ATE J)J TERRORISMO SOMMERGONO Lt: n:RRE

Nei l uogh i pi ù l ontan i , i n Occidente, i n Orie nte, u n i c he e i rri produci bi l i opere d ' arte
vengono a n n i e ntate, si m u l acri di dèi fatti a pezzi , al beri sac ri abbattuti , te mpi i bruci ati
e smante l l ati . D i regola, i monaci occ u pano l e cam pagne, i vescov i conq u i stano l e c i ttà.
In Asia M i nore, il paganesi mo è l i q u i dato, in sostanza, già nel I V secolo. La S i ri a, dove
i m perversa un te rrore sfrenato, v i ene d i sse m i nata di macerie d i tem pi i. In Egi tto, ancora
nel V secolo, v i sono testi moni anze di molte aspre battagl i e . Scri ve Jacq ues Lacarri ère:
"Sem pre, ad ogni somm ossa, ... l ' i dentico ' scenari o ' , con l e stesse scene raccapri cci anti :
lo stesso assem bramento di masse, le stesse grida cari che d i od i o sul medes i m o sfondo
di idol i cal pestati e frantumat i , trasci nati per l e strade, di te mpi i a v vo l t i da i ncend i , e di
fede l i pagan i braccati fin dentro ai sant uari ". Tra le fi l a dei v i n ti si ha la s i n i stra se nsa­
zi one di essere pross i m i al la fi ne del mondo. Scri ve uno di q uesti : "A nche se v i v i amo
ancora, è la v i ta stessa c he è morta" 83 .
Ne l l a Cappadocia, c h e si vanta d i essere una prov i ncia "sacra e nota a t u t t i pe r la
sua devozione", il santo G regori o d i Nanzi anzo conosce ormai sol o tem p l i "ri dotti a
mace rie e i n con t i n u a d i m i nuzione". Pe r tutta I ' EI I ade, nel Pe l oponneso, i santuari
antic h i , l e am m i rate opere d ' arte , preci pi tano in cenere e macerie ad opera del l e orde
cristiane: El e u s i , i cui sacerdot i sono tutti trucidati , S parta, Cori nto, Ol i m pi a fatte og­
getto d i sacc heggio e dev astazi one in q uanto sed i di c u l to idolatrico. La ci ttà d i Del fi ,
g i à sacc heggi ata d a Costanti no, v i ene c h i usa d a Teodosio. Sono pe rd ute senza ri med i o
le opere d i Teopom po, d i A nassand ride e d i al tri tesori rapi nati da Del fi . S u l l ' i sola d i
Corfù si manda i n rov i na u n te m p i o el l e n i sti co, lasciando c h e u n ' i scri z i one ne faccia
meri to e vanto al l ' i m peratore G i o v i ano, che mai aveva messo pi ede s u l l ' i sola, q uale
d i struttore del te m pi o e costruttore d i una c h i esa cristi ana. I n q uesto modo, il n u mero
del le sed i vesco v i l i i n G recia, tra l ' i n i zi o del I V secol o e l a metà del V, aumenta da una
584 dozz i na a q uasi 5 0 ! ll4
Nonostante tutto, i l paganesi mo sopravv i sse ancora a l u ngo, pi ù che altrove neg l i am­
bienti greco-e l l e n i stici , ragion pe r c u i , presso i copt i , " E I I e n i " ebbe l o stesso s i g n i fi cato
di " pagani". A nche nel V secolo v i vono e operano autori " paga n i " assai s i g n i fi cati v i .
Pi ù d i tutti Proclo, i nfl uente capofi l a del la A ccade m i a pl atonica d i Atene, fi l osofo d i
forte i m pronta rel i g i osa, del quale pu rtroppo non sono ri maste molte cose, tra c u i i l
suo scri tto contro i cri st i an i . Nonno d i Panopol i , i l pi ù esi m i o epico greco del l a tarda
grec i tà, scri sse al lora le Dionisiache, la stori a del Dio D i on i so, l ' u l t i m o grande poema
del l a paganità; sebbene i n tarda età, ormai fatto cristi ano, com ponesse l a Metabole
(metricamente e sti l i st i camente pi ù debol e), una parafrasi in esametri del vangelo d i
G iovan n i . A ncora atti v i e creati v i sono ancora g l i stori ografi pagani : Eunapio d i Sardes,
nem i co dec i so dei cri stian i , che d i v i n i zza l ' i m peratore G i u l i ano; O l i m p i odoro d i Tebe
( Eg i tto) , che prosegue i n parte l 'opera di Eunapio con 22 l i bri , in particolare s u l l a storia
Ondate di terrorismo sommergono le terre 46 1

romana d ' Occ i dente. Oppure, operando già sul l e sog l i e del V I secolo, l ' avv ersari o dei
cri stiani Zosi mo, del quale possed iamo una Nea H i storia, una stori a del l ' I m pero di
Roma i n sei l i bri 85.
Tutte le i stituzioni pagane furono t uttav ia trasci nate, a poco a poco, ad una i rreversi bile
decadenza. La b i b l i oteca di A n t i oc h i a, forn i ta d i opere prevalentemente anticri stiane,
i st i t u i ta da G i ul iano, venne bruci ata già sotto i successori d i l u i . E ad A ntiochia, ancora
sotto G i u l i ano, anche i l tem pio di Dafne era caduto preda del l e fiamme. I Giochi Ol i mpici
ebbero l uogo per l ' ul ti ma vol ta nel 394. " I nfatti , che al tro sono l e gare di O l i m p i a se
non l a festa del diavolo, che si fa beffe del l a croce?" (dottore del l a chi esa Basi l i o) . Nel
434/35 , essendo il prefetto ci ttad i no Leonzio i ntenzionato ad organi zzare in Calcedoni a
i G i ochi ol i m p i c i , i l progetto naufraga per l ' accan i ta opposi zione del monaco I pazi o,
che vede in q uesto una rev i v i scenza de l i ' i dolatria. Tutte le festi v i tà pagane vennero
proi bite; i Lu percal i a - l ' u l t i m a festa pagana ancora sussi stente - furono cancel lati sot-
to papa Gelasio I ( I l 232 s . ) . L' u n i vers i tà di Atene - "the only stable i nstitution of the
ti me" ( Frantz) - fu chi usa ne1 529 (dopo q uel l a data non esi stette più, come suppongono
alcuni studi osi ) , ordi nando nel contem po l a confi sca del patri monio del l a fondazione. 585
C i ò nonostante, molti professori e scri ttori grec i , ol tre che funzionari am m i n i strati v i ,
restarono sal damente pagan i , i m pe rterri ti , fi no al l a fi ne del V I secolo 86 .
Qual siasi carriera, i n concreto, era ormai precl usa ai vecchi credenti . G i à sul dec l i nare
del V secolo, l a loro stessa v i ta rel i gi osa era sem pre p i ù l i m i tata, q uasi i m possi bi le.
Ri cacci ata dai "tempia" del l e c i ttà, essa si poteva svol gere perl opi ù ancora nei "fana",
nei santuari pagan i e nel l e "cappel le" sparse nel l e cam pagne. Da q u i , i l o ro v i si tatori
veni vano chiamati "fanatici " ! ( L'espressione fanatismo - da fanaticus, c i oè rapi to da
dio, forsennato - ha notori amente ori g i ne dal l a sfera rel i gi osa. ) . Il poeta Com modi ano,
u n converti to cri stiano di v i ta ascetica e arti sta medi ocre, che con l a sua arte v uole
con vert i re a sua vol ta i pagani a Cri sto, menziona una vol ta, nel " De s i m u l acri s eorum "
(sottintendendo deorum dearumque) "lo scarso numero e l ' i ndigenza dei sacerdoti pagani
che li costri nge allo stato mendi cante". Purtroppo, gli studiosi non sanno con certezza
né di dove Commodiano fosse ori undo, se fosse di Gaza, del Nordafrica, se abi tasse a
Roma o i n Gal l i a, né se fosse v i ssuto nel I I I , nel IV o nel V secolo 87 .
Già tra il I V e il V secolo il paganesi m o è costretto a ri ntanarsi sem pre d i pi ù , essen­
do pri v ato di d i ri tti , fatto bersag l i o d i puni zioni e d i pe rsecuzion i . Solo d i nascosto ­
ne l l 'età del "crepuscolo deg l i Dèi" - si osa q ua e l à reag i re i n modo per così d i re l ud i ­
c o . . . puntando q uasi c o i gettoni . A l cu n i d i q uest i , dei q ual i Andràs A l fOidi d i ce c h e ci
si poteva "a malapena i m magi nare qualcosa d i pi ù mesc h i no e d i meno appari scente",
mostrano le d i v i n i tà Serapide, I side, Zeus, ma pi ù d i tutti G i u l i ano I '"A postata", per i
c u i tem pi si poteva n utri re nostal gia. S i trattava di propaganda anticri stiana al tavolo
da gioco, m a diffi c i l mente pe nsabi l e come reato. Tuttav i a q uesto spinse i cristiani al l a
produzione di gettoni "ortodossi". Elaborati molto megl i o d a i nc i sori professi on i st i ,
462 Sterm inio

alcuni di q uei gettoni rapprese ntano i nfatti g l i i m peratori catto l i c i Onorio e A rcad ia,
oppure u n pesce col cri stogramma costanti n i ano llll .
Solo qua e là si conservano pi ccole i sole pagane. Per ese m pio, al la fi ne del V seco­
lo, i fedel i di l s i de a Menuth i s ; anche se probabi l mente, come scri ve un croni sta, ciò
586 av v i ene sol o perché colà " i cri st iani erano tanto i n m i noranza e così tiepidi nel l a l oro
fede, da prendere i l denaro dei paga n i , e q uesti i n compenso non l i ostacolano n e l l e loro
ceri moni e" 1w.
A l l ' i n izio del V I secolo, il v escovo G i acobbe di Sarug, avendo trascorso gran parte
de l l a sua v i ta nei paraggi di Edessa, così desc ri ve la coeva situazione c u l t u rale e rel i gio­
sa: " l tem pl i deg l i Dèi sono abbandonati , e nei loro pal azzi si ann idano i porcosp i n i . . . ;
i loro fedel i cadono v i tt i m e del d i sprezzo ; l e loro assem blee si d i ssol vono, e nessuno
freq uenta p i ù le loro feste. S u l l e som m i tà dei monti si i n nal zano monasteri dove pri m a
c ' e rano i te mpi i del le d i v i n i tà del l a fe l i c i tà, s u l l e col l i ne si costrui scono case d i D i o i n
l uogo d e i santuari deg l i Dè i , nel l e cave rne abbandonate t rovano al loggio g l i anacoreti . "
E s i pe rce pi scono q uasi d i rettame nte l e u l t i me con v u l sioni del paganesi mo q uando s i
legge: " Mentre Satana ri mette i n piedi u n s i m u l ac ro d i dèi , un altro ruzzola a l suol o.
Mentre accorre da una parte per risol levare un Dio dal l a sua cad uta, ode dal l ' a l tra i l
frastuono causato da u n te m pi o che cro l l a" 'Xl.
Le l otte contro i pagani ragg i u n gono il loro apogeo, da parte del l o Stato, per opera
del l ' i m peratore G i usti ni ano ( I l , capitolo 7). A l l e pi ù grav i vessazioni legal i , ai rogh i
d i l i bri paga n i , a l l e di struzioni d i templ i , con fi sche d i patri m on i , a l l 'ostrac i s m o e
al i ' i ncarcerazione di sace rdoti , si aggi ungevano ora anche le esec uzioni capi tal i . Con
che, a d i re il vero, aveva com i nciato già i l pri mo sov rano cristiano, q uel Costanti no
che aveva fatto passare a fil d i spada il fi l osofo Sopatro. A nche il gram matico Pam ­
prepi o, esi l i ato sotto l ' i m peratore Zenone, f u p i ù tard i gi ustiziato; dopodi che, seguì i n
A l essandria una pe rsec uzione si stematica di fi l osofi paga n i . Ancora sotto Ze none, e ra
stato flagel l ato a morte, per com portamento anticri stiano, i l fi l osofo lerocle. Ora, sotto
G i usti n iano, vennero ucc i s i parecchi accusati di "el leni smo" pagano: l ' ex referendario
Macedon i o, il q uestore Tom maso, un certo Pagesio i nsieme coi suoi fi g l i . L' ex prefetto
Asclepiodoto, i nc ri m i nato degl i stessi reati , prevenne la propri a condanna dandosi i l
veleno; altrettanto farà poi u n certo Foca, che l ' i m peratore fece sotterrare "come u n
asino". A Costan ti nopol i , i n conseguenza d i ciò, molti pagani si con vertirono al i ' u n i c a
587 vera rel i gione 9 1 .
Negl i anni di G i ust i n i ano, anche i l vescovo monofi s i ta G i ovanni d ' Efeso, i l q uale
festeggia se medes i m o come " m aestro dei pagani" e come "frantum atore d i idol i "
i ntraprende "con l 'ai uto di Dio" sped izioni puniti ve ne l l e piaghe pi ù remote del l ' A s i a
M i nore. Coi suoi accol i t i , com p l i c i i n particolare m o l t i monaci fanatic i , i l pre l ato de­
vastò numerosi tempi i, abbatté al beri sacri , d i ede al l e fi a m m e c i rca 2000 scri tti paga n i ,
l i berò a suo di re dal lo "e rrore del l ' idolatria" 70.000 ( o forse 80.000) persone, costruendo
Ondate di terrorismo sommergono le terre 463

com plessi vamente 99 chi ese e 1 2 monasteri . Quando però, nel l e montagne di Tral l es,
nel l a ci ttà d i Dari o a grande altitudine, il vescovo G i ovanni rase al suolo fin dal l e fon­
damenta un "grande e famoso santuario pagano", costruendov i sopra u n " i m ponente"
cenobio, si dovette scontrare anche col vescovo l ocal e, che v i de lesi i d i ri tti del l a sua
d i ocesi 92.
Ven t ' an n i dopo che a Costanti nopol i , nel l ' estate del 559, si erano trasci nati attra­
verso la c i ttà i paga n i cattu rati i n rastre l l amenti , dopo aver bruci ato nel Kynegion i loro
l i bri u n i tamente al l e i m magi n i d i v i ne, nel l 'anno 579, - per ord i n e del l ' i m peratore Ti be-
rio I l (578-582) - si gi unse in Hel iopo l i s (Baal bek) ad un massacro di pagani su vasta
scala. Certe dichi arazioni di torturati ri velavano l ' esi stenza di centri pagan i in d i verse
ci ttà del l ' Oriente, pri nci pal mente q ue l l a di una com u n i tà c u l tuale segreta in A n t i ochia:
era l ' u l t i m a notizia di una com u n i tà rel i gi osa pagana in q uel l a ci ttà. B raccato dag l i
sgherri i m peri al i , i l som mo sacerdote d i A ntiochia, Ruti no, si tol se l a v i ta. U n certo
A natol i o, i nsieme con altri pagan i , fu trasc i nato a Costanti nopol i davanti al tri bunale.
Sennonché, essendo costoro stati ri l asci ati e correndo l a voce che i gi udici fossero stati
corrotti , il popolo i nsorse gridando: " S i ano d i ssepol te le ossa dei giudici ! Riesumate
le ossa dei pagan i ! Onore e g l ori a al l a fede c ri stiana ! " . La p l ebe non i nd i et reggiò né
dav anti agl i i ncendi né alle ucc i s i on i : catturò due pagani , un uomo e una donna, l i
trasci nò sul la spiaggia mettendo l i s u una barca e dandog l i fuoco. I n segu i to a q uesto
fatto, vi fu una rev i sione del processo, cui segui rono n uov i arresti in A s i a M i nore, i n
S i ri a ; entrarono i n gi oco moti v i pol i t i c i e d ' al tra natura, pol e m i che e con fl i tti del ceto
domi nante bizanti no. Le pri gioni del l a capitale si ri e m p i rono. I mal edetti pagan i , tra cui 588
molti senatori , vennero gi usti ziati , dati i n pasto al le bel ve, e fi nal mente bruciat i . Tuttav i a
i procedi m enti , a causa del g rande n u mero di i m putat i , e p e r l a bramosi a d e i cri stiani di
stanare sem pre n uov i pagani pe r consegnarl i al l a "gi usta p u n i zi one", si protrassero fi no
agl i anni di governo del l ' i m peratore Maurizio. E q uando q uesti , sul fi n i re del secolo
V I , persegui tò a Edessa i monofi siti e chi use il monastero "deg l i Ori ental i " (di cui ne
furono a m m azzati 400), a Carre il vescovo conti n uò a dare la caccia ai pagani , tra i
q ual i si nascondeva A k i ndi nos, i l fi ore al i 'occhiel l o del l a ci ttà 93 •
Ne l i ' i m pero sottoposto a B i sanzio, ancora nel V I I secolo e pi ù oltre, soprav v i ssero
pi ccole cerchie di vecchi credenti , perlopi ù i n zone periferiche e i sol ate, pri ve di q ual siasi
i n fl uenza. Nei suoi confi n i , al l ora, c u l t i precri stian i erano diffusi u n i camente tra le etnie
slave nei Balcan i , che sol o verso l a fi ne del secolo caddero in parte sotto l ' egemonia
bi zanti na. A ncora nel l ' anno 69 1 /92 il Conci l io Trul l ano, presieduto con scarso successo
a Costant i nopol i dal i ' i m peratore G i usti n i ano I l , sferra un ' offensiva contro i l paganesi ­
mo, reclama l ' an n i entamento degl i u l t i m i re l i tti del l a fol l i a "el l e n i ca", l a cessazione di
feste, usanze, gi uramenti , e altre cose pagane; e l o esi ge con tal e i nten s i tà da doverne
dedu rre una ri nasce nza effett i v a del costume pagano nel corso del V I I secolo. In effetti ,
la festa del l e B ru m a l i e , proi bita pure dal Trul lano, fu celebrata nel l ' I m pero bizanti no
464 Sterminio

fi no al l ' al to Medioevo 94.


I cosi ddetti costum i pagani erano i nfatti largamente d i ffusi nel V I I secolo, e v i den te­
mente in tutte le fasce social i , tra le popolazioni ci ttad i ne non meno che in q uel l e rural i .
"Manifestame nte, pe rfi no tra i l clero c ' erano non poche pe rsone che col ti vavano tal i
usanze" ( Roc how ) . A l cune di q ueste passarono nel folclore de l l e regioni balcan i c he. l
Conc i l i i occidental i del V I e del V I I secolo seg ui tano a v i etare magia e orn i tomanzia,
condannando magh i , d i v i natori , veggenti e ogni specie di "idolatria". Ce rto, c ' è mai
q ual cosa che l a chi esa non abbia mai com battuto sac rosantamente, dal bal l o pubbl ico
al l a moda de l l ' abbi g l i amento maschi le da parte del la donna, i nterdetto già nel IV se-
589 colo - e ancora stigmatizzato nel X I V secolo . . . In Gal l i a, fi no a tutto il VI secolo, nel l a
Fri son ia fi no al l ' V I I I , esi ste i l c u l to i n onore di G i ove, d i Mercurio, di Diana e di Venere .
L' esi stenza di i m magi ni di d è i pagan i è testi moniata p e r Patmos ancora n e l I l 00, per
Creta ancora nel 1 465 . In Occi dente, i dol i d i s pensatori di oracol i sono oggetto d i c u l to
fi no a l l 'alto Medioevo 95 .
Solo al lora, i nfatti , sarà possi bi l e "con verti re" al cri sti anesi mo i popol i de l l a S vezi a ;
le popolazioni bal tiche add i ri ttura sol o nel XV secolo. Dopo di che, non v ' è d u bbio,
i l paganesi m o fu completamente l i q u idato nel mondo occ idental e. Perché, di fronte a
q ual s iasi adorazi one di dèi (wors h i p) non cri stian i , l ' atteggi amento di q uesta chi esa
ri mase "one of war, and war of the bi tter end" ( Dewick) 96 •
Tuttav i a, come i n passato fu del Paganesi mo, anche i l Cristianesi mo vegeterà un
590 gi orno fi no al i 'esauri me nto.

NOT E

A m brogi o Ober die BujJe 1 . 1 s. ( H e i l mann. Texte 1 1 346)


Dan iélou I O
' Theodoreto h. e. 5,23
" Schul tze. Ge.w-hichte I l 356 s .
Brown. We/ten 1 33
'' Lietzmann. Geschichte IV 82
Lacarri è re 1 24
" Clév enot, Die Christen 1 36
., Leone l e p. 1 5,5 ( PL 54.688 A )
1 " Conc. N i c . (787) 5. S i tzung ( Mansi 1 3 , 1 76 A )
" Speyer. Biichen•emichtwzg. i n : JbAC 1 970. 1 39. 1 42
" Speyer. Biichervemichtung ( 1 98 1 ) 4. 25 ss. 30 s s . , 36 ss.-
'' S u l pi c i o Severo chron. 2. 1 9, 1 8. Opt. M il. 7. 1 . Dettag l i atamente: S peyer, Biichenwnichtwzg 43 ss . . 5 1
ss . . 83 s s. . 1 80 ss. JbAC 1 970. 1 38 s.
' " A gosti no c. l i tt . Peti ! . 2.23.53 : 2.92.202. c . Cresc. 3.29.33. Cfr. anche Pot . Mil. 1 . 1 3 s. S peyer. Bii­
chervern i chtung (JbAC 1 970) 1 39 s.
'' Cfr. S peyer, Biichervemichtwzg 1 5 ss .. 2 2 ss.
Note 465

"' I bidem 1 80 ss.


17 A l taner/St u i ber 205. Bauer, 641 Rechtgltiubigkeit 1 57 ss .. 1 63 , 1 72 ss. S peyer, Fdlschung, literarische
240. I de m , Biichervernichtung 1 20 s s . , 1 39 s.
'" S peyer, Biichervernichtung 1 42 s . , 1 58 ss.
'" Eusebio V. C. 3,66. Rufino h. e. l 0,2. Sozomeno h. e. l , 1 7,4 s. ; 1 .2 1 ,4. Theodoreto h. e. l ,7, 1 5. Socrate
h. e. l ,9. S peyer, Biichervernichtung 1 3 1 . Beyschlag 69 s.
"' Fi lostorg i o h. e. I l ,5. Cod.Theod. l 6,5,34. A l taner/Stui ber 3 1 0. Kraft 1 97 . U l teri ori prove e i n d i cazioni
i n S peyer, Biichervernichtung 38 s.
21 Cod.Theod. l ,5,34. L' annientamento è l a tesi d i J . de Ghel l i nck: Patristique et moyen age 2,358. Secondo
S peyer, Biichervernichtung. S peyer (JbAC 1 970, 1 44) presuppone sol tanto l a l oro secretazione.
-- ACO 1 , 1 ,3,5
' ' ACO l ,4,86. S peyer, Biichervernichtung (JbAC) 1 46
'" ACO l , l ,4,66; 2 ,3 ,348, 1 4 s. Cod.Just. l , l ,3. 1 ,5,8,9 s. S peyer, Biichervernichtung (JbAC) 1 45
" Lib. pont. 1 .255; 1 ,270 s. ( Duchesne). Leone l ep. ad Turrib. ! 5 ( PL 54,688). Caspar 1 1 1 20. Vol l mann
1 33 s .
"' Cod. J u s t . l ,5, 1 6,3. Nov. J u s t . 42. 1 ,2. A C O 3 , 1 2 1 ,25 s. Fredegar chron. 4,8. Pau l y I I I 573 . RAC I X 789
s. Kaden 63 ss. S peyer, Biichervernichtung (JbAC 1 970) 144 s.
07 Vita hist. pers. Vand. 3 , I O. S peyer, Biichervernichrung (JbAC 1 970) 1 47
'" Atti aposto l i 1 9, 1 8 ss. S peyer, Biichervernichtung (JbAC 1 970) 1 48 s.
''' ACO l , l ,4,66. Cod. Just. l , l ,3. Harnack , Porphyrius 3 1
"' A m m i ano M arce l l i no 29.2,4. Barb 1 1 6 s. Speyer, Biichervernichtung (JbAC 1 970) 1 4 1
" Seneca. tranqu. an. 9,5. Di one Cassi o 42,38,2. Pl ut. Ant. 5 8 s . . Svetoni o Dom. 20. Socrate h . e . 5, 1 6.
Sozomeno. h. e. 7, 1 5. Marco Di acono vit. Porph. 7 1 . Oros i o hist. 6, 1 5,32. Joh. Ant. frg. 1 8 1 . RAC I I
239 s.
'' Zacaria i l Retore vita Sever. Marco Di acono vita Porph. 7 1 . Ruti l i o Namaziano 2,5 1 ss. A l taner/St u i ber
228. Tusc u l u m Lexi kon 229. Cameron 220 s. S peyer, Biichervernichtung 1 32 ss. ldem, Biichervernichtung
JbAC 1 970) 1 4 1
'' Joh. Sal i sbury, policr. 2,26; 8 , 1 9. G regorov i us (dtv) 1 , 1 27 1 ss. , 275 ss. Hartman n , Geschichte Italiens I I
l . H . 94 s . v . Schubert l 1 98. Caspar I l 344 s s . Dannenbauer I l 5 2 , 7 3 s s . Sandys 444 s. Rand 249. Gontard
1 52 . S peyer, Biichervernichtung (J bAC 1 970) 1 4 1 s.
'" G regori o Nazianzeno or. 24, 1 2. A gosti n o e n in ps. 6 1 ,23. Cod. Theod. 9, 1 6, 1 2 . Cod. J ust. 1 ,4, I O. Speyer,
Biichervernichtung (JbAC) 1 49
·" Eusebio h. e. 6,3,8 s.
·"' Cfr. S peyer, Biichervernichrung 1 34 s.
" G i u l i ano ep. 49. Wei s 1 57. Haehl i n g , Die Religionszugehiirigkeit 537 ss.
·'" Libanio or. 1 7
·"' Haehl i n g . Die Religionszugehiirigkeit 555 ss. , 560 ss. Cfr. anche Kriminalgeschichte l 340 ss .
.. , Haehl i n g , Die Religionszugehorigkeit 576 ss.
" ' A m brog i o ep. 1 7, l s. Clévenot, Der Triumph 88 ss.
"' Ti n nefeld, Die friihbyzantinische Gesellschaft 282
"-' Hammann 2 2 1
..., G i ovanni Cri sostomo horn. in Ephes. horn. 3, 1 3 . horn. ! Komm.zum Romerbr. 5 horn. l ss.
"' G i ovanni Cri sostomo Mt.-Komm. 8. Horn. 5. Kom m . zum Romberbr.3. horn. 6. 4. Horn. 2 s. horn. 1 7. 2 ;
1 9, l . Baur, Der heilige Johannes Chysostomus l 2 7 2
"'' G i ovanni Cri sostomo Mt. -Kom m . 1 .4 s . ; 8 , 5 . Romerbr. - Kom m . 4,3 ; 5,2. ;6,2. Cfr. anche g l i attacchi
contro l a fi l osofia pagana in Cri sostomo horn. 1 7,2; 1 9, l ad pop. Ant. horn. 2 1 ,3 i n Ephes. ; horn. 3,3; de
Lazaro; horn. 35.4 in l Kor. , tra altri .
466 Sterm inio

"' G i ovanni Cri sostomo ep. 22 1 . Theodoreto h. e. 5.30. RAC l 468. 746. Schul tze. Geschichte l 3 1 8, 353
ss., I l 226, 326. Geffcken, Der Ausgwzg l 02. Schnei der, Geistesgeschichte l 239
"" Marco Diacono Vita Porph. c. 1 2 . Bardenhewer I V 308 s . A l thaus 224
"'' Marco Diacono, Vita Porphyr. 26 s. LTh K I . A. V I I I 378. RAC Il 1 230 Bardenhewer IV 309. Schultze.
Geschichte l 354 ss. Geffcken, Der Ausgang 1 92 s. Baur, Der heilige Johannes Chi)'Sosromus Il 1 45 ss.
Al thaus 224 ss. G rant. Christen als Biirger 20 s.
·"Marce l l i n o com. a. 402. Chron. pasch. a. 402. Giovanni Cri sostomo hom. l . Kor. 33,5. Marco Di acono Vita
Porph. 37 ss., 75. Pau l y 1 1 407. RAC Il 1 229 s. Funke, Giitterbild 309 s. Doni n l 560 ss. Bardenhewer I V
308. Schul tze, Geschichte l 3 5 5 s. G ii l denpenn i ng 1 37 s. Geffcken, Der Ausgang 1 93 . Baur, Der hei/ige
Johamzes Chrysostomus Il 1 48 ss. Al thaus 225 s. Hol um 54 ss.
" LThK I . A . V I I I 377. Don i n l 560 s.
" Eunapio d i Sardes vi t. 6. 1 1 .2 ss. dtv-Lexi kon. Phi l osophie Il l 08 s. Per di pi ù Ti n nefeld, Die.fi·iilzbywn ­
tinùche Gesellschaft 284 s .
" Socrate h i s t . ecci . 5, 1 2 ; 5, 1 6; 6 , 2 . Sozoma h . e. 7, 1 5. Libanio or. 3 0 , 8 ss. Teodoreto 5,2 1 s s . G i rolamo
ep . l 07.2. R u fì no 2.22 ss. Funke. Giitterbild 795, 8 1 O s. dtv-Lexi kon Kunst l 1 72. Kraft 464 s. Schul tze.
Geschiclzte l 26 1 ss. Seeck, Geschichte V 233 s. G effcken, Der Ausgang 1 57 s., 1 92 . Rauschen . Jahrbiicher
30 1 ss .. 534 ss. traspone la d i struzione del Serape i o all ' anno 389. - S tei n, l-11m riimischen 323. Haller l
1 06. Chadwick. Die Kirclze 1 94. Haehl i n g , Die Religionszugehiirigkeit 208. Ti nnefe l d . Die friilzbyzanti­
nische Gesellscha.fi 284 s . Andresen, Di e Kirchen 499. Lacarri ère 45 . 1 5 1 . Noethl i chs, Heidem•e1jò/gung.
1 1 62
" Vedi p i tz di tutto Sozoma h. e. 7, 1 5. Socrate h. e. I l ,29. Ogni ulteri ore documentazi one i n Funke. Giitterbild
8 1 3. 8 1 5, 820
'' Secondo Lacarri è re 48 s.
"' Ti n nefeld, Diefriilzbyzwztinisclze Gesellscha.fi 287. Idem. Synesios 1 39 ss. Ci rca S i nes i o i n Atene: Frantz
1 90
·'7 Noeth l i chs. Heidenl'er.fiJ/gwzg 1 1 78
·'" Socrate h. e. 3.2 s. Sozoma h. e. 5,7. LThK l . A. V I I 990. RAC l 746. Noeth l i chs. Heidenver.fòlgung
1 1 56
5'' Tutti i riferi menti bi bl i og rafici in Noeth l i chs, Heidenve1jòlgung 1 1 78 s. Cfr. anche 1 1 57
Teodoreto h. e. 5.22. Sozomeno h. e. 7, 1 5
" ' Sozomeno 7, 1 5. LTh K l . A . V I 870 s. Rauschen 3 1 5. Noethl ichs, Heidem•njòlgung 1 1 84
''' Kraft 445. RAC l 1 1 1 5 s. Ki rsten, Eden·ea RAC IV 574. Heil mann. Texte Il 247. Schiwi etz 1 1 1 355 ss.
Bardenhewer I V 388 ss. Ste i n . 1-rmz romi.1·clzen 459. Bauer. Reclztgliiubigkeit 30 ss.
'' ' Sch i w i etz Il 3 1 4 s., 340
' "' Lacarri ère 1 60 s.
"-' Puzicha 284 ss. s pecialmente 299 s .
Clévenot. Der Triumph 79 s.
''7 Noeth l i chs. Heidem•er.fòlgung 1 1 54. 1 1 79
'"' Teodoreto h. e. 5,2 1 s. Zos i m o 4,37. R u ti n o h. e. I l ,22 s. l dazio chronicon 1 8. Libanio 01: 30,8 ss. ; 30.44
ss. Idem, pro templis 46. Cod. Theod. 1 6, l 0,9. Pau l y 1 1 1 398 s. Gams I l l . Abtl . l 25. Rauschen 228 s . . 286
s . Schul tze. Geschiclzte l 259 s. Geffcken. Der Ausgang 1 56 s. Seeck V 2 1 8 s . S te i n . Vom romisclzen 3 1 8,
Dudden I l 404. Li etzmann , Geschiclzte IV 77. Enssl i n , Die Religionspolitik 57. Chadwick. Die Kirche
1 94. Stroheker, Germanentum 65. Matthews, A Pious Supporter 438 ss. Idem, Western Aristocracies l 07
ss. Haehl i n g , Die Religionszugehiirigkeit 72 s. Ti nnefeld, Die.fi·iihbyzwztinische Gesellsclza.fi 273 s . , 282
s. Noethl ichs. Die gesetzgeberischen Maj3nalzmen 1 7 1 . Holum 1 9
Teodoreto h. e . 3 ,7 ; 5,23. Cod. Theod. 1 6, 1 0,3 ; 1 6, 1 0, 1 5 s . ; 1 6. 1 0,24. RAC I l 1 230. G ii l denpenni n g 399.
Schul tze, Gesclziclzte Il 324 s. Geffcken, Der Ausgang 1 78 ss. Kott i n g . Re/igiomfreilzeit 30. Noeth l i chs.
Note 467

Heidenverfolgung 1 1 6 1 . 1 1 66
7" Cod . Theod. 1 6, 1 0. 1 5 . M o l te pezze d ' appog g i o in Funke, Gotterbild 8 1 5 s s . Cfr. anche Kotti n g ,
Religionsfreiheit 3 0
71 G regori o Nazianzeno epigr. 3 0 . Sozomeno h . e.7, 1 5. G regori o l dia/. 2 , 8 . KUhner,Lexi kon 40. RAC
l 1 77 s . , Il 1 230 ss . . I V 64. Schul tze. Geschichte Il 1 7 1 , 248, 253 , 282. Geffcken, Der Ausgang 1 0 1 .
Dei chmann, Friihchristliche Kirchen 1 05 ss. Dempf, Geistesgeschichte 1 35 s . Frantz 1 87 s s . , spec i e 1 94
ss., 20 1 ss. con numerose i nd i cazioni di fonti e di l etteratu ra. Chadwi c k , Die Kirche 1 94. Finley 2 1 4 s.
Kotti ng, Religionsfreiheit 3 1 . G ran t, Die Christen als Biirger 1 52 s.
n Eusebi o V. C. 3,26. Teodoreto h . e. 5,22. Marco Diacono Vita Porph. 66; 76. RAC Il 1 230 s s . , I V 64.
Weber,W. . Das romische Kaiserreich 27 1
7·� Zos i m o 2 ,3 1 . Jacob. Sarug. hom. 1 0 1 , 2 96 ss. RAC I I 323. 1 230, I I I 1 2 s. Funke 775 ss. Lei poldt/
G rundmann I I I 50. R i e mschnei der 8 1 ss.
7" Dei chmann, Christianisierung Il 1 235 ss. Dyggve 1 9 ss.
75 RAC I 1 36. Schul tze, Geschichte Il 230, 232
7" Teodoret hist. rei. 1 7. Schul tze, Geschichte 1 3 1 8 s.
77 Schulze, Geschichte Il 3 24 ss.
1M Syn. El v i ra c . 6o. Teodoreto h. e. 2,22; 3,6; 4,2 1 s.; 5,7; 5,22 s.; 5,28; 5,30; 5,4 1 . Cfr. anche Ori gene
c. Ce/s. 8,38. Funke 8 1 2. Fredoui l l e 888, il quale annovera l a " g uari g i on e dal l e malattie pagane" tra le
apol ogie "più bel l e" di Teodoreto; in i dentica maniera già A l taner 2% s. B i gelmair 228 s. Kotti ng, Die
Stellung des Konfessors 1 3 . Ti n nefeld, Die friihbyzallfinische Gesellschaft 288
7" Massimo di Tori n o serm. 76; 96 s. Sotto il nome del vescovo Mass i m o di Tori n o sono tramandate i nvero
sol o poche prediche, che per la maggior parte (ci rca 40) si attri b u i scono al v escovo dei Goti Mass i m i n o ; i l
che peral tro, nel nostro contesto, n o n h a alcuna i nci denza. A l taner 407. Kraft 372. F. J . Dol ger, Amike
�· Da Ti n nefeld, Die friihbyzallfinische Gesellschaft. I nol tre Pau l y V 1 445 s. A l taner 204. A l taner/St u i ber
228. Wi n kel mann 1 82
"' Cfr. anche. oltre ai testi e alle fonti g i à ci tati , Noethl i chs, Heidenveifolgung 1 1 76 ss.
"' B as i l i o or. 30 s. G i ovanni Cri sostomo in Mt. hom. 8,4. c. Jud. et gellt. l ; in Ps. / 09 expos. 5. G i rolamo
ep . I 07, 2 ; adv. Jovin. 2,38; Zos i m o 5,38. C i ri l l o d i A l essandri a in /sai. 45, 1 4 s. Agosti nojid. et op. 1 2, 1 8.
civ. dei 5,25. ep. 93 ,3; 93,26
"' Lacarrière 1 47 ss. Ti n nefeld, Die friihbyzallfinische Gesellschaft 289 s. B rown, Welten 1 33
� Eusebi o V. C. 3 , 1 ; 3,54. Libanio or. 7 , 1 0; 1 8,23 ; 1 7,7; pro tempi. 2. G i u l i ano I m peratore or. 7,228 b.
A m mi ano 22,4,3 ; 29, l ,2. G regorio Nazianzeno laud. frat. Basi/. or 43 . Socrate h. e. 4,3 . Sozomn o h. e.
7, 1 5. Teodoreto h. e. 3 ,7,3 ; 3 ,7,6; 5,2 1 ,5 ss. Zos i m o 4, 1 3 . G i rolamo ep. 1 0 7 ad Laet. dtv-Lexi kon Rel i ­
gion I 205, I l 84 . Kraft 1 58. Kell er, Reclams Lexi kon 369. Menzel l 94. Sch u l tze, Geschichte I 27 1 s . ,
I I 1 7 1 s s . Geffcken, Der Ausgang 1 08, 1 42 . Hyde, Paganism 6 2 . Schnei der, Die Christen 3 2 2 s. Idem,
Geistesgeschichte I l 300. Vogt, Der Niedergang 244. Chadw i c k , Di e K i rche 1 95. Baus/Ew i g 203
"' Paul y II 427 s . , IV 1 54 s . , 289 s., 1 1 60 ss., V 1 562 ss. dtv - Lexi kon Phi l osoph i e Il 1 08 s., I I I 244 s . , 250,
IV 3 1 s . , 379 s. Tusc u l u m Lex i kon 1 84 s . , 28 1 . RAC l 1 37. Ti n nefel d , Diefriihbyzantinische Gese/lschaft
287. S u l rapporto tra paganesi m o e cristi anes i m o i n A tene cfr. Frantz 1 87 s s . , 1 94 ss.
"'' B as i l i o or. 27. KUhner. Lex. 32. RAC I 209 s., 467. Schul tze, Geschichte l 447 s., Il 3 1 9. Dannen-bauer
I 90. Hernegger 347. B row n , Welten 1 1 6. Frantz 1 9 1 . Haeh l i ng, Die Religionszugehorigkeit 1 3 1
"7 Commod. l n struct. l , 1 7. Kl uge-Gotze, Etymologisches Worterbuch 1 89. LTh K l . A . I I I 1 8. Al taner 3 63

s. Kraft 1 44 s. G U l denpen n i n g 399. Thraede 90 ss. A l and, Uber den Glaubenswechse/ 42. Jonkers, Die
Konzile 49 ss. Kotti ng, Religionsfreiheit 3 1 . Cfr. anche) a nota precedente
"" AlfOi d i , Heiden und Christen 1 9 ss. I n proposito, l e 1 6 monete sul l a tavola 7. Kaegi ci tato in Ti nnefe l d .
Die friihbyzantinische Gesellschaft 287
"" Lacarri è re 1 5 1 s. Dannenbauer l 405
468 Sterm inio

Cramer 96 ss.
'" Tutte l e pezze d ' appoggi o in Noethl ichs, Heidenl'eljò/gung 1 1 55, 1 1 68, 1 1 70 s. Cfr. anche Rochow,
Die Heidenprozesse 1 20 ss.
')' RAC l 747. Noeth l i chs, Heidenvelfolgung 1 1 70 s. A l taner 1 9 1 . Kraft 307. H ol l , Die Missionsmethode
IO
'" Evagri o h . e . 5, 1 8. Joh. Ephes. h . e . 3 ,3,27 ss. RAC l 468, I V 576. Schul tze. Geschichte I l 292 ss. Ti n ­
nefeld, Die.fi·iihbyzalllinische Gesellscha.fi 28 1 s . . 292. Rochow, Zu "heidnisclzen " Brauchen 48 9 ss.
''" Tru l l . can. 61 s., 7 1 , 94. RAC Il 646 ss. Crawford 365 ss. Rochow, Zu "hei d n i schen·· B riiuchen 483 ss.
Vedi anche i l medesi mo i n Wi nkelmann/Kopstei n/ Di tten /Rochow 227 ss.
''-' Conc i l i o d i Orléans ( 5 1 1 ) c. 30. Conc . B raga (572 ) c. l . Conc. Narbonne (589) c. 14 e molti al tri . Funke
823 . Fredoui l l e 890. Cfr. anche RAC l 828 ss., 1 1 1 1 249 s . . VII 764 ss. Rochow, "Zu hei dni schen B riiu­
chen " passi m . special mente 488. 493
Noethl i chs, Heidenver.fòlgung 1 1 50. Dewi ck 1 1 3 s. Che g l i stessi studi osi siano spesso ci echi , anzi , nem­
meno i n grado tal volta d i leggere i l oro stessi l i bri , l o d i mostra i l pur valente Victor Schul tze, che a pag i na
3 1 9 del l a sua opera fondamental e sottol i nea q uanto segue: " La Chi esa stessa, per bocca dei suoi organ i .
cioè dei S i n o d i , h a certamente protetto s e stessa e i suoi territori . ma non h a i n nessun caso dato adi to a
v i ol ente dev astazioni del paganesimo." Schul tze. i nfatti . non si l i m i ta a ri feri re, nel capoverso successivo.
s u l l a richi esta ri volta dal S i nodo di Cartagine (40 l ) al governo temporale, di e l i m i nare " i n tutta l ' Africa"
i tempi i e i l uoghi d i c u l to pagani ancora esistenti. Per contro, preci samente in modo specul are a q uanto
sopra detto, per così d i re riga contro riga, si l egge. a pagina 3 1 8, che i l santo dottore del la chi esa Criso­
stomo ··non ha avuto alcuno scrupolo a decretare l a forzata di struzi one d i tempi i pagani". I n tal modo l a
Chiesa " i n q uanto tal e" ne esce i m macol ata, e così pure l o storico: i l q u a l e riceve i n compenso l a l aurea
i n teol ogia (dell ' u n i versità d i Dorpat ). Eppure egli non fa che documentare i ncessanti azi oni d i strutti v e
a d opera del la chi esa, contraddicendo se stesso, p e r esempio riguardo al l ' e poca d i Agostino: " Eb bene.
proprio i n q uel tempo si i n i zi ò i n Afri ca u n ' energica opera d i d i struzione da parte del l a Chi esa contro i
tern pl i ancora esistenti. I l governo, certo, non era d ' accordo con tal i azi oni . . . " (p. 350 ed al trove )
469

APPUNTO CONCLUSIVO

Non tanto nel l e recension i , q uanto pi uttosto nei d i batti t i , certi cri stiani ( per esperi enza
sono spesso q uel l i che, per mot i v i di profi l assi , non m i hanno l etto affatto) mi obi ettano
che io potrei acc u m u l are tanti al tri del i tti eccl esiastic i (scri vendo "romanzi gial l i ", come
un uomo d i chi esa pretende da me sbuffando ai m i c rofoni del l ' e m i ttente radi ofon i ca
Freies Berl i n), senza che q uesto possa m i n i mamente scuotere l a l oro fede i n Cri sto e nel
cristianesi mo. Ebbene, in tutti q uesti vol u m i i o non mostro mai solo l ' aspetto etico, ma
saltuariamente anche q uel l o dogmatico del cristianesi mo. Ed è qui che l a devota obiezi one
non attacca assol utamente p i ù . Solo i l capitolo pi ù l un go del presente volume, i l pri mo,
rid uce stori camente ad absurd u m q ual u nque riferi mento al l a fede cri sti ana 1 •
Questo è certo: ai "credenti " non stan no q uasi mai a cuore i probl emi storici , fi l osofi c i ,
eti c i , n o n g l i i nteressa l a verità o, pi ù modestamente, l a veros i m i g l i anza, quanto i l l oro
personale problema. Essi "credono" di non poter v i vere senza l a loro fede. Nonostante
che essi - come nat i v i del l ' I ndia, poni amo - av rebbero probabi l mente una fede del tutto
di versa. E, come african i , u n ' al t ra ancora . . . un aspetto che rel at i v i zza a priori q ual si­
vog l i a "fede". Quanto a me, l a m i a v i ta sta a di mostrare che si può v i vere benissi mo
senza "fede". E m i gl iaia di l ettere, s pesso sconvol genti , test i mon i ano che anche al tri ,
dopo l ' abbandono del la l oro fede cristi ana, sono capaci di farlo mol to megl i o di pri ma;
testi moni ano che essi v i vono mol to pi ù l i beramente, anzi , che solo ora com i nciano a
v i vere: e certo, non meno "moral mente" dei cri sti an i .

NOTE

Per chi non ne avesse abbastanza: il mio corposo volume ''Abermal s k rahte der Hahn" ( " I l gal l o cantò
ancora' ' ) d i scute sul piano storico e si stematico nel l a sua massima parte - ol tre a l l ' i nesistente ori g i nal i tà
del l ' etica cristiana - proprio la fondamentale problematica della fede. E il mio l i bro "Der gefal schte G laube"
('"La Chi esa che mente") affronta entrambe le problematiche in maniera escl usiva. - M i gl i ai a di persone m i
hanno scri tto c h e i l m i o lavoro le ha rese spiri tual mente l i bere. S o l o di rado, c o n mio pressoché quotidiano
ram marico, ho potuto ringraziar! e d i ciò, per cui prego tutti d i considerare l a m i a opera come espressione
della m i a personale grati tudine.
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B I B LIOG RAFIA S ECON DA R I A


Com p i l ata da Katja Deschner

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Afrah. Dem . : Afrahat, demonstratio ( = Hom i l i e n ) A n astas. S i n . , Hodegos: A nastasi us Si naita. Ho-
A g a t h i a s : A g a t h i as ( S c h o l asti k o s ) a u s M y r i n a degos
(Aiolis) Anon. Val . : A nonymus Valesianus
Agnel l us. Li b e r pont. ecci. Raven n . : Agnel l u s . L i ber Apg.: Apostel geschichte
Ponti fìcal is ecclesiae Ravennati s (MG Scri pt. Rer. A p k . : Johannesapokal ypse
Langob. ) 333 Apol l . Sid. e p . : A pol l i nari s Sidonius (v. anche Sido­
A l e x . Al exandr. Senno de a n i m a : A l exander von n i us Apol l i naris). Epistulae
Alexandrien, de anima et corpore deque passi one Apon i us, Ex pl . in cant. can tic. : Ex planatio i n Can-
dom i n i ticum canti corum
A m br. v i rg . : Ambrosius, de v i rg i n i bus ( PL I6. I87 ff) App.: Appendi x
( v g l . de v i rg i n i tate ; de i nsti tutione v i rg i n i s ) A ri st. apol . : Ari stides, Apologie
A m bros. c. Au x . : Sermo contra A u xenti um de bas i ­ A rnob. adv. nat. : A rn o b i u s von S i cca. ad v ersus
l i c i s tradendis ( PL I6, 1 007 ss. ) nationes (advers. gent. )
Am bros. de Abrah . : de Abraham ( PL 1 4, 4 1 9 ss. ) AT: A l tes Testament
Am bros. bono mort . : de bono mortis ( PL 1 4, 539 Athan. ad Afros episc. : Athanasius. An di e B i schOfe
ss.) Westafri kas ( PG 26. l 099 ss. )
A m bros. de i ncarn . : de i n carnat i o n i s d om i n i cae Athan. ad episc. Aeg . : Ep. encycl ica ad epi scopos
sacramento ( PL 1 6, 8 1 7 ss.) Aegypti et Li byae ( PG 25. 537 ss. )
A m bros . de fi d e : de fi de ad G ratianum ( P L 1 6 . Athan. ad Serap. : An den B i schof Serapion von
527 ss. ) Thmui s ( PG 26. 529 ss.)
Am bros. de ob. Theod . : Orati o de obitu Theodosii Athan. apol . ad Const. : A pologia ad Constan t i u m
( PL 1 6. 1 3 85 ss.) i m peratorem ( PG 2 5 . 5 9 5 ss.)
Am bros. de ob. Val e n t . : de obi tu Val enti niani conso­ Athan. apo l . c. Ar. : Apologia contra A ri anos ( PG
lati o ( PL 1 6, 1 3 57 ss) 25. 247 ss. )
A mbros. de off. : de offìci i s m i n i strorum ( PL 1 6, Athan. apol . de fuga sua: A pologia de fuga sua ( PG
23 ss. ) 25, 643 ss. )
Am bros. de pae n i t . : de paenitentia ( P L I 6. 465 ss.) Athan. c. Arian . : Orationes con tra Ari anos ( PG 26.
Am bros. de parad . : de parad iso ( PL 1 4. 275 ss.) 9 ss.)
Am bros . de Tob . : de Tobia ( PL 1 4. 759 ss.) Athan. c. gen t . : oratio contra gen tes ( PG 25, 3 ss.)
A m b ros. en arr. ps . : En arrat iones i n Xli psal mos Athan. hist. A rian . : H i stori a A rianorum ad monachos
Dav idicos ( PL 1 4. 92 1 ss. ) (PG 25. 69 1 )
Am bros . ep. : Epi stulae ( PL 1 6. 876 ss.) A t han. de i ncarn. et c. Arian . : de i ncarnatione et
Am bros. exaem . : Hexaemeron ( PL 1 4, 1 23 s s . ) contra A rianos ( PG 26, 983 ss.) (stammt v i e l l eicht
Am bros. ex hort. v i rg i n . : Ex hortatio v i rg i n i tatis ( PL von Marce l l us v. Ankyra)
1 6. 335 ss.) Athan. de sent. Dion . : epist. de sententia Dionys i i
A m bros. Expos i t . Evangel i i sec. Lucam: Expos i ­ ( PG 25. 479 ss. )
t i o n i s evangel i i secun d u m Lucam l i bri decem Athan. d e decr. : Epistola d e decret is N i caenae synodi
(PL 1 5. 1 527 ss.) ( PG 25. 4 1 5 )
Am bros. Exp. ps . : Expositio i n psal mum C X V I I I Athan. de sy n . : Epistola de synod i s Ari m i n i in Ital i a
( PL 1 5. 1 1 97 s s . ) e t Seleuciae i n I sauria celebrati s
A m m i an . : A m m i anus Marcel l i nus, R e s gestae A t han. e p. a d Serap. de morte Ari i : B ri ef an B i schof
Abbre viazioni 495

Serapion von Thm u i s ii ber den Tod des A ri u s 65 ss.)


Athan. e p . encycl . : Epi st. a d epi scopos encyc l i ca August. de v era rei . : de vera rel i gi one l i ber unus
( PG 25. 22 1 ss.) (PL 34, 1 2 1 ss.)
Athan. V i ta Ant. : Vita s. A n toni i ( PG 26, 835 ss.) August. c. l i tt. Pet. : Con tra l itteras Peti l i an i Dona-ti ­
Athenag. leg. : Athenagoras der Apologet, Legatio stae C i rtensis epi scopi l i bri tres (PL 43 , 245 ss.)
August. ad Donat. post col i . : A ugusti nus, Ad Donati- August. de bapti s m . : de bapti smo contra Donati stas
stas post col l ationem l i ber unus (PL 43 , 651 ss.) l i bri septem ( PL 43 , 245 ss.)
A u gust. advers. J u d . : Adversus J udaeos ( PL 42 , A u g ust. e n . in ps . : Enarrationes in psal mos ( PL
5 1 ss.) 36 s)
A ugust. brev. col i . : B rev iculus col lati onis cum Do­ August. corr. et grat . : de correptione et gratia (PL
nati stis ( PL 43, 6 1 3 ss. ) 44, 9 1 5 ss.)
August. c. Parm . : Contra epi stolam Parmeniani l i bri A ugust. i n ev. Joh . : I n Johannis evange l i u m tractatus
tres ( PL 43 , 33 ss.) 12.4 (PL 3 5 , 1 379 ss.)
August. c. Acad . : Contra Academicos (PL 32, 905 August. Gen. ad l i tt. : de Genesi ad l i tteram (PL 34,
ss.) 2 1 9 ss.)
August. civ. dei : de ci v i tate Dei ( PL 4 1 ) August. ep. : Briefe (PL 33)
A ugust. con s . : d e consensu evangl i starum l i bri q ua­ August. serm . : Sermones (PL 38 f)
tuor (PL 34. 1 04 1 ss.) August. de bono con i u g . : de bono con i ugal i ( PL
A ugust. c. C rese. : Contra Cresconi u m grammaticum 40, 373 ss.)
partis Donati l i bri quator ( PL 43 . 445) August. de catech. rudi bus: de catechizandis rudi bus
August. c. Gaud . : Contra G audentium Donati starum (PL 40, 309 ss.)
episcopum l i bri duo ( PL 43 , 707 ss.) August. de gestis Pelag i i : de gestis Pelagi i , ad Aure­
August. conf. : Confessiones ( PL 32, 659 ss.) l i um episcopum, li ber unus ( PL 44, 3 1 9)
A u gust. don. persev. : de dono perseverantiae l i ber August. de mor. ecci. et de mor. mani e h . : de mori bus
ad Prosperum et H i lari u m sec u n d u s (PL 45, ecclesiae catholi cae et de mori bus M an ichaeorum
393 ss. ) l i bri duo ( PL 32, 1 309 ss.)
A u gust. de cura ger. pro mort. : de cura gerenda pro August. de nat. et grat. : de natura et grati a, ad lì ­
mortuis (PL 40, 59 1 ss.) masi um et Jacobu m , con tra Pel ag i u m , l i b e r unus
A ugust. De grat. chr. et de pece. ori g . : de grati a (PL 44, 247 ss.)
Christi et de peccato ori ginal i , contra Pel ag i u m August. de li b. arb . : de l i bero arbi trio l i bri tres (PL
et Cael esti u m , l i bri d u o ( PL 44 , 3 5 9 ss.) 32, 1 22 1 )
August. de haeres. : de haeresi bus ( PL 42 , 2 1 ss.) August. de tri n . : de tri n i tate l i bri q u i ndec i m ( PL
A ugust. de pece. mer. : de peccatorum meri t i s et 42, 8 1 9 ss.)
rem i ssione et de bapti smo parv ul orum ad Mar- August. op. i mperf. : opus i mperfectum con tra J u l i a-
cel l i num, l i bri tres (PL 44, 1 09 ss.) num (PL 45, 1 049 ss.)
A u g u st. de serm . dom i n i in monte: d e sermone August. retract. : Retractationes ( PL 32, 583 ss.)
Dom i n i i n monte secundum Matthaeum l i bri duo August. sol i ! . : Sol i l oq u i a (PL 32, 869 ss.)
(PL 34, 1 229 ss.) Aurei . Vict. Caes . : A u rel i u s Vi etar, De Caesari bus
A ugust. de unico bapt.: de unico bapti smo contra Aurei . Vict. Epi t. : Epitome
Peti l i an u m , ad Constantinum, l i ber unus ( PL 43 , Av it. Vienn. ep. : Av itus von Vienne, B ri efe
595 ss. ) Bam . : Bamabasbri ef
A ugust. de u n . ecci . : d e uni tate eccl esi ae B as i ! . e p . : B as i l i us von Casarea. B ri efe ( PG 3 2 ,
August. de urb. exci d . : de urbi s exci d i o ( PL 40, 29 1 ss.)
7 1 4 ss. ) Basi ! . Hex . : H o m i l i ae g i n Hexaemeron ( PG 29,
Au gust. ord . : d e ordine ( PL 3 2 , 977 ss.) 3 ss.)
Au gust. uti l . ieiun.: de uti l i tate ieiunii ( PL 40. 707 Bas i ! . horn . : Hom i l i en
ss.) B i b l . : B i bl i ca, 1 920 ss.
August. de uti l . cred . : de uti l i tate credendi ( PL 42, BKV: B i bl i othek der Kirchenvater. hg. v. O. Barden-
496 Abbre viazioni

hewer. Th. Scherman n, C. Weyman n. 1 9 1 1 ss. Cypr. ep. : Bri efe


Bonif. l . ep.: Papst Bonifat i u s 1., B ri efe Cypr. laps. : de lapsi s
ByZ: Byzan t i n i sche Zei tschrift, 1 892 ss. Cyri l l . H i eros. catech . : Cyri l l von Jerusal em, 24
Byzl av : Byzantinoslavica Katechesen
Cass. var. : Flav i u s Magnus A urel i us DA M : Deutsches Arch i v flir di e Erforschung d es
Cassiodorus. Variae Mi ttelal ters
Cass. Dio: Cassius Dio Dam. ep. : Papst Damasus 1 . , Bri efe
Catai . Fel i c . : Catal ogus Fel i c i an u s . lil tester Tei l Decret, Gelas . : Papst Gelasius 1 .. Dekretal en
des L i ber Pon t. ( s . d . ) . fuBt auf d e m Catalogus Di d . : Di dachè
Li beri anus Di dasc. : Di dascal i a
Catai . Li berianus MG hi st. Auct. ant. : Monumenta Dio. : D i o Cassius
German iae H i storica, Auctores anti q u i s s i m i Diodorus: Diodor von Tarsus
C H R : T h e Catho l i c hi storical Rev i ew, 1 9 1 5 s s . Diog . : Di ognetbrief
1 . . 2 . . Chron . : C h ron i kblicher DOP: Dumbarton Oaks Papers, ed .
Chrysost . : Johannes Chrysostomos Harvard Uni versi ty, 1 94 1 ss.
Chrysost. horn . : Hom i l i en DZG w : Deutsche Zeitschrift fiir Gesch ichtswissen-
Chrysost. e p. : B riefe schaft, 1 889 ss. ; ab 1 898: HV
Chrysost. sac . : de sacerdoti o Ennod . : Magnus fel i x Ennodi us. B i ­
Chrysost. de stat. : Homil iae Zl de statui s schof von Pav ia
Chrysost. adv. J u d . : 8 Homi l i en Gegen die Juden Ennod. Li bel l . : Li bel l us adversus eos, q u i contra
Chrysost. de S . Baby la c. J u l . et c. gent.: de S . B aby la synodum scri bere praesu m pserunt
contra l u l i an u m et genti les Ennod. paneg. Theod . : Panegyricus auf Kon i g The­
Cic. de div i n . : Ci cero, de d i v i natione oderi ch (nach seinem Eingreifen zu gunsten von
Cic. de orat . : de oratore Papst Symmach us)
Cic. nat. deor. : de natura deorum Ephes . : Epheserbrief
Ci c. Cat . : Cato maior de senectute Ephrlim. Carmina N i si bena: Ephrlim der Syrer. 77
CI L: Corpus I nscri pti onum Latinarum, hg. v. d. B er­ Lieder (8. 22. 23. 24 mancano)
l i ner Akadem i e der Wissenschaften, 1 863 ss. Ephrlim . hym. de fide: 87 Hymnen ii ber den G l a u ­
l . Clem . : l. Clemensbri ef ben
Clem. A l . protr. : Clemens von Al exand rien, Logos Ephr. h y m n . c. haer. : H y m n i ( S ermones) contra
protrepti kos haereses
Clem. A l . paed . : Paidagogos Epiphan. de mensur: Epiphan i us von Salamis, de
Clem. A l . Quis d i v es sal v. : Qui s di ves salvetur ( Horn. mensuri s et ponderi bus
iiber Mk. I O, 1 7 ss.) Epiphan. haer. : H aereses (auch als Panarion ziti ert)
Clem. A l . strom . : Stromatei s Epit. Caes. : s. A u re i . Victor
Cod. Just. : Codex Justinianus Epi tome: s. Aurei . Victor
Cod. Theod . : Codex Theodosianus E u a g r. h . e . : E u a g r i u s S c h o l a s t i c u s , K i rc h e n ­
Coelestin l . ep.: Papst Coel est i n 1.. Bri efe gesch ichte
Col i . Avel i . : Col lectio Ave l l ana Eumen. pan . : Eumen i us. Panegyrici Lat i n i
Col i . Casi n.: Col l ectio Casi nensis Eunap. Vi tae soph i st. : Eunapios v o n Sardes. Soph i ­
Corp. J u r. Civ.: Corpus i u ri s c i v i l i s stenviten ( Pioti n, Porphyrios. lambl ich, A i desios,
C S EL: Corpus scri ptorum eccl esiasticoru m l a t i ­ Libanios u. a. )
norum. hg. v. d . Wiener Akademie d e r Wissen­ E u s e b . h . e . : Euse b i u s v o n Caesare a . K i rc h e n ­
schaften. 1 866 ss. gesch ichte
C y p r. ad . Donat . : Cypri a n u s von Kart h a g o . ad Euseb. Or. ad s. coet u m : Ora t i o ad sanctorum
Donatum coetum
Cypr. bono pat. : de bono pati entiae Euseb. V. C . : V i ta Constantini
Cypr. de uni t . : de cathol icae ecclesiae u n i tate Eutr. brev. : Eutropius. B rev iari um ab urbe con d i ta
Abbre viazioni 497

EvTh : Evangel i sche Theol ogie, 1 934 ss. Hi eron. ep.: B r i efe
Ez. : Ezechiel ( H eseki el ) H ieron. vi r. i l i . : de v i ri s i l l ustri bus
Faust: Faustus von Byzanz H ieron . in H ierem . : in H ieremiam prophetam l i bri
FF: Forschungen und Fortschri tte, sex
FHG : Fragmenta H i storicorum G raecoru m, ed. C. Hi eron. Comment. in l saiam: Jesajakommentar
M ii l l e r H i l ar. c. Constant. : H i l ari us von Pictavi u m ( Poi tiers),
Firm. M a t . err. : Fi rmicus Matern us, de errore profa­ Contra Constan t i u m i m peratorem
norum rel i gionum H i l ar. de t ri n i t . : de t ri n i tate (de fi d e , a d v e r s u s
frg . : Fragment A ri anos)
Fu l gent. C . A rrian . : Ful genti us v. R u s pe , contra H i l ar. Super Psal mos: Tractatus super Psal mos
A rri anos H i lar. contra Auxent. : Contra Arianos v el Auxenti um
Ful gent. de fide: de fide ad Petrum Mediol anensem epi scopum
Gal . : Galaterbrief H i l ar. li b. ad. Constant. : l i ber l ad Constan t i u m
Gel . Cyz. h . e . : G e l as i us von Cyzi cus (Kyzikos), H i ppol . refut. : H i ppol yt, Refutati o omnium haere­
Ki rchen gesch i chte s i u m (Phi l osophumena)
Gelasi us l. ep.: Papst Gelasius 1 . , B ri efe H i ppol . trad. apos t . : Aposto l i sche O berl i eferung
Gennadi us de v i r. i l i . : Gennadius von Massi l i a , de (oder K i rchenordnung H i ppolyts)
v i ri s i l l ustri bus HJ: H i storisches Jahrbuch der Gorres-Gese l l schaft,
Gesta eone. Aqu i l . : Gesta conc i l i i Aqui l eiensis 1 880 ss., 1 950 ss
G regor l. d i a! . : Papst G regor l . , d i alogi de v i ta et Hos . : Hosea
m i racul i s patru m l tal i corum HThR : The Harvard Theologi cal Review, 1 908 ss.
G reg. l. horn.: Homi l ien HV: H i storische Vierteljahresschrift, 1 898v ss., b i s
G reg. Il. ep. : Papst G regor I l . , B ri efe 1 898: DZGw
G reg. Naz. or. : G regor von Nazianz, Reden Hydat. C h ron . : H y dati us ( l daci u s ) , B i schof von
G reg. Naz. de v i ta. : Carm. de v i ta sua Aq uae Flav i ae (Chaves, Port . ) , Chroni con
G reg. Nyssa: G regor von Nyssa HZ: H i stori sche Zei tschrift, 1 859 ss.
G reg. Nyss. in cant. horn . : G regor von Nyssa, Ho­ l gnat. Trai . : l gnatios von Antiochien, A n die Tral -
m i l ien ii ber das Hohel ied leser
G reg. Nyss. or. : Reden lgn. ad Magn . : An die Magnesier
G reg. Tur. in g lor. mart. : G regor von Tou rs, in gloria lgn. ad Phi l ad. : An die Phi ladel phenser
martyrum lgn. ad Rom: A n die Romer
G re g . Tur. h i s t . Fr. : H i storiarum l i bri X ( H i st . lgn. ad Smyrn . : A n die Smyrnaer
Francorum ) l n noz. l . ep. : Papst l nnozenz 1 . , B riefe
Hebr. : Hebraerbri ef l ord . Get . : lordanes, de ori gine acti ­
Hermes: Hermes, Zei tschrift fiir k l assische Phi lo­ busque Getarum (Gotengeschichte)
logie, 1 866 ss. ford. Rom . : de summa temporum v el ori gine actibu­
H i eron. adv. Jov i n . : Sophron i u s Eusebi us H i erony­ sque gentis Romanorum
mus, Adversus Jov i n ianum l ren. haer. : l renaus von Lyon, adversus haereses
Hi eron. adv. Joh. Hierosoly m . : Adversus Johannem l s i d . hist. got . : l s i dor von Sev i l l a, Geschi chte der
Hierosol y m i tan um Goten, Vandalen und Sueben
H i eron. Contra Vigi l . : Contra V i g i l anti u m lsid. Pel . ep. : l sidor von Pel usi u m , B ri efe (mi nde-
H i eron. Dialogi contra Pelagianos: Di alogi contra stens drei tausend, davon zweitausend erhal ten)
Pel agianos l i bri 1 1 1 Jak . : Jakobusbri ef
H i eron. adv. R u fi n : Apologia adversus l i b ros Ru­ JbAC: Jahrbuch fiir A ntike und Christentum
fin i J B L : Journal of B i bl ica! Li terature, p u b i . by the
H i eron. Comment. i n Ez. : Ezechi e l kommentar Society of B i b l i s h L i terature a n d E x e g e s i s ,
H i eron. de nom. Hebr. : li ber i n terpretation i s H ebrai ­ 1 88 1 ss.
carum nominum JEH: The Journal of Ecclesiastica! H i story, 1 950 ss.
498 A bbre viazion i

Jer. : Jerem i a Leo l . ep. : Papst Leo 1 . , Bri efe ( PL 54, 593 ss.)
Jes . : Jesaja Leo l . serm . : sennones ( PL 54, 1 3 7 ss.)
J h . : Johannesevange l i u m Li ban . or. : Li banios, Reden
J J S : Journal o f Jewish Studies. 1 948 ss. Lib. ep. : Libani os. B ri efe
JK: Regesta Ponti fìcum Romanoru m ab cond i ta ec­ Li ber Heracl . : Li ber Herac l i d i s
clesia ad annum post Christus natum MCXCV I I I Li beri Pont. : L i b e r Ponti tìcal is, 2 B d e . . ed. Duche­
von Ph . Jaffé u . a . 885 ss. sne. 1 886 ss ... 2. A . 1 955, Bd. 3 . hg. v. C. Vogel .
Joh. Chrysost. : s. C h rysostomos 1 957
J o h . M a l a l . C h ron . : Johannes M a l a l a s . C h rono­ Li bera!. B rev. : B rev iari um Causae Nestori anorum
graphie et Eutychi anoru m
Joh. M osch. prat. spi r. : Johannes Moschus. pratum Li beri us ep. : Papst L i be r i u s . B ri efe ( PL 8, 1 349
spi rituale ss.)
Joh. N i k i u . Chron . : Johannes von N i ki u, Wel tchro­ Liv. : Li v i u s
nik Lk. : Lukasevan gel i u m
Joseph. A n t . Jud . : Fl avius Josephus, Jiidi sche A l - LTh K : Lex i kon flir Theol ogie u n d K i rche
tertli mer Luc i f. Calar. : Lucife r von Calaris (Cag l i ari auf
Joseph. Bel i . Jud . : J iidischer Krieg Sard i n i e n )
Joseph. c. Apionem : Contra Apionem (Apologie) Malal . : s. J o h . M a l al.
Joseph. v i t . : de v i ta sua Makk . : Makkabaerblicher ( l e 2.)
J R : The Journal of Reli gion Mare. Diac. v i ta Porphyr. : Diakon
J R S : The Journal of Roman Studies Markus. Vi ta des B i schofs Porphyrios von Gaza
JTh S : The Journal of Theologi cal Studies. 1 899 ss. Mare. comes Chron. : Marce l l i nus comes, Chroni k
Jud . : J udasbri ef (o pus rusticum)
Jul ian. Aec l . Lib. ad Floru m : Jul ianus von Aecla­ Mansi . Conc. col i . : J . D. Mansi , Sacrorum conc i l i o­
num. Li b. ad Floru m in: August. op. i m perf. ( 8 rum nova et ampl issima col l ectio. Nachdruck u.
B iicher) Fortsetzung ed. v. L. Peti t/J . B . Marti n, 1 899 ss.
J u l i an . Aec l . Li b. ad Turban t. : Lib. ad Tu rbantium MG Auct. Ant.: Monu menta Gennan iae H i storica.
(4 B licher) Auctores anti quissimi
J u l i an . ep. : Flav i us Claud i u s J u l ianus ( A postata), MG SS rer. Langob.: Monu menta Germani ae H i sto­
B ri efe rica, Scri ptores rerum Lan gobard icarum
J u l ian. or. : Reden M i n . Fel . d i a l . oct . : M i n uc i u s Fel i x Dialog Octa­
Just. apol . : Justi n der Marty rer, l. e. 2. Apologie vius
Justi n . (dial . ) Try ph . : Dialog m i t dem J uden Try - M I OG : M i ttei l ungen d e s l nstituts fii r Osterre i c h i -
phon sche Gesch ichtsforschung. 1 880 s s .
Juvenal . Sat. : D. J u n i us Ju venal is. Satu rae M k . : Markusevange l i u m
Kol . : Kol osscrbrief I . . 2 . . , 3 . , 4 . . 5. Mos . : 5 Blicher Mosis
1 .. 2 .. Kon . : Konige ( B iicher) Mt.: Matthausevan gel i u m
I . . 2. Kor. : 1 .. 2. Kori ntherbrief MThZ: M linchener Theologi sche Zei tsch rift
Kyr. Alex. ep. : Kyri l l von A l exand rien. B ri efe ( PG Nazar. pan . : Nazari us. Panegy ricus
77. 40 1 ss.) Nestor. Li b. Heracl . : Nestorios, Liber Heracl i d i s
Kyr. Alex. horn . : Predi gten ( PG 77, 98 1 ss. ) NT: Neues Testament
Kyri l l . Alex. Advers. nolentes conti t. sane!. v i rg. esse O l y m p . frg . : O l y m p i od oros schri eb 2 2 B li c h e r
Dei param: Adversus nolentes confì teri sanctam bes. liber d i e westromi sche Gesch ichte zw. 407
v i rginem esse dei param ( PG 76, 255 ss.) und 425
Kyr. A l e x . ad. reg. : ad regi nas ( PG 76. 1 20 1 s s . ) Optat . : Optatu s von Mi lewe
Kyri l l . Jeru s . : s. Cyri l l . Hieros. OrChr. : Ori ens Christianus, 1 90 l ss.
Lact. d i v. inst. : Lactanz, d i v i nae i nstituti ones OrChrA : Ori ental i a Christiana Analecta, 1 923 ss.
Lact. mort. pers . : de morti bus persecutorum OrChrP: Ori ental i a Christiana periodica, 1 935 ss.
Abbre viazioni 499

Ori g. Cel s . : Origenes, contra Celsum Prok. bel i . got. : Gothenkricg


Ori g. comm. Ser. : Seri enkommentare Prokop. bel i . pers. : Perserkriege
Ori g. horn . : Hom i l i e n kommentare Prokop. de aed i fì c . : de aed i fì c i i s ( Panegyri kos Uber
Ori g. de pri nc. : de pri nci pi i s Justinians Bauleidenschaft)
Oros. h i st. : Orosi u s , H i stori ae advers. paganos Prokop. h i st. arcan . : hi stori a arcana ( A nekdota),
l i bri V I I Gehe i m geschichte
Oros. L i b. Apol . : L i ber apol ogeti cus Pro l . : Prolog
OstKSt: Ostki rchl iche Studien. 1 95 1 ss. Protim. : Proo m i u m
Pacat. paneg. : Lati n u s P. Drepan i u s Pacatus, Pa­ Prosper. C h ron . : Ti ro Prosper, C h ron i k ( PL 6 1 ,
negyricus 535 ss.)
Pal l ad . d i al . : Pal ladius, Dialogus de v i ta s. Joan n i s Prudent. c. Symm . : Aurel i u s Cl emens Prudentius,
Chrysostomi Contra Symmachum
Pal i ad . H i st. Laus. : Hi storia Lausiaca Ps. : Psal m
Pal lad. V i ta Joh. Chrys . : Dialogus de v i ta s. Joan n i s Ps. : Pseudo
Chrysostomi Ps. Clem. horn . : Pseudoklementi nen, Hom i l i e n
Paneg. lat. : Panegyrici l ati n i P s . Clem. reco g . : Recognitiones
Pau l i n . Vita A mbr. : Pau l i n us, V i ta s. A mbros i i Ps. Cypr. sin g. cler. : Pseudo-Cyprian, de singulari tate
Pau l y : D e r K l e i ne Pau l y, Lexi kon der A n ti ke, hg. v . clericorum
K . Ziegler/W. Sontheimer. 5 Bde . . 1 979 Ps. Just. or ad G raecos: Pseudo-J usti n , orati o ad
Pauly-Wi ssowa: Pau lys Realencykl opad i e der k l as­ Graecos
si schen A l tertumswi ssenschaft, neue B earb. v. G. RAC: Real lexi kon ftir Antike und Christentum , hg.
Wissowa!W. Krol l , 1 893 ss. v. Th. K lauser, 1 94 1 ( 1 950) ss.
Pelag. ep. : Pelagius, B ri efe RGAK: Real lexi kon der germani schen A l tertums­
Pel ag i u s , Ad Demetri ade m : Ep i s t u l a ad Deme- kunde, hg. v. J. Hoops. 1 9 1 1 ss.
triadem RGG : Die Rel i g i o n in Geschichte und Gegenwart.
1 . . 2 . Petr. : 1 . , 2. Petrusbrief 1 909 ss . . 2. A. 1 927 ss., 3. A. 1 956 ss.
PG : Patrologiae cursus completus . . . senes graeca RhMus: Rhei n isches M useum ftir Phi lologie, 1 833
Phi l . : Phi l i pperbri ef ss.
Phi lostorg. h . e . : Phi lostorgios, Ki rchen geschi chte R i . : Das B uch Ri chter
Phi lostr. v i ta A pol i . : Phi l ostratos, Vi ta Apol l o n i i Rom . : Romerbri ef
P L : Patrologiae cursus completus . . . series latina R u tì n . c. H i eron : R u tì n u s von Aq u i l eia, Apologia
Pl i n . nat. hi st. : Pl i n i us der Al tere, N atural i s hi stori a contra H i eronymum
Piot. enn. : Ploti nos, Enneaten Rutìn, h.e. : K i rchengeschichte
Pl ut. de Is. et Os. : Pl utarch, de lside et Osiride Rusticus d i ac . , C. Acephalos d i sput. : Di akon Rusti ­
Pl ut. Cam. : Cam i l l us cus (N effe des Papstes Vigi l i us) contra Acephalos
Pl ut. N um . : Numa di sputati o
Pl ut. Quaest. G raec. : Quaestiones G raecae RV: Rhei n i sche Vierteljahresblatter
Pl ut. Quaest. conv . : Quaestiones con v i vales Sach . : Sacharja
Pl ut. Rom . : Romulus Saec u l u m : Saecu l u m . Jahrbuch f ti r U n i v e rsal ­
Poen. Cumm . : Poe n i tentiale Cummeani geschi chte, 1 950
PO: Patrol ogiae cursus completus . . . series orien­ Sal v. de gub. dei : Sal v i anus von M ass i l i a, de gu­
tal i s bernatione dei
Polyc. a d Ph i l . : Pol y karp von Smyrna, Phi l i pper­ 1 . , 2 . . Sam . : Die Samuel bticher
bri efe SbPAWphi l . -h i st. K l . : S i tzungsberichte der Preu­
Posi d . Vita: Poss i d i u s von Cal ama, Vita s. A ugu- Bi schen A kademie der Wi ssenschaften, p h i l olo­
'
sti n i gi sch-hi storische K lasse
Prokop. bel i . vand . : Prokop von Caesarea. Wanda­ Sen. ben . : Seneca, de benefìci i s
lenkrieg serm . : sermones
500

S i d . A pol l . : s. Apol l i nari s Sidonius Themist. or. : Themistios. Reden


Si r. : Das Buch Jesus S i rach Theodor. h . e . : Theodoret von Cyrus ( K y rrhos ) ,
S i ric. ep. : Papst S i ricius, B riefe K i rchengeschichte
Si xt. 1 1 1 . ep.: Papst S i x tus I l i . , B ri efe Theodor. hist. rei . : H i storia rel i g i osa
Socr. h.e. : Sokrates, K i rchengesch ichte Theodor. ep. : B ri efe
Soz. h . e . : Sozomenos. K i rchengeschichte Theodor. Lec t. h . e . : Theodorus Lector. K i rchen­
StdZ: Sti mmen der Zei t (vor 1 9 1 4: S t i m men aus geschichte
Maria-Laach). 1 87 1 ss. Theoph. ad Auto! . : Theophi l i us von Antiochien. ad
Suet. Claud . : Sueton, Claudius Autolycum
Suet. Ti t. : Ti tus Thess. : l . , 2 . . Thessaloni kerbri ef
Suet. Vesp. : Vespasianus ThG I : Theol ogie und G l aube, 1 909 ss.
S u l p. Sev. Chron . : Sul picius Severus, Chronicorum ThJ : Theol ogi sche Jah rbiicher. 1 842 ss.
l i bri duo ThLZ: Theologi sche Li teraturzeitung. 1 878 ss.
Sul p. Sev. dial . : Dialogoru m l i bri duo Th R E: Theol ogi sche Realenzyklopad i e
S u l p. Sev. Vit. Mart . : Vi ta S. Mart i n i T h S t : Theological Studi es, 1 940 ss.
Symm. ep. : Q. Aurel i u s Symmachus. Briefe 1 . , 2 . Ti m . : Timotheusbri efe
Symm. rei . : rel ationes ThZ: Theologi sche Zei tschrift. 1 945 ss.
Symmach. or. : Reden Ti t.: B rief an Ti tus
Syn . : Synode TR: Theol ogi sche R u ndschau
Syn. An tioch. : Antiochien Veget. Epi t. rei m i l . : P. V. Renatus Vegetius, epi toma
Syn. A rei . : A reiate (Arles) rei m i l i tari s
Syn. Cart h . : Carthago Venant. Fortuna! . , Vita H i l . : Venan tius Fortunatus.
Syn. Elv. : El v i ra v i ta et m i racu l a S. H i l ari
Syn. Laodic. : Laodi cea Vict. Ton n . : Victor von Ton nona, C h ron i k (444 -
Syn. Narb. : Narbonne 566)
Syn. Ori . : Orleans Vi et. Vitens. pers . : Vi ctor von Vi ta, hi storia persecu-
Syn. Serd . : Serd i ca tionis Africanae prov inciae
Syn. Tol . : Toledo Vi gChr: V i g i l i ae christianae, 1 947 ss.
Synes. ep. : Synesios von Cyrene ( Kyrene), Bri efe WbSt: Woodbrook Studies
SZG : Schweizer Zei tsch rift fiir Geschichte Zac h a r. R h . h . e . : Zac h a r i a s R he t o r, K i rc h e n ­
Taci t. A n n.: Tacitus, Annalen gesch ichte
Taci t. German ia: de ori gine et situ Gennanorum ZAW: Zei tsch rift fUr al ttestamentl iche Wissenschaft,
Taci!. hist. : H i stori en 1 88 1 ss.
Tat. or. : Tati an. orati o ad G raecos ZDMG: Zei tschrift der deutschen morgenlandi -schen
Tert. ad scap.: Tertul l i an , ad Scapu lam Gesel lschaft, 1 847 ss.
Tert. adv. Mare . : adversus Marci onem ZHT: Zei tsch rift fiir h i stori sche Theologie
Tert. ani ma: de a n i m a ZKG : Zei tsch rift fiir K i rchengeschichte, 1 876 ss.
Tert. Apol . : Apologeticum ZKTh: Zei tschri ft fiir Kathol ische Theologie, 1 877
Tert. co r. : de corona ss.
Tert. de i dol . : de idololatria Z M R : Ze i tschrift fli r M i ss i o n s w i ssenschaft und
Tert. de pat . : de patientia Reli gionswi ssenschaft, 1 934 ss. , 1 950 ss.
Tert. de praescr. haer. : de praescri ptione haereti- ZNW: Zei tschri ft fli r di e neutestamentl iche Wi ssen­
corum schaft und die Kunde der iil teren Ki rche, 1 900
Tert. de pud . : de pudicitia ss., 1 934 ss.
Tert. de spect. : de s pectacul i s Zon . : Zonaras. Wel tchroni k
Tert. jeun . : de i e i u n i o ad versus psychi cos Zos. hist.: Zos i m os. H i stori en
Tert. m art . : ad martyres ZPE: Zei tschrift fii r Papyrologie und Epi graph i k
ThB I : Thcologische Bl atter, 1 922 ss. ZSav RGkan: Ze i tsch rift der Sav i gny-Stiftung fii r
50 1

R e c h t s g e sc h i c h t e , K a n o n i s ti s c h e A btei l u n g ,
1 9 1 1 SS,
ZSav RGrom: Zeitschrift der Savigny-Stiftung fiir
Rechtsgesc h i c h t e , Roman i st i sche A btei l u n g ,
1 880 SS,
ZTh K : Zei tschrift fiir Theol ogie und K i rche, 1 89 1
SS,
502

I N D I C E DEI NOM I

Abari s, sacerdote taumaturgo di Apol lo e guari tore: 360 ss, 367. 37 I , 377, 378, 379-384, 386, 403, 406.
29, I 94 407-409, 43 2, 445, 457-463, 467, 476. 477, 479 ss.
Abba Mlniìs l'et/i Mena 485, 503 , 5 1 9 s, 565, 569, 574. 577, 583
Abels, M . , autore d i uno studio s u l l a mog l i e di <<Agricol a>> , s . . marti re i nventato: 25 1
Lot : 288 Agri ppa. prefetto di ci ttà romano al tempo dell ' a po­
Aberamentho (= Gesù nel l a «Pisti s Soph ia>> ): 1 23 stolo Pi etro: 1 36, 269
Abgar Ukkama di Edessa: 1 70- 1 72 , 1 95 Agrippina la G iovane, madre del l ' i mperatore romano
Abraames, monaco del Li bano: 579 s. Nerone. in seconde nozze mogl i e del l ' i m peratore
Abramo, progeni tore nel l ' AT: 40, 49, 60, 6 1 , 62. 63 , romano Claudio: 429
1 52, 200, 2 1 0, 295 s, 378, 459 A i t i l l aha, s., marti re: 1 60
Abraxas, demon i o egizi ano: 39 1 A k i ndi nos, un aristocratico vecchio credente del l a
Acacio, patri arca di Costantinopol i , corri spondente ci ttà di Carre, v i tt i m a di u n a persec uzione d e l
di un falso carteggio col monofisita Pietro Mon­ vescovo: 589
go: 1 44 A l arico I .. re dei G oti : 503
Acacio di Berea, vescovo: 220 A l arico I l . . re dei Got i : 528
Acacio di Mel i tene. vescovo: 554 Al berto Magno, s., fi l osofo scolastico: 1 48
Acantia, mog l i e di Materno Kynegius: 574 A l bi na, mad re di Melania: 503
Acefal o, fi g u ra senza testa del l a fede popolare Al essandro, detto <<eretico» nel NT: 338
greca: 395 Al essandro di Cappadocia, vescovo: 280
Achab (Ahab), re d i Israel e neii ' AT: 288 A l essandro d i Abon u t i co ( l nopol i s ) . << profeta d i
Achis. re d i Gath al tempo d i Dav ide nei i ' AT: 1 84 menzogne»: 29
Adal bal d, merov i ngio: 1 49 Al essandro il G rande. re macedone: 1 7. 22. 28, 56.
Adal berto di Praga . cos i d d e t to « apos t o l o del l a 63 , 243. 245, 446. 566
Prussia>> : 1 49 A l essandro, m i ssionario cristiano: 58 1
Adaldag . arci vescovo di Amburgo- Brema: 324 Al essandro V I I . . papa: 284
Adamo, progen i tore nei i ' AT: 60, 1 27 , 1 52 . 267. A l fol d i . Andras, storico ungherese de li ' a n ti c h i tà :
341 ' 392, 46 1 23 , 586
Addaios. un di scepolo di Gesù : 1 72 A l i pio. santo s t i l i ta: 307
Adriano. Publ io Elio, i mperatore romano: 23 , 207. A l taner. Berthold. teologo cattol i co tedesco: 1 I l .
289. 445, 447, 524. 550. 564, 569 1 40. 1 4 1 , 1 45. 252, 279. 373 . 379. 385, 582
Afrodi te, dea greca: 274. 3 57. 564. 579 A manzio. un chi erico: 488
Agape, s. vergine: 2 1 1 Ambrogio, s .. dottore del la chiesa: 1 35. 1 44. 1 45 .
Agapeto 1 . , papa : 555 209. 2 1 3 . 220, 234. 25 1 . 252. 258. 282 . 296. 3 2 1 .
Agapi to, s . : 346 358, 370, 37 1 , 378. 403 , 450-452, 485 . 489, 496.
Agar, schiava di Sara nel l ' AT: 49 506. 5 1 7. 5 1 8. 547, 560, 56 1
Agata. s. vergine: 2 1 O Am brogio di Cal cedon ia, i m maginario autore pa-
Agatonico di Tarso. vescovo. i m maginario autore tristico: 1 39
patri stico: 1 3 9 <<Ambrosi aster» (= Pseudo-Am brogio): I 44
A g i u l fo. di acono d e l s. G regorio di Tours: 3 26 Ameli neau. Emi le: 384
Agnese, s . : 209. 2 1 O. 2 1 1 , 229, 327 Arnenofi I V. ( Echnaton ), re egiziano: 27
Ago bardo di Lione. vescovo: 264 Ami nta. camerlengo del l ' i m peratrice Eudocia: 565
Agosti no, s . . Aurelio. dottore del l a chiesa: 64, 65. 78. A m miano Marce l l i no. storico romano: 365. 386.
1 1 2, 1 27 s. 1 36. I 38. 1 42, 1 46, 1 53. 1 85. 1 86, I 87. 482. 495. 534. 536
209, 2 1 3 . 2 I 4. 220, 228, 234 s, 239, 252. 258. 26 1 . Amrnun. monaco col lega del s. A n tonio: 2 1 8 s. 2 2 7
29 1 . 3 1 7, 327. 337, 340, 34 1 ' 353 . 355 s. 357, 358, Amos. profeta nel l ' AT: 2 7 7 s
Indice dei nomi 503

Anania, marito d i Sati ra, un <<peccatore>> nel NT Apol l i nare di Chermont, v escovo: 500
(Atti . 5): 224, 436 Apol l i nare di Laodi cea, v escovo tacci ato di e resia:
Anan i a, corriere del toparca Abgar Ukkama: 1 7 1 1 43 , 1 44
Anassagora, fi l osofo natural i sta greco, presocratico: Apol l i n are d i Valence, vescovo: 500
425 Apol lo, dio g reco : 243 , 357, 570, 577
Anassandride, storico g reco: 584 Apol l ofanio, desti n atari o del l a <<Epistula ad Apol lo-
Anastas i a la Vecchi a, s., mart i re: 2 1 O phan i u m >> : 1 48
A n astasi o L Di koros, i mperatore bi zan t i n o : 293 , Apollonia, marti re: 207, 224, 299
533 Apol l onio, scri ttore ecclesiastico: 482
Anastasio. s., monaco: 1 64, 2 1 0 Apol lonia d i Tiana, neopitagorico g reco: 1 89, 1 94,
Anastas i o S i n ai ta, abate: 1 76, 1 85 238. 239, 298
Anatolio, v i tti ma di una persecuzione cristiana contro Aproni ano, s., carceriere: 208
i pagani sotto l ' i mperatore Ti berio I L : 588 A q u i n a t e , l ' = To m m aso A q u i n o = Tom m aso
Andrea, s., apostolo: 1 25, 1 3 1 , 1 33 . 1 37 , 1 68, 252, d ' Aq u i no
254, 3 1 9 A rbogaste, general e franco al serv i zi o dei Roman i :
Andrea d i Cesarea, arci vescovo: 1 48 539, 560
Andres, Stefan, scri ttore tedesco: 68 Arcadio, s . : 1 62 s
A ndresen, Cari , storico evange l i co tedesco del l a A rcadi o, i mperatore romano d ' Oriente: 53 1 , 553 ,
chiesa: 3 1 7, 47 1 564, 586
Andronico, governatore d i prov incia: 495 Archi mede, matematico greco: 369
A n fi lochi o di l konium, vescovo: 499 Archi ta di Taranto, fi l osofo greco, pi tagorico: 2 1
Anna, s . , mogl ie di s. G i oacchi no, madre del l a co- A retarco, solista: 3 1 5
siddetta <<Vergine>> Maria nel NT: 204 Ario, presbi tero alessandri no: 553
A n n i bale, condottiero cartagi n ese: 4 1 6 Aristarco, epi stolografo: 1 48
Anoni mo del "De rebus bel l icis": 537 A ri stea, fi n to au tore de l l a << Lettera di A ri stea>> :
Anonimo (pellegrino) d i Bordeaux : 290 s, 292 s, 64, 67
295-297 Ari stea di Procon neso. scri ttore g reco di v i ag g i :
Anonimo ( pe l l egrino) di Piacenza: 290, 293 , 3 1 2 29, 1 94
Antemio, arc i v escovo d i Ci pro: 1 69 A r i s t i d e , Publ i o E l i o , detto <<Teodoro>> , rètore
Antemi o, i mperatore romano d ' Occidente: 498 greco: 358
Anthia, madre di s. Eleuteri o: 207 Aristide d i Atene, apol ogeta cri stiano: 43 2 , 438,
Antifone, rètore ateniese, amico di Socrate: 22 445
Antioco I V. Epifane, re si riano: 67, 550 Ari stofane, commediografo greco : 270, 424
Anti stene, fi l osofo greco, cinico 426 A ri stotele, fi l osofo greco, peri patetico: 1 6, 2 1 , 63 ,
Anton i n o Pio, i mperatore romano: 1 55, 1 59, 206, 1 67, 366, 368, 369, 424, 442 , 455, 485, 52 1
445, S I I Arnobio i l G i ovane, monaco, scrittore cri stiano (forse
Antoni o di Poi a, vescovo: 489 il <<Praedestinatus>> ) : 1 42
Antonio, d i scepol o e biografo di Si meone Sti l i ta: Arnobio di S icca, i l Vecch i o , scri ttore cri sti ano:
303 1 95, 3 54, 356
Antonio <<i l G rande>>, s., eremita: 1 45, 2 1 8, 227, 346, Arnold, Gottfried, poeta pieti sta tedesco, teologo e
349, 389, 400, 406 , 4 1 0, 476, 480 storico del l a chi esa ( 1 666- 1 7 1 4) : 493
Anton io, Marco, stati sta romano: 4 1 9, 557 A ron ne, fratel l o magg iore di Mosé nel l ' AT: 45,
Apa M acario di Thu: 573 287
Apa Onofrio vedi Benofer A rpagio, un prete: 253
Apa Sofronia, eremita: 348 A rri nato, fal so re persian o : 1 54
Aper, prefetto del pretorio, suocero di N umeriano: A rtaserse I L M n emone, re dei Pers i an i : 58, 1 67
23 Artemide (Efesi a) , dea greca: 274, 276 s, 294, 563
Apol l i nare, s., l eggendario di scepol o d i Pietro: 1 74 Artemio, marti re: 3 1 5
504 Indice dei nom i

Asclepio (= Esc u l ap i o ) , d i o g reco-romano del l a Barses von Edessa, vescovo: 220


medici na: 1 89, 1 97, 238, 239, 270, 272-275, 285, Bartolomeo. s .. apostol o: 1 3 1 , 1 33 . 1 70. 203 s
290, 304, 322, 579 Baruch ben Nerija, scri ttore, compagno e amico del
Asclepiodoto, prefetto, v i ttima di una persecuzione profeta Geremia nel l ' AT: 60 s. 1 52, 1 80
cri stiana contro i pagan i : 587 Basi l i de di Al essand ria, vescovo. autore gnostico:
Asclepiodoto di A l essandria, tau maturgo g reco: 1 68
1 94 Basi l i o <<i l G rande», s . , dottore del l a chiesa: I l i , 1 38.
Atargati s (A tar Gatis), dea pesce si riaca: 294, 30 l 1 44, 209, 246. 252, 258, 296, 339. 367, 4 1 5, 44 1 ,
Atena ( Promachos), dea greca: 576 448, 455, 479, 496. 499. 504. 583 , 585
Atenagora di Atene, fi l osofo greco e apologeta cri­ Basi l i o di Seleucia. metropol i ta: 1 43, 27 1 , 3 1 0, 3 1 4
stiano: 65, 338, 403 , 438 s.
Athor, dea egizia: 579 Bauer, Georg Lorenz, ori entali sta ed esegeta bi bl i co
Attanasio « i l G rande» di A l essand ri a. s .. padre della tedesco ( 1 755- 1 806 ): 239
� h i esa: 78. 42. 1 43 , 1 44, 1 45, 220, 227, 349, 398, Bauer, Wal te r, teologo evangel i co tedesco : 1 69 .
400, 406, 496, 499 239, 572
Attis (= Atys, A ttes). amato del l a dea Ci bel e/Rea nel Baus, Karl . storico del l a chiesa tedesco catto l i co:
mito greco: 1 97 535
Auerbach. Elias: 44 Bauto. gen eral e franco al serv i zi o dei Roman i :
Augusto, i m peratore romano: 1 5 1 . 1 99, 269. 357, 539, 560
4 1 6. 4 1 9, 420, 5 1 0, 5 1 1 Bayle, Pierre, fi l osofo francese: 1 89, 236
Aurel i o di Cartag ine, vescovo: 577 Beda Venerabi le. s .. teologo e storico anglosassone:
Autol i co, desti natari o di uno scri tto di Teo fi l o di 29 1
Antiochia: 35 1 Beek, Martinus A . , teol ogo ri formato olandese: 43
Av i to, Marco Mec i l i o, i m peratore romano d ' Occi­ s. 49 s
dente: 326 Bei ssel . Stephan , ag iografo tedesco. gesui ta: 232 .
Av i to, A l c i mo Ecd icio. s . , vescovo di Vi enne: 500 3 14
Azepsi mo, s.: 346 B e l i a l . un diavolo nel NT: 392
Belisario, generale del l ' i mperatore romano d ' Oriente
Baal , d i o anti co-ori entale: 443 G i usti n i ano 1 . : 329
Babi la, s .. mart i re : 249 Bellerofonte, eroe del l a m i tologia greca: 290
Badegi si l o di Mans, vescovo: 488 Belshazar, nei i ' AT l ' u l ti mo re di Babi lonia: 58
Bakis, l eggendario poeta gnomi co-oracolare greco: B e l zebì1, << i l capo dei d i avol i >> ( secondo M t . 1 2 .
29 24): 392
B a l l a u ff. Theodor, pedagogo e fi l osofo tedesco: Bel zner, Emi l . scri ttore tedesco: 4 1 3
333 , 339 Benaja. capo del l a guard i a del corpo del re Dav ide
Balz, H orst, teol ogo evangel ico tedesco: l 04, 1 07 nei i ' AT: 5 1
Bar Daisan (= B ardesan e ) , teol ogo si ri aco, detto Benedetto d i A n i ane, s . . abate, riformatore mona­
<< l ' eretico>> : 572 stico: 207, 227
Barden hewer, Otto, teologo cattol ico tedesco: 1 1 7, Benedetto di N u rsia, s . , fondatore del l ' ord i ne bene-
1 1 8, 1 20, 1 28, 1 32, 1 37, 1 44, 1 46, 2 1 4, 230, 344, dettino: 223. 346, 478 s, 573 , 577
35 1 , 374, 375, 377, 565 Benedetto X I I . , papa: 284
Bardy. G ustave, stori co del la chiesa francese: 1 40. Benedetto X I V. . papa: 2 1 8
1 47 Beniamino, monaco anacoreta: 2 1 9
B a r Kochba, S i m o n , combattente e b reo per l a Benofer ( = Onofrio). s . , pri nci pe abissino, monaco,
l i bertà: 289 asceta a Gore me di Cappadocia: 2 1 9, 346 s, 405
Barnaba, s .. missi onario protocri stiano, compagno di Bentley. Ri chard. teologo i n g l ese e fi l ol ogo clas­
v i aggio di Paolo: 1 69, 1 74, 200, 352, 378 sico: 22
Barsauma (= Bar Sauma = Barsuma), abate: 572 s Berthold von Henneberg , princi pe elettore e arcive-
Indice dei nomi 505

SCOVO di Magonza: 363 del l a chi esa: 38, 477


Bertholet, Alfred , teologo evan gel i co svi zzero: 282
Bes, dio nano egi ziano del le puerpere: 390 Caifa (= Caiafa), sommo sacerdote ebreo nel NT:
B essarione, eremita iti nerante: 2 1 6, 347 290
B etsabea, mog l i e di Uria e del re Davide nei i " AT: Cai l l au. A . 8 . : 1 46
50 Cai no. fi g l i o di Adamo e di Eva nei i ' AT: 66, 267
B eyschlag, Wi l l i bald, teol ogo evangel i co tedesco: Calder6n de la B arca, Pedro, poeta spagnolo: 37,
553 66
B i bi ano, vescovo gal l o : 495 Cal l i opa, s., mart i re : 2 1 O
B i h l meyer, Karl , teologo e storico del l a chiesa cat- Cal l i sta, una mogl i e a cui s. Tecla ridà la bel lezza:
tol i co tedesco: 1 48 315
B i l eam (= Balaam), i ndov ino neii ' AT: 263 Cal l i sto 1 . , s . , papa: 327, 439, 483
B l andi na, s . : 2 1 1 s Cal purnio, Luci o Gaio C. Bestia, tri buno del popolo
B l omenkamp, P. : 335, 340 e console romano: 509
B l udau , August, v escovo di Ermland: 1 78, 286 ss Cal v i , Roberto, banchi e re del l a mafia i tal i ano: 439
B ogaert, Raymond, storico del l ' econ o m i a : 43 2 , Cal v i no, Johann , riformatore: 54
448, 465, 474 s Campenhausen, Hans von, teologo e storico del l a
B onfrère, J . , gesuita: 42 chi esa tedesco: 8 1 , 9 2 . l O l
Bonifaci o I V. , papa: 259, 577 Can d l i s h , J. S . : 1 37
Bonifaci o, general e romano, comes Africae: 88 Canell i , El ias, scri ttore di l i ngua tedesca: 235
Bom, A. van den: 67 Capelle, Wi l h e l m , fi l ol ogo classico tedesco: 38 1
B orrow, George, scri ttore i n g l ese: 1 9 1 Caracal l a , M arco A u re l i o Anton i no, i m peratore
Botterweck, Gerhard Johannes, teologo cattol ico romano: 420, 42 1 , 422
tedesco: 40, 43 , 72, 1 1 3 , 289, 5 1 2 Cardeiias, gesuita: 1 86
B radford, Ernie, storico: 326 Cari no, fi g u ra del cri sti an esimo pri mitivo: 1 39
B ri g i da di Svezia, s. : 284 Carl o I L , i l Cal v o , re dei Franchi d ' Occi d ente ,
B ri tann i co, fi g l i o del l ' i mperatore romano Claudio e carol i ngio: 262
di Messal i na: 4 1 9 Carlostad i o , propriamente: A n d reas B odenstei n ,
B ritico, successore del santo Martino d i Tours: 326 riformatore tedesco: 42
B rocki ngton, L. H.: 4 1 Carpocrate, gnostico: 432
B rockrneyer, N . : 5 1 O Caspar, Eri ch, storico tedesco: 23 1 , 470
B rors, F. X . , gesuita: 70 Cassiano, G iovan n i , scri ttore di chi esa lati no: 1 82 ,
B rown, Peter: 547 1 84 s, 300, 488
B rox. Norbert, teologo catto l i co tedesco : 20, 82, 86, Castore, uno dei Di oscuri (= fi g l i di Zeus), frate l l o
1 06, 1 08, 1 1 5, 1 4 1 , 1 78. 1 85, 1 86 di Pol l ùce: 290, 324
B ru n s m an n . J . , teologo catto l i co tedesco: 1 89 , Castore, <<testi mone oculare» di una punizione m i ­
23 9, 240 racol osa di s . Tecl a : 3 1 5
B ruto, Marco G i unio, uno degl i assassi ni di Cesare : Catone, Marco Porcio C. Censore, stati sta romano:
22 24, 5 1 0
B ryaxis, scul tore ateniese: 557, 567 Catu l l o , Gaio Val erio , poeta l i ri co romano: 385
B iichner, Louis (Ludwig), medico e fil osofo tedesco, Cauti no di Cl ermont. vescovo: 488
materiali sta ( 1 824- 1 899): 236 Ceadwa l l a, pri ncipe cel ta: 327
B uddha, Gautama (= Si ddhartha), fondatore di rel i ­ Ceci l i a Mete l l a, q uarta mog l i e di S i l la: 4 1 8
gione i n d i ano: 1 97, 1 99, 239, 242, 27 1 Ceci l i ano, arcidi acono a Cartagi n e : 550
B u l tmann, Rudolf, teologo evangel ico tedesco: 72, Ceci l io di Calatte (Sici l i a), rètore e fi losofo greco: 22
79, 237 Cel so, fi losofo p l atoni co al essandrino, criticato da
B unyan, John, puri tano i n g l ese: 8 1 Ori gene: 30, 202, 345
B uonai uti , Ernesto, teologo i taliano, fi losofo e storico <<Cel so>> , un fal so santo: 25 1
506 Indice dei nomi

Ceri nto (= Keri nthos), gnostico cristi ano, fondatore 1 33 , 1 3 9, 1 40 s, 1 47, 1 75 , 288, 444 ss
di una setta: 97 Cl eopatra V I I . , regina egizi ana, amante d i Cesare e
Cesare, Gaio G i u l i o Cesare, statista romano: 24, 70 di Marco Antonio: 557
Ceska, Josef: 507 Clévenot. M i che], teologo francese: 80, 1 56, 2 1 2 .
Chad ( = Ceadda) di Bagravand, s . , vescovo: 22 1 s. 223 , 328, 40 1 , 447, 494, 496, 503 , 535. 538, 547
Charlesworth. H. J . : 8 1 Commodi ano, l aico cri stiano. poeta latino: 586
Chefa ( = rocc i a ) , nome d i S i mon Pietro nel NT Com modo. Marco Aure l i o C. Anton ino. i mperatore
( G i ov. l .42 ) : 1 3 1 romano: 1 57, 535
Cherubi m, enti tà demoniche m i ste nei i ' AT: 392 Cornelio. s . , << papa>> : 1 57, 294, 470. 483
Childeberto L , re franco: 254 Corneli us. Fri ed rich, autore di uno studio su Mosé:
Chil perico L, re franco: 256, 305 41
Chionia. s. vergi ne: 2 1 1 Cornfeld, Gal lyahu, studi oso biblico israel i ta: 40,
Chirone, centauro del la m i tologia greca: 29 43 , 72, 1 1 3 , 289, 5 1 2
Chnubis. demòne egiziano: 39 1 Cornuto, Lucio A nneo. mi tografo greco: 366
Chosrau vedi Khosrev Cosma. s., fratel l o di s. Dam iano: 270, 27 1 , 294, 3 1 5.
Cibele, dea greca: 579 323-325, 3 28, 577
Ci cerone, Marco Tu I l io, stati sta e scri ttore romano: Costante 1 . , Fl avio G i ul i o Costante,imperatore roma­
2 1 ' 22. 24 s, 70, 1 99, 353 , 36 1 ' 370, 424, 425, no, fi g l i o di Costantino << i l G rande>> : 532
455 Costan tino 1.. << i l G rande» ( Flavio Val erio Costan ­
Cioran, Emi le Miche] , scri ttore francese : 235 tino), i mperatore romano: 23, 1 58, 254, 280, 28 1 .
Ci priano di Cartag i n e , Tascio Cec i l i o , s., vescovo, 284. 296. 329, 442, 473 , 474, 492, 493 , 494, 502,
padre del l a chi esa, martire: 52, 1 1 2. 1 42 , 2 1 5, 507 , 524, 525, 530 S , 533 , 534 S S , 538, 539, 542 ,
353 , 358, 399, 400, 432, 44 1 ' 446, 467, 47 1 ' 472 . 545, 549, 55 1 . 553 , 556, 568, 570, 574, 575, 584
483 , 484 S, 504 Costantino, prete cristiano, stermi natore di pagan i :
Ci ra, s . : 346 563
C i rce, maga nel l ' «Odi ssea>> di Omero: 557 Costanzo I L , i m peratore romano:2 1 1 , 254, 384, 469.
Ci ri l l o di A l essandria, s . , patri arca e apologeta: 1 1 9, 533 , 534, 535, 537, 542, 569, 570, 572
1 28, 1 44, 1 49, 249, 26 1 . 27 1 ' 3 2 1 -323 , 385, 479, C rasso. Marco L i c i n i o , detto D i v e s ( = il ri cco ) .
499. 554, 57 1 , 579, 583 general e e plutocrate romano: 4 1 9
C i ri l l o di Gerusal emme, s . , vescovo: 1 5 1 , 282, 389, Cratete d i Tebe, fi l osofo greco, cinico: 426
4 1 0, 448 Crescenzo, s . , di scepolo di Paolo: 1 75
Ci ri l l o. d i acono a El iopol i del Li bano: 570 Creso, re di Lidi a: 424, 457
C i ri l l o di Sci topol i , monaco, anacoreta, biografo di Cristina. s. vergi ne: 2 1 1
monaci : 303 Cristo 1·edi Gesù
Ci ro, s .. marti re : 249, 270, 3 1 3 . 3 1 5, 3 1 6, 3 20-323 , Crisi ppo, fil osofo greco. stoico: 427
325 Cri sol i o. s . , marti re: 1 49
Claro l ' Eremita, marti re i n Normandia: 1 49 Cri sostomo vedi G i ovanni Cri sostomo
Claudio, Ti beri o C. Nerone G ermanico. i m peratore Cromazio di A q u i l eja, vescovo : 1 3 0
romano: 96, 1 72 , 269, 4 1 7, 4 1 9, 5 1 1 Croon, H . J . : 272
Claudio di Tori no, v escovo: 264 Ctesia, storico greco, medico personal e d i A rtasersc
C l e mente. Tito Flav i o Clemente A l essandrino (= 1 1 . : 1 67
Cl emente di Al essandria), scri ttore ecclesiastico
greco: 52. 62, 65, 93 , l 06, 1 25. 1 27, 1 29, 1 82 , Daecke. Si gurd, teologo evange l i co tedesco: 237
200, 339, 340, 343 , 344, 359, 366, 367, 378, 446 Damaso 1 . . papa: 95, I l O, 1 44, 1 45 , 328, 493 , 495
s, 477, 485 Damiano, s . . fratel l o di Cosma: 270, 27 1 , 294, 3 1 5.
Clemente l . , s . , detto Clemente Romano ( = Clemente 323-325, 3 28, 577
di Roma), il v e ros i m i l mente l eggendario terzo Danae. amata da Zeus nel l a m i tologia greca: 290,
vescovo di Roma ( = papa) e di scepolo di Paolo: 424
Indice dei nomi 507

Danek, S I . , studi oso antico-testamentari o evangel ico. D i oc l e z i a n o , G a i o A u re l i o Val e r i o , i m peratore


di nazional i tà ceca ( 1 885- 1 946): 42 romano : 23, 1 57, 1 64, 1 65, 209, 2 1 1 , 323, 420.
Daniele, profeta nel i ' AT: 57, 60, 62, 1 52 , 1 80, 207 42 1 , 423 , 448
Daniele S ti l i la, santo sti l i la si riaco: 306, 307, 3 1 3 Di odoro Siculo, storico greco del l. sec. a.C. : 509
Daniélou, Jean, cardi nale francese : 547 Di odoro di Tarso, vescovo: 552
Dannenbauer, Heinrich, storico tedesco: 333, 366, Di ogene di S i nope, fi l osofo greco, c i n i co: 426, 428
380, 384. 465 D i o g n e t o . il v e ros i m i l me n t e fa l so d e s t i natari o
Dante A l i g h i eri , poeta i tal i ano: 66, 8 1 , 1 27 , 1 28, del l ' opera apol ogetica cri sti an a << Lettera a D . >> :
492 352
<<Dari o il Medo>> . falso re nel l i bro di Dan i e l e : 58, Dione d i S i racusa. generale s i ci l i an o , a m i c o d i
457 Platone: 244
Dassman n . Ern st, teologo e storico del l a c h i esa Dionigi A reopagi ta, discepolo di Paolo (Atti 1 7). pre­
cattolico tedesco: 3 24 sunto pri mo vescovo di Atene; pseudoni mo di un
Dav ide, re ebreo nei i ' AT: 47, 49, 50. 53 , 1 27. 1 55, autore cristiano v i ssuto attorno al 500: 1 47- 1 49
1 60, 1 84, 2 29, 295. 296, 33 1 , 370, 462 , 5 1 2 Dionisio <<i l G rande>> , patriarca di A lessandria. di sce-
Debora, profetessa nel l ' AT: 36 s polo di Ori gene: 97, 98, 1 44, 1 58, 472
Deci o , Gaio Messio Qu i n to Trai ano, i m peratore Dion i s i o di A l i carnasso, retore e storico greco: 22
romano: 1 57 Dionisio di Cori nto, vescovo: 1 09
Deissl er, A lfons, teologo catto l i co tedesco: 39 Dioni so, d i o greco: 1 97, 243, 290, 29 1 , 292, 52 1 .
Demetra, dea greca: 579 566, 585
Demetriano di Antiochia, vescovo, padre di Domno: Di oscoro 1 . , patriarca di Al essandria, ni pote d i s.
484 C i ri l l o : 3 1 4. 499
Demetrio, s. : 253. 3 1 6 Di otrefe: mem bro del l a com unità contro cui pole­
Demetrio d i A l essandria, v escovo: 1 69 mi zza la 3 . epistola d i G i ovan n i nel NT: 1 07
Demetrio Pol i ercete, d i adoco: 243 Domi t i l l a , Flavia, s . , marti re romana: 469
Demetrio, patrono del l a ci ttà di Tessal onica: 255 Dom i ziano, Tito Fl avio, i mperatore romano: 1 55,
Democri to, fi l osofo del l a natura greco: 425 420, 469, 550
Demostene, oratore greco e stati sta: 22 Dom n i n a, s . : 3 00
Desiderato d i Verdun. vescovo: 488 Domnio, di scepolo di Pietro: 1 74
Dessau , Herman n , storico tedesco dellantichità: 23 Domno I l . , n i pote e successore del l ' a rc i v escovo
Deuteroi saia, nome del (tardo) au tore dei capi tol i di G i ov an n i di Antiochia: 499
Isaia 40-55 n el i ' AT: 55 Domno, fi g l i o del vescovo Demetri ano, avversari o e
De Wette, Wi l hel m Mart i n Leberecht, teologo evan- successore di Paolo di Samosata: 484
gel i co tedesco: 47 Donato di Euroa, vescovo : 22 1
Dewick, E. C . : 590 Doni n, Ludw i g , teol ogo catto l i co tedesco: 2 1 5, 282,
Dex i ano di Seleucia. vescovo: 3 1 5 564, 566
Di ana. dea romana: 590 Dopsch, A l fons, storico tedesco: 50 l , 503
Di bel i us, M arti n, teologo evangel ico tedesco: 70, Doroteo di Ti ro, v escovo: 1 68
121 Doroteo, presbi tero i n Antiochia: 484
Di derot, Den i s , scri ttore ed enciclopedi s ta francese : Dostoj e v s k i , Fjodor M i chai l o v i c , scri ttore russo:
1 89, 1 93 , 238 1 86 s
Didi mo i l C i eco, scri ttore ecclesiatico alessandri no: Drews, Arthur, fil osofo tedesco: 263
1 04, 1 82 Duhm, Hans, teologo evangel ico tedesco : 55
Di eri nger, Franz Xaver, teologo cattol ico tedesco:
69 Ecateo di A bdera, scri ttore greco: 63
Diesner, Hans Joach i m . storico tedesco d e l l 'anti ­ Ecateo di M i l eto, scri ttore e geografo greco: 1 6
chi tà: 460 Ecfanto d i S i racusa, fi l osofo greco, pi tagorico: 369
D i m me, d i avol essa antico-ori ental e: 3 9 1 Eck, Johannes, avversario di Lutero: 34
508 Indice dei nomi

Efesia. soprannome del l a dea A rtemide: 294 Ermes. dio greco: 290, 292, 574
Efestione. caval i e re e generale macedone, amico di Ermete Tri smegi sto ( = Ermete tre volte grand e),
gioventù di Alessandro Magno: 243 nome greco del d i o egizio Toth: 65
Efesto, dio greco: 577 Ermi a. apologeta cristiano: 350 s
Efrem il S i ro, dottore della chiesa: 1 39, 209, 300, Ennogene di Tarso, retore greco: 550
348. 477 Ermoti mo, taumaturgo greco: 1 94
Egi d i o di Reims, vescov o: 493 Ero di Ari es. vescovo: 1 74
Ehrhard . A l bert. teologo cattol ico tedesco: 1 56 Erode. re gi udeo: 6 1 , 1 25 , 1 27, 1 29. 1 5 1 , 292, 293
Eichhorn. Johann Gottfri ed, teologo evangel i co Erode Attico. Ti berio Claudio, retore greco: 447
tedesco, oriental i sta, s t u d i oso b i b l i co ( 1 75 2 - Erodoto. storico greco: 1 4. 4 1
1 827): 54, l 00 Erotide. s . : 2 1 1
Elconide, s . , mart i re: 2 1 O. 2 1 1 Esch i l o . poeta tragi co greco: 244
Elena, s . , i m peratrice romana, madre di Costantino Esichio di Vienne. vescovo: 500
1.: 90, 1 72 , 28 1 s, 284 Esiodo. scri ttore epico greco : 1 6. 20. 62. 245, 424
Eleusi o di Cizico, vescovo: 570 Esperia di l ppona, contem poraneo di Agos t i n o :
Eleuterio di I l l i ria, s . : 207 29 1
El ia, profeta nei i ' AT: 60. 6 1 . 1 52, 1 80, 1 92. 2 1 8, 223, Esra ( = Esdra). scri ba ebreo nei ' AT: 60, 62, 66, 67.
229. 288. 296. 303 , 360 90. 1 52 . 1 80
El i odoro, cancel l i ere a l l a corte siriaca: 1 3 0 Eteria ( Egeri a). monaca, autrice di un << Viaggio i n
Eli seo. profeta nel l ' AT: 229. 247, 296 Terrasanta>> : 267, 286-289. 293. 297, 299, 3 1 O
El i ad io, lessicografo e sacerdote di Zeus: 567 Eterio di Lisieux, vescov o: 493
Elymas, mago c i p riota nel NT (Atti 1 3 ) : 2 24 Ettore. eroe troiano nel l ' <d l i ade>> di Omero: 245
Empedocle di Akragas, fi losofo presocratico: 1 94 Eucari o. di scepolo di Pietro: 1 75
Encratide, s. vergi ne: 2 1 O, 2 1 1 Eucherio di Lione. vescovo: 500
Enoch, progeni tore nei i ' AT: 59, 60, 62, 66, 67, 1 80 Euclide. matematico greco : 368
Enòmao di Gadara, fi l osofo greco. cinico: 30 Eudokia ( = Eudoxi a), nome da ragazza: Athenais.
Enrico 1 . , re tedesco: 254 i m peratrice b i zan t i n a , mogl i e di Teodosio 1 1 . :
Epami nonda, generale tebano: 30 254, 26 1 ' 307, 565
Epi curo, fi l osofo greco: 52 1 Eufemia. s . : 308
Epifane. gnostico, fi g l i o di Carpocrate: 432 Eufrasio di Clermont. v escovo: 5oo
Epifan ia di Sal amina di Ci pro, arcivescovo, padre Eugenio IV.. papa: 284
della chiesa: 1 30, 220, 233 s, 385 Eugenio l ' Egi ziano. monaco: 2 1 9
Epi meni de. saggio greco di Creta: 29, 1 94 Eugenio d i A rbogaste, usurpatore innalzato ad i m ­
Epi tteto. fi l osofo greco, stoico: 477 s peratore romano d ' Occidente, e l i m i nato dal l ' i m ­
Era, dea greca: 269 peratore Teodosio l i l G rande: 305
Eracle, eroe del l a m i tologia g reca: 1 97. 29 1 Eugenio Tol etano. arcivescovo d i Tol edo: 1 48
Eraclio, diacono al tempo di A gostino: 460 Euklos. taumaturgo greco : 1 94
Eraclio. i m peratore bizantino: 26 1 Eunapio di Sard i , storico greco : 566 s. 585
Erac l i to. fi l osofo greco presocratico: 366 Eunomio di Ci zico. vescovo: 553
Erasmo da Rotterdam, umani sta e teologo ol andese: Euri pide, poeta tragico greco: 63 , 226, 234. 428
1 44. 1 48. 1 53 Euripo. presu nto di scepolo di G i ovanni Battista:
Eratostene di Ci rene. erud i to greco: 369 139
Erbse. Hartmut. fi l o l ogo classico tedesco: 1 7 Europa. amata da Zeus nel l a m i tologia greca: 244
Erc u l i o d i Narn i . vescovo: 499 Eusebio di Cesarea. vescovo, scrittore eccl esiastico:
Erma. l i berto romano di di scendenza greca, autore 65. 77. 92. 97, 1 0 1 . 1 04, 1 06. 1 08. 1 1 9, 1 36. 1 44.
del l o scritto apocal i ttico <d i pastore di Erma>> : 1 50, 1 55. 1 69. 1 70 s, 1 95. 208 s. 2 1 1 . 27 1 . 280.
65. 77, 343 , 352 359. 366. 3 67. 368, 483 s. 484. 556. 558. 569
Ermagora. s . . mart i re : 1 73 s Eusebio di Tel l a. vescov o: 57
Indice dei nomi 'iOIJ

Eusebio, s . . papa: 346 Fescennino. un <<tutore>> romano i n Gal l ia: 1 47


Eusebio, commerci ante si riano, vescovo d i Pari g i : Feuerbach, Lud w i g , filosofo tedesco: 236
498 Fi l amone, l eggendario cantore greco: 29
Eusebio di A l essand ri a, i n ventato autore di scritti Fi l emone, s . , m arti re , desti natari o del l a l e ttera a
patri sti c i : 1 39 Fi l emone: 207
Eustazio di A ntiochia, patri arca: 1 1 9, 5 1 6 Fi l i ppo I l . , re macedone, padre di A l essandro Ma-
Eustazio, s . : 208 gno: 243
Eustachio d i Tours, vescovo: 500 Fi l i ppo, un o l i m pionico : 244
Eutropio, Fl avio, storico romano: 38 1 . 553 Fi l i ppo, s . , apostol o: 95, 1 23 , 1 24, 1 3 1 , 1 33 , 1 37
Eutiche, avv ersario di Basi l i o di Seleucia, mono- Fi l i ppo, uno dei 7 d i aconi del l a pri m i ti va com u n i tà
fìsita: 3 1 4 cristiana ( A tt i , 6): 95
Eutichi ano, s . , papa: 1 57 Fi l i ppo l ' Arabo ( Marco G i u l i o Fi l i ppo), i mperatore
Eva, progen i trice degl i uom i n i nei i ' AT: 1 2 1 , 1 27, romano: 423
34 1 , 392, 402 , 5 1 9 Fi l i ppo di Side (= F. di Pan fì l i a), scri ttore cri sti ano
Evagri o Pon t i c o , pred i c atore a Costan t i n opol i , di n azional i tà greca: 1 54
ere m i ta: 346, 479 Fi lone di A l essandria (= Fi lone G i udeo), fi l osofo e
Evagrio Scholasti co, storico del l a chiesa bizanti no: teologo ebreo: 70, 1 53 , 1 82, 278 s, 427
1 72 , 302, 304, 306, 348 Fi l ostrato, Fl a v i o , fi l osofo greco, neopi tagori co:
Evi l asio, un governatore : 2 1 1 298
Evodio di Antiochia. presunto di scepolo di Pietro: Fi ngar, pri ncipe celta d i Cornovagl ia: 1 49
1 28. 1 3 9 Fi nl ey, Moses 1 . , storico americano del l ' antichità:
Ewi g. Eugen, storico tedesco: 53 5 4 1 8, 428, 507
Ezechi a , re di G i uda, padre di M anasse nel l ' AT: Firmico M aterno, G i u l i o, padre del l a chi esa latino:
1 52 358
Ezechiele, profeta nel l ' AT: 4 1 , 56, 6 1 , 20 1 , 295 << Fl a v i a n o >> (= Pseudo- Fl a v i ano), fal s o nome d i
Ezn i k di Kol b, vescovo armeno: 368 Anastasio S i naita usato p e r comporre u n flori­
legio: 1 76
Fabiano, s . , papa, mart i re : 1 57 Fiorentino, sacerdote: 223
Fal aride, t i ranno greco di Agrigento: 2 2 Floro, Lucio A n neo, stori co romano: 38 1
Faramod, fratel l o di Ragnemond di Pari gi : 498 Foca, s . , 308, 3 1 7
Farrer, J. A . : 1 3 , 1 1 5 Foca, i mperatore bizanti no: 577
Fascher, Eri ch, teologo evangel ico tedesco e studioso Foca, v i tti ma di una persecuzione cristiana contro
di rel i g i on i : l 02 i pagani : 587
Faul haber, M ichael von, cardi nale tedesco: 36, 37, Foc i l i de di M i l eto, poeta sentenzioso greco : 63
40, 432 Fortuna, dea romana: 407
Fausto di B i sanzio, storico armeno: 22 1 Frantz, A . , archeologo americano: 585
Febronia, s. vergine: 2 1 O Fredoui l l e, J . - C . : 58 1
Federico I I I . , i l saggio, pri ncipe elettore di Sassonia Freud, S i gmund, psi coanal ista austri aco: 45
al tempo di Lutero: 262 Fries, Heinrich, teologo cattol ico tedesco: 1 99
Fel i ce, s., sacerdote: 208 Frontasio, s . : 1 49
Fel i ce, s., marti re con tomba a Nol a : 255. 3 1 2 , 326 Frost, S. B . : 5 1
Fel i ce 1., s . , papa: 1 44 Ful genzio d i Ruspe, vescovo e scri ttore ecclesiastico:
Fel ice I I I . , s . , papa: 228 326, 329
Fel ice I V. , s . , papa: 328, 576 s Fun ke, F.: 575
Fel i ce di A bthungi, vescovo: 550 Fusci ano. martire: 1 49
Fel i ce d i Nantes. vescovo: 488
Femònoe. nel l a m i tologia greca fi g l i a di A pol l o , Galeno di Pergamo, medico greco: 1 7, 24, 368
sacerdotessa d i D e l lì , profetessa: 2 9 Gal l a Pl acidia, ari stocratica romana: 3 1 2, 327
510 Indice dei nomi

Gamal i e l e ( i l Vecchi o). scri ba ebreo. maestro di G i ovanni 1.. s . . papa: 230 s
Paolo: 1 39 G i ovanni IV .. papa: 553
Garden. Ernest: 4 1 Giovan n i , evangel ista e autore del l ' Apocali sse. s ..
Gaudenzio. comes Africae: 574 apostolo: 59, 95, 96-99, l 06 s, l 09, 1 2 2. 1 23 , 1 24,
Gautama vedi B uddha 1 25. 1 28. 1 3 1 . 1 33 . 1 36. 1 3 9, 1 55, 1 94, 1 95, 204.
Geffcken . Johannes. filologo classico tedesco : 564 225. 228, 270. 3 1 2, 3 70, 379, 380
Gelasi o 1 . . s .. papa: 309. 405. 448. 554. 585 G i ovanni il Piccolo. un e remita: 347
Gelone. t i ranno g reco di Gela e S i racusa: 244 G i ovanni B atti sta. s .. predicatore di pen i tenza: 72,
Gennadio 1 . . patriarca di Costanti nopol i : 306, 405 1 39. 229. 258. 259. 288. 293 s
Geremia. profeta nei i ' AT: 60, 1 52, 229 G i ovanni Cri sostomo (= bocca d ' oro). s . , patriarca
Gesù, detto i l Cristo: 2 1 . 38. 42, 55, 70-74, 80. 8 1 . di Costantinopol i . dottore del la chi esa greco: 1 83 .
82, 87. 95-99, 1 08- 1 1 3 , 1 22, 1 23- 1 24, 1 25. 1 26, 1 84. 1 87, 209. 2 1 3 . 2 1 4. 220, 250. 252, 258. 27 1 .
1 30. 1 3 1 . 1 34, 1 37, 1 38, 1 39. 1 40. 1 47, 1 50 s, 1 52. 296, 339, 340, 3 4 1 , 4 1 0, 4 1 5 , 452-457, 476. 477.
1 54, 1 70 s, 1 73 . 1 82, 1 89. 1 93 -206. 238, 239. 247. 490 ss. 496. 5 1 8. 526. 527, 549, 56 1 -563 , 564.
249, 259, 269, 272, 276, 279, 283 , 289, 290, 29 1 . 565, 566, 58 1 . 583
293 , 295. 296. 298, 30 1 . 3 1 7, 33 1 . 337, 339, 343 , G i ovanni Damasceno (di Damasco). s . , dottore del l a
344. 354, 365, 372, 376. 378, 379, 389, 394-398, chiesa bi zan tino: 2 5 2 , 404
40 l ,404. 409. 429 s, 433. 435-437, 439, 443. 446, G i ovanni C l i maco. s . , eremi ta, abate, asceta e scri t­
449. 462. 467. 469. 476. 477. 485, 499. 500, 5 1 4, tore: 1 82 , 347
5 1 5. 520 s. 579 G i ovanni Museo, monaco bi zantino. scrittore edi fi -
G i oacchi no, s .. sacerdote ebreo, mari to d i A n n a. cante: 308. 348
padre di Maria. la madre di Gesù: 204 G i ovanni Retore. patri arca di Costanti nopol i : 1 76
G i obbe di Hauran, figura dell ' AT: 200, 267. 288. G i ovanni Scoto Eri ugena, fil osofo i rl andese: 1 48
296 s. 370 G i ovanni d ' Egi tto. erem i ta: 305. 347. 479
G i orgio. s.: 2 1 O. 294. 3 1 7. 407 G i ovanni di A l essandria, mart i re: 249
G i orgio di Al essandria. patri arca: 569 G i ov a n n i di A m i da. v escovo di Efeso, scri ttore
G ermano l. di Costanti nopol i . patri arca: 1 82. cristiano si riaco: 400 s
<<Gervasi o>>, s . . fal so marti re: 1 45, 25 1 , 258. 32 1 G i ovanni di Antiochia. arci vescovo: 499
G i acobbe, il terzo dei patri arch i , fi g l i o di l sacco e di G i ovanni di Cesarea, arci vescov o: 565
Rebecca nei i ' AT: 40, 67. 1 84, 1 85. 296 G i ovanni d i Elemos, s . : 2 1 8
G i acobbe. un monaco: 250 G i ovanni d i Efeso = G i ovanni d i Amida: 95, 588
G i acobbe di Sarug. vescovo. scri ttore cristiano s i ria­ G i ovanni di Gerusal emme, vescovo: 1 1 9, 300
co: 357, 358, 359. 360, 488. 568, 587 G i ovanni di Sal isbury. v escovo di Chartres: 558
G i acomo di N i s i b i . s .. vescovo: 2 1 9. 224, 255, 300 G i ovanni di Sard i . un ascetico << Stante>> : 300
G i acomo il Vecchio, s., apostolo, figlio di Zebedeo, G i ovanni di Sci topol i . asceta e re m i ta nel deserto
fratel l o del l ' evange l i sta G i ovan n i : 97. 98, 1 07, tebeo ( Egi tto): 305
1 08. 1 22. 1 24. 1 28. 1 3 1 . 1 33 . 1 47. 1 57. 294 G i o v a n n i Cassiano di Marsi g l i a •·edi Cassi ano.
G i acomo il G i ovane, s., detto anche << i l fratel l o del G i ovanni
Signore>> . fratel lo di Gesù. guida del l a pri ma co­ G i ovanni Paolo Il . . papa : 364. 439, 443 . 529
munità gi udeo-cri stiana. cioè <<vescovo>> di Geru­ G i ove. dio romano: 354. 360, 424, 570, 586. 590
sal emme: 73 . 1 07 s. 1 29. 1 33 . 43 1 . 499 G i ovenal e. Decimo G i unio, poeta sati rico romano:
G i aele, assassina nei i ' AT: 36 s 358
G i ambl ico di Calcide, fi l osofo greco. neopl atonico: G i ovenale di Gerusal emme, arci vescovo: 1 69
1 8, 1 94 G i o v i ano. Fl a v i o , i m peratore romano: 557,560,
G i ona, profeta neii ' AT: 376 584
G i otto di Bondone, pi ttore i tal iano: 66 G i ovio. comes: 574
G i ovanna, una di scepola di Gesù: 397 G i rolamo. s . , dottore d e l l a chi esa latino: 52, 57. 95,
G i ovan n i . s . , soldato: 3 1 5, 3 1 6, 320-323 . 325 1 04. 1 09. 1 1 2. 1 1 9. 1 30. 1 42, 1 44. 1 45, 1 53 . 1 84,
Indice dei nomi 51 1

2 1 3 , 220, 252, 264, 27 1 , 285, 29 1 , 293 , 296, 297, Goosen, L. : 222


299, 309, 336, 337, 339, 340, 353, 358, 37 1 , 46 1 , Gord i ano I I I . , M arco A n tonio, i mperatore romano:
465, 488, 489, 495, 504, 5 1 7, 567, 574, 583 2 1 1 , 423
G i uda (Taddeo), s., apostolo; 1 08, 1 2 1 , 1 24 G racco, prefetto di ci ttà romano: 574
G i uda I scariota, apostolo: 202, 290, 429 G rant, M i chael , stori co i n g l ese del l ' antichi tà: 420,
G i uda M accabeo, eroe ebreo del l a l i bertà: 1 93 42 1 , 522
G i uda Tommaso: 1 24 G ratone, pseudoni mo d i u n cristiano fal s i ficatore
G i uda Zel ota: 1 3 1 degl i Atti degli A postol i : 1 39
G i ud i tta d i Betul ia. eroina ebrea del l a l i bertà, assas­ Graziano, Flavi o , i mperatore romano: 560, 574
sina di Olofeme: 36, 1 84 G regorio 1 . , <<i l G rande>>, s., papa: 200, 208, 223 , 228.
G i u l i ana, s. vergine: 2 1 1 230, 257, 259, 282, 3 1 8, 328, 37 1 , 445, 488, 499.
G i ul iano, Ravio Claud i o G i u l i ano, detto <<Apo-stata» 536, 555, 558, 584
(= i l rinnegato), i mperatore romano: 224, 225. 507, G regorio I l l um i n ator (= l ' I l l um i n atore). s . , apostolo
·

537, 539. 557, 559, 560, 570, 575, 585 s degli Armen i : 545
G i u l i ano di Ecl ano, vescovo, forse il <<Predestinato>>: G re g ori o di N az i a n zo , s . , dottore d e l l a c h i es a
1 42, 294, 463 greco: 1 83 , 2 0 9 , 2 1 3 , 2 5 2 , 258, 339, 44 1 , 449
G i u l i ano, s . : 3 1 6 s, 499, 577
G i u l i ano, d i acono d e l re burgundo S i g i smondo: Gregori o di N i ssa, s., dottore della chiesa greco: I I I ,
254 1 83 , 228, 229, 339, 44 1 , 448, 499, 5 1 7, 527
G i u l i o 1 . , s., papa: 1 44. 1 5 1 Gregorio di Tou rs, s., vescovo e stori co: 1 5 1 , 2 1 2,
G i u l i o Afri cano, Sesto, stori co romano d i ori gine 225, 257 s, 3 26, 387
ebrea: 1 44, 1 69 G regorio Taumaturgo, s . , dottore del l a chiesa greco.
G i useppe, s . , <<padre adottivo di Gesù>> : 1 29, 1 52, vescovo d i Neocesarea: 1 44, 228, 229
1 60 s, 295, 296 G rober, Con rad, arcivescovo di Fri burgo i. B r. : 73
G i useppe, fi g l i o del patri arca G i acobbe e di Rachele G rozio, H u go, erud i to e stati sta ol andese: 5 1
nel i ' AT: 43 s, 243 G ruszka, P. : 443
G i useppe di A ri matea, s .. nel NT partecipa a l l a G u ard i n i . Romano, teol ogo cattol ico tedesco: 70
sepoltura di Gesù: 1 28, 1 3 9, 1 76 Gudeman, A l fred: 22
G i useppe (= Flav i o G i useppe), stori co ebreo : 70. G U l zow, H e n n e k e , teol ogo e v a n g e l i c o tedesco,
1 50, 1 53. 278, 38 1 , 427 storico della chi esa: 522
G i usti n i ano 1 . , <<i l G rande>> , i mperatore b i zanti no: G u n ke l , Herman n . teologo evange l i co tedesco: 46
1 48. 1 52 , 254, 27 1 , 400, 493 , 498. 507, 53 1 , 533, GUnter, H . : 23 1 , 232, 233
555, 557, 576, 587 s G u thrie, Donai d, esegeta b i b l i co: I 02
G i usti n i ano I l . , i mperatore bi zantino: 589
G i ustino 1 . , i m peratore romano d ' Oriente: 329 Hall er, Johannes, storico tedesco: 1 69
G i ustino M arti re, s . , fi losofo e apologeta cri stiano: Hari ng, Bernhard, teologo morale catto l i co tedesco:
62, 65, 75, 76, I I I , 1 4 1 . 1 95, 1 99. 200, 239, 272 s, 1 87, 364
288, 290, 343 , 366, 368, 399, 40 1 . 402, 43 1 , 445 Harnack, Adolf v o n , teol ogo evangelico tedesco: 38,
G i usto di A uxerre, marti re: 1 49 39. 1 1 0, 1 3 1 , 1 69, 20 1 , 237, 349, 472, 556
G i usto di Ti beriade, storico ebreo del I sec. d.C. : Hausch i l d , Wol f-Di eter, teologo evangel ico tedesco
70 e storico del l a chiesa: 447
Gl icerio, i m peratore romano d ' Occidente nel l ' anno Hebbel . Fri edrich, poeta tedesco: 36, 93
473 : 498 Hegesi ppos, storico eccl esiastico gi udeo-cri stiano:
G n i l ka. Joachi m , teologo cattolico tedesco: 1 94 1 44, 1 55
Goethe, Johann Wol fgang, poeta tedesco: 45 . 1 93 , H e i l er, Friedri c h , teol ogo evangel i co tedesco: 72,
380, 493 389
Goguel, M . : 7 1 Heimsoeth, H e i nz, fi l osofo tedesco: 409
Golia, guerri ero nel l ' AT: 296 H e i n rici , Cari Fri edrich Georg, teologo evangel ico
512 Indice dei nomi

tedesco : 95 l i Imer. Detl ef, pedagogo tedesco: 388


Heisen berg, Werner, fisico tedesco: 237 l m bert, J . . storico francese di economia: 543
Held, H e i n rich, teologo evangel ico tedesco: 532 I meneo, un cosiddetto <<eretico» nel NT ( 1 . Ti m .
Hellotis = Europa 1 ): 338
Henge l , Marti n, teologo evangel ico tedesco, ebrai - l m ma. abbatessa. fi g l i a del l ' abbadessa Teodora di
sta: 1 77 Soissons: 1 30
Hennecke, E.: 1 4 1 lna, pri ncipe cel ta: 327
Henschen, G . . bol landi sta: 1 54 I n nocenza 1., s . . papa: 400
Hentschke, R i chard, teologo cattol ico tedeco: 54 I n nocenza V I l i . , papa: 280
Herai skos, taumaturgo greco: 1 94 I n nocenza X .. papa: 284
Herrman n . Johann Wi l h e l m , teol ogo e v a n ge l i co Ionio di Chartres, mart i re : 1 49
tedesco : 56 l pazia, fi l osofa alessandrina, neopl aton ica: 32 1
Hertl i n g , L. , ges u i ta: 1 66, 349 l pazio di Efeso, vescovo: 1 48
Heyse, Pau l. scri ttore tedesco: 363 l pazio. un monaco: 585
H i l pi sch, St. : 347 J peri de, retore e stati sta ateniese: 22
H i rsch, Emanuel, teologo evange l i co tedesco : 202 l pparch ia, ricca ragazza, mog l i e di Cratete: 426
Hi tler, Adolf: 36. 76 l p pocrate di Kos, med ico greco : 2 1
Hobbes, Thomas, fi l osofo i nglese: 42, 57 l p pol i to, s. . padre della chiesa greco e anti papa: 52.
Hohl . E. : 23 1 37. 1 99, 327. 350, 5 1 6
Hol bach, Pau! Henri barone d i H . , encicl oped i sta l rad , fi g l i o d i Enoch nell ' AT: 66
francese di ori g i n e tedesca: 238 l reneo di Lione, dottore del l a chiesa: 77, 95, 1 1 7.
Hol l , Karl , teologo evangel ico tedesco: 380 1 95. 1 99, 20 l . 2 1 2 , 239, 288, 328 s. 350, 352.
Htilscher, G ustav, teologo evangel ico tedesco: 56 357, 400, 402 . 43 2, 466
Hol zapfe l . H . , teologo cattolico: 456, 46 1 , 467 l m'i n . Wi l l i arn A .. storico del l ' antichità: 56
Hol zhey, K., teologo cattol ico tedesco: 309 ! sacco, fi g l i o di A b ramo nel l ' AT: 40, 1 52 , 1 84.
Horus. dio egizio. fi g l i o di Osi ride e di lside: 275 296, 372
Hume. Dav i d , fi losofo e storico scozzese: 36, 309 I saia ben Amos (o Amoz), profeta nel l ' AT: 47, 54.
H U m meler, Hans, agiografo tedesco: 28 1 55, 60, 62, 1 52
Hupfeld, H . : 46 lsicio, s . : 294
l si doro di Pel u s i u rn, s .. monaco egizi ano: 2 1 O
Ian uari o di Salona, vescovo : 489 lsi doro di S i v i gl ia, s . , dottore della chiesa latino:
l bas di Edessa, vescovo: 489. 57 1 517
lburi , d i scepolo di Nakayama M i k i ko. fondatrice di lsi dora, s . : 347
una setta i n G i appone: 33 l si de (Medica e al tro), dea egizia: 270, 275-277, 320.
lceta (o Ni ceta) di S i racusa, fi l osofo greco, pi ta­ 32 1 , 579, 586
gorico: 369 l socrate. rètore ateniese: 22, 1 67, 334
!dazio, vescovo spagnolo: 574 l staspe. nobi l e persiano. padre del re Dario 1 . : 65
lerocle l ' A lessandrino, fi l osofo greco, neoplatonico:
587 Jachmann, G ii nther, fi l ologo classico tedesco: 20
leroteo, presunto maestro di Dioni g i : 1 47 Jaeger, Werner, fi l o l ogo classico tedesco: 366
I g nazi o di Antiochia, s . , vescovo: 1 4 1 , 1 44, 3--13 , Jahwè = Jehova: 38. 39, 39 1 ss
3 5 1 400, 468 Jared , padre di Enoch nel l ' AT: 66
'
Il ario, funzionario sotto A rcadi o, i m peratore romano Jaspers, Karl . fi losofo tedesco: 43
d ' Oriente: 564 Jehu, re d ' Israel e nei i ' AT: 1 84
Il ario di Poi tiers, s., dottore del l a chiesa lati no: 1 82, Jesse = l sai = I saia. profeta nel l ' AT: 295
222. 258 Jeu = Gesì1: 1 23
I l arione. s.: 1 45, 2 1 , 250, 294 Jojachin, re di G i uda nel l ' AT: 56
l l d u i n o di Sai nt-De n i s , abate: 1 48 Jordan. Pascual , fisico tedesco: 237
Indice dei nomi '\ ! .l

Jouassard, G.: 385 Lehmkuhl. gesuita: 1 87


J u l icher, Adolf, teologo evangel ico tedesco: l 02 Lene 1 . , <<i l G rande», s . , papa: 1 38, 1 74, 1 76, 282,
J u l i us, Kaspar, canonico di convento di corte: 445 365, 522, 549, 554, 558
Leneo, un greco pagano i l cui caval l o accecato fu
Kabi r ( = Kabei ros), d i v i n i tà greca, per l o p i ù al sanato dal dio Serapide: 3 1 1 s
p l u rale: Cabi ri : 253 Leone I I I . , s . , papa: 204
Kaegi , Werner E. : 586 Leone X I I I . , papa: 47, 363, 443
Kant, l m manuel, fi losofo tedesco: 309 Leone 1 . , << i l G rande>> , i mperatore b i zantino: 306,
Ketteler, Wi l h e l m Emman uel , barone d i . vescovo 307, 498
di Magonza: 507 Leone di Rouen, arcivescovo: 1 49
Khosrov ( = Chosrau) 1 . , re dei Persi an i : 1 72 Leo n t i n o , p rofessore a l i ' accad e m i a di d i ri tto d i
K i rsten, Ernst, geografo e storico tedesco: 572 Berito: 555
Klug, 1 . : 1 98 Leonzio, prefetto ci ttadi no: 585
Knopf, R udolf: 84, 437 Leonzio di Bordeaux, v escovo: 493
Kober, F.: 1 1 9, 486 Lessi ng, Gotthold Ephrai m , poeta tedesco: 3 1 , 38,
Kothos, dio greco: 573 72, 1 89, 236
Kotti ng, Bernhard , teologo cattol ico tedesco: 1 58, Leucio, presunto d i scepolo del l ' apostol o G iovanni :
24 1 , 256, 264, 267, 280, 285, 292, 294, 298, 304, 139
306, 307, 3 09 Lev i , fi g l i o di G i acobbe e di Lea nei i ' AT: 372
Kraetzsch mar, R . : 56 Libania, vedova cri sti ana: 282
Kraft, H e i n ri c h , teologo evangel ico tedesco: 1 39, Libanio, rètore g reco : 358, 385, 48 1 , 527, 540,
1 40, 1 45, 1 59 559, 570
K raus, Hans-Joach i m , teologo riformato tedesco: Licenzio, amico d i gioventù di Agosti no: 46 1
47 L i c h tenberg, G eorg C h ri stoph, fi s i co e fi l osofo
Krishna, re degl i dèi del l a m i tologia indiana: 239 tedesco: 94
Kiimmel, Werner Georg, teologo evangel ico tedesco: L i c i n i o , Val e r i o Li ci n iano, i m peratore romano:
96, 1 06 1 65. 473
Kfìne di Edessa, vescovo: 1 7 1 Licurgo, rètore e stati sta aten iese: 1 6 s
Kynegius, sopran nome d i Materno ( vedi): 574 Lietzmann , Hans, teologo evangel i co tedesco: 84,
1 03, 547
Lacarrière, Jacques, peri egeta francese: 2 24, 299, Li ndemann , A n d reas, teol ogo evangel ico tedesco:
547, 584 101
Lagarde, Pau! de ( propri amente Pau! Botticher). Lino, cantore e veggente nella m i tologia g reca: 29
ori ental i sta e fil osofo tedesco: 1 3 2 Lino, s., <<papa>>, preteso primo successore d i Pi etro
Lamastu, demonessa antico orientale: 3 9 1 come vescovo di Roma, pseudoni m o di un cristia­
Lan genfe l d , Hans, storico dell ' ant i c h i tà tedesco: no fal si ficatore deg l i <<Atti deg l i Apotol i >> : 1 39
525 Lisi a, rètore ateniese: 22
Lappas, J . : 5 1 4 Li v io,Ti to, storico romano: 23, 38 1 , 4 1 8, 558
Lattanzio ( Lucio Ceci l i o Firmiano Lattanzio), rètore Lohfi n k , N orbert, teologo catto l i co tedesco, gesu-
e apologeta latino: 65, 1 57, 3 58, 370, 403 i ta: 46
Laurenzio, un prete: 489 Lohse. Ed uard, teologo evangel i c o tedesco, v e ­
Lavater, Johan n Kaspar, fi l osofo svizzero: 380 scovo: 98
Lazzaro, fi g u ra del NT: 1 93 . 1 96, 296, 360, 459 Lorenz, R udolf, storico del l a c h i esa catto l i co te-
Lea, figl i a maggi ore d i Labano, pri ma mogl i e di desco: 380
G i acobbe nel ! ' AT: 296 Lorenzo, s . , marti re: 206. 248, 254, 327, 329, 47 1
Lechl er, G. V. : 5 1 4, 5 1 6 Loth, fi gura dei i 'AT: 288
Leda, amata d a Zeus nel la m i tologia g reca: 290 Luca, s., evange l i sta: 74, 77, 92, 1 94, 1 95, 204, 254,
Legohére l , H., storico francese di economia: 543 26 1 , 29 1 , 295, 429, 43 2, 436, 439
514 Indice dei nomi

Luca. uno sti l i ta: 307 Maometto. profeta di A l lah. fondatore del l ' l s l a m :
Lucano di Chartres, marti re : 1 49 1 89, 238, 242. 278
Luciano di Antiochia. s .. prete siriaco. mart i re: 1 49. Marana, s . : 346
234, 552 Marcel l i no. s .. papa: 1 58. 550
Luciano di Samosata, poeta satirico greco: 30, 298. Marce l l o di Le Puy ( A n i t i u m ) , s .. vescovo: 1 49.
30 l . 358, 428 494
Luci I l a. ricca vedova cartagi nese: 256 Marcello di Apamea, s .. vescovo: 570 s
Luci l l i ano, s., marti re: 207 Marcel lo 1 . . s .. papa: 550
Luci o di Ci rene, profeta e maestro della com u n i tà di Marcello. presunto d i scepolo del l ' apostolo Pietro:
Antiochia (Atti 1 3 , 1 ): 1 39 1 39
Luc i u s , Ernst, storico del l a chi esa tedesco: 204, Marcel lo di Apameia. s . , vescovo: 58 1
206. 2 1 7 Marcel lo di Di e. vescovo: 500
Lucrezio (Ti to Lucrezio Caro). poeta e fi l osofo Marcia. concubina cristiana del l ' i m peratore Com-
romano: 428 modo: 536
Luegs. S . , teologo catto l i co : 389. 396 Marciano. s . : 346
Lupo di Soissons. vescovo: 500 Marci ano, i m peratore bizantino: 489, 554
Lutero. M arti n, riformatore tedesco: 33, 34. 46, 54, Marcinkus, Pau ! . arcivescovo. banch iere del Vat i -
55. 79. 1 03 . 1 05. 1 08. 23 1 . 342, 455 cano: 439
Marcione. un <<eretico» gnostico: 38. 75, 77, I 00.
Macaone, ti g l i o di Asclepio, medico dei Greci davan- 1 09. 1 78, 400. 439, 448. 553
ti a Troia nel l ' << I l i ade>> di Omero: 245 << Marco», falso santo: 3 1 5
Macario. s . : 2 1 9 Maria. s. . madre d i Gesù nel NT: 37, 70, 9 1 , 1 23 .
Macario d i Antiochia. monote l i ta: 1 85 1 24, 1 25, 1 28- 1 30, 1 4 1 . 1 54, 204, 223, 228, 229.
Macari o 1 . . s . , vescovo di Gerusal emme: 250, 28 1 s 248 . 260-263. 264. 275-277, 293 . 294. 3 1 0. 3 1 7.
Macario il G i ovane. s . : 348 s 3 1 9. 32 1 , 360. 375. 394, 45 1 . 563
Macario di Thu. A pa: 547, 573 Maria Maddalena ( = Maria di Magdal a). d i scepola
Macedo n i a 1 . . vescovo di Costa n t i n o po l i , detto di Gesù nel NT: 1 23 . 1 24. 1 30. 397
<< l ' eretico» : 2 1 1 Mariano di Tarso. vescovo: 3 1 5
Macedonia di Mopsuestia. vescovo: 552. 556 Mario Vi ttori no, Gaio, rètore e fi l osofo romano.
Macedon ia, vi tti ma di una persecuzi one cristiana neoplaton ico. scri ttore cri stiano: 355
contro i pagani sotto l ' i m peratore G i ust i n i ano: Miìr Jakob. s, marti re: 1 60 ss
587 Marco Aurelio ( Marco Aurel io Antoni no), i mperatore
Macedonio, un cri stiano profanatore di tempi i: 570 romano, au tore del l o scri tto stoico «A se stesso » :
Macra, s. vergi ne: 2 1 O 1 55 . 1 59. 2 1 1 . 420. 422. 5 1 1 53 5
'
Macri ano. m i n i stro d e l l e fi n anze del l ' i mperatore Marco di A retusa, vescovo: 570
romano Val eriano: 47 1 Marco l ' evangel i sta, s.: 92, 93 , 1 94, 1 95, 200, 202,
Macri na. s . : 282 203 . 204. 205. 396 s. 435
Mader. A. E . : 280 Marco. gnostico del l ' Asia M i nore. seguace di Va­
Mai. A .. cardinale: 1 46 lentiniano: 226
Maier. Franz Georg. archeologo e storico del l ' anti­ Marco. presunto d i scepolo e compagno d i Pietro:
chità tedesco: 532, 54 1 1 68 s
Mai e r. Hans, storico della chiesa e studioso di scienze Marco Diacono, biografo di Porti rio: 563 , 565
pol i tiche, cattol ico tedesco : 383 M ark Twa i n , propri amente S a m u e l L. C l emens.
Màlala. G i ovan n i . autore bizantino di una cronaca scri ttore americano: 39
u n i versale: 88 Marnas. i l dio di G aza: 564
Maleo. un monaco: 1 45 s Marone. monaco si riano. s . : 346
Mamas. s . : 308 Martino di B raga (= B racara), s . , arci vescovo: 1 82
Manasse. fi glio di G i useppe e di Asnath nel l ' AT: 44 Martino di Tours, s . . vescovo. apostolo del l a Gal l i a :
Indice dei nomi 515

2 1 0, 222. 229, 250, 252, 253, 258, 305, 3 1 3 , 3 1 6, Mensurio d i Cartagine, v escovo: 550
3 1 7, 326, 387, 494, 524, 573 Mercuri no Aussenzio, anti v escovo ariano d i A m -
'
Marti ro, m i ssi onari o cristiano a Trento: 58 1 brogio: 496
Marx, Karl , filosofo tedesco: 443 Mercuri o, dio romano: 590
M arxsen , Wi l l i , teologo evangel i c o tedesco: 92, Meri -Ka-Re, re egiziano: 28
1 02, 1 06, 1 08 s Meroveo, princi pe franco, caposti p i te dei M e ro­
Maschek, Salvator, cappuccino della S v i zzera: 252, v i ngi : 305
29 1 , 323 Metod i o (= Metodi o di Oli mpo), s . . scri ttore cri stiano
Masi us, A., g i u ri sta catto l i co olandese: 42 di ori gine greca: 1 27
Massi m i n o L ITrace l (Cai o G i ul i o Vero), i mperatore Methuselach, fi g l i o di Enoch nei i 'AT: 66
romano: 422 Meyer, A rnol d : I l , 29, 3 1 , 8 1 , 86, 95
Massimo, <<papa>> = arci vescovo di A l essand ri a: Meyer, Eduard, storico tedesco: 42
484 Mi chele, s . , arcangelo: 270, 3 1 7
Massi mo, marti re di Ev reux: 1 49 Michel, A n n el i ese, studentessa tedesca, v i ttima di
Massimo, Magno, anti i mperatore romano: 305 un esorcismo: 398 s
Massimo Confessore (= Maxi mos Homol ogetes), s . , Mi chelangelo, scul tore i tal iano, pi ttore, archi tetto,
teol ogo bi zanti no: 1 48 poeta: 66
Massimo di A n ti ochia, vescovo: 1 70 M i da, l eggendario re di Fri gia: 457
Massimo di Tori no, vescovo: 256, 58 1 M i gne, Jacques Pau ! , patrologo francese: 1 43
Materno, s . , presunto d i scepolo di Pietro, vescovo e M i l zi ade, s . , papa: 550
al tro di Colonia: 1 75 M i l zi ade, general e ateni ese, v i nc i tore a M aratona:
Materno Kynegius, prefetto del pretori o: 574 62
Matteo l ' evangel i sta, s .. apostol o: 92, 93 , 99, 1 2 1 s, M i l ton, John, poeta i nglese: 65, 8 1
1 23 , 1 24, 1 28, 1 3 1 . 1 32. 1 33 , 1 37, 1 94. 1 95, 200, Mi nasse, gi udice dei morti negli inferi della m i to­
203, 204, 295. 435 s, 447 logia greca: 362
Mattia, s., apostol o: 1 24. 1 33 M i nucio Fel i ce, M arco, scrittore romano e apolo-geta
Mauri l i o di A ngers, s . , vescovo: 225 cristiano: 352 s, 399, 4 1 5
M a u r i z i o ( Fl av i o Ti berio Mauri z i o ) , i m peratore M i riam, profetessa nei i ' AT: 45
bizantino: 589 Mohr, H . : 223
Mauro di Ravenna, arci vesovo: 1 74 Mom i g l i ano, A rnaldo, stori co i tal iano: 227
Mauro, s . , benedettino di ori g i n e romana: 223 Mommsen, Theodor, storico tedesco: 23, 4 1 9
Mazzari no. Santo, storico i tal iano del l ' an t i c h i tà: Monden, Louis, teol ogo olandese, gesuita: 1 9 1
537 Montano, profeta cri stiano d i ori giane fri gia, fonda-
Meer, Fri ts van der, storico del la chiesa ol andese: tore del codiddetto <<montanismo»: 482
69, 2 1 2 Moreau , E. de, gesui ta: 252
Meier-Welcker, Hans, storico tedesco: 498 Morenz, Siegfried. egi ttologo tedesco : 28
M e l a n i a , s . , patri zia romana. mogl i e di Pi n i ano: Moreschi n i , C.: 373
459, 480, 503 Mosè, legislatore ebreo nel l ' AT: 40-49, 53 , 60, 6 1 ,
Melchi sedech, re di Salem nei i ' AT: 267, 288" 62, 1 4 1 , 1 80, 1 92 , 223, 267, 287 s. 303 , 338,
Meli to, d i scepolo di G i ovan n i : 1 28, 1 3 9 353
Mel i to di Sard i . vescovo: 1 99 Mozart, Wolfgan g A madeus, composi tore austri aco:
Mena, s . , marti re egizi ano: 293 , 294. 304, 3 1 2, 3 1 3 , 223
3 1 6. 3 1 7-320, 323 , 325 M iinzer, Thomas, teologo tedesco: 1 96
Menandro, un samari tano di Antiochia, ri tenuto un M useo, poeta greco: 20, 29
<<e reti co»: 400 M u son i o (aio M u son i o Rufo) , fi losofo romano,
Menandro. re ell eni sta in India: 246 stoico: 335
Mensc h i n g , G ustav, evangel ico tedesco studi oso
delle rel i gi on i : 1 5 N abonedo, ultimo re di Babi lonia: 58
516 Indice dei nomi

Nabucodonosor, re babi l onese nel l ' AT: 58 Noth, Marti n . teol ogo evangel ico tedesco : 47
Naegle, August: 235 Novaziano, presbi tero romano, scri ttore di teologia.
Nakayama M i k i ko, fondatri ce di una setta giappo­ anti papa : 1 99, 3 58, 483 , 552
nese: 32 s Novato: 399
Namaziano, Claudio Ruti l i o vedi Ruti l i o Namazia­ N uma Pompi l i o. l eggendario secondo re di Roma
no, Claudio dopo Romolo: 23 , 1 72
Napoleone L i m peratore dei Francesi : 70 N u menio di A pamea, fi l osofo greco, neopi tagori co:
Narcisso. capo di gabi netto del l ' i mperatore romano 366
Claudio: 4 1 9 N u meriano, Marco A u re l i o, i m peratore romano: 23
Narse, beato, mart i re : 1 63 Nylander. J.: 468
Narsete. generale del l ' i m peratore G i ust i n i ano 1 . :
579 Ocel lo di Lukania, un di scepolo di Pi tagora: 2 1
Nat. P. G. van der: 408 Odoacre. condotti ero german ico: 384
Natal io. confessore. 482 s O l i mpia. s .. ri cca vedova, badessa: 490 ss
Natanaele, un di scepolo di Gesù nel NT: 1 3 1 Ol i m pi odoro di Tebe, storico greco, anticristiano:
Nathan , profeta nel l ' AT: 5 1 585
Nauck, W. : 53 Ol oferne, generale di Nabucodonosor nei i ' AT. as­
<< Nazari o>> , s . , falso martire: 25 1 sassi nato da G i ud i tta: 36, 1 84
Neferti t i , re g i n a e g i z i a , mog l i e di A m e nofi I V. Omero. poeta epico greco: 1 6 , 20, 62, 1 69, 226.
Echnaton: 27 243 , 353, 378
Neofi to, s . , marti re : 207 Omero. un sommo sacerdote: 573
Nepote di Arsi noe, vescov o: 97 Onesiforo. desti natari o di una l ettera di A ristarco :
Neri , Fi l i ppo, s . , teologo cattol ico i taliano: 1 46 1 48
Nerone. Claudio Cesare Druso Germanico. i mpera- Onofri o, Apa 1•edi Benofer
tore romano: 1 55 s, 278, 4 1 7. 4 1 9. 5 1 1 Onomacri to di Atene. fal s i ficatore di oracol i : 20
Nerse. s . , <<arcivescovo>> : 22 1 s. Onorio, Fl a v i o , i m peratore romano d ' Occi dente:
Nerva, Marco C'occeio. i m peratore romano: 1 55 53 1 , 575, 586
Nestorio di Costanti nopol i . arci vescovo: 1 1 9, 1 44, Opi tz, H . - G . : 1 3 6
553 . 554, 57 1 , 572 Optato di M i l e v e , s . . vescovo: 432
Nettari o, patri arca di Costantinopo l i , gi urista: 49 1 Orazio (Qui nto Orazi o Fi acco), l i rico latino: 385.
N i casio di Rouen , marti re: 1 49 428
N i ceto, un santo sti l i ta: 307 Oreste, fi g u ra di assassino del la m i tologia g reca:
N i codemo, un fari seo nel NT: 1 39, 1 5 1 245
N i con. s . , marti re : 1 64 Orfeo, cantore n e l l a mi tol ogia greca: 20. 2 1 . 29.
N i costrato, novazi ano: 483 s 65, 77. 1 93
N i ederh uber. Johannes: 37 1 , 375 Ori gene. detto Adamantios. scri ttore cri stiano greco:
Nielen, J . : 33 52, 62, 97, 1 04. 1 08, 1 1 7, 1 37, 1 65 , 1 83 , 1 84, 1 97.
N i e l sen, E. : 48 1 99, 20 1 . 280. 339, 340. 343 , 352, 366, 378. 40 1 .
Ni etzsche, Fri edrich, fil osofo tedesco: 1 82 403 , 467, 5 1 7 . 552, 553, 558
N i gg. Wal ter, teologo evangel i co svizzeo: 38, 227 Ormi sda, s . , papa, pad re d e l papa S i l v e r i o : 54,
N i l o S i n a i ta, sov ri ntendente di un monastero presso 499. 555
Anci ra. perciò detto anche: N i l o di Anci ra: 48 1 . Osi ride, d i o egizio: 1 97 , 246, 390, 395
488 Osi tha. una princi pessa scand i nava: 1 49
Noé, il pri mo patri arca nel l ' AT: 48, 49, 62, 2 1 9. Overbeck. Franz Cami l l e , teologo evangel ico s v i z­
267 zero, amico di N i etzsche: 38
Noeth l i chs. Karl Leo. storico tedesco dell 'antichità: Ov i d i o ( Publ i o Ovidio Nasone). poeta romano: 1 97,
570 385. 424
Nonno di Panopol i , poeta epico greco: 585
Indice dei nomi 517

Paco m i o , s . , monaco e g i ziano: 224, 227 s, 276, Pecuni a, dea romana del l ' oro: 4 1 8
478, 480 Pedani o Secondo, prefetto d i città romano: 5 1 1
Pafnuzio, martire: 2 1 6 Peguy, Charl es Pi erre, scri ttore francese: 476
Pagesio, v i ttima d i una persecuzione cristiana contro Pelagia, s., mart i re: 294
i pagani : 587 Pelagio, monaco i n gl ese e scri ttore cri stiano. fonda-
Pal l ad i o di El enopol i , monaco e scri ttore g reco, tore del pelagianesimo: 1 42 , 459
amico e biografo d i G i ovan n i Cri sostomo: 2 1 6, Pelagio 1 . , papa: 254. 50 1
220, 300, 346, 347, 348 Pel l egri no di B ordeaux, 290 s, 292 s
Pambo, monaco, di scepolo di Anton io: 480 Pel l egri no di Pi acenza: 290, 293 , 3 1 2
Pamprepio, grammatico: 587 Pel ope, re l eggendario del la m i tologia greca: 244,
Pancrazio di Narn i , vescovo: 499 245
Pancrazio, s . : 3 1 8, 327 Peregri no Proteo, cristiano greco. poi fi l osofo c i nico
Paol a di Roma, s . . patri zia romana, ricca v edova, i t i nerante: 298
amica di G i rolamo: 299, 480, 504 Pere i ra, B., gesu i ta: 42
Paol i n a di Adana, s . , vescovo scom u n icato di Tre­ Perpetuo di Tours, v escovo : 500
v i ri : 552 s, 556 Perseo, eroe del l a m i tologia greca: 290
Paol i n a di Nola, s . , v escovo e poeta l atino: 1 42 , 222, Peters, Franz Joseph , teologo cattol i co tedesco:
269, 28, 297, 3 1 7. 326, 386 206
Paolo 1., s., papa: 59 Petrarca, Francesco, poeta i tal iano: 1 54
Paol o V I . , papa: 399 Petronio Arbi tro, Gei o, poeta sat i rico romano: 424
Paolo, G i u l io, g i u ri sta romano: 5 1 0 Petronio, un contemporaneo di s. Pacomio: 480
Paolo, s . , apostolo: 1 5, 33 . 73 . 74, 92, 94, 95, 99- 1 03 , Petronio di Di e, v escovo: 500
1 05, 1 08. 1 09, 1 25. 1 27, 1 28, 1 33 , 1 34, 1 3 5- 1 39, Peyrère, l. de, scri ttore riformato francese: 42
1 47, 1 53 . 1 82 s, 1 84. 1 85. 1 99 s, 205, 2 1 3 s, 2 1 8, Pfister, Friedri ch, studi oso tedesco di fi lologia antica:
224, 226, 229. 247, 254, 263 s. 280, 303 , 309, 326, 24 1 , 246, 247
328, 338. 343 , 350, 3 54. 365, 370, 374, 377, 398, Pi etro, s . , apostolo: 73 , 90, 92. 1 04- 1 09. 1 23 , 1 24-
434, 435-437, 455. 467, 476 s, 5 1 4 s, 5 1 8, 520, 1 27. 1 3 1 , 1 3 2, 1 34, 1 35- 1 37, 1 39, 1 40, 1 47, 1 59.
556, 563 . 568, 58 1 1 68, 1 69. 1 74, 1 84, 20 1 , 205, 2 1 6, 223 , 224, 229,
Paolo Eremita (= Paolo di Tebe). s .. eremita egi ziano, 254, 258, 264, 280, 303 , 3 1 9. 326, 328. 34 1 . 36 1 ,
monaco: 1 45, 2 1 8 379. 436, 568. 579
Paolo d i Nola, vescovo, predecessore d i Paol i n a di Pietro, u n v escovo del tempo di Teodosio il G rande:
Nola: 386 489
Paol o di Samosata, vescovo di Antiochia: 1 44, 484 Pi etro, fratel l o di s. A ttanasi o: 499
Paolo di Tamueh, asceta: 347 Pi etro, un anacoreta, <<pascolante>> presso il G i or­
Paolo di Tebe = Paolo Eremi ta dano: 348 .
Papa, catto l i co : 90 Pietro Abelardo. scolastico francese: 1 54
Papas, marti re: 2 1 O Pietro Crisol ogo, s . , arci vescovo di Ravenna, dottore
Pàpia di l erapo l i , vescovo: 75. 92, 93 del l a chi esa: 46 1
Pappa. s . : 1 65 Pietro Cl uniacense: 1 54
Papul o di Tol osa, s., vescovo: 1 49 Pi etro Fu llo, patriarca di Antiochia: 1 40, 1 49. 1 69,
Parten i o di Lampsaco, vescovo: 570 1 76
Pasca), B l ai se , matematico e fi losofo francese: 1 9, Pi etro I bero (= Pi etro l ' I berico), v escovo monofis i ta
1 89 di M ajuma presso Gaza: 88, 1 76
Pascasio Radberto, s., benedetti no francese, abate di Pietro Mango, patriarca di Al essandria, monofisi ta:
Corbie: 1 30, 2 1 5 1 44
Patroclo d i Arles, v escovo: 1 74 s Pi l ato, Ponzio, procuratore romano del l a G i udea al
Pausania, general e e uomo di stato spartano: 25 tempo d i Gesù: 1 25, 1 50 s, 395, 40 1
Pausan ia. scri ttore e v i aggiatore greco: 27, 277 Pi ndaro, l i ri co greco: 272, 425
518 Indice dei nomi

Pi nha, u n ebreo assass i no d i una coppia d i amanti <<Protasio>> , s . , fal so marti re: 1 45 , 25 1 , 258, 32 1
nei i ' AT (4. Mos. 24): 35 s Proterio. patriarca: 88
Pi niano. plutocrate romano: 459, 503 Protoni ke. mog l i e del l ' i mperatore romano Claudio:
Pio V .. s .. papa: 204 1 72
Pi o X .. s., papa: 48 Prudentio Cl emente, A u re l io. i n nografo protocri-
Pi o X l . , papa: 235 stiano: 1 64, 204, 209, 326
Pi o X l i . , papa: 440. 443. 45 1 Pseudo-Abdia: 1 58
Pi pino I l i . , re franco: 259 Pseudo-Ambrogio: 1 45
Pi renne, Henri , stori co belga: 486 Pseudo-Attanasi o: 1 34
Pisenzio di Qift, fal sario monofisita: 555 Pseudo-Barnaba: 1 99
Pi sistrato, ti ran no di Atene: 20 Pseudo-Basi l i o: 1 34
Platone, fi losofo g reco, accademico: 1 5. 1 6, 2 1 , 22. Pseudo-Cl emente: 1 33 , 203
33. 62. 1 67. 1 8 1 . 1 84. 334. 353, 354. 358, 366, Pseudo-Dionisio: 1 47- 1 49
38 1 . 382. 426. 428, 442, 455, 485, 52 1 Pseudo-G i rolamo: 90, 1 58
Pl i n i o il Vecch i o (Gaio Pl i n i o Secondo), enciclo­ Pseudo-I gnazi o : 1 4 1
pedi sta romano: 1 99. 4 1 7 Pseudo- Isi doro : 1 45
Pl i n i o i l G i ovane (Gaio Pl i n i o Ceci l i a Secondo), Pseudo-Mel i to : 1 58
stati sta e scri ttore romano: 70, 4 1 8, 4 1 9 Pseudo-Pietro: 1 26 s
Pl i:ich l . Wi l l i bald M . , storico del l a chiesa austriaco: Puech, Henri C h . : 1 30
466 Puzicha, M i chael a. teologa cattolica tedesca: 2 1 7
Pl a t i n o . fi l osofo g reco, neoplatonico: 1 94, 370, Pi tagora di Samo, fi l osofo g reco: 2 1 . 1 94, 1 97 .
38 1 1 99, 425
Pl utarco, scri ttore greco: 294, 358, 369, 428
Poi icarpo. m arti re: 1 59 Qui ntil iano, Marco Fabio, rètore romano: 29. 358
Pol i eucte, s .. mart i re : 308 Qui rico. un fanc i u l lo. mart i re: 207
Pol icarpo di Smi rne. s., discepol o aposto l i co : 1 0 1 , Quodvultdeus, arcivescovo, pri mate d ' Afri ca, amico
247 . 343, 3 5 1 di Agostino: 360
Pol icrate di Efeso, v escovo: 1 39, 499
Pol l uce, uno dei Di oscuri , fratel l o di Castore : 290, Rabu l a ( = Rabbuia) di Edessa, vescovo monaco,
324 scrittore cristiano si riaco: 554, 57 1 s
Ponzi ano, s . . papa: 206, 327 Radamante, g i u d i ce d e g l i i nferi n e l l a m i to l o g i a
Ponzio. biografo di s. Ci priano: 44 1 greca: 362
Porfi rio. fi l osofo g reco: 1 7, 57, 58, 352, 556 Radegonda, s .. regina franca: 282
Porfirio di Gaza, s., vescovo: 220 s, 44 1 . 563 -566, Ragnemond di Pari g i . vescovo: 498
578 Rahab ( Rachab). prosti tuta di Gerico nei i ' AT: 1 84
<<Praedestinatus», un i gnoto pelagiano, forse A rno- Rapp. F.: 433
bio i l G i ovane: 1 42 Ratero di Verona, vescovo: 507
Pretestato, prefetto romano pagano: 495. 560 Ratzi nger, Joseph, cardi nal e. teologo tedesco: 389
Pri ncipio di Soi ssons, vescovo: 500 Rauscher. H i e ronymus, predi catore di corte: 23 1
Pri sci l l a, profetessa: 400 Rebecca, mog l i e di l sacco nel l ' AT: 296, 372
Probo. <<tu tore>> : 2 1 O R e k i tac h . c u g i no del re o s t rogoto Teodorico i l
Proclo. fi losofo greco, neoplatonico: 1 94, 585 G rande: 384
Procopio, falsari o bi zantino: 1 68 Rei marus, Hermann Samue l . teologo tedesco, orien-
Procopio di Gaza, vescovo: 1 82 tal i sta, fi l osofo i l l u m i n i sta: 72
Procoro, presunto di scepolo del l ' apostolo G i ovan n i : Rei nhard. Wol fgang, storico tedesco: 500, 50 1
1 39 Rekkared 1 . . re v i s i goto: 283
Properzio (Sesto Properzio ), poeta elegiaco romano: Remigio di Reims, s., vescov o: 255, 500
424 Renan. Ernest, scrittore francese, oriental i sta, stu-
Indice dei nomi 519

d i oso di rel i g i on i : 237 Sarpedone, dèmone della m i tologia greca: 3 1 O


R iccobono, A n tonio. umani sta i tal i ano: 24 s Satana, capo degl i angeli ribel l i : 395 ss, 399, 400,
R i l ke, Rai ner M aria, poeta austri aco: 50 402, 406, 4 1 0, 437, 582, 587
R i st, M . : 1 4 Saturni na, marti re in A rtois: 1 49
Rochow, 1 . : 589 Sauer, Franz, teologo cattolico austri aco: 270, 3 1 2,
Rodewyk, Adolf. ges u i ta tedesco: 399 318
Rodone, figura del cristianesimo pri m i ti vo : 1 39 Sau l , pri mo re d ' I sraele nei i ' AT: 50
Romano, mart i re: 206 Schamoni , Wi l hel m , teologo cattolico tedesco : 28 1
Roques, René: 1 48 Schaub, F.: 528
Rosenberg, Alfred , nazi sta tedesco, i deologo della Schauerte, H . : 23 1
razza: 1 98 Schelkle, Karl Herman n , teologo cattol ico tedesco:
Rosv i ta di Gandershei m , poetessa tedesca, monaca: 79, 93 , 96, 1 0 1
204 Schel l i n g , Friedrieh Wi l h e l m Joseph von, fi l osofo
Rubin, B erthol d, bi zanti n ista tedesco: 389 tedesco: 238
Rutino, arci prete d i Antiochia: 588 Scenute di Atri pe, monaco copto, abate del « M ona­
Rutino, Flavio, stati sta d eli ' i m pero romano d 'Oriente stero B i anco>> presso A tri pe: 229, 547, 573
di ori g i n e gal la, praefectus praetorio d ' Oriente: Schi l l i ng, Otto, teol ogo morale cattol i co tedesco:
286, 574 462
R u ti no di Aquileia. scri ttore cri stiano l atino: l 04, Schlei ermacher, Fri edrich Ernst Dan i e l , teologo
1 1 9, 2 1 6, 224, 282 , 299, 300, 552 evan gel i co e filosofo tedesco: 39, l 00, 236
Rliger, L. , scri ttore cristi ano cattolico tedesco: 1 57 Schlesi nge r, Wal ter, stori co tedesco: 257
Ruri c i o l. e I l . , di Limoges. vescovi : 500 Sch l i e r, Heinrieh, teologo cattolico tedesco: l 02
Russel l . Bertrand , matemati co e fi l osofo i ng l ese: Schmid, Chri stoph von, teologo cattol ico tedesco :
191 239
Ruti l i o Namaziano. Claudio, poeta l atino d i ori g i n e Schmidt, Cari , teol ogo e storico evangelico tedesco
gal la: 544, 557 del l a chi esa: 1 3 1 , 1 79
Ruyer. Raymond. studioso francese di gnosi : 299 Schmi dt, J. E. Chr. : 1 00. 1 02
Schnapp. F.: 67
Sadoth. s . . vescovo: 1 64 Schneemelcher, Wi lhelm, storico evangel ico tedesco
Saffo, poetessa l i rica greca: 425 del l a chi esa: 75, 1 1 6, 402
Sati ra, mogl i e di Anan i a nel NT: 224, 436 Schnei der, Cari , teologo e storico evangel i co tedesco
Sali n, Edgar, studi oso svi zzero-tedesco di econom i a del l a chi esa: 69, 7 1 , 76, I l O, 1 55, 1 75
pol i tica, soci ologo: 43 1 Schnei der, K. P. : 5 1 7
Sal l ustio (Gaio Sal l ustio Cri spo), storico romano: Schopenhauer. A rthur, fi l osofo tedesco: 1 89, 235
19 Schrage, Wolfgan g, teologo evangel i co tedesco:
Salomé, una che d u bita nel «protoevangelo d i G i a­ 1 06
como>> : 1 29 Schreiner, Josef. teologo cattolico tedesco: 2 1 7
Salomone, re di G i uda e di I sraele nel l ' AT: 47, 49, Schubert. Hans von. teologo evangel i co tedesco:
50, 5 1 , 52 s, 1 52, 20 1 , 295. 297, 353 , 5 1 2 333, 493
Salonio d i G i nevra. vescovo: 500 S c h u c k . J o h a n n e s . scri ttore cri s t i a n o catto l i co
Sal v iano di M arsi glia, presbitero di Gal l ia, scri ttore tedesco: 1 66
cristiano l ati no: 355. 3 58, 458, 465, 504, 539, Schul tze, Vi etar, storico tedesco: 547, 580
540, 543 Sch u l z-Fal kenthal , H . , studi oso tedesco di stori a
Samuele, profeta neii ' AT: 50 economica: 53 2
Santo, un diacono al segu i to di s. B landina: 2 1 2 Schwartz, Edu ard , studi oso tedesco di fi l o l o g i a
Sapur ( = Schapur, Sapore), re sassani de : 1 64 antica: 9 6 , 1 56
Sara (Sarah, Sarai ), mogl i e di A bramo n el l ' AT: S c h w e i tzer, A l beri, teologo e v a n ge l i c o franco­
296 tedesco, medi co. filosofo: 7 1 , 72
520 Indice dei nomi

Schweizer, Ed uard . teologo evangel ico s v i zzero : Si meone Sti l i ta i l G i ovane, s . • asceta siriaco. sti l i ta
389, 395 presso An tiochia: 307
Schwer. Wi l hel m , studioso tedesco di stori a soci ale: Si mmaco. s., papa: 254, 328, 555
468 S i mmaco. Quinto A u re l i o. oratore e uomo di stato
Sebasti ano. s . , m arti re: 327 romano, prefetto di ci ttà: 38 1 , 560
Sedim. dèmoni antico israe l i t i c i : 392 Si mon, Richard , studi oso bibl ico francese: 1 1 3
Seeck. Otto, studioso tedesco di stori a antica: 535 S i mon Mago ( A t t i . 8). gnostico, d i ffamato come
Ségur. Monseigneur: 237 s «eretico osti nato>> ; 1 3 6. 497. 554
Seneca il G i ovane, Lucio Anneo. poeta e fi l osofo Si mon Pietro. s . , apostolo 1•edi Pietro
romano. stoico, precettore del giovane i mperatore S i mone. un samaritano di Roma. «eretico>> : 400
Nerone: 1 53 s, 353, 369, 4 1 7. 4 1 8. 4 1 9. 522 S i mone bar Kl opas. c u g i n o di G i acomo nel NT:
Senofonte, storico greco: 1 8 499
Sett i m i o Severo, Lucio. i m peratore romano: 420, Si mone il Cananeo. apostolo nel NT: 1 33
422 Si mplicio. s . , papa: 473
Seraphim, enti tà dernòniche nei i ' AT: 392 Si ndona. M i chele, banchiere i taliano: 439
Se rapide, dio egizio del l e an i me dei morti : 1 97, 239. Si nesio di Ci rene, rètore e fi l osofo greco, neoplato­
270, 275-277, 3 1 1 , 3 20, 557, 56 1 , 567. 569, 586 nico. d i venne cristiano, arcivescovo di Tolemaide
Sergio. s .. patrono del la ci ttà di Rusafa: 255. 304 nel l a C i renaica: 1 82. 495, 569
Serse l . (Ahasvero nel l a B i bbia), re pers iano: 25, 58 S i ra. regi na dei Part i : 304
Serv i ano, cognato del l ' i m peratore Adriano: 569 Si sara. capitano del re cananeo Jabi n nei i ' AT: 36 s
Seth, d i o egizio del male: 390 Si s i n i o, s . : 208
Severiano, s . : 1 49 Sisinnio. s . , d i acono di M i l ano, mart i re sudti rol ese.
Severiano, prefetto romano in Egitto: 1 49 missionario cristiano presso Trento: 58 1
Severino. s . : 1 49 Si sinno, s . . papa: 346
Severo di Antiochia. s . , patri arca si riaco. scri ttore Si soes, s . : 347
cristiano in greco: 1 49, 368. 555, 582 Si sto V.. papa: 1 42, 284
Severo, Fl avio Valeria, i m peratore romano: 1 49 Socrate, fi l osofo greco: 1 6. 2 1 . 1 99. 334. 353, 366.
Sesto Empi rico, medico e fi l osofo greco, seguace 425 s
del l o scetticismo: 30 Socrate Scol astico, storico del la chi esa bizan t i n o :
Sesto G i u l i o Afri cano vedi G i u l i o Africano, Sesto 282. 567
She l l ey, Percy Bysshe, poeta i nglese: 39, 42, 397 Soden. Hans von, teologo evange l i co tedesco: 7 1
<< S i b i l l e » , nome col lettivo di raccolte di su pposte Salone, uomo d i stato ate n i ese: 26, 562
antichissi me profezie: 64 s. 77, 1 52. 557 Sofocle. autore greco di traged ie: 63 , 226, 424. 42 5
S i don io Apo l l i nare. vescovo di Cl ermont-Ferrand, Sofoni a, profeta nel l ' AT: 1 5
scri ttore latino: 326. 500 Sofronia, Apa. eremita: 348
S i g i smondo. re d i B u rgundia: 254 Sofronio. s., patri arca di Gerusal emme: 27 1 . 32 1 .
Si gon io. Carlo, umani sta i taliano: 24 s 322
Si l ano di Peri gueu x , s . : 1 49 Sopatro di Apameia, fi l osofo greco: 587
S i l la. Lucio Corne l i o , general e romano e di ttatore: Sosi patro, un tri buna: 48 1
275, 294, 4 1 6. 4 1 8 Sosi patra. taumaturgo greco: 1 94
S i l vano (anche S i l as). s . • profeta. compagno d i Pao- Sotas di Anchialo, esorci sta fri gio: 400
lo, segretario di Pietro: l 06 Sozomeno, scri ttore cristiano bizanti no: 296. 3 1 6.
S i l verio, s .. papa: 499 474
S i l vestro 1 . . s . , papa: 55 1 Specht. Thomas: 239
Si meone, fi g l i o di G i acobbe e di Leta nei i ' AT: 372 Spei g l , Jakob. teol ogo cattol ico tedesco: 2 1 6
Si meone Stil i ta il Vecchio, s .. asceta siriaco, mo- S peyer. Wolfgang, s t u d i oso tedesco d i fi l o l o g i a
naco. sti l ita presso Al eppo: 1 44. 2 1 8. 2 1 9. 250. antica: 2 0 , 2 9 . 3 1 , 67, 8 5 , 86, 93 , 1 0 1 , 1 08. 1 1 5.
294. 302-308 1 57. 1 75. 1 77. 23 2. 549. 552
Indice dei nomi 52 1

Spinoza, B aruch (Benedetto) de, fi l osofo olandese Tars i l l a, s . , n i pote di s. Fel ice Il L: 228
di fam i g l i a ebrea: 42 , 45, 236 Tazi ano, fi l osofo siriaco, d i venne cristiano e apolo­
Staats, Reinhart, teologo evangelico tedesco e storico geta: 76, 1 09, 33 1 , 343 , 350, 35 1 , 357, 368, 369,
del l a chi esa: 227. 44 1 , 465, 470. 472, 483 403 , 445 s, 552, 553
Stachys, pri mo vescovo di B i sanzio : 1 68 Taziano, un cristiano profanatore di tempi i: 570
Stan g l , Josef, vescovo di Wiirzburg : 398 s Tecla, s., l eggendari a «martire>> : 1 59, 2 1 3 -2 1 6, 229,
S tauffer, Ethel bert, teologo evangel i co tedesco: 270, 294, 309-3 1 7, 3 1 9, 323 , 325, 327
499 Tecla, mogl i e di un senatore romano: 490
Stefano L di Roma, vescovo: 1 57, 472 , 522 Tem i , dea greca: 274
Stefano, s . , pri mo mart i re del cri stianesi mo: 1 25, Tem i stocle, generale e uomo di stato ateniese, v i n -
235, 249, 254, 290, 3 1 6, 328 ci tore d i Salami n a: 22
Stefano, un abate : 208 Teocri to, poeta bucol ico greco: 425
Stegmiill er, Otto, storico del l e rel i gioni e del l a chiesa Teodalo, un cri stiano profanatore di templ i : 570
tedesco : 46 Teodata, mart i re: 290
Stei ngieBer. F., medico tedesco: 406 Teodol i nda, regi n a dei Longobardi : 282 . , 328
Stei nmann. Jean : 267 Teodora, badessa di Soissons: 1 30
Stendah l , K.: 93 Teodoreto di C i rro, v escovo, scri ttore cri s t i ano
S t i efvater. A l o i s , teol ogo catto l i co tedesco: 3 3 , si riaco: 1 44, 1 82, 255, 256, 300, 302, 303 , 304,
45, 69 305, 346 , 452-457, 477, 547, 552, 553, 554, 563 ,
Sti l i cone, Fl avio, generale e uomo di stato del l ' i m- 567, 570 s, 580 s
pero romano d ' Occidente: 539, 557, 576 Teodorico i l Grande, re ostrogoto: 230, 384, 489
Stockmeier, Peter, teologo cattol ico tedesco: 1 65 s Teodoro di Euchaita, s .. sol dato romano e marti re
Strabone, geografo e storico greco: 320, 369 cristiano: 255, 3 1 6
Strau b. Johannes, studi oso tedesco di storia antica: Teodoro d i Mopsuestia, vescovo: 467. 5 1 7, 552.
23 , 24 554
StrauB, Dav i d Fri edrich, teol ogo evange l i co tedesco Teodoro di Ferma. vescovo: 479
e fi l osofo: 1 89 Teodoro, autore di una corri spondenza con Pi l ato:
Strecker, Georg, teol ogo evangel ico tedesco : 1 3 2 151
Streicher, J u l i us, nazista tedesco, d i rettore del gi or­ Teodoro Pafo, s . , vescovo: 225
nale antisem i ta << Der Stiirmer» : 76, 56 1 Teodoro A nagnostes: 1 69
Stui ber, A l fred , teologo cattol ico tedesco: I I I , 1 4 1 , Teodoro, s . , confessore: 2 1 O
1 45, 252, 279, 373, 379, 385 Teodosio L, <<i l G rande>> (Flav i o Teodosio), i mpe­
Svetoni o (Gaio Svetoni o Tranquillo), storico romano: ratore romano: 305, 327, 359, 493 , 505 s, 530 s,
70, 1 55 539, 553, 560 s. 574 s, 584
Suhard, Emmanuel Celesti n, cardi nale francese: 48 Teodosio I L , i mperatore bi zantino: 1 28, 254, 256.
Sulpicio Severo, monaco, storico latino e biografo di 490, 525, 527, 539, 553, 554, 556, 575, 578
s. Marti no di Tours: 1 42, 253, 282 , 48 1 , 488 Teodosio, arc i d i acono: 288
Susanna, d i scepola di Gesù, <<che lo assisteva con i Teodosio di Gerusalemme, vescovo: 88, 1 76
suoi ben i >> : ( Luca. 8,3 ) : 397 Teodoto, un v alenti n i ano: I l O
Syme. Ronald, studi oso i n g l ese di fi lologia antica: Teodoto i l cambiavalute: 439
22, 63 , 1 58 Teofi l o di Al essandria, patriarca, zio di s. C i ri l lo: 320
s, 499, 557, 56 1 , 566-569, 58 1
Taci to, Cornel io, storico romano: 70, 1 55, 358, 5 1 2 Teofi l o di Antiochia, s . , vescovo, apol ogeta greco:
Taddeo, s . , apostolo: 1 33, 1 70- 1 72, 1 95 65, 75, 76, 343 , 3 5 1
Taleleo, un anacoreta: 573 Teofrasto, fil osofo greco, peri patetico: 368
Tami ri , fidanzato di s. Tecla: 2 1 3 Teona, capo del l e finanze di Massi mo, <<papa>> i n
Tanchel mo, <<eretico>> fiammingo: 283 Al essandri a: 484
Tantalo, pad re di Pel ope nel l a m i tologia greca: 244 Teopompo, storico greco: 584
522 Indice dei nomi

Terapone. s.: 270, 3 1 6 Twai n , Mark vedi Mark Twain


Terone, t i ranno greco di A k ragas (Agrigento): 244
Tertu l l iano (Qui nto Setti mio Tertu l l i ano). scri ttore Ugo di San Vi ttore, scolastico e mi stico francese:
cristiano lati no: 52. 65. 93, 1 08, 1 1 2. 1 1 7, 1 42. 1 48
1 53 , 226, 309. 33 1 , 34 1 . 344, 3 52-354. 356, 358. Ugo di Tri mberg. poeta del medi oevo tedesco: 3 2
359. 360. 362. 365, 367. 369. 377. 383 , 399. 40 1 . U nerico. r e dei v andal i , fi g l i o di Genserico: 206.
403 . 43 1 , 432, 439, 466. 5 1 6. 552 555
Thudichum, Fri ed rich, stori co tedesco del Di ritto: Urano. ti tano nella m i tologia greca: 243
1 20 LJ rbano V I I I . . papa: 284
Ti beriano. governatore al tempo de l l ' i m peratore
Traiano: 1 55 Val ente. Flav io. i mperatore romano: 533 , 556, 560
Ti beri o (Ti beri o Claudio Nerone). i m peratore roma- Valente. un prete a Fi l i ppi : 482
no: 1 50. 1 5 1 . 1 72, 536 Val entin i ano l. ( Fl a v i o Val e n t i n i ano), i m pe ratore
Ti beri o I l .. i m peratore bizanti no: 588 romano: 505. 533, 536. 560
Ti che, dea greca del caso e del desti no: 570 Valenti n i ano I l . ( Flav i o Val enti n i ano). i mperatore
Ti mete, cons i g l i e re troiano nell ' << I l i ade>> di Omero: romano: 1 74. 1 85. 560, 574
29 Valentiniano I I I . ( Flav i o Placido Valenti ni ano). fi g l i o
Ti mocle. commed iografo greco: 1 8 di Gal l a Placidia. imperatore romano d ' Occidente:
Ti moteo. s. . di scepolo e accompagnatore di Paolo: 327. 469. 494. 553 . 554. 556
1 5. 99. 1 0 1 . 254. 338 Valenti no, fi l osofo gnostico, scomunicato, fondatore
Ti nnefeld, Franz. bizanti n i sta tedesco: 567, 582 del l ' <<eretico>> valenti n i anesimo: 1 68
Ti to, s., di scepolo di Paolo nel NT: 1 5 , 99. l O l Val eriano ( Publ i o Li c i n i o Val eriano), i m peratore
Ti to (Ti to Fl avio Vespasiano), i mperatore romano: romano: 1 64, 2 1 O. 47 1
289 Valerio. di scepolo di Pietro: 1 75
Ti to, uffi c i a l e del palazzo i m periale di Leone 1 . : Val l a, Lorenzo (= Lorenzo della Val l e ) . umani sta
307 i tal i ano: 1 48
Tol omeo l. Sotère. diadoco in Egi tto: 1 7 Varro. Marco Terenzio. scri ttore ed erudi to romano:
Tol omeo, gnostico cristiano. valenti niano: 1 68 38 1 . 5 1 0
Tommaso, s . . aposto l o : 1 24, 1 25. 1 3 1 . 1 33 . 1 37. Vegoia. leggendaria veggente g reca: 29
204. 224, 568 Vel l e i o Patercolo. Gaio. storico romano: 4 1 8
Tommaso, v i ttima di una persecuzione cri stiana an! i - Venanzio Fortunato (Venanzio Onori o Clemenziano
pagana sotto l ' i m peratore Gustin iano: 587 Fortunato). poeta lati no cri stiano: 1 48, 282
Tom maso. patrono della ci ttà di Edessa: 255 Venerando di Ev reux . marti re : 1 49
Tom maso l ' atleta: 1 24 Venere. dea romana: 590
Tommaso d ' A q u i no, s .. teologo e fi l osofo scol astico: Verano di Vence, vescovo: 500
1 48. 1 86, 1 87, 477 Virg i l i o ( Publ i o Virgi l i o M arone). poeta epico roma­
To pl ady. A u g u s t us M o n t a g u e . poeta i n g l ese d i no: 65. 226, 327. 353, 428. 455
coral i : 1 9 1 Vespasiano (Tito Flav i o Vespas iano), i m peratore
Torm. Frederi k . studi oso danese d i fi l ologia antica: romano: 530
63 . 1 79 Vianel l i . Francesco. umani sta i taliano: 24
Tot i l a. re deg l i Ostrogoti : 223 Vi tri cio di Rouen. s .. vescovo: 25 1 , 258
Traiano ( Marco U l p i o Trai ano), i m peratore romano: Vi ttore di Capua. s., vescovo, esegeta: 294
1 55. 2 1 2, 4 1 7, 420. 524 Vi ttore di Marsigl ia. s., marti re: 3 1 7
Trede, Th. : 1 96 Vi ttori a. dea romana del l a v i ttori a: 576
Troel rsc h , Ernst, teologo e fi l osofo e v a n gel i c o Vi ttori no di Pettau: 1 99. 355
tedesco: 528 Vi ttori o. mart i re: 1 49
Trofimo di Arles. s.: 1 74 V i e l hauer. Ph i l i p p, teologo evangel i co tedesco:
Tu l l ia. fi g l i a di C i cerone: 24 60. 1 22
Indice dei nomi 523

V i g i l anzio, presbi tero gal lo, autore di u n ' opera persa Zadok (Sadok), sommo sacerdote nel l ' AT: 5 1
contro i superstiziosi : 264 Zarathustra (= Zoroastro), fondatore d i rel i gi o n e
V i g i l i o . papa: 254 i raniano: 6 5
Vigni er, H ieronymus: 1 46 Zebedeo, padre degl i aposto l i G i acomo e G i ovanni
Vi ncenzo di Saragozza (= Vi ncenzo di Valencia), s., nel NT: 97, 1 07
mart i re spagnolo: 255, 259 s Zefania, sacerdote n el i ' AT: 6 1
<<Vi tal e>> . s .. un leggendario nob i l e cav al i ere, padre Zefi rino, s . , papa: 1 42 , 350 , 482
di Gervas i o e Protasio, marti re: 25 1 Zenade, fi gura del cristianesimo pri m i ti vo : 1 3 9
Voel k l . L . : 535 Zeno di Verona, s . , v escovo : 1 29, 465
Vog t , Joseph. storico tedesco del l ' anti c h i tà:333, Zenone, i mperatore bizantino: 3 1 9, 533 , 587
522, 535 Zenone di Cizio, fi l osofo greco, stoico: 426, 52 1
Vol tai re, fi l osofo e scri ttore francese: 236, 309 Zeus, dio greco: 243 , 292
Vol usiano di Tours, vescovo: 500 Zi m merman n , H aral d Vol k mar, storico tedesco,
medievali sta: 23 1
Wacht, Manfred . studi oso tedesco di fi l ologia an- Zos i m o , storico g reco nemico dei cri st i an i : 482 ,
tica: 45 1 585
Wagenman n . J . : 1 95 Zosi mo, s .. papa: 1 74
Wai tz. Georg . stori co tedesco: 1 22 Zosi mo, un ere m i ta: 2 1 9
Walterscheid, J . : 222 Zwettler, A . , teologo cattol ico: 1 94, 239
Weber. Max. sociol ogo e fi losofo tedesco: 478 ,
508, 5 1 1
Wei nel, Heinrich, teologo evangel ico tedesco: I l O,
437
Wei nreich. Otto, studi oso tedesco di filologia an­
tica: 270
Wei B, Johannes. teologo evangel i co tedesco: 72
Wei Bengruber, Franz, studi oso austri aco di filologia
antica e storico del la chi esa cattol ico: 387
Wel te. B e rn h ard , teologo cattol i co tedesco: 23 1 ,
309
Wemer, Marti n , teol ogo evangel ico svi zzero: 70
Wette. Wi l he l m Marti n Leberecht De, teologo evan-
gel ico tedesco: 47
Wetzer, H. 1 . : 23 l . 309
Wieacker, Franz, giurista tedesco: 386
Wi e l i n g . Hans J., storico tedesco del Di ritto: 466.
474, 532
Wi ndel band, Wi l he l m , fi l osofo tedesco : 409
Wrede, Wi l l i am , teologo evangel ico tedesco: 1 02
Wul fi l a (= U l fi l a, G u l fi l a). teologo ari ano ostrogoto,
ori gi nario dal l a Cappadoci a: 38

Zaccari a, s .. padre di G i ovanni Battista nel NT:


1 52, 297
Zaccari a Rètore (o Scolastico), metropol i ta di M i t i ­
l e n e : 8 8 , 557, 582
Zaccari a, profeta nei i ' AT: 56
Zaccheo, capo dogan iere a Gerico nel NT: 296
Ed i z i o n i A R I ELE

Col l ana "lo scaffale di Mecenate "


l. I quattrocento canti di guerra - Purananuru l bi l i ngue l - pp. 400 ( Letteratu ra Tami l )
2. G . Herbert: I l Tempio l bi l i ngue l - pp. 3 2 0 ( Letteratura I nglese)
3. H . R i tter: Il mare del l ' an i ma - pp. xx x+670 ( Letteratura Persiana)
4. Hafez: Canzoniere l bi l i ngue l - pp. x x x i i +736 ( Letteratura Persiana)
5. l l an kovat i kal : I l poema del l a cav i g l i era l bi i i ngue l - pp. x l i i +3 1 0 ( Letteratura Tam i l )
6. I n n i dei Nayanmar. Testi Tam i l di devozi one scivaita - pp. lv+254 ( Letteratura Tam i l )
7. G hal i b : Canzoni ere urdu l bi l i n gue l - p p . xx+4 1 2 ( Letteratura U rdu)

Col lana " Lapislazzuli " (opere rare in edizioni bi l i ngue)


l. H . Pétursson: I Sal mi della Passione - pp. 320 ( Letteratura Islandese)
2. G.A. B redero: I l G rande Li bro dei Canti - 2 tom i . pp. 928 ( Letteratura Nederlandese)
3. Koki n waka shO. Raccolta di poesie giapponesi antiche e moderne - pp. 688 (Lett. G i apponese)
4. E. Tegnér: La saga di Fri thiof - pp. 256 ( Letteratura Svedese)
5. J . L. Runeberg: Canti epici - pp. 250 ( Letteratura Svedese)

Col lana "la Rosa dei Venti " (conoscere più mondi )
l. E. G. B rowne: Un anno tra i Persiani - pp. 420
2. A . M . Dubiansky: Fon ti ritual i e mi tologiche de l l " antica poesia tam i l - pp. x v i i i+2 1 0
3. A . Schi mmel : U n B roccato a due colori . Le i m mag i n i della poesia persiana - pp. x v i i i +366
4. F. Stoces: Il cielo per coperta, la terra per cuscino. Vi ta e opere di Li Po - pp. 320
5. K. Raaflaub e al . : Le ori g i n i della Democrazia nel l ' Antica G recia - pp. x i i +268
6. L. Diamond : Lo spi rito della Democrazi a - pp. 440
7. A. Schwei tzer: La mi sti ca del l ' apostol o Paolo - pp. x i i +3 1 8

Col lana "Letterature"


Lett. Tam i l • I Dieci Canti ( Pattuppiìttu ) - tomo I - pp. 1 3 2
• I Dieci Can ti ( Pattuppiìtt u ) - tomo I I - p p . 1 84
• K. Kai l asapathy: Poesia eroica tam i l - pp. 304
• K . V. Zvelebi l : Il sorriso di M u rugan - pp. 406
Lett. Araba • ai -Tan u h i : Il Sol l i evo dopo la distretta - pp. 2 1 O
• ai - Hamadhan i : Le Maqamat - tomo I - pp. 1 28
• ai - H amadhan i : Le Maqamat - tomo I I - pp. 1 48
• Usiìma i . Mu n q i d h : Lezioni della vi ta. Un pri ncipe si riano e le Croc iate - pp. 256
• a i - M u tanabbi : L' e m i ro e il suo profeta.
Odi in onore di Sayf ad -Dawla ai - Hamdani - pp. l i x +363
• ' Urwa i bn ai-Ward : Una voce nel deserto - pp. 1 66
Lett. Islandese • Laxdrela saga - pp. 220
Lett. Nederl andese • K . v. de Woestijne: l Caval li di Diomede l bi l ingue l - pp. 1 44
• J . van den Vondel : Lucifero l b i l i ngue l - pp.220
• C. H uygens: Consolazione per l ' occhio l bi l i n gue l - pp. 1 20
Lett. Persi ana • Poeti della Plei ade ghaznav i de - pp. 472
• B i del : Il canzoniere del l " al ba - pp. 202
• Mahsat i : La luna e le perl e - pp. 1 3 2
• F. ' Attar: Il l i bro del cam m i n o - pp. 248
• Jami : G i useppe e Zol eykha - pp. xvi i i +236
Lett. Francese • J - M . de Hered ia: I Trofei l bi l i n gue ( - pp. 376
• Ch. Leconte de Li sle: Poem i barbari l b i l i ngue l - pp. 504
Lett. Tedesca • Ch. Reuter: Sche l muffsky l bi l i ngue l - pp. 292
• J. Ch. Giinther: Poesie scel te l b i l i n gue l - pp. 280
• W. Raabe: Stopkuchen - pp. 2 1 4
• C . F. Meyer: Le sei novel l e - pp. 3 60
• F. Sch i l l er: Bal l ate e Lieder l b i l i ngue l - pp. 330
• N. Lenau : Trascorso è il dolce i ncanto del l a v i ta. Poesie l bi l . l - pp. xxxv i i i +235
• P. Kornfeld: Leggenda - pp. 1 23
Lett. R ussa • A . Fet: Arduo è restitu i re l a bel l e zza v i va. Li riche ! bi l i ngue l - pp. l i i + l 98
Lett. Svedese • M . L. Koch : La l i rica di E. J. Stagne l i us l bi l i ngue l - pp. 304
• E.G. Geijer: Poesie l b i l i ngue l - pp. 1 28
Lett. Sanscrita • L' e l i s i r del furto secondo i l dharma ! bi l i ngue l - pp. 1 40
• Buddhaghosa: Padyacudaman i . Il d i adema dei v ersi l bi l i n . l - pp. 360
Lett. Turca • Yahya Kemal : Nostra Cel este Cupola l bi l i ngue l - pp. 260
• Nedim: La canzone d ' Jstanbul nel primo ' 700 ! bi l i ngue l - pp. x l v i i i +255
Lett. G i apponese • Fuj i wara Tei ka: I l ponte sospeso dei sogni l bi l i ngue l - pp. 1 76

Col l ana "il Viandante" ( una col lana per chi ama andare i n cerca)
l. Mart i n Lutero : Sermoni - pp. 352
2. Gol badan Begum: La stori a di H u miìyun - pp. 1 1 2
3. K. Deschner: Storia cri m i nale d e l Cristianesimo - t. 1 : L' età arcaica - pp. 48 0
4. M . Korth : I l giovane Capo - p p . 1 92
5. K. Deschner: Storia cri m i nale d e l Cristianesi mo - t. I I : I l tardo antico - pp. 432
6. K. Deschner: Storia cri m i nale del Cristianesimo - t. I I I : La chi esa anti ca - pp. 552
7. A. Schlatter: La l ettera ai Romani - pp. 1 92
8. l bn Warraq: Perché non sono musul mano - pp. 408
9. K. Deschner: S toria cri m i nale del Cristianesimo - t. IV: L' A l to Medi oevo - pp. 436
l O. K. Deschner: Storia cri mi nale del Cristianesimo - t. V: IX e X secol o - pp. 540
I l. K. Deschner: Storia cri mi nale del Cristianesi mo - t. V I : XI e X I I secol o - pp. 5 1 2
1 2. K . Deschner: Stori a cri mi nale del Cristianesimo - t . V I I : X I I I e X I V secolo - pp. 432
13. K. Deschner: Storia cri minale del Cristianesimo - t. V I I I : XV e X V I secolo - pp. 430
1 4. K. Deschner: Storia cri m i nale del Cri sti anesi mo - t. IX: metà X V I a iniz. X V I I I sec. - pp. 384
1 5. R. B. Tapp (a cura di ): Il desti no del la democrazia - pp. 272
1 6. Pau! L. Wi l l i ams: Vaticano a n.udo. Denaro, omicidio e mafia - pp. 262
1 7. Bemard E. Rol l i n : Diritti degl i ani mal i ed etica umana - pp. 350
1 8. Innaiah Narisetti : Costretti a credere. Come la rel i g i one abusa dei bambini - pp. 1 56
1 9. K. Deschner: Storia cri m i nale del Cristi anesi mo - t. X: X V I I I sec. - pp. 250
20. N. Mastrol ia e L. Pel l i cani (a cura di): Le radici pagane della Costi tuzi one americana - pp. 1 40
21. F. Neveux: L' avventura dei Normanni - pp. 3 1 4

Col l ana "cogito, ergo sum " (contro dogmatismo e clerical i smo)
l. K. Deschner: Sopra di noi . . . niente. Per u n cielo senza dèi e un mondo senza preti - pp. 256
2. K. Deschner: La pol i ti ca dei papi nel X X secol o - t o m o l - p p . 496
3. K. Deschner: La pol i tica dei papi nel X X secol o - tomo I I - pp. 530
4. Jennifer M. Hecht: Dubbio. Una storia - pp. 568
5. R . Joseph Hoffmann (a cura d i ) : La guerra gi usta e l a j i had - pp. 300
6. M . Mart i n : Atei smo, morale e significato - pp. 350
7. Tad S . Clements: Sci enza con tro rel i gione - pp. 364
8. B . A . Dixon: Animali - emozione e moral e - pp. 304
9. P. Kurtz: I l frutto pro i b i to. L' etica del secol ari smo - pp. 3 1 O
I O. Ph. Ki tcher: La scienza in una soci età democratica - pp. 292
Col lana " Libretto" (ed i zi o n i bi l i ngue)
l. L. v a n Beethoven: Fidel i a - p p . 1 50
2. J . S . Bach: Can tate - t. l ( B WV l + B WV40 1 - pp. 220
3. F. Mendel ssoh n : Gli Oratori - pp. 1 28
4. C . M . von Weber: Il franco cacciatore - pp. 1 44
5. J . S . Bach: Can tate - t. Il ( BWV4 1 + BWV 1 00 1 - pp. 232
6. W. A. Mozart: I l Flauto mag i co - pp. 1 80
7. J . S . Bach: Cantate - t. I l i I B WV 1 0 1 + BWV 1 70 1 - pp. 256
8. H. Berlioz: l Troiani - pp. 1 40
9. J . S . Bach : Can tate - t. IV ( B WV 1 7 1 + BWV249 1 - pp. 276
I O. C. W. G l u c k : Armida - pp. 96
I l. A. Berg : Wozzeck - pp. I l O
1 2. Ch. Gounod : Faust - pp. 1 420
1 3. M. Musorgskij : Chovanchi na - pp. 1 42
1 4. S. Prokof ' e v : L' Angelo di fuoco - pp. 1 1 2
1 5. P. l . Chaikovskij : Mazeppa - pp. 1 1 2
1 6. J. Massenet: Manon - pp. 1 52
1 7. R. Strauss : La donna sen z'ombra - pp. 1 60
1 8. B. B ri tten : Peter Gri mes - pp. 1 28
1 9. C. Sai nt-Saens: Sansone e Dal i l a - pp. 96
20. R. Strauss : Sal ome l Elettra - pp. 1 68
21. M. Musorgskij : Boris G odu nov - pp. 1 68
22. C. W. G l u c k : I fi genia in A u l i de / I fi ge n i a in Tauride - pp. 1 60
23 . G. Rossi n i : Mosé e Faraone - pp. 1 1 2
24. G. B i zet: Carmen - pp. 1 76

Col lana "i Libretti di Armonia" (ed i zioni bi l i ngue)


l . R . Wagner: Gi.itterdammerung ( I l Crepuscolo degl i Dèi ) ( con guida tematica l - pp. 1 60
2. R. Wagner: Tri stan und lsolde (Tri stano e l solda) ( con guida !ematica ( - pp. 1 90
3. G . F. Handel : Oratori inglesi. Anthems e Te Deum - pp. 688

Fuori Collana
l. F. Sabahi : La pecora e i l tappeto. l nomad i Shahsevan nel l ' Azerbai g i an i raniano - pp. 1 60
2. F. Ferrari : Oltre i cam pi . dove la terra è rossa. Canti d ' amore e d'estasi dei Biìul del Bengala - pp. 1 60
3. N. Rouchota (a cura): Eros-Thanatos. Poesia g reca moderna - pp. 96
4. M. Mod i : Questa la mia v i ta. Conversazioni con Th. Voi gt - pp. 1 96
5. Guta Saga. La saga dei Gotl andesi ( bi l i ngue ( - pp. 1 1 2
6. Le av venture di G uendal i na Elefan tina - pp. 64
7. P. Marazzan i : La sudd i v i s i one del la speci e - pp. 292

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