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Parolin Claudio e altri SHIATSU - DO La Via dello Shiatsu L'incontro LUNI Editrice Lo shiatsu, sull'onda della moda e del

successo commerciale, rischia di smarrire la propria identit e decadere, riducendosi, come successo all'agopuntura, ad una disciplina paramedica. L'autore, shiatsuka della prima generazione e fo ndatore della pi importante scuola di shiatsu in Italia, riscopre e ripropone la carica innovativa ed "eversiva" dello shiatsu come "via all'armonia globale" sia per Tori (colui che preme) sia per Uke (colui che risponde alle pressioni(.) . Questo libro non prettamente da intendere come un quaderno tecnico relativo allo shiatsu - bench la quantit di disegni e spiegazioni guidi il lettore nel modo mig liore ad apprendere il metodo di lavoro - ma piuttosto come una passeggiata, un percorso nei campi del mondo dello shiatsu. L'autore riesce in queste pagine, a darci un inquadramento "ideologico" che anche una coloritura del mondo nel quale egli da pi di vent'anni opera: quello dello shiatsu. Egli ci guida, mano nella m ano, per un sentiero che determinato da due kata, cio da "forme", che nascono e s i concludono con abbondanza di disegni e dovizia di particolari. Questo libro ra ppresenta un raro esempio di sintesi, un inizio di codificazione che potr solo ag evolare il neofita e il praticante, riconducendoli entrambi a un metodo comune n el quale applicare la propria esperienza e conoscenza. -------------------------------------------------------------------Claudio Parolin incontra lo shiatsu all'inizio del 1976, praticando sotto la gui da del Maestro Yuji Yahiro, nel primo dojo aperto a Milano presso Il Bu Sen. Dal '78 promuove la diffusione dello shiatsu con incontri di pratica e corsi. Nel 1983 apre, con un gruppo di allievi, , un primo centro a Milano, , "Il Vento", che diventa presto uno dei principali riferimenti per l'apprendimento dello shia tsu in Italia. Nel contempo continua ad approfondire lo shiatsu sotto la guida d el Maestro Yahiro, ampliando gli ambiti di ricerca e tecniche affini quali agopu ntura, moxa, tecniche posturali, di movimento e correttive, tecniche respiratori e, alimentazione... Per alcuni anni segue insegnamenti del Maestro Masahiro Oki, fino alla sua scomparsa nel 1985. Nei primi mesi dell'86 si fa promotore presso i pi esperti istruttori e operatori shiatsu dell'epoca per l'istituzione della p rima scuola a diffusione nazionale: fonda cos l'Accademia Italiana Shiatsu Do che diviene in pochi anni la pi conosciuta e diffusa realt di insegnamento dello shia tsu. E' indubbiamente tra i maggiori esperti di insegnamento dello shiatsu avend o al suo attivo la fondazione di oltre 50 istruttori e 2000 operatori a vari liv elli. Attualmente pratica presso la Sede Nazionale dell'Accademia a Milano, svol ge la sua opera di istruttore in tutta Italia ed Responsabile della Formazione d ell'Accademia stessa. E' inoltre direttore responsabile della rivista "Shiatsu D o" la pi autorevole e diffusa pubblicazione di settore in Italia. Le vie dell'armonia Quaderni tecnici 2001 LUNI Editrice Milano, Trento Indice Le scuse dell'autore I protagonisti: Tori e Uke L'incontro 17 13 15

1 Passo Lo shiatsu e l'arte di imparar facendo 23 2 Passo Eppur accade 26 3 Passo ... l dove si incontrano pressione e risposta 30 4 Passo Approccio scientifico o fede nella scienza? 38 5 Passo Godersi il sole 45 6 Passo Afferrare la realt 51 7 Passo La Grande Macchina 57 8 Passo La scienza si morde la coda 65 9 Passo Ricerca e illusione 71 10 Passo Ricerca e speranza 90 11 Passo Senza modello e senza intento 104 12 Passo Il ritorno all'incertezza 115 13 Passo L'ordine nel caos 122 14 Passo Un modello che nasce 131 15 Passo L'Accademia Italiana Shiatsu do, una esperienza originale 148 16 Passo La scuola del fare 151 17 Passo Noiosamente ripetitivo ma 156 18 Passo La pratica: i kata 161 Le posizioni 163 Hok no kata (Kata del camminare) 169 Tai ju no kata (Kata del peso portato) 191 Appendice 1: ipercorsi energetici 249 Appendice 2: Bibliografia 275 Appendice 3: la rivista Shiatsu-do 277 Appendice 4: le sedi dell'Accademia in Italia 284 SHIATSU DO Dito Pressioni Via Do-Tao Do. Tao. Via, strada, sentiero, corso, capo, principio, dottrina, parlare. Il carattere a sinistra significa correre. formato dalla combinazione dei segni ch e indicano il movimento (linea diagonale) e gamba. Il carattere a destra raffigura una faccia - le linee verticali in alto rappresentano ciuffi di capelli e il re ttangolo in basso la faccia. Il tao una persona che corre lungo un sentiero. Gli antichi, che per primi immaginarono il Tao, erano persone semplici e rustich e. Formarono le loro concezioni camminando per montagne che parevano lame di gra nito, scavando suoli granulosi e navigando ampi fiumi. Lavorando e viaggiando, p ercepirono lentamente l'ordine grandioso della vita. Notarono le fasi regolari d el sole, della luna, della terra e delle maree. Seguirono le stagioni. Osservaro no la nascita, la vita e la morte delle persone, cos come l'ascesa e il crollo de i regni. Di notte, gli anziani sedevano all'aperto vicino ai fuochi e parlavano a coloro che volevano apprendere. Per illustrare le loro idee e per aiutare la memoria de gli allievi, disegnavano dei pittogrammi sul terreno. Insegnavano la lezione che essi stessi avevano sperimentato: la vita era un movimento supremo, pi grande de gli esseri umani, pi grande del cielo e della terra. Niente era fisso, poich tutto - dai cicli del sole e della luna alla nascita e alla disfatta degli imperi - m ostrava trasformazioni cicliche senza fine. Riassunsero tutto questo disegnando una figura di Tao: una persona che corre lungo un sentiero. Quelli che tra noi vogliono studiare il Tao possono trarre molto da quella sempl ice immagine. Rappresenta il movimento organico del cosmo come un grande corpo d inamico ed equilibrato in moto, cos come raffigura il sentiero che ognuno di noi segue nella vita. Le definizioni intellettuali del Tao possono, a volte, risulta re molto stimolanti. Il ritorno all'immagine del Tao d un centro alle nostre cont

emplazioni. Ho imparato molto dai miei maestri, ancor pi dai miei compagni, e soprattutto dai miei allievi. Talmud Quella era proprio la definizione di Maestro che cercavo. Un maestro insegna l'es senziale. Quando questo stato percepito, passa ad insegnare ci che necessario per estendere la conoscenza. Il Maestro Wu Li non parla della gravit finch Io student e ancora meravigliato del fatto che un petalo di fiore cada per terra. Non parla di leggi fisiche finch l'allievo, di sua iniziativa, non dice: Che strano! Lascio cadere due sassi assieme, uno pi pesante e uno pi leggero, ed entrambi arrivano a terra nello stesso momento! Non parla di matematica, finch l'allievo non dice: Ci deve essere un modo per esprimere pi semplicemente questo concetto. In questo modo, il Maestro Wu Li danza con il suo allievo. Non il Maestro Wu Li che insegna, ma l'allievo che apprende. Il Maestro Wu Li comincia sempre dal centro, dal cuore della materia. G. Zukav La danza dei maestri Wu Li Le scuse dell'autore In vista della morte Hua Tuo voleva affidare al sorvegliante della prigione uno s critto medico, ma quegli per paura di punizioni non volle accettare. Tuo non lo oppresse, gli chiese del fuoco e bruci lo scritto. Probabilmente in tal modo un'im portante opera della medicina cinese and distrutta dal suo stesso autore. Tradizionalmente le conoscenze accumulate in una vita venivano tramandate agli a llievi pi vicini o messe nero su bianco quando la vita era al termine e si consegn ava il distillato della propria ricerca a coloro che avrebbero potuto proseguire su quella strada. Nel pieno dell'attivit era impensabile perdere tempo a scrivere un libro, tanto pi che la vita continua e le esperienze si susseguono alle esper ienze e, tempo di stendere un testo e di rileggerlo, ci si accorge che gi superat o dalle acquisizioni nuove, gi vecchio e da buttare. Per questo non avrei mai pensato di scrivere un libro sullo shiatsu... se non fo rse a ottant'anni, quando, come dice la canzone, la gente inizia a dare buoni con sigli perch non pu pi dare cattivo esempio. Invece l'ho fatto, il libro intendo, ma ho un alibi. Non un libro mio; un testo che raccoglie, condensa e propone l'esperienza di un gruppo, un folto gruppo di praticanti shiatsu coinvolto in un entusiasmante percorso comune: l'Accademia It aliana Shiatsu do. Ho anche un secondo alibi: questo non vuol essere un libro da leggere ma la proposta per una esperienza, l'esperienza di un'evoluzione personale e collet tiva che nasce e procede nella pratica dello shiatsu. Per questo scandito in percorsi e passi. Una evoluzione in quattro percorsi Shiatsu do infatti significa in sintesi percorso evolutivo attraverso la pratica d ello shiatsu e questo testo costituisce il primo tempo, l'atto iniziale di quest o percorso: l'incontro. Gli altri percorsi, che seguiranno con una cadenza (forse) biennale, sono la tec nica, la scienza, l'arte dello shiatsu; che come dire la pressione, la risposta vitale, la comunicazione globale; che come dire il fare, il sapere, l'essere nel lo shiatsu. Eccetera, eccetera... perch in realt, a 22 anni dal mio primo incontro con lo shiatsu mi sto rendendo conto che inizio appena a scalfire quell'immensa opportunit di vita che la pratica dello shiatsu; e non ho la minima idea di come sar e di cosa avr nella testa e nel cuore fra 2, 4 o 6 anni. N come sar l'Accademia, e cosa avranno nella testa e nel cuore i praticanti coinvo lti in quella esperienza comune. Una dichiarazione d'amore Una cosa certa: sono innamorato dello shiatsu, fanaticamente innamorato! E spero che questo testo che nasce dalla collaborazione di alcune migliaia di innamorat

i dello shiatsu possa creare nuovi colpi di fulmine, generare nuovi innamorati c on i quali praticare e crescere nei prossimi trentanni fino a che non potr pi dare cattivo esempio. Solo un consiglio: passate subito a p. 162 e cominciate subito a praticare; le p agine precedenti leggetele nei ritagli di tempo tra un'incontro shiatsu e l'altr o. Mi far un gran piacere se, dopo almeno 400-500 ore di pratica, mi scriverete r accontandomi la vostra esperienza di incontro con lo shiatsu e il vostro parere sulle proposte contenute in questo libro. Potrebbe nascerne un'altra storia. I protagonisti: Tori e Uke Nel testo ricorrono frequentemente due termini giapponesi che necessario e dover oso spiegare. All'incontro shiatsu partecipano due persone, ambedue intensamente coinvolte nella pratica. Apparentemente solo una delle due attiva, perch compie i gesti e opera le pressioni; l'altra appare passiva perch il suo compito restare rilassata a farsi premere. In realt, come spiegheremo, non esistono parti passive nello shiatsu. La comunica zione e il cambiamento coinvolgono ambedue gli attori dell'incontro; anzi parado ssalmente possiamo dire che la persona che riceve le pressioni la pi attiva, vist o che in genere quella che cambia maggiormente. Non facile trovare termini semplici ed esaurienti che riescano a definire i due soggetti di un incontro shiatsu. - Esclusi termini come terapista, paziente, malato, medico alternativo, sofferen te, guaritore ecc. che sono totalmente estranei al fenomeno shiatsu (anche se, a m io avviso erroneamente, alcuni intendono lo shiatsu come rapporto terapeutico in cui chi preme cura chi premuto), restano parole come operatore, praticante, per sona trattata, ricevente ecc. che in realt non rendono comunque l'idea della coll aborazione attiva tra lo stimolo della pressione e la risposta vitale della cont ropressione. Per cui, come male minore, abbiamo preferito adottare due ideogrammi, presi in p restito (provvisoriamente) dalla pratica del judo che, nella loro intraducibilit letterale, rendono necessaria una spiegazione pi ampia e assumono significati che si avvicinano maggiormente al ruolo attivo che i due protagonisti di un incontr o shiatsu assumono. Gli ideogrammi sono: Tori: colui che prende con le mani, afferra, raccoglie, riceve, assume... Uke: colui che riceve, accoglie, sostiene... In assenza di termini sintetici migliori useremo in tutto il testo questi termin i per indicare rispettivamente: TORI colui che porta le pressioni UKE colui che risponde alle pressioni L'incontro La sua mano si dirige da sola verso il luogo del corpo ove, nell'incrociarsi dei so ffi, si radicano gli Spiriti. Abile e sicura, questa mano abbandonata all'ispira zione degli Spiriti che dimorano in lui. Nei Jing Ling Shu Lo shiatsu non si occupa della malattia ma opera sulla vitalit Nel procedere dell'esperienza, il praticante shiatsu continuamente portato a inc ontrare la realt oscillando tra due poli. Da un lato l'uso di schemi logici/analogici di interpretazione della condizione di uke e l'utilizzo di procedure finalizzate al raggiungimento dei risultati ric hiesti da uke: vorrei digerire meglio, eliminare il mal di testa, togliere il dol ore e il blocco alla spalla ecc.

" ) Dall'altro i livelli evoluti di percezione e di comunicazione con uke lo por tano ad un'azione irriflessa di scelte? movimenti, contatti e pressioni non valu tate razionalmente ma operate in una condizione alterata di coscienza ' 5< in cui automatismo e spontaneit guidano il movimento delle mani. Espressioni quali le mani van da sole, oppure i punti chiamano, tramandateci dai tes ti antichi, assumono nell'esperienza dell'operatore evoluto un significato preci so di vissuto quotidiano. Spesso il trattamento, iniziato con un approccio formale fatto di pressioni per una diagnosi energetica sull'addome, si sposta quasi immediatamente su un diverso piano di ascolto di quanto succede sotto le dita e di inseguimento degli accadimen ti, di ricerca delle rispondenze, dissonanze efficaci che si protrae per l'intera durata dell'incontro. Tra tori e uke inizia un dialogo ininterrotto (verrebbe da dire un elegante ball etto) in cui stimolo e risposta si susseguono senza interruzioni, le richieste m ute di uke vengono colte prima ancora che si esprimano in modo compiuto; le pres sioni portate creano nuovi equilibri che manifestano nuove richieste; che ricevo no dalla mano sapiente di tori nuovi stimoli in un artistico comporsi e ricompor si di equilibri-squilibri che accompagna tori e uke a livelli sempre pi elevati d i benessere e vitalit. In questo senso senza dubbio corretto definire lo shiatsu arte in quanto, nelle es perienze sopra descritte, l'intensit, il ritmo, la durata, le sequenze, le combin azioni ecc. di pressioni non nascono da codificazioni o procedure prestabilite m a dalla libera e creativa interpretazione da parte di tori della situazione ener getica di uke nella sua condizione originaria e nel suo fluirecontinuo, pression e dopo pressione. In sintesi tori, entrando con le pressioni in diretto contatto con la condizione energetica di uke, intreccia con lui un fitto scambio di informazioni e stimoli , comunicando a livello profondo (al di l di qualsiasi comprensione o controllo r azionale), vita con vita per la costruzione di una comune, superiore armonia. Ed questo il segreto dello shiatsu, la sua intima e profonda essenza che rischia di essere persa dalle nuove generazioni di praticanti che per capire meglio si af fannano a cercare interpretazioni del fenomeno shiatsu utilizzando i modelli del la medicina scientifica occidentale o della medicina tradizionale cinese. I maestri della tradizione shiatsu ci tramandano una immagine dell'azione dello shiatsu (e della tecnica adeguata alla sua efficacia) che rivelatrice: l'immagin e della madre che abbraccia il bambino. Qualsiasi spiegazione in chiave fisica, chimica, organica, funzionale, ormonale, enzimatica, psicologica ecc. del fenomeno abbraccio della madre volta a spiegare il benessere reale che produce nel bambino (e nella madre) non pu dare che una pa llida (e distorta) idea di ci che succede in quel tipo di contatto tra madre e fi glio. Un mondo diverso L'obiezione che qualsiasi cultore della medicina scientifica farebbe a questo pu nto, vorrei vedere curare una polmonite con l'abbraccio della mamma, perfettamente pertinente; e infatti n l'abbraccio della madre n lo shiatsu si propongono di cur are le malattie. Lo shiatsu non una medicina (per quanto alternativa) e, come l'abbraccio della m amma, intende solo (! ?!) costruire condizioni di maggior benessere, vitalit, equ ilibrio e armonia per realizzare in uke (ma anche in tori) condizioni ottimali p er vivere. questo stato di maggior vitalit che mette uke nelle condizioni, all'oc correnza, di rispondere alle aggressioni o recuperare le disarmonie che stanno a lla base delle patologie e ne permettono l'insorgenza e lo sviluppo. Attenzione! Affermare che lo shiatsu non si propone come medicina, per quanto al ternativa, e non assume l'obiettivo di curare le malattie non significa che non sia efficace in tutti quei casi in cui disagi, alterazioni, squilibri e disarmon ie si manifestino in sintomi, disturbi, malanni nel vissuto di uke. , al contrario, stata proprio la straordinaria e inesplicabile efficacia dello sh iatsu in mille situazioni (spesso lo shiatsu stato per uke l'ennesimo tentativo,

l'ultima spiaggia per trovare sollievo e/o soluzione a disagi non sanati in ann i di cure convenzionali) che ne ha promosso la notoriet e la diffusione anche in se ttori sociali totalmente impermeabili alle esperienze esotiche. un approccio molto diverso, totalmente diverso; la medicina scientifica occident ale ordina i fenomeni (sintomi e dati analitici) in un quadro patologico, identi ficato da un nome, che determinato dalla concorrenza di tali sintomi e dati anal itici; ogni volta che quei sintomi e quei dati analitici (o comunque una quantit significativa) sono presenti, si ha un caso di quella malattia chiamata di volta in volta artrosi cervicale, epatite C, peritonite ecc. Nella medicina tradizionale cinese il processo era per molti versi analogo: la p resenza concomitante di sintomi, magari arricchita da valutazioni stagionali, e riscontri diagnostici tipici (colorito, lingua, polso ecc.) portavano ad una dia gnosi altrettanto scientificamente definita, quale infiltrazione di aria oppure fuo co di Piccolo Intestino ecc. Nello shiatsu non esiste nulla di tutto ci,^d'altra parte dubito che la madre che abbraccia il bambino possa e voglia estrapolare dalla sua comunicazione globale con il bambino stesso una definizione formale della condizione del figlio. Fuor di metafora, nello shiatsu in realt poco importa il definire, l'analizzare, il diagnosticare (anche se, e pi avanti lo vedremo, si possono usare nello shiats u schemi di analisi e di definizione della condizione di uke) perch lo scopo ulti mo e qualificante la comunicazione globale con uke, oserei dire la fusione (mome ntanea e miracolosa) della vita di tori con quella di uke. E' questo che fa acca dere ci che accade, che produce i cambiamenti, che rigenera vitalit e ricrea equil ibrio e armonia in ambedue. Perdere di vista ci, correndo dietro alle catalogazioni dei fenomeni, all'organiz zazione delle situazioni, agli schemi costruiti e divulgati dai sapienti pu signi ficare perdere di vista la semplice, splendida, efficace essenza dello shiatsu. Guerra e pace Nella storia umana si sono sempre confrontate (e spesso contrapposte con alterne fortune) due visioni della salute e, per contro, della malattia: una visione ch e possiamo definire guerresca e una pacifista. La visione guerresca (lo dice la parola stessa) ha teorizzato uno stato di guerr a permanente tra l'uomo e i suoi nemici-aggressori, e il compito dello stregone-medico, in questa visione, sempre stato quello di identificare e distru ggere il nemico. Anticamente l'aggressore era costituito dal demone, dallo spirito maligno che si insediava nel corpo del malato e andava scovato, scacciato con rumori e urla o ucciso; con pozioni e veleni se era insediato nell'addome, con unguenti e catapl asmi, o meglio ancora col ferro e col fuoco se si insediava in profondit negli ar ti. Agopuntura e moxa probabilmente sono nati dal trasferimento sul piano curativo d ell'idea consolidata nell'esperienza comune dei popoli antichi di usare il ferro e il fuoco per la distruzione dei nemici. Oggi i demoni sono chiamati batteri e virus (o cellule impazzite, proteine degen erate o altro ancora), ma la tipologia di intervento resta la stessa; si tratta di identificare e localizzare il nemico e di ucciderlo con antibiotici, bombarda rlo con bombe chimiche o radiazioni ecc. perch dalla morte del demone dipende la sopravvivenza del malato; ed talmente prioritaria la distruzione del nemico inva sore che, pur di colpirlo, si possono usare armi che distruggono, o comunque dan neggiano, il malato stesso. ? L'altra visione, quella pacifista, colloca il problema della salute in un ambi to di equilibrio tra funzioni, energie, situazioni; equilibrio che nasce con la vita stessa ed in continua evoluzione, in sintonia con tutto ci che si muove e ca mbia nell'universo. In questa visione la persona malata la persona che non in grado di rispondere spon taneamente ad un fattore squilibrante, che non possiede la capacit di risposta vi tale per riportarsi in quell'ambito fisiologico di oscil-lazione naturale attorn

o alla condizione di equilibrio, la persona che ha bisogno di uno stimolo addizi onale per tornare a una condizione dinamica di armonia. Che quello stimolo sia fornito con le pressioni shiatsu, con il farmaco omeopati co o allopatico, l'erba, l'ago, la vacanza o la morosa nuova poco importa; l'ess enziale che lo stimolo sia volto a riattivare le sue capacit di risposta vitale e di autoguarigione, non volto a distruggere il nemico. Saranno poi le difse dell'organismo a creare le condizioni perch l'aggressione non avvenga, o non trovi spazio per svilupparsi, e, pi in generale, perch l'armonia t ra funzioni vitali e le altre forme di energia mantengano nell'evoluzione uno st ato di equilibrio dinamico. A questa seconda visione appartengono le medicine che privilegiano il rafforzame nto del terreno, del sistema immunitario, dell'equilibrio tra le funzioni; in si ntesi una visione unitaria (olistica si usa dire oggi) della persona. C' posto per tutti Contrariamente a quanto pu sembrare da quanto scritto sopra, non ritengo che le d ue visioni della salute, le due impostazioni mediche, siano una buona e una catt iva; penso che ambedue siano utili e nel loro ambito di applicazione possano e d ebbano svolgere un ruolo importante. A tutti piace la pace e l'armonia, ma penso che tutti, di fronte ad un'aggressio ne improvvisa, prima si difenderebbero con ogni mezzo, poi cercherebbero di ripr istinare le migliori condizioni di convivenza. Fuor di metafora, di fronte ad una vasta epidemia di peste polmonare dubito dell 'efficacia di un intervento con agopuntura e moxa e, in un caso di peritonite fu lminante, non riterrei adeguato un intervento con tisane e impacchi. pertanto utile e doveroso che le medicine, di qualsiasi tipo e origine, imparino a rispettarsi e a vedere nelle originali particolarit dell'altra caratteristiche ed ambiti di intervento diversi e complementari. Comunque ogni medicina, per il fatto stesso che esiste, risponde sicuramente ad esigenze che le altre non hanno soddisfatto, e nessuna medicina pu sognarsi di es sere idonea a soddisfare tutte le necessit dell'uomo; pu solo ubriacarsi dei propr i successi nascondendosi i propri limiti, ma tutto ci pu solo creare mancanza di r innovamento ed evoluzione e con ci stesso le premesse per il suo crollo. A questo proposito rivelatore l'atteggiamento del cultore di una medicina che de finisce un male incurabile ! Il medico o comunque l'esperto di una pratica terapeutica che afferma che un mal e, o un paziente, incurabile, propone una visione infantile e presuntuosa della me dicina o della pratica terapeutica che professa. Farebbe meglio a dire: io, con la capacit e l'esperienza che possiedo nell'uso di questa medicina, allo stadio attuale di conoscenza e sviluppo, non sono in grado di affrontare con successo questa situazione. E del resto esperienza frequente e comune che situazioni anche drammatiche affro ntate per anni inutilmente con una pratica terapeutica, si rivelano facilmente r ecuperabili con il solo fatto di cambiare approccio, strumento terapeutico o med icamento. Se lo shiatsu fosse un tipo di medicina sicuramente rientrerebbe nella visione p acifista; una frase ripetuta dai padri fondatori dello shiatsu in varie forme : lo shiatsu stimola la capacit di risposta vitale, di autoguarigione della persona t rattata. Ma pu lo shiatsu definirsi una medicina? Ad ognuno trovare la propria risposta e questo libro vuol essere uno strumento p er creare la condizione di una risposta pi consapevole, dal punto di vista del praticante shiatsu. Quello che per mi sento di affermare senza ombra di dubbio che lo shiatsu non si occupa della malattia ma opera sulla vitalit.

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Lo shiatsu e l'arte di imparar facendo ... nello shiatsu l'evoluzione non nasce ascoltando una dotta lezione ma cresce n ell'incontro tra pressione e risposta. Il maestro non davanti alla lavagna ma so tto il mio pollice, la vita. Peu lire, beaucoup voir, beaucoup faire fu il precetto guida affermato all'inizio del XIX secolo, all'indomani dei rivolgimenti portati dalla rivoluzione francese , che guid la rifondazione su basi nuove della formazione dei medici con l'apertu ra delle coles de sant a Parigi, Montpellier e Strasburgo. Letteralmente leggerepoco, vedere molto, fare molto. E difatti si trattava di scuole in cui il nuovo allievo aveva un immediato appro ccio con la realt clinica nei reparti dell'ospedale e nelle aule di dissezione. L 'aspirante medico, l'equivalente dell'attuale studente della facolt di medicina, veniva formato nell'abitudine ad osservare e praticare e a riporre poca fiducia nelle teorie dominanti, o meglio a verificare costantemente nella pratica e nell 'osservazione dei fenomeni se le teorie imperanti avessero o meno validit. Del resto gi Galeno e ancor prima gli ippocratici propugnavano ilprincipio che acc ettare ci che si pu dimostrare con le proprie facolt sensoriali la strada pi sicura verso la verit. Questo atteggiamento va recuperato e riproposto con forza a quanti si accingono oggi ad affrontare un qualsiasi processo di apprendimento, tanto pi nel caso del processo di apprendimento di una tecnica essenziale e concreta quale lo shiatsu. Se ripercorriamo l'evoluzione del sapere umano, in qualsiasi settore, ci rendiam o conto che i periodi di stagnazione, spesso lunghi secoli, hanno corrisposto ai periodi in cui la fiducia e l'ossequio verso quanto scritto e tramandato da mae stri riconosciuti del passato e l'inerzia mentale e la pigrizia operativa dei pr aticanti dell'epoca portavano intere generazioni a vivacchiare coperte e protette dalle autorevoli teorie dei grandi, anche quando si scontravano con l'evidenza dei fatti osservabili nella pratica quotidiana. Per millequattrocento anni la base della scienza e della medicina fu l'anatomia descritta da Galeno nel II secolo d.C., e ancora alla met del 1500 le lezioni uni versitarie di dissezione si svolgevano nel modo sottodescritto: Il professore siede arroccato in alto su una vera e propria cattedra, recitando con voce monotona il testo di Galeno in latino mentre un ignorante cerusico sezi ona il cadavere posto in basso e un dimostratore appena pi istruito indica le par ti del corpo agli studenti tiepidamente interessati. Le dissezioni, o anatomizza zioni, come erano chiamate, erano eseguite una o due volte l'anno allo scopo di dimostrare la veridicit degli assunti galenici. Poich il professore non scendeva m ai dal suo trono cattedratico per guardare davvero le strutture mostrate, e n il chirurgo n il dimostratore sapevano veramente cosa stavano facendo, i numerosi gi orni dedicati ogni anno a questa esercitazione si risolvevano in poco pi di una f ormalit per adempiere a quanto stabilito dal programma con scopi pi teorici che re ali. Soltanto agli artisti serviva davvero conoscere l'anatomia. Ai medici non s erviva, tranne che nel senso pi generale: a loro era sufficiente consultare gli s critti di Galeno. E quando Andrea Vesalio, docente a Padova, invitato a Bologna dagli studenti del la facolt di medicina, in lezioni pubbliche di fronte a duecento docenti e studen ti mostr al suo pubblico bolognese la corretta localizzazione di un muscolo addom inale, Corti, indignato e piccato dalla presunzione del collega pi giovane, si al z ad invocare l'incontestata autorit di Galeno per screditarlo. Vesalio non ebbe e sitazioni. Con coraggio e grande chiarezza afferm che: ogniqualvolta dissentiva d al testo, lui, Andrea Vesalio, era in grado di dimostrare di avere ragione mentr e Galeno sbagliava. Gli studenti ne erano entusiasti. Alcuni dei membri pi anziani della facolt, per, uscirono dall'aula in s egno di protesta, come un gruppo di delegati delle Nazioni Unite. Avevano voltato le spalle al futuro. Ma i fatti erano l, davanti agli occhi di tu tti, verificabili da tutti.". La visione galenica del sistema circolatorio che aveva descritto un flusso sangu igno a senso unico (secondo la teoria il sangue, prodotto nel fegato dalla

trasformazione delle sostanze nutritive, si spostava verso la periferia lentamen te per portare nutrimento e veniva consumato sul posto senza alcun ritorno o recupero) rest convinzione comune nel mondo scientifico, contro ogni evidenza f ino all'inizio del 1600. Sarebbe bastato (come fece Harvey) osservare il fenomeno in qualsiasi animale a sangue caldo senza pregiudizi per comprendere qual era la realt, o ancor pi semplicemente fare un calcolo sulla quantit di sangue pompato dal cuore per comprendere l'impossibilit quantitativa della teo ria di Galeno (Harvey stim il volume approssimativo di un ventricolo, lo moltiplic per il numero dei battiti in un'ora e scopr che il fegato avrebbe dov uto produrre almeno 250 Kg di sangue all'ora, 6 tonnellate al giorno, per sopper ire al bisogno nutritivo di organi e tessuti). Tale stato il timore reverenziale nei confronti delle teorie di Galeno che per 1 500 anni studiosi e ricercatori, anche di notevole valore, non si erano neanche permessi di pensare che potessero essere erronee, anche se l'evidenza c linica e sperimentale quotidiana dimostrava il contrario. Il tema dell'utilit, anzi dell'indispensabilit strutturale delle teorie nell'umana ricerca, e dei rischi che il riferimento a modelli, teorie, leggi ecc. pu compor tare sar affrontato pi organicamente nel 6 Passo; l'obiettivo di questo passo sempl icemente quello di indurre quanti si avvicinano allo shiatsu per apprenderlo ad assumere l'atteggiamento del ricercatore, di colui cio che basa la sua conoscenza su ci che pratica e sull'osservazione dei fenomeni reali che avvengono durante la sua pratica, rilevati grazie ai suoi sensi (senza limitarsi ai cinque sensi comu nemente utilizzati con consapevolezza). Del resto gi nel primo secolo dopo Cristo, Celso riporta che gli empirici (scuola ellenista di medicina contrapposta ai dogmatici e ai metodici) ammettevano l'esi stenza di molti medici validi che per si differenziavano completamente nelle loro opinioni teoriche. Che, riportato al nostro discorso, viene a significare: quali che siano le teori e (completamente diverse) a cui si ispirano, le cure del medico capace ed espert o funzionano. Nello shiatsu quanto sopra risulta essere clamorosamente vero: credo di poter af fermare che se un praticante sa fare le pressioni il suo shiatsu funziona, qualsia si sia il modello o le teorie a cui si ispira; se non sa fare le pressioni non s aranno certo i molti libri letti o la ricchezza o completezza dei sistemi di rif erimento che ha adottato a rendere efficace il suo trattamento. Tornando alla frase iniziale, il precetto diviene: leggere poco, praticare molto , osservare attentamente i fenomeni che avvengono durante la pratica, imparando a fidarsi della propria capacit di riconoscere ci che succede senza lasciarsi fuorviar e da ci che dovrebbe succedere in teoria. Poco e molto sono termini generici; ritengo che un rapporto tra studio teorico e p ratica di 1 a 30 (un'ora di studio sui libri per trenta ore di pratica) possa es sere produttivo - mi verrebbe spontaneo proporre 1 a 100 ma vorrei evitare di es sere additato come nemico della cultura libresca - per impostare un corretto rappo rto con lo shiatsu e possa portare ad un buon apprendimento nel quadro di una cr escita personale globale attraverso la pratica dello shiatsu, lo shiatsu do.

2 Passo Eppur accade... ... il fatto che un corpo possa agire su, un altro a una certa distanza attravers o il vuoto senza l'intervento di nient'al- tro..., per me un 'assurdit cos grande che credo nessun uomo che si sia occupato con competenza di materie filosofiche ne abbia mai incontrata una simile. ... non sono stato in grado di scoprire la c ausa di questo effetto della gravit dall'osservazione dei fenomeni, e non oso ava nzare ipotesi... sufficiente sapere che la gravit esiste effettivamente... I. Newton

Per quale motivo migliaia di persone che hanno sperimentato lo shiatsu, sia in q ualit di tori (nelle discipline giapponesi tori la parte attiva nel rapporto - nelle arti marziali colui che conduce l'azione di attacco), che di uk e (la parte passiva, colui che resta in attesa dell'azione di Tori), hanno poi c ontinuato a praticare? Per quale motivo migliaia di persone che hanno iniziato a praticare lo shiatsu p er curiosit, ricerca, gioco si sono poi trovate a continuare la pratica per anni, ad appassionarsi totalmente, in molti casi a ritrovarsi operatori professionali, o comunque a trovare lo shiatsu in un ruolo centrale nella propria vita? Come successo che migliaia di persone arrivate allo shiatsu per caso facendosi p remere per compiacere un amico, o tanto per provare una tecnica descritta su una rivista, o come ultima spiaggia per problemi di salute che la medicina ufficiale non aveva saputo risolvere, hanno poi iniziato a viverlo come un approccio ad un nuovo equilibrio fisico e mentale? La risposta una sola, semplice e chiara: perch nella pratica dello shiatsu, sotto il pollice che preme accade qualcosa. Gli episodi scatenanti la passione per lo shiatsu possono essersi verificati in si tuazioni molto diverse, ma ci che ha determinato la scelta di sposare lo shiatsu, d i continuare a praticarlo anno dopo anno, sia in veste amatoriale che in veste p rofessionale, il fatto semplice e immediato che, ripeto, facendo le pressioni ac cade qualcosa. Quante volte, e penso che sia successo a tutti, mentre praticavo, mi chiedevo se per caso non fossi rimbambito a passare ore a fare delle pressioni col palmo, c ol pollice, col gomito su una persona sdraiata a terra, pensando di aiutarla a s tar meglio. Mi stupiva moltissimo osservare una persona come me, dalla razionalit ipersviluppat a, dalla formazione tecnico-scientifica, di cultura medio-alta, totalmente alien o alle suggestioni dell'esoterismo, occupare grosse quantit del proprio tempo a p remere con i pollici seguendo linee e punti sul corpo di amici e parenti, scopre ndo sensazioni strane, inspiegabili, non razionalizzabili, indescrivibili con il bagaglio di parole e concetti posseduti. La realt che accadeva qualcosa e quel qualcosa era cos interessante, nuovo, coinvolge te che la voglia di continuare a seguire quella strada, di immergermi in quel mo ndo diventava cos forte da portarmi a dedicare sempre pi tempo ed energia allo shi atsu, a sospendere l'attivit professionale che mi garantiva lo stipendio mensile, a coinvolgere altre persone (decine, poi centinaia, poi migliaia) nell'esperien za che stavo facendo. Quel qualcosa che accadeva (continuo a chiamarlo cos, grezzamente, perch qualsiasi a ltro modo di definirlo farebbe perdere l'essenzialit, oserei dire la primordialit, del fenomeno) e che aveva tanta forza di coinvolgimento era inspiegabile, e non mi interessava assolutamente trovare una spiegazione; era inesprimibile (perlom eno con il linguaggio usuale) ma non era importante esprimerlo a parole. E la cosa miracolosa era che, senza spiegarlo e senza esprimerlo, coinvolgeva in una esperienza reale, concreta e viva me e altre persone; in primo luogo la per sona con cui praticavo lo shiatsu, e poi tutto il gruppo che praticava e poi, ne gli anni seguenti, i gruppi di allievi, i collaboratori, i colleghi, tutte le pe rsone che chiedevano e si prestavano a ricevere, o ad apprendere, lo shiatsu da me e con me. Ci che ci coinvolgeva, lo ripeto ancora, non era il modello interpretativo del fe nomeno, la scienza antica (o moderna) che potevamo veder dietro gli accadimenti, l'utilit pratica e il risvolto economico che ne poteva derivare... ma sempliceme nte il fatto che accadeva qualcosa. E mi pareva strano... a. La prima cosa che accadeva, il primo fenomeno inspiegabile era costituito dal fatto che lo shiatsu funzionava, cio generava cambiamento. E non funzionava secondo le mie aspettative e le mie intenzioni ma in maniera se mpre diversa; a volte l'effetto interessava i disagi o il disagio pi importante i n maniera diretta, a volte erano manifestazioni secondarie che si modificavano p er prime, a volte i disturbi persistevano ma uke avvertiva dei cambiamenti gener

ali (maggior appetito, minor stanchezza ecc.) difficilmente quantificabili, a vo lte non succedeva nulla (ma era raro). Anche i tempi e i modi erano ogni volta diversi e imprevedibili: a volte l'effet to era troppo forte, dirompente addirittura, a volte il cambiamento era lento e graduale, a volte dopo progressi incoraggianti si avevano regressioni clamorose o, al contrario, dopo stasi prolungate, improvvisi miglioramenti. In sostanza non esisteva una legge, una regola, una casistica metodica che potes se fornire tracce per una chiave interpretativa, che permettesse di spiegare i f enomeni, le dinamiche messe in moto; anzi, tutte le volte che il ripetersi di al cuni episodi incoraggiava una interpretazione logica dei fenomeni (finalmente adess o ho capito), subito lo schema o il metodo scoperto e formalizzato falliva clamor osamente rimettendo tutto in gioco. b. La seconda cosa che accadeva: dopo un certo periodo di pratica assidua, il pollice iniziava a trasmettere sensazioni strane, prima episodicamente, poi fre quentemente, via via pi spesso, e infine come condizione normale; percezioni non esprimibili nei termini consueti, obbligandomi talvolta a coniare espressioni nu ove per descriverle o parlarne con altri praticanti. Ma di solito non interessava parlarne, ci si limitava a seguirle, cercarle, prod urle, combinarle, rimbalzarle da un pollice all'altro; ed erano sensazioni ogni volta diverse da persona a persona, da zona a zona, da punto a punto, di momento in momento, sempre nuove nel tipo, nelle caratteristiche, nelle modalit di manif estazione. Eppure dopo un po' cos familiari, cos personali, come se noi e uke ci comunicassim o cose nostre, segrete, che non osavamo dire a parole, anzi non sapevamo dire a parole, anzi non sapevamo di poter esprimere e addirittura di possedere; un mond o di espressioni, percezioni, comunicazioni nuove che non sapevamo esistesse si apriva per noi per il semplice fatto di fare delle pressioni. c. Terzo elemento (che con il tempo determinava e costruiva gradualmente un a padronanza del fenomeno): le nostre sensazioni, la nostra comunicazione con l' altro, pollice contro pelle, carne, tendini e ossa aveva un rapporto con quello che succedeva, col disagio che spariva, con la forza che cresceva, con il beness ere che si costruiva, con la vitalit che tornava in uke e in noi. Per cui non era pi necessario aspettare che uke dicesse mi passato il mal di testa per sapere che qualcosa stava succedendo, che qualcosa era successo; era la nost ra sensazione, la percezione che i pollici ci trasmettevano, che ci davano in pr esa diretta, in tempo reale come si usa dire oggi, la consapevolezza precisa che quella pressione era utile, che invece quell'altro punto non esprimeva nulla pe r cui era inutile continuare a premerlo, che la zona dolorante rispondeva in com binazione al punto nascosto, che il cambiamento si verificava prolungando la pre ssione ecc. Le cose che accadevano ritrovavano cos la loro unit ricongiungendo la faccia yin d el fenomeno (la percezione, il cambiamento, il benessere di uke), alla faccia ya ng (la risposta percepita da tori, l'operatore); e il trattamento finiva per esser e un momento miracoloso di unit, di comunicazione diretta, vitale tra i due prota gonisti della pratica shiatsu. Lo shiatsu tutto qui; semplicemente, meravigliosamente tutto qui: la comunicazio ne diretta essenziale tra la vitalit di tori e la vitalit di uke che entrano in co ntatto, in comunione attraverso un gesto semplice ed essenziale: la pressione de lle mani, dei pollici, dei gomiti.

3 Passo l dove s'incontrano pressione e risposta Cos' lo shiatsu? Nella maggior parte dei metodi di terapia manuale, che si tratti di massaggio oc cidentale o di anma" giapponese, l'effetto che si ottiene in genere... pi superfic iale di quello profondo prodotto dalla compressione shiatsu, esercitata in senso perpendicolare con i polpastrelli dei pollici.

Tokujiro Namikoshi Lo shiatsu un trattamento nel quale si adoperano i pollici e le palme delle mani per esercitare pressione su determinati punti, allo scopo di correggere irregol arit dell'organismo, di conservare e migliorare lo stato di salute e contribuire alla cura di taluni stati morbosi. definizione di shiatsu del Ministero dell'Assistenza Sociale del Giappone Nella primavera del 1992 si svolse a Pomaia, in Toscana, un evento che vide per la prima volta circa duecento operatori shiatsu (amatori e professionisti) mette re a confronto il proprio modo di intendere lo shiatsu; e fu subito rissa! Si ebbe la verifica che, nonostante lo shiatsu sia praticato (e prosperi) in Ita lia da ormai pi di vent'anni, non esiste lo shiatsu, universalmente riconosciuto ne lle caratteristiche e uniformato nelle tecniche, ma esistono numerosi tipi di shia tsu, in relazione alle diverse origini, agli adattamenti e alle evoluzioni subit e in questo o quel paese o all'impostazione impressa da questo o quel caposcuola . la pressione. Volendo comunque sintetizzare, la polarizzazione fondamentale nacque (ed salutar e che sia stato cos) su un contenuto di fondo: la centralit della pressione. In pratica si verific una contrapposizione tra due partiti (li chiamo cos, anche s e in realt le posizioni erano estremamente variegate e intrecciate). Il partito dei dogmatici, che sostenevano che lo shiatsu una tecnica di pressioni e quindi tutte le altre tecniche (stiramenti, mobilizzazioni articolari, dondola menti, strofinamenti, coccole ecc.) possono essere piacevoli e rilassanti e quin di essere inserite in un trattamento shiatsu come coadiuvanti e complementari, m a vanno chiamate con il proprio nome e non confuse con lo shiatsu. E il partito dei tuttologi, che sostenevano che tutto shiatsu, che anche le tecnic he diverse dalle pressioni possono a pieno titolo entrare nella definizione di s hiatsu in quanto si sposano bene all'interno di un trattamento con le pressioni integrandole per una maggior efficacia e piacevolezza del trattamento stesso. Sarebbe interessante indagare sulla genesi di queste notevoli (e a volte abissal i) differenze tra operatore e operatore, scuola e scuola; scoprire quanto dipend e dalle culture, dagli usi e dalle mentalit delle aree di provenienza dei diversi stili, dagli abbinamenti con altre tecniche nella pratica di alcuni gruppi, dal le scoperte e dalla peculiarit dell'esperienza di questo o quel maestro. Resta comunque il fatto (e nel dir questo mi dichiaro senza riserve membro perma nente effettivo - ed entusiasta - del partito dei dogmatici) che il tratto pecul iare, la caratteristica distintiva, la sostanziale (e sostanziosa) originalit del lo shiatsu sta nella pressione. nella pressione che accade" quel tipo unico di contatto, di comunicazione, di sti molo e di percezione che ha affascinato e coinvolto migliaia di praticanti. Ho usato il termine accade" avrei potuto utilizzare il termine succede oppure avvien e o capita; sono termini che sottintendono una dimensione di casualit, direi meglio di non governato, non diretto, non pianificato. In un'epoca avida di certezze logiche, di spiegazioni razionali, di risultati pr evedibili suona molto poco scientifico; e, nella nostra era tecnologica, poco scie ntifico assume il significato di poco serio, o quanto meno poco affidabile; ma s u questo torneremo nei prossimi passi. La pressione, ribadisco, l'elemento centrale e originale dello shiatsu; la tecni ca di contatto che definisce lo shiatsu stesso e che ne determina l'effetto; att raverso la pressione che avviene la comunicazione a due vie tra i soggetti coinv olti nella pratica, che la persona trattata (uke) riceve lo stimolo, che colui c he tratta (tori) percepisce la condizione e il cambiamento di uke.* * Nota a pi pagina: uke e tori sono termini giapponesi che significano letteralme nte "colui che riceve" e "colui che prende" e che sono entrati nell'uso comune delle arti marziali per indicare la parte passiva (uke) e la parte attiva (tori) nelle tecniche; per analogia si utilizzano anche nello shiatsu

per evitare termini come "paziente", "operatore" che sono estranei all'atteggiam ento di collaborazione attiva che si istaura tra i 2 soggetti coinvolti nel "fenomeno" shiatsu. Stato alterato di coscienza La pressione, operata in genere con il polpastrello del pollice, ma frequentemen te anche con il palmo della mano e con il gomito (in alcuni stili anche con il g inocchio, la nocca dell'indice e il piede) crea tra chi preme (tori) e chi rispo nde alle pressioni (uke) un tipo di percezione che non propriamente tattile; pos siamo dire che crea, una volta costruite le condizioni, una percezione a due vie , una comunicazione che trascende la dimensione tattile e sconfina nell'extrasen soriale. Forse meglio dire che affina un altro senso (non so se sia il sesto, il settimo o che altro numero - dipende dal livello di evoluzione di ciascun apprendista) c he nel praticante evoluto diventa concreta esperienza quotidiana e che definirem o tatto interno per differenziarlo dal parente esterno (tatto esterno) che univers almente annoverato tra i cinque sensi. Per guesto la pressione l'essenza dello shiatsu! Senza la pressione, o anche sen za la centralit della pressione in un trattamento shiatsu (centralit che deve trad ursi in una alta percentuale di tempo all'interno di ogni incontro - almeno il 9 0% - dedicato alle pure e semplici pressioni), il trattamento si riduce ad una s erie di manipolazioni, strofini, stiramenti ecc. che possono essere piacevoli e r ilassanti ma non presentano alcuna peculiarit, e soprattutto nessuna particolare efficacia riequilibrante, rispetto alle comuni tecniche di massaggio; e in quest o senso definire lo shiatsu massaggio quasi una bestemmia. Il passaggio dalla percezione tattile esterna alla percezione tattile interna accade e avviene, con il tempo e con la pratica, sempre perch il tatto interno non una do te extrasensoriale donata a pochi superdotati ma un normale senso poco sviluppat o e mal addestrato che tutti possediamo; avviene quindi per tutti, anche se i te mpi e i modi possono essere diversi da persona a persona, una volta costruite le condizioni. Costruire le condizioni appunto il percorso che ciascuno deve compiere, attraver so la pratica; in questo percorso un esperto, un libro, una scuola, un maestro p u essere d'aiuto per indirizzare e focalizzare l'esperienza diretta e personale d ell'apprendista. Ma non esiste esperto, maestro, scuola libro che possa sostituire la pratica per sonale perch solo attraverso l'esperienza diretta (ripetuta per centinaia e migli aia di ore) che in ciascun apprendista si svilupper, con i suoi tempi e nei suoi modi, il tatto interno. Le condizioni fondamentali ci vengono indicate dai maestri fondatori dello shiat su e sono state codificate in Giappone: la_pressione deve essere perpendicolare e costante. Vi possono essere diverse interpretazioni dei termini perpendicolare e costante, anzi il fascino particolare dello shiatsu (e l'entusiasmo che pu suscita re anche dopo decenni di pratica) nasce oltretutto dal fatto che anche termini s emplici come perpendicolare e costante assumono via via significati diversi e pi profondi. Vediamo qui i significati pi semplici e immediati: Perpendicolare significa che l a pressione entra in direzione del centro (del tronco, della gamba ecc.) e non sc ivola provocando stiramenti sulla pelle n scorrimento tra i diversi piani dei tess uti. Costante significa che la pressione, portata con una certa intensit, entra nei te ssuti di uke fino ad una certa profondit (vedremo pi avanti come calibrare questi parametri) e resta costante, senza variazioni (tremoli, vibrazioni, rotazioni, sf regamenti ecc.) fino a che non verr tolta. Vi una terza condizione fondamentale che identifica la pressione secondo la codi ficazione originaria che, semplificata per il principiante, diventa: la pression e shiatsu deve essere realizzataf portando il peso; quindi senza tensione muscolare, senza schiacciare con i muscoli, ma semplicemente portando il peso in modo controllato, ma rilassato, sul punto da premere. Tradotto in immagini

Se in figura 1b rappresentiamo tori come un cerchio imperfetto, anzi immaginiamo lo tridimensionale come una sfera imperfetta (nella figura 1a abbiamo rappresent ato un tori teorico, inesistente, in perfetto equilibrio e armonia), e rappresen tiamo uke nella stessa maniera (Fig.1c) potremo schematizzare una pressione come in figura 2, cio come una comunicazione che nasce tra la sfera fisica di tori e la sfera fisica di uke, fino a che usiamo il tatto esterno. Essa Trascende gradu almente in una comunicazione tra la sfera energetica di tori e la sfera energeti ca di uke man mano che costruiamo il tatto interno. Attenzione per che la comunicazione, pur trascendendo gradualmente su un piano ene rgetico di tatto interno, resta anche ben presente sul piano fisico. Se non c' pre ssione fisica, materiale, non c' neanche shiatsu, sconfiniamo su altri piani (eso terici, paranormali ecc.) che sono estranei allo shiatsu. Un'altra eccezionale qualit dello shiatsu (e avremo modo di incontrarne molte alt re nel prosieguo - dopo vent'anni di pratica continuo a scoprire nuove eccezional i qualit dello shiatsu che non avevo notato, o scoperto, prima) consiste proprio n ello sviluppare e vivere di fenomeni extrasensoriali restando ancorato ad una sana , solida fisicit che salvaguarda da visioni mistiche e voli di fantasia. Se aggiungiamo alle sfere di uke e tori un centro (che possiamo intendere sia co me centro fisico che come centro vitale) e raffiguriamo una pressione non costan te con una freccia multipla e una pressione muscolare rigida con un tratto spigoloso a zig-zag possiamo rappresentare in figura 3a una pressione muscolare rigida in figura 3b una pressione non perpendicolare e in figura 3c una pressione non costante. In figura 3d raffigurata una pressione corretta: costante, perpendicolare e port ata con il peso. La pressione corretta (solo se e nella misura in cui diviene, con la pratica, co rretta) induce uno stimolo a cui uke d una risposta, raffigurata in figura 4, fac endo nascere una comunicazione tra tori e uke che si rinnova ad ogni pressione p ortata, si approfondisce e diventa un dialogo, uno scambio continuo che crea cam biamento nei soggetti coinvolti, come succede in ogni vera comunicazione. Non pu nascere comunicazione n cambiamento se la pressione scorretta in quanto: - la pressione non perpendicolare genera il mancato incontro tra stimolo e rispo sta (figura 5). - la pressione non costante genera risposte frammentarie e caotiche (figura 6). - la pressione portata con tensione muscolare (chiamiamola schiacciamento) gener a in uke disagio e quindi chiusura e difesa (figura 7). Altri parametri essenziali per una pressione corretta sono l'intensit e la durata . L'intensit della pressione corretta quella che incontra la risposta, come in figu ra 8, livello facilmente identificabile nella misura in cui il tatto interno svi luppato; per un principiante a tatto interno zero, una approssimazione che non h a valore assoluto ma che pu fornire un criterio valido la seguente: l'intensit di pressione corretta quella massima accettata da uke. Figura 8 Si tratta cio di entrare fermandosi un istante prima che uke provi fastidio, dolo re, o comunque una sensazione sgradevole che lo porterebbe ad attivare un meccan ismo di difesa (irrigidire i muscoli, bloccare o mutare in peggio la respirazion e ecc.). Ripeto che non si tratta di un criterio valido in assoluto: a volte capita di fa re pressioni dolorose o di fermarsi pi in superficie del livello descritto in qua nto la risposta percepita con il tatto interno non coincide con la soglia del dolo re o del fastidio. Ma si tratta dell'approssimazione pi vicina all'intensit ottimale disponibile per un principiante, ed comunque un'intensit molto efficace. Per quanto riguarda invece la durata della singola pressione, non esistono appro

ssimazioni valide; o si percepisce il cambiamento del punto premuto e quindi la durata della pressione si calibra di volta in volta sull'esaurirsi del cambiamen to del punto trattato, o bisogna adottare un ritmo estraneo a quello che succede durante la pressione; in genere, nei kata (i trattamenti formalizzati che vengo no proposti nel 18 passo) tori fa riferimento alla propria respirazione: per esem pio una pressione ogni espirazione, ogni due respirazioni oppure due pressioni p er ogni respirazione ecc., secondo il ritmo che si intende adottare.

4 Passo Approccio scientifico o fede nella scienza? Lo shiatsu scientifico? Dei vari sistemi che ho esaminato, non ne ho abbracciato alcuno, ma dopo aver co nosciuto e commisurato le diverse opinioni ho scoperto e realizzato la pace inte riore. Buddha Penso sia nota a tutti la storiella dello scienziato e della pulce ammaestrata, riassunta a seguito. Uno scienziato (in genere tedesco nella storia, anzi un grante scienziato tetesco) studia le reazioni di una pulce addestrata a reagire saltando al comando salta im partito dallo scienziato stesso. Da ricercatore scrupoloso annota sia le condizi oni in cui si svolge ogni singola esperienza, sia gli esiti e le osservazioni re lativi all'esperimento. 1 esperimento: al comando salta la pulce ha reagito saltando. Strappa poi una zampa all'insetto e ripete l'ordine e diligentemente annota: tolta una zampa, al coman do salta la pulce ha reagito saltando. Strappa poi una seconda zampa e ripete l'e sperienza e il risultato: tolte due zampe, al comando salta la pulce ha reagito s altando. E cos di seguito; dopo aver strappato tutte le zampe alla pulce ripete l' esperienza, osserva che la pulce non salta e annota: tolte tutte le zampe, al com ando salta la pulce non ha reagito saltando. quindi scientificamente dimostrato che la pulce, senza zampe, diventa sorda. La conclusione paradossale della barzelletta esprime le caratteristiche (e i lim iti) del metodo scientifico. Lasciando la scienza teorico-speculativa e focalizzandoci sulla dimensione speri mentale, che ha plasmato la mentalit e la concezione di scienza dell'attuale uomo comune, non specialista, il metodo scientifico, per essere tale, deve presentare alcuni elementi: a. basarsi su osservazioni di fenomeni, che vengono eletti a oggetto dell'i ndagine. b. riscontrare una ripetitivit, una assimilabilit, la presenza di elementi co muni o comunque collegabili tra i fenomeni osservati. c. la possibilit di ordinare le relazioni tra i fenomeni ricavando un princi pio, una teoria, un modello, una legge. d. la riproducibilit del fenomeno a parit di condizioni a dimostrazione che il pri ncipio, la teoria, il modello, la legge trova riscontro nella realt. In pratica, per esempio: a. Osservo che un oggetto, sospeso senza appoggi e abbandonato, cade verso terra. b. Riscontro che lo stesso oggetto, e anche oggetti diversi, ogni volta che vengono lasciati senza appoggi, cadono verso terra. c. Enuncio il principio: esiste una forza, chiamata forza di gravit, che att rae gli oggetti, non vincolati nei movimenti, facendoli cadere verso terra. d. Sono in grado di verificare sperimentalmente la validit del principio in qualsiasi momento in quanto posso sempre prendere un oggetto, lasciarlo senza ap poggio e far osservare ai colleghi scienziati che l'oggetto cade verso terra. Analogamente: a. Osservo che la pulce ammaestrata al comando salta reagisce saltando e, che

quando senza zampe, non reagisce pi saltando. b. Riscontro che altre pulci ammaestrate, o anche altri animali analogament e ammaestrati, al comando salta reagiscono saltando e che una volta privati delle zampe non reagiscono pi saltando. c. Enuncio il principio: le pulci ammaestrate, ed anche altri animali a par i condizioni, private delle zampe, non sono pi in grado di sentire i comandi, qui ndi diventano sordi. d. Sono in grado di verificare sperimentalmente la validit del principio in qualsiasi momento in quanto posso sempre prendere una pulce ammaestrata, strappa rle le zampe e far osservare ai colleghi scienziati che contrariamente a quanto fa ceva prima della mutilazione, non risponde pi al comando salta. In realt non un ragionamento paradossale perch il margine discrezionale nell'inter pretazione dei fatti, nella creazione di nessi causali tra i fenomeni osservati, proprio della realt del metodo scientifico. L'approccio scientifico sperimentale indubbiamente presenta, oltre alle innegabi li, immense possibilit di indagine sui fenomeni e di comprensione dei fenomeni st essi, altrettante innegabili possibilit di errore nell'osservazione e nella inter pretazione. Se in presenza di una patologia sconosciuta si riscontra la presenza anomala di un virus, normale che quel virus possa essere indicato come la causa di quella p atologia (molti scienziati e istituti di ricerca prestigiosi sostengono che la r elazione tra l'HIV e la sindrome Aids tutt'altro che dimostrata). Allo stesso modo e con la stessa procedura un ricercatore, rilevando in un terri torio allagato la proliferazione anomala di anguille, potrebbe trarre la conclus ione che le anguille siano la causa dell'inondazione. Galileo affermava che la scienza (nel suo campo si trattava della nuova fisica) doveva basarsi su esperienze sensate e dimostrazioni certe e si potrebbe opporre che strappare le zampe alle pulci ammaestrate o ritenere le anguille responsabili d i un'alluvione non sia sensato. Ma se entriamo nel merito di cosa sia sensato (per non parlare di cosa sia certo ), ho l'impressione che ci si addentri in un terreno talmente infido da giustifi care tutto e il contrario di tutto. Gli stessi fenomeni evidenti possono essere esaminati e interpretati scientificamen te con risultati diametralmente opposti. Guai a chi intuisce All'Allgemeines Krankenhaus dell'Universit di Vienna, nel 1847, esistevano due di visioni di ostetricia, identiche nelle caratteristiche, in ciascuna delle quali nascevano circa 3.500 bambini all'anno. Nella I divisione i parti erano assistit i da personale ostetrico e studenti in medicina, e si assisteva alla morte di ci rca 700 donne dopo il parto per febbre puerperale. Nella II divisione, in cui i parti erano assistiti da levatrici, i decessi per fe bbre puerperale erano in media 60 all'anno (meno del 10% rispetto alla I division e). La febbre puerperale era considerata una malattia epidemica, e le donne che part orivano in casa, spesso senza alcuna assistenza, ne erano esenti. Semmelweis, all'epoca assistente del professore di ostetricia della facolt di med icina, analizzando questi dati e i riscontri relativi ad altri fenomeni concomit anti (in particolare la morte fulminea di un illustre docente feritosi durante u n'autopsia, che presentava caratteristiche molto simili a quelle delle vittime d ella febbre puerperale) formul l'ipotesi che la causa di tutte quelle morti fosse la trasmissione di particelle cadaveriche invisibili, riconoscibili soltanto dal l'odore. Infatti medici e studenti all'Allgemaines Krankenhaus sezionavano parecchi cadav eri al giorno (gli studenti in particolare nel periodo iniziale dei loro studi) e passavano dal tavolo di autopsia al letto della partoriente senza neppure lava rsi le mani. Le levatrici non praticavano autopsie. Fuori dall'ospedale poi la f ebbre puerperale era molto pi rara. Semmelweis prescrisse a studenti e medici di lavarsi le mani in una soluzione di cloro e nel 1848 la I divisione registr una mortalit per febbre puerperale crolla

ta all'1,2%, risparmiando una morte atroce a pi di 500 donne all'anno e confermando la teoria che la febbre puerperale non era una lattia epide mica ma una infezione trasmessa. Il risultato della geniale scoperta fu che nel 1849 Semmelweis venne li cenziato; non fu confermato assistente di ostetricia perch altri illustri medici avevano os servato che la sua teoria non stava in piedi, stante l'andamento altalenante e s tagionale dell'epidemia di febbre puerperale, dovuta probabilmente a miasmi. E per altri trent'anni le donne continuarono a morire di febbre puerperale. Non erano le sole a subire i danni delle infezioni se vero che secondo una stati stica di vent'anni dopo, nel 1867, in Inghilterra i decessi dopo interventi chir urgici erano al 41 % se eseguiti in grandi ospedali e solo dell'11% se eseguiti da medici di campagna, e all'epoca si operava solo agli arti o in superficie per ch la morte per operazioni nel cavo addominale era pressoch certa. In realt erano pi scientifici gli oppositori di Semmelweis che contrapponevano alle sue particelle cadaveriche invisibili, della cui presenza non si aveva alcuna prov a scientifica, dati statistici precisi sull'andamento ciclico delle epidemie (che pare corrispondessero alle infornate periodiche di nuovi studenti di medicina ch e si dedicavano con il sacro fuoco del neofita alle autopsie, frequenza e assiduit che via via si attenuava con il progredire degli studi). Una recente inchiesta metteva in relazione la presenza in una data area di un'al ta concentrazione di antenne e ripetitori TV con l'anomala frequenza di malattie cardiocircolatorie, identificando la causa del fenomeno nel bombardamento di onde elettromagnetiche; una successiva indagine smentiva questa interpretazione e ve deva gli stessi dati in modo molto diverso, attribuendo le malattie alle troppe ore passate in poltrona a guardare la TV, e quindi allo scarso moto fisico delle persone che abitavano in quella zona. E sicuramente altri specialisti, concentrandosi su una loro tesi di ricerca, pot rebbero interpretare gli stessi dati in altri cento modi: lo studioso delle dina miche familiari potrebbe ricollegare la notevole presenza di apparecchi TV e di apparecchiature elettroniche a carenza di comunicazione interpersonale e quindi ad angosce esistenziali e pessimi rapporti tra i membri della famiglia con conse guenti insulti al cuore; lo studioso di economia e/o alimentazione potrebbe rivers are la colpa di tutto su una propensione alla spesa in apparecchiature elettroni che che potrebbe aver ridotto l'importanza dei consumi alimentari e di conseguen za peggiorato la qualit dell'alimentazione; lo studioso di socio-biologia ecc. Non culliamoci nell'illusione che oggi queste cose non possono pi capitare perch la discrezionalit nel rilevare e dar peso ad un aspetto del fenomeno osservato e l'a leatoriet dell'interpretazione sono connaturate nel metodo scientifico stesso. Quando mi capita, di fronte a piccole o grandi epidemie nelle comunit, asili e sc uole, di sentir dire il virus che c' in giro oppure una malattia di stagione il pens ero corre spontaneamente ai miasmi stagionali degli oppositori di Semmelweis. La pretesa di certa scienza medica di esorcizzare i fenomeni definendoli poco sci entifici sconfina nel ridicolo se analizziamo quanto poco scientifico sia l'uso, nella pratica della scienza medica stessa, del medicamento pi famoso e pi diffuso attualmente: l'aspirina. ... L'aspirina compie cent'anni. Un'et venerand a solo in apparenza. Questa utilitaria delle medicine, che in un secolo ha cambi ato il corso della vita quotidiana dell'uomo e che viene prescritta in 54 miliar di di dosi annue in tutto il mondo, in realt ancora nell'infanzia. Pi la si conosc e pi riserva sorprese, al punto che il suo impiego oggi appare illimitato. Usata inizialmente contro il dolore e la febbre, si rivelata utile a prevenire gli inf arti, a combattere le infiammazioni respiratorie, addirittura a fermare le nasci te premature, oltre che a far passare il mal di testa. Non c' un altro farmaco a cui l'umanit faccia ricorso cos spesso e con cui abbia un debito cos grosso. 'La pi ccola pillola bianca', come l'ha chiamata ieri il Washington Post dedicandole un inserto, merita un Nobel: 'si sta scoprendo... che serve anche contro il cancro al colon, l'Alzheimer... e altre forme di senilit e forse la cataratta'. Alla faccia della scientificit se si pensa che gi Ippocrate... nel 400 avanti Crist o suggeriva di curare le febbri e alleviare il dolore con la corteccia e le fogl ie di salice. A distanza di 2400 anni usiamo ancora l'acido acetilsalicilico senz a aver compreso scientificamente come funziona, in base al buon vecchio metodo emp

irico prova, se funziona, usalo. E questo atteggiamento, nel caso dello shiatsu, s arebbe poco scientifico, quindi poco serio! Lasciamo ai pensatori greci del V secolo a.C. l'illusione che la scienza possa r aggiungere, anzi sia per definizione ci che raggiunge verit universalmente e incond izionatamente valide (contrapposte all'opinione che invece pu enunciare solo teori e relative, valide per il singolo dal suo particolare punto di vista) e valutiam o invece la scientificit dello shiatsu dal nostro particolare, soggettivo punto d i vista. Se la pressione shiatsu modifica la condizione di un punto, di una zona, di un a rto, di un organo o di una persona; se questo cambiamento viene rilevato da tori (il punto meno duro o l'organo pi carico) e da uke (la zona non pi dolorante o la digestione migliorata); se una procedura di trattamento d sempre (o anche solo f requentemente) risultati nella stessa direzione, potremmo affermare che lo shiat su scientifico in quanto sperimentabile secondo un corretto metodo scientifico. Ma cosa c'importa... Ma in realt poco importante stabilirlo. Dal momento in cui, chiarendo il significato reale di scientifico, la comune assoc iazione d'idee scientifico uguale serio e non scientifico uguale poco affidabile, o peggio ciarlatanesco viene a cadere, stabilire se lo shiatsu sia scientifico o m eno perde qualsiasi interesse pratico e teorico. Il farmaco in sperimentazione supera la prova soltanto se dimostra un'efficacia maggiore di almeno il 20% rispetto al placebo; ma resta il fatto che gli effetti veri, dovuti al cento per cento al farmaco, sono poco chiari, o non rilevabili per via delle aspettative, positive o negative, che accompagnano la maggior part e delle sperimentazioni che vengono fatte sull'uomo. Aspettative che possono aum entare gli effetti benefici della cura o causare anche l'effetto opposto. .. Bas ta un esempio: durante le sperimentazioni di un notissimo preparato antidepressi vo, il 15% dei pazienti dichiarava di aver sofferto di violente emicranie anche se erano curati (evidentemente a loro insaputa) con un placebo. Un gruppo di mal ati arrivato a perdere capelli in gran quantit per un placebo che credevano fosse un farmaco chemioterapico. La situazione ideale si avvera quando il medico crede nell'efficacia della terap ia e comunica al paziente questa fiducia, arricchita da attenzione, empatia e in coraggiamento. L'effetto placebo pu essere parte preponderante di una terapia. I prontuari non r egistrano preparati a base di sostanze inerti - cio placebo - e ai medici non res ta che prescrivere composti farmacologici attivi anche se sanno che hanno poche (o troppe) indicazioni e che gli eventuali effetti curativi sono probabilmente m ediati dall'effetto placebo. Si legge su The Lancet: perch dovrebbe essere scorrett o dare un placebo, se gran parte dei farmaci attuali non migliore di un placebo? Tuttavia molti medici sanno bene che molti preparati in commercio sono in gran p arte inefficaci; eppure li prescrivono per non deludere 1' attesa della ricetta o per motivi di compassione. Bisogna poi considerare che l'effetto benefico di una terapia non dovuto soltant o alla cura stessa e al placebo, ma anche - oggi si tende a dimenticarlo - alla f orza medicatrice della natura, presente nelle difese del nostro organismo e nella tendenza di molte malattie ad autolimitarsi. Forza che (spesso non ne siamo con sapevoli) porta al miglioramento o alla guarigione anche in assenza di cure. E in effetti per le migliaia di praticanti e le decine di migliaia di persone ch e hanno tratto giovamento dallo shiatsu il dilemma scientifico / non scientifico non esiste; se lo shiatsu funziona e crea evoluzione, cambiamento, benessere ed equilibrio, quale interesse pu rivestire il fatto che sia o meno scientifico, ch e sia o meno adeguato ad una procedura astratta come il metodo scientifico. Del resto anche nella cosiddetta medicina scientifica, la poco scientifica soggett ivit ricopre il ruolo maggiore ai fini della cosiddetta guarigione.

5 Passo Godersi il sole Shiatsu esperienza reale e positiva.

Il Papalagi pensa cos tanto che pensare per lui diventata un'abitudine, una neces sit, addirittura un obbligo... pu essere che abbia anche una qualche utilit nascost a per chi ama fare questo gioco nella sua testa. Tuiavii, capo villaggio delle isole Samoa Molti avranno letto un libretto che riportava le argute considerazioni annotate da Tuiavii, un capo delle isole Samoa, nel corso di un viaggio in Europa, con cu i riferiva ai compaesani le cose viste con l'occhio vivace e genuino del selvaggi o, fiero e contento di esserlo; una delle osservazioni sulle usanze dei bianchi ( chiamati Papalagi nella cronaca) pi illuminanti quella relativa alla malattia del pensare. Il Papalagi pensa in continuazione. La mia capanna pi piccola della palma. La pal ma si piega sotto la tempesta. La tempesta parla con voce grossa. Cos pensa: natu ralmente a suo modo. Pensa per anche a se stesso. Sono cresciuto poco. Il mio cuo re sempre felice alla vista di una fanciulla. Amo molto viaggiare. Eccetera. Ci divertente e buono, e pu essere che abbia anche una qualche utilit nascosta per chi ama fare questo gioco nella sua testa. Ma il Papalagi pensa cos tanto che pen sare per lui diventata un'abitudine, una necessit, addirittura un obbligo. Riesce solo con difficolt a non pensare e a vivere con tutte le sue membra insieme. Spe sso vive solo con la testa, mentre tutti i suoi sensi sono profondamente addorme ntati. Anche se va in giro, parla, mangia e ride. Il pensare, i pensieri, che so no i frutti del pensare, lo tengono prigioniero. E' una specie di ubriacatura de i suoi pensieri. Quando il sole splende bene nel cielo, pensa subito: Come splend e bene! E sta sempre l a pensare come splende bene. Ci sbagliato. Sbagliatissimo. F olle. Perch quando splende meglio non pensare affatto. Un abitante delle Samoa in telligente distende le sue membra alla calda luce e non sta a pensare niente. Ac coglie in s il sole non solo con la testa, ma anche con le mani, ipiedi, le gambe , la pancia, con tutte le membra. Lascia che la pelle e le membra pensino da sol e. E queste da parte loro pensano, anche se in modo diverso dalla testa. Il pens are sbarra il cammino al Papalagi in molti modi, come un blocco di lava che non s pu scansare. Pensa lietamente, ma poi non ride; pensa cose tristi, ma non piange . Ha fame, ma non coglie frutti di taro. per lo pi un uomo con i sensi che vivono in inimiczia con lo spirito: una persona che divisa in due parti. Nessuno di fronte ad un piatto ben cucinato si rifiuta di credere al proprio gus to cercando, prima e come condizione per assaporare il boccone, spiegazioni razi onali convincenti al suo godersi quell'armonia di sapori e neppure cercando un m odello teorico che spieghi il fenomeno. Si pensa e si dice mi piace e basta. L'assenza, o la presenza, di una spiegazione logica o di modelli interpretativi non rende pi o meno gradevole il piatto. Ancor meno pensabile che chicchessia, innamorandosi di una donna o di un uomo, o provando amore per il proprio figlio, assuma l'atteggiamento di rifiutare tali sentimenti in assenza di una spiegazione razionale o un modello interpretativo c onvincente. Ognuno si rende conto che certi fenomeni non attengono alla sfera razionale; che si percepiscono e si vivono come esperienze senza bisogno, per viverle, di filt rarle razionalmente inquadrandole all'interno di schemi logici. Sono fenomeni che possono anche essere studiati scientificamente da specialisti il cui mestiere quello di interpretare tutti i fenomeni nella loro (loro degli s pecialisti non dei fenomeni) chiave di lettura - studiare le papille gustative o le dinamiche psicologiche e/o biologiche dell'innamoramento - ma ci non toglie c he il fenomeno reale, come vissuto dal protagonista, non si arricchisca o non si a sminuito dalle spiegazioni razionali e/o ordinate in un sistema. in altre parole il fenomeno accade, ed vissuto soggettivamente dalla persona, a prescindere dall'inquadramento del fenomeno stesso in un modello, una teoria, un a legge scientifica. Il modello, la teoria, la legge sono strumenti che la nostr a razionalit crea per ordinare i fenomeni secondo dinamiche o schemi accettati da lla nostra mente come logici, ma si tratta di un ordine che non insito, intrinseco alle cose o ai fenomeni.

solo una costruzione (pi o meno razionale) della nostra mente per permetterci di orientarci, di creare schemi di riferimento, di definire confini e procedure che ci permettano di superare il timore e il disorientamento che ci comporta verifi carci protagonisti passivi degli eventi, cio all'interno di un universo che non sia mo in grado di dominare. Gli scienziati utilizzano i concetti di ordine intrinseco e ordine estrinseco pe r chiarire il rapporto tra fenomeni e,teorie interpretative, ed un marchingegno semplice costruito in laboratorio ci consente di farne una esperienza diretta, c ome descritto nel brano riquadrato. ...Immaginiamo per esempio un grosso cilindro cavo che ne contenga uno pi piccolo : lo spazio tra i due cilindri viene riempito di un liquido chiaro e viscoso com e la glicerina. Supponiamo ora di depositare una piccola goccia d'inchiostro sulla superficie de lla glicerina. A causa della natura di quest'ultima, la goccia di inchiostro rim ane intatta, una macchia nera dai contorni ben definiti che galleggia su un liqu ido chiaro. Se noi cominciamo a far ruotare uno dei cilindri, diciamo in senso o rario, la goccia di inchiostro si spande nella direzione opposta, formando una s triscia che diventa sempre pi sottile finch non scompare del tutto. La goccia di i nchiostro ora completamente avvolta dalla glicerina, ma ancora l. Se ruotiamo il cilindro nella direzione opposta, essa riappare. Si vedr dapprima una sottile str iscia che si ingrossa sempre di pi fino a raccogliersi in un punto e riformare la macchia. Se continuiamo a ruotare il cilindro in senso antiorario, riaccadr la s tessa cosa, ma nella direzione opposta. Possiamo ripetere questo processo tutte le volte che vogliamo. Ogni volta la macchia di inchiostro diventa una linea sot tile che poi scompare nella glicerina, per poi riapparire solo quando il moto di quest'ultima viene invertito. Se necessario un giro completo del cilindro in senso orario per far scomparire completamente la goccia, un giro completo in senso antiorario la far riapparire n ella sua originaria forma e posizione. Il numero di giri necessari per far scomp arire o riapparire la goccia sono l'ordine nascosto. Bohm lo chiama ordine implic ito, che poi ha lo stesso significato. Supponiamo ora di depositare una goccia di inchiostro sulla superficie della gli cerina, ruotare il cilindro in senso orario finch la goccia non scompare (un giro completo), aggiungere una seconda goccia nella glicerina, continuare a girare i l cilindro nella stessa direzione finch anche questa non scompare (un ulteriore g iro), e poi aggiungere una terza goccia d'inchiostro e far girare il cilindro an cora una volta, finch non scompare anche la terza goccia. Adesso abbiamo tre gocc e d'inchiostro nascoste nella glicerina. Nessuna di esse visibile, ma noi sappia mo dov' ciascuna di esse nell'ordine implicito. Quando giriamo il cilindro nella posizione opposta, apparir una goccia di inchios tro (la terza) dopo un giro, un'altra goccia (la seconda) dopo il giro successiv o, e ancora un'altra (la prima) dopo il terzo giro. Questo l'ordine rivelato, o esplicito. Le tre gocce sembrano non avere nessuna rel azione nell'ordine esplicito (rivelato), ma noi sappiamo che sono correlate nell 'ordine implicito (nascosto)... In realt se la mano che determina la quantit e il ritmo delle gocce di inchiostro mantiene un ordine formale (formale nel senso di rispettoso delle nostre dinamic he logiche) possiamo elaborare un modello che descriva, spieghi e magari preveda il fenomeno (definire una legge). Immaginiamo di essere un topolino (o uno scarafaggio o una cavalletta, che fa lo stesso) affacciato al bordo dei cilindri sopra descritti e immaginiamo che qual cuno abbia inserito nella glicerina secondo un ordine noto solo a lui le gocce d i inchiostro: una goccia poi due giri del cilindro, una goccia e due giri, una g occia e due giri. L'osservatore-scienziato-topolino, osservando il cilindro e il fenomeno macchie di inchiostro che appaiono, dopo aver rilevato pi volte che ogni due giri appare un a macchia, enuncer una legge universale: ogni due giri del cilindro appare una mac chia di inchiostro e sar perfino in grado di esprimere la legge con una (semplice) equazione matematica. Lo stesso potrebbe fare l'osservatore-scienziato-topolino (se il suo quoziente d

i intelligenza e le sue conoscenze matematiche fossero adeguate) anche nel caso in cui le gocce di inchiostro fossero inserite in qualsiasi altro modo ordinato e logico; una goccia/un giro, poi una goccia/due giri, poi una goccia/tre giri, un a goccia/quattro giri ecc. oppure una goccia/due giri, poi una goccia/quattro gi ri, una goccia/otto giri, una goccia/sedici giri ecc. o con qualsiasi altro ordi ne formale possibile. Ma se la mano che manovra il contagocce (gli dei, la natura, il fato ecc.) lasci asse cadere l'inchiostro in modo casuale, oppure in modo ordinato per un certo p eriodo e poi cambiasse ritmo, il povero osservatore-scienziato-topolino si vedre bbe continuamente smentite le previsioni e sconfessate le leggi e sarebbe sicura mente costretto a cambiare professione (a meno di inventare una macchina rivelatr ice d'inchiostro o di sviluppare capacit extrasensoriali di percezione dell'inchios tro diffuso nella glicerina). Proviamo a immaginare poi (come avviene nella realt reale) che il sistema osserva to (il marchingegno con la glicerina) non sia cos semplice, con l'unica variabile del movimento circolare uniforme del cilindro, ma le variabili siano numerose: la glicerina sia in movimento caotico (in ebollizione per esempio), che la sua d ensit vari per effetto del calore, che le macchie di inchiostro siano di dimensio ni e colori diversi, che ambedue i cilindri ruotino in modo disordinato e siano sottoposti a sobbalzi ecc.; le possibilit per l'osservatore- scienziato-topolino di veder confermata la sua legge e rispettate le sue previsioni divengono pratic amente nulle. L'intelligenza delle cose Nella realt reale (per esempio nel corso di un trattamento shiatsu come nella cre scita di un albero o nelle precipitazioni atmosferiche di un giorno a caso in un a localit a caso) le variabili che influenzano i fenomeni sono pressoch infinite, tali da rendere del tutto impossibile non dico la formalizzazione di una legge e spressa da una equazione matematica, ma anche la singola previsione certa. Solo la mano che manovra il contagocce (il fato, la natura, gli dei ecc.) sa dov e e in che sequenza ha messo le gocce. Noi, scusate, il topolino pu solo far tesoro delle esperienze vissute e osservate per cercar di prevedere che cosa possibile che accada o al massimo cosa probabi le (o pi probabile) che accada in date circostanze, con la sola certezza che ogni accadimento, che ogni fenomeno comunque unico e irripetibile; nello shiatsu ogn i trattamento un evento unico in quanto coinvolge in un momento unico l'original e peculiarit di due persone uniche. Nessuno si rende conto di quanto la vita sia complessa: un solo uovo fecondato h a pi di centomila geni che agiscono in modo coordinato e trasformano questa singo la cellula in un essere vivente completo. Quella singola cellula comincia a divi dersi, ma le cellule successive si differenziano. Alcune sono nervi. Altre intes tini, altre arti. Ogni serie di cellule segue un suo programma e si sviluppa int eragendo. Alla fine vi sono duecentocinquanta tipi di cellule che si sviluppano contemporaneamente, al momento giusto. Quando l'organismo ha bisogno di un appar ato circolatorio, il cuore comincia a battere. Quando occorrono gli ormoni, le s urrenali cominciano a produrli. Questo sviluppo incredibilmente complesso proced e alla perfezione settimana dopo settimana. E' incredibile. Non vi alcuna attivi t umana che sia paragonabile a questo... Da un punto di vista matematico, possiam o descrivere due cose interagenti, come due pianeti nello spazio. Ma descrivere tre cose interagenti diventa un problema. E non riusciamo affatto a descrivere q uattro o cinque cose interagenti, si deve rinunciare all'impresa. E nella cellul a ci sono centomila cose che interagiscono. Tutto talmente complesso che viene d a chiedersi come possa verificarsi la vita. Alcuni ritengono che la risposta sti a nel fatto che le forme viventi si autorganizzano. In realt l'ordine (o il caos) sottinteso ad ogni manifestazione del reale, l'ordi ne su cui intendiamo operare all'interno di un trattamento shiatsu, un ordine ch e non segue le nostre logiche, che non rispetta le nostre forme, che non si sott omette ai nostri criteri perch non nasce da noi e ci impossibile, topolini-ricerc atori-scienziati dal quoziente intellettivo sviluppato, sapere come ha operato l a mano che impugnava il contagocce.

Nel nostro tentativo di comprendere la realt noi assomigliamo a uno che cerchi di capire il meccanismo di un orologio chiuso. Egli vede il quadrante e le lancett e, pu anche sentirne il tic-tac, ma non ha alcuna possibilit di aprirlo. Se una pe rsona ingegnosa pu in qualche modo raffigurarsi il meccanismo responsabile dei fe nomeni che osserva, ma non potr mai essere sicuro che la sua ipotesi sia l'unica a poter spiegare le sue osservazioni. Non riuscir mai a paragonare la sua immagin e mentale con il meccanismo reale e non pu neppure immaginare la possibilit del si gnificato di un tale confronto. Gli orientali, o meglio i taoisti, hanno da qualche migliaio d'anni compreso ci e liquidano i tentativi di spiegarsi o di spiegare i principi uniformatori dell'u niverso con la semplice (ma tutt'altro che semplicistica) affermazione: Il Tao non descrivibile; se fosse descrivibile non potrebbe essere il Tao.

6 Passo Afferrare la realt Il bisogno di modelli Se non ci si preoccupa di afferrare l'inafferrabile bens di intervenire sulla vit a che passa e che scorre come un filo impercettibile, bisogna per forza accostar si ai suoi diversi aspetti per mezzo di una serie di strumenti che la aggredisca no da tutte le parti, da tutti ipunti di vista. Schatz, Larre, de La Valle, Agopuntura Per innumerevoli millenni l'uomo si accontentato di prendere atto giorno per gio rno che il sole sorgeva, attraversava il cielo nella sua corsa e tramontava; ave va troppo da fare per procurarsi il cibo e sfuggire alla caccia dei predatori pi grossi di lui per trovare il tempo di chiedersi come poteva succedere tutto ci. Quando si fu sistemato un po' pi comodamente (e nel frattempo pare - ma non certo - che la sua massa cerebrale si fosse espansa) ed ebbe il tempo di fare occasio nalmente il pensatore (gli intellettuali come categoria ancora non esistevano) s ent il bisogno di trovare una spiegazione a quanto gli succedeva di osservare ogn i giorno, di crearsi un modello che potesse giustificare il sorgere e il tramontar e quotidiano del sole. La sua dimensione razionale, ancorch in fase nascente, reclamava la propria grati ficazione, esprimeva il bisogno di essere rassicurata. E nacque il primo modello ! Fu chiamato (molto pi tardi) modello geocentrico e in sostanza si basava sull'ipo tesi (che per tutti divenne convinzione e pi tardi fede) che la terra, piatta, fo sse il centro dell'universo e che il sole e la luna girassero attorno (le stelle invece erano fissate alla volta celeste). Nelle varie versioni elaborate dalle diverse culture, questa ipotesi resse fino a lla met di questo millennio ed era in grado di spiegare molti dei fenomeni connes si al movimento relativo del sole osservabili ad occhio nudo nella vita quotidia na della persona comune; ed in effetti proprio a questo serviva il modello. Ma con l'affinarsi delle osservazioni ed il progredire dei mezzi di indagine il modello geocentrico mostr i propri limiti; troppi fenomeni osservati e osservabili entravano in contraddizione con questo modello e pian piano si aff erm un nuovo modello, quello eliocentrico, che affermava la centralit del sole e d egradava la terra a pianeta rotante attorno al sole e a se stessa. Questo nuovo modello soppiant (non senza traumi) il modello geocentrico perch era pi soddisfacente, cio forniva una ipotesi di lavoro che spiegava in modo esaurient e la stragrande maggioranza dei dubbi cui il modello precedente non aveva saputo dare risposta. Inutile dire che con il progresso dei secoli seguenti anche il modello eliocentr ico si rivel essere via via inadeguato a spiegare in modo soddisfacente i fenomen i che si evidenziavano man mano che il progresso tecnologico e l'espansione dell a conoscenza scientifica avanzavano (le galassie, l'universo in espansione, il b ig bang, i buchi neri ecc.).

Oggi i modelli che cercano di spiegare la struttura dell'universo si sprecano; a nzi l'esperienza ha insegnato ad essere pi prudenti e parlare solo di ipotesi sci entifiche. Ma vale la pena di osservare che, mentre il modello geocentrico ha costituito un o strumento interpretativo validamente usato suppergi per tre millenni, il modell o eliocentrico non ha retto tre secoli; i modelli pi recenti in genere si rivelan o superati nel giro di qualche decennio, a volte di pochi anni. Paradossalmente pi l'uomo ha progredito nella conoscenza (grazie a nuovi metodi e strumenti di indagine) pi le certezze si sono sciolte come neve al sole; sicuram ente le certezze dell'astrologo di duemila anni fa erano pi solide e assolute di quelle dell'astronomo di quattrocento anni fa e di gran lunga pi incrollabili di quelle dell'astrofisico moderno. Proprio perch l'astrofisico di oggi sulla natura e sulle dinamiche dell'universo ne sa infinitamente di pi dei suoi predecessori, sa che non vi sono certezze, sol o ipotesi, pi o meno plausibili e rassicuranti. Oggi nessuno si sognerebbe di scatenare una guerra di religione (con tanto di sc omuniche e persecuzioni) per la prevalenza di un modello su un'altro come avvenn e ai tempi di Galileo (anche se qualcosa di analogo avviene talvolta ancora all' interno delle comunit scientifiche) perch a quei tempi pensavano di discutere di c ome realmente l'universo, non di quale modello fosse pi idoneo come strumento di la voro per una simulazione realistica di quanto si osserva accadere intorno alla t erra. Per fare un'altro esempio, nessuno aveva visto come era fatto l'atomo quando si ipotizz che fosse costituito da un nucleo (con particelle positive e particelle n eutre) e particelle caricate negativamente che ruotavano attorno, ma si pens che s e l'atomo fosse stato costituito a quel modo molti fenomeni chimici e fisici osse rvati diventavano comprensibili e prevedibili. Era quindi un modello utilizzabile operativamente con successo in molti casi, ol tre che gratificante per la dimensione razionale, e come tale prezioso per la co mprensione dei fenomeni. Oggi si conoscono almeno una dozzina di particelle componenti l'atomo, e la ricerc a tutt'altro che finita. Vivere l'evidenza Le conoscenze astronomiche smantellano via via tutte le certezze; possiamo propr io dire che ogni scoperta scientifica aumenta il margine di incertezza; l'immagi ne e la didascalia sopra riportate sono tratte dalla rivista Focus, Mondadori, n. 5, 8 agosto 1997, p. 82. Altro che fermo in mezzo al sistema solare ! Il Sole si muove, eccome. Ilsuo ball etto stato calcolato dagli specialisti della rivista Sky and Telescope. Le considerazioni fin qui svolte possono orientarci nella nostra ricerca, recupe rando atteggiamenti pi adeguati ad un rapporto positivo con i fenomeni in cui ci troviamo immersi, e in particolare con il fenomeno shiatsu ora al centro della nos tra attenzione. In primo luogo l'uomo ha sempre convissuto con i fenomeni, integrandoli nella pr opria vita, senza subordinarli ad una spiegazione razionalmente soddisfacente; p er millenni l'uomo ha impostato vita ed attivit sui movimenti del sole prima di s entire il bisogno di elaborare modelli interpretativi del fenomeno, e lo scontro e il sovrapporsi dei modelli nei secoli ben poco hanno influito sulla vita indi viduale e collettiva e sulle attivit umane. Per la scelta del momento della semina che al centro dell'universo stia la terra , il sole o che non esista un centro del tutto indifferente e i navigatori si er ano spinti fino alle Americhe ben prima che gli scienziati ipotizzassero la roto ndit della terra. Lo stesso Newton, quando pone le basi del suo modello (che reggeranno per quasi trecento anni, plasmando una nuova, sconvolgente - per l'epoca - cultura) non su bordina l'osservazione e l'evidenza della realt alle spiegazioni razionalmente co nvincenti, ma lavora sulla base di ci che succede, anche se sconcertato dall'assurdit dell'evidenza. In una lettera a Richard Bently, uno studioso di classici, Newton scrisse:

... il fatto che un corpo possa agire su un altro a una certa distanza attravers o il vuoto senza l'intervento di nient'altro... per me un 'assurdit cos grande che credo nessun uomo che si sia occupato con competenza di materie filosofiche ne abbia mai incontrato una simile. E ancora, nel famoso trattato Philosophiae Naturalis Principia Mathematica: ... non sono stato in grado di scoprire la causa di questo effetto della gravit da ll'osservazione dei fenomeni, e non oso avanzare ipotesi... sufficiente sapere c he la gravit esiste effettivamente, che agisce secondo le leggi che abbiamo spieg ato, e che fornisce una spiegazione pi che esauriente per il moto dei corpi celes ti... In breve, l'azione a distanza poteva essere descritta ma non spiegata. Ma che tu tto ci fosse razionalmente sconvolgente, cio che il modello non lo convincesse nel le sue spiegazioni razionali, non imped a Newton di fare il proprio lavoro di ric ercatore e di scienziato e di fondare la fisica classica. Accendere i sensi In secondo luogo lo studio e/o il confronto tra i modelli interpretativi (le teo rie) deve partire dalla chiara consapevolezza che non si tratta di analizzare e discutere di come il fenomeno e di quello che realmente succede, ma solo della maggi ore o minore idoneit di questo o quel modello a fornirci un'immagine razionalment e comprensibile di cosa sta dietro al fenomeno e che in qualche misura ci rassic uri e ci orienti nel rapporto con il fenomeno stesso, anzi nel vivere il fenomen o. come se nel tentativo di stabilire se una carta geografica sia pi o meno idonea d i un'altra a darci un'idea di come fatta una regione, dimenticassimo che la regi one, con i suoi paesaggi, la sua popolazione, la sua cultura ecc. tutt'altra cos a che quei pezzi di carta (e del resto chi conosce a fondo la regione non ha cer to bisogno della carta geografica per viverci). Tornando allo shiatsu dichiaro subito che non ho nessuna intenzione di spiegare su quali teorie, su quali modelli si basi lo shiatsu perch anteporre la teoria al la pratica (e ancora pi radicalmente la separazione tra teoria e pratica) il pegg ior modo di introdursi ad un'esperienza di vita come lo shiatsu do. Nello shiatsu occorre tuffarsi impegnandosi a fare le pressioni (secondo le indica zioni fornite) e lasciando, senza aspettative e pretese, che accada quel che acc ade, come in tutte le esperienze essenziali. La capacit di impegno nel praticare e nell'osservare quel che accade senza precon cetti indotti da questa o quella teoria, questo o quel modello, insomma essere a ttivamente dentro l'esperienza a mente vuota e sensi accesi, la condizione per viv ere una reale, essenziale, profonda esperienza di shiatsu. Ma siamo occidentali del XX secolo e non possiamo liberarci in un botto di tutta un'educazione che ci fa sentire orfani se la mente non gratificata a sufficienz a, anzi se non si trova in posizione preminente (nelle nostre scuole si studiano i libri, non la vita). Se ci poniamo in una situazione del genere la nostra mente o si ribella esplicit amente e oppone un muro impedendoci l'esperienza, o finge di stare al gioco, per poi continuare ad intrufolarsi subdolamente, ad inquadrare, snaturandole, le es perienze in questo o quello schema teorico. Anche per questo un momento fondamentale dell'esperienza proposta per l'apprendi mento dello shiatsu una pratica ripetitiva - il kata - che prende in contropiede , spiazzandola, la mente. Giocare con i modelli o farsi giocare dai modelli Bisogna anche fare i conti con il fatto che quasi tutti i libri, le scuole o gli istruttori di shiatsu iniziano esponendo le teorie che giustificano e/o nobilitan o lo shiatsu e si creata un'abitudine, oserei dire una dipendenza, nel mondo del lo shiatsu, a e da modelli che probabilmente con lo shiatsu hanno poco da sparti re. Non si tratta a questo punto, di contrapporre alla diffusa subordinazione agli sc hemi teorici dei pi un atteggiamento di rifiuto assoluto dei modelli in nome di un a sublime immediatezza dell'esperienza nell'evento shiatsu, ma di affrontare il pr

oblema imparando ad usare i modelli quando e per quel che servono. Visto che per tutti noi, cresciuti ed educati nella e dalla forma di pensiero oc cidentale e pi o meno infatuati della cultura orientale, impossibile entrare verg ini nello shiatsu do, essenziale imparare a giocare dialetticamente con i divers i punti di vista che ci possono permettere una visione ampia e dinamica dei feno meni. I modelli teorici non sono il demonio (anche se il saggio taoista Chao- Chou, Jo shu per gli amici, annotava: Il diavolo si nutre dello spazio tra pensiero e azio ne); anzi, in una seconda fase, possono essere un utile supporto alla pratica per una progressiva integrazione tra dimensione razionale e dimensione percettiva. Importante usarli per quello che sono, strumenti e non dogmi, ipotesi di lavoro e non fedi, schemi per interpretare i fenomeni e non verit assolute. I modelli con cui ci troveremo nella nostra pratica a fare i conti sono fondamen talmente quattro: 1. il modello scientifico moderno occidentale; 2. il modello derivato dalla medicina tradizionale cinese; 3. il modello taoista; 4. il modello propostoci dalla fisica contemporanea e dalle teorie del caos e della complessit. E' importante che cerchiamo fin da ora, anche se in maniera superficiale e schem atica, di definirne i campi d'uso, i punti di forza e i limiti; ovviamente non i n astratto e/o in assoluto ma in relazione all'esperienza che stiamo affrontando , cio un training di apprendimento dello shiatsu.

7 Passo La Grande Macchina Il modello scientifico occidentale Un'intelligenza che, ad un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui animat a la natura... abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei pi grandi corpi dell'universo e dell'atomo pi leggero. P.S. de Laplace per tutti talmente evidente che l'uomo fatto di materia che quando, nel corso di un'affollata assemblea di professionisti dello shiatsu, mi trovai ad affermare ch e nello shiatsu considerare l'uomo come fatto di ossa, muscoli ecc. era deviante (per cui risultava come minimo inutile, probabilmente dannoso inserire nei prog rammi delle scuole di shiatsu materie come anatomia e fisiologia), fui considera to con curioso interesse (dice cose interessanti e stimolanti) e irritato scetti cismo (ma cosa c'entra tutto questo con la nostra professionalit). Solo i pi ingenui caddero nella trappola di affermare candidamente ma ovvio che l' uomo fatto di ossa e muscoli, lo pu vedere chiunque, offrendomi la possibilit di co ntinuare nei miei sproloqui e argomentare che solo una questione di punti di vis ta: l'uomo per il fisioterapista fatto di ossa e muscoli, per il pittore di form e e colori, per lo psicoterapeuta di emozioni e conflitti, per l'agopuntore di v uoti e pieni energetici ecc. La reazione spontanea e immediata di molti presenti era stata generata dal comun e modo di pensare, dal buon senso comune dell'uomo del XX secolo, prodotto di al cuni secoli di cultura basata sul cosiddetto modello scientifico occidentale. In realt nell'ultimo secolo la fisica quantistica e la teoria della relativit hann o profondamente sovvertito nel mondo della cultura evoluta i presupposti stessi di questo modello (tra i dotti nessuno ci crede pi, come nessuno crede pi al modello eliocentrico o all'indivisibilit dell'atomo), ma esso rimasto la base della cult ura di massa, anche nel campo della medicina e delle cosiddette scienze umane. Non intendo fare una panoramica degli elementi costitutivi nelle loro interrelaz ioni e della genesi storica (superamento compreso) del modello scientifico occid entale, ma ci utile analizzarne alcuni aspetti chiave per valutare quanto e come questo modello possa divenire uno strumento di lavoro per il praticante shiatsu

e quali trappole possa invece tendere, annebbiandone la consapevolezza nell'esp erienza. Tali aspetti sono il meccanicismo, il riduzionismo e, ovviamente, l'idea di mater ia, in un quadro di oggettivit dell'esperienza. Un'intuizione e un abbaglio Nel 1630, Cartesio visit i giardini di Versailles, che erano famosi per i loro com plessi meccanismi automatici. Quando l'acqua veniva fatta scorrere, iniziava a s uonare della musica, delle ninfe marine cominciavano a muoversi, e un gigantesco Nettuno, completo di tridente, avanzava con movimento meccanico. Che la sua ide a fosse precedente a quella visita o meno, la filosofia di Cartesio, supportata dalla sua stessa matematica, si fond sul principio che l'universo e tutte le cose in esso contenute fossero macchinari. Dai tempi di Cartesio fino all'inizio di questo secolo, e forse proprio a causa sua, i nostri antenati cominciarono a ved ere l'universo come una Grande Macchina. E nei tre secoli successivi svilupparon o le scienze principalmente per scoprire come funzionasse questa Grande Macchina . Il modello meccanicistico newtoniano dell'universo costituiva la struttura portan te della fisica classica. Si trattava in effetti di una fondazione veramente for midabile, che sorreggeva graniticamente tutta la scienza e che per quasi tre sec oli offr una solida base alla filosofia naturale. La concezione meccanicistica della natura quindi in stretto rapporto con un deter minismo rigoroso. La gigantesca macchina cosmica era considerata completamente c ausale e determinata. Tutto ci che avveniva aveva una causa definita e dava luogo a un effetto definito e, in linea di principio, si sarebbe potuto prevedere con assoluta certezza il futuro di una parte qualsiasi del sistema se si fosse cono sciuto in un qualsiasi istante il suo stato in tutti i suoi particolari. Questa convinzione trov la sua espressione pi chiara nelle famose parole del matematico f rancese Pierre-Simon de Laplace: Un'Intelligenza che, ad un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui animat a la natura e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono, se per di pi fosse abbastanza profonda per sottomettere questi dati all'analisi... abbracc erebbe nella stessa formula i movimenti deipi grandi corpi dell'universo e dell'a tomo pi leggero: nulla sarebbe incerto per essa e l'avvenire, come il passato, sa rebbe presente ai suoi occhi. Nel Settecento e nell'Ottocento si assist ad un enorme successo della meccanica ne wtoniana. Newton stesso applic la sua teoria al moto dei pianeti e riusc, a spiega re le caratteristiche fondamentali del sistema solare. Lo scenario dell'universo newtoniano nel quale avevano luogo tutti i fenomeni fi sici era lo spazio tridimensionale della geometria euclidea classica: uno spazio assoluto, sempre immobile e immutabile. Secondo le parole di Newton: Lo spazio assoluto, per sua stessa natura senza relazione ad alcunch di esterno, rimane sempre uguale e immobile. Tutti i mutamenti che si verificano nel mondo fisico erano descritti in funzione di una dimensione separata, chiamata tempo, anch'essa assoluta, che non aveva a lcun legame con il mondo materiale e che fluiva uniformemente dal passato al fut uro, attraverso il presente: Il tempo assoluto, vero, matematico disse Newton in s e per sua natura senza relazio ne ad alcunch di esterno, scorre uniformemente. In realt, da ricercatore troppo serio per sorvolare sulle incongruenze e troppo o nesto per nascondersi le contraddizioni, Newton aveva ipotizzato un'intervento oc casionale di un'entit superiore per riaggiustare il meccanismo quando non funziona va. Tuttavia il suo modello planetario era estremamente semplificativo - vi era trascurata, per esempio, l'influenza gravitazionale tra i pianeti - cosicch ne ri sultavano alcune irregolarit che Newton non riusciva a spiegare. Egli risolse que sto problema supponendo che Dio fosse sempre presente nell'universo per corregge re tali irregolarit. L'uomo, che macchina! Anche la ricerca sull'uomo, sulla sua costituzione, sulle sue funzioni vitali, s

ulle sue disfunzioni (leggi malattie) fu impostata sulla base di questi presuppo sti; l'organismo umano una perfetta e meravigliosa macchina le cui dinamiche son o indagabili e conoscibili, pezzo per pezzo, e riconducibili ad uno schema gener ale. Il mito della ricerca scientifica nel campo medico come progresso di conoscenza, magari lento e faticoso ma certo nel suo successo finale ( solo questione di tem po e, soprattutto, di entit dei finanziamenti), che ancora oggi non conosce dubbi nella medicina ufficiale, trova la sua radice in questa concezione del mondo. P ensiamo alla grancassa trionfalistica con cui vengono presentate dai media le nu ove scoperte e tutte le faraoniche iniziative imbastite per finanziare la ricerc a in questo o quel campo. Del resto ovvio che se l'universo (e l'organismo umano) una macchina con suoi el ementi costitutivi parcellizzabili, con un suo funzionamento globale che nasce dal funzionamento combinato delle parti, se la costituzione de l singolo elemento uguale in tutti i soggetti e il funzionamento ripetitivo (add irittura inglobabile in leggi immutabili esprimibili mediante funzioni matematic he), la scoperta e il dominio degli elementi e dei meccanismi solo questione di te mpo e risorse. E i miracolosi progressi della scienza in generale e della medicina in particola re per almeno tre secoli alimentarono questa convinzione, plasmarono questa cult ura (illuminismo, razionalismo, positivismo ecc.) che costituisce la nostra matr ice culturale, lo stampo che ci ha strutturati. L'anatomia e la fisiologia patologica indagarono la struttura e il funzionamento della macchina organismo umano e l'incredibile progresso nella cura delle malatti e sembr dimostrare che l'uomo avesse trovato finalmente (e definitivamente) la ch iave di comprensione (e di dominio) della natura. Il confronto tra i due casi clinici riportati nelle pagine seguenti pu dare un'idea del balzo che in meno di trecento anni la scienza ha fatto; risultati an cor pi prodigiosi se confrontati con le conoscenze (e soprattutto con i successi clinici) costruite nei tre millenni precedenti. Nasce l'anatomia patologica Nei due secoli e mezzo che seguirono l'autopsia del cadavere pieno di pus del ve cchio di Bologna, eseguita da Morgagni, avvenne la grande evoluzione della medic ina scientifica. Per prima cosa si stabil che ogni sintomo ha origine in una sede anatomica specifica, di cui si pu individuare la posizione. Il sintomo, che Morg agni riteneva l'urlo dell'organo sofferente, fu in seguito considerato pi verosimil mente l'urlo del tessuto sofferente, o, ancora dopo, della cellula o della strut tura molecolare. Nel frattempo, vari tipi di sintomi venivano differenziati l'un o dall'altro e raggruppati in categorie: si riscontr che essi si manifestavano in sieme ad altri in combinazioni sufficientemente prevedibili da permettere il ric onoscimento e la classificazione di specifiche malattie. Il rapido sviluppo dell 'arte dell'esame fisico, all'inizio del diciannovesimo secolo, consent di prevede re nell'essere vivente i cambiamenti che fino ad allora si riscontravano solo at traverso uno studio post-mortem. Verso la met del secolo, i medici erano diventat i abbastanza abili nel diagnosticare le malattie attraverso i sensi e lo stetosc opio. Ben presto, una sempre maggiore comprensione dei misteri della fisiologia port alla valutazione delle alterazioni, non solo fisiche ma anche chimiche, lega te alla malattia. E la fisiologia patologica Il primissimo articolo dell'Archivio (1847) dest sensazione tra i medici tedeschi . In esso, Virchow delineava la convinzione che la malattia non fosse un'aberraz ione che si instaura in un organismo sano, ma semplicemente un'alterazione della salute. I teorici pi autorevoli in quel periodo consideravano la malattia uno st ato completamente estraneo al normale funzionamento dei tessuti, che nasceva all 'interno del corpo o vi penetrava dall'esterno, con una sua fiaccante esistenza simile a quella di un parassita estraneo che succhia la vita all'organismo che, contro la sua volont, lo ospita. Per loro, i tessuti patologici erano prodotti de novo da una i

potetica sostanza-madre impazzita, o forse da sedimenti del sangue stesso. Secon do questa formulazione, le strutture malate sono talmente differenti dalle sane che non si pu imparare niente delle prime studiando le altre. Fu proprio questa f ormulazione che Virchow confut nel suo primo saggio Punti di vista sulla medicina scientifica, in cui illustr la sua definizione di medicina scientifica, termine assa i critico: La medicina scientifica ha come soggetto le mutate condizioni dell'organismo sof ferente o di particolari organi malati, l'identificazione delle deviazioni nei f enomeni normali che si verificano in condizioni specificatamente alterate e, inf ine, la scoperta dei mezzi per l'abolizione delle condizioni anormali. Questo pr esuppone la conoscenza dei fenomeni della vita in situazioni di normalit e delle condizioni che rendono possibile tale normalit. Pertanto, la base della medicina scientifica la fisiologia. Nella medicina scientifica si possono distinguere due parti: la patologia, che dovrebbe fornire informazioni sulle condizioni alterat e e sulla fisiologia alterata, e la terapia, che cerca i mezzi per ripristinare o mantenere condizioni normali. In sostanza, la medicina clinica non medicina sc ientifica, neppure se praticata dal pi grande maestro; la medicina clinica l'appl icazione della medicina scientifica. Si deve riconoscere che questo non il momen to di formulare sistemi, ma il momento di compiere ricerche particolareggiate... La decisione finale in queste faccende rimane alla scienza che, fino a ora, agl i inizi e appare destinata a sostituire la patologia generale. Mi riferisco qui alla scienza della fisiologia patologica... L'anatomia patologica la dottrina dei disturbi della struttura, laddove la fisio logia patologica la dottrina dei disturbi della funzione. Anno 1705 Un uomo anziano, di settantaquattro anni, costituzione snella, amante del vino, da un mese aveva iniziato a camminare scaricando il peso soprattutto sulla gamba sinistra. I suoi servi avevano notato che zoppicava, ma lui non ne parlava n lam entava alcun disturbo. Dopo ventidue giorni di questa andatura zoppa, fu colto d a dolori generalizzati all'addome. Si cur con polvere di triaca, rimedio assai in uso fin dall'antichit. Il dolore cess. Dodici giorni dopo, verso mezzogiorno, ini zi ad accusare un dolore acuto e persistente nel quadrante inferiore destro dell' addome, da lui descritto come il morso di un cane. La zona dolorante era gonfia e il medico, a quel punto consultato, pot apprezzare una massa dura a una forte e c ontinuata pressione della mano. Il medico not che il polso era rapido, gli occhi apparivano strani, infossati e la lingua asciutta. Il paziente trascorse una not te agitata. La mattina seguente, il polso era lento e appena percettibile. Il dolore e la ma ssa si erano estesi fino alla parte centrale inferiore dell'addome, e presto rag giunsero anche il lato sinistro. Il medico ordin di cavare al vecchio non meno di due etti di sangue. Fatto ci, si not che il punto di coagulazione presentava una spessa crosta gialla dall'aspetto malsano. Il paziente cominci a sentire nausea, ma non vomit. La seconda notte fu molto brutta. Il giorno seguente, il polso era debole e il vecchio vomit un liquido acido e ama ro. Parlava in modo incomprensibile, entrava e usciva dal delirio. La mattina su ccessiva ebbe frequenti convulsioni della durata ciascuna anche di un quarto d'o ra. Il polso era cos debole che poteva essere annullato con una leggera pressione delle dita del medico. Vomit un liquido repellente, dall'odore di feci. La respi razione si fece molto faticosa. Quella sera, inspiegabilmente uscito dal delirio , il vecchio emise un rantolo, si contorse e mor. Durante l'autopsia, effettuata il mattino successivo, gli elementi pi interessant i, come prevedibile, furono trovati nel quadrante inferiore destro della cavit ad dominale. La parte iniziale dell'intestino crasso, chiamata base del cieco, era una massa di cancrena laddove si trovano i muscoli che vanno verso la gamba. Un maleodorante ascesso era penetrato talmente in profondit in quei muscoli che non fu possibile estrarlo senza reciderlo, con massiccia fuoriuscita di pus e siero. Era stata identificata, dunque, la sede dei sintomi, ma non si riusciva a scopri re la causa prima da cui aveva avuto origine il processo morboso. Secondo le par

ole del medico che aveva effettuato l'autopsia, non c' modo di spiegare come l'inf iammazione si sia allargata all'intestino adiacente e neppure si possono spiegar e le altre circostanze da me descritte. L'anziano era morto, come forse avrete gi capito, per perforazione dell'appendice . Anno 1975 Alle dieci di sera del 20 agosto 1975, un meteorologo di quarantadue anni del Na tional Weather Service giunse al pronto soccorso del Milford Hospital, in Connec ticut, lamentando nausea, inappetenza e dolori all'addome. I sintomi erano inizi ati due giorni prima con un dolore diffuso, prima intorno all'ombelico, e poi gr adualmente localizzato nel quadrante inferiore destro dell'addome. Il paziente a veva vomitato una volta, il primo giorno dei sintomi. Mentre egli si dirigeva da l banco della registrazione verso la sala d'attesa, un'infermiera che lo accompa gnava not che zoppicava un po', appoggiando il peso soprattutto sulla gamba sinis tra. All'esame, il medico not che palpando e premendo con la mano la regione dole nte verso il basso, questa si presentava estremamente molle. I muscoli che la ri coprivano erano rigidi e non cedevano, l'addome era un po'gonfio. Un'esplorazion e rettale procurava al paziente un fastidio notevole, quando la punta del dito c ol guanto si spingeva verso l'alto del lato destro. Il medico diagnostic un'appen dicite, e richiese il consulto di un chirurgo. Quando questi arriv mezz'ora dopo, not che il paziente era cos disidratato che parl ava in modo legato, tanto la lingua era asciutta. Siccome ogni movimento gli rec ava dolore, aveva deciso di stare immobile, sdraiato sul lato destro e rannicchi ato con le ginocchia vicine al petto. Ormai gli esami del sangue richiesti dall' infermiera dell'accettazione erano stati completati, e rivelarono un aumento mar cato di globuli bianchi e di leucociti polimorfonucleici, a significare la prese nza di un'infiammazione seria. I livelli dell'emoglobina e dei maggiori componen ti chimici del sangue erano normali. La radiografia al torace risultava altretta nto normale e l'elettrocardiogramma non forniva dati di rilievo, nonostante alcu ne variazioni non specifiche in una delle onde. Il chirurgo conferm la diagnosi del medico del pronto soccorso. Dopo che gli furo no spiegati i rischi e i benefici di un intervento chirurgico, il paziente firm q uello che in termini legali si chiama consenso informato. Gli rasarono l'addome e lo portarono su una sedia a rotelle in sala operatoria. L'intervento cominci circa due ore dopo l'arrivo del paziente al pronto soccorso. Dopo l'anestesia totale, si procedette con una breve incisione nel quadrante de stro inferiore, lo spostamento da un lato dei muscoli sottostanti e l'apertura d ella cavit addominale. Dall'incisione schizzarono il siero maleodorante e il pus ivi formatisi, esattamente dello stesso tipo trovato da Giovanni Morgagni nell'a ddome del vecchio di Bologna due secoli e mezzo prima. Il chirurgo liber la base del cieco, togliendo l'appendice in cancrena e con ernia. Estrasse l'appendice, inser al suo posto un drenaggio e chiuse la ferita. Due ore dopo il risveglio, il paziente fu riportato nella sua stanza. Non si fece uso d i nessun altro medicamento, oltre agli antibiotici e ad alcune dosi di Demerol d urante le prime quarantotto ore di decorso post-operatorio. La guarigione, dopo alcuni giorni di fastidiosa febbre, avvenne senza complicazioni. Il paziente tor n a casa nel giro di una settimana e poco tempo dopo fu di nuovo al lavoro, a ten tar di prevedere il tempo; la sua appendice con ernia era solo un ricordo. L'insostenibile pesantezza della materia I clamorosi, innegabili progressi consentiti dall'approccio meccanicista/riduzio nista, troppo spesso dimenticati dai cultori delle cosiddette medicine alternati ve, avevano trovato un solido fondamento in un punto di vista che concepiva la m ateria come realt indistruttibile ed eterna. Gli elementi del mondo newtoniano che si muovevano in questo spazio e in questo tempo assoluti erano le particelle materiali. Nelle equazioni matematiche queste venivano trattate come punti materiali e Newton le considerava oggetti piccoli, s olidi e indistruttibili dei quali era costituita tutta la materia. Questo modell o era del tutto simile a quello degli atomisti greci. Tutti e due erano basati s

ulla distinzione tra pieno e vuoto, tra materia e spazio, e in entrambi i modell i le particelle rimanevano sempre identiche a se stesse in massa e forma. Nella sua Ottica, Newton ci fornisce una chiara descrizione di come egli immagin ava fosse avvenuta la creazione del mondo materiale da parte di Dio: Mi sembra probabile che Dio al principio abbia creato la materia sotto forma di particelle solide, compatte, dure, impermeabili e mobili, dotate di tali dimensi oni e forme, di tali propriet e di tali proporzioni rispetto allo spazio, da esse re le pi adatte per il fine per il quale egli le aveva create; e che queste parti celle originarie essendo solide, siano incomparabilmente pi dure di qualsiasi cor po poroso da esse composto; anzi tanto perfettamente dure, da non poter mai consumarsi o infrangersi: nessuna forza comune essendo in grado di div idere ci che Dio, al momento della creazione, ha fatto uno. Secondo Newton, all'inizio Dio cre le particelle materiali, le forze che agiscono tra esse e le leggi fondamentali del moto. In questo modo tutto l'universo fu p osto in movimento e da allora ha continuato a funzionare, come una macchina, gov ernato da leggi immutabili.

8 Passo La scienza si morde la coda L'arroganza degli scienziati deriva dall'assoluto rifiuto di ragionare in termin i di storia della scienza. Gli scienziati fingono che la storia non conti, perch gli errori del passato sono stati corretti dalle scoperte moderne. Ma naturalmen te i loro predecessori avevano la stessa convinzione Avevano avuto torto allora, cos come hanno torto gli scienziati moderni. M. Crichton, Il mondo perduto L'indagine via via pi approfondita degli elementi costitutivi della macchina-uomo , resa possibile dallo sviluppo degli strumenti e delle tecniche di indagine (st etoscopio, microscopio e poi via via tecniche di analisi chimiche, microbiologic he, radiografie ecc.) ha portato lo studioso a identificare la sede della malatt ia nella struttura sempre pi piccola: prima nella persona, poi nell'organo, quind i nel tessuto, nella cellula ecc. in un processo di approfondimento della conosc enza che ha via via cercato (e trovato) elementi costitutivi della macchina (i m attoni della costruzione) sempre pi piccoli, pi fondamentali, pi essenziali, arriva ndo a un certo punto a rendersi conto che in realt la macchina umana (e universal e) non aveva limiti n nel pi piccolo, n nel pi grande. La macchina non era indagabile, pi era conosciuta pi sfuggiva alla comprensione. Gi Morgagni nel XVIII secolo aveva iniziato la ricerca sugli effetti individuabili del processo della malattia. Fu scrupoloso nel puntualizzare di non poter offri re alcuna informazione circa lo stimolo primario che produce quegli effetti. Che cosa determina in un polmone lo sviluppo di una polmonite? E perch il fegato div enta cirrotico? Che cosa produce quella formazione che riveste la parte interna di un vaso sanguigno invecchiato e che finisce per occluderlo, distruggendo il t essuto che in teoria doveva alimentare? Perch le valvole del cuore diventano spes se e perdono elasticit, e perch la complicata bussola del cervello a volte impazzi sce? Che cosa fa crescere un tumore o impedisce il funzionamento del cuore? Perc h il rene perde la sua capacit di filtrare le impurit? Che cosa fa salire lo zucche ro nel sangue di un diabetico? L'uomo si ritrovato ad essere quel topolino (o scarafaggio o cavalletta) ai bord i del cilindro descritto nel 5 Passo perch l'approccio riduzionista, che tanti suc cessi ha portato a scienza e medicina, gli aveva fatto crollare una delle certez ze fondamentali, uno degli elementi costitutivi di quel geniale modello che Newt on aveva costruito, quella ovviet che portava (e porta) i bravi professionisti sh iatsu citati, e tutte le persone di buon senso, a stupirsi se qualche provocator e pone in dubbio che l'uomo sia fatto di carne ed ossa. Il riduzionismo, portando avanti coerentemente la propria ricerca verso il sempr e pi piccolo ha portato l'uomo, diciamo meglio il ricercatore perch l'uomo comune

mantiene inossidabili le sue fedi, a dubitare della materia. Nel suo procedere verso il pi piccolo nell'ansia di scoprire l'origine profonda, l a causa della malattia, il ricercatore ha scavato nella materia e si imbattuto in un universo di vita senza fine; l'atomo, che doveva costituire il mattone indivis ibile e indistruttibile dell'universo, si rivelato composto a sua volta di parti celle; le particelle elementari erano tre nel modello creato da Rutheford nel 19 11, diventano sei nel 1935, diciotto nel 1955, oltre duecento vent'anni fa e via di questo passo. Ma non basta; quelle che nel modello di Rutheford erano particelle elementari e costituivano il nocciolo duro della materia (il nucleo) via via si sono scoperte e ssere tutt'altro che elementari, cio costituite a loro volta da altre particelle, i quark. Recenti sperimentazioni, dopo aver portato a sei il numero dei quark catalogati, s embrano confermare le teorie che sostengono che i quark stessi sono formati dal sub-particelle (battezzate preoni), aprendo la via ad una ricerca senza fine in cui la scoperta del mattone dell'universo, iniziata svariati secoli prima di Crist o con la visione atomistica della realt di Democrito, assomiglia all'apertura di un a serie infinita di matrioske. Ma l'aspetto pi rilevante dal nostro punto di vista costituito dall'immensa quant it di vuoto che separa le particelle ipotizzate. Nessuno, dotato di ordinario buon senso, potrebbe considerare il sistema solare un corpo solido, tanto lo spazio vuoto interposto tra sole e pianeti; eppure tut ti, in base al buon senso comune, consideriamo materia solida un corpo costituit o da atomi, pur essendo scientificamente indiscutibile che nell'atomo gli spazi tra nucleo e particelle orbitanti sono di gran lunga maggiori (c' in altre parole molto pi vuoto in qualsiasi atomo che nelle galassie e nei sistemi planetari). Ma non basta, anche la parte solida dell'atomo, il nucleo, formato da particelle d istanti tra loro, e le particelle a loro volta sono formate da ulteriori partice lle distanti tra loro ecc., ed probabile che il processo prosegua all'infinito. Un tempo i fisici credevano che gli atomi fossero composti nel modo seguente: al centro di un atomo si trova il nucleo, proprio come il sole al centro del nostr o sistema solare. Nel nucleo si trova la maggior parte della massa dell'atomo; o rbitanti attorno al nucleo, come ipianeti orbitano attorno al sole, vi sono gli elettroni, che, in paragone al nucleo, sono quasi privi di massa. Il problema de l paragonare questo modello dell'atomo con il nostro sistema solare consiste nel fatto che le distanze fra il nucleo e gli elettroni sono enormemente pi grandi d i quanto possiamo immaginare essere le distanze fra il sole e i suoi pianeti. Lo spazio occupato da un atomo cos grande, se paragonato con la massa delle sue par ticelle (la maggior parte delle quali si trovano nel nucleo), che gli elettroni orbitanti attorno al nucleo sono come mosche in una cattedrale, per citare Ernest Rutheford, che nel 1911 cre questo modello dell'atomo. Ci si sciolta la materia tra le mani Dov' finita la materia, la nostra solida e rassicurante materia? Dove pu annidarsi l'aberrazione causa ultima della patologia ? Siamo arrivati ad indagare nelle mol ecole, nel DNA, nei frammenti proteici ma la ricerca sembra non poter avere una fine e pi si arriva in profondit, pi il modello di partenza che ha generato questa ricerca si sfalda annichilendone i presupposti. Ed meglio evitare di aprire la finestra su altri aspetti della ricerca della fis ica moderna quali antimateria, le interazioni deboli e forti, le configurazioni quadridimensionali ecc. per evitare che le solide certezze da fisioterapista che a nimavano i professionisti shiatsu citati (ma ovvio che l'uomo fatto di ossa e musco li) potrebbero subire un crollo traumatico. Possiamo dire, per ridare speranza ai cultori dell'approccio materiale, che la mat eria un punto di vista, un modo di considerare ed indagare i fenomeni. Dobbiamo per dire che non il punto di vista, o quanto meno non il punto di vista s pecifico, originale e qualificante del praticante shiatsu. Shiatsu, energia e materia

Poco interessa al praticante shiatsu evoluto se sotto al suo pollice, mano, gomi to ecc. in pressione si trova il bicipite femorale o la cresta tibiale perch la s ua attenzione rivolta alle percezioni che il punto e/o la zona di contatto gli t rasmette. Nello shiatsu il fatto cruciale, il fenomeno qualificante l'incontro tra la pres sione e la risposta vitale di uke in quel punto e/o zona e il cambiamento che l'in contro tra pressione e risposta determina. Altre tecniche sono attente a ci che avviene a livello strutturale, ossa e muscoli (o circolazione sanguigna, o reazione nervosa ecc.): nel massaggio estetico e sp ortivo, nella fisioterapia, nella kinesiologia, nella chiropratica ecc. Nei dive rsi stili di shiatsu il fenomeno qualificante avviene con pressioni statiche por tate su un solo punto e/o zona o due punti e/o zone, ma comunque si tratta sempr e di pressioni costanti. La pressione costante perch necessario che lo stimolo prodotto dalla pressione ab bia il tempo di trovare risonanza nella vitalit di uke, che si abbia l'onda di ri torno, che l'eco risuoni, che lo stimolo della pressione incontri la risposta pe rch solo cos che inizia il dialogo tra la vita di tori e la vita di uke. Tutti i sensi di tori sono focalizzati sul punto (o i punti) di contatto perch l c he avviene l'incontro tra il centro di tori e il centro di uke, che avviene lo s cambio e la collaborazione per costruire maggior benessere in tutti e due. Si parla di stato alterato di coscienza come condizione per cogliere la risposta non perch si debba essere fuori di testa per credere a queste sciocchezze ma perch il nostro normale rapporto con la realt vincolato dai pregiudizi al punto che credi amo che la materia esista realmente, contro ogni evidenza scientifica. Solo liberandoci da questi preconcetti possiamo tirare a lucido i nostri sensi, affinare la nostra capacit di percezione e incontrare l'altro in un gesto semplic e e naturale come il contatto fisico in una pressione statica che non manipola, mobilizza, stira secondo schemi e riferimenti meccanicisti, ma semplicemente atte nde rispettosamente la risposta. Ed man mano che stimolo e risposta si incontrano nel vissuto quotidiano del prat icante che nasce lo shiatsu; prima solo training di apprendimento, un allenament o che deve essere concentrato sulle poche cose essenziali, un apprendimento che non deve essere distratto dalle ossa e dai muscoli che sembra costituiscano il nos tro corpo ma che con i fenomeni di comunicazione che avvengono nello shiatsu non hanno nulla a che spartire. Ho sentito spiegazioni muscolari, neurologiche, fasciali, energetiche, biochimic he, psicologiche ecc. di quel che avviene in un trattamento shiatsu e spesso era no spiegazioni interessanti, ragionevoli, scientificamente corrette, a volte add irittura affascinanti al punto da gratificare profondamente i nostri credo persona li e professionali. Ma se volete apprendere lo shiatsu mentre fate le pressioni badate alla correttezza della pressione, alla sequenza dei punti, alla profondit della respirazione, alla scioltezza della postura, alla sen sazione che incontrate sotto il pollice e cancellate dalla vostra mente qualsias i modello scientifico: tutto il resto verr da s. Usar l'usabile Ma il modello meccanicista, riduzionista, materiale il nostro modo abituale di p ensare, uno strumento comune a tutti i membri della nostra societ ed impossibile cavarcelo dalla testa e dal linguaggio perch siamo costruiti cos da decine di anni d i educazione incentrata su questo modello. Le persone che vengono da noi a cercar benessere si esprimono secondo questi rif erimenti, e se non rispondiamo utilizzando lo stesso linguaggio diventa difficil e comprendersi. Ma pi ancora per la nostra testolina impossibile osservare un fen omeno senza interpretarlo con le chiavi della cultura in cui siamo cresciuti, co me spontaneo per la mente dell'italiano che inizia ad apprendere l'inglese tradu rre mentalmente in italiano le frasi che sente per comprenderle. Si tratta quindi di accettare quello che siamo, figli del nostro tempo e spugne imbevute della nostra cultura, ed allenarci ad una progressiva consapevolezza ch e: a. non abbiamo chiavi di comprensione assolute della realt (accantoniamo le

nostre fedi e smantelliamo il nostro buon senso); b. tutti i modelli (le teorie) sono punti di vista pi o meno idonei a percor rere una via di conoscenza o un tratto della stessa. Se il modello nato e si aff ermato nel sociale significa che si rivelato in una determinata epoca e presso u n determinato gruppo sociale adeguato ad interpretare in modo soddisfacente la r ealt (al punto che talvolta diventato il modello unico ed stato confuso con la re alt); c. utilizziamo i modelli disponibili sul mercato (e fra questi il modello che ha plasmato la nostra conoscenza) come useremmo un attrezzo o uno strumento in tutti quei casi in cui ci consente di entrare in miglior comunicazione con il fe nomeno; scartiamolo quando ci ostacola; ma soprattutto alleniamoci ad usare pi di un modello, perch l'unico modo di costruire un rapporto con la realt vivo (l'adozio ne di un unico punto di vista d una percezione piatta di un oggetto; due punti di vista gi creano una visione prospettica; tre, quattro punti di vista ci permetto no una percezione tridimensionale, quadrimensionale ecc.); d. iniziamo a costruire un nuovo punto di vista, un nuovo modello, un nuovo l inguaggio, una nuova cultura a partire dai fenomeni che incontriamo nella pratic a e che possono iniziare a costituire un mondo nuovo ( la possibilit affascinante ch e hanno intravisto i praticanti che si sono innamorati dello shiatsu e che sta dec linando sotto i colpi del professionismo mercenario); e. non dimentichiamo che anc he il nostro modello shiatsu (se e come si svilupper) non la realt, ma solo un tipo di approccio, che ci piace e ci coinvolge ma, da solo, non risolve esaurientemen te la comprensione dei fenomeni; pu per sicuramente, nella misura in cui rompe il monopolio scientifico meccanicista, riduzionista, materiale, portare un grosso c ontributo a un modo di pensare pi libero e progressivo non contrapponendo ma pone ndo un punto di vista accanto ad un altro. Per poter affermare con Morgagni -.amare e perseguire non l'antichit, non la novit, non la tradizione ma soltanto la verit, ovunque essa sia. Consapevoli per che la verit ha tanti volti e, per indagarli, occorrono molteplici punti di vista.

9 Passo Ricerca e illusione Talora... la Cina servita come luogo dell'inconscio collettivo in cui collocare tutte le fantasie e le stravaganze che la bruta realt occidentale non riusciva a contenere. C. Larre, F. Berera Filosofia della medicina tradizionale cinese Il modello derivato dalla medicina tradizionale cinese sicuramente il modello pi lontano dalla nostra esperienza e dal nostro modo di pensare; lontano sia in sen so geografico che in senso temporale; ma ancor pi in termini di universo cultural e. Tutto ci crea grosse difficolt per l'utilizzo del modello con un minimo di coerenz a e utilit pratica, ma costituisce d'altro canto un forte stimolo ad uscire dai n ostri schemi abituali, ad arricchire con diversi punti di vista la nostra capaci t di interpretazione. Invito il lettore a valutare i contenuti del brano riportato a seguito: Non nostro compito dimostrare nel dettaglio come le passioni portino attacco agl i organi; facciamo solo un esempio per cercare di chiarire il processo. La colle ra porta attacco al Fegato. A seconda che la persona la manifesti o no, essa produce secondo la Medicina Tradizionale Cinese effetti differenti sull'organis mo. La collera trattenuta provoca sintomi di stagnazione, in quanto il Fegato non pi in grado di dare il giusto slancio alla circolazione del sangue e dei Soffi perc h raggiungano le estremit del corpo. Psichicamente sembrerebbe che il paziente sof fra di esaurimento, con depressione e con tutti i sintomi che questa patologia p

rovoca, ma ad un esame pi attento, soprattutto del polso e della lingua, ci si ac corger che le caratteristiche del quadro clinico sono da eccesso e non da deficit , e quindi collegate alla collera. La collera che monta e che si manifesta un processo violento che vuota lo yin; l o yang in eccesso spinge tutto verso l'alto e all'esterno. Si determina cos una s alita patologica dei Soffi con sintomi alla parte superiore della testa: mal di testa, giramenti, ronzii all'orecchio, macchie rosse sul collo, viso paonazzo. P sichicamente viene meno la lucidit e la capacit di giudizio. Il Fegato, generale d elle armate, capace di analizzare le situazioni e di progettare i piani, in pred a alla collera, marcer sul nemico senza rispettare ci che aveva deciso a tavolino e dar ordini insensati, manifestazione del suo disordine interiore. La collera le gata al Fegato, ma essa porta attacco anche ai Reni. Secondo la legge Sheng dei Cinque elementi, Reni e Fegato sono madre e figlio e i loro Soffi sono in recipr oca comunicazione. Quando i Reni sono in preda ad una collera che gonfia senza p otersi fermare, si produce un attacco al volere. Una volta che il volere colpito non ci si pu neppure ricordare di ci che si appena detto; i lombi e la spina dors ale non possono chinarsi n avanti, n indietro, n piegarsi, n raddrizzarsi. I peli si spezzano e si hanno tutti i segni di una morte prematura. Si muore alla fine de ll'estate (LS, cap. 8). La collera che gonfia indica un processo di qualcosa che si autoalimenta sino alla distruzione e porta attacco al volere che, come abbia mo visto, l'istanza specifica dei Reni. La collera violenta conduce sangue e Sof fi in controcorrente verso l'alto, creando un vuoto in basso. Questo movimento p roduce una pressione sui visceri che incontra Milza e Stomaco, Cuore e Polmoni. La Milza deputata a far emergere gli elementi memorizzati e i Reni sono la sede dove risiede la volont di ricordare, di rendere presente. La perdita della memori a molto temuta dai Cinesi. La ritengono, infatti, sviamento interiore, in quanto i propri punti di riferimento non vengono pi riconosciuti; una persona si svilup pa per la fedelt alla propria memoria e per desiderio e volere di farla vivere. R icordiamo che, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, i Reni sono responsabili della solidit dell'ossatura e presiedono anche al funzionamento del midollo osse o e quindi ai meccanismi dell'ematopoiesi. Gli effetti di indebolimento dei Reni si ripercuotono perci sulle ossa e in modo particolare sulle zone di comando, su lla regione lombare e in generale su tutta la spina dorsale. Se i Reni si svuota no di Soffi, le loro essenze non possono pi nutrire il midollo e le ossa; si perd ono, quindi, agilit e capacit di movimento. Si muore alla fine dell'estate, periodo tra estate e autunno, stagione che per l a legge dei Cinque movimenti e legata all'elemento Terra. Il movimento Acqua, le gato ai Reni, indebolitosi, teme la Terra, legata alla Milza, che diventa vittor iosa (ciclo di iper dominazione Cheng). Le difficolt di passaggio dalla stagione yang alla stagione yin a causa del calore eccessivo provocato dalla collera dive ntano insormontabili e sopraggiunge la morte. E' indicata la stagione della mort e ma non il numero di anni che passeranno prima che sopraggiunga. In ogni caso s i avr una morte prematura, dovuta al pervertimento del movimento regolare dei Sof fi. Come occidentale medio (e praticante shiatsu da oltre vent'anni), penso di aver letto raramente qualcosa che pi si avvicinasse a quanto comunemente si intende co n l'espressione masturbazioni mentali1. ' Per masturbazioni mentali si intendono (o per lo meno io intendo) comunemente ra gionamenti articolati e complessi, non privi di coerenza e rigore formale, ma co mpletamente estranei alla realt e pertanto totalmente privi di risvolti concreti. Per la verit gli autori del brano precedente (che ritengo siano da annoverare tra i pi seri e profondi conoscitori della materia) ci avvisano, nello stesso testo, che gli antichi scrittori dei Classici cinesi... hanno nascosto i loro tesori in testi difficili da penetrare, circondandosi di una difesa irta di simboli, spes so di natura numerica. I testi classici di medicina sono scritti da sapienti letterati, da uomini di pensiero che non volevano comunicare al primo v enuto il loro sapere; sono testi ermetici e gli autori lo dicono esplicitamente. Del resto tutta la lingua classica divenuta praticamente ermetica sotto l'effet

to combinato dell'occidentalizzazione del cinese e della volgarizzazione della c ultura abbiente. Per penetrare il senso bisogna essere degli iniziati, conoscere cio tutti i codici di accesso, la logica interna, la filosofia che li sostiene. La pluralit di senso, la polisemia, la regola generale di un testo classico, perc h la lingua ideogrammatica. Da qui la difficolt di leggere, comprendere, tradurre e la necessit di commentare. Il brano citato ci elenca le innumerevoli (e non sono tutte) difficolt a comprend ere i significati trasmessi dai testi cinesi. Al di l del dichiarato mascherament o intenzionale dei contenuti (dubito che qualcuno di noi si imbarcherebbe nell'i mpresa di approfondire una scienza sapendo che i testi a disposizione contengono errori di sostanza abilmente dissimulati) restano gli altri ostacoli, ovvero: a. distruzione e degenerazione dei testi originari b. intraducibilit degli ideogrammi c. dimensione qualitativa dei numeri d. approccio analogico alla realt. Questo il motivo per cui forse pi corretto parlare di modello derivato dalla Medi cina Tradizionale Cinese e non semplicemente (e pomposamente) di Medicina Tradiz ionale Cinese (M.T.C, per gli adepti). In realt pensare che un occidentale del nostro tempo (o un cinese occidentalizzat o che fa lo stesso) possa interpretare i fenomeni del reale utilizzando il model lo della M.T.C, come ipotizzare che un cacciatore di serpenti del Borneo riesca ad interpretare il funzionamento della borsa di Wall Street sulla base di un tab ulato per addetti ai lavori trovato nel bagaglio di un turista alternativo. Senz a voler dubitare dell'intelligenza e della perspicacia dell'aborigeno dubito che qualcuno sarebbe disposto ad affidargli i propri risparmi da investire. E c' invece gente che affida qualcosa di ben pi prezioso, il proprio benessere e il proprio equilibrio, ad occidentali meccanicisti, riduzionisti, convinti del l'oggettiva esistenza della materia (... ovvio che l'uomo fatto di ossa e muscoli. ..) che interpretano il funzionamento dell'organismo umano in base ai principi e alla teoria della (presunta) M.T.C. . Mi capitato sovente di sentire diagnosi del tipo lombalgia da Milza, oppure emicrania da Cistifellea, in cui la terminologia medica scientifica occidentale oscenament e inserita in un quadro di alterazioni funzional-organico-energetiche tipiche de lla p.m.t.c. a. per compiacere i potenti Immaginiamo che nel corso della prima guerra mondiale le armate del re Baldovino abbiano conquistato l'intera Europa, dagli Urali all'Atlantico, da Capo Nord a Gibilterra, al Bosforo. Immaginiamo che il re Baldovino, autoproclamatosi Imperatore d'Europa, abbia pen sato di unificare lingue e culture del suo vasto impero e pertanto abbia imposto il fiammingo come lingua ufficiale e i caratteri cirillici come unico mezzo di scrittura. Immaginiamo infine che un'editto dell'Imperatore ordini la distruzione dei libri scritti in precedenza in qualsiasi lingua e in qualsiasi carattere. Cosa resterebbe tra duemila anni della letteratura, della scienza, della filosof ia, della medicina occidentale? Cosa resterebbe tra duemila anni della Divina Commedia, dell'Enciclopedia Britan nica, delle tavole anatomiche del Vesalio? Uno scenario del genere viene prefigurato in alcune storie di fantascienza, fra tutte il noto Fahrenhait 451, e la reazione ipotizzata nella vicenda consiste nell a nascita di un movimento clandestino di uomini libro con un ritorno alla tradizio ne orale. Pu anche darsi che un fenomeno analogo sia nato in Cina quando nel 213 a.C. l'imp eratore Shi Huangdi, unificata la Cina sotto la dinastia Qin, decret il rogo dei l ibri1; tanto pi che a quei tempi la tradizione orale costituiva ancora il mezzo pi importante di trasmissione della cultura; pu anche darsi che nei monasteri, o pre sso i maestri che operavano con piccoli gruppi di discepoli, si siano salvati alcuni testi, o ancora che testi esportati in paesi limitrofi (Giappone, Corea ecc.) s iano poi stati recuperati e tradotti nei nuovi ideogrammi unificati, come succes

so in Occidente per molti testi greci di filosofia e di medicina tornati alla cult ura latina in versione araba o ebraica. Ma al di l dei roghi storici non vi motivo di pensare che la trasmissione del sapere dei testi antichi cinesi non subisse le deformazioni inevitabili nelle traduzio ni, riscritture, trascrizioni, interpretazioni, commentari ecc. ad ope1 (nota) Secondo alcuni autori, il decreto aveva il limitato obiettivo di toglie re dalla circolazione le cronache delle epoche precedenti per cancellare le male fatte degli antenati della dinastia usurpatrice (non si costituisce mai un impero senza nefandezze) e comunque furono esclusi i testi di medicina, agricoltura e d ivinazione. ra di scrivani imprecisi, interpreti faziosi, commentatori interessati, o anche di studiosi coinvolti nella ricerca che usavano i testi antichi per supportare l e proprie tesi o, peggio ancora, per compiacere il potente di turno. Mi limito a fare un esempio relativamente al testo considerato la pietra angolare di tutto il sapere medico... la cui straordinaria importanza... testimoniata dal fatto che quando Shi Huangdi, il primo imperatore che unific la Cina nel 221 a.C. , ordin nel 213 a.C. che tutti i libri fossero arsi per distruggere l'antica trad izione, questa opera fu risparmiata. Sull'origine e le vicende del classico (jing) interno (nei) di Huangdi (l'imperatore giallo, mitico fondatore della civilt cine se e fondatore della medicina, vissuto secondo la leggenda nel III millennio a.C .), i pareri degli studiosi non sempre sono concordi, ma nel complesso appare at tendibile, all'attuale stato delle conoscenze, il brano qui riportato: Jacques Lavier, in L'agopuntura cinese a ... rievocare gli importanti avveniment i politici che sopravvennero in Cina durante il III secolo a.C., le cui consegue nze furono tragiche per la cultura cinese. Fino a questo momento, la Cina era costituita da un insieme di piccoli reami che cercavano continuamente di annettersi l'un l'altro. Il pi potente si rivel essere il regno di Ts'in, sotto l'impulso dei re Tcheng. Ne lla sua Storia della Cina, Ren Grousset dipinge questo re come un Cesare che, ass econdato da generali fedeli e da ministri capaci, riusc a realizzare in qualche a nno, e per la prima volta, l'unit della Cina. Questo re fu il fondatore dell'impe ro. Prese il nome di Primo Imperatore Ts'in, Ts'in Cheu Houang TI, titolo ora ri assunto in Cheu Houang Ti, o pi semplicemente in Cheu Houang, Primo Imperatore. L' unificazione territoriale della Cina fatta da Cheu Houang TI, scrive R. Grousset , fu seguita da un lavoro di unificazione politica e sociale, anche intellettual e, che non rappresenta la parte meno notevole della sua opera. Personalit senza c onfronti, il Cesare cinese non fu solamente un conquistatore, ma anche un ammini stratore di genio. Estese all'intero Impero la centralizzazione militare e civil e, creata dai suoi predecessori nel regno di Chen-Si. Con dei cambiamenti in mas sa di popolazione, seppe rompere i regionalismi pi ostinati. Il suo cesarismo ter ritoriale pose fine ad una feudalit che sembrava inerente alla societ cinese. Lung i dal creare, come speravano i suoi generali, in loro favore, una feudalit nuova, divise l'Impero in trentasei comandi, amministrati ognuno di essi da un governa tore civile, uno militare ed un sovrintendente. Il suo ministro Li Szeu unific i caratteri scritti, riforma d'importanza capitale per il futuro ove si consideran o le differenze dei dialetti, attraverso i quali l'identit di scrittura, da Pechi no a Canton, spesso l'unico punto in comune. Il Nei-Jing composto di frammenti, ipi antichi dei quali risalgono al secolo V-II I a. C., quando l'opera non era ancora divisa in due parti. La divisione in Ling -shu e Su-wen dater delperiodo deijin (265-316 d. C.). Tutti ipas- saggi che fann o allusione ai sei fu sono posteriori al primo secolo dell'era cristiana. Questi sono stati tra l'altro rimaneggiati profondamente da Wang Bing, che compil nel 7 62 un testo adattato ai gusti dei Tang. Le traduzioni del Nei Jing in lingue occidentali non sono molte, ma una costante salta all'occhio nel confrontarle: non solo spesso trasmettono, traducendo gli

stessi ideogrammi, concetti molto diversi, ma talvolta le indicazioni che ne sca turiscono sono diametralmente opposte; e tutto ci assumendo come fonte la stessa trascrizione; possiamo immaginare le disparit che emergerebbero se confrontassimo versioni di epoche diverse e commentatori differenti. A contrassegna la traduzione dei brani tratti dal testo di Ilza Veith, Nei-Ching canone di medicina dell'imperatore giallo, Mediterranee, 1949 B contrassegna le traduzioni degli stessi brani tratti dal testo di E. Rochat della Valle e C. Lar re: Huangdi Neijing Suwen le domande semplici dell'imperatore giallo, Jaca Book. dal cap. I A Ad essi successero i Saggi. I Saggi raggiunsero l'armonia con il Cielo e la Te rra e seguirono dappresso le leggi degli otto venti. Essi erano capaci di adegua re i loro desideri alle cose mondane, e nei loro cuori non erano n irati n paurosi . Essi non vollero separare le loro attivit dal mondo; potevano restare indiffere nti alle usanze comuni. Essi non affaticarono i loro corpi con il lavoro fisico e non affaticarono la mente con strenue meditazioni. Non si sentirono chiamati i n causa da nulla, ma considerarono fondamentale la pace interiore e la felicit e l'accontentarsi come il successo pi grande. I loro corpi non poterono mai essere danneggiati e le loro facolt mentali non furono mai esauste. Cos poterono raggiung ere l'et di cento anni opi. B Poi, ci furono i Santi: disponevano di tutto secondo l'animazione armonizzata del Cielo/Terra e si confo rmavano all'ordine naturale espresso dagli Otto venti. Incontravano le bramosie e le passioni che agitano il mondo, senza provare irritazione o risentimento; la loro condotta era libera da ogni desiderio e staccata dal mondo; le loro maniere seguivano la consuetudine, ed se nza provare alcun desiderio che essi consideravano il mondo. All'esterno, non ob eravano di faccende il loro corpo, all'interno, non si affliggevano con preoccup azioni; la contentezza serena era ci che ricercavano; si occultavano del pieno po ssesso di loro stessi. Mantenendo il loro organismo in perfetto stato ed evitando la dissipazione delle essenze/Spiriti, giungevano a diventare centenari (34). dal cap. V A Per esaminare se sia Yin o Yang a predominare si deve distinguere un polso leg gero e di bassa tensione da uno duro e sobbalzante (10). Durante le malattie del lo Yang, predomina lo Yin; e durante le malattie dello Yin predomina lo Yang. Qu ando il vigore e la costituzione sono decisi ogni cosa al suo posto. dal cap. V A Per questa ragione gli antichi saggi misero in pratica il non impegnarsi nelle cose mondane, e i loro piaceri e le loro gioie erano dignitosi e tranquilli. Es si seguirono i loro desideri e non rivolsero mai le loro volont ed ambizioni alla protezione di scopi privi di significato. Cos il corso della vita ad essi assegn ato era senza limiti, come Cielo e Terra. Tale era il modo in cui gli antichi sa ggi si comportarono, controllando se stessi. dal cap. IX A Ch'i Po rispose: Le cinque influenze atmosferiche (6) cambiano le loro sfere d' azione; esse si equilibrano le une con le altre e c' una costanza nelle loro tras formazioni dall'abbondanza allo svuotamento. dal cap. X A La mancanza di discernimento provoca il male. Una visione oscurata ed un udito indebolito sono indicati dal polso pi basso, colmo, e dal polso pi alto, vuoto. Q uando queste malattie vengono esaminate al polso del piede, si avverte che esse si trovano nella regione del piccolo Yang e del Grande Yang; cosa questa che ind ica come la malattia sia penetrata nel fegato. B Si esamina lo yin e lo yang per differenziare il Molle e il Duro (216); si tra

ttano le malattie yang nello yin e le malattie yin nello yang, stabilizzando san gue- e soffi e facendo tenere a ciascuno il proprio territorio (217). B Per questa ragione, i Santi praticavano l'agire del non agire, si compiacevano nella loro capacit di essere sereni e senza passioni, seguivano il loro desideri o e gioivano del loro volere, mantenendosi nella vacanza del vuoto; senza fine, la loro longevit adempiva il loro destino, senza altro limite che quello del Ciel o/Terra. Ecco come i Santi conducevano la loro esistenza (160). B Qi Bo: I Cinque soffi si insediano a turno (15), ognuno dominato da un altro; aumentano in potenza e poi si vuotano. Questo l'ordine immutabile. B Vertigine e vista torbida, accompagnate da agitazione, l'occhio si ottenebra e l'orecchio non sente pi: si tratta di pienezza in basso e di vuoto in alto. Il m ale nello shaoyang e nel jueyin del piede. In caso di aggravamento, penetra nel fegato. Quindi un testo ampiamente rimaneggiato e revisionato in epoche successive lungo lo scorrere dei secoli. Ultima ma non meno importante fonte di errori e imprecisioni le recenti traduzio ni dal cinese all'inglese e al francese e da queste lingue all'italiano. Basta confrontare le traduzioni degli stessi brani riportati per farsi un'idea d elle perdite e/o alterazioni di significato subito dai testi antichi. E pensare che i praticanti shiatsu della mia generazione hanno consumato miliard i di cellule cerebrali sull'unico testo a disposizione negli anni settanta e ott anta (il testo A), cercando di penetrare gli arcani segreti della millenaria sag gezza orientale e di applicarla nella propria pratica quotidiana; e che alcuni d i costoro pensano di averli penetrati (gli arcani segreti) e insegnano ancor ogg i lo shiatsu su questo modello a decine di malcapitati convinti di praticare gui dati dalla sapienza antica! b. l'ideogramma un'allegoria L'affermazione: non possiamo parlare di M.T.C, ma di modello derivato dalla p.m.t .c. si basa su quanto scritto sopra ma anche e soprattutto sul fatto che impossib ile una traduzione rispettosa del senso da una cultura che si esprime con ideogr ammi ad una cultura che si esprime con un linguaggio- scrittura strutturato in s egni/suoni che corrispondono ad un significato. Whorf procede oltre di un passo. Egli persuaso che questi siano i limiti che pone il linguaggio. impossibile pensare contro le regole di una lingua o oltre a essa. La lin-gua ci tiene prigionieri come una forza vincolante. Se desideriamo liberarci di essa, se vogliamo scoprire nuovi mondi al di l della nostra lingua, dobbiamo allora studia re nuove lingue con sistemi strutturali totalmente estranei. Uomini che utilizzan o lingue dalle grammatiche differenti, Whorf ne convinto, sono condotti da queste grammatiche ad osservazioni tipicamente diverse. Essi pertanto come osservatori non sono equivalenti gli uni agli altri, bens pervengono a visioni del mondo in q ualche modo differenti. Le lingue occidentali traducono un'idea o una immagine in suoni a cui corrispond ono simboli grafici; il singolo simbolo grafico in s (una c per esempio) non esprim e nulla, spesso neanche un suono definito. Gli ideogrammi sono segni che vogliono esprimere analogie, sensazioni, emozioni in una immagine; sono pi vicini ai disegni dei bambini prima dell'alfabetizzazion e o alle allegorie dei pittori rinascimentali (l'allegoria della primavera o del l'avarizia consisteva in un'immagine che cercava di riecheggiare nell'osservator e un'idea per analogie, rivolgendosi al suo vissuto, non alla sua strutturazione logica) che al linguaggio strutturato delle lingue moderne. Una donna con il figlio bene, buono Una donna sotto un tetto pace Una donna e una donna insieme litigare Di sera al buio, bisogna aprire la bocca per dire il proprio nome (per essere ri conosciuto) MING, nome Il significato degli ideogrammi cinesi non solo oscuro per la difficolt ad avvici narsi al singolo segno, ma anche perch l'abbinamento di due segni assume un signi

ficato che spesso molto lontano dal senso dei singoli segni. Per esempio l'ideog ramma indicante bocca e quello indicante sera assumono il significato di nome; lo stes so ideogramma significante donna, affiancato a se stesso o ad altri ideogrammi, as sume significati totalmente diversi: litigare, oppure pace, oppure buono-bene. quindi impossibile intendere, attraverso la traduzione in una lingua occidentale , cosa volessero esprimere con un ideogramma o, peggio ancora, con una serie di ideogrammi gli appartenenti ad una civilt cos lontana da noi e dalla nostra cultur a da avere espresso una struttura linguistica cos diversa. E' come se cercassimo di tradurre le carte dei tarocchi secondo i parametri dell e carte da scala quaranta: quanti quadri e fiori esprimono una papessa o un appe so? certamente meritoria l'opera degli studiosi che cercano di ricostruire e tradurr e le immagini con cui gli ideogrammi cercavano di esprimere idee, concetti, emoz ioni ecc. degli antichi cinesi, e possono certamente ispirare importanti ricerch e nella pratica quotidiana, ma certamente non possiamo contare sul vissuto dei c inesi di 2000 o 4000 anni fa per costruire un linguaggio o un modello che ci ori entino realmente nella pratica dello shiatsu e che non si limitino a soddisfare la nostra fame di certezze rassicuranti. Quando per esempio gli studiosi sottocitati ci spiegano che esistevano 8 ideogra mmi diversi per esprimere l'idea di vuoto e pieno, sicuramente la nostra mente e il nostro sentire non riescono a rievocare quegli otto significati, ma attribui amo al termine vuoto e al termine pieno un significato che nasce dal nostro viss uto di individui immersi nella nostra civilt (cio in sostanza il pieno come materi a impenetrabile e il vuoto come spazio senza materia secondo il modello newtonia no). Gli ideogrammi cinesi sono immagini stilizzate che nella loro composizione, nei loro abbinamenti, nel suono e nel tono con cui sono pronunciati trovano il loro significato; come le allegorie dei pittori assumono significato solo in un conte sto storico-culturale e cambiano significato in un altro contesto. Lo scheletro con la falce e la mantellina nera ci richiama l'idea della morte, m a in un'altro contesto potrebbe indicare altro (il colore del lutto per esempio in Cina il bianco); l'allegoria della Primavera del Botticelli potrebbe benissim o, in altra epoca e contesto culturale, rappresentare la Giovent, oppure la Dea d elle Messi, o la Retorica, Venere, la Patria, l'Abbondanza ecc. La traduzione di un testo antico espresso in ideogrammi in una lingua occidental e un'operazione analoga alla traduzione in italiano (o inglese, o francese che l o stesso) di una sinfonia di Beethoven; a questo proposito interessante analizza re le dinamiche che possono aver luogo quando si tenta di tradurre (forse sarebb e pi congruo parlare di trasposizione) un'opera da un linguaggio a un altro. Tutti conoscono Fantasia, il film di Disney che traduce (traspone) in immagini anima te alcune tra le musiche pi famose; ebbene io conoscevo le musiche animate prima di aver visto il film e l'ho giudicato un'ottima traduzione in immagini delle im pressioni, emozioni, sentimenti che quelle musiche suscitano. La traduzione in disegni animati de La sagra della primavera per esempio, o della sesta sinfonia Pastorale rendevano un'idea di ci che potevano aver in testa Stravin skij e Beethoven nell'esprimersi musicalmente; ci non significa che le immagini p rodotte dagli animatori di Disney fossero l'interpretazione vera delle visioni e d elle emozioni, dei mondi che animavano i musicisti quando hanno composto quelle musiche. I miei figli pi piccoli hanno sentito quelle musiche per la prima volta vedendo Fa ntasia, quindi abbinando quelle musiche a quelle immagini; per loro quelle arie co rrispondono a quelle immagini e quindi per loro Stra-vinskij esprime dinosauri e vulcani, Ponchielli ippopotami e coccodrilli (la danza delle ore) e la Pastorale centauri, fauni e ambienti bucolici anche quando sentono la musica senza film; al punto che in corrispondenza del passaggio raffigurato nel film da un buffo Ba cco ubriaco colpito dal fulmine di Giove ridacchiano, pur senza vedere la scena, perch quei suoni nella loro fantasia richiamano quelle immagini, e si creata una corrispondenza biunivoca fra suoni e disegni animati. Per loro quelle immagini sono la traduzione di quei brani musicali perch tale sta

to il contesto in cui hanno fatto esperienza di quei suoni; per me quelle immagi ni possono essere una accettabile traduzione di quei brani, ma mi rendo benissim o conto che altri disegnatori possono ricreare (meglio o peggio, ma questa una v alutazione soggettiva) disegni animati che costruiscano una atmosfera che esprim a quei brani. La primavera stata dipinta dal Botticelli per la villa di Castello di Giovanni e Lorenzo di Pier Francesco dei Medici, forse in occasione delle nozze di quest'u ltimo avvenute nel 1482. L'interpretazione del tema cos come l'artista l'ha svilu ppato stata messa in relazione al Regno della Venere delle Stanze del Poliziano e risente idealmente del clima culturale del cenacolo di Marsilio Ficino. La cel ebratissi- ma opera appare quindi come espressione artistica della societ fiorent ina quattrocentesca di Lorenzo il Magnifico, una societ ricca ed elegante, consap evole della potenzialit della propria cultura umanistica. ... Ma soprattutto la f ilosofia neoplatonica ficiniana che vi si voluto vedere, per cui la Venere della Primavera non era solo la dea dell'idillio polizianesco. Personificazione del p rincipio stesso del sistema filosofico ficiniano: l'Amore non solo forza vivific ante, ma pu sublimarsi fino alla contemplazione, trascendere il mondo dell'esperi enza per il sopramondo intellettuale dell'Idea. La Venere classica diveniva la V enus Humanitas, suscitatrice delle passioni, ma anche loro moderatrice nella pie nezza di un'armonia che congiungeva tutto l'universo. E, a somiglianza della div init cristiana, s esplicava... La ricerca di significati relativi ad un'allegoria si dilata in molteplici inter pretazioni pur essendo l'epoca recente, l'immagine ricca di particolari e la cul tura quella stessa che ci ha generati; nell'interpretazione di un'ideogramma, un disegno stilizzato ed essenziale, di epoca antica e cultura aliena, ci si perde in mille ipotesi e, in sostanza, si rischia di sconfinare nella totale arbitrar iet di significati. Per i cinesi dell'epoca (e di quel contesto culturale) quegli ideogrammi rappres entavano cose, idee, vissuti precisi e omogenei; per noi costituiscono musiche che possiamo trasporre in modi diversi, in corrispondenza dei significati che nel n ostro universo culturale essi possono assumere. Un esempio per tutti ci dato dall'interpretazione di un ideogramma (uno dei cinq ue conosciuti per descrivere l'idea di vuoto citato sopra) ad opera di Schatz, L arre, Rochat de la Valle: Questo secondo carattere, xu, che vuol dire vuoto, nei testi di medicina di uso m olto pi rilevante dell'altro (chong); in pratica il carattere pi eloquente, quello usato naturalmente dagli autori per indicare il vuoto. Vediamo ora l'analisi et imologica dell'ideogramma xu, il vuoto. La parte inferiore sembra rappresentare dei piccoli germogli, tutti uguali: la superficie della terra con qualcosa di mi nuscolo che compare alla sommit di una collina spoglia. In altre parole, non cont a quello che spunta: i minuscoli germogli servono piuttosto a far risaltare il f atto che la collina spoglia. Su una collina spoglia naturalmente soffia il vento . Sotto il Cielo, sopra la Terra, tra l'uno e l'altra, soffia una brezza leggera . La parte che avvolge il carattere & corrisponde probabilmente ad una scarpata. Si tratta quindi di un carattere che rappresenta graficamente un altopiano incol to, deserto, spoglio, che non contiene nulla, ma che propizio alla circolazione dei soffi. La nozione importante quindi quella di soffi regolari, tranquilli, e non quella di vuoto, di assenza totale. Il vuoto si ha quando, nell'organismo e nel mondo, si trovano i soffi pi perfetti , che fanno il minor rumore possibile. Questo vuoto indica di fatto un soffio legg erissimo, regolarissimo, che il risultato di una posizione in cui tutto ci che de ve stare al proprio posto c' e vi si trova bene, tutto ci che deve essere yin yin, e tutto ci che deve essere yang yang. E tutto ci non fa nessun rumore. evidente ch e il margine discrezionale interpretativo pressoch totale e presume una forte com penetrazione in uno stesso tessuto cultural-sociale perch i significati siano ana loghi; nell'ideogramma c' un disegno che sembra rappresentare dei germogli, ma non

contano, perch servono ad indicare la collina spoglia ma anche questa non conta la parte che avvolge il carattere xyx corrisponde probabilmente a una scarpata per non questo il significato perch... il vuoto si ha quando nell'organismo si tr ovano i soffi pi perfetti. Ci succede in parte anche per parole occidentali del nostro tempo sia concrete ch e astratte: la parola tavolo evoca in ciascuno di noi forme, materiali, dimensio ni diverse, immaginiamo che significati potrebbe assumere per l'appartenente ad una cultura in cui i tavoli non sono usati; la parola speranza pu assumere signif icati diversi se ci riferiamo alla Virt Teologale, o alla speranza come emerge da l contesto delle frasi: speriamo che vinca il Milan (una blanda propensione per un non tifoso) oppure la speranza vita! (una forte certezza esistenziale). Ma nel caso del linguaggio per ideogrammi la pluralit di significati tale che per cogliere il suo significato originario bisogna essere cinesi dell'epoca (e probab ilmente anche della stessa regione, dello stesso strato sociale e dello stesso l ivello culturale), altrimenti siamo costretti a gettare le armi, o a iniziare un lento e profondo processo di identificazione con un universo cui siamo totalmen te estranei. c. una quantit pu essere qualit? Analogamente siamo estranei alla dimensione qualitativa dei numeri usati nell'univ erso cinese, entit piene di significato: Per accedere alla Tradizione, per leggere i libri classici, testi di medicina com presi, occorrono degli strumenti; uno dei principali la comprensione della numer ologia, ed per questo che diamo qui alcuni cenni. Si potrebbero scrivere dei trattati di numerologia, per la complessit e l'importan za che essa riveste nel pensiero cinese antico. Abbiamo visto che il sapere anti co si rif ad una filosofia che non astratta, ma di tipo esistenziale, che cerca d i ricondurre l'uomo, in qualsiasi campo si trovi ad operare, a delle certezze ch e riguardano la sua natura di essere vivente. I numeri, in qualsiasi ambito di s tudio compaiano, hanno valore reale, ma anche simbolico, esprimono concetti, rim andano a realt ultime. Non hanno solo valore quantitativo, ma anche qualitativo. Permettono di classificare, facendo riferimento all'inclusione in un insieme; se rvono a collocare secondo un or-dine gerarchico. I cinesi hanno tre serie di numeri: una denaria, una duodenaria e una decimale. L e prime due hanno valore simbolico. La serie denaria divisa in cinque coppie num eriche, quattro poste alle estremit di una croce e una nel mezzo. Raffigurano un quadrato, simbolo dello spazio. I numeri della serie duodenaria sono disposti lu ngo una circonferenza che raffigura il Cielo, il tempo. Numeri, spazio, tempo, s ono sempre strettamente collegati a livello simbolico. Come si gi detto, i testi classici di medicina fanno ampio riferimento alla numero logia perch, mentre vengono esposti i processi della vita dell'uomo, grazie alla simbologia dei numeri resa presente la concezione della vita e dell'universo sot tesa a questa medicina. Ad un occidentale risulta impossibile assegnare, nel vissuto quotidiano, una forz a agente reale, una operativit concreta sui fenomeni ai numeri (per noi sono solo funzionali ad una rilevazione quantitativa dei fenomeni), ma per i cinesi antich i i numeri determinavano i fenomeni; per avere un'idea di cosa significa ci, bast a osservare la dinamica che portava il cinese antico a determinare il ritmo circ olatorio e respiratorio, esposta nel box riportato di seguito. In virt della relazione uomo/mondo, deve esistere una sincronizzazione perfetta t ra i movimenti delle energie vitali e dei liquidi intraorganici e quelli del cos mo. Come gli astri circolano in 24 ore tra le 50 dimore celesti, cos l'energia, i l principio yin/yang e il sangue compiono nello stesso arco di tempo 50 volte il giro completo del corpo passando attraverso i 12 vasi principali. Il cuore non figura al centro del dispositivo vascolare e non il motore della circolazione, c ome nella maggior parte dei sistemi precedenti ad Harvey. L'energia e il doppio principio si muovono in parte per loro propria virt. Per quanto riguarda il sangu e: da una parte, trasportato dall'energia vitale, come l'acqua di un fiume trasp ortata dal vento; dall'altra, spinto dai movimenti respiratori che sono il motor

e essenziale della circolazione, a senso unico, del contenuto idroaerico dei jin g-mo. Una serie di calcoli che stabiliscono il numero delle rivoluzioni sanguign e e la lunghezza percorsa dalla colonna di sangue in 24 ore d a questa concezione un aspetto pseudomatematico che , in realt, numeromantico, come potremo qui di se guito giudicare. Il valore mitico dello yang 9 e il quadrato di questa cifra (81 ) indica il numero di piedi che il sangue percorre in un quarto d'ora. Per i cen to quarti d'ora attribuiti alla giornata dalla clessidra, si ottiene 81x100 = 81 00 piedi. Poich il numero delle rivoluzioni del sangue di 50 al giorno, la lunghe zza di ogni rivoluzione di 8100 : 50 = 162 piedi, cio 81 x 2. Occorre quindi al s angue il tempo enorme di 30 minuti per percorrere un giro completo del corpo ad una velocit cos lenta. Se si divide 81.000 pollici per il valore mitico dello yin, si ottiene il numero di respirazioni giornaliere: 81.000 : 6 = 13.500. Poich ad ogni respirazione corrispondono 5 pulsazioni, il loro numero quotidiano sarebbe di 13.500 x 5 = 67.500. Una respirazione pi rapida pu ammettere delle pulsazioni s upplementari, come un anno bisestile pu ammettere dei giorni in pi. d. non logica ma analogia N, in quanto occidentali, ci ritroviamo nelle relazioni analogiche che determinan o i rapporti tra le entit che orientano il medico-filosofo cinese nella sua ricer ca di definire il quadro clinico della persona assunta in cura. Lo studio del pensiero filosofico cinese e della medicina che ne deriva non pu pre scindere da un approccio almeno iniziale al principale strumento di elaborazione di questo sapere, che l'analogia. L'analogia, come modalit di rapporto, di relaz ione di entit o cose diverse tra loro per qualit e quantit, il metodo privilegiato che ha consentito al pensiero cinese di strutturare quel mondo di corrispondenze che la base del sapere antico. Ai cinesi non mai molto interessato misurare eff etti e ricercare nessi causali, ma osservare e catalogare corrispondenze fino a ipotizzare una conoscenza esaustiva della realt. Cos la relazione tra il macrocosmo celeste ed il microcosmo umano, cos tipici della cultura cinese, costruibile solo mediante lo strumento analogico che, pur ricon oscendo le differenze, grazie al metodico rilevamento dei dati, sa rintracciare le ragioni profonde delle somiglianze. Il rapporto analogico alla base di numerose descrizioni del corpo umano come di u n paese, fatto di montagne, fiumi, mari, con palazzi e porte in cui, ad esempio, i vasi costituiscono le strade, gli organi i fienili ed i granai, amministrato da signori e funzionari: Il Cuore ha funzione di Signore... il Polmone ministro e cancelliere... il Fegato il comandante dell'esercito (SW, cap. 8). L'analogia consente al saggio dell'antichit cinese la trasposizione della conoscen za delle relazioni tra i vari oggetti ed eventi del macrocosmo a quella piccola zona di esso, definita e delimitata, che l'uomo. Non un caso che si sia potuta d iffondere l'affermazione, peraltro imprecisa, secondo cui i medici cinesi non av rebbero avuto la necessit di effettuare delle dissezioni anatomiche, essendo suff iciente per loro studiare le correlazioni energetiche tra i vari organi all'inte rno delle leggi di corrispondenza esistenti tra gli organi stessi e le strutture celesti. Nell'uomo, con le debite proporzioni, avvengono fenomeni come nell'universo e le re lazioni che regolano la generazione e il reciproco controllo dei Soffi interni s ono strutturate su leggi di similitudine analoghe a quelle che reggono i grandi movimenti dei Soffi a livello cosmico. Vicina e spesso confusa col pensiero analogico la nozione di corrispondenza, che non esprime che un caso particolare tra soggetti diversi che hanno alcuni punti in comune, il rapporto di corrispondenza si instaura tra soggetti che intratteng ono tra loro un rapporto di complementarit. Esempio eclatante della teoria delle corrispondenze la catalogazione della realt s econdo la legge dei Cinque elementi. Tutto viene classificato a partire dalle Ci nque direzioni: i quattro punti cardinali ed il Centro. L'est genera il Vento. Il Vento genera il Legno. Il Legno genera l'acido. L'acid o genera il Fegato. Il Fegato genera i muscoli. I muscoli generano il Cuore. Il Fegato comanda l'occhio (SW, cap. 5). Il sole nasce dall'est; anche il Soffio dell'universo si trasmette primariamente

all'est, tramite il Vento. Il Vento la potenza dell'universo che crea il movimen to stesso; ci che agita le piante dall'interno all'esterno (Legno). Il Vento fa p arte delle Cinque influenze celesti (Vento, Calore, Umidit, Secchezza, Freddo); i l Legno fa parte dei Cinque elementi dell'universo (Legno, Fuoco, Terra, Metallo , Acqua). Nelle piante il Soffio dell'universo si conserva nel sapore acido. L'a cido alimenta la struttura del Fegato. Dal Fegato dipendono i muscoli, principio dell'animazione corporale. Il Fegato comanda l'occhio, poich ogni organo ha un r apporto specifico con uno degli orifizi superiori del corpo. Ci che detto per l'est viene ripetuto, secondo altre corrispondenze, per ciascuno dei punti cardinali e per il Centro. E cos la filosofia, appoggiandosi sulla numerologia e sull'analogia, d alla medici na un fondamento solido e pratico, che ogni volta ristabilisce le corrispondenze fondamentali dell'uomo e della vita. Inserito nel flusso della vita universale, l'uomo si mantiene in salute o la ritrova grazie alla medicina, riscoprendo o c onsolidando i legami che lo uniscono agli altri esseri, restando collegato alla potenza del Cielo/Terra. Poi venne Mao Ma non basta; paradossalmente, i colpi pi duri, i danni pi gravi alle possibilit di sopravvivenza della cultura-medicina tradizionale cinese sono stati portati pro prio nel tentativo di recuperarne il significato e la pratica utilit ad uso curat ivo per il popolo. La medicina occidentale moderna comincia la propria penetrazione in Cina nella s econda met del XIX secolo. In realt le conoscenze che scaturivano dallo sviluppo della medicina occidentale si erano regolarmente trasferite in Cina (e anche utilizzate limitatamente agli ambienti di corte e nobili) da quando il gesuita Johann Schreck (Terentius, in c inese Deng Yu-han) era arrivato a Macao nel 1619 ed aveva acquisito tanto credit o predicendo l'eclissi solare di quell'anno da essere incaricato di riformare il c alendario imperiale (agli astronomi cinesi non tornavano pi i conti per lo slitta mento di secolo in secolo delle approssimazioni nel calcolo); trasferitosi a Pec hino nel 1924 pose mano alla redazione di un'opera anatomica (Sulla struttura de l corpo umano, in cinese Ren-shen shuo-gai); l'opera fu completata da Bi Gong-ch en in collaborazione con il gesuita Adam Schall che pubblic nel 1935 il Tai-xi-re n-shen-shuo-gai, il primo trattato cinese di anatomia occidentale (in realt qualc osa era gi uscito nel 1595 a opera di P. Ricci). Se si pensa che l'opera del Vesa lio (De Humani Corporis Fabrica Libri), che aveva fondato le basi della conoscen za anatomica occidentale, fu pubblicata nel 1543, si comprende che in realt il tr avaso di conoscenze tra Occidente e Cina (e si svolse in ambedue i sensi) fu cos tante. Nel 1881 fu fondata a Tian-jin la prima scuola per la formazione di medici scient ifici occidentali cinesi e, dopo l'istituzione della Repubblica nel 1911 e la fon dazione della prima scuola di medicina, la medicina occidentale prese rapidament e piede, tanto che nel 1916 si contavano gi 26 scuole di medicina con quasi 2000 iscritti, nel 1935 erano 33 le facolt di medicina, 500 gli ospedali con pi di 20.0 00 posti letto e 20.000 i medici con laurea occidentale. Tutto ci per il notevole prestigio che la medicina occidentale si era conquistata sul campo, in un paese in cui epidemie e malattie endemiche (tubercolosi polmon are, peste, schistosomiasi, paludismo ecc.) mietevano vittime a decine di miglia ia; i metodi e i medicinali scientifici moderni applicati su vasta scala erano in grado di ottenere risultati notevoli e comunque di gran lunga superiori alla med icina tradizionale, spesso applicata da praticoni di poca scienza ed esperienza. Furono la seconda guerra mondiale e la lunga guerra tra nazionalisti e comunisti , che da un lato costituirono un nuovo banco di prova che evidenzi i meriti della medicina e della chirurgia di derivazione occidentale e dall'altro crearono con dizione di penuria di medicinali e accentuazione della dipendenza dalle potenze s traniere, che posero le condizioni per una riscoperta e valorizzazione della m.t. c., come medicina popolare adatta alle masse rurali, povere ed estranee agli inf lussi stranieri. Sotto la spinta ideologica del nuovo governo, negli anni cinquanta, in Cina vi f

u lo sforzo (anche per supplire alla drammatica scarsit di medici formati alla sc uola occidentale rispetto al fabbisogno, soprattutto nelle campagne) di riscopri re su basi scientifiche la medicina tradizionale; furono creati un dipartimento di Medicina Tradizionale presso il Ministero della Sanit Pubblica (1954), un Centro di Agopuntura e Moxibustione, istituti, ospedali ecc. Per facilitare questa evoluzione i classici medico-farmaceutici, illeggibili nell a loro antica grafia, sono stati ristampati molte volte in lingua parlata modern a (bai-hua) o in caratteri semplificati. Sotto questa nuova veste (nuova solo in apparenza), i classici continuano ad essere utilizzati dai medici e a conservar e quel carattere della medicina tradizionale, falsamente atemporale e monolitico . Bisogna notare, infatti, che in queste nuove edizioni figura, secondo la tradi zione, una gran quantit di commentari redatti dai compilatori contemporanei. Ques ti ultimi hanno qualche volta la tendenza a proiettare sugli autori antichi le p reoccupazioni e le nozioni a loro care, ma nettamente anacronistiche rispetto al l'epoca considerata ( cos che, a proposito del Nei-jing, si parla di sistema linfa tico intra ed extravascolare). Una struttura scientifica imposta ai filologi med ici. L'avvenimento pi importante dell'ultimo decennio stato l'intreccio della med icina occidentale e della medicina tradizionale, che ormai lavorano in simbiosi. In realt, stante la sproporzione numerica (esistevano 1000 medici formati all'occ identale per ogni esperto di m.t.c.) e i rapporti di forza (nelle citt e tra le c lassi colte la medicina scientifica occidentale si era consolidata e possedeva u n assoluto predominio e aveva dato vita a potenti istituzioni quali ospedali, un iversit, istituti di ricerca ecc.) il confronto si stabil e si svilupp sulla base d el modello e del linguaggio della medicina scientifica occidentale. ovvio che la pratica di una medicina-filosofia globale, energetica, analogica ne lle corsie di un ospedale, istituzione che incarna (spesso nel modo pi deteriore oggi in Italia, immaginiamoci nella Cina di cinquant'anni fa) il modello riduzio nista, meccanicista e alieno da tutto ci che non fosse concretamente materiale, ebb e come risultato pi notevole lo svuotamento della m.t.c.; isolata dal contesto cu lturale-filosofico da cui traeva origine e che la giustificava, della medicina t radizionale restarono solo tecniche superficiali di indubbia (ma inspiegabile) e fficacia utilizzate in un contesto alieno e valutate con parametri che le erano estranei. E fu la fine della m.t.c. perch era finito il mondo che l'aveva generata, l'unive rso in cui affondava le sue radici. Un monitoraggio, anche superficiale ed affrettato, di ci che esprime oggi in Ital ia l'agopuntura pu rendere l'idea di ci che rimasto della m.t.c.; l'espressione di una sapienza millenaria ridotta ad una tecnica subordinata alla medicina scient ifica, relegata ad un uso sintomatico (per lo pi analgesico) o, in alcuni casi, a nestetico.

Giocare col morto Prendiamo atto che la Medicina Tradizionale Cinese non esiste pi; prendiamo atto che un modello derivato dalla m.t.c. invece in via di edificazione e proprio neg li ultimi anni si assistito, grazie anche allo shiatsu, ad un risveglio di inter esse per i testi antichi e per l'antica cultura. Sono patetici i praticanti shiatsu che (senza riderci sopra) sproloquiano di Shen, Po, Hun (le cosiddette anime vegetative degli antichi cinesi, gli spiriti che animano il fenomeno uomo); sarebbe come se uno studioso di scienze naturali della nostr a epoca ragionasse in termini di Oceanine, Nereidi,Naiadi, Oreadi, Driadi (gli spir animavano i mari, le sorgenti, i monti e le valli, gli alberi ecc.) e di altre categorie di ninfe o altri spiritelli che costituivano le anime vegetative della n atura nella visione mitologica. Non pensabile per una persona formata nel nostro universo culturale e che opera concretamente nella societ reale ricreare il mondo e il modo di vivere e interagire con il reale del cinese di duemila anni fa. Possiamo invece influenzare, correggere il nostro radicato meccanicismo, riduzio nismo, attaccamento all'interpretazione materiale dei fenomeni traendo spunto e ispirazione da quanto resta (e si riesce a ricostruire) di una filosofi

a naturalista che ci propone una visione profondamente diversa, sanamente compensativa dell'unilateralit del nostro modello "scientifico", consapevoli del la nostra appartenenza irrimediabile al mondo e alla cultura della nostra epoca.

10 Passo Ricerca e speranza La medicina tradizionale cinese una scienza globale che considera l'uomo non sol o nella sua interezza ma anche nella sua intima unione con il macrocosmo. Schatz, Larre, de la Valle, Agopuntura Un universo stimolante Cambiando punto di vista possiamo anche affermare che l'uso del modello p.m.t.c. (per quanto presunto allo stato attuale delle conoscenze e - temo - nei secoli futuri) sicuramente utile per rompere l'univocit e lo strapotere del modello scie ntifico occidentale nell'interpretazione dei fenomeni; utile perch rappresenta un approccio sostanzialmente non riduzionista, non meccanicista e non materiale. Nella p.m.t.c. l'approccio energetico, globale (oggi si usa dire olistico), imit ativo e rispettoso delle dinamiche naturali: si pu definire una filosofia natural ista. a. l'approccio energetico Il termine qi caratterizza la medicina cinese. stato tradotto indifferentemente c on il termine energia o Soffi. Energia perch la vita produce, mantiene, consuma, economizza, libera energia. Molti amano questa espressione che pi consona alla no stra mentalit occidentale. Come non ricordare che, dopo gli studi di Einstein, pe r il mondo occidentale la massa non che una forma di energia? Allo stesso modo, gi nell'antichit, nelle loro speculazioni, i cinesi consideravano i corpi e i loro dinamismi come una stessa realt formata di energia, di Soffi. Il termine Soffi d maggiormente l'idea di movimento vitale che si libera e circola. E' un'immagine pi tranquilla, interamente deformabile per adattarsi alle esigenze di chi deve de scrivere i fenomeni vitali. Ma oggi la maggior parte degli autori impiega il ter mine cinese qi senza tradurlo, sapendo che il lettore comprender questa parola, c os importante da qualificare la medicina stessa. La medicina cinese infatti una m edicina energetica, una medicina dei Soffi. Perci non si pu avere una percezione e satta di questa medicina se non la si pensa come una scienza che studia gli scam bi dei Soffi e se non la si considera un'arte, l'arte di ristabilire l'armonia f unzionale di questi scambi. b. l'approccio globale e naturale La medicina tradizionale cinese una scienza globale che considera l'uomo non sol o nella sua interezza ma anche nella sua intima unione con il macrocosmo da cui egli ha origine e di cui l'immagine speculare (il microcosmo); una medicina ener getica perch si basa sull'incessante ritmo binario yin/yang che determina mutazio ni e trasformazioni continue nell'universo e nell'uomo, sia in condizioni fisiol ogiche che patologiche. Anche oggi nella Cina Popolare la medicina tradizionale poggia saldamente su questi principi codificati nei libri canonici fra cui prime ggia il Nei jing Su wen. Poich l'uomo il prodotto dell'universo, oggetto di quest a medicina la relazione dell'uomo con l'universo: in definitiva si pu affermare c he l'agopuntura non che l'applicazione all'uomo delle leggi fondamentali della v ita. Si tratta in definitiva di un approccio, di un punto di vista, notevolmente dive rso, per molti versi opposto e complementare al modello scientifico occidentale e pertanto molto utile a creare una visione prospettica per chi sia in grado di us arlo dialetticamente senza confusioni e sovrapposizioni inconsapevoli. La vita contraddittoria, la contraddizione vita

L'apparente contraddizione tra una natura fatta di corpi pieni, la materia, e una fatta di fenomeni energetici ha angosciato generazioni di scienziati fino a che non si accett (come era inevitabile visto che la realt non si piega ai nostri mode lli) che potessero coesistere visioni e spiegazioni diverse, altrettanto valide e scientifiche, punti di vista opposti e complementari che, opportunamente usati, potevano dare una visione della realt pi completa e globale. A livello atomico, la materia ha un aspetto duale: si manifesta come particella e come onda. L'aspetto che essa presenta dipende dalla situazione: in alcuni casi predomina l'aspetto corpuscolare, in altri quello ondulatorio; e questa natura duale tipica anche della luce e di tutte le altre radiazioni elettromagnetiche. La luce, per esempio, emessa e assorbita sotto forma di 'quanti', o fotoni, ma q uando viaggiano attraverso lo spazio queste particelle di luce appaiono come cam pi elettrici e magnetici variabili che presentano tutti i comportamenti caratter istici delle onde. Normalmente, gli elettroni sono considerati particelle, eppur e quando un fascio di queste particelle viene fatto passare attraverso una fendi tura sottile esso viene diffratto proprio come un raggio di luce; in altre parol e, anche gli elettroni si comportano come onde. Questo aspetto duale della materia e della radiazione in effetti estremamente sc oncertante e ha dato origine a molti dei koan quantistici che hanno portato alla f ormulazione della teoria dei quanti. La rappresentazione di un'onda che sempre e stesa nello spazio fondamentalmente diversa da quella di una particella che impl ica una posizione precisa. Ci volle molto tempo perch i fisici accettassero il fa tto che la materia si manifesta in modi che sembrano escludersi a vicenda: che l e particelle sono anche onde e le onde sono anche particelle. una particella un'onda Raffigurazione delle relazioni secondo l'iconografia orbitale nello Zhenjin jich eng (Compendio di ago-moxi-terapia). Si tratta di una raffigurazione relativamen te tarda, pubblicata nel 1874, al tempo cio in cui le teorie anatomiche occidenta li erano gi state diffuse da quasi due secoli in Giappone e da circa cinquant'ann i in Cina. Difatti essa mostra di essere stata influenzata da queste teorie: le relazioni fra l'orbis cardialis, l'orbita principe, e gli orbes hepaticus, liena lis e renalis sono messe in evidenza con collegamenti diretti di vie conduttrici . La relazione con l'orbis pulmonalis data dal fatto che la tuba pulmonalis (fei guan) sfocia direttamente nell'orbis cardialis (il cuore). Tratte da: Manfred Porkert, La medicina cinese, edizione originale 1982, edizion e italiana 1984, Armenia Editore, Milano, p. 74. Fig. 14 Anatomia cinese crocicchio aereo-digestivo polmoni cuore diaframma milza (e pancreas) vertebre cervicali esofago midollo spinale stomaco vescicola biliare duodeno colon fegato rene (surrenale) intestino tenue colon . sigmoide Tratte da: Jacques Lavier, L'agopuntura cinese, edizione originale 1966, V edizi one italiana 1973, Edizioni Mediterranee, Roma, p. 62. Le due illustrazioni riportate in queste pagine possono rendere un'idea immediat a di come in Occidente si siano diffuse molte false credenze sulla realt e i cont enuti della medicina tradizionale cinese. Uno studioso universalmente riconosciu to come attento ricercatore e fonte attendibile in un suo testo (fra l'altro uno

dei testi di agopuntura pi famosi e diffusi) riporta come Anatomia cinese una tavo la che in realt non che la riproduzione rimaneggiata di una raffigurazione del 18 74 delle conoscenze anatomiche occidentali. In realt pare proprio che una anatomia cinese non sia mai esistita, anzi una vera e propria contraddizione in termini p er una medicina tutta incentrata sui fenomeni energetici (i Soffi); allo stesso modo sono estranei alla medicina cinese i concetti di organi, elementi, meridian i ecc. comunemente alla base delle divulgazioni scorrette della medicina cinese in auge in Occidente. Approccio corpuscolare e approccio vibratorio utilizzati dai fisici per indagare e riconoscere i fenomeni sono due aspetti diversi, inconciliabili, contradditto ri ma indispensabili ambedue per inoltrarsi senza impazzire nel mondo del conosc ibile. L'approccio materiale e l'approccio energetico sono le due strade, i due punti di vista che consentono un approccio tattile a uke, una comunicazione non verbale tra i due soggetti che interagiscono; ma indubbio che nell'evento shiats u il punto di vista energetico che costituisce la chiave di volta interpretativa dei fenomeni che accadono, ed a questo tipo di approccio che il praticante shiats u si addestra nel training formativo. Il modello della p.m.t.c. ci fornisce un'importante possibilit per influenzare, c orreggere il nostro radicato meccanicismo, riduzionismo, attaccamento all'interp retazione materiale dei fenomeni traendo spunto e ispirazione da quanto resta (e si riesce a ricostruire) di una filosofia naturalista che ci propone una vision e profondamente diversa, sanamente compensativa dell'unilateralit del nostro mode llo scientifico, consapevoli della nostra appartenenza irrimediabile al mondo e al la cultura della nostra epoca. Ricerca e speranza Lo studioso di ideogrammi forse pu, isolandosi dal mondo ed immergendosi nei test i antichi, cercare di ricreare quell'atmosfera, quel modo di vedere la realt, que l contesto culturale, quell'universo umano che ha prodotto la m.t.c. e per certi versi immaginarsi di interpretare la realt fenomenica in termini di anime vegetat ive, di numeri qualitativi, di classificazioni analogiche. Come forse sarebbe possibile per il cacciatore di serpenti del Borneo di cui si parlava sopra comprendere il funzionamento della Borsa se si trasferisse a Wall Street e vi bivaccasse per una decina d'anni senza pi rapporti con la foresta plu viale (per per lui sarebbe molto pi facile perch avrebbe un rapporto diretto con la realt che indaga, cosa non possibile per lo studioso di cultura cinese antica). Ma per noi che operiamo, e intendiamo continuare ad operare quotidianamente nel nostro universo, riferire gli spunti e le intuizioni che gli antichi testi orien tali (tradotti ed interpretati dallo studioso di cui sopra) suscitano in noi al nostro universo culturale, riportarli e inquadrarli dal nostro punto di vista, n on una scelta, bens una necessit; una necessit a cui non possiamo sottrarci (confes so che anch'io uso talvolta espressioni oscene come emicrania da Bile) perch cosi c he funziona la nostra mente. E del resto non si sottraggono a questa opzione inevitabile neanche i pi acuti e profondi studiosi della cultura cinese applicata alla medicina di ogni epoca, co me il Lavier (anni sessanta) o lo Schatz (anni ottanta), che nel cercar di compr endere e spiegare nelle loro opere i concetti e i parametri propri della m.t.c., non possono evitare di tradurli in fenomeni anatomico-fisiologici propri della medicina scientifica del loro tempo. J. Schatz, Agopuntura La funzione della vescica biliare, sia come viscere comune dell'adulto sia come organismo embrionale, ne spiega il carattere particolare: essa responsabile della rettitudine mediana: da essa provengono decisione e sentenza. Queste espressioni significano che la vescica biliare ha un ruolo direzionale. Alcuni testi precis ano che comanda il fegato: tale priorit nei confronti del fegato pu essere illustr ata meglio con l'aiuto dell'embriologia occidentale, la quale mostra come dalle gemme embrionarie dell'intestino primitivo derivano i canalicoli biliari (e la v escica biliare), a partire dai quali si formano le trabecole epatiche. Fegato e vescica biliare sono strettamente legati nel loro funzionamento, ma il ruolo pre

ponderante in tale grande sistema organico e funzionale quello della vescica bil iare, come facile capire se si pensa che la funzione biliare non legata unicamen te al ricettacolo della colecisti ma all'intera ghiandola epatica, e se si ricorda l'importanza della vescica biliare in numerose sindromi di patologia frequente. Per lo stesso motivo si spiega probabilmente anche il fatto che al capitolo 11 il Su wen dichiara che gli altri 11 organi e visceri vengono a prendere la decis ione dalla vescica biliare. /. Lavier, L'agopuntura cinese P'i prima di tutto il sistema linfoideo. Questo sistema fabbrica i globuli bianch i (leucociti), che hanno la particolarit di poter attraversare le pareti vascolar i al livello dei capillari (diapedesi) e di ridistribuirsi attraverso i differen ti tessuti per combattere i microbi invasori. Questa particolare propriet mostra che P'i svolge un ruolo periferico che determina la posizione esterna del suo Tc hing al tronco. Questa funzione esterna del P'i tuttavia meno evidente di quelle d ei Fou ed anche dello stesso Fei; pertanto lo Tching di P'i resta essenzialmente Yin, con la propria estremit distale al membro inferiore. La caratteristica Yin di P'i si riferisce, inoltre e principalmente, alla funzione pi che all'organo; e nel pensiero cinese l'assieme dei tessuti connettivi, presenti in tutto l'organ ismo, vi si ricollega. Un osceno ma prezioso miscuglio Eppur si muove, si tramanda avesse esclamato Galileo Galilei dopo aver giurato dav anti al tribunale ecclesiastico che credeva alla terra piantata fissa al centro dell'universo. Eppur succede spesso nella pratica dello shiatsu che, passando da un punto di pr essione all'altro, il percorso e i collegamenti che si delineano sotto i pollici riproducano in parte o totalmente i percorsi che si trovano delineati sulle map pe tradizionali cinesi. Eppur succede spesso che un rapporto analogico, tratto da un testo antico, tra un organo e l'altro, tra un sintomo e una alterazione energetica, tra una disfunzio ne e un colore del viso o un sapore preferito, si riscontri su una o pi persone r eali. Eppur succede spesso che, in barba a tutte le speculazioni razionali, si riscopr a la validit attuale di principi e procedure che ci provengono da un mondo lontano da noi e che non esiste pi. Conoscere e utilizzare i vari modelli nel dialogare con l'altro attraverso le pr essioni, nel percepire le risposte vitali di uke, ci consente di usare l'esperie nza dei sapienti occidentali e orientali del passato. Ci consente di riconoscere in tempo reale, pressione dopo pressione, la loro validit e pertinenza nel qui e or a, nel caso specifico di questa persona in questo momento. Nella consapevolezza che ogni fenomeno unico e irripetibile. Non so quale cultore della medicina tradizionale cinese dei nostri giorni si ric onoscerebbe nella pratica e nella teoria dei medici tradizionali cinesi protagon isti degli episodi sotto riportati. O quale teorico della m.t.c. si sentirebbe d i elaborare una teoria adeguata a inquadrare gli eventi descritti e a darne una interpretazione razionale. I brani citati, nella loro semplice complessit, ci danno un'idea di quanto l'evol uzione della medicina cinese nei suoi 4-5000 anni di storia sia stata notevole ( oserei dire totale). Esiste una medicina cinese che si configura come mitologia degli spiriti che alb ergano nell'organismo e lo fanno funzionare. Una seconda anima si pu configurare come una filosofia naturalista che osserva il cielo e la natura e trasferisce nell'organismo umano i fenomeni e le relazioni che identifica. Possiamo poi identificare una medicina cinese proto-scientifica, che inquadra i fenomeni all'interno del bipolarismo yin/yang (caldo/freddo, vuoto/pieno, intern o/esterno, duro/molle ecc.) e/o di una rete di relazioni circolari (cinque fasi) . Un'altra anima (la pi recente e limitata all'agopuntura) derivata dalla frammisti

one nell'ambito clinico con la medicina occidentale moderna, che possiamo defini re scientifica, si articola da un lato in un uso sintomatico complementare alle metodiche di diagnosi e cura moderne, dall'altro nella progressiva nascita di un a rete di criteri di valutazione e intervento legata a parametri mutuati dalla sci enza occidentale: sintomi yin/yang, situazioni yin/yang, punti specializzati di dispersione e tonificazione, organizzazione sistematica di combinazione di punti per quadri patologici definiti in base alla medicina occidentale. E, se dobbiam o valutare il fenomeno dagli aneddoti sotto riportati, altre numerose anime, o q uantomeno filoni, si sono succedute, o sono coesistite, nei secoli. Una evoluzione che ha portato una filosofia naturalista di buon senso e di armonic a unione con l'universo circostante utilizzata da tutti ad evolversi (o involver si) fino a diventare una scienza ermetica, intelleggibile a pochi e utilizzabile solo da iniziati nelle forme pi complesse, ma sempre in condizione di tornare (o probabilmente sempre stata, parallelamente) a essere un prontuario curativo a dis posizione delle famiglie e/o del praticone del villaggio o del medico dai piedi scalzi di pi recente istituzione. Non sono uno studioso della medicina cinese e tantomeno uno specialista, ma ho l 'impressione che sia necessario fare un passo indietro e recuperare una visione pi ampia della realt della m.t.c., ritrovando il contenuto e il significato espres so dagli studi degli specialisti dei decenni scorsi. Per quel che ne ho capito in molti anni di studio (confesso, non approfondito) e molti anni di pratica (ho utilizzato il rapporto 1 a 30 tra lo studio libresco e la pratica con uke proposto all'inizio di questo percorso), mi azzardo ad affe rmare che non esiste una medicina tradizionale cinese, ma molteplici medicine tr adizionali cinesi, n pi n meno come esistono molteplici medicine occidentali, e che tra le varie anime e/o sistematizzazioni delle varie epoche in Cina esistono ar ticolazioni e differenze non inferiori a quel-le esistenti tra le medicine svilu ppate in Occidente. M. Porkert, La medicina cinese Un giorno, che Bian Que era in viaggio per il principato di Qi, egli fu inviato quale ospite d'onore alla corte del principe Huan. Come egli entr, disse subito: - Sua Maest ammalata. Per ora la malattia nei pori, ma se non vien curata subito essa penetrer in profondit. - A ci il principe Huan rispose che Egli non era affatt o ammalato e, non appena Bian Que se ne fu andato, aggiunse al suo seguito: -I m edici sono spinti solo da guadagno! Vogliono acuisire favori col trattare person e che non sono affatto ammalate. - Cinque giorni dopo" Bian Que si present in udi enza e ripet: - Sua Maest ammalata. La malattia ora nelle orbite conduttrici. Se n on si cura, temo che essa penetrer in profondit." E di nuovo il principe Huan ris pose di non essere ammalato, ma rimase di malumore. Bian Que se ne and, ma torn do po altri cinque giorni insistendo: - Sua Maest ammalata. La malattia situata fra le sfere funzionari dello stomaco e dell'intestino. Se non si cura, sprofonder an cor di pi. - Il principe non rispose furioso ed addirittura non volle vedere Bia n Que, quando questi torn alla carica dopo altri cinque giorni. Il principe Huan per mand dei servitori a domandare le ragioni di un simile compor tamento e Bian Que rispose: - Finch la malattia era nei pori, la si oteva raggiun gere con bagni ed applicazioni calde. Quand'era nelle orbite condduttrici, la si poteva colpire con aghi e pietre appuntite; quand'era nelle orbite funzionari dell'intestino e dello stomaco, la si poteva trattare con vino e medi camenti.Ora che arrivata nelle ossa e nel midollo, impotente contro di essa lo s tesso fattore del destino (cio quel funzionario che responsabile nell'al di l di l dell'et che deve essere raggiunta da ogni singolo uomo o dell'et assegnata ad ogn iuno). Ora quindi che la malattia nelle ossa e nel midollo, non ha pi alcun senso di chiamarmi a consulto. - Cinque giorni dopo il principe Huan si sent male in t utto il corpo e mand un servitore a chiamare Bian Que. Questi per se ne era andato via da tempo. Cos mor il principe Huan. Un re aveva acquistato sul mercato una servetta di nome Shu. Egli la valut una rag azza buona, giudiziosa, di varia cultura. Bench Shu stessa dicesse di essere sana , il medico diagnostic: 'La ragazza soffre di una malattia all'orbita funzionale

della milza; essa non si deve affaticare; secondo le regole in primavera essa vo miter sangue e morir. - Come il re conobbe questa diagnosi, fece chiamare la ragaz za per guardarla di persona. Egli avrebbe potuto rivenderla, ma, non potendo ved ere alcuna variazione del colorito del volto, non credette a Chunyu e si tenne la ragazza. Arriv la primavera e Shu port la spada del re che era andat o alla toilette. Quando il re usc, la ragazza era rimasta indietro. Allora egli l a mand a prendere, ma la si trov a terra nella toilette: vomitava sangue e poco do po mor. Essa si era presa la malattia quando si era messa a sudare per la fatica. Nelle malattie che son causate dal sudore la regola che la malattia si radichi all'interno e si aggravi mentre capelli e colorito del volto rimangono belli. Un prefetto di un distretto era ammalato grave gi da lungo tempo. Hua Tuo era dell 'opinione che egli sarebbe potuto guarire se lo si fosse fatto montare in coller a. Allora egli richiese un grosso onorario, non diede una contropartita medica e piant in asso il prefetto lasciandogli una rozza lettera. Il prefetto fu in effe tti tanto in collera da mandargli dietro qualcuno per raggiungerlo ed ucciderlo, ma non ci fu nulla da fare, Hua Tuo non fu trovato. Il prefetto si prese un tal e travaso di bile da vomitare e guarire (12). Chunyu, feldmaresciallo del territorio di Qi, era ammalato. Io gli tastai il pols o e gli dissi: - Si tratta d'infiltrazione d'aria e quanto segue proprio nel qua dro della malattia: quando cibo e bevande vengono inghiottiti, subentrano dolori e diarrea. Lei si presa questa malattia perch ha corso molto rapidamente dopo di essersi rimpinzato per bene. - Il feldmaresciallo rispose: - Ero ospite del re ed a tavola c'era fegato di cavallo, ne ho mangiato abbondantemente fino a sazie t; quando vidi che veniva portato il vino, uscii, salii a cavallo e cavalcai fino a casa. Mi capit subito una forte diarrea'. Io lasciai al feldmaresciallo delle prescrizioni e gli ordinai un brodo correttivo 'ardor' (37) con l'assicurazione che in sette, al massimo otto giorni sarebbe intervenuta la guarigione. Presente era un medico di nome Qin Xin che, come me ne andai, chiese agli ufficiali che lo circondavano: - Cosa ha detto Chunyu Yi della malattia del feldmaresciallo? ed essi risposero: - Egli ha diagnosticato la malattia come un'infiltrazione di aria ed ha detto che guarir. - Qin Xin ridendo afferm: - Egli non ha alcuna idea della malattia del feldmaresciallo, secondo la norma egli deve morire dopo nove g iorni! - Ma dopo nove giorni egli non mor e la famiglia mi mand a chiamare di nuov o. Vi andai ed alle mie domande mi conferm che la mia prognosi era stata centrata completamente, che egli aveva mangiato per sette-otto giorni soltanto il brodo bollente e che ora la malattia era finita. Io potei riconoscere la malattia dal polso che, allorch lo palpai, mi mostrava l'esatto quadro della malattia che si s vilupp 'secundo vehent' (dal latino, secondo corrente) e quindi il malato non mor. Brano da Lavier o Porkart su episodio di diagnosi cinese. Il brano sopra citato, nella sua semplice complessit, ci da un'idea di quanto l'e voluzione della medicina cinese nei suoi 4-5.000 anni di storia sia stata notevole (oserei dire totale). Da una mitologia degli spiriti che albergano e fanno funzionare l'organismo, (brano boh) a una semplice filosofia naturalista basata sull'osservazione delle "caratterist iche" dell'universo e sulla certezza che tali "qualit" dovessero essere riprodotte nel "microcosmo uomo" " L'uomo ubbidisce alle stesse leggi e agli stessi ritmi che regolano gli scambi del Cielo/Terra. Il Cielo ha 4 stagioni, 5 pianeti, 9 punti di fuga verso le 9 direzioni (8 punti della rosa dei venti pi il Centro), 12 mesi e 365 giorni. Similmente l'uomo ha 4 membra e 5 organi, 9 orifizi (7 nella testa e 2 nella parte inferiore del corpo), 12 tragitti per i Soffi, chiamati meridian i, 365 punti di animazione." passando per un'osservazione e uno studio "scientifico" delle funzioni energetic he nella persona e delle loro relazioni: (brano boh) fino ad una sistematizzazione organica di "anime vegetative", funzioni energetic

he, interrelazioni complesse ricondotte a visione globale, intuizioni e scoperte terapeutiche che reggono il confronto, senza traumi, con le istituzioni scientifiche moderne. Quella che universalmente conosciuta come la teoria dei cinque elementi (elemento una errata traduzione di xing = fase di trasformazione, da cui wuxing = cinque f asi di trasformazione) una organizzazione del sapere analogico che troviamo utiliz zata in Cina per tutte le scienze classiche, non solo per la medicina (fig. 1); una prova della continua comunicazione e del trasferimento nei secoli delle conoscenze da Oriente ad Occidente (e viceversa) sta nel fatto che nello stesso periodo in cui viene sviluppato e poi formalizzato in Cina (dal V secolo a.C. al II secolo d.C.), in uso in Occidente, nella medicina ippocrati ca-ellenistica-galenica, uno schema che utilizza gli stessi concetti e rapporti, pur nelle differenziazioni che diversi climi e culture comportano (fig. 2). Pro babile ponte tra le culture orientale e occidentale erano i paesi del Medio Orie nte, in particolare la Persia; e infatti anche nella medicina sufi si ritrova in uso uno schema analogico comparabile (fig. 3). Fuoco Estate (Cldo) Sud Metallo Autunno (Ardo) Ovest terra dojo Centro Legno Primavera (Ventoso Acqua Inverno (Freddo) Nord fig-1 Da Naboru Muramoto, Il medico di se stesso, edizione originale 1973, 1" edizione italiana 1973, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, p. 34 CALDO FREDDO umido asciutto estate gioventu collerico bile gialla fuoco autunno et matura melanconico bile nera terra inverno vecchiaia flemmatico muco acqua primavera infanzia sanguigno sangue aria fig. 2 Da Huldrych M. Koelhing, Storia della terapia medica, edizione originale 1985, e dizione italiana 1989, Ciba-Geigy Edizioni, Darmstadt, p. 25. estate primavera autunno Inverno | sera | | notte | maturit senescenza fig-3 Da Guardi, La medicina sufi, Edizione Xenia, 1997, p. 45. Situazioni analoghe di filoni contraddittori, di anime differenti e antagoniste si sono determinate anche nella storia occidentale: gi dalla nascita, all'epoca d i Ippocrate, della figura del curatore separata da quella del sacerdote (e questo avviene nello stesso periodo - V/IV secolo a.C. - sia in Occidente che in Orient e ed difficile pensare che sia una coincidenza casuale) alla dottrina medica della scuola di Cos (patria di Ippocrate), che si incentra sulla persona (sul paziente diremmo ora), si contrappone la scuola della penisol a di Cnido, totalmente e antagonisticamente centrata sulla malattia (ferventi ri duzionisti diremmo ora). E cos via nei secoli, dogmatici contro empirici nei primi decenni d.C. fino ai cul tori del terreno e delle medicine olistiche contrapposti alla medicina scientific a riduzionista di oggi. Anche all'interno delle correnti che hanno prevalso sono coesistite e si sono co mbattute anime differenziate e antagoniste: basti pensare che due figure central

i nell'edificazione del moderno pensiero scientifico, Cartesio e Galilei, si diffe renziavano e si contrapponevano sul modo di intendere e costruire il metodo scie ntifico stesso. Vedi box) BOX: Cartesio non cercava un contatto preciso, puntuale tra le proprie teorizzazioni e l'esperienza. I suoi modelli generalmente non mirano a stabilire un accordo co n l'esperienza nei dettagli, si limitano a fornire spiegazioni in linea di princ ipio, a mostrare qualitativamente in che modo sarebbe possibile articolare la sp iegazione meccanica di un dato fenomeno, senza per addentrarsi in analisi approfo ndite. La sua fisica parla di figure in movimento, dunque in via diprincipio int eramente matematizzabile ma di fatto non matematizzata, rimane quasi sempre ad u n livello esplicativo puramente qualitativo. La scienza di Galileo, tutta protes a alla comprensione matematizzata, intensiva dei dettagli della natura, appariva a Cartesio una scienza, appunto, del dettaglio, ma filosoficamente inaccettabile in quanto priva di un fondamento, priva di principi generali unificanti. e ancora... Non si deve infatti dimenticare che, se dal punto di vista filosofico la parte c entrale del XVII secolo fu dominata dal razionalismo meccanicista di Cartesio, q uesto stesso periodo vide anche il fiorire di una robusta corrente di ricerca em pirica, la quale affronta lo studio diretto della natura tramite nuovi strumenti e nuovi atteggiamenti intellettuali. Questa corrente sperimentalista, i cui pro tagonisti saranno presentati pi avanti, condusse vita parallela al razionalismo c artesiano, cos come per vari decenni furono compresenti senza molti contatti reci proci una scienza che puntava alla matematizzazione della natura attraverso lo s tudio analitico dei suoi dettagli, che in Galileo aveva avuto la sua massima esp ressione, e una scienza, quella cartesiana, che era matematizzabile in linea di principio, ma che nei fatti mirava a mettere a punto spiegazioni qualitative, co mporre grandi sintesi. Solo nell'opera di Newton si realizzer una fusione tra raz ionalismo e sperimentalismo, tra matematica ed esperienza, che rappresenter il cu lmine della rivoluzione scientifica.(FINE BOX) Dualismo antagonista e dualismo complementare Nella storia occidentale le differenziazioni e gli antagonismi hanno sempre crea to uno scontro da cui uscivano vincitori e vinti, e i vincitori hanno sempre cer cato di usare la propria influenza sociale e il proprio potere politico per repr imere ed annullare le correnti minoritarie. Basta osservare come oggi in Italia e in Europa la Corporazione dei Medici (oggi lo chiamano Ordine Professionale ma il senso non cambia) dispieghi tutta la pro pria potenza per togliere spazio (diciamo pure proibire, o quanto meno ostacolar e a livello legislativo) alla cosiddetta medicina alternativa, o nuova medicina (medicina non convenzionale come viene definita a livello istituzionale). Anche in Cina vi furono scuole differenti che conobbero momenti di sviluppo e di riflusso, che si confrontarono anche aspramente, contendendosi il favore dei po tenti dell'epoca e conoscendo periodi di splendore e riflusso, ma lo sviluppo de lla filosofia-medicina cinese non conobbe traumi. In continuit con lo sviluppo dolce e graduale della conoscenza garantita dalla tr adizione orale (nella tradizione orale impossibile distinguere ci che originario da ci che commento, ampliamento, sovrapposizione e la sapienza delle generazioni si accumula senza interruzioni), anche dopo la comparsa dei testi scritti l'attegg iamento del cinese di ogni epoca quello di proseguire l'opera, in un rapporto di continuit con gli studiosi e i praticanti che l'hanno preceduto e in sintonia co n le acquisizioni e le innovazioni (o le regressioni) del proprio tempo. Osservando la storia degli scritti medici cinesi si constata che sono sempre i te sti del Nei jing ad essere ripresi, citati, ripetuti ed usati come base in ogni nuova opera di medicina. Gli enunciati della medicina cinese si riferiscono semp re sia alle formulazioni e sistematizzazioni del momento che all'osservanza rigo rosa dei testi antichi autentici. Inoltre, nel corso dei secoli, i commentatori hanno ripreso i testi del Nei Jing , arricchiti di tutti i commenti che il testo originale ha sempre suscitato, ins

erendoli nella medicina e nel pensiero della propria epoca. Per questo perfettam ente ammissibile che al giorno d'oggi un confronto tra il Nei Jing con i suoi co mmenti tradizionali e la medicina occidentale nelle sue forme pi avanzate sia non solo ipotizzabile, ma necessario per tenersi conformi allo spirito della medici na tradizionale. Non che siano mancate nella storia cinese dispute feroci e vere e proprie guerre di religione (basti pensare alla distruzione dei testi taoisti ne l 1281 in seguito alle dispute con i buddhisti), ma nel vissuto collettivo cines e taoismo, confucianesimo e buddhismo in pratica si fondono in una cultura omoge nea che tutto integra. Non stupisce (o meglio stupisce l'occidentale rigidamente attaccato alle proprie dinamiche mentali) rilevare come anche il pensiero scientifico occidentale (com e del resto il marxismo e il capitalismo) vengano recuperati senza rotture di co ntinuit, senza fratture all'interno del sistema di vita cinese. Pare proprio che il bipolarismo sia una presenza costante nella storia del pensi ero umano; ogni corrente di pensiero genera nel suo tempo una corrente di pensiero che si sviluppa in direzione opposta (o quantomeno molto diversa). Solo che nel pensiero occidentale il dualismo antagonistico, guerrafondaio, e ge nera una opposizione frontale, uno scontro da cui esce un vincitore che si sforz a di annullare l'altro; si pensi all'atteggiamento di disprezzo della nuova medic ina scientifica per la medicina definita pre-scientifica - la filosofia naturalista degli umori - che ha costituito la sapienza terapeutica e guidato l'esperienza clini ca fino alla seconda met del XVIII secolo. L'atteggiamento orientale considera invece il bipolarismo come costituito da ele menti opposti e complementari, indispensabili l'uno all'altro, dalla cui interaz ione scaturiscono dinamismo e spinta a ricostruire l'unit; questo principio gener ale, diventato un atteggiamento mentale che condiziona scelte e rapporti, scatur isce da (ed elemento generatore di) quello che possiamo chiamare il modello taoi sta.

11 Passo Senza modello e senza intento Il diavolo si nutre dello spazio tra pensiero e azione. Chao-Cho " Se non se ne ridesse , la Via non meriterebbe di essere considerata tale" Pressioni senza intento Non questa la sede per uno studio approfondito del taoismo, mi interessa solo de finire alcuni elementi portanti del modello taoista che ci posson essere utili n ella nostra pratica shiatsu. 1) Un primo elemento l'assenza di valori etico-morali nell'osservare e valutare i fenomeni: essendosi reso conto della relativit di buono e cattivo e quindi di tu tte le norme morali, il saggio taoista non lotta per il buono ma cerca piuttosto di mantenere un equilibrio dinamico tra buono e cattivo. Su questo punto, Chuang -tzu molto esplicito: Perci dire: Seguire e onorare il bene ed evitare il male e seguire e onorare il buong overno ed evitare il malgoverno significa non capire i principi' del Cielo e dell a Terra e le qualit naturali delle creature. Sarebbe come seguire e onorare il Ci elo e non tener conto della Terra, seguire e onorare loyin e non tener conto del lo yang: chiaro che non si pu fare. Nella nostra cultura, nel nostro modo di vivere le situazioni si svolge una cont inua lotta del Bene contro il Male (l'arcangelo Michele scaccia Lucifero) che ri empie di antagonismi etico-morali ogni aspetto della nostra vita, dalle favole ( le fate contro le streghe, il cavaliere contro il drago, il principe contro l'or co ecc.) ai film di avventure (lo sceriffo contro i banditi, i cow-boy contro i

pellerossa, Stallone contro i Viet ecc.), ma anche nelle vicende reali. Si combatte la malattia, la fame nel mondo, la droga, la povert introducendo in o gni situazione una coppia di fenomeni basati su un dualismo antagonistico. Per cui la vita buona e la morte cattiva, la ricchezza buona e la povert cattiva; e lo stesso per salute/malattia, giovinezza/vecchiaia, forza/debolezza, intelli genza/stupidit, pulizia/sporcizia ecc. Abbiamo costruito un mondo di Bene/Male e un linguaggio strutturato su misura pe r manifestarlo e descriverlo. Anche nell'interpretare la m.t.c. abbiamo tradotto nel nostro linguaggio con energie diritte/energie perverse, carico/scarico, sov raccarico/carente, ciclo di generazione/ciclo di distruzione (oppure dominazione o ancora sottomissione); addirittura vengono proposte nello shiatsu idee forza (con conseguenti procedure di intervento operativo) quali parte sana/parte malata. Il modello taoista estraneo a questo modo di procedere: ci che , ci che succede non ha valori etico-morali; , accade e tanto basta! * La piggia non n buona n cattiva; il sole non n buono n cattivo; non esistono energie perverse. bens vero che se piove per mesi vi sono le inondazioni e se il sole batte senza p ioggia per mesi la siccit distrugge il raccolto, ma ci non avviene per crudelt del sole e/o perfidia della pioggia; sole e pioggia non generano energie perverse, ma semmai il rapporto squilibrato tra sole e pioggia che pu produrre danni, la scars a armonia tra le manifestazioni energetiche che pu creare situazioni di disagio. Su questo i maestri taoisti sono estremamente precisi e determinati al punto che un apologo del maestro Joshu (Chao-Chou) racconta: Un monaco chiese: Essere santi com'? Joshu disse: Scaricare una montagna, di merda s ulla terra pulita. Tutto ci che di s l'umanit separa e respinge, non pu che ricadere pi grevemente su di essa, in forme ancora peggiori. Nell'uomo il male e il bene sono originariamente fusi, e il santo che li separa n on rende un buon servizio all'umanit; del resto anche nell'Antico Testamento solo dopo aver mangiato il frutto dell'albero del Bene e del Male che l'umanit separa e distingue; in altre parole la separazione del reale in buono e cattivo non norm ale, non secondo natura, ma solo una lettura degenerata di chi in peccato. Le argomentazioni taoiste al riguardo si possono riassumere come segue: quando ben e e male si contrappongono, il male ha gi vinto, perch esso propriamente questa co ntrapposizione, e nient'altro. Per vincerlo, occorre risalire la frattura, vanif icare la contrapposizione che esso . Tornando all'esempio del sole e della pioggia, anche da pensare che cambiando il punto di vista cambia il valore etico-morale del fenomeno; sar capitato a tutti di pensare la pioggia cattiva (piove, governo ladro!) vedendosi rovinata una setti mana di vacanza in montagna, sapendo benissimo che lo stesso fenomeno riempiva d i gioia i viticultori della zona perch l'acqua che cadeva salvava il raccolto a r ischio per la siccit; e l'immane cataclisma che produsse l'estinzione dei dinosau ri (ammesso che sia andata cos) stato una manna per i mammiferi e altre specie an imali, uomo compreso. Ogni teoria necessariamente limitata, per cui le sue verit, escludendo altre, implic ano il loro opposto. Ogni valore relativo e funzionale ad un sistema, ed affermarn e l'assolutezza sarebbe come chiedere del mare ad una ranocchia nata e vissuta i n un pozzo o dell'inverno ad una libellula. In questo capovolgimento di valori, ogni dottrina morale diviene una costrizione senza senso, come l'ambizione di ch i volesse pareggiare le zampe della gru con quelle dell'anatra (Chuang tzu scriv e: Le zampe dell'anatra, quantunque siano corte, non si possono allungare senza c he all'anatra si procuri dolore, mentre le zampe della gru, quantunque siano lun ghe, non si possono accorciare senza far male alla gru; perci, ci che nella natura morale dell'uomo esteso non pu essere tagliato, n ci che corto pu essere allungato( cap VIII), o la follia del signore dello Stato di Lu che caus la morte di un ucce llo marino, per averlo trattato come un ospite illustre anzich semplicemente come un uccello. In altre parole, cambiando il soggetto e il punto di vista, cambia il valore eti co-morale del giudizio, cambiano il bene e il male; e questo ci conduce al secondo elemento importante (soprattutto nella pratica dello shiatsu) del modello taois ta.

Pressione senza confini 2) Il secondo elemento l'annullamento della separazione tra l'io e l'altro; L'io, a nche l'altro, l'altro anche l'io... Che l'io e l'altro non siano pi in contrapposizione la vera essenza del Tao. Solo que ta essenza, che appariva come un asse, il centro del cerchio che risponde ai mut amenti perenni. La non-separazione, la non-separabilit dell'io dall'altro in realt un fenomeno che assume particolare rilevanza nella pratica dello shiatsu (lo shiatsu si fa in d ue, e funziona solo e tanto pi si in due), ma che nella pratica taoista rientra n ella pi generale visione che considera gli opposti come aspetti differenti della stessa realt. I Taoisti interpretarono tutti i mutamenti della natura come manifestazioni dell 'interazione dinamica tra i poli opposti yin e yang, e giunsero quindi a ritener e che ogni coppia di opposti costituisce una relazione polare in cui ciascuno de i due poli legato dinamicamente all'altro. Per la mente occidentale, questa idea dell'implicita unit di tutti gli opposti estremamente difficile da accettare. Ci sembra del tutto paradossale l'idea che esperienze e valori che avevamo sempre creduto contrari siano, in definitiva, aspetti differenti della medesima cosa. I n Oriente, tuttavia, si sempre considerato essenziale per arrivare all'illuminaz ione il consiglio dato ad Arjuna nella Bhagavad Gita di andare al di l delle oppos izioni terrene e in Cina la relazione polare tra tutti gli opposti la base stessa del pensiero taoista. Anche in quest'opera il Dao inspiegabile, e la sua sublimit sta nel trovarsi anch e nelle cose pi volgari. Alla conoscenza inferiore, basata sulle categorie logich e, le nozioni e le distinzioni, contrapposta la conoscenza superiore, che trasce nde la prima con l'intuizione: non avere simpatie o antipatie, non essere prigio nieri di schemi e di se stessi, non cristallizzarsi nelle proprie esperienze n es sere invischiati nel proprio passato. Il punto di partenza e di arrivo di ogni r iflessione il mutamento, bua, essenza di ogni realt. Dalla comprensione del cambiam ento deriva la comprensione profonda di s e di tutto l'universo, tutti fenomeni t ranseunti e in perenne trasformazione, disintegrazione-riaggregazione. Ogni proc esso di crescita presuppone quello di decadenza, vittoria/sconfitta, nascita/mor te. Allora, concepire l'io come unit, e proiettarlo nel passato e nel futuro, non solo un'astrazione, ma una pura illusione. Il vero s non pu essere allora definito , perch senza limiti e forme, completamente libero. E del resto tra gli scritti zen (lo zen non taoismo ma ne certamente profondamen te intriso) di Shunryu Suzuki possiamo trovare: Quando inspiriamo, l'aria entra n el mondo interno. Quando espiriamo, esce fuori nel mondo esterno. Il mondo inter no illimitato e cos pure il mondo esterno. Noi diciamo 'mondo esterno' e 'mondo i nterno', ma in realt c' un solo mondo e basta, indivisibile. In questo mondo illim itato, la nostra gola come una porta che si apre e si chiude. L'aria entra ed es ce come chi attraversi una porta che si apre e si chiude. Se pensate: Io respiro, l'io di troppo. Non esiste niente in voi che possa dirsi io. Ci che chiamiamo 'io' s ltanto una porta che si apre e si chiude quando inspiriamo ed espiriamo. Non fa altro, tutto qui. Quando la mente sufficientemente pura e calma da poter seguire questo movimento, non c' pi niente: n 'io', n mondo, n mente, n corpo; soltanto una p orta che si apre e si chiude. Ma non solo l'astratta e rigida percezione dell'io che ci limita e ci separa art ificialmente dalla realt in continuo movimento, ma ogni tipo di pregiudizio, comp resi tutti i valori. L'opposizione, la separazione, la contrapposizione tra diverse manifestazioni no n sono insite nella realt, ma sono il prodotto di una limitata capacit di visione, di un punto di vista unilaterale, di una mancata comprensione della vera natura dei fenomeni che caratterizza il nostro stato infantile di crescita. Mi risulta che il bimbo di poche settimane non riesca a coordinare, condurre a u nit la visione di fronte e di profilo del volto delle persone che gli si presenta no davanti; per cui se abituato a vedere un viso familiare faccia (con due occhi quindi) e se lo vede davanti di profilo (con un solo occhio e per di pi diverso) , non riconosce neanche la mamma e si spaventa. Poi, crescendo, prende coscienza

che lo stesso fenomeno (la mamma) pu avere pi aspetti e che quella persona con du e occhi (la mamma di fronte non diversa/antagonista di quell'altra con un occhio solo (la mamma di profilo); e cos i punti di vista diversi cessano di essere con trastanti e di creare disagio e panico, ma al contrario il bimbo impara ad utili zzare creativamente i diversi punti di vista che diventano consapevole possibili t di costruire una visione della realt-mamma pi completa e ricca. E questo meccanismo/gioco si ripropone via via rispetto ad aspetti fenomenici pi grandi e complessi e questo segna la crescita dell'uomo sia in quanto individuo, sia come fenomeno socio-culturale. Per millenni l'uomo ha frainteso la realt-uni verso perch non riusciva a svincolarsi dall'unico punto vista che poneva la terra al centro dell'universo. La possibilit di adattare, prima concettualmente, poi anche fisicamente (con i vi aggi nel cosmo) altri punti di vista ha determinato un enorme salto di qualit nel la sua capacit di comprensione dei fenomeni (e per quanto riguarda la conoscenza e la comprensione dell'universo non siamo che all'inizio). Per questa ragione importante imparare a destreggiarsi senza rigidit e paure tra i diversi modelli interpretativi della realt, conoscendone carattteristiche, virt e limiti; costituiscono i nostri diversi punti di vista concettuali, i nostri st rumenti di conoscenza, i nostri attrezzi per interagire con la realt. Per questo essenziale non appiattire lo shiatsu interpretandolo alla luce di un solo modell o, tanto pi se si tratta di un modello non coerente con le caratteristiche, i con tenuti, i principi, le radici, in una parola la sostanza dello shiatsu. Tornando al modello taoista, l'io e l'altro sono manifestazioni in cui l'unica v ita si esprime in aspetti molteplici, apparentemente separati e con trapposti, m a la realt sottostante non solo la stessa ma tende a ricongiungersi e a ritrovare l'unit. E rispetto a questo processo la pratica dello shiatsu decisamente un osservatori o privilegiato. Il diavolo tra teoria e pratica 3) Un terzo importante elemento costituito dalla natura diabolica della separazion e tra pensiero e azione. Ho gi citato il detto di Chao-Chou (il solito Joshu) il diavolo si nutre dello spa zio tra pensiero e azione, che esprime crudamente ma efficacemente la visione tao ista. ' Evidentemente il diavolo per loro, come lo attraverso la nostra etimologia, col ui o quella forza che spezza e separa in due brandelli ci che de-ve essere unitar io. E l'immediatezza dell'atto, senza l'interludio della sua rappresentazione so stitutiva, risale, se non altro nell'immaginario, a un mitico comportamento orig inario, naturale e spontaneo, del quale conservata la nostalgia come proprio di quello stato di perfezione, che noi diremmo edenica, in cui l'aderenza alla real t non si scontra ancora con alcuna soluzione di continuit, e impulso e azione comb aciano senza che alcuno iato si frapponga tra loro. Se in una stanza si trovano un adulto e un bambino piccolo e improvvisamente sul pavimento rimbalza una palla rossa e gialla, il bambino si precipita a giocarci felice; l'adulto si gira per vedere da dove arriva, si scervella per capire chi ce l'ha buttata, a chi appartiene ecc. In altre parole il bambino aderisce e gode con immediatezza del fenomeno, l'adul to sospende ogni azione ed emozione fino a che non trova (o crede di trovare) ri sposte che tranquillizzano la sua razionalit, che facciano rientrare il fenomeno all'interno delle sue convinzioni (potremmo dire anche dei suoi preconcetti), ti po non pu esserci un effetto senza una causa, la materia non scaturisce dal nulla , ogni cosa ha sempre un proprietario ecc. Nel contesto della cultura cinese la liberazione taoista signific, pi specificamen te, una liberazione dalle rigide regole delle convenzioni. La diffidenza per la conoscenza e il ragionamento convenzionali pi forte nel taoi smo che in qualsiasi altra scuola di filosofia orientale, e si basa sulla ferma convinzione che l'intelletto umano non pu mai comprendere il Tao. Secondo Chuang-tzu: ... per comprenderlo perfettamente non ci vuol sapienza, per discernerlo non

ci vuol intelligenza: il Santo ne fa a meno. Il libro di Chuang-tzu pieno di passi che riflettono il disprezzo dei taoisti pe r il ragionamento e l'argomentazione logica. Ad esempio, egli dice: Un cane non viene considerato valente perch bravo ad abbaiare, un uomo non viene c onsiderato eccellente perch bravo a parlare. Chi discute dimostra di non avere chiarezza di idee. I taoisti consideravano il ragionamento logico come parte del mondo artificiale dell'uomo, insieme con le convenzioni sociali e con le regole morali. Essi non e rano affatto interessati a questo mondo, ma concentravano totalmente la loro att enzione sull'osservazione della natura al fine di riconoscere le caratteristiche del Tao. Nel taoismo si ha inoltre ... l'assolutizzazione dell'evento spazio-temporale. Es sa verr ripresa e ancor pi enfatizzata dalle scuole Ch'an, per le quali il princip io del qui e ora, in quanto strumento per rilevare la realt e per distinguerla dall e illusioni e da menzognere razionalizzazioni culturali, diviene una precisa reg ola, e produce anche una tecnica consumata, efficace nello spiazzare improvvisam ente l'avversario, o semplicemente l'interlocutore, quando questi ceda alla tent azione o all'abitudine di appoggiare o di far riferimento, a qualcosa di non pre sente come a qualcosa di reale. TutJ. Gaarder, Il mondo di Sofia Immagina che, un mattino, mamma, pap e il piccolo Thomas di due-tre anni siano se duti in cucina a fare colazione. A un certo punto la mamma si alza e si gira ver so il fornello: in quel preciso momento, sotto lo sguardo attento di Thomas, il pap spicca un volo fino al soffitto. Quale pensi che sar la reazione del piccolo? Forse punter un dito verso il padre, esclamando: Pap vola! La meraviglia di Thomas sarebbe grande, ma non troppo diversa da quella che lui prova quando vede il padre usare un marchingegno assai divertente per farsi la b arba, arrampicarsi sul tetto per orientare l'antenna della televisione o infilar e la testa nel cofano della macchina per riuscirne poi nero come la pece. Agli o cchi di Thomas, insomma, pap fa sempre un mucchio di cose strane e un piccolo vol o sopra il tavolo della cucina non cambia granch. Adesso tocca alla mamma. Ha sen tito l'esclamazione di Thomas e si gira di scatto. Come pensi che possa reagire alla vista del marito che svolazza sul tavolo? Probabilmente lascer cadere a terr a il barattolo della marmellata e si metter a urlare dalla paura. Forse avr addiri ttura bisogno del medico anche dopo che pap sar ridisceso sulla sedia (ha sempre d etto che pap deve imparare a comportarsi bene a tavola!). Secondo te perch la mamma e Thomas reagiscono in modo cos diverso? Ha a che fare c on L'ABITUDINE (ricordatelo!); la mamma ha imparato che gli esseri umani non pos sono volare. Thomas invece no: non ancora sicuro di ci che sia possibile fare o n on fare in questo mondo. Tu che ne pensi del mondo, Sofia? Credi che il mondo si a possibile? Anch'esso sospeso nello spazio! La cosa pi triste che, crescendo, noi non ci abituiamo soltanto alla legge di gra vit bens al mondo cos com'. In altre parole, perdiamo a poco a poco la capacit di stu pirci per quello che il mondo ci offre. Ed una perdita grave, alla quale i filos ofi cercano di porre rimedio. Nel nostro animo, noi intuiamo che la vita un mist ero. E questa una sensazione che abbiamo provato una volta, molto tempo prima ch e imparassimo a pensarci. toci che conta, per l'approccio taoista alla realt, nell'immediato e nel concreto; anche nella letteratura zen, il maestro parla il meno possibile e usa le sue paro le per spostare l'attenzione dell'allievo dai pensieri astratti alla realt concre ta. Un monaco disse a Joshu: sono appena entrato a far parte del monastero. Ti pr ego, istruiscimi. Joshu domand: hai mangiato la tua zuppa di riso? Il monaco rispose : L'ho mangiata. Joshu disse: Allora faresti meglio a lavare la tua ciotola. Tutto ci che conta ancor pi, nell'individuale e nell'intersoggettivo. Chi prescinda dal porre in campo se stesso come soggetto, vive e parla senza poter individuar e alcuna realt. Possiamo dunque elencare le sottrazioni di immediatezza coincidenti con perdite d

i realt: la parola, il desiderio e la coscienza. Tuttavia queste tre modalit di de gradazione del reale condividono tutte una base comune, il linguaggio sostitutiv o, la sostituzione, attraverso il linguaggio, di qualcosa di vivo, informe, inef fabile. La conoscenza dei testi taoisti, alla quale speriamo di aver conseguito l'effett o di indirizzare il lettore, costituisce, specialmente per un occidentale, un ba gno integrale di realt, con qualche modesto rischio di annegamento, ma soprattutt o con la salutare prospettiva di liberazione dalle incrostazioni accumulate nel corso di una lunga tradizione di logocentrismo. Come sostiene la giusta diagnosi di Elemire Zolla, da noi in Occidente, in genere, l'errore di credere, da sempre , che ci sia un'identit sicura fra cose e parole, fra l'esperienza interna e ment ale della verit e le frasi con cui si definisce; ma i dogmi di cui non viva il se nso sono vane cantilene ( Uscite dal mondo, 1992). Purtroppo queste vane cantilene, ripetute per secoli, risultarono efficaci nell' intorpidire il senso critico e nel sostituirsi al libero e impregiudicato ap-roc cio con il reale. Il nostro modo consueto di osservare e interagire con i fenomeni dominato da num erose certezze ovvie, svariati elementi di buon senso, innumerevoli abitudini consoli date, infinite credenze indiscutibili (ma ovvio che l'uomo fatto di ossa e muscoli) he, se da un lato rassicurano il nostro comportamento quotidiano e ci consentono un grosso risparmio energetico preordinando le nostre modalit di interazione con i fenomeni e codificando le nostre chiavi interpretative, dall'altro appiattiscon o la nostra capacit di ampliare e diversificare il nostro punto di vista, ci rend ono impermeabili al cogliere aspetti nuovi e manifestazioni diverse, ci ingessan o bloccando la nostra capacit di evoluzione e separandoci dai fenomeni reali che sono invece in perenne trasformazione. Il modello taoista propone un atteggiamento di continuo rinnovato stupore, di ap passionata meraviglia per tutto ci che succede, con l'atteggiamento del bambino c he non permette (per assenza di esperienze consolidate) all'abitudine di inibirg li un rapporto diretto, spontaneo, totale con i fenomeni che incontra, come se o gni aspetto e manifestazione della realt fossero sempre unici e irripetibili. Nello shiatsu ogni incontro tra tori e uke, ogni ora di pratica, ogni singola pr essione un evento unico e irripetibile; per questo il modello taoista uno strume nto formidabile per l'interpretazione, anzi l'adesione a quanto succede all'intern o del fenomeno shiatsu, pur essendo estraneo alla nostra cultura. Cos lontano dalla nostra formazione che una riconversione, sia pure parziale, ad un atteggiamento in sintonia con il taoismo necessita di un addestramento specif ico che si costruisce con ore e ore di pratica. Premere e non fare Nello shiatsu tori preme ma la vita di uke che decide in che direzione si incana la il suo cambiamento; l'atteggiamento di tori di accettare ci che succede, di non pretendere di predeterminare il risultato del suo agire, di lasciare che tutto s egua il suo corso e che ci che deve avvenire avvenga nei tempi e nei modi che la natura decide, determinante perch l'incontro shiatsu avvenga. a volte duro per il professionista che ha bisogno del successo terapeutico per pag are l'affitto, ma un atteggiamento diverso, una forzatura per indirizzare il cam biamento verso l'esito desiderabile per noi e non secondo l'evoluzione che la sap ienza profonda di uke costruisce, non solo inutile, ma dannoso per entrambi. Erroneamente spesso la formula taoista del wu wei (non-fare o anche non-: agire) , o pi appropriatamente del wei wu wei (fare il non-fare o anche agire senza agir e) stata intesa come atteggiamento fatalista, lassista, inerte. Nasce e viene pr oposta invece per la convinzione che soltanto lasciandosi andare alla spontaneit ed evitando eccessi e privazioni si in armonia con l'universo. In altre parole, s enza preoccupazione e intenzione, senza forzare* o senza strafare (dove wei l'azione umana mirata ad uno scopo) significa non pretendere di mutare il corso naturale delle cose, ossia agire ludicamente o esteticamente. Allora non v' nulla che non v enga realizzato. Bench tale atteggiamento realizzi la spontaneit (ziran) in quanto libert da interferenze esterne e da preoccupazioni-calcoli interni, essa il frut to di sforzi e di una disciplina: il macellaio Ding in grado di tagliare automati

camente la carne insinuando il coltello fra legamenti e ossa, ma gli sono occorsi pi di tre anni per padroneggiare l'arte di seguire le cose come sono. Allora sponta neit libert ma anche inevitabilit-necessit, in quanto quella scelta l'unica poss E la scelta di praticare la ripetizione delle tecniche di pressione (guarda caso il curriculum proposto dall'Accademia Italiana Shiatsu do - come del resto da nu merose altre scuole di shiatsu - proprio triennale come per il macellaio Ding) p er costruire la spontaneit/automatismo scelta libera ma anche inevitabilit-necessi t. Shiatsu do, tao dello shiatsu Alcune riflessioni sparse su alcune conseguenze operative che il modello taoista ci propone e che entrano in conflitto (antagonista o dialettico sta a noi decid ere) con il nostro buon senso e le nostre convinzioni, o meglio le nostre caratter istiche strutturali: nel modello taoista impensabile non solo un predominio della teoria sulla pratic a, ma anche solo una separazione teoria/pratica, capisaldi ambedue indiscussi de i principi formativi nella nostra epoca; non esiste nella nostra civilt insegname nto o esame che non sia spezzato in parte teorica e parte pratica con una tenden za pi o meno accentuata a dare precedenza e maggior dignit alla prima. Persino in at tivit concrete come la guida di un'auto o la pratica dello shiatsu la separazione formalizzata (nelle scuole guida e in quasi tutte le scuole di shiatsu impera q uesto regime, riportato poi negli esami di guida e di ammissione ad alcuni albi professionali shiatsu). l'adesione totale e diretta (oggi diremmo in presa diretta e in tempo reale) con il fenomeno uke da parte di tori e con il fenomeno tori da parte di uke rende impen sabile una separazione tra diagnosi, intervento e prognosi, comunemente adottata in tutte le medicine. Nello shiatsu lo stesso concreto gesto, la pressione, con tiene stimolo e risposta, contatto e comunicazione; nella totale immediatezza no n resta spazio per momenti e fasi differenziate e/o differenziabili. il superamento della divisione (almeno come stato da costruire, working in progr ess direbbe il colto anglofono) tra io e l'altro rende impensabile una divisione d i ruoli tra medico e paziente, o guaritore e malato, e quindi l'uso nel linguagg io di termini come medicina, terapia, malato, paziente, guaritore ecc. Pi radicalmente rende inutile la stessa espressione verbale e pi in generale il li nguaggio verbale stesso; e in effetti (lo abbiamo gi detto e ripetuto) lo shiatsu si imposto negli anni Settanta come linguaggio non verbale che permetteva (e pe rmette ora) una adesione totale, o quantomeno pi intima e globale, ai fenomeni di cambiamento. Alla luce del modello taoista molti modi di osservare, interpretare, rapportarsi , interagire del nostro tempo, della nostra cultura (intesa come modo di vita), mostrano la propria estraneit al reale, diventano inutilizzabili o utilizzabili c on molto imbarazzo e disagio, si rivelano come assurdi, non coerenti al livello di percezione e di comunicazione tra tori e uke che si realizza nello shiatsu. Spesso concludendo un trattamento, uscendo dallo stato alterato di coscienza che si realizza nella pratica del miglior shiatsu (e che in realt non altro che una mo mentanea piena realizzazione della nostra capacit di utilizzare tutti i sensi al loro miglior livello di sensibilit, un risveglio dal nostro abituale torpore) si vive il dubbio del pensatore taoista... nel racconto noto del sogno di Chuang-tzu che si vede trasformato in farfalla e, al suo risveglio, non sa pi se egli sia ve ramente un uomo o, invece, una farfalla che sta sognando di essere Chuang-tzu. Erano reali le percezioni, la comunicazione, la condivisione di sensazioni in cu i eravamo (tori e uke) immersi durante lo shiatsu e ora siamo ripiombati nell'ot tusit quotidiana, o era prima la situazione irreale, il sogno, la condizione di a llucinazione? Ci si sente a disagio e in imbarazzo nel rispondere alla domanda che a volte uke alle prime esperienze fa, che cosa ho? oppure che cosa hai trovato? Appare vano lo sforzo di tradurre nel linguaggio verbale consueto, di tornare a descrivere usan do modelli inadeguati e non condivisi; notevoli sono lo spaesamento e l'estranei t che portano il praticante evoluto a chiedersi che cosa vuoi che ti dica, non c'e ri anche tu dentro al fenomeno? Poi, rassegnato, il pensiero diventa: ti devo racc

ontare che hai questo e quello, che successo questo o quello quando ci che posso esprimere con i modelli e parole abituali lontano mille miglia dalla realt del fe nomeno e sarebbe meglio stare zitti e ascoltare e ascoltarsi, e godere dei cambi amenti che sono avvenuti e stanno avvenendo ed accettare il fatto che, come dice il saggio Laozu: Colui che sa non parla, e chi parla non sa. Per tutto ci mi sento di affermare che lo shiatsu, inteso nell'accezione e prati cato nella forma proposta dall'Accademia, esprime un comportamento, per molti ve rsi, profondamente e genuinamente taoista.

12 Passo Il ritorno all'incertezza Il modello della fisica contemporanea, del caos e della complessit

L'opzione non esistono possibili modelli della realt , in effetti... un riconoscimen to, emergente nella civilt occidentale, che la conoscenza stessa limitata... il r iconoscimento della differenza fra conoscenza e saggezza. L'opzione non esistono possibili modelli della realt , in effetti, l'interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica. Nel 1927, la pi famosa adunata di fisi ci della storia decise che potrebbe non essere mai possibile costruire un modell o della realt, per spiegare per esempio il modo in cui le cose veramente sono diet ro le quinte. Nonostante l'alta marea di conoscenza che ci ha sommerso per quarant' anni, il Fundamental Physics Group ha ritenuto necessario, come i fisici di Cope naghen cinquant'anni prima di loro, riconoscere che potrebbe non essere possibil e costruire un modello della realt. Questo riconoscimento qualcosa di pi di una se mplice consapevolezza dei limiti di questa o di quella teoria. un riconoscimento , emergente nella civilt occidentale, che la conoscenza stessa limitata. Detto in altre parole, il riconoscimento della differenza fra conoscenza e saggezza. Paradossalmente nella sua ricerca di scoprire com' il mondo dietro le quinte, com' f atto dentro l'orologio newtoniano, l'uomo si reso conto che quella conoscenza de ll'universo e dei fenomeni che sembrava trionfalmente avviata a consegnare all'u omo il dominio della natura, sfuma, si annebbia, si perde nel mare delle nuove a cquisizioni e scoperte. A ogni nuovo passo dentro i fenomeni, a ogni strumento e marchingegno inventato e prodotto per vedere nel sempre pi piccolo e nel sempre pi grande, la scienza si accorg e che ogni certezza si scioglie e che la pretesa di conoscere la realt si allonta na sempre di pi. Quella frase, so di non sapere, che sembrava solo una dichiarazione di socratica u milt sulla bocca di quello che, oltre duemila anni fa, era sicuramente tra gli uo mini pi sapienti del suo tempo e della sua civilt, ora suona come una quotidiana a mmissione di serena impotenza che smantella anno dopo anno l'arrogante pretesa del l'uomo di dominare la natura (sconfiggere la morte il sogno, di pi, l'obiettivo i nconfessato che permea l'impianto etico della medicina scientifica contemporanea ). Alla ricerca di modelli esaurienti ed esaustivi che rivelino com' la realt si sost ituita pian piano l'adozione di una molteplicit di punti di vista, che allarghi l a visione, o meglio le visioni, dei fenomeni. Al tentativo di determinare leggi predittive di eventi si sostituisce l'osservaz ione per una possibile previsione di comportamenti probabili. Alla professionale presunta neutralit dell'osservatore che analizza il fenomeno ogg ettivo abbiamo dovuto sostituire l'inevitabilit del coinvolgimento e dell'influen za dell'osservatore nel e sul fenomeno osservato. All'analisi riduzionista delle parti da comprendere e correlare si sostituisce l 'intuizione (proprio cos l'irrazionale e antiscientifica intuizione irrompe prepo tentemente nell'universo scientifico) che ci che una totalit priva di discontinuit m). Noi diciamo comunemente, per esempio, che viene rivelato un elettrone nel punto A e poi nel punto B, ma per essere precisi ci non corretto. Secondo la meccanica q uantistica, non mai esistito nessun elettrone che viaggiasse dal punto A al punt

o B. Vi sono solo le misure che abbiamo fatto nei due punti. La fisica moderna sconvolge e muta radicalmente tutti i riferimenti di buon senso su cui si basa il nostro modo consueto di vedere le cose ed interagire con esse. per misurare la portata di questi mutamenti basti raffrontare i principi guida d ella fisica meccanicista e della fisica quantistica. Nell'universo della fisica meccanicista Si pu descrivere Si basa sulla normale percezione sensoriale Descrive cose, oggetti singoli nello spazio e i loro cambiamenti nel tempo Predice eventi D per scontata una realt oggettiva l fuori Possiamo osservare un fenomeno senza cambiarlo Afferma di basarsi sulla verit assoluta. La vera essenza della natura dietro le quin te Nell'universo della fisica quantistica Non si pu descrivere Si basa sul comportamento delle particelle subatomiche e su sistemi non direttam ente osservabili Descrive il comportamento statistico di sistemi Predice probabilit Non d per scontata una realt oggettiva separata dalla nostra esperienza Non possiamo osservare un fenomeno senza cambiarlo Afferma solamente di correlare in maniera corretta le esperienze recon esse;

Un tuffo nella vita Siamo tornati ad essere il topolino descritto nel 5 Passo, affacciato sul bordo d el cilindro che osserva l'apparire e l'evolversi delle macchie di inchiostro, ch e talvolta ha l'impressione di notare dei fenomeni ricorrenti e annota le esperi enze perch sa che potranno aiutarlo ad orientarsi in futuro. Ma non si illude di poter capire e tanto meno dominare la dinamica di cambiamento de lle macchie perch sa di non poter penetrare nell'ordine implicito, sa che non sua l a mano che manovra il contagocce. Ma il topolino ha un'altra possibilit; pu cessare di fare lo scienziato che osserv a dall'esterno il fenomeno e lo valuta e scavalcare il bordo del cilindro per tu ffarsi nella glicerina, entrando a far parte del fenomeno in maniera attiva; par tecipare al fenomeno e interagire con tutte le altre energie che lo determinano. q uel che avviene nello shiatsu. Tori non si pone come un osservatore esterno a uke per valutare come funziona e c ome farlo funzionare meglio; uke non giudica tori per la sua conoscenza teorico-f ormale e la sua credibilit apparente. Nella pratica dello shiatsu i due protagonisti si immergono in un processo di se mplice comunicazione mediante la pressione, di elementare condivisione dello sta to di equilibrio/squilibrio mediante un contatto naturale, di essenziale ricerca di risveglio della vitalit che non nasce da modelli precostituiti e procedure ob bligate, ma da una fusione globale in evoluzione della vita di uke e della vita di tori nella Vita con la V maiuscola, la vita dell'universo. Descrivendo l'incontro tori-uke (nel contesto reale l'incontro dell'agopuntore e del suo assistito) un testo antico cinese recita: La sua mano si dirige da sola verso il 'luogo' del corpo ove, nell'incrociarsi dei soffi, si radicano gli Spir iti. Abile e sicura, questa mano abbandonata all'ispirazione degli Spiriti che d imorano in lui. una ricerca e un incontro tra gli Spiriti di uke e quelli di tori; possiamo usare il termine Vita, o il termine Vitalit, Energia, il termine xxxxxx; ognuno metta al p di xxxxxx il termine che la sua religione, la sua filosofia, la sua ideologia gli propone, prescrive e/o consiglia per capire meglio ed entrare meglio nell'evento ; penso che comunque tutti abbiano, nella loro traduzione, compreso il senso del la cosa.

Ma in cosa si tuffa il topolino, qual l'universo-glicerina in cui va ad immerger si, come se lo figura e se lo descrive? E come cercherebbe di descriverlo ad un altro topolino per invitarlo a seguirlo nell'esperienza? E ritorna il problema dei modelli, non pi per immaginarci e interpretare i fenome ni esterni all'osservatore ma per immergerci e sguazzare (possibilmente nuotare co n sicurezza ed eleganza), partecipando e interagendo, nel fenomeno. Non ci convince molto, o comunque non riconosciamo molto adatto per un tuffo, il modello dell'orologio; una macchina non ti lascia entrare se non la smonti sepa randone i pezzi e d'altro canto non ci ritroviamo pi, grazie al diverso atteggiam ento che la pratica shiatsu ha costruito in noi, nell'atteggiamento del tecnico che, estraneo al meccanismo, lo ripara. Gli studiosi e i ricercatori hanno trovato una promettente via di evoluzione nella teoria del Caos e della Complessit; pu co stituire un modello utilizzabile per lo shiatsu? Pi che sicuro, probabile La scienza attuale distingue due grandi classi di modelli di evoluzione: il modello deterministico, in cui, dato lo stato iniziale del sistema, possibile determinare lo stato ad ogni istante di tempo successivo; il modello probabilistico, in cui quali che siano le condizioni iniziali possibi le solo fornire lo stato vicino al quale probabile trovare il sistema. E' facile capire la differenza e capire che i modelli di tipo deterministico sono puramen te teorici e riproducibili solo in condizioni particolari e limitate nel tempo e n ello spazio. Ma su questo modello che si costruita la scienza nei trecento anni tra il 1600 e il 1900, e che ha plasmato il punto di vista collettivo in Occiden te e che determina il nostro comune, abituale modo di pensare e interpretare i f enomeni. Se io conosco la velocit e la direzione di un oggetto al momento iniziale, il mo dello deterministico mi consente di prevedere dove si trover l'oggetto dopo un da to tempo. Nel 1846, gli astronomi U.J. Le Verrier e J.C. Adams, basandosi sulle perturbazi oni del moto del pianeta Urano, affermarono che esisteva un altro pianeta, ester no all'orbita di Urano, ed indicarono la posizione del cielo in cui esso avrebbe dovuto trovarsi. Il 23 settembre dello stesso anno, l'astronomo J.G. Galle pot o sservare con il telescopio quel pianeta (poi chiamato Nettuno), e proprio nella posizione che era stata indicata. Forte di questo grande successo, Le Verrier te nt di spiegare alcune anomalie del moto di Mercurio con la presenza di un altro p ianeta, che egli chiam Vulcano, e ne indic la posizione. Esso, per, non fu mai trov ato, poich non esiste: le perturbazioni del moto di Mercurio furono poi spiegate applicando la teoria di Einstein. Posso applicare questo modello ad un satellite lanciato nello spazio ed aspettar mi che funzioni perch le condizioni di possibile variabilit nel vuoto e con influe nze (l'attrazione di soli e pianeti) sono per larghi versi prevedibili; in realt, nonostante questo, se voglio portare il satellite in un punto preciso devo prev edere delle correzioni da apportare mediante intervento umano (ricordate l'inter vento divino presupposto dal padre del meccanicismo, Newton?). Ma se un amico parte in auto da Milano diretto a Roma posso conoscere la cilindr ata del mezzo, le abitudini di guida (gli piace andar forte e si ferma solo per far pip), le previsioni del traffico nella giornata ecc., ma non sono in grado di andar oltre una previsione del tipo probabilmente ora sar tra Firenze e Arezzo. Ricordate la famosa frase di Laplace citata nel 7 Passo: ... Un'Intelligenza che, a un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui ani mata la natura e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono; se per di pi fosse abbastanza profonda per sottomettere questi dati all'analisi, abbrac cerebbe nella stessa formula i movimenti dei pi grandi corpi dell'universo e dell 'atomo pi leggero: nulla sarebbe incerto per essa e l'avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi. Quella visione appare alla luce delle conoscenze attuali non solo una speranza o una petizione di principio (visto che irrealistico pensare di conoscere tutte le forze ecc.) ma, alla luce delle conoscenze di questo secolo, ingannevole. Gi nel 1908 Poincar scriveva:

Una causa piccolissima che sfugga alla nostra attenzione determina un effetto co nsiderevole che non possiamo mancare di vedere, e allora diciamo che l'effetto d ovuto al caso. Se conoscessimo esattamente le leggi della natura e la situazione dell'universo all'istante iniziale, potremmo prevedere esattamente la situazion e dello stesso universo in un istante successivo. Ma se pure accadesse che le le ggi naturali non avessero pi alcun segreto per noi, anche in questo caso potremmo conoscere la situazione iniziale solo approssimativamente. Se questo cipermette sse di prevedere la situazione successiva conla stessa approssimazione, non ci o ccorrerebbe di pi e dovremmo dire che il fenomeno stato previsto, che governato d a leggi. Ma non cos, pu accadere che piccole differenze nelle condizioni iniziali ne producano di grandissime nei fenomeni finali. Un piccolo errore nelle prime p roduce un errore enorme nei secondi. La previsione diventa impossibile e si ha u n fenomeno fortuito. Gli scienziati parlano di sistemi a numero grande (o piccolo) di gradi di libert; per giocarci sceglieremo come pi adeguato il modello deterministico o il modello p robabilistico sulla base sia delle caratteristiche del sistema sia degli obietti vi che ci si propone; non un problema di teorie, ma un problema di situazioni da indagare, di questioni da risolvere, di obiettivi da raggiungere; in sostanza n on di fedi si tratta ma di utilit nella vita concreta. Non v' certezza Nello shiatsu, come in tutte le altre discipline che si rifanno ad un modello en ergetico, ritengo (probabilmente!) che il numero dei gradi di libert sia molto el evato per cui l'approccio probabilistico sia pi produttivo; invece allo shiatsu ( e all'agopuntura nell'ultimo ventennio) stato messo un cappello deterministico i n conseguenza dell'ideologia imperante e si sta rischiando di calare ulteriormen te tale cappello (fino a coprire gli occhi e a perdere qualsiasi visione origina le) in ossequio ai rapporti socio-istituzionali con la scienza e le istituzioni deterministiche. Se mi si perdona l'esempio maschilocentrico, si sono imposte (e il processo proc ede a grandi, e preoccupanti, passi) allo shiatsu le mutande strette del determi nismo, disconoscendone le peculiarit (comprimendone gli attributi), e provocando un declino della vitalit (della virilit) del fenomeno shiatsu. Ci che accade durante un incontro di shiatsu, ci che vive uke e che tori avverte s otto i propri pollici non interpretabile e descrivibile secondo un modello mecca nicista e determinista perch sempre una cosa nuova! La meccanicista stabilit del percorso dei meridiani e la deterministica fissit dei punti non ha riscontro nell'esperienza pratica, reale; punti e percorsi energet ici (non meridiani, termine che presume un'astratta immutabilit) possono essere pro posti solo come ipotesi di lavoro, secondo un modello probabilistico, perch cos ch e succede. La vera e propria fame di punti certi e canali definiti una volta per sempre che car atterizza gli apprendisti shiatsu di tutte le et e i livelli di esperienza (la no stra l'epoca dell'avere preconfezionato in contrapposizione al fare e all'essere ) viene alimentata da cattivi maestri che per ignoranza o calcolo creano presuppos ti, anzi preconcetti il cui superamento coster all'apprendista anni di pratica e di fatica. Ancora Poincar scriveva: Perch i meteorologi hanno tanta difficolt a prevedere il tempo con un certo grado di esattezza ? Perch i rovesci di pioggia, e le tempeste stesse, ci sembrano arri vare a caso, tanto che molte persone trovano del tutto naturale pregare per aver e la pioggia o il bel tempo, mentre riterrebbero ridicolo invocare un'eclisse co n la preghiera? Noi vediamo che le grandi perturbazioni si producono generalment e nelle regioni in cui l'atmosfera in equilibrio instabile. I meteorologi sono b en consapevoli che questo equilibrio instabile, che un ciclone nascer da qualche parte, ma dove? Non sono in grado di dirlo; un decimo digrado in pi o in meno in un punto qualunque e il ciclone scoppia qui e non l, porta la sua devastazione in contrade che sarebbero state risparmiate. Se si fosse conosciuto questo decim o di grado, si sarebbe potuto prevedere in anticipo, ma le osservazioni non eran o n abbastanza ravvicinate n abbastanza precise, ed per questo che tutto sembra do vuto all'intervento del caso.

Le dinamiche energetiche di una persona (uke) sono sensibili quanto un sistema m eteo; il numero di variabili che entrano in gioco e le loro interrelazioni sono pressoch infinite (cosa ha mangiato, come sta respirando, quali pensieri gli pass ano per la testa, com' il clima, qual l'allineamento degli astri, che persone fre quenta ecc.) e qualsiasi modello determinista che pretenda di fissare su una map pa i meridiani e i punti (i flussi e le concentrazioni dell'energia), in altre par ole i comportamenti energetici, equivale ad una mappa che pretenda di pronostica re il tempo meteorologico per sempre. Nondimeno esistono le carte dei monsoni; possibile prevedere i periodi pi piovosi in ogni regione; sono tracciabili curve di andamento delle temperature nelle di verse stagioni. Sono tutti modelli probabilistici che ci dicono cosa pi probabile che succeda lasciando alla percezione sul campo la verifica, qui e ora, del fenom eno reale.

13 Passo L'ordine nel caos Una nuova scienza ha origine da un'altra che venuta a trovarsi in un vicolo ciec o. Una nuova medicina nasce dove la medicina "in esercizio" evidenzia la sua incapa cit a risolvere i problemi di salute in generale, o in un determinato ambito di "sofferenza umana". < Spesso una rivoluzione ha carattere indisciplinare: le sue scoperte centrali prov engono non di rado da persone che si spingono oltre i normali confini della loro specialit. il caso di Lorenz, il metereologo/matematico cui si attribuiscono le prime elabo razioni di modelli di caos. Prima della sua esperienza, l'idea fondamentale della scienza occidentale che non si deve tener conto della caduta di una foglia su un qualche pianeta in un'altr a galassia quando si cerca di spiegare il movimento di una palla da biliardo su un tavolo da biliardo sulla Terra. Le influenze piccolissime possono essere tras curate. C' una convergenza nel modo di funzionare delle cose, e influenze piccole a piacere non vengono mai ad assumere effetti grandi a piacere. Classicamente, l a fede nell'approssimazione e nella convergenza era ben giustificata. Essa funzi onava. Lorenz propose, sulla base delle esperienze da lui fatte negli anni Sessanta su un computer dell'epoca, un modello matematico che simulava deterministicamente l'a ndamento delle condizioni atmosferiche. Un giorno, nell'inverno del 1961, rest colpito sovrapponendo i dati di due simula zioni che erano partite da dati apparentemente uguali; i diagrammi si comportava no inizialmente con piccole differenze ma in breve tempo assumevano andamenti co mpletamente diversi. Si rese conto che i dati iniziali non coincidevano esattame nte (i dati iniziali della seconda simulazione avevano subito degli arrotondamen ti infinitesimi) ma l'esperienza dimostrava che l'idea fondamentale su cui si bas ava la scienza occidentale sopra citata era falsa, o meglio non era idonea per de terminati sistemi. Pu il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas? ... i l titolo di una conferenza tenuta da Lorenz... e la risposta : pu accadere! Piccole incertezze su scale di qualche centimetro (il'batter d'ali del la farfalla!) si estendono amplificate su scale di qualche metro e cos via fino a giungere alla scala di migliaia di chilometri in un paio di settimane. Pur semb rando contrario all'intuizione questo non altro che un esempio della sensibilit r ispetto alle condizioni iniziali. Nella scienza, come nella vita, ben noto che una catena di eventi pu avere un pun to di crisi in cui piccoli mutamenti sono suscettibili di ingrandirsi a dismisur a. L'effetto farfalla acquist un nome tecnico: dipendenza sensibile dalle condizioni

iniziali. E la dipendenza sensibile da condizioni iniziali non era una nozione del tutto nuova. Essa aveva un posto nel folklore: Per colpa di un chiodo si perse lo zoccolo; per colpa di uno zoccolo si perse il cavallo; per colpa di un cavallo si perse il cavaliere; per colpa di un cavaliere si perse la battaglia; per colpa di una battaglia si perse il regno. Ma il caos significava che tali punti di crisi erano dappertutto. Se si fosse fermato all'effetto farfalla, in cui la nozione di prevedibilit cedev a il posto al puro caso, Lorenz non avrebbe prodotto altro che una bruttissima n otizia. Ma nel suo modello del tempo egli vedeva assai pi della semplice casualit. Vi vedeva una struttura geometrica fine, dell'ordine camuffato da casualit. Sarebbe lungo raccontare come Lorenz, e poi altri ricercatori, abbiano cercato ( e, per certi versi, trovato) l'ordine nel caos; sta di fatto che ricercatori imp egnati in settori molto diversi ma accomunati dall'impossibilit manifesta di appl icare al loro ambito di indagine modelli interpretativi deterministici abbiano t rovato nella teoria del caos un terreno fertile di studio per analizzare e preve dere, per interpretare e comprendere. Fenomeni come le dinamiche economiche (l'andamento del prezzo di una merce nel t empo), i comportamenti sociali (le reazioni di una folla), il diffondersi delle epidemie, il funzionamento delle societ commerciali, i comportamenti biologici in natura (il funzionamento di un formicaio) e nel corpo umano (le dinamiche di fo rmazione e vita dei pensieri), e in generale tutti i fenomeni che non possono es sere ridotti a parti semplici, fenomeni per i quali l'approccio riduzionista si ri velava inadatto perch il loro funzionamento si basa sulle relazioni di una totali t, hanno trovato nello studio del caos, e poi nello studio della complessit, una p ossibilit di indagine e comprensione. La complessit che semplifica Caos e complessit costituiscono un nuovo approccio, un diverso punto di vista che consente di scoprire aspetti della realt che la tradizionale analisi riduzionista non permetteva; realt che si presenta come complessa, complessa come un tessuto che costituito da parti (i fili, l'ordito, la trama) ma che nella totalit possied e caratteristiche e comportamenti che le singole parti, da sole, non possiedono e che non possono essere comprese riducendo il tessuto in fili. La complessit, intesa come irriducibilit, molteplicit, circolarit (avremo modo di ri flettere in seguito su questi aspetti) dunque stata riportata in primo piano pro prio da quella scienza che era deputata a sconfiggerla. Lo sviluppo stesso della fisica, che doveva definitivamente rivelare l'ordine immutabile del mondo, il s uo determinismo assoluto e perpetuo, la sua obbedienza a leggi unitarie e prive di eccezioni, la sua costituzione a partire da una materia prima semplice e immu tabile, ha incontrato la complessit del reale. Si trovato, innanzitutto, che nell 'Universo regnano la degradazione e il disordine, e questo problematico da conci liare non solo con un immutabile e reversibile determinismo, ma soprattutto con il fatto che in quello stesso Universo si ha anche organizzazione, complessifica zione, sviluppo. Poi, l dove si cercava l'estrema semplicit, si scoperta una estre ma complessit: le particelle cosiddette elementari non sono mattoni fondamentali, m a si presentano in modo multiforme ed enigmatico, propongono un quadro di grande complessit relazionale. La materia, dunque, non pi cos solida come si credeva. Per di pi, al livello microfisico, la realt non indipendente dal soggetto che la esam ina, il quale incontra un limite nella possibilit di misurarne, e addirittura di definirne le propriet. Ma anche a livello macrofisico si incontra la complessit: p er esempio, i concetti eterogenei di spazio e di tempo si unificano in un contin uo a quattro dimensioni, e dunque anche queste nozioni cos apparentemente chiare e distinte si annebbiano. Insomma, il semplice non esiste pi nemmeno nella fisica. "Gli ormeggi della nostra concezione del mondo - dice Edgar Morin - si sono spezzati nell'impatto con i d ue infiniti; nella nostra fascia mediana non siamo sulla solida terra di un'isol a circondata dall'oceano, ma su un tappeto volante". Il semplice, dunque, non pi il fondamento di tutte le cose, ma soltanto un'articolazione tra complessit diver

se. L'ideale riduzionistico della scienza classica (che si propone di spiegare i sis temi riducendoli alla somma delle loro parti) viene cos profondamente ridimension ato, e con esso il nostro modo abituale di pensare. Diviene indispensabile introdurre il concetto di circolarit nella relazione (o di si ncronicit, altro termine introdotto come alternativa al rapporto causa/effetto sia nell'universo culturale orientale che in quello occidentale). Pensiamo una fras e qualunque, ossia un enunciato linguistico. Che cosa viene prima, che cosa pi fonda mentale, in termini di significato, nella frase stessa? Le singole parole oppure l'enunciato nella sua globalit? Cercando di rispondere a questa domanda, vediamo immediatamente che risulta problematico individuare una struttura gerarchica cor rispondente a una casualit lineare. Le parole, infatti, hanno un loro significato autonomo (o meglio, una molteplicit di significati possibili), ma acquistano un senso preciso, relativamente stabilizzato, soltanto nell'ambito della frase, in funzione del suo significato globale. Ma la frase, a sua volta, costituita di pa role: altrettanto legittimo, dunque, dire che quella prende significato da quest e, e non viceversa. Lo stesso vale per il rapporto tra la frase e l'eventuale te sto complessivo di cui la frase fa parte, tra tale testo e il suo contesto. In u na prospettiva semantica, dunque, non si pu definire fondamentale n il livello cor rispondente ai mattoni che costituiscono l'edificio complessivo, n (per restare nel la metafora) il livello corrispondente al progetto dell'edificio stesso. Anche il rapporto causa-effetto, che costituisce un pre-concetto radicatonel nost ro modo abituale di pensare, talmente radicato che ci risulta impossibile osserva re un fenomeno senza andare spontaneamente con la mente a ricercarne la causa pro ssima e remota. Anche la medicina energetica stata nel nostro universo culturale accettata come un a medicina autorevole in quanto riusciva a costruire un rapporto causa/effetto c he in molte situazioni era pi soddisfacente (e dava migliori risultati) del rappo rto causa/effetto proposto dalla medicina ufficiale. Infinite volte mi sono trovato a spiegare ad un uke preoccupato che il suo distu rbo agli occhi era causato da un vuoto di energia del Fegato o che la causa dei dolori cervicali che lo affliggevano risiedeva in un eccesso energetico del Picc olo Intestino, mutuando pari pari un rapporto di causa/effetto che non stava nel fenomeno ma solo nella mia testa. Causalit o casualit Il caso, bestia nera di ogni approccio scientifico agli avvenimenti quotidiani, cessa di essere la giaculatoria esorcizzante utilizzata dalle menti razionali a fronte di tutti i fenomeni che non obbediscono alle leggi deterministiche ( stato un caso la frase ricorrente), ma si trasforma in una chiave interpretativa adegua ta alla complessit della vita e delle sue infinite manifestazioni. Un singolo batterio, la pi antica forma di vita, ha duemila enzimi. Gli scienziat i hanno calcolato che per raccogliere a caso questi enzimi da un brodo primord iale occorrerebbe un tempo che varia da 40 a 100 miliardi di anni (ma la terra n e ha solo - sembra - quattro)... Il problema di coordinazione. Se si accetta la teoria attuale, allora tutta la s traordinaria complessit della vita altro non se non l'accumularsi di eventi casua li... una serie di eventi genetici riuniti insieme. Ma osservando gli animali si direbbe che molti elementi debbano aver avuto un'evoluzione simultanea. Pigliam o per esempio i pipistrelli che sono guidati dall'eco degli ultrasuoni da loro e messi. Per fare una cosa simile, molti elementi devono evolversi. I pipistrelli hanno bisogno di un apparato speciale per emettere i suoni, di un udito speciale per udire l'eco, di un cervello speciale per interpretare i suoni e di un corp o capace di scendere in picchiata per catturare gli insetti. Se tutte queste cos e non si evolvono contemporaneamente, non vi alcun vantaggio. E immaginare che t utto questo avvenga per puro caso come immaginare che un tornado possa abbatters i su un cimitero di rifiuti industriali e mettere insieme un jumbo jet funzionan te. La complessit del mondo richiede infatti un pensiero capace di accettarla e di dia logare con essa. E nel cuore della novit nel modo di guardare il mondo sta la pro

spettiva di una causalit complessa, che amplia e addirittura stravolge la visione se mplice della causalit: quella visione nella quale la causa viene sempre prima e l' effetto viene sempre dopo, nella quale cause piccole producono sempre effetti pi ccoli, mentre cause grandi producono sempre effetti grandi. Per ampliare questa prospettiva, dobbiamo innanzitutto accettare - accanto a una causalit semplice, lineare e intuitiva - anche una causalit non intuitiva e non l ineare, che ci appare spesso inattesa e sorprendente. Ma soprattutto, come vedre mo, la riflessione sulla complessit del mondo, che anche la scienza ci sollecita, sottolinea in particolare l'importanza della relazione circolare che lega tra l oro quelli che forse non si possono nemmeno pi chiamare cause ed effetti, ma piut tosto aspetti diversi e interconnessi della realt. In altre parole, per capire i fenomeni complessi bisogna accettare che tra la ca usa e l'effetto ci possa essere una relazione circolare. Rispetto a un modello d i pensiero che definirei classico, questa non una spiegazione adeguata, e pu risu ltare addirittura disturbante. La vita autorganizzata A met degli anni ottanta numerosi scienziati operanti in campi diversi (fisica, ec onomia, biologia, informatica ecc.) maturarono la convinzione che sotto la complessit del mondo si celasse un ordine sfuggito alla scienza ma che s arebbe stato svelato dalla teoria del caos, oggi conosciuta come teoria della co mplessit. Studiando il comportamento di una grande variet di sistemi (grandi societ per azio ni, le relazioni tra aggregati di neuroni nel cervello umano, le serie di reazio ni catalizzate dagli enzimi nell'ambito di una singola cellula, il comportamento di gruppi degli uccelli migratori ecc.) talmente complessi da non poter essere analizzati prima dei computer, fecero scoperte nuove e sorprendenti. Si accorse ro in primo luogo che i sistemi complessi mostrano alcuni comportamenti comuni, che tendevano a presentarsi come tipici di tutti i sistemi complessi. Ma, e qui sta la novit rivoluzionaria, i comportamenti osservati non potevano ess ere spiegati analizzando le componenti dei sistemi. L'analisi dei singoli meccan ismi semplici operanti durante i fenomeni (il metodo scientifico meglio collauda to e pi affidabile, l'equivalente dello smontare l'orologio per vedere come funzi ona - pensiamo all'approccio riduzionista che ha consentito gli eccezionali progre ssi nella medicina del XIX e XX secolo) non d risultati apprezzabili con i sistem i complessi, perch il comportamento degno di nota sembra nascere dall'interazione spontanea delle componenti. Il comportamento non n pianificato, n pilotato: si verifica e basta; si tratta di un comportamento definibile come autorganizzato. Tipico comportamento di autorganizzazione l'adattamento: le grandi societ commercia li e industriali si adattano al mercato, le cellule cerebrali si adattano alla t rasmissione dei segnali, il sistema immunitario si adatta alle infezioni, gli an imali si adattano alla disponibilit di cibo ecc. Stabilit e mutamento Un altro tipico comportamento dei sistemi complessi costituito dalla dinamica con cui trovano un equilibrio tra l'esigenza di ordine e la necessit di mutamento. I sistemi complessi tendono a situarsi in un punto definibile il margine del caos. Si pu immaginare questo punto come una situazione in cui vi sufficiente innovazio ne da dare vitalit a un sistema, e sufficiente stabilit da impedirgli di precipita re nell'anarchia. una zona di conflitto e di scompiglio, dove il vecchio e il nuovo si scontrano i n continuazione. Trovare il punto di equilibrio una faccenda delicatissima: se u n sistema vivente si avvicina troppo al margine, rischia di precipitare nell'inc oerenza e nella dissoluzione; ma se si ritrae troppo diventa rigido, immoto, tot alitario. L'eccessivo cambiamento letale quanto l'eccessivo immobilismo. Chi sano caotico La tradizione medica (confortata dall'intuizione) ha sostenuto fino a poco tempo fa una visione dei sistemi fisiologici in cui il comportamento periodico e rego

lare associato a uno stato di buona salute mentre ci si aspetta comportamenti ir regolari in stati patologici e nella vecchiaia. Se si ausculta il cuore di un in dividuo sano a riposo ci si aspetta un battito regolare con una frequenza di pul sazione costante nel tempo. L'idea di fondo, dovuta a Cannon di Hatvard, che ha dominato la scuola medica ch e i sistemi fisiologici si comportano in modo da ridurre al minimo la variabilit e mantenere costanti le funzioni interne. In individui sani eventuali variazioni di tale equilibrio (ad esempio affaticamento per uno sforzo improvviso) dovrebb ero essere rapidamente riassorbite; in questo schema la malattia la perdita da p arte dell'organismo della capacit di riportarsi allo stato di equilibrio... Questa idea generale, che pi o meno consciamente ha la sua origine all'interno di una visione in termini di sistemi lineari, non ha retto all'analisi dei dati. A dispetto della tradizione e dell'intuizione l'andamento temporale della frequen za cardiaca di un soggetto sano a riposo non affatto regolare (Mackey, Glass, 19 77). Si hanno invece delle fluttuazioni, apparentemente irregolari, in cui possi bile riconoscere un comportamento caotico a bassa dimensionalit. Lo stesso compor tamento caotico stato individuato nelle variazioni temporali del livello ormonal e e nell'encefalogramma (May, 1991; Goldberger, Rigney, West, 1991). Al contrario in soggetti malati si osserva un comportamento molto regolare, o ad dirittura costante, delle funzioni fisiologiche; ad esempio poco prima di un arr esto cardiaco la frequenza cardiaca ha un andamento periodico o costante. Analog amente in soggetti sani il numero di globuli bianchi varia caoticamente da giorn o a giorno, mentre in certi casi di leucemia si hanno oscillazioni periodiche. A nche l'attivit fibrillatoria all'interno del cuore appare essere un fenomeno sost anzialmente periodico. In assenza di un quadro di riferimento teorico non facile spiegare l'origine di questi fenomeni. Un'interessante congettura recentemente avanzata da Goldberger che il comportamento caotico consente dei vantaggi funzionali e una maggiore fle ssibilit di quelli periodici e questo permetterebbe all'organismo sano di rispond ere ai diversi stimoli esterni senza subire danni. difficile dire se questa cong ettura, interessante ma altamente speculativa, possa essere messa alla prova in modo stringente, tuttavia non pochi ricercatori credono che lo studio del caos n ei sistemi fisiologici potr presto fornire metodi pi sensibili per caratterizzare, e forse per curare, le disfunzioni. Non solo il comportamento caotico non per nulla disordinato, ma possiede una for ma di ordine che non nasce dalla conformit ad una legge di natura immutabile ma sca turisce da una capacit di autorganizzazione, una sorta di intelligenza interna all' entit (societ commerciale, gruppo sociale, aggregato di cellule o ecosistema local e che sia) che la rende organismo vivente o comunque aggregato con una propria vit alit, in cui si manifesta, in maniere sempre nuove e imprevedibili ma coerenti co n se stesse, la vita. Penso che sia evidente a tutti la differenza qualitativa; la stessa differenza c he intercorre tra un oggetto inerte che lanciato nello spazio condannato a prose guire il suo moto inerziale subordinato all'attrazione di soli e pianeti e un'as tronave che interagisce con i fenomeni gravitazionali scegliendo la propria rott a, condizionata dall'inerzia e dalla gravit ma dotata di motore e quindi libera d i scegliere l'obiettivo del viaggio e le modalit per raggiungerlo, cio di determin are la propria evoluzione. Per comprendere i sistemi complessi centrale il concetto di autorganizzazione, os sia di organizzazione che emerge anche in assenza di un progetto. Ma, se riflett iamo un attimo, ci si presenta anche la paradossalit di una tale autorganizzazion e: il sistema nel suo complesso, infatti, e pi della somma delle sue parti costit uenti, proprio perch si ha l'emergere di un'autorganizzazione, ma anche meno di t ale somma, perch realizza solo una particolare organizzazione tra le tante possib ili, reprimendo e incanalando le molteplici potenzialit dei singoli elementi. In natura, ci sono moltissime altre situazioni che, osservate da questo punto di vista, si rivelano particolarmente affascinanti. Pensiamo per esempio a un form icaio, sistema complesso autorganizzato che ciascuno di noi ha incontrato chiss q uante volte senza fermarsi a riflettere. Ma forse perch non l'abbiamo mai guardat o con uno sguardo incantato e ammirato. I singoli insetti non obbediscono a pres

crizioni organizzative esplicite, n possiedono informazioni generali sul progetto , ma sembrano piuttosto muoversi e trasformare i propri comportamenti, e addirit tura la propria struttura fisica individuale, sulla base di interazioni locali. Eppure, nel loro comportamento, il formicaio ben presente: quello stesso formica io che costituito di singoli comportamenti irriducibili a un'unit. Il formicaio, dunque, costituito di formiche che, per cos dire, sono costituite di formicaio. Alcuni mirmecologi (entomologi specializzati nello studio delle formiche) sono a rrivati a descrivere il formicaio come un superorganismo composto da milioni di p iccolissimi corpicini perfettamente coordinati tra loro. Un'enorme ameba che si stira, si allunga e si contrae, diventando ogni giorno pi ampia, pi voluminosa, pi gigantesca. Di questa grande entit la regina rappresenta l'inesauribile organo ri produttivo, mentre le operaie rivestono ognuna ruoli diversi: la bocca, lo stoma co, gli occhi, il naso. I pezzetti di cibo che corrono dalla periferia al cuore del formicaio equivalgono invece al sangue del superorganismo, o meglio, alla su a emolinfa, per usare il termine entomologico. Ma, se riflettiamo un attimo, ci si presenta anche la paradossalit di una tale a utorganizzazione: il sistema nel suo complesso, infatti, pi della somma delle sue parti costituenti, proprio perch si ha l'emergere di un'autorgani zzazione, ma anche meno di tale somma, perch realizza solo una particolare organi zzazione tra le tante possibili, reprimendo e incanalando le molteplici potenzia lit dei singoli elementi. Un sistema complesso dunque, nello stesso tempo, pi e meno della somma delle sue parti: esso, inoltre, diverso da tale somma, perch le propriet e i comportamenti c ollettivi sono inattesi. Uke e tori, un incontro oltre le parti Ritengo che il modello sopra descritto sia proficuamente utilizzabile all'intern o di un incontro shiatsu. Uke un organismo complesso autorganizzato; tori a sua volta un organismo comples so autorganizzato; nell'incontro tra tori e uke, nel corso del trattamento shiat su tori e uke diventano una nuova entit, un nuovo organismo complesso autorganizz ato all'interno del quale i processi vitali sono nuovi e diversi ed esprimono po tenzialit vitali che n uke, n tori da soli possiedono. La madre che abbraccia il bambino, il rapporto tra la donna in gravidanza e il b imbo in formazione, il gruppo di cacciatori preistorici che affronta con lance r udimentali il mammuth sono tutti esempi della vitalit addizionale che l'incontro ar monico (oggi si usa il termine sinergia) tra due o pi entit pu generare. Ma penso che l'esempio pi clamorosamente evidente sia l'incontro tra un uomo e un a donna nell'unione sessuale: non solo produce, se vissuto armonicamente, maggio r intesa, comprensione, unit (tutte dimensioni che possono nascere solo dall'inco ntro tra due entit), ma la vitalit dei due organismi complessi autorganizzati si p otenzia al punto da poter generare la vita, una vitalit in grado di esprimersi au tonomamente, un nuovo organismo complesso autorganizzato (in realt nasce anche un a quarta entit, quella comunemente chiamata famiglia ma che pi generalmente possia mo definire rap-porto stabile tra tre o pi organismi; la famiglia ha dinamiche e processi interni e relazioni esterne che la rendono a tutti gli effetti a sua vo lta un organismo complesso autorganizzato). I maestri giapponesi non hanno mai usato questa metafora per descrivere l'incont ro shiatsu (forse per inibizione culturale o per non suscitare curiosit deviate d a parte dei profani), ma penso che volendo trovare una esperienza semplice e im mediata che richiami alla mente dei pi la potenzialit di manifestazione vitale che si pu esprimere in un incontro shiatsu, l'esempio dell'atto sessuale, con la sua necessit di essere in due, con la sua integrazione fisica, emozionale e mentale, con la sua possibilit di creare benessere e nuova vitalit in ambedue e con l'appo rto di ambedue, con i suoi rischi di superficialit, disarmonia, uso strumentale e rapporto conflittuale e di potere, con la sua possibilit di divenire atto d'amor e, sia il pi fedele e con-creto.

14 Passo Un modello che nasce Un modello che nasca da una pratica shiatsu ...la pressione delle mani fa scorrere le sorgenti della vita. Tokujiro Namikoshi Quanto scritto ci permette di fare alcune considerazioni: a. dalla (e nella) pratica, dai fatti concreti, dalla vita quotidiana che e merge una esigenza di organizzazione delle esperienze, quindi la creazione di un o o pi modelli interpretativi; b. dall'esigenza di definizione e di comunicazione che nascono segni, nomi, parole, simboli ecc., che cio nasce un linguaggio; c. ogni modello e ogni linguaggio scaturisce dalla vita, dal contesto concret o in cui si verificano e si interpretano i fenomeni; modelli e linguaggi diventa no griglie che filtrano i fenomeni rilevanti e quindi sono determinanti per la sel ezione e l'interpretazione dei fenomeni stessi. In sostanza si crea un rapporto circolare tra osservazione dei fenomeni, esigenz a di interpretare e descrivere, strumenti di osservazione e descrizione in cui o gnuno genera l'altro in una continua evoluzione di fenomeni, modelli, linguaggi che sono funzionali, indispensabili, espressivi, vincolanti, insomma un tutt'uno omogeneo che si pu definire cultura di un gruppo sociale, etnico, professionale ecc. In altre parole modelli e linguaggio nascono dall'esigenza di descrivere la vita, nascono per interpretare e comunicare, ma appena cominciano a strutturarsi deter minano il modo in cui il gruppo che fa l'esperienza seleziona, osserva e organiz za le esperienze, quindi diventano qualificanti (leggi anche vincolanti) per lo sviluppo dell'esperienza stessa. Posso dare risposta alla mia esigenza di afferrare inventando la rete da pesca e/o inventando la pinza; ovvio che se la mia soluzione la rete da pesca sar orientat o (leggi anche costretto) a puntare la mia attenzione sul fenomeno acqua e pesci e non sul fenomeno chiodi e legno, e sar spinto a vivere in riva al mare e a fare il pescatore piuttosto che vivere in prossimit di una foresta e fare il falegname; e a proseguire la mia ricerca su barche e remi piuttosto che su assi e seghe. Posso inventare sia rete che pinza e sar in grado di utilizzare un doppio punto d i vista, ampliando la mia capacit di osservare e interagire con il fenomeno afferr are, ma il problema si riprodurr quando mi nascer l'esigenza di afferrare un cavallo, un atomo o un concetto; e ogni scelta che far orienter la mia visione del mondo e determiner la mia capacit di ricerca e di comprensione della vita. Non n giusto n sbagliato, nell'ordine naturale delle cose che per camminare e anda re da qualche parte mi trovi costretto ad ogni bivio e incrocio a scegliere una delle strade possibili e che ogni strada scelta diventi determinante per il mio percorso futuro. Nel fare shiatsu ci troviamo nella condizione di qualcuno che ha a disposizione una pinza (ottima per i chiodi), una rete (ottima per i pesci), una cavezza (ott ima per i cavalli) e debba afferrare una molecola, o un bambino, o un'idea. Se non abbiamo strumenti, linguaggi, simboli, modelli nati dalla pratica dello s hiatsu, possiamo usare i modelli a disposizione e realizzare, per tornare agli e sempi di prima, una rete per afferrare la molecola o la cavezza per il bambino ( e in effetti le membrane osmotiche sono reti fittissime ed esistono guinzagli per bambini - adattare una pinza per afferrare un'idea forse un po'pi difficile). Ma probabilmente sono soluzioni di ripiego che, proprio perch sono adattate a sit uazioni diverse da quelle che le hanno generate, mal si prestano ad interpretare ed esprimere e producono evoluzioni poco coerenti con le origini (cio producono confusione e degenerazione). Tutt'altra cosa rispetto al fenomeno che avviene quando modelli e linguaggi scat uriscono da un punto di vista nuovo che nasce da un tipo di esperienza originale. I fenomeni che caratterizzano lo shiatsu, come sono emersi dal contesto dei pass i precedenti, e come sono colti da un praticante che riesca a mantenere negli an

ni la mente del principiante, la capacit di stupirsi ogni volta del fenomeno shiats u senza cedere alla rassicurante tentazione di calare la rigida griglia di un mo dello interpretativo preconfezionato su quanto succede durante la pratica, sono difficilmente interpretabili in maniera esauriente all'interno di modelli e usan do linguaggi e strumenti che non sono nati dalla pratica dello shiatsu. Per fare un solo esempio, una esperienza comune verificata con numerosi pratican ti shiatsu di provata esperienza (ma anche da principianti percettivi), quando un punto si manifesta sotto il pollice in pressione e non ci accontentiamo di gioca rci nel qui e ora seguendone le evoluzioni, ma vogliamo definirlo e comunicarlo a uke o a un'altro praticante, ci troviamo in imbarazzo su quale modello e linguaggio adottare perch tutti quelli in commercio risultano inadeguati. Possiamo parlare di duro e molle, o di caldo e freddo, o di vuoto e pieno prende ndo termini in prestito da modelli energetici o materiali, orientali o occidenta li, moderni o antichi, ma in realt ci accorgiamo che non esprimono quello che sen tiamo; si! duro ma...; si, mi sembra vuoto ma... c' sempre qualcosa di pi che non si riesce ad esprimere con il linguaggio o i linguaggi in uso. Per fare un riferimento storico, non un caso che i termini che permettevano ai m edici cinesi di definire un polso erano ben 28 e spaziavano da termini semplici e facilmente riferibili ad un fenomeno di battito cardiaco (intermittente o lent o) ad altri che attingevano all'esperienza di vita quotidiana (a stelo di cipoll a); altri ancora erano difficilmente comprensibili al di fuori della ristretta c erchia dei praticanti (melmoso, rugoso). Ma probabilmente far rientrare nelle 28 definizioni tutte le situazioni e le sen sazioni provate ascoltando un polso costituiva un notevole sforzo di semplificaz ione e schematizzazione. E in effetti le descrizioni che scaturiscono da un tentativo di comunicare ci che s uccede sotto i pollici d regolarmente vita ad espressioni originali, alcune dal s ignificato intuibile da chiunque come vibrante, pulsante, altre meno immediate come c he frigge, muro di gomma, altre ancora da addetti ai lavori come legnoso, gorgo, soff d'aria ecc. Ma un discorso che potremo ampliare ad un livello pi avanzato di pratica, nella f ase in cui lavoreremo sull'affinamento della percezione (III percorso). Denaro e successo interessante analizzare quanto successo in Italia (ma direi e oserei affermare c he nel resto dell'Occidente andata peggio) negli anni settanta-novanta nell'espe rienza collettiva dei praticanti di shiatsu. Dopo un decennio esaltante in cui la novit assoluta dell'esperienza (mi piace def inirla eversiva rispetto alla mentalit corrente, e non ha caso una grossa component e dei plotoni di entusiasti-fanatici dello shiatsu dell'epoca proveniva dalle fi la dei reduci del '68) aveva mosso vivaci e ricche energie proprio perch rompeva gli schemi interpretativi ufficiali e in particolare gli schemi della medicina i stituzionale, si avuta una sorta di normalizzazione. Se in un primo tempo si era determinato un allargamento tumultuoso dell'esperien za a frange sempre pi consistenti di delusi dal sistema e in particolare di persone deluse dall'incapacit del sistema (leggi medicina allopatica) di dare risposta all e loro richieste di salute, benessere e felicit, pian piano si avuto un progressivo adeguamento del mondo dello shiatsu ai modelli correnti. In questo un grosso ruolo l'ha giocato la possibilit, impensabile e insperata agl i inizi, di un possibile sbocco professionale (leggi risvolto economico) della p ratica shiatsu. Un fenomeno analogo e pressoch contemporaneo si avuto negli anni settanta per qua nto riguarda le arti marziali; i pi anziani ricordano sicuramente gli anni delle palestre di judo e karat piene e di cinema affollati per i film di kung fu. Ma ap pena apparso chiaro che il mito dell'autodifesa - dieci lezioni e ti spezzo in d ue - si rivelato per quello che era, cio un bluff, e l'arte marziale si rivelata ai pi per quello che realmente (una via lenta, graduale, profonda, ripetitiva e f aticosa di evoluzione personale fisica, mentale e spirituale), nelle palestre so no rimasti i praticanti-ricercatori interessati alla via - do - proposta dal mae stro.

Non proprio cos purtroppo, il mito dell'arte marziale per diventare invincibile o almeno sapersi difendere resta un motore che spinge molti giovani ad affluire n elle palestre, ma il fenomeno si fortemente ridimensionato (chi andrebbe pi oggi a vedere quei polpettoni di tecniche assurde e vicende strappalacrime made in Ho nk Kong dai titoli come Cinque dita di violenza o Dalla Cina con furore al di fuori di una stretta cerchia di cinefili appassionati?). Ma il fatto rilevante che, mito o ricerca che muova, nessuno oggi inizia a prati care un'arte marziale pensando di farne una professione sia perch non si usano pi i guerrieri di ventura, sia perch la possibilit di professionismo in questo ambito fortemente ristretta (per diventare un maestro credibile occorrono troppi anni e troppa fatica e la professione di gorilla non , per i pi, appetibile e/o accessibi le). Nell'ambito dello shiatsu invece, stante la grossa e crescente richiesta di benes sere e salute, si presto formata una schiera di professionisti che ha reso credib ile e concreta la possibilit di vivere di shiatsu e spesso anche vivere bene di shia tsu. E' cresciuta quindi una seconda motivazione che si prima aggiunta alla spinta mo tivazionale della ricerca, si poi sovrapposta ed oggi tende a prevalere, support ata anche dai messaggi ben confezionati dei soliti squali che hanno fiutato il bu siness; da qui il boom dei corsi e delle scuole professionali di shiatsu (mi capi tato tra le mani a Roma recentemente un depliant che proponeva corsi professiona li per elettrauto, programmatore informatico e operatore shiatsu). Sondaggi motivazionali svolti sulle svariate centinaia di allievi che ogni anno si iscrivono ai corsi professionali dell'Accademia hanno mostrato proprio una de cisa evoluzione nel senso sopra descritto, anche se la motivazione della ricerca per evoluzione personale mantiene ancora oggi un peso consistente. Non c' nulla di male in tutto ci (anche se il mio consiglio di rivolgersi a scuole fondate e dirette o ad istruttori che si sono avvicinati allo shiatsu prima del boom; un buon criterio di scelta anche se sicuramente non basta o non possiede valore assoluto), anzi si rivelato un elemento di forza dello shiatsu rispetto a lla sua capacit di coinvolgere in un processo evolutivo decine di migliaia di per sone. Vi per il rischio di determinare una perdita di prospettiva, un inaridimento dell e potenzialit di eversione/evoluzione che tanta forza e tanta capacit di aggregazion e avevano dato allo shiatsu dei primi anni. In soldoni successo che il risvolto economico ha obbligato il praticante shiatsu a privilegiare il terreno del risultato immediato rispetto alla ricerca e all'e voluzione, ha creato il bisogno di integrarsi con i modelli vincenti e dominanti , o anche pi semplicemente comuni e facilmente comprensibili dall'utente medio. Quando qualche potenziale paziente telefona in Accademia e chiede se lo shiatsu, c he gli ha consigliato il cognato per esperienza personale, serve per la piripinpi te termospastica, e invece di rispondere un rassicurante certo, cerco di spiegare ch e lo shiatsu stimola la capacit di autoguarigione ecc. ecc. ecc., sento spesso l'i mbarazzata perplessit del potenziale uke che si trova a far i conti con un modo d i approcciare il suo disagio che gli estraneo, che rischia di complicargli la vi ta, che cerca di coinvolgerlo in un processo di cambiamento invece di permetterg li di rifugiarsi in mani autorevoli e sicure, delegando il proprio disagio. E spesso intuisco (ma non ci vuole un intuito speciale per questo) che il suo gra zie, ci penso e poi richiamo significa che si guarder bene dal rifarsi vivo perch l ui (o lei) cerca soluzioni e invece ha l'impressione di trovare problemi nuovi; e vi assicuro che non rispondo in modo scostante e con tono superiore; metto nel le cose che dico e nel modo di dirle il massimo di cordialit e di calore umano e molti, anche se restano perplessi, vengono lo stesso proprio perch sentono, al di l delle cose strane (per loro) che dico, vicinanza e attenzione al loro disagio (questo poi me lo dicono quando ci conosciamo meglio e sono entrati anche loro n el gioco dello shiatsu). Rinascono le fedi In altre parole, il praticante alle prime armi (diciamo nei primi due o tre anni ), o il praticante pi anziano che ha perso la capacit di stupirsi, inizia a riferi

re i fenomeni che incontra nella pratica ai modelli culturali della propria form azione scolastica o professionale. Nella seconda met degli anni ottanta si iniziato a parlare di shiatsu per l'artro si e i problemi mestruali, per il nervo sciatico e il mal di schiena, nonch per t orcicollo, stitichezza e cattiva digestione. I pi audaci e alternativi (o che avevano maturato pi antagonismo e/o astio nei con fronti della medicina ufficiale) hanno compiuto la grande scelta storica buttand osi su quel simulacro di m.t.c. che ci risultava negli anni ottanta (e che era mol to di pi - come aspettativa e sogno - e molto di meno - come reale conoscenza del fenomeno - di quanto sia oggi) e si sono aggrappati alle certezze (sic!) del mi llenario pensiero orientale. Mi ha molto consolato e rassicurato nella mia analisi degli avvenimenti che sto descrivendo (e che , ovviamente, solo una mia libera interpretazione della storia dello shiatsu) ritrovare una ricostruzione simile nell'introduzione ad un testo breve ma redatto da autorevoli conoscitori ed estimatori della medicina cinese e dell'approccio europeo alla stessa che scrivono: L'incontro con la cultura cinese e la sua diffusione in Europa ad opera di studio si, missionari, antropologi non sempre stata rispettosa delle peculiarit dei modi di vita e del pensiero di questo popolo. Talora, con qualche forzatura, si volu to ritrovare nella cultura cinese il paradiso terrestre privo di contraddizioni dell'idealismo illuminista. Talora si voluto ricercare nelle pratiche mediche te cniche esoteriche che fossero la conferma di tradizioni occidentali analoghe. Ta lora, pi semplicemente, la Cina servita come luogo dell'inconscio collettivo in c ui collocare tutte le fantasie e le stravaganze che la bruta realt occidentale no n riusciva a contenere (Larre e Berera, Filosofia della medicina tradizionale cinese, p. 7). Solo che l'uso di modelli estranei (e per molti versi antagonisti) allo shiatsu non stato per i pi un uso provvisorio, per bisogno di codificazione e comunicazio ne, in attesa che dalla pratica pluriennale di centinaia e migliaia di appassion ati cominciasse ad emergere un nuovo modo di osservare, interpretare ed esprimer e ci che succede a tori ed a uke, ma il modello adottato diventato una fede, la v era spiegazione di ci che succede sotto i nostri pollici. Confesso che ci sono ca scato anch'io per parecchi anni e solo la mia grezza estraneit ai circoli cultura li alternativi e la mia ancestrale diffidenza contadino-montanara per la sapienz a libresca mi ha impedito di proseguire sulla brutta china. Forse tempo di cominciare a riconoscere gli elementi costitutivi dell'esperienza shiatsu, ad enucleare alcuni fatti riconoscibili da tutti i praticanti che veng ano a costituire i germi di un modello e di un linguaggio originato nella pratic a shiatsu su cui pian piano, tra tentativi, errori, riprove, vicoli ciechi, scop erte, sbandate e recuperi edificare una nuova cultura, non intesa come edificio teorico astratto di massimi sistemi, ma come punto di vista originale, modo conc reto di procedere nelle esperienze e di vivere tutti gli aspetti della vita. Dallo shiatsu e per lo shiatsu Mi sembra che i principi base originali e costituenti il nucleo dell'esperienza shiatsu siano: a. Lo shiatsu si fa in due, cio nasce dall'incontro di collaborazione attiva paritetica tra due soggettivit, tori e uke. b. Nello shiatsu la tecnica di contatto-comunicazione una sola: la pression e. c. Lo shiatsu realmente una disciplina globale/olistica; nello shiatsu non esiste separazione o distinzione tra fisico e mentale, fra teoria e pratica, tra fare, avere ed essere. Relazione tra pari a. L'affermazione lo shiatsu si fa in due pu sembrare banale ma invece si rivela (d opo anni e migliaia di ore di pratica) un sovvertimento radicale di tutti i nost ri comportamenti e modi di intendere il rapporto con noi stessi e gli altri. Nel trattamento shiatsu tori entra in tutta la sua completezza, unit, autonomia e indipendenza e uke entra in tutta la sua completezza, unit, autonomia e indipend

enza; e se lo shiatsu funziona (anzi nella misura in cui funziona) tori e uke di ventano, mantenendo la loro individualit totale, una nuova entit che costruisce un proprio nuovo assetto di completezza ecc. in cui sia tori che uke portano attiv amente la propria parte con quanto di armonico e disarmonico possiedono. Ma incredibilmente, se l'approccio corretto (e qui ci supporta la tecnica evolut a), ne nasce un risveglio vitale, un potenziamento delle facolt, una esaltazione delle qualit migliori sia in uke che in tori che genera benessere in tutti e due. Rende bene l'idea la solita immagine della madre che abbraccia il bambino, ma fo rse ancor pi l'immagine del risveglio vitale che la crescita di una nuova vita pr oduce nell'organismo della donna in gravidanza, dove l'incontro tra madre e figl io crea un crescendo concatenato di vita e benessere nell'uno e nell'altra. il risveglio culturale e di pensiero (ma anche biologico) che nasce dall'incontr o di due popoli, due culture, due tradizioni quando interagiscono sinergicamente ; o il ruolo concretamente dinamico nell'incontro tra le specie animali e vegeta li che rende preziosa, anzi indispensabile, la diversit biologica. Si pu obiettare che a volte la gravidanza ha effetti distruttivi sulla donna, che il pi delle volte due popoli e due culture non si incontrano ma si scontrano cer cando di distruggersi per prevalere ecc.; ma proprio per questo che l'incontro n ello shiatsu e non l'incontro generico (in autostrada, auto contro auto; in sala operatoria, bisturi contro pelle; sul ring, guantone contro mascella ecc.) che genera questi effetti. Perch nello shiatsu la tipologia di contatto (pressione statica), la tecnica adeg uata (pressioni rispettose e attente alle risposte di uke) e l'addestramento del la parte pi preparata (il praticante shiatsu lavora per anni per essere adeguato all'incontro, anche per compensare l'impreparazione e le condizioni particolari di uke) sono tali da garantire, e nella stragrande maggioranza dei casi garantis cono, che l'incontro sia costruttivo e realizzi il miglior risveglio delle energ ie dei due partecipanti al fenomeno. In Accademia diciamo sempre che se lo shiatsu non fa bene contemporaneamente sia a tori che a uke, c' qualcosa di importante da rivedere; non una fede, un'eviden za sperimentale. E non c' una parte attiva e una passiva, una ignara e l'altra che sa, una che si affida e l'altra che decide. Al di l dell'apparente movimento di tori e abbandono di uke, se allo stimolo di t ori non corrisponde la risposta di uke non c' incontro, non c' cambiamento, non c' shiatsu, non succede niente. E' solo dall'incontro tra gli stimoli mirati di tori e la risposta vitale puntua le e vivace di uke che nasce il cambiamento e il benessere di ambedue. E visto che in genere il cambiamento pi intenso ed evidente in uke, se volessimo scegliere una parte pi attiva, dovremmo nella maggioranza dei casi privilegiare u ke, la parte apparentemente inerte. Quanto a sapere o essere ignari, proprio la sapienza dell'organismo (nel senso p i profondo) di uke che sa di cosa ha bisogno a orientare gli effetti e i risultat i, anche sul piano sintomatico. Tutto questo clamoroso nella pratica del kata, la forma codificata, in cui a tra ttamento praticamente uguale per tutti gli uke rispondono effetti benefici diver si: lo stressato si rilassa, l'ipotonico si risveglia, la parte dolorante si nor malizza (che sia un piede, una spalla o la testa) anche se queste situazioni era no ignote all'operatore; e che dire quando un trattamento richiesto per il mal di schiena (e mirato a questo) ha effetti benefici invece sull'insonn ia che non era stata dichiarata? o quando trattando per la stitichezza passa l'e micrania, aumenta l'appetito e la mattina uke si ritrova ad andare, dopo anni ch e non succedeva, al lavoro canticchiando? E infine proprio l'atteggiamento passivo del paziente e la posizione di potere del terapeuta che si verifica nelle medicine di tutti i tempi e di tutte le culture ( n pi n meno come nel rapporto tra sofferente e stregone delle societ primitive), in cui una parte ignora cosa gli sta succedendo e si affida a colui che sa ed in gr ado di interpretare i fenomeni ed intervenire, che estraneo allo shiatsu. Ambroise Par, grande clinico, soleva ripetere io ho curato, Dio ha guarito; penso che nello shiatsu si debba affermare io e uke siamo entrati in comunicazione attr

averso le pressioni e la nostra vitalit si risvegliata. Azione e reazione b. In una determinata fase dell'evoluzione pu essere utile introdurre alcuni mode lli per una interpretazione delle manifestazioni di uke; si utilizzano sia i fen omeni riferiti da uke (non solo manifestazioni di disagi - leggi sintomi - ma an che di caratteristiche tipiche della persona - preferisco il caldo, sudo rarament e, ottimista di carattere), ma anche e soprattutto le manifestazioni che tori sco pre premendo punti e zone di uke. Vengono chiamati, probabilmente in forma impropr ia, modelli di diagnosi. Ma indispensabile chiarire (spesso fino alla noia) che nello shiatsu non esiste la possibilit di separare il momento della diagnosi da quello del trattamento, in pratica non esiste separazione fra diagnosi e trattamento. La modalit in cui si realizza il contatto, la comunicazione nello shiatsu la pres sione; nella pressione avviene la comunicazione a due vie, lo scambio tra uke e tori che produce il cambiamento. impossibile scindere lo stimolo dato dalla pressione di tori dalla risposta di u ke, non c' un prima e un poi, non c' una causa e un effetto, non c' una azione e un a reazione. E' la strada che sostiene il pneumatico o il pneumatico che preme sulla strada, la nave che galleggia sull'acqua o l'acqua che sostiene la nave, la terra che ru ota nell'universo o l'universo che si muove attorno alla terra, la madre che ama suo figlio o il bambino che ama la madre; qualsiasi separazione nei fenomeni re ali si pu operare solo nell'ambito dei differenti punti di vista o delle differen ti intenzioni. Nella pressione si pu artificiosamente (e temporaneamente all'interno di , un pro cesso formativo) separare la pressione per raccogliere informazioni dalla pressione per indurre un cambiamento solo nella soggettivit di tori giocando sulla sua attenzione e sulla sua intenzione. In altre parole tori pu fare delle pressioni su punti e zone particolari sofferma ndo la sua attenzione sulla valutazione del punto (per esempio duro o molle), ma mentre fa ci comunque uke risponde sul punto premuto e usa quello stimolo per ca mbiare. Tori pu fare una pressione intenzionato a produrre un cambiamento su quel punto o pi in generale, ma la risposta che gli perviene nello stesso atto e la consapevo lezza di cambiamento in atto che gliene deriva comunque integra il suo quadro di informazione e influenza il suo comportamento futuro (le pressioni che seguiran no). Se questo vero, e ritengo che tutto ci sia ovvia esperienza quotidiana di quanti pratichino almeno due o tre ore al giorno da almeno dieci anni, l'introduzione i n qualsiasi modo nella pratica shiatsu di distinzioni tra diagnosi, terapia e pr ognosi sia una banale contraddizione in termini. L'uso stesso di termini come diagnosi, terapista, prognosi, anamnesi, cura non h anno ragione di essere perch l'evento rilevante nello shiatsu il cambiamento (prefe rirei usare il termine evoluzione ma forse troppo ambizioso per esprimere il com une cambiamento nella maggioranza degli incontri shiatsu). Tutto ci, ripeto, salvo un uso temporaneo, circoscritto e trasparente (cio motivat o correttamente fino allo sfinimento) in una determinata fase di formazione in c ui pu essere produttivo focalizzare l'attenzione dell'apprendista su aspetti parziali di un fenomeno globale. Proprio perch il termine crea (ed creato da) l'immagine e l'immagine influisce su l fenomeno, in Accademia stiamo procedendo ad una radicale rieducazione personale e collettiva tramite l'adozione di termini che siano adeguati a non interferire e possibilmente a favorire il fenomeno shiatsu, scartando invece termini (e atte ggiamenti conseguenti) nati e prosperanti nel mondo della medicina o in altri un iversi diversi dallo shiatsu. Non massaggio shiatsu o terapia shiatsu ma trattamento o forse meglio ancora inc ontro shiatsu; non diagnosi e prognosi ma analisi delle manifestazioni e scelte per il trattamento; non terapista e paziente ma tori e uke (colui che preme e co lui che risponde); non sintomi, malattia, cura e guarigione ma manifestazioni (s

enza valore positivo/negativo), ciclo di trattamenti o incontri, cambiamento, ri sveglio vitale ecc. Non un processo n rapido n facile ma pensiamo che sia indispensabile se vogliamo c he lo shiatsu torni (o cominci) ad essere se stesso e trovi capacit di evoluzione in un quadro di termini, modelli e linguaggi che non ne tarpi le possibilit e no n ne produca la degenerazione. Qualsiasi civilt costretta ad utilizzare modelli e linguaggi generati in altri co ntesti si estinta (o grandemente involuta e impoverita) e nessun fenomeno che no n abbia creato nuovi modelli e un nuovo linguaggio mai riuscito a progredire e m aturare. Credo che questo sia vero anche per quel nuovo modo di accostarsi alla realt, quel nuovo universo chiamato shiatsu. Corollario pratico: se volete imparare lo shiatsu, o incontrare lo shiatsu per e ssere aiutati ad affrontare vostri disagi, evitate scuole, istruttori e pratican ti che facciano prevalentemente agopuntura, omeopatia, bioenergetica, macrobioti ca ecc. Il tipico e diffusissimo terapista alternativo che vi riceve sottoponendovi a de cine di domande, analisi con strumenti pi o meno complessi (dal bio-tensor agli a pparati che fotografano l'aura), dedicando poche decine di minuti alle pressioni e concludendo l'incontro con la proposta di assumere erbe, farmaci omeopatici e /o spagirici, fiori di Bach, aromi e chi pi ne ha pi ne metta, comprese tecniche d i guarigione con pratiche esoteriche, cristalli, apparecchi elettronici ecc., co n lo shiatsu ha poco da spartire. Magari bravissimo in altre discipline, ma sicuramente non interessato (e probabi lmente neanche in grado) a collaborare con voi per una reale esperienza di shiat su. Analogamente, se incontrate una scuola o un istruttore che attribuisce troppa im portanza e dedica ore e ore ad introdurre e praticare discipline diverse (anatom ia e fisiologia occidentale, medicina tradizionale cinese, macrobiotica, bioener getica, yoga nelle sue mille forme, mantra, psicoanalisi o analisi comportamenta le, reiki, discipline esoteriche africane, sudamericane, nordamericane o di altr e provenienze ecc.) probabilmente meglio iscriversi da un'altra parte. Magari sono estremamente professionali nel praticare ed insegnare altre discipli ne interessanti e valide ma non sono una via adeguata per entrare direttamente (e probabilmente neanche produttivamente) nell'universo dello shiatsu. Corpo e mente c. Caratteristica universale e vincente di tutte le discipline orientali la dime nsione globale, olistica. Un primo aspetto di questa globalit si pu riconoscere nella pari dignit che si assegn a alla dimensione fisica; di pi all'inevitabile processo di integrazione, attrave rso la pratica fisica, della potenza e dell'equilibrio del corpo nell'armonia ge nerale dell'individuo. La nostra civilt tende a relegare il benessere fisico a un rango di secondo piano , a una cosa per giovani (o per mantenere la giovinezza); per essere poi present ato sul mercato nell'aspetto forma fisica come un mito da raggiungere, un prodotto da comperare (e da vendere) per apparire e primeggiare in qualche modo. Si arriva al paradosso di rovinarsi e distruggersi la salute per apparire in forma con l'assunzione di anabolizzanti, le diete estreme e in genere le pratiche e g li allenamenti esasperati che in vista di un risultato creano seri scompensi all 'organismo. Nello shiatsu invece esiste una pratica fisica che indispensabile costruzione di un equilibrio che non pu non essere globale; la scioltezza articolare, la libert e il ritmo nei movimenti, la centratura sul baricentro fisico ed energetico, la respirazione che rafforza l'hara, la potenza muscolare e il controllo spontaneo del peso sono tutti aspetti di una pratica che crea benessere in perfetta (progr essiva) sintonia con la calma della mente e delle emozioni e la strutturazione d i una armonia globale (mi azzarderei a definirla spirituale se non sapessi che l a parola spirito sottintende nel vissuto di molti una tal miriade di significati sui quali non intendo in questa sede aprire il confronto).

Bodhidharma non poteva fare a meno di sorridere. La vista dei monaci piegati in due dal freddo che cercavano protezione dai morsi del vento rannicchiandosi nell e loro vesti gli causava grande ilarit. Sembravano pulcini bagnati. Ecco qui uomi ni che dedicavano tutte le loro forze alla ricerca dell'illuminazione, che veniv ano costretti a correre ai ripari da una piccola tempesta. Aspiranti santi senza la forza di resistere a un poco di freddo. I loro spiriti erano il riflesso del loro fisico. Deboli, curvi, sgraziati. Avevano dimenticato che nei loro corpi c 'erano i semi di quelle stesse forze che facevano saltare i daini sulle montagne . Le stesse forze usate dalle tigri in combattimento e dagli uccelli in volo. Ta lmente occupati a studiare i sutra da dimenticarsi del sutra scritto nel corpo. Come potevano pensare di diventare dei buddha, uomini che camminavano come bibli otecari acciaccati? ...il mondo non sarebbe stato pi lo stesso se uno qualsiasi f ra i profeti occidentali fosse stato folgorato dalla stessa intuizione di Bodhid harma... Probabilmente l'intera cultura occidentale sarebbe drasticamente divers a. Nessuna rivalit tra spirito e corpo. Nessuna gara di tiro alla corda tra l'ani ma che anela al cielo e il corpo che la imprigiona a terra invece di incattivirs i il carattere litigando con il nostro fisico e con il mondo naturale, potremmo lasciare che spiritualit e sensualit danzino guancia a guancia. Non penso che sia un'esagerazione dire che la maggior parte dei problemi umani ha radici in un cat tivo rapporto con il corpo... Nietzsche aggiunge: una mera disciplina educativa d i sentimenti e di pensiero zero... si deve prima di tutto persuadere il corpo. Tu tto il potere alla mente e solo le briciole al corpo... o intellettuali o atleti , o creativi o pragmatici... Cosa di buono pu venire da una filosofia creata da i ndividui dalle spalle curve e dal corpo avvizzito? Come ci si pu fidare delle ide e di chi conosce i banchi di una biblioteca meglio del proprio corpo? Avere un c orpo perfetto non importante quanto saperne ascoltare la voce. Nel momento in cu i, durante un allenamento, la mente razionale rallenta il ritmo del flusso del p ensiero, il corpo comincia a svelarci i suoi segreti. La consapevolezza libera d i viaggiare da un muscolo all'altro e di accedere a forze sconosciute a chi non sa andare oltre l'attivit cerebrale. Per qualche minuto o per qualche ora, l'iden tit sociale viene lasciata alle spalle. Il nostro nome, la nostra professione, le nostre idee cessano di avere importanza. L'unica cosa che conta sono i fiumi di energia che ci scorrono dentro....Questa non solo un'esperienza fisica, ma spir ituale. Trasforma non solo il corpo ma anche il carattere. La personalit di chi s a entrare in contatto con questa dimensione cambia anche in ogni attimo della vi ta di tutti i giorni, durante lo stato ordinario di coscienza. Cambia il modo di muoversi, di parlare. Cambia il modo di affrontare l'esistenza.... C' una differ enza spaventosa tra chi sperimenta la propria forza soltanto attraverso la mente e chi la sperimenta anche nel corpo. D. Bolelli, La tenera arte del guerriero E questo non teorizzando come possono fare i cultori della medicina psicosomatic a seduti su una poltrona o ad una cattedra/scrivania, ma portando il praticante shiatsu ad essere, anche in et non pi verde, sempre in rapporto armonico con il pr oprio corpo. Non mi dilungo sull'assenza di qualsiasi possibilit di separazione nello shiatsu tra teoria e pratica. Ci vero non solo perch i modelli nello shiatsu non possono che essere strumenti pr atici di orientamento nella sequenza delle pressioni; non solo gli insegnamenti degli antichi (o anche solo dei pi anziani) non possono costituire niente di pi ch e indicazioni per la ricerca personale del praticante visto che l'incontro tra t ori e uke sempre diverso e costruisce rapporti, relazioni, interdipendenze ed ev enti ogni volta nuovi. Ma soprattutto perch proprio nella pratica dello shiatsu che si supera nel vissut o di tori la separazione tra percezione e scelta razionale, tra reazione istinti va e applicazione scolastica di modelli, tra visione globale e immersione nel pa rticolare; una esperienza di riunificazione progressiva insomma di quelle che ve ngono comunemente proposte come funzioni distinte e attribuite agli emisferi sin istro e destro del cervello. Non so se e quanto nel portare il pollice a premere una zona sul polpaccio di uk e sono guidato dagli spiriti che dimorano in me o attratto dal punto che chiama, com

e scrivono gli antichi testi di medicina cinese; o se mi guida invece l'intuizio ne e l'istinto (ma forse la stessa cosa). Oppure se mi guida la scelta di proseguire lungo un percorso energetico conosciu to che ho trovato alterato sulla coscia, o ancora l'indicazione scaturita da un sintomo o un disturbo dichiarato poco prima da uke o da connessioni anatomico-fu nzionali che ho studiato (lo sciatico legato a...). Probabilmente, anzi sicuramente, tutti questi elementi sono presenti nelle mie s celte operative (ma sono poi proprio mie le scelte? e uke che ci fa? e la natura ? e gli spiriti? e Dio/Allah/Manitou/Tao/Inconscio ecc.?). Anzi probabilmente le mie scelte operative nascono da un guazzabuglio armonico d i tutto quanto elencato sopra che, nella misura in cui entro nel vero incontro s hiatsu, si somma, anzi si fonde in quell'altro guazzabuglio armonico che uke e n e nasce un nuovo, pi evoluto e pi armonico guazzabuglio. Mi riservo di ampliare pi avanti un discorso sull'articolazione di tutte le esper ienze, e in particolare dell'immersione nello shiatsu, nella dimensione del fare , dell'avere e dell'essere; alcune considerazioni pratiche mi scaturiscono spont anee. Un caro amico, praticante shiatsu da oltre vent'anni, ripete sempre: l'impegno f isico (e la vera e propria fatica nel training di apprendimento e di prima evolu zione) nella pratica dello shiatsu non lascia spazio alle masturbazioni mentali degli esoteristi, ai deliri di onnipotenza dei guaritori, ai voli fantastici dei mistici, alle ansie di affermazione degli arrivisti, ai calcoli monetari degli affaristi; e in effetti in genere gli esoteristi, i guaritori, i mistici, gli ar rivisti e gli affaristi hanno la schiena fragile e i pollici delicati. Mi viene difficile immaginare il primario di un ospedale, l'erborista del negozi o sotto casa, il parroco del quartiere, l'intellettuale di sinistra o il salumie re del mercato rionale impegnato in un'ora di pressioni su uke disteso a terra t raendone e donando benessere. Ho un sostanzioso e reale rispetto per primari, erboristi, parroci, intellettual i e salumieri (ammiro svisceratamente tutte le persone che svolgono con competen za e passione la loro professione, qualunque essa sia), ma sono convinto che lo shiatsu (e poche altre discipline) abbia una marcia in pi. E' una pratica che ricostruisce una sostanziale unit tra tutti gli aspetti dell'u omo, che non separa e contrappone dimensione mentale, emozionale, razionale, psi chica, spirituale, (ho messo alla rinfusa tutti gli aggettivi che utilizziamo qu ando intendiamo alludere a qualcosa di non fisico) e dimensione fisica. Segnali preoccupanti Diffidate da chi vi propone un'esperienza di shiatsu mostrando di sottovalutare la fisicit (propria e degli altri) e articolando l'esperienza in teoria e pratica . Se volete un'incontro/trattamento shiatsu e vedete che il terapista vi riceve affl osciato in una comoda poltrona, si dilunga in lunghi conversari annotando (magar i su computer) la vostra scheda segnaletica; consulta libri e mappe per document arsi sui vostri sintomi, vi fa una breve sequenza di pressioni su un lettino pi o meno alto (perch altrimenti suda, o gli fa male la schiena o le ginocchia), e vi congeda con una serie di prescrizioni di prodotti alternativi, se lo shiatsu che vi interessa probabilmente meglio che cancelliate quel numero di telefono dalla vostra agenda. Se iscrivendovi a un corso di shiatsu vi consegnato un programma fitto di argome nti teorici (magari diligentemente separati dalle esercitazioni pratiche anche com e monte ore), vi trovate di fronte un docente in giacca e cravatta e lavagna (maga ri luminosa) o comunque non in abiti da lavoro adatti a inginocchiarsi e muoversi a terra; se vi trovate tra le mani una'circostanziata dispensa che vi illustra l e migliori e pi sofisticate teorie orientali e occidentali sulla malattia, anatom ia, patologia, fisiologia, eziologia e altre parole che finiscono in ia o spavento samente attraenti per la vostra dimensione razionale (come omeostasi, propriocez ione ecc.); se infine entro un'ora dall'inizio del corso non avete ancora visto il docente in ginocchio a dimostrare concretamente la prima forma o tecnica invita ndovi a fare altrettanto; anche se avete gi pagato la caparra e la prima rata, vi

consiglio vivamente di alzarvi e cambiare aria (chiudendo la porta senza sbatte rla per favore). Restando buttereste solo via le vostre energie e il vostro temp o, oltre che altro denaro. Le vertigini Vale forse la pena di fare un caso concreto, reale, che permetta una facile comp rensione di cosa succede quando uke chiama. Nei primi giorni di agosto (pochi giorni prima della stesura di questo testo) ri entrando a Milano ricevo la telefonata di un amico. Mi dice che la moglie a letto da una settimana e non riesce a muoversi perch, com e accenna ad alzarsi o anche solo a girare la testa, viene presa da violente ver tigini, le gira tutto attorno e vomita. Nel corso della settimana era stata vista da due medici, ricoverata in ospedale, curata in varie maniere ma non era cambiato nulla ed era fortemente preoccupato ; si rivolgeva a me perch, visti i buoni risultati registrati recentemente con la madre (dolori alla schiena, pressione alta e glaucoma) e su una figlia (postumi di frattura di una vertebra per incidente stradale), si chiedeva se avrei potut o far qualcosa per la vertiginosa. Essendo l'amico che chiamava ormai un veterano (per interposta persona) nella co mpartecipazione in trattamenti shiatsu, ho potuto saltare le precisazioni che ab itualmente faccio a chi mi interpella per telefono: che lo shiatsu non una medic ina (n alternativa, n convenzionale, n naturale ecc.) e quindi non si pone in alter nativa alle cure mediche, che non cura questo o quel malanno, ma che uno stimolo alla vitalit di uke affinch ritrovi un proprio miglior equilibrio ecc. Per cui mi sono limitato a chiedere qualche altra informazione e ho promesso che sarei andato a trovarli. A questo punto, nei fatti, si posto il problema di quale approccio avrei dovuto s cegliere, quale modello avrei adottato come referente per il trattamento shiatsu che andavo a fare. Il fatto che avessi appena scritto e stessi scrivendo le pagine precedenti a que ste mi rendeva particolarmente consapevole dell'alternativa, ma un'alternativa c he in realt qualunque operatore shiatsu si trova ad operare ogni volta che fa un trattamento. Primo|possibile approccio: avrei potuto puntare l'attenzione sul sintomo princip ale - vertigini - e gli altri sintomi (modello riduzionista); riepilogare le ind icazioni sintomatiche accumulate nella memoria e nell'esperienza in vent'anni di onorato servizio; eventualmente integrarle sfogliando qualche prontuario di ago puntura e shiatsu (il mondo ne pieno e anche la mia libreria) e arrivare dalla ve rtiginosa con baldanzosa sicurezza e un nutrito bagaglio di punti, zone e canali da trattare1. Secondo possibile approccio: avrei potuto invece ragionare sulla base delle mie (scarse) conoscenze scientifico-anatomico-patologiche riconducendole ai massimi sistemi della m.t.c.; ragionamenti del tipo: le vertigini - l'organo dell'equili brio - l'orecchio interno - nei cinque movimenti orecchio/reni - canali sulle ga mbe - Triplice Riscaldatore che circola in zona orecchio, Masunaga cita il Fegat o ecc.; questo approccio mi avrebbe portato a sentire sulla persona sofferente le zone di analisi energetica con le pressioni per stabilire se le ipotesi elucubrate trovavano conferma e via con il trattamento conseguente; in questo caso avrei u sato un approccio in cui ponevo in mutua collaborazione il modello scientifico o ccidentale e il modello m.t.c. | Un terzo tipo di approccio sarebbe stato possibile arrivando dalla sofferente se nza alcuna idea precostituita e tuffarmi nella glicerina come il solito topolino; avrei potuto iniziare ad operare pressioni attente e rispettose nelle zone raggi ungibili nella posizione pi comoda per uke e sulla base delle risposte percepite, procedere nel trattamento in un dialogo senza pretese curative ma accompagnando la persona sofferente ad una condizione di miglior benessere e piena vitalit. Erano i giorni in cui stavo scrivendo il Passo sul taoismo e, potenza dell'autos uggestione, ovviamente ho scelto il terzo approccio; anche se nell'operare mi ac corgevo che, taoismo o non taoismo, le mie mani erano da un lato guidate dall'in tuizione, dalla comunicazione intima che si creava con uke, dagli spiriti che dim

orano in me che flirtavano con gli spiriti radicati e i soffi che si incrociavano n ella signora, ma dall'altro spesso ci che orientava il mio agire nasceva dalle co noscenze e dalle esperienze positive fatte nei molti anni di pratica sulla base di modelli ormai incorporati, ormai divenuti per me un tutto inscindibile e un r iflesso spontaneo inevitabile. Per fare un esempio, poteva succedere che premendo con un pollice sotto l'orecch io e trovando un punto interessante, lampeggiasse nella mia mente una spia luminos a con scritto Triplice Riscaldatore e l'altra mano si spostasse spontaneamente a p remere sul braccio per sentire se c'era qualche risposta; o che se uke mi comuni cava che la sera prima aveva vomitato un bicchiere di liquido verdastro, la mano andasse spontaneamente a sentire lo yu della Vescicola Biliare e cos via. Non sempre avveniva ci, per lunghi minuti le mani si muovevano spontaneamente, ma di tanto in tanto la mente (e i modelli ivi subdolamente annidati) si metteva i n mezzo e collaborava all'opera. Non per nulla una delle costruzioni pi affascinanti della pratica dello shiat- su do una progressiva interazione, collaborazione, integrazione, oserei dire unit m ente/corpo1. 1 Forse al lettore sar sorta la curiosit di sapere l'esito dei trattamenti shiatsu nella situazione descritta; ovviamente i risultati sono stati notevoli (un migl ioramento generale progressivo con totale scomparsa del disturbo e dei disturbi collaterali in nove giorni con cinque trattamenti); dico ovviamente perch non avr ei portato ad esempio un caso di insuccesso. Ma vi garantisco che gli insuccessi non sono infrequenti, anche nello shiatsu; m a in genere il professionista ben addestrato trova modo di dare la colpa al comp ortamento incoerente e non collaborativo di uke. Per me resta invece sempre un mistero, sia quando funziona che quando non funzio na (e qui mi rifaccio al modello della complessit); rifacendomi invece al modello della fisica quantistica, a richiesta, mi limito a dire che molto probabile che lo shiatsu funzioni. La frase tipo che adopero : in base alle esperienze passate, posso affermare che, in genere, funziona. Nota importante, anche il nominare la persona allettata la vertiginosa tipico de ll'approccio riduzionista - spesso negli ospedali le persone sono chiamate per n umero di letto - il 24 - o in maniera pi umana con la patologia che affligge la p ersona in oggetto - l'ulcera del 24.

15 Passo L'Accademia Italiana Shiatsu do, una esperienza originale Una corretta postura per sciogliere la respirazione; una respirazione profonda p er un giusto atteggiamento mentale; una concentrazione rilassata per liberare e muovere l'energia... e con ci raggiungere la tecnica corretta, il contatto profon do, l'unione con la vitalit della persona trattata. Quando nel gennaio del 1985 invitai a Milano per un incontro tutti i praticanti shiatsu anziani che conoscevo e a cui riconoscevo un sincero coinvolgimento in un processo di evoluzione nello shiatsu, avevo un'idea precisa su cosa poteva aiuta rci e aiutare lo shiatsu nella crescita. Era un momento in cui lo shiatsu stava da un lato esaurendo la sua spinta origin aria puramente dilettantistica. Esistevano ancora circoli in cui ci si incontrava per il semplice scopo e gusto di praticare shiatsu assieme gratis et amore; esistevano alcuni gruppi con connota zioni pi o meno dichiaratamente religiose in senso lato (dai movimenti macrobiotici , ai dojo zen, agli arancioni ecc.) che avevano inserito lo shiatsu come pratica complementare sia come possibilit ulteriore di attrazione nei confronti di nuovi adepti, sia come attivit integrativa economica. Ma si stava aprendo la fase del professionismo, sulla base del successo economic

o di numerosi (si fa per dire perch si trattava di poche decine di persone) prati canti e iniziavano a sorgere le prime scuole professionali. L'ipotesi di lavoro su cui mi muovevo era semplice: possibile creare un ambito d i collaborazione tra le esperienze pi avanzate di shiatsu in Italia per dar vita a una realt di insegnamento? Eravamo interessati a costruirla? Ci confrontammo su un progetto strutturato sull'obiettivo di proporre una via ev olutiva attraverso lo shiatsu (shiatsu do) che fosse in grado di: a. Valorizzare e presentare le radici originali dell'esperienza. In altre parole di attingere la spinta evolutiva nella pratica dello shiatsu senza ridurlo ad u na tecnica ancillare rispetto ad altre pratiche o fedi (macrobiotica, za- zen, b ioenergetica, la via proposta da questo o quel maestro ecc.). b. Esprimere livelli tecnici elevati, costruiti in una ricerca rispettosa d ella tradizione e protesa ad una evoluzione che nascesse nella pratica assidua, tali da rispondere alle richieste di professionalit che scaturivano dal sociale sen za perdere contatto con le radici pi autentiche; in una frase senza vendere l'anim a, ma al contrario sviluppando coerentemente le radici pi essenziali. c. Costruire un metodo di apprendimento capace di valorizzare, mutuando dal le tradizioni pi autentiche orientali e occidentali, le caratteristiche universali e umane degli apprendisti che si sarebbero avvicinati, prevedevamo numerosi, al mondo dello shiatsu. d. Puntare a far tutto ci senza un maestro, costruendo un ambito in cui l'inte razione tra i soggetti coinvolti creasse un organismo intelligente in cui si espri messe l'autorevolezza e non il potere; il gioco quindi di funzioni, ruoli, organ ismi, responsabilit individuali e di gruppo che diventasse ambito di sempre maggi or consapevolezza e capacit di collaborazione per nuovi ed anziani. I due anni costitutivi che seguirono, fatti di incontri, dibattiti, sperimentazion i, scontri, avvicinamenti di nuovi praticanti e porte sbattute da anziani in disse nso, penso costituiscano tuttora una esperienza unica e, per quanti l'hanno viss uta, eccezionale. La scelta di non avere maestri, in un ambito che creasse all'esperienza dell'anzia no modi autorevoli di esprimersi senza togliere spazio alla sperimentazione del pi giovane, ha creato dinamiche assolutamente inedite e originali ed ha costituit o una potente spinta alla ricerca, al confronto e all'evoluzione. Un esempio per tutti: tradizionalmente la pratica del maestro dava vita alla for ma codificata, il kata, che veniva riproposto al neofita come pratica per l'appr endimento; il kata veniva proposto come forma immutabile e si stratificava nella pratica del maestro e cresceva con lui, si evolveva per diventare poi patrimoni o di una scuola per venire ripreso e interpretato dal nuovo maestro e cos via. Nell'Accademia la scelta della pratica del kata come veicolo privilegiato di app rendimento ha dovuto fare i conti con dinamiche totalmente diverse; questo perch la forma scaturita e si evoluta non nella pratica omogenea di un singolo, ma nel confronto, oserei dire nella sovrapposizione dell'esperienza di decine di prati canti anziani. A dodici anni dai primi rissosi confronti sulla forma della passeggiata in un mona stero vicino a Siena, possiamo dire che l'esperienza stata ampiamente positiva s e vero, come vero, che l'unica esperienza di kata nati dalla pratica dello shiatsu in Occidente e per opera di occidentali costituita d ai kata dell'Accademia Italiana Shiatsu do. E si tratta di forme che esprimono tecniche e contenuti profondamente innovativi e proficuamente evolutivi rispetto alle forme sviluppate in Giappone. Ma entreremo nel merito in maniera esauriente nella parte tecnica e ancor pi nel II percorso, il prossimo testo sul fare. Mille iniziative Nei primi anni novanta la diffusione delle scuole professionali (o sedicenti tal i) e la vasta divulgazione della moda dello shiatsu rischiavano di spazzare anch e la memoria dello shiatsu delle origini, quello libero dai condizionamenti econ omici, lo shiatsu praticato per pura passione. I praticanti nell'Accademia hanno scelto di preservare e rivalutare lo shiatsu a

matoriale, dando vita alle sedi locali, luoghi (e ne sono sorte una quindicina i n pochi anni nelle principali citt d'Italia) in cui l'aggregazione nasce dal puro e semplice piacere di|praticare e apprendere lo shiatsu) Sono un luogo fisico in cui tutti i protagonisti dell'evento shiatsu (uke deside rosi di miglior benessere, praticanti apprendisti in formazione, diplomati in ti rocinio, istruttori anziani impegnati nella ricerca, insomma tutti i livelli e l e espressioni della pratica shiatsu) trovano spazio di espressione e di crescita . Ma non basta; l'esigenza di confrontarsi sulle esperienze che scaturiscono dalla partecipazione comune all'evento shiatsu ha dato vita a momenti culturali nelle sedi (dibattiti, conferenze, gruppi di studio) e ad una rivista a larga diffusi one. E ancora a momenti aggregativi per costruire sbocchi lavorativi comuni: (i centr i incontro shiatsu Shin Wa); strutture di formazione e aggiornamento per quanti so no impegnati nell'insegnamento dello shiatsu; strutture per la tutela assicurati va, fiscale ecc. L'Accademia Italiana Shiatsu do , in una sola immagine, il tentativo di creare lo spazio perch la dirompente forza innovativa del modello shiatsu possa esprimersi nel vissuto del singolo, del gruppo e nel sociale. In questo sta l'originalit e la forza della nostra esperienza.

16 Passo La scuola del fare Chi sa non parla, chiparla non sa. Lao Tzu Qual il giusto approccio, o meglio l'approccio pi produttivo allo shiatsu per app renderlo, qual la via pi diretta ed essenziale al cuore dello shiatsu do? Sono tre i poli che costituiscono i riferimenti tra cui si gioca qualsiasi proce sso educativo-formativo, in un rapporto ben definito (e consapevole nel caso del l'Accademia) scelto, verificato corso per corso ed evoluto introducendo varianti e diverse articolazioni fino ad ottenere un prodotto ben confezionato, un process o che produce realmente apprendimento (shiatsu) ed evoluzione (shiatsu do). Possiamo denominare e rappresentare in modo diverso e vario questi tre poli, ma in sostanza consistono in: a. dimensione tecnica, cio dimensione del fare; b. dimensione scientifica, cio dimensione del sapere o dell'avere; c. dimensione artistica, cio dimensione dell'essere. Faccio un esempio: se propongo agli allievi una tecnica respiratoria (ad esempio la respirazione quadrata) dicendo loro che produce un determinato effetto (per esempio rafforza il carattere e aumenta la potenza sessuale) sto operando nella dimensione dell'avere, cio consegno un'informazione che l'allievo incorpora nel s uo bagaglio di conoscenze. Se poi l'allievo pratica la tecnica descrittagli entr a nella dimensione del fare; se poi effettivamente il suo carattere si rafforza entra nella dimensione dell'essere. Questo tipo di approccio si denomina comunemente metodo deduttivo; la centralit i n questo metodo sta nell'enunciazione della regola, modello, legge ecc. data com e vera per definizione (per lo meno fino ad evidente prova contraria). Normalmen te nell'insegnamento deduttivo poco rilevante il fatto che poi l'allievo: a. ci provi, entrando nella dimensione del fare, e ci provi con l'atteggiamento del ricercatore che parte dall'esperienza altrui per costruire la propria esperienza e non fidandosi ciecamente dello schema proposto ( l'unico tipo di esp erienza formativa non vanificata e svuotata dai preconcetti); b. ottenga realmente un rafforzamento del suo carattere e realizzi un'evoluzione proiettandolo nella dimensione dell'essere (condizione perch si possa esprimere in modo nuovo e creativo - dimensione artistica). questo il modo in cui siamo st

ati abituati ad imparare nella scuola occidentale dei nostri giorni (e in Orient e probabilmente in questa epoca ancora peggio, anche se il prolungarsi in quelle terre del medioevo ha meno stravolto e sradicato le tradizioni di apprendimento induttivo). Non sto a disquisire sulle cause e sui presupposti che hanno condotto a questa s ituazione, ma l'insegnamento attuale (e nostro malgrado ne siamo profondamente i mpregnati) tutto incentrato sulla dimensione dell'avere perch ai tempi nostri non c' tempo di provare, sperimentare, cercare, cambiare, evolvere; tutti hanno fret ta di imparare subito e in questo modo imparare significa trovare verit preconfez ionate, o tecniche riproducibili subito e senza fatica, che si possano sintetizz are in appunti, dispense, manuali. Ed il modo in cui gran parte delle scuole e degli istruttori insegna shiatsu, ed il modo in cui spontaneamente gli allievi si predispongono ad imparare lo shiat su. Al centro la teoria, la parte pi importante, che viene fornita da libri e dis pense. La pratica relegata alle ore di corso che restano, svolta la teoria e, fu ori dal corso, se e quando rimane del tempo; tanto le cose importanti si sono ca pite. L'introduzione nel curriculum dell'Accademia della pratica obbligatoria (oltre l e ore di corso e in altro ambito) ha determinato un grosso salto di qualit, obbli gando gli allievi ad uscire dalla logica prendo gli appunti e cos imparo, quando a vr tempo ci provo o peggio ancora non serve neanche che prenda gli appunti, tanto p oi c' la dispensa. Nel metodo induttivo invece si parte dal fare, dalla pratica orientata dal-l'ist ruttore. La funzione fondamentale dell'istruttore consiste nel: 1. far vedere come pratica lui; 2. proporre esperienze produttive all'apprendista in base alla propria esperi enza e in base alla rivisitazione consapevole della propria esperienza; 3. trasmettere attraverso la pratica quello che (lui l'istruttore) . In questo senso l'anzianit di servizio (leggi esperienza) un requisito indispens abile - non sufficiente ma indispensabile - per esprimere qualit, e quindi un ist ruttore giovane, per quanto intelligente, furbo e tecnicamente evoluto, non pu es primere alti livelli qualitativi, se non come portatore di un metodo prodotto da un'esperienza collettiva (al cui interno l'anzianit si esprima autorevolmente). Il rapporto tra il fare e l'avere (per esempio: ... i canali energetici passano di qui...) si basa su due presupposti: a. viene proposto un sapere gi definito solo come struttura di servizio per il fare; b. il sapere gi strutturato viene proposto come ipotesi di lavoro che nasce dal fare di chi ha praticato prima, da verificare nella pratica personale per pr ogredire nella conoscenza (ogni generazione sale sulle spalle della generazione precedente, diceva Einstein). Fare, avere ed essere sono strettamente intrecciati in qualsiasi processo format ivo, ma possiamo identificare nel curriculum formativo proposto dall'Accademia u na accentuazione di ciascun polo in ciascuna fase: 1 fase: dimensione tecnica, del fare. 2 fase: dimensione scientifica, dell'avere (o del sapere in quanto equivalente d i avere nozioni e informazioni). 3fase: dimensione artistica, dell'essere. Praticar la teoria indispensabile partire dal fare. Lo shiatsu do, lo shiatsu come via di evoluzione che costruisce (superando la fr attura teoria-pratica imperante nel mondo attuale e determinante nella nostra fo rmazione di uomini del nostro tempo) una nuova unit mente-corpo, all'interno dell a quale anche i modelli teorici sono recuperati a un'utilit concreta, formativa. Resta per determinante, per una reale crescita nello shiatsu e attraverso lo shia tsu, il momento in cui si colloca l'acquisizione della conoscenza dei modelli el aborati da chi ha praticato prima di noi. E' affascinante vedere gli atleti di alto livello che si cimentano nelle gare di atletica; l'azione del velocista o del lanciatore, potente e spontanea, sicuram

ente carica di tecnica e di scienza; tecnica e scienza che si sono incorporate n elle caratteristiche globali dell'atleta, sono diventate parte del suo modo di c orrere, di lanciare, di essere. La tecnica acquisita e la scienza appresa non pi disgiungibile nella sua compless a e complessiva capacit di esprimersi dalle caratteristiche fisiche, dall'istinto di gara, dall'intelligenza tattica, dal senso della posizione e del movimento n ello spazio. Analizziamo per esempio lo stile e i movimenti di un corridore sugli ostacoli, s intesi di doti fisiche, allenamento e tecnica raffinata; possiamo valutare quand o ha iniziato a integrare conoscenze e tecniche nel suo movimento? Quando l'alle natore, o l'istruttore, o il direttore tecnico ha iniziato ad intervenire sulla sua formazione proponendogli modelli di comportamento, di azione, di riferimento ; in parole di uso comune, quando ha iniziato ad affrontare la teoria della sua di sciplina? Non credo al primo approccio con il movimento delle gambe, ai primi salti, alle prime corse; come tutti, il futuro campione ha imparato prima a camminare imitan do gli adulti che vedeva, ha provato i primi salti per gioco e le prime corse pe r rincorrere la palla, avendo come unico modello pratico qualcuno che stava in p iedi, camminava, correva, saltava. Solo quando, dopo anni e anni di pratica, aveva consolidato le proprie tecniche elementari, qualcuno si azzardato a parlargli di tecniche per migliorare il suo movimento, a proporgli nuove conoscenze teoriche che, integrate con altri anni di pratica nel suo stile, potevano migliorare i suoi risultati agonistici. Non si capisce perch nell'apprendimento dello shiatsu non debba essere cos; perch q ualcuno pensi che si debba prima spiegare la teoria e poi applicarla nella pratica . Nell'Accademia il processo di crescita proposto si svolge in armonia con il natu rale crescere della persona in qualsiasi ambito e forma di espressione umana. La nostra proposta Nelle prime esperienze la proposta l'imitazione pratica e giocosa (giocosa in qu anto libera nella sua espressione, senza la preoccupazione di perseguire un obie ttivo professionale) perch il gioco il veicolo privilegiato di apprendimento nell e esperienze elementari. Senza per questo essere superficiale o poco serio per i l bambino il gioco una cosa estremamente seria, ci si impegna con la massima app licazione, appunto per questo divertendosi. I bambini non si stancano mai di ripetere e ripetere finch non acquisiscono piena mente. Analogamente al centro della prima fase posta l'imitazione dell'istruttor e nell'eseguire e ripetere posizioni e movimenti elementari ma essenziali nella pratica dello shiatsu, codificati in forme da ripetere. Nel secondo momento si tratta di fare, con la mente sgombra e il corpo che si mu ove sempre pi libero e spontaneo eseguendo correttamente una tecnica mostrata dal l'istruttore; ancora una volta poche sono le parole perch si tratta di imitare un a azione codificata nel kata (una forma finalizzata all'acquisizione dell'automa tismo nelle'secuzione della tecnica). Il gioco lascia il posto all'accuratezza della pratica e al perfezionamento dell a tecnica perch in questa fase l'obiettivo dichiarato diviene la capacit di creare benessere in uke. I primi modelli proposti sono solo tracce per orientare la pr atica. Nel terzo momento, costruita ad un livello accettabile la condizione di pratica spontanea, di tecnica immediata, siamo pronti per acquisire dei modelli, quelli pi utili e adatti alla pratica dello shiatsu, da integrare nell'universo di press ioni immediate che ci stiamo costruendo. Si tratta di continuare a fare le pressioni e nel contempo costruire le condizio ni per avere uno o pi quadri di riferimento, schemi che ci orientino nell'interpr etazione di quanto succede e nella scelta di dove e come premere. I modelli adot tati sono idonei a focalizzare l'attenzione, nel corso della pratica, su ci che succede durante le pressioni, per sviluppare la percezione del la risposta di uke; lo shiatsu diventa interazione a due, consapevolmente

vissuta. Nel quarto momento si comincia a costruire l'integrazione globale delle esperien ze fatte; come descritto nell'esempio di incontro shiatsu del 14 Passo, le conoscen ze acquisite praticando con la guida dei modelli adottati si fondono nell'azione spontanea e si apre la fase dell'essere shiatsu; la pratica non pi ripetizione g rezza di modelli codificati, e neppure applicazione pedissequa degli schemi appr esi, ma libera espressione creativa e consapevole, immediata e capace di far tes oro delle esperienze. Sconsglio vivamente di iscriversi ad una scuola di shiatsu gestita da istruttori ai primi anni di esperienza; come e successo a tutti, devono farsi un minimo (al meno una decina d'anni) di esperienza prima di padroneggiare le dinamiche di app rendimento. Ci siamo passati tutti ma non necessario ricominciare sempre da zero; e soprattu tto, perch dovete essere voi a fare da cavie per giovani istruttori che non hanno la pazienza e l'umilt di attingere conoscenze e farsi un tirocinio collaborando con istruttori di provata esperienza?

17 Passo Noiosamente ripetitivo ma.. Repetita juvant detto latino "Cosa vuol dire praticare? Quale parte della propria esistenza bisogna destinare alla pratica? Tutti i giorni? " Tutto il tempo, s, bisogna allenarsi tutto il tempo, ma allora la parola allena mento acquista un nuovo senso. E' sviluppare la coscienza del proprio corpo che diventa l'essenziale dell'allenamento. Non soltanto muoversi intensiva mente, ripetendo e sudando. Certamente, all'inizio dell'apprendimento, occorre passare attraverso la ripetizione delle tecniche e dei movimenti. Ma a partire dal momento in cui si prende coscienza della pratica energetica attraverso la respirazione, l'immagine del corpo, ecc, quando si acquisita una disponibilit nella percezione del proprio corpo e dell'esterno, tutto quel che si fa pu divenire un allenamento . Vivere bene diventa l'allenamento." K.Tokitsu, "L'arte del combattere". Un tempo si usava dire lo shiatsu non si impara, si diventa e con ci si voleva mani festare la globalit di coinvolgimento e trasformazione che la pratica dello shiat su induceva necessariamente nelle persone che si accostavano e si immergevano nell 'universo shiatsu. Quando poi il mercato si aperto alla professione shiatsu e si sono creati spazi lavorativi che chiedevano operatori, la necessit di essere (o apparire) credibili agli occhi dei potenziali allievi, dei futuri clienti e, dulcis in fundo, delle istituzioni, ha indotto nei primi anni ottanta tutti coloro che insegnavano shi atsu a istituire corsi professionali, modellandoli (chi pi, chi meno) sull'esempio della scuola di stato. Ed era impossibile che avvenisse diversamente. Nel nostro universo culturale la seriet scientifica di una disciplina (e quindi l a sua credibilit sociale) si basa: a. su una teoria solidamente strutturata che regga l'esame critico della cos autodefinitasi comunit scientifica, o quanto meno che convinca e gratifichi suffic ientemente la voglia di sapere dell'aspirante iscritto ai corsi. b. sull'applicabilit pronta e immediata della teoria mediante la riducibilit in indicazioni, procedure, prontuari, protocolli di attuazione che possano guida re l'apprendista prima, l'operatore poi nell'uso della tecnica, scienza o arte n ella realt concreta della professione.

Ma l'universo shiatsu un'altra cosa! Nella pratica dello shiatsu il nodo centrale la comunicazione tra le due persone poinvolte nell'incontro; e l'incontro tra le due soggettivit di uke e tori si gioc a ogni volta in modo nuovo e irripetibile; accade in modo imprevedibile e creativo nella ricerca di contatto, di risposta agli stimoli della pressione, di risonan za tra la vitalit di uke e di tori. Il successo dell'evento shiatsu non nasce dall'applicazione pratica di un prontu ario di punti da premere basato su una teoria (fisiologia e anatomia, medicina c inese ecc.), ma dalla capacit del praticante di realizzare un contatto profondo e d efficace con la vitalit della persona trattata. L'apprendimento dello shiatsu, o meglio l'evoluzione nello shiatsu non si gioca nella dimensione del sapere o dell'avere (conoscere le teorie o avere un prontua rio) ma del fare e dell'essere. Lo shiatsu non si impara ma siprogredisce nello shiatsu attraverso la pratica Siamo stati tratti clamorosamente in inganno dai primi libri dei maestri giappon esi che hanno posto al centro della nostra attenzione l'approccio sintomatico, i ndicandoci protocolli operativi o interpretazioni energetiche ( per il torcicoll o, per l'impotenza premere qua e l, pancia gonfia e piedi freddi uguale milza kyo ecc.), inserendo lo shiatsu a pieno titolo nell'universo patologico dominante n ella nostra epoca; prontamente imitati da pressoch tutti gli epigoni occidentali. Alla faccia delle enunciazioni di principio tipo lo shiatsu il contatto della mad re che abbraccia il bambino o lo shiatsu stimola la capacit di autoguarigione della persona trattata. Quando mai la madre abbraccia il bambino per curargli il nervo sciatico, o che m ostro di mamma abbraccia il bambino solo per curargli un malanno? oppure se la c apacit di autoguarigione di uke che interviene in risposta alla pressione, come f accio a dirigere la sua capacit di autoguarigione verso l'obiettivo che mi propone il prontuario? Se premo i punti per l'insonnia e invece la sua capacit di autogua rigione regolarizza il ciclo mestruale, come la mettiamo? Dove lo butto il pront uario? Un fatto che ritengo incontrovertibile perch appartiene all'esperienza di tutti i praticanti che lo stesso kata eseguito su dieci persone produce dieci effetti d iversi, anzi produce effetti diversi anche se praticato in momenti diversi sulla stessa persona. Ma questo non stupisce, anzi appare banalmente ovvio se lo shiatsu viene visto c ome incontro tra due soggetti in perenne evoluzione. Non so perch i primi maestri giapponesi abbiano divulgato in questa forma lo shia tsu; forse per stimolare curiosit e interesse, forse per facilitare la pratica ai [neofiti,] o forse perch erano essi stessi immersi fino al collo nella cultura p atologica della nostra epoca. Appare per certo che lo shiatsu in questa cultura della teoria distinta dalla pra tica, del sintomo come obiettivo del trattamento, del prontuario come guida all' evoluzione, ci sta stretto. Quanti anni ci vogliono per parlare bene l'inglese? A una domanda del genere evidentemente impossibile rispondere. Chiunque abbia un minimo di buon senso non potrebbe rispondere altro che dipende dalla pratica che uno si trova a fare. Se uno fa un corso serale del Comune di due ore alla settimana probabilmente dop o tre anni sta ancora imparando le regolette di grammatica e i primi cento vocab oli; se uno si trasferisce in Australia in mezzo a persone che parlano solo ingl ese e che lo impegnano in lunghi dibattiti sui massimi sistemi e in assidue lett ure in lingua, oltre che a dover provvedere da solo a tutte le incombenze quotid iane, sono certo che in sei mesi consolida una notevole padronanza della lingua. Analoga risposta si otterrebbe con la domanda: quanti anni ci vogliono per guidar e bene un'automobile? (Il caso di colui che guida tutto il giorno in mezzo al tra ffico perch fa il tassista e guida sui tornanti andando in montagna tutte le dome niche diverso da quello del guidatore della domenica che per unica pratica compi e il tragitto casa-chiesa e chiesa-casa). Lo stesso si pu rispondere a tutte le d

omande simili relative a discipline che non siano teorie astratte ma che costituis cano momenti di vita reale. rimasta comunque, nella nostra cultura e nel nostro modo di pensare, una stima d ella pratica come prova di competenza - sono vent'anni che faccio questo mestiere ! - anche a livello istituzionale, basti pensare alle ore di volo come base minima per valutare la competenza e l'affidabilit di un pilota. Eppure le scuole professionali di shiatsu hanno deciso che per imparare lo shiat su ci vogliono tre anni (o due o quattro) a prescindere dalla quantit di pratica e dal contesto in cui tale pratica si svolge. Nella stragrande maggioranza dei casi (e sicuramente per tutte le scuole profess ionali dell'ultima generazione) successo che prima stato deciso che il curriculu m era triennale e poi ci si messi a pensare come riempire dignitosamente (e maga ri utilmente) quei tre anni. Si posto il curriculum come filo conduttore di un processo evolutivo e non la qu antit e la qualit della pratica come elemento centrale di un progresso a cui il cu rriculum subordinato e finalizzato. Sintomi precisi di questo capovolgimento delle priorit sono i programmi delle scu ole stracolmi di argomenti affascinanti per il potenziale iscritto, la priorit e la separatezza della teoria dalla pratica, in alcuni casi il divieto a praticare a l di fuori del corso durante i primi anni e, coronamento del processo, l'esclusi one delle ore di pratica dal monte ore degli Albi Professionali (contano solo le ore in cui qualcuno - l'istruttore - spiega e conduce il gruppo). Rimettere al centro l'incontro tra i due soggetti che praticano nel momento della pratica a due, tori-uke, che avviene la reale esperienza di sh iatsu; e se vogliamo quantificare (ma lo si pu fare solo in modo del tutto indica tivo perch ogni persona diversa) un processo di apprendimento dello shiatsu, lo s i pu fare solo in termini di ore di pratica, di numero di persone trattate, non d i anni di corso o di monte ore di lezione. In quante ore di pratica si pu formare un buon operatore? Quante ore di pratica s ono necessarie, mediamente, per costruire una buona pressione, per sviluppare un a percezione della risposta, per indurre l'automatismo nella pratica di un kata, per edificare le condizioni di una comunicazione proficua tra tori e uke? E ancora quale il contesto in cui la pratica pi produttiva, quali sono le basi es senziali da costruire per non disperdere le energie in tentativi frustranti, qua le il curriculum, cio la sequenza di esperienze che ricreano in ogni fase attrave rsata dal praticante la situazione migliore per una pratica evolutiva? " Riportare l'insegnamento (e l'istruttore) al suo ruolo di servizio attivo alla pratica dentro e fuori il corso (ma soprattutto fuori, nella vita reale), scand endo curriculum, esperienze, proposta di modelli teorici, monte ore in funzione dell'unico momento di reale vita shiatsu: l'incontro a due, la pratica shiatsu. Questo il messaggio centrale che voglio passare, e che l'Accademia vuole passare in questa prima proposta di esperienza shiatsu; che il procedere nello shiatsu sar scandito dall'impegno nel moltiplicare le ore di pressioni ripetute, il numer o di persone trattate, gli eventi shiatsu vissuti. Al di l di qualsiasi stile e metodo, la comunicazione trasmette ci che siamo (se r espiro profondo, uke approfondisce la sua respirazione) e l'essere si costruisce con il fare; nello shiatsu l'evoluzone non nasce ascoltando una dotta lezione ma cresce nell'incontro tra pressione e risposta. Il maestro non davanti alla lavagna ma sotto il mio pollice, la vita. Buon lavoro !

18 Passo La pratica: i kata Kata = modello, matrice, stile, forma Kata significa "forma giusta" o meglio ancora "la forma" e consiste nella codifi cazione di una serie di atti da parte di un maestro e/o da una scuola; esiste ed

utilizzata in tutte le pratiche orientali che assurgono alla dignit di do, cio di pratica finalizzata a trascendere la tecnica per divenire vie di evoluzione glo bale: ju-do, aiki-do, cha-do, shiatsu-do. La pratica del kata assume una grande importanza nell'apprendimento dello shiats u: si tratta di praticare e praticare decine, centinaia, migliaia di volte la st essa forma, fino all'istaurazione dell'automatismo nell'esecuzione; la condizion e di esecuzione automatica crea quello stato di "scavalcamento" del controllo ra zionale che costituisce la condizione migliore per una espressione diretta, spon tanea, creativa che porta al contatto profondo ed efficace, ad una comunicazione tra tori e uke che coinvolga realmente la vitalit di entrambi. Non intendiamo in questa sede approfondire un discorso sulla "sostanza" dei kata perch riteniamo che i kata siano fatti per essere praticati, non per essere disc ussi; la loro validit emerge dopo almeno qualche centinaio di ore di pratica; rim andiamo l'approfondimento ad una prossima occasione. L'Accademia ha codificato alcuni kata attorno ai principi base dello shiatsu: la pressione con il peso abbandonato, la perpendicolarit, la doppia pressione ecc.; sono "forme" di semplice esecuzione e di sicura efficacia. Nelle pagine seguenti, dopo aver proposto le posizioni base che verranno adottat e nel corso della pratica, presentiamo i primi due kata che il praticante incont ra nell'esperienza all'interno dell'Accademia: Hok no kata - kata del camminare Tai ju no kata - kata del peso portato Perquanto riguarda la sequenza delle pressioni, le illustrazioni sono esaurienti ; per quanto riguarda l'intensit delle pressioni, rimandiamo a quanto espresso ne lle pagine precedenti. Restano da definire il ritmo (la durata di ciascuna pressione) e il numero di pr essioni che vanno eseguite in ciascun tratto di percorso. Non il caso di dare regole fisse; riferimenti validi a questo proposito possono essere i seguenti criteri: a) opportuno che ogni incontro shiatsu non superi la durata di un'ora. b) per rispettare tale tempo il numero dei punti premuti su un tratto di pe rcorso energetico non pu essere alto, a meno che le pressioni non diventino molto rapide. c) in generale un ritmo pi lento tende ad avere un effetto pi rilassante e de congestionante; un ritmo pi veloce tende ad avere un effetto pi stimolante. Ma nella prima fase di apprendimento una esecuzione con ritmo veloce rischia di diventare imprecisa e maldestra e di creare agitazione e ansia sia in tori che i n uke. Consigliamo pertanto, anche per l'effetto benefico che concentrarsi sul- la resp irazion ha su tori, di eseguire una pressione per ogni espirazione di tori stesso ; pu essere utile per talvolta esercitarsi a fare pressioni molto ravvicinate sui tratti di percorso energetico che si stanno studiando per una migliore "conoscen za tattile". Per quanto riguarda il tracciato dei percorsi energetici, consiglia mo il praticante di non preoccuparsene eccessivamente in questa fase essendo fin alizzata essenzialmente ad acquisire una buona tecnica di pressione. Non val la pena di preoccuparsi anche perch il tracciato esatto dei percorsi ener getici stato e continuer ad essere, credo e spero, oggetto di indagine, dibattito , confronto e scontro nei secoli, e solo lo sviluppo della percezione, del "tatt o interno" nel praticante potr fornire un riferimento certo (in senso soggettivo e oggettivo) nell'identificare su ciascun uke i "reali percorsi energetici". Forniamo comunque in appendice una serie di mappe che potranno rassicurare i pra ticanti pi desiderosi (e bisognosi) di indicazioni. Le Posizioni Queste sono le posizioni base che sono proposte nei kata e che indispensabile as sumere e tenere a lungo senza difficolt per una buona pratica dello shiatsu. Cons igliamo il praticante di studiarle bene e di allenarsi anche al di fuori della p ratica shiatsu (leggendo, guardando la televisione, giocando con i bambini ecc.) fino a che non diventino posizioni agevoli, anzi comode.

Posizione "seiza" la posizione di base, utilizzata come posizione iniziale o posizione di riposo ( figg. a e b). Le gambe sono piegate, parallele tra loro e appoggiate al suolo lungo la linea g inocchio - stinco - dorso del piede-dita-unghie (fig. c). Cosce e glutei poggian o su polpacci e piedi. I talloni sono leggermente divaricati in modo da accoglie re e circondare i glutei (fig. d). Le ginocchia possono essere chiuse (a contatto l'una con l'altra -fig- e) o aper te (fig. f); in genere, per ottenere una buona stabilit, si adotta una posizione con una apertura delle ginocchia uguale alla larghezza del bacino o delle spalle . La colonna vertebrale distesa (allungata senza forzature); la posizione eretta, la fronte alta e il mento chiuso (fig- b). Gli avambracci e le mani, in posizione di riposo, sono appoggiati sulle cosce co n le palme aperte verso il basso (favorisce la concentrazione, fig. g) o verso l 'alto (favorisce il rilassamento, fig. h). Posizione "seiza" puntato Come la posizione "seiza" con i piedi puntati, cio appoggiati a terra solo sulle dita (fig. j); le dita sono piegate in avanti (appoggiano la parte carnosa e son o piegate a 90 rispetto l'asse del piede, fg-k). L'asse del piede dita-tallone verticale e i glutei appoggiano sui talloni (fig. i). La colonna allungata e verticale, la testa eretta. una posizione pi attenta e vigile rispetto a seiza, pronta all'azione. Posizione in ginocchio una posizione instabile, idonea alle tecniche in cui necessario portare un peso abbandonato (fig. l). Il peso appoggiato sulle ginocchia (principalmente) e sui piedi nelle due varian ti a) dorso del piede (fig. m) e dita dei piedi piegate (fig. n). Sulle differen ze tra le 2 varianti posizioni valgono le considerazioni gi fatte. Posizione del gatto una posizione molto stabile ma che comporta una limitata discrezionalit nell'uso del peso, essendo le mani costantemente impegnate nel sostegno della persona; ot tima, viceversa, per abbandonare il peso senza tensioni muscolari (vedi passeggi ata). Le ginocchia e i piedi sono appoggiati al suolo come nella posizione in ginocchi o (nelle due varianti con piedi puntati e piedi distesi -figg. o ep). Le braccia sono distese, le mani con palme e dita allungate appoggiate a terra; le coscie e le braccia sono parallele tra loro e perpendicolari al suolo nella t ipica posizione dei quadrupedi. Le dita delle mani sono in genere rivolte in ava nti o verso l'esterno, ma tendono ad adattarsi in modo avvolgente (cercando il m assimo contatto) alle superfici di appoggio. Il tronco risulta orizzontale e parallelo al suolo; la colonna vertebrale rilass ata. Posizione "samurai" la posizione pi usata nello shiatsu, stabile e dinamica, solida e attiva (figg. q ,re s).Consente una gestione evoluta del peso. Una gamba piegata a 90 con il ginocchio e il piede appoggiato al suolo; l'asse gi nocchio- anca-colonna-testa verticale. Il piede pu essere appoggiato al suolo con la superficie dorso del piede-dita-unghie (posizione pi rilassata come in seiza, fig. t), poggiare sulle dita piegate (posizione pi vigile e dinamica, come in sei za puntato (fig. u). L'altra gamba sollevata, con il piede che appoggia sulla pianta, il ginocchio pi egato a 90 e la coscia parallela al suolo. Coscia della gamba sollevata e gamba a ppoggiata al suolo sono parallele.

I punti d'appoggio (ginocchio e piede) sono su linee parallele pi o meno discoste (figg. v e w). In altre situazioni il piede appoggiato sulla pianta e il ginocchio e le dita appoggiate dell'altra gamba possono disegnare un trian golo (fig. x). Sono variazioni sul tema che consentono di conferire alla posizio ne samurai condizioni di maggior stabilit o agilit che la rendono adatta a gestire il peso in ogni condizione di lavoro. La posizione base (ed anche la pi usata) v ede le due gambe allineate su due direttrici parallele ad una distanza pari all' apertura del bacino o delle spalle (fig- y)Varianti nella posizione del piede Come sopra descritto la variante principale all'interno delle posizioni consiste nell'atteggiamento del piede che pu essere puntato nella classica posizione "a m artello" (dorso del piede sollevato, appoggio sulla parte carnosa delle dita pie gate in avanti, asse dita-tallone verticale rispetto il suolo, fig. z1), oppure disteso (linea mediana del dorso del piede e faccia superiore delle dita - sul l ato delle unghie per intenderci - a contatto con il suolo, fig. z2). Sulla base di quanto specificato in relazione alle varie pposizioni, in genere s i preferisce il piede puntato in quanto conferisce maggior presenza e controllo, in una parola una gestione pi consapevole di posizione e movimento. Pertanto nella descrizione dei kata (pagine seguenti) quando non specificata la posizione dei piedi, preferibile la posizione a "piedi puntati".

Hoko no kata (Kata del camminare) Kata = modello, matrice, stile, forma Hok no kata, il kata del camminare, conosciuto e divulgato anche come "la cammina ta" o "la passeggiata", il primo esercizio di avviamento allo shiatsu previsto n el curriculum dell'Accademia; si tratta di un allenamento, proposto agli albori dello shiatsu "italiano" dal M. Yahiro, su cui hanno iniziato a formarsi centina ia di operatori. un esercizio fondamentale in quanto costituisce un addestramento al primo livell o di pressione corretta. Attraverso la pratica di Hok no kata l'apprendista impar a a portare la pressione perpendicolare, costante e rilassata. In questa pratica la pressione viene portata sfruttando il peso corporeo dell'op eratore, abituandolo ad evitare rigidit e contratture muscolari. Costruire un automatismo sulla pressione senza contratture muscolari fondamental e nello shiatsu; rigidit e disagi di tori inducono in uke forme di chiusura difen siva e la conseguente impossibilit di creare quella comunicazione tori-uke che co stituisce l'essenza stessa dello shiatsu. il primo livello di pressione corretta, determinante nel consentire un'accettabi le qualit del contatto e di conseguenza una adeguata efficacia dello stimolo. Il secondo livello, la pressione rilassata-concentrata, si costruisce gradualmente rafforzando l'hara, il baricentro energetico con un lavoro di anni; a tale fine sono preziosi esercizi posturali, respiratori e di positivizzazione del pensiero che vengono proposti in una fase successiva della formazione. L'opera potr essere proseguita e completata muovendosi anche in altre direzioni: rafforzamento del carattere, studio sull'alimentazione, crescita in consapevolez za ecc. in un rapporto complessivo di tendenziale ricostruzione dell'unit corpo, mente e spirito. Per dirla in poche parole, maggiore armonia tori crea in se stesso pi la pression e diventa corretta e profonda, pi lo shiatsu "personale" di tori funziona. E, se mi consentito dirlo, questo il motivo fondamentale per cui lo shiatsu mi p iace, lo pratico e lo propongo come esperienza eccezionale. La ricerca per migli orare la qualit della pratica shiatsu, migliora l'armonia del praticante e la sua capacit di comunicazione con l'altro. In definitiva la pratica dello shiatsu diventa un training che produce una evolu

zione globale in ambedue i soggetti coinvolti nel fenomeno. Tornando a Hok no kata, riassumiamo: la corretta pressione shiatsu costante, perp endicolare, rilassata-concentrata e la passeggiata training iniziale, semplice e fondamentale per imparare, capire e praticare il contatto costante, perpendicol are e rilassato (senza uso dei muscoli); la concentrazione verr poi conquistata c on la pratica di altre tecniche. POSIZIONE PRONA Uke sdraiato prono, le braccia rilassate appoggiate con le mani oltre la testa, vicine una all'altra, gomiti flessi in modo naturale. Tori accanto in posizione seiza con le mani sulle proprie cosce, con il bacino alla stessa altezza del bac ino di uke e la gamba "a contatto " con il corpo sdraiato (fig. 1a). Tori appogg ia la mano destra sulla zona lombare di uke all'altezza dei reni, orientata perp endicolarmente rispetto alla colonna, e compie alcune respirazioni profonde, "ce rcando " il contatto con uke (fig. 1b). Tori appoggia la mano destra trasversale sul sacro di uke e porta la sinistra ne lla zona tra le scapole, perpendicolarmente alla colonna (fig. 2a); mantenendo i punti di appoggio si solleva in ginocchio e arretra le ginocchia all'altezza de l bacino di uke (fig. 2b). Tori ruota la mano sinistra e la posiziona al lato della colonna vertebrale di u uke, nella zona sotto la scapola sinistra; porta la mano destra alla stessa alte zza sul lato destro (Fig 3a). Le mani sono aperte e le quattro dita, rilassate, sono rivolte verso l'esterno e aderiscono alla gabbia toracica in modo avvolgent e (Fig 3.b). La linea spalla-gomito-polso delle braccia di uke forma un angolo r etto con il piano della schiena trattata; importante che spalle, gomiti e polsi, risultino rigorosamente allineati, senza per entrare in tenzione. Prima di muoversi tori attende che la propria schiena si rilassi e la spina dors ale si distenda, immaginando che sia una catena sospesa alle due estremit - bacin o e spalle -; rilassa le spalle, il collo e tutto il corpo fino a sentirsi "appe so " ai quattro "piloni di sostegno le braccia e le gambe. Le braccia sono diste se, le spalle a perpendicolo sui polsi; la linea delle spalle di tori rigorosame nte parallela alla linea delle spalle di uke e pertanto il bacino di tori risult er proiettato (senza tensioni) sopra il corpo di uke (fig. 4). Tori valuta se il peso esercitato sulla schiena di uke risponde al bisogno reale , oppure se eccessivo o scarso. Se necessario corregge il peso portato. Per aume ntare il peso allontana le ginocchia dalle proprie mani fino che il peso residuo sembri adeguato (fig. 5a). Se il peso sembra eccessivo, avvicina le ginocchia f ino a che la pressione su uke non risulti sufficientemente alleggerita (fig. 5b) . Importante: in ambedue i casi non si deve alterare la perpendicolarit delle bra ccia rispetto la schiena di uke, n il parallelismo della linea delle spalle. Dopo aver dosato il peso, rilassato il corpo e regolarizzata la respirazione, to ri inizia il movimento. Porta tutto il peso del tronco sulla mano sinistra e ins pirando sposta la mano destra di alcuni centimetri, risalendo lungo i muscoli pa ravertebrali. Poi la appoggia nuovamente, con presa salda e avvolgente, e riport a il peso, bilanciandolo tra le due mani, espirando a fondo, (fig. 6) [Tori ripete l'operazione portando il peso sulla mano destra e risalendo con la mano sinistra lungo la schiena (fig. 7), fino a portarla allo stesso livello del la mano destra. Tori deve ricordare (e verificare ad ogni movimento: a) di mantenere la perpendicolarit della linea spalla-polso rispetto al piano sch iena-pavimento, portando avanti le spalle man mano che le mani procedono, b) di controllare che il peso portato non diventi eccessivo o insufficiente, com pensando quando si renda necessario con un adeguato spostamento delle ginocchia (vedi il punto 4). c) di mantenere la linea delle spalle parallela alla linea delle spalle di uke. Giunto con entrambe le mani al margine superiore delle scapole (fig. 8), tori in izia un movimento di ritorno verso il bacino, retrocedendo con la stessa procedu ra. Importante: mentre procede verso la parte alta della schiena di uke, tori muove

prima la mano destra per poi riportarsi a livello con la sinistra; invece nel mu oversi verso il bacino tori muove prima la sinistra; tale procedura favorisce il mantenimento del parallelismo tra la linea delle spalle di uke e di tori con la conseguente proiezione del bacino di tori verso l'asse centrale di uke (importa nte per abituarsi ad abbandonare il peso). Tori scende poi lungo la schiena (fig. 9a) fino a che le mani trovano sostegno sulla gabbia toracica (fig. 9b). Mantenendo la pressione sulla gabbia toracica (attenzione al peso!) con la mano sinistra, tori porta la mano destra sul bacino sullo stesso lato (sulla porzione superiore esterna del gluteo sinistro) con le dita rivolte all'esterno; tori ru ota nel movimento, facendo perno sulle ginocchia (fig. 10a), fino a trovarsi con la linea delle spalle parallela alla spina dorsale di uke (fig. 10b e 10c). Tori completa la rotazione portando la mano sinistra, con le dita rivolte all'es terno, sulla porzione alta del gluteo destro di uke (fig. 11a). A questo punto t ori si trova con la testa rivolta verso i piedi di uke e le colonne vertebrali d i tori e uke sono tornate parallele (figg. 11b e 11c). Dopo una breve pausa per riassestare posizione e respirazione, tori riprende il movimento scendendo progressivamente su glutei con le 5 dita unite (fig. 12a) e cosce con la mano a V (fig. 12b); ogni movimento inizia con la mano sinistra che avanza di 5 - 10 centimetri e prosegue con la mano destra che si riporta allo s tesso livello. La mano avvolge la coscia a V con il pollice all'interno e le 4 d ita all'esterno cercando il massimo contatto ma senza stringere con forza; l'int ensit del contatto originato dalla pressione portata con il peso di tori. Tori prosegue il movimento portando le pressioni con la medesima tecnica sulle g ambe (fig. 13a e 13b) fino alla parte bassa dei polpacci (fig. 13c). Evitare la pressione sul cavo popliteo (parte posteriore del ginocchio) e attenuarla (avvic inando le ginocchia) sui polpacci se la gamba resta, portando il peso, sollevata da terra. E' possibile evitare l'eventuale disagio di uke inserendo un cuscino basso o una coperta piegata nello spazio vuoto tra gamba e pavimento (fig. 13d). Mantenendo la pressione sulla gamba sinistra di uke con la mano destra (in tutte queste pressioni la mano avvolge l'arto cercando il massimo contatto evitando d i stringere con forza), tori porta la mano sinistra a fare una pressione con il palmo sulla pianta del piede destro di uke (escludendo il tallone), dita della m ano allineate e sovrapposte alle dita del piede (fig. 14a e 14b). Tori conclude il percorso verso il basso portando ambedue le mani a premere sull e piante dei piedi nella modalit descritta (fig.15a); attenzione a mantenere la p erpendicolarit spalle- mani (fig. 15b). La fig. 15c corrisponde alla posizione er rata. Tori risale a ritroso dai piedi lungo gli arti inferiori fino ai glutei (figg. 1 6a e 16b); nella fase ascendente tori muove per prima la mano destra. Tori ripete in senso inverso l'operazione di rotazione descritta ai punti 10) e 11), portando prima la mano sinistra sulla gabbia toracica di uke (coste inferio ri sinistre) e completando il movimento nel corso della respirazione successiva, fino a trovarsi nuovamente allineato con il corpo di uke e rivolto verso la sua testa, con ambedue le mani sulla gabbia toracica. Tori sposta la mano destra sulla spalla destra di uke, circondando l'articolazio ne (senza stringerla) (fig,19a) e portando ilpeso. Attenzione alla conformazione e alle rigidit dell'articolazione della spalla di uke; se lo spazio tra spalla e pavimento tale da rendere impressione fastidiosa o dolorosa, meglio inserire so tto la spalla un cuscino basso o una coperta o asciugamano ripiegato (fig. 19b). Quindi tori porta anche la mano sinistra sulla spalla corrispondente di uke (fig . 19c). Importante: talvolta la conformazione delle spalle di uke tale che anche l'inser imento di supporti a sostegno sotto le spalle non evita un notevole disagio quan do il peso portato sul tratto spalle-gomiti; in questi casi tori passa direttame nte dalla schiena agli avambracci, saltando spalle e braccia. Tori procede portando le pressioni con mano avvolgente lungo le braccia (figg. 2 0a e 20b) fino ai gomiti inclusi, muovendo per prima la mano destra. Per non per dere il controllo del peso necessario che le mani di uke non siano eccessivament e distanti tra loro. La fig. 20c corrisponde ad una posizione con perpendicolari

t errata in quanto "obliqua". La fig. 20d corrisponde ad una posizione errata del le mani di uke (troppo distanti tra loro). Superando il gomito tori procede allo stesso modo, circondando con le mani gli a vambracci (fig. 21a); conclude appoggiando sul dorso della mano destra di uke la propria mano destra distesa (dita sovrapposte in pressione) (fig. 21 b) e porta ndo infine anche la mano sinistra in identica posizione (fig. 21c). Tori ripercorre le braccia a ritroso muovendo prima la mano sinistra per riporta rsi poi allo stesso livello con la destra (fig. 22a), passo dopo passo, respiraz ione dopo respirazione, fino al tornare sulla schiena, nella zona sotto le scapo le (fig. 22b). Ripetere questa parte di Hok no kata per centinaia di volte fino a che non risult er facile e disinvolto per tori, piacevole e rilassante per uke. POSIZIONE SUPINA Uke viene posizionato supino con le braccia sollevate sopra la testa, appoggiate al pavimento a gomiti flessi e mani affiancate (fig. 23a). Tori, in posizione s eiza puntato, appoggia la mano destra sull'addome di uke (centro della mano sull 'ombelico e dita rivolte verso il viso) e ascolta la respirazione (fig. 23b). Tori appoggia le mani aperte sulla parte medio-bassa della gabbia toracica di uk e (sotto i seni se uke una donna), con le quattro dita rivolte verso l'esterno; tori controlla la propria posizione come ai punti 4) e 5); ovviamente il peso sa r calibrato tenendo conto della minor solidit del torace rispetto alla schiena, (f ig. 24). Tori controlla posizione e respirazione; inizia quindi a procedere verso l'alto (fig. 25a) fino a raggiungere il limite superiore dello sterno (palmi sui muscol i pettorali, dita nell'incavo ascellare) (fig. 25b). La mano che si muove per pr ima la destra; quando la destra saldamente posizionata, la sinistra si porta al medesimo livello. Se uke donna, tori evita di comprimere il seno, passando diret tamente al punto 26). Tori scende portando le pressioni con le mani fino posizionarsi sul margine infe riore della gabbia toracica di uke, con le stesse precauzioni descritte al punto 9 (fig.26). Tori inizia la rotazione portando il peso (attenuato avvicinando le ginocchia) s ulla mano sinistra e spostando la mano destra sulla spina iliaca destra (sporgen za ossea sul lato destro del bacino di uke) (fig. 27a). In questa fase la linea delle spalle di tori risulter parallela alla colonna di u ke (fig. 27b). Tori completa la rotazione portando la mano sinistra sulla spina iliaca sinistra di uke sull'altro lato. (Figg. 28a e 28b) Tori porta il peso con la mano sinistra sulla coscia sinistra di uke, con le 4 d ita all'esterno (fig. 29a) e scende, pressione dopo pressione lungo le cosce (fig. 29b) di uke, muovendo per prima la mano sinistra e riportandosi allo stess o livello con la destra; le mani cercano il massimo contatto avvolgendo l'arto a V senza stringere con forza. Tori, scavalcando il ginocchio di uke con la mano sinistra, porta la pressione s ulla gamba sinistra di uke (fig. 30a); utilizzando la stessa tecnica prosegue po i con le pressioni lungo ambedue le gambe fino alle caviglie escluse (fig. 30 b) . . Mantenendo l'appoggio sulla mano destra tori esercita una pressione sulle dita d el piede sinistro di uke (dita della mano che si sovrappongono, avvolgendole, al le dita del piede) determinando uno stiramento di dita, dorso del piede e cavigl ia (fig. 31a). Lo stiramento effettuato senza correggere forzatamente l'angolo d i apertura assunta spontaneamente dai piedi di uke. Tori ripete la stessa manovra con le dita del piede destro sostenendosi con la mano sinistra appoggiata sulla gamba sinistra di uke (fig 31 b). Tori risale retrocendendo lungo gambe e cosce (Fig 33a) muovendo per prima la ma no destra (Fig 33b), fino a posizionarsi nuovamente ai lati del bacino, sulle sp ine iliache. (Fig 30c).

Tori effettua nuovamente la rotazione in senso inverso (Fig 34a) riportandosi al la posizione iniziale sul torace (Fig 34b). Tori riprende a salire lungo la gabbia toracica come descritto al punto 25) fino ad appoggiarsi sulla porzione superiore della gabbia toracica (sui pettorali) c on le dita in prossimit dei cavi ascellari (fig. 3 5 a). Tri concentra tutto il pe so sulla mano sinistra e sposta la mano destra sulla spalla sinistra di uke insi nuando le quattro dita nel cavo ascellare; la linea indice-pollice circonda l'ar ticolazione (fig. 35b). Attenzione: se uke una donna tori passa direttamente dal la zona sotto il seno alle spalle (fig. 35c). Tori porta ambedue le mani sulle spalle di uke (figg. 36a e 36b). Tori prosegue lungo le braccia, con presa salda e avvolgente (figg. 37a e 37b), muovendo prima la mano destra (evitando la posizione errata illustrata in fig. 2 0d). A volte la condizione rigida delle articolazioni rende disagevole la pressi one descritta; in questo caso tori ricorre all'uso della coperta o asciugamano p iegato inserito sotto le spalle (fig. 37c). Tori porta le pressioni su gomiti ed avambracci, sempre muovendo per prima la ma no destra (fig. 38a e 38b); conclude la risalita portando in pressione prima la mano destra allungata sulla mano sinistra di uke (palmo su palmo, dita sovrappos te) (fig. 38c); poi anche la mano sinistra sulla mano destra di uke allo stesso modo (fig. 38d). Attenzione alla perpendicolarit spalle-mani. Muovendo prima la mano sinistra tori retrocede ripercorrendo avambracci, braccia , spalle (figg. 39a e 39b) e torace fino a ritrovarsi nella posizione iniziale ( fig. 39c). Ripetere Hok no kata una quantit infinita di volte fino ad ottenere una efficacia benefica e rilassante su uke; anche tori deve sentirsi, a fine passeggiata, pi sc iolto e rilassato, senza zone contratte, doloranti e/o stanche (in particolare l a schiena); in caso contrario "farsi" un'altra passeggiata per trovare una condi zione di maggior benessere. Riassumo brevemente i pprincipi da rispettare per una corretta esecuzione di Hok no Kata: a. Curate in ogni posizione e ogni passaggio la perpendicolarit delle braccia rispetto al pavimento. Controllate che spalle, gomi ti e polsi siano sulla stessa linea Le braccia sono distese, (non piegare i gomiti) ma non rigide. Se la presione perde perpendicolarit l'effetto risulter fastidioso e non benefico su uke e creer tensione in voi. b. Curate che il passaggio del peso da una mano all'altra sia netto e pulit o; non sollevare una mano prima che sia completamente scaricata dal peso; cos pur e non spostate un ginocchio senza un saldo appoggio sugli altri tre punti di app oggio. c. Curate che la linea di congiunzione delle vostre spalle sia sempre paral lela alla linea delle spalle di uke, sia quando siete rivolti verso la sua testa , sia quando siete rivolti verso i suoi piedi. Le uniche eccezioni sono previste (e descritte) nelle fasi di "rotazione" all'altezza del bacino. d. Curate che la schiena (e ogni parte del corpo) sia sempre completamente rilassata; ogni tanto fermatevi a controllare che non si siano prodotte tensione o rigidit. Un sintomo che vi deve mettere in allarme sono la stanchezza o le dol enzie a schiena, spalle o braccia perch denunciano stati di tensione. Se la posiz ione e il movimento sono rilassati e sciolti, al termine della pratica sarete pi riposati e privi di tensioni. L'unica parte anatomica che siete autorizzati ad a vere dolorante se non siete allenati sono i polsi. e. Curate la respirazione; dev'essere profonda, rilassata e lunga; vi verr s pontaneo sincronizzare la respirazione con il movimento, inspirando quando sollev ate una mano ed espirando nel riportare il peso. Nei primi esercizi cercate di f are un movimento ogni respirazione (od ogni due o tre respirazioni se sono brevi ) finch non si realizzer un sincronismo spontaneo. f. Dosate il peso complessivo portato su uke avvicinando o allontanando le ginocchia dal suo corpo. Nei primi tempi evitate il rischio di eccessi sottodime nsionando la pressione. Cercate di tenere le ginocchia parallele, compatibilment

e con la stabilit della posizione. Nelle fasi in cui ritenete opportuno muovere l e ginocchia per variare l'intensit del peso portato, garantitevi di avere le mani saldamente appoggiate per evitare contraccolpi su uke. g. Osservatevi o fatevi osservare durante la pratica; se la tecnica corrett a, non osservabile un movimento di "va e vieni" del bacino; in altre parole il p eso non viene tolto e portato muovendo il bacino ma passa da una mano all'altra.

TAI JU NO KATA (kata del peso portato) A questo punto possiamo iniziare la pratica di Tai ju no kata, illustrato nel te sto riportato nelle pagine seguenti. Ci tengo a precisare che questo kata non st ato elaborato da me a tavolino ma nato dalla pratica e dalla scienza di tutti gl i istruttori dell'Accademia, che per oltre 10 anni hanno guidato i primi passi n ello shiatsu di intere generazioni di appassionati e professionisti. Una stima a pprossimativa e prudente mi permette di valutare che su questo kata si siano for mati almeno diecimila praticanti e che sia stato praticato su almeno duecentomil a uke per svariati milioni di ore. Possiamo quindi considerarlo uno dei kata pi p raticati al mondo e, nel proporlo, sono certo del suo valore sia relativamente a lla sua idoneit a formare i nuovi apprendisti, sia rispetto la sua capacit di prod urre benessere nelle persone che lo ricevono. Nel corso degli anni ha subito delle evoluzioni e delle modifiche per renderlo s empre pi adatto agli scopi per cui nato, mantenendo comunque la sua struttura e l e sue caratteristiche fondamentali Anche la presente stesura frutto di un lavoro collettivo che ha coinvolto numero si istruttori dell'Accademia. Taiju no kata (Kata del peso portato) Non so se sia possibile giungere ad una pratica soddisfacente del kata senza l'i nsegnamento diretto di un buon istruttore; spero comunque che si riveli uno stru mento valido per chi vuol conoscere meglio lo shiatsu, visto che solo la pratica pu far progredire la conoscenza e il kata il modo pi semplice e pi essenziale di p raticare. Se la pratica sar produttiva sono convinto che il neo- appassionato tro ver poi le occasioni e i gli insegnamenti che gli consentiranno di proseguire la sua strada. Va comunque precisato che nel proporre Hok no kata e Tai ju no kata, all'interno del curriculum dell'Accademia, viene sviluppato un lavoro pi generale che comprende uno studio pratico di elementari tecniche respiratorie, posturali e di scioglimento articolare; nonch una pratica finalizzata alla formazione del pollice e all'acquisizione dei principi fondamentali della pressione. Il kata illustrato offre una possibilit di evoluzione che, a partire dalla corret ta posizione del proprio corpo porta alla ricerca di un contatto corretto. Nello stesso tempo permette di eseguire un trattamento di carattere "familiare" suffi cientemente completo, che pu recare un reale beneficio alla persona trattata. Abbiamo scelto di non utilizzare termini complessi ed eccessivamente tecnici ana tomici e/o fisiologici perch, anche se a volte consentono una precisione maggiore , sono in genere ostici per il grande pubblico non specializzato. L'insegnamento dell'Accademia non vuole essere riservato ai tecnici ma rivolto alle persone co muni e adotta pertanto un linguaggio accessibile alle persone comuni. Troverete quindi termini come "scapola", o "osso pubico", non troverete espressioni come " cingolo scapolo-omerale" o "articolazione coxofemorale". Qualora ci trovassimo ad utilizzare termini di "uso comune ma non troppo" in quanto difficilmente evitab ili nelle descrizioni (come cresta iliaca o cavo popliteo), riporteremo contestu almente una riduzione volgare tipo "cresta iliaca = il bordo superiore delle oss a del bacino" oppure "cavo popliteo = la parte retrostante il ginocchio". Ci scu siamo per lo scandalo che potremo creare nei puristi ma lo scopo sociale dell'Ac cademia la divulgazione dello shiatsu, non la divulgazione del lessico specialis tico. POSIZIONE PRONA

Tori in seiza, colonna diritta e distesa, mani abbandonate sulle cosce con i pal mi rivolti in basso, respirazione lenta e profonda; la sua gamba destra a contat to con il fianco sinistro di uke. Uke sdraiato in posizione prona, braccio sinis tro disteso leggermente al di sotto della linea delle spalle (circa 80-85 rispetto l'asse del corpo), con la mano aperta, palmo a terra e viso rivolto alla propri a destra; l'altro braccio disteso, leggermente discostato dal fianco in una posi zione comoda e naturale per uke, (mediamente l'angolo asse del corpo-braccio ris ulta di 30) (figg. 1a e 1b). Tori si porta in seiza puntato e appoggia la mano destra sulla zona lombare di u ke trasversalmente; la linea spalla-gomito-polso perpendicolare rispetto al suol o ed il braccio allineato al fianco (figg. 2a e 2b). Tori porta la sua attenzion e all'area di contatto con uke e controlla mentalmente la propria postura (spall e rilassate, colonna vertebrale allungata) e la respirazione. Tori appoggia la mano destra trasversalmente sull'osso sacro di uke, porta la ma no sinistra sulla zona infrascapolare, trasversalmente alla colonna e si solleva sulle ginocchia (figg. 3a e 3b). Tori solleva la gamba sinistra assumendo la posizione samurai; il ginocchio destro all'altezza dell'H'anca di uke, il piede sinistro scavalca i l braccio disteso di uke collocandosi all'altezza del gomito (fig. 4a). appoggia la mano destra sulla colonna vertebrale longitudinalmente nella zona tra le sca pole (4-6a" vertebra dorsale) e le sovrappone la mano sinistra trasversalmente (fig 4b e 4c). Le mani risultano incrociate (Fig 4d). In tutti i movimenti precedenti le dita d elle mani di tori, compreso il pollice, sono naturalmente accostate (non serrate ). Tori porta perpendicolarmente il peso sulle mani effettuando una pressione prolu ngata (una espirazione lunga e profonda); inspirando toglie il peso (riportandol o su ginocchio e piede appoggiati al suolo) e sposta le mani incrociate, sfioran do la colonna, di qualche centimetro verso il bacino di uke. Riporta quindi il p eso sulle mani ed effettua una pressione prolungata (fig. 5). Tori tratta in que sto modo la colonna scendendo fino al margine inferiore della gabbia toracica ( 9-10 vertebra dorsale). Tori torna ad appoggiare saldamente la mano destra sull'osso sacro e la mano sin istra sulla zona infrascapolare di uke; arretra la propria posizione (verso i pi edi di uke) ritraendo il piede sinistro oltre il braccio disteso di uke e facend o scorrere verso il basso il ginocchio destro in corrispondenza alla coscia di u ke (figg. 6a e 6b); riporta le mani incrociate sulla colonna di uke nel punto in cui aveva effettuato l'ultima pressione e riprende a trattare con la stessa tecnica la colonna scendendo fino all'osso sacro incluso (fig.6c). Tori risale utilizzando la stessa procedura (mani saldamente appoggiate su osso sacro e zona infrascapolare prima di muovere, uno alla volta, i punti di appoggi o al suolo - ginocchio e piede -) fino a riportarsi alla stessa altezza della co lonna in cui aveva iniziato le pressioni; il piede sinistro di tori si riporta o ltre il braccio di uke all'altezza del gomito. Le mani incrociate di tori si app oggiano a sinistra della colonna sui muscoli paravertebrali (i fasci muscolari c he corrono parallelamente alla colonna vertebrale) in una posizione tale che il mignolo della mano destra (mano sottostante) sfiori la colonna vertebrale senza sovrapponisi (figg. 7a e 7b). Tori tratta a mani sovrapposte tutta la fascia dei muscoli paravertebrali sulla sinistra della colonna scendendo fino a portarsi a contatto, senza sovrapporsi, con le ossa del bacino di uke (cresta iliaca) (fig. 8). A met percorso, con la pr ocedura descritta al punto 6), arretra la posizione. Tori si appoggia con le due mani nel modo descritto al punto 6) e risale; poi ap poggia i pollici sovrapposti sul muscolo paravertebrale nella consueta posizione iniziale (5a - 6a vertebra); la mano destra allargata e disposta parallelamente alla colonna vertebrale di uke (in pratica la linea pollice- mignolo parallela alla colonna e segue il percorso dei paravertebrali mentre le altre 3 dita vanno ad appoggiarsi sull'altro lato della schiena scavalcando la colonna). Il pollic

e sinistro si appoggia trasversalmente sul pollice destro mentre le altre dita d ella mano sinistra, accostate una all'altra e rivolte verso l'esterno, si appogg iano sulla scapola sinistra di uke (figg. 9a e 9b). Tori porta la pressione con i pollici sovrapposti sul punto descritto; si sposta poi verso il basso di qualche centimetro (pi o meno lo spazio corrispondente all a dimensione di una vertebra dorsale) muovendosi lungo i fasci muscolari paraver tebrali e ripete la pressione; continua a ripetere le pressioni con i pollici so vrapposti scendendo fino ad uscire dalla zona infrascapolare (8a-9a vertebra dor sale) (fig. 10). Tori arretra la posizione utilizzando la procedura indicata alpunto 6). Non pi li mitato dalla scapola, tori pu disporre le mani "afarfalla " portandole simmetrica mente alpunto dipressione amie 4 dita di ambedue le mani, leggermente divaricate per allargare la base di appoggio, orientate in direzioni opposte verso i fianc hi di uke. Ipollici sono sovrapposti a 45, con il pollice sinistro sopra il destr o (fgg. 11a e 11b). Tori porta la pressione sul punto; sposta poi il punto di contatto di qualche ce ntimetro verso il basso e ripete la pressione; continua a spostarsi e a portare la pressione a brevi intervalli con le mani a farfalla, trattando tutti i punti sulla fascia paravertebrale (fig. 12a), proseguendo poi anche sul sacro fino < s econda depressione (forame) compresa (fig. 11b). Tori risale nuovamente utilizzando la consueta tecnica e appoggia la mano sinist ra con il palmo sulla scapola di uke (le 4 dita accostate sono rivolte verso la nuca), sostenendo il gomito sinistro con il ginocchio sinistro. Porta la pressio ne con il pollice destro sul muscolo paravertebrale in corrispondenza alla consu eta zona iniziale (4" - 5" vertebra dorsale) (figg. 13a e 13b). La mano destra t iene pollice e mignolo allineati alla colonna come al punto 9); le altre dita be n distese ed appoggiate (fig. 13c). Tori ripete le pressioni con il pollice destro con gli stessi intervalli descrit ti al punto 10), fino alla 8"-9" vertebra dorsale (fig. 14). Tori appoggia le mani su sacro e zona infrascapolare, ritira il piede sinistro s otto il braccio di uke (fig. 15a); solleva il braccio sinistro di uke prendendol o con la mano sinistra al polso e sostenendolo con la mano destra alla spalla; p osiziona il braccio di uke appoggiandolo a terra disteso verso l'alto (fig. 15b) e arretra con il ginocchio destro. Tori appoggia la mano sinistra con il palmo sul dorso di uke, subito sotto la sc apola; le 4 dita sono distese verso l'ascella accostate al bordo inferiore-ester no della scapola mentre il pollice ne segue il profilo interno; il gomito sosten uto dal ginocchio. Il pollice destro si posiziona sul muscolo paravertebrale nel la posizione raggiunta con le pressioni descritte al punto 14), mentre le 4 dita (naturalmente dischiuse) si distendono oltre la colonna (figg. 16a e 16b). Tori porta la pressione con il pollice; ripete le pressioni a brevi intervalli s postando il pollice destro sulla fascia paravertebrale fino al secondo forame de ll'osso sacro (fig. 17). Tori appoggia il palmo destro sull'osso sacro e la mano sinistra trasversalmente sulla zona infrascapolare e, muovendo un arto per volta, si porta in ginocchio con uke di fronte (fig. 18a); quindi nuovamente in samurai ma in direzione inver tita (viso rivolto verso i piedi di uke) (fig. 18b). Tori appoggia il palmo della mano sinistra trasversalmente sul sacro e tratta co n il palmo destro la parte posteriore della coscia sinistra di uke fino al cavo popliteo (zona posteriore del ginocchio) escluso; le pressioni sono portate con la mano che circonda la coscia tenendo il pollice all'interno e le 4 dita accost ate (unite senza tensioni, non serrate) all'esterno della coscia stessa (mano a V) (figg. 19a e 19b). Mantenendo la mano fissa sul sacro, tori ripete il passaggio sulla coscia tratta ndo con il pollice destro la linea centrale dell'arto (figg. 20a e 20b). Il poll ice perpendicolare all'asse della coscia e le 4 dita sostengono la coscia dall'e sterno. Tori, con le mani saldamente appoggiate al sacro e alla coscia di uke, sposta il ginocchio a terra verso i suoi piedi; porta la mano sinistra in appoggio a met c oscia di uke e la mano destra in appoggio sul polpaccio; conclude il movimento p

ortando il piede destro all'altezza della caviglia (fig. 21a); con il palmo dest ro tratta tutta la gamba fino alla caviglia (pressione con la mano a V con il po llice interno); la presa delle due mani riproduce la tecnica descritta al punto 19) (mano che circonda l'arto) (fig. 21b). Mantenendo la pressione sulla coscia con la mano sinistra, tori percorre la line a centrale della gamba portando le pressioni con il pollice destro perpendicolar e all'asse della gamba; le 4 dita della mano destra sostengono dall'esterno il p olpaccio (fig. 22). Il ginocchio destro di tori costituisce un solido punto d'ap poggio per il gomito i il braccio. Tori, appoggiandosi con le due mani su coscia e polpaccio, si sposta ancora vers o i piedi di uke mantenendo la posizione samurai fino ad allineare il proprio gi nocchio a terra al ginocchio di uke; porta la mano sinistra sul polpaccio sinist ro di uke e si appoggia avvolgendolo (mano a V con pollice esterno); avanza con il piede destro, portandolo all'altezza del piede di uke e con la mano destra ef fettua una pressione con il palmo sulla pianta del piede di uke (escluso il tall one) (fig. 23). Le dita della mano sono orientate nella stessa direzione di quel le del piede di uke. Tori, mantenendo la pressione sul polpaccio, porta una serie di pressioni con il pollice destro sulla linea centrale della pianta del piede di uke muovendo vers o le dita (fig. 24); il pollice perpendicolare all'asse del piede che risulta so stenuto dalle altre 4 dita; il gomito d tori appoggiato al ginocchio o alla gamba . Tori appoggia ambedue le ginocchia a terra e, muovendosi in posizione gatto, ruo ta in direzione della testa di uke e si sposta verso il suo torace, procedendo c on movimenti spontanei tali per da consentirgli un continuo contatto; conclude il movimento trovandosi nella posizione iniziale in seiza come al punto 2) rivolto verso il braccio sinistro di uke che solleva e posiziona (accompagnandolo con l e due mani come indicato al punto 15) disteso leggermente al di sotto della line a delle spalle con il palmo appoggiato al suolo. Torna nella posizione del gatto e trova un solido appoggio con la mano destra sulla scapola sinistra di uke (fi g. 25a), con le 4 dita rivolte verso la spalla e il pollice che contorna il bordo e sterno della scapola rivolto verso il cavo ascellare; con la mano sinistra circo nda il braccio di uke e porta la pressione (fig. 25b). Molte persone hanno una c onformazione delle scapole (molto "spioventi" verso l'esterno) che rende diffico ltoso un solido appoggio della mano nella modalit sopra descritta. In questi casi la mano di tori dovr necessariamente essere appoggiata in posizione pi centrale, "a cavallo" del bordo interno della scapola di uke. Si tratta in sostanza di tro vare comunque una base solida di appoggio che permetta a tori di muoversi con di sinvoltura e portare pressioni efficaci. Tori ripete le pressioni utilizzando la stessa tecnica (mano a V con il pollice sotto, cio sulladirettrice ascella-mignolo) spostando progressivamente la mano si nistra verso la mano sinistra di uke (fig. 26a). Termina con una pressione a pal mo aperto sul dorso della mano aperta di uke (dita rivolte nella stessa direzion e) (fig. 26b). Tori avvicina il proprio ginocchio all'ascella di uke e porta la mano sinistra i n appoggio sulla mano destra (le mani di tori risultano quindi incrociate e appo ggiate saldamente sulla scapola di uke), solleva il ginocchio sinistro e porta i l piede sinistro oltre il braccio di uke in corrispondenza del polso assumendo l a posizione samurai (fig. 27a); facendo perno sulla scapola di uke, appoggia il ginocchio sinistro in modo da trovarsi in seiza [ puntato a cavalcioni del bracc io di uke (fig. 27b); completa il movimento sollevando il ginocchio destro e ruo tando il corpo in modo da ritrovarsi nuovamente in samurai sul lato opposto del braccio sinistro di uke (fig. 27c). Tori sfila la mano destra da sotto la sinistra che si appoggia sulla scapola sin istra di ke con le dita rivolte verso il sacro e il pollice che contorna il bordo esterno della scapola stessa; tori tratta braccio (fig. 28a) e avambraccio sinistro di uke fermandosi in prossimit del polso portando le press ioni con la mano destra a V (con il pollice sopra, cio sulla direttrice spalla-po llice di uke) (fig. 28b). Valgono qui le considerazioni svolte al punto 25) per

i casi dipersone con le scapole "spioventi*. Anche in questa tecnica e in quelle seguenti, qualora sia necessario per trovare un solido appoggio, la mano di tor i pu spostarsi "a cavallo " del bordo interno della scapola di uke. Tori ripercorre la linea centrale di braccio e avambraccio di uke portando le pr essioni con il pollice della mano destra; le 4 dita sostengono e avvolgono il br accio da sotto, cio lungo la direttrice ascella-mignolo, il pollice risulta perpe ndicolare alla lnea. Tori sovrappone la mano destra alla sinistra sulla scapola sinistra di uke e, ap poggiandosi, ritrae il piede destro portandosi in seiza puntato (fig. 30a).. Riposiziona il braccio sinistro di uke lungo il fianco (simmetricamente all'altr o braccio), afferrandolo con due mani nel consueto modo (fig. 30b). Poi riporta la mano destra sulla scapola sinistra di uke e cerca appoggio con la mano sinist ra sulla sua scapola destra; si sposta verso la testa di uke e completa il movim ento portando il ginocchio sinistro oltre la testa (le ginocchia di tori sono or a in linea con le spalle di uke) (fig. 30c); si porta in seiza e appoggia le man i sulle scapole di uke, con i palmi appoggiati al bordo superiore e le 4 dita ri volte verso il bacino (fig. 30d). Tori, piegando leggermente i gomiti, porta dalla posizione descritta una pressio ne con i palmi sul bordo superiore delle scapole. Poi, spostate le mani in una p resa avvolgente sulle spalle di uke (ipalmi si spostano sull'articolazione della spalla e i pollici si posizionano sul bordo superiore delle scapole, i mignoli nella cavit ascellare), tori appoggiando i gomiti sulle proprie coscie effettua u na pressione sulle spalle in direzione del bacino di uke (fig. 31a); se la presa e la direzione della spinta sono corrette, la pressione produrr un effetto "stir amento " verso l'esterno sulle spalle di uke(fig.31b). Tori, appoggiando le mani sulle spalle di uke, si porta in seiza puntato; sovrap pone le mani (destra sotto) con le dita allineate sulla colonna vertebrale nella zona infrascapolare e porta la pressione (fig.32a); la posizione seiza puntato deve essere calibrata in modo che la pressione risulti perpendicolare alla schie na di uke nella zona di contatto (fig. 32b). Quindi tori effettua una serie di p ressioni con i due pollici mossi alternativamente (prima il destro) suiparaverte brali iniziando dalla sommit della schiena verso il collo, poi il sinistro. Riportando l'appoggio sulle mani, tori torna in seiza e effettua una serie di pr essioni con i due pollici (pollice destro sopra la scapola sinistra, pollice sin istro sopra la scapola destra) sulla linea orizzontale che corre superiormente a l bordo delle scapole; tori porta le pressioni muovendo un pollice alla volta da ll'interno (angolo superiore interno della scapola) verso l'esterno fino all'art icolazione della spalla (figg. 33a e 33b). Le 4 dita sono accostate e rivolte ve rso il sacro. Tori solleva delicatamente (insinuando la mano destra sotto il capo e appoggiand o la sinistra sopra l'orecchio) la testa di uke e la ruota portando il viso ad _ essere rivolto verso la spalla sinistra (fig. 34). Tori si sposta, appoggiando le mani sulle spalle di uke (fig. 35a), con la stess a tecnica descritta al punto 30) (ovviamente in direzione opposta), fino a trova rsi con ambedue le ginocchia in posizione superiore alla spalla destra di uke; s olleva il braccio destro di uke e lo porta in posizione leggermente al di sotto della linea delle spalle (come descritto al punto 1 ). Prosegue quindi il movimento fino a trovarsi in posizione gatto con la mano destra sulla scapola destra di uke (posi zione speculare a quella descritta al punto 28) e la mano sinistra che circonda il braccio destro di uke, vicino all'articolazione della spalla (fig. 35b). Tori mantiene la pressione con la mano destra sulla scapola di uke e porta con l a mano sinistra (presa avvolgente con mano a V e pollice sopra) una serie di pre ssioni su braccio e avanbraccio di uke, spostandosi dalla spalla verso la mano ( fig. 36a); conclude il percorso sovrapponendo la mano sinistra alla mano destra di uke e portando la pressione (fig. 36b). Tori appoggia la mano sinistra incrociata sulla mano destra e ripete specularmen te la procedura descritta al punto 27) (figg. 37a e 37b) in modo da trovarsi in samurai, a fianco di uke con il piede destro che scavalca il braccio destro di u ke allineato al suo polso; la mano sinistra di tori trova appoggio sulla scapola

destra di uke e la mano destra circonda il suo braccio destro vicino alla spall a (fig. 37c). Tori riporta la mano destra vicino alla spalla e effettua una serie di pressioni con il pollice destro sulla linea centrale di braccio e avambraccio di uke (le 4 dita sostengono l'arto da sopra, cio lungo la direttrice spalla-pollice); il po llice perpendicolare al percorso energetico sul braccio (fig. 39a) e parallelo s ull'avambraccio (fig. 39 b). La mano destra mantiene l'appoggio sulla scapola di uke. Tori si appoggia con le due mani rispettivamente sul sacro e sulla zona infrasca polare di uke; avvicina il piede destro al gomito di uke, mantenendolo oltre il braccio come descritto al punto 7) (fig. 40a); porta le mani sovrapposte incroci ate sui muscoli paravertebrali di uke sulla destra della colonna vertebrale in c orrispondenza alla zona infrascapolare (fig. 40b) di uke e ripete specularmente tutti i movimenti e le pressioni descritte dal punto 8) al punto 24), trattando il lato destro di schiena, bacino e gamba di uke. POSIZIONE SUL FIANCO Tori chiede ad uke di posizionarsi sul fianco destro (fig. 41 a), ponendo un cus cino sotto la sua testa; il braccio destro di uke steso in avanti a 90 rispetto a ll'asse del corpo con il palmo verso l'alto, il braccio sinistro allineato e app oggiato lungo il suo fianco; la gamba destra piegata (coscia e gamba al ginocchi o formano un angolo di 90 tra loro e di 45 rispetto l'asse del corpo) e sostiene l a gamba sinistra allungata in modo tale da appoggiare il ginocchiO. Tori accompagna i movimenti di uke mantenendo sempre il contatto con le mani; ne l contempo si riporta alla posizione iniziale con uke a contatto del suo lato si nistro (fig. 41 c). Tori insinua mano e avambraccio sinistro sotto l'avambraccio sinistro di uke (ch e si piega a 90, pendente davanti al suo corpo) e ricrea la presa descritta al pu nto 42) (fig. 43a); ripete la trazione con la stessa tecnica, tenendo per il gomi to sinistro piegato in modo che il suo avambraccio risulti parallelo al fianco d i uke (fig. 43b). Tori si pone in seiza dietro la schiena di uke; le ginocchia sono all'altezza de lle spalle di uke, il ginocchio destro viene allargato per migliorare la stabili t, la colonna diritta e distesa, le spalle rilassate. Tori pone la mano sinistra sulla spalla di uke e completa la presa sovrapponendo la mano destra, in modo ta le che le due mani avvolgano anteriormente e posteriormente l'articolazione dell a spalla stessa (fig. 42a); con ambedue le mani effettua una trazione portando l eggermente indietro il tronco, in modo da creare un effetto di stiramento su spa lla e collo di uke, utilizzando il peso del proprio corpo "senza sforzo muscolar e" (fig. 42b). Tori con la mano sinistra mantiene in trazione la spalla di uke e con la mano de stra effettua una pressione appoggiando il palmo della mano alla base del cranio di uke sul lato della testa. La trazione e pressione realizzate rispettivamente con la manO sinistra e destra in questa tecnica, sono originate a livello dell' addome di tori da una torsione verso sinistra del bacino; la mano destra di tor i appoggia la parte inferiore del palmo (eminenze tenar ipotenar) alla base del cranio, il pollice e le altre 4 dita della mano passano rispettivamente davanti e posteriormente all'orecchio senza schiacciarlo. La direzione della pressione v erso la sommit del capo di uke (figg. 44a e 44b). Mantenendo lo stiramento della spalla, tori preme con il pollice destro un punto retrostante l'angolo della mandibola (sul prolungamento della linea orizzontale della mandibola stessa) (figg. 45a e 45b); le 4 dita avvolgono la parte posteri ore del collo esercitando una presa-pressione sostenuta; il semicerchio formato da indice e pollice di tori a contatto con collo di uke senza lasciare vuoti (fi g. 45c). Tori porta poi le pressioni con il pollice destro su una serie di punti ravvicin ati su una linea che dalla zona retromandibolare si dirige verso la 7a cervicale (la vertebra alla base del collo, in corrispondenza alla linea orizzontale che congiunge le spalle). Mantenendo lo stiramento della spalla, tori porta pressioni ravvicinate con il p

ollice destro lungo la linea che dalla cavit sotto l'occipite si dirige verso l'articolazione della spalla, procedendo fino a che possibile un contatto avvolg ente sul collo (fig. 48a e fig. 48b). interrompe la serie di pressioni nel punto in cui verifica l'impossibilit a mante nere il contatto avvolgente mano-collo descritto al punto 45) (fig. 46). Tori riporta la mano destra alla base del cranio e ruota lievemente la testa di uke, rivolgendone il viso verso il pavimento in modo da poter appoggiare il palm o della mano destra nell'avvallamento sotto il bordo dell'occipite (la zona di m inor tensione sotto la base del cranio tra i fasci muscolari laterali - inserzio ne del trapezio - e quelli posteriori del collo - muscoli paravertebrali); il po llice si unisce alle altre dita disponendosi sul cranio passando dietro l'orecch io di uke (fig. 47a). Tori porta la pressione eseguendo la torsione del bacino g i descritta al punto 44) (fig. 47b). Tori prende con la mano sinistra il polso sinistro di uke e ne riporta il bracci o sinistro ad appoggiarsi sul fianco; dispone la mano aperta di uke a palmo bass o sulla parte alta della coscia e sovrappone la propria mano sinistra (con le di ta rivolte verso l'addome) sul polso-dorso della mano di uke. Appoggia la mano d estra sulla spalla sinistra di uke (dita rivolte verso il petto) e, utilizzando i due punti di appoggio cos costituiti (spalla sinistra e anca sinistra di uke) ( fig. 49a) si porta in ginocchio ruotando su se stesso in modo da trovarsi rivolt o nella stessa direzione di uke (la linea delle spalle di tori parallela alla co lonna vertebrale di uke). Dispone le ginocchia allargate in modo da appoggiare a lle proprie coscie sinistra e destra rispettivamente il bacino e le scapole di u ke (fig. 49b). Tori, curando di mantenere il sostegno a uke con la parte anteriore delle propri e cosce, ruota le mani in modo da rivolgere le dita rispettivamente verso la tes ta e i piedi di uke e porta la pressione con ipalmi sui punti di appoggio (spall a e polso-anca di uke); in genere, essendo i punti di appoggio ad una distanza t ra loro superiore alla larghezza delle spalle di tori, la pressione correttament e portata genera uno stiramento del braccio e del fianco sinistro di uke (fig. 5 0). Tori distende il braccio sinistro di uke sollevandone il polso con la mano sinis tra fino alla posizione verticale, sostenendo con la mano destra l'articolazione della spalla di uke (fig. 11a). Giunto alla verticale, tori effettua uno scambi o di mani prendendo il polso di uke con la mano destra e proseguendo nel movimen to fino a portare il braccio di uke in estensione oltre il capo sullo stesso ass e della colonna; la mano sinistra sostiene l'articolazione della spalla accompag nando il movimento (fig. 12b). Tori appoggia il centro del palmo della mano destra sulla prominenza dell'artico lazione della spalla, circondandola con la linea pollice-indice; riporta la mano sinistra sull'anca (palmo sulla prominenza dell'articolazione - gran trocantere ) e ripete la pressione stirando il fianco di uke (fig52). Tori mantiene la pressione con la mano destra sull'articolazione della spalla, s posta la mano sinistra sulla gabbia toracica di uke ed effettua alcune pressioni con il palmo scendendo lungo il fianco; le pressioni vanno portate con la mano a V (le 4 dita verso il petto, il pollice verso il dorso di uke), delicatamente sulla zona "solida " della gabbia toracica (evitando le costole fluttuanti) (fig g. 53a e 53b). Tori accompagna il braccio sinistro di uke, reggendo la spalla con la mano destr a e il gomito con la mano sinistra a distendersi nella stessa direzione del dest ro con il gomito piegato e il palmo appoggiato a terra (fig- 54). Tori posiziona prima la mano sinistra e poi la destra sull'anca di uke e sposta leggermente il ginocchio sinistro verso i piedi di uke; accosta poi il ginocchio destro al sinistro; l'appoggio delle mani sui palmi, le dita sono parallele tra loro e rivolte verso il pube di uke (fig. 55). Tori, appoggiandosi sulle mani e sostenendo il bacino di uke con la coscia destr a, assume la posizione samurai sollevando il ginocchio sinistro e portando il pi ede oltre la gamba sinistra di uke, vicino al suo ginocchio destro sul prolungam ento della linea della coscia (fig. 56).

Tori, appoggiando il gomito sinistro alla propria coscia sinistra, porta con il palmo della mano sinistra (dita rivolte in avanti) una serie di pressioni sul la to esterno della coscia di uke, scendendo fino al ginocchio escluso (fig. 57a e 57b). Mantenendo l'appoggio con la mano destra sull'anca di uke, tori ripercorre il lato esterno della coscia (linea centrale) portando le pressioni con il poll ice perpendicolare al percorso energetico fino al ginocchio escluso; le 4 dita s ostengono la parte posteriore della coscia (fig. 57c). La gamba sinistra di tori continua a servire da appoggio. Tori si porta sull'altro lato di uke e gli chiede di posizionarsi sul fianco sin istro; si dispone (mantenendo sempre il contatto con le mani) con il fianco dest ro a contatto di uke. Ripete specularmente il trattamento sull'altro fianco, rip ercorrendo i punti da 41) a 57). POSIZIONE SUPINA Tori chiede a uke diportarsi in posizione supina e lo accompagna nel movimento, perfezionandone la posizione. Tori in seiza puntato, colonna diritta e allungata , spalle rilassate, respirazione lenta e profonda; a contatto con la sua gamba d estra uke in posizione supina, braccio destro aperto su una direttrice leggermen te al di sotto della linea delle spalle, braccio sinistro lungo il fianco aperto nella posizione spontanea (circa 30) (fig. 59a). Tori porta la mano destra a con tatto con l'addome di uke; il centro della mano di tori (l'articolazione metacar po-falange del dito medio) si sovrappone all'ombelico di uke; la linea spalla-go mito- polso di tori perpendicolare al pavimento e allineata al fianco di tori st esso; le dita di tori sono rivolte verso il torace (lo sterno) di uke (fig. 59b) . Tori porta la pressione, distribuita su tutta la mano, sull'addome di uke; una p ressione estremamente prudente e controllata, attenta alle reazioni di fastidio o di dolore che uke pu manifestare alterando la respirazione o irrigidendo i musc oli (fig. 60). Tori sposta la mano, sfiorando la superficie, e porta la punta delle 4 dita nell a zona dell'addome sotto allo sterno (sotto l'appendice ensiforme) senza toccare la struttura ossea. Porta una pressione attenta e controllata (fig. 61 ) in dir ezione del pavimento. Tori, facendo perno sulla punta delle dita leggermente appoggiate, ruota la mano verso la propria sinistra (fig. 62a) e poi verso destra (fig. 62b); la mano sfi ora la gabbia toracica (l'indice nello spostamento a sinistra - il pollice si ap poggia senza pressione sopra le coste - e il mignolo nello spostamento a destra) , portando in ambedue le posizioni una pressione controllata. Tori sposta poi la mano sull'addome in basso in posizione centrale, con l'attacc atura del polso (eminenza tenar ipotenar) che sfiora l'osso pubico, portando la pressione (fig. 63). Facendo perno su questo punto, tori ruota prima a destra poi a sinistra la mano fino a sfiorare le ossa del bacino (cresta e spina iliaca) e in ambedue le zone ripete la pressione controllata (figg. 64a e 64b); anche in questo caso il migno lo va a sfiorare la struttura ossea nello spostamento a destra e l'indice nello spostamento a sinistra (ilpollice si appoggia sull'osso senza premere). Tori, appoggiandosi sulla mano destra si solleva in ginocchio ruotando fino a tr ovarsi rivolto verso uke (la linea delle sue spalle parallela alla colonna di uk e); poi sposta la mano destra pi in basso sulla coscia di uke (vicino al ginocchi o) (fig. 67a) e si porta in samurai con il viso rivolto verso i piedi di uke, me ntre la mano sinistra va ad appoggiarsi a sua volta sulla coscia destra di uke i n posizione centrale (appoggiata a V, pollice esterno) (fig. 67b); Tori riporta la mano al centro dell'addome e ripete la pressione (fig. 65). La p ressione sull'addome deve essere dolce e controllata ma intensa; deve dare a uke la precisa sensazione di un contatto rispettoso ma stimolante. Tutte le pressio ni sono portate con la spalla a perpendicolo sulla mano rispetto il pavimento. L a mano sostenuta senza rigidit. Tori porta la mano sinistra sulla mano destra, incrociata (fig. 66a);poi sfila la mano destra e la appoggia, con una torsione del braccio in senso orario, sull a coscia di uke (circa a met) con il pollice all'interno e le 4 dita all'esterno.

La mano sinistra resta a contatto trasversalmente sull'addome di uke (fig. 66b) . si sposta infine verso il basso avanzando con il piede destro e appoggiando la m ano destra sulla gamba di uke ( mano a V, pollice intemo) (fig. 67c). Quindi pre nde la gamba di uke (con la mano sinistra sopra il ginocchio all'interno della c oscia e con la mano destra vicino alla caviglia) e la piega ruotando all'esterno il ginocchio (fig. 67d) in modo tale che l'alluce destro di uke si collochi in corrispondenza del suo malleolo sinistro (fig. 67e). Tori riporta la mano sinistra sull'addome di uke e appoggia il palmo sulla sporg enza ossea sul suo fianco sinistro (spina iliaca) con le dita all'esterno; con l a mano destra effettua un progressivo stiramento premendo sul ginocchio destro a perto di uke (palmo e dita avvolgono la parte anteriore del ginocchio - rotula), valutando senza forzature la mobilit dell'articolazione (fig. 68a); quindi colloca sotto il ginocchio un supporto di dimensioni adeguate a sostenerlo mantenendo lo stiramento (fig. 68b). tori risultano parallele alla coscia di uke; le linee delle gambe di tori non so no parallele ma risultano convergenti verso il piede pi arretrato (vedi punto g n elle note finali). Tori cerca con il pollice destro e porta la pressione su un punto sensibile e/o doloroso che si colloca sulla linea in stiramento in prossimit dell'articolazione del ginocchio (sul bordo esterno del muscolo); effettua poi una serie di pressi oni sulla stessa direttrice con il pollice sinistro percorrendo tutto il muscolo in stiramento fino a pochi centimetri dal punto fisso; il pollice perpendicolar e al muscolo e al percorso energetico; le altre 4 dita sono rivolte verso l'este rno, (fig. 70). Tori prende la gamba di uke nel modo descritto al punto 67) e la posiziona in mo do che il tallone destro si collochi in corrispondenza al ginocchio sinistro di uke (fig. 71). Tori riporta la pressione con la mano destra sul ginocchio destro di uke ed effe ttua con il palmo della mano sinistra alcune pressioni sulla fascia centrale - s uperiore della coscia (quella pi vicina a tori in questa posizione, sul muscolo c he risulta stirato) con le dita verso l'esterno nella parte superiore (fig. 69a) , con il pollice verso l'esterno e le 4 dita all'interno nella porzione inferior e (fig. 69b). Tori riporta la mano destra in pressione avvolgente sul ginocchio destro di uke come descritto al punto 68) e con la mano sinistra effettua una serie di pressio ni palmari sulla linea centrale della faccia interna della coscia, nell'avvallam ento tra il fascio muscolare trattato al punto 69) e i fasci muscolari sottostan ti - adduttori ; le dita sono rivolte all'esterno nella prima pressione palmare ( fig. 72a), poi verso l'interno nelle pressioni successive (fig- 72b). Tori cerca un punto sensibile e/o doloroso sulla linea trattata in prossimit del ginocchio e vi porta e mantiene la pressione con il pollice destro; tratta con i l pollice sinistro la linea nell'avvallamento gi descritto lungo tutta la coscia fino in prossimit del punto fisso; le 4 dita della mano sinistra sono all'esterno e il pollice perpendicolare al percorso energetico nel tratto alto (fig. 73a), all'in terno della coscia e il pollice parallelo al percorso nel tratto inferiore (fig. 73 b). Tori torna ad avvolgere, premendo, il ginocchio destro di uke con la mano destra e, senza variare la posizione, preme con il palmo della mano sinistra la faccia interna della gamba di uke fin quasi alla caviglia; le dita sono a V (pollice sul polpaccio, 4 dita sullo stinco - cresta della tibia) (figg 74a e 74b ); Tori afferrando la gamba di uke alla caviglia e al ginocchio nel solito modo, la riporta in posizione distesa (fig. 74c). Poi, appoggiandosi su coscia e gamb a, si porta in ginocchio rivolto verso uke (spalle di tori parallele alla colonn a di uke) (fig. 75d). Tori porta le mani a V, con il pollice esterno, rispettivamente sulla zona centr ale della coscia (mano sinistra) e sotto il ginocchio (mano destra); si porta in seiza puntato mantenendosi in posizione frontale rispetto alla gamba di uke. Le

ginocchia di tori sono aperte, con il ginocchio destro posizionato pi in basso r ispetto al ginocchio di uke (fig. 75). Tori con la mano destra ruota leggermente verso l'interno la gamba di uke in pos izione tale che l'asse centro del tallone - 5 dito risulti verticale, sostenendola poi in quella posizione mediante l'appoggio del ginocchio destro (f ig. 76a). Con il pollice destro cerca e preme un punto sensibile e/o doloroso sulla gamba di uke sotto il ginocchio; il punto in questione si colloca all'incirca 4 dita s otto il ginocchio (rotula) ed esterno (1 dito) alla sporgenza ossea anteriore de lla gamba (cresta della tibia); le 4 dita della mano destra sostengono la parte interna della gamba di uke (fig. 76b). Tori mantenendo la pressione con il pollice destro sul punto sotto il ginocchio di uke (ilpolso di tori solidamente appoggiato al suo ginocchio destro), porta l a mano sinistra ad appoggiarsi, premendo con il palmo, sulla parte superiore del la coscia di uke (adiacente all'articolazione) con le 5 dita all'esterno (fig. 7 7a). Poi porta una serie di pressioni palmari sulla parte superiore esterna dell a coscia, lungo il bordo del muscolo centrale (retto femorale), con le dita rivo lte all'esterno nella parte superiore (fig. 77b), portando le 4 dita all'interno da met coscia al ginocchio escluso (figg.77ce77d). Tori mantenendo il pollice destro sul punto sotto il ginocchio; effettua una pre ssione con il pollice sinistro sulla linea centrale della coscia sotto l'articol azione dell'anca (nel punto di sovrapposizione del sartorio e del retto femorale ); le 4 dita sono orientate verso l'esterno dell'anca (fig. 78). Tori ripete le pressioni con il pollice sinistro perpendicolare al percorso ener getico sulla linea superiore-esterna della coscia (bordo esterno del retto femor ale) e con le 4 dita orientate verso l'esterno nel tratto superiore (figg. 79a e 79b); con il pollice parallelo al percorso eie 4 dita orientate verso l'interno nella parte inferiore fino al ginocchio escluso (fig. 79c). Tori appoggia le mani su coscia e gamba di uke (come al punto 75) e si risolleva in posizione gatto; risale poi lungo il corpo di uke con la consueta tecnica fi no a collocarsi in gatto di fronte al braccio di uke disteso, palmo aperto verso l'alto, su una linea leggermente al di sotto dei 90 rispetto l'asse del corpo; l a mano destra di tori in appoggio con il palmo sui muscoli pettorali (piccolo pe ttorale) e le dita ^ avvolgono l'articolazione della spalla destra di uke (polli ce nel cavo ascellare); la mano sinistra circonda e preme il braccio di uke (man o a V con pollice sotto, sulla direttrice ascella-mignolo). Mantenendo la pressione con la mano destra, tori sposta la mano sinistra portand o le pressioni lungo il braccio fino alla mano, dove preme palmo contro palmo co n le dita sovrapposte e allineate (figg. 81 a e 81 b). Tori avvicina il ginocchio destro all'ascella di uke appoggia la mano sinistra i ncrociata sopra la destra (fig. 82a) e facendo perno sulle mani sovrapposte ripe te il movimento in tre tempi descritto al punto 27) trovandosi in samurai sopra il braccio disteso di uke (dalla parte della testa, piede allineato al polso), c on il palmo della mano sinistra appoggiata al piccolo pettorale di uke e le dita a V che circondano l'articolazione della spalla (le 4 dita si insinuano nella c avit ascellare) (fig. 82b); la mano destra a V circonda il braccio con il pollice sopra, sulla direttrice spalla-pollice (fig. 82c). Tori sposta la mano destra e porta una serie di pressioni con il palmo (mano a V con pollice sopra) lungo braccio (fig. 83a) e avambraccio di uke fino al polso (fig. 83b). Tori, mantenendo la pressione con la mano sinistra sui pettorali, effettua una s erie di pressioni con il pollice destro lungo la linea centrale del braccio (fig . 84a) e avambraccio di uke (fig. 84b); le 4 dita sostengono il braccio da sotto , cio lungo la direttrice ascella-mignolo; il pollice perpendicolare al percorso energetico trattato sul braccio, parallelo sull'avambraccio. Tori appoggia le mani su spalla e polso di uke e ritrae il piede portandosi in s eiza sopra il braccio di uke; sovrappone poi la mano destra alla sinistra (fig. 85a) e ripete la sequenza di movimenti descritta al punto 30) fino a trovarsi in seiza con le ginocchia accanto alle spalle di uke (la testa di uke risulta coll ocata tra le ginocchia di tori) (fig. 85b).

Tori si solleva in seiza puntato con le mani appoggiate sui muscoli pettorali di uke, le 4 dita insinuate nel cavo ascellare e ipollici aperti verso lo sterno ( il centro della gabbia toracica) ed effettua una pressione sulla zona superiore del petto di uke (fig. 86). Tori sostituisce la mano destra alla mano sinistra sul pettorale sinistro di uke , con le dita in direzione dell'ascella. Con la mano sinistra afferra il braccio sinistro di uke, portandolo in posizione distesa su una linea leggermente infer iore a 90 rispetto l'asse del corpo (fig. 87a). Porta la sua mano sinistra ad app oggiarsi a V sul braccio sinistro di uke, pollice lungo la direttrice spalla- po llice, fa scivolare all'indietro il ginocchio destro, evitando la testa di uke e si porta nella posizione del gatto (fig. 87b). Tori porta una serie di pressioni con la mano sinistra (pressioni col palmo, dit a a V con pollice sopra), su braccio e avambraccio sinistro di uke (fig. 88a) fi no alla pressione palmo contro palmo a dita parallele sulla mano (fig. 88b). Tori appoggia la mano sinistra incrociata sulla destra e ripete la manovra in 3 tempi descritta al punto 27) fino a trovarsi in posizione samurai con la mano si nistra in appoggio sui pettorali a sinistra di uke (la linea pollice-indice circ onda l'articolazione della spalla), il ginocchio sinistro a terra e il piede destro oltre il braccio di uke, all'altezza del polso. La mano destra a V (polli ce sotto) sul braccio sinistro di uke vicino alla spalla (fig. 89). Tori mantiene la pressione con la mano sinistra sui pettorali di uke e porta una serie di pressioni su braccio e avambraccio di uke con il palmo della mano dest ra fino al polso; la mano a V con il pollice sotto (fig. 90). Mantenendo la pressione con la mano sinistra, tori porta una serie di pressioni con il pollice destro sulla linea centrale di braccio e avambraccio di uke soste nendo il braccio con le 4 dita da sopra, cio lungo la direttrice spalla-pollice; il pollice perpendicolare al percorso energetico sul braccio (fig. 91 ), paralle lo sull'avambraccio. Tori appoggia le mani su pettorale e avambraccio e ritrae il piede fino a portar si in posizione gatto sotto il braccio di uke; appoggia quindi la mano destra su lla sinistra (fig. 92) e senza perdere il contatto con uke si porta nella posizi one descritta al punto 67c); quindi ripete il trattamento della gamba sinistra s econdo le indicazioni dei punti da 68) a 79). TRATTAMENTO DEL VISO Tori si porta in posizione seiza sopra la testa di uke, con le ginocchia vicine alle sue spalle e la testa di uke tra le ginocchia. Le braccia di uke sono posiz ionate nella posizione pi naturale e comoda formando un angolo di circa 30 rispett o l'asse del corpo (fig. 93). Tori insinua le mani (sinistra sotto la destra) ad avvolgere la parte alta poste riore del collo e la nuca; i pollici si appoggiano senza stringere sotto le mand ibole; la linea pollice-palmo-mignolo di ambedue le mani sostiene la testa a con tatto con la struttura ossea (mandibola - base cranica), le altre dita sostengon o il collo (fig. 94a). Tori sposta indietro il tronco usando il proprio peso per effettuare una trazione-stiramento su tutta la colonna vertebrale di uke (fig. 94b). Attenzione ! non premere con i pollici sulla gola! Tori appoggia la testa di uke su un supporto basso (un asciugamano ripiegato); p oi effettua una leggera pressione avvolgente con il solo peso delle mani sui lat i del viso, i pollici dolcemente appoggiati sui globi oculari; le 4 dita son dis tese e accostate (fig. 95). Tori appoggia le 4 dita sotto il bordo della mandibola ed esercita una trazione spostando leggermente indietro il peso del tronco; i pollici sono appoggiati sul mento e si spostano contemporaneamente. Tori sposta le 4 dita ai lati del collo e appoggia i pollici sul bordo anteriore della mandibola (sul mento). Allargando i gomiti porta una serie di pressioni d al centro verso l'esterno su tutta la linea della mandibola fino all'angolo (fig g. 97a e 97b). I pollici premono. Tori appoggia le 4 dita arcuate di ciascuna ma no sulla guancia sotto lo zigomo corrispondente e i pollici sulla fronte; si anc ora alla sporgenza dello zigomo per effettuare una trazione verso l'alto, ottenu

ta mediante un leggero spostamento del peso del tronco all'indietro (fig. 98). Tori porta i pollici a premere due punti sotto gli zigomi di uke, ai lati delle narici (in linea con le pupille degli occhi); le 4 dita sono allargate ai lati d ella testa, i gomiti di tori sono allargati (fig. 99). Tori riporta le 4 dita sui lati del viso di uke e con ipoilici effettua una seri e di pressioni sulle sopracciglia dall'interno verso l'esterno; ipoilici si spos tano e premono contemporaneamente, orientati a 45 gradi rispetto l'asse del corpo (fig. 101). Tori appoggia i polpastrelli delle 4 dita sul bordo inferiore dell'arco sopracci gliare (i pollici sono appoggiati sulla fronte) ed esercita con la consueta tecn ica una trazione verso l'alto (fig. 100). Tori ripete le pressioni con la stessa tecnica dall'interno all'esterno sulla li nea dell'attaccatura dei capelli (fig. 102); in queste tecniche e nelle tecniche seguenti (da 101 a 106) man mano che i punti di pressione si spostano dalle sop racciglia verso la testa, l'inclinazione dei pollici nelle pressioni varia dai 4 5 ai 90 rispetto l'asse del corpo per adattarsi naturalmente alla posizione dei go miti e alla conformazione del viso. Tori porta il pollice sinistro sulla linea mediana della fronte, leggermente sop ra la linea delle sopracciglia (sul terzo occhio); con il pollice destro preme l a fossetta al centro del mento (fig. 103a) e, con delicatezza, nello spazio tra naso e labbro superiore. Le 4 dita si appoggiano delicatamente sotto la mandibola diu ke. (fig. 103b). '''' Mantenendo fisso il pollice sinistro, tori preme con il pollice destro la r adice del naso (al centro tra gli occhi)(fig. 104a);poi tratta la linea centrale della fronte fino all'attaccatura dei capelli (fig. 104b). Tori tratta con ambedue ipoilici, muovendoli alternativamente, due linee paralle le che dal margine interno delle sopracciglia salgono all'attaccatura dei capell i (figg. 105a e 105b). In tutte queste tecniche le 4 dita sono leggermente divar icate e sostengono in modo avvolgente la testa di uke. Con la stessa tecnica tori tratta due linee parallele dal centro dell'arco sopra ccigliare (fig.IOa) all'attaccatura dei capelli (fig.IOb). Tori solleva il capo di uke passando entrambe le mani sotto la nuca; toglie il s upporto e accosta le proprie gambe fino a portarle a contatto tra loro, appoggia ndo la testa di uke sopra le cosce. Pone il pollice sinistro sulla linea central e della fronte (fig. 107a) in corrispondenza all'attaccatura dei capelli e con i l pollice destro porta una serie di pressioni lungo la linea centrale fino alla sommit del capo (fig. 107b). Tori appoggia i pollici paralleli all'attaccatura dei capelli e riprende le line e trattate al punto 105) proseguendo le pressioni fino alla sommit del capo (fino a dove resta possibile una pressione perpendicolare senza forzature) (fig. 108) . Le 4 dita sostengono la testa come descritto al punto 105). Tori appoggia per qualche secondo (una o due respirazioni) le mani accostate sul la fronte di uke con le dita distese che vanno a coprire ed a esercitare una leg gera pressione sugli occhi (fig. 109). Tori termina il trattamento riportandosi in seiza puntato a fianco di uke sul la to destro, con la mano destra appoggiata sull'addome come al punto 59) (fig. 111 ). Tori porta le mani a sostenere da sotto la nuca la testa di uke e, allargando le coscie, la appoggia a terra, posizionandola in modo tale che le vertebre cervic ali risultino distese; conclude appoggiando per qualche secondo le mani ai lati del viso di uke come al punto 95) (fig. 110). Tori si rilassa in seiza, mantenendo il contatto con la mano destra sull'addome di uke (fig.112). Uno di fronte all'altro in seiza, con le proprie mani appoggiate palmo contro pa lmo all'altezza degli occhi (spalle, gomiti e polsi alla stessa altezza), tori e

uke si ringraziano a vicenda per la collaborazione, piegando leggermente il bus to l'uno verso l'altro e ritornando in posizione eretta. La respirazione lenta e profonda. Nel testo descrittivo del kata non ovviamente possibile precisare tutte le indic azioni che permettono di perfezionare la tecnica; riteniamo che la partecipazion e ad un corso con un istruttore in carne ed ossa sia indispensabile (gli istrutt ori abilitati ad insegnare il corso di introduzione dell'Accademia Italiana Shia tsu-do sono attualmente una quarantina in tutta Italia ed possibile organizzare un corso di introduzione in qualsiasi centro); ciononostante la pratica eseguita seguendo le indicazioni del testo e delle immagini pu sicuramente costituire una prima esperienza utile e positiva, creando le premesse e una base corretta per esperienze successive. Le avvertenze a seguito completano i criteri base per una pratica proficua. a. buona norma, nella prima fase di apprendimento, non portare pressioni di rettamente sulle articolazioni, salvo quando non espressamente indicato; pertant o saltate nella sequenza delle pressioni gomiti, ginocchia ecc. b. L'indicazione delle zone del tronco in cui iniziare le pressioni e/o cam biare posizione o tecnica volutamente imprecisa (es. 4a o 5a vertebra dorsale) i n quanto la diversa conformazione della struttura ossea e muscolare di uke obbli ga a lasciare limitati margini discrezionali. Una schiena pi pronunciata, l'inclinazione del piano di appoggio obbligher tori a iniziare le pressioni pi in basso (5a dorsale), una schiena pi piatta consentir di iniziare lepressione pi in alto (4a dorsale). c. Nel portare le pressioni, evitate di avvicinare eccessivamente le mani t ra loro se ci crea linee di pressione troppo inclinate, cio poco perpendicolari al corpo di uke; per esempio nel premere con il palmo o il pollice la linea sulla coscia come descritto al punto 70) bene fermarsi sopra il ginocchio di quel tant o (5-10 cm) che non obbliga a posizioni scomode e dubbie perpendicolarit. d. Salvo indicazioni contrarie, le pressioni con il pollice vanno effettuat e avendo cura di porre l'asse del pollice stesso parallelo al percorso energetic o trattato quando questo percorre un'avvallamento o il bordo di un muscolo, perp endicolare al percorso energetico quando corre sulla prominenza di un muscolo. e. Nelle tecniche di pressione con il pollice, le altre 4 dita sono normalm ente accostate (non serrate) e parallele; si aprono leggermente a ventaglio (sen za forzature) quando si pone il problema di ampliare la base di appoggio o per b ilanciare il peso sui pollici (esempio: le pressioni a pollici sovrapposti sul d orso con mani a farfalla) o per sostenere controllando la parte sottoposta a pre ssione (esempio: il sostegno della testa durante le pressioni sulla fronte o sul mento). f. Il gomito del braccio che porta le pressioni pu essere leggermente piegat o, anzi meglio che lo sia per evitare posizioni troppo rigide; importante che ci non induca nella tentazione di contrarre i muscoli; ci non succeder se avrete prat icato sufficientemente a lungo lo Hoko no kata (passeggiata). Quando il gomito in vece piegato, di norma si usa il supporto del ginocchio o della coscia per preme re in modo corretto senza contratture muscolari. g. Le posizioni samurai proposte in questo kata sono quasi tutte a gambe pa rallele; esistono situazioni in cui possibile (anzi necessario) derogare da ques ta norma, ma per il momento allenatevi a mantenere questa condizione di parallel ismo tra la gamba a terra e la coscia sollevata orizzontale, salvo in quelle sit uazioni in cui sia espressamente indicato un modo diverso di posizionare le gamb e (es. al punto 67). h. Il principio base e quello di realizzare in ogni zona il maggior contatto pos sibile; per cui nelle pressioni con il palmo e/o con le dita, la presa avvolgent e; ci non significa stringere l'arto oggetto di pressioni con forza; l'idea quell a di avvolgere, abbracciare, sostenere, non afferrare con forza.

Appendice 1 Ipercorsi energetici La prima serie di mappe tratta da testi antichi; le mappe sono significative di come i cinesi di allora intendessero i percorsi energetici. Due sono gli element i salienti: a. la figura dell'uomo sempre intera anche quando il canale da rappresentar e consiste in un breve tratto su un solo arto; probabilmente ci dovuto al fatto d ell'uomo, visto sempre come unit indivisibile. b. percorsi energetici sono totalmente avulsi da strutture anatomiche, come muscoli, ossa ecc.) quasi a sottolineare la natura "sottile" e quindi libera da vincoli material-strutturali della circolazione energetica. Probabilmente il pe rcorso dei canali non appariva nelle illustrazioni definito con precisione propr io perch le mappe volevano essere "strumenti di ricerca" e non codificazioni rigi de uguali per tutti. Potrebbe anche essere semplicemente per una scarsa conoscen za dell'anatomia degli estensori. A ognuno la spiegazione che preferisce. La seconda serie di mappe si riferisce ad una codificazione recente, di trenta a nni fa, ottenuta tramite un grosso lavoro di specialisti di illustri istituti, c he hanno, cercato di uniformare i percorsi "differenti" in uso presso scuole div erse in Giappone, Cina, Corea ecc. I tratti salienti sono: a) l'uso di sezioni del corpo umano, sia trasversali che longitudinali, con utilizzo della stessa sezione per raffigurare il tracciato nella zona in oggett o di diversi canali; evidentemente il criterio principale affermato quello della chiarezza e della praticit. b) il tracciato definito in modo rigoroso, ancorato a strutture materiali i dentificabili in modo non equivoco; anche in questo caso il messaggio appare dia metralmente opposto a quello emergente dalle mappe antiche. L'ultima mappa raffigurata frutto del lavoro svolto dal M Masunaga negli anni ses santa e settanta. Per quanto mi risulta l'unica mappa nata nell'ambito di una pratica shiatsu. Com e si pu vedere i percorsi sono raddoppiati; su tutti gli arti i tracciati sono do dici, e non sei sulle braccia e sei sulle gambe come nelle mappe precedenti. Non conosco spiegazioni "formali" a questa codificazione fuori dal coro. Nei suoi s critti il M Masunaga ribadisce pi volte e in epoche diverse che quelli tracciati n ella mappa sono i percorsi come sono emersi nella sua pratica di decenni . Essendo la seriet e la credibilt del M Masunaga fuori discussione (sicuramente avev a sviluppato un alto livello di tatto interno), viene da pensare che in realt i pe rcorsi energetici siano non solo molteplici, ma anche suscettibili di diverse in terpretazioni; siano variabili in relazione all'epoca, alla zona geografica, all a tipologia fisica della popolazione ecc. E in effetti l'esperienza di molti praticanti pluridecennali ed evoluti tende a concordare con questa ipotesi; del resto anche nei classici antichi, oltre ai qu attordici canali principali, venivano codificate numerose altre serie di canali, diramazioni ecc. fino a costituire una rete analoga a quella formata da vene e arterie. Nel kata proposto dall'Accademia ai principianti viene utilizzato un solo percor so energetico tratto dalla mappa del M Masunaga. Nel testo a descrizione della pratica del kata abbiamo volutamente omesso di den ominare i percorsi energetici proposti per la pratica. Questo sia perch non riteniamo rilevante in questa fase focalizzare l'attenzione su un termine che resta astratto, sia per evitare che l'utilizzo della nomenclat ura pi in uso, riferita e corrispondente ai dodici organi codificati, secondo le interpretazioni moderne, nella medicina tradizionale cinese, tragga in inganno i l praticante; comune infatti, ed inevitabile, che nei praticanti occidentali l'u so di termini come "fegato, stomaco, cuore ecc." crei indebite associazioni tra i percorsi energetici premuti e gli organi come sono conosciuti e individuati ne lla nostra cultura scientifica. Il significato di Fegato o Cuore infatti nella medicina tradizionale cinese prof

ondamente diverso da quello attribuito da un occidentale allo stesso termine, co me pure diverso il significato di organo e/o viscere. SHIATSU MERIDIAN CHART By Shizuto Masunaga 1970 DIAGNOSIS & TREATMENT

Appendice 2 Bibliografia Ho utilizzato molti brani tratti dai libri elencati in questa bibliografia per i l semplice motivo che esprimevano bene (meglio di quanto non sarei riuscito a fa re con la mia prosa) le idee e i fatti che mi premeva esprimere. Tranne poche occasioni, normalmente in relazione a brevi citazioni attribuibili a personaggi famosi defunti da secoli, non ho volutamente riportato la fonte. Questa scelta vuol costituire un duplice invito. Il primo un invito, nel leggere il libro ma anche in generale, a non valutare la validit di un'idea o di un'esperienza in base alla fonte ma per la sua intrinsec a forza; in altre parole una cosa non vera, giusta e convincente perch l'ha detta tizio o caio, ma perch tale; e risuona positivamente nella mia esperienza e nei miei intenti. Il secondo quello di invitarvi ad approfondire i temi che maggiormen-te vi hanno interessato e colpito leggendo il testo integrale e non accontentandovi dello " scampolo" riportato. A questo scopo riportiamo tutti i testi da cui abbiamo tratto brani. Per quanti fossero realmente interessati a questo o quel brano, a questo o quell'argomento, resto disponibile a segnalare con precisione le fonti; scrivete a Claudio Parol in, Accademia Italiana Shiatsu Do, via Settembrini 52, 20124 Milano. Ruggero Bacone, La scienza sperimentale, Rusconi editore, 1990. Daniele Bolelli, La tenera arte del guerriero, Castelvecchi, 1996. Fritjof Capra, Il Tao della f isica, Adelphi, 1982. J. Louis Cavalan, Herv Vernay, Matteo Luteriani, L'arte del combattere, intervist a a Kenji Tokitsu, Luni Editrice, 1993, 19973. Andr Cognard, Aikido, Luni Editrice, 1997. Deng Ming Dao, Il Tao della vita quoti diana, Guanda, 1996. Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia, Longanesi & C., 1996. J ames Gleick, Caos, Biblioteca Scientifica Sansoni, 1996. J. Guardi, La medicina sufi, Xenia, 1997. A. Rupert Hall, Marie Boas Hall, Storia della scienza, Il Mulino, 1991. Pierre H uard, Ming Wong, La medicina cinese, Luni Editrice, 1994. Haruto Kinishita, Illu stration of Acupoints, Ido No Nippon Sha. Huldrych M. Koelbing, Storia della ter apia medica, Ciba Geigy Edizioni, 1989. Claude Larre, Fabrizia Berera, Filosofia della medicina tradizionale cinese, JacaBook, 1997. Claude Larre, E. Rochat de la Valle (a cura di), Dal "Huangdi Neijing lingshu", JacaBook, 1994. Claude Larre, E. Rochat de la Valle (a cura di), Huangdi Ne ijing Suwen, Ja- caBook, 1994. Jacques Lavier, Storia, dottrina e pratica dell'agopuntura cinese, Mediterranee. Roberto Maiocchi, Storia della scienza in occidente, La Nuova Italia. Naboru Mur amoto, Il medico di se stesso, Feltrinelli, 1975-1986. Sherwin Nuland, I figli d i Ippocrate, Oscar Mondadori, 1994. Elio Occhipinti (a cura di), La grande medic ina cinese, Jaca Book, 1993. Manfred Porkert, La medicina cinese, Armenia Editor e, 1984. Paolo Santangelo, Storia del pensiero cinese, Tascabili economici Newto n, 1995. Jean Schatz, Claude Larre, E. Rochat de la Valle, Agopuntura, Giunti, 19 87. Sissa-Isas, Laboratorio interdisciplinare, laboratorio dell'Immaginario Scientifico, Caos e complessit, Cuen, 1996. Shunryu Suzuki, Mente zen mente di pr incipiante, Ubaldini editore, 1976. Aldo Tagliaferri, Il Taoismo, Tascabili econ omici Newton, 1996. Ren Thom, Parabole e catastrofi, II Saggiatore, 1980. Tuiavii Di Tiavea, Papalagi, Stampa Alternativa, 1995. Fausto Tomassini (a cura di), Ch

uang-Tzu, Utet 1977, Tea 1989. Ilza Veith (traduzione di), NEI CHING, Canone di medicina interna dell'imperatore giallo, Mediterranee, 1976. Angelo Vulpiani, Det erminismo e caos, La Nuova Italia Scientifica, 1994. Henrik R. Wulff, Stig Andur Pedersen, Raben Rosenberg, Filosofia della medicina, Raffaello Cortina Editore, 1995. Gary Zukav, La danza dei maestri Wu Li, Corbaccio, 1995. Appendice 3 La rivista SHIATSU-D O La rivista "Shiatsu do la realizzazione di un progetto comune che, par-tendo dal la centralit dello shiatsu, intende: creare collettivamente una cultura che nasca dalla pratica; dare voce al movimento attraverso confronto, informazione e scambio; essere polo di aggregazione e promozione culturale aperto, senza vincoli burocratici od istituzionali. Uno spazio ricettivo che possa accogliere la creativit ed essere fecondo. DALLA REDAZIONE! SHIATSu DO UNAVOCE PER IL MOVIMENTO Il mondo dello shiatsu in notevole e continua espansione. Lo shiatsu partito da una premessa comune: la pressione, un certo tipo di pressione, fa bene ' il cont atto e la comunicazione fanno bene. Subito dopo sono apparse le diversificazioni : modalit di trattamento, sistemi teorici di riferimento, pratiche collaterali, m etodi didattici, dinamiche dei ruoli, rapporti con le istituzioni... Oggi nel mo ndo-shiatsu c' tutto e di tutto. Questa confusione indice di vitalit: l'energia messa in movimento dal fenomeno sh iatsu stata tale da scorrere in molteplici e diverse direzioni nel terreno della realt. Ma c' il rischio di eccessiva dispersione e di perdita di radici e identit. Esiste la necessit di un momento e d uno spazio di riflessione comune, di narrazioni e ascolti reciproci, di condivis ione dell'esperienza, della ricerca e del pensiero. Esiste la necessit di uno str umento di aggregazione e confronto che si rivolga a tutto il mondo-shiatsu e che ne sia espressione. Le diversit vanno confrontate, le divergenze vanno esplicita te, ma questo non deve portare alla nascita di barriere e di antagonismi infrutt uosi. Shiatsu-do ed intende essere uno spazio non-istituzionale che possa dare voce al movimento, cio a tutti i praticanti: studenti, operatori ed istruttori appartene nti a diverse scuole, operatori liberi professionisti, amatori e fruitori dello shiatsu. Senza un momento di aggregazione e di espressione collettiva, la variet e la vita lit del mondo-shiatsu si possono tradurre in una infausta ignoranza reciproca, in un beato compiacimento o in un miope rafforzamento degli argini del proprio fiu me per evitare concorrenti. La variet e l'isolamento possono portare ad una dispe rsiva ramificazione in ruscelletti in bala di correnti pi potenti che andranno, o a confluire in bacini istituzionali, o ad insabbiarsi in prossimit di piccoli ort icelli personali, buoni al massimo per la propria verdura. Shiatsu-do vuole essere uno spazio aperto che renda pubblico il dibattito e che faccia circolare l'informazione. Non pensiamo di "dare soluzioni" sulla nostra rivista, ma di rendere note le rea lt e di esplicitare le problematiche, riportando le diverse idee, proposte e posi zioni ed offrendo strumenti di conoscenza e di presa di coscienza che favoriscan o la riflessione e l'elaborazione dei singoli. Pensiamo infatti che "fare cultur a" non significhi fornire risposte, ma offrire strumenti, quali un'informazione documentata e tempestiva, l'apertura alla pluralit delle opinioni, lo scambio del le esperienze e dei contenuti della ricerca e tutto ci che possa aiutare all'elab orazione del pensiero sulle questioni che sono sul tappeto e che si affrontano.

L'ipotesi in discussione : lo shiatsu in grado di conservare e riproporre la radi calit e la novit del suo apparire, oppure destinato ad essere una delle infinite n ovit "altre", dove di veramente "altro" non c' che l'eterna e straordinaria capaci t del sistema di introiettare qualunque fenomeno e di risputarlo, riverniciato, c ome sua ultima proposta? Vogliamo creare collettivamente un territorio-shiatsu e far vivere una cultura che nasca dall'esperienza e dalla pratica e che proponga i valori che le sono propri. La caratteristica dello shiatsu consiste nella pos sibilit concreta che due persone s'incontrino e che al di l di contesti razionali, verbali, "terapeutici", gerarchici, possano vivere una comunicazione profonda p er il reciproco benessere. DALLA REDAZIONE IIM QUESTO IM U IVI ERO Apriamo il confronto. Oggi il movimento-shiatsu probabil-mente in grado di elaborare una propria cultu ra ed in grado di farlo unendo le forze e le esperienze. Se da un lato si tratta di recuperare e riproporre le radici, l'essenzialit e l'identit dello shiatsu, da ll'altro si potrebbero integrare i frutti della ricerca degli ultimi vent'anni n ei quali lo shiatsu si diffuso nella realt occidentale, nel contatto con i bisogn i e le capacit creative dei praticanti. L'autonomia creativa della proposta- shia tsu non deve essere soffocata da alcun processo di burocratizzazione e istituzio nalizzazione, pena la perdita dell'identit. Shlatsu-do vuole porre in primo piano il confronto culturale, aprendo l'orizzont e anche al di l della realt ita-liana. Cosa succede nelle scuole di shiatsu all'est ero? Stiamo prendendo i primi contatti e pensiamo di ddicare uno spazio alle scuol e estere per instaurare rapporti di scambio e conoscenza. Confronto culturale sig nifica per noi apertura non solo all'interno del territorio shiatsu, ma anche all 'esterno, ad altre dimensioni di esperienza e di sapere, sia quelle legate alle nostre radici occidentali che quelle proprie di tradizioni di conoscenza e saggez za di tutta l'umanit. Ampliare l'orizzonte senza perdere "il centro": lo shiatsu, la ricerca, la trasformazione. EDITORIALE MONDO SHIATSU Storia del mondo Shiatsu: a colloquio con il maestro Kazunori Sasaki 33 Associazione Italiana Shiatsu Intervista a F. Palombini 34 Incontro scuole: Tabiano, 3/4 febbraio 1998 37 Sorpresa! 41 Shin Wa MADE IN JAPAN 8 Haiku TATAMI 9 Lo Shiatsu e l'arte di imparare facendo PERCORSI 12 Sulla centratura 14 La seduzione HAIKU 15 Haiku di primavera/estate OPCIT 16 Prego, vuol ballare con me... SHIATSU E MODELLI 18 Percorsi energetici: Milza TATZEBAO 21 Bello e impossibile 23 Riflessioni spettinate

PAESAGGI 25 Sul taoismo: intervista a Leonardo Arena LA VOCE DELL'ESPERIENZA 28 My manifesto LA MAPPA DELLO SHIATSU 29 La ricerca del Kyo SPIZZICHI E BOCCONI 44 Il cimento dell'armonia e della cottura 48 50 54 59 Facciamo anche noi un albo professionale Seminari finali Sedi locali Programmi estivi

La ruota di medicina

di Claudio Paroln IL POPOLO DELLO SHIATSU Una settimana fa mi trovavo a Cagliari per un corso di shiatsu di terzo anno. Ascoltavo le esperienze e le "situazioni di pratica" dei partecip anti. Il quadro che si andava delineando, intervento dopo intervento, mi ha dapprima stimolato alcune riflessioni, infine "folgorato" con un' immagine. Ognuno dei partecipanti era al centro di un "giro" di persone che cercava nello shiatsu una possibilit di benessere, di maggior salute, di vita migliore. Qualcuno trattava settimanalmente 5 persone, qualcuno 7, qualcuno 15; chi pratic ava la sera dopo otto ore di lavoro, chi nel pomeriggio in quanto insegnante, chi la mattina perch casalinga con figli a scuola, chi a tempo pieno o quasi; chi in uno studio o all'ospedale all'interno o ai margini di un'attivit sanitaria; alcun i in un quartiere della citt, altri in un paesino dell'interno o in una cittadina sulla costa... situazioni disparatissime. Attorno a ciascuno di loro si era comu nque formato, in un raggio di 5, 10, 30 chilometri, un gruppo di persone coinvolte , pi o meno stabilmente, pi o meno consapevolmente, in un processo di cambiamento grazie allo shiatsu. Una realt analoga ho trovato la setti-mana dopo a Roma, lo stesso a Milano... Ho allora cercato di valutare la dimen-sione del fenomeno: se l'Accademia ha format o in questi anni tot praticanti esperti ai vari livelli, le altre scuole ne avra nno all'incirca formati tot, una per-centuale x probabilmente ha smesso di prati care per cui... diciamo 10.000 (e probabilmente una valutazione inferiore alla re alt) persone che praticano attivamente lo shiatsu, ciascuno con un "giro" di 30, 5 0, 100 persone e pi ogni anno. Perdonate l'accostamento ambizioso e irriverente, ma l'immagine che mi sorta spo ntanea, che mi ha "folgorato" lascian-domi per un istante senza fiato, stata "mi o Dio, abbiamo ricreato una realt tipo cinese e non ce ne siamo neanche resi cont o!" n tessuto dai 10.000 nodi Poche setsiiimiwii 1 Mi spiego meglio. Sappiamo che nella societ cinese sono sempre coesistiti due liv elli di pratica per la salute: il livello erudito dei sapienti e dei dotti che e ser-citavano presso le corti dei feudatari, dei nobili, dei funzionari di alto r ango; e il livello popolare dei "praticanti" ricchi solo dell'esperienza costrui ta e tramandata, che operavano nei villaggi e nei quartieri popolari, tra contadi ni, operai e artigiani, spesso contadini, operai e artigiani loro stessi (semipro fessionisti, operatori part-time, si direbbe oggi). Probabilmente una realt analoga esi-steva anche in occidente ma, parados-salmente

, ne sappiamo di meno per l'opera di sradicamento delle "superstizioni popolari" che la medicina "seria" ha compiuto nell'ultimo secolo. Ho avuto la visione di un tessuto diffuso e ramificato che si sta costituendo e c he ha via via coinvolto decine, poi centinaia, poi migliaia di persone che hanno cercato e trovato un modo nuovo e diverso di rapportarsi con la propria salute, di rigenerare la propria vitalit, di coinvolgersi in prima persona in un pro-cess o di cambiamento. Un processo di cambiamento che reale e concreto, anche se a volte con-traddittor io, appena abbozzato, magari subito congelato ma che potr riprendere alla prima oc casione, al prossimo "acciacco", al seguente incontro (perch oramai la strada l'h anno imparata e sanno da chi andare per rinnovare l'esperienza positiva). I nodi di questo tessuto sono i 10.000 praticanti, professionisti, semiprofessio -nisti o amatori che operano in tutti i quartieri delle citt, in tutti i paesi, d a soli o riuniti in associazioni, in uno studio, in casa, a domicilio, in ambulat orio, in ospedale, presso ospizi, associazioni di volontariato, centri salute, i n tutte le situazioni in cui due o pi persone si possono incontrare nella pratica shiatsu. La societ "patologica" Capitava sovente, nelle sale d'attesa dei medici mutualistici, di assistere dive rtiti alle nobili gare tra le vecchiette in coda a chi avesse pi malanni e prende sse pi farmaci ("pensi che io devo prendere tutti i giorni 3 pastiglie e 1 suppost a" "io anche 2 iniezioni", "ma io ho anche l'esaurimento" ecc.); oggi sembra che un tale "atteggiamento patologico" sia diventato vissuto comune della stragrande maggioranza, opportunamente divulgato e indotto da trasmissioni radiotelevisive e riviste ad hoc (avete fatto caso all'incredibile proliferare di pubblicistica s ul tema salute di tutte le reti e case editrici? "trentatr, elisir, come stai, sta r bene, salve ecc. ecc.") Nella societ dei nostri giorni, in occi-dente come in oriente, ogni momento della vita viene trattato come "situazione a rischio". i che e con- , magari . e ire l'e ssi, da >stu- Jatorio, zioni : le me si I momenti delicati o di transizione, come la gravidanza, il parto, la menopausa, la pubert ecc. sono trattati come malattie da curare o malanni da prevenire; anali si, controlli periodici, cure preventive ("faccia questi esami e prenda queste pa stiglie perch non si sa mai... siamo pi sicuri... esiste il rischio di... ecc,); i discostamenti dai valori statistici medi di pressione, colesterolo, temperatura, peso, ecc. hanno cessato di essere caratteristiche specifiche del singolo indiv iduo diventando "situazioni a rischio" da coprire con interminabili terapie appr opriate; anche il normale naturale rapporto con il cibo uscito dalla gestione in dividuale (ho fame mangio, ho sete bevo ) ed entrato nelle competenze di medici, dietologi, dietisti ecc. perch "bere tanto fa bene" e "bisogna studiare il giusto apporto calorico e il fabbisogno energetico"; si creato il mondo artificiale e a rtificioso delle "intolleranze alimentari", della bulimia e dell'anoressia; per non parlare della gestione dell'insoddisfazione e delle "angosce esistenziali" r icorrenti nella vita di ciascun essere senziente che con l'etichetta di "depressi one" si sono trasfor mate in terribili patologie da tamponare con quintali di psicofarmaci. Potremmo andare avanti a lungo di questo passo. Oggi siamo diventati talmente estranei a noi stessi e lontani da qualsiasi capaci t di ascoltarci, sentirci, comunicare con il nostro "interno", che per tutti norm ale abdicare alla propria capacit di autogestirsi e rivolgersi sempre e comunque allo specialista, affidandogli la gestione di qualsiasi situazione di crisi, di cambiamento, di evoluzione, di vita. Per questo lo shiatsu, che semplice-mente riannoda i fili della comunicazione con noi stessi e con l'altro attraverso una pratica concreta di contatto fisico, di venta una strada evolutiva che "rompe" 1' "universo patologico" sopra descritto, una tendenza opposta a quel progressivo distacco dalla naturale ed essenziale u

nit ed armonia con noi stessi e con l'universo che, nel nostro tempo, chiamato ma lattia. "Lo shiatsu si fa in due" e "nella pratica dello shiatsu sia uke che tori esprimon o la propria vitalit e ricostruiscono equilibrio e armonia" son frasi che ripropon gono il fatto che nella pratica dello shiatsu nessuno cura le malattie di nessuno , ma uke e tori "risuonano" assieme ed dalla risonanza delle rispettive vitalit ch e ambedue traggono benessere. SHIATSn-DO Per questo un crimine voler ridurre la pratica dello shiatsu a "medicina alter-n ativa"; perch nelle terapie alternative, complementari, naturali, non convenzio-n ali, o comunque le si voglia chiamare, il rapporto identico a quello che si inst aura nella medicina convenzionale; c' uno che sa e l'altro che estraneo a s stesso , uno che decide e l'altro che subisce, uno che gestisce e l'altro che si affida . La forza dello shiatsu nella sua capacit di rompere queste dinamiche, di stravolge re questi rapporti e per questo la pratica dello shiatsu pu costituire e gi costit uisce una "rivoluzione culturale", l'affermazione di un altro punto di vista, la proposta per una ricerca di vitalit personale e risveglio energetico reciproco che scardina la "cultura della malattia" imperante. Il popolo dello shiatsu Questi 10.000 sono il "popolo dello shiatsu"; un popolo che cresce ogni anno di 500, di 1000 unit, che ogni giorno coinvolge centinaia di persone nuove che "cerc ano" in una esperienza che, poco o tanto, cambia il loro atteggiamento, il loro m odo di pensare, la loro cultura, la loro vita. Nel "nostro" mondo dello shiatsu organizzato in associazioni, scuole, fede-razio ni, albi professionali ecc. circolano poche centinaia di persone, due-trecento, a voler essere ottimisti cinquecento; ma gli altri 9-500 ci sono e sono loro il r eale tessuto sociale dello shiatsu, il "popolo dello shiatsu". Ed sul loro bisogno di essere informati, sul loro diritto ad accedere alle notizi e di prima mano e ai documenti originali, sulla loro voglia di approfondire ed a ggiornarsi tecnicamente e culturalmente, sul loro desiderio di esprimere il loro parere e partecipare al dibattito sui temi che li riguardano, sulla loro necessi t di trovare strumenti giuridici, legali, fiscali, organizzativi per tutelare la propria attivit, su tutte le esigenze e le aspettative che il "popolo dello shiat su" esprime che questa rivista vuole misurarsi. Su questi presupposti e con questi obiettivi stiamo cercando di strutturare "Shi atsu-do" per costruire uno strumento per il "popolo dello shiatsu" e, se ci aiut erete, con il "popolo dello shiatsu".

UNA VOCE per IL MOVIMENTO SPAZIO CULTURALE APERTO PER: IL CONFRONTO, IL DIBATTITO L'INFORMAZIONE Luni Editrice. Per ulteriori informazioni: Luni Editrice Srl, Corso Monforte, 15 - 20122 Milano. Tel 02/79.60.40, Fax 02/780384 Indice Le scuse dell'autore 13 I protagonisti: Tori e Uke 15 L'incontro 17 1 Passo Lo shiatsu e l'arte di imparar facendo 23 2 Passo Eppur accade 26 3 Passo ... l dove si incontrano pressione e risposta 30 4 Passo Approccio scientifico o fede nella scienza? 38 5 Passo Godersi il sole 45 6 Passo Afferrare la realt 51 7 Passo La Grande Macchina 57 8 Passo La scienza si morde la coda 65

9 Passo Ricerca e illusione 71 10 Passo Ricerca e speranza 90 11 Passo Senza modello e senza intento 12 Passo Il ritorno all'incertezza 13 Passo L'ordine nel caos 14 Passo Un modello che nasce 15 Passo L'Accademia Italiana Shiatsu do, una 148 16 Passo La scuola del fare 151 17 Passo Noiosamente ripetitivo ma 18 Passo La pratica: i kata 161 Le posizioni 163 Hok no kata (Kata del camminare) Tai ju no kata (Kata del peso portato) Appendice 1:1 percorsi energetici Appendice 2: Bibliografia 275 Appendice 3: la rivista Shiatsu-do Appendice 4: le sedi dell'Accademia in Italia

104 115 122 131 esperienza originale 156 169 191 249 277 284

SEDE NAZIONALE Via Settembrini, 52 20124 Milano Tel. 02-29404011 r.a. Fax 02-29510134 SONO IN FASE DI COSTITUZIONE NUOVE SEDI LOCALI E NUOVI CENTRI AUTORIZZATI I SOCI INTERESSATI A PARTECIPARE, POSSONO TELEFONARE IN SEDE PER INFORMAZIONI. SEDI LOCALI BOLOGNA Via Jacopo della Quercia, 1 40128 Bologna Tel. 051-470818 - 776713 CAGLIARI Via Diaz, 29 - 09100 Ca-gliari Tel. 070-651195 -522728 FIRENZE Via Manfredo Fanti, 139 50137 Firenze Tel. e Fax 055-603954 GALLARATE Via Sommar iva, 14 21013 Gallarate (VA) Tel. 0331-796717 GENOVA OVEST Via Sampierdarena, 77 int. 3 16149 Genova Tel. 010-6458730 GENOVA CENTRO Vico Della Casana, 9 int. 4 16123 Genova Tel. 010-2467236 MILANO C.so C. Colombo, 11 20144 Milano Tel. 02-58102191 MESTRE Via Torino, 63/A 30171 Mestre (VE) Tel. 041-5319328 PARMA Via Pini, 13 -43100 Parma Tel. 0521-983449 RIMINI Via Giordano Bruno, 28 47037 Rimini Tel. 0451-74038 Fax 0451-53471 ROMA Viale Castro Pretorio, 116 int 7 00185 Roma Tel. e Fax 06-491144 TORINO Via M. Cristina, 51 -10125 Torino Tel. e Fax 011-658978 CENTRI AUTORIZZATI AREZZO: L'Altro Meridiano Via Vittorio Veneto, 33/10 Arezzo Tel. 0575-905284 COMO: IlMelograno Via Anzani, 9 - 22100 Como Tel. 031-242532 LECCECentmllSole Via Taranto, 40 73100 Lecce Tel 0832-243015 Fax 02-29510134 MONZA: Centro "Sbant" Via Boito, 12 - 20052 Monza Tel. 039/386536 S. GIORGIO DI NOGARO: Centro Shiatsuda

Via Giovanni da Udine, 26 33058 S. Giorgio di Nogaro (UD) Tel 0431/621585 S. GIOVANNI ROTONDO: Centro L'Airone Via Cadorna, 9 71013 S. Giovanni Rotondo (FG) Tel0882-413235 SIRACUSA: Accademia di Medicina Naturale Via Dei Mille, 18 96100 Siracusa TeL 0931-462920 UDINE: Associazione Culturale Sonam Via Planis, 48 Udine Tel. 0432-547285 Nelle collane Le Vie dell'Armonia - Quaderni Tecnici 1. Suen Koei-li, Qi Gong. Storia e metodo dell'Arte del respiro 2. Kenji Tokitsu, Storia del Karat. La via della mano vuota 3. James Kou, Tai Chi Chuan. Armonia del corpo e dello spirito 4. John Stevens, Ueshiba. La biografia del fondatore dell'Aikido 5. Andr Cognard, Aikido. Il corpo cosciente 6. K. Tawm, Gli Esercizi Superiori dei Monaci Taoisti 7. Jigoro Kano, Fondamenti del Judo 8. Chuck Norris, Il segreto del mio successo 9. Claudio Parolin, Shiatsu-do 10. Andr Cognard, Aikido. Il corpo filosofo 11. John Stevens, Lo zen e la spada 12. Kenji Tokitsu, Shaolin-Mon 13. Yamamoto Tsunetomo, Il codice segreto dei Samurai 14. Tiziano Grandi, I fondamenti del Tai Chi Chuan 15. Flavio Daniele, I tre poteri del Taiji Quan Scuola della Respirazione: Opera completa di Itsuo Tsuda 1. Itsuo Tsuda, Il dialogo del Silenzio 2. Itsuo Tsuda, Il Triangolo instabile 3. Itsuo Tsuda, Anche se non penso, Sono 4. Itsuo Tsuda., Di fronte alla scienza 5. Itsuo Tsuda, La Via degli Dei 6. Itsuo Tsuda, Il Non-Fare 7. Itsuo Tsuda, La via della spoliazione 8. Itsuo Tsuda, La scienza del particolare 9. Itsuo Tsuda, Uno Per ordinare i volumi indicare: Nome, Cognome, indirizzo completo, numero telefonico, volumi che si desiderano e inviare il tutto al fax 02.78.03.84 o in busta chiusa a: LUNI EDITRICE SRL Cors o Concordia, 5 - 20129 Milano Tel. 02796040 I volumi verranno inviati in contrassegno postale

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