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Erich Blechschmidt

COME INIZIA
LA VITA UMANA
Dall’uovo all’embrione
1a Edizione Italiana
Titolo:
COME INIZIA LA VITA UMANA
Dall’uovo all’embrione

PRIMA EDIZIONE ITALIANA

Titolo originale:
WIE BEGINNT DAS MENSCHLICHE LEBEN
Forschungsergebnisse mit weitreichenden Folgen

Autore:
Erich Blechschmidt

Traduttori:
Bindo Cozzolino
Claudia Reimüller

Consulenza scientifica:
Dott. Vincenzo Cozzolino, D.O.

© Copyright 2009
Futura Publishing Society

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI


È vietata la riproduzione in tutto o in parte,
con qualunque mezzo meccanico, elettronico o fotografico
e la registrazione parziale o totale su disco o su nastro magnetico
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dell’editore. Detto divieto si intende esteso a privati
ed enti quali Università, Cliniche, Ospedali, Scuole.

ISBN 978 – 88 – 87436 – 22 - 8


Indice

INDICE

L’anatomia classica e la morfologia cinetica 13


• I movimenti di sviluppo sono oggi dimostrabili 18
• Serie di ricostruzioni di sezioni forniscono nuovi dati 21

Una nuova concezione: differenziazione


nei campi metabolici biodinamici 27
• Adattamento attraverso la crescita ed ereditarietà
attraverso la riproduzione 30
• Processi vitali nelle prime differenziazioni cellulari 31

L’individualità del germe.


La legge della conservazione dell’individualità 39
• Il germe svolge già delle funzioni 41
• Le differenziazioni hanno un orientamento 43
• I geni svolgono funzioni passive 44
• Processi vitali nel campo metabolico della blastocisti 47

L’errore della cosiddetta legge


fondamentale della biogenetica 55
• Deduzioni errate da serie filogenetiche 58
• Le differenziazioni sono eventi parziali
dello sviluppo individuale 60
• Le diverse funzioni del tessuto confinante
e del tessuto interno 63

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Come inizia la vita umana

Il “segreto del centro organizzativo” 69

Ogni aggregazione cellulare ha funzioni formative 75

Il pensiero teleologico ha generato confusione 81

Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale 85

Il “segreto delle branchie” 101

Prime e successive funzioni del sistema nervoso 107

Sviluppi funzionali 117


• Il viso nel campo d’azione tra encefalo e cuore 117
• Il primo respiro 124
• Primi movimenti di sviluppo nella regione dei visceri 128
• I primi movimenti di prensione 137
• L’andatura eretta 146

Regole fondamentali delle differenziazioni biodinamiche 149

Gesti preparati da funzioni elementari 159

Fisionomia e fisiognomica 163

Calendario embrionale (Blechschmidt) 167

Stadi di sviluppo in una visione d’insieme


Le prime quattro settimane 168

Glossario 172

4
Prefazione

PREFAZIONE

Dare alle stampe, in prima edizione italiana, un testo che tratta di em-
briologia di oltre quaranta anni fa, richiede una spiegazione. Erich
Blechschmidt si è posto delle domande che all’epoca, evidentemente,
suscitavano l’interesse di pochi. Riguardavano non tanto cosa avvenga
nel corso dell’embriogenesi, ma come e perché abbiano luogo gli eventi
che accompagnano la formazione dell’embrione.
Ciò che caratterizza la ricerca di Blechschmidt è il radicale rifiuto di ogni
forma di teleologia, palese o occulta. Un concetto più volte espresso, ri-
guarda la direzione delle forze coinvolte negli eventi dell’embriogenesi:
l’autore ribadisce sempre che la direzione va dall’esterno verso l’inter-
no. Se ciò che attiva gli eventi proviene dall’esterno, dall’ambiente, resta
esclusa l’esistenza di dispositivi interni preposti – ossia intrinsecamente
finalizzati – alla regolazione del processo formativo dell’embrione. Una
simile prospettiva apre uno spazio di ricerca molto ampio, che ha por-
tato l’autore ad individuare inediti processi biologici, come ad esempio
i “campi metabolici”. Recenti acquisizioni sperimentali inerenti l’atti-
vazione genica, il suddetto dispositivo interno, stanno in effetti con-
fermando l’ intuizione dell’autore. Le ricerche del premio Nobel E. R.
Kandel e soprattutto le pionieristiche ricerche di D. Ingber sulla Ten-
segrità stanno facendo riemergere il valore della cosiddetta Epigenetica
di cui Blechschmidt risulta essere antesignano. I campi metabolici sono
a tutti gli effetti assimilabili alla dinamica delle forze meccaniche che
sottendono l’espressività biologica, in ambito fluidico, della Integrità
Tensionale (Tensegrità).
La descrizione di questi processi è l’oggetto di questo libro. Negli ultimi
capitoli, tuttavia, l’autore fa dei passi ulteriori. Egli intuisce che il pro-

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Come inizia la vita umana

cesso di formazione dell’embrione non è soltanto un momento, sia pure


importante, della genesi umana, ma è ciò che caratterizza l’uomo per
quello che è (ciò vale, naturalmente, anche per gli animali), sia dal punto
di vista somatico, che da quello psichico, sostenendo anzi che a questo
livello somatico e psichico non possano essere distinti. Questa intuizio-
ne all’epoca non aveva riscontri negli studi di fisiologia; di conseguenza,
l’autore la sostiene con argomenti di tipo culturale. Anche in tale ambito
Erich Blechschmidt si dimostra artefice di un’analisi la cui portata non
poteva essere supportata dalla ricerca sperimentale di quei tempi, incapa-
ce di compiere passi determinanti a causa di una deficienza tecnologica
che solo oggi è stata colmata. Intendiamo riferirci agli innovativi studi di
A. D. Craig sull’ Interocezione e la scoperta della rappresentazione nel
Lobo dell’Insula, importante porzione della formazione Limbica, delle
informazioni sullo stato del corpo, creando quindi quel ponte anatomico
cercato da tempo immemorabile tra stato psichico e funzione somatica.
Risulta pur vero che tale funzione non è stata ancora investigata in am-
bito embriologico e che è auspicabile che al più presto la ricerca colmi
questa lacuna. Tuttavia è del tutto plausibile che tale dinamica eserciti una
sua influenza poiché, citando direttamente Erich Blechschmidt, “Non vi
sono organi senza funzione, sia durante il periodo del loro sviluppo sia
dopo che risultino arrivati ad un uno stato di sviluppo definitivo”. Altri
autori R. J. Radlanski, H. Renz hanno fatto una rivisitazione critica delle
idee sviluppate dal Blechschmidt, ponendole in relazione con le più at-
tuali teorie di attivazione genica.
Per tornare alla domanda iniziale, la pubblicazione di questo libro è
importante non solo per la validità e la sorprendente attualità del conte-
nuto delle sue ricerche, ma anche perché il suo originale punto di vista,
con tutta la sua portata euristica, ha tracciato un percorso che solo oggi
cominciamo a riconoscere nella sua completezza.

dott. Vincenzo Cozzolino

Pescara, febbraio 2009

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Premessa

PREMESSA

Un embrione umano è così dotato di grazia, che una persona priva di pregiudizi non
può fare a meno di ammirarlo con stupore. Questo embrione, minuscolo e poco ap-
pariscente, per molti è ancora quasi sconosciuto. Alcuni lo vedono solo come apparte-
nente al regno degli animali, altri come l’uomo nella sua originarietà più elementare.
Il momento iniziale dell’esistenza umana è diventato così un problema.
Lo sviluppo dell’uomo come individuo (sviluppo individuale) comincia con la fecon-
dazione. Per questo motivo nelle pagine che seguono abbiamo soprattutto voluto far
conoscere lo sviluppo dall’uovo all’embrione.
Quanto verrà esposto sull’ontogenesi dell’embrione umano e sulle sue prime attività
è completamente supportato dalla nostra documentazione relativa all’embriologia
umana. Diverse fotografie originali e illustrazioni elaborate in modo sistematico
sono apparse già nel 1973, come documentazione originale, col titolo “Die prä-
natalen Organsysteme des Menschen”. Le spiegazioni scientifiche integrative
sono state pubblicate nel 1977 in “Biokinetics and Biodynamics of Human
Differentiations”. Una serie completa di ritratti illustrativi si trova nello Scien-
ce Centre di Toronto, Canada.
Poiché non esiste alcun procedimento che consenta di dedurre da ricerche anato-
miche su animali o attraverso formule matematiche, in che modo un uovo umano
si sviluppi in un embrione umano e quindi in un neonato, per questo lavoro si è
dovuta indagare l’origine stessa dell’uomo ed il suo sviluppo, attraverso illustrazioni
originali. Questo richiese decenni di pazienza, ma ci portò infine a questo risultato:
la differenziazione e il suo processo molecolare sono ordinati in modo biodinamico.
Questo ordine è localizzabile con maggior precisione attraverso la determinazione
dei movimenti di sviluppo. I risultati qui ottenuti autorizzano a presentare una
descrizione dell’attuale conoscenza dell’ontogenesi umana, attraverso un’esposizione
il cui interesse supera i confini specifici della materia.

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Come inizia la vita umana

Un ricercatore che ha dedicato gran parte della sua vita ad osservare, ad interrogare
continuamente ed incessantemente l’uomo non ancora nato, cercando di carpirgli
informazioni attendibili, non riesce a venire a patti con il concetto tradizionale di
evoluzione. Non c’è modo di convincerci che la storia dell’essere vivente su questa
terra sia stata solo e soltanto una evoluzione. Se lo sviluppo non fosse nient’altro
che evoluzione, allora sarebbe, come la parola sottolinea in modo inequivocabile, un
processo unidirezionale dall’interno verso l’esterno, un dispiegarsi e inevitabilmente
quindi un costante progresso dal semplice al complicato. Non c’è niente però che
dimostri tutto questo, neanche nell’ontogenesi. Per documentare ciò, questo libro non
fa riferimento a schemi, ma esclusivamente ai risultati originali, ai risultati ottenuti
a Göttingen, controllati in diversi istituti esteri e catalogati in USA alla Carnegie
Institution.

Erich Blechschmidt

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L’anatomia classica e la morfologia cinetica

L’ANATOMIA CLASSICA
E LA MORFOLOGIA CINETICA

Ancora all’inizio del XVI secolo, l’ “anatomista” leggeva ex cathedra ai


suoi allievi gli scritti anatomici del medico greco-romano Galeno (130-
199 d.C. circa), mentre il “sezionatore” ne dava dimostrazione sul ca-
davere. Se ciò che veniva letto non si accordava con quello che veni-
va mostrato, era il testo del libro ad essere ritenuto valido, non il refer-
to autoptico. Una ricerca sistematica del corpo umano, con tutte le sue
conseguenze scientifiche, cominciò solo nel 1543, con la pubblicazione
dell’opera di Vesalio “De humani corporis fabrica”.
Vesalio osservò che buona parte delle descrizioni di Galeno traevano
origine da osservazioni su animali ed erano piene di fraintendimenti. Ve-
salio – e questo fu un momento decisivo – scoprì nel cadavere il model-
lo verificabile dell’uomo vivente. Con coltello e pinzette, con un meto-
do meccanico quindi, fu possibile per la prima volta raffigurare sistema-
ticamente, con mano tecnicamente addestrata, gli organi umani. Splen-
didi disegni artistici, sempre fedeli all’oggetto, ci mostrano ancora oggi
la forza di questa osservazione inedita.
Con quest’opera vennero fissati i nuovi fondamenti e i nuovi concet-
ti che furono alla base di tutta la medicina futura. L’anatomia di Vesalio
del XVI secolo vale ancora oggi come fondamento scientifico verificato
dell’intera medicina. È un’opera ancora attendibile e le sue conseguenze
non sono ancora affatto esaurite.
Grazie a Vesalio, si ebbe conoscenza dello stadio di sviluppo dell’adul-
to, particolarmente evidente, ma certo anche molto complesso. Per di-
versi motivi però, non ci si era mai domandato se oltre all’anatomia del
corpo adulto, potessero esistere anche anatomie diverse, dell’uomo non
adulto e di quello non ancora nato, che anche al tempo di Vesalio rima-
sero quasi sconosciute da un punto di vista anatomico.

13
Come inizia la vita umana

A partire dal 1839, quando – con l’aiuto di metodi più raffinati – Schlei-
den (1804-1881) e Schwann (1810-1882) descrissero la cellula come un
elemento costitutivo dell’essere vivente, questo problema venne nuova-
mente preso in considerazione e le ricerche sul corpo umano si indiriz-
zarono verso dimensioni sempre più piccole. Insieme a numerosi pro-
cedimenti ancor più raffinati – alcuni dei quali si spingono fino al livello
submicroscopico – solo oggi, dopo molte generazioni, si è avuta cono-
scenza di raccolte di dati riguardanti strutture che, anche a partire dai più
piccoli segni dell’apparizione dell’uomo, consentono di formarsi un’im-
magine e quindi un’idea figurata. In questo campo tuttavia non è sem-
plice come negli adulti ottenere informazioni concrete, se si desidera ot-
tenere qualcosa di più di un sapere parziale ed incoerente.
L’anatomia classica di Vesalio viene oggi indicata come anatomia descrit-
tiva, intendendo con ciò la descrizione del corpo umano nella sua imma-
gine statica. A questa immagine statica manca la semplicità di principi di
sviluppo riconosciuti, che oggi suscitano un grande interesse in quan-
to stanno alla base della comprensione dei complicati dati della prassi
quotidiana e dell’enorme esperienza clinica maturata. Oggi le descrizioni
anatomiche somigliano a volte a raccolte di formule, che possono essere
apprese ed usate, ma che sono vuote, poiché non possono trasmettere
un’immagine chiara dell’organico nella sua interezza. Ciò che può essere
solo misurato, ma non può più essere guardato, smarrisce il proprio sen-
so. E ciò che non ha più senso, diventa inevitabilmente insensato.
Per trovare delle regolarità nella massa di dati relativi all’embriologia
umana oggi disponibili, è necessario imparare a conoscere la forma-
zione e lo sviluppo del corpo umano, la sua ontogenesi, cioè passare
dall’abituale anatomia statica di Vesalio ad una anatomia dinamica, che,
a partire dal germe monocellulare, descriva una limitata successione di
stadi, in particolare quelli riguardanti la prima fase di sviluppo. Per otte-
nere un’immagine morfologicamente chiara e verificabile dell’ontogene-
si, si deve – cosa non consentita alle ricerche sul vivente – acquisire una
conoscenza precisa dei mutamenti di stato, forma e struttura delle più
piccole parti del corpo dell’embrione in fase di formazione e sviluppo,
rilevandone le connessioni corporee, prima di compiere ricerche speci-
fiche. Non conoscendo le relazioni spaziali dei giovani impianti embrio-

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L’anatomia classica e la morfologia cinetica

nali nel succedersi degli stadi di sviluppo, cerchiamo, come nell’anato-


mia classica, di considerare separatamente solo gli organi, senza conser-
vare la minima idea dello sviluppo di un embrione umano.
Un uovo umano fecondato pesa circa 0,0004 mg ed è lungo all’incirca
0,1 mm. Dopo circa due settimane di crescita, l’impianto dell’embrione,
che in esso diventa pian piano visibile, misura più o meno 0,2 mm. No-
nostante queste piccole dimensioni tuttavia, le sue caratteristiche umane
sono già evidenti. Con la conoscenza dei mutamenti corporei dei minu-
scoli impianti iniziali, ci facciamo un’idea delle prime attività individuali
dell’essere umano e troviamo le funzioni fondamentali degli organi. Ri-
conosciamo le premesse decisive della loro funzionalità futura. Le pri-
me attività (funzioni) del giovane embrione umano accessibili all’indagi-
ne morfologica sono i suoi movimenti di sviluppo. Tutte le strutture or-
ganiche sono processi in movimento. Non si tratta però di semplici mo-

“Collezione Blechschmidt” di embriologia umana, presso l’Istituto di Anatomia dell’Università di


Göttingen. In una grande sala sono esposte 64 serie di ricostruzioni di sezione. Le ricostruzioni to-
tali di embrioni di età differenti consentono, attraverso il confronto tra i diversi stadi, di dare dimo-
strazione dei movimenti di sviluppo.

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Come inizia la vita umana

vimenti materiali, ma di strutture viventi, che sono paragonabili in linea


generale a processi in movimento, ma non sono identici a questi.
L’anatomia statica che descrive solo la dimensione spaziale oggi si è
estesa, fino a diventare una anatomia dinamica (Morfologia Cinetica),
che descrive la doppia dimensione spazio-temporale. Secondo questa, il
processo di organizzazione dell’organismo è un risultato dei movimenti
di sviluppo degli organi e quindi delle aggregazioni cellulari e delle loro
cellule. I movimenti di materiale molecolare e submolecolare delle sin-
gole cellule sono componenti dei movimenti di sviluppo.
Poiché i movimenti di sviluppo sono dei movimenti di materiale contro
resistenza, da un punto di vista fisico rappresentano un segno di lavoro.
Se prendiamo in considerazione le forze coinvolte, che già oggi, almeno
qualitativamente, ci sono in gran parte note, allora la morfologia cineti-
ca conduce ad una morfologia biodinamica. L’embriologia così diventa
inaspettatamente un nuovo fondamento della fisiologia.
Si dice che nel sedicesimo secolo Leonardo da Vinci, il grande pittore
e ricercatore della natura, abbia teorizzato la presenza della matematica
nella natura vivente e che la bellezza dell’organico consiste proprio nel-
la sua matematica. Già allora si sapeva che il contare, se si parte dal sin-
golo, e il misurare, se invece si parte dall’intero, costituiscono dei pro-
cedimenti molto elementari per descrizioni più esatte. Grazie ad essi le
caratteristiche di una realtà, che di per sé non è né accessibile né evi-
dente, diventano misurabili. Anche il corpo umano può essere contato
e misurato: relazioni spaziali, lunghezze e larghezze, diametri, superfi-
ci, velocità, relazioni di peso, tensioni superficiali e molto altro. I valori
di misurazione sono dati, che esprimono qualcosa di intero. Questo in-
tero, che è qualcosa di più del valore di una misurazione, deve sempre
essere presupposto. La dottrina della forma del corpo come immagine
istantanea della sua formazione complessiva è quindi un tema impor-
tante nella descrizione dell’ontogenesi.
Nel corso delle nostre decennali ricerche su preparati completi di uova
ed embrioni, abbiamo potuto dimostrare che le formazioni viventi so-
no già processi di movimento che riguardano l’intero corpo e devono
essere descritte in modo omogeneo. Se si analizzano gli organi sistema-
ticamente come elementi dei germi interi e degli embrioni interi, si tro-

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L’anatomia classica e la morfologia cinetica

va che ogni organo, senza eccezione, può essere caratterizzato attraver-


so uno specifico sviluppo spaziale, un suo peculiare sviluppo formale
ed un relativo sviluppo strutturale, senza che emergano contraddizio-
ni con dati biofisici, biochimici o anche anatomo-comparativi. Diven-
ne così possibile una grande semplificazione nelle descrizioni, che ebbe
come conseguenza una più ampia capacità di orientamento, per ciò che
riguarda lo sviluppo. La cosa sorprendente è che proprio grazie a que-
sta descrizione dei cambiamenti di posizione, di forma e di struttura,
considerati come cambiamenti di luogo, il vivente si esprime con par-
ticolare evidenza. È corretta l’affermazione secondo cui nel vivente le
strutture puramente formali sono altrettanto rare quanto i processi pu-
ramente fisici o puramente chimici.
Le strutture viventi che si formano nel processo dell’ontogenesi sono
qualcosa di più di puri mutamenti di forma misurabili. Sono sempre an-
che espressione di processi vitali non misurabili. Non si possono equi-
parare alle conoscenze dei movimenti, proprie della fisica. Un’equipa-
razione sarebbe una schematizzazione meccanicistica e quindi non am-
missibile. Nell’embriologia umana il calcolo e la misurazione fisica inte-
ressano solo in quanto contributi alla conoscenza, ma non costituisco-
no elementi di prova per il vivente. Questa osservazione non sarà mai
ripetuta abbastanza.
Il fatto che una descrizione biofisica dei processi di movimenti produca
buoni risultati, non esclude l’utilizzo di altri metodi di indagine scienti-
fica, ma anzi li sollecita. Un esempio può illustrare meglio la questione.
La distanza che viene percorsa da un alpinista può essere misurata con
metodi geometrici, mentre la relativa velocità della scalata può essere
misurata con strumenti fisici, ad esempio con un orologio. Può esse-
re documentato anche il lavoro svolto e in modo indipendente posso-
no essere documentati i processi chimici del metabolismo, come il con-
sumo di ossigeno, di carboidrati e l’attività enzimatica. Se si mette tem-
poraneamente da parte uno dei risultati ottenuti, l’indagine sulla distan-
za effettivamente percorsa non viene falsificata. Così come la chimica
si fonda sulla fisica, in ambito biologico dati chimici hanno senso so-
lo in presenza di dati che forniscono un orientamento spaziale e fisico.
Come già detto, ogni processo di sviluppo possiede caratteri fisici e ca-

17
Come inizia la vita umana

ratteri chimici; tuttavia, però, un processo di sviluppo è qualcosa di più


della loro somma. In questo lavoro analizzeremo i caratteri meccanici
dell’ontogenesi, poiché forniscono un orientamento più generale rispet-
to all’analisi chimica. Non descriveremo quindi “lo” sviluppo, ma i segni
che lo caratterizzano, ossia i cambiamenti di luogo.
A questo proposito, è bene notare che nel descrivere i processi vitali, la
vita stessa viene presupposta e ciò che vengono descritti sono solo i ca-
ratteri del vivente. La biologia non è la scienza della vita, ma la scienza
delle espressioni vitali. Lo sviluppo dell’intero è molto di più di quanto
possa essere dimostrato con metodi scientifici.

I MOVIMENTI DI SVILUPPO
SONO OGGI DIMOSTRABILI
Chiamiamo legge naturale ciò che nella natura non possiamo cambia-
re. La conoscenza delle leggi naturali e il loro significato per il pro-
cesso dell’ontogenesi umana costituiscono uno degli obiettivi specifi-
ci dell’embriologia umana. Se nella vita pratica il valore delle leggi è im-
portante, per l’ontogenesi lo è in misura molto maggiore.
Un apparecchio tecnico può perdere del tutto valore se viene privato
di un componente minuscolo. Per un organismo sensibile – in determi-
nate circostanze – questo vale in misura molto maggiore. Il minimo di-
sturbo metabolico in un determinato punto può portare non solo alla
diminuzione della forza formativa dell’embrione, e quindi a delle mal-
formazioni, ma persino alla sua morte.
In questo contesto è importante formulare in modo corretto la doman-
da, per riuscire a trovare le leggi elementari del costituirsi della forma.
Come fa il corpo a far nascere, dopo un certo sviluppo, spalle e braccia?
Come è possibile che la bocca si formi come una fessura trasversale e
non come una fessura che va dal basso in alto? In che modo il germe fa
sì che gli occhi diventino degli organi funzionanti, posti sul davanti del-
la testa e non sul retro? In breve: perché ontogeneticamente siamo for-
mati così e non in un modo diverso da come ci conosciamo? Sorpren-
dentemente, porsi tali semplici domande serve ad imparare a compren-
dere le differenziazioni organiche, meglio di quanto fatto finora.

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L’anatomia classica e la morfologia cinetica

Embrione di mm 12, 6ª settimana

19
Come inizia la vita umana

Le differenziazioni non si lasciano spiegare, con la tesi della conserva-


zione della specie. Non si può comprendere, infatti, come le molteplici
differenziazioni che troviamo in ogni fase dell’ontogenesi umana pos-
sano, nella loro specificità, attuare di volta in volta il compito della con-
servazione della specie. Come potrebbe sapere il giovane embrione, in
ogni stadio del suo sviluppo, di doversi differenziare con lo scopo di
conservare la specie? L’ontogenesi non è un gioco di mutazioni, né è il
mero risultato di una selezione per la conservazione della specie.
Il nostro scopo non è solo quello di ottenere nuove e migliori osserva-
zioni, ma è anche formulare delle idee sul “sistema naturale” degli or-
gani, che consentano affermazioni sulle regole generali delle differen-
ziazioni. Il risultato di questo sforzo è una anatomia comparativa, il cui
compito è confrontare i movimenti di sviluppo degli organi nelle di-
verse regioni del corpo. Questo metodo è legittimo e sensato, poiché
le diverse differenziazioni regionali sono variazioni di aggregazioni di
cellule, che provengono a loro volta da un solo uovo. Attraverso que-
sta comparazione regionale possono essere dimostrate regole dei mo-
vimenti del corpo durante l’ontogenesi e trovare regolarità, senza la cui
conoscenza non saremmo in grado di ottenere un’immagine dello svi-
luppo funzionale dell’uomo.
Il risultato è sorprendente: si presenta a noi una originarietà del giova-
ne uomo, che in tutto il suo futuro sviluppo non si manifesterà mai più
con tanta bellezza e chiarezza.
I movimenti di sviluppo costituiscono le precoci attività dell’embrione.
Non sono però dimostrabili attraverso i metodi tradizionali della fisio-
logia. Tuttavia, non siamo vincolati a questi metodi di analisi del vivente
estremamente complicati. Infatti, che un embrione diventi più grande col
passare di giorni e di settimane, il fatto che anche i suoi organi crescano
e che nel loro ambito si formino in modo rigorosamente ordinato nuove
cellule e aggregazioni cellulari, può essere dimostrato con chiarezza persi-
no maggiore rispetto al vivente, per mezzo di preparati anatomici.
Se vogliamo determinare il processo spaziale e temporale dei movi-
menti di sviluppo, inteso come cambiamenti di luogo e come proces-
si parziali dello sviluppo individuale, abbiamo bisogno di una folta se-
rie di stadi strettamente connessi l’uno all’altro, soprattutto per ciò che

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L’anatomia classica e la morfologia cinetica

riguarda il primo sviluppo embrionale nei primi due mesi successivi al-
la fecondazione. In questo periodo, infatti, hanno luogo in breve tem-
po cambiamenti particolarmente decisivi.
La conoscenza dei primi stadi di sviluppo, in particolare, è diventata di
grande importanza dal punto di vista pratico, per quanto riguarda lo
studio delle malformazioni, soprattutto dopo che – a causa della cata-
strofe del Contergan negli anni sessanta – si sono avute notizie di gravi
deformazioni delle membra. Oggi sappiamo che in diversi periodi dello
sviluppo, soprattutto durante il primo sviluppo embrionale, si trascor-
rono fasi di breve durata con una particolare predisposizione alle mal-
formazioni. Questa predisposizione esiste nei riguardi di generi volut-
tuari, che di solito sono completamente innocui, di medicinali, di agen-
ti patogeni infettivi e forse persino nei riguardi di molti stimoli non na-
turali. Tutte le malformazioni costituiscono casi limite del normale. Le
deformazioni sono di tutti i gradi: si va dalle leggere devianze, fino al-
le gravi alterazioni. Le deformazioni particolarmente precoci sono so-
litamente più gravi e più gravide di conseguenze rispetto a quelle che si
sviluppano più tardi e che in determinate circostanze risultano incom-
patibili con la vita.

SERIE DI RICOSTRUZIONI DI SEZIONI


FORNISCONO NUOVI DATI
Soltanto 40 anni fa mancavano ancora tutte le condizioni tecniche, che
consentissero di rendere visibili i minuscoli germi. Nei primi stadi, gli
embrioni umani sono talmente piccoli, che di solito sono appena perce-
pibili e possono essere osservati solo in casi del tutto eccezionali. Giovani
uova ed embrioni sono limpidi e trasparenti e appaiono privi di struttura
a causa del loro alto contenuto di acqua.
Per analisi embriologiche del nostro tipo, sono adatti solo quei germi che
alcuni secondi dopo la morte vengono salvaguardati da un rapido sciogli-
mento (disgregazione autolitica), attraverso particolari misure chimiche
(fissazione), diventando così più visibili, rispetto all’inizio. Sul vivente,
anche con la più grande attenzione, di solito non si vede quasi niente.
Preparati anatomici di giovani embrioni umani hanno un valore molto
grande da un punto di vista morfologico. Quelli abbastanza utilizzabili e

21
Come inizia la vita umana

che possono essere confrontati gli uni con gli altri con grande precisione,
vengono solitamente catalogati, su scala internazionale, dalla Carnegie
Institution di Davis (USA). Il particolare valore di questi preparati risiede
nell’accurato trattamento a cui sono sottoposti. Le strutture organiche
sono riconoscibili solo se, tra le altre cose, delle sezioni sottili vengo-
no marcate con particolari sostanze coloranti e in particolare con sali di
metallo sufficientemente densi di elettroni. Ma anche allora non si ha la
certezza di poter ottenere da migliaia di sezioni sottili una chiara rappre-
sentazione spaziale e di produrre immagini che consentano di acquisire
una conoscenza chiara dell’ontogenesi. Per ottenere ciò, le sezioni micro-
scopiche di giovani embrioni devono essere prodotte su scala più grande,
sezione per sezione, come modelli di lastre, ed essere combinate con le
cosiddette ricostruzioni di sezioni.
A questo scopo, abbiamo ottenuto delle serie di sezioni dagli embrioni
già trattati (fissati), abbiamo colorato questi preparati ed abbiamo foto-
grafato tutte le serie sezione per sezione. Ogni immagine di sezione è
stata poi disegnata in una versione ingrandita, utilizzando come guida il
preparato e la fotografia. I disegni sono stati applicati su sottili lastre ri-
tagliabili. Le strutture che così sono diventate visibili sono state ritagliate
e quindi sostituite da materiali sintetici polimerizzanti. I singoli esemplari
di lastre, che mostravano le strutture ingrandite delle singole sezioni, so-
no stati a loro volta combinati con ricostruzioni totali.
Le nostre ricostruzioni totali, che sono state sistematicamente lavorate
fino al limite dello scioglimento, dovevano essere alte quasi un metro,
perché l’ingrandimento fosse sufficiente a consentire il riconoscimen-
to dei minuscoli impianti nei loro relativi contesti spaziali. Attraverso di
esse è stato possibile ottenere una rappresentazione morfologica di ciò
che caratterizza la posizione, la forma e la struttura degli impianti nel
corso dell’ontogenesi e si sono potuti rappresentare stadio per stadio gli
impianti, che sono componenti degli embrioni interi, nelle loro diverse
differenziazioni. Con l’aiuto delle ricostruzioni totali, è diventato pos-
sibile prendere atto allo stesso tempo sia della forma esterna, che della
struttura interna del giovane embrione e metterle in relazione.
Solo con l’aiuto di una serie di queste ricostruzioni totali, si sono potuti
scoprire i movimenti di sviluppo in modo così preciso, da fornire una

22
L’anatomia classica e la morfologia cinetica

In alto: minuscoli piedi umani, 10ª settimana


In basso: embrione di mm 27, 8ª settimana
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Come inizia la vita umana

visione d’insieme sui processi di formazione successivi alla fecondazione,


che sono coinvolti nell’ontogenesi umana. Solo la serie di ricostruzioni
totali di embrioni molto giovani ha consentito di vedere ogni organo
embrionale come componente dell’embrione intero.
La tecnica tuttavia era così dispendiosa e richiedeva così tanto tempo, che
sono stati necessari decenni per acquisire – sulla base dei movimenti di
sviluppo messi in evidenza e in seguito anche della verificabile elasticità
formale degli embrioni vivi – un’idea della biodinamica dell’ontogenesi.
Non si poteva sapere in anticipo che, partendo dalla cinetica dello svilup-
po, si poteva arrivare anche a fondamentali affermazioni biodinamiche.

24
Una nuova concezione: differenziazione nei campi metabolici biodinamici

UNA NUOVA CONCEZIONE:


DIFFERENZIAZIONE NEI
CAMPI METABOLICI BIODINAMICI

Charles Darwin (1809-1882), che nel suo libro “L’origine delle specie” ri-
porta fattori particolari della storia dell’evoluzione da lui assunti, era an-
cora privo di una propria concezione riguardante l’embriologia umana.
All’epoca non si facevano ancora distinzioni tra storia dello sviluppo (evo-
luzione) e sviluppo (ontogenesi). Si credeva piuttosto, che con la storia
dello sviluppo si avesse anche una comprensione della ontogenesi. Nean-
che le ricerche sperimentali, grazie alle quali Wilhelm Roux (1850-1924)
ha fondato la fisiologia dello sviluppo, sono state sufficienti al raggiungi-
mento della necessaria concezione morfologica.
È vero che dai cambiamenti patologici provocati artificialmente sono
emersi risultati singoli interessanti, tuttavia non veniva notato che, in ogni
fase dello sviluppo, posizione, forma e struttura delle differenziazioni em-
brionali, attraverso i loro movimenti di crescita, fossero strettamente con-
nesse e che la determinazione di queste relazioni dovesse precedere le più
complicate ricerche sul vivente, se si voleva riconoscere nella ontogenesi la
peculiarità dello sviluppo umano. In questo contesto, la conoscenza della
morfologia dell’organismo umano è la premessa per la maggior precisione
di ogni ricerca. Dati che inseriscono l’uomo solo ipoteticamente nel gran-
de calendario degli eventi storici della terra non sono sufficienti, così come
non sono sufficienti le singole misurazioni sull’oggetto vivente.
Partendo dal desiderio, umanamente comprensibile, ma di fatto ingiusti-
ficato, di fare un tipo di ricerca che fosse il più possibile prossima alla vi-
ta, invece di prendere lo spunto da premesse intenzionalmente semplici,
sono state compiute innumerevoli e complicatissime ricerche su casi limi-
ti, senza tuttavia riuscire ad ottenere verifiche importanti e quindi dei da-
ti fondamentali.

27
Come inizia la vita umana

Può essere qui istruttivo ricordare un famoso esperimento di fisiologia


dello sviluppo del biologo Hans Driesch (1867-1941). Attraverso lo scuo-
timento dei loro due blastomeri, Driesch divise giovani germi di ricci di
mare allo stadio bicellulare e li abbandonò, divisi in modo artificiale, al lo-
ro sviluppo. Il risultato furono due larve complete, grandi circa la me-
tà rispetto al normale. Driesch dedusse da questo esperimento che ognu-
na delle cellule avesse in sé la capacità di sviluppare se stessa in un inte-
ro. Non si sapeva ancora, però, come la capacità di sviluppo diventi uno
sviluppo reale. Restava aperta la questione – come avviene di solito negli
esperimenti sulla fisiologia dello sviluppo – di cosa si intenda in generale,
quando si parla di potenziale di sviluppo. Se però si fossero volute inten-
dere le capacità, come capacità in determinate condizioni, restava del tutto
oscuro quali fossero le particolari condizioni che venivano di volta in volta
create dagli esperimenti menzionati e che consentivano lo sviluppo.
Un altro famoso esperimento, condotto dallo zoologo Spemann, ha por-
tato a malintesi di vasta portata. Spemann (1869-1941) eseguì un esperi-
mento sugli occhi di anfibi. L’ocello – si tratta di una preformazione ori-
ginaria (primordium) della parte nervosa dell’occhio – nasce da una sezione
dell’encefalo. Il cristallino dell’occhio degli anfibi invece, che sta più in su-
perficie rispetto all’ocello, è originato dalla cute. Spemann allora fece i se-
guenti esperimenti: distrusse l’ocello nei girini della rana temporaria, prima
che si formasse il cristallino e ne impedì quindi lo sviluppo. Interpretò il ri-
sultato in questo modo: il cristallino si sviluppa in “differenziazione dipen-
dente” dall’ocello. Ripeté quindi l’esperimento su girini di rane verdi ad un
successivo stadio di sviluppo, ottenendo un cristallino. Spemann conclu-
se: in questo caso il cristallino si sviluppa in modo indipendente dall’ocel-
lo, in “autodifferenziazione”. Altri esperimenti mostrarono cose simili: se
alcune cellule della regione in cui nel tritone normalmente cresce la coda,
vengono trapiantate in una zona dove normalmente cresce la gamba, allo-
ra dalle cellule della coda si svilupperà una gamba. Si tratta quindi di “dif-
ferenziazione dipendente”. Se però cellule della coda vengono trapiantate
in un momento successivo dello sviluppo, allora si svilupperanno in una
coda in “differenziazione indipendente”. Esperimenti che si rifacevano al-
le ricerche di Spemann, portarono alla seguente ipotesi esplicativa: cellule
ancora indifferenziate possono essere stimolate alla differenziazione attra-

28
Una nuova concezione: differenziazione nei campi metabolici biodinamici

verso il contatto con il loro ambiente circostante; al contrario, cellule che


in larga parte sono già sviluppate hanno minori capacità di adattamento e
possono perciò essere considerate come “determinate”.
Dai molti tentativi compiuti in questa direzione, Spemann trasse la con-
clusione che nelle primissime fasi dello sviluppo esisterebbe un cosiddet-
to “centro organizzativo”, che a partire da un certo punto provocherebbe
in qualche modo la differenziazione di tutti gli organi successivi. Secondo
questa impostazione, la differenziazione viene pensata in linea di principio
a partire dall’interno. Nello stadio di sviluppo iniziale, agirebbero sostanze
provenienti da impianti sviluppati, nei diversi casi, fino a un certo grado, le
quali indurrebbero a pensare lo sviluppo successivo in modo chimico (ef-
fetti dell’organizzatore). Come principio attivo di questi organizzatori, da
allora vennero sostanzialmente assunti degli induttori puramente chimici.
In realtà, specifiche sostanze chimiche che da sole “fanno” una differen-
ziazione, non sono mai state individuate. In questo senso, l’“organizzato-
re” è un Deus ex machina.
Al contrario, è stato dimostrato nel frattempo che i cosiddetti effetti in-
duttori possono essere suscitati non soltanto dalle più diverse sostanze or-
ganiche ed inorganiche, ma anche da interventi meccanici. Nel coniglio,
ad esempio, lo sviluppo dall’ovulo ad un animale completamente formato
può essere indotto attraverso la puntura di un ago invece che con la fecon-
dazione. È certo oggi, che induttori specifici, nel senso di uno stimolo allo
sviluppo proveniente dall’interno, non esistono. Per questo motivo è cor-
retto domandarsi: quali sono le condizioni che rendono possibili i processi
di differenziazione? Quali sono le regole generali che sono alla loro base?
Nel tentativo di rispondere a questi interrogativi, ci sono state di grande
aiuto le ricerche sullo sviluppo cinetico della ontogenesi umana, che han-
no mostrato delle connessioni tra le differenziazioni, sorprendentemen-
te semplici. Come vedremo, nell’ontogenesi le differenziazioni non costi-
tuiscono dei processi a se stanti, ma sono sempre eventi parziali dell’inte-
ro sviluppo individuale. Se si confrontano sistematicamente i movimen-
ti di sviluppo nelle diverse regioni del corpo, si scopre che le diverse dif-
ferenziazioni locali sono una immediata espressione di forze in senso fisi-
co e non di qualità chimiche di sostanze particolari. Esistono infatti forze
strutturanti, ma non esistono sostanze strutturanti.

29
Come inizia la vita umana

Chiamiamo i settori o campi in cui agiscono queste forze, campi metabo-


lici bio–dinamici. I campi metabolici sono morfologicamente rilevabili, se-
condo diversi ordini di grandezza: in modo macroscopico, microscopico
e submicroscopico. Tutte le differenziazioni possono essere descritte co-
me alterazioni dei campi metabolici bio–dinamici. Secondo questa ipotesi,
per ogni sviluppo dobbiamo assumere in linea di principio unità di diver-
so ordine di grandezza. Questo è un punto importante.

ADATTAMENTO ATTRAVERSO LA CRESCITA


ED EREDITARIETÀ ATTRAVERSO LA RIPRODUZIONE
Quando in primavera una felce si sviluppa dispiegando le sue foglie,
questo sviluppo – se lo si vede solo a occhio nudo – appare come una
crescita che si dispiega dall’interno verso l’esterno, sempre più verso
la luce, verso l’alto. Se lo si vede da una prospettiva submicroscopi-
ca però, si può dimostrare che si tratta di un’assimilazione interna di
particelle provenienti dal terreno e dall’aria; si tratta cioè, al contrario,
dell’espressione di movimenti molecolari e di movimenti di minuscoli
(in senso submicroscopico) fotoni, che attraversano le membrane pla-
smatiche nella direzione esterno–interno. Ciò avviene nel processo di
germinazione di un fagiolo, di una faggina (la piccola noce di un fag-
gio) o di un chicco di grano e in linea di principio non è diverso per
moltissime altre piante, ma non ha niente a che fare con mutazioni, né
con la selezione.
In effetti, ogni pianta legata ad una determinata posizione mostra un
adattamento che avviene attraverso la crescita. Ogni faggio ben cresciu-
to, che insieme ad altri prospera nel bosco, ed ogni cespuglio al margi-
ne di un bosco, trovano il loro adattamento attraverso la crescita, non
attraverso una selezione intesa come scelta, come avviene ad esempio
con il coltivatore di piante.
Lo scambio tra crescita e riproduzione è necessario, perché possano
nascere non solo alberi ma anche boschi, non solo erbe ma anche pra-
ti, se cioè con nuovi esemplari singoli possano venire a formarsi – an-
che se lentamente – nuove popolazioni e in questo modo, poco a poco,
anche nuove specie, che siano in grado di delimitarsi geograficamen-
te l’un l’altra. Non è la selezione, ma è l’accentuata alternanza del rit-

30
Una nuova concezione: differenziazione nei campi metabolici biodinamici

mo di crescita e riproduzione a determinare l’andirivieni di nuovi esse-


ri singoli, la nascita di nuove e la scomparsa di vecchie specie. In que-
sto scambio di crescita e riproduzione, le mutazioni sono solo un avve-
nimento parziale.
Nell’ambito di una ricerca scientifica, bisogna partire dall’evoluzione
nel senso dell’ontogenesi, piuttosto che dalla storia dell’evoluzione, per
ottenere rappresentazioni morfologiche più precise.

PROCESSI VITALI NELLE PRIME


DIFFERENZIAZIONI CELLULARI
Persino la più piccola forma in cui l’uomo si manifesta, cioè l’ovu-
lo umano fecondato, è un’immagine istantanea di processi ordinati. Se
analizziamo l’ovulo con il microscopio, possiamo distinguere in que-
sto germe unicellulare tre componenti principali: una membrana cellu-
lare, il suo contenuto, cioè il plasma cellulare (citoplasma) e, all’interno
di questo, il nucleo della cellula. Secondo una descrizione topografica:
un esterno, un interno ed in mezzo un particolare settore di transizio-
ne. Il citoplasma fa da tramite tra esterno e interno in processi di im-
portanza vitale. Già questo sistema di parti di regioni diverse, la cui po-
sizione non è intercambiabile, è – come un tutto vivente – un sistema
di processi orientati, che solo in quanto tale è capace di vita. Una parte
non ci può essere senza l’altra.
Possiamo paragonare questi processi al viavai di una città movimenta-
ta. Nel nucleo centrale della città si trovano di solito le strutture ammi-
nistrative. Il luogo in cui le informazioni vengono conservate su docu-
menti è di solito il municipio, la cui ricchezza di tradizione si manifesta
già nel suo aspetto architettonico. Se traduciamo questa descrizione nel
linguaggio della fisica, abbiamo questo risultato: nel vivace andirivieni
dei processi metabolici che sono orientati dall’esterno verso l’interno
e viceversa, il nucleo della cellula costituisce un punto di inversione, di
particolare forza limitativa e regolativa. In termini chimici invece, otte-
niamo questo: il nucleo della cellula è una importante costante per l’or-
dine delle trasformazioni molecolari. Da un punto di vista biologico –
facendo riferimento al comportamento dell’ovulo – il nucleo della cel-
lula, grazie alla sua posizione centrale nel citoplasma ed alla sua stabilità

31
Come inizia la vita umana

molecolare, è il depositario principale dell’ereditarietà, al contrario della


membrana plasmatica, depositaria principale dell’adattamento. È dimo-
strato che il nucleo della cellula è la parte della cellula più legata alla tra-
dizione. Continuando con l’immagine della città, possiamo paragonare
il citoplasma, che circonda il nucleo della cellula e che in vivo interagisce
con lui e con la membrana cellulare, con l’area della città in cui, attraver-
so le strade, le imprese e i negozi, si svolge la vita commerciale.
Adattamento ed ereditarietà – nel prosieguo questo diventerà impor-
tante – sono dei processi con direzione diversa e costituiscono quin-
di dei presupposti diversi per un’alta differenziazione cellulare. Senza la
membrana cellulare non ci sarebbe nessuna assunzione di nutrimento e
quindi nessuna crescita; senza nucleo cellulare, nessun effetto dell’ere-
ditarietà nella crescita e nella riproduzione. Senza il nucleo cellulare non
sarebbe possibile alcun processo retroattivo contro la crescita stimola-
ta dall’esterno (esogena). La differenza cinetica tra membrana plasma-
tica, plasma cellulare e nucleo cellulare è il presupposto per l’originar-
si delle differenziazioni. Mentre la crescita è una “interiorizzazione” di
sostanze assunte, la riproduzione invece è – dal punto di vista dell’or-
ganismo – una “esteriorizzazione”, ossia una relazione con l’ambiente
che si esprime nella direzione interno/esterno. Già durante la crescita
di un giovane organismo, i rapporti tra ambiente esterno ed interno so-
no molto più stretti di quanto siamo soliti credere.
Grazie ad Hertig e Rock, nel 1954 si è potuto osservare per la prima
volta un uovo umano fecondato, che è andato così a completare – es-
sendo i primi stadi, allora ancora sconosciuti – la collezione embriolo-
gica della Carnegie Institution USA, fondata dall’embriologo tedesco
Keibel e dal suo amico americano Mall. Ciò che oggi in un adulto chia-
miamo cellula, discende senza dubbio da un ovulo umano. Chi dovesse
avere la rara occasione di vedere un ovulo umano fecondato e lo con-
frontasse ad esempio con degli ovuli di scimmia, riconoscerebbe che
già in questi primi stadi non esiste alcuna somiglianza. La precoce pe-
culiarità dell’uovo umano è un presupposto della successiva peculiarità
dell’embrione umano, del bambino e dell’adulto.
L’ovulo umano pesa solo 0,4 milionesimi di grammo ed è grande all’in-
circa 1/10 di millimetro. Per l’ovulo, la fecondazione costituisce il pri-

32
Una nuova concezione: differenziazione nei campi metabolici biodinamici

mo stimolo allo sviluppo. Attraverso la fecondazione, l’uovo riceve


l’impulso al proprio sviluppo. Senza questo stimolo, l’ovulo non fecon-
dato di solito perisce già dopo 24 ore.
Come reazione alla fecondazione, il germe unicellulare si suddivide gra-
dualmente in cellule figlie. Per grandezza, struttura e comportamento
esse sono simili alla cellula non ancora divisa. Ad ogni successiva di-
visione, dalle cellule nascono nuove coppie di cellule, che in un pri-
mo momento sono formazioni molto simili. Sono chiamate prime par-
ti del germe (blastomeri). Durante la prima e le successive suddivisio-
ni dell’ovulo, l’integrità del germe viene mantenuta. Ciò non esclude
che in seguito, nel periodo della maturazione sessuale, avvengano – per
motivi non ancora ben conosciuti – anche delle autentiche “divisioni”,

Fig. 1
Posizione, forma e struttura di una giovane cellula uovo umana. Dall’alto in basso: uovo dopo la fe-
condazione, uovo bicellulare, blastomeri con circa 100 cellule, blastocisti. I punti al termine delle li-
nee tratteggiate mostrano quasi la grandezza naturale del giovane uovo, durante la prima settimana
di sviluppo. 1 Uovo all’inizio dell’annidamento.

33
Come inizia la vita umana

nel senso di separazioni. Le cellule che qui si affrancano sono le cellu-


le del sesso ancora indifferenziate. Nascono sempre relativamente lon-
tano, all’interno delle aggregazioni periferiche di cellule che crescono e
si differenziano.
Quando le prime suddivisioni sono completate, le cellule figlie (bla-
stomeri) rappresentano i primi organi del germe. Facciamo ora un’im-
portante considerazione. In condizioni normali, normale temperatura,
normale stato della secrezione della tuba e molti altri necessari fattori di
sviluppo, l’ovulo vivente è già attivo. Lo si capisce, tra le altre cose, dal
fatto che assimila ed elimina prodotti metabolici. Già nelle uova umane
bicellulari in vitro è stata provata, sulla superficie cellulare, la presenza
di proteine prodotte da esse. L’uovo quindi, compiendo nella tuba uno
sviluppo di posizione molto regolato, rappresenta il primo campo me-
tabolico specificamente umano. È stato dimostrato, che già nei primi
due blastomeri l’informazione genetica viene rilevata in modo diverso,
ossia le due cellule figlie si differenziano nel loro metabolismo.
Molte osservazioni sembrano indicare che già nella prima assimilazio-
ne di ossigeno da parte del giovane uovo, particelle del suo contenuto
cellulare più fluido compiono un lavoro, andando verso la superficie e
assorbendo l’ossigeno che viene dall’esterno. Infatti, all’inizio della pri-
ma suddivisione cellulare si trova più materiale in prossimità della su-
perficie che in profondità, all’interno dell’ovulo. Questo lo si capisce,
per esempio, dal fatto che lo strato superficiale dell’uovo (la membrana
plasmatica) si allarga velocemente, mentre non viene rilevato un signi-
ficativo aumento di volume dell’uovo.
Nella giovane cellula, la maggiore estensione della superficie, rispetto
al volume, porta in un primo momento ad una perdita della forma sfe-
rica, all’originarsi di una forma ellissoidale dell’uovo e subito dopo al-
la nota solcatura dell’ovulo. I processi di movimento menzionati pro-
ducono, soprattutto all’interno dell’uovo, un riordinamento del sistema
molecolare, che porta ad una circolazione intracellulare. Il concetto che
qui si vuole esprimere è che nella cellula si svolgono dei processi che
vanno dall’esterno verso l’interno e solo in seguito ritornano alla dire-
zione interno/esterno. Per motivi ancora ignoti, la distribuzione sem-

34
Una nuova concezione: differenziazione nei campi metabolici biodinamici

Gemelli di mm 104 e 110, 4° mese

35
Come inizia la vita umana

pre più disuguale delle sostanze sulla superficie e all’interno, dà luogo


nel nucleo cellulare – mantenuto inizialmente in posizione centrale – al-
la suddivisione in due nuovi nuclei cellulari, di grandezza momentane-
amente simile. Ciò significa, che nell’uovo blastomerico l’intera massa
dell’acido desossiribonucleico (DNA) del nucleo cresce costantemen-
te a spese del citoplasma. La relazione nucleo-plasma muta a vantaggio
del nucleo. Lo svolgersi di questi movimenti di sviluppo – morfologi-
camente riconoscibili – è ordinato rigorosamente. Al momento però,
le forze biodinamiche che qui agiscono sono ancora quasi sconosciu-
te. Già oggi tuttavia possiamo ritenere con certezza, che si tratta di atti-
vità reali in cui si consuma energia. In esse non è coinvolto solo l’ovu-
lo fecondato, ma anche il liquido dell’ovaio a diretto contatto con la cel-
lula. Già queste prime attività (funzioni organiche) sono quindi attività
comuni di più partner.

36
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

L’INDIVIDUALITÀ DEL GERME.


LA LEGGE DELLA CONSERVAZIONE
DELL’INDIVIDUALITÀ

Il motivo per cui da un uovo umano risulti proprio un uomo, mentre


da un uovo diverso si origina sempre un organismo diverso – perché,
ad esempio, da un uovo di gallina non nasce un uomo – è una questio-
ne che è stata spesso discussa. Oggi possiamo dare una risposta chiara a
questa domanda: perché l’uovo umano è una manifestazione dell’uomo
e l’uovo della gallina è nella sua essenza già qualcosa di diverso, ossia
l’uovo di una gallina. Ontogeneticamente può svilupparsi solo ciò che
è già progettato nella sua essenza. Utilizzando un esempio molto sem-
plificato tratto dal mondo inorganico, possiamo dire che dal ferro, at-
traverso l’ossidazione, si forma ossido di ferro e dal rame ossido di ra-
me, ma non viceversa. Cosa viene originato durante un’ossidazione di-
pende essenzialmente dalle premesse preesistenti.
Un uovo umano, in quanto portatore di eredità, possiede cromosomi
umani e non i cromosomi di una gallina o di un pesce. Già questo dato
di fatto oggi comprovato, non ci consente più di discutere se e quando,
ossia in quale mese nel corso dell’ontogenesi, si forma un uomo. Per un
organismo, il fatto di essere una manifestazione di un uomo è qualcosa
che viene stabilito con la fecondazione dell’ovulo.
Dobbiamo quindi considerare la natura dell’ovulo fecondato come una
premessa essenziale di tutta l’ontogenesi successiva.
Come già detto, le uova umane sono strutture minuscole, appena visi-
bili. Nonostante non mostrino niente di rilevante se osservate ad oc-
chio nudo, non devono essere intese come prive di specificità. Grazie
ad accurate ricerche, sappiamo che nel metabolismo di uova di diffe-
renti specie, non solo gli eventi molecolari, ma anche quelli submole-
colari sono di tipo diverso. Durante la crescita, un uovo umano ha rela-
zioni metaboliche con l’organismo materno, mentre un uovo di gallina

39
Come inizia la vita umana

è più indipendente già nel periodo della cova, quando si sviluppa in un


guscio chiuso di calcio. Un uovo di rana poi, si sviluppa in modo com-
pleto, senza essere covato, in uno stagno in primavera. Tutte queste on-
togenesi sono diverse in modo specifico.
Uova di specie particolari si distinguono morfologicamente in modo
considerevole, non solo nella loro grandezza, ma anche nella loro strut-
tura microscopica. L’uovo umano, come anche i suoi cromosomi, è
particolarmente piccolo. Esistono uova di insetti, che sono grandi più
di 1/10 di un animale adulto. Germi di questo tipo sono troppo grandi
all’inizio del loro sviluppo, perché possano raggiungere gradualmente
livelli più alti di differenziazione. Riuscire a produrre, a partire da qual-
cosa che è quasi niente, un mondo intero come il complicatissimo or-
ganismo umano, è davvero una capacità straordinaria, segno di una po-
tente forza creativa e di uno sviluppo funzionale dell’impianto mol-
to più complesso, di quello degli organismi che sono praticamente già
completi all’inizio del loro sviluppo.
La domanda che abbiamo menzionato e che viene sempre ripropo-
sta – ossia: perché un uovo umano diventa un uomo? – è quindi sba-
gliata nella sua formulazione. Un uomo non diventa uomo, ma è uomo
e si comporta sin dall’inizio come tale, in ogni fase del suo sviluppo,
dal momento della sua fecondazione. La specifica questione della sua
successiva posizione nel contesto sociale o la questione della relazione
giuridica tra determinate sfere d’attività degli uomini, all’inizio non ha
niente a che fare con il concetto biologico di «uomo».
Il germe unicellulare umano è già un organismo individuale. Questo
può essere provato in diversi modi, analizzando i nuclei cellulari e i loro
cromosomi come componenti dell’uovo reattivo. L’individualità si ma-
nifesta tra l’altro anche nella specificità del metabolismo, cioè in proces-
si molecolari non immediatamente visibili.
Già il giovane germe si sviluppa come un germe umano e non co-
me una cosa qualsiasi, che in seguito – in modo, forse, persino casua-
le – potrà diventare un uomo. Un germe umano non è una formazio-
ne, a cui successivamente si possa aggiungere l’attributo dell’umanità,
come se fosse un accidente. Questo punto di partenza è molto impor-
tante per il corretto giudizio delle nostre osservazioni, perché determi-

40
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

na la nostra concezione, secondo cui lo sviluppo individuale è uno svi-


luppo solo nel senso di un mutamento esteriore, ossia: una modifica-
zione dell’unico impianto. Ciò che chiamiamo sviluppo nel senso della
ontogenesi, significa un giungere a compimento, con originarietà sem-
pre minore, di qualcosa che nella sua essenza già esiste, più che un pro-
gresso inteso come un continuo sviluppo verso forme superiori, a par-
tire da inizi considerati irrilevanti.
Riassumendo: esiste una legge della conservazione dell’individualità,
che vale per l’intera durata della vita umana, dalla fecondazione fino al-
la morte.

IL GERME SVOLGE GIÀ DELLE FUNZIONI


Durante i suoi famosi esperimenti di ibridazione, Gregor Mendel (1822
– 1884) scoprì le leggi genetiche che portano il suo nome, ancor pri-
ma che i nuclei cellulari fossero stati individuati come le cause materia-
li della eredità. Il biochimico Chargaff (1905 – 2002) è stato il primo a
progettare un modello per la struttura chimica della sostanza genetica
dell’acido desossiribonucleico (DNA) nei nuclei cellulari, rendendo co-
sì comprensibili alcuni fattori che nei processi di sviluppo sono partico-
larmente costanti. Nel nucleo cellulare, il DNA è una molecola gigante
che è stata analizzata con più precisione dal punto di vista spaziale (ste-
reochimicamente). Questa molecola è in grado di scindersi a causa della
sua costituzione chimica e quindi di duplicarsi attraverso l’aggregazio-
ne di nuove molecole. A causa della particolare struttura molecolare, vi
sono determinate limitazioni, di diversa importanza, che riguardano il
metabolismo. Quello di cui qui si parla è il codice genetico. Questo si-
gnifica che un ordine accertato delle basi coinvolte nella formazione
di acido nucleico è importante, soprattutto per determinati processi di
formazione dell’albumina. Questa è una scoperta significativa. Tutta-
via, come ogni altra scoperta, non esclude che nella sua applicazione ci
siano dei malintesi. Concetti come «istruzione» genetica o «richiamo»
dell’informazione genetica sono ancora una questione completamente
aperta. Spesso infatti si ritiene, erroneamente, che dal DNA (i cromo-
somi) si possa dedurre il corso delle differenziazioni. Dalla conoscen-
za della struttura del cromosoma non si possono dedurre i processi di

41
Come inizia la vita umana

sviluppo. L’idea che il DNA produca l’ontogenesi, la faccia in sostanza


emergere dall’interno, essendo situato in esso il modello dello sviluppo,
contraddice le osservazioni secondo cui il DNA, nelle nuove cellule che
di volta in volta vengono formate, deve essere accresciuto dall’associa-
zione di molecole provenienti dall’esterno e le sue informazioni (ester-
ne) devono essere esaminate. Nel campo metabolico del germe, sia i
cromosomi che i loro geni non sono attivi da un punto di vista dinami-
co, ma al contrario sono passivi. Oggi sappiamo che i geni non sono i
motori dello sviluppo. È dimostrato che non sono loro a determinare
le successive caratteristiche dell’organismo differenziato, neanche indi-
rettamente, attraverso gli enzimi che essi producono.
La relazione morfologica tra genotipo e fenotipo è ancora completa-
mente sconosciuta. È certo che la sostanza genetica serve alla conser-
vazione dell’individualità, mentre la sostanza extragenetica, soprattutto
il citoplasma, produce il cambiamento dell’aspetto esteriore durante lo
sviluppo. Gli immediati motori della fenogenesi non sono sostanze ge-
nerative, ma forze generative. La forma dell’organismo si differenzia
immediatamente attraverso forze biodinamiche, non attraverso infor-
mazioni chimico–genetiche. I geni non agiscono, ma re–agiscono. Co-
stituiscono un presupposto necessario, ma non sono una condizione
sufficiente per il processo della differenziazione.
La domanda quindi è: in che modo, nonostante la re–attività dei ge-
ni, hanno effettivamente origine gli organi e i sistemi di organi, consi-
derati come componenti ordinati di un intero essere in crescita? Oggi
sappiamo che la summenzionata crescita è un fattore importante del-
la differenziazione. La crescita però non è un processo endogeno, ma
un processo che viene stimolato dall’esterno (esogeno). La crescita è
provocata da una gran quantità di “input” esterni, che vengono tutti,
direttamente o indirettamente, metabolizzati. Più sopra, abbiamo già
descritto il processo di crescita come un processo che va dall’esterno
verso l’interno. In relazione a questo processo, gli effetti prodotti dai
nuclei cellulari sono sempre secondari. La differenziazione con movi-
menti metabolici orientati in direzione esterno/interno è un principio
fondamentale della differenziazione. Una semplice riflessione dà soste-
gno a questa constatazione, che a prima vista sembra inconsueta: senza

42
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

assimilazione di sostanze un organismo non può crescere. Ciò signifi-


ca che esternamente viene creato spazio per la crescita e la differenzia-
zione interna.

LE DIFFERENZIAZIONI HANNO UN ORIENTAMENTO


Già i primi processi della differenziazione del germe sono una risposta
a stimoli che – come si può dimostrare – provengono dall’esterno. Per
questo le reazioni cellulari che chiamiamo sviluppo, avvengono prima
all’esterno, sulla relativamente grande membrana plasmatica, e solo do-
po, all’interno, nel citoplasma. Il genoma (la somma dei geni in una cellu-
la) viene interessato solo indirettamente.
In effetti, una ricerca più precisa dei processi di differenziazione che av-
vengono nell’uomo ha mostrato che questi non vengono avviati dal nu-
cleo cellulare, ma al contrario dalla membrana plasmatica, cioè dall’ester-
no. Lo sviluppo inizia con una «ferita» della membrana cellulare, dovuta
alla penetrazione dello spermatozoo nell’ovulo, provocata cioè dall’ester-
no. I movimenti di sviluppo riconducibili al nucleo cellulare si adattano
sempre a quelli provenienti dalla membrana plasmatica, non sono cioè ef-
fetti originati spontaneamente dall’interno. La conservazione dell’indivi-
dualità come entità già esistente è uno dei principi fondamentali dell’onto-
genesi e forse addirittura un principio fondamentale di ogni sviluppo.
Già la prima suddivisione cellulare di un germe umano rappresenta, in
quanto reazione organica di un organismo umano individuale, una fun-
zione vitale che richiede lavoro, che a sua volta produce un diverso aspet-
to esteriore, ma non un nuovo organismo. In questo senso, ognuna del-
le prime due cellule figlie, ogni blastomero, è un riordinamento prodot-
to dal lavoro di differenziazione. Già qui possiamo constatare delle diffe-
renze tra le cellule figlie e l’originario germe unicellulare. Queste non con-
sistono solo nel fatto, che durante la divisione del nucleo vengono forni-
te dal citoplasma sostanze nutritive per il nuovo nucleo, ma anche nel fat-
to che nell’uovo, il rapporto tra nucleo e plasma si risolve sempre in favo-
re della massa totale della sostanza nucleare. I blastomeri che si formano
restano come elementi di un uniforme e – come vedremo – biodinamico
campo metabolico, composto dal metabolismo delle due cellule figlie, in-
tese come un’unica entità. Sorprendentemente, il concetto di campo me-

43
Come inizia la vita umana

tabolico come entità unica da un punto di vista macroscopico, microsco-


pico ed anche submicroscopico, è rimasto fino ad ora sconosciuto. Il fatto
che la forma sia un’immagine istantanea dei movimenti metabolici e che
non sia separabile da loro, bensì li contenga sempre implicitamente, è sta-
to persino messo in dubbio, ritenendo che morfologia e biochimica potes-
sero valere indipendentemente una dall’altra.
Si può dimostrare che i due primi blastomeri sono reciprocamente con-
nessi, almeno sotto l’aspetto cinetico, da una piccola quantità di sostan-
za intercellulare. La sostanza intercellulare non costituisce uno strato divi-
sorio, ma un collegamento. Posta tra i bordi delle cellule adiacenti, essa è
un settore intercellulare, morfologicamente localizzabile, di tutto il campo
metabolico, in cui hanno luogo ordinati movimenti metabolici. Se questo
campo metabolico viene distrutto in vivo, i reciproci rapporti dei blastome-
ri vengono meno. In queste circostanze, può quindi avvenire che i due bla-
stomeri, separati ormai l’uno dall’altro, si sviluppino, dopo essere stati ri-
generati, in una unica entità, in modo simile ad una singola cellula dell’uo-
vo. La completa separazione dei due blastomeri quindi può provocare la
nascita di gemelli (gemelli monozigoti).

I GENI SVOLGONO FUNZIONI PASSIVE


Ciò che chiamiamo ontogenesi è la totalità delle risposte agli stimo-
li che agiscono sull’uovo. Gli stimoli provenienti dall’esterno, che ini-
zialmente sono morfologicamente riconoscibili grazie alla crescita del-
le membrane plasmatiche, costituiscono di volta in volta una minac-
cia per l’embrione. In questa situazione i geni sono dei centri, a partire
dai quali gli effetti degli stimoli vengono compensati in modo specifico
e individuale, a tal punto che vengono generate sequenze di stadi del-
lo sviluppo. Condizione per il verificarsi di questo evento è l’esistenza
dell’uovo già specificato individualmente.
Con le azioni di differenziazione, il germe cerca – senza arrivare inizial-
mente ad una conclusione – di compensare gli influssi esterni. Secondo
la nostra concezione, il germe è strenuamente e costantemente impe-
gnato a conservare la propria specificità originaria – cioè se stesso. Per
questo motivo, durante la sua ontogenesi l’organismo evita ogni cam-
biamento disarmonico.

44
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

In ogni ontogenesi e in ogni altro sviluppo non viene mai generato


qualcosa di essenzialmente nuovo. Ciò che troviamo, sono solo modi-
ficazioni, ossia variazioni di ciò che già esiste. A questo proposito pos-
siamo fare una interessante constatazione: nel corso della differenzia-
zione, più le parti del corpo diventano diverse, più si restringe la loro
ulteriore possibilità di sviluppo, più, addirittura, il germe inizia a poco
a poco ad invecchiare.
Per descrivere questi processi nel modo più esatto possibile, bisogna
applicare in senso generale alcuni concetti fondamentali della fisica.
Com’è noto, l’effetto delle forze dipende da ciò che di volta in volta si
trovano di fronte come punto di applicazione. Un esempio può chiari-
re meglio la questione. Una pressione può mandare in frantumi una la-
stra di vetro oppure far suonare un campanello. Può anche però con-
ferire ad una scultura un aspetto di incantevole bellezza. Ciò che effet-
tivamente accade in conseguenza delle forze di pressione, dipende dal-
la situazione del punto di impatto. Qualcosa di simile vale anche per il
germe. Qui l’effetto dei cosiddetti stimoli di sviluppo dipende dal sub-
strato esistente. In questo senso ad esempio, i nuclei cellulari rappre-
sentano con i loro geni il sistema stabile di riferimento, che viene ac-
quisito già con la fecondazione. Con questo sistema di riferimento si ha
un importante fattore per il mantenimento della specificità individua-
le dell’uomo. Il significato costruttivo degli stimoli dello sviluppo non
viene determinato solo dal sostrato genetico che questi stimoli incon-
trano nel nucleo cellulare, ma anche e soprattutto da tutto il sistema, in
cui si trovano i geni presenti nelle cellule. Per tutti gli stimoli dello svi-
luppo, i geni sono solo un sostrato (di reazione) particolarmente stabile
e si può dire che costituiscono solo il punto zero degli assi delle coordi-
nate, in cui si compiono i movimenti di sviluppo. Questo significa che i
geni possono agire solo all’interno di campi metabolici.
In modo corrispondente, ricerche metodiche hanno portato al seguen-
te risultato: mentre la membrana plasmatica e il citoplasma si modifi-
cano regolarmente nel corso dei processi di sviluppo ontogenetici, la
struttura dei nuclei cellulari rimane intatta. Un nucleo cellulare con i
suoi geni viene largamente risparmiato dalle deformazioni delle mem-
brane plasmatiche e dalle modifiche strutturali all’interno del citopla-

45
Come inizia la vita umana

sma. La sua notevole importanza per i processi di controllo consiste


nel portare costantemente avanti, ad ogni stadio di sviluppo, il meta-
bolismo individuale che ha avuto origine con la fecondazione. Un nu-
cleo non è “egoista”, cerca solo di mediare tra vecchio e nuovo. In altre
parole, i geni non costituiscono un piano di costruzione o un progetto
funzionale che possono essere copiati. Tra i geni e le successive carat-
teristiche degli organi non sussiste alcuna relazione di tipo costruttivo
dettata dal nucleo, simile ad esempio a quella che intercorre tra una dia-
positiva e la sua proiezione. Non esiste nell’ontogenesi una preforma-
zione nel senso di una forma già presente in miniatura nel nucleo cellu-
lare. Per ogni normale differenziazione sono necessari sia stimoli di svi-
luppo, sia geni. Senza geni mancherebbero i punti di applicazione cen-
trali per gli stimoli di sviluppo e senza questi ultimi tutti i geni rimarreb-
bero privi di significato. Poiché però non esiste una diretta relazione tra
i geni e le differenziazioni, la genetica si trova incapace di fornire un’im-
magine e quindi una teoria dell’ontogenesi. Le condizioni decisive per-
ché l’organismo si differenzi come un’unità, sono stimoli di sviluppo di
tipo fisico, che colpiscono l’uovo (in parte come effetto di processi me-
tabolici chimici), non presunti induttori chimici.
Da quando August Weismann (1834 – 1914) ha riconosciuto la stabilità
dei nuclei cellulari e il loro significato per l’ereditarietà, come una del-
le qualità principali del nucleo cellulare e conoscendo oggi l’elevata de-
formabilità della membrana plasmatica e del citoplasma adiacente, non
può più sussistere alcun dubbio, che il motore dei processi di differen-
ziazione non è nei geni. Le membrane plasmatiche, con il loro continuo
formarsi e riformarsi, cioè con il loro continuo riorganizzarsi, diretta-
mente aiutate in ciò dal citoplasma circostante, sono i vettori primari
della biocinetica. Rispetto a loro, i nuclei cellulari svolgono una funzio-
ne relativamente passiva. Questa differenza tra interno ed esterno è una
premessa importante per il corso delle differenziazioni.
La moderna ricerca genetica “decifra” sempre più il codice genetico
dell’uomo. Anche qui si mostra come tra genotipo e fenotipo non ci sia
alcuna relazione diretta immediata; il significato del gene risiede inve-
ce nell’ambito chimico–metabolico. Negli esperimenti di clonazione si
evidenzia che anche in un ovulo denucleato, il materiale genetico – che

46
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

è uguale in tutte le cellule del corpo, ma si differenzia nella formazione


delle singole proteine – non viene “ringiovanito”, ma può essere stimo-
lato alla reazione (dall’esterno) nel campo metabolico del citoplasma.

PROCESSI VITALI NEL CAMPO METABOLICO


DELLA BLASTOCISTI
Il periodo delle suddivisioni descritte, durante il quale si origina l’uovo
blastomerico, ha una durata di circa 40 – 50 ore. Le successive moltipli-
cazioni cellulari si susseguono ad un ritmo più veloce. Durante le sud-
divisioni, che hanno inizio il terzo giorno, all’interno del germe si accu-
mulano dei fluidi. Grazie a questi fluidi il germe assume la forma di una
bolla (formazione della blastocisti). Questa blastocisti non è identica al-
la blastocisti che è caratteristica per i primati. Per questo motivo inten-
diamo distinguere la blastocisti umana da una blastocisti animale. Nel-
la blastocisti, le cellule figlie sono più piccole di quanto fossero inizial-
mente nell’uovo blastomerico. Se si paragona il loro volume complessi-
vo con quello dell’uovo unicellulare, si trova che durante la formazione
della blastocisti viene conservata solo una parte del volume della cellu-
la di uovo fecondata.
Nella blastocisti, il volume complessivo delle cellule diminuisce a favo-
re della sostanza intercellulare, che occupa lo spazio della cosiddetta bla-
stocele. In essa, il volume complessivo della blastocisti resta pressoché
invariato. Il germe non cresce più. Dalle diverse colorazioni dei blasto-
meri originati dalla cellula dell’uovo, si può concludere che i loro campi
metabolici non sono uguali. Questo si accorda con il fatto che nella bla-
stocisti, il fluido non viene secreto in modo regolare dai diversi blasto-
meri, ma ristagna perifericamente. Verso il terzo giorno, è possibile di-
stinguere, nella zona dei poli, una parte spessa ed una sottile della pare-
te della blastocisti. Normalmente, al termine della prima settimana, l’uo-
vo, con la parte spessa della parete, resta attaccato alla membrana muco-
sa dell’utero e lì comincia a “succhiare”.
In questo modo, il campo metabolico dell’uovo entra in contatto diretto
con il campo metabolico delle aggregazioni cellulari materne. Ciò com-
porta, da parte dell’uovo, una intensa assunzione di sostanze nutritive,
che avviene quasi soltanto tramite la parte spessa della sua parete, raf-

47
Come inizia la vita umana

forzando la polarizzazione delle pareti del germe impiantato. La suzione


è il primo “comportamento da poppante” del giovane germe. Non c’è
alcun motivo che ci spinga a considerare questo processo come un pro-
cesso di crescita puramente vegetativo, in senso botanico. Come l’espe-
rienza clinica insegna, durante l‘apposizione (adplantation) dell’uovo alla
mucosa materna, che avviene all’incirca verso il quarto giorno, vi sono
anche alcuni prodotti metabolici che vengono trasferiti dal germe alla
madre. Per la parte di tessuto materno che si trova in contatto con l’uo-
vo, questi prodotti rappresentano uno stress, ossia uno stimolo partico-
larmente forte. La sua intensità viene evidenziata morfologicamente, dal
fatto che qui le cellule materne non riescono a mantenere il loro meta-
bolismo e periscono. Le sostanze che qui vengono liberate, servono da
nutrimento esterno (esotrofo) all’uovo. Solo ora, con questa assunzio-
ne di cibo, l’uovo comincia un po’ alla volta ad incrementare il volume
complessivo, lungo la sua superficie esterna. Inizialmente, continua a
crescere in modo eccentrico, concentrandosi sul polo di parete spessa.
L’eccentricità rivela la presenza di movimenti metabolici che avvengono,
seguendo un ordine spaziale. Come si è visto, lo sviluppo della posizio-
ne della blastocisti non può essere separato dal suo aumento di volume,
né dal progressivo mutamento strutturale al suo interno.
Attraverso i movimenti metabolici, i rapporti tra la madre e il nucleo ori-
ginario del bambino si sviluppano in modo molto vivace verso la fine
della prima settimana di sviluppo. L’uovo, con tutta la sua attività meta-
bolica, si attacca alla sua fonte di cibo e comincia a succhiare, non limi-
tandosi alla superficie, ma penetrando sempre più autonomamente nel-
la mucosa (impianto), attraverso la rimozione degli “esotrofi”, che so-
no stati originati dal contatto. Nei primi giorni della seconda settimana,
l’uovo in crescita si incorpora completamente nella mucosa ed è poi ri-
coperto dalla Decidua capsularis dell’utero. Nella parte spessa della parete
del germe, che ha stabilito il primo contatto con l’utero, si possono ora
distinguere tre zone: una esterna, una interna ed una intermedia. Nella
zona intermedia possiamo osservare la secrezione di un nuovo liquido,
che chiameremo fluido blastemico dorsale, per distinguerlo dal liquido
presente nel blastocele, ossia il fluido blastemico ventrale. In modo si-
mile a quest’ultimo, esso viene incapsulato dalle cellule limitrofe (fig. 2),

48
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

di modo che ora si possono distinguere una vescicola dorsale di uovo


con fluido blastemico dorsale e una vescicola ventrale di uovo con flui-
do blastemico ventrale. Utilizziamo le denominazioni “dorsale” e “ven-
trale” facendo riferimento alla loro localizzazione, rispetto alle cellule
dell’impianto embrionale che si formano tra i liquidi. Questo impianto
discoidale dell’embrione costituisce un’area di differenziazione, prece-
duta temporalmente da aree di differenziazione periferiche che cresco-
no più velocemente.
Abbiamo voluto iniziare con questa descrizione delle vescicole dell’uo-
vo, per poter prendere le mosse da relazioni di posizione e di forma ben
documentabili. Intendiamo restare fedeli a questo metodo descrittivo
anche in seguito. Negli stadi successivi chiameremo amnios il tetto della
vescicola dorsale dell’uovo, il liquido lo chiameremo liquido amniotico e

Fig. 2
Primo sviluppo nel corso della prima settimana. A sinistra: apposizione (adplantation) dell’uovo
alla mucosa uterina. Al centro: inizio dell’impianto dell’uovo (implantation). A destra: l’impianto
è quasi terminato (passaggio allo stadio descritto nella fig. 3). 1 fluido blastemico ventrale, 2 fluido
blastemico dorsale, 3 mucosa uterina, passaggio della decidua basale nella decidua capsulare.

49
Come inizia la vita umana

chiameremo sacco vitellino il pavimento della vescicola ventrale dell’uo-


vo, che in certi momenti sta di fronte all’amnios quasi come uno spec-
chio. Le vescicole dell’uovo dorsali e ventrali, insieme all’impianto em-
brionale discoidale, formano il tessuto interno dell’uovo (uovo interno
= endoblasto). L’endoblasto ha in ogni direzione una connessione vasta
e ricca di cellule con l’uovo esterno = ectoblasto (fig. 3 e 4).
A differenza del rapido incremento di volume dell’ectoblasto, l’interno
dell’uovo (endoblasto) cresce all’inizio con molta cautela. Il diverso rit-
mo di crescita ha come conseguenza che l’ectoblasto si stacca dall’endo-

Fig. 3 Fig. 4
Verso la metà della seconda settimana, Uovo umano all’inizio della terza settimana. L’endo-
l’impianto dell’uovo umano è completo. blasto (uovo interno) è staccato dall’ectoblasto su un solo
La linea di contorno di destra indica la lato. 1 Peduncolo di connessione – canale che collega l’in-
superficie della mucosa uterina. Parete volucro dell’endoblasto (costituito da mesoblasto) con la
nera esterna: ectoblasto. Pareti nere in- parete di mesoblasto (primordio del corion mesoblastico).
terne: endoblasto. Parte tratteggiata in Dalla formazione dei vasi nel mesoblasto (tratteggiato),
mezzo: mesoblasto. 1 La linea tratteg- deduciamo che lungo l’adiacente tessuto confinante hanno
giata indica ectoderma, la linea punteg- luogo movimenti metabolici parateliali. Di conseguenza,
giata indica endoderma. La cavità della il tessuto confinante e il tessuto interno possono essere di-
vescicola dorsale dell’uovo è la parte stinti non solo in settori visibili, grazie alla loro struttu-
punteggiata. La cavità della vescicola ra, ma anche in settori non visibili, grazie ai movimenti
ventrale dell’uovo è la parte bianca. delle loro particelle.

50
L’individualità del germe. La legge della conservazione dell’individualità

blasto e tra i due si origina un leggero strato di tessuto. Si tratta di una


specie di strato di compensazione. Per via dell’aumento di dimensione
dell’uovo, il tessuto – da un punto di vista meccanico – subisce una sol-
lecitazione che si esercita sia in senso circolare, che radiale. Per le cellule,
questo significa che esse vengono appiattite. L’appiattimento porta ad
un rilascio di fluido da parte delle cellule. Questo si raccoglie tra di esse
come sostanza intercellulare. In questo modo il tessuto assume una for-
ma alveolata (a mosaico fluido). La struttura alveolata (membrana pla-
smatica) è il cosiddetto mesoblasto.

Fig. 5
Particolare ingrandito della fig. 4. 1 Corion, 2 Peduncolo di connessione con segmento di endoderma
(allantoide), 3 Disco germinativo. Campo nero accanto a 3: ectoderma della volta di espansione in
alto, ectoderma del solco di contrazione in basso. All’altezza di 3, si uniscono entrambi, dando forma
al processo assiale. La parte tratteggiata è endoderma. 4 Sacco vitellino (primordio della vescicola
ombelicale).

51
Come inizia la vita umana

Con l’incremento della crescita dell’uovo, la struttura alveolata si strap-


pa e si origina la cosiddetta cavità corionica. Adesso nell’uovo ci so-
no tre diversi ambienti. Sussiste ancora solo un po’ di mesoblasto nel-
la zona periferica, come parete della cavità corionica e come involucro
dell’endoblasto. Il canale che unisce il mesoblasto della parete con quello
dell’involucro si chiama peduncolo di connessione. Negli strati del me-
soblasto, le lacune delle maglie (lacune trofoblastiche) comunicano tra
di loro. In questo modo, rendono possibili le correnti di fluido lungo la
superficie dell’uovo, ancor prima della formazione della rete vascolare.
Bisogna considerare che sostanze provenienti dal sacco vitellino e dalle
cellule della parete del mesoblasto (cellule corioniche) servono da nutri-
mento al disco germinativo.
Nel corso della quarta settimana, il peduncolo di connessione acquisisce
una grande importanza per la distribuzione degli anaboliti e dei catabo-
liti dell’embrione. La parte del disco germinativo più vicina al peduncolo
di connessione forma la sua estremità inferiore (caudale), mentre la par-
te che gli sta di fronte forma la sua estremità superiore (craniale).

52
L’errore della cosiddetta legge fondamentale della biogenetica

L’ERRORE DELLA COSIDDETTA


LEGGE FONDAMENTALE
DELLA BIOGENETICA

Nel anno 1866, Ernst Haeckel (1843 – 1919) ha formulato la sua co-
siddetta legge fondamentale della biogenetica, secondo cui l’ontogene-
si umana ricapitolerebbe in forma abbreviata la filogenesi. All’epoca, si
pensava che lo sviluppo fosse un continuo progresso dall’inferiore ver-
so il superiore. Reperti provenienti da scavi avevano fatto pensare ad
una storia dell’evoluzione, concepita come un continuo sviluppo ver-
so l’alto delle specie. L’anatomia comparativa, disciplina molto in voga
all’inizio del XIX secolo e che era rivolta in primo luogo ai vertebrati,
era stata completamente strutturata in questo senso.
Fu Haeckel ad applicare il concetto di storia dell’evoluzione all’onto-
genesi. Partendo dalla possibile parentela delle diverse specie – inferi-
ta dalla loro somiglianza formale – si cercava di dedurre l’ontogenesi
umana attraverso osservazioni zoologiche di esseri viventi più primitivi.
All’epoca, non erano ancora possibili ricerche sistematiche sull’ontoge-
nesi umana a causa della tecnica microscopica ancora insufficiente e gli
embrioni molto giovani erano, sotto il profilo anatomico, in larga par-
te ancora sconosciuti. Un’esatta comparazione tra embrioni di diver-
se specie, sui cui risultati Haeckel avrebbe potuto costruire la sua legge
fondamentale della biogenetica, non era perciò possibile.
Chi oggi mette alla prova l’idea della ricapitolazione della filogenesi ne-
gli embrioni umani, non trova alcuna conferma delle riflessioni di Hae-
ckel. Oggi sappiamo che la cosiddetta legge fondamentale della bioge-
netica è stato uno dei più gravi errori della biologia. È provato che pro-
prio i primi stadi dello sviluppo embrionale dell’uomo si differenziano
chiaramente da quello delle altre specie.
È un’illusione, quindi, pensare che lo sviluppo umano ripeta la filogene-
si. L’idea di una ricapitolazione è altrettanto falsa, quanto l’ipotesi che
un giovane germe umano sia all’inizio un mucchio disordinato di cellu-
le, da cui in seguito, forse grazie ad un modello generale di mammife-

55
Come inizia la vita umana

ro che fa la sua apparizione nel terzo mese, si differenzi l’uomo. Queste


idee non si basano su osservazioni certe. Al contrario, è dimostrabile
che le caratteristiche anatomiche dei germi umani, a causa del contesto
in cui compaiono, hanno già un carattere esclusivamente umano.
In particolare, è stato dimostrato che un germe umano possegga già
cromosomi individuali della specie e perciò non può ripetere l’evolu-
zione di piante e animali.
Il corredo cromosomico è diverso da specie a specie, ma nello svilup-
po individuale rimane sempre lo stesso. Nonostante ciò, le differenzia-
zioni delle cellule sono diverse da una fase all’altra dello sviluppo. Nel
corso della storia del nostro pianeta, la diversità dei corredi cromoso-
mici non si ripete nello sviluppo individuale. Sequenze cromosomiche
note dei pesci o degli uccelli non si trovano in nessuna fase di sviluppo
dell’uomo. Se oggi si possono considerare le mutazioni (cambiamenti
nella struttura ereditaria) come un fattore accettato della filogenesi, ciò
non vale per l’organizzazione dell’organismo nell’ontogenesi.
Invece di una prospettiva filogenetica, la questione che qui emerge è
come possa accadere che, nonostante la differenza genetica, si trovino
organi simili e funzioni simili sia nell’uomo che nell’animale, sebbene
ogni essere vivente possegga una propria irripetibile specificità. Il nostro
compito qui è cercare di riconoscere le leggi che governano le differen-
ziazioni, sia nell’uomo che nell’animale. Qui l’anatomia comparativa fal-
lisce. Solo gli organi dello stesso e identico organismo sono così stretta-
mente “imparentati” tra loro, da rendere possibile la determinazione di
relazioni più strette, necessarie per poter fare affermazioni esatte.
Negli ultimi decenni, indipendentemente dall’anatomia comparativa, è
stata elaborata una tale quantità di dati embriologici riguardanti l’uo-
mo, che oggi finalmente le formazioni degli organi nelle diverse regio-
ni del corpo possono essere confrontate tra loro anche nell’ontogene-
si. Questo confronto “regionale”, a differenza delle ricerche dell’anato-
mia comparativa classica, consente di dimostrare che la formazione de-
gli organi è un evento parziale dell’intero sviluppo individuale e fa capi-
re che le differenziazioni ontogenetiche sono necessari mutamenti bio-
dinamici dell’aspetto esteriore dell’organismo in crescita. Oggi, quindi,
possono essere individuate regolarità nello sviluppo ontogenetico.

56
L’errore della cosiddetta legge fondamentale della biogenetica

Lo sviluppo di questa ontogenesi non procede dall’interno verso l’ester-


no, nel senso di un’evoluzione (un dipanarsi dall’interno), ma è una va-
riazione dell’aspetto esteriore dell’organismo, stimolata dall’esterno e
iniziata all’esterno, causata da una crescita che all’inizio è veloce, suc-
cessivamente rallenta e infine si esaurisce, sempre conservando il pro-
prio carattere, ossia l’individualità.
L’ontogenesi non può essere descritta in modo esatto con l’aiuto di se-
rie filogenetiche. Cercare di chiarire il processo della differenziazione
ontogenetica, richiede la documentazione di connessioni più strette e
maggiormente verificabili, di quanto consentano le serie, in cui gli or-
gani sono posti uno accanto all’altro solo secondo la loro somiglianza
anatomica.
Per poter confrontare regionalmente i diversi organi del corpo, che dif-
feriscono per posizione, forma e struttura, dobbiamo avere una cono-
scenza molto precisa dei processi di differenziazione. Le connessioni
ottenute grazie a questa conoscenza non sono deducibili da dati stori-
ci. I dati storici sono troppo lacunosi, per poter descrivere dei processi
di sviluppo come cambiamenti strettamente connessi di posizione, nel
senso di movimenti effettivi.
È del tutto sconosciuto e scientificamente irrilevante quali relazioni
possano eventualmente sussistere tra le estremità di un uomo e quel-
le di una specie estinta. La differenza tra ontogenesi e presunta filoge-
nesi è così grande, che non ha senso voler dedurre o addirittura dimo-
strare l’ontogenesi a partire da un’evoluzione. Per arrivare ad afferma-
zioni affidabili sull’ontogenesi umana, dobbiamo sapere qualcosa di più
del fatto che in passato ci siano già state ontogenesi simili. Voler utiliz-
zare qui delle cosiddette serie filogenetiche è altrettanto inutile, quanto
– ad esempio – il cercare di dare una risposta alla questione della natu-
ra della luce, attraverso una retrospettiva storica sullo “sviluppo” del-
le lampade. La storia delle fonti di illuminazione – dalla torcia, fino al-
la lampadina elettrica, passando per la lampada ad olio – non dà alcuna
risposta alla questione della costruzione della lampadina, né tanto me-
no a quella della fisica della luce. Chi voglia comprendere la fisica del-
la luce, non può operare seguendo una prospettiva storica, ma, parten-
do dall’osservazione dei fenomeni luminosi, deve cercare di giungere

57
Come inizia la vita umana

ad un’idea chiara sulle leggi dei fenomeni ottici, attraverso metodi fisi-
ci. Lo storico può formulare una serie evolutiva, che va, per esempio,
dal carro di cavalli fino all’odierno autoveicolo. In questo modo però,
non si comprendono né le caratteristiche esteriori degli odierni veicoli
a motore, né le leggi della loro fabbricazione e funzione.
Questi pochi esempi illustrano come sia scientificamente inesatto in-
vocare l’idea di un’evoluzione – che non è neanche una teoria, ma so-
lo un’ipotesi – come spiegazione per l’ontogenesi umana (individuale).
Nessuno contesta, che senza la storia della nostra terra, noi non sarem-
mo neanche pensabili nel nostro presente. Tuttavia, lo sviluppo umano
dall’uovo, nella sua regolarità, non può essere spiegato come storia evo-
lutiva, ossia non può essere spiegato storicamente.
Lo ripetiamo ancora una volta: la cosiddetta legge fondamentale della
biogenetica è falsa, poiché la confutano evidenti dati anatomici. Nes-
sun se e nessun ma può attenuare questo fatto. Non è neanche corretta
in minima parte o corretta ma in una forma diversa, in modo che man-
tenga validità (come regola) in una certa percentuale.

DEDUZIONI ERRATE
DA SERIE FILOGENETICHE
L’opinione diffusa, ma infondata, sulla correttezza della cosiddetta leg-
ge fondamentale della biogenetica ha portato a molte conclusioni errate,
tra cui l’ipotesi dei cosiddetti organi rudimentali. Haeckel, che non aveva
ancora la possibilità di vedere gli organi nel quadro dell’intero sviluppo
ontogenetico del corpo, sosteneva che molte formazioni di organi fos-
sero residuali. In realtà, non esistono casi che dimostrino che gli organi
rudimentali – ossia differenziazioni diventate superflue – siano residui
di periodi anteriori. Tutti gli organi esaminati si sono dimostrati funzio-
nali in ogni fase dello sviluppo. Si è potuta stabilire la partecipazione alle
normali differenziazioni di ogni cellula esaminata dal punto di vista del-
lo sviluppo cinetico, di ogni aggregazione cellulare esaminata dal punto
di vista morfologico–cinetico e anche di ogni organo. In ognuno di essi
si manifesta una funzione formativa.
Se ciò è vero, nessun primordio, anche se all’inizio può essere sorpren-
dente, è una formazione atavica, che – simile ad una rovina – possa su-

58
L’errore della cosiddetta legge fondamentale della biogenetica

scitare interesse solo per ciò che ricorda, come un monumento. A que-
sto riguardo, ecco un altro esempio: sulla estremità inferiore del corpo,
un embrione umano di circa 4 settimane e di circa 5 mm sembra avere
una coda. Il sottile inasprimento della libera estremità inferiore del tron-
co fa pensare a differenziazioni che sono caratteristiche di molti esseri
viventi non umani. Se osserviamo questa parte del corpo in modo iso-
lato – cioè senza riferimento ai suoi organi vicini –, inizialmente non ri-
usciamo di fatto a darne una spiegazione basata sull’embriologia uma-
na e siamo quindi inclini ad interpretare la formazione come un residuo.
Se però analizziamo regionalmente, confrontando per esempio l’estre-
mità inferiore del corpo con quella superiore relativamente ai suoi mo-
vimenti di sviluppo, allora risulta che un lungo cono cavo, il tubo neura-
le, connette le due estremità da un lato all’altro e che questo tubo neura-
le, tra le altre cose, compie un determinato movimento di sviluppo, fun-
zionale per la formazione: cresce nella direzione della minor resistenza,
monta cioè sul suo letto tissutale nella direzione dell’estremità più lar-
ga del corpo, ed ha quindi un caratteristico sviluppo di posizione verso
l’alto: ascende. Con l’ascensione, la cute embrionale si tende superficial-
mente e quindi si indebolisce nella regione frontale. Offre perciò al tubo
neurale ascendente ed alla espansione dell’encefalo in crescita poca resi-
stenza, tanto che qualche volta il cuoio capelluto addirittura si strappa e
l’encefalo resta scoperto.
Il tubo neurale, crescendo, inarca la cute frontale e si ritira dalla regio-
ne inferiore del corpo. Si muove come un corpo liscio e con i piani in-
clinati, che – stretto tra le dita – scivola via verso l’estremità opposta.
Nell’uomo, la rapida crescita della circonferenza della testa durante il
secondo mese offre l’occasione per il collasso della parete del tronco,
nell’estremità inferiore del corpo dell’embrione. Le particolari propor-
zioni, che caratterizzano gli animali con la coda, non si realizzano mai.
Negli animali, la coda è caratterizzata da una crescita supplementare,
mentre l’estremità inferiore del corpo umano è invece originata dal col-
lasso della parete del corpo.
Quanto affermato non esclude che vi siano anche singoli fattori che agi-
scono in modo simile nell’uomo e in molti animali. Come dimostra il
nostro esempio, alcuni di questi fattori parziali possono essere persino

59
Come inizia la vita umana

dimostrati a partire da processi inorganici. Ciononostante, le differen-


ziazioni della estremità inferiore del torace non possono essere sempli-
cemente spiegate come effetto residuo di “piani inclinati”.

LE DIFFERENZIAZIONI SONO EVENTI PARZIALI


DELLO SVILUPPO INDIVIDUALE
Al posto della presunta legge fondamentale della biogenetica, si è po-
tuta stabilire, per quanto riguarda l’embriologia umana, una “legge fon-
damentale ontogenetica”. La nostra ipotesi è la seguente: appena una
cellula sessuale acquisisce attraverso la fecondazione la capacità di dare
inizio ad uno sviluppo individuale, hanno origine, già con i primi mo-
vimenti metabolici, delle modificazioni del germe, che si esprimono
con piccolissimi cambiamenti esterni, con “differenziazioni esteriori”.
All’inizio si ha una crescita della superficie della giovane membrana pla-
smatica, che con il solco di segmentazione porta alla prima formazio-
ne di rilievo. Questi cambiamenti non cancellano la specificità dell’uo-
vo. Ciascuna delle nuove fasi di sviluppo mantiene sempre la sua spe-
cificità individuale. Da ciò deduciamo, che la coerenza dello sviluppo
si basa sulla continuità dello specifico metabolismo individuale. Grazie
ad esso viene garantita la conservazione dell’individualità. La specifici-
tà individuale dell’uomo però ha un fondamento che è genetico solo in
parte: ha anche una componente essenzialmente spirituale. Di conse-
guenza, i geni, conosciuti come portatori di eredità, prendono parte alla
conservazione del metabolismo, in quanto centri di re-azione. Se il me-
tabolismo viene modificato dalla crescita superficiale nello strato della
membrana plasmatica e nel citoplasma sottostante – lo stimolo esterno
è necessario per lo sviluppo normale – allora la modalità di questa pre–
differenziazione, nel quadro di una circolazione intracellulare, determi-
na la successiva direzione dello sviluppo, facendo sì che l’organismo si
difenda da questi cambiamenti, come se fossero dei disturbi. I geni re-
agiscono sempre ai disturbi, compensandoli. A seconda della posizio-
ne e della forma delle cellule in germi di età differente, i geni, che sono
uguali in tutte le cellule, vengono forzati a reazioni molto diverse, cosic-
ché vengono ad assumere significati molto diversi nei primordi della cu-
te, dello scheletro, dei muscoli e così via. Lo si può notare dal fatto che il

60
L’errore della cosiddetta legge fondamentale della biogenetica

germe, ossia ognuna delle sue cellule, in un fluire quasi continuo fatto di
piccoli passi, mostra relazioni topografiche sempre nuove, senza tuttavia
manifestare reazioni intenzionali, che siano subordinate a scopi partico-
lari. I processi di sviluppo intrauterini quindi sono molto più facili e sem-
plici da capire, rispetto a tutti i processi di sviluppo successivi alla nascita.
Solo dopo la nascita l’organismo comincia a confrontarsi con il suo am-
biente in uno spazio vitale più ampio.
Ripetiamo: con l’aiuto delle nostre ricostruzioni totali, i risultati delle no-
stre decennali ricerche hanno dimostrato che lo sviluppo – a differenza di
quanto pensava Haeckel – non si dispiega come una ricapitolazione filo-
genetica e non può neanche essere semplicemente spiegato dai geni, nel
senso cioè di una sequenza di ordini; al contrario, le differenziazioni, nel-
la loro dinamica evolutiva, si presentano come eventi parziali che avven-
gono nel quadro dell’intera ontogenesi. A condizione che uno sviluppo
individuale, in quanto risultato di processi riproduttivi, cominci con la fe-
condazione, l’ontogenesi si svolge con caratteri biodinamici. Grazie alla
biodinamica, il lavoro dei geni viene notevolmente “alleggerito”.
L’analisi di questa legge fondamentale biodinamica dell’ontogenesi mo-
stra un ordine particolarmente elevato delle differenziazioni umane. Co-
me già detto, secondo la legge fondamentale biodinamica dell’ontogene-
si, contrariamente a quanto affermato finora dalla cosiddetta legge fon-
damentale biogenetica, l’individualità dell’organismo deve essere presup-
posta già all’inizio dell’ontogenesi, partendo dal fatto, che una parte es-
senziale dello sviluppo consiste nella conservazione dell’individualità, no-
nostante tutti i disturbi.
Lo sviluppo individuale di un organismo ci appare quindi intimamente
connesso con tutti i processi metabolici. Secondo le nostre conoscenze,
senza il principio della continuità del metabolismo individuale nel corso
dello sviluppo, una descrizione uniforme dei fatti finora noti dell’embrio-
logia umana è altrettanto possibile, quanto il poter oggi descrivere in mo-
do comprensibile dei processi fisici senza l’enunciato sulla conservazio-
ne dell’energia.
Attraverso la genetica, del metabolismo si possono comprendere solo le
sfumature, ma non si possono comprendere le relazioni tra campi me-
tabolici di diversa posizione, che possono invece essere descritte in mo-

61
Come inizia la vita umana

do uniforme da un punto di vista topografico. Il fatto che un determi-


nato colore di capelli sia il frutto di un particolare processo ereditario o
che nel sangue si possano accertare gruppi sanguigni specifici dell’indivi-
duo e sierologicamente definibili, presuppone già l’esistenza di capelli o
di vasi sanguigni. È di grande interesse, da un punto di vista genetico, che
componenti del sangue possano essere identificati come gruppo sangui-
gno A, 0 o AB o come appartenenti ad uno dei tanti gruppi subordinati.
Nel caso specifico, per il genetico può essere indifferente se il sangue na-
sca nel sacco vitellino, nel fegato o nel midollo osseo o se scorra attraver-
so questi o quei vasi sanguigni.
Geneticamente, la differenziazione del sangue in relazione al resto del si-
stema cellulare non è interessante, ma lo è la molto più specifica diffe-
renziazione di singoli tipi di membrane cellulari del sangue e di sieri del
sangue. Tali differenziazioni influenzate geneticamente diventano in cer-
te circostanze di vitale importanza per la relazione metabolica tra ma-
dre e figlio. In questo modo ad esempio si conoscono i caratteri eredita-
ri del sangue, come il cosiddetto fattore RH. Contro il fattore RH di un
figlio, la madre può, in certe circostanze, produrre degli anticorpi, che a
loro volta danneggiano il metabolismo del figlio in modo tale da creargli
gravi malformazioni o farlo addirittura morire. Tali processi, che posso-
no essere così importanti, sono però processi secondari; non fanno par-
te dei processi fondamentali del primo stadio embrionale, che interessa-
no l’embriologia umana. Genetica e embriologia umana non si escludo-
no a vicenda, bensì si completano.
Anche questo stato di fatto può essere chiarito attraverso un’analogia con
l’inorganico. Il ferro si ottiene dal minerale metallico e può costituire il
materiale di base per la fabbricazione di chiodi, grate, rotaie e di molti al-
tri manufatti. Tutti questi prodotti industriali si comprendono meglio, se
si conoscono i modi di produzione e certe possibilità di utilizzo. Se a un
certo punto vogliamo sapere, ad esempio, perché alcune molle di orolo-
gio molto fini sono di diversa qualità (in senso materiale), è necessario co-
noscere le costanti materiali dei tipi di ferro utilizzati – in biologia direm-
mo che dobbiamo conoscere i loro diversi caratteri genetici. Solo in un
secondo momento si mostrano i loro effetti; nell’industria avviene spesso
solo nel corso dei processi di raffinazione. Espresso in termini biologici:

62
L’errore della cosiddetta legge fondamentale della biogenetica

gli effetti dei geni spesso emergono soltanto nelle fasi tarde dello svilup-
po, quando tutte le strutture fondamentali sono già esistenti.

LE DIVERSE FUNZIONI DEL TESSUTO CONFINANTE


E DEL TESSUTO INTERNO
Quando parliamo di metabolismo, intendiamo processi che possono es-
sere accertati con metodi chimici. Oggi è diventato chiaro, grazie ai più re-
centi studi di embriologia umana, che i processi metabolici hanno anche
caratteristiche morfologiche molto importanti, perché i confini dei cam-
pi metabolici possono essere misurati sia spazialmente che temporalmen-
te. In un campo metabolico si verificano movimenti metabolici che so-
no ordinati in senso spaziale e temporale. Possono essere accertati, con-
frontando stadi successivi. Nei campi metabolici, i cambiamenti misurabi-
li di posizione, forma e struttura delle cellule e delle aggregazioni cellulari
che crescono e si moltiplicano, sono sempre movimenti contro resistenza
e perciò costituiscono un autentico lavoro, nel senso di attività vitali. Per
questo motivo, già su base morfologica è possibile affermare, che il giova-
ne germe e l’embrione, conformemente al loro rispettivo grado di svilup-
po, svolgono delle funzioni.
In un tessuto, le cellule sono sempre in relazione tra loro grazie ai movi-
menti ordinati in senso spaziale, di materiale di diversi ordini di grandez-
za. Formano quindi delle minuscole aggregazioni, definibili cineticamente
(ossia, in termini spazio–temporali).
In queste aggregazioni, che noi chiamiamo “campi metabolici spaziali”, le
cellule si attirano l’un l’altra attraverso l’assimilazione di materiale e, vice-
versa, si respingono attraverso il rilascio di materiale. In questo modo, at-
traverso forze differenti a seconda della posizione, restano unite e man-
tengono la forma. Spesso queste forze sono ancora riconoscibili nell’og-
getto indagato, grazie alla solidità con cui le aggregazioni cellulari sono in-
terconnesse. Esistono aggregazioni di materiale di diversa solidità, nei di-
versi ordini di grandezza. Ciò spiega le locali differenze di solidità nel cor-
po umano ed è, tra le altre cose, la condizione necessaria affinché sia pos-
sibile un preparato anatomico, nel senso di una sezione anatomica.
Per quanto riguarda lo sviluppo dei campi metabolici, possiamo fare un
paragone con i bacini culturali: le culture si sono sviluppate in luoghi

63
Come inizia la vita umana

particolari, come le rive fertili dei fiumi, le vaste aree alle foci dei grandi
fiumi, le coste del mare dove era possibile edificare e spazi vitali simili.
Pensiamo a Babilonia, all’antico Egitto, alla Grecia e all’Asia minore, ai
futuri paesi del Mediterraneo e alle coste dell’Oceano Atlantico. Rispet-
to alle coste, i continenti inizialmente inaccessibili, i paesi dell’interno e
le steppe centrali sono stati in un primo momento piuttosto irrilevan-
ti nello sviluppo della cultura. Le differenziazioni culturali si sono svi-
luppate con particolare intensità e chiarezza al confine tra acqua e terra.
Anche qui esistevano “campi metabolici”, dove le culture si differenzia-
vano. Ciò che veniva prodotto materialmente nelle aree costiere, in que-
ste aree geografiche notevolmente dinamiche, poteva essere scambiato,
smerciato attraverso le navi; nell’oscillazione della domanda e dell’offer-
ta, poteva essere sfruttato, migliorato e offerto di nuovo, diventando co-
sì una fonte importante e in rapida espansione di molti nuovi stimoli per
la crescita e la differenziazione. In questo modo, con la presenza di uo-
mini che gradualmente crescevano di numero e continuavano a ripro-
dursi, ebbero inizio intrecci sempre più differenziati, che non rimasero
privi di conseguenze sui ‘campi metabolici’ geograficamente confinan-
ti dei paesi dell’interno.
Riportando il discorso sul corpo umano, troviamo cose simili. Le prime
zone ricche di cellule del giovane embrione sono i tessuti confinanti, il
mosaico di cellule sul bordo dei fluidi. Questi tessuti confinanti svolgono
il primo lavoro di formazione, che utilizza molta energia vitale. Nell’em-
brione maturo, le differenziazioni complesse cominciano di norma anco-
ra nelle aree confinanti ai bordi dei fluidi. Qui il tessuto confinante, a dif-
ferenza del tessuto interno, ha delle possibilità di scambio estremamente
favorevoli ed ha quindi un’attività metabolica molto intensa.
Inizialmente, solo questo tessuto confinante cresce in modo intenso,
con un alto consumo di energia e di materiale. Nelle sezioni microsco-
piche, il tessuto confinante in crescita e precocemente differenziato lo
troviamo di norma sui bordi, adiacente al tessuto interno, tra quest’ulti-
mo e il liquido che si muove liberamente. La tipica crescita della super-
ficie del tessuto confinante è un elementare lavoro di formazione. Nella
tradizionale teoria sui tessuti (istologia) questo lavoro di formazione del
tessuto confinante, inteso come campo metabolico biodinamico, era an-

64
L’errore della cosiddetta legge fondamentale della biogenetica

cora completamente sconosciuto. Gli strati confinanti erano invece in-


tesi in parte in senso topografico, come strati di copertura, e in parte in
senso funzionale, come strati protettivi, e quindi, in una visione unitaria,
erano considerati come “epitelio”, ossia come strato sovrapposto al tes-
suto interno (stroma).
Secondo gli effettivi rapporti di posizione, un giovane tessuto confinan-
te rappresenta in genere uno strato tra due elementi vicini, posto cioè tra
un liquido libero da una parte e un’aggregazione circoscritta di cellule –
un “tessuto interno” – dall’altra ed è quindi sempre uno strato interme-
dio, un diatelio. Durante la formazione del germe e dell’embrione, ogni
diatelio lavora come apparato di scambio per sostanze molecolari. Ori-
ginariamente ha sempre delle funzioni diateliali. Assorbe sostanze uti-
lizzabili, per esempio dal tessuto interno, ed espelle le sostanze utilizza-
te come prodotti di decomposizione (soprattutto acqua), nello spazio li-
quido limitrofo privo di cellule. Una delle attività elementari di un giova-
ne tessuto confinante consiste nel superamento delle resistenze alla cre-
scita opposte dal tessuto interno, che cresce più lentamente. Mentre un
tessuto confinante espelle all’esterno i prodotti di decomposizione, per
esempio nell’area dell’ectoderma, nel giovane tessuto interno i depositi
si accumulano come sostanza base negli interstizi tra le cellule confinan-
ti. Da questo accumulo ha origine la nota struttura spugnosa del primo
tessuto interno. In quanto prodotto di deposito, la sostanza intercellula-
re del tessuto interno, che inizialmente di solito è liquida, risulta chimi-
camente meno attiva delle cellule. In questo modo oppone una resisten-
za alla crescita e ostacola la forza formativa del tessuto.
Anche il giovane tessuto interno, ricco di sostanze intercellulari, rappre-
senta allora un tipico campo metabolico. Allo stesso modo, le differen-
ziazioni al suo interno sono connesse a dinamiche di sviluppo. A parti-
re dalle pieghe – che differiscono localmente e che risultano dalla cresci-
ta superficiale del tessuto confinante che si scontra con le locali resisten-
ze alla crescita opposte dal tessuto interno – possiamo trovare nel cor-
so del primo mese di sviluppo una dinamica evolutiva localmente diffe-
renziata e di conseguenza anche uno sviluppo del tessuto interno diver-
so da luogo a luogo. Lo sviluppo topograficamente ineguale rappresen-
ta ancora una volta un processo parziale all’interno del tutto.

65
Come inizia la vita umana

A seconda della grandezza del germe, chiamiamo mesoblasto – termi-


ne che abbiamo già utilizzato – il tessuto interno di tutto l’uovo, il tessu-
to interno dell’embrioblasto lo chiamiamo mesoderma e quello dell’em-
brione mesenchima. In seguito, soprattutto nel corso del secondo mese
di sviluppo, dal mesenchima vengono originati, tra le altre cose, le carti-
lagini, i muscoli, i tendini e in particolare i diversi tipi di tessuto fibroso,
il cosiddetto tessuto connettivo. Ancora una volta, la dinamica dello svi-
luppo consente una maggiore precisione. Tutte queste differenziazioni
infatti, sono caratterizzate da particolari relazioni biodinamiche, e non
solo biochimiche, che intercorrono tra le cellule e le loro sostanze inter-
cellulari. La loro formazione di solito ha inizio con caratteristiche defor-
mazioni cellulari. Nelle differenziazioni sono immediatamente attive so-
lo forze generative, non sostanze generative.

66
Il “segreto del centro organizzativo”

IL “SEGRETO DEL
CENTRO ORGANIZZATIVO”

Torniamo adesso alla terza settimana di sviluppo. Verso la fine della se-
conda e l’inizio della terza settimana, dal disco germinativo si forma –
sotto la guida dinamicamente attiva dell’ectoderma – l’embrione. Pos-
siamo qui constatare una cinetica di sviluppo che porta ad un proces-
so di ripiegamento, che non è una “gastrulazione”, come avviene negli
animali nei quali una parte della superficie del corpo viene invaginata.
Nell’uomo non c’è gastrulazione.
Il ripiegamento del disco germinativo è nell’uomo la conseguenza del
tipo di crescita – irregolare e determinata dalla posizione – nel senso
della lunghezza e della superficie; una crescita orientata verso la minor
resistenza. In relazione al peduncolo di connessione, il ripiegamento ri-
sulta particolarmente intenso, su quell’estremità del disco germinati-
vo che gli sta di fronte e si muove in modo relativamente libero. Il pro-
cesso di ripiegamento forma lì l’estremità superiore (craniale) del disco
germinativo. Il motore di questi ripiegamenti è l’ectoderma, con la sua
crescita intensa. Le sue cellule sono quelle che in misura maggiore re-
clamano il nutrimento, che per vie traverse giunge loro dal sacco vitelli-
no. Come segno della sua attività di crescita abbiamo l’abbondante eli-
minazione dal campo metabolico dei prodotti di decomposizione – so-
prattutto acqua – nella prima cavità amniotica.
È chiaro quindi, che l’ectoderma del disco germinativo rappresenta il
principale apparato formativo del periodo in cui l’embrione si forma.
Il disco germinativo di 0,2 mm, che viene raffigurato nella nostra figu-
ra 6, mostra uno stadio molto importante dello sviluppo dell’uomo, che
però è molto difficile da osservare.
Il disco germinativo non è solo molto piccolo e completamente incolo-
re, ma è anche talmente sottile che solo in casi estremamente rari, cioè
quasi mai, può essere osservato. L’uovo di Göttingen, conosciuto an-

69
Come inizia la vita umana

che nella letteratura americana e da cui proviene il disco germinativo


raffigurato, è l’unico di cui, con l’aiuto di ricostruzioni seriali di sezioni,
è stato possibile rilevare lo stadio di sviluppo.
Il minuscolo disco germinativo di questo uovo di circa 14 giorni mo-
stra in alto quella che noi, utilizzando una terminologia ispirata alla ci-
netica di sviluppo, chiamiamo volta di espansione. Occupa quasi 2/3
dell’intero disco. Il disco germinativo mostra in basso un solco da con-
trazione. Nell’area del solco da contrazione troviamo l’ectoderma sot-
to forma di una profonda fossa, ossia uno spazio ristretto in cui è sta-
to concentrato dall’ectoderma della volta di espansione. Questa zona
corrisponde a quella parte del germe che in precedenza, nella lettera-

Fig. 6
Un disco germinativo di mm 0.23 di grandezza, all’inizio della terza settimana. In alto: volta di
espansione dell’ectoderma. In basso: solco di contrazione dell’ectoderma. Estremità inferiore: allan-
toide. 1 Peduncolo di connessione (Uovo Blechschmidt, 1973).

70
Il “segreto del centro organizzativo”

tura anatomo–comparativa, veniva interpretata come linea primitiva. Il


confine tra i due campi viene determinato da un labbro acuto, che in-
tendiamo, cineticamente, come una bordatura. La parte più grossa della
bordatura si trova quasi al centro dell’intero disco e a partire da qui, cre-
scendo, deborda sul solco da contrazione. Quest’ultimo prosegue verso
l’alto, fin sotto la bordatura, nel cosiddetto processo assiale, che si for-
ma con l’inizio del superamento del bordo.
Rispetto all’ectoderma più libero, il processo assiale dell’ectoderma cre-
sce in modo minimo. Funziona quindi come “apparato di sostegno”
nei confronti dell’ectoderma della volta di espansione, la cui superficie
cresce velocemente. Nella fig. 6, l’estremità del processo assiale è co-
perta dalla prospettiva, ma è visibile nella sezione centrale della fig. 5. Si
tratta dell’origine del foglietto intermedio (mesoderma).
Questo tessuto interno chiamato mesoderma è poco nutrito e di conse-
guenza cresce lentamente. Esercita quindi sull’ectoderma uno stimolo
alla crescita verso le direzioni principali, che dal centro del disco si irra-
diano a ventaglio verso l’alto e lateralmente, più o meno nella direzione
delle linee tratteggiate nella fig. 6.
I raggi del mesoderma schierati a ventaglio hanno dunque un significa-
to costruttivo per la formazione dell’embrione: lungo il processo assia-
le, che ha una crescita ritardata, si forma il solco neurale, lungo il quale
vengono sviluppate dall’ectoderma, che ha una crescita intensa, le pro-
tuberanze neurali (v. fig. 7 pag. 85). Il processo di piegamento è per la
cinetica di sviluppo di importanza decisiva per la formazione dell’em-
brione. I suoi movimenti di sviluppo costituiscono un evento costrutti-
vo parziale dei movimenti di sviluppo dell’intero germe umano. Il “se-
greto dell’organizzatore” quindi non risiede in un evento isolato di na-
tura chimica originato da un centro (centro organizzativo), bensì nel
fatto, che il processo assiale – che è parte del disco germinativo – cre-
sce lentamente.
Visto lateralmente, il giovane embrione, che si forma con il piegamento
del disco germinativo, è a forma di S. In esso si possono distinguere le
parti della testa, del collo e del minuscolo tronco. Visto da dietro (lato
dorsale), il giovane impianto embrionale è largo e schiacciato nella zona
della testa, vicino al peduncolo di connessione, ossia in basso, mentre è

71
Come inizia la vita umana

stretto e acuto nella zona del tronco (fig. 6). La regione cefalica guida la
crescita del giovane embrione. Questo movimento di sviluppo mostra
la preminenza della parte superiore del corpo, in particolare dell’ence-
falo, già nella primissima fase dello sviluppo. Rispetto alla regione cefa-
lica, collo e tronco appaiono come un’appendice.

72
Ogni aggregazione cellulare ha funzioni formative

OGNI AGGREGAZIONE CELLULARE


HA FUNZIONI FORMATIVE

Torniamo ancora una volta allo sviluppo iniziale. Lo stadio bicellulare


è il più elementare e allo stesso tempo il più originario sistema cellula-
re dell’organismo. Le due cellule sono materialmente collegate tra lo-
ro grazie ad una submicroscopica fessura. È qui che si verifica il primo
scambio di particelle tra le cellule. Con questi movimenti molecolari
(movimenti metabolici locali), deducibili dalla permeabilità delle mem-
brane plasmatiche, i due blastomeri si fissano l’uno all’altro come ven-
tose. Le forze che consentono alle cellule di rimanere attaccate posso-
no essere sperimentate, provando a separare le cellule artificialmente;
possono persino essere percepite in modo diretto palpando con un di-
to. La divisione anatomica di un giovane germe umano nelle sue cellu-
le richiederebbe un lavoro meccanico che incontrerebbe una notevo-
le resistenza. Persino nel preparato conservato sono ancora rinvenibili,
molto tempo dopo la morte, le forze adesive. Alla base di queste forze,
nell’essere vivente, ci sono sicuramente attività metaboliche e non forze
puramente meccaniche in senso fisico. Nel vivente, tali forze non com-
paiono, come è stato provato da innumerevoli osservazioni. Il tentati-
vo di applicare all’embriologia umana una visione puramente formale
(razionalistica) o puramente meccanica (meccanicistica) o anche pura-
mente chimica (materialistica), vorrebbe dire trascurare in modo gros-
solano la vitalità dell’oggetto preso in esame.
Ciò che nello stadio bicellulare vediamo morfologicamente come sche-
ma naturale di un tessuto, nell’organismo più anziano lo troviamo già
ulteriormente sviluppato come tessuto confinante e tessuto interno.
Con l’importante differenziazione del tessuto embrionale in tessuto
confinante e tessuto interno, comincia, nella terza settimana di svilup-
po, la formazione del sistema tissutale e quindi, nel senso più stretto
della parola, la genesi dei grandi organi: l’organogenesi vera e propria.

75
Come inizia la vita umana

Il tessuto confinante multicellulare presenta una quantità minima di so-


stanza intercellulare; se la paragoniamo a questa, il tessuto interno pre-
senta invece la quantità massima. Il tessuto confinante più vecchio as-
sume cibo, dalla parte in cui si formano gradualmente (nel tessuto in-
terno) i vasi sanguigni ed essuda invece all’esterno i prodotti di decom-
posizione del suo metabolismo, che si formano con la produzione di
energia. La sponda libera del tessuto confinante gli consente di elimi-
nare i prodotti metabolici con maggior velocità del tessuto interno. Tra
le cellule di un tessuto confinante non si accumula quindi una grande
quantità di sostanza intercellulare. Per questo motivo, nella zona di con-
fine, formata da diatelio, non solo la reciproca repulsione cellulare è mi-
nima, ma al contrario la loro reciproca attrazione, e quindi la resisten-
za alla trazione di un tessuto confinante, di solito è relativamente eleva-
ta lungo tutta la sua superficie libera.
Il tessuto confinante in crescita, come ad esempio il giovane ectoder-
ma, svolge un ruolo di primo piano nei confronti del suo sostrato, gra-
zie alla sua attività energetica. In senso dinamico quindi possiamo pa-
ragonarlo ad un motore e immaginare il tessuto sottostante (tessuto in-
terno) come il meccanismo azionato da questo motore, cioè i suoi in-
granaggi. I tessuti confinanti sono caratterizzati da una intensa cresci-
ta della superficie, mentre i tessuti interni sono caratterizzati da una
crescita del volume. In quanto motore, un giovane tessuto confinan-
te utilizza per il lavoro di formazione la maggior parte delle sostanze
energetiche che vengono consumate. Questo può essere morfologica-
mente rilevato nell’intenso e regolare irroramento dei vasi, soprattutto
dell’ispessito strato ectodermico dell’embrione precoce, e in particola-
re nello sviluppo potente dei vasi lungo il tubo neurale ectodermico in
via di formazione.
I vasi si snodano di volta in volta nel tessuto interno attiguo. A causa
del grande consumo di sostanze nutritive, la crescita del tessuto confi-
nante provoca nel tessuto interno un intenso squilibrio metabolico, a
favore dello strato superficiale del germe.
Da un punto di vista della dinamica di sviluppo, i campi metabolici dei
vasi sanguigni si formano in seguito al gradiente di concentrazione del-
le sostanze nutritive. Con l’afflusso e il deflusso dei movimenti meta-

76
Ogni aggregazione cellulare ha funzioni formative

bolici, si evidenziano le canalizzazioni “arteriose” e “venose” della so-


stanza intercellulare, ancor prima dello sviluppo vero e proprio dei va-
si. Generalmente, i primi segni della formazione dei vasi riconoscibili
al microscopio sono dei canali minuscoli ed estremamente sottili, com-
posti di sostanza intercellulare, che si notano lungo le membrane pla-
smatiche. Di solito, queste canalizzazioni si trovano laddove esiste per
loro un’opportunità spaziale ed un immediato motivo spazio-tempora-
le (fisico), ossia dove è presente un gradiente metabolico tra le cellule.
Anche questa constatazione è conforme al principio di conservazione.
Nel corso delle sue differenziazioni, l’organismo cerca di conservare i
campi metabolici, il cui equilibrio viene continuamente alterato. Questi
tentativi hanno come risultato il raggiungimento, ogni volta, di un ulte-
riore grado di differenziazione. Già la prima formazione di vasi quindi,
rappresenta un evento, che da un punto di vista morfologico e biodina-
mico non è incomprensibile e che può essere dimostrato con maggior
precisione attraverso la biochimica.
La stretta relazione tra stimolo allo sviluppo e grado di differenziazione
può essere facilmente esaminato durante tutto lo sviluppo. Ad esem-
pio, l’intera parete del corpo del giovane embrione all’inizio è solo cu-
te. Solamente un tessuto confinante, ispessito a seconda della sua posi-
zione, consente la formazione di vasi sanguigni particolarmente nume-
rosi e forti nel tessuto interno (stroma) contiguo, come, per esempio, si
può vedere chiaramente, anche macroscopicamente, nella formazione
del palmo della mano. Non si tratta solo della differenziazione di tes-
suto confinante e tessuto interno: anche la formazione dei vasi linfati-
ci e dei linfonodi, che avviene dopo il secondo mese, risponde alle re-
gole della dinamica di sviluppo. Sono anch’essi sistemi funzionali (nel-
le aree di ristagno).
Anche le successive differenziazioni seguono il principio, secondo cui le
differenziazioni sono processi biodinamici in campi metabolici spazial-
mente ordinati e morfologicamente delimitati. Come vedremo, esempi
di ciò sono, tra le altre cose, i cosiddetti tessuti di sostegno, la formazio-
ne dei legamenti e dei tendini e la formazione di ossa e cartilagini. Gra-
zie alla descrizione dei campi metabolici biodinamici e quindi delle re-
gole di sviluppo, oggi per il medico non è più necessario apprendere un

77
Come inizia la vita umana

numero apparentemente illimitato di dettagli, come avviene nella ana-


tomia descrittiva classica. È possibile invece, rispetto ai rapporti biodi-
namici più stretti, avere una visione d’insieme che permetta una descri-
zione delle differenziazioni, che si adatta meglio al sistema di quanto
avvenuto finora e ne consenta una migliore comprensione. Altri meto-
di non danno una visione d’insieme altrettanto chiara.

78
Il pensiero teleologico ha generato confusione

IL PENSIERO TELEOLOGICO
HA GENERATO CONFUSIONE

Le direzioni di movimento, immaginate schematicamente come una li-


nea retta, hanno al loro termine un punto, che può essere chiamato
punto finale. Il punto finale può essere considerato, metaforicamente,
come il punto di arrivo, se il movimento orientato viene pensato come
espressione di un movimento arbitrario, consapevolmente indirizzato
verso una meta. Nel caso in cui si cerchi di applicare questa idea allo
sviluppo, risulta impossibile da dimostrare che i movimenti di sviluppo
siano movimenti intenzionali, ossia orientati dall’interno verso una me-
ta. Per questo motivo, non è oggettivo e quindi non ammissibile scien-
tificamente, definire i movimenti di sviluppo dell’ontogenesi come te-
leologici, supponendo, ad esempio, come loro scopo ultimo la conser-
vazione della specie. L’idea di finalità riferita all’ontogenesi è scienti-
ficamente irrilevante, così come affermare che le differenziazioni an-
drebbero considerate solo come adattamenti per il mantenimento del-
la specie. Il pensiero della finalità non interessa la scienza, ma l’uomo
e le scienze umane, soprattutto la storia della biologia e ancor di più la
storia della medicina.
Chi afferma che gli artigli, in quanto qualità sviluppata, siano utili al
mantenimento della specie e in quanto tali possano essere legittima-
mente spiegati, oppure che le code di gatti e topi siano semplicemen-
te il risultato di adattamento e selezione, ha un modo di considerare le
cose che si adatta bene agli ideali auspicati, ma che non corrisponde ad
alcun fatto scientifico.
A questo proposito, in una fiaba molto nota, troviamo un passo che per
l’etologia è istruttivo e non privo di interesse. Suona così:
Quando Cappuccetto rosso trova nel letto di sua nonna il lupo, lei gli
chiede: “Perché hai gli occhi così grandi?” Il lupo risponde: “Perché
così posso vederti meglio.” Cappuccetto rosso continua ad osservare e

81
Come inizia la vita umana

chiede: “Perché hai le orecchie così grandi?”, il lupo risponde: “Perché


così posso sentirti meglio.” E alla domanda: “E perché hai una bocca
così grande?”, il lupo dice: “Perché così posso mangiarti meglio.”
Quasi nessun’altra parabola rende così chiaramente il corto circuito che
si verifica nel pensiero teleologico della cosiddetta anatomia funzionale
tradizionale. In essa, scopi pensati soggettivamente vengono scambia-
ti per cause oggettive. Chi non distingue tra ciò che si prova soggetti-
vamente e ciò che viene osservato sul campo, è facilmente incline a ve-
dere scopi e fini in organi osservabili oggettivamente, a causa dei pro-
pri desiderata divenuti coscienti. Questo è comprensibile umanamente,
ma oggettivamente ingiustificato. Se le risposte del lupo fossero state
determinate da un giudizio basato sull’embriologia, alle domande “Per-
ché hai ecc.?”avrebbe dovuto rispondere: “Ho degli occhi perché co-
sì in me si sono sviluppati ed ho delle orecchie perché così in me si so-
no sviluppate”. Il fatto che qualcuno possa vedere non è la conseguen-
za di una intenzione, ma il risultato di una ontogenesi molto specifica,
che può essere indagata in modo dettagliato.
Nel medioevo gli animali venivano ancora divisi in utili e nocivi. Que-
sta provvisoria classificazione sistematica rinacque sorprendentemente
a nuova vita in epoca moderna, sotto il nome di “anatomia funzionale”.
Autori di manuali pensavano veramente di dover distinguere in anato-
mia tra strutture utili e strutture inutili. “Parliamo di forma funzionale”,
è scritto nella introduzione del famoso manuale di Benninghoff (1964),
“solo se possiamo provare, che la forma esteriore dimostra la propria
utilità per l’esercizio delle funzioni”. Da ciò il lettore deve dedurre, che
esistono anche organi che non sono utili. In realtà tuttavia non com-
paiono né organi utili, né organi inutili, ma si parla sempre di organi
funzionali. L’espressione della lingua parlata: “l’occhio c’è per vedere”,
esorta semplicemente ad utilizzare i propri occhi, non intende certo
fornire una spiegazione. Un’articolazione del gomito può essere certa-
mente molto più utile di un braccio rigido per l’esercizio di molti lavo-
ri, ma questo non fornisce alcuna giustificazione del motivo per cui nel
periodo embrionale si sia formata un’articolazione del gomito.
Non sussiste alcun dubbio sulla necessità immediata di molti organi per
il mantenimento della salute; tuttavia, il riconoscimento del loro signifi-

82
Il pensiero teleologico ha generato confusione

cato e forse persino della loro grande importanza non spiega ancora la
loro genesi. Oggi sappiamo che tutte le attività, persino quelle degli or-
gani di senso, sono state avviate da funzioni di crescita – ossia da fun-
zioni di base al momento della loro formazione – e che solo partendo
da questa base possono gradualmente formarsi le cosiddette funzioni
specifiche degli organi. Vale quindi il principio: ogni funzione superiore
è preceduta da funzioni di crescita. Qualcosa di simile vale persino per
le attività psichiche. Senza una prima crescita specificamente ordinata
delle membrane cellulari dell’encefalo, non è possibile nessuno svilup-
po della memoria, di conseguenza nessun apprendimento e nessuno
sviluppo della fantasia e quindi nessuna attività creativa del pensiero.
Chiamiamo sviluppo funzionale l’esistenza di funzioni di base ed il lo-
ro sviluppo, intesi come principio dell’intera ontogenesi. Normalmen-
te, le attività embrionali sono importanti precursori delle funzioni suc-
cessive e quindi, per quanto sappiamo, costituiscono – anche in senso
fisiologico – non solo una premessa indispensabile, ma anche lo sche-
ma naturale delle funzioni dell’adulto. Sulla base della conoscenza dei
movimenti di sviluppo embrionali, oggi abbiamo un’idea delle regole
di base generali (principi) che governano il funzionamento degli organi
nell’embrione. In generale, vale la regola seguente: non c’è una cellula,
un tessuto o un organo che non funzioni già durante la sua formazio-
ne. Da un confronto tra i movimenti di sviluppo nelle diverse regioni
è emersa la regola di base: gli organi sono di volta in volta attivi in mo-
do conforme alle qualità, che hanno nei rispettivi stadi dell’ontogene-
si. Perciò, nel corso dell’ulteriore sviluppo, ogni attività cambia. Le fun-
zioni di base che possono essere constatate morfologicamente, e non il
loro presunto significato successivo, costituiscono il vero presupposto
per la comprensione delle attività dell’adulto.

83
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

LE PRIME DIFFERENZIAZIONI
SONO GIÀ UNO
SVILUPPO FUNZIONALE

In un embrione umano di 2-3 mm di grandezza, i grandi sistemi strut-


turali – tubo neurale, tubo intestinale e parete del corpo – sono già
formati con le tipiche relazioni di posizione, di forma e di struttura.
Nei nostri disegni mostriamo come l’embrione umano, fin quando non
raggiunge i 2 mm di altezza (fig. 7, 8 ), abbia un’ampia porzione cefalica,

1
1

3
4 4
Fig. 7 Fig. 8
Impianto di un embrione umano di circa mm Stesso embrione di circa mm 1.6 di grandezza,
1.6 di grandezza, prima della fine della terza come nella fig. 7. Visione laterale destra. Sezioni
settimana, con porzione cefalica, porzione cervi- di amnios e sacco vitellino. 1 Porzione cefalica del
cale e porzione del tronco (Uovo Ludwig, 1928). giovane embrione. 2 Porzione cervicale. 3 Porzione
Visione dorsale. 1 Porzione cefalica del giovane del tronco. 4 Passaggio dell’ombelico nel peduncolo
embrione, 2 Porzione cervicale, 3 Porzione del di connessione. A partire dall’ombelico, l’embrione
tronco, 4 Peduncolo di connessione. comincia ad allungarsi dorsalmente.

85
Come inizia la vita umana

una stretta porzione cervicale ed una porzione del tronco acuta e molto
piccola. Al suo margine, passa dorsalmente nell’amnios e ventralmente
nel sacco vitellino, quella che in seguito viene chiamata vescicola om-
belicale. Nella terza settimana troviamo che gli embrioni hanno un om-
belico relativamente grande. Sul suo ampio margine superiore si trova
il torace dell’embrione con la cavità toracica dell’embrione precoce e il
cuore (fig. 9 e 10). La cavità toracica, il celoma embrionario primario,
si presenta come una stretta fessura a forma di ferro di cavallo, situata
sul margine superiore dell’ombelico. Generalmente, già in embrioni di
mm 1,5 di grandezza, questo spazio si forma in modo biodinamico al
1

1 2

Fig. 9 Fig. 10
Stesso embrione di circa mm 1.6 di grandezza, come nella Porzione della regione toracica dell’em-
fig. 7. Visione ventrale. 1 Regione toracica dell’embrione brione di fig. 9. 1 Sezione del margine
primario (fig. 10). Estremità superiore del corpo. 2 Pas- dell’amnios, 2 Sezione del margine del
saggio dell’estremità inferiore dell’embrione nel peduncolo di sacco vitellino, 3 Spazio toracico del
connessione. In mezzo, endoderma dell’ombelico, sezionato giovane embrione. La parte punteggiata
dal sacco vitellino. indica il primordio del cuore.

86
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

margine dell’embrione, dove l’ectoderma e l’endoderma, divergendo


ampiamente, confluiscono nell’amnios cioè nel sacco vitellino (v. anche
le frecce della fig. 11). In questa area divergente che si estende sempre
di più, il mesoderma si dissolve in misura crescente e forma un’ampia
cavità, che a partire dal margine laterale dell’embrione si allarga gra-
dualmente verso la linea mediana. In quest’area si accumula rapidamen-
te molta sostanza intercellulare.
Per riuscire a rifornire di sangue l’encefalo – ossia il maggior consuma-
tore di sostanze nutritive – alla fine della terza settimana, si forma sulla
parete posteriore di questo spazio pieno di fluidi il primordio del cuore,

Fig. 11
Embrione umano di appena mm 3 (Corner). Formazione della cavità celomatica. Nella regione dell’om-
belico, mentre in superficie il mesoderma si allontana ventralmente – nella direzione indicata dalle frecce
– dal tubo neurale, in profondità il mesenchima diventa meno denso. La cavità celomatica si è quindi for-
mata. 1 Passaggio della cavità toracica (primordio del celoma) dell’embrione precoce, nella cavità corionica
(extra embrionale), 2 Sacco vitellino, 3 Peduncolo di connessione, 4 Lato dorsale della regione cervicale
dell’embrione precoce, 5 Protuberanza cardiaca.

87
Come inizia la vita umana

Tav. 1
Embrione di mm 3.1 di grandezza (Blechschmidt), con un’età di circa 24 giorni. Non è ancora curvato ed
è quindi più alto dell’embrione di mm 2.57, che ha già 26 giorni di età (Tavola II e figure 19, 20, 34).
1 Corion con villi corionici. 2 Testa e cuore. 3 Porzione del tronco del giovane embrione. 4 Amnios.

88
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

che inizialmente è a forma di tubo (fig. 12 e 13). In modo conforme al


loro gradiente metabolico, le sostanze nutritive giungono al primordio
attraverso delicati canali di tessuto interno, che portano dal peduncolo
di connessione fino al cuore. All’inizio della quarta settimana di svi-
luppo è già possibile osservare la circolazione sanguigna. A partire da
questo momento il primordio del cuore comincia a pulsare ed arriva ad
occupare, in virtù del suo rapido aumento di volume, una parte relati-
vamente grande dell’intero embrione.
L’embrione umano di mm 2,57 di grandezza della quarta settimana è
più curvo rispetto agli embrioni della terza settimana e appare quindi
più piccolo dell’embrione più giovane di mm 3,1 (cfr. fig. 16 e 18).
All’inizio della quarta settimana, l’embrione umano mostra come strut-
tura di base una parete del corpo molto delicata, che inizialmente è
costituita solo da cute embrionale. Questa giovane cute ha due strati:

1
4 1

2 2

3 3

Fig. 12 Fig. 13
Embrione umano di circa mm 2.2 di grandezza (Payne). Porzione dell’embrione di fig. 12.
Visione dorsale. Terza settimana di sviluppo. 1 Regione Il primordio del sistema nervoso
cefalica del giovane embrione, 2 Regione cervicale, 3 Regione è punteggiato. Nel mesenchima
del tronco. A lato del tubo neurale, la parete corporea è dell’ombelico, le vene sono raffigura-
segmentata (somiti). Nella regione cervicale, il solco neurale te in bianco, i primordi dell’aorta in
è già parzialmente chiuso, diventando così il tubo neurale. nero. 1 Regione cefalica del giovane
All’altezza di (1) e di (3) è ancora aperto (neuroporo su- embrione, 2 Regione cervicale, 3 Re-
periore e inferiore). gione del tronco, 4 Cuore.

89
Come inizia la vita umana

uno strato di tessuto confinante ed uno di tessuto interno aderente. Il


tessuto interno collega tra loro e con la cute le strutture di base interne
(tubo neurale e tubo intestinale). Il tubo neurale è un precoce dispiega-
mento embrionale dell’ectoderma, mentre il tubo intestinale è una dif-
ferenziazione dell’endoderma. Il tubo neurale è il più robusto tessuto
confinante (ectoderma) del giovane embrione e nella quarta settimana
è il maggiore consumatore di sostanze nutritive. Rispetto al tubo inte-
stinale, la crescita del tubo neurale si sviluppa soprattutto in lunghezza.
Anche le radici dei grandi vasi sanguigni, i cui rami inizialmente riforni-
scono quasi esclusivamente il tubo neurale, crescono in misura minore
rispetto al tubo neurale. Considerato che tutti questi sistemi tissutali
sono collegati tra loro dal tessuto interno e sono circondati dalla parete
corporea, la crescita in lunghezza del tubo neurale spinge la sua estre-
mità craniale – relativamente libera nei movimenti – ad incurvarsi sopra

Tav. 2
Embrione di mm 2.57 di grandezza (Blechschmidt), con sacco vitellino e amnios. Ha un’età di circa 26
giorni. L’estremità superiore e quella inferiore del corpo sono rese visibili attraverso la fenestrazione dell’am-
nios. 1 Villi corionici, 2 Sacco vitellino, 3 Cavità corionica, 4 Corion, 5 Embrione.

90
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

la protuberanza del cuore. Il risultato di questi movimenti di sviluppo è


costituito dalla formazione di pieghe nella regione del viso.
Nel primo mese di sviluppo, il tubo intestinale continua a confluire
largamente nel sacco vitellino. Nell’area della bocca e in quella dove si
forma l’apertura inferiore dell’intestino, l’endoderma del tubo intesti-
nale e l’ectoderma della cute vengono a così stretto contatto – a causa
dell’incurvarsi dell’embrione – che il tessuto interno, necessario per il
nutrimento dei tessuti confinanti, viene rimosso.
A causa di ciò, i tessuti confinanti trovano qui delle negative condizioni
di crescita: le cellule epiteliali muoiono; si formano dei campi corrosivi.
In questi campi corrosivi generalmente si formano delle perforazioni
(in questo caso, bocca e ano).
1

2 1
2

3 5

4
Fig. 14 Fig. 15
Embrione umano di fig. 12. Visione ventrale. Embrione umano di fig. 12. La parte punteggia-
L’endoderma è raffigurato in modo trasparente, ta indica il primordio del tubo neurale. La parte
in modo da rendere visibile una gran parte delle esterna del giovane tubo intestinale è tratteggiata in
coppie dei primordi dell’aorta. Nella porzione senso trasversale, quella interna, in senso longitudi-
cervicale dell’embrione è rappresentato il tessuto nale. 1 Regione della bocca del giovane embrione, 2
confinante esterno ed interno del cuore. 1 Parete Regione toracica (sito del cuore), 3 Regione ventrale:
laterale della regione cefalica, 2 Arterie degli ar- campo di corrosione all’estremità inferiore dell’em-
chi viscerali, ancora allo stadio capillare, 3 Vasi brione (regione anale). A sinistra di 4: Allantoide;
venosi che affluiscono al cuore sul margine supe- al di sopra di 4: Endoderma del tronco. 5 Lato
riore dell’ombelico. dorsale della regione cervicale del giovane embrione.

91
Come inizia la vita umana

Il tessuto interno inizialmente è relativamente indifferenziato e garanti-


sce l’immediata connessione tra gli organi. Differenziazioni nelle strut-
ture del tessuto interno si sviluppano inizialmente soprattutto nell’area
della parete laterale del corpo (somiti, che costituiscono il primordio
delle parti segmentali dell’apparato motorio).
Nel punto in cui il giovane embrione ha una dimensione maggiore,
ossia dorsalmente sopra il midollo spinale e ventralmente sopra la pro-
tuberanza del cuore e del fegato, la parete corporea dell’embrione pre-
coce – che all’inizio, come abbiamo detto, è solo cute – diventa con la
crescita della sua superficie una membrana così sottile che può lacerar-
si. In questo caso il neonato viene alla luce con una “schiena aperta”
(rachichisis) o con il “petto aperto”. Tra la parete dorsale e ventrale del
corpo, la velocità della crescita di superficie è scarsa, compensata però
dalla crescita dello spessore. Ai margini di questa zona sono situate le

1 6
7

8
4

2 2 9
5

3
10

Fig. 16
Embrione umano di mm 3.1 di grandezza (Blechschmidt). Inizio della quarta settimana. A sinistra: lato
dorsale; al centro: visione laterale; a destra: lato ventrale. 1 Margine superiore dell’ombelico, 2 Lato dorsale
della regione cervicale, 3 Margine inferiore dell’ombelico, 4 Orifizio superiore e 5 inferiore dell’intestino, 6
Lato anteriore della regione cervicale (solco cervicale), 7 Margine superiore dell’ombelico con porzione ante-
riore della regione toracica del giovane embrione, 8 Margine laterale dell’ombelico con porzione laterale della
regione toracica; la parte centrale punteggiata rappresenta l’endoderma della precoce regione addominale, 9
Estremità inferiore laterale della precoce regione toracica (orifizio celomatico), 10 Peduncolo di connessione.
La parte in alto rilievo del lato dorsale leggermente punteggiata indica protuberanze dorsali e somiti.

92
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

Fig. 17
Sezione della regione toracica dell’embrione di mm 3.1 di grandezza. Lo spazio toracico corrispondente al
margine superiore dell’ombelico è aperto, per cui il cuore è visibile. 1 Ventricolo cerebrale ancora aperto e
ingresso nella vescicola oculare. L’embrione già “guarda” oltre il margine superiore dell’ombelico.

2
1

Fig. 18
Parete corporea di un embrione di mm 2.5 di grandezza (Blechschmidt). 26 giorni. La parte punteggiata
indica ectoderma ispessito tra addome e dorso (anello ectodermico). La parte punteggiata con più evidenza
rappresenta il cordone ombelicale. Sotto (1), le pieghe formatesi con il distendersi dell’estremità inferiore del
corpo, accompagnato dal crescente allungamento dell’embrione. 2 Pieghe di curvatura. Cerchio nero vescicola
otica, cerchio bianco vescicola oculare.

93
Come inizia la vita umana

grandi vene, mentre più in profondità, lungo il tubo neurale, ci sono i


primordi della aorta, che si diramano ad intervalli molto regolari (meta-
meri) verso il tubo neurale adiacente. Le loro distanze reciproche deter-
minano la formazione e la grandezza dei somiti (cfr. fig. 19 e 20).
Oggi conosciamo queste differenziazioni in modo più preciso da un
punto di vista biodinamico. I somiti assumono inizialmente la forma di
una bolla e possono essere riconosciuti esteriormente in quanto appa-
iono come una prominenza semisferica, situata al lato del tubo neurale.
Tra i singoli somiti appaiono tacche di segmentazione (fig. 24). Le in-
taccature derivano dal fatto che le estremità finali dei vasi forniscono
così tanto nutrimento da rallentare la loro stessa crescita e quella del
loro letto tissutale (simili funzioni formative appartengono a tutti i vasi
più grandi). Dal numero delle intaccature, si può determinare l’età de-

Fig. 19 Fig. 20
Stesso embrione della figura 18. Organi dorsali e addominali. 4 Stesso embrione della figura 18.
Vescicola otica, 6 Somite inferiore della regione cervicale. Nel set- Tubo neurale, tubo intestinale, vasi
tore dei somiti, il tessuto interno dell’embrione (mesenchima) viene sanguigni e cuore. 1 Vescicola otica
intaccato e quindi suddiviso dai vasi sanguigni (fig. 21), 5 Pleura, con nervi cranici, 2 Vena cardinale
7 Peritoneo, 8 Dotto di Wolff, 9 Mesenchima non ancora intac- superiore, 3 Aorta con le sue rami-
cato (non segmentato). Frontalmente: 1 Sacco vitellino sezionato ficazioni verso il midollo spinale,
(Ductus omphaloentericus), 2 Ectoderma vicino all’endoderma nel 4 Vena ombelicale, 5 Cuore, 6
campo di corrosione del nascente orifizio inferiore del corpo (mem- Fegato.
brana anale), 3 Estremità inferiore del tubo intestinale.

94
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

gli embrioni. La formazione delle pieghe segmentali e delle intaccatu-


re è una conseguenza biodinamica della curvatura dorsale del giovane
embrione. La curvatura dorsale avviene in seguito alla crescita della
estremità inferiore del corpo. A partire dal piegamento dovuto alla seg-
mentazione che avviene durante la formazione dei somiti – fenomeno
che è possibile riconoscere esteriormente – un processo continuo por-
ta alla articolazione interna dello sviluppo della colonna vertebrale in
formazione: gradualmente, tra i rami segmentali dell’aorta che stanno a
destra e a sinistra l’uno accanto all’altro, la parte più profonda del tes-
suto interno della cute, le cui pieghe si susseguono metamericamente,
diventa più spessa, assumendo la forma degli impianti mesenchimali
dei corpi vertebrali. Le loro prosecuzioni, gli archi vertebrali e le coste
si formano lateralmente tra i canali che dall’alto in basso si susseguono
l’un l’altro, appaiono cioè spostati verso i corpi vertebrali. Questo spo-
stamento è stato erroneamente interpretato come una ristrutturazione
della colonna vertebrale che – è dimostrabile sperimentalmente – in
realtà non esiste.
In questo contesto, emergono inaspettatamente delle regole, che risul-
tano valide per la formazione dei muscoli. Da oltre 2000 anni i muscoli
vengono descritti come la parte attiva dei movimenti del corpo. Senza

Fig. 21
Embrione di mm 4.2 di grandezza (Blechschmidt). 28 giorni. Il cordone ombelicale è ancora a forma di
imbuto. La parte punteggiata indica i primordi delle estremità. Si notano 4 evidenti pieghe nella regione
del viso. Nella regione dorsale le pieghe, che si formano per l’incurvarsi della crescente estremità inferiore del
corpo, sono contrassegnate da linee. Sotto l’altorilievo delle pieghe ci sono già 30 coppie di somiti.
95
Come inizia la vita umana

ricerche specifiche si è assunto, in modo più o meno consapevole, che


nell’uomo essi potrebbero essere messi in stretta relazione con i movi-
menti volontari. Per quanto riguarda il loro sviluppo, si è considerato
ovvio che esso fosse determinato teleologicamente dai successivi movi-
menti corporali. Analisi su giovani embrioni hanno tuttavia dimostrato
che la muscolatura in via di formazione è già funzionante, ma la sua
azione è di tipo passivo, non attivo. I movimenti di base della muscola-
tura in via di formazione non sono costituiti da contrazioni, ma da co-
siddette distensioni di crescita. L’iniziale partecipazione degli impianti
muscolari alla formazione dell’embrione, le loro funzioni formative, è
costituita da prestazioni passive, non attive. Tutti i muscoli, senza ecce-
zione, nascono all’interno di campi di distensione, che a loro volta sono
costituiti da campi metabolici biodinamicamente passivi, dipendenti da
differenziazioni esterne già presenti. Di norma, la capacità di contrazio-
ne che può essere acquisita da uno sviluppo di formazione, è in situ una
conseguenza di distensioni di crescita precedenti, che si distinguono
dalle distensioni meccaniche in quanto processi di crescita vitali.
Lo sviluppo della muscolatura embrionale per quanto concerne posizio-
ne, forma e struttura è caratterizzato senza eccezioni da distensioni di cre-

4
2

Fig. 22
Embrione di mm 4.2 di grandezza (fig. 21). Visione laterale sinistra. 1 Arteria ombelicale, 2
Prima piega di curvatura, 3 Ultima piega di curvatura dell’ectoderma (la regione inferiore della
laringe esterna ), 4 Braccio.

96
Le prime differenziazioni sono già uno sviluppo funzionale

scita passive. Inizialmente, il motore di queste “distensioni” è costituito


dal crescente tubo neurale, che nasce dall’ectoderma, sostituito in seguito
dal crescente scheletro di cartilagine dell’embrione: sezioni orizzontali
della regione dorsale dell’embrione precoce mostrano, normalmente, che
le cellule delle parti superficiali dei somiti, i cosiddetti dermatomi, cre-
scono velocemente in lunghezza insieme al tubo neurale. Con la crescita
longitudinale del midollo spinale, i setti di segmentazione si discostano
uno dall’altro e tra di essi si dilatano le cellule dello strato più profondo,
nella forma dei cosiddetti miotomi. Si tratta dei primordi muscolari.
Anche il resto della muscolatura del corpo si sviluppa senza eccezioni
all’interno di campi di distensione. In tutti gli impianti muscolari presi
in esame si è potuto dimostrare che essi si formano solo laddove siano
presenti le condizioni spaziali per la preferita crescita longitudinale, se-
condo una direzione principale, che esista cioè lo spazio per allungarsi,
ed esistano allo stesso tempo le necessarie condizioni fisiche marginali

1 2

Fig. 23 Fig. 24
Stesso embrione di mm 4.2 di grandezza visto frontalmente e di- Pieghe di un embrione di mm
sposto in modo obliquo. Nella regione cefalica superiore si vedono le 5 di grandezza, disposte circo-
pieghe dell’embrione, nella regione del tronco si vedono le pieghe che larmente sull’asse longitudina-
si sono formate per l’incurvarsi della crescente estremità inferiore del le dell’embrione. 2 Primordio
corpo. Queste ultime determinano di volta in volta la posizione dei della mandibola, 3 Protube-
nervi del “viso” e del midollo spinale; 1 Primordio delle braccia. ranza cardiaca.

97
Come inizia la vita umana

per la formazione dei corpi muscolari e dei tendini. I muscoli non si


formano dove noi, per motivi di opportunità, li vorremmo eventual-
mente utilizzare in futuro, ma in una struttura di base preordinata, ossia
in campi di distensione.
Grazie ad una conoscenza più precisa delle condizioni marginali locali
della crescita della cute embrionale e della formazione dello scheletro
avviata da essa, si possono dedurre i campi di distensione e con essi la
posizione, la forma e la struttura della formazione dei muscoli locali.
Il passaggio da distensione a contrazione si compie in modo ritmico.
Subito dopo le prime distensioni, cominciano in alternanza con esse
delle contrazioni già a livello embrionale, come reazione vitale alla
distensione iniziale. In questo processo viene compresso liquido me-
tabolico tra le fibre muscolari embrionali. Ciò scioglie l’aggregazione
delle fibre muscolari, formando delle canalizzazioni. Esse consentono
quindi l’attecchimento dei numerosi capillari sanguigni, lungo le fibre
muscolari crescenti.

Fig. 25
Stesso embrione di mm 4.2 di grandezza di figura 22. Serie di ricostruzioni di sezioni. 1 Nervo
trigemino, 2 Vescicola otica, 3 Gangli spinali, 4 Fegato, 5 Apparato escretivo precoce, 6 Parte ven-
tricolare del cuore, 7 Vescicola oculare. Al contatto con i vasi segmentali dell’aorta, i nervi spinali si
formano all’inizio come gangli spinali. In questa fase, alla fine del primo mese, tutti i grandi sistemi
organici - quali il sistema nervoso, il sistema dei visceri, il sistema vascolare, l’apparato motorio e
l’apparato escretivo - possono essere già verificati.

98
Il “segreto delle branchie”

IL “SEGRETO
DELLE BRANCHIE”

Verso la fine del primo mese di sviluppo, in un embrione umano di 4


mm, l’estremità superiore e quella inferiore del corpo sono arrotolate e
il dorso è curvato in modo convesso. Come abbiamo visto, la curvatu-
ra è, cineticamente e meccanicamente, una diretta conseguenza del fat-
to che il tubo neurale, compresso dal suo letto, cresce in senso longitu-
dinale più delle aorte capillari, portatrici di nutrimento, che fiancheggia-
no il tubo neurale. Durante questo sviluppo, la crescita dell’intero tubo
neurale avviene localmente, con differenze sia nella velocità che nelle
dimensioni, a seconda delle diverse relazioni topografiche locali.
Nella regione cefalica del giovane embrione, la curvatura aumenta ver-
so la fine del primo mese, dove ora troviamo le pieghe di curvatura.

Fig. 26
Pieghe di un embrione di mm 2.57 di grandezza (mandibola embrionale precoce, regione esterna
della lingua, regione esterna della laringe). 1 Protuberanza cardiaca, 2 Arco ioideo, sotto cui c’è il I
arco branchiale (arco orale).

101
Come inizia la vita umana

(fig. 24 e 26). Le pieghe documentano la curvatura di crescita dell’em-


brione. Le pieghe di curvatura sono state finora erroneamente inter-
pretate come branchie e considerate la prova del fatto, che l’ontogene-
si dell’uomo costituisca una ricapitolazione della filogenesi. In realtà le
pieghe di curvatura, con le loro relazioni topografiche, le loro differen-
ti grandezze, il loro rilievo e la loro struttura in ognuna delle fasi di svi-
luppo possono facilmente essere indicate come componenti costrut-
tive dell’embrione. Le pieghe infatti, il modo in cui si mostrano nello
sviluppo umano, non esistono in nessun’altra specie. Viceversa, ci so-
no differenziazioni che vengono osservate in altre specie, ma che non
si troveranno mai nell’uomo. Esse sono sempre specifiche per la spe-
cie e sono sempre soltanto delle componenti di un determinato orga-
nismo. Con questo non vogliamo escludere la presenza di somiglian-
ze schematiche.
Il “segreto delle branchie” nella presunta fase ittica dell’ontogenesi
umana è questo: il nesso cinetico tra sviluppo di posizione, di forma
e di struttura porta, nell’area delle pieghe di curvatura, ai seguenti mo-

2
1

Fig. 27
Regione cefalo-cervicale dell’embrione di mm 2.57 di grandezza. In nero: nervi cranici V, VII, VIII
e IX (Nervus trigeminus, acustico-facialis e glossopharyngeus). Tratteggiato in bianco: primordi delle
arterie. Tratteggiato in nero: intestino cefalico. 1 Vena cardinale superiore, 2 Mesenchima che funge
da sostegno dell’encefalo nel prolungamento dell’aorta, che resta comunque corta, 3 Aorta ventrale
nel passaggio alla prima e seconda anastomosi aortica (arteria dell’arco viscerale), 4 Aorta dorsale
destra.

102
Il “segreto delle branchie”

vimenti di sviluppo: in un embrione umano di 3 mm – in conseguen-


za della sua curvatura – troviamo che nell’area cefalica la faccia è lar-
gamente schiacciata in modo biodinamico tra il prosencefalo che spor-
ge molto in avanti e la potente protuberanza del cuore. In modo corri-
spondente, l’endoderma craniale del tubo intestinale presenta qui una
larga fascia cava, che a causa dell’allargamento traversale diventa lateral-
mente un angolo acuto. Davanti al passaggio dell’ectoderma nell’endo-
derma, gli angoli menzionati formano gli angoli acuti della bocca. In-
torno agli angoli della bocca il tessuto interno si tende e collega la via di
deflusso del cuore con le aorte dorsali, che fiancheggiano il tubo neu-
rale da entrambi i lati. Verso la fine del primo mese di sviluppo, questo
tessuto interno, grazie all’orientamento delle sue maglie, funge da strut-
tura guida per i rami di collegamento – che gradualmente si vanno for-
mando – tra le aorte ventrali dispari e le aorte dorsali pari, le cosiddette
anastomosi. Queste anastomosi dei vasi sono le arterie dell’arco visce-
rale (fig. 28). Con la crescita di spessore dei vasi, le pieghe di curvatura
si accentuano e i solchi tra gli archi viscerali diventano più profondi e

Fig. 28
Vasi delle aorte di un embrione di mm 3.4 di grandezza (Blechschmidt), di circa 27 giorni. 1 Pro-
sencefalo con vescicola oculare, 2 Cuore, 3 Metencefalo con adiacente vescicola otica.

103
Come inizia la vita umana

quindi più evidenti. Le arterie degli archi viscerali, ancora microscopi-


camente piccole, costituiscono quindi dei cortocircuiti originati in mo-
do biodinamico nel gradiente di flusso di un campo metabolico; non
sono invece la ricapitolazione di caratteri dei pesci, che eventualmen-
te andrebbe spiegata filogeneticamente. Stanno piuttosto in un rappor-
to di rigorosa dipendenza, che può essere provata topocineticamente,
con la crescita longitudinale del tubo neurale. Per ciò che riguarda posi-
zione, forma esteriore e struttura interna, sono in ogni fase di sviluppo
formazioni specifiche dell’uomo, in quanto parti dell’intero embrione.
Corrispondentemente all’aumento di curvatura cefalica dell’embrione
precoce, dapprima si forma la coppia dei vasi che si trova immediata-
mente dietro gli angoli della bocca, quindi si forma la seconda coppia
e le altre. Verso la fine del primo mese, formano tutte insieme un cane-
1

3 4

Fig. 29
Veduta dello stesso embrione di mm 3.4 di grandezza di fig. 28. L’encefalo con vescicole oculari
piegato in avanti si trova ancora sopra il cuore. Vicino (1), cute esterna (ectoderma). Sotto (2) i
primi nervi dell’embrione (Nervus trigeminus e Nervus acustico-facialis). A fianco di (3), pieghe
di endoderma (tasche faringee). Sopra (4), primordio della successiva narice. La fossa attualmente
ancora piatta si forma, poiché qui la cute viene trattenuta da un funicolo tissutale limitato nella
crescita. A fianco di (5), pericardio.

104
Il “segreto delle branchie”

stro di vasi delle aorte che si stringe attorno all’intestino cefalico (farin-
geo). Mentre i singoli archi faringei s’ispessiscono e s’inarcano in avan-
ti nella cavità (lumen) dell’intestino cefalico che si è allargato trasver-
salmente, l’endoderma tra i solchi spinge verso l’esterno e forma le co-
siddette tasche faringee. Biodinamicamente, queste tasche sono impor-
tanti per la nascita di particolari ghiandole, che in termini funzionali si
svilupperanno nei cosiddetti apparati endocrini. Torneremo ancora su
questo argomento.
Nell’area delle pieghe di curvatura la parete del corpo s’ispessisce gra-
dualmente, sia internamente che esternamente, assumendo la forma di
un arco. Nelle pieghe di curvatura scorrono le cosiddette arterie dell’ar-
co faringeo. Tra gli archi confinanti, la cui crescita aumenta, si forma-
no esternamente dei solchi e internamente le tasche faringee. Con la
crescita della superficie del tessuto confinante adiacente, l’ectoderma e
l’endoderma sono così reciprocamente compressi nei solchi, che la pa-
rete della testa diventa estremamente sottile; a volte si formano persi-
no dei campi di corrosione, in cui le cellule periscono. In questo caso
si formano delle fessure nella parete della testa, che sono state errone-
amente interpretate come rudimentali fessure di branchie. Non si trat-
ta però di un segno appartenente ad un passato irrisolto, ma di campi
di corrosione di embrioni umani.
Con la crescente curvatura dell’embrione, l’efflusso di sangue dalla 1°
arteria dell’arco faringeo si sposta sempre più nelle arterie successive.
In questo contesto avvengono le obliterazioni delle arterie “piegate”
dell’arco faringeo.

105
Prime e successive funzioni del sistema nervoso

PRIME E SUCCESSIVE
FUNZIONI DEL
SISTEMA NERVOSO

Secondo la nostra teoria cinetica dello sviluppo, è lecito attendersi che


anche il sistema nervoso sia morfologicamente un’immagine istantanea
di movimenti metabolici biodinamici. Anche in questo caso, i dati otte-
nuti dalla cinetica di sviluppo ci forniscono una migliore visione delle
funzioni basilari delle vie nervose, rispetto a quella offerta dall’accerta-
mento di processi chimici o elettrici. Parlando per immagini, non si può
spiegare il corso di un fiume partendo dallo sviluppo della navigazione,
né partendo dalle sue sorgenti, dai suoi affluenti o dai porti situati alla
sua foce. Altrettanto poco, il corso dei flussi di crescita (flussioni) – che
portano alla formazione delle vie nervose – può essere spiegato a par-
tire dai percorsi degli impulsi o dal loro significato per i diversi tipi di
reazione. È più facile accostarsi ai principi dei centri nervosi – da sem-
pre cercati – ed alle loro vie, studiandone la differenziazione dal punto
di vista della cinetica di sviluppo e della biodinamica, ossia studiando
l’architettura della loro crescita.
Il problema dello sviluppo funzionale dell’encefalo non consiste nell’ac-
certare quali possibili impulsi vengano prodotti, quando l’encefalo em-
brionale viene stimolato artificialmente, ma nel trovare cosa accada nel-
le funzioni preparatorie, prima che i successivi stimoli sensoriali natu-
rali esercitino degli stimoli sull’encefalo. Analogamente, ciò vale per lo
sviluppo funzionale di tutti gli organi.
Osservazioni nell’ambito dell’embriologia umana giustificano l’idea che
anche la nascita del sistema nervoso sia il frutto di una specifica fun-
zione formativa, priva di un rapporto diretto con conduttori di impul-
si elettrici. Le regole fondamentali che sono emerse sono queste: il tu-
bo neurale deriva dall’ectoderma. Nel tubo neurale distinguiamo un la-
to esterno, un lato interno e la cavità piena di liquido (neurocele).

107
Come inizia la vita umana

Il lato esterno (più grande) della parete è in contatto con il tessuto in-
terno circostante, il lato interno (più piccolo) con il liquido del neuro-
cele. Lo strato che è in contatto con il tessuto interno forma un campo
metabolico spazialmente delimitato (il cosiddetto velo marginale), nel
quale si notano numerose caratteristiche morfologiche di un’intensiva
assunzione di cibo. Questo strato svolge il maggior lavoro nell’accresci-
mento della superficie del giovane tubo neurale.
Rispetto a questo, la superficie del tubo neurale che si trova in contat-
to con il liquido del neurocele deve svolgere poco lavoro per il proprio
accrescimento. Qui troviamo (vicino al ventricolo) una intensa prolife-
razione (ventricolare) di nuclei, ossia una vivace attività all’interno del-
le cellule, ma non troviamo alcuna crescita e nessun rifornimento dei
vasi. Alla luce del microscopio, lo strato intermedio tra gli strati con-
finanti del tubo neurale non appare né bianco come lo strato esterno,
che consiste quasi esclusivamente di processi cellulari, né nero come lo
strato interno, che è ricco di nuclei e quindi può essere colorato di scu-
ro. Appare, bensì, grigio. Qui, tra numerosi processi di corpi cellulari, ci
sono molti nuclei cellulari in ampi corpi cellulari, distribuiti nello spa-
zio in modo abbastanza omogeneo. Ciò che appare bianco all’esterno,
nero all’interno e grigio in mezzo, sono zone con funzioni di cresci-
ta differenti. Nella zona esterna si trovano i processi, originati nei cor-
pi cellulari della zona nera. Il gran numero di questi processi determi-
na l’estensione del tubo neurale. I processi sono associati in modo così
denso che i nuclei cellulari qui non hanno spazio. Soltanto in prossimi-
tà del ventricolo le cellule sono nella condizione di proliferare e spin-
gersi l’un l’altra senza lavoro esterno.
Solo successivamente troviamo che nell’encefalo, tangenzialmente alla
superficie, si formano delle ramificazioni in prossimità del letto vasco-
larizzato. Tra le zone di crescita e di proliferazione, dove si è ora crea-
to sufficiente spazio per i processi, troviamo nuclei cellulari che migra-
no dalla zona di proliferazione e diventano nuclei di cellule gangliari:
dallo strato interno, vanno a sistemarsi nel più spazioso strato interme-
dio. Verso la fine del secondo mese, a causa dell’allargamento del tubo
neurale, trovano nel cervello l’opportunità e la motivazione per forma-

108
Prime e successive funzioni del sistema nervoso

re in più direzioni i processi che costituiscono gli impianti iniziali delle


vie nervose (si tratta di una specifica caratteristica delle cellule gangliari;
al contrario, le cellule ependimali e gliali sviluppano solo processi bre-
vi). Normalmente, la zona grigia – e solo questa – costituisce lo spazio
assegnato alle cellule gangliari dalle aggregazioni cellulari già sviluppa-
te che confinano sui due lati. Ancora una volta, quindi, troviamo che
le differenziazioni esterne precedono quelle interne, ossia che le condi-
zioni generali si creano prima dei relativi processi differenziati.
Dopo la formazione dei neuroni, le cellule immediatamente confinan-
ti appaiono come cellule di sostegno. Chiamiamo queste cellule “glia-
ri”. Probabilmente portano il nutrimento dai vasi sanguigni alle cellu-
le nervose e possono eliminare i prodotti di decomposizione del meta-
bolismo dei neuroni.

3 c

2 a

Fig. 30
Schema della corteccia cerebrale di un embrione umano di mm 32 di grandezza. A: liquido ventrico-
lare. B: tunica vascolare (Pia madre). 1 “Strato nero”: strato delle mitosi ventricolari (proliferazione
cellulare con molti nuclei cellulari), 2 “Strato grigio”: zona con nuclei cellulari e sostanza bianca
(strato intermedio), 3 “Strato bianco”: zona di intensa assimilazione nutritiva dall’esterno, quasi
priva di nuclei cellulari. La parte tratteggiata indica la corteccia cerebrale.

109
Come inizia la vita umana

Come avviene però, da un punto di vista biocinetico, che alcune vie di-
ventano vie centripete, che vanno cioè dalla periferia al centro, mentre
altre diventano vie centrifughe, che dal tubo neurale vanno alla perife-
ria? In breve: come fanno i nervi a trovare la loro strada? Per chiarire
questa questione, la cinetica di sviluppo può dare qualche contributo.
Da una più precisa analisi morfologica, appare come la formazione del-
le vie, presenti due diversi tipi: la formazione di dendriti e la formazio-
ne di neuriti. Entrambi sono posizionati in modo topograficamente ca-
ratteristico. Gli uni connessi con l’epidermide, che è biodinamicamen-
te ispessita dall’impedimento della crescita della superficie; gli altri con-
nessi con i muscoli, che crescono in campi di distensione.
Più precisamente, se si parte da una prospettiva di cinetica di sviluppo,
si può osservare da un lato un movimento fluidico (flussione), diretto
verso il nucleo delle cellule gangliari, mentre dall’altro un movimento
metabolico, simile a un flusso, che si allontana dal nucleo. Tutte le vie
utilizzano sempre strutture guida preesistenti. Anche qui dunque lo svi-
luppo posizionale è già evidente, ancor prima che lo sviluppo della for-
ma e della struttura delle vie siano riconoscibili.
Secondo le nostre osservazioni, la prima direzione di flussione è una
direzione di crescita, che deve essere intesa come un segno caratteri-
stico di gradiente di concentrazione. Soprattutto nel campo metabo-
lico della sostanza intercellulare, che è molto scarsa nell’area delle ter-
minazioni nervose dell’embrione precoce, bisogna sempre supporre si-
mili gradienti di concentrazione. Essi stanno a significare una polariz-
zazione delle cellule nervose embrionali, che è decisiva dal punto di vi-
sta cinetico e topografico per i successivi “circuiti” sinaptici del siste-
ma nervoso.
Per il nostro discorso, ciò che ci interessa è che, di norma, le prime aree
“sensibilmente” innervate sono zone di cute ispessita. Non possiamo
escludere che qui, nel campo metabolico delle cellule dell’epidermide,
attraverso la continua trasformazione delle membrane plasmatiche, vi
sia una secrezione di particelle che vengono assunte dalle cellule gan-
gliari più vicine, causandone l’ampliamento di superficie, che ricono-
sciamo come dendriti emergenti. Ci sono buoni motivi per supporre

110
Prime e successive funzioni del sistema nervoso

che un dendrite in via di formazione, attraverso l’assunzione di sostan-


ze e l’ampliamento della sua membrana periferica di superficie, risuc-
chi la sua area di innervazione, dando così inizio a ciò che gradualmen-
te diventerà l’impulso centripeto. L’inversione di direzione di tali mo-
vimenti, lascia pensare alla nascita dei muscoli. I muscoli non sono in-
nervati in vista del mantenimento della specie o perché si presume che
l’innervazione sia necessaria per potersi muovere con l’aiuto di impulsi
nervosi, ma perché ai nervi dell’embrione si offrono la possibilità spa-
ziale e un immediato motivo dinamico per l’innervazione dei musco-
li. Osservazioni al microscopio elettronico di stadi successivi di svilup-
po hanno provato che sostanze di trasmissione passano dalle estremità
motrici dei neuriti alle fibre muscolari. Probabilmente le fibre muscolari
primordiali – in conformità con le regole generali di permeabilità delle
membrane sottili – già assumono delle sostanze, fornite dai neuriti, che
rivestono un ruolo importante per lo sviluppo dei muscoli.
È possibile che le fibre muscolari in crescita – la cui superficie, a causa
del loro affusolarsi, aumenta più del loro volume – abbiano una neces-
sità così grande di sostanze utili alla formazione delle membrane, che i
neuriti vengono quasi risucchiati e quindi allungati. In effetti, troviamo
che la distensione di crescita delle cellule muscolari embrionali, supe-
rando delle resistenze, tira con sé i nervi.
Le estremità dei neuriti embrionali si fissano sempre su una vasta area
ventrale delle fibre che si dilatano, formando connessioni membranose.
A causa dei movimenti di crescita dei dendriti e dei neuriti embriona-
li – simili a flussi e orientati verso differenti direzioni (direzioni di flus-
sione) – le zone dei riflessi, che sono embriologicamente evidenti, po-
trebbero addirittura essere già delle differenziazioni che agiscono a li-
vello submicroscopico, molto tempo prima che si possano osservare le
prime onde di impulsi elettrici.
In sintesi, la differenza tra l’individuazione delle vie sensitive e di quel-
le motorie consisterebbe quindi, da un punto di vista cinetico, nel fatto
che le vie “sensitive” – attraverso la suzione – si indirizzano verso una
fonte di sostanze, utilizzando per la costruzione delle loro membrane
delle molecole esterne, mentre al contrario le estremità delle fibre del-

111
Come inizia la vita umana

le vie “motorie”cedono particelle formative alle fibre muscolari, da cui


vengono quindi attratte passivamente in modo biodinamico.
Le ricerche relative a questo ambito sono appena cominciate. Sin da
ora però risulta chiaro che anche il sistema nervoso non cresce dall’in-
terno. Di norma, si possono rilevare delle pre–differenziazioni periferi-
che. La crescita periferica – tramite movimenti di particelle provenien-
ti dall’esterno – si esprime nell’aumento di volume, per esempio nella
formazione del rilievo del cervello e in particolare nell’intensa crescita
delle membrane plasmatiche del sistema nervoso in crescita. Una cre-
scita dall’interno è contraddetta in primo luogo da un’impossibilità spa-
ziale: se prima non si produce un adeguato incremento della superficie,
lo spazio per la crescita all’interno non c’è.
Il particolare aumento di volume dell’encefalo umano, in particolare del
suo cervello, accompagnato dall’enorme incremento superficiale delle
sue membrane plasmatiche, costituisce a nostro parere un presuppo-
sto decisivo per l’immensa capacità di memorizzare propria dell’encefa-
lo. In seguito essa rende possibile l’apprendimento, poiché le membra-
ne, in stretto contatto tra loro, influenzano il metabolismo dell’intero
sistema nervoso a seconda dei mutevoli modelli di stimolazione, pro-
vocando così modi sempre nuovi di comportamento dell’intero orga-
nismo. A causa di ciò – a differenza di ciò che conosciamo, per esem-
pio, della cute o dei muscoli in crescita – l’encefalo, che è costantemen-
te attivo durante la crescita, si rinnova costantemente ad ogni secondo
che passa ed è, in un senso già morfologico, un organo sempre nuovo e
con nuovi impulsi. Definiamo schematicamente questa immagine delle
membrane dell’encefalo, considerate come aree di confine del suo in-
tenso metabolismo, “teoria membranosa dell’attività encefalica”, inten-
dendo con ciò che la memorizzazione di informazioni non avviene né
nei nuclei cellulari, né nel citoplasma, ma nelle membrane plasmatiche,
preparate a questo compito dalla crescita. Non esistono dubbi che nel
corso dell’ontogenesi queste membrane si sviluppino sistematicamen-
te in modo biodinamico. Questa affermazione si accorda con le ricer-
che neurofisiologiche sull’adulto. Fino ad oggi, tuttavia, la questione del
funzionamento della memoria non è stata affatto chiarita.

112
Prime e successive funzioni del sistema nervoso

L’anatomia cinetica è in grado di fornire un’immagine dello sviluppo


dell’attività dell’encefalo. In base ad essa, l’attività originaria dell’ence-
falo non consiste in processi simili a quelli di un adulto, ma in funzioni
molto più originarie, che in nessun modo possono essere comprese at-
traverso le misurazioni di percorsi di impulsi e la trasmissione di impul-
si alle sinapsi. È possibile dimostrare invece, per esempio, che l’attività
della corteccia cerebrale, tipicamente umana, comincia con funzioni di
crescita morfologicamente comprensibili.
Alla fine del secondo mese gli emisferi cerebrali sono a contatto con
una membrana molto vascolarizzata (pia madre), che ad ogni pulsa-
zione si accresce, creando così spazio immediato per la crescita delle
cellule cerebrali superficiali (corteccia cerebrale). Le cellule superficiali,
mentre assorbono intensamente nutrimento dalla pia madre, acquisen-
do massa, si dispongono in senso verticale rispetto alla pia madre e si
spingono via reciprocamente, facendo in modo che questo strato si sol-
levi dalla base e lasci spazio alle appendici cellulari dello strato più inter-
no. Durante la crescita superficiale del cervello, c’è una continua migra-
zione di cellule, che con movimenti ameboidi vanno dallo strato più in-
terno ad alta attività mitotica, verso la zona superficiale della corteccia.
Secondo osservazioni di tipo morfologico, questi movimenti vengono
probabilmente generati dal fatto che il citoplasma forma continuamen-
te una nuova membrana sull’estremità sporgente della cellula, mentre in
prossimità del nucleo cellulare la membrana si scioglie nel citoplasma.
La cellula in questo modo quasi “rotola” verso la periferia.
Secondo questa interpretazione, la corteccia cerebrale è l’apparato prin-
cipale del dispiegamento encefalico.
Riteniamo che il motivo per cui l’uomo, nel venire al mondo, sia co-
sì indifeso, si possa spiegare così: il suo piccolo viso, il suo tronco e le
sue estremità sono completamente al servizio della crescita dell’encefa-
lo. Come si può dimostrare, tutto il sistema nervoso centrale, sin dalla
nascita, è così strettamente connesso con gli organi periferici del giova-
ne organismo, che uno sviluppo isolato non è pensabile. Attraverso dei
preparati, si può facilmente dimostrare, che la crescita dei centri dell’en-
cefalo viene stimolata dalla crescita dei tratti periferici. Solo in seguito

113
Come inizia la vita umana

l’encefalo può esercitare la sua attività sulla periferia, invertendo la di-


rezione dell’impulso.
Dopo la nascita, un po’ alla volta, il neonato impara a far uso di ciò che
ha appreso a livello subconscio, per apprendere coscientemente. L’en-
cefalo ora cresce relativamente poco e dopo i primi anni d’infanzia non
cresce più. Le reazioni diventano meccaniche. Solo dopo molti anni,
con la piena differenziazione del sistema membranoso dell’encefalo,
viene fissata – dopo continue ricostruzioni, aggiunte e perdite – anche
l’entità dell’esperienza accumulata. Anche in questa occasione non ab-
biamo motivo di pensare che l’attività del cervello si sviluppi a partire
dall’interno, seguendo un modello fornito dal centro, e che l’accresci-
mento spaziale delle membrane non rivesta un grande significato per lo
sviluppo funzionale dell’encefalo.

114
Sviluppi funzionali

SVILUPPI FUNZIONALI

IL VISO NEL CAMPO D’AZIONE


TRA ENCEFALO E CUORE
Anche per quanto riguarda gli organi interni si possono individuare, a
partire da osservazioni morfologiche, delle funzioni precoci, che costi-
tuiscono evidenti premesse per la successiva capacità di azione. Ciò che
in qualche modo non è già stato “esercitato” prima della nascita, non
può essere sviluppato ulteriormente e quindi gradualmente “messo in
atto” dopo la nascita. Questo vuol dire, che ciò che non è già stato deci-
so durante il primo sviluppo dalle diverse funzioni di crescita, non può
giungere nell’adulto ad un più alto livello funzionale. Tutto il primo svi-
luppo è un presupposto indispensabile per tutte le funzioni successive.
In un embrione di 16 mm, il viso è ancora strettamente “incastrato” tra
l’encefalo, inarcato in avanti, e la protuberanza del cuore. Solo nell’em-
brione più adulto, verso la fine del secondo mese, la distanza tra encefa-
lo e cuore comincia a crescere. Il viso allora trova lo spazio per allungar-
si. Con l’allungamento, si delinea la caratteristica forma del viso umano.
Un evento parziale dello sviluppo in lunghezza del viso è la formazione
del naso umano. Per il processo costruttivo si tratta di una conseguenza
dello sviluppo contemporaneo degli occhi e del cervello: lo stroma è co-
stretto tra i bulbi oculari e gli emisferi cerebrali in crescita.
In embrioni di 3-4 mm, si forma in questo punto, su entrambi i lati, un
filamento che resterà di piccole dimensioni (v. fig.29). A questo si attac-
ca la cute bilateralmente, sopra la fessura della bocca, secondo la forma
delle fosse nasali dell’embrione. I loro margini crescono in avanti. Ver-

117
Come inizia la vita umana

6
7
4

Tav. 3
Embrione di mm 15.5 di grandezza, 6 settimane di età. 1 Flessura cervicale, 2 Margine del viso. Al
di sotto di (2): protuberanza della muscolatura cervicale superficiale, 3 Flessura toracica superiore, 4
Protuberanza della muscolatura toracica dorsale e laterale, 5 Anca, 6 Primordio della regione dello
sterno, 7 Sacco vitellino. L’embrione comincia a ruotare verso la bocca la piccola mano con il pollice
ed a scalciare con il piede contro il cordone ombelicale. Il piede è già un po’ angolato verso la gamba
(v. anche la tavola 7 a pag. 135).

118
Sviluppi funzionali

so la fine del secondo mese, dall’altorilievo che si è venuto così a formare,


nasce dapprima il tipico naso all’insù dell’uomo, quindi – un po’ alla volta
– si forma il naso con la sua relativa lunghezza (a questo riguardo abbia-
mo pubblicato molte illustrazioni originali; v. tavola 4).
Con l’allungamento del viso, nasce l’orientamento dello sguardo. Gli oc-
chi di un giovane embrione inizialmente si trovano ai lati. Si può dimostra-
re, con la cinetica di sviluppo, che all’inizio del secondo mese, tra il pro-
sencefalo che si inarca in avanti e la radice del naso, il tessuto viene com-
presso e, trasversalmente alla direzione della compressione, si stira e ac-
quista consistenza, assumendo la forma di una struttura nastriforme (liga-
mentosa). Il tratto di tessuto connettivo sottoposto a stiramento influenza
la regione delle palpebre, restando indietro con la crescita. Con l’allarga-
mento dell’occipite, la distanza tra gli occhi – a causa di questo reciproco
ancoraggio – praticamente non aumenta e appare quindi sempre minore,
se viene vista in relazione con l’intera circonferenza della testa. In questo
modo nasce la direzione frontale dello sguardo.
Già molto tempo prima che fossero noti i movimenti di sviluppo, gli stu-
diosi di fisiognomica hanno considerato l’espressione del viso umano, in
senso psicologico, come segno di un’attività dell’encefalo e del cuore. Ciò
corrisponde all’esperienza: da una parte, le rapide reazioni del comporta-
mento personale, espresse dalla mimica facciale, sono spesso caratterizza-
te da oscillazioni ritmiche nel battito cardiaco e in altre espressioni somati-
che, per esempio nella respirazione; dall’altra invece, si può notare che una
lunga riflessione non di rado suscita un’esperienza corporea nella regione
oculare o craniale e a volte addirittura un’emicrania.
In un embrione umano, il cui viso comincia ad allungarsi, lo scheletro
facciale consiste – secondo regole generali biodinamicamente fondate
– da un lato nello scheletro del mascellare e del naso, e dall’altro nel-
la cartilagine di Meckel (la mandibola cartilaginea). I due punti di origi-
ne scheletrica formano insieme un angolo con apertura frontale. Con
la crescita longitudinale dello scheletro, i segmenti divergenti dell’ango-
lo si ampliano in direzione della parte ventrale del viso. A causa di ciò,
la distanza reciproca di queste parti scheletriche, che formano la boc-
ca dello scheletro embrionale, aumenta e il tessuto interno nella parete

119
Come inizia la vita umana

Tav. 4
Viso di un feto umano di mm 58 di grandezza. Terzo mese. L’encefalo ascende rispetto ai visceri.
Viceversa, i visceri discendono rispetto all’encefalo. Il volto, situato in mezzo, si allunga. Con la
discesa dei visceri il collo diventa sottile.

120
Sviluppi funzionali

dell’apertura della bocca si dilata circolarmente attorno alla fessura ora-


le. In questo campo di distensione si forma la muscolatura anulare del-
la bocca. Il suo sviluppo corrisponde alle regole generali di un campo
di distensione. Questo, nell’ambito della formazione del viso, è caratte-
rizzato biodinamicamente dallo sviluppo posizionale della bocca. Con
l’incremento della distensione di crescita del muscolo anulare, cresce la
sua resistenza alla distensione. Per questo motivo, la crescita dell’epi-
dermide della regione orale attorno all’apertura della bocca è minima.
Mentre lo scheletro orale si dischiude ora più lentamente, i margini del-
la bocca, le labbra, si avvolgono verso l’interno, chiudendo esterna-
mente la bocca. Dietro le labbra tuttavia, lo spazio continua ad ampliar-
si in tutte le direzioni. Nasce così uno spazio per la suzione. L’embrio-
ne in crescita “succhia”. Il riflesso della suzione è una tarda conseguen-
za di questo primario atto evolutivo. Già nel secondo mese di sviluppo,
il sistema nervoso partecipa a questo atto. La formazione di tratti cor-
rispondenti e dei relativi centri può essere rilevata infatti già nel secon-
do mese. Più si allungano i tratti nervosi in direzione della regione ora-
le, più s’ispessiscono i relativi centri. Anche in questo caso, le differen-
ziazioni periferiche precedono quelle centrali. Analogamente avviene
per tutti i tratti ed i centri nervosi.
Appena le labbra dell’embrione si avvolgono verso l’interno, la mucosa
che si trova al confine delle labbra viene compressa e diventa la mucosa
orale situata dietro le labbra, la cui crescita superficiale viene impedita.
Come reazione all’impedimento della crescita superficiale, l’epitelio e il
tessuto interno adiacente s’ispessiscono, di solito sul lato interno del-
le labbra, lungo la loro base. Questa aggregazione tissutale forma nei
mascellari superiori e nella mandibola una lamina (la lamina dentale).
Dalle lamine dentali scaturiscono, secondo regole cinetiche ben note,
le gemme dentali.
Queste vengono inizialmente incapsulate dalle cellule del loro letto tis-
sutale; successivamente, in embrioni umani di circa 30mm, comincia-
no a spingersi in direzione della minore resistenza, verso la cavità orale.
Nascono così dei campi corrosivi, la cui pressione di crescita – eserci-
tata sulla mucosa posta tra i nuclei dentali in crescita e la cavità orale –
è misurabile. Nei campi corrosivi l’attività delle cellule diminuisce e in-

121
Come inizia la vita umana

Tav. 5
Feto di circa mm 60 di grandezza. Il suo momentaneo atteggiamento corporeo ricorda quello di un
piccolo trombettista.

122
Sviluppi funzionali

fine si estingue, cosicché in ogni nucleo dentale si formano piccoli di-


fetti nella mucosa, simili a perforazioni. Da questi “fori” iniziano in se-
guito a spuntare i denti. L’embrione quindi “morde” già con la forma-
zione del nucleo dentale.
In altre parole: anche i movimenti della formazione dei denti, in quanto
funzione svolta dall’intero embrione, rappresentano ancora una volta una
funzione specifica, che in questo caso possiamo chiamare “mordere della
crescita”. Solo dopo la nascita, il bambino impara a mordere volontaria-
mente. Anche questa attività inizia quindi con l’embrione primitivo.
In modo simile, anche la formazione della lingua umana corrisponde
ad un’attività specifica. Le sue caratteristiche di movimento documen-
tano le funzioni primordiali del parlare umano; si tratta di funzioni a
cui l’encefalo in crescita, con i suoi tratti nervosi periferici e i suoi cen-
tri, prende parte già molto prima della nascita.
I processi parziali che seguono possono essere definiti morfologica-
mente. Con la piega cefalica dell’embrione, si piega anche il tubo inte-
stinale cefalico. In un embrione umano di circa 7 mm, la parete rivol-
ta verso l’encefalo è favorita nella crescita superficiale, rispetto alla pa-
rete che forma il pavimento della bocca. Questa parete, la cui crescita
superficiale viene ostacolata dalla piega cefalica dell’embrione, diven-
ta più spessa. Il tessuto confinante ispessito è l’epitelio della lingua pri-
mordiale. Quanto più cresce lo spazio della cavità orale, tanto più cre-
sce la lingua primordiale. Il tessuto interno segue l’inarcarsi in avanti del
tessuto confinante. Le cellule del tessuto interno si distendono in sen-
so longitudinale all’interno della lingua, parallelamente all’asse longitu-
dinale della lingua primordiale. Successivamente, le cellule più giovani
dello stroma si distendono in senso trasversale; più tardi ancora, nuove
cellule si distendono gradualmente in senso verticale rispetto a questi
due sistemi. Alla lingua tridimensionale, precocemente preformata dal-
la crescita superficiale dell’epitelio, corrisponde quindi una distensione
di crescita delle cellule del tessuto interno, verso tre direzioni principa-
li. Queste cellule dilatate formano la griglia della muscolatura della lin-
gua. Questa in seguito, con il parlare ed in connessione con l’attività en-
cefalica, consente una estrema capacità di variare e modellare tridimen-

123
Come inizia la vita umana

sionalmente la forma della lingua, che si accompagna ad una capacità


altamente differenziata di formare spazi di risonanza nell’intera regio-
ne cefalica e cervicale. Il processo nel suo insieme condiziona lo svilup-
po funzionale del parlare. In quanto funzione di tutto l’embrione, è una
“attività vocale” embrionale. Ciò significa che la capacità di parlare vie-
ne preparata con lo sviluppo precoce dell’embrione.

IL PRIMO RESPIRO
Anche nell’ambito dello sviluppo toracico è possibile nuovamente rile-
vare uno sviluppo funzionale.
Mentre l’intenso rifornimento di sangue richiesto dallo sviluppo ence-
falico stimola la rapida crescita del cuore, al di sotto, sotto lo stimolo
dell’aumento di afflusso sanguigno al cuore, cresce la dimensione del
fegato (epatizzazione). Con il continuo aumento della sua dimensione,
soprattutto ventralmente e lungo il dorso verso il basso, il diaframma in
crescita si appiattisce a tal punto che fino al compimento del secondo
mese – in embrioni umani di circa 30 mm – raggiunge posteriormente
la colonna lombare (fig. 31).
5

8
4

3
7
2
6

Fig. 31
Embrioni di mm 10 e mm 29 di grandezza. Con la crescita del fegato, il diaframma si attacca
sempre più in basso alla colonna vertebrale, in modo crescente (discesa del diaframma). 1 Parte
inferiore del diaframma, 2 Sommità del diaframma, 3 Regione superiore del polmone, 4 Seconda
vertebra cervicale, 5 Cervelletto, 6 Fegato, 7 Cuore (nell’embrione di mm 10 punteggiato), 8 Emi-
sfero cerebrale destro.

124
Sviluppi funzionali

Il livello inferiore del diaframma in formazione provoca, attraverso la


dinamica di sviluppo, una discesa di tutti i visceri dell’addome, del tora-
ce e del collo. Con la discesa dell’osso ioide si abbassa anche la mandi-
bola ad esso collegata, consentendo al viso di allungarsi secondo la for-
ma descritta in precedenza.
Non appena il cuore e il fegato di un embrione di soli 10 mm aumenta-
no di dimensione, cresce lo spazio celomatico tra il blocco cuore/fega-
to anteriormente, la colonna vertebrale posteriormente e la parete cor-
porale lateralmente (angolo paravertebrale cuore/fegato). Nel quadro di
questo sviluppo, l’endoderma dell’ancora minuscolo tubo intestinale, che
è capace di crescita superficiale, protrude lateralmente all’altezza di que-
sto spazio. Le protrusioni sono i primordi epiteliali dei polmoni. In mo-
do simile a quanto avverrà in seguito ai polmoni a causa dell’ampliamen-
to della gabbia toracica dovuto all’inspirazione, le protrusioni vengono
ora risucchiate biodinamicamente nello spazio toracico dalla gabbia tora-
cica, che cresce adattandosi all’aumento di volume del fegato. Il processo
inizia prima della formazione dei muscoli intercostali. Durante la cresci-

Fig. 32
Embrione di mm 10 di grandezza. Formazione del polmone nell’angolo cuore-fegato. La parte scu-
ra, punteggiata in modo fitto, indica il pericardio, mentre il peritoneo è punteggiato in modo leggero.
Pleura e polmone in nero. Serie di ricostruzioni di sezione Blechschmidt.

125
Come inizia la vita umana

ta della parete toracica, la discesa dei visceri che transitano nella colonna
vertebrale, causa la recisione delle coste.
Nell’area di recisione si formano le articolazioni delle coste e della co-
lonna vertebrale. Anch’esse quindi sono differenziazioni causate dal-
la crescita. In generale, le articolazioni sono formate dalla crescita, so-
no cioè articolazioni della crescita. In connessione con l’espansione del
torace in crescita nelle diverse direzioni, anche nei polmoni si forma-
no, ancora una volta in modo biodinamico, delle lacerazioni. A causa
di queste, i lembi dei polmoni si dividono nei lobi polmonari. La for-
mazione dei polmoni quindi è già un inizio molto differenziato dell’at-
tività respiratoria. A rigor di termini, è inesatto designare come il “pri-
mo” respiro il riempirsi d’aria dei polmoni alla nascita. I movimenti re-
spiratori, che attraverso la trachea portano l’aria ai polmoni, sono con-
tinuazioni di attività che vengono preconfigurate in modo estremamen-
te complicato molto prima della nascita.

Fig. 33
Parete toracica e organi interni di un embrione di mm 17.5 di grandezza. Dispiegamento del pol-
mone con la crescita toracica. La parte punteggiata in modo fitto indica pericardio e cuore, mentre
peritoneo e visceri addominali sono punteggiati in modo leggero. Pleura e polmone in nero. Serie di
ricostruzioni di sezione Blechschmidt.

126
Sviluppi funzionali

Tav. 6
Embrione umano di mm 11 di grandezza, con un’età di 6 settimane. L’estremità superiore del corpo
risulta chiaramente più smussata di quella inferiore. 1 Pieghe della regione dorsale laterale (sito dei
somiti), formatesi in successione (metameri) dall’alto verso il basso, 2 Flessura cervicale, 3 Orecchio
esterno, 4 Sottile parete corporea sopra il midollo spinale, 5 Ginocchio.

127
Come inizia la vita umana

Il sistema nervoso viene istruito anche da queste funzioni degli orga-


ni già a livello embrionale. Con la crescita dei processi neuronali, il rap-
porto tra le membrane plasmatiche con il citoplasma – nei gangli coin-
volti – cambia e si modifica continuamente. Il costante accumulo di
nuove informazioni viene incrementato grazie allo sviluppo delle mem-
brane nel sistema nervoso centrale. Già nel secondo mese di sviluppo
infatti si formano centri di riflessi per i movimenti respiratori. Il siste-
ma nervoso centrale embrionale ha cominciato ad “imparare”. Impa-
ra le funzioni fondamentali, che in seguito vengono ulteriormente inte-
grate dalle funzioni cerebrali superiori.

PRIMI MOVIMENTI DI SVILUPPO


NELLA REGIONE DEI VISCERI
Nel momento in cui l’embrione s’allunga caudalmente, il tubo intesti-
nale prende di regola una forma più cilindrica e quindi non si allarga in
senso trasversale, come nella regione cefalica. Il suo lumen si allarga a
causa della crescita espansiva dell’endoderma, quando le cellule cerca-
no di rimuoversi reciprocamente durante la loro moltiplicazione. Con
il suo allargamento, l’endoderma intestinale dilata in senso circolare il
tessuto confinante con l’esterno. Nei campi di distensione circolare si
forma quindi, attorno al tubo intestinale endodermico, una tipica mu-
scolatura circolare.
La muscolatura circolare risultante, in virtù della sua appartenenza
strutturale e funzionale all’endoderma e analogamente alla “muscola-
tura scheletrica”, deve essere considerata biodinamicamente come una
muscolatura che in funzione della crescita appartiene all’epitelio, cioè
come una “muscolatura epiteliale”. Le sue fibre, con la loro resisten-
za alla crescita, rallentano gradualmente il successivo incremento del
calibro del lumen intestinale, allontanandosi reciprocamente per via
dell’intensa crescita longitudinale del tubo intestinale, che ha inizio in
questo periodo. Sul lato esterno della muscolatura circolare si forma-
no quindi nuovi campi di distensione, orientati principalmente in sen-
so longitudinale. In essi, il tessuto si sviluppa in muscolatura longitudi-
nale. Queste distensioni di crescita, che nel complesso portano alla for-

128
Sviluppi funzionali

mazione della cosiddetta muscolatura intestinale liscia, hanno probabil-


mente un andamento ritmico. Biodinamicamente, questo spiega forse
la formazione dei ritmi della successiva attività intestinale peristaltica.
Sicuramente nell’embrione è già presente una traslazione di contenuto
intestinale. Lo si può ritrovare nel secondo mese embrionale, in diverse
composizioni, nei settori superiori e inferiori dell’intestino. Nel duode-
no dell’embrione, il contenuto è composto dalle secrezioni del fegato e
del pancreas, mentre nel colon è composto dal cosiddetto meconio.
Anche in questo caso la formazione delle funzioni organiche costitui-
sce ancora una volta l’inizio della loro successiva attività altamente dif-
ferenziata. Questo vale in particolare per tutte le ghiandole intestina-
li, dal collo fino alla regione del basso ventre. Al momento della loro
formazione, tutte quante hanno localmente delle particolari condizioni
marginali biodinamiche e quindi uno specifico sviluppo funzionale.
Torniamo ora al periodo di formazione del fegato (fig. 34), cioè alle fasi
di differenziazione nel corso del primo mese. Le arterie dell’arco bran-
chiale descritte in precedenza, che in un primo momento hanno un an-
damento arcuato, appiattiscono le loro iniziali curvature per via della
crescita della pressione sanguigna. Nel caso dell’arteria dell’arco bran-

Fig. 34
Tubo intestinale di un embrione di mm 2.5 di grandezza. 1 Apertura della bocca, 2 Endoderma del
nascente tratto trachea-polmoni, 3 Fegato, 4 Vescica urinaria.

129
Come inizia la vita umana

chiale più grande (la quarta, particolarmente evidente da una prospettiva la-
terale), ciò vuol dire che con il raddrizzarsi dell’arteria, il cuore si rovescia
in avanti e allo stesso tempo verso l’alto e che, in modo simile a quanto av-
verrà nell’adulto, il battito dell’apice cardiaco urta la parete toracica. Grazie
a questi movimenti di sviluppo, la distanza tra l’estremità libera del cuore e
il retrostante intestino aumenta.
Seguendo i movimenti, il tubo intestinale si piega, sviluppando la prima
grande ghiandola intestinale, il fegato, nello spazio di dilatazione (spazio di
risucchio) che si va formando. Ciò che ora c’interessa è fornire un esem-
pio per lo sviluppo di una ghiandola. Tutte le normali ghiandole sono for-
mazioni appendicolari di epiteli. Sono soprattutto varianti delimitate della
parte interna del tessuto confinante, che localmente viene indotto alla for-
mazione di ghiandole. Nell’area di formazione del fegato, l’epitelio, che è in
rapida crescita, trova moltissimo spazio a disposizione e l’opportunità per
diventare la più grande ghiandola intestinale. Prima, con il pancreas in for-
mazione, è solo un’ansa cieca. Divenuto sufficientemente grande, il fegato
in crescita esercita, come abbiamo dimostrato, funzioni formative nello svi-
luppo toracico e nella formazione dei polmoni.
Ogni ghiandola, già al momento della formazione, produce una secrezione
per noti motivi biodinamici. Sia la secrezione del fegato, sia quella del pan-
creas raggiungono il tubo intestinale dell’embrione, dove producono una
mistura di sostanze paranutritive che possono essere riassorbite, una sorta
di pre-nutrimento. Le materie prime di questa pre-nutrizione affluiscono in
ricca misura al fegato o al pancreas attraverso i vasi ombelicali.
Possiamo considerare anche la differenziazione più fine dell’intestino
nel quadro della totalità dei processi formativi. Ciò che segue riveste, da
un punto di vista biodinamico, un interesse più generale. Come segno
di intensa crescita superficiale dell’endoderma intestinale, si originano
generalmente formazioni di alto e basso rilievo lungo il lumen intesti-
nale, non appena la resistenza alla distensione della muscolatura circo-
lare impedisce una regolare espansione. Dalle formazioni in alto rilie-
vo si formano i villi intestinali, dalle formazioni in basso rilievo si for-
mano le ghiandole intestinali. I villi intestinali entrano ampiamente in
contatto con il contenuto dell’intestino. L’epitelio intestinale, che come

130
Sviluppi funzionali

tutti gli epiteli cresce più intensamente del tessuto interno, si solleva so-
pra il tessuto interno alla base dei villi, in direzione del lumen. A causa
della maggiore intensità della crescita superficiale rispetto a quella volu-
metrica, si crea un gradiente di pressione biodinamico in direzione della
superficie dei villi e fino allo stroma sottostante. In corrispondenza del
gradiente di pressione, gli apici dei villi cominciano ad assorbire conte-
nuto intestinale. Viceversa, le cellule che formano il basso rilievo del-
la parete intestinale entrano in contatto in modo più ampio con il tes-
suto interno. Queste cellule assumono sostanza dal sottostante tessuto
interno e formano la secrezione ghiandolare.
Da analisi comparative dei movimenti di sviluppo nelle diverse regio-
ni intestinali, è emerso che anche per la formazione delle ghiandole
è necessaria non solo l’opportunità spaziale, ma anche un immedia-
to motivo spazio-temporale. Le ghiandole si formano sempre in zone
para(epi)teliali, cioè in campi che si distinguono, per quanto concerne
la cinetica di sviluppo, come campi di risucchio. Richiamano alla men-
te la formazione dei polmoni, che sono simili a ghiandole, e del fega-
to negli spazi di dilatazione. Il principio cinetico o biodinamico di que-

Fig. 35
Sviluppo successivo del profilo cervicale in relazione con la discesa del cuore. Stadi di un embrione di
mm 17, mm 30 e mm 43.

131
Come inizia la vita umana

sto sviluppo funzionale vale per tutte le ghiandole che sono state finora
prese in esame in un embrione. Di norma, nelle aree di formazione del-
le ghiandole, l’epitelio forma delle sacche, nelle cui pareti le cellule epi-
teliali – proprio in corrispondenza dell’area convessa – sono perpendi-
colari alla superficie libera, convergendo tra di loro in direzione del li-
quido oppure divergendo in direzione del tessuto interno confinante.
Chiamiamo epiteli sfenoidali, le aggregazioni cellulari con i margini cel-
lulari orientati in questo modo. La crescita di epitelio sfenoidale è una
importante e costruttiva premessa, non solo per la formazione di spazi
di risucchio (ghiandole), ma anche in generale per la formazione di ar-
cate e la crescita localmente differenziata del tessuto confinante.
Considerazioni analoghe valgono anche per le cosiddette ghiandole
endocrine. Prendendo in esame la tiroide, l’analogia con le ghiando-
le esocrine diventa evidente: il campo metabolico biodinamico di que-
sta ghiandola si trova nell’area di discesa dei visceri cervicali, descrit-
ta in precedenza. Il pavimento ghiandolare della tiroide in formazione
scende insieme al cuore, che proviene dall’area cervicale, fino all’inter-
no dello spazio toracico. È già possibile vedere esteriormente la cine-
tica di cui stiamo parlando, grazie al cambiamento che interviene nella
configurazione del tratto cervicale dell’embrione, che gradualmente di-
venta più stretto (fig. 38). In questo contesto è possibile dimostrare che
il primordio della tiroide, subito dopo la sua formazione, si stacca dal-
la matrice epiteliale. Il distacco dell’epitelio ghiandolare dalla sua ma-
trice epiteliale ha come conseguenza la perdita del dotto di uscita della
ghiandola, che resta priva di sbocco. A causa di ciò, il primordio stabi-
lisce rapidamente rapporti da ogni parte con il tessuto interno ricco di
vasi. La tiroide quindi non diventa semplicemente una ghiandola senza
dotto d’uscita, ma diventa una “ghiandola ematica”, ossia una ghiando-
la, che fornisce la sua secrezione al sangue.
Clinicamente, viene ora chiamata ghiandola a secrezione interna. Il distac-
co è in generale caratteristico per la formazione e lo sviluppo funzionale
delle ghiandole endocrine.
Campi metabolici sostanzialmente simili da un punto di vista biodinamico,
mostrano le differenziazioni che si formano dorsalmente (dietro la regione

132
Sviluppi funzionali

ventrale). Ancora una volta troviamo uno sviluppo funzionale caratteristi-


co. In un embrione di circa 6 mm, il tubo endodermico forma sul suo lato
dorsale, vicino all’estremità inferiore del corpo, un angolo acuto con il tu-
bo neurale in direzione caudale. Nella quarta settimana di sviluppo, questo
angolo è ancora di quasi zero gradi; in pochi giorni però, entro l’inizio del
secondo mese, diventa così ampio, che l’endoderma appare molto distan-
te dal tubo neurale. L’aumento dell’angolo all’estremità inferiore del corpo
è, secondo la cinetica di sviluppo e la biodinamica, in relazione con il fatto,
che le grandi vene della parete corporea, che qui sono molto vicine all’en-
doderma, restano corte e quindi si spostano gradualmente dal tubo neu-
rale, che cresce più velocemente. A causa di questi movimenti di sviluppo,
quella che appare come una “briglia” bilaterale (il dotto di Wolff) si pie-
ga in vicinanza del suo sbocco nella vescica urinaria (fig. 36). Al posto del-

4
5
6
Fig. 36
Embrione di mm 6.3 di grandezza (Blechschmidt). La muscolatura segmentata (miotomi) della
regione dorsale è scoperta. Nella regione toracico-addominale pericardio e peritoneo sono fenestrati. Il
peritoneo, in corrispondenza delle radici delle estremità, è punteggiato. 1 Primordio delle braccia, 2
Polmoni, fegato, stomaco, 3 Lunga piega del peritoneo, che contiene il dotto di Wolff, a cui è attaccato
(5) il primordio epiteliale dei reni, 4 Vescica urinaria, 6 Arteria ombelicale sinistra.

133
Come inizia la vita umana

la piega, l’epitelio del dotto di Wolff ha l’opportunità spaziale e il motivo


biodinamico di adattarsi all’ “effetto risucchio” provocato dall’ampliamen-
to dell’angolo endoderma–midollo spinale. Cresce e si dilata, in maniera si-
mile ad un diverticolo. Questa dilatazione costituisce il primordio epitelia-
le dei reni (fig. 37).
Nell’angolo endoderma–midollo spinale, tra il dotto di Wolff e la co-
lonna vertebrale, il primordio epiteliale del rene ha, in un embrione di
10 mm, così tanto spazio a disposizione, che il rene riesce normalmen-
te a sviluppare un bacinetto renale e i calici renali. Un esame più accu-
rato dimostra come i cambiamenti di posizione, di forma e di struttu-

3
1 4

2 5

Fig. 37
Ricostruzione parziale dell’embrione di mm 6.3 di grandezza. Nervi cranici e spinali, tubo inte-
stinale con cuore e fegato. 1 e 2 Nervi cranici (nervus acustico-facialis [N. VII, VIII] e nervus
trigeminus), 3 Nervi dell’arto superiore, 4 Fegato e stomaco, 5 Pancreas, 6 Cistifellea, 7 Intestino
cieco, 8 Vescica urinaria e rene, che è ancora un’ansa cieca del dotto di Wolff.

134
Sviluppi funzionali

2
2 8

9
3

10
4

11
Tav. 7
Embrione di mm 20 di grandezza. Con una sottile pinzetta, il cordone ombelicale tra le piante dei
piedi e con esso la parete anteriore del tronco vengono rimossi. Si vede in modo più chiaro che nella
tavola III la differente posizione di braccia e gambe. Tra cuore e stomaco è riconoscibile il diaframma.
1 Parete laterale del naso, che si risolve nell’arcata zigomatica, 2 Falange distale del mignolo, 3 Co-
sta, dotto di Wolff, vena cava inferiore (sezione), cuore, 4 Intestino cieco, apparato genitale esterno, 5
Dita del piede e tallone, 6 Occhio, 7 Atrio sinistro del cuore, 8 Polmone sinistro, qui rimosso dalla
cavità toracica, 9 Ghiandola surrenale destra, fegato sezionato, lato inferiore del diaframma, 10
Stomaco, 11 Estremità inferiore del corpo (coccige).

135
Come inizia la vita umana

ra, compresi i movimenti delle particelle della escrezione che sta ora
iniziando, facciano parte di un unico processo. In questo contesto, essi
rendono comprensibile lo sviluppo funzionale.
La “cavità” priva di cellule all’interno del diverticolo renale in crescita è
infatti uno spazio di ipotensione, in cui può essere filtrato del liquido dal
letto del sistema di calici. Il liquido filtrato, attraverso il peduncolo del
bacinetto renale (uretere), giunge nella vescica urinaria e alla sua sommi-
tà (allantoide), a causa della diffusione, giunge nei vasi ombelicali. Non
ci è nota nessun’altra area di sviluppo in cui la differenziazione del tes-
suto sarebbe biodinamicamente possibile per un rene.

Fig. 38
Tubo neurale e tubo intestinale di un embrione di mm 10 di grandezza. 1 Trachea e polmone, 2
Cistifellea. Sotto (1) stomaco e duodeno, 3 Endoderma della prima ansa intestinale con appendice
vermiforme. Sotto (3) allantoide. A sinistra di (4) bacinetto renale e i calici renali. 17 Tiroide, 27
Midollo spinale, 28 Canale centrale, 30 Esofago, 31 Trachea, 33 Stomaco, 36 Pancreas, 41 sbocco
della vescica urinaria. (I rimanenti numeri in piccolo sono commentati singolarmente in Blechschmidt
E., Die vorgeburtlichen Entwicklugsstadien des Menschen, 1961 Karger, Basel.)

136
Sviluppi funzionali

I PRIMI MOVIMENTI
DI PRENSIONE
In un embrione umano di ca. 2,5 mm, una minuscola piega di un’estre-
mità si solleva lateralmente sulla parete del tronco. Si innalza appena
sopra il livello della parete corporea. Si tratta di un particolare segmen-
to della cute. Se si osserva questa zona nel contesto dei campi metabo-
lici confinanti, si nota che essa delimita il lato di un campo, esattamente
dove la parete della cavità celomatica – sotto la cute – si piega in avanti
ad angolo acuto, a partire dal letto del midollo spinale embrionale (an-
golo peritoneo midollo spinale, fig. 39). A lato di questo angolo, si for-
mano i primordi delle estremità. Si trovano le seguenti correlazioni to-
pografiche, che costituiscono i fondamenti della dinamica di sviluppo.
Con la crescita della curvatura dell’embrione, la cute si piega e si ispes-

Fig. 39
Embrione di mm 2.57 di grandezza di fig. 19. Sito di formazione delle estremità. 1 Vertice supe-
riore dell’angolo midollo spinale-peritoneo, 2 Vertice inferiore dell’angolo midollo spinale-peritoneo.
Le frecce indicano allontanamento del peritoneo dal midollo spinale. 3 Lato interno dell’endoderma
ombelicale.

137
Come inizia la vita umana

sisce, in direzione dorso/ventrale, nel punto in cui: sopra, la vena della


parete corporea (vena cardinalis inferior), strettamente collegata al perito-
neo, e sotto, l’arteria ombelicale, anch’essa saldamente aderente al peri-
toneo, crescono più lentamente, esercitando così funzioni di sostegno
sufficientemente robuste (formazione delle placodi delle membra). Sul
lato dorsale, la cute a forma di pieghe s’inarca dall’interno verso l’alto. I
primordi delle estremità si appiattiscono, poiché la crescita superficiale
è più intensa di quella volumetrica, formando rispettivamente un lato
esteso (dorsale) ed uno piegato (ventrale).
Durante questa crescita della superficie, la cute, che forma le giovani
pieghe delle estremità, si “appoggia”: con il lato dorsale, sul massiccio
letto del midollo spinale; con il lato ventrale sul sottile peritoneo. Le
resistenze che le basi d’appoggio oppongono alla crescita sono talmen-
te diverse, che il primordio delle estremità, con l’incremento della sua
superficie, sprofonda sul peritoneo e cade in avanti. Con questo movi-

Fig. 40
Embrione di mm 4.2 di grandezza. Posizione delle estremità in relazione al peritoneo. In nero i ner-
vi. La parte punteggiata in modo fitto indica endoderma dell’intestino cefalico. La parte punteggiata
in modo leggero indica la parete ancora indivisa del celoma. La linea di contorno indica le estremità.
1 Celoma ombelicale.

138
Sviluppi funzionali

mento di caduta, il primordio delle estremità dell’embrione compie una


adduzione di crescita. In questo periodo è ancora assente qualsiasi tipo
di differenziazione, relativa ai primordi dello scheletro e dei muscoli
all’interno del primordio dell’estremità. Si tratta, ancora una volta, di
un buon esempio per quanto riguarda la differenziazione dall’esterno
verso l’interno.
All’inizio del secondo mese, nelle estremità si formano i vasi sanguigni
provenienti dal cuore. Questi piccoli vasi, come tutti i tronchi di vasi
sanguigni, restano rapidamente indietro nella crescita rispetto ai pri-
mordi periferici, trattenendo così le giovani estremità vicino al tronco.
Attraverso ciò, le minuscole braccia e gambe esercitano già all’inizio
del secondo mese le loro funzioni di crescita, intese come movimen-
ti di prensione e di deambulazione ed iniziano a strutturarsi in modo
conseguente. Braccio, avambraccio e mano, coscia, gamba e piede si
delineano in modo chiaro. All’inizio del secondo mese, durante l’ad-

Fig. 41
Embrione di mm 6.3 delle figure 36 e 37. Le estremità sono accostate (addotte) alla protuberanza
epatica ed al cordone ombelicale.

139
Come inizia la vita umana

duzione di crescita biodinamica di mani e piedi, la crescita superficiale


della cute viene ostacolata nei lati piegati dei primordi delle estremità,
mentre viene favorita nei lati estesi. Nei lati piegati, la cute cresce più in
spessore che in superficie, al contrario di quanto avviene nei lati estesi.
Nei lati piegati, rappresentati dal palmo della mano oppure dalla pianta
del piede, la cute appare quindi callosa e rossa (a causa della ricchezza
di vasi del suo stroma).
La crescita degli arti avviene soprattutto nelle loro estremità libere, dove
il tessuto confinante forma (per apposizione) epitelio sfenoidale, con i
confini cellulari che divergono verso la periferia. La loro crescita super-
ficiale è maggiore di quella interna e quindi si appiattiscono. Tutte que-
ste differenziazioni sono processi parziali dell’intera ontogenesi umana.
Le estremità appiattite non sono “pinne”, ma – come si capisce facil-
mente osservando buone illustrazioni – sono segni peculiari dell’uomo.
Nel secondo mese inoltre, il bordo dei primordi delle estremità diventa
ondulato, a causa di noti motivi biodinamici (la crescita longitudinale

1 1

Fig. 42 Fig. 43
Embrione di mm 15 di grandezza. Con i primordi Margine del palmo della mano dell’em-
degli arti superiori, l’embrione dà inizio al movimen- brione di mm 15 di grandezza di fig.
to di prensione (prensione di crescita), mentre con i 42. Corrisponde in modo ondulatorio
primordi dell’arto inferiore comincia a scalciare. Il alla multiradialità del metacarpo.
ginocchio è rivolto lateralmente e il dorso del piede Qui si alternano zone spesse con zone
forma già un angolo con la gamba. Collezione Ble- sottili. Nelle zone spesse si forma lo
chschmidt. scheletro.

140
Sviluppi funzionali

dell’epitelio marginale). Le “creste dell’onda” si trasformano gradual-


mente nelle dita. Nelle “valli dell’onda”, l’epitelio marginale si assotti-
glia. Non si formano natatoie nell’uomo.
In embrioni di 15 mm, le giovani estremità cutanee sono diventate così
spesse da consentire il formarsi delle loro differenziazioni interne. La
cute in crescita diventa la matrice del nascente scheletro (fig. 42 e 43). In
conformità con la prefigurazione della cute, le parti scheletriche si svi-
luppano in modo diversificato nell’arto superiore e in quello inferiore,
seguendo questo principio biodinamico: il nutrimento dell’epidermide
proviene dal suo stroma, direttamente attraverso le sue cellule. Questo
lo possiamo riconoscere morfologicamente, dal fatto che l’ectoderma,
a seconda della sua ricchezza locale di cellule, attrae strettamente a sé le
cellule del suo stroma, formando così il cosiddetto corion, il primordio
embrionale del successivo derma. Il giovane corion, da parte sua, trae

Fig. 44
La formazione dello scheletro nel palmo della mano dipende dalla cute. La sezione longitudinale
corrisponde al piano di sezione 1...1 di fig. 43. Frecce divergenti: crescita superficiale dell’ectoderma.
Frecce convergenti: funzione di sostegno delle arterie. Frecce caudate: spostamento fluidico. Anelli: se-
zioni trasversali della rete vascolare. Parte tratteggiata: primordio dello scheletro. Il tessuto confinante
(ectoderma), il principale assimilatore di sostanze nutritive, riceve il suo nutrimento dal sottostante
tessuto interno. Con l’afflusso di sostanze nutritive all’ectoderma, si forma qui una fitta rete di ca-
pillari. Questi non nutrono solo l’ectoderma, ma anche lo stroma immediatamente adiacente ad esso.
Questo si sviluppa nel derma, ricco di cellule. In modo corrispondente alla pressione osmotica nei vasi
sanguigni, del liquido viene aspirato dal basso. A causa di ciò, nell’interno del primordio del braccio
le cellule si trovano strette le une alle altre. Qui, in un cosiddetto campo di condensazione, si forma lo
scheletro, che quindi, da un punto di vista fenogenetico, viene determinato dalla cute.

141
Come inizia la vita umana

il suo nutrimento dal suo substrato, l’ipoderma, che è ricco di sostanza


intercellulare. In esso si trovano i vasi sanguigni nutritivi, in cui ven-
gono rilasciati i prodotti metabolici del corion. Il loro letto tissutale
si arricchisce rapidamente di fluidi, grazie all’immissione di liquidi dal
reticolo vascolare. Questo tessuto interno ricco di fluidi che si trova
attorno ai vasi è il primordio dei successivi lobi di tessuto adiposo. At-
traverso la sua espansione lungo le direzioni principali dei vasi, questo
tessuto interno forma capsule di tessuto resistenti alla trazione. Nelle
sezioni microscopiche appaiono come pareti lobulari (setti), particolar-
mente robuste nel cuscino adiposo del tallone.
Nei primordi delle estremità lo scheletro nasce in un cosiddetto campo
di condensazione, che si è formato in profondità nel modo seguente:
l’ectoderma, principale assorbitore di sostanze nutritive, assume il suo
nutrimento dal tessuto interno sottostante. Con l’afflusso di nutrimen-
to si forma una fitta rete di capillari sanguigni, che non nutrono solo
l’ectoderma, ma anche lo stroma direttamente confinante. Conforme-
mente alla pressione osmotica, nei vasi sanguigni, viene risucchiato li-
quido dal basso. In questo modo, all’interno dei primordi delle braccia,
le cellule si posizionano molto vicine le une alle altre, formando l’area
di sviluppo dello scheletro del braccio.
Quando queste parti dello scheletro, ancora tissutali, raggiungono una
lunghezza sufficiente, le cellule esercitano una reciproca pressione di
crescita in direzione dell’asse longitudinale. A causa di ciò, si appiattisco-
no verticalmente, in direzione della minore resistenza (radiale). L’appiat-
timento è caratteristico per la prima formazione cartilaginea.
Le giovani cellule di cartilagine hanno poco ossigeno. In breve tem-
po, vengono caratterizzate da un metabolismo sempre più anaerobico.
Per via della velocità di diffusione sempre più lenta, i loro prodotti di
scarto incontrano difficoltà ad essere smaltiti nelle zone limitrofe. Di
conseguenza, si può dimostrare che le cellule cartilaginee subiscono
una pressione osmotica alta. Assorbono ora molta acqua e si dilatano.
Con l’incremento della “crescita di dilatazione”, si formano cartilagini
costituite da grandi vesciche. Con la propria crescita di dilatazione, ogni
cartilagine esercita una funzione di spinta. Ciò conduce nuovamente
a distensioni nel tessuto confinante e quindi alla formazione dei mu-

142
Sviluppi funzionali

Tav. 8
Serie di ricostruzioni di sezioni di un embrione di mm 17.5 di grandezza. 7° settimana. Nel primo
periodo embrionale la crescita è più intensa. Fino alla metà del secondo mese, l’embrione diventa tre
milioni di volte più pesante del germe della prima settimana. Tutti gli organi presenti nell’adulto sono
sviluppati. In giallo: sistema nervoso; in blu: scheletro; in marrone: cuore e fegato; in verde: intestino
(tubo intestinale).

143
Come inizia la vita umana

scoli. A partire dalla crescita di spinta (Stemmkörperwachstum) delle sin-


gole parti cartilaginee dello scheletro, in linea di principio può quindi
essere dedotto biodinamicamente lo sviluppo dei muscoli. Nel caso
delle estremità superiori, tutti questi processi di sviluppo costituiscono, in
quanto funzione dell’intero embrione, una prensione precoce (fig. 45-47).
Verso la fine del secondo mese di sviluppo, viene coinvolto in queste fun-
zioni morfologicamente riconoscibili l’intero sistema dei muscoli e delle
articolazioni ed in particolare anche l’intero sistema vascolare e nervoso.
Così come esiste una prensione della crescita, esiste anche uno scalciare
della crescita. I primi movimenti embrionali dello scalciare sono pas-
saggi dalla posizione seduta, alla deambulazione ed alla stazione eretta.
Anticipano provvisoriamente i successivi movimenti del corpo nell’an-
datura eretta.

Fig. 45 Fig. 45a


Fase della prensione di crescita in Rotazione interna dell’avambraccio grazie alla funzione di
un embrione di mm 17.5 di gran- sostegno dell’arteria brachiale (freccia convergente), che resta
dezza. L’avambraccio è ruotato indietro nella crescita rispetto all’area che la rifornisce. Fun-
internamente (pronato) lungo la zione di spinta della cartilagine (frecce divergenti). Dal punto
parete toracica. Il piede è legger- di vista della crescita funzionale, la funzione di sostegno dei
mente in dorso-flessione. vasi e l’azione di spinta della cartilagine rivestono un ruolo
importante per la precoce prensione di crescita dell’embrione.

144
Sviluppi funzionali

Fig. 46
Fase della prensione di crescita in un feto di mm 32 di grandezza (terzo mese). Le estremità si
muovono già liberamente.

Fig. 47
Atteggiamento corporeo di un feto di mm 68 di grandezza, con cordone ombelicale, amnios e vescicola
ombelicale.

145
Come inizia la vita umana

Attraverso confronti tra le diverse regioni, numerosi fattori parziali di


questi processi possono essere dimostrati, fino al livello submicroscopico,
come biodinamicamente conseguenti. In questo contesto, la formazione
embrionale del cuscino adiposo del tallone è altrettanto necessaria, secon-
do la dinamica di sviluppo, quanto la formazione delle eminenze tattili
degli abbozzi delle dita, che includono i loro organi tattili nervosi e le
parti delle unghie (che funzionalmente gli appartengono), i legamenti, i
tendini e le guaine dei tendini e molte altre differenziazioni. Attraverso
i preparati, è possibile mostrare il modo biodinamico in cui vengono
a formarsi le articolazioni, i tendini e le guaine dei tendini, con le loro
rispettive guide (legamenti), e come – seguendo regole uniformi – si
differenziano le articolazioni di crescita. Ulteriori dettagli in proposito,
con numerosi esempi, sono stati da noi pubblicati, per la prima volta,
nel 1961. Poiché le estremità si sviluppano in modo biodinamico in
tutto l’insieme, non si tratta di singole parti, ma di elementi dell’orga-
nismo, formati armonicamente, che di norma sono funzionali ad ogni
fase dello sviluppo. Fondamentalmente, anche per le estremità vale lo
stesso discorso: gli organi si formano laddove esiste l’opportunità spa-
ziale e il motivo spazio–temporale (fisico), sempre ammesso che sotto
l’aspetto chimico–molecolare il metabolismo rimanga uniforme, cioè
sempre specifico. In questo senso, lo sviluppo dei movimenti di pren-
sione descritto è solo un esempio per il precoce e durevole sviluppo
funzionale dell’uomo. Più tardi, il pluricitato riflesso di Moro del neo-
nato illustra la prensione di crescita caratteristica dell’uomo, già messa
in atto dall’embrione precoce, sebbene non ancora pienamente svilup-
pata. Non si tratta di un processo atavico.

L’ANDATURA ERETTA
Alla domanda sulle caratteristiche tipiche dell’uomo, la probabile rispo-
sta è: linguaggio e andatura eretta. L’uno e l’altra caratterizzano in modo
specifico un modo di comportarsi. Sia il linguaggio, sia l’andatura eret-
ta presuppongono lo sviluppo ontogenetico. Questa è, come sappiamo,
una imprescindibile introduzione a tutti i successivi comportamenti. En-
trambi, linguaggio e andatura eretta, sono segni tipici della cerebralizza-
zione umana. Sono espressione dell’ontogenesi e non vanno intesi come,
ad esempio, il mutamento di un primitivo comportamento animale.

146
Un segno caratteristico dell’andatura eretta è la struttura dello schele-
tro. Comparazioni morfologiche di scheletri umani e animali suggeri-
scono, che nell’adulto la parte inferiore del bacino, il cosiddetto piccolo
bacino, è rovesciato all’indietro. A causa di ciò, la maggior parte (mobi-
le) della colonna vertebrale è posizionata – diversamente che nei qua-
drupedi – verticalmente sull’articolazione dell’anca. Questa posizione,
che è tipica per l’andatura eretta, si origina attraverso i seguenti mo-
vimenti di crescita: nell’uomo, il cervello in crescita (cerebralizzazio-
ne) richiede un forte afflusso di sostanze nutritive, determinando così
la formazione di un cuore grande, correlata a sua volta con una cresci-
ta espansiva del fegato. Mentre fegato e cuore discendono, allo stesso
tempo il sistema nervoso centrale ascende. In questo modo, come sap-
piamo, l’encefalo aumenta di volume, specialmente nella regione degli
emisferi cerebrali. Questi crescono contemporaneamente, in modo ec-
centrico, verso l’alto e posteriormente. L’aumento di volume dell’occi-
pite determina un ampliamento dell’angolo cefalo–cervicale, in cui, con
l’ascensione, si sviluppa il potente campo di distensione della musco-
latura cervicale. Questa a sua volta, grazie all’innalzamento della testa,
determina la nascita dell’andatura eretta.
L’andatura eretta è quindi un risultato della cerebralizzazione e quindi
dell’ontogenesi umana. Negli animali, una simile predominanza dello
sviluppo encefalico, con conseguente andatura eretta, non compare.

147
Regole fondamentali delle differenziazioni biodinamiche

REGOLE FONDAMENTALI
DELLE DIFFERENZIAZIONI
BIODINAMICHE

Gli embrioni più maturi, a partire dal terzo mese, vengono chiamati fe-
ti. La posizione delle braccia per la prensione e delle gambe per lo scal-
ciare sono più evidenti. L’atteggiamento corporeo, a causa dell’angola-
zione delle grandi articolazioni, può ricordare quello di un automobi-
lista. Nel terzo mese si possono percepire i battiti cardiaci. Nel quarto
mese, la madre comincia ad avvertire i cosiddetti movimenti del figlio.
In questo modo, diventa più consapevole degli stretti rapporti tra lei e
il figlio non ancora nato. A questo punto, in senso strettamente embrio-
logico, non c’è più niente da raccontare.
Embriologicamente, quindi, distinguiamo il primo sviluppo (1°– 3° set-
timana di sviluppo), lo sviluppo del giovane embrione (4° settimana di

Fig. 48
Embrione di mm 11 di grandezza. 1 Cavità corionica, 2 Amnios, 3 Sacco vitellino. Sotto sono
rappresentati alcuni villi corionici.

149
Come inizia la vita umana

sviluppo), lo sviluppo embrionale vero e proprio (2° mese) e lo svilup-


po fetale (dal 3° mese). Il feto ha già un aspetto tipicamente infantile.
In tutte le differenziazioni analizzate, l’embrione e il feto nella loro in-
terezza sono coinvolti con tutti i tessuti, non solo con singoli geni. Per
descrivere le complesse differenziazioni nel loro svolgimento come at-
tività funzionali, è necessaria la conoscenza dei movimenti di svilup-
po. Per riuscire a riconoscere delle regole nella differenziazione, i cam-
pi metabolici, che sono formalmente delimitabili, devono essere mes-
si a confronto tra di loro, valutandone regionalmente i cambiamenti di
posizione, forma e struttura, nei diversi stadi di sviluppo. Sulla base di
simili indagini morfologiche, si possono dimostrare delle interconnes-
sioni biodinamiche.
Possiamo quindi ripetere: senza la conoscenza delle prime funzioni for-
mative, delle attività fondamentali dell’intero germe e dell’intero em-
brione, non si possono comprendere i principi che regolano le funzioni
successive. Per farci un’idea delle basi dello sviluppo funzionale, biso-
gna conoscere le diverse immagini degli stati corporei, che chiamiamo

Fig. 49
Feto di mm 210 di grandezza. Fine del V mese. Sacco amniotico integro. 1 Porzione fetale della
placenta, 2 Cordone ombelicale, 3 Sacco amniotico.

150
Regole fondamentali delle differenziazioni biodinamiche

Fig. 50
Postura di crescita del nascituro poco prima del parto (Kollmann 1907).

5 4
Fig. 51
Feto di mm 50 di grandezza. Crescita di spinta del femore, che in gran parte è ancora cartilagineo
(1), 2 Distensione di crescita dei muscoli estensori, 3 Resistenza alla crescita (campo di tensione
bilanciata) di un tendine, 4 Flessione di crescita della gamba, conseguente alla resistenza alla crescita
dei grandi vasi sanguigni nella flessione (funzione di sostegno delle radici dei vasi), 5 Distensione di
crescita dei muscoli flessori.

151
Come inizia la vita umana

corpo fisico, ed anche i cambiamenti morfologici, che – grazie al con-


fronto tra i diversi stadi – possono essere indicati come movimenti di
sviluppo. Solo così, da un’immagine dei movimenti di sviluppo si può
ottenere una rappresentazione dello sviluppo delle funzioni. I risulta-
ti ottenuti seguendo questo indirizzo, tenuto conto di dati sperimenta-
li quali la pressione del sangue, la turgidità dei tessuti e così via, han-
no portato fino ad una fisiologia dello sviluppo. In questo senso, tut-
te le funzioni formative dell’embrione precoce sono funzioni elemen-
tari. Di conseguenza, una descrizione delle funzioni che possono esse-
re determinate dalla cinetica di sviluppo costituisce un fondamento del-
la fisiologia.
Per quanto riguarda lo sviluppo individuale possiamo constatare quan-
to segue: ogni organo ha uno sviluppo di posizione, con relativo svilup-
po morfologico e corrispondente sviluppo strutturale. Tutti gli organi
quindi, in quanto elementi dell’organismo, possiedono funzioni forma-
tive. Queste ultime sono funzioni elementari dell’organismo. Ogni or-
gano svolge le sue attività nell’ambito delle sue funzioni formative, a se-
conda delle caratteristiche sviluppate entro determinate fasi di svilup-
po. Non esistono organi privi di funzione.
Descriviamo ora le caratteristiche peculia-
rità di alcuni campi metabolici biomecca-
nici. La figura qui accanto mostra la se-
zione trasversale di un embrione umano
di 3,5 mm.
I suoi tessuti confinanti si trovano in mo-
do caratteristico tra tessuto interno (per
esempio in 7) da una parte e liquido (pun-
teggiato) dall’altra. All’esterno, troviamo
liquido nella cavità corionica. Troviamo
quindi liquido: nel neurocele (1), nel so-
mite (2), nel dotto di Wolff (3), nel celo-
ma (4), nel tubo intestinale (5), nell’aorta dorsale ancora appaiata (6). I
campi metabolici del tessuto confinante – nei quali le cellule sono tutte
orientate ortogonalmente al lumen – lasciano permeare verticalmente

152
Regole fondamentali delle differenziazioni biodinamiche

delle particelle attraverso la sua superficie, mentre nei campi metabolici


del tessuto interno ciò avviene anche parallelamente rispetto al tessuto
confinante. Come la formazione dei punti di raccolta di liquido da una
parte e la formazione dei vasi sanguigni nel tessuto interno dall’altra la-
sciano capire, le direzioni principali dei movimenti metabolici sono tra
di loro perpendicolari (struttura di base delle aggregazioni cellulari, or-
dinata secondo le traiettorie). Negli spessi tessuti confinanti, circondati
dallo stroma apportatore di nutrimento, le cellule “vagano” dalla zona
di moltiplicazione cellulare vicina al liquido (a), ad una zona di crescita
cellulare vicina al nutrimento (b).
Questo processo ha come conseguenza principale la crescita della super-
ficie e solo in conseguenza di questa si produce un aumento di volume.
La crescita superficiale è la funzione formativa primaria. In questo conte-
sto, i liquidi rivestono una parte importante nella formazione del corpo.

Campi di compressione. I due omini tratteggiati comprimono una grata ela-


stica. La grata si accorcia. Di conseguenza le sue maglie si restringono e
si innalzano.
Aggregazioni di cellule sferiche, che costituiscono il primordio di cellu-
le di cartilagine (cellule pre-cartilaginee), mostrano durante il loro svi-
luppo cambiamenti morfologici che possono essere messi a confronto.
Durante la crescita longitudinale delle parti ancora pre-cartilaginee dello
scheletro, queste aggregazioni vengono compresse (in senso longitudina-
le) da due direzioni. Quindi si appiattiscono e si allargano verticalmente,
in direzione della minore resistenza. Diventano giovani cellule di cartila-
gine, di forma appiattita. Le cellule cartilaginee si sviluppano sempre in
simili campi di compressione.

153
Come inizia la vita umana

Campi di corrosione. Gli omini tratteggiati premono sulle due pareti contrap-
poste. Nel punto di contatto, il materiale della parete viene meno e si for-
ma un buco. Se due tessuti confinanti vengono premuti l’uno contro l’al-
tro così strettamente da non lasciare più spazio per il tessuto interno ric-
co di vasi, il nutrimento viene a mancare e le cellule muoiono. Chiamia-
mo campi di corrosione i campi metabolici biomeccanici, in cui cellule
epiteliali muoiono in questo modo. Solo per fare alcuni esempi, nei cam-
pi di corrosione si formano, per esempio, l’apertura della bocca e l’aper-
tura anale; i tubi tissutali che portano urina embrionale nel rene, riescono
a connettersi ai calici renali attraverso la corrosione; il setto che divide le
aorte, inizialmente appaiate, scompare in un campo di corrosione.

Campi di condensazione. I due omini tratteggiati sorreggono una bacinel-


la porosa, con contenuto misto sia solido, che liquido. Mentre il liquido
sgocciola, le particelle solide sedimentano e si accostano le une alle altre.
Il tessuto interno presenta condensazioni simili, in campi metabolici in
cui compare una perdita di sostanza intercellulare liquida. Tali campi so-
no campi di condensazione. Si formano soprattutto nella parte profon-
da del tessuto interno. In essi, le giovani cellule non subiscono sollecita-
zioni, sotto forma di spinta o trazione, verso nessuna direzione facilitata.
Sono quindi di forma sferica e costituiscono il primordio di formazioni
cartilaginee (pre-cartilaginee).

154
Regole fondamentali delle differenziazioni biodinamiche

Campi di frizione. L’omino tratteggiato a sinistra tira verso di sé un sup-


porto stabile. L’omino tratteggiato a destra tira in direzione opposta, una
coperta cucita al supporto. Nell’area della cucitura è presente del liquido,
che può schizzare fuori, con il glissare delle due superfici che abbiamo
descritto. I campi di detrazione sono campi metabolici in cui, in modo si-
mile, del liquido può schizzare fuori velocemente per via dei movimenti
di frizione delle cellule, indurendo così il tessuto. Campi di detrazione di
questo tipo sono le aree di formazione delle ossa.

Campi di distensione. I due omini tratteggiati tirano un oggetto di forma fa-


cilmente estendibile. L’oggetto sottoposto a trazione non oppone gran-
de resistenza e così si allunga.
Campi metabolici di tessuto embrionale, in cui si esercita un’azione para-
gonabile, vengono chiamati campi di distensione. In essi, le cellule ven-
gono sottoposte a trazione e allungate. Cellule distese in questo modo si
sviluppano in cellule muscolari. Ciò vuol dire che i muscoli, secondo la
cinetica di sviluppo, si formano sempre passivamente. La parte attiva in
questo processo di sviluppo è costituita dalla crescita di spinta delle parti
cartilaginee dello scheletro che si allungano oppure, per esempio, dal tu-
bo intestinale epiteliale, che, allargandosi, acquisisce le fibre muscolari, di-
sposte in modo circolare.

155
Come inizia la vita umana

Campi di spinta. L’omino tratteggiato spinge con le sue braccia due forme
che oppongono resistenza. Cellule cartilaginee in crescita hanno una scar-
sa capacità di smaltire nelle zone limitrofe, dalla profondità del tessuto, i lo-
ro prodotti metabolici. A causa dell’accumulo dei loro prodotti di scarto, le
cellule cartilaginee subiscono un’alta pressione osmotica, che porta ad un
afflusso di acqua: le cellule cartilaginee in crescita si gonfiano ed hanno una
cosiddetta crescita di dilatazione. Con questa crescita di dilatazione eserci-
tano una funzione di spinta. Chiamiamo campi di spinta, campi metabolici
biodinamici, in cui cartilagine crescente esercita una funzione di spinta.

Campi di risucchio. Gli omini tratteggiati espandono un mantice, producen-


do, all’interno di esso, un risucchio. I campi di risucchio sono costituiti da
zone situate lungo il tessuto confinante (esterno o interno), in cui duran-
te la crescita si forma biodinamicamente un risucchio. Possono svilupparsi,
tra le altre possibilità, a causa dell’innalzarsi dell’epitelio dal tessuto interno,
che cresce più lentamente. Per questo motivo, nel tessuto interno (stroma)
può riversarsi del liquido. A causa del liquido affluente, l’aggregazione cel-
lulare dello stroma diventa più lassa. All’interno di questo tessuto lasso, ric-
co di fluidi, l’epitelio può germogliare. Questo epitelio è il primordio delle
ghiandole. In campi metabolici lassi (parateliali) di questo tipo, si formano
sia le ghiandole sudoripare della cute, sia le grandi ghiandole del tratto vi-
scerale (polmoni, fegato, pancreas, rene).

156
Regole fondamentali delle differenziazioni biodinamiche

Campi di tensione bilanciata. I due omini tratteggiati tirano una fune robu-
sta. Poiché non cede, la tirano finché è tesa. Tesa vuol dire resistente al-
la trazione e significa che si oppone con maggiore resistenza agli omi-
ni, di quanto farebbe, ad esempio, un nastro elastico.
Quando il tessuto interno viene pressato da una compressione trasver-
sale e viene teso da una trazione perpendicolare a questa, mostra delle
caratteristiche biodinamicamente simili. Esercita una resistenza alla tra-
zione. Funziona quindi come apparato di sostegno. Campi metabolici,
in cui il tessuto a causa della tensione si sviluppa in un apparato di so-
stegno, costituiscono dei campi di tensione bilanciata. Apparati di so-
stegno di questo genere sono, per esempio, tutti i tendini e tutti i lega-
menti del corpo umano o, anche, il tessuto connettivo che costituisce la
struttura guida dei vasi sanguigni.
Se tuttavia gli omini hanno una grave malattia ereditaria o la febbre alta
oppure se subiscono un grave shock, non riescono ad eseguire in modo
normale nessuna delle funzioni riportate. Qualcosa di simile vale per i
campi metabolici. In essi, i normali movimenti di sviluppo delle cellule
e delle aggregazioni cellulari hanno luogo solo in condizioni e presup-
posti normali. Anche in questo caso, caratteristiche meccaniche e mol-
te caratteristiche non meccaniche dei processi vitali sono inestricabil-
mente connesse.

157
Gesti preparati da funzioni elementari

GESTI PREPARATI
DA FUNZIONI ELEMENTARI

Attraverso il nostro sviluppo prenatale abbiamo una pre-conoscenza


del nostro corpo. Anche se ne siamo raramente consapevoli, questo
fatto tuttavia trova espressione in molti gesti. Qui non possiamo sepa-
rare l’uno dall’altro lo Psichico dal Somatico.
Viviamo noi stessi come unità di corpo e mente. Perciò non è insensato
includere nella nostra percezione, nel nostro pensiero, nel nostro senti-
re e nella coscienza di come ci rappresentiamo il mondo, anche una cer-
ta idea dell’attività dei nostri organi e persino dell’attività del nostro en-
cefalo. Non si tratta affatto di risultati, di misurazioni, di dati di proces-
si chimici o di attività elettrica tratti da indagini sull’encefalo.
Pensiamo piuttosto a questo: in precedenza abbiamo fornito motiva-
zioni sul fatto che non dovremmo escludere funzioni mnemoniche nel-
le membrane plasmatiche dell’encefalo e in particolare in quelle del cer-
vello. In questa affermazione è implicita l’idea, che lo sviluppo del-
le membrane cerebrali possa essere pensato in modi molto diversi, da
quanto abbiamo inizialmente supposto. Di certo, a giudicare dallo svi-
luppo, la simmetria bilaterale, in particolare del cervello, deve avere una
particolare importanza anche sulla loro attività.
Solo l’architettura della crescita bilaterale dell’encefalo garantisce che
sia le informazioni afferenti, sia quelle efferenti, abbiano sempre un
duplice riferimento. Applicato ad un’idea morfologicamente fondata
dell’attività encefalica, questo vuol dire che ogni informazione in entra-
ta nell’encefalo è sempre connessa con campi metabolici biodinamici
bilaterali e quindi raggiunge l’encefalo, che è attivo in tutte le parti, sem-
pre in modo duplice. Tuttavia, questo vuol dire anche che ogni impulso
proveniente da un emisfero cerebrale, viene controllato da un’autorità
superiore, come se fosse in qualche modo controfirmato.

159
Come inizia la vita umana

Non possiamo quindi escludere che, per esempio, le onde di eccita-


zione di un nervo, che raggiungono l’emisfero destro del cervello, sia-
no sempre accompagnate da un “commento” nell’altro emisfero. Allo
stesso modo, procedendo su questa strada, non si può escludere che at-
traverso le tante fibre commissurali, che congiungono simmetricamen-
te i due emisferi, anche gli impulsi dell’altro emisfero vengano sempre
“controfirmati” con moltissime oscillazioni. Solo il normale sviluppo
bilaterale dell’encefalo esclude una dottrina del centro, come ad esem-
pio quella di Gall (Franz Joseph Gall 1758-1828, fondatore della Freno-
logia), e richiede di assumere come originaria attività cerebrale una re-
golare “attività di confronto” dell’encefalo tramite le funzioni della par-
te destra e della parte sinistra.
Non ci sono dubbi che anche l’encefalo, la cui precoce funzione orga-
nizzatrice è certa, deve possedere uno sviluppo funzionale alla base del-
la sua architettura di crescita. In questo campo soprattutto dobbiamo
aspettarci dei nuovi risultati.
L’uomo dei secoli precedenti sapeva intuitivamente che l’attività cere-
brale era di importanza vitale, sebbene la relazione tra la testa e il resto
del corpo fosse certamente ancora molto poco chiara. È vero che pit-
tori e scultori hanno rappresentato il volto umano senza un chiaro rife-
rimento all’attività cerebrale, per loro tuttavia il ritratto incarnava l’uo-
mo nella sua interezza. In tutti i popoli la testa è sempre stata messa in
evidenza, attraverso gioielli o particolari acconciature. Già nelle culture
primitive la corona era considerata il segno di un potere a cui era con-
nesso un significato spirituale. Tutte queste “descrizioni” costituivano
una morfologia prescientifica, ma non del tutto sbagliata, la cui lunga
storia è stata ancora appena esplorata.
Lo psichiatra Ernst Kretschmer (1888-1964) ha distinto empiricamen-
te tre caratteristici tipi di corporatura, il tipo picnico (persone basse e
grasse), il tipo atletico (persone con ottimo sviluppo muscolare) e il ti-
po astenico (persone alte e magre). A queste forme esteriori, Kretsch-
mer attribuiva particolari qualità caratteriali. La nostra teoria ontogene-
tica dello sviluppo ci consente anche in questo caso di fare un picco-
lo passo in avanti. Già nel primo sviluppo embrionale, possiamo tro-

160
Gesti preparati da funzioni elementari

vare in persone diverse una differente relazione tra superficie e volu-


me corporeo. A causa dello sviluppo, esistono uomini con una corpo-
ratura più rotonda, con una superficie corporale piccola, rispetto al vo-
lume corporeo.
Ci sono però anche persone con estremità del corpo “affusolate”. Es-
se hanno una superficie corporea più grande rispetto al volume corpo-
reo. Queste persone ogni tanto hanno inclinazione, testimoniata anche
dal modo in cui scrivono, verso reazioni acute. Le persone con svilup-
po astenico, magre e estremamente longilinee – i cosiddetti schizotimi-
ci – rivelano spesso nel loro comportamento non solo somaticamente,
ma anche psichicamente, tratti caratteriali facili al disturbo e sono per-
ciò molto sensibili. Il loro modo di pensare tende facilmente verso po-
sizioni estreme. Le persone di forme più rotonde, invece, pensano me-
no in modo “verticale”, si sentono meno esposti, spesso sono relati-
vamente più tolleranti. La loro autoconservazione è meno minaccia-
ta, sono più facilmente in grado di esporsi senza pericolo. Sono davve-
ro compatti, perciò accessibili da più lati e di conseguenza è più facile
trattare con loro. Spesso quindi sono, rispetto agli altri, particolarmen-
te affabili e socievoli.
Tutte le proporzioni corporee menzionate non sono volontariamente
variabili, a differenza delle proporzioni dei gesti che possono essere vo-
lontariamente e rapidamente modificate. Per questo motivo sono così
importanti per l’intera costituzione: forniscono, per così dire, un fonda-
mento ai momentanei cambiamenti corporei, ossia ai gesti.

161
Fisionomia e Fisiognomica

FISIONOMIA E
FISIOGNOMICA

Psicologi e pediatri ritengono che le impressioni della prima infanzia


possano in seguito avere effetti sulla vita. Molti ammettono ripetizio-
ni di comportamenti filogeneticamente vecchi, senza però prendere in
considerazione che nell’uomo esiste uno sviluppo ontogenetico delle
proprie funzioni embrionali e che lo caratterizzano. Voler comprende-
re i normali comportamenti umani, solo a partire dalla loro somiglian-
za con quelli animali, è impossibile.
Si è potuto dimostrare che tutti i comportamenti presuppongono dei
processi di sviluppo embrionali. Da ciò deriva l’ereditarietà delle cosid-
dette funzioni istintive. Quello che designiamo come istinti è una diret-
ta prosecuzione di processi di sviluppo prenatali. Ciò che non è già sta-
to “provato” in modo inconsapevole dal corpo durante il primo svilup-
po, successivamente non può essere “praticato”, né consapevolmente,
né istintivamente. Torniamo ancora una volta al riflesso della suzione:
se le labbra di un giovane embrione non si fossero arrotolate verso l’in-
terno con le sue prime funzioni, non sarebbe possibile per un neonato
succhiare istintivamente.
Analogamente, ciò vale anche per il riflesso di Moro e per tutti gli al-
tri riflessi, non solo per i riflessi di prensione. La prensione di un bam-
bino piccolo è una conseguenza diretta della prensione di crescita. Gli
istinti innati sono reazioni di origine embrionale, ulteriormente svilup-
pate. Il tentativo di alzarsi compiuto da un bambino piccolo è lo sfor-
zo di conservare, sotto mutate condizioni, ciò che, con caratteristica ti-
picamente umana, viene sviluppato con il primo sollevarsi già dalla ter-
za settimana embrionale.
Possiamo affermare che esistono delle “pre-esperienze” somatiche. So-
no note già da millenni. Ancora oggi si possono notare nelle numero-

163
Come inizia la vita umana

se creazioni della moda. La moda – insieme ad una delle sue manifesta-


zioni, ossia i costumi tradizionali, un tempo numerosi – costituisce un
capitolo estremamente affascinante della conoscenza relativa alle dif-
ferenziazioni psicosomatiche. L’abbigliamento umano potrebbe esse-
re definito come il più vecchio atlante anatomico che sia mai stato pub-
blicato.
Il colletto, per esempio, illustra lo stretto passaggio del collo, che si è
formato dopo la discesa del cuore nella regione toracica. Proprio per-
ché il collo è innato, ossia sviluppato, un colletto può essere conside-
rato naturale.
Una collana simboleggia i due muscoli diagonali del collo (Musculi ster-
nocleidomastoidei), che dal secondo mese di sviluppo si dirigono dall’oc-
cipite allo sterno. Una collana appesa alla schiena non avrebbe senso
da un punto di vista somatico. La laringe, tipicamente maschile, viene
messa in risalto dal nodo della cravatta.
Il ponticello tra le lenti degli occhiali riproduce le elementari relazioni
strutturali alla radice del naso: nel contesto dello sviluppo encefalico,
il tessuto interno tra gli occhi si tende fino a diventare un sostegno, la
cui resistenza alla crescita tiene insieme gli occhi durante lo sviluppo e
determina la direzione frontale dello sguardo, tipicamente umana. Un
braccialetto ha la sua premessa somatica, già dal secondo mese di vita
embrionale, in un anello di tessuto connettivo, che si trova già alla radi-
ce della microscopica mano dell’embrione.
L’aureola della pittura medievale e la tonsura confermano ciò che già
nel neonato, e quindi già molto precocemente, governa la fisionomia
dell’uomo, cioè l’importanza dell’encefalo nella volta cranica. Il decisi-
vo significato dell’encefalo per le funzioni mentali dell’uomo non è sta-
to affatto una scoperta della medicina scientifica. Anche in questo caso
risulta evidente una vitale esperienza pregressa del corpo, che già pre-
suppone lo sviluppo vissuto. Per questo motivo, gli atteggiamenti cor-
porei sono significativi già nel quadro dei comportamenti istintivi.
Se lasciamo oscillare la testa, sentiamo che può essere mossa libera-
mente, come se fosse, quasi, in precario equilibrio. Possiamo inclinar-
la facilmente da una parte e dall’altra. Come “strumento” può adattarsi

164
Fisionomia e Fisiognomica

all’affermazione: “Può essere così, ma può essere anche in modo diver-


so”. Utilizzata come mezzo di comunicazione, l’inclinazione della testa
può indicare: “Vedi, non è ancora sicuro. La cosa è ancora incerta, la
<ritengo> problematica”.
Chiunque abbia la stessa conformazione corporea di chi gesticola in
questo modo, è in grado, imitando il gesto, di porre se stesso in una
condizione di incertezza e intendere così l’opinione di chi gli sta di
fronte. A questo punto abbiamo di fronte un sapere anatomico che
precede la scienza.
Il primo sviluppo di simili atteggiamenti corporei è uno dei presupposti
per ogni informazione e quindi per il formarsi di ogni sapere ed anche
per la consapevole raccolta e continua elaborazione delle esperienze.
Attraverso i gesti diamo forma al nostro corpo e ciò ci consente di de-
codificare informazioni, che in sé sono spesso completamente incom-
prensibili. Quando solleviamo le spalle assumiamo un atteggiamento
corporeo che, da un punto di vista somatico, impedisce alle articolazio-
ni delle spalle di utilizzare liberamente le braccia. Quindi, per chiunque
ripeta lo stesso gesto nella medesima situazione, il significato è: “Non
c’è niente da fare, è impossibile”. Questa affermazione non dipende, da
quanto il contenuto semantico possa essere “logicamente” formulato
con parole, giudizi e concetti od essere concretamente espresso attra-
verso la parola e la scrittura.
Il cappello sulla nuca, il solo viso libero: come ogni gesto ha senso pro-
prio per la sua originarietà. In un particolare momento, un simile gesto,
proprio per la sua specificità umana, afferma spontaneamente: “tutto
mi può passare davanti agli occhi, tutto mi può accadere. Il mondo non
mi fa paura.”
Il cappello indossato correttamente realizza un altro sentimento vita-
le, ossia un’opinione più salda e corretta, un atteggiamento che eviden-
temente non può essere facilmente scosso. Il cappello sulla fronte na-
sconde il viso al partner, cioè: “non devi vedere cosa penso, non discu-
to con te”.
A causa dei tacchi delle scarpe, la lunghezza dei passi può variare in un
modo appena misurabile, però avvertibile. Gli “alti” camminano con

165
Come inizia la vita umana

passi lunghi e ponderati. Viceversa, il sentirsi piccoli può essere espres-


so dai tacchi alti, che rimpiccioliscono i passi in modo percettibile.
Questa conoscenza del corpo umano esiste da millenni. Tuttavia, quasi
nessun fatto scientifico che possa essere oggetto di studio è stato fino-
ra elaborato in questo ambito dello sviluppo.

166
Calendario embrionale (Blechschmidt)

CALENDARIO EMBRIONALE
(Blechschmidt)

1ª settimana: Sviluppo fino all’inizio dell’annidamento. Stadio specifico:


uovo unilaminare (blastocisti).
2ª settimana: Annidamento completo. Stadio specifico: uovo bilaminare
con disco germinativo (uovo con endoblasto).
3ª settimana: Formazione dell’embrione in seguito al piegamento del di-
sco germinativo. Stadio specifico: uovo trilaminare con flui-
do blastemico dorsale, ventrale e preventrale (uovo con em-
brioblasto).
4ª settimana: Suddivisione dell’embrione in testa, collo e tronco e inizio
della chiusura della parete ventrale anteriore. Formazione
dei grandi sistemi degli organi: encefalo, midollo spinale e
nervi, scheletro, muscolatura e visceri (cuore con atri e ven-
tricoli, fegato con i due lobi). Peculiarità: sviluppo della me-
tameria fino alla formazione della 28° coppia di somiti.
2° mese: Formazione del cordone ombelicale. Sviluppo precoce di
quasi tutti gli organi. Scheletro in gran parte ancora carti-
lagineo. Inizio della ossificazione. Primi movimenti riflessi
della muscolatura mimica.
3° mese: Primo sviluppo fetale. Peculiarità: cranio largo e viso già
stretto, estremità sottili.
4°-10° mese lunare: Tardo sviluppo intrauterino fino alla nascita.

167
Come inizia la vita umana

STADI DI SVILUPPO
IN UNA VISIONE D’INSIEME
Le prime quattro settimane

1 Uovo blastomerico 51 Protuberanza dorsale


2-4 Parte spessa della blastocisti (disco 52 Sezione marginale dell’amnios
dell’uovo) 53 Sezione marginale del sacco vitellino
2 Parte esterna del disco dell’uovo 54 Mesoderma marginale della regione
3 Parte intermedia del disco dell’uovo ombelicale
4 Parte interna del disco dell’uovo 55 Estremità del tronco
5 Blastocele con fluido blastemico ven- 60 Amnios
trale (primordio della vescicola ventra- 61 Ectoderma
le dell’uovo = sacco vitellino) 62 Mesoderma
10 Ectoblasto 63 Endoderma
11 Vescica dorsale dell’uovo con fluido 64 Cavità toracica del primo embrione
blastemico dorsale (celoma). Le frecce tra 54, 61 e 62 in-
12 Endoblasto (tratteggiato in modo fitto) dicano le direzioni principali dei movi-
20 Ectoderma ed endoderma del disco menti metabolici in modo parallelo e
germinativo verticale rispetto alla superficie libera
21 Ectoblasto con lacune 70 Neurocele, canale centrale
22 Mesoblasto, strato interno spugnoso e 71 Tubo neurale
allentato dell’ectoblasto 72 Una cavità somitica
30 Corion 73 Corda dorsale
31 Cavità corionica con fluido blastemico 74 Aorta dorsale
preventrale 80 Parte intermedia dell’apparato escreto-
32 Superficie dell’embrioblasto rio (mesonefro)
40 Peduncolo di connessione 81 Cavità addominale dell’embrione pre-
41 Allantoide coce (celoma)
42 Parete epiteliale del sacco vitellino 82 Tubo intestinale
50 Solco neurale, tubo neurale ancora 83 Arteria umbilicalis
aperto 86 Uraco

168
Stadi di sviluppo in una visione d’insieme

169
Come inizia la vita umana

Organi nel secondo mese

41 Allantoide
70 Neurocele
73 Corda dorsale
82 Tubo intestinale
84 Intestino terminale
90 Nervo trigemino
91 Nervo acustico facciale
92 Vescicola uditiva
93 Nervo glossofaringeo
94 Nervo vago con nervo accessorio
95 Primo nervo spinale
96 Vescicola ottica
97 Ventricolo sinistro del cuore
98 Fegato
99 Parte intermedia dell’apparato urinario
(mesonefro)
100 Forame interventricolare
101 Diencefalo
102 Mesencefalo
103 Romboencefalo
104 Ipofisi
105 Lingua
106 Tiroide
107 Dotto nasale destro
108 Polmoni
109 Cistifellea
110 Ansa intestinale con appendice
111 Stomaco
112 Pancreas
113 Dotto di Wolff
114 Primordio dei reni
115 Regione di formazione dell’uretra
116 Vescica urinaria

170
Come inizia la vita umana

GLOSSARIO

I numeri si riferiscono alle figure di “Stadi di sviluppo in una visione d’insieme”

Acido desossiribonucleico Apposizione


acido del nucleo, struttura cromosomica adesione dell’uovo alla mucosa dell’utero
composta da grandi molecole
Arco branchiale
Acido nucleico piega di curvatura della parete cefalo/
connessione chimica presente nel nucleo cervicale dell’embrione
della cellula; v. acido desossiribonucleico
Ascensione
Allantoide sviluppo di posizione verso l’alto rispet-
ansa cieca della vescicola ventrale dell’uo- to ai visceri embrionali, in particolare del
vo; n. 41 tubo neurale; v. discesa

Amnios Biodinamica
involucro embrionale, parte della parete forze di crescita inerente i fenomeni vi-
della vescicola dorsale dell’embrione; a tali
sinistra di 11; sezionato da 52
Blastocele
Anastomosi dell’aorta cavità della blastocisti piena di liquido; n. 5
corto circuito vascolare tra l’aorta impari
sopra il cuore e le aorte dorsali pari vici- Blastocisti
no al tubo neurale germe umano che, a differenza di una
blastocisti animale, assume la forma di
Aorte una bolla
i primi due vasi accompagnatori del tubo
neurale e il breve primordio impari dei Campo di compressione
vasi sopra il cuore; stadi avanzati: n. 74 v. schema p. 153

Apparato escretorio Campo di condensazione


apparato urinario embrionale; n. 80 e 99 v. schema p. 154

172
Glossario

Campo di corrosione Cinetica di sviluppo


v. schema p. 154 il processo di movimento di uno sviluppo

Campo di distensione Citoplasma


v. schema p. 155 plasma della cellula

Campo di frizione Corion


v. schema p. 155 parete dell’uovo nel cosiddetto stadio vil-
loso; n. 30
Campo di spinta
v. schema p. 156 Cromosomi
formazioni di grandi molecole filamen-
Campo di risucchio tose nel nucleo cellulare
v. schema p. 156
Dendrite
Campo di tensione bilanciata propaggine di una cellula gangliare, in
v. schema p. 157 grado di produrre eccitamento in dire-
zione del corpo della cellula gangliare
Campo metabolico
area di metabolismo, determinabile mor- Dermatomo
fologicamente e biodinamicamente parte di un somite prossima all’ectoder-
ma
Cavità corionica
spazio pieno di liquido, delimitato dal co- Determinazione
rion; n. 31 in particolare, la graduale e progressiva
limitazione delle possibilità di sviluppo
Celoma
prima cavità corporea Differenziazione
il diverso sviluppo reciproco delle parti
Cerebralizzazione del corpo
grande importanza dello sviluppo cere-
brale Dinamica di sviluppo
le caratteristiche dinamiche della diffe-
Chorda dorsalis renziazione
lato del dorso; n. 73
Discesa
Cinetica sviluppo di posizione verso il basso, in
dottrina dei processi di movimento, nella particolare dei visceri, in relazione con il
misura in cui siano riconoscibili i cambia- primordio dell’encefalo
menti di posizione

173
Come inizia la vita umana

Disco dell’uovo Esotrofo


la parte spessa della blastocisti; da n. 2 sostanze nutritive che si formano all’ester-
a n. 4 no dell’uovo, per via della morte di cellule
materne
Ectoblasto
parte esterna del giovane germe; n. 10 Evoluzione
storia dello sviluppo, differente dallo svi-
Ectoderma luppo in sé
inizialmente, lo strato dorsale di cellule del
disco germinativo, che in un primo mo- Filogenesi
mento è particolarmente forte; n. 20, 61 storia della specie

Effetti genetici Fluido blastemico


si esplicano sempre all’interno dei pro- fluido presente in un giovane germe; n. 5
cessi di dinamica di sviluppo
Fluido blastemico dorsale
Embrioblasto fluido presente nella vescicola dorsale
parte interna dell’uovo che si è suddivisa dell’uovo
in due ambienti; n. 32
Fluido blastemico preventrale
Endoblasto fluido presente nella cavità corionica
parte interna del giovane germe; n. 12 e 5
Fluido blastemico ventrale
Endoderma fluido presente nella vescicola ventrale
inizialmente, lo strato cellulare ventrale, dell’uovo
con minore forza del disco germinativo;
accanto a n. 5 e 63 Flussione
movimenti di materiale simili ad un flus-
Endotrofo so, nei processi dei corpi cellulari nervosi
sostanze nutritive che, a causa della dimi- embrionali
nuzione di volume delle cellule del meso-
blasto, vengono rilasciate e rese nuova- Funzioni di formazione
mente disponibili prime funzioni, morfologicamente deter-
minabili
Epitelio
v. tessuto confinante Gangli spinali
gangli nervosi al lato del midollo spinale
Epitelio sfenoidale
epitelio con cellule cuneiformi Ghiandole endocrine
ghiandole il cui dotto di uscita si è rotto
nel corso dello sviluppo

174
Glossario

Ghiandole escretorie Mesenchima, allentato


ghiandole con dotto di uscita tessuto interno allentato a causa di un ri-
stagno di fluidi
Glia
tessuto che accompagna le cellule gangliari Mesoblasto
tessuto interno dell’uovo; n. 22
Impianto
annidamento dell’uovo Mesoblasto dell’involucro
strato esterno dell’embrioblasto
Induzione
impulso iniziale dei processi di differen- Mesoblasto marginale
ziazione, presuppone contesti di dinami- tessuto interno al margine del disco ger-
ca di sviluppo minativo; n. 54

Intercellulare Mesoblasto parietale


tra le cellule rivestimento della cavità corionica, alla
base dei villi corionici; n. 30
Intercellulare
interno alle cellule Mesoderma
tessuto interno del disco germinativo; n.
Ipofisi 62, strato
ghiandola all’interno della scatola cranica
Mesonefro
Lumen organo pari sulla parete addominale poste-
in particolare, una cavità riempita di liquido riore; parte centrale del primitivo apparato
urinario tra pronefro e metanefro; n. 99
Mediastino
corpo intermedio, parte del corpo situata Metameri
tra i polmoni segmenti che dall’alto verso il basso si
susseguono in modo graduale
Membrana plasmatica
struttura portante dei movimenti meta- Miotomo
bolici nel vivente parte di un somite, precoce muscolatura
dorsale
Membrane basale
v. membrana plasmatica Mitosi
divisione diploide del nucleo
Mesenchima
tessuto interno dell’embrione Mitosi ventricolari
divisioni nucleari, che hanno luogo vici-
no ad una cavità piena di liquido

175
Come inizia la vita umana

Morfologia Primordio
studio della forma del vivente; presuppo- preformazione, primo abbozzo di for-
ne quest’ultimo come un tutto intero mazioni successive

Movimenti di sviluppo Processo assiale


movimenti strutturali che includono i processo dell’ectoderma sotto la volta di
movimenti submicroscopici di materiale espansione, n.11

Movimenti metabolici Pronazione


movimenti submicroscopici di materiale in movimento di prensione, con il palmo
un campo metabolico morfologicamente della mano che si allontana dal viso
determinabile
Sacco vitellino
Mutazione parte extraembrionale dell’endoderma;
cambiamento nella struttura ereditaria n. 42; sezionato in n. 53

Neurite Setti di segmentazione


processo di una cellula nervosa in dire- limiti dei segmenti, formati da tessuto
zione della muscolatura del corpo interno, situati nella precoce regione dor-
sale dell’embrione
Neurocele
cavità del tubo neurale; n. 70 Sinapsi
area situata all’estremità dei nervi in cui si
Neurone verifica il passaggio di flussi di crescita
cellula nervosa
Solco da contrazione
Neuroporo la parte inferiore (dorsalmente concava)
parte ancora aperta del precoce tubo del disco entocisti
neurale; ad es. n. 50
Somiti
Ontogenesi organi pari, a forma di bolle, nella preco-
sviluppo individuale ce parete corporea

Peduncolo di connessione Sostanza intercellulare


collegamento dell’embrione con il co- sostanza situata tra le cellule
rion; n. 40
Stroma
Pia tessuto interno che, in particolare, funge
tessuto interno molto vascolarizzato, che da sostegno per un tessuto confinante
si è formato sul lato esterno del primor-
dio dell’encefalo, a causa dell’elevato uti- Struttura
lizzo di ossigeno da parte di questo morfologia interna, a differenza di “for-
ma” che indica la morfologia esterna
176
Glossario

Submicroscopico Trofoblasto
più piccolo di quanto possa essere osser- parte spessa dell’ectoblasto; n. 10
vato con il microscopio
Tubo intestinale
Supinazione tubo embrionale dei visceri; ad es. n. 82
movimento di prensione, con il palmo
della mano che si dirige verso il viso Tubo neurale
primordio del sistema nervoso embrio-
Sviluppo embrionale nale a forma di tubo; n. 71
v. calendario embrionale
Uovo blastomerico
Tessuto interno primo stadio pluricellulare dell’uomo;
tessuto di cellule e sostanza intercellula- precursore della blastocisti umana; n. 1
re, circondato da tessuto confinante
Vascolarizzazione
Tessuto interno del disco germinativo formazione di vasi, conseguente ad un
mesoderma gradiente metabolico

Tessuto interno del giovane embrione Volta di espansione


mesenchima la parte superiore (che si china in avanti
dorsalmente) dell’embrioblasto
Tessuto interno dell’uovo
mesoblasto

Tessuto confinante (diatelio)


strato intermedio tra un fluido e una
membrana basale: apparato formativo
precocemente attivo; ad es. n. 61,71

177
Finito di stampare
nel mese di Aprile 2009 da
Arti Grafiche Picene (AP)

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