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INTRODUZIONE ALLA MEDICINA

Storia della medicina

Introduzione al corso
Obiettivi del modulo di storia della medicina: trattare di quello che i nostri predecessori ci hanno lasciato in
eredità, di quel che si può ritenere utile per una riflessione di attualità proveniente dal sapere medico del
passato e del fatto che abbiamo alcune esperienze che non sono cambiate nel corso dell’evoluzione
dell’uomo e che quindi ci possono essere utili ancora oggi; quindi concetti fondamentali della dimensione
storica della medicina non fine a se stessa, non erudizione, non aneddotica, ma esemplificazione di temi e
concetti che oggi possono essere sottoposti alla nostra attenzione. Il legame con la medicina del passato è
molto più forte di quello che si può pensare. Quindi ricostruiremo una storia cronologicamente, dalle più
antiche espressioni dei problemi di salute e di malattia degli uomini e delle donne fino ai nostri tempi.
Questo corso sarà anche occasione per riflettere sui problemi che noi affronteremo nel corso dei nostri studi.
Parleremo di immagini, di testi, di strumenti, di luoghi.

“Cos’è l’umore” è stato il paradigma non solo interpretativo e teorico ma pratico applicativo della medicina
dal IV secolo a.C. fino alla seconda metà dell’ ‘800. Se osserviamo le banconote possiamo osservare che
queste sono organizzate secondo un criterio cronologico: quelle meno importanti hanno stampe più antiche,
quelle più importanti hanno stampe più recenti. Ad esempio su una banconota da 5 euro si può trovare un
acquedotto romano. Il messaggio qual è? Che siamo circondati da simboli, da segni, da immagini che ci
legano al passato in modo molto più stretto di quanto potrebbe sembrare.

Perchè si dice che le meningi si spremono? Il riferimento va a alcuni studi della scuola di neurofisiologia
romana della fine del 600 e primi del 700 nei quali si pensava che le meningi fossero dotate di contrattilità.
Vedremo poi lo spremersi delle meningi cosa volesse dire. Un altro esempio di storia della medicina che
tocchiamo tutti i giorni: il raffreddore. Il verbo greco che significa discendere è “katabàino” ma ce n’è
un’altro meno noto che è “katarrèin” da cui “catarro”. Le malattie catarrali sono le malattie causate da un
eccesso di qualcosa che scende (sintomo del raffreddore). Le malattie catarrali sono caratteristiche delle
stagioni fredde dell’anno. Tali malattie colpiscono determinate categorie di persone in modo più forte:
anziani e bambini. Negli anziani perchè l’anziano è più freddo e più umido. Se partiamo al fatto che la nostra
vita è calore interno, la morte è assenza di calore e se la vita è un progressivo raffreddamento e aumento di
umidità, è chiaro che il raffreddore sia più frequente negli anziani. I neonati allora? Il massimo di calore
interno non lo si ha alla nascita, quindi il neonato è all’inizio freddo e umido e con la crescita si scalda. Per
cui anche i bambini hanno tipicamente il raffreddore. I latini chiamano questa situazione “temperamentum” e
quel qualcosa che si forma e scende e viene espulso è uno dei 4 umori di cui siamo formati: il muco,
“0legma” in greco, che ha il suo equivalente qualitativo in elemento della natura che è l’acqua. Allora il
temperamento dovuto all’eccesso di questo umore si chiamerà temperamento flemmatico. Si dice che una
persona è sanguigna, collerica, malinconica? E sono queste 4 tipologie che ci rendono diversi gli uni dagli
altri. Abbiamo allora fatto un piccolo accenno a tutti i principi che sottostanno alla medicina antica fino
all’800: la teoria degli umori, la patologia degli umori, la terapia degli umori. Nell’antichità la salute è uno
stato di equilibrio con noi stessi e con l’ambiente perchè i 4 umori (sangue, bile gialla, bile nera, flegma) e
gli elementi dell’ambiente che sono, guarda caso, sempre 4, hanno in comune le stesse coppie di qualità:
• L’acqua è fredda e umida come il muco
• La terra è fredda e secca
• Il fuoco è secco e caldo
• L’aria è calda e umida
Quanti sono i segni zodiacali? 12 e sono divisi in 4 famiglie, corrispondenti ai 4 elementi. Allora noi ora
capiamo perchè l’influenza si chiama influenza, ovvero influenza degli astri sulla salute dell’uomo. Nota che
si hanno 4 stagioni, 4 elementi, 4 famiglie di segni zodiacali, 4 poli (il nord è il più freddo e umido).

In questo rapido discorso abbiamo fatto tutta la medicina dell’antichità e dimostrato come tutta la medicina
dell’antichità si collocasse in un sistema razionale, naturalistico e clinico. Riflessioni da portare a casa:
• Il rapporto con la natura: la medicina dell’antichità è una medicina che potremmo definire ecologica
• perchè noi dobbiamo essere in equilibrio con l’ambiente per essere in salute, quindi conservare
l’ambiente significa conservare la salute.
• Il rapporto con noi stessi: una dimensione che oggi la psicologia ci aiuta a comprendere nei termini della
psicosomatica ad esempio.
• La storia ci aiuta a comprendere alcuni concetti attuali

Fonti della storia della medicina

Se doveste cercare le fonti della storia della medicina, a quali fonti vi rivolgereste? Internet, libri e tutto
quello che è stampato, la documentazione d’archivio, la strumentazione, i reperti, la letteratura, l’arte, fonti
orali, tradizioni popolari, fonti biologiche (autopsia). Il tema più interessante è capire se c’è una gerarchia
nelle fonti e chi la stabilisce. Alle fonti bisogna avere accesso, bisogna trovarle, selezionarle, capire quali
sono attendibili e quali meno. Queste questioni sono moderne: noi ci imbatteremo in questi problemi quando
scriveremo la tesi di laurea. Questo tema è un tema antichissimo. Bisogna sempre ricordare che le fonti non
sono mai neutre. Altro tema che a noi interessa è l’ordinamento cronologico delle fonti: cominciamo dai
tempi remoti. Un riferimento importante: quando iniziamo a parlare di storia di medicina? Il discrimine tra
storia e quello che c’è prima è dato dall’invenzione della scrittura. Ma prima della scrittura? Di quell’epoca
abbiamo resti biologici e tradizioni popolari.

Da quando dalla base istintiva dei riflessi si è passati a qualcosa di più razionale, qualcosa di derivato
dall’esperienza che induca un comportamento. Non esiste un limite netto ma qualcosa è avvenuto. Anche sui
nostri progenitori più antichi possiamo avere dati grazie alle tecniche di biologia molecolare e medicina
molecolare (analisi e DNA...) che si possono applicare ai resti del passato. Se si ha a disposizione un corpo
intero, allora si possono fare considerazioni anche sui tessuti molli (es: Oetzi). Solitamente si definisce
questo passaggio come legato a una dimensione magico-chirurgica, cioè una dimensione che riconosce nella
magia la dimensione scientifica ed è collegata alla compresenza del sacro. Se la malattia è qualcosa che non
ci appartiene, che sta al di fuori della natura che osserviamo nel quotidiano, allora la si può collegare a una
divinità che è adirata per il nostro comportamento e provoca la malattia. Si delineano allora alcuni prototipi
di persona in grado di mettere in contatto la comunità colpita dalla malattia con la divinità scatenatrice della
malattia. Queste figure sono gli stregoni, gli sciamani e i sacerdoti. La malattia entra dagli orifizi che si
vedono dall’esterno, quindi per difendersi si usano difese “anti intrusione” per questo tipi di malattie. Siamo
in una dimensione magica. Esempio: orzaiolo. Esiste un metodo infallibile che è la sutura della palpebra:
faccio l’atto di suturare, accompagno con una litania e agisco sul filo magicamente così da provocare la
guarigione. Si lavora sulla protezione della parte malata che vuol dire lavorare sulla parte malata stessa.
Dunque, se consideriamo la magia come prima espressione scientifica, tutto diventa possibile e capiamo
come esistano formule magiche in grado di rafforzare le nostre difese. Quando Ippocrate scrive un trattato
che si intitola De morbo sacro, il morbo sacro è una malattia che ti colpisce improvvisamente e ti priva del
normale benessere fisico. Cartesio invece dirà che non esistono malattie sacre nonostante ci siano le
tradizioni, dice che è una questione di formazione: medici che non hanno studiato abbastanza non sono
competenti di fronte a una malattia che non sanno affrontare; allora si rifugiano nel sacro, dando la colpa a
una divinità per nascondere la loro incapacità. La dimensione religiosa va di pari passo a quella magica: è
l’altro versante della medicina dell’antichità. In questa dimensione il tempio diventa una sorta di luogo di
cura.

La stele di Amurabi al Louvre ci pone in contatto con uno dei grandi problemi di tutte le professioni sanitarie
che è il rapporto con la legge. Rappresenta la dimensione normativa della medicina che viene data
dall’esterno. Noi tutti siamo responsabili di quello che facciamo in qualità di medici e questo è un discorso
universale che ha lì la sua origine. Il tema della responsabilità professionale è ineludibile e storicamente parte
dai quei luoghi, da quella civiltà. Da lì tali temi si diffondono nell’Egitto e poi dall’Egitto attraverso il
mondo greco e il mondo romano arrivano fino a noi.

Sifra e Pua dell’Antico Testamento erano le due levatrici del popolo ebraico. A un certo momento il faraone
le chiama per farle delle domande: chiede loro perchè abbiano disobbedito al suo ordine di far uccidere i
primogeniti maschi del popolo ebraico. Le due levatrici rispondono dicendo che le donne ebraiche sono così
forti nell’espletare la nascita, il travaglio e il parto che lo fanno così rapidamente che quando loro sono state
chiamate le donne avevano già fatto tutto e loro non potevano più intervenire. La lettura è quella del rapporto
con la legge: il faraone rappresenta la legge e per questo ha il diritto di emanare un ordine. Ma se dalla legge
arriva un ordine ingiusto, noi cosa facciamo? Obbediamo o disobbediamo? Nella storia ci sono tanti tipi di
disobbedienza o obbedienza a tali ordini, ad esempio nel contesto della seconda guerra mondiale. Con questi
tipi di problemi noi ci rapportiamo ogni giorno perchè siamo soggetti a una legge che ci viene imposta
necessariamente da una persona che è al di fuori della nostra cerchia, del nostro ambiente, della nostra
comunità, del nostro ordine confessionale.

Egitto

Parlando di medicina e chirurgia nell’antico Egitto ci vengono subito in mente le mummie. Il geroglifico del
cuore ha la forma di due atri e due ventricoli quindi lo avevano preso in mano il cuore, lo avevano
analizzato, però non c’era nessun riferimento con la patologia. Tale anatomia la si può definire “fortuita”
cioè non legata all’espressione della medicina e della chirurgia. Imhotep, il dio della medicina egizio, era un
uomo, un architetto, un astronomo e un sacerdote, era dell’entourage del faraone. Solitamente veniva
rappresentato in trono con un papiro svolto sulle sue ginocchia ad indicare la sua conoscenza. Nella piramide
gerarchica con all’apice il faraone, i posti più prossimi a lui erano occupati dai medici con una maggiore
conoscenza. La dimensione della medicina sacerdotale passa anche per l’antico Egitto.

Grecia

Dal mondo greco abbiamo un ampio repertorio di fonti se si pensa ai resoconti di ferite, traumatismi, legati al
campo di battaglia o meno. Quello che ci fa riflettere è come mai i greci non hanno capito alcune cose che
per noi sono ovvie, vedremo quali. A noi interessa dire che abbiamo una stratificazione che vede la
determinazione della natura divisa un 4 elementi: aria, acqua, terra, fuoco, caratterizzati ognuno da una
coppia di qualità antinomiche che ci pervengono dal mondo pitagorico (coppie di opposti: nella tradizione
medico-chirurgica si prendono in considerazione il caldo, il freddo, il secco e l’umido). Anche gli astri, nel
loro mondo apparente, hanno una divisione in queste quattro categorie e hanno le stesse caratteristiche.
Anche noi siamo fatti di 4 umori che hanno le stesse coppie di caratteristiche. Quindi possiamo definire in
termini razionali quale sia lo stato di salute, ovvero l’equilibrio degli umori e quale la malattia, il
disequilibrio e quindi la prevalenza di un umore in modo deciso sugli altri. Da notare che una certa
prevalenza di un umore in noi è presente fisiologicamente ed è quello che ci rende diversi gli uni dagli altri.
Quando questo eccesso diventa patologico:
• Torna in gioco la natura, per cui il medico non è quello che interviene ma è quello che aiuta la natura a fare
quello che deve fare cioè guarire.
• Se la malattia entra in noi, il luogo d’ingresso della malattia può anche essere il luogo di uscita di un umore
in eccesso.
Le vie per promuovere l’uscita di un umore in eccesso sono molteplici: far sudare il paziente, farlo starnutire,
farlo piangere, tossire, vomitare, defecazione, diuresi. L’eliminazione dell’umore in eccesso può essere più
facile: se devo far uscire il sangue incido una vena oppure uso le sanguisughe.

Esempio: interpretazione dei medici antichi del brufolo


Nella zona del brufolo un umore in eccesso è stato modificato per rendere più facile la fuoriuscita poiché in
quella zona non ci sono zone di uscita fisiologiche. Questo è avvenuto con un modificazione legata al calore,
quindi i medici possono incidere sul brufolo con un ferro arroventato per favorire la fuoriuscita del fluido
viscoso all’interno. Il pus è una cosa positiva: secondo la tradizione antica è il segnale che mi sto
incamminando verso la guarigione perchè vuol dire che la natura con il calore ha iniziato a modificare
l’umore causa della malattia per buttarlo fuori. Quindi paradossalmente nell’antichità più c’è pus meglio è.

Che tipo di medicina c’è nel mondo greco? Sono grossomodo due i tipi di medicina e vanno su due binari
paralleli.
• Medicina del Tempio: coinvolge tutte le divinità come Apollo, Asclepio (considerato figlio di Apollo).
Quindi il malato viene accudito, viene accolto, viene purificato e qui si inserisce tutto il tema dell’acqua
e della posizione del tempio stesso in relazione alle sorgenti idriche. Poi entra a cospetto del medico e in
sostanza la guarigione la opera su di lui il dio. Se il malato va in un tempio dedicato ad Asclepio sarà
Asclepio a guarirlo e lo farà nel sonno. Sonno che non deve essere inteso come sonno fisiologico ma
indotto, come alterazione dello stato di coscienza prodotto ad esempio da erbe. Alla fine, se la persona
guarisce viene “dimessa”, esce dal tempio e ringrazia il dio lasciando un dono votivo, o meglio delle
grazie. A Napoli c’è una chiesa dedicata a San Giuseppe Moscati che, uno dei pochi santi medici, il
quale studiò medicina alla Federico II di Napoli. I doni votivi o grazie che anche oggi vengono portati a
questi santi non sono poi così diversi da quelli antichi, del tempio di Asclepio di Pergamo: si tratta
sempre di tavolette di materiale vario che ai giorni nostri portano scritto P.G.R. (per grazia ricevuta).
Nell’antichità il dono rappresentava la parte del corpo guarita per cui se una donna aveva avuto un
problema al seno, nella rappresentazione c’era une seno e così via. Da noi non si usano queste grazie
collegate all’anatomia mentre sono in uso ancora nei Balcani, ad esempio.
• Medicina di Ippocrate: visione più laica della medicina benché anche Ippocrate venisse dalla cresta
sacerdotale. Di Ippocrate ricordiamo alcuni aspetti tra cui l’inserimento del dato “malattia” nell’ambito
dei fenomeni naturali. Di conseguenza tutte le malattie sono spiegabili, comprensibili sulla base
dell’osservazione e ragionamento (per i latini: observatio et ratio). Osservazione e ragionamento fanno
parte di un canone clinico perfettamente valido ancora oggi. La dimensione razionale fa si che il nostro
modo di approcciarci alla malattia cambi completamente. Da qui si ha correlazione con il sistema che
viene definito ippocratico-galenico incentrato sulla teoria degli umori, o teoria umoristica. Se si leggesse
Shakespeare alla luce di questa teoria il concetto dell’umorismo entrerebbe a pieno nei tratti di alcuni
personaggi shakespeariani e al tempo stesso spiegherebbe i tratti di questi personaggi. Tornando a
Ippocrate, la malattia è uno squilibrio, è una preponderanza, quindi io ho tutti gli strumenti che mi
consentono di intervenire razionalmente di fronte al paziente. Certo non si fa una vera diagnosi,
l’interesse è maggiormente incentro sulla prognosi. Nel Corpo Ippocratico il temine diagnosi è usato solo
una volta o due. Quindi la prospettiva è sempre “vivrò o non vivrò” e “se vivrò come vivrò”? Quindi
sempre in termini pronostici. Noi siamo buoni medici se sappiamo cogliere tutte le correlazioni con
l’ambiente che ci circonda perchè l’equilibrio che è la salute non è solo in noi ma anche nell’ambiente
che ci circonda. Quindi se io sono un medico che gira e non stazionario in un posto e arrivo a
Mediolanum, osservando le acque, i fiumi, le montagne, la disposizione del territorio, posso farmi
un’idea non solo su Mediolanum che non conosco ma anche su quali malattie siano le più tipiche del
posto, le caratteristiche della popolazione che vive a Mediolanum. Ippocrate questo fa in un altro
importantissimo trattato che si chiama “Delle arie, delle acque e dei luoghi”, diviso in due parti nelle
quali nella prima dà indicazioni teoriche sulla teoria degli umori e nella seconda il trattato diventa un
trattato di etimologia delineando tutte le caratteristiche delle popolazioni dall’area subsahariana alle
steppe, passando per il Mediterraneo orientale, per il Medio Oriente. Quindi da ricordare sono la
naturalità della malattia, la razionalità dell’approccio e del dato clinico. Inoltre, importante è anche
quella che i latini chiamavano una cura “dietetica” nel senso etimologico della parola “dies” (=giorno)
con le famose “sex res non naturales” che ci dicono quello che dobbiamo fare per non ammalarci troppo:
attenzione all’alimentazione, alla necessità del riposo, attenzione a una corretta evacuazione, attenzione
alle “passiones animi” (=stati d’animo), attenzione all’esercizio fisico etc...

Quali erano le malattie che riguardano il tempio: le malattie funzionali o organiche? Due esempi riportati dal
poeta greco Posidippo di Pella (II sec d.C.):
• Un genitore con un figlio adolescente che sta per essere dimesso va dal medico sacerdote per
ringraziarlo. Il problema era: il figlio è muto. Il medico si rivolge al padre dicendogli che tra 7/8 mesi
sarebbe dovuto tornare al tempio di Asclepio a recare un ringraziamento. La guarigione avvenì. Questo è
il caso di una patologia funzionale non organica, ad esempio dovuta a problemi di carattere psicofisico.
• Arriva un paziente con una punta di freccia o di lancia inflitta nella coscia che aveva intaccato il femore
e formato un callo osseo. Il paziente se ne va guarito pur continuando ad avere la punta della freccia
nella coscia, quindi se ne va guarito dalla componente del dolore: il dio è intervenuto togliendogli la
componente psicologica mentre la malattia organica rimane.

Giuramento di Ippocrate
Si tratta di un contratto fatto tra chi vuole imparare la medicina e chi la deve insegnare, sempre sotto l’egida
degli dei. Lo schema del giuramento è “se tu fai questo, ottieni questo” quindi è un testo positivo.
L’insegnamento della medicina era esoterico non essoterico: era destinato a chi faceva parte della casta
sacerdotale medica.
• Un aspetto importante del testamento sta nel punto in cui si dice che ci sono determinati interventi che
vanno lasciati fare a medici esperti, che quindi ci fa presupporre che la chirurgia già avesse un suo
perchè.
• Tuttavia, l’aspetto forse più importante è il tema attualissimo del segreto professionale. Come per
Amurabi, il segreto professionale è quello a cui tutti siamo legati.
• Laddove il giuramento di Ippocrate ci dice che “tu dovrai insegnare la medicina alla stregua del tuo
maestro considerandolo tuo fratello”, tocca un altro tema interessantissimo: il rapporto di colleganza. Il
rapporto tra colleghi è completamente diverso da quello tra noi e la persona che passa per strada.
• Infine, il trattato di Ippocrate non è un codice legislativo come il codice di Amurabi ma è un codice
deontologico, quindi: il codice di Amurabi è la legge che fa il parlamento, il codice deontologico è
quello della federazione degli ordini, sono gli ordini che noi medici ci diamo in qualità di medici.
N.B. Ippocrate ha scritto 72 libri che fanno parte del Corpo Ippocratico ma non sono tutti di Ippocrate e
appartengono a epoche diverse. Tutti però hanno l’etichetta di opere di Ippocrate e questo fornisce la
validazione scientifica, cioè tale etichetta assicurava la validità del testo.

Immagini

1. Intravedete una persona che ha un arto decisamente diverso: è più


corto, cammina sulle punte, l’arto è non solo più corto ma anche meno
sviluppato, la muscolatura è ipotonica. Nell’antico Egitto questo è
probabilmente l’esito di una poliomelite.

Elemento soprannaturale:
La malattia è azione di uno spirito adirato che va placato
à medicina teurgica
à medicina magica

2. Si vede un uomo, Oetzi o mummia di Similaun, con


diversi tatuaggi in zona sacrale che possono avere
una serie di motivazioni: una è quella di identificare
l’appartenenza a un’etnia, un popolo, un paese.
Cosa fa ricordare quella zona? Una ipotesi è che
questi tatuaggi potessero essere, data la loro sede,
espressione di una necessità di tipo sanitario. Un
altro tatuaggio di Oetzi è a forma di croce, perchè si
trova sul legamento collaterale del ginocchio? Ci
sono 23 tatuaggi sul corpo di Oetzi alcuni dei quali
fanno pensare che il motivo potesse essere un
movente sanitario.

3. Crani con fori che evidentemente


sono artificiali per forma e struttura:
perchè li facevano? Si facevano o con
qualcosa che veniva fatto ruotare e
che provocava un foro circolare
oppure con un tagliente con più colpi.
Analizzando le caratteristiche si può
dedurre anche la forma del tagliente.
Il tagliente che ha realizzato questi
tagli non aveva una lama rettilinea ma
convessa. Se una persona si rompe le
ossa queste vengono allineate e poi
immobilizzate per 40 giorni, perchè
proprio 40? È un numero simbolico che indica un discrimine tra la malattia e la guarigione. Quindi è una
tradizione, non c’è nulla di scientifico alla base. Quando si toglie il gesso? Quando i due monconi di
frattura sono stati uniti da un callo osseo che si è formato. Da ciò si deduce che la neoformazione ossea
non si verifica in 3 secondi: nei crani di cui si parlava prima si vede che la breccia ossea della
craniotomia (artificiale) è stata completamente chiusa da tessuto osseo neoformato. Questo ci dice che il
soggetto è sopravvissuto a lungo dopo la craniotomia. Il cranio al centro (dell’immagine) ci dice che
anche questo soggetto è sopravvissuto a lungo ma non così a lungo da permette la riformazione
dell’osso. Il cranio di destro invece presenta un foro che sembra fatto da poco, quindi probabilmente il
soggetto è morto subito. Il problema si pone quando abbiamo 7 craniotomie a una distanza non troppo
grande una dall’altra. Questo ci dice diverse cose: che la tecnica funzionava oppure una malattia che
potesse avere dei picchi, delle condizioni di normalità e poi ancora picchi, per cui si interveniva
con un foro, poi un secondo etc...

4. Roma, isola tiberina, luogo ancora oggi ospedaliero


(Fate Bene Fratelli), luogo dove un tempo c’era un
tempio di Asclepio. I latini prendono la medicina
dalla Grecia. Arriva il malato al tempio, viene accolto
dal medico sacerdote. Il malato può avere una
frattura da come è rappresentato. Il medico agisce a
livello dell’omero alto o della spalla. Nella seconda
parte la divinità guarisce durante il sonno: c’è il
malato a letto e un serpente che gli morde la spalla.
Il serpente è la rappresentazione simbolica di
Asclepio. Nella terza parte vediamo il signore
guarito che esce e ringrazia salutando con l’arto che
prima non poteva usare.



5. Due immagini romane che rappresentano degli
ex voto: quello a sinistra è un utero, quello a destra
un seno. In alcuni casi vi è una pallina che sta fuori
dall’utero e allora potrebbe rappresentare l’ovaio,
ma in altri casi la pallina si trova dentro e allora
potrebbe rappresentare l’embrione?



6. Altre immagini rappresentano l’emicrania: una metà rappresenta il dolore e
l’altra no (emi-crania).

N.B. Molti strumenti sono strumenti di uso comune: il coltello diventa un
bisturi, una forbice diventa una forbice chirurgica. EN il contesto che spesso
spiega e indica l’utilizzo.
La medicina romana del I secolo

La medicina a Roma è una medicina di importazione: è una medicina greca


“La Grecia conquistata conquistò i conquistatori” (Orazio): le truppe romane colonizzarono la Grecia ma è
la cultura greca che colonizzò Roma. Lo stesso vale per la medicina romana, che è tutta di importazione greca.
Per questo motivo non ci stupiamo che il medico più famoso dell’antichità, Galeno di Pergamo, fosse greco
(Pergamo è sede di un famosissimo tempio dedicato ad Asclepio, dio della medicina).

Ne I secolo d.C. il concetto di originalità era diverso da quello attuale: la letteratura romana era fatta da tante
opere messe insieme in enciclopedie, come “La storia naturale di Plinio”. Quindi le opere di questo periodo
non sono in sé originali ma sono importanti perché ci danno informazioni su molte opere che andarono poi
perdute. Questo avviene anche nel caso delle opere di Aulo Cornelio Celso, che sono importanti per la
definizione dell’esercizio della medicina e per la descrizione tecnica degli strumenti, ma non sono
completamente originali.
Dal momento che all’epoca l’aspetto bellico era molto importante, molte delle strutture assistenziali più
importanti erano militari (sarebbero il corrispondente degli attuali ospedali militari). Questo non significa però
che non ci fosse anche un esercizio della medicina e della chirurgia civile.
Su alcune epigrafi c’è la parola “medica” o “ostrix”: questo ci fa capire che c’erano delle specializzazioni.
Siamo anche entrati in possesso di strumenti che testimoniano che la chirurgia era evoluta e differenziata in
branche disciplinari diverse.

La domus del chirurgo è un’abitazione romana della seconda metà del II secolo, che fu distrutta da un incendio.
Fu scoperta a Rimini nel 1989, durante gli scavi in un cantiere, e fu un ritrovamento ancora più importante di
quello di Pompei, perché, tra le macerie di questa villa, furono trovati oltre 150 strumenti chirurgici: il fuoco
aveva in parte fuso gli strumenti, perché questi erano fatti da bronzo o altri metalli malleabili, ma molti
strumenti non furono danneggiati perché erano racchiusi in cassette di metallo. Tra queste c’erano cassette di
strumenti per l’ortopedia, per la chirurgia generale, per l’odontoiatria, per la ginecologia eccetera. Gli
archeologi italiani iniziarono quindi a litigare su chi dovesse studiare questi ritrovamenti e, mentre gli italiani
litigavano, furono gli studiosi del British museum a studiare gli strumenti.
Le macerie che cadono riempiono la base della struttura, quindi un edificio non può essere completamente
demolito, se non portando via le macerie. Quindi della casa distrutta era possibile vedere il pavimento, la
divisione delle stanze e la parte più bassa dei muri. Fu così possibile valutare la quantità delle stanze, che
mostrò la complessa struttura della villa, ma soprattutto si fece una grande scoperta: su un muro venne ritrovato
un graffito che ringraziava il chirurgo e lo definiva “buon uomo”. In questo modo abbiamo la conferma che si
trattasse di una stanza di degenza. Quindi il chirurgo, non solo operava i pazienti, ma li ricoverava anche.
Questo è un dato non così frequente, che, insieme ai complessi strumenti ritrovati, ci fa pensare che quel
chirurgo fosse rinomato.

Galeno
A Galeno, che è il medico greco che operava nella Roma imperiale, dobbiamo la sistematizzazione delle teorie
ippocratiche, tanto che si parla di sistema ippocratico-galenico. Sempre a Galeno dobbiamo l’indagine
anatomica, che però veniva fatta sugli animali perché le sezioni di cadavere umane si fecero solo a partire dal
periodo alessandrino. Dal momento che analizzava gli animali, Galeno scrisse che lo sterno era diviso in 7
parti, mentre nell’uomo è diviso in 3 parti, e parlò dei 5 lobi epatici, che sono tipici dei cani.

Teoria degli spiriti di Galeno


L’integrazione galenica del sistema ippocratico è un’integrazione che parte dall’anatomia e arriva anche alla
fisiologia, rendendoci conto anche del funzionamento del nostro corpo. L’integrazione fatta da Galeno si
chiama “teoria dei tre spiriti”:

• Ciò che mangiamo viene assorbito a livello intestinale e portato al fegato


• Nel fegato, che è la prima stazione di trasformazione, avviene una prima trasformazione, in cui opera lo
spirito naturale (1° spirito) e che porta alla formazione del sangue
• Il sangue, attraverso le vene (che partono dal fegato), va dal fegato alla periferia, per essere utilizzato
• Una parte di questo sangue arriva alla parte destra del cuore, che è il secondo organo di trasformazione, dove
agisce lo spirito vitale (2° spirito), che trasforma il sangue in un sangue diverso
• Il sangue modificato passa dalla parte destra alla parte sinistra del cuore attraverso dei piccoli fori del setto
interatriale e interventricolare che non si vedono ad occhio nudo ma ci sono
• Attraverso le arterie, il sangue va dalla parte sinistra del cuore alla periferia per essere consumato
• I polmoni sono una sorta di organo accessorio del cuore, che, messi in serie con il cuore, lo aiutano a
funzionare, ma non c’è nessun concetto di circolazione. Quindi non è vero che Galeno ha scoperto la
circolazione.
• Una parte del sangue arriva alla base dell’encefalo, dove c’è la rete mirabile, che è una sorta di spugna
• Nell’encefalo, per opera dello spirito animale (3° spirito, che rende conto dei sentimenti), c’è una terza
trasformazione, che produce il fluido nervoso
• Dall’encefalo si diparte il 3° tipo di vasi cavi: i nervi. Dal momento che nell’antichità anche i tendini erano
considerati nervi, c’è un’ambiguità di fondo
• Attraverso i nervi il fluido nervoso va dall’encefalo alla periferia per essere consumato

Quindi per Galeno il movimento del sangue è sempre centrifugo e l’autorità galenica è così forte che il
paradigma galenico non viene messo in discussione fino al cambiamento epocale dell’umanesimo e del
rinascimento.

Caduta dell’Impero Romano d’Occidente e medioevo

Nel 476 cade l’impero romano d’occidente, mentre sopravvive quello d’oriente, che però perde sempre più
territori, fino a ridursi alla sola Bisanzio. Sarà quindi la medicina bizantina a tramandare la medicina romana.
C’è una crisi postimperiale: crisi militare, demografica, sanitaria, economica, con la conseguenza che non c’è
più la manutenzione dei ponti, non c’è più il controllo militare, non si mandano più i figli a scuola, non si
impara più a leggere e scrivere. L’unica cosa che rimane sono i monasteri, che sono delle isole di promozione
di quel che resta della nostra cultura in quest’epoca di crisi. Questo è possibile perché il monastero è
autosufficiente, quindi non ha bisogno di avere contatti con l’esterno. È solo in questa realtà isolata dalla crisi
che si può pensare ancora a leggere, scrivere e conservare i codici. Quindi una parte, anche se minoritaria, di
quello che c’era in occidente, viene conservata grazie ai monasteri.
Un’altra parte della nostra cultura ci ritorna grazie all’espansionismo arabo: quando gli arabi vengono in
contatto con culture diverse traducono tutti i testi delle varie culture in arabo, inclusi i testi dei chirurghi.
Gli arabi si espandono in Asia Minore, Persia, Malta, Sicilia, penisola iberica e qualche parte della costa
azzurra. Dal momento che l’apogeo dell’espansionismo arabo era all’epoca delle grandi scuole della penisola
iberica, abbiamo testi di chirurghi iberici tradotti in arabo.
Quindi molto di ciò che si era perso in Occidente viene ritrasmesso dagli arabi , mentre una parte della cultura
del tempo viene conservata dal mondo bizantino, anche se dovremo aspettare la caduta di Costantinopoli
perché i codici conservati in Oriente arrivino in Occidente, permettendo il completamento delle conoscenze
esistenti.

Scuola di Salerno: la leggenda dice che essa fu fondata da quattro maestri: un ebreo, un arabo, un greco e un
salernitano. Al di là della reale esistenza di queste persone, la leggenda ha un fondo di verità, ossia l’esistenza
di questi quattro fenomeni culturali unificati. La scuola di Salerno era abbastanza indipendente dall’autorità
ecclesiastica, anche se non del tutto.
Il medioevo quindi non fu davvero un periodo buio, anche se ci verrebbe da dirlo dal momento che, ad esempio,
in Italia mancava l’unità nazionale.
Anche la fondazione delle prime università è importante perché i testi e le informazioni iniziano a circolare
molto più velocemente.

Il metodo della pezza


Il problema era la disponibilità dei testi perché siamo in un periodo precedente all’invenzione della stampa a
caratteri mobili, quindi esiste solo la trascrizione. Gli studenti bolognesi provano a risolvere questo problema,
inventando le cooperative universitarie: prendiamo dieci studenti, dividiamo il codice in 10 fascicoli e a ogni
studente diamo un fascicolo. In questo modo, se prima servivano dieci giorni per dieci fascicoli, adesso ne
serve uno. Questo sistema viene chiamato sistema della pecia (cioè della pezza), dal momento che si basa sul
prendere un codice e “farlo a pezzi” per farlo copiare. Gli studenti di Bologna hanno inventato anche la
dispensa. Tutto ciò dimostra che in questo periodo si identifica il problema della conoscenza e dei mezzi a
disposizione.

Cristianizzazione
La cristianizzazione ha un significato importante non solo dal punto di vista etico, deontologico e morale ma
anche dal punto di vista tecnico.
Il primo ospedale fu san Basilio di Cappadocia del IV secolo d.C., inteso come assistenza globale, non come
assistenza medicalizzata, ma il modello è di nuovo quello dell’assistenza, perché anche nei monasteri si
curavano i monaci malati e quindi ci poteva essere il monacus infirmarius, che, dovendo dare assistenza ai
confratelli, era esonerato dalle attività della vita monastica.

C’è anche una rielaborazione tecnica della tradizione medico-chirurgica ippocratico-galenica da parte dei
cristiani. Questo fatto è evidente nelle modifiche apportate ad un codice a fumetti per una scuola salernitana
che riguardava una pratica che si era diffusa tra gli arabi, ossia la caudalizzazione, secondo cui, per far uscire
gli umori, si doveva toccare il corpo con un ferro in punti diversi per ciascuna malattia. Il trattato mostra quindi
immagini di pazienti con puntini rossi che indicano dove toccare il paziente. Nel codice originario, che era un
codice laico, c’era una figura che mostrava Ippocrate sul trono e sotto c’era scritto “ippocras summus
medicus”. Quando questo codice entra in un convento il monaco raschia via con un coltello il nome di ippocrate
e aggiunge un’altra frase (che ovviamente non è in latino ciceroniano): “est Cristus et ceteri medici sunt
ministri eius”. Così la frase diventa “summus medicus est Cristus et ceteri medici sunt ministri eius”, che, dal
momento che non è in latino perfetto, può essere tradotta secondo varie interpretazioni: come “tutti i medici
sono ministri di cristo”, o come “tutti i ministri di cristo sono medici”. Quindi c’è anche un’interpretazione
che si appropria dell’aspetto tecnico.

Perciò dobbiamo leggere i vari concili che vietano le dissezioni di cadaveri umani da parte della chiesa non
solo dal punto di vista tecnico, ma bisogna invece comprendere che in realtà una delle ragioni, anche se non
certo l’unica, di queste proibizioni stava nel regolamentare l’appropriazione da parte dell’autorità ecclesiastica
dell’attività medico-chirurgica. Quindi nell’evoluzione medievale dell’assistenza dobbiamo tenere conto anche
dell’aspetto cristiano.

Il Rinascimento

Le cose cominciano a cambiare quando cade Costantinopoli (1453) e arrivano in Occidente nuovi codici. Poco
prima c’era stata la peste nera del 1347 (quella del Boccaccio), che si diffuse meno a Milano perché furono
presi provvedimenti come controllare le persone che entravano in città e perché tutte le morti venivano
registrate grazie ai registri necroscopici, permettendo di indagare subito le cause delle morti. In questo periodo
siamo in pieno Umanesimo, quindi la mentalità è cambiata completamente rispetto al medioevo. La
conseguenza di questo cambiamento di mentalità è che si inizia a mettere in discussione l’autorità, come
avviene nel caso di Lorenzo Balla, che mette in discussione la donazione di Costantinopoli, minando le basi
del potere temporale del papa.

Un altro aspetto fondamentale di questo periodo è l’invenzione della stampa a caratteri mobili, che regola la
comunicazione in modo completamente diverso da prima, permettendo anche di avere in tasca un bigino. Il
fatto di poter fare moltissime copie a basso costo e in poco tempo permette una diffusone delle idee incredibile.
Così nel quattrocento ci si trova quindi davanti ad una rivoluzione della comunicazione paragonabile a quella
avvenuta ai giorni nostri con l’invenzione di internet e del cellulare. Anche la medicina può giovarsi molto di
questo nuovo mezzo: vengono pubblicati i nuovi libri illustrati di medicina. Un libro riccamente illustrato che
mostra la struttura del sapere medico del tempo è il “Faciculus medicinae”, opera di Johannes de Ketham
stampata a Venezia nel 1491 che riguarda ginecologia, ostetricia, chirurgia, anatomia, medicina interna,
medicina di laboratorio, ricette contro la peste, ricette per i denti bianchi e molto altro.
De umani corporis fabrica
Andreas Vesalius (italianizzato Andrea Vesalio), professore di anatomia fiammingo che insegnava
all’università di Padova, scrive “De umani corporis fabrica libri septem” (“I sette libri sulla struttura del corpo
umano”), un trattato di anatomia di 700 pagine, che venne pubblicato a Basilea nel 1543. In questo libro
comincia ad essere messa in discussione tutta l’anatomia Galenica: adesso è il professore che fa l’autopsia e
descrive ciò che il corpo dice, anche se diverso da ciò che dice Galeno. Precedentemente
invece il professore faceva la lezione di anatomia senza muoversi dalla cattedra e leggendo l’opera di Galeno,
mentre l’ostensore, di rango inferiore, indicava con una bacchetta ciò che il professore leggeva, senza che
nessuno controllasse l’effettiva corrispondenza tra le affermazioni di Galeno e ciò che era visibile nel cadavere.
Quindi il libro di Vesalio fu un libro rivoluzionario perché smontava tutte le conoscenze del tempo.

Vesalio insegnava a Padova, ma faceva dissezioni anche a Venezia, Parigi e Basilea. Tuttavia, Padova, Venezia
e Parigi non pubblicarono il suo libro perché troppo rivoluzionario. Esso non era infatti stampabile in nessuna
capitale cattolica e quindi non poté essere stampato a Parigi, Roma o Madrid, ma venne invece stampato a
Basilea, in primo luogo perché lo stampatore, Johannes Oporinus, era amico di Vesalio quando erano a Parigi,
ma soprattutto perché a Basilea c’era stata la riforma protestante e, dal momento che Basilea si trovava
all’incrocio tra stati diversi, il suo protestantesimo era più moderato rispetto a quello di altri stati protestanti.
Con questa pubblicazione cambia tutta l’anatomia, perché non si può più prescindere dal “vedere da sé”.

La scoperta della circolazione sanguigna


Dopo Vesalio l’anatomico di Padova è Fabrici d’Acquapendente, che studia le vene ma non riesce ad
interpretare le valvole venose nel modo corretto perché anche per lui il sangue nelle vene scorre dal centro alla
periferia.
Si scopre che non è così solo nel Seicento, quando il metodo matematico si sviluppa molto. Infatti è proprio
grazie al metodo matematico che William Harvey capisce che i conti non tornano: è impossibile che tutto il
sangue vada dal centro alla periferia e venga consumato completamente in periferia per poi essere rimpiazzato
da ciò che mangiamo. Harvey ipotizza quindi che il sangue debba in qualche modo tornare dalla periferia al
centro.
Per dimostrare la sua teoria, Harvey condusse un esperimento che consisteva nella legatura del braccio, per
bloccare la circolazione sia arteriosa che venosa. Dopo avere allentato la stretta per fare tornare a scorrere il
flusso arterioso nel braccio, veniva impedito solo il normale flusso venoso. A questo punto si poteva
osservare che le vene sotto la legatura si gonfiavano, segno che il sangue arterioso giunge fino alla mano per
poi tornare indietro verso il cuore attraverso il sistema venoso. In questo modo Harvey comprese che il sangue
nelle vene scorreva in senso centripeto (dalla periferia al centro). Per fare questo Harvey utilizzò le stesse
tavole del suo maestro ma riuscì a vedere cose diverse.
Bisogna però considerare che all’epoca non esistevano i microscopi, quindi Harvey non riuscì a vedere i
capillari, che sarebbero stati osservati per la prima volta da Malpighi nel polmone di rana nel 1661. Non
potendo vedere i capillari, Harvey comprese il reale funzionamento della circolazione sanguigna solo grazie
alla matematica.
La scoperta della circolazione risale quindi al 1628, quando Harvey pubblicò i risultati del suo lavoro.

Scoperte nel campo della neuroanatomia: Tomas Willis descrisse il poligono di Willis

Iconografia
• Scene di circoncisione degli egizi
• Rappresentazioni di strumenti chirurgici a livello monumentale
• Cisterna di fermo, che contiene un litro e mezzo di acqua. Da questa cisterna partivano tubi in piombo che
arrivavano fino alla base navale
• Ritratto di Ippocrate
• Teoria ippocratica
• Dottrina umorale
• Giuramento di Ippocrate
• Teoria dei tre spiriti
• Scena di salasso
• Set di strumenti conservati a Zurigo: sono strumenti di uso comune (forbice, coltello, spatole); è il contesto
a dirci che sono usati per scopi chirurgici. Questo ci mostra come molti strumenti chirurgici siano derivati
da strumenti di uso comune
• Estrazione di un organo, per cui si utilizza una specie di pinza che è stata trovata per la prima volta nella sua
integrità tra gli strumenti di Rimini. Aulo Cornelio Celso ci aveva già descritto questo strumento nel “De
medica”, ma non si era mai trovato nella sua completezza fino al ritrovamento della domus del chirurgo
• Domus del chirurgo nella fase di scavo
• Scena di assistenza ostetrica (si vedono le ostetriches)
• Mosaico in cui manca la colonna vertebrale
• Altro mosaico di un corpo dove l’anatomia è curata ma lo sterno è diviso in sette parti
perché l’anatomia umana viene applicata sull’uomo
• Rappresentazione della trascrizione del giuramento di Ippocrate in forma di croce
• Medicina monastica
• Giardino della minerva di Salerno per la coltivazione delle piante medicinali

• Nascita dei grandi ospedali

• Tavola che mostra la lezione di Pietro da Montagnana presso l’università di Padova:


la lezione è un commento al testo che sta leggendo. Sul leggio monastico si vede la
storia naturale di Plinio, ad indicare l’importanza di questa enciclopedia antica. In alto
si possono osservare varie fonti: Aristotele, Ippocrate, Galeno e medici arabi, i cui
trattati sono stati tradotti in latino. Si vede anche il “conciliator controversiarum” di
Pietro D’Abano, che è l’unico testo moderno rappresentato nell’opera. Questa
immagine è interessante perché ci mostra come erano conservati i libri in una
biblioteca. Ci sono tre figure: uno studente, una donna anziana e un ragazzino. Le tre
figure sono unificate dalla presenza di un cestello di vimini

• Altra immagine con i professori e le stesse tre figure che tengono le bocce che nell’immagine
precedente erano nel cestino di vimini. Le bocce contengono l’urina del paziente e stiamo
assistendo ad un consulto medico. L’urina all’epoca veniva assaggiata dai medici e
comparata con delle urine standard. Se l’urina era chiara era piena di muco (temperamento
flegmatico), se era gialla era piena di bile gialla(temperamento biliare), se era rossa era piena
di sangue (temperamento sanguigno), mentre se era marrone/nera si trattava di
temperamento melancolico

• Lezione di anatomia con professore in cattedra che commenta il testo, incisore che incide
(apre il corpo) e ostensore che indica con una bacchetta le parti del corpo

• Vesalio che fa l’autopsia sul cadavere e intorno c’è una folla di persone.
Ci sono due possibili interpretazioni:
- l’anatomia era un evento pubblico e mondano (l’anatomia pubblica
si faceva ad esempio per inaugurare l’anno accademico) e c’era
quindi una dimensione sociale nuova dell’anatomia
- potrebbe essere la rappresentazione di un teatro di memoria e le
persone potrebbero essere quindi figure simboliche che
rappresentano tutta la scienza dall’antichità al ‘500 che fa da corona
in una delazione a … (non si capiva niente perché chiara parlava <3)
I corpi sezionati appartenevano generalmente ai condannati a morte,
perché erano corpi non reclamati e non consacrati. Il cadavere su cui
Vesalio sta facendo l’autopsia è una donna, che potrebbe essere stata
condannata a morte o perché era una strega o perché era un’adultera.
Vesalio sta indicando l’utero della donna, quindi possiamo immaginare
che fosse incinta. Una situazione del genere è sicuramente
rivoluzionaria

• Nascita della vergine, che ci mostra che l’assistenza alla nascita era
esclusivamente femminile ed era organizzata gerarchicamente: le due
donne più anziane sono quelle al centro, che gestiscono; le due un po’ meno
anziane sono quelle che stanno dando la nascitura alla mamma; le più
giovani stanno imparando quello che fanno le anziane mentre svolgono
compiti semplici ma coordinati (alcune tirano fuori il tessuto dalla
cassapanca, altre mettono l’acqua nella vaschetta per il primo bagnetto,
mentre altre controllano che l’acqua non sia troppo calda)

• Sacra infermeria di Malta, che era uno dei più grandi ospedali del
mediterraneo del tempo. Si può osservare la tutela della privaci del
paziente perché il mobiletto ha le tende

• Iconografia anatomica: la venere di Willendorf è una delle prime


rappresentazioni della gravidanza

• Statuetta che forse può essere interpretata come un evento di nascita in corso
• Egizi con il cuore in mano: si pensa che gli egizi abbiano osservato il cuore ma non c’è niente che faccia
riferimento alla cardiochirurgia egizia
• Adamo ed Eva che rappresentano il corpo ideale maschile e femminile
• Molti atlanti anatomici del passato si aprono con la rappresentazione del corpo ideale, che possiamo
interpretare come Ercole o altri
• Inseminazione delle scienze anatomiche: è un mosaico pompeiano conservato al museo archeologico di
Napoli. Mostra la testa di una scimmia accuratamente sezionata. (Solo in epoca ellenistica si faranno
dissezioni di cadaveri umani)
• Rappresentazione di un corpo sul tavolo anatomico
• Cristo morto di Andrea Mantegna: è un corpo in attesa di subire un’autopsia

• Quadro conservato al museo di Castelvecchio che rappresenta il corpicino di un
neonato, che presenta segni di putrefazione, in attesa di autopsia

• Madonna con bambino di un pittore fiammingo: la maturazione del sistema


nervoso nel neonato non è completa, quindi i riflessi osteotendinei che sono
patologici nell’adulto sono invece fisiologici nel neonato. Ad esempio il
riflesso di Babinski (riflesso cutaneo-plantare che determina apertura delle
dita e opposizione dell’alluce), che è patologico nell’adulto, nel neonato non
è patologico fino ai 6 mesi perché non si è ancora sviluppato completamente.
Quindi gli artisti erano così attenti che hanno inserito una rappresentazione
fisiologica del bambino nei loro quadri

• Affresco di Lorenzetti che rappresenta Gesù bambino che come riflesso prova a tenere la
stazione eretta ma cade subito perché non a una struttura muscolare adeguata: questo è
uno dei riflessi fisiologici del bambino

• Martirio di sant’Agata: siamo nell’ottobre 2018, quindi 80 anni prima ci


furono le leggi raziali. Le due figure che stanno martirizzando sant’Agata
sono dunque ebrei ed è quindi è una rappresentazione antisemita. Gli
strumenti usati dalle due figure per il martirio erano usati anche in chirurgia
in caso di cancro mammario

• Rappresentazione di un paziente che mostra al medico il punto in cui sente male

• Disegni anatomici di Leonardo, che non ebbero alcun effetto sulla medicina del
tempo, perché alla sua morte furono spediti a Windsor e tenuti lì. Ci sono alcuni errori nella topografia
dell’utero. La rappresentazione dei ventricoli cerebrali parte da una visione filosofico-metafisica che vede i
ventricoli cerebrali come strutture in serie sferoidale. Per vedere i ventricoli Leonardo usa la tecnica della
cera persa: inietta cera liquida, che solidifica e poi toglie lo scheletro cerebrale intorno, ottenendo così lo
stampo dei ventricoli

• Libro di Pietro D’Abano, che mostra i muscoli addominali in modo molto rudimentale, attraverso incisioni
su legno, dove non è chiaramente possibile rappresentare caratteri fini
• Uomo astrologico: per ogni segno zodiacale c’è scritto quello che si deve o non si deve
fare
• Strumenti dell’anatomico
• Una delle tavole del “De humani corporis fabrica”
• Rappresentazione che mostra da una parte i muscoli flessori contratti, dall’altra i muscoli
estensori contratti (il tutto attraverso rappresentazioni su legno fatte da Jan Stephan Van
Calcar, che era fiammingo)
• Rappresentazione del cervello dove però le circonvoluzioni cerebrali sono simili a vermi
e non ci sono le scissure
• Piccola rappresentazione di feto e placenta (sono spesso le piccole rappresentazioni a
darci informazioni importanti)

• Esperimento di William Harvey

• Malpighi descrive il letto capillare

• Albero respiratorio rappresentato in modo diverso dal


solito, perché è rappresentato come un vero albero, con
tronco e rami

• Bidloo realizza delle rappresentazioni molto artistiche anche di


elementi anatomici, in pieno stile barocco

• Rappresentazione di Fabrizi: una delle prime tavole anatomiche a colori


• Tavola di Gaspare Aselli in cui sono descritti i vasi chiliferi (Aselli fa esperimenti sui cani per studiare
l’assorbimento intestinale): è la prima tavola in quadricromia allegata a un testo scientifico
• Tavola di Aselli in cui si vedono i 5 lobi epatici del cane
• I raggi x possono essere usati in anatomia
• Canova seguiva le lezioni di anatomia

Seicento

Nel corso del Seicento, la messa a punto di una serie di strumenti come il termometro, in grado di fornire
misure quantitative dei fenomeni osservati sull’organismo, portano a una rivoluzione di carattere gnoseologico
ed epistemologico.
Si assiste quindi ad un cambiamento significativo della visione della medicina, alla quale si viene ad applicare
un linguaggio di tipo matematico.
A livello metodologico l’innovazione si caratterizza per l’introduzione dell’ingrandimento ottico, variazione
dimensionale che consente di mettere in evidenza particolari non distinguibili ad occhio nudo, differenziandosi
dall’ingrandimento geometrico che invece prevede solo la riproduzione di strutture identificabili ad occhio
nudo semplicemente in scala ingrandita.
Nell’ambito medico vengono ad acquisire un particolare rilievo la dimensione della Iatrofisica
(Iatromeccanica), visione della medicina che correla i fenomeni osservati a concetti della fisica e della
matematica, e quella della Iatrochimica , che parallelamente applica concetti della chimica, non intesa in senso
moderno ma ancora in termini di alchimia.
Da tali approcci deriva l’applicazione di una visione meccanicistica al corpo umano, che porta ad una
concezione diversa dell’Anatomia, non più considerata dal punto di vista statico ma piuttosto come “Anatomia
animata” in termini dinamici, associabili alla Fisiologia.
L’Anatomia Vesaliana e quella Post-Vesaliana forniscono dunque un importante punto di partenza sul quale
costruire riflessioni di carattere fisiologico.

Uno dei pionieri dell’impiego di misurazioni fisiche in medicina è Santorio, medico che tra i primi intuisce un
concetto di metabolisimo, dedotto con la misurazione indiretta di fenomeni non direttamente misurabili. È il
primo a quantificare la perspiratio insensibilis e a introdurre in medicina l’uso del termometro clinico che lui
stesso aveva ideato. Valutando peso e capacità opera importanti misurazioni di tipo fisiologico.

Nasce in questo periodo anche la Biomeccanica, cioè lo studio del movimento in termini meccanici, introdotto
da Borelli, e con l’esperimento di Redi vengono inoltre smontate le teorie umorali che prevedevano la nascita
di mosche dalla carne, dimostrando che ciò avveniva invece per deposizione di uova da parte di mosche attirate.

La rivoluzione anatomica che aveva caratterizzato il periodo vesaliano a partire da metà del ‘500 non solo
contrae stretti legami con l’ambito scientifico, bensì si riflette anche nell’ambito teologico.
Nel 1551, successivamente rispetto alla pubblicazione del De Humanis Corporis Fabrica di Vesalio (1543),
Miguèl Serveto, un riformatore spagnolo, aveva infatti pubblicato un’opera intitolata Cristianismi Restitutio,
caratterizzata da rilievo non solo nell’ambito della medicina ma anche della teologia. Egli affermava l’estrema
rilevanza dell’esercizio dell’Anatomia per la comprensione della Teologia, in particolare alla sua applicazione
più che allo studio con riferimento alle teorie vesaliane, in netto contrasto con l’allora diffuso paradigma
galenico. Tale approccio rappresentava una critica alla visione galenica, che basandosi sulla teoria dei 3 spiriti
concepiva questi come componenti di un'unica entità globale in termini anatomofisiologici, e trovava la sua
trasposizione in termini religiosi in una critica al concetto di Trinità cristiana.

Correnti di pensiero rivoluzionarie di questo tipo ed anche più estremiste erano fortemente malviste non solo
dalla Chiesa Cattolica, ma anche da Protestanti più moderati e da Calvinisti, determinando per molti dei loro
esponenti la morte sul rogo o l’imprigionamento.
Per tale motivo si assiste all’intrapresa di un viaggio intellettuale da parte di tali ideali e dei loro esponenti che
a partire dal Rinascimento Italiano si portano ai paesi della riforma per poi spostarsi nel mondo orientale in
Polonia e Transilvania, che in seguito a cattolicizzazione rendono necessaria una fuga verso i territori prussiani
come la città di Koenigsberg (Kaliningraad) e successivamente verso i Paesi Bassi, regione interessata da lotte
per l’indipendenza, in cui tuttavia la riforma calvinista determina una riduzione degli spazi di libertà. Dopo il
passaggio per il Regno Unito tale viaggio si conclude nel Nuovo Mondo con la colonizzazione della Nuova
Amsterdam (New York), dove tali ideali di diritti, rispetto e libertà di pensiero andranno successivamente a
costituire la base della Costituzione Americana.

Nel Seicento l’applicazione del metodo matematico interessa anche l’indagine sul movimento del sangue, che
nella visione galenica era identificato sempre come centrifugo.
Nel 1603 Girolamo Fabrici d’Acquapendente pubblica De Venarum Ostiolis, opera in cui fornisce una
descrizione anatomica estremamente minuziosa delle vene e delle valvole venose, senza riconoscere tuttavia
in esse l’andamento centripeto del sangue.
Nel 1627 viene pubblicata postuma l’opera di Gaspare Aselli che riportava in seguito a esperimenti di
dissezione condotti su cani la scoperta di un quarto tipo di vaso (identificando come primi tre arterie, vene e
nervi), corrispondente ai vasi chiliferi, impegnati nel trasporto del chilo assorbito a livello intestinale nel
circolo venoso, con la prima rappresentazione di tavole in policromia.
Nel 1628, William Harvey, medico londinese, fa pubblicare a Francoforte (dove erano presenti Inglesi a
sostegno dei principati protestanti in occasione della Guerra dei Trent’anni che allora interessava l’Europa)
un’opera dal titolo De Motu Cordis et Sanguis In Animalibus. Egli applicando il metodo matematico, attraverso
la misurazione della portata ventricolare e della pulsazione e con la valutazione della quantità totale presente
a livello del corpo aveva riportato tali dati come incompatibili con la teoria galenica, identificando così un
movimento dalla periferia al centro del sangue all’interno delle vene.
La definizione della circolazione del sangue tuttavia risulta precedente all’individuazione anatomica dei
capillari, che avviene solo nel 1661 da parte di Malpighi a livello polmonare grazie all’impiego della
microscopia.

Nello studio dell’“Anatomia Animata” si assiste ad un approfondimento dello studio riguardante il sistema
gastroenterico, con le ghiandole de esso annesse.

In particolare in queto contesto Padova rappresenta uno dei maggiori centri che favoriscono il passaggio alla
concezione dinamica dell’Anatomia.

Nell’ambito della Medicina lo strumento acquisisce centralità, poiché l’uomo risulta di per sé insufficiente alla
comprensione dei fenomeni per ottenere risultati soddisfacenti, e a ciò consegue la necessità di estrema
precisione della strumentazione e delle misurazioni operate.
I primi microscopi ottici, inizialmente semplici e poi anche composti, risultano molto rudimentali, in assenza
di regolazione macro o micrometrica e senza la possibilità di correggere aberrazioni ottiche quali la policromia
e l’astigmatismo. A tali strumenti Morgagni, che può essere considerato fondatore dell’Anatomia Patologica,
nel ‘700 volge una critica definendoli non completamente affidabili nonostante fornissero importanti dati fino
ad allora inaccessibili.

Settecento

A partire dal ‘700 nel contesto culturale assume un ruolo fondamentale la dimensione sociale, trattandosi
dell’epoca della Rivoluzione Francese, dell’Illuminismo, dei diritti e della libertà degli uomini.

Per quanto riguarda la Medicina si assiste alla nascita ufficiale della Clinica, in Francia nella Parigi Post-
Rivoluzionaria del 1792-94, con la fondazione di una struttura clinica basata su modelli assistenziali
ospedalieri simili a quelli moderni.
Tuttavia già intorno al 1720, Giovanni Battista Morgagni, a cui era affidata la cattedra di Medicina a Padova,
scrive un manifesto della nuova medicina basata sull’attività clinica al letto del malato, sull’epicrisi
dell’Anatomia Patologica (critica nei confronti del tavolo settorio) e sull’attività di ricerca. La dimensione
clinica era quindi un concetto già presente nel contesto dall’Ancien Regime, il periodo dell’Assolutismo
Illuminato, dal momento che era nell’interesse del sovrano avere sudditi sani.

La dimensione del sociale acquisisce particolare rilievo a partire dall’inizio del ‘700.
Nel 1700 a Modena, Bernardino Ramazzini pubblica De Morbis Artificium Diatriba, un’opera che costituisce
la base della Medicina del Lavoro moderna, in cui porta avanti un’indagine del lavoro come causa della
malattia, illustrando in maniera specifica le malattie dei lavoratori suddivise per categoria professionale.
Anticipa in questo modo concetti come prevenzione e protezione dei lavoratori, associabili a quelli che oggi
per esempio sono i dispositivi di protezione individuale (DPI).
L’autore illustra in un capitolo dell’opera le malattie dei chimici, riferendosi a persone che lavoravano in
laboratori di tipo alchemico, mettendo in evidenza i rischi correlati a tale professione. In particolare riporta il
caso del borgo di Finale, in Emilia, in cui un laboratorio in cui venivano trattati composti nitrati era stato
giudicato insalubre e pericoloso per gli abitanti, i quali avevano mosso una causa per richiederne la chiusura,
citando in giudizio il proprietario e portando relazioni di becchino, parroco e medico in merito ai più numerosi
deceduti nelle vicinanze della struttura rispetto a abitanti di altre zone. In questa occasione la causa era stata
vinta dal proprietario con l’autorizzazione da parte del giudice all’apertura del laboratorio, ma Ramazzini lascia
trasparire un certo scetticismo in merito alla oggettività di tale scelta.
Un altro capitolo è invece dedicato alle malattie degli Ebrei, non con accezione antisemita, ma nei confronti
di professioni esercitate in maniera esclusiva dalla comunità ebraica dal momento che molte altre erano invece
loro precluse. Ad esempio le donne ebraiche erano diffusamente impegnate nel ricamo e nel rammendo, e nel
contesto antisemita (che già dal ‘500 aveva visto comparire i primi ghetti ebraici) tali professioni si
caratterizzavano per condizioni pessime di lavoro a cui erano associati determinati rischi per le lavoratrici.

All’interno del tema sociale è possibile far rientrare anche la tematica delle patologie d’epoca che
caratterizzano tale periodo come il Vaiolo, malattia con una mortalità del 18-20% in questo periodo.
Nei primi decenni del ‘700 si assiste alla diffusione di una pratica preservativa proveniente dall’Oriente, dove
già da un millennio veniva eseguita. Essa consisteva nel prelievo e nell’inoculazione in persone sane di
materiale purulento dalle croste delle pustole di malati di vaiolo a scopo protettivo. Tale pratica presentava un
rischio non indifferente di riproduzione della malattia da parte del paziente, ma veniva comunque applicata
poiché nella maggior parte dei casi la morte per Vaiolo era dovuta al tardivo intervento da parte dei medici
nella manifestazione della malattia, che trattata troppo tardi risultava incurabile, mentre con l’inoculazione
essa poteva più facilmente essere controllata.
L’efficacia di tale pratica era dovuta all’acquisizione di resistenza nei confronti del ceppo virulento attraverso
il passaggio interumano, grazie all’intervento del sistema immunitario del paziente, ma tale conoscenza non
era nota all’epoca.
La diffusione della pratica diviene presto un progetto di salute pubblica e campagne di vaiolazione vengono
portate avanti da enti governativi, sviluppando regolamentazione, perfezionamento e modulistica relativi alla
pratica.
Testimonianze di campagne pubbliche sono fornite anche da fonti come lodi all’innesto del vaiolo
commissionate a letterati dell’epoca come ad esempio Giuseppe Parini.

Nel 1796 Edward Jenner, noto per pubblicazione nell’ambito delle Malattie del Lavoro e della Medicina
Professionale, conduce importanti osservazioni in merito al fatto che lavoratori impegnati in stalle, caseifici e
latterie potessero ammalarsi di un tipo di Vaiolo non umano senza gravi conseguenze, notando in particolare
che la contrazione di tale malattia rendeva le persone resistenti anche al Vaiolo umano, paradosso che vedeva
una malattia fornire protezione nei confronti di un’altra malattia.
A partire da tali osservazioni vengono condotti una serie di esperimenti negli orfanatrofi, in particolare a
Torino, capitale del Regno di Sardegna, dove la mortalità infantile dopo un anno di vita raggiungeva il 95%,
con cause di morte legate principalmente alla contrazione del Vaiolo o a crisi alimentari per la scarsità di latte
materno e passaggio ad allattamento di altro tipo.
(Grazie ad un miglioramento delle strutture verso fine secolo la mortalità infantile negli orfanatrofi si riduce
fino al 66%, risultato ritenuto notevole).
Gli esperimenti consistevano nell’inoculazione di materiale prelevato da mammelle delle mucche affette da
vaiolo vaccino in orfani sani. Si tratta della prima forma di vaccinazione in cui all’innesto di Vaiolo vaccino
seguiva una spontanea guarigione da parte dei bambini, che venivano poi inoculati con vaiolo umano prelevato
da bambini malati, per verificare l’acquisizione di resistenza, fornendo evidenza dell’efficacia di tale pratica.
Tuttavia per intraprendere estese campagne di vaccinazione erano necessarie notevoli quantità di materiale
purulento, a cui si provvede grazie allo sviluppo di pustole da parte di bambini vaccinati che potevano essere
impiegate con lo stesso effetto di quelle presenti sulle mucche.
Gli orfani successivamente alle sperimentazioni vengono quindi impiegati anche per la produzione di vaccini
da inoculare in altri individui.

Sempre nel 1798 il governo napoleonico della Repubblica Cisalpina vede i rivoluzionari compiere la scelta
politica, non solo sanitaria, di intraprendere campagne pubbliche di vaccinazione, proposta come pratica
nuova, efficace e rivoluzionaria. Per la sua diffusione viene indetto un bando per la proposta di un piano, al
quale partecipano due principali candidati. Uno di questi è Giuseppe Giannini, medico di Parabiago che
lavorava all’Ospedale Maggiore, il quale presenta un programma basato sulla produzione di pus in orfanatrofi
a livello locale nei vari distretti e sul riconoscimento dell’Ospedale Maggiore e di Santa Caterina come centri
coordinativi, con la gestione della diffusione in periferia. Il piano prevedeva anche l’obbligo di vaccinazione
preventiva per l’esercizio della professione medica.
Il secondo, Luigi Sacco, medico varesino propone un piano molto simile, viene scelto come vincitore e
nominato direttore generale della vaccinazione.
Nel 1804 viene emanato un decreto che rende obbligatoria la vaccinazione , tuttavia l’ordine delle autorità non
risulta sufficiente a convincere le persone a vaccinarsi. In Italia fa quindi comparsa un’omelia scritta da un
vescovo in Germania nella città di Goldstadt che sulla base dell’evento evangelico dei lebbrosi risanati da Gesù
di cui uno torna a ringraziare invita tutti i credenti a vaccinarsi. Tale testo tradotto in italiano e distribuito ai
parroci viene quindi proposto nelle messe domenicali come forma di propaganda sanitaria, ma l’omelia era in
realtà stata scritta da Sacco stesso per diffondere la pratica sanitaria.
La pratica della vaccinazione muove comunque varie critiche rivolte ai rivoluzionari, risultando oggetto di
rappresentazioni satiriche inglesi e sollevando opposizioni di tipo religioso che la associavano ad integrazione
di una parte di un essere inferiore quale la mucca in un essere superiore quale l’uomo, rendendolo in qualche
modo più animale.
Il fondatore del metodismo era invece un sostenitore di queste campagne.
Sacco, pur essendo un anticlericale e un esponente della massoneria comprende la necessità dell’appoggio del
Clero nella diffusione delle campagne sanitarie affinché esse venissero applicate. Il Regno d’Italia
comprendeva allora la vecchia Lombardia austriaca, i territori veneti in seguito ai Trattati di Campoformio, a
Valtellina, la Dalmazia, i Ducati di Modena e Reggio, Piacenza, Ferrara e Bologna, le Marche e l’Umbria, un
territorio piuttosto limitato interessato da una forte crisi che accompagnava il periodo delle guerre
napoleoniche.
Tra il 1800 e il 1809 vengono vaccinati in questo territorio 1,5 milioni di persone, di cui 500 mila da parte di
Sacco stesso, che prevedeva nel suo piano di estirpare il Vaiolo, l’unica malattia della storia che è stata
totalmente eradicata grazie ai vaccini.

Nel ‘700 il legame tra Medicina nell’uomo e Medicina nell’animale non interessa soltanto l’ambito dei vaccini.
Nel 1749 infatti a Cremona il medico Martino Ghisi, in seguito a osservazioni sull’epizoozia, diffusione di una
malattia delle mucche caratterizzata da angina (mal di gola) e condizioni particolarmente aggravate osservate
a Soresina, dove la zootecnia trovava particolare diffusione, opera un confronto con una malattia simile
osservata nell’uomo in città (in particolare nel figlio affetto). Egli riporta la prima descrizione scientifica della
Difterite, con patogenesi, decorso clinico e il fenomeno caratterizzante delle pseudomembrane, con varietà di
Difterite bovina descritte parallelamente a quella umana.
Anche Sertoli, a cui è attribuita la scoperta delle cellule testicolari era un medico veterinario.

Altro importante ambito in cui avviene un significativo cambiamento è quello chirurgico.


Fino a fine ‘700 la Chirurgia si configurava come pratica relegata alla bottega, la formazione universitaria era
riservata soltanto alla Medicina.
Verso la fine del ‘700 le due pratiche vengono invece equiparate sul piano formativo, dopo che la chirurgia
acquisisce dignità di un percorso formativo universitario proprio con alcune differenze rispetto a quello
intrapreso dal medico.
Nel territorio della Lombardia Austriaca, compreso tra il Ticino e l’Adda viene riformato l’esercizio della
Medicina e della Chirurgia. La sua dipendenza dal Regno Austriaco lo rendeva infatti un luogo adatto alla
sperimentazione sociale, politica ed amministrativa. Milano, che presentava un clima civile e progredito, era
infatti una dipendenza diretta governata da un arciduca nominato dall’imperatore che aveva sede a Vienna, ma
senza continuità territoriale con l’Austria.
A Pavia, dove aveva sede l’Università, vengono inviati i migliori professori per mettere in atto la riforma, che
riguardava anche assistenza e ambito farmaceutico. Si trattava di riforme ricordate come Teresiane-Giuseppine
per gli imperatori sotto i quali avvengono, che introducono cambiamenti nell’ambito della Medicina e della
Formazione Medica, strutturando l’Università in maniera simile a quella moderna.

In tale contesto le migliori scuole ospedaliere si trovavano nelle capitali poiché maggiormente ricche di
casistica, ma dislocate rispetto alle Università che avevano sede in città come Pavia, Padova e Pisa.

In ambito medico e in particolare chirurgico si assiste alla nascita delle Specializzazioni, in particolare in
ambito chirurgico, che richiedevano precise conoscenze anatomiche e degli strumenti impiegati. Nascono
l’Oculistica e l’Ostetricia, intesa come momento di assistenza chirurgica interventistica con strumenti operata
da uomini, nonostante scuole di pensiero diverse privilegino un ridotto o ampio impiego di strumenti
distinguendo l’Ostetricia operativa maschile da quella naturale assistita da donne.
Nasce anche l’Ortopedia, introdotta da Nicolas Andry de Bois-Regard con l’intervento su malformazioni ossee
grazie all’impiego di strumenti chirurgici.
La chirurgia dell’epoca era tuttavia una pratica assimilabile al martirio più che alle moderne pratiche
chirurgiche, infatti l’assenza di anestesia e antisepsi la rendevano l’ultima possibilità a cui fare ricorso per
salvarsi.

Fino a questo momento la Medicina era dotata di molti strumenti, pochi dei quali realmente efficaci.
A metà del ‘700 viene introdotta la pratica della percussione nell’ambito della medicina interna per stabilire il
livello di riempimento attraverso al percussione del torace, grazie ad un medico, Joseph Leopold Auenbrugger,
figlio di bottai. Tale metodo d’indagine permetteva l’identificazione di versamenti e si trattava di una pratica
potenzialmente rivoluzionaria nell’ambito della semeiotica toracica, abbandonata tuttavia in seguito alla morte
del inventore e ripresa soltanto successivamente.
Nel 1775 Landriani esegue una misurazione della qualità dell’aria attraverso uno strumento di sua invenzione,
l’eudiometro. Il suo concetto di salubrità dell’aria viene tuttavia fortemente criticato da Alessandro Volta che
ne riteneva misurabile soltanto la respirabilità, distinguendo l’aria di palude respirabile ma non salubre e l’aria
viziata di un teatro più salubre ma non respirabile, per l’elevato contenuto in anidride carbonica.
Volta migliora successivamente gli eudiometri che trovano impiego nei decenni successivi per la valutazione
delle caratteristiche fisiche e chimiche dell’aria.

Johann Peter Frank pubblica in questo periodo la Polizia Medica, una regolamentazione della Medicina e della
Sanità per intervento dell’autorità pubblica, configurandosi come un primo esempio del concetto di Igiene
Pubblica.

Nell’ambito della Chirurgia Brambilla, medico lombardo, con una carriera di chirurgo che partiva dal basso
rango militare per arrivare ad essere chirurgo ufficiale dell’imperatore, viene ricordato come responsabile
dell’equiparazione della Chirurgia alla Medicina. Oltre a pubblicare l’Instrumentarium Chirurgicum Militare
Austriacum, un manuale che riportava strumenti chirurgici a grandezza naturale con descrizione tecnica,
costruisce cassette di strumenti ad uso didattico, conservate a Pavia, Vienna, Firenze e in Russia. Istituisce
inoltre un Accademia Chirurgica a Vienna, intitolata a Giuseppe II, dove annualmente da ogni territorio 2
studenti venivano mandati a perfezionarsi e fonda un’azienda di costruzione di strumenti chirurgici, operando
una critica e una selezione degli strumenti a partire dallo strumentario militare.
La figura del chirurgo cambia cosi radicalmente e non è più rappresentata da un inventore di interventi e
strumenti, dal momento che questi divengono alla portata di un numero maggiore di persone.

Ottocento

La Rivoluzione Francese alla fine del secolo precedente aveva portato con sé varie tendenze rivoluzionarie di
cui la Vaccinazione è l’esempio paradigmatico in ambito sanitario.

Si assiste a inizio ‘800 all’avvento di una nuova tendenza a valenza politica per opera di John Brown, medico
scozzese piuttosto controbattuto come figura, che propone un’estrema semplificazione della malattia. Egli
riconduce il 97% delle malattie a cause legate alla reattività del sistema nervoso, che si manifestavano per
assenza di stimolo. Tale semplificazione è accompagnata da una terapia unica basata sull’impiego di vino e
oppio.
In questa concezione la figura del medico perde completamente di significato, poiché l’applicazione di una
teoria di questo tipo poteva essere esercitata da qualunque cittadino senza necessità di Formazione Medica.
Si trattava quindi di una proposta da parte dei giacobini di una distruzione globale della Medicina fino ad allora
studiata, in merito alla quale si può ricordare la provocante affermazione di Rasori “sul preteso genio di
Ippocrate”, sollevato dal suo incarico dopo 6 mesi.
La diffusione di teorie semplificate che caratterizza il primo periodo napoleonico determina un rallentamento
dell’evoluzione della medicina interna.
Il periodo della Restaurazione si caratterizza per una serie di teorie e controteorie, fino a metà ‘800 quando
irrompono sulla scena le scienze di base.

Nel 1816 si assiste a una rivoluzione nella Semeiotica che vede l’introduzione dello Stetoscopio come nuovo
metodo d’indagine. Attraverso l’ascolto di alterazioni sonore ricondotte ad alterazioni del corpo lo strumento
rendeva possibile una riproduzione di autopsia sul vivente, rivoluzionando la Semeiotica in particolare
cardiotoracica.

Nel corso del secolo si eseguono le prime misurazioni della pressione arteriosa e a fine secolo si assiste
all’invenzione dei Raggi X e dell’Elettrocardiogramma, che rileva fenomeni elettrici.

Un altro miglioramento importante nell’ambito medico è rappresentato dalla correzione delle aberrazioni
ottiche in microscopia.
Grazie a ciò nel 1838-1839 Schleiden e Schwann espongono la loro Teoria Cellulare esposta in termini
moderni con la descrizione di citoplasma, membrane e nucleo precedentemente non individuabili.

A inizio ‘800 Xaviet Bichat applica all’Anatomia determinazioni proprie dell’industria tessile, descrivendo per
la prima volta 23 tipi diversi di tessuti individuati nell’organismo senza l’impiego di microscopi.
Si assiste a un processo riduzionistico che a partire dalla Medicina antica che riconduceva la patologia
all’organismo nella sua globalità, passa con Morgani alla considerazione di patologie legate agli organi, per
poi appunto con Bichat ridursi ai tessuti e successivamente, in seguito alla stesura della Teoria Cellulare, alla
descrizione da parte di Virchow di patologie cellulare, per arrivare infine ad oggi a parlare di molecole e
persino atomi.

Per quanto riguarda la Chirurgia, avviene l’introduzione dell’Anestesia nel 1847 che determina un grande
cambiamento nella figura del chirurgo che fino ad allora doveva essere dotato di caratteristiche rappresentative
come rapidità, mancanza di impressionabilità e precise conoscenze tecniche e anatomiche. Gli interventi
possono durare per tempi più prolungati e si aprono una serie di nuove possibilità per il chirurgo.
Tuttavia l’Anestesia, in quanto rimozione del dolore non sempre risultava utile per il ridotto controllo del
dosaggio che ne precludeva ad esempio l’impiego nel travaglio, durante il parto, poiché la donna doveva essere
mantenuta vigile.

In un intervento quale la rimozione di calcoli vescicali viene proposto in linea teorica un primo tentativo per
via endoscopica, ovvero attraverso frantumazione del calcolo e successiva espulsione di frammenti senza
operare incisione. Negli anni ’30 viene inventato un catetere pieno che fissato al calcolo era in grado di
frammentarlo per percussione attraverso un martello, tuttavia il tentativo di inserzione dello strumento spesso
non risultava efficace e si finiva per procedere con un normale intervento con incisione.

Anche la successiva introduzione di strumenti asettici e antisettici per il controllo delle infezioni fornisce nuove
possibilità ai chirurghi e permette di compiere interventi senza perdita del paziente per sepsi. Viene infatti
individuato il microbio, organismo vivente di piccole dimensioni come causa delle infezioni, reazioni
dell’organismo ad esso.
Sostanze a base di fenolo vengono quindi impiegate per rendere sterile l’ambiente operatorio mitigando così
la possibilità di infiammazione e sepsi, e rendendo possibili interventi addominali e toracici con rischi minori.
La tortuosa evoluzione della Chirurgia permette cosi di varcare ambiti fino ad allora inaccessibili.

Malattie

Le malattie che hanno fatto epoca

Una malattia “fa epoca" quando:


• fa tante morti —> criterio epidemiologico
• Colpisce l’immaginario collettivo e diventa parte del patrimonio artistico e letterario dell’epoca (es. la peste
per Boccaccio o Tucidide)
• Quando sembra incurabile e si espande in maniera incontrollata
• Quando porta un grande cambiamento sociale (quando gli europei hanno portato nuove malattie in America
dopo la scoperta, hanno segnato il passaggio da un’epoca a un’altra)
• Quando rende necessario lo sviluppo di nuovi metodi di cura (il vaiolo è stata l’unica malattia completamente
debellata e insieme ha fatto finire degli imperi)

Esempi di malattie che hanno fatto epoca:


• peste,
• vaiolo,
• influenza spagnola,
• tubercolosi,
• colera,
• aids,
• sifilide,
• lebbra,
• malaria,
• poliomelite,
• fitortora infestans (la malattia delle patate)
Non rientrano nell’elenco:
• ebola à non proprio, è troppo recente per fare epoca e non si è mai diffusa più di tanto anche se ha avuto
una grande risonanza mediatica
• tumori non lo sono perché non rientrano tra le malattie che si può diffondere

Peste Bubbonica

Tucidide (460-395): prima descrizione della peste, Atene. È la stessa forma di epidemia che si è poi ripresentata
successivamente nel 1300 europeo?

Il corpo non era né troppo caldo né pallido, ma livido, rossastro, fiorito di piccole pustole e ulcere. Moriva
la più parte dopo sette o nove giorni per l'ardore interno, ancora in possesso di qualche forza. Se
scampavano, con lo scendere del male negli intestini e col prodursi di una forte ulcerazione e il
sopraggiungere di una violenta diarrea, i più morivano sfiniti per questa ragione.
Non esisteva nessuna medicina particolare. *
Gli uomini, sopraffatti dalla violenza delle disgrazie, ignari di quel che sarebbe stato di loro, cadevano
nell' incuria del santo e del divino.
- Tucidide, 460-395 aC
*tema ricorrente anche nelle successive descrizioni della peste

Lucrezio (98-55ac): si interroga intorno alla reazione alla malattia. Atteggiamento nei confronti di questa
tragedia da parte di chi l’ha vissuta

Balbettava la medicina, zittita dalla paura perché occhi sbarrati, rossi per le sofferenze, segnati
dall'insonnia, giravano continuamente. Si ritrovavano allora molti indizi di morte: l'animo interiormente
sconvolto tra afflizione e paura, una triste espressione, il viso agitato e duro ...
- Lucrezio, 98-55 aC

Giorgio Cosmacini è un medico radiologo che ha scritto molti libri, definisce la parola “peste” fornendone
significato ed etimologia in L’Arte Lunga, 1997:
Se nel mondo della latinità il nome virus era sinonimo di veleno, il nome peste ha tratto dallo stesso mondo
la propria origine, etimologicamente controversa.
Peste da peius a indicare la peggior malattia? O peste da pistare «ammaccare, calpestare,
pestare»?
«Appestato» in quanto ab-pistatus, «pesto dal di dentro», con riferimento all'interna «materia peccante»
o alle interne «cause occulte» ammorbanti? ma anche con riferimento all'animo pesto, affranto, agli occhi
pesti cerchiati, al buio pesto della fine incombente?

Municipio vecchio di Bruxelles: “a peste, fame et bello libera nos, Maria pacis”

La peste nera è definita la più grande catastrofe della storia dell’umanità dopo la II WW, in termini di morte,
sofferenza fisica ed motiva. Si stimano circa 200 milioni di morti su scala planetaria, in Europa ci sono stati
circa 25 milioni di morti / 75 milioni di abitanti (Kelly, 2005)

Origine della peste: origina da un’area dell’Europa orientale, la Crimea, nello specifico da Kaffa (oggi
Feodosia), dove era in corso un assedio da parte dei Tartari, popolazione nomade asiatica. Kaffa era un
importante punto commerciale per i traffici genovesi nella via della seta come sbocco sul mar nero. Durante
l’assedio i corpi delle vittime venivano buttati all’interno delle mura della città da parte degli assedianti (guerra
batteriologica) —> tra il 1347 e il 1350 la peste bubbonica si abbatte sull' Europa, seguendo le vie dei commerci
e dei pellegrinaggi e falcidiando 30 dei suoi 100 milioni di abitanti.
Descrive questo avvenimento G. Cosmacini (l’arte lunga, 1997).

morte inevitabile, repentina, che fulmina gli individui


morte collettiva, di massa, che fulmina la società
La sua verità sono le fosse comuni, che Boccaccio paragona ai carichi di mercanzia sulle grandi navi: «in
quelle stivati, come si mettono le mercatantìe sulle navi a suolo a suolo, con poca terra si ricoprìeno infino
a tanto che della fossa al colmo si pervenìa».
G. Cosmacini, L'Arte Lunga, 1997

Alcuni storici chiudono il medioevo non con la scoperta dell’America ma con la peste del ‘300
Riferimenti culturali:
• Bibbia e cultura classica
• Esperienza del passato (peste giustinianea del 541 dC)
• carestia, abbondanza - città, campagna
• Momento di svolta nella storia dell’umanità
• Comportamenti individuali —> l’epicureo e il religioso, riflesso nell’iconografia
• Atteggiamento sociale —> pregiudizi, discriminazione etnico/razziali per trovare un capro espiatorio

Forme di peste:
• Peste bubbonica (chiamata così perché il segno evidente Risposte della medicina:
è la comparsa di un ingrossamento a livello dei la medicina ufficiale si trova in difficoltà,
linfonodi che poi si ulcera) non trova strategie adeguate per
• Peste polmonare (trasmessa per via aerea – velocità di fronteggiarla.
diffusione) • cito, longe, tarde = scappare velocemente,
• Peste setticemica (disseminazione dell’infezione in lontano e tornando tardi
tutti i distretti dell’organismo per via ematica) —> era totalmente incompresa

Carlo Cipolla, Allegro ma non troppo. Non sulla medicina, ma molto interessante. Scrive anche un libro in cui
descrive i sintomi della peste, pur essendo un economista e non un medico.

Come era descritta


Il male contagioso d’hogi ha cominciato, e comincia per il più con febre ardentissima, dolor di testa
acutissimo, vomito biloso, e atrabiliare, sonnolenza e talvolta con diarrhea, e con urine torbide, oscure, e
quasi nigrignanti; e se li detti accedenti non sono comparsi il primo giorno, nel 2° non hanno mancato;
oltre che nel scondo ben spesso è sopravenuto anco il delirio.
Il bubone, e carbone a molti sono comparsi primo febris insultu… ad altri sono venuti nel 2°, 3° e 4°
giorno… Altri, et in magior numero si sono infermati di febre, e così poca, che, dicevano il sig. Tomassini,
e sig. Michele Medici, ne parevano senza, ma con sì grande debolezza, e con tal cascata delle funtioni delle
facoltà naturali, vitali, et animali, che nisuno toccava il terzo giorno, senza comparire alcun segno
esteriore di contagio, o petecchie.

L’insorgenza, che spesso è improvvisa, è caratterizzata da lievi brividi, o da ripetuti attacchi di brivido. La
temperatura poi sale rapidamente, in genere fino a 39,5°C, ma in casi gravi si può raggiungere i 41°C.
L’espressione del viso è di timore e ansia. Vomito, stanchezza delle fauci, difficoltà alla deambulazione,
dolori diffusi, confusione mentale e cefalea sono i sintomi più frequenti. La pelle diviene calda e asciutta;
aumentano frequenza cardiaca e respiratoria. Compaiono edema del volto e congestione delle congiuntive;
può manifestarsi deficit uditivo. Talvolta compaiono convulsioni, stato soporoso, coma. Spesso è presenta
splenomegalia. Il coinvolgimento della funzione renale causa oliguria e albuminuria. Può manifestarsi
marcata leucocitosi. Attorno alla 3° giornata possono comparire petecchie … e manifestarsi emorragie
polmonari e gastrointestinali. I bubboni (linfonodi notevolmente ingrossati, dolenti, molli) di solito
compaiono tra la 2° e la 5° giornata, e possono suppurare …

Oltre l’altre triste loro solite accompagnature, come di eccessivo dolore di testa, o di molestissima vigilia,
o di qualche variatione di mente, o d’ardentissima sete, o d’abbominevole inappetenza, o daffannosa
respiratione, o di continua inquietudine, o di amarissimo vomito, o di fetentissima uscita [=diarrea], o con
pessime orine, o con infelicissimi polsi, quando ben considerati, altrimenti ingannevolissimi, o con ardore
di volto, o con occhi sfavillanti, o con lingua aridissima, e nera, o con effigie mutatissime, o con fiacchezza
indicibile, sono apparse tal volta nella pelle, non solo insolite macchie, & foggie di diverse petecchie, ma
bolle ancora, e pustole horribile, non meno per le eminenti veschichette acquose, che per l’odiosa loro
negrezza, e legittima forma di maligni carboni.

Avvenga che questi poverelli arrivano al lazzaretto quando il male ha fatto molto progresso, onde ne segue
grandissima debolezza delle forze vitali et animali, giudico che sia bene (massime in questi tempi) astenersi
da cavare il sangue et dargli medicamento purgante; ma più tosto lodo che subito et ogni due giorni si
faccia loro un serviziale comune, si nutriscano di buoni cibi di buone carni et uova, privando loro il vino
et dandoli stillato a bere con acqua cotta. Si commendano mattina e sera le freghe e le coppette a vento et
a chi mostrassero acque per la cute, o altro, anche sacrificate la prima volta. Lodo una volta il giorno che
piglino 8 gocciole d’olio contraveleni con un poco d’acqua di Pimpinella due hore avanti desinare et la
mattina all’alba si dia a tutti un bicchiere d’acqua di capraggine, o d’acetosa, o di Pimpinella. Si come
anche è bene untare la regione del cuore, lo stomaco e polsi ogni sei ore con l’olio contraveleni di S.A.S.
Non si tralascino le pittime al cuore, mattina e sera, in modo alcuno, et fra usino spesso in bocca o
diamarenata o conserva d’agro di cedro, et si procuri che per lo spedale si tenghino herbe odorifere,
innaffiandolo con aceto et si attenda sopra tutto alla pulitezza et monditia con ogni studio.
- Cipolla, 2012

una malattia trasmissibile legata all’attività di un microorganismo era inimmaginabile all’epoca in questa
modalità di trasmissione, perché il paradigma dell’epoca si basava sulla teoria degli umori e dei miasmi e non
prevedeva l’esistenza di microbi né di sistemi di trasporto per i microni (le pulci dei ratti).
Individuano la causa della malattia in qualche evento naturale (eruzioni vulcaniche, emissioni tossiche
paludose, …) che dopo aver guastato l’aria si fosse trasmesso alla popolazione —> aria come veicolo della
malattia, causa delle contaminazioni.
“La corruptione et infectione dell’aria” poteva verificarsi per malaugurata ed infelice congiunzione degli
astri, per esalazione di acque paludose, per eruzione di vulcani, per condizione di sporcizia e fetidume da
“rebus et corporibus putridis et corruptis”.
L’osservazione potrebbe indirizzare verso una teoria corretta ma quando si scontra con il paradigma di
riferimento finisce con il perdersi.
I medici notarono presto che chi maneggia pellicce, tappeti, balle di lana, tessuti aveva maggiori
probabilità di contrarre la peste rispetto a chi maneggiava marmo, ferro o legname. L’idea che nei tappeti,
nei tessuti, nelle balle di lana potessero albergare pulci infette non sfiorò neppure lontanamente la mente
dei medici del tempo.
Sono tutte superfici irregolari, nelle quali più facilmente si insediano le pulci. Ma loro si spiegarono questo
fenomeno ricorrendo al paradigma dell’epoca, e sostenendo che la peste aderisca più facilmente a superfici
simili alla pelle.
C’è un altro riferimento simile anche se leggermente più tardo che va nella stessa direzione:
La tonica incerata in un lazzaretto non ha altro buon effetto solo che le pulci non si facilmente vi si
annidano.
- Antero Maria di S.Bonaventura

L’osservazione del frate sull’abito cerato era corretta e coglieva il punto: quel costume non proteggeva la
gente dai miasmi, la proteggeva dalle pulci. Con il suo commento il frate era giunto incredibilmente vicino
a una scoperta straordinaria. Ma non la fece. Nel sistema di pensiero dominante le pulci erano animali
fastidiosi ma innocui. Ne seguiva che, se l’abito serviva soltanto a proteggere dalle pulci, contro la peste
era inutile. Come avrebbe potuto mai pensare, il frate, di sfidare l’intero sistema sulla base di una casuale
informazione riguardo alle pulci? Il sistema di conoscenze era universale e autorevole. L’osservazione
sulle pulci era, al contrario, occasionale, quasi una battuta, e sembrò irrilevante anche a colui che l’aveva
fatta. Accadde così che il sistema prevalse e l’osservazione andò perduta.
- Cipolla, 2012
Immagine: un medico durante la peste (sec XVI). Veste di marocchino, spugna con essenze aromatiche
nella...proboscide nasale, bacchetta metallica da cui faceva uscire una lama per gli interventi

Nel corso dell’umana esperienza migliaia di osservazioni brillanti ed esatte saranno probabilmente rimaste
lettera morta solo perché non si combinavano con i pezzi del mosaico. Migliaia di altre osservazioni
incapparono in un destino non meno triste. Si possono osservare delle osservazioni corrette per accordarle
in un sistema concettuale difettoso, con il risultato perverso di rafforzarlo.
- Cipolla, 2012
Paradigma: schema, cornice di riferimento in cui si cercava di inquadrare tutte le osservazioni e le teorie che
venivano formulate.
Per i paradigmi scientifici dell'epoca la causa della peste era la «corruptione et infectione dell'aria» dovuta a:
•la congiunzione di Saturno, Giove e Marte nel 1345
•eclissi e comete
•terremoti o eruzioni vulcaniche capaci di sprigionare dalle viscere
della terra fumi e vapori infernali
•esalazione di acque paludose
•sporcizia e fetidume da «rebus et corporibus putridis et corruptis»
Da tali spiegazioni non potevano derivarsi rimedi efficaci ma la natura
contagiosa della peste era a tutti evidente:
Non solamente il parlare e l'usare con gli infermi dava a' sani
infermità o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni o
qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o adoperata pareva
seco quella cotale infermità nel toccator trasportare.

Più razionali sono gli interventi politici che vennero adottati dalle
autorità di governo:
•Isolare i malvagi dai sani -> bando dei luoghi infetti o sospetti
•Sterilizzazione dei luoghi contaminati (col fuoco)
• Isolamento delle città -> controllare il traffico delle persone e delle merci
• Vietati i cortei funebri
• Vietato trovarsi per eventi (di solito religiosi) che raccolgano molta gente, come i cortei funebri
• Organizzazione delle magistrature di sanità: enti politici che si occupavano di far rispettare ed attuare queste
norme di sicurezza

Nelle singole città:


• A Milano si barricano porte e finestre delle case infette, lasciando reclusi gli appestati e i loro parenti: così
la città è una delle poche che scampano alla peste nera del 1348
• Nel 1377 Ragusa decreta che le navi provenienti da località infette entrino in porto dopo un mese di
isolamento. Per chi viaggia via terra il periodo è di quaranta giorni.
• A Firenze gli ufficiali di sanità impediscono la rivendita di indumenti e suppellettili appartenenti ai morti
peste, e accertano la provenienza di merci e mercanti.
• Si vietano assembramenti e cortei funebri, ma funzioni religiose e processioni sono risorse protettive tanto
offerte e richieste, quanto in contrasto con le misure d'isolamento.
Anche all’epoca tra diverse città e nazioni si mandavano allerte e comunicazioni riguardo al dilagare di malattie
pericolose come appunto la peste. Riguardo alla peste di ottobre 1630 – luglio/agosto 1631 si trovano inoltre
statistiche sui pazienti ricoverati, i malati e le case serrate nelle città.

Le icone della peste

“l’abbominevole ritratto di Aldrui d’Orsa, infame e prima cagione della


pestilensia di Milano”
Questo è l’abbominevole ritratto dell’untore, uomo a cui in seguito a Milano è
stata dedicata una via, per una postuma riabilitazione.
Inoltre c’è un testo di A. Manzoni, Storia della colonna infame, che racconta
questa vicenda.

Madonna di Tencitt.
Xilografia anonima della vera effigie venerata al Laghetto.
Sotto è raffigurato l’ospedale maggiore.
La madonna accoglie alcuni santi ai quali ci si rivolge in caso di malattie e in particolare
della peste: san Sebastian, san Rocco

Isola di san Lazzaro, Venezia, da qui viene il nome lazzaretto.


Il lazzaretto era uno spazio chiuso a struttura ospedaliera, fuori città, creato per
un tempo provvisorio. Uno spazio sbarrato, invalicabile. Luogo di segregazione per individui
contagiosi con pericolosità altissima, ma non irrecuperabili in assoluto.
Ricorda Ellis Island, un’isola in cui venivano messe in quarantena le persone provenienti dall’Europa che
volevano immigrare in America.

Eredità della peste:


• Contribuisce alla nascita di una coscienza unitaria sotto la minaccia della fine del mondo
• nascita della sanità pubblica, il nostro paese per primo ha inventato i magistrati della sanità

la peste del 1629-1631


• Eserciti come veicoli di pestilenze e amplificatori di epidemie contagiose: la peste bubbonica è portata dai
lanzichenecchi venuti a reclamare il Ducato di Mantova.
• La gente scampata a una morte aleatoria per fame e per guerra trova nella città di Milano, affollata e
moltiplicante il contagio, morte certa per peste.
• 86.000 morti su 150.000 abitanti con una mortalità pari a circa il 57% di una popolazione che nel gennaio
1632 contava 64.000 sopravvissuti.
- G. Cosmacini, Guerra e medicina, 2011

La fine della storia è nel 1700 circa, dopo le ultime grandi forme epidemiche (Milano, Napoli, Londra) la
malattia all’improvviso scompare, non si sa bene perché. Non si può ancora parlare di un miglioramento delle
condizioni igienico-sanitarie, però potrebbe essere causato da un cambiamento nei materiali di costruzione:
magari le case non più in legno fanno sì che i topi circolino meno. Magari è cambiata la virulenza
dell’organismo, che si è trasformato in un suo equivalente più leggero. Magari si tratta di un adattamento
dell’uomo.
L'agente eziologico (Yersinia Pestis) fu identificato solo nel 1894 da Yersin (durante la peste di Honk-Hong).
Ha il suo serbatoio in alcune specie di roditori tra cui il ratto (Rattus rattus, Rattus Norvegicus), e il suo vettore
nelle pulci (Xenopsilla cheopis, Pulex irritans).
La peste è endemica in molti paesi dell’ Africa, nell’ex URSS, Americhe e Asia. Nel 2003, 9 paesi
denunciarono 2118 casi e 182 morti. 98.7% dei casi e il 98.9% dei decessi furono localizzati in Africa. Oggi
la distribuzione della peste coincide con la distribuzione dei suoi serbatoi naturali.
Gli stati più colpiti da peste al giorno d’oggi sono la repubblica democratica del Congo, il Madagascar e il
Perù. Come mai gli stati uniti non riescono ad eradicare la peste? BOH

Quali elementi secondo noi possono essere utili spunti di riflessione per chi si accinge a fare il medico?
• Ci sono ancora tante cose da scoprire, e per quanto le nostre conoscenze siano vaste c’è ancora tanto su cui
non sappiamo niente
• L’importanza della documentazione storica, che può essere risolutiva qualora in futuro si ripresentino
situazioni patologiche uguali o simili a quelle già avvenute in passato
• Stare attenti a no essere contagiati quando ci si approccia ad un paziente, prendere le dovute precauzioni
specialmente nel caso in cui la situazione non è ancora chiara
• È importante il rapporto tra medicina e politica sia in termini di prevenzione sia nella vita di tutti i giorni
(organizzazione dei servizi, informazione)
• Bisogna tenere in considerazione l’anamnesi del paziente nel formulare ipotesi diagnostiche, viaggi fatti o
luoghi frequentati potrebbero essere indicatori di determinate malattie.

Punti fondamentali nell’affrontare una nuova malattia: subire, descrivere, prevenire, capire, trattare (ordine
seguito nell’affrontare la peste, ma variabile)

Colera

Con il 700 la paura delle peste scompare ma gli ultimi due secoli non sono passati senza angosce e paure
riguardo malattie con andamento epidemiologico rispetto al grafico. (prima lezione)
Definita peste dell’800. Ha in comune con la peste il fatto che arrivi dall’Asia ed è arrivata in Europa attraverso
eventi bellici. Il fatto che sia asiatica è dimostrato da una lapide a Bangkok che si trova in un posto detto
Tempio degli Avvoltoi, che dimostra la storia delle ripetute epidemie di colera che hanno devastato il sud est
asiatico. Erano talmente tanti morti che non si riusciva a cremarli ed erano oggetto di apprezzamento da parte
degli avvoltoi. Si fa riferimento ad un’epidemia del 1849 quando tutta l’area di Bangkok e le aree circostanti
furono colpiti dalla malattia.
In Europa invece a Londra si vedono nel disegno (slide 1) due signore e una ragazza che attingono acqua da
pompa pubblica. Dall’Asia arriva in Europa e colpisce tutte le città. A Londra ai giorni nostri c’è un pub
intitolato a John Snow (Game of Thrones regna) (slide 2), 1813-1858, padre dell’epidemiologia, e nel 1854 la
sua ricerca ha collegato la morte all’utilizzo dell’acqua pubblica determinando che il colera si trasmetteva
attraverso gli alimenti. 16 giugno 2008 veniva deposta questa lapide in ricordo del ruolo importante che aveva
avuto nella storia della medicina. Viveva in un’epoca in cui la trasmissione del colera veniva spiegata
attraverso il paradigma dei miasmi e degli umori (slide 3): la materia organica si decompone, ci sono fattori
concomitanti rappresentati da fattori ambientali che sono spazzatura e affollamento, essendo una malattia da
miasma veniva respirata, i polmoni sono la causa, si determina un disequilibrio umorale e a seconda che si
sviluppino i fluidi oppure no la malattia avrà andamento epidemico oppure no quindi verrà trasmessa oppure
no. Questa era la teoria emessa nel 1831 da Johnson sul contagio del colera. TUTTE BALLE!!
Nel manifesto a fianco allo schema (slide 3) viene descritto cosa bisogna fare per prevenire il colera: essere
temperati nel mangiare e nel bere, astenersi dall’acqua fredda, dormire e vestirsi al caldo, non dormire all’aria
e non prendere medicine senza raccomandazione medica. Il libro “Cattive acque” racconta la storia di ciò che
ha fatto John Snow per arrivare alle sue conclusioni: interessante dal punto di vista del metodo. Lui si è
incuriosito per il fatto che Londra è una città grande affollata e sporca (Oliver Twist di Roman Polanski), ha
visto che nonostante questo la concentrazione dei morti era diversa in base alle diverse zone e vie; così inizia
a disegnare, prende una cartina delle aree della città e inizia a fare una mappatura dei casi nelle diverse vie,
notò che i casi erano più frequenti in alcuni punti di raccolta dell’acqua, dove si concentravano molti casi e
invece c’erano altri punti di raccolta in cui i casi non erano presenti. La città si poteva suddividere in base a
chi erano i distributori dell’acqua. Fece una somma e una divisione, mise in relazione le abitazioni fornite dalle
principali società di distribuzione dell’acqua, sommò i decessi per colera e mise in relazione i due dati: numero
dei decessi in funzione delle abitazioni fornite dalle diverse società di distribuzione dell’acqua. Vide che il
numero di decessi per 10000 abitazioni fornite non combaciava, c’era un eccesso di mortalità dove le abitazioni
venivano fornite da determinate società. (slide 5)

Mise in relazione l’acqua con la malattia e disse che non era una patologia trasmissibile attraverso aria ma
attraverso acqua, il microorganismo penetra nell’intestino, si moltiplica, attacca la tonaca mucosa, si determina
irritazione locale e i sintomi del colera che era una diarrea che porta a disidratazione dell’organismo. La
malattia si trasmetteva attraverso nucleo familiare con contatto orale e a lunga distanza attraverso l’acqua.
(slide 6) Viene sovvertito il paradigma di riferimento. John Snow non ebbe vita facile ma la sua ipotesi era
corretta.
Non colpì solo Londra ma anche l’Italia. (slide 7-8 ci sono alcuni valori sull’epidemia di colera in Italia ma lui
ha solo accennato).
Peste dell’800, imperversa in Europa dal 1832 con caratteristiche particolari perché si parla di citta, fenomeni
di urbanesimo quando le masse iniziano a spostarsi dalle campagne alle città, epidemia dal volto urbano. Ci
furono 150000 morti solo nel 1835-37 a Napoli Roma e Palermo ma poi ondate fino alle prime decadi del 900.
(slide 9)
Ci sono diversi punti di contatto con la peste, no grandi differenze rispetto a chi veniva colpito, quindi sesso e
età ma dove le condizioni igieniche erano peggiori la malattia colpiva più frequentemente cioè ad esempio
dove vivevano in poco spazio molte persone. Uno de problemi era il sistema fognario oltre all’acqua, strade
piene di immondizia e pozzi scavati a poca distanza dal suolo e quindi inquinamento delle fonti di
approvvigionamento di acqua. (slide 10)
“In un contesto urbano di miseria e sporcizia, allignava endemica quella famiglia definita dalla scienza medica
come il complesso delle «affezioni gastroenteriche», che figurava tra le prime cause di morte della popolazione
e nel quale veniva ad inserirsi il «morbo asiatico».”
G.Cosmacini, L'arte lunga, 1997
Adesso nei paesi più poveri si muore per gastroenteriti dell’infanzia e posso fare un confronto tra Europa
dell’800 e questi paesi, dove tutt’ora le infezioni gastroenteriche allineano in una forma endemica e attaccano
i bambini sotto i 5 anni.

Tognotti, storica della medicina, racconta nel suo libro sul colera cosa era
il problema di smaltimento dei rifiuti. Ad esempio la polemica sui navigli
si trascinò fino a fine 800 e si risolse nel 1929 con completa copertura
perché erano una fogna a cielo aperto. Copertura portò a una serie di
cambiamenti nell’assetto urbano ma c’era anche una motivazione di
carattere igienico-sanitario.

Come si affronta il colera? Con il panico.


Abbienti si rifugiano in campagna
Vagabondi, mendicanti, soldati, marinai incolpati di diffondere il seminio morboso
Medici, ricchi, autorità accusati di spargere ad arte il veneficio, come strumento per sopraffare i poveri: vi
furono tumulti e sommosse. Era una novità che si accusassero le alte classi di diffondere una malattia, questo
perché era cambiato il clima sociale, perché il 600 era stato caratterizzato da uno sviluppo di coscienza su
scontro di classe e questo tema venne quindi utilizzato per alimentare scontro tra classi sociali.
Le terapie mediche non funzionano, salassi, vomitivi e purganti erano inutili contro una malattia che
disidratava l’ammalato. Le uniche misure che si rivelarono efficaci erano misure rivolte non all’individuo ma
alla popolazione, cioè misure di disinfezione in osservazione delle linee di propagazione dell’epidemia. Queste
confermarono il sospetto di contaminazione delle acque potabili da parte delle feci dei colerosi. Queste misure
però non furono accolte dalla popolazione, non sempre si riesce a spiegare bene perchè si prendono determinate
misure e la cosa veniva intesa come forma di sopraffazione. (slide 13, 14 15)
In Francia c’era stata una forte riforma urbanistica che si deve a provvedimento amministrativo che cambiò la
struttura della città, e in Italia si pensò di sventrare la città e costruire grandi viali, eliminando le parti malsane
della città e critiche per la diffusione di questo tipo di patologie. A Napoli ci fu uno sventramento dei quartieri
nell’area centrale della città e la costruzione di viali in seguito all’epidemia di colera.
Il colera è una malattia che ci siamo lasciati alle spalle?
Negli anni 70 del 900 c’è stata una propagazione dall’Africa verso l’Europa con casi non solo di importazione
ma autoctoni. Nel 2016 l’Italia è pulita, i pallini neri (slide 17) riguardano i casi di importazione ma ci sono
altre parti del mondo in cui si trova ancora il colera. Ad esempio Haiti dopo il terremoto ha avuto eventi
epidemici moto gravi perchè dopo queste catastrofi molta gente rimane senza luce, corrente e acqua quindi il
problema di approvvigionamento idrico quando ci sono catastrofi naturali è il primo problema a cui bisogna
prestare attenzione. (slide 19)
Bbc news dava notizia l’anno scorso che una delle attese principali è la fine del colera entro il 2030. Ma ad
esempio in Yemen abbiamo appena avuto un’epidemia. (slide 20)
Più di due miliardi bevono acqua contaminata e 2.4 miliardi non hanno servizi sanitari di base.
Ci sono diverse organizzazioni non governative che puntano su pozzi e forniture di acqua di buona qualità,
soprattutto in funzione delle gastroenteriti infantili.
Leggere slide 22, 23, 24

Tubercolosi

Malattia che sembra attaccare le persone perbene, la malattia degli artisti, poetica. Falsa immagine, nell’800
la tbc, dice Cosmacini in relazione al libro della Toniotti, “Il morbo lento”, è un gigantesco tarlo che attacca
la civiltà industriale (slide 25). Durante l’industrializzazione, l’industria prevalente è la tessile, c’erano
capannoni in cui l’aria era satura di particelle di tessuto che favorivano lo sviluppo della malattia, erano
affollati, lavoravano donne e bambini, forza lavoro a basso costo. La tbc diventa una malattia sociale. Le
persone possono rimanere sofferenti per molti anni e c’era stato lo sforzo della società per aiutare le persone
colpite: Telethon dell’epoca, raccogliere soldi attraverso vendita francobolli dedicati alla campagna anti-tbc.
(slide 26)

Ci interessa per una questione che si può desumere da un grafico: tratto dal testo “The role of medicine” di
Thomas McKeown che analizzava andamento malattie nel tempo nel suo paese, in particolare Inghilterra e
Galles tra 1838 e 1970, un trend secolare. Ciò che interessava mettere in evidenza era il fatto che questa
curva discendente aveva cominciato a prendere piega positiva, quindi era avvenuta una diminuzione della
mortalità, prima che si scoprissero importanti strumenti anti-tbc: bacillo tubercolare, farmaci efficaci,
streptomicina e prima che fosse disponibile il vaccino. McKeown voleva dimostrare che forse non sono stati
questi strumenti ad aiutare la caduta della tubercolosi ma il miglioramento delle condizioni di vita, piano di
svolta della medicina. (slide 27-8)
Rimane tuttora un tema rilevante infatti l’Organizzazione mondiale della sanità che ha lanciato programma
detto End-tb per cercare di controllare questa patologia, che è tra le malattie più mortali insieme all’HIV
secondo l’OMS. (slide 29)
In realtà la tubercolosi rappresenta l’esempio del cosiddetto fenomeno di riemersione cioè quando una
malattia che si riteneva sotto controllo ritorna causando diverse epidemie. Ricompare negli anni 90 con
numeri importanti. Una delle spiegazioni può essere la migrazione, ma è molto improbabile che un migrante
si metta in marcia con una malattia del genere in circolo, il migrante arriva sano ma si ammala per le
condizioni che trova nel paese di arrivo, un altro motivo è la resistenza ai farmaci: qualche anno fa su un
volo per gli Stati Uniti un signore accusò sintomi gravissimi e fu ricoverato con una forma di tubercolosi
resistente ai farmaci, tutte le persone venute a contatto con questo signore furono raggiunte da allerta
internazionale per vedere lo stato della malattia. Un altro motivo potrebbe essere l’avvento dell’AIDS, che
impoverisce il sistema immunitario quindi è più facile ammalarsi. Quando penso che qualcosa sia sotto
controllo abbasso la guardia, pensiamo sia opportuno che le risorse vadano dove c’è più bisogno. Anziani
sono immunodepressi, aumento nuclei categorie a rischio…. (slide 30)

Vaiolo

Storia di successo. Si dice che abbiamo esportato il vaiolo e abbiamo importato la sifilide, i francesi
chiamano la sifilide mal napoliten perché si risale al 400 quando Carlo 8 col suo esercito va a reclamare
regno di Napoli e se ne torna in Francia con questa malattia, gli italiano lo chiamano male francese. I
patologi forensi sostengono che la sifilide era presente in Europa già dagli antichi romani.
Il vaiolo era anche un’arma batteriologica, visto che aveva funzionato così bene in Sudamerica venne anche
usata da americani per uccidere i nativi americani in modo da sgomberare più in fretta e agevolare la
conquista delle terre.
Morto ufficialmente nel 1980.
Non ci si può più ammalare di vaiolo. È una malattia in cui l’unico ospite della malattia è l’uomo, quindi se
vaccini tutti la malattia può essere eradicata. Quando il vaiolo è stato dichiarato eradicato due ceppi del
vaiolo sono stati conservati presso due laboratori nel mondo, il CDC ad Atlanta e uno nell’Unione Sovietica.
Dopo le torri gemelle si diffuse nel mondo la paura che il virus del vaiolo potesse essere ricostituito e diffuso
e i laboratori furono messi all’erta per ricostituire i vaccini e si pose il problema di chi vaccinare per primo.
Leggere slide da 31 a 40

Poliomelite

Un’altra storia di successo. Il prossimo traguardo è la poliomelite, da cui l’Italia è libera, poliofree ma la
polio ha storia molto antica che ha avuto un exploit nel 900. Da metà 800 è diventato un grave problema. Si
manifesta nella paralisi e può portare a morte per paralisi muscoli respiratori. Malattia a trasmissione fecale
orale, Europa e Stati Uniti, non è curabile e unica arma di difesa è data dai vaccini.
Sacerdote con bastone da passeggio e segni evidenti della polio, ridotta espressione gamba e piede destro.
Jonas Salk sviluppò il vaccino intramuscolare con virus ucciso e Sabin il vaccino orale, zuccherino che
essendo assunto per via orale è più efficace e mette in moto immunità orale. Benefattore dell’umanità
rinuncia a tutti i diritti per metterlo a disposizione di tutti i bambini del mondo. Augusto Giovanardi
introduce vaccinazione con il vaccino di Sabin in Italia negli anni 60. (slide 41-48)
Nigeria, Pakistan e Afghanistan sono tre dei paesi in cui è più difficile sconfiggere la poliomelite anche
perché negli anni precedenti si era diffusa la voce che il vaccino fosse un’arma di sterminazione di massa
quindi diventa difficile distribuirlo a tutta la popolazione. Adesso l’obiettivo di eradicare la polio è spostato
al 2030.
Dall’eradicazione della polio ci si aspetta beneficio per il mondo ma anche grandi benefici economici per il
risparmio di risorse che oggi dono impiegate nella otta contro la polio.
Slide 49-57.

Malaria

Bersaglio difficile, mobile perché ciclo vitale del parassita della malaria è un ciclo che si svolge in parte nella
zanzara e in parte nell’uomo. Potrebbe essere la prossima conquista. Italia è un paese devastato dalla malaria,
paludi pontine erano malsane e i viaggiatori erano sconsigliati di uscire fuori Roma. Negli anni prebellici si
parla di piovra insaziabile che succhia il sangue migliore del popolo nostro, 2 milioni di malarici all’anno, 10
milioni di giornate lavorative perdute e 1 milione di ettari di terreno incolto. Epoca fascista. Battaglia per la
malaria beneficiò della bonifica delle paludi in tutta Italia. Ad esempio nella 2 guerra mondiale i tedeschi per
rallentare gli alleati tentano di tenerli al sud Italia per farli ammalare di malaria e hanno portato anche un
altro strumento di lotta alla malaria che è il DDT un insetticida che si è rivelato poi essere tossico.
Slide 58-64

Influenza

Interessante dal punto di vista di sforzi che possono ritorcersi contro. Timore che si riaffacciasse
un’epidemia come quella di spagnola di un secolo fa. Ci furono allerte dall’OMS ma alla fine nel 2010 si
ebbe un’influenza con numeri un po’ più alti del solito ma non una catastrofe come quella immaginata. Ci fu
una polemica contro OMS e revisione di modalità con cui ci si prepara a un’influenza pandemica.
Nel 1918 ci fu la grande pandemia influenzale, provocò un numero di vittime superiore a quello della grande
guerra, che aveva fatto tra 20 e 40 milioni di morti. Si chiama spagnola perché la Spagna non era in guerra
quindi non era sottoposta alla censura per motivi politici quindi fu la prima a dare l’allarme. La differenza
con tutte le altre epidemie che la avevano preceduta era che si disponeva di strumenti più avanzati e di riviste
scientifiche ma non si riusciva a controllarla.
Virulenza indica quanto è grave nelle manifestazioni e negli esiti.
Soggetti giovani, caratteristica anche nell’influenza del 2009 2010, morte improvvisa, persone morte a
pochissima distanza dall’esposizione. Forma di polmonite che non si era mai vista con cianosi, battaglia per
non soffocare. Metodi di intervento non efficaci.
Si pensa a un’arma batteriologica dei tedeschi, per cercare di sovvertire l’andamento della guerra, si misero
in evidenza rapporti con umidità. Microbiologie invece cercano d chiarire le cause vere della malattia.
Meccanismi per tenere sotto controllo: isolamento, salvaguardia delle persone dai contatti ma era a diffusine
aerea.
Ci fu un articolo che dimostrava rapido declino del numero dei casi per l’uso della mascherina e allo stesso
tempo si diceva che non aveva senso usare la mascherina.
Nel filmato si vedono persone che indossano mascherine, San Francisco, fine prima guerra mondiale.

Riemergenti: tbc
Eliminate: poliomelite, in aree del mondo non si registrano casi
Emergenti: influenza
Eradicate: vaiolo, non ci sono casi nel mondo
Controllata: tenute sotto controllo
In Italia abbiamo avuto problemi legati a cambiamenti climatici come la dengue.
Leggere le slide 65-84

Aspetti sociali
Lettura dell’articolo di Cosmacini Il giorno del giudizio qualcosa che dalla registrazione risulta
incomprensibile che tratta il tema delle paure come elemento emozionale, collegato alle malattie.

Nell’articolo vengono descritte le tre paure storiche dell’uomo:


1) La paura della peste à la morte pareva essersi incarnata nella peste, che mieteva vittime e dilaniava
corpi. L’unica via di scampo sembrava essere la fuga: mors tua, vita mea. All’altruismo si era
sostituita la paura (anche i medici spesso si nascondevano o addirittura negavano di essere tali, pur di
non entrare in contatto con la malattia e rischiare dunque il contagio)
2) La paura della lebbra à caratterizza il Medioevo. I lebbrosi non incutevano, a differenza della peste,
la paura della morte, bensì quella del diverso.
3) La paura della sifilide à considerata una malattia contagiosa e vergognosa. Si tramanda che sia stata
importata dall’America, ma sono in molti a sostenere che fosse già diffusa al tempo degli antichi
Romani. Questa malattia si diceva colpisse corpo e anima, era motivo non solo di dolore fisico ma
anche e forse soprattutto, di vergogna.

Un esempio più recente di paura della malattia diversa e perversa è l’AIDS, comparsa negli anni ’80.
Si tratta di una malattia virale, infettiva, considerata in un primo momento anacronistica poiché alla fine del
secolo scorso, la maggior parte delle malattie infettive era divenuta curabile, grazie ai progressi in ambito
farmacologico, tanto da non incutere più timore.
L’AIDS spaventava perché era imprevedibile, per un lungo periodo ne sono state ignote le cause e le
modalità di trasmissione. Era inoltre vista come una malattia perversa, legata solo ad alcuni ristretti e
marginali gruppi sociali e a determinati comportamenti sessuali.
Ad oggi non esiste un farmaco decisivo né un vaccino in grado di sconfiggere la malattia.
una malattia perversa, legata solo ad alcuni ristretti e marginali gruppi sociali e a determinati comportamenti
sessuali.
Il 1 dicembre è la giornata internazionale dell’AIDS, oggigiorno non è più una ricorrenza particolarmente
sentita, ma nonostante ciò è necessario tener presente che questa malattia non è scomparsa, esiste ancora e
miete vittime ogni giorno, è dunque necessaria una campagna di sensibilizzazione, perché il pericolo è
ancora presente.

Non si può dire che queste paure siano state superate, ma da un certo momento in avanti invece che di paure
si inizia a parlare si speranze.

“La società cerca di ridurre la paura a tal punto da arrivare addirittura a trasformarla in speranze”
- Cosmacini
Il concetto di salute

La salute è raffigurabile in svariati modi, ad esempio come:


- Praticare uno sport
- Gustare un pasto sano
- Giocare con un bambino in mezzo alla natura

Tutte queste immagini consentono di riassumere la salute in assenza di malattia e benessere interiore.

Ma ci sono diversi approcci all’idea di salute:


- Approccio percettivo à l’essere in salute non è solo l’assenza di malattia ma anche un
atteggiamento di accettazione nei confronti della vita e di tutto ciò che questa comporta.
la salute comprende quindi anche atteggiamenti di tipo biologico ma anche sociale, necessari
all’adempimento di tutti i compiti che ogni individuo possiede.
- Approccio adattivo à come l’organismo reagisce alla malattia, come questo si adatta all’ambiente
(salute come equilibrio)
- Un’altra idea è quella della salute come capacità di reagire alla malattia e di guarire

Tiziano Terzani in Un altro giro di giostra esprime il suo ideale di salute, scrivendo che una persona non
deve stare bene solo dal punto di vista medico (parametri nella norma), ma anche la mente deve essere
stabile e in armonia con l’ambiente circostante. Solo l’insieme delle due cose porta l’individuo al benessere.

La definizione per eccellenza di salute è però quella presente nella Costituzione dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, secondo la quale la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale
e non la semplice assenza di malattia o infermità.
Inseguito, la Costituzione stessa, specifica come il raggiungimento e il godimento del massimo grado
possibile di salute per ogni paziente, indipendentemente da sesso, razza e ideologie politiche o religiose,
debba essere un grande obiettivo comune.
La salute viene per la prima volta riconosciuta come un diritto dell’uomo.

Rispetto alla salute ci sono responsabilità sia attribuibili al singolo, sia ai governi.
Il singolo deve adottare una logica di consapevolezza, dunque essere informato e adottare comportamenti e
stili di vita necessari per il mantenimento dello stato di salute.
I governi d’altro canto devono tutelare la salute dell’individuo e garantire cure gratuite agli indigenti (Art. 32
della Costituzione).
[N.B. Per “tutelare la salute” si intende che lo Stato si impegna a mettere in atto tutte le condizioni grazie alle
quali questo diritto venga assicurato e promosso. Questo non solo con opere di propaganda o manifestazioni,
ma anche con tassazioni e sanzioni.]

La principale obiezione che viene rivolta a tale definizione di salute, proviene da Rodolfo Saracci ed è che
questa sia tanto ampia, da impedire a chiunque di rientrare nei canoni dell’individuo in salute e quindi felice.
Egli sostiene dunque che sia necessario rielaborare la definizione di stato di salute sia perché in caso
contrario qualunque disturbo alla felicità delle persone potrebbe essere visto come disturbo alla salute sia
perchè la felicità è priva di confini mentre la richiesta di salute deve averne a causa dei limiti delle risorse
sanitare a disposizione che impediscono di soddisfare ogni richiesta.
Un esempio di quanto appena affermato è rappresentato dalla chirurgia plastica che non può sempre
accontentare il paziente.
Saracci quindi definisce la salute come una condizione di benessere in cui non c’è malattia o infermità ed è
una base fondamentale per il diritto umano universale.

Il dibattito sulla salute non si è fermato, tanto che, il giorno del sessantesimo anniversario della fondazione
dell’O.M.S. (O.M.S. viene fondata nel 1948) si rivede ancora una volta la definizione di salute, che viene
trasformata in
La salute è uno stato complesso o un processo verso il benessere.
Questa. Affermazione dà l’idea di un obiettivo che ci dobbiamo porre, che dobbiamo inseguire e che la stessa
O.M.S. punta a raggiungere.
La condizione di salute assoluta, in definitiva, è da considerarsi irraggiungibile anche in considerazione del
fatto che l’invecchiamento globale della popolazione e l’aumento dell’incidenza di malattie croniche e di
disabilità, ci portano ben distanti da un’idea di benessere assoluto.
Bisogna dunque imparare a convivere con il proprio stato fisico, qualunque esso sia, imparando ad
interfacciarsi, affrontare e reagire anche alle disabilità e alle malattie, mantenendo il proprio equilibrio e
ricercando in esse uno stato di benessere.

Il concetto di benessere

Una domanda spontanea è: cosa bisogna intendere per benessere?


Benessere include le condizioni di vita delle persone e le loro opportunità, da un lato la salute influenza il
benessere complessivo, ma dall’altro il benessere influenza lo stato di salute o di malattia futuro.
Ad esempio un buon sistema sanitario aumenta lo stato di salute di una Nazione accrescendone il benessere
complessivo, ma nel contempo interviene a ristabilire la salute e quindi il benessere là dove ce ne sia
necessità.

Benessere dunque non è sinonimo di salute, si tratta però di due concetti che interagiscono tra loro, senza che
uno dia mai per scontato l’altro poiché intervengono altri fattori come reddito, soddisfazione personale,
bilancio affettivo, ambiente lavorativo, etc.

Proprio dalla definizione di salute dell’O.M.S entra in gioco il concetto bio-psico-sociale di salute che spinge
alla riflessione sui determinanti dello stato di salute ovvero su tutti quei fattori che influenzano sia
positivamente sia negativamente lo stato di salute.

I fattori sono svariati:

- La genetica à l’età e sesso


• Età à l’avanzare dell’età aumenta il rischio di incorrere in determinate malattie o
disabilità e dunque la necessità di ospedalizzazione e cure sanitarie
• Sesso à è noto che alcune malattie colpiscono più frequentemente un sesso
piuttosto che l’altro per motivi anatomici, ormonali o genetici
- Stile di vita à fumo, cibo, alcool
- Reti sociali à è stato dimostrato da recenti studi svolti in America, mettendo a confronto due
comunità geograficamente vicine ma con stati di salute generale contrastanti, come la coesione
sociale sia un elemento fondamentale per il mantenimento del benessere individuale.
Nella comunità più coesa e unita, la mortalità per malattie soprattutto di tipo cardiovascolare era
estremamente ridotta, al contrario di quello della comunità più slegata ed egoista, dove i livelli di
mortalità erano nettamente più alti.
- Ambiente sociale à lavoro, reddito, igiene, servizi sanitari, istruzione
• Istruzione à l’istruzione soprattutto delle donne è strettamente correlata a due
fenomeni sociali fondamentali: la mortalità infantile e la mortalità materna. Più
elevato è il livello di istruzione, più basso è il livello di mortalità sia infantile sia
materna, in quanto una donna istruita e consapevole è in grado di gestire meglio la
sua gravidanza e le cure parentali del bambino nei primi anni di vita.
L’istruzione non è un intervento sanitario, ma dà un forte contributo al livello di
salute della società.
• Lavoro à non è ancora stato chiarito se la disoccupazione sia causa di stress e
instabilità mentale oppure se siano lo stress e l’instabilità mentale ad allontanare
l’individuo dal mondo lavorativo, è certo però che la sicurezza lavorativa influenzi
lo stato di salute generale dell’individuo.
- Le condizioni ambientali generali à il riscaldamento globale ha una forte influenza sullo stile di vita
individuale e collettivo, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista mentale.
Il contagio, i dottori come untori e il lavaggio delle mani

Auxilia mostra una serie di scene tratte da un film, e fa segnare agli studenti le seguenti domande:
1. Quale ruolo gioca il personaggio interpretato da GP (Gwyneth Paltrow)?
2. Dove è e cosa ci fa MD (Matt Damon)?
3. Cosa è R-Zero di cui parla KW (Kate Winslet)?
4. Quale ruolo gioca l’attrice con l’accento francese?
5. Perche l’attrice che si inietta il vaccino toglie la maschera e gli occhiali?
6. Cosa è successo veramente il giorno 1 e nei giorni precedenti?

Il film è Contagion (2011): https://it.wikipedia.org/wiki/Contagion_(film_2011)


È stato scelto perché molto accurato e rispecchiante la realtà, presentando uno scenario possibile e l’effettivo
metodo di intervento secondo le procedure moderne.

1. Quale ruolo gioca il personaggio interpretato da GP (Gwyneth Paltrow)?


La Paltrow è il paziente zero della malattia, la prima paziente ad essere contagiata. Da lei ricostruiamo il
contagio, attraverso lo studio della provenienza, le interazioni avute dal paziente zero e si cerca di capire come
è avvenuto il contagio.

2. Dove è e cosa ci fa MD (Matt Damon)?


Matt Damon interpreta il ruolo del marito del paziente zero. Viene visto nelle scene successive del film in
isolamento. Lui non era malato, ma era isolato perché essendo venuto in contatto con la moglie malata era
stato posto in quarantena.

3. Cosa è R-Zero di cui parla KW (Kate Winslet)?


R-Zero, il numero di cui parla Kate Winslet, è il numero di persone che ogni individuo infettato può
potenzialmente contagiare. “R” sta per il tasso di riproduzione del virus. La velocità di moltiplicazione dei
virus dipende da una varietà di fattori: il periodo di incubazione, quanto a lungo una persona è contagiosa,
quanto potrebbe essere numerosa la popolazione suscettibile al virus e il modo/metodo di trasmissione. Per
l’influenza questo tasso è pari a 1, quindi ogni malato può contagiare 1 sola persona. Il R-Zero del Morbillo è
pari invece a circa 13-15 persone, uno tra i più alti.

4. Quale ruolo gioca l’attrice con l’accento francese?


È un’epidemiologia, e quindi in questo film si occupa della ricostruzione della catena del contagio. Deve
ricostruire i contatti avuti dal paziente zero fino ad arrivare all’origine dell’epidemia.

5. Perché l’attrice che si inietta il vaccino toglie la maschera e gli occhiali?


Per testarlo su se stessa, essenzialmente rimuove le sue protezioni.

6. Cosa è successo veramente il giorno 1 e nei giorni precedenti?


Alla fine del film viene mostrato il percorso seguito dalla malattia. Il tutto è partito da pipistrelli, che poi hanno
contagiato dei maiali e successivamente agli uomini. Ogni passaggio viene detto un “salto di specie”. I veicoli
che hanno determinato il contagio nella popolazione umana sono le mani (strette di mani).

La visione di questo film serve a darvi qualche strumento di conoscenza relativamente a termini utilizzati nel
corso delle lezioni. Questo ad esempio è un film che ruota attorno allo sviluppo di una epidemia, anzi una
pandemia, perché assume carattere globale, e quindi è giusto conoscere cosa effettivamente sia una epidemia
o pandemia.
Quale è quindi la definizione di epidemia?
Malattia che in una popolazione o area geografica presenta un’aumento improvviso di casi. È importante dare
questa esatta definizione, perché esisteranno spesso dei casi isolati di una malattia, ma non costituiranno
epidemia. Il caso classico è quello della meningite: malattia piuttosto nota, in cui si hanno casi durante tutto
l’anno e soltanto alcune volte si hanno delle “aggregazioni” di casi e si può parlare di epidemia. Infatti, se
rispetto ad un’atteso (la malattie sono sorvegliate e sappiamo quanti casi in media registriamo) viene registrato
un incremento improvviso in un arco di tempo limitato si può parlare di epidemia. Bisogna quindi confrontare
il “chi”, il “dove” e il “quando”.
Il numero di casi necessari affinché “l’aumento” sia classificato come una epidemia può variare: da poche
unità all’interno di un ospedale (dove ho un ambiente molto controllato) a diverse migliaia in relazione alle
caratteristiche dell’agente. L’influenza, ad esempio, ogni anno conta migliaia di casi quindi l’incremento
affinché venga classificato come epidemia vera e propria dovrà essere proporzionale. La caratteristiche
dell’agente prese in considerazione sono: la virulenza, ossia quanto una infezione o malattia colpisce e con
quale gravità, e la dimensione della popolazione, ossia la quota di soggetti suscettibili in quella popolazione
(nel caso del morbillo ad esempio, basta che sia suscettibile il 10% della popolazione affinché si possa
scatenare una epidemia. Quindi bisogna che ci sia una certa “massa critica” affinché poi la diffusione del
microrganismo all’interno della popolazione possa dar luogo ad una epidemia).

[manca la slide] Questo è lo schema molto semplificato di come potrebbe diffondersi una epidemia. Ecco il
paziente zero indicato con la freccia (probabilmente ci troviamo in un caso dove R-Zero è pari a 3), i quadratini
azzurri sono suscettibili, i quadratini rossi sono quelli che mano a mano diventano immuni (contraendo la
malattia diventano resistenti o si immunizzano per conto proprio). Ogni volta che la malattia incontra un
quadratino rosso la catena di trasmissione si interrompe. Esiste quindi una fase iniziale, in cui ci sono molti
soggetti suscettibili e quindi aumenta la quota delle persone che si ammalano, una seconda fase in cui si
raggiunge una situazione di equilibrio, ed una fase conclusiva in cui l’epidemia si spegne. Quindi nel caso
dell’influenza, la prima fase è durante il periodo natalizio, la seconda durante il periodo di gennaio e febbraio,
e l’ultima fase è nel periodo di marzo quando la situazione ritorna alla normalità.

Cosa significa invece endemia?


Significa che la malattia è presente in una popolazione specifica in maniera costante con un numero di casi più
o meno elevato. Ad esempio il morbillo in Italia è purtroppo endemico, insieme a pertosse, laringite, rosolia,
ecc. Per ognuna di queste malattie esistono metodi di controllo per monitorarle, sia a livello nazionale che
sovranazionale (Europeo, mondiale). Una malattia endemica può dar luogo a focolai epidemici.

Definizione di mortalità: Il numero di persone che muoiono di una patologia in un determinato anno in rapporto
alla popolazione (questo è il caso della mortalità specifica). Nel caso della mortalità genetica le persone che
muoiono in un anno in una determinata popolazione.

Morbosità: frequenza delle malattie nelle popolazioni. È in italiano il termine corretto, ma ci sono delle varianti
derivanti dall’inglese, che utilizza il termine “morbidity”, e quindi ha portato a parlare di “morbidità” e di
“morbilità”(quest’ultimo è un utilizzo incorretto del termine). Si possono usare due parametri: incidenza e
prevalenza. La prima indica il numero di nuovi casi di una malattia, ed è fondamentale nell’analisi delle
epidemie perché ci indica come vanno accumulandosi i casi in una popolazione. Però questo dato non è relativo
a tutta la popolazione, ma alla popolazione a rischio, cioè quella parte di popolazione che all’inizio del periodo
di osservazione non aveva la malattia. La seconda è utilizzabile in tutte le malattie e indica quante persone
sono ammalate di una certa malattia in un determinato momento ed in una determinata area geografica (va
sempre indicato il chi, il dove e il quando. Ad esempio la “prevalenza” del diabete a Milano è il numero di
persone ammalate di diabete a Milano in questo istante).
Quindi per ogni malattia bisogna studiare sia l’incidenza che la prevalenza, perché bisogna sapere quanti casi
sono presenti in una popolazione (prevalenza), ma se voglio seguire l’andamento della malattia e il suo
sviluppo devo monitorare l’incidenza anche per capire se la prevenzione ha effetto.
Se cresce l’incidenza cresce anche la prevalenza, ma non è sempre vero il contrario. Ad esempio alcune volte
diminuisce l’incidenza ma la prevalenza continua ad aumentare (come L’AIDS, dove il numero di nuovi casi
continuavano a diminuire ma grazie alle terapie le persone vivevano più a lungo e quindi la prevalenza è
aumentata). L’immagine ricordata dagli studenti è quella di un serbatoio (l’acqua indica i malati, la prevalenza,
l’accumulo dei casi nel tempo) con un rubinetto (l’incidenza è la goccia che cade) e due vie di fuga (guarigione
o morte).

Serbatoio: l’habitat “più naturale” di una malattia. Nel film il serbatoio del virus era il pipistrello. Non è sempre
un animale, ad esempio nel caso del vaiolo è l’uomo. Questo ovviamente rende più complicato eradicarlo
perché lo portiamo dietro di generazione in generazione. Non sempre è un essere vivente, alcune volte può
anche essere legato a fattori ambientali: per esempio, quest’estate abbiamo avuto una epidemia di legionellosi,
derivante dal batterio Legionella che ha come “serbatoio” l’acqua (infatti quest’estate era stato cercato in alcuni
torri di raffreddamento). La legionella è un grosso problema anche negli ospedali dove ci sono gli
umidificatori, i rubinetti, e porta quindi gli ospedali a continuamente bonificare i loro ambienti.
Veicolo: substrato inerte attraverso cui il virus si diffonde da un paziente all’altro (influenza attraverso aria,
colera attraverso acqua).

Vettori: un soggetto animato permette il trasferimento di un virus da un paziente ad un’altro (per esempio la
malaria trasmesso dalle zanzare, che sono un vettore attivo perché il plasmodio della malaria compie parte del
suo ciclo vitale a bordo della zanzara. Invece nel caso delle mosche, che portano schifezze da una parte all’altra,
si parla di vettore passivo perché non hanno un ruolo vitale nel ciclo del parassita).

Il tema principale di questa lezione e di come noi sanitari possiamo diventare degli untori. È importante partire
con una analisi di tipo storico. Avete mai sentito parlare di infezioni dovute alle attività assistenziale?
Recentemente se ne è ripreso a parlare molto, ma già nel passato era un tema trattato approfonditamente. Nella
“Encyclopedie” illuminista francese, si faceva gia riferimento alla febbre di ospedale: “E’ una specie di febbre
continua, contagiosa e di cattivo carattere che regna negli ospedali delle città e degli eserciti ... in una parola
in tutti i luoghi sporchi, mal aerati ed esposti alle esalazioni putride animali, di gente malsana, ferita, malata,
affollata insieme e racchiusa negli stessi spazi...”

Ma c’è un personaggio che è diventato il simbolo di tutto questo. Un dottore, che non ebbe vita felice e che
lavorava in un celebre ospedale viennese, dove spesso si andava a partorire. Nel libro “Il Morbo dei Dottori”,
c’è il seguente esordio:
“…la ragazza esitò, perché le era stato raccomandato di chiedere di essere ammessa al reparto maternità in cui
i parti venivano eseguiti da ostetriche. Nell’altro reparto erano gli studenti e i medici anziani a far nascere i
bambini, il che significava molte più visite durante il travaglio e quindi molte più dita esploratrici che si
intromettevano nel canale del parto. Le studentesse di ostetricia e le loro insegnanti sembravano accontentarsi
di meno interventi , e questa era cosa ben nota tra le donne viennesi.”
Traduzione: i pazienti i genere sanno dove e come farsi curare.
Si chiamava Ignaz Semmelweis, un medico ungherese che esercito sotto l’impero Austroungarico a Vienna, e
passo un sacco di guai. Fu vittima infatti della questione dei paradigmi, che ogni tanto crea vittime: non visse
a lungo (47 anni), diventò matto ed finì in manicomio. Aveva capito cosa ci fosse dietro la febbre puerperale,
una infezione successiva al parto che faceva strage ai tempi. Scriveva:
“Completamente distrutto rimuginai sul caso con intensa emozione fino a che, improvvisamente, un pensiero
mi attraversò la mente; immediatamente mi fu chiaro che la febbre puerperale, la fatale malattia dei neonati e
la malattia del professor Kolletschka (NDR un anatomopatologo) erano esattamente la stessa, perché in tutti
quei casi erano riscontrabili ...gli stessi cambiamenti anatomici... Ora era solo necessario decidere dove, e
attraverso quali mezzi, nel caso del parto venivano introdotte le particelle di un cadavere putrido. La cosa
importante è che la fonte di trasmissione... Veniva a trovarsi sulle mani degli studenti e dei medici curanti”
Semmelweis è stato chiamato il “salvatore delle madri” perché scopri nel 1847 che l’incidenza della febbre
puerperale poteva essere drasticamente ridotta tramite il lavaggio delle mani. Mentre impiegato come
assistente del professore alla maternità della clinica dell’Ospedale Generale di Vienna, Semmelweis introdusse
il lavaggio delle mani con soluzione clorinata per gli studenti che avevano fatto l’autopsia. Questo ridusse
l’incidenza della febbre puerperale da circa il 10% (range 5-30%) a 1-2%. A quel tempo alle malattie erano
attribuite molte cause non correlate tra di loro, perché le malattie erano considerate uniche proprio come ogni
persona era unica. L’ipotesi di Semmelweis era che ci fosse una sola causa, che l’unica cosa che contasse fosse
la pulizia. Era una ipotesi estrema per i tempi e fu largamente rigettata, ignorata o ridicolizzata. Fu cacciato
dall’ospedale e radiato dalla comunità medica di Vienna e fu costretto a tornare a Budapest. Semmelweis fu
oltraggiato dall’indifferenza della professione medica, e iniziò a scrivere lettere aperte molto infiammatorie
agli ostetrici più prominenti d’Europa, denunciandoli come medici irresponsabili e assassini. I suoi
contemporanei e sua moglie pensavano che fosse pazzo e fu inviato nel 1865 ad un manicomio. Morì li solo
14 giorni dopo, probabilmente a seguito di ferite riportate dopo essere stato picchiato dalle guardie. Il suo
operato fu riconosciuto e accettato dalla comunità scientifica, solo anni dopo la sua morte con Pasteur e la
teoria dei germi. Oggi Semmelweis è considerato un pioniere nel campo delle procedure antisettiche e un
“santo”. Oggigiorno, il termine “Effetto Semmelweis” indica la tendenza a rigettare l’evidenza perché il
paradigma dominante che abbiamo non lo accetta.
Gli ospedali sono luoghi pericolosi: sono posti dove ci si può ammalare a causa di una infezione. Secondo una
ricerca, rispetto ad altre attività umane, sono molto più pericolose: sono paragonate a fare bungee-jumping o
fare arrampicata in montagna. Questo è sfortunatamente plausibile, perché oggi esistono molti organismi
multiresistenti e noi abbiamo sempre meno armi per combatterli. Sul sito dell’OMS si trovano una serie di
manifesti per sensibilizzare su questa tematica, proprio perché la nostra dipendenza da antibiotici sta
diventando sempre più inefficace. Venendo meno quindi gli antibiotici, sono sempre più utilizzate le pratiche
igieniche, e fondamentale è la pulizia delle mani. Negli ospedali infatti ci troviamo in un contesto pieno di
microorganismi, alcuni dei quali di nostra produzione attraverso il naso, la bocca, la pelle, e attivando una serie
di manovre o di azioni rischiamo di trasmetterle ad altre persone.

[clip video]

Cosa c’era di sbagliato nei comportamenti dei vari


personaggi?
L’uso dei guanti, le mani vanno infatti lavate prima e dopo
l’uso dei guanti.
Il momento di lavaggio delle mani: entrando, uscendo,
prima di toccare il paziente, dopo aver toccato il paziente.
Le mani infatti fungono da veicolo di trasmissione delle
infezioni spostando microrganismi da pazienti
all’ambiente e viceversa. Per cui da diverso tempo l’OMS
ha lanciato una campagna mondiale chiamate “Clean care
is safer care” (assistenza pulita è assistenza sicura).
Questa questione è delicata, e infatti tuttora si fa una
enorme fatica affinché le persone che lavorino in ospedale
abbiano una corretta igiene delle mani.

Riassunto in 5 momenti:
1. prima del contatto con il paziente
2. prima di una manovra asettica
3. dopo esposizione ad un liquido biologico
4. dopo il contatto con il paziente
5. dopo il contatto con ciò che sta attorno al paziente

Come vanno lavate?


Statistica medica

Introduzione
Medico: “trasduttore di segnali”, il medico prende il polso, misura la pressione sente ingrossamenti
ghiandole… effettua una serie di misure successivamente analizzate qualitativamente.

Fare il medico è un mestiere o una professione?


Un mestiere (fare) è un’attività molto pratica, concreta, invece una professione (intelletto) richiede un
maggiore utilizzo delle conoscenze, vi è alla base un ragionamento. Tuttavia questo era valido soprattutto in
tempi passati, oggigiorno la differenza è stata livellata. Si può dire che fare il medico è entrambi, sia una
professione che un mestiere. Un esempio è individuabile a livello delle diverse specializzazioni della
medicina, si può infatti contrapporre psichiatria (prevalentemente professione) con la chirurgia
(maggiormente mestiere).

Articolo 25, Dichiarazione dei diritti umani (10/12/1948)


“Ognuno ha diritto a uno standard di vita adeguato, per il benessere della salute sua e della sua famiglia”,
purtroppo questo principio non è attuabile in numerosi stati del mondo dove il benessere manca. Il medico
non può ignorare queste parole e nel microcosmo medico-paziente è essenziale il mantenimento della dignità
umana.

Scienza
Il metodo sperimentale e quantitativo ha portato dalla visione olistica di salute e malattia derivante dal
paradigma ippocratico-galenico al sistema di definizioni e nozioni in continua evoluzione che caratterizza la
medicina odierna.
L’approccio riduzionistico, in auge da poco più di un secolo, ha permesso di scoprire terapie efficaci contro
numerose malattie.
Nel metodo scientifico non c’è autorità, non vi è nessun tipo di controllo dall’alto (diverso quindi da ciò che
veniva fatto in tempi di guerra, dove si giustificavano atrocità mascherandole dietro a ragioni scientifiche) e
soprattutto non è democratico (sulla velocità della luce non si decide per alzata di mano).

Storia
nascita e sviluppo dei metodi quantitativi in medicina
• Ippocrate fu il primo a cercare di ragionare sul discorso della malattia e della morte, comincia con lui a
considerarsi il processo patologico e si cerca di quantizzare la medicina, contrapponendosi quindi alla
medicina “divina” del periodo passato dove ci si affidava a riti religiosi e stregoni di diverso tipo.
• Inizialmente i medici facevano vivisezioni su animali, ma non si è mai andati a guardare all’interno del
corpo umano.
• Galeno. Ogni organo presenta le seguenti funzioni: attrattiva (immette fluido), trasformativa (rielabora) e
secretiva (emette il fluido). Inoltre Galeno sosteneva che il sangue venoso e arterioso fossero separati e
viaggiassero in sistemi diversi fino al cuore dove Il setto interventricolare si pensava permettesse il
mescolamento dei due tipi diversi di sangue.
• Fondamentale la scoperta del microscopio, nel XVII sec, Malpighi comincia ad osservare i glomeruli
renali, i capillari alveolari, i globuli rossi… scoperte molto importanti per il circolo sanguigno. Nella
prima parte dell’ottocento furono fatte le prime scoperte riguardanti i farmaci. Si scopre che alcune
patologie erano correlate ad una pianta la “digitale”, importante farmaco che permette di aumentare la
potenza (gittata) del cuore. Ancora oggi può venire impiegata. Altri farmaci scoperti in questo periodo di
cui ancora oggi si è soliti sentire il nome furono la morfina, il chinino (malaria e febbre) e la caffeina. Si
scopre che i farmaci funzionano grazie a molecole che si legano ai recettori delle cellule.
• In epoca più moderna si scopre che molte malattie sono correlate a germi, batteri (non ancora concetto di
virus). Quindi non si parla più di “umori” presenti nell’aria (ricordiamo gli untori durante la peste), ma si
capisce che le malattie sono dovute a microrganismi. (Attraverso la pastorizzazione è oggi possibile
inattivare numerosissimi germi innalzando la temperatura)
• Nel XIX sec. Iniziano i primi vaccini (1885 viene curata la rabbia), veniva anche fatta la controprova per
dimostrare l’esattezza dei vaccini, quindi dopo la cura veniva inoculato il germe di nuovo per dimostrare
che dopo il vaccino si è autoimmuni (adesso non si fa più, ma in quegli anni andava dimostrata la loro
efficacia).

Postulati di koch-Helne, 1890 (solo patologie di tipo infettivo)


1. Germe che determina malattia deve essere sempre presente
2. Germe deve poter essere isolato e coltivato (serviva anche per capire quali dei germi presenti fosse
responsabile della malattia)
3. Inoculare malattia su animale da esperimento suscettibile (quindi riprodurre la malattia)
4. Dall’animale infettato isolo di nuovo germe e lo coltivo

Tuttavia non esistono solo malattie di tipo infettivo, ma esistono le malattie anche di tipo cronico: tumori,
patologie cardiovascolari…, quindi i postulati precedentemente citati sono limitanti. Altri postulati vennero
elaborati da Bradford Hill (1965), persona molto importante, fu uno statista molto vicino alla medicina.

Postulati Bradfordhill
I. Forza: forza della associazione tra determinato fattore di rischio e patologia ad esso correlato (fumo e
tumore al polmone)
II. Consistenza: riproducibilità, costanza nell’ottenere il risultato, si riproduce sempre nello stesso modo
III. Specificità: specifica popolazione o specifico posto, malattia senza altre spiegazioni, dovuta specifiche
condizioni (Nesso di causalità arriva quando abbiamo rimosso mediante la statistica il nesso di casualità)
IV. Temporalità: nesso deve essere temporalmente plausibile, la causa deve essere avvenuta prima
dell’effetto.
V. Frequenza: tanto è più alto il fattore di rischio, maggiore è la possibilità di avere la malattia (più fumi
più è alta la probabilità di contrarre il tumore al polmone)
VI. Plausibilità: meccanismo plausibile tra causa ed effetto
VII. Coerenza: tra risultati ottenuti in laboratorio e osservazioni fatte sul paziente
VIII. Evidenza provata: una prova di laboratorio ottenuta da esperimenti che permettono la dimostrazione
IX. Analogia: tra fattori simili e effetti da essi determinati

Misurazioni
Il medico misura (glicemia, diabete, pressione…) la misura viene poi confrontata con valori di riferimento,
ideali che prendono il nome di “valore vero” (indicato con lettera greca) e quanto più i valori discostano dal
valore vero tanto più si considera la suddetta misurazione come patologica. Dal valore vero si ottiene il
valore normale (esempio: i valori normali per la temperatura corporea sono compresi tra 36,3-37.5 gradi) .
Il valore viene misurato dal medico, ma va ricordato che gli strumenti non sono assoluti, quindi presentano
un errore di misura che si discosta dal valore vero (errori sistemici). Vi sono inoltre gli errori casuali, errori
che commettiamo casualmente durante la misurazione correlati a varie situazioni: sbalzi di corrente elettrica,
movimenti dell’aria, temperatura dell’ambiente… Però in statistica si considera che gli errori in difetto e gli
errori in eccesso si vadano a compensare tra di loro. Facendo la media dei valori misurati gli errori in difetto
vanno ad ammortizzare gli errori in eccesso. La curva Gaussiana è la legge della distribuzione degli errori di
misura. Distribuzione dell’errore di misura di Gauss: la curva Gaussiana è simmetrica e presenta un massimo
(cresce, raggiunge il massimo e diminuisce). La probabilità di commettere errori di misura vicini al valore
esatto è molto elevato. Su questo si basa la statistica la quale però fa un salto di qualità rispetto alla
distribuzione gaussiana, poiché essa va a considerare la variabilità biologica degli individui, quindi le
differenze di misurazione non solo dovute agli errori, ma anche correlate alle diversità che
contraddistinguono i singoli individui.

Confronto tra accuratezza e precisione (due concetti spesso confusi)


L'accuratezza si riferisce a quanto siamo vicini al valore reale con una data misura, mentre la precisione si
riferisce a quanto si avvicinano tra di loro misure indipendenti. [Esempio pratico: ultimo desiderio prima di
morire? Desidero un plotone d’esecuzione più preciso possibile e meno accurato possibile (non mi prende
ahahaha)]

Analisi statistica di una epidemia

Quando andiamo a fare gli esami del sangue, per i valori della glicemia ecc., troviamo due numeri che sono i
valori di riferimento.
In principio uno degli obbiettivi di medici e ricercatori fu quello di trovare questi valori di normalità o di
mancanza di una patologia: il primo tentativo in questo senso fu fatto sulla temperatura nel 1868, tramite
l’uso del termometro, e numerose misurazioni su 25000 pazienti per oltre un milione di dati. Dall’analisi di
questi dati risultò chiaro che un valore compreso tra 6,3 e 6,5 di temperatura era un valore di non patologia.
I valori di riferimento, che rappresentano quindi un valore minimo e un valore massimo entro i quali
dobbiamo confrontarci, sono ottenuti da un’analisi statistica di un elevato numero di misurazioni e casi.
Altre due importanti acquisizioni di quel periodo sono: un metodo per determinare quantitativamente la
presenza di zucchero nelle urine, sintomo di diabete. Tale acquisizione sulla relazione quantitativa del
rapporto tra quantità di glucosio nel sangue e nelle urine permise di capire che per avere la glicosuria
bisognava avere una glicemia superiore a 160. Oltre il valore di 160 i tubuli renali non sono più in grado di
riassorbire glucosio che va a finire nelle urine. Per arrivare a questo risultato vennero analizzati dei campioni
di urina con l’aggiunta di solfato ferroso, questo composto infatti è in grado di legarsi con il glucosio per
formare un precipitato di colore rosso mattone, tanto più il campione si colora di rosso tanto più glucosio è
presente nelle urine.

Analisi di laboratorio
L’analisi statistica è assai differente a seconda delle variabili che andiamo ad analizzare. Se proviamo ad
osservare un analisi di laboratorio possiamo notare tre punti fondamentali: la variabile che sto analizzando,
l’unità di misura e il valore numerico della variabile. Talvolta, negli esami più all’avanguardia, il medico è
aiutato ad osservare un eventuale valore fuori scala dalla presenza delle lettera H (high) di fianco al valore
numerico.
Tutte le variabili che analizzo sono variabili quantitative e continue, cioè esiste un continuo di infiniti valori
tra il valore minimo e il valore massimo.
Un altra quantificazione molto utile è la percentuale, che risulta un numero in rapporto ad un unità fissa,
come potrebbe essere “grammi di sodio/ cm^3”, al fianco della variabile in questione.
Es. Emocromo: caratterizzato da variabili quantitative discrete —> valori piastrine, globuli rossi, globuli
bianchi. Tra il valore 1 e il valore 2 non ci sono infiniti valori decimali, ma vi è un passaggio netto.

ADS
L'AIDS è stato clinicamente osservato per la prima volta nel
1981 negli Stati Uniti.
I primi casi sono stati l'iniezione di consumatori di
stupefacenti e uomini omosessuali senza causa nota di
immunità alterata che ha mostrato sintomi di polmonite da
Pneumocystis carinii (PCP), un'infezione opportunistica che si
verifica in persone con sistema immunitario compromesso.
Successivamente, un numero inaspettato di uomini
omosessuali ha mostrato un carcinoma cutaneo
precedentemente raro chiamato sarcoma di Kaposi (KS).
All'inizio la malattia era chiamata linfoadenopatia, KS, 4H-
malattia (poiché la sindrome colpiva omosessuali, emofiliaci,
haitiani, eroinomani), GRID (deficienza immunitaria correlata
all'omosessualità).
Il termine AIDS è stato introdotto in una riunione nel luglio
1982 (sindrome di immunodeficienza acquisita).

Nel momento in cui viene osservata per la prima volta si cerca di ricostruirne la storia: si scopre che il virus
deriva dello scimpanzé e si ipotizza che abbia contaminato l’uomo dopo una mutazione. Analizzando lo
sviluppo geografico della diffusione si è risaliti fino al Congo presumendo che il virus abbia infettato l’uomo
per via orale in quanto era molto diffusa la pratica di mangiare gli scimpanzé. La percentuale maggiore di
persone affette da hiv si è registrata nei paesi cosiddetti sottosviluppati dove le conoscenze mediche e
l’igiene sono trascurate, allo stesso tempo però si è notato che i casi di contagio sono diminuiti nelle regioni
in cui si è intervenuti a livello scolastico e tramite terapie antiretrovirali.

L’analisi statistica aiuta a delineare e a studiare l’andamento di un epidemia


Per comprendere bene una malattia è importante fare uno studio trasversale: che consiste in un analisi dei
casi prevalenti, ovvero i casi che manifestano la patologia in un dato momento in un dato insieme.
Dopodiché analizzo la situazione dopo un po’ di tempo osservando i casi incidenti (studio di coorte), ovvero
i casi che hanno contratto la patologia. Se la prevalenza è molto elevata ma l’incidenza è bassa vuol dire che
c’è stato un periodo di epidemia ma adesso sta scomparendo, se invece sia la prevalenza che l’incidenza sono
elevate vuol dire che la malattia si sta diffondendo in maniera considerevole.

Valutare l’impatto dell’epidemia

Il rapporto di prevalenza indica la proporzione di soggetti che, in una popolazione, presentano una data
malattia. Il rapporto di prevalenza approssima il rischio che un soggetto ha di essere affetto da una data
malattia. Calcolo del rapporto di prevalenza:
𝑛° 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖
𝑃=
𝑛° 𝑑𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑢𝑖 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒

Come stimare il rischio o l’incidenza


Attraverso studi di coorte dove è importante valutare il tempo di osservazione (follow-up), questo perché un
soggetto che rimane tanto tempo sotto osservazione ha più probabilità di sviluppare la malattia rispetto ad un
soggetto che rimane in osservazione solo per un paio di giorni.
I soggetti sono considerati fin tanto che sono suscettibili di ammalare (candidati a rischio), i soggetti immuni,
privi dell'organo bersaglio o già affetti dalla malattia in studio non sono da considerare.

Per ogni individuo, la durata dell’osservazione (periodo di follow-up) va dal reclutamento a:


- insorgenza della malattia o alla morte per altra causa
- uscita dalla condizione di rischio
- momento in cui se ne perdono le tracce - conclusione dello studio

Tasso di incidenza
Il tasso di incidenza indica la costante di velocità con cui un dato evento si diffonde nella popolazione. Il
tasso di incidenza approssima il rischio che un soggetto ha di contrarre una data malattia. Esprime in altri
termini il rischio di contrarre una malattia. Calcolo tasso di incidenza:

𝑛° 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖
𝐼=
𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑟𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑎

Tasso di mortalità
Il tasso di mortalità indica la costante di velocità con cui la morte per una data malattia si diffonde nella
popolazione. Il tasso di mortalità approssima il rischio che un soggetto ha di morire a causa di tale malattia

𝑛° 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑎


𝑀=
𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑖𝑟𝑒
Tasso di letalità
Il tasso di letalità indica la costante di velocità con cui la morte per una data malattia si diffonde tra chi ne è
affetto. Il tasso di letalità approssima il rischio che un soggetto con una data malattia ha di morire a causa di
tale malattia.

𝑛° 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑎


𝐿=
𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑖𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑙𝑎𝑡𝑡𝑖𝑎

Incidenza cumulativa
L’ incidenza cumulativa è il rischio che un soggetto ha di contrarre una data malattia in un dato periodo.

𝑛° 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑖 𝑐𝑎𝑠𝑖
𝐶𝐼 =
𝑛° 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑎𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑚𝑚𝑎𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 ; 𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑜𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒

Rischio e fattori di rischio

Rischio assoluto: è la probabilità di occorrenza dell’evento in un dato periodo di tempo. L’incidenza


cumulativa coincide con il rischio assoluto.

Fattori di rischio: sono i fattori legati all’aumento di prevalenza, incidenza, o mortalità.

Rischio relativo (RR): è un associazione tra fattori di rischio e malattie. Indica quanto aumenta il rischio di
occorrenza dell’evento nei soggetti esposti al fattore (Resp) rispetto ai soggetti non esposti (Rnonesp).

𝑅 𝑒𝑠𝑝.
𝑅𝑅 =
𝑅 𝑛𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑝.

Rischio attribuibile (AR): indica la porzione di eventi attribuibile al fattore di rischio.


D EFG.HD IJI EFG.
𝐴𝑅 = 𝑅 𝑒𝑠𝑝. −𝑅 𝑛𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑝. 𝐴𝑅% = 100 ×
D EFG.

Rischio di contrarre l’HIV nei paesi ricchi vs poveri


Noi possiamo vedere come questo rischio relativo e rischio attribuibile si calcolano per dare delle risposte
alla luce dei tassi di incidenza e di mortalità, ad esempio per quanto riguarda l’HIV, della differenza tra paesi
sviluppati e sottosviluppati.

• Quanto è maggiore il rischio di contrarre HIV in un paese povero rispetto ad un paese ricco?Attraverso
l’analisi dei fattori sopra descritti si è giunti ad un valore di RR pari a 127.8
• Qual è nei paesi poveri la percentuale di nuovi casi di HIV in eccesso rispetto a quella nei paesi ricchi
(AR) ? 99.2%
• Se l’incidenza di HIV+ nei paesi poveri fosse la stessa di quella osservata nei paesi ricchi quanti nuovi casi
si eviterebbero? (AC) 3174
• Quanto è maggiore in un paese povero il rischio di morire per HIV rispetto a un paese ricco? (RR) 229.4
• Qual è nei paesi poveri la percentuale di morti per HIV in eccesso rispetto a quella che si osserva nei paesi
ricchi? (AR%) 99.6%
• Se la mortalità per HIV nei paesi poveri fosse la stessa di quella osservata nei paesi ricchi quante morti si
eviterebbero? (AD) 2291
• Quanto è maggiore il rischio di morire per un soggetto HIV+ in un paese povero rispetto a un soggetto
HIV+ in un paese ricco? (RR) 7.8
• Qual è nei paesi poveri la percentuale di morti tra i soggetti HIV+ in eccesso rispetto a quelle che si
verificano in un paese ricco? (AD%) 87.2%
• Se la letalità dell’HIV nei paesi poveri fosse la stessa di quella osservata nei paesi ricchi quante morti si
eviterebbero? (AD) 2006
Bioetica
Greta Thunberg pronuncia in Polonia un discorso sul cambiamento climatico e sui doveri di ognuno:
“My name is Greta Thunberg. I am 15 years old. I am from Sweden. I speak on behalf of Climate Justice Now.
Many people say that Sweden is just a small country and it doesn’t matter what we do. But I’ve learned you
are never too small to make a difference. And if a few children can get headlines all over the world just by not
going to school, then imagine what we could all do together if we really wanted to.
But to do that, we have to speak clearly, no matter how uncomfortable that may be. You only speak of green
eternal economic growth because you are too scared of being unpopular. You only talk about moving forward
with the same bad ideas that got us into this mess, even when the only sensible thing to do is pull the emergency
brake. You are not mature enough to tell it like it is. Even that burden you leave to us children. But I don’t
care about being popular. I care about climate justice and the living planet. Our civilization is being sacrificed
for the opportunity of a very small number of people to continue making enormous amounts of money. Our
biosphere is being sacrificed so that rich people in countries like mine can live in luxury. It is the sufferings of
the many which pay for the luxuries of the few.
The year 2078, I will celebrate my 75th birthday. If I have children maybe they will spend that day with me.
Maybe they will ask me about you. Maybe they will ask why you didn’t do anything while there still was time
to act. You say you love your children above all else, and yet you are stealing their future in front of their very
eyes.
Until you start focusing on what needs to be done rather than what is politically possible, there is no hope. We
can’t solve a crisis without treating it as a crisis. We need to keep the fossil fuels in the ground, and we need
to focus on equity. And if solutions within the system are so impossible to find, maybe we should change the
system itself. We have not come here to beg world leaders to care. You have ignored us in the past and you
will ignore us again. We have run out of excuses and we are running out of time. We have come here to let you
know that change is coming, whether you like it or not. The real power belongs to the people. Thank you”.
Dal 2006 nel codice di deontologia medica è presente un articolo sulla necessità del medico di preservare
l’ambiente e di informare i suoi pazienti sull’importanza di questo fatto. Quest’articolo, l’articolo 5, è stato
introdotto per volere di ISDE Italia (International Society Doctors for the Environment). L’aggiunta di questo
articolo mostra quanto l’ambiente rientri nella sanità pubblica e individuale e crea il cosiddetto binomio
ambiente-sanità. Tutti i dati e le ricerche sono indicati nel position paper di ISDE.

Gli Albori
La bioetica nasce da Van Rensselaer Potter come preoccupazione per l’ecologia, nasce come disciplina atta ad
unire l’etica medica con l’etica ambientale. Egli pensava che tutte le terapie fossero inutili se non
accompagnate da un cambiamento nello sfruttamento climatico da parte dell’uomo: che fosse necessaria
un’etica della Terra, della flora e della fauna e della popolazione. La bioetica deve comprendere quali
comportamenti bisogna mantenere, quali iniziare ad avere e che cosa eliminare. Secondo Potter, perché la
sopravvivenza umana fosse consentita, era necessaria una promozione della dignità umana, una limitazione
volontaria della naturale fecondità e il rispetto dell’ambiente. Le sue opere sono: “Bioethics. Bridge to the
Future” e “Global Bioethics: Building on the Leopold Legacy”.

Lo Sviluppo
La bioetica successivamente prende però una strada differente: nasce e si impone il modello di George Town
pensato da Warren Reich, con un pensiero differente da quello dell’ideatore della disciplina. Questo pensiero
viene influenzato soprattutto dall’Enciclica Humanae Vitae di Papa Paolo VI, pubblicata nel 1968, in cui si
parla della trasmissione della vita umana e di temi come la fecondità, l’aborto, la sterilizzazione volontaria, la
fecondazione assistita e la contraccezione. Reich, un professore di teologia, insieme ad altri docenti scrive
contestando l’Enciclica ed è costretto a lasciare l’università e il ministero sacerdotale. A questo punto fonda
insieme ad un ginecologo statunitense André Hellegers, nel 1971 il Kennedy Institute of Ethics, nel quale
dirige, dal 1977 al 1997 il dipartimento di “Salute e Humanities”. Qui pubblica la prima enciclopedia di
bioetica, che viene definita come lo studio sistematico dei comportamenti umani nel campo delle scienze
riguardanti la vita e la cura della salute, dal punto di vista dei valori morali e dei principi etici. Questa
definizione è destinata a modificarsi e viene introdotto il fatto che le metodologie di indagine debbano essere
varie e la bioetica debba diventare una forma di interdisciplinarietà che includa studi e rapporti di materie
differenti. La bioetica non è più quindi semplicemente una disciplina, ma una riflessione, una discussione
interdisciplinare. Gli oggetti della bioetica sono tra i più disparati, l’obiettivo è l’indagine di ogni tema che può
causare conflittualità da ogni punto di vista. In questa riflessione viene però riconosciuta la legittimità delle
diverse opzioni ideologiche, religiose e di costume.

Principi Bioetici
È necessario distinguere tra etica pluralista e relativismo etico: il relativismo afferma l’equivalenza delle varie
tesi morali, per cui una vale l’altra, mentre nell’ambito dell’etica pluralista si riconosce che anche le soluzioni
sbagliate e irrazionali vanno rispettate perché la violazione della coscienza individuale di chi le condivide
provocherebbe danni assai superiori. La soluzione più adeguata si può ottenere solo attraverso il dialogo, il
confronto serio e il rispetto delle libertà individuali. La bioetica non dà risposte e non le può dare: può soltanto
porre delle domande. Si basa su diversi principi:
• Principio di tolleranza, che afferma la libertà di pensiero e di culto
• Principio di autonomia, che afferma la necessità del rispetto della libertà individuale e quindi del
consenso del paziente ad ogni trattamento
• Principio di non-maleficence e di beneficience, che afferma di non causare dolore, né sofferenza al
paziente, nonché di agire sempre per il suo bene o il suo miglior interesse. Questo principio è il più
antico e deriva dal precetto ippocratico di “primum non nŏcēre”
• Principio di giustizia, che afferma che si devono trattare gli uguali in modo uguale e si possono trattare
i diversi in modo diverso solo se queste differenze sono rilevanti per il trattamento in questione.
Alcuni bioeticisti pensano ad un ritorno alla visione di Potter riguardo all’ambiente e all’epigenetica, in quanto
l’ambiente è uno dei maggiori fattori che influenzano la salute. La povertà, che influenza la nutrizione di una
generazione materna, porta ad una mutazione epigenomica della prima generazione come della seconda
generazione, come nell’Olanda post-bellica (1944), stretta tra i territori liberati e la Germania ancora nazista.
Si deve eliminare la distribuzione diseguale di rischi legati all’ambiente, in primo luogo riguardo alla
denutrizione dei poveri, ma anche in relazione alla depurazione dell’acqua o alla vicinanza agli inceneritori di
rifiuti…
Cattorini afferma che per esercitare la bioetica è necessario utilizzare, considerare e confrontare tutti i principi
contemporaneamente, soprattutto nei casi in cui essi si contrappongono e considerare il più importante in quella
circostanza. È una questione di bilanciamento dei principi: essi sono la grammatica, per articolare il discorso
bioetico

Teorie Etiche
Le teorie etiche sono macroscopicamente divisibili in teorie deontologiche e teleologiche o
consequenzialistiche. Le prime si preoccupano della congruenza di un’azione rispetto alle leggi e non rispetto
ai suoi fini, né alle conseguenze della stessa; le seconde invece vedono un’azione come strettamente correlata
al fine e alle conseguenze a cui porta. L’utilitarismo è un esempio di teoria teleologica in quanto persegue il
maggior bene per il maggior numero possibile di persone.
Una cultura cattolica come quella italiana vede la vita come un dono di Dio, qualcosa di sacro e inviolabile,
che ha sempre senso essere vissuta (“vita semper bonum est” - San Tommaso). La natura è ordo Dei ed è chiaro
il primato dell’essere sull’agire. Questa cultura segue i principi di creaturalità, non disponibilità e inviolabilità
della vita umana e di limite della scienza.
Un’etica atea vede invece l’uomo come un ente che si autoprogetta, legislatore di se stesso e dà primato
all’agire più che all’essere, vede una natura descrittiva e non prescrittiva. La vita, secondo questa visione, è
disponibile e non è tale in quanto vita, ma viene misurata in base alla sua qualità (“Non enim vivere bonum
est, sed bene vivere” - Seneca): l’etica non è basata sull’ontologia della vita.

Eutanasia
L’eutanasia è la morte inflitta con assistenza medica, secondo la volontà del paziente.
L’eutanasia è un discorso molto dibattuto e si può analizzare in modi differenti, a seconda del principio che si
faccia valere, nonché della cultura e religione di appartenenza. Il difensore dell’eutanasia la descrive come un
non prolungare le sofferenze di un paziente, secondo il principio del non maleficence e un rispettare la volontà
del paziente, secondo il principio di autonomia. Il contrario all’eutanasia sosterrà invece che la vita sia un
qualcosa da rispettare e la sua privazione non può in nessun caso essere bene per il paziente, la quale autonomia
deve essere rispettata, ma rispettarla non significa considerarla insindacabile, giustificata e ultimativa,
soprattutto riguardo al misconoscimento della sua vita.
Fine Vita
Rilevante nel tema del fine vita è la vicenda di dj Fabo, Fabiano Antoniani, che in Svizzera va incontro a
suicidio assistito. Il suo accompagnatore, Marco Cappato, si costituisce al rientro in Italia e viene processato
per assistenza al suicidio. Questo perché l’articolo 580 del Codice Penale vigente, ovvero il codice Rocco,
afferma che chiunque agevoli l’altrui proposito o attuazione di suicidio è punito con la reclusione da cinque a
dodici anni. Le dottoresse Siciliano e Arduini presentano una richiesta di archiviazione per il caso Cappato, in
quanto ritengono che egli non abbia in nessun modo indotto il suicidio di dj Fabo, né fosse implicato negli atti
finali del suicidio. In realtà il giudizio viene rimandato al 24 settembre 2019, entro quando, in presenza di una
nuova legge ad hoc, marco Cappato sarà giudicato.
L’articolo 32 afferma che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può violare la dignità della salute umana a meno che non metta in pericolo
le condizioni della salute pubblica. Secondo la legge, limitare i tratti intensivi che abbiano come unica
conseguenza il prolungamento del morire è un dovere deontologico e giuridico e rispetta tutti i principi alla
base della bioetica. Anche l’eccesso di cura non è giustificato, né corretto nei confronti del paziente e dei suoi
familiari, causa inoltre una scorretta allocazione di risorse, che potrebbero essere utili per altri pazienti. Un
trattamento può essere valutato come proporzionato o sproporzionato in base alle probabilità di successo,
all’aumento della quantità di vita, all’aumento della sua qualità e agli oneri psichici, fisici ed economici, che
comporta. Un trattamento sproporzionato è un trattamento di documentata inefficacia in relazione all’obiettivo,
a cui si aggiunga la presenza di un rischio elevato e/o una sofferenza ulteriore per il paziente, che risulti
sproporzionata rispetto all’eccezionalità dei mezzi utilizzati. È stabilito che ogni paziente ha il diritto di
rifiutare, totalmente o in parte, qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico
per la sua patologia. In seguito a questa decisione, il medico deve prospettare al paziente e ai suoi familiari le
conseguenze di tale decisione, le possibili alternative e può avvalersi, nel sostegno al paziente, di un supporto
psicologico. Il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente ed è esente da eventuali responsabilità civili
e penali, derivate da questa sua azione. La regola fondamentale è quella dell’intangibilità della sfera personale,
o meglio del concetto del “compasso individuale”, secondo il quale un paziente decide quanto aprire il
compasso di inviolabilità della sua persona, fino a diventare totalmente inviolabile, anche a un prelievo di
sangue. Non è da seguire il cosiddetto paternalismo medico: l’atteggiamento secondo cui il medico presume
di decidere da solo il bene del paziente senza instaurare con quest’ultimo un dialogo. La professione medica è
una professione dialogica.
Nei casi di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminente morte, il medico deve astenersi da
ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o
sproporzionati. In presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, il medico può ricorrere alla
sedazione palliativa profonda continua, in associazione con la terapia del dolore, con il consenso del paziente.
L’accettazione o il rifiuto di tale terapia devono essere annotati sulla cartella del paziente. La sedazione
palliativa continua consiste nella riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fino alla
perdita della coscienza. La sedazione palliativa continua non è eutanasia, innanzitutto per la finalità. Essa non
ha come fine la morte del paziente, ma la riduzione del suo dolore negli atti terminali della sua vita. Perché sia
applicata la sedazione palliativa continua devono essere soddisfatti quattro requisiti:
• Consenso informato del paziente
• Presenza di una malattia inguaribile in stato avanzato
• Morte imminente, attesa entro ore o al massimo giorni
• Presenza di sintomi refrattari o di eventi acuti, con sofferenza intollerabile per il paziente
Altro caso: Piergiorgio Welby chiede l'interruzione delle pratiche ed essendo un soggetto perfettamente in
grado di intendere e di volere gli viene accordato: quando l'anestesista stacca la spina lui muore nell'arco di
pochi minuti. Finisce come capo di imputazione con l'accusa di omicidio del consenziente. L'anestesista era
un uomo di nome Malloriccio che però poi viene assolto perchè c'era la discriminante di adempimento di un
dovere (ha ascoltato sofferenza e volontà del paziente).

La legislazione
Per la legge n.219 del 2017 che riguarda la sedazione palliativa profonda un medico può in caso di malattia
arrivata comunque al termine (aspettativa di vita breve, qualche giorno) praticare la sedazione palliativa
profonda continua con il consenso del soggetto.
L'articolo 21 della nostra Costituzione riconosce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. La
nostra Costituzione entra in vigore il primo gennaio del '48 e la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo
entra in vigore nello stesso dicembre del 48 e viene sottoscritta anche dall'Italia. C'è un assoluto parallelismo
tra quello che dice la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e quello che dice la nostra Costituzione.
L'artico 18 garantisce la libertà di pensiero, coscienza e religione.
L'articolo 70 invece della Carta dei diritti Fondamentali parla della stessa identica cosa ma aggiunge un
comma specifico che riguarda il diritto all'obiezione di coscienza. Il diritto all'obiezione di coscienza è
riconosciuto secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio (non è un diritto assoluto, ma va
esercitato con disciplina!).
Un documento fatto invece nel 2010 afferma invece che nessuna persona, nessun ospedale, nessun
istituzione potrà essere considerata responsabile e discriminabile in qualunque modo per essersi rifiutata per
mettere in pratica, assistere per quanto riguarda la pratica dell'aborto, eutanasia o qualsiasi atto che
provocasse la morte di un FETO umano o embrione. L'obiezione di coscienza è quindi un diritto. Nello
stesso documento viene enfatizzato da parte del parlamento europeo la necessità che ciascuna Nazione si
assicuri che ciascun paziente possa avere accesso in tempi brevi a questo tipo di
interventi(aborto,eutanasia,..). Tre punti importanti: garantire il diritto all'obiezione di coscienza, assicurarsi
che i pazienti sappiano di questo diritto e assicurarsi che ricevano il trattamento adeguato. Si è preoccupati
infatti che un uso non regolamentato della pratica dell'obiezione di coscienza possa in qualche modo incidere
sui cittadini.

In Italia nel 2012 il Comitato Nazionale per la Bioetica si è occupato di un caso riguardo all'uso della pillola
del giorno dopo. In un ufficio di una ASL era stato messo il cartello "siamo tutti obiettori di coscienza, noi la
pillola del giorno dopo non la prescriviamo" e questo cartello violava il diritto delle persone che avessero
avuto atti sessuali. Il comitato Nazionale per la Bioetica riconosce questo diritto dell'obiezione di coscienza
ma dice che comunque in una qualche maniera bisogna garantire misure che consentano comunque
l'erogazione dei servizi ed eliminare qualsiasi tipo di discriminazione (sia per obiettori che no).
Nel libro di Chiara Lalli "C'è chi dice no" l'autrice fa una critica assoluta a qualsiasi obiezione di coscienza a
partire dalla leva (che era obbligatorio, chi non voleva andare andava in un carcere militare). Con la legge
dell'obiezione di coscienza o 12 mesi di servizio militare o 24 di servizio civile per gli obiettori di coscienza.
Quando introduciamo il diritto all'obiezione di coscienza secondo la Lalli è come se addomesticassimo gli
obiettori. La Lalli ricorda la tragedia di Antigone (Creonte dà l'ordine di non seppellire Polinice, la sorella
Antigone disobbedisce all'ordine, viene condannata a morte ... Creonte le dà la possibilità di pentirsi ma non
lo fa, lei sente dentro di sè un valore per cui la vita è sacra e si oppone alle leggi).Secondo la Lalli abbiamo il
diritto di contestare una legge, ma dobbiamo farlo nelle sedi opportune, non svicolando il problema.
Giubilini si domanda se un operatore sanitario potesse obiettare sulla base del proprio credo religioso perchè
crede che la vita è sacra, un dono ed è inviolabile da parte di terzi e nemmeno del diritto interessato… perchè
dovremmo ammettergliela questo tipo di obiezione?

La religione è stata centrale allo sviluppo della Bioetica: alcuni protestanti, alcuni cattolici, … avevano idee
differenti e diverse verità ma bisogna cercare di ragionare staccandosi dalla propria religione e trovando idee
che possano essere in un certo modo condivise da tutti (etsi deus non daretur...bisogna svincolarsi dalla
religione e questa idea è alla base della Bioetica Laica, questa idea è portata avanti da Umberto Scarpelli).
Un chirurgo ebreo ha abbandonato la sala operatoria quando ha scoperto che il paziente aveva lo stemma del
terzo reich tatuato sul braccio. L'operazione è stata poi eseguita da un altro chirurgo.
Secondo la deontologia professionale ciascuno è mantenuto a tenersi a distanza dalla propria morale particolare
per aderire ai valori della professione... dovrà assumere l'attitudine pubblica di guardare se stesso secondo due
prospettive differenti: quella personale soggettiva interna e quella impersonale, oggettiva, esterna. Richiamo
dell'ordine dei medici a pensare all'obiettivo di essere medici e a non fare budget e usufruire nel caso venisse
chiesto di visitare troppi pazienti del diritto di obiezione di coscienza.

Aborto
Il cattolicesimo all'inizio vietava l'aborto ma all'inizio non è legata alla sacralità della vita ma a un peccato
contro i matrimoni: l'unico motivo per interrompere la gravidanza era l’adulterio. Il fondamento di qualsiasi
morale prevede il rispetto per l'Altro e il feto è altro: non uccidere.
C'è un sillogismo che dice: l'omicidio di un essere mano innocente è un atto immorale, il feto è innocente,
l'aborto diretto è un omicidio e quindi è gravemente immorale.
Alcune teorie smentiscono questo sillogismo: un atto che provoca due conseguenze, una positiva e 1 negativa
è giustificabile se l'idea di fondo è buona e sono previste tutte le conseguenze cattive (è tollerabile la morte del
feto per esempio in alcuni casi per salvare la vita della donna che può avere altri figli).
Il feto non è quella persona: è vita umana ma non è quella persona! La divinità è una e trina: tutte condividono
la natura divina ma sono 3 persone distinte. Sant'Agostino nel Medioevo dice che ogni essere umano è una
persona.

Il feto è una persona o no?


Per il dibattito esistono 3 tesi fondamentali:
• la tesi della tutela dell'embrione dal concepimento
• tesi che riguardano la possibilità di farlo fino al 14esimo giorno
• tesi che spostano ancora più avanti

La prima tesi ha tre argomenti di fondo: il primo dice che fin dall'incontro di zigote e ovocita è in luce una
persona, diversa dai due organismi di partenza. Ogni individuo poi non trasmette esattamente i suoi geni nello
spermatozoo ,è quindi una persona diversa. Il secondo argomento per questa tesi riguarda la tutela
dell'embrione: nel dubbio si deve scegliere la soluzione più sicura e salvare una vita umana. Il terzo argomento
riguarda la potenzialità: l'embrione è potenzialita' attiva, acquisirà poi le forme di essere umano.
Riguardo alla potenzialità c'è un'obiezione: non posso riconoscere gli stessi diritti solo perchè diventerà una
persona.

La seconda tesi ha due argomenti: una biologica genetica che introduce il concetto di pre-embrione. Quella
biologica genetica critica il concetto della prima tesi perchè fino a 14esimo giorno possiamo avere la divisione
in due gemelli omozigoti dallo stesso embrione e può anche svilupparsi un tumore (mole gatiforme). Al
14esimo giorno inoltre non si sono ancora differenziate le cellule che formeranno la placenta dalle altre.

Le altre tesi dilazionano ancora di più


- il criterio strutturale che parla di 6/8 settimane
- l'argomento della sufficiente organizzazione corporea (non si riesce a infondere anima razionale in un
corpo non sufficientemente organizzato)
- l'argomento delle strutture cerebrale superiore (non ci basta l'abbozzo del snc dei 14 giorni ma deve
svilupparsi la neocortex per sviluppare il linguaggio, la razionalità,...). Peter Singer dice che è molto
improbabile che un feto di 18 settimane sia in grado di sentire alcunchè.
- l'argomento dell'autocoscienza (il più radicale)

Nella prima strategia abbiamo smentito che embrioni e feti siano persona, una seconda strategia in favore
dell'aborto riguarda i casi nei quali uccidere una persona umana è lecito. Se ho ucciso una persona per
difendermi nella Chiesa cattolica non ho fatto peccato.

Argomento del violinista:


Vi svegliate distesi al fianco di un violinista famoso, che è gravemente malato ai reni, e scoprite che, a vostra
insaputa, siete state rapiti e collegati a lui, in quanto siete l’unico ad avere un sangue che gli è compatibile. I
vostri reni lavorano quindi anche per salvare lui. Il medico vi spiega che si tratta solo di pazientare nove mesi,
dopo di che il violinista sarà guarito e non avrà più bisogno di voi. Interrompere prima il collegamento
significherebbe lasciarlo o addirittura farlo morire.

Scrive la Thomson (criticista femminista): “La mia tesi è che anche se sarebbe opportuno permettere al
violinista l’uso dei vostri reni … non dovremmo concluderne che egli ha diritto a ciò – piuttosto, dovremmo
dire che se rifiutate siete … egoisti e insensibili, di fatto moralmente indecenti, ma non ingiusti…”.

La legge della Corte Costituzionale riguarda in un certo senso molto di più la volontà della donna rispetto
all'uomo ma non si tratta di discriminazione: il rapporto iniziale tra madre e figlio e padre e figlio è molto
diverso. Il padre viene sentito solo se la madre è indecisa e acconsenta che il padre decida, altrimenti decide la
donna.
Massimo Richlin dice che viene conferita alla madre il privilegio di definirne lo statuto ontologico.
La legge 194 viene accusata di ipocrisia e viene incaricata la donna di tutto il peso della decisione: Stefano
Rodotà dice che la legislazione di questo tipo è sgradevole perchè non delegittima nessuna delle due posizioni
in campo.
Scarpelli poi dice che pur sapendo che il nascituro è un soggetto altro con valore di fine e dovrebbe essere
protetto dalla morte e pur tenendo ben ferma la condanna morale dell'uccisione del nascituro, non è
contraddittorio accettare la rimozione delle leggi penali contro l'aborto ed una disciplina che renda possibile
l'aborto nelle istituzioni sanitarie.

Gli atti medici connessi all’interruzione volontaria di gravidanza operati al di fuori dell’ordinamento sono
vietati e costituiscono grave infrazione deontologica tanto più se compiuti a scopo di lucro.
Gli atti medici connessi all’interruzione volontaria di gravidanza operati al di fuori dell’ordinamento sono
vietati e costituiscono grave infrazione deontologica tanto più se compiuti a scopo di lucro.
Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento
non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente
contrario alla legge morale

Medicina personalizzata
Watson e Crick parlano di RAZZA BIANCA O NERA-noi però andiamo verso una medicina personalizzata
non che riguarda "le razze". Il cammino della genetica è impetuoso: nel 1953 Watson e Crick scoprono la
struttura, Nireberg scopre e assegna i codoni agli amminoacidi corrispondenti e Aber studia gli enzimi di
restrizione. Nel 1990 progetto Genoma Umano e si cerca di mappare il genoma umano entro il 2005 (verrà
mappato in anticipo di 5 anni). Il comitato generale della bioetica sviluppa i test genetici che sono qualsiasi
tipo di analisi molecolare di specifici cromosomi o geni, del loro prodotto o della loro funzione, nonché
qualsiasi altro tipo di indagine sul DNA finalizzata all’individuazione di mutazioni genetiche o di alterazioni
fenotipiche associate a patologie genetiche (mettono l'accento quindi sulla condizione patologica).
Nel 2009 la Human condition Britannica dice che i test genetici non analizzano solamente condizioni
patologiche e li ridefiniscono come analisi rivolte ad individuare la presenza, l’assenza o la mutazione di un
particolare gene, di un cromosoma, di un prodotto di gene o di un metabolita, che sono indicative di una
specifica modificazione genetica".
Test genetici ne esistono di diversi tipi: test diagnostici (per confermare o stabilire l'origine genetica di
patologie in atto), test per identificazione dei portatori sani (es. talassemia), i test presintomatici servono a
stabilire se un soggetto asintomatico ha una mutazione per una malattia che si manifesterà più tardi nel corso
della vita (il più problematico è la Corea di Hungtinton, prive di qualsiasi sintomo fino a 40 anni circa, poi
iniziano i movimenti involontari), i test predittivi (o di suscettibità) che consentono di identificare genotipi che
non causerebbero una malattia ma che dopo esposizione a fattori ambientali ,questi ultimi possono comportare
un aumento del rischio di svilupparla.
Ci sono anche i test di identificazione genetica che rendono possibile un'identificazione personale, ci sono test
di farmacologia che predicono la risposta individuale a farmaci (medicina personalizzata), test di nutrigenetica
e test ancestrali per ricostruire l'albero genealogico.
Angelina Jolie aveva la madre morta per cancro a 56 anni e i suoi dottori avevano stimato che aveva lei l'87
percento di possibilità di cancro della mammella e il 50 percento dell'ovaio. Questo tipo di test viene offerto
alle donne che fanno parte del 5/6 percento di persone che acquisiscono tumore per ereditarietà. Così decise
per una doppia mastectomia preventiva. Poi nel 2015 si è fatta togliere anche le ovaie e poi dice che per lei
"conoscenza è potere": questo è un po' alla base dei test genetici. La conferma è solo la comparsa della malattia,
se tu agisci in anticipo non puoi sapere quello che succederà.
Per molte patologie genetiche noi non abbiamo cure ma solo strumenti che alleviano il dolore (palliative).
Secondo Porè, filosofo, i test predittivi non costituiscono un mezzo che la scienza mette a nostra disposizione,
ma piuttosto una possibilità di cui la scienza ci priva (non posso essere certo di quello che succederà, la vita
secondo lui diventa esecuzione di un programma genetico).
La convenzione dei diritti dell'uomo stabilisce che non si può fare test predittivi per verificare se un uomo è
portatore o no di un determinato gene se non a fini medici e sotto riserva di una consulenza genetica appropriata
(la persona deve capire che c'è una percentuale di rischio e non una certezza e le vengono comunicate le cose
migliori che deve fare per alleviare la malattia). Bisogna anche fornire una consulenza psicologica prima,
durante e dopo. La decisione è però solo del soggetto interessato: è autonoma ,non del medico.
Da un punto di vista genetico può essere un problema anche per via del fatto che magari il gentista ha bisogno
delle analisi dei consanguinei del paziente che potrebbero anche rifiutarsi avvalendosi del diritto di non sapere.
Due filosofe si contrappongono che si danno battaglia a distanza di anni: la Rhodes dice che è importante
sapere mentre la Surbone dice invece che l'autonomia precede l'informazione e che è vero che viviamo in
collettività ma i legami sociali richiedono responsabilità: non inventiamoci una responsabilità genetica che non
esiste.
C'è stato un caso italiano per cui una donna affetta da glaucoma si rivolge a un genetista. Il genetista chiede i
dati del padre che però non vuole sottoporsi a test e nega il consenso di dare i dati che aveva l'ospedale
oftalmico di Milano. I medici propongono allora il segreto professionale e allora la donna va dal garante della
privacy che dice la conoscenza di dati sul futuro nascituro può contribuire al benessere psicofisico della
gestante e quindi ha a che vedere con l'articolo 32 che riguarda la tutela del diritto fondamentale dell'individuo
alla gestione della salute e allora l'ospedale trasmette dati alla signora.
Un altro caso a Torino con un ginecologo che fa fare a gravidanza a una signora, fa fare un amniocentesi e si
ha diagnosi per poliposi adenomatosa. Viene mandata in consulenza per chiedere se proseguire o no la
gravidanza e la bambina risulta positiva alla possibilità di manifestare colon retto.
C'è conflitto tra il marito della signora e la madre della signora (affetta). La coppia ha altre due figlie: una che
non aveva fatto l'amniocentesi e l'altra che l'ha fatta ma era negativa (le viene riferito cosi ma non riceve nessun
documento la genetista). La donna incinta vuole continuare la gravidanza, il padre e la madre della signora
incinta sono prointerruzione della gravidanza. Vengono allora testate le due bambine che risultano entrambe
negative e allora a gravidanza viene proseguita.
Prelievo di sangue fetale che posso fare anticipatamente, non è invasivo e lo posso fare prima di villlocentesi
e amniocentesi e serve per la diagnosi delle 3 trisomie:21,18,13. C'è quindi una sorta di discriminazione per
evitare la nascita di queste persone in un certo senso(denunciato di recente da "le iene").
EUGENETICAè una politica coercitiva indirizzata oltre l’obiettivo riproduttivo contro i diritti, le libertà e le
scelte individuali” (il presupposto è la mancanza di scelta libera).
Parliamo invece di genetica quando si cerca di migliorare la vita degli individui e delle famiglie.
La differenza tra le due è legata al fatto che eugenetica è diretta contro l'intera popolazione, mentre la genetica
è diretta all'individuo e alla famiglia.

ALTRO CASO: individuo che grazie a un test genetico scopre di essere affetto da una malattia genetica grave
che potrebbe essere causata da uno stadio presintomatico, ma rifiuta il consenso perchè questo dato venga
comunicato ai consanguinei per fare in modo che loro facciano diagnosi sottoponendosi preventivamente ai
test e eventualmente sottoporsi alle opportune terapie preventive.

Segreto professionale
ce lo portiamo dietro dal giuramento di Ippocrate
CASO: Un signore di nome Gianni che scopre di aver contratto Hiv dice che la moglie non vuole che sia
informata. Gianni chiama il vecchio primario che gli dice che esiste il segreto professionale. Il medico curante
però, nonostante il segreto professionale, ci pensa sopra, rimandando la prima idea che era stata quella di
chiamare direttamente la moglie.

Motivazioni regole segretezza:


• In nome delle conseguenze prevedibili: se i malati o i possibili malati non hanno la garanzia che il medico
taccia le notizie delicate apprese nell’esercizio delle sua professione, è verosimile che molte persone non
si recheranno dal medico o che, se lo faranno, camufferanno i dati che riferiscono.
• In nome della regola in sé: trasgredire la promessa di riservatezza, significa trattare un soggetto come
mezzo (in questo caso come fonte di notizie utili a una terza persona) e non anche come fine.(in questo
caso userei Gianni per curare la moglie in un certo senso)

ALTRO CASO: Psichiatra denuncia pedofilo in cura che abusa di minorenni. Andreoli (psichiatra e scrittore
(con un libro dal titolo "il peso del segreto") dice che secondo lui ha sbagliato (anche se la valutazione resta
del professionista) perchè il paziente voleva guarire (se no non avrebbe denunciato) e non ha considerato altre
possibilità di terapie. Come si fa ora a curarlo? Lui non si fiderà più dei medici.

Trapianti
Molto efficaci, il più diffuso soprattutto in Italia è quello dei reni. Un soggetto che ha sviluppato insufficienza
renale cronica presenta le stesse probabilità di sopravvivenza che avrebbe dopo il trapianto, in quanto vi sono
numerose ed efficienti terapie, tuttavia ha una qualità di vita estremamente bassa (difficoltosi viaggi all’estero,
spesso in ospedale…) È quindi necessaria una sensibilizzazione pubblica, qualsiasi medico deve (dovere scritto
in codici deontologici) promuovere la donazione di organi in nome di un principio di solidarietà.
Vi è poi un’importante distinzione da fare: donazione da cadavere e donazione da vivente.
Gap tra domanda e offerta è parecchio elevato, si muore in lista di attesa di trapianti. Il problema è che molti
organi si potrebbero ottenere da malati attaccati alle macchine (difficoltà ad accettare la morte “encefalica”,
cuore continua a battere).

Quando viene considerato come morto?


Comunemente il momento della morte viene fatto coincidere con l’arresto del battito cardiaco. Tuttavia esiste
anche la morte encefalica, che tuttora da molti non viene considerata come morte.

Storia
Nel1952 all’università di medicina di Copenaghen si scatena un’epidemia di poliomelite, viene ideato il primo
sistema di respirazione artificiale, il respiratore. I bambini riuscirono a sopravvivere alla fase acuta (grazie al
respiratore) e quindi guarivano dalla malattia potendo così tornare alla vita normale. Alcuni soggetti però
attaccati al respiratore rimangono perennemente dipendenti da queste macchine, non si risvegliano mai. Si
considera questa come morte? (consideriamo anche gli innumerevoli disagi che la dipendenza da macchine
comporta ai reparti di rianimazione, non solo in termini di costi, ma anche di gestione dello spazio).

Nel 1967 in Sudafrica Christian Barnard effettua il 1^ trapianto di cuore (non a cuore battente). Una giovane
donna ha un incidente stradale, si spegne progressivamente, quindi Barnard va in sala operatoria, aspetta la
dichiarazione di morte da parte del coroner, quindi preleva il cuore e lo immette in un paziente.

Nel 1968 ad Harvard viene istituito quello che potremmo definire come un prototipo di comitato etico: la
commissione di Harvard. Questa commissione ha come principale obbiettivo quello di definire il coma
irreversibile come nuovo criterio per accertare la morte. Il nuovo criterio di morte viene pensato per due motivi:
innanzitutto diminuisce l’impegno insostenibile dei vari reparti di rianimazione di mantenere il battito di
persone affette da lesioni disperatamente gravi, in secondo luogo una tale soluzione permette una maggiore
disponibilità di organi per i trapianti. La commissione di Harvard definisce le seguenti caratteristiche del coma
irreversibile: no responsività e recettività, no movimento, no respirazione autonoma (viene effettuato il test
dell’apnea che sfrutta i riflessi a livello del tronco encefalico che stimolano la respirazione), no conservazione
riflessi, encefalogramma isoelettrico (piatto). Se questi segni perdurano per 24h (adesso il tempo di
osservazione è meno, si aspettano 6h) si dichiara morte.

Bioetica religiosa
Papa Pio XII si esprime favorevole al nuovo criterio di morte o meglio reputa che sia compito del medico
professionista dichiarare la morta in quanto tale.
Da molte religioni accettato il criterio della morte cerebrale totale:
Morte = perdita irreversibile del funzionamento organico integrato (l’encefalo è il sistema critico spentosi il
quale l’uomo è da considerarsi morto anche se i suoi organi saranno trapiantati e funzionanti all’interno di un
altro individuo).

Contemporaneità
Il filosofo Hans Jonas, pioniere del dibattito bioetico contemporaneo, si schiera contro la proposta di Harvard
sostenendo che se si attribuisce importanza al solo cervello, si svaluta il resto del corpo. Il filosofo invece fa
leva su concetti come l’amore definendo l’individuo come residuo perdurante di persona che ha vissuto, che
ha amato e che è stato amato…”una persona non è solo il suo corpo”.

Vi è poi da considerare il particolare caso della morte encefalica di una donna incinta. È capitato che vi fossero
nascite da donne in stato di morte encefalica, ovvero si sono riscontrati tutti i criteri dell’accertamento della
morte, ma sono mantenute in vita attraverso le macchine per cercare di farla partorire.

La posizione riguardo alla morte encefalica varia a seconda del singolo stato.
Ad esempio in New Jersey, dove ricordiamo è presente un cospicuo numero di ebrei ultra ortodossi che non
riconoscono la morte encefalica, è possibile l’obiezione di coscienza da parte del cittadino che viene quindi
considerato morto solo se il cuore cessa di battere.

Nello stato del Vaticano non viene riconosciuta la morte encefalica, in quanto ciò comporterebbe una
ritrattazione dell’aborto, infatti l’encefalo non è ancora pienamente sviluppato nel feto, dunque quest’ultimo
non dovrebbe essere considerato come essere umano fino al completo sviluppo encefalico.
Donazione dopo la morte
Prelievo di organi dopo la morte per arresto che può avvenire in modo improvviso o controllato. (organi
prelevati 2-5 min dopo la morte). Per quanto riguarda la donazione degli organi post mortem è stata redatta la
“dead donor rule”, la quale implica l’accertamento della morte. NON si prelevano organi a soggetti che
potrebbero sopravvivere (no touch period 20 min). La dead donor rule prevede il rispetto della volontà del
soggetto. Per la diagnosi di morte su criteri neurologici ci deve essere il giudizio unanime da parte di 3 medici
e successivamente si passa attraverso l’osservazione da parte della commissione per un arco di tempo di 6h.
Dichiarata la morte si procede secondo la volontà del paziente. Il problema è che la maggior parte delle volte
non c’è una dichiarazione del defunto, quindi si procede alla discussione con i parenti. Questi dialoghi con i
parenti sono spesso difficoltosi soprattutto per la delicata situazione che essi stanno vivendo, ovvero la morte
prematura di un loro caro.
Ci sono poi pensieri che possiamo definire estremi, ma condivisibili come quello espresso dal filosofo John
Henris che definisce il corpo come le coste del mare: appartiene a tutti, non più ai congiunti e neanche al suo
ex-proprietario.

In Italia nel 1999 viene varata la legge dei trapianti: i cittadini sono tenuti a dichiarare la propria volontà in
ordine alla donazione di organi e tessuti, se non ci si è espressi a riguardo ci sono due possibilità. Il silenzio
informato (non ti sei espresso, ma lo stato ti ha informato) e il silenzio non informato (non sei stato informato
dallo stato). Nel primo caso vieni considerato donatore, in quanto la legge non ammette ignoranza, nel secondo
caso invece i tuoi organi non vengono prelevati. Questa modalità di legge si definisce dell’opt-out, ovvero è
necessario esprimersi per non essere considerati automaticamente donatori. In altri stati vige la legge dell’opt-
in, ovvero vale il contrario. (l’Italia è ancora in regime di transizione verso l’opt-out).
Tuttavia numerosi studi riguardanti il numero di donazioni di organi post mortem nei diversi stati del mondo
hanno dimostrato che non ci sono differenze così elevate tra opt-in e opt-out. La grossa differenza non viene
fatta dalla legislazione, ma dalla cultura delle popolazioni.

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