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Elena Albertini
Università Degli Studi Roma Tre
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All content following this page was uploaded by Elena Albertini on 01 October 2019.
1
Ippocrate, Testi di medicina greca, in Introduzione di Vincenzo Di Benedetto, Milano,
Rizzoli editore, 1994, p. 259. (Giuramento di Ippocrate).
Su cosa si basava la medicina tetra umorale?
La medicina ippocratica elaborava il concetto di malattia come
manifestazione di una discrasia umorale in cui sia fattori esterni, sia
interni all’essere umano ne erano causa. Per questi versi anche la cura
subisce un cambiamento: da ieratica, specifica della casta sacerdotale
diventa “profana”, ovvero di competenza del medico … del suo occhio
clinico, della palpazione delle parti dolenti attraverso l’uso della mano, e
dell’esperienza acquisita nel medicare. Parte della cura sono un corretto
regime alimentare; una certa quantità di bagni e di impacchi e l’incidere,
o il cauterizzare, con strumentazione adeguata. Nei testi del Corpus
Hippocraticum, attribuiti in parte allo stesso Ippocrate, sono contenute
indicazioni per ogni di malattia all’epoca conosciuta: da quelle inerenti
la testa, ai polipi al naso che velano inevitabilmente la voce … ad altre
che causano un colorito itterico al malato, creando ulcere e febbri. Tra le
infiammazioni, ne il Libro sulle malattie, è interessante ciò che causa
gonfiore agli arti superiori ed inferiori, al ventre e ai testicoli, la cui cura
si basa su una dieta alimentare ad hoc, una sorta di posologia culinaria a
cui il malato deve attenersi per guarire:
2
Ivi, p. 89.
Come applica il medico ippocratico la sua ars medica, qual e’ il suo
compito?
L’arte del curare deve rilevare e appurare, grazie all’esperienza, quale
umore o umori siano in eccesso o in difetto utilizzando ogni rimedio
opportuno (rimediare dal latino mederi, donde medicus 3) quale salassi,
o somministrando purghe, o vomitativi, oltre ad una dieta costituita da
cibi rinfrescanti, riscaldanti, umidi o secchi, che possano riportare il
paziente allo stato armonico, rendendolo umoralmente equilibrato. La
medicina ippocratica è tuttavia una medicina pre-anatomica, la penuria,
a tale livello, viene compensata in parte dallo studio dei sintomi e dei
segnali delle malattie, oltre all’abilità del medico di fare delle prognosi
(prognostici). La prognosi, ovvero il Prognostico opera del Corpus
Hippocraticum, è lo strumento di cui il medico deve avvalersi per
certificare l’operato agli occhi del malato e della comunità. Nella Grecia
antica la medicina non era una professione istituzionalizzata, né
ufficiale, infatti, “quanto al medico, sembra che la cosa migliore sia che
egli pratichi la previsione perché con una conoscenza e dichiarazioni
preventive, di fronte ai malati dei loro casi presenti, passati e di quelli che
dovranno presentarsi in futuro egli sarebbe maggiormente accreditato,…
così da risolversi gli uomini ad affidar se stessi al medico. Perché è così
che si sarebbe giustamente ammirati e si sarebbe un buon medico”.4
Elena Albertini
3
Giorgio Cosmacini, L’arte lunga – Storia della medicina dall’antichità ad oggi, Bari,
Laterza editori, 1997, p. 55.
4
Ippocrate, Testi di medicina greca, p. 171. (Prognostico).
Bibliografia
- Ippocrate, Testi di medicina greca, Introduzione di Vincenzo Di
Benedetto, Milano, Rizzoli editore, 1994;
- Giorgio Cosmacini, L’arte lunga - Storia della medicina
dall’antichità ad oggi, Bari, Laterza editori, 1997;
- Giovanna Motta, “In bona salute de animo e de corpo”, Malati,
medici e guaritori nel divenire della storia, Milano, Franco Angeli
editore, 2007.