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4/5/2020 Ippocrate - Cure-Naturali.

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La medicina di Ippocrate
L'opera di Ippocrate presenta tratti tanto innovativi da
poter egli essere considerato il fondatore della scienza
medica. Egli diede per la prima volta un carattere
autonomo e specifico alla pratica medica, conferendole la
dignità di una tecnica, basata su un metodo scientifico. Il
primo fondamentale aspetto della medicina ippocratica fu
quello di separare l’aspetto ritualistico-sacerdotale dalla
medicina.
La diagnosi: l’importanza e la centralità dell’esperienza,
dell’osservazione attenta e sistematica dei sintomi,
permetteva al medico di risalire alle cause fisiche (non
più divine) della patologia, costruendo un quadro teorico
complessivo e coerente, da cui discendeva poi la scelta
della terapia. Spesso la descrizione dei sintomi e la
prescrizione della cura da adottare ricalcano antichissime
formule presenti nei testi sacerdotali mesopotamici ed
egizi, ma nel caso degli scritti ippocratici l’analogia è solo
esteriore, perché il medico contestava aspramente
l’applicazione del metodo mantico alla diagnostica,
contrapponendo al "divinare", il "congetturare", in base
ai sintomi del male. L’assunzione di tale forma
di ragionamento deduttivo applicato alla ricorrenza di
certi sintomi ebbe un influsso enorme sul pensiero greco.
Le cause esterne delle malattie: nell’opera “Sulle arie,
le acque e i luoghi”, il maestro di Kos traccia uno dei più
grandiosi programmi di eziologia di tutta la storia della
medicina, in cui le cause venivano raccolte in tre
principali gruppi: l’ambiente (l’influenza dei fattori
climatici, ambientali, ma anche sociali e psicologici del
paziente), che a volte poteva promuovere direttamente la
malattia, ma più spesso si presentava come concausa
rispetto alle alterazioni patogene del regime(la dieta e
l’alimentazione e le abitudini del malato) e
i traumi (ferite, o lesioni osseo-muscolari).
Le cause interne delle malattia: oltre le suddette cause
provocate da fattori esterni, Ippocrate, riprendendo
un’idea che risaliva al pitagorico Alcmeone, sosteneva
che la malattia insorgesse quando nell’organismo si

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verificava una rottura dell’equilibrio esistente tra


i quattro umorifondamentali. Nacque così la "Teoria
Umorale", secondo la quale il nostro corpo sarebbe
governato da quattro umori diversi (sangue, bile gialla,
bile nera, flemma), che combinandosi in differenti
maniere condurrebbero alla salute (crasi), nel caso in cui
questi siano in proporzioni ed equilibrio, o alla malattia
(discrasia), se uno o più di uno fossero in eccesso. Per
poter essere eliminati, gli umori dovevano prima essere
modificati con un processo che Ippocrate definiva di
"cozione". Il periodo intercorrente tra questo processo e
la guarigione prendeva il nome di "crisi".
La terapia: la cura a questi squilibri sarebbe derivata
dalle qualità contrarie all’umore, che provocava la
malattia, possedute da erbe e piante officinali. Se per
esempio insorgeva un eccesso di calore (umore caldo-
secco) il rimedio associato sarebbe stato una pianta
rinfrescante (dai succhi freddi-secchi).

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