E LE ABERRAZIONI DELLA MEDICINA MODERNA Aulo Cornelio Celso, vissuto nel I sec. D. C., al tempo di Tiberio, e originario - Iorse - della Gallia Narbonense, e autore di una vasta opera enciclopedica, Artes, che spazia dal diritto, alla retorica, alla IilosoIia, all'agricoltura, all'arte militare. Essa e andata in gran parte perduta; rimangono pero interamente gli otto libri del De Medicina in cui, riIacendosi alle Ionti greche, da alla materia una trattazione originale, unendo interessi pratici e teorici e includendo patologia, dietetica, chirurgia. Da non conIondersi con il IilosoIo greco dello stesso nome che, Ira il 170 e il 180 d.C., compone il trattato anticristiano Discorso vero, Celso e stato molto letto e studiato ed e stato un'autorita nel campo della medicina Iino al Rinascimento. Quello che qui ci interessa di mettere in evidenza e come, nella sua opera, problematiche morali si intreccino inestricabilmente alla pratica medica e piu ancora allo studio teorico della medicina, laddove era pratica generalmente ammessa non solo la dissezione dei cadaveri, ma anche la vivisezione di esseri umani vivi a cio destinati, ad es. condannati alla pena capitale. Oggi la vivisezione e pratica in larghissima misura sugli animali, appositamente allevati in numerosissime strutture scientiIiche in nome della ricerca che - si dice - rechera agli esseri umani immensi giovamenti. Non molta strada e stata Iatta da quando TeoIrasto deprecava le stragi di animali dovute all'appetito insaziabile dell'uomo (Della pieta, a cura di G. Ditadi) e Plutarco di Cheronea ammoniva che l'uomo non ha alcun diritto di manipolare a piacere la vita dei suoi Iratelli minori (Lintelligen:a degli animali della giusti:ia loro dovuta, a cura di G. Ditadi). Chi voglia Iarsi un'idea completa dell'atteggiamento del pensiero classico nei conIronti , non ha che da sIogliare le pagine dei due grossi volumi dell'opera I filosofi e gli animali (ed. Isonomia, 1994, sempre a cura di G. Ditadi), e potra rendersi conto Iacilmente di quanto il pensiero scientiIico-IilosoIico moderno sia stato involutivo, anche in questo campo, rispetto a quello antico. Oltre alla vivisezione degli animali, comunque, sappiamo che pratiche di ricerca medica e psicologica sono condotte al giorno d'oggi su esseri umani vivi, ad es. tramite l'elettroshock per il quale - non a caso lo psichiatra coneglianese Ugo Cerletti, suo discutibile autore, ottenne di eIIettuare i primi esperimenti dapprima nei macelli comunali di Roma, indi su detenuti prelevati dalle regie prigioni; pratica che, dissimulata in varie maniere, si ha ragione di credere che venga portata avanti tranquillamente ai nostri giorni, in numerosi Paesi e sotto svariate Iorme e camuIIamenti. Ma torniamo a Celso perche nella sua opera si trovano alcuni spunti preziosi che ci permettono di sviluppare una riIlessione sulla natura, sulle Iinalita e sui limiti della ricerca medica intorno alla salute e alla malattia. Ai suoi tempi si disputavano il campo due principali scuole di pensiero: quella razionalista e quella cosiddetta empirica; la prima ammetteva la vivisezione di esseri umani, la seconda era contraria, anche nel caso dei cadaveri, motivando quest'ultimo diniego con la ragione che la medicina studia i rimedi per un corpo di vita, mentre il cadavere non e che un corpo di morte e nulla di utile puo insegnare il sezionamento di organi inerti in un corpo ormai abbandonato dalla vita. 1 Ma cediamo la parola ad Umberto Capitani, autore di alcune pagine illuminanti su questo aspetto dell'opera di Celso (in Scrittori latini, a cura di Antonio La Penna e Cesare Grassi, La Nuova Italia ed., 1980, vol. 2): " A conclusione dellampio excursus sulla storia della medicina, che occupa per intero il proemio del de Medicina, pagine di grande interesse perla ricche::a delle noti:ie e limportan:a dei problemi affrontati, Celso elabora una defini:ione della medicina ideale ed esprime un giudi:io negativo sulla vivise:ione umana praticata a scopo scientifico. "A prima vista le due conclusioni, la prima teorica (la medicina deve essere ra:ionale, ma trarre le sue conclusioni solo dalle cause evidenti), la seconda etico-pragmatica (praticare la vivise:ione su cavie umane e cosa crudele ma soprattutto inutile, favorisce invece il progresso scientifico la se:ione dei cadaveri) sembrano distinte e giustapposte. Esse invece sono strettamente legate. proprio perche il medico deve attenersi alle sole cause evidenti e trascurare le cause occulte, la vivise:ione umana e ipso Iacto inutile. Peraltro la dimostra:ione dellinutilita e subordinata alla condanna morale di Celso verso un tormento inflitto per il bene dellarte. "Per comprendere la connessione sopra indicata occorre anali::are la rela:ione stabilita nellambito della cosiddetta scuola ra:ionalista (di cui due dei piu illustri rappresentanti furono gli scien:iati alessandrini Erofilo ed Erasistrato rispettivamente della fine del IJ e dellini:io del III sec. A. C.) tra conoscen:a, indispensabile al medico, elle cause nascoste e opportunita della vivise:ione umana. La rela:ione e chiarita da Celso ai 13-26 del proemio. le cause oscure ed occulte (abditae) si identificano coi principi costitutivi dellorganismo umano (principi che secondo alcuni medici come il summen:ionato Erofilo risiedono negli umori, secondo altri, come il celebre Ippocrate, padre della medicina greca, nellaria) ed in cio che e utile o dannoso alla salute. Compito del medico indagare queste cause (con terminologia moderna potremmo definire la seconda parte di questa ricerca etico-patogenica). Trattandosi di cause nascoste, che sfuggono allosserva:ione diretta, la sola esperien:a non puo bastare, ma essa deve essere regolata, condi:ionata da una teoria, oggi diremmo da unidea condi:ionale. la medicina deve essere pertanto ipotetico-deduttiva. Collateralmente a questa indagine, si svolgera una ricerca delle cosiddette cause evidenti (sapere se lorigine della malattia e stata provocata dal caldo o dal freddo, dalla fame o dalla sa:ieta) e uno studio sia delle a:ioni naturali del corpo (cioe dei processi fisiologici. come respiriamo, come digeriamo, come assimiliamo), sia delle strutture anatomiche), la scuola ra:ionalista giudicava che per svelare il segreto della vita e del male, nascosto ma palpitante nelle viscere del corpo - condi:ione sine qua non per una medicina autentica - fosse necessario, an:i indispensabile, notomi::are dei vivi. Per questo Erifilo ed Erasistrato non si fecero scrupolo di procedere ad esperimenti sui criminali condannati a morte, messi a loro disposi:ione da sovrani compiacenti. Essi daltronde rivestivano di una parven:a di moralita tanta spregiudicate::a. il sacrificio di un piccolo numero di colpevoli a futuro vantaggio di tanti uomini onesti' Idee simili ripugnano alla coscien:a delluomo moderno, sensibile al problema della stessa vivise:ione degli animali da laboratorio. eppure dobbiamo riconoscere che tale cinismo apri la strada a non poche acquisi:ioni scientifiche nel campo dellanatomia, della fisiologia, della etio- patogenesi. "Come si ricava sempre da Celso (I, Proem. 27-45), la contrapposi:ione della scuola empirica, fondata da Filino di Coo nello stesso ambiente alessandrino intorno alla meta del III sec. a. C., alle teorie e al comportamento dei ra:ionalisti maturo sia sul piano strettamente scientifico, sia su quello etico. "Partendo dallassioma della incomprensibilita della natura umana, gli empirici rifiutavano di riconoscere il valore ed il significato delle cause occulte e dei processi naturali (ripudiavano quindi qualsiasi studio anatomico o fisiologico o patologico generale) e si limitavano alla considera:ione delle cause evidenti sotto la guida dellesperien:a. Compito del medico era - a loro giudi:io - non di indagare che cosa provochi la malattia, ma che cosa la tolga e di sapere non come si digerisce, ma che cosa si digerisce bene, non come respiriamo, ma che cosa aiuta un respiro affannoso. In particolare giudicavano immorale ed inutile la vivise:ione umana, immorale, perche unarte che si propone di venire in soccorso delluomo non doveva progredire a spese delluomo e nella maniera piu atroce, inutile poi, perche lintervento traumati::ante sul vivente rischiava di provocare 2 modifiche irreversibili nella proprieta e nel fun:ionamento degli organi, compromettendo il risultato dellopera:ione intrapresa. Pure inutile, oltre che turpe, giudicavano la se:ione ei cadaveri, perche - secondo loro - un corpo morto non poteva essere piu simile ad un organismo vivente. Al medico era lecito solo gettare uno sguardo allinterno delluomo, quando il caso offriva lopportunita (ferite profonde riportate da soldati o gladiatori).. Dopo aver esposto le opposte teorie, Celso (...) rivelando qui come altrove il suo eclettismo, cerca di conciliare il contrasto tra le due scuole o piuttosto di porsi, cautamente, in una posi:ione intermedia, piu vicina comunque alla posi:ione empirica. Cosi egli sostiene genericamente che la medicina deve essere ra:ionale, ma tempera questa afferma:ione rivendicando per il medico la necessita di conoscere le sole cause evidenti, , sen:a preoccuparsi delle occulte, rigettate, prima ancora che dalla riflessione dellartiIex, dallarte medica in quanto tale (e in questo ce una certa contraddi:ione, perche il ra:ionalismo in medicina, come abbiam visto, e in stretto rapporto col controllo delle cause nascoste), riconosce poi il contributo che viene alla scien:a dalla se:ione dei cadaveri, ma condanna sul piano morale e scientifico gli esperimenti condotti sui vivi, chiunque essi siano, con motiva:ioni molto simili a quelle degli empirici." Tutto questo ci riconduce inevitabilmente a una riIlessione seria e approIondita sulla natura e sugli scopi della medicina, da un lato, e sull'idea dei viventi (uomini e animali, a nostro avviso) sottesa ad essa, dall'altro. InIatti, qualunque discorso sulla medicina non puo ridursi a mera techne: piu di ogni altra scienza, essa ha a che Iare direttamente con la sIera dei valori poiche, diversamente, si ridurrebbe a pura pratica manipolatoria. Gia da questa prima considerazione ci accorgiamo quanto la medicina moderna sia condizionata dal paradigma cartesiano che separa nettamente res cogitans e res extensa: se i corpi dei viventi sono soltanto una sommatoria di organi ("meccanismi che emettono suoni"), nulla vieta di vivisezionarli, a maggior gloria del sapere medico e - si dice - con sicuro giovamento per gli esseri umani. Se si tratta dei copri degli umani, certo qualche limite e generalmente ammesso; non tutti la pensano come il celebre scrittore svedese Axel Munthe, grande paladino della causa degli uccelli migratori minacciati dalle trappole, ma sostenitore imperturbabile dell'opportunita di utilizzare i criminali quali cavie vive per gli studi medici. "Uno degli argomenti piu convincenti contro questi esperimenti su animali vivi e che il loro valore pratico e assai ridotto - scrive - a causa della differen:a fondamentale dal punto di vista patologico e fisiologico fra il corpo degli uomini e quello degli animali. Ma perche questi esperimenti dovrebbero essere limitati al corpo degli animali, perche non potrebbero essere messi in pratica anche sul corpo delluomo vivente? Perche ai delinquenti nati, ai malfattori cronici, condannati a consumare il resto della loro vita in carcere, inutili e spesso pericolosi per gli altri e per se stessi, , perche a questi inveterati violatori delle nostre leggi non si potrebbe offrire una ridu:ione ella pena, se acconsentissero a sottomettersi, anesteti::ati, a certi esperimenti sul loro corpo vivente, per il beneficio dellumanita? Se il giudice prima di mettersi il berretto nero [che in Gran Bretagna annun:iava una senten:a di morte], avesse il potere di offrire allassassino lalternativa fra la forca e una condanna penale per un certo numero danni, certamente non mancherebbero i candidati." Queste parole ripugnanti, Munthe le scrive nel suo celeberrimo libro La storia di San Michele, del 1929, uno dei piu letti nel mondo; ed egli era un medico, allievo di Charcot; un celebre medico alla moda, abituato a muoversi Ira Londra, Parigi e Roma e a Irequentare persone del livello intellettuale di Henry James e Guy de Maupassant. Ad ogni modo, non e Iorse vero che, ogni qual volta si impongono campagne di vaccinazione obbligatorie alla popolazione, non si Ia del corpo umano una cavia? Basti pensare alla tragedia el talidomide, un "medicinale" che provocato innumerevoli casi di vizi cariaci e altre malIormazioni dopo essere stato somministrato in dosi massicce alla popolazione. Nessun limite, invece, la medicina moderna ammette per quanto riguarda la dissezione dei cadaveri. Non si mostra ancor oggi, nel teatro anatomico del Palazzo Bo, a Padova, il sistema ingegnoso con cui Galilei istruiva gli studenti sezionando i cadaveri, per poi Iar sparire questi ultimi in quattro e quattr'otto, se se ne presentava l'esigenza? Lezioni nelle quali ci si serviva di cadaveri traIugati perche, all'epoca, non era aIIatto scontato che la scienza avesse il diritto di manipolarli a piacere, in nome delle proprie ricerche. Che oscurantisti, quei preti e quei magistrati che ancora nel XVII secolo, in piena 3 'Rivoluzione scientiIica', ostacolavano per quanto era in loro potere le magnifiche sorti e progressive della scienza medica! Eppure il problema esiste. Se l'essere vivente non si riduce a una sommatoria di organi; se possiede una dignita intrinseca, che gli deriva in parte dall'Autore di tutte le cose, in parte dal Iine cui e chiamato - ossia di cooperare liberamente al grande progetto dell'universo - allora non e poi cosi scontato che lo si possa proIanare, tagliuzzare e smembrare a volonta a fini di ricerca pura. La ricerca "pura" non e mai giustiIicazione suIIiciente a se stessa e autoevidente: anche il dottor Mengele, ad Auschwitz, usava i prigionieri del campo come cavie per la "ricerca pura". Ma, si dira, gli esperimenti di Mengele erano a Iini di morte e non di vita: voleva testare le tecniche piu rapide ed economiche per eliminare gli individui ritenuti nocivi al 'nuovo ordine' nazista. Giusto; ma non e un Iatto storicamente dimostrato che, quando un determinato paradigma culturale si aIIerma, i conIini della morale ondeggiano come canne al vento e che la medicina si sente legittimata a seguire tali oscillazioni senza badare ai valori Iondamentali di riIerimento, ma solo all'eIIicacia dei risultati speciIici. Nella Grecia del IV secolo e nei regni ellenistici, ad es., era pratica 'normale' della medicina vivisezionare esseri umani "a scopo di ricerca", come lo era nella Germania nazista (e come auspicava, sia pure in Iorma piu discreta e 'democratica', il dottor Munthe). Siamo proprio sicuri, noi seguaci e adoratori della scienza galileiana-cartesiana, che sia lecito vivisezionare gli animali, sezionare i cadaveri degli umani (compresi quelli tratti Iuori da antichissime sepolture o da ritrovamenti archeologici, da Otzi a Tutankhamon), nonche utilizzare il corpo di esseri umani viventi per testare nuovi Iarmaci e aprire nuove strade alla ricerca medica? Tutti conosciamo la storia di Edward Jenner e di come questi, nel 1796, inoculo i germi del vaiolo vaccino nel corpo del proprio Iiglioletto, allo scopo di sperimentare l'eIIicacia della vaccinazione antivaiolosa. In genere egli ci viene presentato come una specie di Guglielmo Tell della scienza medica, eroico e tragico insieme, meta Laocoonte e meta Abramo sul monte Moira col Iiglio Isacco: un genio che non ha esitato davanti al rischio di uccidere la sua creatura, con le proprie mani, per il progresso della scienza e per il bene dell'umanita. E tuttavia quell'episodio (immortalato anche da artisti Iamosi ed entrato cosi, carico di pathos, nel nostro immaginario collettivo) contiene un elemento che continua a inquietarci, e che neanche il senno di poi (cioe dopo che l'inoculazione e riuscita e il vaccino si e rivelato beneIico) riesce a disperdere completamente un'impressione di sgradevolezza e di disagio. Essa deriva dal Iatto che il Dio che noi oggi adoriamo, il Dio della scienza - proprio come il Dio geloso e terribile dell'Antico Testamento - e pronto ad esigere sacriIicio umani, per pura Iede, sulla base di un bene superiore e Iuturo. Ora, e proprio questo che i genitori di migliaia di bambini , rimasti uccisi o menomati in modo permanente a seguito di vaccinazioni preventive e obbligatorie, si sono sentiti rispondere dai medici: sono Iatti dolorosi ma statisticamente accettabili, dato che servono a proteggere milioni di vite. Il brano sulla medicina di Celso ci suggerisce una serie di riIlessioni di carattere generale che, pur senza alcuna pretesa di stabilire certezze dogmatiche - data l'estrema delicatezza dell'argomento - vogliono essere una delimitazione di valori minimali e irrinunciabili, e uno stimolo all'ulteriore approIondimento delle tematiche correlate alla natura e alle Iinalita della scienza medica. 1) La distinzione Ira umani e non umani non puo essere accettata in maniera rigida ed auto- evidente, come se Iosse una cambiale in bianco per autorizzare qualunque Iorma di vivisezione sui secondi a beneIicio della salute dei primi. I viventi non umani sono i nostri Iratelli minori, soggetti di diritti e non semplicemente proteine da mettere nei nostri piatti, pellicce con cui adornare la nostra vanita estetica o cavie da torturare impunemente nei nostri laboratori. 2) Anche la distinzione Ira il corpo vivo degli umani e il loro corpo senza vita dovrebbe essere posta in termini meno drastici di come avviene generalmente. Se l'essere umano non e solo il suo corpo, questo non signiIica che il suo corpo si riduca a una semplice 'cosa' non appena la vita lo abbandona. Anche la Iretta con cui si procede agli espianti per il trapianto di organi, per quanto giustiIicata sul piano strettamente tecnico, porta a un vero e proprio rovesciamento della giusta prospettiva da cui il medico dovrebbe porsi. Pur di salvare una vita in pericolo, si giunge al punto di omettere quelle terapie e di saltare quei tempi minimi di attesa che potrebbero consentire una opportunita di ripresa all'organismo del "donatore". 4 3) Il rispetto dovuto al corpo dei viventi e, in particolare, dei viventi umani, sia vivi che morti, discende dal Iato che il corpo e il ricettacolo della vita, e che la vita e un mistero numinoso che trascende di molto le nostre capacita di comprensione. La vita, secondo certe dottrine esoteriche, non abbandono subitamente il corpo al momento della morte. Il copro resta impregnato a lungo delle sue vibrazioni, come una vecchia casa lo e dopo la partenza o il decesso dei suoi inquilini. 4) La medicina e la scienza (o l'arte, secondo i punti di vista) di preservare la salute e di aiutare la vita. Se essa vuole aiutare la vita mediante la tortura e la morte di esseri viventi, e se non si Ia scrupolo di sezionare i corpi degli umani appena deceduti . e Iorse non sempre deIinitivamente "morti" - entra in contraddizione con se stessa. Forse si tratta di una contraddizione inevitabile, come sarebbe quella di una persona seguace della non-violenza, che si trovi costretta da circostanze pressanti a diIendere la proprio vita o quella delle persone a lei care, mediante la violenza. In ogni caso, nessun trionIalismo dovrebbe accompagnare questo tipo di pratica, tanto su animali vivi quanto su esseri umani morti; dovrebbe trattarsi, semmai, di casi estremi severamente circoscritti; casi dolorosi, i quali dovrebbero costituire l'eccezione alla regola, enon la regola stessa. 5) Noi non sappiamo con certezza che cosaa sia la morte e nemmeno quando essa avvenga. "Quando ce lei, noi non ci siamo, e quando arriva lei, noi non ci siamo piu", scriveva Epicuro. La stessa medicina moderna, con tutte le sue soIisticate tecnologie, non sa deIinirlaesattamente: e l'arresto del battito cardiaco? O dell'attivita cerebrale? O della Iunzione respiratoria? E tale arresto, che puo essere impedito dall'intervento delle macchine, quando si deve ritenere deIinitivo e irreversibile? La verita e che non lo sappiamo. Vi sono casi - rari, e vero - di persone uscite dal coma dopo tempi lunghissimi; e casi, un po' meno rari, di persone sepolte ancor vive. Tutto questo dovrebbe renderci particolarmente cauti quando si tratta di manipolare corpi "senza vita": perche non e sempre certo che essi siano realmente "morti". 6) Il sezionamento dei corpi, umani e non umani, vivi e (Iorse) morti, discende a una concezione violenta della scienza medica, basata su pratiche Iortemente invasive (chirurgia, trapianti, Iarmaci di sintesi, radium), che a sua volta presuppone una IilosoIia dell'esistenza di tipo brutalmente utilitaristico: non e importante la qualita della vita (e del morire), ma la quantita. Se per salvare cento vite ne devo sacriIicare una, il prezzo e accettabile; se per prolungare la vita devo stravolgere l'equilibrio dell'organismo, anche questo e un giusto prezzo da pagare. Cosi, si vive (nelle strutture sanitarie) con poca dignita, e si muore come pezzi usurari di una catena di montaggio: ma qualcosa si puo ancora trarre di utile dal pezzo usurato, e il copro ancor caldo della vita appena uscita viene sottoposto ad espianto per restituire eIIicienza a un altro pezzo della catena di montaggio. 7) Dovremmo tornare, invece, al primo medico dei viventi che, come diceva Paracelso, e la Natura stessa, riIlesso della sapienza e dell'amore divino. Se vivessimo un po' piu secondo natura, ci ammaleremmo di meno e subiremmo meno incidenti traumatici, prevenendo malattie e altri danni allorganismo, piuttosto che agitandoci poi alla ricerca delle cure. Se ci curassimo secondo natura, come hanno Iatto per secoli le civilta tradizionali (ed anche grandi civilta, come l'indiana e la cinese)., non avremmo bisogno di ricorrere continuamente a terapie invasive e violente, dalla chirurgia ai prodotti chimici. Se dessimo alla natura il tempo di ristabilire l'equilibrio, non correremmo dal medico e dal Iarmacista ad ogni minimo mal di testa; se sapessimo ascoltare un poco il linguaggio del nostro corpo, sapremmo come regolarci per Iar tesoro dei segnali d'allarme che esso ci manda. Ma poiche siamo continuamente aIIaccendati in cose molto piu importanti che ascoltare il nostro corpo, preIeriamo Iirmare un cambiale in bianco alla scienza medica e aIIidarci ad occhi chiusi al sistema sanitario vigente, con un grado di abbandono quale non assumiamo neanche se dobbiamo depositare in banca una piccola somma di denaro. Ci siamo deresponsabilizzati rispetto al problema della nostra stessa salute, e abbiamo preIerito - come aIIermava Ivan Illich - medicalizzare l'intera societa, piuttosto che prenderci cura della nostra respirazione, della nostra alimentazione, del nostro livello di aIIaticamento psico-Iisico. Forse Iacciamo cosi perche intuiamo che, in Iondo, tutto cio deriva dal Iatto che conduciamo una vita inIelice sul piano aIIettivo ed emozionale, e sconsiderata sul piano igienico-sanitario, inseguendo Ialsi miraggi di potenza, sicurezza e benessere; e che, per 5 stare un po' meglio e ammalarci di meno, dovremmo avere il coraggio di guardarci allo specchio e ripensare radicalmente i nostri valori, le nostre scelte esistenziali, la prospettiva a cui guardiamo al mondo e a noi sessi. Francesco Lamendola 6