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Francesco Lamendola

CELSO, LA VIVISEZIONE UMANA


E LE ABERRAZIONI DELLA MEDICINA MODERNA
Aulo Cornelio Celso, vissuto nel I sec. D. C., al tempo di Tiberio, e originario - Iorse - della Gallia
Narbonense, e autore di una vasta opera enciclopedica, Artes, che spazia dal diritto, alla retorica,
alla IilosoIia, all'agricoltura, all'arte militare. Essa e andata in gran parte perduta; rimangono pero
interamente gli otto libri del De Medicina in cui, riIacendosi alle Ionti greche, da alla materia una
trattazione originale, unendo interessi pratici e teorici e includendo patologia, dietetica, chirurgia.
Da non conIondersi con il IilosoIo greco dello stesso nome che, Ira il 170 e il 180 d.C., compone il
trattato anticristiano Discorso vero, Celso e stato molto letto e studiato ed e stato un'autorita nel
campo della medicina Iino al Rinascimento. Quello che qui ci interessa di mettere in evidenza e
come, nella sua opera, problematiche morali si intreccino inestricabilmente alla pratica medica e piu
ancora allo studio teorico della medicina, laddove era pratica generalmente ammessa non solo la
dissezione dei cadaveri, ma anche la vivisezione di esseri umani vivi a cio destinati, ad es.
condannati alla pena capitale. Oggi la vivisezione e pratica in larghissima misura sugli animali,
appositamente allevati in numerosissime strutture scientiIiche in nome della ricerca che - si dice -
rechera agli esseri umani immensi giovamenti. Non molta strada e stata Iatta da quando TeoIrasto
deprecava le stragi di animali dovute all'appetito insaziabile dell'uomo (Della pieta, a cura di G.
Ditadi) e Plutarco di Cheronea ammoniva che l'uomo non ha alcun diritto di manipolare a piacere la
vita dei suoi Iratelli minori (Lintelligen:a degli animali della giusti:ia loro dovuta, a cura di G.
Ditadi). Chi voglia Iarsi un'idea completa dell'atteggiamento del pensiero classico nei conIronti ,
non ha che da sIogliare le pagine dei due grossi volumi dell'opera I filosofi e gli animali (ed.
Isonomia, 1994, sempre a cura di G. Ditadi), e potra rendersi conto Iacilmente di quanto il pensiero
scientiIico-IilosoIico moderno sia stato involutivo, anche in questo campo, rispetto a quello antico.
Oltre alla vivisezione degli animali, comunque, sappiamo che pratiche di ricerca medica e
psicologica sono condotte al giorno d'oggi su esseri umani vivi, ad es. tramite l'elettroshock per il
quale - non a caso lo psichiatra coneglianese Ugo Cerletti, suo discutibile autore, ottenne di
eIIettuare i primi esperimenti dapprima nei macelli comunali di Roma, indi su detenuti prelevati
dalle regie prigioni; pratica che, dissimulata in varie maniere, si ha ragione di credere che venga
portata avanti tranquillamente ai nostri giorni, in numerosi Paesi e sotto svariate Iorme e
camuIIamenti.
Ma torniamo a Celso perche nella sua opera si trovano alcuni spunti preziosi che ci permettono di
sviluppare una riIlessione sulla natura, sulle Iinalita e sui limiti della ricerca medica intorno alla
salute e alla malattia. Ai suoi tempi si disputavano il campo due principali scuole di pensiero: quella
razionalista e quella cosiddetta empirica; la prima ammetteva la vivisezione di esseri umani, la
seconda era contraria, anche nel caso dei cadaveri, motivando quest'ultimo diniego con la ragione
che la medicina studia i rimedi per un corpo di vita, mentre il cadavere non e che un corpo di morte
e nulla di utile puo insegnare il sezionamento di organi inerti in un corpo ormai abbandonato dalla
vita.
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Ma cediamo la parola ad Umberto Capitani, autore di alcune pagine illuminanti su questo aspetto
dell'opera di Celso (in Scrittori latini, a cura di Antonio La Penna e Cesare Grassi, La Nuova Italia
ed., 1980, vol. 2):
" A conclusione dellampio excursus sulla storia della medicina, che occupa per intero il proemio
del de Medicina, pagine di grande interesse perla ricche::a delle noti:ie e limportan:a dei
problemi affrontati, Celso elabora una defini:ione della medicina ideale ed esprime un giudi:io
negativo sulla vivise:ione umana praticata a scopo scientifico.
"A prima vista le due conclusioni, la prima teorica (la medicina deve essere ra:ionale, ma trarre le
sue conclusioni solo dalle cause evidenti), la seconda etico-pragmatica (praticare la vivise:ione su
cavie umane e cosa crudele ma soprattutto inutile, favorisce invece il progresso scientifico la
se:ione dei cadaveri) sembrano distinte e giustapposte. Esse invece sono strettamente legate.
proprio perche il medico deve attenersi alle sole cause evidenti e trascurare le cause occulte, la
vivise:ione umana e ipso Iacto inutile. Peraltro la dimostra:ione dellinutilita e subordinata alla
condanna morale di Celso verso un tormento inflitto per il bene dellarte.
"Per comprendere la connessione sopra indicata occorre anali::are la rela:ione stabilita
nellambito della cosiddetta scuola ra:ionalista (di cui due dei piu illustri rappresentanti furono gli
scien:iati alessandrini Erofilo ed Erasistrato rispettivamente della fine del IJ e dellini:io del III
sec. A. C.) tra conoscen:a, indispensabile al medico, elle cause nascoste e opportunita della
vivise:ione umana. La rela:ione e chiarita da Celso ai 13-26 del proemio. le cause oscure ed
occulte (abditae) si identificano coi principi costitutivi dellorganismo umano (principi che secondo
alcuni medici come il summen:ionato Erofilo risiedono negli umori, secondo altri, come il celebre
Ippocrate, padre della medicina greca, nellaria) ed in cio che e utile o dannoso alla salute.
Compito del medico indagare queste cause (con terminologia moderna potremmo definire la
seconda parte di questa ricerca etico-patogenica). Trattandosi di cause nascoste, che sfuggono
allosserva:ione diretta, la sola esperien:a non puo bastare, ma essa deve essere regolata,
condi:ionata da una teoria, oggi diremmo da unidea condi:ionale. la medicina deve essere
pertanto ipotetico-deduttiva. Collateralmente a questa indagine, si svolgera una ricerca delle
cosiddette cause evidenti (sapere se lorigine della malattia e stata provocata dal caldo o dal
freddo, dalla fame o dalla sa:ieta) e uno studio sia delle a:ioni naturali del corpo (cioe dei processi
fisiologici. come respiriamo, come digeriamo, come assimiliamo), sia delle strutture anatomiche),
la scuola ra:ionalista giudicava che per svelare il segreto della vita e del male, nascosto ma
palpitante nelle viscere del corpo - condi:ione sine qua non per una medicina autentica - fosse
necessario, an:i indispensabile, notomi::are dei vivi. Per questo Erifilo ed Erasistrato non si
fecero scrupolo di procedere ad esperimenti sui criminali condannati a morte, messi a loro
disposi:ione da sovrani compiacenti. Essi daltronde rivestivano di una parven:a di moralita tanta
spregiudicate::a. il sacrificio di un piccolo numero di colpevoli a futuro vantaggio di tanti uomini
onesti' Idee simili ripugnano alla coscien:a delluomo moderno, sensibile al problema della stessa
vivise:ione degli animali da laboratorio. eppure dobbiamo riconoscere che tale cinismo apri la
strada a non poche acquisi:ioni scientifiche nel campo dellanatomia, della fisiologia, della etio-
patogenesi.
"Come si ricava sempre da Celso (I, Proem. 27-45), la contrapposi:ione della scuola empirica,
fondata da Filino di Coo nello stesso ambiente alessandrino intorno alla meta del III sec. a. C., alle
teorie e al comportamento dei ra:ionalisti maturo sia sul piano strettamente scientifico, sia su
quello etico.
"Partendo dallassioma della incomprensibilita della natura umana, gli empirici rifiutavano di
riconoscere il valore ed il significato delle cause occulte e dei processi naturali (ripudiavano quindi
qualsiasi studio anatomico o fisiologico o patologico generale) e si limitavano alla considera:ione
delle cause evidenti sotto la guida dellesperien:a. Compito del medico era - a loro giudi:io - non di
indagare che cosa provochi la malattia, ma che cosa la tolga e di sapere non come si digerisce, ma
che cosa si digerisce bene, non come respiriamo, ma che cosa aiuta un respiro affannoso. In
particolare giudicavano immorale ed inutile la vivise:ione umana, immorale, perche unarte che si
propone di venire in soccorso delluomo non doveva progredire a spese delluomo e nella maniera
piu atroce, inutile poi, perche lintervento traumati::ante sul vivente rischiava di provocare
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modifiche irreversibili nella proprieta e nel fun:ionamento degli organi, compromettendo il
risultato dellopera:ione intrapresa. Pure inutile, oltre che turpe, giudicavano la se:ione ei
cadaveri, perche - secondo loro - un corpo morto non poteva essere piu simile ad un organismo
vivente. Al medico era lecito solo gettare uno sguardo allinterno delluomo, quando il caso
offriva lopportunita (ferite profonde riportate da soldati o gladiatori).. Dopo aver esposto le
opposte teorie, Celso (...) rivelando qui come altrove il suo eclettismo, cerca di conciliare il
contrasto tra le due scuole o piuttosto di porsi, cautamente, in una posi:ione intermedia, piu vicina
comunque alla posi:ione empirica. Cosi egli sostiene genericamente che la medicina deve essere
ra:ionale, ma tempera questa afferma:ione rivendicando per il medico la necessita di conoscere le
sole cause evidenti, , sen:a preoccuparsi delle occulte, rigettate, prima ancora che dalla riflessione
dellartiIex, dallarte medica in quanto tale (e in questo ce una certa contraddi:ione, perche il
ra:ionalismo in medicina, come abbiam visto, e in stretto rapporto col controllo delle cause
nascoste), riconosce poi il contributo che viene alla scien:a dalla se:ione dei cadaveri, ma
condanna sul piano morale e scientifico gli esperimenti condotti sui vivi, chiunque essi siano, con
motiva:ioni molto simili a quelle degli empirici."
Tutto questo ci riconduce inevitabilmente a una riIlessione seria e approIondita sulla natura e sugli
scopi della medicina, da un lato, e sull'idea dei viventi (uomini e animali, a nostro avviso) sottesa ad
essa, dall'altro. InIatti, qualunque discorso sulla medicina non puo ridursi a mera techne: piu di
ogni altra scienza, essa ha a che Iare direttamente con la sIera dei valori poiche, diversamente, si
ridurrebbe a pura pratica manipolatoria. Gia da questa prima considerazione ci accorgiamo quanto
la medicina moderna sia condizionata dal paradigma cartesiano che separa nettamente res cogitans
e res extensa: se i corpi dei viventi sono soltanto una sommatoria di organi ("meccanismi che
emettono suoni"), nulla vieta di vivisezionarli, a maggior gloria del sapere medico e - si dice - con
sicuro giovamento per gli esseri umani. Se si tratta dei copri degli umani, certo qualche limite e
generalmente ammesso; non tutti la pensano come il celebre scrittore svedese Axel Munthe, grande
paladino della causa degli uccelli migratori minacciati dalle trappole, ma sostenitore imperturbabile
dell'opportunita di utilizzare i criminali quali cavie vive per gli studi medici. "Uno degli argomenti
piu convincenti contro questi esperimenti su animali vivi e che il loro valore pratico e assai ridotto
- scrive - a causa della differen:a fondamentale dal punto di vista patologico e fisiologico fra il
corpo degli uomini e quello degli animali. Ma perche questi esperimenti dovrebbero essere limitati
al corpo degli animali, perche non potrebbero essere messi in pratica anche sul corpo delluomo
vivente? Perche ai delinquenti nati, ai malfattori cronici, condannati a consumare il resto della loro
vita in carcere, inutili e spesso pericolosi per gli altri e per se stessi, , perche a questi inveterati
violatori delle nostre leggi non si potrebbe offrire una ridu:ione ella pena, se acconsentissero a
sottomettersi, anesteti::ati, a certi esperimenti sul loro corpo vivente, per il beneficio dellumanita?
Se il giudice prima di mettersi il berretto nero [che in Gran Bretagna annun:iava una senten:a di
morte], avesse il potere di offrire allassassino lalternativa fra la forca e una condanna penale per
un certo numero danni, certamente non mancherebbero i candidati." Queste parole ripugnanti,
Munthe le scrive nel suo celeberrimo libro La storia di San Michele, del 1929, uno dei piu letti nel
mondo; ed egli era un medico, allievo di Charcot; un celebre medico alla moda, abituato a muoversi
Ira Londra, Parigi e Roma e a Irequentare persone del livello intellettuale di Henry James e Guy de
Maupassant.
Ad ogni modo, non e Iorse vero che, ogni qual volta si impongono campagne di vaccinazione
obbligatorie alla popolazione, non si Ia del corpo umano una cavia? Basti pensare alla tragedia el
talidomide, un "medicinale" che provocato innumerevoli casi di vizi cariaci e altre malIormazioni
dopo essere stato somministrato in dosi massicce alla popolazione. Nessun limite, invece, la
medicina moderna ammette per quanto riguarda la dissezione dei cadaveri. Non si mostra ancor
oggi, nel teatro anatomico del Palazzo Bo, a Padova, il sistema ingegnoso con cui Galilei istruiva
gli studenti sezionando i cadaveri, per poi Iar sparire questi ultimi in quattro e quattr'otto, se se ne
presentava l'esigenza? Lezioni nelle quali ci si serviva di cadaveri traIugati perche, all'epoca, non
era aIIatto scontato che la scienza avesse il diritto di manipolarli a piacere, in nome delle proprie
ricerche. Che oscurantisti, quei preti e quei magistrati che ancora nel XVII secolo, in piena
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'Rivoluzione scientiIica', ostacolavano per quanto era in loro potere le magnifiche sorti e
progressive della scienza medica!
Eppure il problema esiste. Se l'essere vivente non si riduce a una sommatoria di organi; se possiede
una dignita intrinseca, che gli deriva in parte dall'Autore di tutte le cose, in parte dal Iine cui e
chiamato - ossia di cooperare liberamente al grande progetto dell'universo - allora non e poi cosi
scontato che lo si possa proIanare, tagliuzzare e smembrare a volonta a fini di ricerca pura. La
ricerca "pura" non e mai giustiIicazione suIIiciente a se stessa e autoevidente: anche il dottor
Mengele, ad Auschwitz, usava i prigionieri del campo come cavie per la "ricerca pura". Ma, si dira,
gli esperimenti di Mengele erano a Iini di morte e non di vita: voleva testare le tecniche piu rapide
ed economiche per eliminare gli individui ritenuti nocivi al 'nuovo ordine' nazista. Giusto; ma non e
un Iatto storicamente dimostrato che, quando un determinato paradigma culturale si aIIerma, i
conIini della morale ondeggiano come canne al vento e che la medicina si sente legittimata a
seguire tali oscillazioni senza badare ai valori Iondamentali di riIerimento, ma solo all'eIIicacia dei
risultati speciIici. Nella Grecia del IV secolo e nei regni ellenistici, ad es., era pratica 'normale' della
medicina vivisezionare esseri umani "a scopo di ricerca", come lo era nella Germania nazista (e
come auspicava, sia pure in Iorma piu discreta e 'democratica', il dottor Munthe). Siamo proprio
sicuri, noi seguaci e adoratori della scienza galileiana-cartesiana, che sia lecito vivisezionare gli
animali, sezionare i cadaveri degli umani (compresi quelli tratti Iuori da antichissime sepolture o da
ritrovamenti archeologici, da Otzi a Tutankhamon), nonche utilizzare il corpo di esseri umani
viventi per testare nuovi Iarmaci e aprire nuove strade alla ricerca medica? Tutti conosciamo la
storia di Edward Jenner e di come questi, nel 1796, inoculo i germi del vaiolo vaccino nel corpo del
proprio Iiglioletto, allo scopo di sperimentare l'eIIicacia della vaccinazione antivaiolosa. In genere
egli ci viene presentato come una specie di Guglielmo Tell della scienza medica, eroico e tragico
insieme, meta Laocoonte e meta Abramo sul monte Moira col Iiglio Isacco: un genio che non ha
esitato davanti al rischio di uccidere la sua creatura, con le proprie mani, per il progresso della
scienza e per il bene dell'umanita. E tuttavia quell'episodio (immortalato anche da artisti Iamosi ed
entrato cosi, carico di pathos, nel nostro immaginario collettivo) contiene un elemento che continua
a inquietarci, e che neanche il senno di poi (cioe dopo che l'inoculazione e riuscita e il vaccino si e
rivelato beneIico) riesce a disperdere completamente un'impressione di sgradevolezza e di disagio.
Essa deriva dal Iatto che il Dio che noi oggi adoriamo, il Dio della scienza - proprio come il Dio
geloso e terribile dell'Antico Testamento - e pronto ad esigere sacriIicio umani, per pura Iede, sulla
base di un bene superiore e Iuturo. Ora, e proprio questo che i genitori di migliaia di bambini ,
rimasti uccisi o menomati in modo permanente a seguito di vaccinazioni preventive e obbligatorie,
si sono sentiti rispondere dai medici: sono Iatti dolorosi ma statisticamente accettabili, dato che
servono a proteggere milioni di vite.
Il brano sulla medicina di Celso ci suggerisce una serie di riIlessioni di carattere generale che, pur
senza alcuna pretesa di stabilire certezze dogmatiche - data l'estrema delicatezza dell'argomento -
vogliono essere una delimitazione di valori minimali e irrinunciabili, e uno stimolo all'ulteriore
approIondimento delle tematiche correlate alla natura e alle Iinalita della scienza medica.
1) La distinzione Ira umani e non umani non puo essere accettata in maniera rigida ed auto-
evidente, come se Iosse una cambiale in bianco per autorizzare qualunque Iorma di vivisezione
sui secondi a beneIicio della salute dei primi. I viventi non umani sono i nostri Iratelli minori,
soggetti di diritti e non semplicemente proteine da mettere nei nostri piatti, pellicce con cui
adornare la nostra vanita estetica o cavie da torturare impunemente nei nostri laboratori.
2) Anche la distinzione Ira il corpo vivo degli umani e il loro corpo senza vita dovrebbe essere
posta in termini meno drastici di come avviene generalmente. Se l'essere umano non e solo il
suo corpo, questo non signiIica che il suo corpo si riduca a una semplice 'cosa' non appena la
vita lo abbandona. Anche la Iretta con cui si procede agli espianti per il trapianto di organi, per
quanto giustiIicata sul piano strettamente tecnico, porta a un vero e proprio rovesciamento della
giusta prospettiva da cui il medico dovrebbe porsi. Pur di salvare una vita in pericolo, si giunge
al punto di omettere quelle terapie e di saltare quei tempi minimi di attesa che potrebbero
consentire una opportunita di ripresa all'organismo del "donatore".
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3) Il rispetto dovuto al corpo dei viventi e, in particolare, dei viventi umani, sia vivi che morti,
discende dal Iato che il corpo e il ricettacolo della vita, e che la vita e un mistero numinoso che
trascende di molto le nostre capacita di comprensione. La vita, secondo certe dottrine esoteriche,
non abbandono subitamente il corpo al momento della morte. Il copro resta impregnato a lungo
delle sue vibrazioni, come una vecchia casa lo e dopo la partenza o il decesso dei suoi inquilini.
4) La medicina e la scienza (o l'arte, secondo i punti di vista) di preservare la salute e di aiutare la
vita. Se essa vuole aiutare la vita mediante la tortura e la morte di esseri viventi, e se non si Ia
scrupolo di sezionare i corpi degli umani appena deceduti . e Iorse non sempre deIinitivamente
"morti" - entra in contraddizione con se stessa. Forse si tratta di una contraddizione inevitabile,
come sarebbe quella di una persona seguace della non-violenza, che si trovi costretta da
circostanze pressanti a diIendere la proprio vita o quella delle persone a lei care, mediante la
violenza. In ogni caso, nessun trionIalismo dovrebbe accompagnare questo tipo di pratica, tanto
su animali vivi quanto su esseri umani morti; dovrebbe trattarsi, semmai, di casi estremi
severamente circoscritti; casi dolorosi, i quali dovrebbero costituire l'eccezione alla regola, enon
la regola stessa.
5) Noi non sappiamo con certezza che cosaa sia la morte e nemmeno quando essa avvenga.
"Quando ce lei, noi non ci siamo, e quando arriva lei, noi non ci siamo piu", scriveva Epicuro.
La stessa medicina moderna, con tutte le sue soIisticate tecnologie, non sa deIinirlaesattamente:
e l'arresto del battito cardiaco? O dell'attivita cerebrale? O della Iunzione respiratoria? E tale
arresto, che puo essere impedito dall'intervento delle macchine, quando si deve ritenere
deIinitivo e irreversibile? La verita e che non lo sappiamo. Vi sono casi - rari, e vero - di persone
uscite dal coma dopo tempi lunghissimi; e casi, un po' meno rari, di persone sepolte ancor vive.
Tutto questo dovrebbe renderci particolarmente cauti quando si tratta di manipolare corpi "senza
vita": perche non e sempre certo che essi siano realmente "morti".
6) Il sezionamento dei corpi, umani e non umani, vivi e (Iorse) morti, discende a una concezione
violenta della scienza medica, basata su pratiche Iortemente invasive (chirurgia, trapianti,
Iarmaci di sintesi, radium), che a sua volta presuppone una IilosoIia dell'esistenza di tipo
brutalmente utilitaristico: non e importante la qualita della vita (e del morire), ma la quantita. Se
per salvare cento vite ne devo sacriIicare una, il prezzo e accettabile; se per prolungare la vita
devo stravolgere l'equilibrio dell'organismo, anche questo e un giusto prezzo da pagare. Cosi, si
vive (nelle strutture sanitarie) con poca dignita, e si muore come pezzi usurari di una catena di
montaggio: ma qualcosa si puo ancora trarre di utile dal pezzo usurato, e il copro ancor caldo
della vita appena uscita viene sottoposto ad espianto per restituire eIIicienza a un altro pezzo
della catena di montaggio.
7) Dovremmo tornare, invece, al primo medico dei viventi che, come diceva Paracelso, e la Natura
stessa, riIlesso della sapienza e dell'amore divino. Se vivessimo un po' piu secondo natura, ci
ammaleremmo di meno e subiremmo meno incidenti traumatici, prevenendo malattie e altri
danni allorganismo, piuttosto che agitandoci poi alla ricerca delle cure. Se ci curassimo
secondo natura, come hanno Iatto per secoli le civilta tradizionali (ed anche grandi civilta, come
l'indiana e la cinese)., non avremmo bisogno di ricorrere continuamente a terapie invasive e
violente, dalla chirurgia ai prodotti chimici. Se dessimo alla natura il tempo di ristabilire
l'equilibrio, non correremmo dal medico e dal Iarmacista ad ogni minimo mal di testa; se
sapessimo ascoltare un poco il linguaggio del nostro corpo, sapremmo come regolarci per Iar
tesoro dei segnali d'allarme che esso ci manda. Ma poiche siamo continuamente aIIaccendati in
cose molto piu importanti che ascoltare il nostro corpo, preIeriamo Iirmare un cambiale in
bianco alla scienza medica e aIIidarci ad occhi chiusi al sistema sanitario vigente, con un grado
di abbandono quale non assumiamo neanche se dobbiamo depositare in banca una piccola
somma di denaro. Ci siamo deresponsabilizzati rispetto al problema della nostra stessa salute, e
abbiamo preIerito - come aIIermava Ivan Illich - medicalizzare l'intera societa, piuttosto che
prenderci cura della nostra respirazione, della nostra alimentazione, del nostro livello di
aIIaticamento psico-Iisico. Forse Iacciamo cosi perche intuiamo che, in Iondo, tutto cio deriva
dal Iatto che conduciamo una vita inIelice sul piano aIIettivo ed emozionale, e sconsiderata sul
piano igienico-sanitario, inseguendo Ialsi miraggi di potenza, sicurezza e benessere; e che, per
5
stare un po' meglio e ammalarci di meno, dovremmo avere il coraggio di guardarci allo specchio
e ripensare radicalmente i nostri valori, le nostre scelte esistenziali, la prospettiva a cui
guardiamo al mondo e a noi sessi.
Francesco Lamendola
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