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Il positivismo trae il nome dall'esaltazione della positività della scienza e della concretezza e
realtà oggettiva dei fatti da essa studiati.
Positivo infatti significa:
1. sperimentale e certo, in contrapposizione alla metafisica: infatti il positivismo
accentua l’atteggiamento antimetafisico che era già presente nella filosofia kantiana e
afferma che soltanto la scienza è in grado di raggiungere quella conoscenza della
realtà e quell’unanimità di assenso che la metafisica non è mai riuscita a conseguire;
2. utile e pratico, in contrapposizione all’inutile e teorico, tipici della ricerca metafisica
che nei secoli ha costruito solo astratti sistemi in contraddizione tra loro e privi di
quell’obiettività che la scienza riesce ad ottenere.
In sostanza, “Niente più metafisica!”
Gli aspetti caratterizzanti del positivismo sono la totale fiducia nei confronti della scienza e
della tecnica e l’ottimismo progressista volto al benessere dell’umanità.
Tutte le correnti sono accomunate dalla fiducia nella scienza, che deve essere privilegiata
rispetto ad altre forme di conoscenza, talvolta concepita come una religione.
Il confronto con l’Illuminismo e il Romanticismo
Le profonde differenze tra le correnti filosofiche sono dovute ai diversi contesti storici
(spaziali e temporali) nelle quali si sono sviluppate. Esistono tuttavia dei punti di contatto tra
queste filosofie.
Il positivismo condivide con l’Illuminismo:
● fiducia nella ragione e nel sapere
● visione laica e immanentistica del mondo
Dal Romanticismo, il positivismo prende:
● esaltazione dell’assoluto (che per il romanticismo è lo Spirito, mentre per il
positivismo è la scienza)
● progresso strettamente collegato alla dialettica hegeliana (tesi, antitesi e sintesi come
fasi del metodo scientifico)
Il positivismo in Francia
In Francia non solo il positivismo prese piede e ricevette la sua elaborazione dottrinale più
completa, ma assunse anche la più decisa connotazione politica e sociale.
L’autore di rilievo del positivismo francese è Auguste Comte
AUGUSTE COMTE (1798-1857)
Il pensiero filosofico di Comte si fonda sul bisogno di una rigenerazione universale, dal punto
di vista ideologico e politico, di tutta la società e della cultura occidentali.
Comte paragona lo sviluppo dell’umanità a quello del singolo uomo, che teorizza nella legge
dei tre stadi.
Contenuto delle La natura più profonda Le cause segrete dei Le leggi effettive dei
indagini della realtà fenomeni fenomeni
1. nello stadio teologico (o fittizio) i fenomeni sono intesi come prodotti dell’azione
diretta di agenti soprannaturali;
2. nello stadio metafisico (o astratto) gli uomini sostituiscono alle forze occulte le idee
metafisiche, cercando con la ragione l’origine e il destino dell’universo;
3. nello stadio positivo (o scientifico) l’uomo vuole scoprire le leggi effettive dei
fenomeni
La scienza per Comte deve essere la base di un governo in cui gli scienziati sono i detentori
del potere spirituale, mentre gli industriali hanno il potere temporale.
Attraverso la scienza infatti è possibile spiegare la natura attraverso relazioni costanti, dunque
di prevedere cosa accadrà al fine di procurare il massimo vantaggio per l’umanità: “Scienza,
donde previsione; previsione, donde azione”.
Comte definisce la sociologia una fisica sociale e ritiene che il suo compito sia quello di
studiare l'evoluzione della società e le relazioni che ne caratterizzano l'ordine; deve pertanto
essere una scienza prescrittiva.
Comte distingue una fisica sociale statica e dinamica:
1. la statica studia l'ordine sociale, dunque le relazioni tra le varie parti del sistema
sociale
2. la dinamica studia il progresso della società (evoluzione della giustizia, la politica e
la cultura); la legge fondamentale della dinamica è la legge dei tre stadi
Attraverso i tre stadi, che sono delle tappe obbligate, si costituisce il dispiegamento della
natura umana; attraverso di loro si attua il progresso e la storia è strettamente legata ad esso.
Tuttavia non si parla di storicismo: anche se ogni tappa è conseguenza di quella precedente e
base per quella successiva, non vi è necessarietà consequenziale tra le tappe del progresso.
Il progresso si manifesta attraverso una forza interna al genere umano, gli uomini di genio,
che sono uomini sostituibili con altri, dunque non predeterminati.
La filosofia ha il compito di sintetizzare i principi più generali della scienza nella teoria
dell’evoluzione, ovvero tutto ciò che ha a che vedere con lo spazio e il tempo:
1. indistruttibilità della materia
2. continuità del movimento
3. persistenza della forza
→ questi tre principi unificati danno luogo alla teoria dell’evoluzione, un processo che
include quattro tappe:
1. legge della concentrazione: dall’incoerente al coerente
2. legge della differenziazione: dall’omogeneo all’eterogeneo
3. legge della determinazione: dall’indefinito al definito
4. legge del ritmo: l’alternarsi ciclico
→ queste leggi sono applicabili sia al mondo inorganico che organico (evoluzione del sistema
solare, evoluzione dell’uomo); infatti:
● il linguaggio si è evoluto da semplici suoni alla formulazione di discorsi complessi
● l’arte si è evoluta dalle pitture rupestri alle arti contemporanee
● la società nel suo insieme
→ grande ottimismo: l’evoluzione porta alla più completa felicità
La sociologia per Spencer, a differenza di Comte, non deve prescrivere azioni volte al
raggiungimento della società ideale ma dovrebbe essere una scienza unicamente descrittiva
(descrive le leggi che guidano l’evoluzione della società senza prescrivere azioni morali).
Spencer concepisce la società in modo organicistico e sull’organicismo si impronta la
sociologia, con tuttavia caratteri individualisti.
La difesa dei diritti individuali intesa come egoismo viene superata nell’etica in quanto un
uomo migliore realizzerà una società migliore: il fine ultimo della moralità è l’utile
collettivo.
L’etica di Spencer ha:
● come oggetto l'evoluzione della condotta umana
● come fine la ricerca della felicità (intesa come il piacere e dunque il bene)
e ha punti in comune con le posizioni utilitaristiche di Mill.
Tuttavia si distingue dalle posizioni utilitaristiche poiché il senso del dovere è a priori per
l’individuo e a posteriori per la specie (l’uomo non agisce in vista dell’utile).