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Perché fidarsi della scienza

Naomi Oreskes

Il problema
Perché fidarsi della scienza? Come considerare la scienza per prendere le nostre decisioni?
Come possiamo sapere che gli scienziati non si stiano sbagliando? L’analisi scientifica deve
essere considerata una autorità a priori?

Es1: 2016, Donald Trump contesta la posizione dei medici sulla sicurezza dei vaccini.
dichiarando che devono essere somministrati ai bambini a intervalli di tempo più lunghi.
Es 2: Mike Pence (ex vicepresidente USA) è un creazionista e crede che la Terra sia stata
creata da Dio diecimila anni fa (e non 4,5 miliardi di anni fa)

Conseguenze del problema: la questione ha grande importanza sociale. Se non riusciamo a


spiegare perché fidarsi della scienza, abbiamo poche possibilità di convincere i nostri
concittadini a far vaccinare i figli, a usare il filo interdentale, ad agire contro il cambiamento
climatico.

Nella scienza utilità non significa verità: ci sono state molte teorie elaborate nel corso
della storia che funzionavano pur essendo sbagliate.
Possiamo considerare la conoscenza scientifica come una conoscenza consensuale.

Storia
Fino al 19esimo secolo, l’autorità della scienza fu l’autorità dello scienziato.
Nel corso del 19esimo e 20esimo, si è cercato di individuare il metodo scientifico che
potesse spiegare i successi della scienza e quindi giustificare la fiducia verso essa.

Auguste Comte (1798-1857) fu il fondatore della sociologia, della filosofia della scienza e
del positivismo. La sua idea principale fu quella del sapere positivo: la scienza procura un
sapere positivo, ovvero attendibile. Ciò perché nella scienza, alla dottrina (pregiudizi, limite
mentale) si opponeva il metodo.
Comte individuava tre stadi della storia umana:
1.Teologico
2.Metafisico
3.Scientifico
Comte voleva sostituire la religione con la religione della scienza: le persone hanno bisogno
di principi morali, ma pensava che questi si potessero trovare negli ideali umanistici di verità,
bellezza e bontà.

Metodo: rinuncia ad indagare l'origine e il destino dell’universo e tentativo di conoscere


attraverso la ragione le leggi effettive del mondo. La spiegazione dei fatti è ridotta in
termini reali ed è il legame stabilito tra diversi fenomeni particolari.
La scienza non è quindi valida per la personalità di chi la pratica ma dalla natura delle sue
pratiche, che vanno avanti in maniera empirica.
Qual è dunque questa maniera empirica? Qual è il metodo scientifico?
Forme diverse di empirismo
Gli empiristi del XX secolo (empiristi logici, in particolare Alfred Jules Ayer) dissero che il
metodo scientifico deve seguire il principio di verificazione: un’affermazione può essere
dotata di significato se e soltanto e può essere verificata ricorrendo all’osservazione.
Se un'affermazione può essere verificata tramite l'osservazione e se è stata effettivamente
verificata in tal modo, allora siamo giustificati ad accettarla come vera. Il principio di
verificazione rappresentava lo strumento con il quale distinguere la conoscenza scientifica
da una che non lo era.

Vi è però il problema dell’induzione: quante osservazioni sono necessarie per stabilire che
un enunciato è vero? Per Ayer la conoscenza induttiva è necessariamente probabilistica.

Le sfide all’empirismo
L’empirismo logico non fu mai l’unica corrente della filosofia della scienza del 900.

1) Karl Popper e il razionalismo critico


Karl Popper (1902-1994) contestò parecchi punti dell’empirismo logico. Secondo lui il
metodo della scienza non era l’induzione.
A distinguere la scienza dalle altre attività umane non erano le sue pratiche ma il suo
comportamento, ovvero l'atteggiamento critico nei confronti della scienza stessa: ill
dubbio e lo scetticismo.
L’obiettivo della scienza non è provare le teorie: ciò è impossibile.
L’obiettivo della scienza è confutare le teorie.
Introduce la nozione di falsificabilità: una affermazione scientifica si differenzia da una non
scientifica NON attraverso l’esistenza di una osservazione che può verificare l’affermazione,
ma attraverso l’esistenza di una osservazione tramite la quale l’osservazione può
essere confutata.

L’induzione è limitata dal “problema del cigno nero”: posso aver visto diecimila cigni bianchi,
e posso concluderne tramit einduzione che tutti i cigni sono bianchi. Eppure, potrebbe
esistere un cigno nero. Non esiste una regola induttiva razionale. Le osservazioni non
possono provare la veridicità di una teoria, c’è sempre la possibilità che qualcosa possa
confutare. L'osservazione da sola non fornisce le fondamenta logiche delle generalizzazioni
induttive. La verificazione è provvisoria. La scienza non può essere razionale se il suo
metodo unico è l'induzione.

Per Popper invece la falsificazione è conclusiva: logica della confutazione. Lo scienziato


deve cercare le osservazioni che possano confutare la sua teoria. L’attività della scienza sta
nel formulare congeture e ricercare osservazioni specifiche in grado di confutarle.
Perché credere nella scienza, se le teorie scientifiche devono essere confutate? Concetto di
corroborazione: abbiamo buoni motivi per credere alle teorie che hanno superato esami
severi. I test empirici non possano provare una teoria ma possono corroborarla.
Critica: in pratica, per Popper, la maggioranza degli scienziati nella storia sono stati cattivi
scienziati se li studiamo usando i suoi criteri.

2) Lundwik Fleck (1896-1961)


Microbiologo che pose al centro della scienza il suo essere una attività collettiva e dunque
le interazioni sociali che hanno luogo nella vita scientifica. Sposta l'attenzione dal singolo
scienziato alle attività della comunità di scienziati. Nelle comunità di scienziati gli stili di
pensiero diventano risorse condivise per il futuro lavoro: “collettivi di pensiero”.

Scrisse: “Il pensiero è una attività collettiva. E’ impossibile che esista un ricercatore davvero
isolato. Ciò che pensiamo e vediamo dipende dal collettivo di pensiero al quale
apparteniamo”.
Helen Longino disse: “Galileo, Newton, Darwin e Einstein erano individui dall’intelletto
straordinario, ma a trasformare le loro brillanti idee in sapere è stato il processo di ricezione
critica”.
Il progresso scientifico è legato alle istituzioni del mondo della scienza ed è la revisione e
l'adattamento delle visioni del mondo che la comunità giudica appropriati.

3) Pierre Duhem: sottodeterminazione


1861-1916, fondatore della termodinamica chimica.
Sottodeterminazione: la tesi baconiana di esperimento era errata. Se l'esperimento fallisce
le cause possono essere molteplici. Allo stesso modo, se un test dà buoni risultati, le
cause potrebbero essere molteplici, anche fuori dalla nostra teoria. Il test dell’ipotesi è anche
il test dell’organizzazione dell'esperimento, delle ipotesi ausiliarie e dei presupposti di fondo.
E il fallimento dell’esperimento o la sua riuscita non rivela sempre le sue vere cause.
Per questo Duhem conclude che bisogna avere un atteggiamento di umiltà nei confronti
delle prese di posizione intellettuali. Bisogna essere vigili contro il dogmatismo.
A salvare il fisico dalle folli ambizioni del dogmatismo è la storia della scienza, che descrive
gli errori e le esitazioni, le false evidenze, che hanno preceduto la scoperta di ogni principio

4) T.S. Kuhn e le science studies


Riprende Flick (2): gli scienziati non lavorano da soli ma in comunità con cui condividono
valori, credenze, teorie. Vi è un paradigma: insieme di teorie, valori, impegno intellettuale e
metodologico del gruppo. Per Kuhn, a differenza di quello che pensava Popper, la teoria non
viene confutata finché qualche esperienza non si dimostra una anomalia, rompendo le
aspettative. Se l’anomalia non può essere risolta all’interno del paradigma, il paradigma
viene riconsiderato dalla comunità, e ciò può portare persino ad una rivoluzione scientifica.
I paradigmi che si susseguono sono fra loro incommensurabili nel senso che non possono
essere confrontati attraverso la misurazione. Questa affermazione non piacque molto perché
la scelta del nuovo paradigma sembra irrazionale.
Secondo Kuhn il metodo poteva cambiare all’interno di diversi paradigmi.
Kuhn lancia il campo dei science studies

5) Scuola di Edimburgo
Si concentra sugli interessi che agiscono come forza motrice nella scelta di una teoria.
Interessi di natura professionale, o valoriale, politica o religiosa. Le nostre opinioni sono
strutturate in relazione a qualche insieme di criteri e preoccupazioni non riducibili solo
all’evidenza empirica. La nostra conoscenza è in parte relativa a interessi e condizioni sociali
e politiche. Approccio relativistico: i soli dati di fatto non spiegano le conclusioni a cui
giungono gli scienziati.
Gruppo provocatorio con l’intento di scuotere la diffusa idolatria della scienza, ma con delle
ragioni: esaminando la scienza con attenzione, si osservano fattori tanto empirici quanto
fattori sociali entrare in gioco nel consolidamento della conoscenza scientifica.

Feyerabend fu contro l’applicazione di un solo metodo, ovvero della ricerca di un


assolutismo nella scienza: "L'unico principio che non inibisce il progresso è: qualsiasi cosa
può andare bene. L’anarchismo teorico è più aperto a incoraggiare il progresso.”

Negli ultimi decenni del 900 ci sono stati molti studi sociologici e antropologici sul lavoro
degli scienziati, basati sull'osservazione, che ci dicono che NON esiste un unico metodo
scientifico. Il sogno di un sapere positivo è finito, non esiste un unico metodo scientifico.
Perciò non si può giustificare la fiducia nella scienza in virtù dell’utilizzo di un metodo, visto
che non ce n’è neppure uno solo e tra loro sono molto diversi.

Epistemologia sociale
Dagli anni ‘60 del 900 il femminismo ha dato un contributo enorme al dibattito sulla scienza:
come poteva la scienza sostenere di essere oggettiva escludendo metà della popolazione?
Come poteva sostenere di produrre conoscenza disinteressata, se le sue teorie erano
spesso basate su pregiudizi sociali evidenti relativi al genere, alla razza, alla classe
sociale?
Le filosofe della scienza femministe dissero che l’oggettiva poteva essere reimmaginata
come traguardo sociale, sforzo collettivo. Il modo in cui vediamo le cose dipende in gran
parte dalla nostra posizione sociale e dalle nostre esperienze personali, perciò una
maggiore diversità rafforza la scienza: epistemologia dei punti di vista.
Fino a quel momento, l'obiettività della scienza era debole a causa dell’omogeneità dei
gruppi di scienziati.
Filosofe della scienza: Harding, Longino.
La scienza nella sua totalità può essere oggettiva anche se i singoli scienziati non lo sono: è
la dimensione sociale dell'obiettività a risolvere il problema delle preferenze soggettive.
Più la comunità è diversificata e aperta più è garantito un dibattito libero e aperto e di
conseguenza maggiore sarà il grado di obiettività.
Bisogna però riconoscere che spesso i presupposti non sono percepiti come tali, soprattutto
nelle comunità omogenee.

Oggi gli storici e i filosofi della scienza concordano sul fatto che non esiste un unico metodo
scientifico e che con l'espressione pratica scientifica si intende una comunità di persone che
prendono decisioni per motivi di natura sia empirica sia sociale servendosi di metodi diversi.

Su che cosa si fonda la fiducia nella scienza?

Sulla sua interazione con il mondo.


Senza fiducia verso gli esperti la società resterebbe immobile: scienziati sono gli esperti
designati a studiare il mondo. La professione dello scienziato esiste perché in generale gli
scienziati fanno un lavoro necessario e lo fanno bene. Abbiamo a disposizione medicine,
tecnologie e strumenti ricavati dalla scienza.
Dobbiamo controllare le referenze dei nostri scienziati, e agire con scetticismo come
controllo.
Il successo di queste teorie non dimostra che siano vere, ma utili, ed è già un primo passo
importante. Ci possiamo fidare della scienza per via dei suoi successi.
Per gli scienziati è importante mettere in primo piano il carattere empirico del loro lavoro,
ovvero il confronto con la natura e la società e le conclusioni empiriche del loro lavoro.
Dobbiamo inoltre concentrarci ugualmente sul carattere sociale della scienza e sul ruolo del
controllo delle affermazioni: gran parte della scienza oggi è una serie di pratiche e
procedure sociali di valutazione per garantire che i processi di revisione e correzione siano
abbastanza solidi.

Es: Peer review. Disamina critica delle affermazioni scientifiche svolte da altri scienziati,
Controllo degli articoli ma anche i processi di giudizio e valutazione ai quali vengono
sottoposti i risultati delle ricerche, ad esempio nelle conferenze e nei seminari.
Es2: posizione accademica.
Il carattere sociale della scienza costituisce la base del suo approssimarsi all’oggettività e il
fondamento stesso della fiducia in essa.

Precisazioni
L'esistenza di simili procedure fa sì che gli errori, i preconcetti e le incompletezze possono
essere individuati e corretti. Si tratta di una tesi probabilistica su cui ci affidiamo.
Non dobbiamo avere una fiducia cieca o totale, la fiducia deve essere informata. Inoltre non
dobbiamo ascoltare gli scienziati in quanto persone al di là della loro area di competenza.
E’ importante inoltre rispettare le conoscenze autoctone, popolari o orientali che hanno
dimostrato adeguatezza empirica e che quindi possono essere valutate come scientifiche
E’ infine importante distinguere tra ambito scientifico e sociale, perché l’ambito sociale
influisce, forse a ragione, sulle nostre scelte.
Conclusione: alla base del successo scientifico non ci sono solo esperienza e osservazione.
Le basi della nostra fiducia nella scienza sono esperienza e osservazione della scienza
stessa.

Domanda: perché disfarsi degli scienziati sul clima e non dell'industria petrolifera?

Per via del conflitto d’interessi. L’industria petrolifera guadagna vendendo combustibili
fossili, e si affida a scienziati e ingegneri, che possono essere anche molto competenti e con
tanta esperienza. Le recenti scoperte sul clima minacciano l’esistenza e i guadagni di questo
settore.
Le aziende non partecipano in buona fede a un'aperta valutazione critica e condivisa dei
dati.
Anche gli scienziati finanziati dalle industrie possono pubblicare i loro scritti su riviste
sottoposte a peer review, e in questo caso agiscono come veri membri delle comunità
scientifiche
Una grossa fetta della ricerca industriale è stata progettata per sviare.

Quando la scienza sbaglia


Post-verità: parola dell’anno scelta dall’Oxford English Dictionaries del 2016. Teorie
affermazioni confutate dai fatti e dall’evidenza ma che persistono. I fatti-scientifici e sociali- a
volte hanno per la popolazione poca rilevanza.
Non si tratta solo di analfabetismo scientifico come dicono in molti (scienziati compresi), ma
anche di intreccio tra ideologia politica e scienza.

Es: tra gli elettori democratici più il grado di studio è alto più vengono accettate le
affermazioni della scienza; tra i repubblicani gli elettori più istruiti contestano o rifiutano con
maggior forza le posizioni degli scienziati. Sono gli effetti della motivazione ideologica.
Inoltre, se a volte la scienza ha una cattiva nomea è stata per colpa della corruzione, delle
rappresentazioni fuorvianti da parte dei media e dell'esperienza statistica inadeguata,
soprattutto nel campo della scienza della nutrizione.
Infine, c’è un altro problema molto importante: gli errori che avvengono spontaneamente,
conclusioni sbagliate che non hanno a che fare con la fede religiosa, con la politica e con la
corruzione. Nella storia della scienza ci sono tante verità scientifiche poi giudicate erronee.
Altre volte alcune teorie scartate vengono rispolverate in seguito e dimostrano la loro
efficacia. Come possiamo dunque fidarci della scienza?

Elenco qui alcuni esempi di errori nella scienza, utili per capire cos’hanno in comune e
dunque di imparare qualcosa da essi.

1) Teoria dell’energia limitata


Nel 1873 Edward H. Clarke, medico, si schierò contro l'educazione femminile superiore
perché convinto che avrebbe nuociuto alla fertilità delle donne, provocando il
rimpicciolimento delle ovaie e dell’utero a causa dell’impegno richiesto.
Si basava sulla prima legge della termodinamica: l’energia non può essere creata né
distrutta, l’energia disponibile in un sistema chiuso è costante. L’energia spostata verso un
organo di una attività precisa distoglie l’energia da un altro organo (energia limitata).
L'energia consumata da un organo sarebbe stata necessariamente sottratta ad un altro. Ma
non si preoccupò delle conseguenze di altre attività femminili diverse dallo studio. Né si
occupò mai di misurare o quantificare il trasferimento di energia tra gli organi del corpo.
Questo libro venne preso da esempio da molti e reputo affidabile.

Clarke aveva incorporato nella sua teoria il pregiudizio di genere e le ansie razziali
dominanti ai suoi tempi. Già ai temi una dottoressa (Mary Putnam Jacobi) fece notare come
dietro a quel lavoro c’erano molti interessi non scientifici, e che il campione esaminato era di
sole sette donne. Propose lavori ben più completi e complessi usando campioni statistici più
grandi e variegati e non interpretando i sintomi, ma lasciando parlare le pazienti. Nonostante
ciò, le sue teorie non vennero ascoltate dal grande pubblico.

2) La deriva dei continenti


Negli anni 20 e 30 gli scienziati respinsero una tesi che 40 anni dopo sarebbe stata
accettata come dato di fatto: la deriva dei continenti. I continenti non sono fissi ma si
muovono sulla superficie terrestre, e le interazioni tra i continenti in movimento spiegano la
distribuzione dei vulcani e dei terremoti.
La teoria era stata creata da Alfred Wegener, illustre geofisico, presentata con molte
evidenze empiriche. Ma la comunità scientifica bocciò la teoria: nei libri di testo moderni,
spesso ci si giustifica dicendo che la teoria era stata scartata perché non era stato trovato il
meccanismo che la giustificasse, ma non era vero.
I geologi americani furono molto più ostili di quelli europei e britannici. Per gli americani la
teoria di Wegener era cattiva scienza, per questioni di metodo: la teoria era ipotetico-
deduttiva, e gli americani non lo accettarono perché per loro la buona scienza è induttiva,
dove l’osservazione precede la teoria. Per gli americani il metodo deduttivo significava
“partire da un’idea iniziale e cercare selettivamente nella letteratura prove che la
sostengono, ignorando la maggior parte dei fati che la contestano, arrivando a considerare
un fatto oggettiva una idea soggettiva” (Edward Berry). Per gli americani il metodo deduttivo
è “indovinare la casa per poi dedurre i fenomeni”
Gli americani volevano inoltre difendersi dal dogmatismo e dall'autoritarismo per ampliare e
non soffocare lo spirito critico della ricerca.
Gli americani sostenevano il metodo induttivo per via dei loro ideali politici di pluralismo e
democrazia, mentre credevano che l’approccio europeo alla scienza fosse antidemocratica
in quanto deduttiva. Gli scienziati dovevano essere ricercatori, non avvocati difensori delle
proprie idee.
Per questo rifiutarono una teoria deduttiva fondata sull’autorità. Sbagliarono perché,
rifiutando la teoria per ragioni metodologiche, ignoravano una evidenza empirica che poi,
qualche anno dopo, dovettero considerare fondata.

3) Eugenetica
Argomento decisamente complesso, inquietante capitolo della storia della scienza. Bisogna
poterlo spiegare per dare fiducia alla scienza.
All’inizio del XX secolo diversi cienziati pensavano che i geni determinassero un grande
numero di tratti fenotipici, tra cui anche comportamenti indesiderabili come prostituzione,
alcolismo, debolezza mentale, tendenza alla cirminalità ecc.

Eugenetica: un insieme di pratiche sociali volte a migliorare la qualità del popolo. Vi si


applicava l’etichetta positiva di progresso e miglioramento della razza, per evitare la
degenerazione della razza.

Negli USA le pratiche eugenetiche furono molto diffuse, più della Germania, e comportarono
la sterilizzazione forzata di decine di migliaia di cittadini statunitensi, soprattutto disabili.

Es: venne sterilizzata una donna che aveva partorito in seguito ad uno strupro. Venne
testimoniato che sia madre che figlia erano deboli di mente e si giustificò la sterilizzazione
per evitare altri figli: “tre generazioni di imbecilli sono sufficienti".
Le leggi sulla sterilizazione egenetica negli USA ispirarono le leggi simili nella gemnaia
nazista.
L’eugenetica negli USA venne poi delegittimata e scongiurata dopo la seconda guerra
mondiale.
L’eugenetica fu sì in parte l’uso politico improprio della scienza, promossa e applicata
da persone che non erano scienziati e non capivano niente di scienza. Ma fu sviluppata
e promossa anche da biologi e ricercatori.

I biologici traevano spunto dalla teoria di Darwin e dai suoi studi sulla selezione artificiale.
L'eugenetica fu fondata dal cugino di Darwin, Francis Galton. Fece molti studi
sull'intelligenza per decretare se fosse un tratto ereditario, stabilendo che lo fosse. Il suo
lavoro si concluse proponendo una eugenetica positiva, non forzata o coercitiva, per
convincere i migliori a procreare e disincentivare i peggiori. Ma non credeva fosse possibile
realizzare un vero programma di eugenetica.
Un testo molto importante (definito la Bibbia da Hitler) fu The Passing of the great race di
Madison Grant. “Le leggi della natura richiedono l’annientamento dei non adatti”

Negli anni 30, 32 stati dell'unione approvarono leggi sulla sterilizzazione, eseguita su
almeno trentamila cittadini.
Una delle difese presentate al processo di Norimberga fu che le leggi naziste si erano
fondate su teorie sostenute dagli americani.

Diverse componenti costituiscono l’eugenetica:


a. Controllo sociale della riproduzione, tramite vigilanza dei matrimoni o
isolamento per malati mentali
b. Natalismo, incoraggiare gli individui adatti a riprodursi in famiglie numerose,
scoraggiando i non adatti
c. Malthusianesimo: le leggi naturali fanno sì che gli esemplari non adatti
muoiano. L'assistenza sociale, l'istruzione universale, il salario minimo, la
sanità pubblica, agiscono in contrasto con le leggi naturali
d. Anti- ambientalismo: rifiuto del ruolo dell'ambiente nello sviluppo delle
persone.
e. Ansie razziali: timore che la riproduzione dei non adatti inquinasse l'identità
di razza del paese
f. Preoccupazioni di genere: opposizione alla partecipazione femminile alla
forza lavoro, ruolo della donna solo nella famiglie

Molti di questi elementi NON hanno valore scientifico bensì sociale e politico.

Inoltre, NON vi fu consenso scientifico in materia di eugenetica. Non è vero che tutti gli
scienziati credevano a queste conclusioni. Già molti scienziati sociali facevano notare
l'importanza della cultura e dell'ambiente per alcuni caratteri studiati (es: malnutrizione,
carenza di istruzione, sfortuna). Una situazione infelice non è per forza spiegata dalla sola
genetica. Gli studi sull'intelligenza consideravano solo i geni e non la posizione sociale della
famiglia, ad esempio.
Molti scienziati contrari all'eugenetica erano socialisti.
John Haldane: mise in luce la debole base empirica delle tesi eugenetiche.
"Azioni compiute dell'eugenetica erano giustificate dalla scienza come l'inquisizione dal
vangelo"
I programmi di sterilizzazione, alla fine, non facevano altro che colpire la classe sociale dei
poveri con la scusa dell'eugenetica.
Hermann Muller (premio Nobel 1946) era contrario all'eugenetica. In un sistema
capitalistico ogni programma eugenetico non sarebbe mai stato equo (non discute le basi
dell'eugenetica in sé)
Nel Manifesto dei genetisti, rispondendo alla domanda "quale sarebbe la maniera più
efficace per migliorare geneticamente la popolazione mondiale?" rispose dicendo che non
fosse possibile rispondere alla domanda in termini biologici, perché si andava in contro a
problemi più ampi: interazione tra scienze e politica.

Non è possibile confrontare il valore intrinseco di individui in assenza di condizioni


economiche e sociali che offrono opportunità uguali a tutti i membri della società, che
invece sono stratificati fin dalla nascita in classi che godono di privilegi enormemente
differenti
In un sistema capitalistico l'eugenetica colpirà sempre i più deboli.

Inoltre, bisogna definire miglioramento. Per Muller le caratteristiche che portano ad un


miglioramento sono quelle relative alla salute, all'intelligenza, alla fratellanza e al
comportamento sociale, non quelle che portano al successo così come lo intendiamo oggi.

Gli scienziati eugenetici non stavano prendendo in considerazione la maggior parte delle
evidenze sperimentali che li contraddicevano, tralasciando l'interazione tra geni e ambiente
e riducendo tutto ad un problema genetico senza mai proporre un miglioramento sociale per
un miglioramento dell'umanità.

T.H. Morgan (premio Nobel), disse che i problemi a cui i genetisti eugenetici cercavano
soluzioni sarebbero stati risolti più facilmente con riforme sociali.

Dunque: non c'era consenso.

4) Metodi contraccettivi ormonali e depressione


Molte donne soffrono di depressione o di malinconia prendendo la pillola contraccettiva.
Secondo il sito Healthline, la depressione è il motivo più comune per cui le donne smettono
di usare la pillola contraccettiva.
Lo studio più recente condotto in Danimarca è stato presentato come una novità, nonostante
si sapesse già da decenni, ed è stato presentato escludendo le dichiarazioni dei pazienti per
concentrarsi unicamente sui registri medici e quindi sul giudizio dei medici. Nonostante
questa diffidenza nei confronti dei pazienti, lo studio arriva alla loro stessa conclusione.
Nonostante che esistono pochi studi, quantitativamente, sul rapporto tra anticoncezionali e
depressione. Le alterazioni dell'umore sono difficili da studiare in quanto difficili da
quantificare perché soggettivi.
E’ stata individuata una correlazione tra i bassi livelli di serotonina e la depressione. Un alto
livello di estrogeni abbassano il livello di serotonina nel cervello.
Vale anche il contrario: alcuni farmaci antidepressivi che permettono di avere concentrazioni
più alte di serotonina, come il Prozac, hanno effetti collaterali sulla libido.
Quello che hanno fatto molti ricercatori per anni è stato non considerare fonti non statistiche
come le testimonianze dei pazienti, ed è un errore soprattutto in quanto è noto un probabile
meccanismo teorico che spiega questo fenomeno.
Le preferenze metodologiche e la classificazioni di fonte affidabili o non affidabili rischia di
far sì che i medici ignorino l’evidenza e di far arretrare la scienza.

Cosa serve per produrre conoscenze affidabili?


Quando la scienza sbaglia?

1.Consenso.
La scienza cade in errore se vi è un importante e significativo dissenso su basi empiriche
all'interno della comunità scientifica.
Il dissenso/scontro può essere tra diversi tipi di esperti scientifici in merito a un argomento
comune (es 4, psichiatri e ginecologi) o tra due diversi tipi di persone (es 1, medici maschi e
femmine), o scienziati che hanno valori e background diversi (es 2, scienziati americani ed
europei).

A volte il consenso scientifico esiste ma manca l’accettazione culturale da parte di fazioni


che hanno trovato modi per sfidare la scienza e che di conseguenza generano polemiche
che non sono però posizioni conflittuali all'interno della comunità.
Il dibattito politico travestito da scienza è disonesto. Se il dissenso proviene dall’esterno
della comunità di esperti scientifici, c’è in gioco probabilmente qualcos’altro. Obiezioni non
scientifiche, inoltre, non essendo guidate da considerazioni scientifiche, non verranno messe
a tacere da ulteriori informazioni o ricerche scientifiche (es: discussioni nei talk show).

Queste obiezioni possono essere valide ma non sono pareri scientifici. Le prospettive di
esperti e non esperti possono essere conciliate o giudicare complementari. Nonostante ciò,
soltanto perché qualcuno ha confidenza con l'argomento, ciò non significa che lo comprenda
a fondo (es: genitori dei bambini autistici).
Ciò che non va fatto è attribuire credito al dissenso di chi non ha competenze credibili:
celebrità, lobbisti, opinionisti. Il dibattito politico, i canti di sirena dell'industria o
l’insoddisfazione sociale non sono scienza.
Spesso attraverso questi dissensi provenienti dal di fuori della comunità scientifica si è
cercato di creare un'impressione di incertezza o divisione scientifica
I mercanti di dubbi cercano di creare l’impressione che la scienza sia instabile e
contestata.

2.Metodo
La scienza cade in errore se gli scienziati ignorano dati che non rispondono alle loro
preferenze metodologiche (es 2).
Nel mondo contemporaneo siamo arrivati a fidarci dell’analisi statistica a un livello tale che
molte persone ignorano prove importanti, comprese quelle dell’esperienza quotidiana (es 4,
impatto degli ormoni sul nostro umore). L'esperienza quotidiana non è superiore alla
statistica, ma la statistica non funziona ugualmente bene in tutti i casi e in tutte le condizioni,
è uno strumento fortissimo che può essere usato bene o male.
Bisogna evitare il feticismo metodologico, senza ignorare i dati ottenuti in altra maniera. Gli
studi randomizzati in doppio cieco sono molto efficaci, ma in certi casi sono impraticabili: non
dobbiamo perciò arrenderci e concludere che non sappiamo nulla su quell’argomento. Le
informazioni imperfette sono comunque informazioni.

3.Evidenza
Le teorie scientifiche devono basarsi sull’evidenza (es 1, la teoria di Clarke stava in piedi
solo senza tenere conto dell’evidenza)

4.Valori
La scienza deve essere fatta da una comunità eterogenea, con valori diversificati: in
questo modo verranno individuate e contrastate più facilmente le credenze pregiudiziali
incorporate nelle teorie. Creare diversità non ha un valore solo politico come molti critici
credono, ma un valore intellettuale di per sé. La diversità si traduce in un risultato
intellettuale più rigoroso perché incoraggia disamine critiche più numerose.

5.Umiltà
Chiunque lavori in campo scientifico deve tentare di sviluppare un sano autoscetticismo. Se
la comunità è diversificata (n.4) è probabile che l’arroganza di alcuni personaggi venga
limitata.

Conclusione: la scienza come una scommessa di Pascal


La domanda che potremmo porci, come per la scommessa di Pascal, è: quali sono i rischi di
ignorare affermazioni scientifiche che poi si rivelano vere, rispetto al dar seguito a
dichiarazioni che successivamente si rivelano false?
Se stabiliamo che esiste un consenso fra gli esperti rilevanti, possiamo fidarci e accettarne
le conclusioni, servendoci di esse per prendere decisioni, con qualche riserva: SE la
comunità lavora correttamente, come dovrebbe. La qualità delle forme istituzionali della
scienza devono essere una componente essenziale della sua valutazione critica, sociale e
culturale. Dobbiamo valutare caso per caso.

I valori nella scienza


Nonostante quello che si dice sempre, la maggior parte della gente non separa la scienza
dalle sue implicazioni.
Molti rifiutano la climatologia perché in conflitto con i propri valori, convinzioni, ideologia
politica ed interessi economici. Spesso, le ragioni per cui la gente rifiuta una scoperta
scientifica sono legate con le conseguenze di quella scoperta e con l’impressione che
queste conseguenze possano minacciare il proprio modo di vivere.

La scienza, se collegata a prescindere alle sue implicazioni, che spesso non potranno
essere evitate, non è neutrale. Questo concetto -impresso in parte dell’opinione pubblica-
però non è molto accettato dagli stessi scienziati, che credono nell’ideale della scienza pura,
che non è ancella di teologia, economia o dello stato ed è quindi autonoma.
La realtà storica è però diversa: gli scienziati sono sempre stati aiutati da mecenati o
sponsor mossi da motivazioni proprie, che non erano solo il perseguimento del sapere.
L’idea di scienza come attività neutrale potrebbe essere un mito spesso la scienza è utile, e
l’utilità è legata ai valori, come la salute, la prosperità, la stabilità sociale e simili (se una
cosa è utile ne riconosciamo il valore, p riconosciamo che essa preserva qualcosa che per
noi ha valore).
Le prove scientifiche del cambiamento climatico sono evidenti ma i nostri valori fanno sì che
molti di noi siano restii ad accettare l’evidenza. Affinché vi siano dei dibattiti tra scienza e
società che siano onesti, dobbiamo anche parlare di valori, senza ritirarci.

Dunque, le dichiarazioni di neutralità degli scienziati potrebbero essere epistemologicamente


difendibili, ma a livello pratico non funzionano, perché non rendono possibile la
comunicazione né consentono di costruire legami di fiducia.

Dobbiamo fare forza sui valori che abbiamo in comune, sia come società che come scienza.
Es: tutti amiamo la natura. Quando guardiamo la barriera corallina, possiamo pensare alla
creazione o alla biodiversità, ma stiamo osservando e prendendo a cuore la stessa cosa. I
nostri valori essenziali, in larga parte, coincidono. Ci sono delle aree di intesa che
possono essere usate per superare lo scetticismo. Biodiversità, creazione, madre terra:
il cambiamento climatico minaccia tutto ciò.
Se non agiamo seguendo le indicazioni delle nostre conoscenze scientifiche e si scoprirà
che erano giuste, le persone soffriranno e il mondo peggiorerà. Abbiamo molte prove a
riguardo.
Se ci atterremo alle conclusioni scientifiche a nostra disposizione e queste dovessero
rivelarsi errate, avremo soltanto creato un mondo migliore per niente.

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