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• FILOSOFIA ED EPISTEMOLOGIA

La filosofia della scienza, o epistemologia, si presenta come la continuazione storica del


positivismo ottocentesco, pur distinguendosi da esso per la concezione critica della scienza.
• IL NEOPOSITIVISMO
L’espressione più tipica della filosofia della scienza del ‘900 è il neopositivismo, la cui tesi di
fondo è che l’unica conoscenza valida è quella soggetta a verifica empirica, mentre la
metafisica si risolve in una serie di pseudo - proposizioni, prive di valore conoscitivo e dotate
di una semplice portata emotiva o sentimentale. Il “neopositivismo” o “positivismo logico” o
“empirismo logico” si intende la corrente filosofica che, pur condividendo con il positivismo
ottocentesco la predilezione per la scienza, se ne differenza, donde il prefisso neo, sia per un
concetto più critico della scienza e sia per una tendenza empiristica. Le sue matrici non
dipendono però tanto dal vecchio positivismo ottocentesco, nei confronti del quale polemizza,
bensì dalla cultura scientifica tardo-ottocentesca e primo-novecentesca. Il contesto in cui
nacque fu il cosiddetto Circolo di Vienna, costituito da un cenacolo di filosofi e scienziati che
dopo la Prima guerra mondiale, scrissero un manifesto “La concezione scientifica del mondo”.
I tratti caratteristici della nuova corrente di pensiero indicati nell’opera sono: l’unificazione
della scienza, lavoro collettivo, chiarificazione concettuali con l’analisi logica, distruzione della
metafisica, lo sviluppo di linguaggi formali che rettificano le oscurità del linguaggio ordinario
e il rigetto di ogni apriorismo.
• POPPER
Popper prende le distanze dal neopositivismo, sostiene che la scienza non si fonda sul
principio di verificabilità, bensì su quello di falsificabilità, secondo cui una teoria può essere
definita scientifica quando può essere smentita dall’esperienza. Popper riabilita la filosofia e
la metafisica, considerate non falsificabili, ma non per questo prive di senso.
Popper
Nasce a Vienna ove studierà filosofia, materia in cui si laureerà, matematica e fisica per i quali
otterrà l’abilitazione all’insegnamento. Pubblica in tedesco la sua opera fondamentale La
Logica Della Ricerca, edita successivamente in inglese sotto il nome di Logica Della Scoperta
Scientifica. Con l’avvento del nazismo si trasferisce in Nuova Zelanda dove scriverà La Miseria
Dello Storicismo e La società aperta e i suoi nemici. Alla fine della guerra si stabilisce a Londra
dove insegnerà. Tra le sue opere abbiamo: Congetture e Confutazioni, La Ricerca Non Ha Fine,
L’io E Il Suo Cervello. Muore a Londra nel 1994.
• POPPER E IL NEOPOSITIVISMO
Il rapporto tra Popper e il neopositivismo è uno dei problemi più controversi e discussi. Sono
state elaborate tre interpretazioni:
1. Popper sarebbe stato una sorta di neopositivista dissidente, ma pur sempre
neopositivista (interpretazione dominante fino alla fine degli anni ’50);
2. Popper sarebbe stato l’avversario per eccellenza del neopositivismo (interpretazione
dominante a partire dagli anni ’60);
3. Quella di Popper non è né un’epistemologia né una critica, bensì una posizione
intermedia, una sorta di combinazione di elementi neopositivistici e anti-
neopositivistici. Popper sarebbe un epistemologo che sta al confine tra neopositivismo
e anti-neopositivismo.
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La più fondata delle ipotesi è la terza. Lo stesso filosofo dichiara che già abbozzato sia i
problemi, sia le soluzioni di fondo della sua teoria della scienza. Le tesi neopositivistiche
condivise da Popper sono:
1. La battaglia per l’unità della scienza;
2. La persuasione dell’unicità del metodo scientifico;
3. L’ipotesi di un linguaggio osservativo neutrale;
4. L’idea della scienza come migliore esempio di condotta intellettuale.
• POPPER E EINSTAIN
Dalla lettura delle sue opere, e come Popper stesso scrive ne “La Ricerca Non Ha Fine”,
l’influenza dominante in lui è esercitata da Einstein. Il rapporto tra Popper e Einstein è uguale
a quello tra Kant e Newton. Come il kantismo risulta comprensibile solo grazie ad un
preliminare riferimento a Newton, così il popperismo è comprensibile solo con un riferimento
di base a Einstein. Popper rimase colpito dal fatto che Einstein avesse formulato delle
previsioni rischiose, ossia che, a differenza di quelle del marxismo e della psicoanalisi, fossero
programmaticamente organizzate non in vista di facili conferme, ma di possibili smentite o
falsificazioni. Popper condivide con Einstein la conclusione che le teorie scientifiche non sono
verità assolute, ma ipotesi o congetture. Popper trae da Einstein il falsificazionismo e il
fallibilismo.
• LA RIABILITAZIONE DELLA FILOSOFIA
La trattazione del pensiero di Popper può essere divisa in due grandi sezioni: l’epistemologia
e la politica. Queste risultano strettamente collegate tra loro, in quanto il razionalismo critico
costituisce anche il fondamento della dottrina politica del liberalismo, di cui egli ne fu strenuo
sostenitore fin dagli anni in cui il mondo era caduto sotto l’influenza delle dittature di destra
(fascismo e nazismo) e di sinistra (stalinismo).
Popper attua una vera e propria riabilitazione della filosofia:
1. Ribadisce la necessità e l’ineliminabilità della filosofia;
2. Insiste sul fatto che come esistono teorie scientifiche o politiche perché esistono
problemi scientifici o politici, così esistono le teorie filosofiche perché esistono
problemi di natura specificamente filosofica.
Popper ha continuato a scorgere la disciplina dei grandi problemi, avvertendo che la filosofia
ha sempre a che fare con la conoscenza della realtà e non con vuote parole. Questa visione è
verificata dalla concomitante rivalutazione dei presocratici e del problema cosmologico: “gli
interrogativi a cui i presocratici cercavano di dare risposte erano principalmente sulla
cosmologia, ma anche sulla teoria della conoscenza. C’è almeno un problema a cui sono
interessati tutti gli uomini ed è quello di comprendere il mondo in cui viviamo, e quindi noi
stessi e la conoscenza che abbiamo. Popper dice che tutta la scienza è cosmologia e l’aspetto
che trova interessante nella filosofia è l’audace sforzo volto a incrementare la conoscenza del
mondo e la teoria ad essa relativa. Sia la filosofia che la scienza perdono ogni attrattiva
quando abbandonano questo genere di ricerca, diventando quindi specialistiche e cessano di
osservare gli interrogativi del mondo. La specializzazione può essere una tentazione per lo
scienziato; per il filosofo è un peccato mortale.”

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• LE DOTTRINE EPISTEMOLOGICHE
• IL PROBLEMA DELLA DEMARCAZIONE E IL PRINCIPIO DI FALSIFICABILITA’
Il punto di partenza di Popper è la ricerca di un criterio di demarcazione tra scienza e non-
scienza. Una teoria risulta scientifica nella misura in cui può essere verificata dall’esperienza.
Per Popper, il verificazionismo è un mito o un’utopia, poiché per verificare completamente
una teoria dovremmo aver presenti tutti i casi, ma ciò non è possibile, e una somma, per
quanto ampia, ma pur sempre limitata, di casi particolari non potrà mai scaturire una legge
universale. Ispirato da Einstein lui dice che una teoria è scientifica nella misura in cui può
essere smentita. Una teoria è scientifica nella misura in cui dispone di un sistema di controlli
empirici, ovvero quando esibisce, nella forma delle asserzioni-base, delle possibili esperienze
falsificanti. Una teoria che non può esser contraddetta da alcuna osservazione non ha
contenuto empirico e non dice nulla di scientificamente valido intorno al mondo. Al contrario,
più numerose sono le possibili esperienze falsificanti, falsificatori potenziali, più ricco appare
il suo contenuto empirico e scientifico.
• LE ASSERZIONI DI BASE E LA SCIENZA COME EDIFICIO COSTRUITO SU PALAFITTE
La piattaforma del processo di falsificazione è costituito da enunciati elementari che risultano
intersoggettivamente controllabili e sull’accezione dei quali esiste un accordo di fondo tra gli
osservatori scientifici. Il valore delle asserzioni di base dipende da una decisione dei
ricercatori, ovvero, scienziati di un certo periodo storico si trovano d’accordo nel ritenerle
valide e nell’usarle come mezzi di controllo delle teorie. La comunità dei ricercatori può
sempre decidere di metterle in discussione e alla scienza come edificio stabile basato su una
solida roccia bisogna contrapporre l’innovativa immagine della scienza come costruzione
precaria, eretta su fragili palafitte. Le asserzioni-base hanno una duplice funzione:
1. Le asserzioni-base logicamente possibili servono per stabilire il carattere empirico
delle teorie;
2. Le asserzioni-base effettivamente accettate costituiscono il punto di partenza del
concreto meccanismo di controllo di una teoria.
• L’ASIMMETRIA TRA VERIFICABILITA’ E FALSIFICABILITA’ E LA TEORIA DELLA
CORROBORAZIONE
Il valore della smentita rispetto a quello della conferma deriva, secondo Popper, dal fatto che
miliardi e miliardi di conferme non rendono certa una teoria, mentre basta un solo fatto
negativo per confutarla. Osservare cigni bianchi non basta a dire che tutti i cigni sono bianchi,
ma basta vedere un cigno nero per dire che non tutti i cigni sono bianchi. La scienza non è il
mondo delle verità certe e definitivamente “veri-ficate”, ma l’universo delle ipotesi che non
sono ancora state “falsi-ficate”. Popper ritiene che le teorie possono venir corroborate.
Un’ipotesi teorica è corroborata quando ha superato il confronto con un’esperienza
potenzialmente falsificante. Il fatto che una teoria sia più corroborata di un’altra non significa
che sia più vera. La corroborazione è uno strumento per stabilire la preferenza rispetto alla
verità. La corroborazione, pur non potendo fungere da criterio di giustificazione delle teorie,
può fungere da temporaneo criterio di scelta tra ipotesi rivali.
• OSSERVAZIONI
Il criterio di falsificabilità proposto da Popper è stato discusso.

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1. Se dal punto di vista logico la smentita di una teoria è un fatto definitivo, dal punto di
vista metodologico nessuna smentita può essere considerata certa o definitiva. Perché
nella storia della scienza mostra come alcune teorie, che sembravano essere state
messe fuori gioco per sempre, sono state successivamente recuperate.
2. Parlare di una teoria confutata dall’esperienza non equivale a parlare di una teoria
immediatamente espulsa della scienza. Perché una teoria venga rifiutata occorre che se
ne abbia a disposizione una migliore.
Tenendo presente questo tipo di critiche, Popper, da un iniziale modello monoteorico basato
sul confronto bipolare teoria-esperienza, perviene ad un modello pluralistico o pluriteorico
incentrato sul confronto tra teorie rivali e l’esperienza. Riconosce l’opportunità di un certo
dogmatismo, di una tendenza al mantenimento delle teorie, pur senza offrire indicazioni
precise sul tetto di ammissibilità di tale dogmatismo.
• LA RIBALTAZIONE DELLA METAFISICA
Secondo Popper la metafisica non essendo falsificabile, non è una scienza. Questo non significa
che sia senza senso, come vorrebbero i neopositivisti. A loro infatti è sfuggita la serie delle
interconnessioni psicologiche e storiche tra teorie metafisiche e teorie scientifiche, ovvero la
funzione propulsiva esercitata di fatto dalla metafisica nei confronti della scienza. Le dottrine
metafisiche, pur non essendo empiricamente controllabili, sono pur sempre razionalmente
criticabili e discutibili.
• LA CRITICA EPISTEMOLOGICA AL MARXISMO E ALLA PSICOANALISI
Più duro risulta l’atteggiamento di Popper nei confronti dl marxismo e della psicoanalisi, che
considera pseudo-scienze perché, poiché riescono a ricomprendere al loro interno qualunque
nuovo fatto osservato o qualunque accanimento. Mostrano di non essere falsificabili.
Agli occhi di Popper marxismo, psicoanalisi e psicologia individuale sembravano in grado di
spiegare praticamente tutto ciò che accadeva nei campi cui si riferivano. Qualunque cosa
accadeva veniva confermata. Marx e Freud non volevano vedere la verità manifesta. Un
marxista non poteva aprire un giornale che trovava una testimonianza in grado di confermare
la sua interpretazione della storia. Mentre la dottrina di Einstein presenta potere esplicativo
limitato e risulta aperta a possibili smentite, marxismo e psicoanalisi sono dottrine omni-
esplicative, dottrine a maglie larghe, che appaiono:
1. Caratterizzate da insufficiente falsificabilità;
2. Dirette ad aggirare possibili smentite tramite continue ipotesi di salvataggio: per
quanto riguarda il marxismo le previsioni connesse ad alcuni suoi enunciati originari
erano controllabili e vennero quindi falsificate. Invece di prendere atto di tali
confutazioni, i seguaci originari di Marx reinterpretarono sia la teoria, sia le prove
empiriche, per farle concordare. Salvarono la teoria a condizione di renderla
confutabile, e quindi non-scientifica. Per quanto concerne la psicoanalisi, essa risulta
compatibile con i più disparati comportamenti umani, al punto che qualsiasi caso può
fungere da conferma delle sue discordanti dottrine.
Marxismo e psicoanalisi evitano la prova dei fatti e, quando qualche evento politico, storico o
qualche caso clinico si mostra sfavorevole, viene prontamente negato con accezioni,
spiegazioni di comodo, scongiurando contraddizioni come se questi saperi a differenza della
scienza non cercassero critiche, falsificazioni, ma solo conferme.

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• INSISTENZA ED ESISTENZA DEL METODO: IL PROCEDIMENTO PER CONGETTURE E
CONFUTAZIONI
Popper si presenta come un tipico filosofo del metodo (Cartesio). Contro l’Empirismo
(Hobbes, Hume, Locke), che mette alla base di tutto l’esperienza, Popper afferma che non c’è
alcun metodo per scoprire una teoria scientifica, sostenendo che le teorie sono l’esito di
congetture audaci e di intuizioni creative, e non di procedimenti da manuale. Le ipotesi hanno
un numero imprecisato di sorgenti: dalla riflessione alla fantasia. Le idee, una volta trovate,
vanno provate. Ed è a questo punto che interviene il principio di falsificabilità. Questo non è
altro che il procedimento per congetture e confutazioni, o per prova d’errore, che consiste nel
rispondere a un problema mediante un’ipotesi che deve venir sottoposta al vaglio critico
dell’esperienza. Il metodo si configura come una sorta di prolungamento culturale del
meccanismo che sta alla base dell’evoluzione biologica e del processo di adattamento e
sopravvivenza delle specie. Al punto che tra Einstein e un’ameba, tra un grande scienziato e
un semplice organismo unicellulare, non esiste alcuna differenza. Entrambi adottano il
metodo per prova d’errore nella soluzione dei problemi. Il primo dimostra, a differenza del
dogmatismo dell’ameba, un atteggiamento critico e costruttivo di fronte agli errori. La messa a
punto del procedimento per congetture e confutazioni implica, da parte di Popper, una
valorizzazione epistemologica e pedagogica dell’errore. Se la scienza non è episteme, sistema
infallibile di verità certe, bensì doxa, insieme di congetture suscettibili di rettifica e di
confutazione, ne segue che l’errore fa parte integrante del sapere scientifico, al punto che fare
scienza significa incorrere in sbagli e imparare dai propri errori.
• IL RIFIUTO DELL’INDUZIONE E LA TEORIA DELLA MENTE COME FARO
Popper dice che per la tradizione che andava da Bacone, che era un induttivista, fino ai giorni
nostri, la scienza si fonda sull’induzione, procedimento che va dal particolare all’universale.
Per Popper, l’induzione, concepita come procedimento di giustificazione delle teorie, non
esiste. Per quanto numerose possano essere le osservazioni singolari, esse non sono mai
capaci di produrre teorie universali. Questa impotenza strutturale dell’induzione trova
un’emblematica illustrazione nella vicenda del tacchino induttivista raccontata da Russell.
“Fin dal primo giorno il tacchino osservò che gli veniva dato il cibo tutti i giorni alle ore 9. Da
buon induttivista non fu precipitoso e osservò l’avvenimento in diverse circostanze:
mercoledì, giovedì, giorni caldi e freddi, con o senza pioggia. Finché non giunse a dire: mi
danno il cibo alle 9 del mattino. Questo fu smentito la vigilia di Natale quando invece di essere
nutrito fu cucinato.” Popper afferma che le teorie non vengono ricavate con un procedimento
che va dai fatti alle teorie, ma con un procedimento che va dalle teorie al loro controllo
tramite i fatti. Il punto di partenza della ricerca scientifica è costituito da congetture o ipotesi,
dalle quali vengono deduttivamente ricavate delle conclusioni che vengono sottoposte al
responso dell’esperienza. Popper presenta la sua dottrina epistemologica come sintesi di due
teorie classiche della conoscenza: razionalismo ed empirismo. Da un lato fa l’orientamento
logico-deduttivistico del razionalismo e dall’altro accetta l’insegnamento di fondo
dell’empirismo moderno, secondo cui è solo l’esperienza che può aiutarci a decidere in merito
alla validità di un’ipotesi. La nostra mente non è un recipiente vuoto (come diceva Aristotele),
ma un faro che illumina, ossia un deposito di ipotesi, alla luce delle quali percepiamo la realtà.
Nell’accostarsi ai presunti fatti, noi siamo già impregnati di teoria. Quindi, l’osservazione

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risulta carica di teoria. Popper arriva a scrivere che non vi è organo di senso di cui non siano
geneticamente incorporate teorie anticipative, sostenendo che la scienza non parte mai dal
nulla. A Popper è stata rivolta l’accusa di offrire un’immagine faziosa del metodo induttivo e di
aver ridotto l’induzione a un processo di enumerazione semplice (per controllare se tutti i
cigni sono bianchi, procedo a enumerare: questo cigno è bianco, quest’altro no).
• POPPER E KANT
La teoria popperiana della mente come faro può chiamare la tesi kantiana secondo la quale il
nostro intelletto non deriva i propri schemi mentali dalla natura, ma li impone in essa. Popper
sottolinea questa affinità, ma puntualizza anche la differenza della propria posizione rispetto
a quella di Kant, affermando che mentre per il criticista gli schemi della mente sono
necessariamente validi, in quanto la natura non può contraddirli, per il falsificazionista essi
sono semplici ipotesi che l’esperienza può smentire all’istante, ossia congetture che la natura
può contraddire in ogni momento.
• SCIENZA E VERITA’
• IL FALLIBILISMO E L’ANTIFONDAZIONALISMO
La scienza non è l’episteme, ovvero un sapere definitivo, ma doxa, cioè pure ipotesi. Contro il
fondazionalismo e il giustificazionismo, Popper afferma che:
• Il nostro sapere è strutturalmente problematico e incerto;
• La scienza possiede la fallibilità e l’autocorreggibilità;
• Il classico problema di come possiamo giustificare la nostra conoscenza è privo di
senso;
• All’uomo non compete il possesso della verità, ma solo la ricerca mai conclusa di essa.
Sostenendo che tutte le conoscenze umane sono incerte e che la ricerca non ha fine, il
fallibilismo si presenta come una sorta di ripresa odierna del socratismo in chiave
epistemologica.
VEROSIMIGLIANZA E PROGRESSO SCIENTIFICO
Secondo Popper, lo scopo della scienza non è la verità, ma il raggiungimento di teorie sempre
più verosimili, più vicine all’ideale di una descrizione esauriente del mondo. Il problema della
preferenza razionale tra teorie si articola in due sottoproblemi:
1. Il problema della preferenza tra teorie scientifiche e teorie non scientifiche;
2. Il problema della preferenza tra teorie scientifiche diverse.
Le teorie scientifiche sono preferibili perché, a differenza di quelle non scientifiche, possono
essere sottoposte al metodo falsificazioni sta del controllo empirico.
I sei motivi per cui preferire una teoria all’altra, T1 è superato da T2 perché:
1. T2 fa osservazioni più precise di T1;
2. T2 spiega più fatti di T1;
3. T2 spiega i fatti più dettagliatamente di T1;
4. T2 ha superato controlli che T1 non è riuscita a superare;
5. T2 ha suggerito nuovi controlli sperimentali che ha superato;
6. T2 ha collegato problemi prima slegati.
In seguito alle obiezioni logiche, Popper riconobbe l’insostenibilità del proprio criterio di
verosimiglianza. La valutazione di una teoria scientifica come migliore di altre è l’effetto di
una discussione critica, ovvero di un’analisi razionale delle ipotesi in gioco. Ciò presuppone
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che le teorie rivali siano tra loro confrontabili. Ne segue che il passaggio da una teoria all’altra
non è costituito da irrazionali mutamenti di prospettica, ma da scelte razionalmente motivate.
Assimilando la scienza a un campo di battaglia tra teorie rivali, nel quale hanno il sopravvento
le teorie migliori, Popper finisce per approdare a un’epistemologia di tipo evoluzionistico o
darwiniano perchè lo sviluppo della nostra conoscenza è il risultato di un processo
strettamente rassomigliante a quello chiamato da Darwin selezione naturale.
• IL REALISMO DELL’ULTIMO POPPER
Popper rifiuta due classiche posizioni filosofiche - epistemologiche: essenzialismo (le teorie
scientifiche descrivono la natura essenziale della realtà) e strumentalismo (le teorie
scientifiche sono nient’altro che utili strumenti di previsione).
Contro l’essenzialismo, Popper afferma che la scienza non può mai pervenire a una
spiegazione ultima e definitiva dei fenomeni. Contro lo strumentalismo, sostiene che le teorie
scientifiche non sono esclusivamente strumenti di previsione e di calcolo, ma enunciati
descrittivi che ci informano sulla realtà e che possono essere , in rapporto a essa, veri o falsi. Il
rifiuto dello strumentalismo si accentua nelle ultime opere di Popper e sta alla base della sua
ripresa del realismo. Se in un primo momento era vicino a tesi di tipo convenzionalistio-
costruttivo, successivamente elabora una teoria realistico-obiettivistica basata sulla
definizione della verità come corrispondenza tra proposizioni e fatti: ritenendo che il
realismo sia l’unico a distinguere tra teoria e fatti,quindi tra teoria valida (capace di reggere la
sfida della falsificazione) e teorie non valide (incapace di reggere la sfida della falsificazione).
Secondo Popper, il realismo non è né dimostrabile, né confutabile ma la sola ipotesi credibile.
Un aspetto dell’oggettivismo e del realismo dell’ultimo Popper è la teoria dei tre mondi:
1. Il mondo 1 è quello delle cose, oggetti fisici e fatti naturali;
2. Il mondo 2 è quello delle esperienze soggettive, stati di coscienza, si pensieri e
sentimenti;
3. Il mondo 3 è quello delle teorie (scientifiche, matematiche), le quali sono oggettive, in
quanto non dipendono dagli stati d’animo e trascendono gli individui, e altrettanto
reali quanto i tavoli e le sedie.
Popper riprende la distinzione ontologica (studio dell’essere di Parmenide) cartesiana tra
corpo (mondo1) e mente (mondo2), aggiungendo un’altra dimensione, quella dei prodotti
della mente umana (mondo3), come le opere d’arte, la conoscenza scientifica e tutti i prodotti
culturali. Il mondo3 presenta qualche parentela con quello delle idee di Platone
(Superuranio), al punto da far parlare dell’ultimo Popper come platonismo, aggiungendo che il
mondo3 risulterebbe del tutto indipendente sia dall’uomo, sia dal tempo. In realtà le teorie,
pur essendo autonome, sono di fatto connesse alla storicità che è propria del mondo umano.
C’è una continua interazione tra mondo 2 e 3 e il soggetto non crea la teoria attraverso la
contemplazione, ma attraverso la risoluzione dei problemi (realismo).
• LE DOTTRINE POLITICHE
• EPISTEMOLOGIA E FILOSOFIA POLITICA
Il contributo di Popper alla filosofia del nostro secolo riguarda, non solo l’epistemologia, ma
anche la filosofia politica. La crisi del comunismo e degli ideali totalitari ha evidenziato la sua
importanza di filosofo della società pura e di critico di ogni forma di assolutismo. Le opere in
cui Popper tratta problemi riguardanti la società e la politica sono: La miseria dello storicismo

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e La società aperta e i suoi nemici. Ciò che lo portò a scrivere quest’ultimo libro fu la notizia
dell’invasione nazista dell’Austria. Con questi lavori, Popper vuole difendere le ragioni della
libertà e del pluralismo con argomentazioni di natura epistemologica.
STORICISMO, UTOPIA E VIOLENZA
Il termine storicismo assume il significato di uno schema polemico di natura tipico-ideale, che
allude a tutte quelle filosofie che hanno preteso di cogliere un senso globale oggettivo della
storia, ovvero una sorta di destino cui gli individui dovrebbero uniformarsi, accettando, con le
buone o con le cattive, la direzione di marcia della società. La critica di Popper a questo
storicismo oracolare o totalitario è teorico-metodologica e pratico-politica allo stesso tempo.
1. Non esiste un senso della storia pre-costituito rispetto alle interpretazioni e alle
decisioni umane poiché la storia assume il senso che gli uomini danno;
2. Popper rifiuta anche la pretesa olistica dello storicismo, ossia il suo voler parlare a
ogni costo della totalità della storia, dimenticando che se desideriamo studiare
qualcosa, siamo costretti a sceglierne alcuni aspetti.
3. L’errore più grave dello storicismo oracolare è quello di far confusione tra le leggi e le
tendenze. Questo crede di poter predire il futuro inevitabile delle cose umane. Esso
dimentica che una previsione , per essere veramente scientifica, deve basarsi su una
legge e non su una tendenza, che può anche cambiare in un decennio o in due anni.
4. Nello storicismo alberga un’utopia totalitaria che produce asservimento e sofferenza
per gli uomini.
Tipico il caso di Lenin (tesi di Aprile), che ritiene che il marxismo deve essere realizzato
qualunque costo ed è pronto a rispondere, di fronte alle sofferenze provocate dalla
rivoluzione, che non si può fare una frittata senza rompere le uova. Il fanatismo politico cela in
sé una vocazione violenta, la quale porta gli utopisti, oltre che a far fuori gli altri, anche a
scannarsi tra di loro.
L’utopista, colui che vuole portare avanti ogni rivoluzione (Lenin):
1. Vuole imporre agli altri anche con la forza il suo progetto di società;
2. Vuole sradicare istituzioni e tradizioni esistenti;
3. È costretto a battersi contro tutte le utopie.
Per Popper la storia è una concatenazione di eventi che l’uomo osserva e registra elaborando
ipotesi e congetture, confutabili e quindi falsificabili. Un senso alla storia è attribuito non dalla
scienza ma dalla coscienza etica che, in base a propri valori, formula il proprio giudizio morale
sui protagonisti e sull’esito degli eventi, giudizio di valore soggettivo.
• LA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA
La contrapposizione tra società chiusa e società aperta viene utilizzata da Popper per
focalizzare l’irriducibile contrasto tra un società organizzata secondo norme rigide di
comportamento e una società fondata sulla salvaguardia delle libertà dei suoi membri,
mediante istituzioni democratiche auto correggibili, aperte alla critica razionale e alle
proposte di riforma. Partendo da Eraclito (aristocrazia greca) e Platone (esponente della
reazione alla società aperta incarnata dalla democrazia ateniese e teorico i un modello statale
organicistico) finendo a Hegel (stalinismo antidemocratico) e Marx (profeta del collettivismo
totalitario), la democrazia è stata tradizionalmente definita in relazione al soggetto in cui
viene attribuito il potere, e cioè in relazione al popolo o alla maggioranza. Tutto ciò, secondo

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Popper, serve a poco, se non si raggiunge che la democrazia si identifica con la possibilità, da
parte dei governati, di controllare i governanti mediante una serie di istituzioni strategiche
che consentano il mantenimento o il licenziamento dei governati senza dover ricorrere alla
violenza. Popper dopo aver dichiarato sciocca la domanda su chi dovrebbe comandare, se i
capitalisti o i lavoratori, sostiene che tale domanda andrebbe sostituita da una questione
completamente differente. Ossia sul come poter organizzare le istituzioni politiche in modo da
impedire che i governanti cattivi o incompetenti facciano troppo danno. Volendo tracciare una
linea di demarcazione tra democrazia e dittatura, Popper ne La società aperta e i suoi nemici
dice che la democrazia non può compitamente caratterizzarsi solo come governo della
maggioranza, benché può governare in maniera tirannica. In una democrazia i governanti
possono essere licenziati dai governati senza spargimento di sangue. Quindi se gli uomini al
potere non salvaguardano le istituzioni, il loro governo è tirannia. Se la democrazia è distrutta,
tutti i diritti sono distrutti. La democrazia offre un prezioso campo di battaglia per qualsiasi
riforma ragionevole dato che essa permette l’attuazione di riforme senza violenza. Le
tendenze anti-democratiche latenti che sono sempre presenti possono provocare il crollo
della democrazia.
• IL RIFORMISMO GRADUALISTA
La difesa popperiana della democrazia si accompagna a una critica dell’atteggiamento
rivoluzionario e a un’esaltazione del metodo riformista. Secondo Popper la mentalità radical-
rivoluzionaria nasce da una sorta di estetismo, cioè da un sogno utopistico di perfezione e di
armonia, il quale genera violenza. Popper si dichiara contrario all’uso della violenza,
affermando che è lecito ricorrere a essa soltanto per abbattere la tirannide e instaurare la
democrazia. Al metodo rivoluzionario contrappone la tecnologia sociale a spizzico, che
prescrive interventi limitati e graduali. Popper ritiene che il metodo riformista e gradualista
possiede una netta superiorità su quello rivoluzionario perché:
• Evita di promettere paradisi che in realtà sono inferni;
• Non pone fini assoluti;
• Procede per via sperimentale, disposto a correggere mezzi e fini in base alle
circostanze concrete e ai risultati ottenuti;
• Riesce a dominare meglio i mutamenti sociali, senza trovarsi in situazioni impreviste e
difficili, tali da facilitare l’avvento di una dittatura (come fu nella rivoluzione inglese
del 17°secolo che portò alla dittatura di Cromwell);
• È in grado di mantenere quel bene prezioso e irrinunciabile che è la libertà.
Il rivoluzionario passa dalla teoria alla pratica, è costretto a improvvisarsi riformista, e
riformista di qualità piuttosto scadente poiché: troppi riformatori si propongono di ripulire la
tela del mondo sociale cancellando tutto e partendo da capo. Si tratta di un’idea assurda e
irrealizzabile. Se si costruisce da capo un mondo razionale, non c’è ragione di credere che si
tratterà di un mondo felice. Se distruggessimo il mondo sociale in cui viviamo con le sue
tradizioni , e creassimo un mondo nuovo in base a dei progetti, dovremmo ben presto disporci
a modificarlo. Ma se questi sono necessari, perché non realizzarli da subito.
Agli occhi di molti studiosi, soprattutto marxisti, questa metodologia riformistico -
gradualistica è apparsa sostanzialmente conservatrice ed è stata accusata di:
• Dare per scontata la bontà dell’esistente;
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• Limitarsi ad interventi sporadici sulla società.
Queste critiche sono abbastanza fragili. Popper ritiene che la realtà vada non accettata così
com’è, ma mutata, anche se non radicalmente, ma con riforme parziali e graduali. In secondo
luogo perché Popper non pone limiti all’azione riformatrice, se non quelli che derivano dalla
necessità di rimanere fedeli al metodo democratico e agli ideali della libertà. Il vero significato
del liberalismo riformista (salvaguardare i diritti dei cittadini) e progressista di Popper è di
fare in modo che lo Stato non pregiudichi la libertà dei cittadini.
Secondo Popper due sono i valori di base: la libertà e la democrazia. In cui egli vede l’analogo
in campo politico del metodo critico della scienza. Agli occhi di Popper razionalità e
democrazia finiscono per essere realtà interdipendenti.

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