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Seminario Redemptoris Mater di Pola

Storia della filosofia greca

prof. Maurizio Moscone

1
PRESENTAZIONE DEL CORSO 4
INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLA FILOSOFIA 8
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA CLASSICA 21
I “FISICI” 72
Talete 73
Anassimandro 75
Eraclito 78
Pitagora 85
Senofane 88
Parmenide 90
I SOFISTI 105
Protagora 107
SOCRATE 110

2
PLATONE ARISTOTELE 116
Introduzione 117
Aristotele – Sapere teoretico e sapere pratico 120
Aristotele - Filosofia prima 124
Aristotele - Filosofia prima – Causa 125
Aristotele - Filosofia prima – Ente in quanto ente 132
Aristotele - Filosofia prima – Sostanza 162
Aristotele – Teologia razionale – Dimostrazione
esistenza di Dio 174

3
 PRESENTAZIONE DEL CORSO

4
Presentazione del corso
 Questo corso ha lo scopo di
introdurre allo studio della
metafisica, a partire dalla filosofia
greca, il cui ruolo è stato
fondamentale per l’avvento del
cristianesimo. Infatti il
cristianesimo è stato preparato
non dalle religioni, ma dalla
filosofia greca. 5
Presentazione del corso
 Scrive in proposito il teologo Ratzinger: “Il
cristianesimo ha […] i suoi presupposti e la sua
preparazione nella razionalità filosofica, non
nelle religioni. Il cristianesimo non è affatto
basato, secondo Agostino e la tradizione biblica,
che per lui è normativa, su immagini e
presentimenti mitici, la cui giustificazione si trova
in ultima istanza nella loro utilità politica, ma si
richiama invece a quel divino che può essere
percepito dall’analisi razionale della realtà. In
altri termini: Agostino identifica il monoteismo
biblico con le vedute filosofiche sulla fondazione
del mondo che si sono formate, secondo diverse
varianti, nella filosofia antica” (J. Ratzinger, Fede
Verità Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni
nel mondo, Cantagalli, Siena 2003, p. 178). 6
Presentazione del corso
 Nella prima parte del corso viene
presentato, in forma molto sintetica,
l’intero percorso storico della filosofia per
poter individuare ciò che è specifico del
pensiero greco.
 Nella seconda parte vengono descritti i
nuclei concettuali delle principali scuole
filosofiche greche e nell’ultima parte viene
analizzata la metafisica di Aristotele
confrontandola con quella di San
Tommaso d’Aquino.
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 INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLA
FILOSOFIA

8
Introduzione alla Storia della Filosofia
 Historìa per i greci significa vedere
l’insieme, la totalità. Historìa ha il tema id
che significa vedere che troviamo anche
nel termine idea, in latino abbiamo il
termine video con lo stesso tema.
 Aristotele scrive una storia degli animali,
che non è la storia evolutiva degli animali,
ma la classificazione degli animali, cioè la
descrizione dell’insieme degli animali.
9
Introduzione alla Storia della Filosofia

 La storia della filosofia è un “vedere”


le sentenze dei diversi filosofi, con la
preoccupazione di vedere se hanno
detto il vero o il falso.
 L’attenzione non è su ciò che i filosofi
hanno detto, ma se ciò che i filosofi
hanno detto è vero o falso.

10
Introduzione alla Storia della Filosofia
 Il modo in cui facciamo storia della filosofia
è filosofico.
 Qual è il legame tra ciò che hanno detto i
filosofi e l’unica verità?
 Fare storia della filosofia è tenere insieme
la totalità, allora occorre una logica
adeguata per tenere insieme il tutto.
 Questa logica del tutto è la dialettica,
quindi Il modo critico in cui facciamo
filosofia è un modo dialettico.
11
Introduzione alla Storia della Filosofia
 Es: perché ci sia il tutto che è la casa ci
devono essere i mattoni. Posso dire che la
casa è il mucchio di mattoni con cui è
costruita? No. La casa è la struttura
costituita da un insieme ordinato di
mattoni.
 La dialettica come logica del tutto studia
principalmente quel tutto che è la casa e
non i mattoni in quanto mattoni, ma i
mattoni collocato nell’ordine, quindi
12
interessa la parte nel tutto.
Introduzione alla Storia della Filosofia
 I mattoni sono i filosofi, la casa sono
pensieri dei filosofi dentro la verità.
 A noi interessa la verità detta dai filosofi,
non quello che i filosofi dicono.
 La logica che si chiama dialettica studia la
parte dal punto di vista del tutto.
 Una scienza studia la sua parte e non si
occupa delle altre.

13
Introduzione alla Storia della Filosofia
 La scienza studia il mattone in quanto mattone.
 Filosofia = sapere dialettico = logica del tutto.
 Qual è la verità che è una e che è il cuore della
filosofia? Esiste qualcosa di certo e noi in
qualche modo lo conosciamo.
 Se non esistesse nulla di certo non potremmo
conoscerlo, e se dicessimo di conoscere
qualcosa che non c’è saremmo ingannatori,
ingannati e ingannatori nello stesso tempo. Il
niente non puoi conoscerlo.
14
Introduzione alla Storia della Filosofia
 Il telaio della storia della filosofia: 3 tappe
dialettiche in cui dividiamo tutta la storia della
filosofia:
1. Ci sono filosofi che dicono: il nostro pensiero
pensa l’essere, sa descriverlo, quindi può dire
la verità.
2. Ci sono filosofi che dicono: Il pensiero non
pensa l’essere, e non può pensarlo, quindi non
può arrivare alla verità.
3. Ci sono filosofi che dicono: si sono sbagliati
quei filosofi che dicono che il pensiero non
pensa l’essere e quindi non si può conoscere la
verità
15
Introduzione alla Storia della Filosofia
Periodo classico-medioevale: il
pensiero pensa l’essere e quindi
cerca di risolvere il problema
dell’essere: l’essere è uno o
molteplice? L’essere è immobile o
diveniente?
Per porre questo problemi devo
sapere di cosa parlo, cioè il mio
pensiero deve pensare l’essere. 16
Introduzione alla Storia della Filosofia
 Presupponendo che il pensiero pensi
l’essere (conosca l’essere), ci chiediamo
c’è un essere solo o ci sono tanti esseri,
c’è un essere solo immutabile o un solo
essere diveniente , oppure ci sono tanti
esseri immutabili o tanti esseri divenenti.
 Se supponiamo che il pensiero non pensa
l’essere non possiamo porre questi
problemi.
17
Introduzione alla Storia della Filosofia

 Il problematizzare è un atto intelligente


che nasce formalmente con la filosofia.
 Problema deriva da pro-ballein.
Pro=davanti, ballein=mettere.
 Mettersi davanti qualcosa che prima si
dava per scontato. Es.: esiste Dio? Perché
esiste? Se esiste ed è buono perché c’è il
male?
18
Introduzione alla Storia della Filosofia
 L’antitesi alla filosofia classico-
medioevale è la filosofia moderna.
 Essa, presupponendo che il pensiero
non pensi l’essere, non può cercare
di risolvere il problema dell’essere,
perché nega il problema dell’essere e
solleva il problema del soggetto che
conosce.
19
Introduzione alla Storia della Filosofia
 La filosofia classico-medioevale è
oggettiva e metafisica, perché è la
metafisica la scienza dell’essere.
 Se io dico non conosco l’essere non posso
fare metafisica, ma io ci sono, allora posso
chiedermi: come faccio io a conoscere e a
conoscermi? Sostituisco l’oggetto (essere)
col soggetto, passo dall’oggettivismo
metafisico al soggettivismo gnoseologico
moderno.
20
 INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA
CLASSICA

21
Introduzione alla Filosofia classica
 Come si articola la sequenza speculativa (e non
cronologica) di filosofi classici che si interroga
sul problema dell’essere?
 Passaggi che vanno dal superficiale
immaginifico al critico-rigoroso.
 Si parte da un momento pre-metafisico, nel
quale il sapere è del logos nascosto nel mito. Le
mitologie classiche cercano il perché degli
avvenimenti del mondo, ma il modo di cercarlo è
fantasioso.
 Il momento propriamente metafisico è quando il
logos prende il sopravvento sul mito, cioè si
toglie la fantasia e resta il logos.
22
Introduzione alla Filosofia classica
 Prima fase filosofia greca: intuizione
dell’archè: filosofi presocratici.
Varie posizioni:
 il fondamento di tutto è l’acqua perché
tutto è costituito di acqua.
 Il vero fondamento di tutto è il fuoco,ecc.
 Quindi dall’intuizione che di deve essere
un primo, ci si chiede qual è la natura di
questo primo, di questo archè.
23
Introduzione alla Filosofia classica
 Ilprimo vaglio: per cercare l’archè
devo analizzare l’esperienza
 L’archè è la realtà che c’è
nell’esperienza, la quale è
molteplice e divenente (Eraclito).
 L’archè è riconosciuto attraverso
uno sguardo di esperienza.
24
Introduzione alla Filosofia classica
 Parmenide: Se sto
all’esperienza mi inganno,
devo attenermi al logos, che
mi dice: non esistono più cose,
ne esiste solo una, l’essere (il
vero archè), che non è
riconosciuto dai sensi ma dal
logos. 25
Introduzione alla Filosofia classica

 Quindi, a partire dall’intuizione che ci deve


essere un archè , abbiamo 2 scuole.
 1. l’archè è molteplice e diveniente.
 2. l’archè è uno e indiveniente.
 Aristotele dice: se sto all’esperienza ha
ragione Eraclito, se sto al logos ha ragione
Parmenide.
 O l’originario è uno e immutabile o è
mutevole e diveniente.
26
Introduzione alla Filosofia classica
 Platone dirà: non si può essere d’accordo
contemporaneamente con entrambi i filosofi, se
l’oggetto dell’indagine fosse uno, ma se l’oggetto
dell’indagine fossero due? La contraddizione
non ci sarebbe più.
 Platone: il mondo dell’esperienza è molteplice e
diveniente; il mondo che è sopra l’esperienza è
uno e indivenente.
 Esistono 2 piani dell’essere, uno che rispecchia
la legge di Eraclito, l’altro che rispetta la legge di
Parmenide.
27
Introduzione alla Filosofia classica
 Tutto il pensiero classico-medioevale
si svilupperà da questi due filosofi:
Eraclito e Parmenide.
 Platone preciserà che anche nel
mondo trascendente c’è la
molteplicità e Aristotele dimostrerà
l’esistenza del motore immobile, il
quale collega il mondo
dell’esperienza con la trascendenza. 28
Introduzione alla Filosofia classica
 I medioplatonici e i neoplatonici chiariranno in
che modo avviene il legame tra la trascendenza
e il mondo dell’esperienza.
 Tutto il problema del rapporto tra l’essere uno,
immutabile e l’essere molteplice e diveniente
non si risolve filosoficamente finché non si arriva
all’idea di creazione con il Cristianesimo.
 Con l’idea di creazione tutte le problematiche
sull’essere trovano la soluzione.
 La sintesi tra logos e esperienza l’abbiamo con
Platone, Aristotele, i neoplatonici e soprattutto
con la metafisica cristiana.
29
Introduzione alla Filosofia classica

 Cerchiamo di vedere se quello che dicono


i filosofi è vero o falso.
 Nel periodo greco-medioevale il pensiero
pensa l’essere.
 Periodo moderno parte da presupposto
opposto: il pensiero non pensa l’essere.
 E’ assurdo dire che il pensiero non pensa
l’essere. Cosa pensa? Il nulla?
 Pensare nulla è nulla come pensare.

30
Introduzione alla Filosofia classica
 Ilperiodo classico è quello nel quale
nasce la filosofia. Essa nasce in un
ambiente religioso caratterizzato dal
mito.
 La funzione della filosofia non è
quella di togliere il religioso, ma di
togliere il mito.
 Religione e la filosofia hanno la
stessa matrice: intendere l’Assoluto. 31
Introduzione alla Filosofia classica
 Il religioso quando ha a che fare con
l’Assoluto, con Dio, ha un
atteggiamento devozionale.
 La filosofia quando ha a che fare con
l’Assoluto, con Dio, ha un
atteggiamento conoscitivo.
 La filosofia cerca di purificare gli
aspetti fantastici dell’atteggiamento
religioso. 32
Introduzione alla Filosofia classica
 La filosofia affronta le tematiche
dell’Assoluto con il logos (la ragione),
che è alternativo al mito.
 La conoscenza filosofica
dell’assoluto, della totalità dell’essere,
avviene per gradi.
 Il primo grado del sapere filosofico è
piuttosto superficiale, anche se più
critico della visione fantasioso-mitica. 33
Introduzione alla Filosofia classica
 Superficiale perché è una pura
intuizione.
 All’inizio la filosofia è intuizione
del principio o del fondamento.
 Si capisce che c’è un
fondamento, ma la filosofia non è
ancora rigorosa nel determinarne
la natura. 34
Introduzione alla Filosofia classica
 Ilsecondo grado del sapere filosofico
è la scoperta della legge dell’arché,
che sorregge e governa tutto.
 Abbiamo 2 vie:
 1. via dell’esperienza empirica
(Eraclito).
 2. via della pura ragione (Parmenide).

35
Introduzione alla Filosofia classica
 Eraclitosi chiede qual è la legge
di questo principio, di questo
archè, che governa tutto?
 L’esperienza cosa mi dice? Tutto
è mutevole, cambia sempre. La
legge del principio è il divenire,
come mutamento continuo di
tutto. 36
Introduzione alla Filosofia classica
 Secondo Parmenide e la scuola eleatica, il
principio che governa tutto ha come legge non
l’esperienza, ma il logos.
 Se noi stiamo alla ragione possiamo dire che
tutto cambia, tutto è in divenire?
 Per affermare il divenire devo ammettere che
una cosa passi da essere in un modo (bianca) a
non essere più in quel modo (nera).
 C’è un passaggio dall’essere in un modo al non
essere più in quel modo: passaggio dall’essere
al non essere.
37
Introduzione alla Filosofia classica
 Ilnon essere non c’è e come fa,
in un dato momento, a esserci?
 Un non esserci che c’è è un
assurdo, è come dire un cerchio
non cerchio.
 La legge del fondamento e di tutto
ciò che inquadro nel fondamento
è la legge dell’immutabilità.
38
Introduzione alla Filosofia classica
 Eraclito dice: tutto si muove.
 Parmenide dice: niente di
muove.
 Eraclito dice: l’essere prima è
e poi non è.
 Parmenide dice: l’essere è e
non può non essere. 39
Introduzione alla Filosofia classica
 Il primo tentativo di risolvere il conflitto (tutto
cambia, niente cambia) si ebbe con gli atomisti.
 La realtà originaria è l’atomo (indivisibile, cioè
impossibile tagliarlo).
 Atomo ha caratteristiche parmenidee perché è
immutabile, ma anche eraclitee perché gli atomi
combinandosi tra loro danno origine al divenire.
 Ma per gli atomisti l’atomo non è una realtà
ideale, ma dovrebbe essere oggetto di
esperienza, ma chi ha mai visto l’atomo?
40
Introduzione alla Filosofia classica
 Platone: nell’esperienza le cose nascono e
periscono. Le cose passano dal caldo al freddo.
Platone distingue:l’esperienza del caldo cambia,
ma l’idea di caldo non cambia, l’idea di caldo
sarà eternamente l’idea di caldo.
 Esiste un piano dell’essere, diverso da quello
dell’esperienza, in cui la mutevolezza non c’è
più. Ciò che è al di là dell’esperienza, non cade
sotto i nostri sensi.
 Ciò che è nell’esperienza è mutevole, ciò che è
al di là dell’esperienza è immutabile.
41
Introduzione alla Filosofia classica
 Il piano dell’immutabilità è
principale rispetto al piano della
mutevolezza: le cose che sono
nell’esperienza dipendono
dall’essere che è oltre
l’esperienza: le realtà empiriche
dipendono dalle idee.
 Il vero archè è il mondo delle
idee. 42
Introduzione alla Filosofia classica
 L’ordine dell’esperienza c’è in quanto
partecipa (e imita) dell’ordine che è al
di là dell’esperienza: l’ordine ideale.
 Come fa a esistere il mutevole? Chi
collega il piano dell’essere ideale
(l’archè) e il piano dell’esperienza? Il
demiurgo
 Il demiurgo è una figura mitica che
collega i due piani. 43
Introduzione alla Filosofia classica
 Il demiurgo contemplando le
idee modella, plasma, la
materia ad immagine del
mondo ideale.
 Il demiurgo non è dimostrato
come esistente, ma è
semplicemente presupposto.
44
Introduzione alla Filosofia classica
 Aristotele:il mondo ideale di cui parla
Platone non è separato
dell’esperienza sensibile. Le idee
platoniche sono l’aspetto intellegibile,
conoscibile, delle cose
dell’esperienza.
 L’idea di uomo non è al di là dei
singoli uomini esistenti e la nostra
intelligenza (e non i nostri sensi) è
capace di percepirla. 45
Introduzione alla Filosofia classica
 L’Iperuranio è dentro le singole cose.
 Le idee vengono astratte dalla realtà
sensibile.
 Esiste una realtà separata dall’esperienza:
Dio.
 Quindi anche Aristotele ammette due piani
dell’essere, ma Dio non è il divino
impersonale di Platone, ma Dio personale:
“Pensiero di Pensiero”.
46
Introduzione alla Filosofia classica
 Aristotele si interroga: abbiamo il
mondo dell’esperienza mutevole.
 Il mutevole spiega se stesso? No.
 Aristotele dice: se sto ai ragionamenti
ha ragione Parmenide, ma se sto
all’esperienza “è follia seguirlo”,
perché tutto dovrebbe essere fermo e
non dovrebbe esistere la molteplicità.
47
Introduzione alla Filosofia classica
 Se sto all’esperienza devo negare
Parmenide, se sto al logos è
difficile sconfiggerlo.
 “Bisogna salvare i fenomeni”.
 Aristotele dice: le cose
dell’esperienza sono in divenire,
sono nel movimento, ma il
movimento non spiega se stesso. 48
Introduzione alla Filosofia classica
 Il movimento è un passaggio dal non
essere all’essere, quindi bisognerà
spiegare questo passaggio.
 Se ci fosse passaggio dal non essere
all’essere, dovremmo ammettere il non
essere, ma il non essere non è. Se
dovessimo ammettere il passaggio
dall’essere al non essere, dovremmo
ammettere il non essere, ma il non essere
non c’è, c’è solo essere.
49
Introduzione alla Filosofia classica
 Il passaggio non è dal non essere all’essere o
dall’essere al non essere, ma è il passaggio tra
due modi di essere: il modo di essere in potenza
e il modo di essere in atto.
 Ma il passaggio dalla potenza all’atto chi lo
determina? C’è il passaggio dalla potenza
all’atto, ma come è possibile questo passaggio?
Esempio: Ci deve essere una causa che fa
passare l’acqua da calda in potenza a calda in
atto.

50
Introduzione alla Filosofia classica
 Il passaggio dalla potenza all’atto ha bisogno di
una causa.
 Se esiste il moto (es.: passaggio di una camicia
da bianca a rossa) deve esistere un movente,
cioè la causa (che fa passare la camicia da
bianca a rossa) .
 Il movente può essere soggetto a un
cambiamento, prima non era movente e poi
diviene movente, allora anche il movente, se
prima di muovere non era movente, deve essere
mosso da un altro e se anche quest’altro è
mosso da un altro e così di seguito; non si può
andare all’infinito: ci deve essere un primo
movente che è puro atto.
51
Introduzione alla Filosofia classica
 Il primo motore, Dio, è puro atto, al di là
dell’esperienza, dove le cose divengono,
cioè passano dalla potenza all’atto.
 Dio, puro atto, cioè non ha in sé la materia
che è potenzialità, quindi Dio è puramente
spirituale, è puro pensiero.
 Aristotele arriva al piano trascendente
immutabile per spiegare il mutevole. Il
piano mutevole è l’effetto del piano
immutabile. 52
Introduzione alla Filosofia classica
 Il mondo è in movimento perché attratto
dal motore immobile, non perché è
prodotto dal motore immobile.
 Perché il primo movente (Dio) determina il
passaggio dalla potenza all’atto delle
realtà del mondo? Non è il primo movente,
la causa prima, che vuole che le cose si
muovano, ma sono le cose che si
muovono perché vogliono arrivare alla
perfezione del primo movente, in quanto
sono attratte.
53
Introduzione alla Filosofia classica
 Ma perché sono attratte?Le cose passano dalla
potenza all’atto desiderando l’assimilazione a
questo massimo atto, Dio.
 Dio attrae come fine senza saperlo, la tendenza
che hanno le cose ad assimilarsi a Dio è
veramente un fine o è un meccanismo? Se è un
fine presuppone l’intenzione, ma le cose hanno
un’intenzione?
 Questa finalità con la quale Dio mi attrae è tutta
dalla mia parte, ma non dalla parte del motore
immobile, ma se io mi chiedo perché c’è e non
so darmi una risposta, allora è per caso oppure
è un puro meccanismo. 54
Introduzione alla Filosofia classica
 Non c’è un motivo per cui il motore
muova attraendo.
 Non si capisce perché la materia è
attratta.
 Nel pensiero greco siamo nel perfetto
dualismo: il motore immobile, come
l’Iperuranio platonico spiega
l’intelligibilità delle cose, ma non
spiega la materia. 55
Introduzione alla Filosofia classica
 Perché c’è la materia, che sfugge
all’intelligibilità?
 I veri due piani sono quello
dell’intelligibilità e quello della non
intelligibilità, cioè della la materia,
che Aristotele e tutto il pensiero
greco non riesce a spiegare.
56
Introduzione alla Filosofia classica
 La materia è esclusa dall’iperuranio e
dal motore immobile, e chi è che la
spiega?
 La spiegazione avviene tramite la
filosofia cristiana con la teoria di
creazione.
 Nella teoria di creazione il mondo non
è concepito come estraneo a Dio e
semplicemente attratto dalla
perfezione di Dio. 57
Introduzione alla Filosofia classica
 Ilmondo viene spiegato come
dipendente tutto e totalmente da
Dio e dalla sua intelligenza
creatrice.
 Quindi non esiste qualcosa di
estraneo a Dio nella teoria di
creazione.
58
Introduzione alla Filosofia classica
 La materia prima è estraneo
all’Iperuranio e al motore immobile.
 Aristotele spiega l’intelligibilità di ciò
che è dato nell’esperienza, ma
nell’esperienza c’è una radice che
non è intellegibile: la materia.
 La materia viene spiegata in una
visione integrale, che è data dall’idea
di creazione.
59
Introduzione alla Filosofia classica

Ilperiodo classico-
medioevale, in termini di
inquadramento metafisico,
cioè di teoria dell’essere,
trova la sua compiutezza
soltanto con la teoria di
creazione.
60
Introduzione alla Filosofia classica
 La filosofia classica è compresa
tra il VI secolo a.C. al VI secolo d.
C., quando Giustiniano chiude le
scuole filosofiche nel 529.
 Fase ellenica dal VI al IV secolo
prima di Cristo.
 Fase ellenistica dal IV a. C. al VI
dopo Cristo.
61
Introduzione alla Filosofia classica
 I problemi speculativi della fase
ellenica sono:
1. Problema fisico o della natura
delle cose
2. Problema antropologico
3. Problema metafisico

62
Introduzione alla Filosofia classica
 I primi filosofi sono detti “fisici” perché
il loro problema è quello della phisis,
natura.
 Per loro dire natura vuole dire la
totalità delle cose. Non distinguono
ancora materia e spirito, bisogna
arrivare a Platone per avere queste
distinzioni precise.
63
Introduzione alla Filosofia classica
 Tra i “fisici” vengono compresi anche
gli eleati e i pitagorici.
 Nella fase ellenica, soprattutto nel V
secolo a.C., il tema filosofico è l’uomo
e il suo ragionare: i sofisti e Socrate.
 IV secolo a.C. abbiamo Platone e
Aristotele: il tema filosofico è la
metafisica.
64
Introduzione alla Filosofia classica
 Nella fase ellenistica, dal IV secolo a. C. al
VI secolo d.C, c’è un ritorno al problema
dell’uomo e il problema di Dio, tenendo
fermo il guadagno platonico-aristotelico.
 Il tema principale è antropologico-etico e
antropologico-religioso, dal I secolo a.C al
primo secolo dopo Cristo.
 Abbiamo le scuole ellenistiche: Storicismo,
Epicureismo, Scetticismo, Eclettismo.

65
Introduzione alla Filosofia classica
 Si ritorna all’uomo, ma non per vedere la
sua natura, ma per vedere come deve
comportarsi: atteggiamento etico.
 Stoicismo: il saggio è colui che vuole ciò
che vuole il destino.
 Epicureismo: il saggio sa coltivare con
misura il piacere.
 Scetticismo: niente è vero.
 Eclettismo: tutto è vero.

66
Introduzione alla Filosofia classica
 Il secondo momento della fase ellenistica è
compreso tra il I secolo e il VI secolo. Abbiamo
le grandi scuole metafisico-religiose: il medio-
platonismo e il neo-platonismo.
 Come nella fase ellenica furono la scuola di
Platone e Aristotele a creare la sintesi, così per
rinnovare la sintesi dopo questo ritorno
antropocentrico, avremo una sintesi della
sintesi, cioè mettere insieme Platone e
Aristotele; arrivare a conciliare Platone e
Aristotele.
67
Introduzione alla Filosofia classica
 Con il medio e il neo platonismo
abbiamo la sintesi della classicità.
 esempio: nel medio-platonismo Dio, il
Pensiero di Pensiero di Aristotele,
pensa le idee di Platone e fa sì che le
cose siano conformi alle idee.
Distingue le forme immanenti alle
cose e le forme trascendenti.
68
Introduzione alla Filosofia classica
 L’idea di uomo è presente in noi per
partecipazione, ed è presente in sé e per sé
nella mente di Dio.
 Il Pensiero di Pensiero aristotelico ha in se
stesso l’Iperuranio platonico.
 Neoplatonismo: Se l’intellegibile secondo (le
forme delle cose) è conforme all’intellegibile
primo che è l’oggetto del Pensiero di Pensiero,
allora le cose aspirano al massimo della loro
idealità, cioè ricongiungersi alle forme ideali del
Pensiero di Pensiero.
69
Introduzione alla Filosofia classica

 L’uomo, capendo che tutto è nel pensiero


di pensiero, il suo desiderio di
assimilazione è assimilarsi al Pensiero di
Pensiero. Ritorno in questa unità originaria
in cui si annulla tutto.
 Il Platone e l’Aristotele con cui dialogano i
Padri della Chiesa sono il Platone e
l’Aristotele del medio e neo platonismo.

70
Introduzione alla Filosofia classica
 La storia della filosofia antica
non si è mai allontanata
dall’ambiente religioso
(naturale), ma ha cercato il
Logos con il logos.
 (Con il cristianesimo c’è la
fede e non la religione). 71
I “FISICI”

72
Fisici (VI secolo a.C.)
Talete
 Milesi: Talete, Anassimandro,
Anassimene.
 Fisci perché, ricercando l’archè, lo
identificano con un elemento della natura
(Talete e Anassimene).
 Talete: l’archè, il principio primo, il
fondamento è l’acqua. Tutte le cose sono
acqua o hanno un elemento derivato
dall’acqua.
73
Fisici (VI secolo a.C.)
Talete
L’antropologia di Talete,
come quella di tutti i fisici, è
debitrice delle religioni
misteriche greche (l’orfismo)
e non si comprende con la
sua “fisica”.
74
Fisici (VI secolo a.C.)
Anassimandro
 Secondo Anassimandro il fondamento, il principio primo,
deve essere abbracciante tutte le cose e penetrante tutte
le cose,non generato, che governa tutto.
 L’archè è quindi l’originario, che non dipende da
nessuno; ma tutte le cose dipendono da questo
principio.
 Che cos’è questo principio? Non posso dirlo, perché
tutte le cose sono abbracciate e penetrate. L’acqua è
una realtà, non posso dire che un elemento è l’elemento
di tutti gli elementi.
 Per descrivere il principio primo devo oltrepassare
l’ordine degli elementi e affermare che l’originario è l’
apeiron cioè l’indeterminato, lo sconfinato.

75
Fisici (VI secolo a.C.)
Anassimene
 Anassimene: bisogna riconoscere un
principio e dobbiamo determinarne la
natura come diceva Talete, ma con
Anassimandro bisogna riconoscere
che l’archè non può essere limitato
come uno degli elementi, ma deve
essere infinito.
 La soluzione sarà: l’archè è aria
infinita. 76
Fisici (VI secolo a.C.)
Anassimandro
 L’aria con le sue forme di
condensazione e rarefazione spiega
anche l’acqua.
 Condensazione: acqua, terra.
 Rarefazione: fuoco.
 Nell’aria infinita si può vedere
un’evocazione dell’idea di spirito.
77
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 Secondo Anassimandro le leggi che
dall’apeiron derivano nel governo del tutto
sono leggi di conflitto e le cose derivano
dall’apeiron per una colpa originaria.
 Per Eraclito la natura dell’arché è il fuoco,
perché se la legge delle cose è il conflitto,
come dice Anassimandro, l’acqua, l’aria, la
terra non riescono a spiegare il conflitto,
ma il fuoco sì.
 Il fuoco bruciando distrugge e genera.
78
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 Il fuoco è causa di generazione e
corruzione. Il fuoco generando corrompe e
corrompendo genera.
 Esempio: quando accendo una candela si
genera il fuoco, ma si consuma l’aria.
 Aristotele dirà: la generazione di una cosa
è la corruzione di un’altra, e la corruzione
di una cosa è la generazione di un’altra.
79
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 La realtà è polemos, conflitto, battaglia,
per Eraclito. Guerra tra gli opposti dove la
vittoria dell’uno implica la sconfitta
dell’altro.
 Gli opposti sono in guerra tra di loro, ma
sono l’uno la ragione dell’altro.
 La legge universale degli opposti e
denominata Logos.
80
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 Siccome il fuoco è l’archè perché è l’immagine
di ciò che corrompe e genera, la legge di questo
conflitto (polemos) è il Logos, il quale distingue e
collega gli opposti: notte-giorno, tenebra-luce,
freddo-caldo.
 Eraclito come hegeliano ante litteram e Hegel
come Eraclito redivivo.
 La legge del tutto, che proviene dall’archè, dal
fuoco, è il logos.
81
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 Il fuoco è logos, ma questo logos, che è la ragione, non
soltanto logos come legge fisica delle cose è anche
legge conoscitiva delle cose: io capisco cos’è la luce
perché so che è l’opposto della non-luce (delle tenebre),
per apprezzare il positivo devo riconoscere il suo
negativo e per riconoscere un negativo devo apprezzare
un positivo.
 Per esempio: se dico “questo non è nero” devo sapere
cos’è nero e quando dico “questo tavolo è nero” devo
sapere cos’è non-nero.
 La determinazione implica sempre riferimento alla sua
negazione.
82
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 La conoscenza è sempre per opposti,
e questa conoscenza non può mai
essere oltrepassata. Gli opposti sono
correlati tra loro e l’uno ci serve per
capire l’altro.
 L’anima dell’uomo è fuoco, ma ha un
logos infinito, profondo, e non si
possono descrivere i limiti. 83
Fisici (VI secolo a.C.)
Eraclito
 Tutto all’interno del conflitto (polemos) è in
perpetuo movimento: panta rei. Esempio:
appena esci dal fiume e poi ci rientri l’acqua è
già cambiata “Non ci si bagna due volte nella
stessa acqua”.
 Eraclito usa l’immagine del fuoco che generando
distrugge e distruggendo genera, ma questa
legge della generazione-distruzione (polemos),
conflitto perpetuo tra contrari, la capisce il logos
dell’uomo, che è infinito e sconfinato.
84
Fisici (VI secolo a.C.)
Pitagora
 Il principio di autorità “ipse dixit” viene dai
pitagorici.
 Per Pitagora l’archè è il numero, il quale è
oggetto di riflessione razionale. La
riflessione matematica diviene il filosofare
e il meditare sulla natura delle cose.
 Pitagora crea una corrispondenza tra i
numeri, le figure geometriche e gli
elementi naturali.
85
Fisici (VI secolo a.C.)
Pitagora
 L’1 è il punto, il 2 è la linea, il 3 è la
superficie, il 4 è il solido. Arrivati al solido
abbiamo la corrispondenza tra le figure
geometriche e gli elementi naturali: cubo e
la terra, la piramide e il fuoco, l’ottaedro e
l’acqua, l’icosaedro e l’aria.
 L’idea matematica diviene il criterio
interpretativo delle realtà fisiche. Quindi
questo criterio interpretativo è un criterio di
razionalità. 86
Fisici (VI secolo a.C.)
Pitagora
 Il numero (l’archè) è qualcosa di più
spirituale dell’acqua, dell’aria, del fuoco.
Pitagora con il numero cercava di
interpretare le realtà che entrano in
conflitto (Pitagora viene dopo Eraclito).
 Queste realtà erano il limite e l’illimite: i
numeri pari sono illimitati, i dispari sono
illimitati. Il conflitto tra le cose è il conflitto
tra i limite e l’illimite, tra il pari e il dispari. 87
Fisici (VI secolo a.C.)
Senofane
 Gli Eleati
 Il maestro di Parmenide è Senofane.
 Senofane critica la descrizione che l’uomo fa di
Dio: l’uomo proietta antropomorficamente se
stesso in ciò che chiama Dio: “se i leoni
riflettessero su Dio immaginerebbero Dio a
forma di leone, l’uomo riflettendo su Dio, lo
immagina in forma umana”.
 Seonfane venne chiamato Feuerbach ante
litteram. 88
Fisici (VI secolo a.C.)
Senofane
 Purifichiamoil linguaggio per
parlare di Dio e degli dei.
Per Senofane l’archè è la
terra come cosmo. Il cosmo,
cioè l’ordine delle cose, è
Dio. 89
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Parmenide è discepolo di Senofane.
 Parmenide mette in evidenza qual è
l’archè, o il principio logico, quindi ciò che
ha la legge del logos per eccellenza,
avendo come antagonista Eraclito.
 Eraclito aveva formulato come legge del
logos la mutevolezza, l’instabilità, il
conflitto di ogni cosa con ogni cosa.

90
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Parmenide scrive un De natura e lo
espone in un modo profetico. Dice di
essere ispirato dalla dea, che lo istruisce
su ciò che è vero e ciò che è falso.
 In questa rivelazione Parmenide distingue
3 possibili vie: la via della verità
necessaria, la via dell’errore, la via
dell’opinione plausibile, verosimile.

91
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 La via della verità assoluta: l’essere è
e il non-essere non è.
 Parmenide è il primo a porre al centro
del filosofare il concetto di essere.
 Qual è il concetto che raccoglie in sé
l’idea di fuoco, di aria, di terra, acqua
ecc.? Il concetto di essere.
92
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 L’archè è l’essere. Il vero principio
non oltrepassabile è l’essere.
 Qual è la legge, il logos,
dell’essere? L’essere non può
non essere, perché l’essere è e il
non essere non è.
 L’essere è e il non-essere non è.
93
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Il non-essere non è né pensabile
né dicibile perché soltanto
l’essere è.
 La via dell’errore sostiene che c’è
il non essere. E’ un assurdo
perché è come dire che ciò che
non c’è c’è; oppure l’amaro è non-
amaro, il cerchio è non-cerchio. 94
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 La via dell’opinione plausibile è quella che
non oppone essere e non-essere, ma
oppone realtà che sono contrarie tra loro:
giorno e notte, luce e tenebre, caldo e
freddo. Secondo Parmenide questa è la
via dell’opinione comune.
 I mortali parlano delle cose vedendole in
opposizione tra loro. Tutto questo è
opinione, ma è verità necessaria? No.
95
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Come si fa a entrare nella verità
necessaria oltrepassando l’opinione?
 Accorgendosi che opponendo notte e
giorno, luce e tenebre, non si oppone
essere e non-essere perché il giorno è, la
notte è, il caldo è, il freddo è. Tutto è
essere. Appena ci si accorge che questi
opposti sono, cadono come opposti:
l’essere non si oppone all’essere.
96
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Quando entro nella filosofia vedo
che tutto è essere.
 La legge fondamentale
dell’essere: l’essere è e non può
non-essere, perché il non-essere
non è, non è pensabile e non è
dicibile.
97
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Se l’essere è e non può non essere non può
entrare in conflitto col non-essere perché il non-
essere non è.
 Noi diciamo che le cose nascono e periscono,
ma non è vero perché per nascere dovrebbero
venire dal non-essere (che non c’è), e per perire
dovrebbero precipitare nel non-essere (che non
c’è).
 Dunque se il non-essere non è, non c’è il
divenire: tutto permane stabilmente.
98
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Quando dico: tutto permane stabilmente,
intendo dire “tutte le cose?”.
 Non esiste la pluralità, la molteplicità;
perché la molteplicità dipenderebbe dal
non-essere.
 Perché dico che ci sono tante cose in
questa stanza? Perché una cosa non è
l’altra, ma il non-essere non è.
99
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Dunque: come non c’è divenire
perché non c’è il non-essere da cui
una cosa viene e in cui precipita, così
non c’è il molteplice, perché le cose
per moltiplicarsi devono avere non-
essere: il registratore non è la sedia,
la sedia non è il tavolo, ecc., ma il
non è non è.
100
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Quelli che credono nell’opinione plausibile
dicono il registratore non è la sedia, la
sedia non è il tavolo, ecc. Ma è essere il
registratore, è essere la sedia, è essere il
tavolo ecc.
 L’essere non è molteplice perché se fosse
molteplice dovremmo ammettere il non-
essere, che il criterio della distinzione: la
parete non è il tetto, il tetto non è il
pavimento, ecc. 101
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 L’essere non diviene, è ingenerabile e
incorruttibile; perché per generarsi
dovrebbe venire dal suo opposto, cioè dal
non-essere (che non è), per corrompersi
dovrebbe precipitare nel suo opposto, cioè
nel non-essere (che non è).
 Dunque tutto è perfettamente stabile e
unitario.
102
Fisici (VI secolo a.C.)
Parmenide
 Parmenide è un monista, cioè
ammette una sola realtà: l’essere
immutabile.
 L’essere è uno e indiveniente.
 I suoi discepoli, Zenone e Melisso,
hanno argomentato
l’incontrovertibilità, cioè l’impossibilità
di negare il pensiero di Parmenide. 103
Fisici (VI secolo a.C.)
Empedocle, Anassagora, Leucippo, Democrito

 I Pluralisti (V sec. a. C.)


 I Pluralisti (Empedocle, Anassagora,
Leucippo, Democrito) tentano una
conciliazione tra i principi parmenidei e
l’esperienza del molteplice diveniente,
attribuendo la proprietà dell’essere
parmenideo al molteplice, ma non
riescono a fornire una soluzione plausibile.
104
I SOFISTI

105
I Sofisti (sec. V a. C.)
 Il movimento sofistico (filosofi che
insegnano una sapienza
apparente a scopo di guadagno)
nasce come contestazione critica
delle aporie della filosofia della
natura e come cultura umanistica:
riflessione che ha come centro la
formazione dell’uomo.
106
I Sofisti
Protagora
1. Piano teoretico: assoluto relativismo
secondo:
 Il principio: “l’uomo è misura di tutte
le cose” = il singolo individuo è il
criterio di verità; non esistono verità
assolute.

107
I Sofisti
Protagora
 L’applicazione del metodo delle
Antilogie = attorno a ogni soggetto è
possibile dedurre ragioni contrarie
che si escludono vicendevolmente;
perciò la sapienza sta nel saper
rendere più forte il discorso che
appare più debole, qualunque sia il
contenuto.
108
I Sofisti
Protagora
2. Pianopratico-morale:
 Non esistono valori
morali assoluti
 Assoluto valore del
bene utile. 109
SOCRATE

110
Socrate (470-399 a. C.)

I presocratici, cioè gli autori che


vengono prima di Socrate, intuiscono
l’esistenza di un principio o
fondamento primo, ma quando
cercano di determinare l’essenza di
questo principio primo divergono l’uno
dall’altro: aria, acqua, terra, fuoco.
111
Socrate
 Con la Sofistica si intende sorpassare
non ciò che è tipico della filosofia (la
ricerca dell’archè), ma si vuole
sorpassare la conflittualità ne
determinare l’archè.
 I sofisti dicono: non occupiamoci più
della natura delle cose, occupiamoci
della natura dell’uomo. Passaggio
dalla phisis all’antropos. 112
Socrate
 Anche nella filosofia dell’uomo
occorre trovare l’archè, ma la sofistica
si presenta come una forma di
relativismo.
 L’archè in cosa consiste: si
ammettono tante opinioni e l’archè o
principio studiato dai sofisti è la
regola dialettica con la quale ottenere
sempre e dovunque vittoria nelle
dispute. 113
Socrate
 L’archè è trovato in un logos
teoretico, non naturale, tipicamente
umano capace di confrontare e
superare le opinioni avversarie.
 Anche Socrate dice che bisogna
superare la conflittualità dei
presocratici e dice: parliamo
dell’uomo, quindi è sulla stessa linea
dei sofisti. 114
Socrate
 Socrate pone al centro l’uomo
non la natura: parliamo di colui
che ricerca e si interroga, ma si
può rimanere nel relativismo dei
sofisti?
 Con Socrate si passa dal
relativismo alla verità certa.
115
PLATONE
ARISTOTELE

116
Aristotele (384-322 a. C.) -
Introduzione
 Aristoteleapprofondisce Platone
perché è sulla stessa linea metafisica,
cioè lo studio dell’essere, ma anche
lo oltrepassa.
La metafisica platonica aveva avuto
una soluzione speculativa circa il
problema della possibilità del
molteplice: il criterio della
discriminazione non è il non-essere,
ma il diverso. 117
Aristotele - Introduzione
 Per quanto riguarda il rapporto tra il
mondo sopra sensibile e il mondo
sensibile attraverso il demiurgo, la
soluzione fornita da Platone è di
carattere postulatorio.
 La fondazione in modo più rigoroso, ma
non assolutamente rigoroso, avviene con
Aristotele: più rigoroso, perché abbiamo
una dimostrazione.
118
Aristotele - Introduzione
 La fondazione non è
assolutamente rigorosa perché la
materia prima rimane qualcosa di
indipendente dal fondamento
(Dio).
 La materia prima non è
rigorosamente inquadrata nel
contesto dell’intero, come
vedremo. 119
Aristotele – Sapere teoretico e
sapere pratico
 Aristotele è il primo filosofo che dà
una sistemazione generale al sapere,
distinguendo il sapere teoretico dal
sapere pratico.
 Il sapere teoretico è il sapere per
sapere = conoscere per conoscere.
 Il sapere pratico è sapere per fare.

120
Aristotele – Sapere teoretico e
sapere pratico
 Il sapere teoretico si divide in:
 Filosofia prima o teologia e filosofia
seconda.
 La filosofia seconda è inferiore alla
filosofia prima ed è debitrice di essa.
 La filosofia seconda comprende la fisica (o
filosofia della natura o cosmologia) e la
matematica.
121
Aristotele – Sapere teoretico e
sapere pratico
 Il sapere pratico si distingue in:
1. Sapere pratico immanente nel
soggetto
2. Sapere pratico transitivo o
transeunte, che passa dal soggetto
a qualcosa di diverso da sé.
 1 è l’etica o morale.
 2 è la tecnica 122
Aristotele – Sapere teoretico e
sapere pratico
 Il sapere pratico immanente (l’etica) rimane nel
soggetto e qualifica come buono o cattivo il
soggetto.
 Noi sappiamo che facciamo qualcosa in noi che
non determina la qualifica di buono o cattivo.
Esiste un sapere tecnico (la logica e la retorica)
che in realtà non è soltanto esterno, ma è anche
interno: si tratta di costruire qualcosa che non
rende onesto o disonesto l’uomo, ma qualcosa
che nell’essere costruito è utile. Es.: sapere
costruire un discorso è qualcosa di utile, simile a
un’azione transitiva, per questo la logica e la
retorica sono delle tecniche.
123
Aristotele - Filosofia prima

 La filosofia prima (cioè del


fondamento) verrà chiamata
metafisica da Andronico di Rodi.
 La filosofia prima indaga su
1. la causa,
2. l’ente in quanto ente,
3. la sostanza. 124
Aristotele - Filosofia prima –
Causa
 La filosofia prima studia la causa o archè,
l’ente in quanto ente, cioè il contesto nel
quale si può studiare l’archè, la sostanza,
che è questo archè.
 Causa =
1. Ciò che è e dà essere
2. Ciò di cui è fatta una cosa
3. Ciò in vista di cui una cosa è fatta
4. Ciò da cui procede il moto o movimento.
125
Aristotele - Filosofia prima –
Causa

1 = forma
2 = materia
3 = fine
4 = efficiente o agente
126
Aristotele - Filosofia prima –
Causa
 Esempio: “statua di legno”.
 Il legno è ciò di cui è fatta la statua (la materia),
ma è la forma della statua che dà l’essere al
legno in quella determinata struttura.
 Porta di legno: quel medesimo legno che è nella
statua è nella porta. La statua e la porta hanno
la stessa materia, ma perché la statua e la porta
sono diverse? Perché hanno forme diverse, cioè
la forma della statua e la forma della porta.
127
Aristotele - Filosofia prima –
Causa
 E’ la forma della statua che fa essere
la statua.
 Il legno, cioè la materia, che può
essere il legno della porta e il legno
della statua, perché ha la forma della
statua?
 Ci deve essere un agente che
produce la forma del legno. 128
Aristotele - Filosofia prima –
Causa
 Lo scultore è la causa agente o efficiente
che mette la forma nel legno e fa la statua.
 L’agente è ciò da cui procede il moto della
costruzione o della determinazione di
quella materia con una particolare forma.
 Un agente mette la forma della statua in
un legno o mette la forma della porta in un
legno.
129
Aristotele - Filosofia prima –
Causa
 L’agente perche immette la forma della
statua invece della forma della porta?
Perché ha uno scopo o fine = ciò in vista
di cui produce quella statua.
 L’artista prende il legno e con la sua
azione vi infonde la forma della statua.
Perché fa questo? Per gusto estetico:
vuole imitare la natura con qualcosa di
artificiale. Il suo fine è estetico.
130
Aristotele - Filosofia prima –
Causa
 Le 4 cause son i rapporti che rendono
intellegibile il reale.
 Il legame tra le 4 cause è dato per
subordinazione alla causa prima nell’ordine
causale che è il fine.
 Il fine o lo scopo determina l’agente, il quale si
muove nel produrre una forma in una materia.
 Il fine è la causa di tutte le cause.
 La statua di legno ha una materia, una forma, un
agente e un fine. Il legno (a sua volta) ha una
materia, una forma, un agente e un fine. 131
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 La filosofia prima studia anche l’ente in
quanto ente. Questa espressione
qualifica ciò che è specifico soltanto della
filosofia prima: l’ente in quanto ente.
 E’ vero che il primo a mettere a tema della
filosofia l’ente o essere è stato Parmenide,
però Parmenide si limitava ad affermare:
l’ente è e il non-ente non è.
132
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Platone diceva: è vero che l’ente è e il non-ente
non è, ma io mi trovo di fronte a una pluralità di
enti che nascono e periscono.
 Affermava: il fatto che nascano e periscono
appartiene al mondo sensibile. Ha ragione
Parmenide a dire che il vero essere né nasce né
perisce, ma esso appartiene a un sovra mondo,
l’Iperuranio, al di là del mondo fisico, e il
molteplice non è assurdo,come sosteneva
Parmenide.
133
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Aristotele concorda con Platone nel sostenere
che il molteplice non è assurdo, ma vuole
mostrare che anche il movimento (il divenire)
non è assurdo: anche l’ente sensibile, che nasce
e perisce, non è assurdo. Quindi Aristotele
rende intellegibile anche l’ente sensibile.
 Aristotele rende intellegibile il mondo diveniente
sensibile, purché sia ricondotto, come vedremo,
a una causa prima, il motore immobile.

134
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Parlare di ente in quanto ente significa
inquadrare qualsiasi cosa (una sedia, il
tavolo, il cosmo, Dio), non studiandolo in
quanto sedia, tavolo, cosmo, Dio; ma in
quanto è qualche cosa.
 Se studio il gesso in quanto gesso mi
interessa sapere cos’è il gesso e quali
sono le proprietà del gesso. Ma se studio il
gesso in quanto ente non mi interessano
più le proprietà del gesso in quanto gesso,
ma le proprietà del gesso in quanto ente. 135
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Le proprietà del gesso in quanto
gesso sono quelle di scrivere in una
lavagna nera. E’ una proprietà del
gesso la sedibilità? No.
 Qual è la proprietà del gesso in
quanto ente ? L’ente non può essere
niente; questa è la proprietà dell’ente
in quanto ente.
136
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Quindi ente in quanto ente
vuol dire qualsiasi cosa dal
punto di vista della sua entità.
Non dal punto di vista della
sua specifica natura: gesso,
sedia, armadio, cavallo.
137
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Studiamo le cose in quanto ente
secondo una duplice prospettiva:
1. Dal punto di vista logico-
semantico. Cioè cosa vuol dire
la parola ente.
2. Dal punto di vista ontologico.
138
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Prima si affronta la
questione del significato
del termine che si usa,
poi si affronta la realtà
che viene indicata con
quel termine. 139
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Dal punto di vista semantico
Aristotele prende posizione nei
confronti di Parmenide.
 E’ vero che per studiare in radice ogni
cosa la devo studiare in quanto ente,
ma Parmenide intende questa
nozione in modo univoco e Aristotele
la intende in modo analogo. 140
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Il termine ente o essere “si dice in molti modi” =
il termine ente è analogico.
 Dal punto di vista semantico il termine essere è
analogo e non univoco.
 Sano, ad esempio, è un termine analogico: un
cibo è sano, il colorito della pelle è sano, questo
ambiente è sano, la medicina è sana. Il cibo non
è la pelle, la pelle non è l’ambiente, l’ambiente
non è la medicina: sono cose diverse tra loro e
viene usato sempre lo stesso termine.
141
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Quindi “sano” non si dice in un solo modo, ma si
dice in molti modi. Questi molti modi con cui uso
il termine sano sono collegati tra di loro. Questo
collegamento di più cose sotto un unico termine
si dice analogia.
 Il termine “sano” detto del cibo, del colorito,
dell’ambiente, della medicina, lo si dice perché
tutte queste cose si riferiscono a quel significato
primo e principale che è la salute del corpo.

142
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Il termine ente si dice di molte cose, ma
secondo un certo ordine, quindi è un
termine analogo.
 Quando mi chiedo: voglio vedere quali
sono le molteplici cose di cui si dice il
termine essere e il loro ordine, passo dal
piano logico-semantico a quello
ontologico.
143
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Dal punto di vista ontologico l’analisi
dell’ente in quanto ente si articola così:
I diversi modi dell’ente
1. ente per sé
2. ente per accidens.
3. ente come vero e ente come falso.
4. ente come potenza.
5. ente come atto.
144
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 Quali sono i modi dell’ente?
 “ente” lo posso usare in senso proprio: per
sé, in senso improprio per accidens. Lo
posso usare in riferimento all’intelligenza
come vero, oppure in riferimento al moto
come potenza e come atto.
 Tutti questi termini possono avere la
predicazione “ente”.
145
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 L’ente per sé è il modo delle categorie.
 Ente per accidens è il modo degli
avvenimenti casuali, per accidens vuol
dire per caso. Ente è anche la verità, ente
è anche la capacità, ente è anche
l’attualità.
 Ente si dice secondo tutti i modi sopra
elencati.
146
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
 I modi catalogati da Aristotele
sono principalmente questi 5.
 L’ente si dice in molti modi, quali
sono?
Ente per sé, ente per accidens,
ente come vero e falso, ente
come potenza, ente come atto.
147
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Ente per sé

 L’ente per sé è l’ente secondo le 10 categorie:


sostanza e 9 accidenti:
1. Quantità
2. Qualità
3. Relazione
4. Azione (produrre)
5. Passione (subire)
6. Quando o tempo
7. Dove o luogo
8. Sito (le circostanze del luogo)
9. Abito (l’essere rivestito) 148
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Sostanza e accidenti
 La sostanza ha l’essere per sé, l’accidente
è ciò che ha l’essere nella sostanza, e
quindi è un modo di essere della sostanza.
 Quando dico Pietro (sostanza) è alto 1
metro e 80 (accidenti), colto (accidenti),
ecc. dico i diversi modi di essere della
sostanza Pietro.
149
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Ente per accidens
 Ente per accidens non vuole dire accidente. E’ il
modo di essere il più superficiale che ci sia.
 Esempio: il medico canta. Il fatto che stia
cantando è un’entità. Ma se considero l’entità
che è il cantare e l’essere medico, c’è un
legame stretto? No.
 Se dico: il medico cura. Sì, c’è uno stretto
legame.
 Di fatto avviene che un medico x mentre opera
canta. Il suo cantare non dipende dal suo essere
medico, ma accade che il medico canti.
150
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Ente come vero e come
falso
E’ un’altra modalità di ente.
L’ente come vero è l’ente in
quanto è conosciuto
dall’intelletto. 151
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Ente come potenza e ente come atto
 Ente come potenza = capacità.
 Ente come atto = attualità, azione.
 Esempio capacità di scrivere
(potenza) e scrivere (azione). Il
parlare è atto, la capacità di parlare è
potenza.
152
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il parricidio di Parmenide.
 Platone aveva fatto il parricidio
riguardo alla molteplicità: il vero
essere è immutabile e eterno (con
Parmenide), ma non è uno solo, è
molteplice (contro Parmenide),
perché il non-essere che compare
nella molteplicità vuol dire essere
diverso non vuol dire nulla. 153
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto
 Aristotele scopre l’intelligibilità anche del
divenire (contro Platone).
 Il divenire è un dato di fatto, ma qual è la ragion
d’essere del divenire?
 Mi trovo di fronte a 2 problemi parmenidei:
 1°dal nulla non viene nulla
 2°ciò che già c’è non viene ad essere = ciò che
c’è c’è.
154
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto

 Come posso spiegare il divenire? dal nulla non


viene nulla, quindi il venire dal nulla è
impossibile.
 Il venire ad essere di ciò che già è, è impossibile
perché c’è già. Esempio: posso accendere la
luce (ammettiamo che sia accesa)? No, perché
è già accesa. Non può illuminarsi una lampadina
che è già accesa. 155
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto

 Per spiegare il divenire devo


ammettere una forma di essere
incompleto che chiamo potenza e dirò
che il divenire è un venire dalla
potenza all’atto.
 Dall’ente in potenza viene l’ente in
atto.
156
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto
Il divenire è l’accendersi della candela. Se c’è un
divenire devo distinguere nell’ente un modo di
ente che chiamo potenza o capacità e un modo
di ente che chiamo ente o attualità.
 La candela accesa non può essere accesa, la
non candela non può essere accesa. Dunque,
distinguo la candela potenzialmente accesa e la
candela attualmente accesa, e il divenire sarà il
passaggio dalla potenza all’atto.
157
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto

 Aristotele accetta Parmenide: dal nulla non


viene nulla e ciò che è non può venire ad essere
perché già c’è. Ma io constato il venire ad
essere, quindi all’origine non ci può essere il
nulla, ma un modo di essere chiamato potenza.
 La potenza, o ente in potenza, è una forma che
è a metà strada tra l’essere pieno e il nulla.
158
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto

 Ente in potenza: in quanto essere si dice ente, in quanto


vicino al nulla si dice potenza (capacità di essere).
 Aristotele distingue nell’ente una dicotomia: ente in
potenza e ente in atto.
 La dicotomia tra ente in potenza e ente in atto è la
soluzione della obiezione parmenidea alla
contraddittorietà del divenire, come la soluzione
dell’eteron (diverso) di Platone è la risposta platonica
all’obiezione parmenidea alla contraddittorietà del
molteplice.

159
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza all’atto

 Aristotele rende intellegibile la possibilità del


divenire, che è data dalla capacità o potenza di
essere in atto, ma che ci sia il divenire implica
qualcosa di diverso dal divenire.
 Esempio: la candela per accendersi prima deve
essere spenta, ma non basta che sia spenta
perché si accenda, ci vuole qualcuno che col
fuoco l’accenda. 160
Aristotele - Filosofia prima –
Ente in quanto ente
Il divenire come passaggio dalla potenza
all’atto

 Il criterio della potenza e dell’atto rende


intellegibile il divenire in se stesso, ma chi
fa passare l’ente in potenza all’ente in
atto? Certamente non è la potenza.
 Per rispondere a questo problema
Aristotele svolge la sua indagine sul piano
della sostanza. 161
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Aristotele analizza i vari tipi di
sostanza e indaga se esiste
una sostanza che essendo
puramente atto fa passare
tutte le altre sostanze dalla
potenza all’atto.
162
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Cos’è la sostanza?
1. Ciò che non inerisce ad altro né si
predica di altro.
 Inerire vuole dire stare attaccato,
appoggiarsi a una altro.
 Per sostanza si intende ciò che non
si appoggia ad altro né si dice di
altro. 163
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Questo modo di concepire la
sostanza è la sostanza prima:
l’individuo.
 Esempio: io per essere ho bisogno
soltanto di me stesso, né mi predico
di altro se non di me stesso.
 L’individuo non inerisce ad altro né si
predica di altro. 164
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Invece il mio colore per esserci ha bisogno
di me. Ci sono altri attributi, cioè accidenti
(come la quantità, la qualità ecc.), che per
esserci ineriscono a un individuo e si
predicano (cioè si dicono) di un individuo:
Pietro (individuo) è alto 1 metro e 80
(accidenti), è magro (accidenti), colto
(accidenti), ecc.
165
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Cos’è la sostanza?
2. Ciò che può sussistere separatamente e
anche essere concepita separatamente.
 Ciò che non inerisce ad altro, sussiste
separatamente da altro.
 Il mio colore (un accidente) può
sussistere separatamente da me? No.
Ma io posso sussistere separatamente
da qualsiasi altro ente. 166
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Cos’è la sostanza (più precisamente la
forma sostanziale)?
3. Sostanza (forma sostanziale) è ciò che è
e dà essere.
 Quando si dice “ciò che è e dà essere” si
intende anche:
a. Ciò che è determinato.
b. Ciò che è unitario e non aggregato.
167
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Se per sostanza si intende ciò che
non inerisce ad altro né si predica di
altro, ciò che può sussistere
separatamente ed essere concepito
separatamente, ciò che è e dà
essere, queste definizioni a che cosa
corrispondono?

168
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
Corrispondono a ciò che Aristotele aveva
indicato nella descrizione delle cause
alla forma e al composto di materia e
forma.
 Sostanza = forma e forma + materia.
 Aristotele chiama sinolo la forma + la
materia. Sinolo = sin (con) ulé (materia).
Sinolo è il composto di forma e materia.
169
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza

 Sinolo è sinonimo di materia + forma.


 Tutte le realtà sensibili, studiate nella
cosmologia, sono composte di materia e forma.
 Le definizioni di sostanza corrispondono al
sinolo di materia e di forma (tutto il mondo
sensibile è composto di ulè-materia e morfè-
forma, la teoria ilemofica di Aristotele).
 Secondo Aristotele la sostanza in senso forte è
la forma, perché è la forma che dà l’essere al
composto.
170
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
 Sostanza può essere:
1. La materia (sostanza in senso
debole, il sostrato)
2. Il composto di materia e di forma,
3. La forma (sostanza in senso forte),
ammesso che esista una forma
indipendente dalla materia.
171
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
 Se ogni forma esiste unita a una materia da determinare,
allora la forma non può separarsi dalla materia, ma se
esiste una forma separata dalla materia questa forma
sarà sostanza in senso pieno, perché è dalla forma che
la materia riceve determinazione.
 Ciò di cui è fatta qualcosa è la materia, ciò per cui una
cosa è quella determinata cosa è la forma.
 Es.: ciò di cui è fatta la porta è il legno, ciò di cui è fatta
la sedia è il legno, allora il legno può stare sotto diverse
forme, il legno senza queste forme è puro legno, la
determinazione di porta e di sedia dipende dalla forma,
ma non esiste la forma della sedia o della porta senza il
materiale di cui è fatta.
172
Aristotele - Filosofia prima –
Sostanza
 Se esiste una forma separata dalla
materia, essendo la forma l’intellegibile, il
determinante, questa forma separata dalla
materia sarà la sostanza per eccellenza.
 Aristotele dimostra l’esistenza di una
forma separata dalla materia e in questa
dimostrazione la filosofia prima diventa
teologia, perché, come vedremo, la pura
forma è Dio (cfr. XII libro della Metafisica).
173
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
La prova dell’esistenza di Dio di San Tommaso d’Aquino
deriva da Aristotele.
 Prova aristotelica:
 Esiste un movimento eterno, ma un movimento eterno
ha bisogno di una causa eterna. Questa causa eterna
non può essere in movimento, perché se deve causare il
moto avrebbe bisogno essa stessa di essere causata da
un’altra causa, e questa da una altra causa e così
all’infinito, senza mai arrivare alla causa delle cause.
 Questa causa eterna del movimento deve essere
immobile, dunque esiste una causa immobile eterna del
movimento. Questa causa eterna del movimento si
chiama motore immobile.
174
Aristotele – Teologia razionale – Dimostrazione esistenza di Dio

 Struttura della prova dell’esistenza di Dio

1. Esiste un movimento (divenire) eterno


2. Il movimento implica un motore
3. Il movimento eterno implica un motore eterno
4. Questo motore eterno non può essere in movimento
perché se fosse in movimento avrebbe bisogno di un
altro motore che ne fosse la causa e se anche
quest’altro motore fosse in movimento avrebbe
bisogno di un altro motore che ne fosse la causa fino
all’infinito.
5. Allora questo motore eterno che è causa del moto
deve essere immobile.
6. Quindi Il movimento eterno implica un motore eterno
immobile.
7. Il motore eterno immobile si chiama Dio, dunque esiste
Dio. 175
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Perché diciamo che questo motore
immobile, cioè Dio, è una sostanza
puramente formale, una pura forma
sussistente?
 Bisogna dimostrare che il motore
immobile per essere tale deve essere
pura forma, cioè deve escludere la
materia.
176
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Per dimostrare che il motore immobile
è puramente formale, cioè esclude la
materia, bisogna analizzare il
movimento e, analizzando il
movimento, si scopre che la radice
del movimento è la materia, perché
tutto ciò che è in moto ha per
condizione la materia.
177
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Dobbiamo provare che Dio, motore eterno
immobile, è immateriale cioè pura forma
per sé sussistente, quindi sostanza in
senso pieno.
 Dio è immateriale perché la materia è la
condizione intrinseca del moto (del
divenire) e Dio è il motore immobile.
 Dunque Dio è immateriale perché motore
immobile.
178
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Da questa dimostrazione si deducono,
oltre all’immobilità, altri attributi divini.
 Se Dio è immateriale, quindi pura forma
per sé sussistente, è anche puro pensiero,
cioè pura conoscenza.
 Infatti la condizione della conoscenza è
l’immaterialità. Dio è immateriale, quindi è
pura conoscenza.
179
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Cosa conosce la pura conoscenza che è
Dio? Cosa pensa il puro pensiero che è
Dio?
 Deve pensare qualcosa che non lo renda
imperfetto, perché se pensa l’imperfetto
comincia ad essere imperfetto.
 Il mondo è in movimento e il movimento è
segno di imperfezione perché implica la
materia e la materia è pura imperfezione.
180
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Se Dio è pura perfezione non può pensare
l’imperfetto.
 Aristotele considera la materia come
qualcosa di estraneo, che non si capisce
perché ci sia, allora Dio non può pensare
la materia, quindi non può pensare ciò che
dipende dalla materia: il mondo nel suo
divenire.
 Dio pensa soltanto se stesso, è quindi
Pensiero di Pensiero. 181
Aristotele – Teologia razionale – Dimostrazione esistenza di Dio

Prima critica alla teologia di Aristotele


 Il vero pieno essere è immateriale, ma la materia devo
mostrarla come dipendente dal vero essere, invece
Aristotele dimostra che il vero essere (Dio) non dipende
dalla materia, ma anche la materia non dipende da Dio
ed esiste isolata, senza rapporto con Dio.
 Secondo San Tommaso, il vero essere, Dio, non
dipende dalla materia, ma la materia dipende da Dio. E’
vero che Dio è puro pensiero, puro spirito perché
sommamente immateriale, ma la materia dipende dal
puro Pensiero di Pensiero.
 Il mondo materiale dipende, creazionisticamente, dal
Pensiero di Pensiero, dunque il mondo non si aggiunge
a Dio.
 Dio pensando se stesso pensa tutto, anche il mondo,
ma non come separato da sé, ma come esso è
nell’essenza di Dio.
 Il quadro argomentativo di San Tommaso è quello
aristotelico approfondito dalla teoria di creazione. 182
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
Seconda critica alla teologia di Aristotele
 Un secondo elemento che ci fa capire come
l’impianto di Aristotele sia rigoroso, ma non
profondo: Aristotele afferma che esiste un
movimento eterno. Questa è la motivazione:
 Il tempo è “la misura del moto secondo il prima e
il poi”. Questo prima e poi che è il tempo può
avere un inizio e una fine?No, perché posso
chiedermi: prima dell’inizio? Allora c’è ancora
un prima. Dopo la fine? Allora c’è ancora un
dopo. C’è sempre un prima e c’è sempre un poi.
Siccome il prima e il poi è il tempo, il tempo c’è
sempre, quindi è eterno. 183
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Il tempo è una successione eterna di
prima e poi, secondo Aristotele.
 E’ vero che il moto è eterno perché c’è
sempre un prima e c’è sempre un poi?
 Sono sicurissimo che per il fatto che io
posso sempre chiedermi: “e prima? e
prima? e poi? e poi?” c’è sempre stato e
sempre ci sarà un prima e un poi? Quindi
il tempo è eterno? No
184
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Esiste il tempo ma non posso affermare se
sia eterno o non eterno.
 Consta che qualcosa è in moto e questo
qualcosa implica un motore immobile:
 San Tommaso parte da questa via, ma
non dal moto eterno al motore immobile
eterno, ma da alcune cose che sono in
moto al motore immobile, che in quanto
immobile è eterno.
185
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
L’ultimo attributo del Dio
aristotelico è il seguente:
Dio è “vita meravigliosa”.
Dio è vita meravigliosa
perché è pura attività: atto
puro. 186
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
Sintesi
 La filosofia prima in quanto dimostra
l’esistenza di Dio (motore immobile, pura
forma, sostanza in senso pieno, pensiero
di pensiero, atto puro, vita meravigliosa) si
chiama teologia.
 Aristotele dimostra l’esistenza di Dio per
spiegare il movimento o divenire.
187
Aristotele – Teologia razionale –
Dimostrazione esistenza di Dio
 Passaggio dalla filosofia prima alla fisica o cosmologia

 Soltanto Dio è atto puro, cioè pura attività perché ciò


che è mobile ha come sua condizione la materia; ciò che
è immobile è pura forma immateriale.
 Ciò che è mobile ha come sua condizione la potenza e
ciò che è immobile è puro atto.
 Ciò che è mobile ha in sé la potenza, ha in sé la materia,
 Ciò che è immobile esclude la materia e esclude la
potenza, escludendo la materia è pura forma,
escludendo la potenza è puro atto.

188

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