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KARL POPPER

Inizi del 900 ed è morto negli anni Novanta. Era austriaco, ma non scrive in tedesco, scriveva in inglese.

Questo libro è un libro che esprime due saggi;

l’introduzione del libro di Popper l’ha scritto Dario Antiseri; insegnava alla Cattolica di Milano, quindi molto
influenzati dalla loro religione quando interpretano un autore; non distorce il significato delle parole di
Popper, però diciamo che cerca di attribuire le sue credenze e interpretazioni anche alle parole Popper,
quindi una visione cristiana e cattolica di Popper non è corretta, prendere con le pinze. Nella scienza
bisogna essere più obiettivi e neutrali possibili.

INTRODUZIONE: Popper è filosofo perché laureato in filosofia, ma è un personaggio a tutto tondo, si è


occupato di varie cose. Lui in questi due saggi (uno epistemologico e uno politico) tratta il metodo
scientifico. Secondo Popper il metodo scientifico si compone di tre passi:

1) Un problema
2) Elaborare una teoria su questo problema
3) Criticare e mettere alla prova la teoria che è stata elaborata per risolvere il problema

Popper è molto versatile (si è occupata di discipline umanistiche e scientifiche) e questo criterio che lui dice,
si può applicare sia alle discipline umanistiche che scientifiche. Per lui il termine scientifico indica il modo di
procedere in una qualunque disciplina non per forza una scienza; per cui metodo scientifico si usa anche
nelle discipline umanistiche. Chiunque procede per problemi, teorie e critiche stanno operando un metodo
scientifico, è il metodo che rende scientifica una disciplina, non il suo contenuto.

Popper dice che perché una teoria sia trattata in modo scientifico, e quindi che sia scientifica, non
dev’essere verificabile ma dev’essere falsificabile. Lui dice quindi che la scientificità di una teoria è uguale
alla sua falsificabilità. SCIENTIFICITA’= FALSIFICABILITA’. Ma perché? Perché per verificare una teoria non
bastano casi, perché appunto ci potrebbero essere sempre eccezioni. TEORIA DEL CORVO BIANCO (i corvi
neri sono tantissimi e più diffusi, solitamente li vediamo così, ma in tutto il mondo è sicuro che c’è nessun
corvo bianco? No! Potrebbe esserci) quindi quello che si deve fare è falsificare la teoria, perché verificarla è
quasi impossibile, in quanto possiamo vedere 100.000 corvi neri in tutta la vita, ma non si può escludere
che ne esista almeno uno bianco. Per Popper la cosa più importante è il comportamento critico dello
scienziato, cosa per cui è stato criticato, perché in teoria nessuno vorrebbe essere contraddetto. Ed è
proprio per questo Popper è interessato e dà importanza alla criticabilità. La critica è quello che rende
scientifica una cosa, un vero scienziato deve essere coraggioso e deve avere il coraggio di smentire anche
quello che veramente pensa lui. Solamente quando una teoria è falsificabile è scientifica. Una cosa è tanto
più falsificabile quanto più è specifica; più una teoria è generale, è più difficile contraddirla. ‘’ io non devo
fare scienza per dimostrare che avevo ragione, ma io devo vedere se la teoria che ho usato per risolvere un
problema, è valida oppure no’’ il suo atteggiamento è intellettuale, è corretto. Non devo ritenere per forza
valide le proprie teorie, si deve vedere se la teoria è veramente valida. Anche se abbiamo elaborato una
teoria bellissima, non è detto che sia valida e veritiera. (la religione è una teoria generale, non è specifica) Il
mondo è così perché Dio l’ha creato così, si muore e si vive perché Dio vuole così. Un fatto può essere
contraddetto se è specifico. La fede, è fede senza cercare delle prove, si vuole credere così e basta. Il
compito della scienza secondo Popper è andare a trovare gli errori. Ma perché? Per favorire progresso,
cambiamento e miglioramento. Qual è il problema principale della scienza e della conoscenza? Nel passato
la scienza si è concentrato sulle fonti del sapere. Secondo Popper cercare la fonte della conoscenza è
sbagliato, perché porterebbe a teorie assolute, secondo lui invece si deve cercare l’ERRORE. Una teoria
deve rispecchiare realmente i fatti, per questo si deve cercare l’errore. Secondo Popper al metodo
scientifico dobbiamo avere un atteggiamento che è il contrario di quello che abbiamo avuto finora;
altrimenti o si dà vita a teorie assolute (che non spiegano nulla, devono essere accettate per fede, fiducia)
partire dalle fonti è sbagliato, in quanto non dobbiamo partire da cosa ci dà conoscenza, ma dobbiamo
verificare che se quella cosa è valida. Secondo Popper quindi la razionalità corrisponde alla criticabilità;
RAZIONALE=CRITICABILE (infatti la religione non è razionale e non è criticabile) tutto ciò che è razionale
deve essere sottoposto a critiche. Come la scientificità deve essere falsificabile, così allo stesso modo,
quando un ragionamento è razionale deve essere criticabile. Non dobbiamo guardare teorie assolute ma
fatti particolari. Popper voleva essere criticato, egli dice che se uno è intellettuale non deve avere paura di
sbagliare, deve essere disposto ad accettare l’errore.

Popper dice che tutte le conoscenze devono essere smentibili (come Hume che diceva io posso presumere
che una cosa sia così ma non ne posso essere mai certo) e l’atteggiamento di Hume Popper lo prende in
toto. Tutte le conoscenze possono essere messe in discussione, non ci si deve mai sentire sicuri di ciò che si
conosce già, anche dopo aver studiato molto. SOCIETA’ APERTA= la società deve essere governata in modo
aperto, cioè non c’è qualcuno che può avere ragione a prescindere, aperto significa che io devo essere
aperto a tutto, anche all’errore. Quindi qui si mostra una coerenza tra pensiero scientifico epistemologico e
pensiero politico (infatti Popper fa questi due saggi uno a carattere filosofico e l’altro di tipo politico) le
conoscenze possono essere smentibili, società per questo aperta, al dubbio.

LA SOCIETA’ APERTA DEVE ESSERE UNA SOCIETA’ DEMOCRATICA: La democrazia di cui parla Popper è una
democrazia diversa da quella che intendiamo e conosciamo noi. Le caratteristiche della democrazia
secondo Popper sono:

1) Un governo si può rovesciare senza ricorrere alla violenza; (lui ha visto nazismo, fascismo, colpi di
stato in Chile) il suo problema è che chiunque governi è fallibile, per cui una vera società aperta è
caratterizzata dalla consapevolezza che tutte le persone sono fallibili, tutti possono sbagliare, e
appena qualcuno fa caso che chi governa ha sbagliato, può mandarlo via senza ricorrere alla
violenza; (Giuseppe Conte sbaglia, un membro del popolo lo fa notare e Conte accetta di aver
sbagliato se ne va)
2) Diritto alle proprie opinioni (ognuno può avere le proprie opinioni, anche se sono opposte a ciò che
pensa la maggioranza) Ma si può esprimere la propria domanda? Anche sul fatto di uccidere?
Popper ha l’idea di libertà di espressione, e della non violenza, perché è molto influenzato dal
contesto storico del 900 (totalitarismo, censura) lui aveva origini ebree, e per questo era difficile
per lui lavorare, e si doveva spostare continuamente.

Per lui la democrazia non è chi comanda, ma come lo fa. Senza ricorrere alla violenza, e chiunque può
esprimere la propria opinione. Le opinioni cattive (tipo uccidere qualcuno) possono essere espresse, ma
non sono valide in quanto non scientifiche e razionali e si cade nel totalitarismo. Chi è che deve comandare
allora? NON C’E’ UNA PERSONA DESTINATA AL COMANDO. TUTTI POSSONO SBAGLIARE.

Popper cambia tutto ciò che noi conosciamo dalla storia. La domanda ‘’chi deve comandare?’’ non
dovrebbe esserci perché non c’è nessuno che abbia ragione, la cosa sbagliata è che si pensa che qualcuno
per forza deve comandare. Il primo ad aver fatto la domanda, e si poneva il problema di chi doveva
comandare fu Platone. Secondo Platone dovevano comandare i filosofi, perché secondo lui si avvicinavano
al sapere assoluto. Ma per Popper, il sapere assoluto, non esisteva; la domanda chi deve comandare è
irrazionale, perché se io dico che qualcuno può comandare sto dicendo che c’è qualcuno che può
prevaricare gli altri e che possieda un sapere assoluto, e così non è. Quella che descrive Platone è una
società chiusa, c’è chi comanda, chi è visto superiore e chi no. Platone è sempre stato visto con occhio
buono, positivamente. Popper sta contestando tutto questo, in quanto la sua società è chiusa, perché non
solo dice che c’è qualcuno che deve comandare, ma c’è anche un altro motivo, il motivo che egli descrive
una società utopica, perfetta, ideale. Ma la società perfetta e ideale non esiste, non è possibile, non ha
senso perché non c’è nessuno che ha il diritto di comandare. Non ci devono essere delle teorie assolute o
generali. Non ci dobbiamo porre il problema di chi deve comandare, dobbiamo vedere di volta in volta
com’è meglio andare avanti. Lui ha questa morale provvisoria; non ha proprio l’idea della teoria assoluta.
Secondo Popper si deve ascoltare gli altri, ma ciascuno dovrebbe sapere che tutti possono avere ragione
oppure che possono sbagliare. Quando Platone parla di utopia e idealismo tutti lo vedono bene, secondo
Popper, ha valore negativo. E non si riferisce solamente all’utopia di Platone, ma parla in particolare di
un’utopia che si è veramente realizzata poi nella realtà, che Popper infatti critica. Lui parla proprio del
marxismo; che deriva in realtà da un idealista moderno, Hegel. Hegel parlava di un idealismo che ha dato
vita al marxismo; Popper critica il marxismo in quanto è assoluto, e poi è stata considerata come pseudo-
scienza, in quanto le previsioni fatte dai marxisti, sono risultate errate e loro non le hanno accettate, anzi
modificate.

Dario Antiseri introduce tutto ciò di cui Popper parlerà nei suoi saggi.

Secondo Popper gli intellettuali, coloro che studiano devono fare molta attenzione a quello che fanno,
perché hanno delle responsabilità, perché la gente li ascolta. Un altro problema di cui Popper parla è il
progresso (in quanto ha visto tutto ciò che è accaduto nel Novecento) lui dice che bisogna fare attenzione al
progresso e alla tecnica, perché c’è chi non accetta la tecnica e preferisce la natura. Ma Popper dice che
anche nella natura c’è tecnica, dice Popper, quindi non ha senso contrapporre la natura alla tecnica. Come
ultimo argomento, Popper criticava la televisione. Popper diceva chi deve fare televisione devono fare
attenzione a quello che dicono e quello che fanno, secondo Popper la violenza in tv è propinata con troppa
leggerezza, scene di crimini, guerra, violenza, se ci si abituava troppo alla violenza, le nuove generazioni
possono pensare che la violenza sia normale. Secondo Popper chi lavorava in tv doveva fare dei test, esami,
solo dopo questa ‘’patente’’ (che dimostrava che non avevano atteggiamenti violenti, antisociali e scopi
negativi) potevano fare tv, in quanto secondo Popper televisione era educazione. Questo suo pensiero era
sicuramente influenzato da tutto ciò che ha vissuto nella sua vita (seconda guerra mondiale, crisi, violenze,
bombardamenti).

Inoltre, Dario Antiseri aggiunge anche una sorta di cronologia della vita di Popper: ha studiato molto, vita
lunga, ha visitato molti posti. E i suoi saggi racchiudono il frutto della sua vita e delle sue esperienze.

Il primo saggio è ‘’Le fonti della conoscenza e dell’ignoranza’’

Quando in passato qualcuno (scienziato, filosofo) studiava la conoscenza, qual è la prima domanda che io
mi pongo quando devo sapere/capire cos’è la conoscenza? DA DOVE VIENE LA CONOSCENZA? LE FONTI. Il
problema che mi pongo per primo, sono individuare le fonti della conoscenza. In passato vi erano i
razionalisti (conoscenza= ragione) e gli empiristi (conoscenza= esperienza). Cartesio rappresenta i
razionalisti, Cogito ergo sum. Invece un rappresentante degli empiristi era Francesco Bacone, pensava che
fossero i sensi che ci davano la conoscenza. Cartesio e Bacone hanno vissuto più o meno nella stessa epoca,
noi nominiamo solo questi due ma sono chiaramente tanti, i due sono stati presi come esemplari.

Popper li tratta come se entrambi avessero lo stesso atteggiamento, anche se hanno due metodi
totalmente diversi (uno basato sulla ragione, e uno sull’esperienza). Perché loro hanno atteggiamento
contrapposto ma Popper li vede come simili? Perché Popper dice che sebbene utilizzino fonti di conoscenza
diverse, l’atteggiamento che hanno è uguale. Infatti, Popper, non studia le fonti della conoscenza quando
analizza i loro atteggiamenti. Loro dicono (Cartesio e Bacone) ‘’l’uomo da solo può conoscere’’ hanno
questa fiducia ottimistica nei confronti dell’uomo. Per Popper l’utopia, l’ideale è tutto negativo, lo vede
come un prevalere, c’è un’idea, un tipo di governo ideale e tutti gli altri si devono sottomettere. Quindi
tutto ciò che è ottimistico, tutto ciò che noi consideriamo positivo, NON E’ POSITIVO. Quindi
l’atteggiamento di Bacone e Cartesio che hanno fiducia nell’uomo, quindi è visto negativamente da Popper.
Ma perché? Popper vede due idee fondamentali all’interno di questi due pensatori: Bacone e Cartesio:
1) VERITA’ MANIFESTA: sembrerebbe un’idea positiva; Se tutto ciò che è vero è manifesto, allora
perché ci sono tante persone ignoranti? Allora c’è qualche malvagio che lo vuole mantenere
ignorante (epistemologia ottimistica, uomo che può conoscere da solo)
2) COSPIRAZIONE: se la verità è evidente, vuol dire che c’è qualcuno che cospira per nasconderla, in
modo che qualcuno rimanga ignorante e altri prevalgano su di loro.

A pagina 47(righe finali)-48 Popper spiega che, questa dottrina della verità manifesta lega con sé un’idea
pericolosa che è quella della cospirazione, perché (questo studio della fonte della conoscenza è uno studio
che porta a pensare che la verità sia manifesta e che quando non è manifesta vuol dire che c’è una
cospirazione, perché se per conoscere, io uomo che posso conoscere da solo, e mi devo affidare ai miei
sensi o al mio intelletto per conoscere, se qualcun altro in una stanza vede una cosa che io non vedo, uno
dei due è ignorante vittima di una qualche cospirazione).

Popper è contro le fonti per questo motivo, non ci sono fonti della conoscenza. Il pensiero di Popper è
innovativo, Popper dice che la domanda ‘’come si conosce?’’ è sbagliata, perché così sto presupponendo
che c’è qualcuno che sa come si conosce. Popper dice che ciascuno ha la propria opinione, il proprio punto
di vista, non c’è niente di manifesto secondo Popper; lui non sta mettendo in discussione la realtà, dice solo
che nessuno deve pensare che quello che si vede è oggettivo, nessuno deve desumere che la verità sia
manifesta, perché chi non la vede in maniera manifesta allora cos’è ignorante? Vittima di una cospirazione?

La verità oggettiva esiste, ma il fatto che esiste, non possiamo pensare di saperla, esiste ma noi non la
sappiamo. L’oggettività esiste e noi non possiamo raggiungerla, esiste, ma noi non possiamo esserne certi.
Popper dice la fiducia nell’uomo ci dev’essere ma dev’essere tale per cui tutti possiamo parlare perché
nessuno è sicuro di avere ragione, ognuno può esprimere il proprio pensiero, la propria opinione, essendo
però consapevole che tutto ciò che dice non è oggettivo, non è sicuro.

Secondo Popper la dottrina di Cartesio era una dottrina che si basava sulla veracitas dei (termine che
Cartesio utilizza davvero), mentre la teoria di Bacone venne chiamata/definita da Popper vericitas nature.
(veracitas nature non fu mai nominata da Bacone, fu definita così la sua teoria da Popper, coniando
l’espressione da quella usata da Cartesio). ‘’veracitas dei’’= le cose dette da Dio sono vere, veridicità di Dio,
atteggiamento religioso. Veracitas nature= veridicità della natura; atteggiamento laico, perché mette in
campo poteri naturali e non spirituali. Secondo Popper i due dicevano le stesse cose, anche se loro
dicevano cose completamente diverse, Popper interpreta così perché lui non analizza le fonti della
conoscenza, ma gli atteggiamenti. Bacone vede la natura come Cartesio vede Dio. Entrambi si basano sul
fatto che la verità è manifesta, e se uno non la vede manifesta, cioè non vede il potere di Dio, il potere della
natura, vuol dire che ci sono dei poteri che mantengono l’uomo nell’ignoranza. (assolutismi, che Popper
odia). Quali sono questi poteri?

1) RELIGIONE (POTERI RELIGIOSI) il potere del clero, c’è il mito del prete che vuole mantenere il
popolo nell’ignoranza, c’è una specifica corrente che era contro il clero, ovvero, la religione
protestante.

La teoria della cospirazione Popper dice che è sbagliata, come quella della verità manifesta. Ma perché?
allora com’è che ci sono persone ignoranti? Com’è che ci sono teorie che non rappresentano la verità
manifesta? Popper dice che queste teorie ‘’sbagliate’’ non si formano per cospirazione, ma per abitudine,
pregiudizi, non c’è bisogno di mettere in causa la cospirazione, è possibile che una teoria si formi e basta,
non c’entra nulla la cospirazione, si arriva alla teoria ‘’sbagliata’’ per credenze, pregiudizi, abitudini etc.

Popper mette tutti sullo stesso piano: religione, politica, poteri assoluti, perché pur trattando cose diverse,
credono tutti di avere ragione, quindi Popper critica l’atteggiamento autoritario.
Quindi riassumendo: quando le persone si chiedono da dove si conosce, stanno sbagliando, perché danno
per scontato che ci sia un modo assoluto e vero per conoscere, ecco perché si parla di veridicità manifesta,
però, appunto, quando qualcuno non vede questa verità, Cartesio e Bacone come molti altri pensano che
siano vittime di cospirazione, in quanto loro sono fanatici, e credono che ciò che pensano loro sia giusto e
corretto, quindi chi non la vede alla stessa maniera è vittima di malvagità, cospirazione. E Popper critica e
smentisce proprio tutto questo.

In realtà queste teorie come quelle di Bacone e Cartesio hanno origine nel passato, nell’antica Grecia.

Ecco chi altri affidava l’origine della conoscenza alle divinità:

Parmenide diceva anche lui che la verità proveniva dagli Dei. (‘’essere è e non essere non è) Parmenide e
Cartesio avevano molte cose in comune, credevano che la verità stesse negli Dei/Dio; entrambi fanno
riferimento alla ragione e all’intelletto (con la ragione si conosce); entrambi supportano l’orror vacui,
ovvero che il vuoto nell’universo non esiste. Per loro l’origine della conoscenza è Dio.

Popper parla di Platone, nello Ione che è un’opera di Platone che rappresenta un dialogo sull’arte, dice che
l’ispirazione dei poeti non è divina, (lui dice che non è divina la loro ispirazione, in quanto erano poeti e lui
era filosofo) Platone dice però che noi tutti abbiamo ispirazione divina, grazie alla nostra anima che esisteva
prima del corpo. La conoscenza è divina perché la nostra anima, che è una parte di noi, ha vissuto in una
dimensione divina, fuori dal nostro corpo. Prima quando si parlava di anima prima di incarnarsi nel corpo,
intendeva intelletto. L’anima nella filosofia antica in realtà è la mente, ci si riferisce ad essa. La
mente/anima che viene impacciata dai nostri sensi, che offuscano la vera conoscenza e la realtà. Ecco
quanto pensava Platone, che viene ripreso da Cartesio, in quanto estrema fiducia nella ragione/intelletto,
conoscenza che proviene da Dio. Ma allora secondo Platone da dove proviene l’ignoranza? Secondo
Platone, la nascita (l’acquisizione del corpo, della materia) rappresenta la perdita della conoscenza. Quindi
quando veniamo al mondo e acquisiamo il corpo, la materia, la fisicità, si perdono tutte le conoscenze
dell’uomo, e per riacquisirle sarà molto difficile. La conoscenza però può essere raggiunta, attraverso la
TEORIA DELLA REMINISCENZA, ricordare, attraverso il ricordo. Se la mia anima ha conosciuto in passato,
nel mondo delle idee, può ricordare. Se io ho conosciuto il tavolo, appena io incontrerò materialmente il
tavolo (che è una copia, rispetto al reale tavolo che c’è nel mondo delle idee) me ne ricorderò, la
conoscenza c’è lo stesso, è sempre manifesta, solo che non lo è all’uomo una volta incarnato, perché il
corpo e i sensi lo ostacolano. In un dialogo chiamato ‘’il Menone’’ viene spiegata la teoria della
reminiscenza, che manifesta una fiducia nell’uomo, in quanto racconta che uno schiavo (visto per gli greci
come una specie di strumento privo di intelletto) arriva a ricostruire la teoria di Pitagora (che non ha mai
studiato) grazie alla teoria della reminiscenza, perché sembra che anche uno che non ha studiato, può
ricordare, può acquisire conoscenza, perché è sempre manifesta. Il pensiero di Platone sembrerebbe
dunque positivo, ottimista, ma in realtà non è sempre così, perché ha scritto altre opere in cui ha un altro
atteggiamento opposto. Nella sua opera più celebre, ‘’La Repubblica’’ egli cita il mito della caverna, in cui i
filosofi sono gli unici a conoscere la verità, usando la ragione, mentre il resto del popolo, vive
nell’ignoranza, come gli schiavi incatenati nella caverna, che vedono solo le copie, e non le reali cose, le
reali conoscenze. Questa è una teoria delle élite, elitaria, in quanto c’è un gruppo di pochi, visti come
superiori degni di conoscenza e gli altri ignoranti. Quindi questa verità manifesta porta a dire che solo
alcune persone conoscono e altre no, sono ignoranti. Solo l’élite lo vede. Quindi Popper ci mette in guardia
da queste idee elitarie. Si parte dai poemi omerici, poi Platone, etc. il problema delle teorie della
reminiscenza, è un problema che deriva dal problema di andare a cercare la fonte della conoscenza, che per
loro, per tutti questi è divina. Fonte della conoscenza=divinità.

Adesso Popper passa a parlare di Bacone, perché la teoria della reminiscenza è usata anche da Bacone. A
questo punto lui dice che, tira fuori la figura di Socrate, quando parla di Bacone. Il metodo socratico ha a
che fare con l’induzione, il metodo si chiama MAIEUTICA (arte del partorire, arte della levatrice) soltanto
che la levatrice faceva partorire i corpi, per Socrate faceva partorire le menti. Socrate non ha scritto nulla, la
teoria delle idee le ha formulate Platone e non Socrate, quindi bisogna fare attenzione a ciò che viene
attribuito a lui. Socrate in realtà finì parlando del coraggio. Quello che vuole fare Socrate non è dire che c’è
un’idea di coraggio (unica e sola), Socrate dice che ciascuno ha un’idea diversa di coraggio. Socrate vuole
abbattere i pregiudizi, e Popper dice che questo è un metodo induttivo, perché si può arrivare a conclusioni
diverse osservando uno stesso caso particolare, e bisogna guardarlo come uno strumento che ci può
portare fino ad un certo punto, perché il passo in più, ci porta alla verità assoluta e non va bene.

Socrate (io so di non sapere) lui metteva in atto in dubbio. Socrate questa dottrina della verità manifesta, la
sta mettendo in dubbio, perché appunto io non posso essere sicuro di quello che so. Per Socrate, si doveva
sempre dire di non sapere, abbandonare i pregiudizi, perché altrimenti non si può mai conoscere.

Se noi usiamo il dubbio socratico e l’induzione di Bacone solamente come dubbio, allora ci siamo, perché
distruggiamo i pregiudizi, ma se dobbiamo fare il passo in più già non ci siamo più altrimenti si arriva al
concetto di verità manifesta.

Secondo Popper in questa teoria dell’induzione di Bacone ci sono due passaggi:

1) INTERPRETATIO NATURAE (esattamente il contrario di ciò che sembra) quando io guardo la natura,
la devo guardare così com’è letteralmente, oggettivamente
2) ANTICIPATIO MENTIS vuol dire pregiudizio, anticipatio è pregiudizio, la anticipo una cosa sulla base
di una cosa che penso, anche se ancora non ho visto questa cosa. Quindi io esprimo un giudizio di
una cosa non osservata prima

Bacone dice che se noi adottiamo il primo metodo, siamo nella ragione, perché non possiamo sbagliare, se
adottiamo il secondo metodo, siamo nel torto, nell’ignoranza. Quindi leggere la natura oggettivamente
senza pregiudizi va bene, utilizzando la mente e il pregiudizio si incombe nel torto.

Popper si esprime in merito a questo (pagina 60), secondo sia Popper che Bacone solamente distruggendo
il pregiudizio si può avere conoscenza. Distruggere il pregiudizio va di pari passo al concetto di verità
manifesta, se noi leggiamo il libro senza pregiudizio non ci sarebbe alcuna malvagità, ignoranza, ci sarebbe
sol la natura, oggettivamente. Leggere la natura, significa utilizzare i sensi e non la mente. Dobbiamo
guardare la natura, mettendo in dubbio le anticipazioni della nostra mente (pregiudizio).

Finché si mette in dubbio la conoscenza, il pregiudizio, va bene. Quando però si introduce la natura, gli Dei,
etc. quindi si vuole introdurre il concetto di verità non va bene. Perché il dubbio va sempre bene, la
certezza no. In quanto se qualcuno presume di avere ragione, di dire certezze, è un’autorità, vuole avere
ragione per forza. Questo discorso come autorità infallibile è qualcosa che Popper vuole smontare, tutti
siamo fallibili, ecco perché non è d’accordo alla verità manifesta. La fallibilità non è pessimistica, non è
epistemologia pessimistica; io posso dire che esiste una verità oggettiva, che c’è qualcuno che ne sa di più,
ma non devo dire che quel qualcuno è infallibile. Perché tutti possiamo sbagliare. (DUBBIO).

Diversi tipi di dubbio: 1) dubbio metodico di Cartesio (metto in dubbio tutto, fino a quando non arrivano le
idee di Dio che mettono la verità manifesta); il dubbio che invece a Popper piaceva era quello di Socrate;
l’importante che noi riconosciamo che siamo fallibili;

Qual è la fonte dell’ignoranza? Se non è una congiura contro di noi? LA FONTE DELL’IGNORANZA SIAMO
NOI. Quando noi pensiamo di avere ragione per forza, stiamo inquinando le possibilità di conoscere.
Quando abbiamo credenze e pregiudizi, siamo noi stessi la fonte della nostra ignoranza. Ecco cosa dice
Popper, quando già pensiamo di non poter sbagliare, già inquiniamo la nostra conoscenza. (dai Greci fino
ad oggi abbiamo fatto sempre lo stesso errore, ovvero credere che il potere della conoscenza risiedesse in
un’unica fonte divina, naturale, sovraumana, cosa che non è così). Noi dobbiamo mettere in dubbio
sempre, Popper dice che l’unica eredità valida della Grecia è quella di Socrate, che mette in dubbio tutto, se
si seguono le altre teorie, si cadrebbe sempre nello stesso errore.

Nella prima parte del saggio Popper critica le teorie che cercano le fonti della conoscenza, quello di cui
abbiamo parlato, Nella seconda parte del saggio Popper critica la TEORIA DELL’ESSENZIALISMO=
DEFINIZIONE; la filosofia che cerca di capire l’essenza delle cose, che cerca di definire le cose, è una filosofia
sbagliata (Popper dice questo). Quindi ora critica le filosofie essenzialistiche, ovvero quelle che per spiegare
tutta la realtà basta trovare la definizione che definisca quella determinata entità presente nella realtà.
Secondo Popper cercare le definizioni, è come cercare l’origine delle cose, è come se si cercasse l’origine
delle parole e come mai sono state create etimologicamente così; nel nome c’è la definizione del
significato; L’idea di questa filosofia essenzialistica, è che se io do il nome a una cosa, io sto definendo già il
destino e le caratteristiche di quella determinata cosa (io chiamo mia figlia chiara perché rifletterà la sua
carnagione molto chiara). Secondo questi filosofi quindi risalire all’origine di una cosa/parola, vuol dire
conoscere l’essenza di quel termine, di quella entità. La filosofia essenzialistica ricerca l’essenza e la
definizione, si concentra NON SULLA FONTE MA SULL’ORIGINE, in quanto la fonte è il modo in cui noi
conosciamo, l’origine invece è come qualcosa è nata, come si è originata. Ma, secondo Popper, se io do
importanza all’essenza, al nome, alla definizione mi sto concentrando sul LINGUAGGIO. Non si può ridurre
tutto lo studio del sapere al linguaggio. Questa filosofia essenzialistica ha dato via/tendenza a una disciplina
che riduce tutto al linguaggio. Secondo Popper perché è sbagliato ridurre tutto al linguaggio? Alla
definizione? Popper dice che quando si cerca di ridurre tutto all’origine e definizione di una cosa, io non sto
aggiungendo nulla alla conoscenza, se io mi concentro sulla definizione io non vi arricchisco con nuove
conoscenze, non si ampliano i concetti. Quindi concentrarsi sul linguaggio e sulla definizione, è inutile,
perché non ampliano le conoscenze. Appena il linguaggio mi è servito, poi ‘’lo butto’’ perché non mi serve
più. il linguaggio è qualcosa che non ci permette di avanzare nella conoscenza, è una convenzione sociale
(cioè noi ci mettiamo d’accordo a livello culturale, di dare un nome a una cosa, e di chiamarla così), quindi il
linguaggio è originato dalle convenzioni, accordate tra persone, e non aggiunge tasselli alla conoscenza
dell’uomo.

Popper dice che l’osservazione è la fonte prima di ogni conoscenza. Se cercare la definizione di qualcosa
non ha funzionato, la strategia allora sarebbe allora concentrarsi sull’aspetto contrario, ovvero
l’osservazione. Quindi, non dobbiamo cercare l’origine nei termini, ma nell’osservazione. Quindi la filosofia
ESSENZIALISTA si contrappone alla filosofia EMPIRISTA (un empirismo, più contemporaneo,
empirismo=esperienza). Ora Popper si concentra sul rapporto dell’empirismo e il problema
dell’osservazione dei fatti, e l'ha collegata, all’essenzialismo, che è la teoria contrapposta all’empirismo.

Mentre gli essenzialisti dicevano che la definizione si basa sull’origine, gli empiristi invece la definizione è
data dall’osservazione. Quindi secondo Popper la domanda che si ponevano gli empiristi era: da quali
definizioni derivano le nostre osservazioni? Gli empiristi quindi non si concentrano sul linguaggio, ma
sull’osservazione della realtà. (es. la definizione di bottiglia da dove la prendo? Secondo gli empiristi la
definizione deriva dall’osservazione, cioè dal fatto che io realmente ho visto una bottiglia); Popper dunque
critica come ingenuo anche l’atteggiamento degli empiristi, in quanto non è vero che la base delle
definizioni è l’osservazione, in quanto per sapere che cos’è e com’è fatta una bottiglia, non è detto che io
l’abbia vista direttamente, qualcuno potrebbe avermelo raccontato, lo posso aver sentito dire. Quindi è un
atteggiamento ingenuo, in quanto non possiamo ridurre tutto a una osservazione; le definizioni arrivano
anche in altri modi. Popper dice che c’è uno spostamento infinito quando si pensa all’osservazione, perché
quando qualcuno osserva una cosa e poi la riferisce, noi come sappiamo che quella persona ha osservato
bene, da che punto di vista? Quindi ridurre tutto all’osservazione non ha senso, altrimenti io dovrei
osservare tutto, qualsiasi cosa esistente al mondo e non è possibile. (pagina 78 discorso di Popper) la fonte
della conoscenza non può essere l’osservazione in quanto io una definizione la posso ricevere da altri,
posso averla vista in foto, o averla letta sul giornale. Se io voglio risalire all’osservazione, non faccio altro
che una regressione, che un tornare sempre indietro, per capire chi è che ha osservato per primo.
L’osservazione diretta in realtà non si ha mai, perché si va sempre indietro nel tempo per risalire alla fonte
originaria dell’osservazione diretta. Secondo Popper non c’è mai un’osservazione diretta, in realtà
l’osservazione è sempre mediata da qualcos’altro o da qualcun altro, in quanto ci sono tante cose in mezzo,
ci sono convenzioni, cultura, altre persone. Nella vita reale noi non funzioniamo così, non verifichiamo tutto
con l’osservazione. Per verificare una teoria, una conoscenza, nella vita reale, non avviene tutto con
l’osservazione, NOI CONTROLLIAMO attraverso quello che ci hanno tramandato (quello che ho sentito dire
da altri) attraverso il controllo noi conosciamo, e deve essere fatto da noi in modo critico, io controllo se
quest’asserzione potrebbe essere vera. Ma si controlla la verità di un’asserzione osservandola, ma andando
a controllare, criticare o cercando informazioni provenienti dal passato. Popper utilizza una parola chiave
specifica per dire che l’osservazione non è valida, ed è= ESAME CRITICO. Popper aveva sempre questa idea
di distruggere i pregiudizi e affermare la fallibilità e quindi molto spesso nei suoi scritti si troverà la parola
CRITICO. Che è proprio alla base della sua teoria della conoscenza. Quando diciamo che una cosa è valida
facciamo un esame critico, non la conosciamo solo con l’osservazione; ci sono tanti discorsi e teorie che
non si basano sull’osservazione, l’osservazione da sola non porta a niente, al massimo può avere valenza in
un collage di esperienze (tradizione, lettura etc.). secondo Popper quindi per trovare le definizioni, Popper
ci dice che dobbiamo creare un atteggiamento critico, io metto in discussione controllo. Non mi posso
basare sull’origine e sul linguaggio, nemmeno sull’osservazione. Allora io conosco solo quando sono capace
di fare esame critico della realtà. (obiettivi di questo saggio di Popper: distruzione dei pregiudizi, e capacità
critica, esame critico). Dobbiamo tutti sottoporre le nostre asserzioni a un esame critico. Perché è valido
questo esame critico contro essenzialismo ed empirismo? Perché la definizione non dà nulla di nuovo alla
nostra conoscenza e perché l’osservazione non può mai essere diretta, e non è vero che osserviamo e che si
conosce tutto così.

Popper adesso introduce il suo punto di vista, finora ha criticato molte teorie, ora però aggiunge il suo. La
domanda che mi devo fare io se devo avanzare la mia conoscenza è: QUAL E’ L’ERRORE? COME FACCIO A
RICONOSCERE L’ERRORE? Uno non deve cercare una verifica alla sua teoria, ma deve cercare un errore.
Non si deve cercare né fonte, né origine. Per avere una conoscenza valida dobbiamo cercare l’errore, per
capire se le mie conoscenze sono vere se sbagliano oppure no. Questo discorso dell’errore ci porta a
un’altra caratteristica del pensiero di Popper, che è quella della purezza dell’idea, cioè lui dice che non c’è
alcuna autorità che dobbiamo considerare come valida e infallibile, questa idea è un’idea improntata sul
discorso della PUREZZA. Tutti questi che abbiamo sentito parlato finora, pensano che ci sia un’idea, una
razza che è PURA. Tutti quelli che hanno una teoria come intellettualisti, empiristi, si basano su un’idea che
è pura, che è ineluttabile e non si può mettere in discussione. E Popper dice che è sbagliato, questo non va
bene. Se io cerco una purezza di un’idea io non andrò mai a buon fine sarò sempre fuorviato dai pregiudizi,
perché non c’è un’idea superiore alle altre. Tutti quelli che hanno formulato queste teorie hanno confuso
con l’origine e le fonti, la validità. L’idea che esista qualcuno o qualcosa di superiore è sbagliata, questa
purezza è un’illusione, in quanto anche l’idea che sembra perfetta, ha un errore. Quindi l’errore di tutte
queste teorie è confondere l’origine con la validità. Lui introduce così la sua dottrina RAZIONALISMO
CRITICO, dottrina inventata da lui. Il razionalismo critico consiste nel prendere le cose razionalmente, non
devo fare questioni di razza, di origine etc. io devo semplicemente affidarmi allo strumento che io ho per
capire la realtà, che è uno strumento molteplice; innanzitutto si inquadra la questione, si razionalizza,
considerando il fenomeno che sto analizzando a 360 gradi utilizzando tutti gli strumenti e le fonti che ho a
disposizione e devo farlo in maniera critica, mettendo in discussione sempre le mie idee, senza pensare che
ho ragione sugli altri, che le mie idee siano migliori di quelle altrui, senza essere soggetto a una autorità,
senza pensare che ci sia un’autorità che abbia più ragione e potere di altri. QUESTO E’ IL RAZIONALISMO
CRITICO. Usare la ragione, ma criticamente, ovvero essendo aperti all’errore, allo sbaglio, dove si utilizzano
tutti gli strumenti a propria disposizione e in maniera critica.
Un’altra persona che utilizzava la parola ‘’critica’’, nella critica alla ragion pura, Popper si dissocia e si
distacca totalmente, non la condivide. Mentre condivide però una parte relativa all’ETICA, presente nella
critica del giudizio. Kant qui dice che nella nostra realtà quotidiana, dobbiamo seguire il nostro imperativo
categorico (assoluto, che deve essere rispettato), sembra strano ma Popper approva questo discorso.
L’imperativo categorico che intendeva Kant, era sé stesso (non sé stesso in quanto Kant, il sé di ciascuno di
noi, io ). Io devo avere in me, io mi devo comportare in un modo che ritengo giusto solo io, agire secondo la
propria coscienza. ‘’Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me’’. Quindi l’etica, la morale, il
modo in cui mi devo comportare sta dentro di me. Io devo agire secondo la mia morale, non secondo quella
di qualcun altro. Io devo agire moralmente secondo l’imperativo categorico, in quanto deve dipendere solo
da me e da nessun’altra cosa, quindi non dalla religione, dalla politica e via discorrendo. L’imperativo
assoluto= io mi comporto bene perché lo voglio io; invece, l’altro tipo imperativo= io mi comporto bene
solo per ricevere dei benefici, gratificazioni. Imperativo categorico non significa che io posso fare tutto
quello che voglio, semplicemente ciò che faccio dipende da me e solo da me, e da nessun’altra autorità. Il
modo di pensare di Popper, quindi, assomiglia al pensiero kantiano (relativo all’etica e alla morale) perché
per il resto delle opere teoretiche, si è servito delle autorità (soprattutto basandosi su Newton) però in
ambito etico no, aveva qualcosa di simile al razionalismo critico che ha creato Popper.

RAZIONALISMO CRITICO simile all’atteggiamento morale di Kant, neanche io stesso posso diventare
un’autorità, io non posso imporre niente a nessuno. Secondo Popper io non devo tenere conto di niente,
solo dell’errore, se trovo l’errore, io non ci devo restare male, anzi è normale, dev’essere così, altrimenti io
divento uno che vuole prevaricare gli altri e che vuole avere ragione. Popper non vuole screditare tutte le
teorie, dice che in ogni teoria c’è qualcosa di recuperabile, basta pensare in modo critico e considerare
l’errore. Tutto quello che io so, visto che può essere sempre criticato non fa altro che accrescere la mia
ignoranza.

Popper finisce il saggio ‘’alla fine abbiamo solo la consapevolezza della nostra ignoranza, tanta quanta è la
vastità dei cieli’’. Per una cosa che scopriamo e che sappiamo, ce ne saranno infinite che non conosciamo.
Per cui la nostra ignoranza è infinita come il cielo. Non conosceremo mai abbastanza quante sono le cose
che ignoriamo. Il saggio di Popper finisce così.

Il sé, la razionalità, e la libertà. (secondo saggio)


(Mondo 1: fisico mondo 2: soggettivo conoscenza disposizionale, mondo 3: linguaggio, teorie.)
L’ultimo saggio di Popper tratta la libertà, un saggio che ha scritto intorno agli anni 60, ma che è
stato pubblicato nel 1954, anno della sua morte, infatti questo saggio è come una sorta di
testamento. In questo saggio lui si dedica alla discussione dei miti, e infatti nel corso di questo
saggio lui comincerà a sfatare dei miti, a smantellare queste credenze che tutti hanno e a cui tutti
credono. Popper crede che la coscienza di sé possa essere presente solo se l’uomo ha memoria, ed è
anche ciò che ci differenzia dagli animali. Inoltre, secondo lui la coscienza è legata al mondo tre, il
mondo delle teorie, poiché è possibile per noi esprimere delle teorie linguisticamente. La coscienza
di sé è permessa dal mondo tre ed è fortemente connessa alle competenze linguistiche. La coscienza
di sé può averla soltanto l’uomo poiché è l’unico ad avere memoria e linguaggio; i bambini
cominciano ad avere coscienza di sé nel momento in cui cominciano a parlare, oltre che a
riconoscersi. Inoltre, Popper ci spiega anche dove all’interno del cervello risiede la coscienza di sé,
infatti secondo il suo parere la possiamo trovare all’interno della parte cerebrale adibita alle
competenze linguistiche.
Popper critica la cosiddetta teoria standard della conoscenza, vale a dire che io apprendo tramite
l’esperienza, e ciò vuol dire che io già esisto avendo una mia esperienza. Popper invece si rende
conto che non funziona così poiché portato all’estremo può generare un solipsismo, ovvero io
proietto fuori di me tutto ciò che mi circonda. Dunque, prima sono, e poi penso, a ciò si oppone
Popper. Al contrario secondo lui prima viene l’esperienza, e poi attraverso essa si forma e si
costruisce il mio sé, che va ad interagire con tutti e tre i mondi. In questa maniera Popper smantella
la teoria dell’apprendimento. Per ciò che concerne invece la posizione all’interno del cervello,
Popper dice una cosa che è sperimentale per dimostrare che la coscienza di sé sia situata
nell’emisfero sinistro. Lui porta avanti l’esempio della rimozione del ponte che collega emisfero
destro e sinistro, che appunto talvolta viene rimosso in alcune casistiche per curare problematiche
come l’epilessia. Dopo questa operazione un uomo con l’abitudine di prendere la sigaretta con la
mano sinistra continua a farlo normalmente, dunque secondo Popper questa è la prova che la
coscienza di una persona effettivamente risiede nella parte sinistra in quanto nonostante venga
rimosso il ponte che è fonte di collegamento, la persona continua ad essere la stessa di prima. (pag.
105)
Il secondo problema che Popper affronta in questo saggio è la razionalità. Anche la razionalità
secondo lui è strettamente connessa ed esplicabile attraverso il mondo 3. La razionalità è
un’attitudine a criticare l’errore ed è per questo che è connessa al mondo 3, perché va ad interagire
con le teorie, che risiedono nel mondo tre. Altro problema è la conoscenza di sfondo, ovvero è ciò
che io uso come presupposto per spiegare una teoria nonostante essa sia composta da più parti. Ad
esempio, io presuppongo che quando parlo la gente mi capisca, che parli la mia lingua, ecc. È una
sorta di pregiudizio, ma non visto in maniera negativa, visto come una conoscenza pregressa a
prescindere dal resto. Il pericolo della conoscenza di sfondo noi dobbiamo averla per forza poiché
sta alla base, però non dobbiamo darla per scontata, non dobbiamo farla diventare un limite. Popper
ci dice infatti che è difficile criticarla a causa di tre problemi, il primo è perché è molta, ci sono
tantissime conoscenze di sfondo, e dovremmo passare il nostro tempo a criticare praticamente tutto.
Il secondo problema è che non è facile capire quale parte della conoscenza di fondo sia il problema
e causa del limite. Il terzo problema invece è che è difficile criticarla poiché è difficile isolarla,
quindi tutta la nostra attitudine critica che noi dovremmo uscire fuori, a causa della conoscenza di
sfondo non possiamo esercitare la nostra razionalità. E allora come posso fare per arginare la
conoscenza di sfondo? Abbiamo due possibilità, la prima è esplicitarla, e la seconda è isolarla. Cioè
io posso prendere il problema ed estrapolarla dal suo sfondo, in modo tale da poterla criticare, senza
però eliminarla (pag. 111). Popper dice anche che se ignoriamo la conoscenza di sfondo, siamo
come l’ameba, l’essere più semplice e unicellulare, che ovviamente non ha assolutamente
conoscenza.
La prima tra le teorie che lui distrugge è il famoso mito della cornice che altro non è che una parte
presupposta, in quanto la cornice non è oggetto della nostra indagine, ma solo una delimitazione.
Infatti, quando andiamo ad una mostra ci fermiamo ad osservare il quadro contenuto nella cornice,
non la cornice stessa. All’interno della cornice infatti troviamo una parte della nostra conoscenza
che noi non critichiamo MAI e che dunque è irrazionale, poiché non sottoposta a critica. Il
problema sta nella comunicazione, poiché avendo noi tutti delle cornici che non critichiamo e non
mettiamo in discussione sarebbe impossibile comunicare, sarebbe come parlare lingue diverse,
Praticamente Popper dice che il mito della cornice non tiene conto della realtà. Quindi la cornice
crea due problemi, il primo riguarda l’irrazionalità dell’uomo, il secondo perché ostacolerebbe la
comunicazione dell’umanità, in quanto la discussione tra diverse cornici non solo permette di
arricchirsi, ma permette il progresso scientifico, ed è possibile. È proprio per questo che la scienza
ha fatto progressi, poiché gli scienziati hanno abbandonato la loro cornice. L’unica conoscenza vera
e autentica è quella che avviene tra diverse cornici.
Il giustificazionalismo è un altro concetto che critica e che vuole distruggere poiché irrazionale. È
un atteggiamento logicamente impossibile secondo Popper, poiché tende a giustificare le teorie, e
quindi renderle vere e accettabili. Sappiamo che le teorie devono essere verificabili e dobbiamo
sempre criticarle, e che quindi non dobbiamo mai escludere nuove possibilità. Secondo Popper il
mito della cornice si può unire al giustificazionalismo poiché le conoscenze che risiedono nella
cornice non vengono toccate o messe in discussione, a causa appunto del giustificazionalismo. Per
fare un esempio pratico potremmo parlare delle leggi, che vengono rispettate senza dare per forza
una giustificazione o una spiegazione valida, poiché è legge e dunque non viene assolutamente
toccata. Posso andare a criticare la legge specifica, ma la legge in generale e per intero non viene
toccata. Ovviamente i fautori del mito della cornice hanno risposto a Popper, dicendo che ciò che
lui dice è assolutamente impossibile, poiché Popper afferma che deve essere messa tutto in
discussione, loro invece dicono che la cornice non deve essere criticata, dunque non stanno
comunicando, al contrario di ciò che afferma Popper. Ovviamente la risposta da parte di Popper non
tarda ad arrivare, e fa un esempio legato a delle tribù indiane che erano state definite da un
antropologo come animali e come esseri con cui era impossibile parlare. In realtà però poi stando a
contatto con loro ha appreso la loro lingua e gli è stato possibile comunicare con loro. Dunque,
Popper sulla base di questo esempio non solo afferma che si può comunicare tra lingue e cornici
diverse, afferma inoltre che siano le comunicazioni più produttive.
L’ultima parte del saggio, tratta invece la libertà. La conoscenza nel mondo 3 avviene attraverso 4
fasi principali. Una teoria viene formulata nel momento in cui si verifica un problema, quindi
bisogna isolarlo. Successivamente devo capire come lo hanno esaminato gli altri e che teorie hanno
elaborato a tal proposito. Poi bisogna falsificare la teoria, quindi capire quali sono i limiti di questi
tentativi di soluzione del problema. Il quarto momento invece consiste nel capire una teoria
generale delle altre, nel senso di teoria più alta ed elevata che va a spiegare tutte le cose. A questo
punto lui fa una distinzione tra due atteggiamenti diversi: uno è l’autoespressione e uno è quello
dell’autotrascendenza. La teoria dell’autoespressione è la prima che vuole distruggere, che
consiste nell’assunto che più io sono competente più le mie teorie sono valide. L’autotrascendenza
invece vuol dire superare sé stessi e i propri limiti, dunque se io faccio un buon lavoro sono
competente e divento brava. La distinzione tra le due è che la prima ovviamente presenta un limite e
si contrappone a ciò che dice Popper quando dice che più ci confrontiamo con altre conoscenze più
ci riscopriamo ignoranti. Invece l’autotrascendenza è una conoscenza ed una bravura che si forma
gradualmente, dunque concorda con ciò che dice Popper.
Infine, Popper ci parla della critica immaginativa, vale a dire che il criticare presuppone una nostra
libertà, poiché possiamo criticare liberamente e in modalità diverse. “La vita non è altro che
l’esplorazione del mondo tre”. (pag. 120)

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