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SE' RIVELATO

Introduzione
La dimensione dell'essere è estranea alle teorie perché esse conservano la pretesa di spiegare
cosa è un uomo e per farlo devono ricorrere al pensiero lineare, al dualismo soggetto/oggetto.
Non possono riconoscere cioè valore ALL'ESPERIENZA SOGGETTIVA e si limitano a svolgere il
rassicurante ed alienante compito di spiegare la realtà a tutti quelli che hanno paura di
rappresentarla a partire da se stessi.
Per conoscere un uomo è necessario raccontarlo, così come per conoscersi è necessario
raccontare a se stessi la grande quantità di esperienze soggettive che non rientreranno mai nei
modelli correnti, né tanto meno nella cosiddetta conoscenza scientifica, frutto di uno dei tanti modi
di conoscere la realtà. In ogni caso conoscenza dell'uomo e metodo scientifico sembrano sempre
meno conciliabili.

Conoscere un uomo o assumere informazioni su di lui è molto diverso; attraverso il metodo


scientifico è possibile soltanto assumere informazioni su un uomo, ma non conoscerlo. Le
cosiddette scoperte scientifiche sull'uomo si riducono ad approfondimenti di singole funzioni e di
aspetti della personalità che presi singolarmente non riescono a spiegare né l'interezza né la
complessità. Operazioni manipolative quali l'isolamento del comportamento confuso con l'uomo
stesso, allontanano la conoscenza anziché promuoverla.

La realtà umana può esser soltanto colta e non raccolta in leggi che dovrebbero renderla
prevedibile e ripetibile. Ogni valutazione o regolamentazione, staccate dal contesto creativo sono
nemiche dell'espressione, così proprio come i modelli sono i veri nemici dell'esperienza.

Le Gestalten chiuse rappresentano nel linguaggio emotivo quelle esperienze della vita che
hanno avuto un'origine ed una fine; sono connotate dalla consapevolezza che le esperienze
della vita spesso non coincidono con il risultato delle aspettative coscienti; ciò malgrado in ogni
caso l'attore (?) si è mosso in maniera tale da procurarsi sempre un accesso al significato positivo
ed evolutivo dell'esperienza dolorosa o frustrante.

Per gli umanisti il vero contributo non è la ricerca di una oggettività illusoria, ma di una
soggettività profonda, un modo assolutamente unico di vedere il mondo; e l'inizio è possibile
quando il sentimento della compassione è presente e questo processo può essere innescato solo
dall'amore, dal desiderio profondo di prendersi cura di qualcuno o qualcosa di vitale, a partire da
se stessi.
L'odio inquisitorio e la punitività verso se stessi, chiamati comunemente "esame di coscienza"
producono solo umiliazione e rancore, così come le ricompense (?) sono destinate a stimolare
l'avidità ed alimentare motivazioni estrinseche, lontane ed estranee alla natura dell'essere.
La ricerca della verità come ricerca del sé e l'autenticità come fine coincidono con lo stesso
concetto di salute, mentre la malattia può essere considerata la menzogna dell'essere.

Tutta la scienza psicologica è andata via via orientandosi verso modelli autoritari; i paradigmi
scientifici vincenti dei quali l'Università è gelosa custode e rappresentante sono già emersi 4 secoli
fa: come afferma Laing, questa situazione deriva da qualcosa che è accaduto nella coscienza
europea al tempo di Galileo e di Giordano Bruno. Bruno fu torturato ed arso sul rogo per aver detto
che esistono infiniti mondi; Galileo disse che il metodo scientifico consiste nello studiare questo
mondo come se la coscienza non esistesse e come se in esso non ci fossero esseri viventi.
Sostenne che devono essere ammessi nell'ambito della scienza solo fenomeni quantificabili e
quindi tutto ciò che non può essere misurato e quantificato non è scienza. Nella scienza post-
galileana ciò venne a significare, ciò che non può essere quantificato non è reale. Il programma di
Galileo ci offre un mondo morto: i 5 sensi perdono ogni attendibilità e con loro vengono meno
sensibilità estetica ed etica, valori, qualità, anima, coscienza, spirito. L'esperienza in quanto tale
viene esclusa dall'ambito del discorso scientifico. Negli ultimi 400 anni non è accaduto nulla che
abbia cambiato il mondo più dell'audace programma di Galileo.

Capitolo 1 - l'umanesimo in psicologia


dall'appello per la ricerca umanistica dell'Istituto italiano per gli studi filosofici:
L'umanesimo afferma che la persona è identica e progressiva in qualsiasi cultura. La dignità
dell'uomo coincide con la libertà, e grazie alla razionalità egli è divino. L'umanesimo è anche l'idea,
espressa anzitutto da Dante, che ciò che non può l'uomo singolo, lo possa la humanitas, ossia il
coordinamento, ideale e fattivo delle capacità umane. Senza questa visione l'umanità sarebbe
rimasta sostanzialmente immobile, non sarebbe nata la poesia nè la scienza. E perdendo questa
visione la scienza moderna, nata dall'umanesimo, non sarebbe più strumento di conoscenza e di
liberazione, ma scientismo, annientamento dello spirito e quindi dell'etica.

Par. 1 il primato della filosofia


A metà degli anni '30 Allport ripropone la questione dei valori come indispensabile per una
comprensione della personalità individuale: l'aspetto che caratterizza ogni personalità è dato da
una filosofia individuale dell'esistenza, vale a dire un sistema di valori. Un valore è una fede in ciò
che l'uomo fa di preferenza.
Gli psicologi umanisti hanno sostenuto il primato della filosofia e l'immagine dell'uomo che è alla
base di ogni teoria della personalità; in questa prospettiva le psicoterapie possono essere
considerate campi di applicazione che non possono prescindere da una visione più vasta e già
individuata che concerne l'uomo stesso.
Possono essere considerate come delle vere e proprie scuole di psicoterapia, antichi insegnamenti
come quelli impartiti dagli Stoici e dagli Epicurei. Le tecniche degli stoici e degli epicurei consistono
soprattutto nel controllo di sé e nella meditazione. Il controllo di sé è fondamentalmente attenzione
a se stessi: vigilanza tesa nello stoicismo, rinuncia ai desideri superflui nell'epicureismo.
Sostiene Epitteto "facere docet philosophia, non dicere", ponendo l'accento sulla necessità
dell'esperienza. Per gli Stoici la filosofia è esercizio, non trasmissione di teoria, ma una vera e
propria arte di vivere, l'attivazione di un processo interno che tende a realizzare una piena
consapevolezza dell'essere.
Innescare ed attivare il processo del superamento delle passioni diventa lo scopo di tutte le scuole
filosofiche dell'antichità - passione da intendersi lo stato in cui l'uomo è diretto dall'oggetto al quale
resta legato.
La psicoterapia mira a trasformare profondamente il modo di essere di un uomo. Attraverso
tecniche e metodi diversi nei laboratori dei gruppi di incontro che si rifanno alle scuole umanistiche
viene incoraggiata ogni forma di creatività e di libera immaginazione assieme alla ricerca delle parti
dimenticate del sé attraverso i simboli della fantasia guidata o nelle esperienze del role-playing o
nell'attivazione dell'identificazione allo scopo di consentire un incontro con la realtà da punti di vista
molteplici.
Il concetto di sanità può essere ridefinito come promozione del processo di espansione o di
evoluzione del sé. Il concetto di malattia come impedimento o regressione del processo
stesso. Virtù e peccato, in un significato non punitivo, rappresentano i sinonimi di evolutivo
e regressivo. In una sintesi possibile tra medico ed etico, virtù viene intesa come una
disposizione volta al bene ed alla quale corrisponde benessere ed equilibrio psico-fisico;
peccato, viene inteso come violazione della disposizione al bene alla quale corrisponde
malessere e squilibrio.
Senza accettazione del valore dell'intraccezione nessun cambiamento evolutivo è possibile.
L'intraccezione si rivela come la tendenza a considerare la realtà in termini di esperienza
psicologica, con una consapevolezza delle propria vita interna e con la tendenza ad estendere agli
altri la stessa visione. Consegue da ciò una relazione tra intraccezione ed assenza di
etnocentrismo (come dimostrata da Adorno).
L'extraccezione è la tendenza ad essere determinati da condizioni esterne, concrete, chiaramente
osservabili, di carattere fisico (cioè fatti tangibili e oggettivi).
Un individuo con tendenze anti-intraccettive percepisce come indiscrezione o invasione tutto
quanto può riferirsi a ciò che le persone soggettivamente pensano e sentono; ha messo al bando
la necessità espressiva definita come "discorso inutile" e vive di occupazioni pratiche evitando i
conflitti interni con continue stimolazioni superficiali. Questa disposizione tende ad una
svalutazione ed un impoverimento delle risorse umane e ad una eccessiva valutazione degli
oggetti fisici.
WEB:
Anti-intraccezione: atteggiamento di opposizione a tutto ciò che è soggettivo, psicologico, interiore,
e la tendenza a considerare la realtà in termini di circostanze concrete, fisiche, osservabili.
Etnocentrismo
Atteggiamento “fondato su una distinzione rigida tra gruppo interno e gruppo esterno. Implica
immagini negative e atteggiamenti ostili nei confronti dei gruppi esterni […] e una visione
gerarchica a autoritaria dell’interazione tra gruppi, nella quale i gruppi interni hanno una posizione
di predominio sui gruppi esterni

Il decalogo proposto dalla psicoterapia della Gestalt può essere considerato un sentiero da
percorrere lungo tutto l'arco di una psicoterapia. Il terapeuta accompagna il paziente
proponendogli di immergersi nell'immensa risorsa fornita dal sé, una vera e propria miniera di
potenzialità sconosciute. La psicoterapia stessa diventa allora un esercizio spirituale o pratica.
La pratica terapeutica agevola il cammino verso l'evoluzione che può essere intesa come
interiorizzazione consapevole delle tendenze alle quali ogni uomo naturalmente si dirige.
Il decalogo si esprime così:
1- vivi adesso; 2- vivi qui; 3- prendi piena responsabilità per i tuoi pensieri, sentimenti,
azioni; 4- smetti di immaginare, sperimenta (fantasie di evasione e non di individuazione); 5-
smetti col pensiero superfluo; 6- arrenditi allo sgradevole; 7- esprimi; 8- arrenditi ad essere
quello che sei; 9- accetta nessun devi o non devi altro che il tuo; 10- metti l'attenzione su
quello che c'è.
La malattia può essere considerata l'insieme dei contrari esposti nel decalogo: (1-2) rifiuto di
essere nello spazio e nel tempo presente; (3) tentativo di voler salvare a tutti i costi un'immagine
ideale di sé; (4) rifugiarsi in un mondo di fantasmi; (5) ripetere ossessivamente pensieri e dialoghi
interni; (6) tentare di evitare il dolore o resistere alla paura; (7) evitare di dare forma alla propria
vita interiore; (8) volere a tutti i costi credere che cambiare è eliminare e non integrare; odiare i
propri limiti; (9) nutrirsi di modelli non elaborati; (10) riporre l'attenzione sempre fuori dalla
situazione.
Uno schema di orientamento individuale nella realtà può essere considerato un vero e proprio
microsistema filosofico generato da convinzioni primitive sulla percezione di sé, altri e la realtà.
Questo modello, alla base dell'identità, legato ad un'antica e primitiva socializzazione, tende ad
assumere la guida del comportamento; se affiora alla coscienza, esso contiene le potenzialità di
una evoluzione, altrimenti le esperienze successive alla sua formazione vengono ridefinite e rese
coerenti in un processo omeostatico che tenderà a mantenere stabile l'equilibrio adattivo
raggiunto.
Il concetto è stato compiutamente elaborato da Berne che lo ha descritto raffigurandolo come un
copione al quale ogni essere umano si attiene rigidamente lungo l'arco dell'esistenza, anzi rinnova
dandogli vigore attraverso la ricerca delle esperienze che lo confermano.
Davanti alla necessità di cambiare il copione di vita, nessuna tecnica diagnostica, nessuna
conoscenza intellettuale, nessuna informazione sul proprio modo di essere, se non seguito
dall'esperienza di sé, produce un effetto significativo.

Par. 2 la psicologia umanistica


L'umanesimo in psicologia trovò negli anni '60 la sua espressione concreta nella fondazione della
terza forza di Maslow. Prese forma così un movimento di pensiero che avvertiva come sempre più
riduttivi ed insufficienti a spiegare la realtà umana le teorie deterministiche e pessimistiche del
comportamentismo e della psicoanalisi (che restò comunque una grande matrice).
Altra caratteristica della nuova psicologia fu l'aperta connessione col pensiero filosofico
dell'umanesimo e dell'esistenzialismo contemporaneo (Rollo May).
Assunsero importanza: la valutazione del presente del paziente col bagaglio di tutti gli eventi
psichici possibili che possono diventare oggetto di consapevolezza nel qui ed ora della seduta
(Perls), la liberazione di energie celate chiamate aspirazioni (Frankl), la concretizzazione di
obiettivi e programmi esistenziali (Berne), una nuova coscienza della volontà (Rank), lo sviluppo
delle potenzialità da attivare per consentire una elaborazione adeguata alla capacità di scelta e di
comprensione (Maslow).
L'associazione di psicologia umanistica elaborò agli inizi degli anni 60 un manifesto che individuò
un insieme di principi o valori ai quali gli psicologi umanisti intesero rifarsi:
1- rivalutazione dell'esperienza soggettiva dell'uomo come unica ed irripetibile; fondamento diviene
l'essere nelle sue manifestazioni e non il comportamento osservabile e le elaborazioni teoriche;
2- presa in considerazione di aspetti peculiari dell'uomo quali la capacità di scegliere, il pensiero
produttivo e la tendenza all'autorealizzazione;
3- scelta a priori della significanza sia nella scelta degli oggetti di ricerca che dei metodi di
approccio con un'esclusione della rilevanza accordata all'oggettività;
4- attenzione sulla dignità ed il valore dell'uomo accanto ad un impegno a promuovere lo sviluppo
del potenziale individuale.

Charlotte Buhler trattando dei valori e della psicoterapia individua e riassume le tendenze che sono
alla base della vita:
1- ricerca della soddisfazione individuale per quel che attiene alla sessualità, l'amore e la necessità
di essere percepiti e considerati per il proprio essere
2- adattamento inteso come autolimitazione allo scopo di avere una serie di riferimenti stabili
3- espressione della vita interiore attraverso opere che trasmettono in una sintesi creativa,
pensieri, sentimenti, modalità soggettive dell'esperienza di essere al mondo
4- integrazione, nel senso di una più piena comprensione di aree della personalità nel campo
della coscienza.
Per gli psicologi umanisti costituire un sistema di valori e di scopi attraverso l'elaborazione
soggettiva e produrre processi creativi, diventano, dunque il fine ultimo della vita.

Secondo l'orientamento umanistico un individuo può essere studiato solo in quanto appartenente
ad un gruppo o comunque in un processo di relazione e non in una individualità avulsa estraniata
da qualunque contesto. Da ciò deriva che anche il corso della vita umana è da considerarsi nella
sua totalità; Erikson focalizzò l'attenzione sulla vita individuale allo scopo di scoprirne l'evoluzione
lungo l'arco del ciclo vitale.
La ricerca del fine ultimo della vita diventa il punto di partenza per tutta l'impostazione umanistica;
sia pure con distinzioni e sfumature, tutto il movimento umanistico ritenne che il FINE ULTIMO
DOVESSE RITENERSI L'AUTOREALIZZAZIONE, CIOÈ SERVIRSI DELLA VITA PER FARE
QUALCOSA IN CUI SI CREDE.

In questa accezione il sentimento di colpa diventa un profondo sentimento legato al rimpianto ed


alla consapevolezza dello spreco delle occasioni di crescita e di sviluppo delle potenzialità più
doloroso ed insostenibile rispetto a quello della colpa originato da comportamenti ritenuti
inaccettabili socialmente.
La storia del prof. Borg, raccontata nel film Il posto delle fragole è una delle descrizioni più chiare e
commoventi dell'IMPROVVISA ATTIVAZIONE DELLA PULSIONE DI AUTOREALIZZAZIONE.
Il vecchio vive un'avvincente avventura attingendo dal sogno e riversando i contenuti nella realtà
quotidiana che si appresta a vivere. Le intuizioni, le interpretazioni, i turbamenti emotivi, in un
susseguirsi di movimenti tra molteplici stati di coscienza, producono una lenta e progressiva
trasformazione nell'intera modalità dell'essere con il conseguente cambiamento nella relazione con
sé e gli altri.
Il racconto comprende una arco di tempo breve e il giorno del massimo successo sociale, relativo
al conferimento di una prestigiosa onorificenza dell'accademia svedese, segna il riconoscimento
doloroso del livello più basso mai raggiunto sul piano della consapevolezza del sostanziale
fallimento esistenziale; un sentimento feroce di colpa si dipana in tutta la sua forza e mette Borg
davanti al tradimento di se stesso che può essere emendato solo da una spietata presa di
coscienza della sua miseria umana, fatta di fuga davanti ai conflitti della vita e al dolore.
Borg racconta che tutta la sua vicenda prende l'avvio da un sogno nel quale descrive che mentre
passeggia per le vie della città nota che le strade sono insolitamente deserte, che malgrado la
presenza di un sole rovente, avverte una sensazione di freddo. Nello stesso tempo un silenzio
totale e la scomparsa delle lancette dell'orologio gli consentono finalmente di prendere contatto
emotivo con lo smarrimento.
Una volta eliminate le difese della:
* chiarezza razionale - rappresentata simbolicamente dal sole che non riscalda -
* degli stimoli esterni prodotti dai suoni che distraggono l'attenzione dalle voci interne
* del tempo scandito da riferimenti esterni e rappresentati dagli orologi e non dal tempo emotivo
segnato simbolicamente dai battiti del cuore,
Borg accede al segnale indispensabile del cambiamento imminente: lo smarrimento
Scopre che è troppo tardi per immobilizzare i sentimenti che si sono messi in movimento e
rifugiarsi nella falsa immagine di sé scambiata "colpevolmente" per la sua identità ed una volta
scomparso il manichino senza volto che aveva fatto da vano e vuoto riferimento per tanta parte
della sua vita, Borg può constatare solo che lo smarrimento tende ad amplificarsi, diventare
lacerante e totale.
Lo smarrimento, infatti segnala nell'attivazione della pulsione di autorealizzazione, il momento
delle possibili scelte, il momento che precede il riconoscimento della propria capacità di darsi scopi
ed elaborare valori.
Ma per avviare queste nuove finalità è necessario incontrare la parte mai attivata di se stessi
simbolicamente rappresentata dal cadavere che prende forza e vigore, una parte dimenticata alla
quale lo stesso Borg impedì di esistere chissà quanto tempo prima non consentendone l'accesso
alla coscienza.

Il sogno prelude ad una prima serie di cambiamenti; il primo è una specie di "ripasso" dell'identità
nel quale il protagonista avverte la chiara esigenza di riconoscere sé stesso; il secondo, ed il più
vistoso - indispensabile per l'attivazione degli altri - riguarda l'USCITA DALLA PASSIVITA'; Borg
non si percepisce più come prigioniero dei rituali quotidiani che hanno scandito per anni la sua vita;
ormai i battiti del cuore si sono sostituiti alle lancette dell'orologio, egli è protagonista non più
estraniato delle consuetudini così sapientemente organizzate per costruire il mondo di alienazione
nel quale si è rifugiato.
La prima decisione consiste nell'opporsi attivamente alla sua governante per uscire dalla
situazione imbalsamata alla quale si è votato; ma il sogno ha aperto una breccia nella sua anima e
quando la nuora Marianne gli parla chiaramente della maschera di benevolenza e di cordialità che
nasconde un profondo disinteresse per sé stesso e per gli altri e un disprezzo "per le pene
dell'anima", non gli resta che riconoscere con il silenzio la verità delle sue parole.
La memoria si è ormai attivata ed "il posto delle fragole" diventa la meta di un pellegrinaggio, un
luogo del tempo, la ricerca degli eventi che hanno dato rilevanza e spessore alle decisioni a ai
giuramenti del bambino antico, la necessità di dare senso e radici a tutti gli eventi della sua vita.
Le immagini di vita familiare che emergono dal passato (la comunicazione familiare autoritaria, la
rivalità fraterna, il disamore della ragazza prescelta) lo rendono ancora più triste e sempre più
turbato.
Dopo aver accettato di prendere a bordo dell'auto dei giovani studenti, l'incontro con una coppia di
coniugi di mezza età, troppo unita dall'odio per separarsi e troppo impaurita dalla capacità di
amare per dirsi addio, favorisce l'evocazione della sua storia coniugale. Questi incontri (insieme
alla manifestazione di gratitudine del benzinaio) producono momenti di intenso contatto emotivo e
così Borg - con una commozione profonda - accede di nuovo alla sua spiritualità. (Dov'è l'amico..).

Nel viaggio verso Lund Borg diventa sempre più consapevole del filo che unisce le esperienze
della sua vita riconsiderata nell'intero ciclo vitale; durante il viaggio fa una breve quanto
significativa visita alla vecchissima madre affetta dalla solitudine, un male inguaribile
apparentemente procurato dalla mancanza di relazioni, ma effettivamente prodotto da irreparabile
chiusura e da mancato amore verso sé stessa. Una madre arcigna, inconsapevole dei motivi per i
qual ha fatto il vuoto intorno a sé, pronta a dubitare sulla capacità umana di esprimere un
qualunque esempio o gesto di solidarietà, accoglie Borg e Marianne con un'evocazione rigorosa
del passato senza ombra di autocritica o di cedimento emotivo evidenziato da un controllo dei
sentimenti generatore di una profonda sensazione di freddo attribuita ingenuamente al mancato
funzionamento di una stufa.
Il viaggio riprende e Borg si prepara al sogno che CAMBIERA' COMPLETAMENTE LA SUA VITA,
L'INCONTRO CON LA SOLITUDINE E CON LA PAURA DI AMARE CHE RIMETTERA' IN
DISCUSSIONE LE STESSE MOTIVAZIONI PER LE QUALI HA RITENUTO DI ESISTERE.
Il sogno propone due incontri per i quali non è più possibile operare rimandi, la pulsione di
autorealizzazione è diventata imperiosa e non tollera più Gestalten aperte; il primo incontro
avviene con Sara, la donna da lui amata che preferì sposare il fratello. Le espressioni dure di Sara
(.. dovresti saperlo perché fa male, ma non lo sai; perché nonostante tutta la tua scienza, in realtà
non sai niente) si riferiscono al rifiuto di vedere la realtà quando essa si presenta come sgradevole,
cioè nel momento della frustrazione e del dolore.
Borg è poi costretto a subire un esame dal cui esito negativo deve dedurre che il suo orgoglio, le
sue certezze, il suo narcisismo pesano come macigni sulla sua anima; la chiusura verso il mondo
e le negazione di un qualsivoglia sentimento di umanità, solidarietà o identificazione, non solo lo
hanno allontanato dalla sua natura di uomo, ma lo hanno protetto con una coltre fatta di distacco e
di gelida superiorità esistenziale. L'incompetenza di cui verrà ritenuto colpevole consiste nella
mancata risposta sul perché del dolore degli uomini che un medico dovrebbe continuamente
tenere presente nell'affrontare il suo compito dal momento che "medicus curata natura sanat"; un
medico che non conosce la natura del dolore non può dirigere la sua azione nella stessa direzione
delle leggi naturali ed è costretto a limitare la sua azione "terapeutica" all'eliminazione del sintomo.
Nel secondo drammatico incontro Borg viene condotto a rivivere la scena dello stupro e della
disperazione della moglie ed a vedersi rappresentato in tutta la sua alienazione.

Ma non ci sarà alcuna ulteriore punizione perché tutto è stato già pagato all'origine come evidenzia
il dialogo di Borg ed Alman, il suo esaminatore.
I due sogni di Borg, a questo punto della vicenda, hanno esaurito la loro funzione; nella loro
crudezza spietata hanno messo a nudo la sua anima, hanno evidenziato il tradimento compiuto
verso se stessi, gli hanno raccontato la menzogna dell'immagine senza fondamento che lui stesso
si è creata, ma hanno anche aperto la strada dell'accettazione e del perdono, dell'eliminazione
della colpa e della conseguente inutile punizione attraverso la presa di coscienza che tutto il
processo di alienazione ha svolto già la sua funzione punitiva.
I sogni hanno creato ormai le premesse per una definitiva trasformazione del comportamento che
può essere definito come la rappresentazione dell'integrazione avvenuta; adesso Borg non è più lo
stesso, la sua solitudine dovuta all'isolamento davanti al dolore derivante dalle esperienze
laceranti dell'esistenza, sta per diventare una sollecita cura delle sorti delle persone che gli sono
accanto, come diretta conseguenza dell'intervenuto amore verso se stesso.
La pace interna così raggiunta sta per produrre un cambiamento di relazioni con il mondo.
Marianne comincia a fidarsi ed avverte che il muro di gelo e di diffidenza è caduto e gli racconta
l'intenzione di non tollerare più il ricatto del figlio: la scoperta della sua maternità prossima sarà
affrontata da lei anche a costo della separazione dal marito che viene presentato da Marianne
come un inevitabile risultato dell'indifferenza e dell'alienazione paterna.
Marianne facendo riferimento alla freddezza della madre di Borg, individua il filo di solitudine, di
freddezza e di morte che lega madre figlio e nipote e nello stesso tempo la necessità che tutto
questo tramandarsi di paure e di isolamenti, indifferenze, colpe, odi venga finalmente spezzato: Lo
impone la nuova vita che si sta annunciando, fondata, malgrado tutto, sulla disposizione
amorevole ancora esistente nella coppia.
Arriva il momento della solenne cerimonia che Borg definisce "strano rito dal greve simbolismo, ma
altrettanto insignificante di un fuggevole sogno". Le considerazioni di Borg evidenziano ormai un
uomo completamente rinnovato, scarsamente coinvolto nella premiazione ufficiale, consapevole
della vanità e della sostanziale scarsa significatività del rito solenne al quale è chiamato a
partecipare.
I nuovi sentimenti per le persone che gli sono accanto o che ha incontrato nel suo viaggio,
dispongono Borg al pieno accesso e godimento della pace interiore, uno stato o forse un luogo nel
quale i battiti del tempo scanditi dall'orologio e quelli del cuore prodotti dal profondo essere,
coincidono e restano uniti indissolubilmente.
6) Interpretazione dei sogni e cambiamento nella percezione del mondo del prof.
Borg
(ops)“Il posto delle fragole” è un film sull’esistenza, e narra la storia del prof. Isak Borg
ormai quasi 80enne. La storia è una commovente descrizione dell’improvvisa attuazione
della pulsione di autorealizzazione, la scena si apre con un monologo del prof., il quale
riflette sulla sua vita, dapprima dando una rigida successione di informazioni, poi il tono
formale è sostituito da un turbamento incalzante, segno del suo rendersi conto di essersi
privato per tutta la vita dei suoi sentimenti, di essere fuggito davanti ai conflitti e al dolore.
C’è un risveglio che porta Borg ad essere se stesso e una rinascita della capacità di
amare (che sono gli scopi della vita).
Tutta la vicenda prende avvio da un sogno, in cui il prof. passeggia per le vie della città e
le vie sono deserte. Egli avverte una sensazione di freddo e uno strano silenzio, nota la
mancanza delle lancette dell’orologio (segno che il tempo per lui non passa perché non
vive più),lo smarrimento si acuisce quando si trova davanti al manichino, ossia ciò che lui
è diventato, un uomo senza movimento interiore e senza capacità di amare.
A spingerlo verso la rinascita è la visione del suo cadavere (la parte di Borg dimenticata
ma che ancora vuole vivere) che fuoriesce dalla bara. Al funerale si sentono i battiti del
cuore, a significare la ripresa della vita.
Il sogno produce l’inizio di una serie di cambiamenti: ripasso dell’identità e uscita dalla
passività.
Con la fine del primo sogno inizia la trasformazione, visibile nella decisione di
intraprendere un viaggio e di accoglier a bordo dell’auto dei giovani studenti; l’incontro con
giovani pieni di vita fa comprendere al vecchio medico l’infinito vantaggio che può recare
allo spirito una maggior comprensione dei problemi di quanti vivono accanto.
Durante il viaggio il prof. si addormenta tormentato da sogni:
* la donna amata Sara, si prende gioco della sua professione di medico
* subisce un processo/esame nel quale viene rivelata la sua ignoranza rispetto al dolore
degli uomini.
I due sogni hanno messo a nudo l’anima di Borg, mostrandogli la menzogna e la falsa
immagine di sé, ma hanno anche aperto la strada all’accettazione e al perdono ed ad una
presa di coscienza, Borg non è più lo stesso ed anche la nuora Marianne se ne accorge,
iniziando a fidarsi di lui e a comunicare con lui.
CAPITOLO 2 IL VIAGGIO NEGLI OPPOSTI
(Wilber K. "Oltre i confini") Secondo la Gestalt, noi non saremo mai consapevoli di nessun oggetto
o evento o figura se non in relazione allo sfondo contrastante. Per es., quando guardo il cielo in
una notte scura e noto la brillantezza di una stella luminosa, in realtà ciò che vedo non è una stella
distinta, ma l'intero campo ovvero Gestalt di stella luminosa più sfondo scuro. Senza l'uno non
potrei mai percepire l'altro. "Chiaro" e "scuro" sono quindi due aspetti correlati di una singola
Gestalt sensoriale. In modo analogo, non sarò mai consapevole del piacere se non in rapporto al
dolore. Il provare piacere in un dato momento è dovuto solo all'esistenza dello sfondo di
dolore e disagio; ecco perché il piacere e il dolore sembrano alternarsi, perché solo nel loro
reciproco alternarsi e contrastarsi si può riconoscere l'esistenza di entrambi. Fin tanto che
amo il primo e odio il secondo, il tentativo di isolarli sarà inutile. Quando si comprende che gli
opposti sono uno, la discordia si fonde in concordia, le battaglie diventano danze e i vecchi nemici
diventano amanti. Siamo ora in condizione di fare amicizia con tutto l'universo e non solo con metà
di esso.

(descrizione del sogno di un paziente giornalista, con difficoltà a scrivere)

Tre punti essenziali sono rintracciabili nella psicoterapia:


a) per DISAGIO PSICHICO si intende il senso di malessere che spinge il paziente verso la terapia
e che consiste in un senso di impotenza, una impossibilità ad agire;
b) lo SCOPO DELLA TERAPIA non è mai quello che immagina il paziente, mosso, nella maggior
parte dei casi da una aspirazione confusa al benessere, inteso come assenza dei sintomi dolorosi
senza che venga affrontato un reale cambiamento.
c) importanza dei MESSAGGI DEL SOGNO al quale alcune scuole attribuiscono un valore molto
elevato nello svolgimento dell'esperienza terapeutica.

La psicoterapia della Gestalt rappresenta una delle forme più originali e creative della grande
tradizione dell'umanesimo in psciologia.

(ALLPORT??) Per la psicologia umanistica, la SOFFERENZA NEVROTICA sembra prodursi in


relazione ai tentativi inconsapevoli degli individui di frenare, ostacolare, o rallentare i PROCESSI
DINAMICI DI MATURAZIONE DELLA PERSONALITÀ, CONSIDERATI NECESSARI ED
UNIVERSALI e che possono essere così sintetizzati:
1. L'ESPANSIONE DELLA COSCIENZA che consiste sia nella capacità di "mantenere processi
autonomi" (cioè di esprimere le proprie potenzialità nel lavoro, nell'introspezione, nello scambio
affettivo intimo) sia nell'allargamento della propria area di relazioni, affetti ed attività;
2. la CAPACITÀ DI ORGANIZZARE LA PROPRIA VITA a partire dalla consapevolezza dei limiti
individuali. Consiste nello sperimentare che la libertà umana non è onnipotenza o disposizione
maniacale o mancanza di radici o riferimenti; libertà umana è il riconoscimento di un'area,
probabilmente delimitata, nella quale esercitare il potere di autodirezione; tale riconoscimento tiene
conto delle inevitabili influenze storiche, culturali, sociali, genetiche, delle esperienze infantili
individuali e di un contatto pieno con la particolarità della condizione umana.
La capacità di saper riconoscere i propri limiti diventa la base del processo di adattamento che
consiste in un'attività volta a valutare i propri progetti in relazione alle possibilità proprie e
quelle offerte dall'ambiente. Da questo punto di vista il benessere resta un fatto soggettivo, una
realtà percettiva. Spesso anche gravi impedimenti possono essere scarsamente determinanti se
l'attenzione resta sulle possibilità e non sugli ostacoli, come avviene nei casi limite dei non vedenti
che giocano a calcio o di persone senza braccia che imparano a dipingere con i piedi.
3. Una FILOSOFIA DI VITA che consiste nello sviluppare un sistema di valori che fornisce una
coerenza di fondo al comportamento dell'individuo. Si ha in questo ambito, un progressivo
capovolgimento di prospettiva, dall'infanzia alla piena maturità: nell'infanzia, l'esterno definisce
l'identità, cioè lo spazio psicologico interno; nella piena maturità, lo spazio interno, vale a dire
l'autonomia dell'individuo definisce il mondo reale.

Dunque nella descrizione di Allport, vengono ipotizzate sia l'intenzionalità della vita psichica, sia
la tendenza verso una dimensione unitaria (la ricerca cioè di un valore che è alla base di tutta la
realtà); SCOPO DELLA TERAPIA è agevolare la produzione dei processi dinamici che tendono
all'autocompimento o autorealizzazione favorendo i processi di integrazione e di unitarietà.

TEORIA DELLA PERSONALITA' DI ALLPORT. Gli studi sulla personalità, compiuti da Allport
forniscono una serie di strumenti atti a spiegare le dinamiche della personalità e di conseguenza il
significato del sogno. Inoltre tale teoria può esprimere in maniera completa e rappresentativa
l'immagine dell'uomo che è proposta dall'umanesimo in psicologia. Sono individuabili 3 punti
fondamentali della sua teoria:
1. definizione di PERSONALITÀ che ne sottolinea L'ASPETTO DINAMICO, ORIENTATO, CIOÈ
AL CAMBIAMENTO;
2. ORIENTAMENTO FILOSOFICO che parte dall'assunto che non esiste una teoria della
personalità che non nasca da una concezione filosofica dell'uomo;
3. l'INTENZIONALITÀ E LA TENDENZA VERSO L'UNITARIETÀ.
Allport sostiene che non esiste teoria della personalità che non abbia sullo sfondo una concezione
filosofica da individuare;
secondo A. possono individuarsi due tradizioni filosofiche riguardanti lo studio della personalità:
una fa riferimento a Locke e l'altra a Leibnitz. Per Locke assume rilevanza la presenza degli stimoli
esterni nella spiegazione del comportamento umano; Leibnitz sottolinea il processo di
elaborazione interna come maggiore caratterizzante la specificità umana. Allport, pur avvertendo
che presentare una simile dicotomia è certamente riduttivo, passa in rassegna gli aspetti peculiari
dell'impostazione di Locke presenti nella psicologia contemporanea; tali aspetti sono sintetizzabili
in 3 elementi:
a) tutto quello che è fuori e quindi visibile è più importante; ne deriva che l'organismo preso
intrinsecamente è meno rilevante rispetto a tutto quello che all'organismo può accadere sotto la
spinta di stimoli esterni;
b) tutto quello che è piccolo, quindi assimilabile a molecole, parti piccole o minime è più essenziale
rispetto a quello che è di dimensioni maggiori (idee semplici - idee complesse)
c) tutto ciò che avviene nei primi tempi dello sviluppo è destinato ad influenzare in maniera
determinante quello che accade successivamente.

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