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I SOFISTI

I filosofi sofisti possono essere considerati i primi insegnanti a pagamento


della storia. Con i sofisti l'esercizio del sapere divenne un vero e proprio
mestiere un lavoro a pagamento che essi esercitano spostandosi da un
luogo all'altro in cerca di discepoli. Il termine sofista significava
letteralmente sapientissimo evocando qualcosa di sofisticato insomma
Nel significato di questo termine sembrano confluite connotazioni
negative che al movimento sofistico erano stare attribuite da Platone ed
Aristotele. Possiamo fare riferimento solo a pochi frammenti e alla
testimonianza platonica c'ho con i gravi problemi di interpretazione
Anche se oggi gli studiosi sono riusciti imparte a colmare queste lacune.
Tra i suoi esponenti più significativi troviamo un protagora e Gorgia.
Isofisti esprimendo un'inedita libertà di spirito e un'attitudine a utilizzare
in modo spregiudicato la ragione in tutti gli AMBITI. Il loro fine principale
è quello del sapere intenso come unico fondamento della virtù. La nuova
virtù coincideva essenzialmente con la capacità di vivere in società la
padronanza ampia e sicura del linguaggio della parola. i sofisti si dedicano
pertanto a formare giovani per renderli adatti alle nuove esigenze della
vita sociale.

PROTAGORA

Famoso per la sua celebre affermazione: “L’uomo è misura di tutte le


cose; delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in
quanto non sono”.

Sono diverse le interpretazione che si possono dare a questa frase a


seconda del significato che si attribuisce a “uomo”.

• L’uomo

-può essere interpretato come il genere umano (UMANITA’)


-può essere concepito come una collettività (una stirpe, una classe
sociale)

-può essere visto come un singolo individuo

• La cosa

-può essere intesa come la realtà (il mondo, l’universo)

-può essere intesa come un qualcosa oggetto

-può essere intesa come un valore morale (bene,male )

Protagora afferma con questa affermazione 3 correnti di pensiero

-FENOMENISMOl’essenza delle cose è inconoscibile, perché ciascun


uomo persona legge le cose come gli appaiono in superficie, non come
sono per la loro essenza.

-RELATIVISMO a ciascun uomo corrisponde una visione diversa delle


cose.

-UMANISMO quella di Protagora è una visione antrofucentrica, cioè


una concezione che da centralità all’uomo
GORGIA E IL NICHILISMO

Gorgia nacque a centini, In Sicilia intorno al 480\485 a.C., e dopo un


periodo trascorso come discepolo di Empedocle, nel 427 giunse ad Atene
lì dove riscosse grande successo , influenzando le scuole di retorica. Per
Gorgia il linguaggio non si identifica più, come aveva detto Parmenide,
con l'essere; tra il linguaggio e le cose si pone una frattura. Il sofista
siciliano gorgia si fa interprete convinto del principio secondo cui l'elogio
della parola è visto come forma conquistatrice, arrivando quindi a
sostenere una forma di "scetticismo metafisico” secondo cui non esiste
nulla di oggettivo.

Gorgia afferma 3 tesi:

-L'essere non esiste perché la sua esistenza comporterebbe una serie di


contraddizioni logiche ( tesi opposte dei naturalisti si annullano)

-se anche esistesse non potremmo conoscerlo , poiché il pensiero non


rispecchia la realtà

-se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato attraverso le


parole, che hanno una natura diversa rispetto alle cose.

Gorgia, pone così una rottura tra il pensiero e l'essere, così come tra le
parole e le cose, quindi la credibilità delle cose si basa sulla forza
persuasiva delle parole.

il linguaggio è un gioco, che affascina e conquista, e che permette di


influenzare i sentimenti degli uomini.

per gorgia l'esistenza e irrazionale e gli uomini non sono liberi n'è
responsabili, ma tutto si basa sul fato(caso)
Questa tesi è rappresentata dall' encomio di Elena, in cui si vuole
dimostrare l'innocenza di quest'ultima. Il nucleo centrale si basa su 4
possibili spiegazioni del comportamento di Elena, il terzo caso(poiché
persuasa dalle parole di Paride) riguarda il fascino esercitato su Elena
dalle parole. la conclusione è che Elena non può essere condannata, in
quanto il suo comportamento è stato influenzato

il nichilismo( negazione di tutto) e la teoria filosofica secondo la quale non


esiste l'essere e che quindi il nulla è.

la retorica e l'arte del persuadere, secondo gorgia, non esistendo la verità


assoluta, la parola ha una propria autonomia e può acquisire molteplici
usi

l' eristica e l'arte di argomentare, non si basa sulle definizioni delle parole
e nemmeno se un discorso possa essere vero o falso, il suo scopo è quello
di confutare il proprio avversario e di persuaderlo mediante la retorica

Antilogia (o contraddizione) è una tecnica usata soprattutto dai sofisti e


consiste nel pronunciare un discorso sia in difesa che uno di accusa
relativi alla stessa questione.

Contestualizzazione il potere psicagogico e taumaturgico della parola.


Per i sofisti la parola assume un ruolo fondamentale, infatti il successo
nella vita politica dipende soprattutto dall' abilità del parlare. esplose così
la crisi circa il rapporto tra il linguaggio, la verità e la realtà. il linguaggio,
infatti aveva una funzione persuasiva.

il potere della parola può essere di 2 tipi:

• Psicagogico, in quanto e capace di trascinare l'anima grazie al suo


fascino.

• Taumaturgico, la parola è come una medicina o una sorta di magia


che, permette di avere successo in ogni campo.
SOCRATE INTRODUZIONE

-Socrate come i sofisti valorizzerà per la figura dell'essere.

-Socrate non scrive nulla poiché era convinto che la scrittura fermasse il
pensiero, Ma in molte opere di Platone ritroveremo anche Socrate.

-Insieme a Platone e Aristotele, Socrate fu uno dei padri della filosofia


antica, inoltre si concentra in modo particolare sul dialogo.

Socrate a differenza dei sofisti non richiede alcun ricompensa in denaro e


definisce quest’ultimi in modo negativo(prostitute del sapere). Socrate,
pur essendo molto colto diceva di non saper nulla, ma riportava anche
che veniva definito dall’oracolo di Delfi i ”l più sapiente di tutti” .

LA VITA

Socrate nacque tra il 470/469 A.C. da padre scultore e madre levatrice, Il


lavoro della madre influisce sui concetti della sua filosofia, fece il soldato
durante le guerre del Peloponneso, ritornò poi ad Atene lì dove ebbe
inizio la sua carriera di filosofo. A differenza dei sofisti che amavano
viaggiare, Socrate era molto fedele alla sua Atene, di conseguenza
preferiva restare con i suoi concittadini e discutere dei problemi più
importanti del momento esercitando su di loro l'arte della maieutica l'arte
di far partorire alle persone le proprio prospettive sulle cose, infatti era
definito “ostetrico di anime”. Al contrario di Platone, Socrate non si
occupò direttamente di politica, anche se la sua Filosofia ebbe dei riflessi
politici molto importanti, infatti Socrate esercitò una forte influenza sul
popolo che fece paura allo stato poiché si riteneva che i suoi
insegnamenti allontanassero i cittadini dalla religione tradizionale dello
stato e fu per questo condannato a morte.
LO SCOPO DELLA FILOSOFIA E LA FILOSOFIA DI SOCRATE

Lo scopo della filosofia di Socrate può essere paragonata ad uno specchio,


in quanto l’indagine che intende Socrate ha lo scopo proprio di
conoscerci, di analizzarci.

Socrate si concentra in modo particolare sul dialogo (esame dell’anima)


visto mezzo e scopo per raggiungere la ricerca.

-Mezzo, Socrate utilizza 3 metodi:

1) Ironiafacendo delle lodi all’interlocutore sostenendo che fosse


molto preparato sull’argomento .
2) Brachilogiaponendo domande di precisone per mettere in crisi
l’interlocutore
3) Confutazionedimostrando che le tesi dell’interlocutore sono
contraddittorie

-Scopo, Socrate utilizza 2 metodi:

1) Che cos’è ?chiedendo all’interlocutore una definizione di una


determinata parola
2) Maieuticafacendo partorire la verità

LA VIRTU SECONDO SOCRATE

La virtù (aretè) secondo i Socrate può esser vista come ricerca e come
scienza. In primis la virtù, secondo i greci è innata, quindi è un dono che
abbiamo dalla nascita ed è il modo migliore di comportarsi nella vita, per
i sofisti e lo stesso .

Socrate invece, dice che la virtù, è acquisita è un qualcosa che dobbiamo


conquistarci tutti con impegno e dedizione. secondo Socrate la virtù
vista come scienza, può essere acquisita ma anche insegnata agli altri, il
virtuoso è quindi una persona felice perché segue la ragione, mentre, il
non virtuoso è una persona infelice poiché vive di istinti senza essere
guidato dalla ragione.

Dalla concezione di virtù di Socrate discende anche la sua concezione di


MALE.

Socrate diceva:

• “nessuno pecca volontariamente”, poiché le persone fanno del male


non realmente spinte dall’obbiettivo di fare del male ma partono
con buone intenzioni
• “chi fa del male, lo fa per ignoranza del bene”, quindi una persona
non fa il male volontariamente ma lo fa perché non sa come fare il
bene.

Socrate pensava che la filosofia avesse un carattere religioso e di


conseguenza il filosofo era convinto di poter filosofare grazie ad una
divinità che gli avesse dato un compito. Socrate era convinto esistesse un
demone che lo guidava nei momenti più importanti della sua vita. Nelle
apologie di Socrate viene riportata la frase : ”vi è in me un che di divino e
demoniaco …. Ed è come una voce ch’io sento dentro fin da fanciullo, la
quale , ogni volta che la sento, mi dissuade da quello che sto per fare,
sospingere non sospinge mai”.

L’interpretazione più probabile del demone è la coscienza del filosofo in


sé qualcosa di divino .

I Greci avevano due visioni dell’anima:

1. Anima imprigionata dentro il corpo a causa del peccato originale.


2. Anima come sede dell’intelletto.

Socrate, a differenza di Platone che si concentrò notevolmente


sull’anima, non ha espresso molto le sue idee in merito, ma concentrò il
suo interesse sulla problematica dell’uomo e realizzò che l’essenza
dell’uomo era la sua anima, quindi l’uomo è la sua anima (psyché,
intelligenza), per la quale s’intende l’io consapevole ossia la coscienza e la
personalità . inoltre, Socrate disse che se l’essenza dell’uomo è l’anima,
curare se stessi significa curare la propria anima.

La più significativa manifestazione della ragione umana si manifesta in ciò


che Socrate definisce ” autodominio” ossia nel dominio di se stessi della
propria anima . Dunque Socrate identifica la libertà umana in colui che sa
dominare i propri istinti.

A quell'epoca i greci credevano in tanti dei che avevano sembianze simili


a quelle umane, Socrate era contrario a questo tipo di antropomorfismo
tipico della cultura greca, però vi è un aspetto che lo accomuna ai suoi
concittadini, il fatto che uno abbia sempre parlato di dei e quindi non era
lontano dal politeismo di quell'epoca.

Socrate, quindi accetta l'esistenza di questi dei solo ammettendo una


divinità superiore, che manda gli dei a manifestarsi all'uomo, come nel
caso degli angeli nella religione cristiana che sono al di sotto di una
divinità (dio). La divinità superiore ordina e governa il mondo e per
quanto riguarda il rapporto con l'uomo, secondo il filosofo, L'uomo è
l'unico essere al mondo in grado di rapportarsi con queste divinità,
perché è un essere dotato di raziocinio ( capacità di ragionare) e
intelligenza, proprio per questo la divinità e vista come custode del suo
destino (dell'uomo) in quanto è lei a scegliere il proprio destino.

I presupposti della logica di Socrate, Verranno poi ripresi da Platone,


tutto ciò ci porterà all'induzione, ovvero il processo che permette di salire
dal particolare dell'universo. Socrate, quindi cerca di portare
l'interlocutore del caso al genere avvalendosi di esempi analogie.

• L'eudomonismo è una dottrina che identifica la virtù come la felicità,


facendone il fine ultimo della vita morale.
• L'escatologia (dal greco ultimo discorso) indica una dottrina degli
ultimi fini cioè quella parte di credenze religiose e teorie filosofiche
che riguarda i destini ultimi dell'umanità e del singolo individuo.
• La logica, oggi è lo studio del ragionamento e dell'argomentazione,
rivolto a definire la correntezza di pensiero.
• la logica, ieri era la scienza che trattava la validità di un discorso,
relativamente alle proporzioni che lo componevano

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