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Appunti filosofia 

 
Socrate 
→​ ​Atene nel 470 a.C.
→ ​grazie ad Platone sappiamo che egli portò avanti l’attività scultorea del padre mentre la
madre lavorava come “allevatrice” (ostetrica). Si allontanò da Atene poche volte, solo
per combattere, e pare fosse valoroso.
→​ si allontanò da Atene solo per combattere (fu un valoroso soldato)
→​ iniziò l’attività filosofica in età avanzata
→​ la ricerca filosofica è intesa come esame incessante degli uomini, compreso egli stesso:
la sua grande passione era la ricerca, non a livello cosmologico, bensì antropologico, tanto
che era solito girare per l’agorà ponendo domande agli uomini più illustri della società
→​ era sposato e aveva dei figli. Santippe, sua moglie, spesso, preoccupata, lo cercava per la
città, anche perchè non sempre Socrate tornava a casa di notte.
→​morì n​el 399 a.C, condannato a morte, denunciato per empietà e corruzione dei giovani.
Fu accusato da due suoi ex-allievi, Anito e Meleto, per empietà e corruzione:
- empietà: affermava pubblicamente di non credere negli dei della città, influenzando
molte persone
- corruzione: non per la pedofili, che era consuetudine a quel tempo, ma perché il fatto
di insegnare ai suoi allievi a pensare con la propria testa costituiva una minaccia.
Durante il processo fede un discorso alla corte, che fu riportato da Platone (Apologia).
Il suo discorso non risultò efficace, gli diedero la possibilità di scegliere tra morte ed esilio e
scelse la morte poichè non sapeva dove andare al di fuori di Atene.
Mentre socrate si trova in prigione, gli viene la possibilità di scappare, ma egli rifiuta poichè
preferisce subire un’ingiustizia piuttosto che commetterla.
La morte di Socrate lascia in Platone; suo discepolo, un segno indelebile, una perdita
enorme, in seguito all’accaduto decise di dedicargli la sua vita per rivendicare socrate così
che il messaggio del maestro sopravviva.
Le fonti più importanti che possediamo ci giungono da Platone, Aristofane, Senofonte,
Policrate e Aristotele, nonostante quest’ultimo non lo conobbe direttamente.
Egli rappresentò uno spartiacque nella storia del mondo greco.

Platone  

Fu un amico e discepolo di socrate, detestano la sofistica.


Egli descrive socrate come fosse perfetto —> quadretto agiografico
Parla di un socrate idealizzato, quindi fa apparire i suoi difetti come belli.
Platone scrive dialoghi in cui socrate è sempre presente ed ha l’ultima parola.
Le tesi che Platone sostiene sono state attribuite a socrate.
Sorge spontaneo un interrogativo:
Platone si sovrappone o si nasconde dietro socrate?

 
Aristofane 
Cittadino e commediografo ateniese, è la prima fonte cronologica.
Scrive commedie legate alla politica dell’epoca
Aristofane ha una visione del filosofo estremamente negativa e fa riferimenti negativi a
socrate, vedendolo come la tipica caricatura da filosofo, fa satira e ne parla come personaggio
stereotipato.
Nel 423 a.C, mette in scena una commedia “LE NUVOLE”, in cui allude al fatto che socrate
sia sulle nuvole, come se volasse sopra gli altri e lo ritirare come fannullone e estraneo agli
interessi della società > parla di cose astruse, senza contatto con la quotidianità.
È inserito da Platone in uno dei suoi dialoghi, ovvero il “SIMPOSIO” e nonostante egli
ritragga una brutta immagine di socrate, completamente in contrapposizione con quella
fornita da Platone, quest’ultimo nel suo dialogo afferma che il suo pensiero sia corretto in
quanto fornisce una buona immagine del clima culturale dell’epoca ad Atene.

 
Policrate 
Sofista in buoni rapporti con i 30 tiranni.
Egli accusa socrate di essere antidemocratico.
Dopo il 400 scrisse un'orazione contro l’atteggiamento interrogante di socrate.
Policrate vede la ricerca della verità di socrate come intimidatoria poichè avrebbe portato i
suoi interlocutori al silenzio.
Fu un interlocutore nel dialogo platonico, ma i suoi interventi si limitano a “si hai ragione”.

Senofonte 
Essendo uno storico, si limita a riportare i pensieri di socrate ma senza coglierne la
profondità quindi la sua opinione è considerata inferiore.

Aristotele 
È una fonte indiretta poichè conobbe Platone, in quanto suo allievo, ma non Socrate.
Egli fornisce una visione oggettiva, infatti si basa sull’affetto provato da Platone ma
tarandolo.

Analogie e differenze tra Socrate e i sofisti:  

analogie:  
- Interesse antropologico​ —>ritengono inutile speculare sull’origine dell’universo,
sostengono più interessante conoscere l’uomo
- Mentalità aperta ​—> razionale e anticonformista
- Gusto per la discussione — ​ > probabile che socrate avesse ascoltato discorsi di
sofistica prima di esporsi e non si fa scrupoli a giudicare quelli con cui si trova in
disaccordo

 
differenze: 
socrate sostiene esista una verità *
—> secondo i sofisti tutto è relativo
- Socrate predilige il dialogo al discorso monologico *
—> i sofisti non dialogano
- I sofisti insegnano dietro compenso > filosofia=professione
—> socrate non si è mai fatto pagare > filosofia=passione(esigenza)

*gli esseri umani come singoli possono giungere solo ad un pezzetto della verità, se si
coalizzassero e parlassero insieme, potrebbero giungere ad una verità completa.
*a parte nell apologia, socrate non parla mai da solo, in questo caso si tratta di un’eccezione
dovuta al fatto che egli si trova in tribunale.

—> sia socrate, sia Platone, sono in cerca di una verità ed odiano i sofisti.
Platone ha anche altri interessi, infatti egli cerca di rispondere a tutti gli interrogativi(molto
ambizioso)
Socrate ha un interesse quasi esclusivo per l’umanità=umanismo
Egli afferma che da giovane era interessato alla fisica, alla cosmologia: lo incuriosiva l’origine
delle cose ma crescendo capisce che l’origine dell’universo sfugge alla natura e ha quindi
ridotto il suo campo intorno all’uomo.
Sostiene inoltre che la ricerca della risposta di una qualunque domina debba partire da noi
stessi, da quelli che siamo e questa ricerca può impegnare tutta la vita.
Egli dice inoltre di non conoscere la verità ma ha bisogno di definirla con un interlocutore
“so di non sapere, solo chi sa di non sapere è in grado di sapere ed iniziare una ricerca, devo
conoscere me stesso, partire da me stesso e devo pensare che non so nulla né quando
comincio ne quando finisco perché ho sempre bisogno degli altri per sostenerla”,
probabilmente Platone pensa che socrate sappia sempre tutto.

—> il so di non sapere è una forma di ironia, fa parte dello stile caratteristico di socrate.
Esordisce con un’affermazione ignorante, non sa cosa l’altra persona sa.
Nonostante si definisca ignorante egli sa di avere una marcia in più rispetto all’interlocutore.
Vuole indurre l’interlocutore a dimostrare la propria ignoranza
> stile ironico con riferimento alla figura retorica che ti porta a scrivere o affermare una cosa
intendendo il contrario.
Il termine “ironia” deriva da una parola greca che significa dissimulazione a dietro c’è la
radice “eirene”(=pace); è quindi utilizzabile solo se il contesto in cui si sta svolgendo l’azione
è pacifico e se l’affermazione è fatta senza cattiveria.

I sofisti, ad esempio, usavano il sarcasmo, ovvero lo scherzo pesante, il cui obiettivo è quello
di distruggere l’interlocutore e non di ridere di lui, con lui.

L’ironia è uno degli stili tipici di socrate: dopo aver portato l’interlocutore a dire che
nemmeno lui sa qualcosa, socrate iniziai a ricostruire la conoscenza e li aiuta a partorire una
loro idea.

Sia Platone che socrate sono aperti nei confronti delle donne: Platone in un dialogo fa dire a
socrate che alcune delle sue conoscenze le ha acquisite da una donna.
Lo stile di socrate nei dialoghi è costituito da domande, Platone gli attribuisce frasi
lunghissime che probabilmente non usava veramente. Usava frasi brevi —>stile brachilogico,
si contrappone ai dialoghi interminabili dei sofisti.
Socrate non scrisse nulla per scelta e Platone lo giustifica dicendo che socrate non volle
scrivere nulla in modo tale che non restasse indifeso il suo scritto; egli dunque è cresciuto in
mezzo ad una cultura orale e una volta adulto, si diffuse l’uso della scrittura; egli si accorse
che un testo, dopo essere stato pubblicato, lo scritto diventa indipendente e può circolare
ovunque, senza sapere nelle mani di chi finirà.
Socrate per l’appunto temeva che, trascrivendolo, avrebbe reso sterile il proprio dialogo. —>
lo farà Platone, sostenendo che fosse l’unico modo per ricordare lo stile di socrate.
Quest’ultimo invece credeva che qualcuno di immeritevole, senza compiere alcuno sforzo, se
ne sarebbe potuto impossessare. L’unico valore che attribuiva alla scrittura era la sua
funzione di dare supporto alla memoria—>FUNZIONE IPOMNEMATICA.
A socrate interessa parlare dell’uomo e sostiene che per farlo bisogni conoscerne l’essenza.
Secondo socrate, l’uomo coincide con la sua parte più duratura(=mente). Nell’apologia
afferma che sarebbe bello che l’aldilà fosse fosse un dialogo tra le menti, così, in questo
modo, si potrebbe giungere alla verità e il dialogo portando ad una conoscenza più estesa,
porterebbe felicità.
Socrate inoltre ci dice che bisogna rendere felice la mente, e la mente è felice con la
conoscenza, aggiunge anche che una persona felice tende a fare del bene poiché ne conosce la
posizione.
Al binomio ​conoscenza-felicità,​ si aggiunge la virtù, che dipende dalla felicità. La concezione
greca della virtù implicava una fatica e che dunque il virtuoso non nascesse tale, ma lo
diventasse.
È una visione molto ottimistica dell’uomo ma non viene data importanza alla volontà: io
infatti posso decidere di non fare del bene anche se conosco dove si trova.
—>non è citata da socrate, poiché egli era buono e quindi secondo lui tutti gli uomini sono
buoni; se commenti delle brutte azioni, non sei cattivo, semplicemente non sei consapevole
di ciò che sta facendo.
Sia Platone che Aristotele, anche tramite delle metafore, ci fanno capire che sanno che oltre il
bene c’è qualcos’altro, ma ancora nessuno dei due arriva a comprendere che l’uomo sia in
grado di conoscere il bene ma decide di fare del mare.
Per trarre questa conclusione ci vorrà Agostino, un cristiano che conosce il bene ma faceva
del male, perchè gli piaceva —> socrate non saprebbe spiegarsi una simil cosa.

Opere di Platone  
Ci è rimasto tutto ciò che ha scritto Platone → 36 opere, di cui:
1-34: dialoghi
35: apologia
36: raccolta di lettere, la settima è particolarmente importante

Ricostruire l’ordine in cui i dialoghi furono scritti è stato molto complicato perchè non erano
datati, ma farlo era molto importante per poter stabilire cosa Platone pensasse davvero e
cosa invece fosse frutto del pensiero di Socrate.

Le sue opere si dividono quindi in 3 gruppi:


❖ Scritti giovanili:
- “Apologia”
- “Critone”
- “Protagora e Gorgia”
→ più fedeli al pensiero di Socrate
❖ Scritti della maturità:
- “Fedone”
- “Menone”-conoscenza
- “Simposio”
- “Fedro”- amore e retorica
- “Repubblica”- l’etica applicata nella società e l’educazione, iniziato nel
periodo giovanile ma continuato più avanti
→+ importanti per capire il suo pensiero
❖ Scritti della vecchiaia​:
- “Timeo”- cosmologia, più famoso nel medioevo
- “Leggi” - espone la posizione di Socrate riguardo alla maieutica
→ sviluppo ulteriore dei dialoghi della maturità,
scritti dopo la fondazione della scuola.
Organizzate in 9 tetralogie.

Ci sono due problemi legati alle opere di Socrate:


1. l’uso del mito​: molto usato quando parla di argomenti che non possono essere
conosciuti per:
- nascondere dottrine segrete
- spiegare cose che non si possono spiegare
Mito di Er: destino dell’anima dopo la morte
Mito del Demiurgo: com’è nascita dell’universo
Mito del Carro alato: metafora per l’anima
Mito della Caverna: riassume tutta la filosofia di Platone

2. dottrine non scritte​: lezioni solo orali


Per molto tempo si è pensato che Platone avesse scritto tutto ciò che aveva da dire
nonostante la sua forte ispirazione a Socrate, che non scrisse nulla.

Nella seconda metà dell’Ottocento si notò che alcuni fedeli di Platone attribuivano al
maestro idee che nei dialoghi non sono presenti. Questo aspetto è stato approfondito
e sono stati trovati riferimenti nelle sue opere come prova.
→ Negli scritti troviamo solo accenni con valore ipomnematico per chi ha seguito le
lezioni orali
→ Le cose più importanti non le scrive e le riserva a chi ha seguito le lezioni e
riguardano i sommi principi dell’universo (arcai).
Questo ha reso molto difficile agli studiosi il lavoro di ricostruzione di questi
contenuti.

L’eidos (plr.eide)
→ termine tradotto come “idea”
→ contiene la radice di oida
→ indica un’essenza/modello visibile all’intelletto

Grazie a queste è considerato il fondatore della metafisica: parte della filosofia che si
occupa di ciò che non è fisico/materiale.
Questo termine non è mai stato usato da Platone, ma è stato introdotto in età
alessandrina: si dice che un bibliotecario stesse catalogando le opere di Aristotele
intitolate “Scienza prima” e che le abbia posizionate dopo quelle sulla fisica.
Infatti la parola metafisica deriva dal greco metà tà physikà, ovvero “dopo la fisica”.
Platone ha sempre ritenuto che la scienza delle idee fosse la vera scienza.

Quella dell’eidos è una realtà non materiale che esiste di per sé.
Introduce il concetto ponendosi come domanda il motivo per cui Socrate è andato in
carcere:
- risposta materialista: perché le gambe ce lo hanno portato
- risposta non materialista : per via dei suoi valori

Platone ritiene che tutte le nostre azioni dipendono da cose non materiali basate su
elementi appartenenti alla sfera metafisica.

Gli eide preesistono all'intelletto umano e sono modelli eterni (non li ha creati
nessuno)

Ogni loro manifestazione è una loro rappresentazione, questo spiega come io possa
valutare una cosa giusta o sbagliata senza aver fatto esperienza della giustizia
assoluta. Possiamo concepire il giusto solo grazie alla presenza di un modello di
giustizia perfetto, di cui non facciamo mai esperienza.
Dagli atti di cui invece facciamo esperienza cogliamo la giustizia, ma non conosciamo
la giustizia in sé, che da qualche parte deve esistere nella sua forma pura, altrimenti
non potrebbero esistere atti giusti.

Gli ideali eterni racchiudono tutte le possibili varianti delle cose di cui possiamo fare
esperienza.

In uno dei dialoghi il personaggio di Socrate dice che gli eide si trovano oltre il cielo,
nell’Iperuranio, ma questa è una risposta non vera perchè, dato che non ci è possibile
farne esperienza, questi devono necessariamente essere immateriali, quindi non
possono trovarsi da nessuna parte.

Nonostante le eide siano trascendenti alla cose, sono in rapporto con esse secondo
diversi criteri:
- rapporto di imitazione​ (mimesi): le idee sono imitate dalle cose.
es. riconosco la penna grazie all’eidos della penna, che mi permette anche di
distinguerla dal resto
La materia porta la differenza, l’eidos porta l’identità.
La materia che ci circonda è caratterizzata da imperfezioni, l’eidos è perfetto.
- ​rapporto di partecipazione​ (methexis=metessi): quando vedo la cosa
riconosco l’idea

L’idea è partecipata dalla cosa,


La cosa partecipa dell’idea.
L’idea partecipa la propria forma all’idea.

- rapporto di parusia ​(presenza): le idee sono presenti nelle cose

Affermando che le eide sono diverse, Platone contraddice Parmenide: le idee hanno
tutte le caratteristiche dell’essere, ma sono diverse tra loro.

Nel mondo delle idee c’è una gerarchia:


- idee esposte nelle dottrine non scritte meno vicine alla realtà)
- idee generali
- idee particolari
numeri (più vicini alla realtà) → sono astratti ma anche concreti

NON FARE PROTAGORA EUTIDEMO E GORGIA e FARE mappa pag 210!!!

Il daimon 
❖ Per Socrate la felicità non implica l’intervento di alcun demone, ma esiste un daimon
trattiene gli uomini dall’agire. Il daimon può essere interpretato come:
- la voce della coscienza, che mette in evidenza le azioni malvagie e ci trattiene dal
compierle.
- un’entità intermedia tra uomini e dei, con il compito di proteggere loro e il loro
destino.
La prima, più verosimile, prevale sulla seconda.
❖ Conoscere il proprio demone significa conoscere se stessi, quindi i propri limiti e
come agire rettamente. A socrate interessa particolarmente questo concetto perchè
dal retto agire dei singoli deriva quello della comunità, quindi la buona politica.
❖ Dal punto di vista religioso Socrate crede che il daimon sia una manifestazione di
un’intelligenza superiore, ovvero una sorta di nous simile a quello teorizzato da
Anassagora che ha a cuore il destino degli uomini. Quando si compie il male è come
se non si comprenda ciò che il daimon vuole comunicarci.
❖ Parla del daimon durante il suo processo, dicendo che il suo comportamento è legato
ad esso
❖ Socrate sostiene che non è mai nostro diritto ribellarci alle leggi, frutto della
democrazia: possiamo provare a cambiarle, ma non infrangerle
→ idea che va contro l’opinione comune e definita per questo un paradosso.

 
La buona politica di Platone - ed. civica 
Platone porta avanti questo pensiero. Appartiene ad una famiglia aristocratica e
molto importante, imparentata con Crizia, uno dei trenta tiranni, e anche lui decide
di insediarsi nella politica. Diventa allievo di socrate quando era molto giovane,
entrando in contatto con altri aristocratici come Alcibiade, considerato ispiratore
ideologico della tirannia. Gli insegnamenti di Socrate gli hanno aperto molto la
mente, facendogli capire che nella politica ateniese manca il fondamento del bene, i
trenta tiranni infatti hanno agito in base all’utile (figli della sofistica). Dalla morte di
Socrate in poi decide di cercare di fare in modo che l’idea di bene comune fondi
l’attività politica di Atene, ma capisce che questa idea nel pratico risulterebbe
utopistica, così si focalizza solo sulla parte teorica del suo pensiero. Per 3 volte accetta
un invito a siracusa per diventare del tiranno, prima Dionigi il vecchio, poi DIonigi il
giovane, sperando di poter riformare la politica della città, ma finisce col litigare con
il tiranno, di essere venduto come schiavo e di essere ricomprato da amici di
passaggio.
❖ All’età di 40 anni fonda l’Accademia, nome ispirato al quartiere di Atene in cui è stata
fondata, ovvero il parco dedicato all’eroe Academo. Il suo obiettivo era quello di
costruire al suo interno una classe dirigente capace di perseguire il bene.
Trascrive le lezioni orali che teneva nell’Accademia.
All’ingresso della scuola c’era la scritta: “non entri chi non è esperto di geometria”

Unità e molteplicità  
nelle dottrine non scritte platone parla di realtà e molteplicità (diade):
→ questo deriva dal fatto che le idee siano tutte diverse quindi deve esistere qualche
principio fondamentale al di sopra di esse.

UNITÀ​, chiamato anche non molteplice (apollon), uno (hen): è il fondamento non solo
dell’essere, ma anche della comprensibilità e desiderabilità delle cose → è un principio con ​3
facce :
L'idea del bene è uno dei possibili nomi del principio di unità:
- La prima faccia dell’uno è il fondamento ontologico, perché le idee partecipano
dell’uno e sono fondamento delle cose materiali → alla base di tutto c’è l’uno → gli
oggetti, per poter essere considerati tali, devono essere unitari.
Opposto a ciò che dice Parmenide (parricidio di parmenide/ parmenicidio)
- La seconda faccia dell’uno è il fondamento gnoseologico, quindi della comprensibilità
delle cose (verità) → l’unità è alla base della conoscibilità→ gli enti, per essere
conoscibili, devono essere unitari, quindi non devono contenere contraddizioni.
- La terza faccia dell’uno è il fondamento assiologico (dei criteri di valore), quindi come
bene (agathon) e fonda la desiderabilità delle cose. Noi desideriamo un oggetto
perché lo percepiamo come buono, anche se è qualcosa che ci fa male, in realtà
cerchiamo il piacere che quell’oggetto che ci produce. Con questa idea Platone
contraddice i sofisti.

Esistono due strade per arrivare all’uno: quella della razionalità e quella dell’amore, basato
su intuizione e desiderio. La bellezza è quindi l’unica idea dell’iperuranio visibile con gli
occhi. L’attrazione verso qualcuno dipende dalla bellezza in sé, che è una delle facce dell’uno.
E’ come se per natura noi fossimo portati alla ricerca dell’uno.
→ ottimismo antropologico
Per Platone non esiste un principio del male: esistono cose e persone malvagie, ma è
sufficiente l’allontanamento dal principio del bene per spiegare la loro esistenza.
NB: l’uno è solo un principio, non una divinità personale.

Le idee più generali sono partecipate da tutte le altre. Sono cinque:


- essere: ogni idea partecipa dell’idea di essere
→​ l’idea A è
- identità: ogni idea è identica a se stessa
→​ l’idea A è uguale ad A
- differenza: ogni idea è diversa da tutte le altre
→ ​ l’idea A è diversa da ogni idea non A
- quiete e moto: ogni idea è in relazione con certe idee (moto) e non con altre
(movimento)
→​ l’idea A è in movimento con B, ma in quiete con C

La conoscenza  
❖ Le idee sono visibili con l’intelletto, quindi contemplabili. Nonostante ciò il mondo
materiale ci presenta enti imperfetti, che cambiano e non ci permette sempre la
contemplazione.
❖ Platone si chiede come sia possibile avere idee come criteri di giudizio senza poterle
vedere. Platone prova a rispondere mediante un ​linguaggio mitologico​, che riguardo
l’immortalità dell’anima (Repubblica, Menone, Fedro e Fedone) → molto presente
- Il corpo è il principale ostacolo alla contemplazione delle idee, quindi l’anima, tra
un'incarnazione e l’altra può contemplare tutte le idee.
- Quando si incarna perde la conoscenza che ha accumulato, infatti quando siamo
bambini non ricordiamo nulla delle idee.
- Questo “ricordo” può essere risvegliato: quando osserviamo un ente bello
riconosciamo l’idea di bellezza, quando vediamo un oggetto rosso riconosciamo l’idea
di rosso.
- Questo “riconoscere” deriva dal fatto che abbiamo già conosciuto e ciò che proviamo
quando accade è simile alla nostalgia. Questa dottrina implica un’insoddisfazione
permanente. La parola usata per indicare questo ricordo è​ anamnesi​, dal greco o
reminiscenza,​ dal latino.
- La conoscenza è una forma di innatismo.

❖ Quando veniamo al mondo nella nostra mente ci sono già le idee che abbiamo visto,
nonostante non ci è possibile ricordarle. L’educazione, gli eventi e la vista sono in
grado di farcele tornare in mente.
- Un mito in cui si parla dell’immortalità dell'anima è quello di Er, presente
nella Repubblica. Dopo la morte il destino delle anime sta nello scegliere la
prossima vita sulla base delle conoscenze acquisite in quella appena vissuta.
Chi sceglie per primo ha la possibilità di migliorarsi a differenza di chi sceglie
per ultimo. Prima di incarnarsi le anime devono bere le acque dell’oblio, che ci
fanno scordare ciò che è accaduto prima. Queste acque sono quelle del fiume
Lete (da lethe, “velo”).
- Un altro mito in cui si parla del destino delle anime è il mito del Carro alato,
contenuto nel Fedro, che spiega come le anime possano contemplare più o
meno idee.
❖ Socrate dice di non temere la morte perchè è indubbio che la morte coinvolga il corpo
e non l’anima. Il corpo comprende le cose materiali, quindi corruttibili, e hanno la
stessa natura, quindi è mortale.
Anche l’anima deve avere la stessa natura delle cose che conosce, quindi, se
comprende le cose non materiali, che sono incorruttibili, allora dovrebbe essere
immortale (tesi contenuta nel Fedone)

Formazione degli enti materiali  


Tra i dialoghi della vecchiaie c’è il Timeo, quello che ha avuto una tradizione continuativa
anche nel medioevo. Il personaggio di Socrate risponde e dialoga con altri riguardo alla
domanda sull’origine dell’universo materiale, introducendo il mito del Demiurgo.
Racconta che il ​Demiurgo​, divino artefice, capace di intendere e di volere, è rimasto tanto
ammirato dalla contemplazione delle idee da aver desiderato di produrre qualcosa di simile.
Ha quindi plasmato la materia e immagine delle idee. La materia di cui Platone parla è
indicata col termine “chora”, ovvero spazialità. La chora è la materia da cui nasce il mondo
materiale.Questo racconto si è tramandato per tutto il medioevo, aumentando la popolarità
di Platone, anche perché ricordava la genesi, ma con alcune differenze:
- non si può parlare di creazione, perché il Demiurgo non soddisfa le tre caratteristiche
della creazione:
1. ente intelligente → sì
2. ente buono → sì
3. la creazione deve avvenire dal nulla
Nella genesi c’è il concetto di Dio eterno, fuori dal tempo, mentre la chora non
è eterna. La creazione è un termine biblico.
Il Demiurgo ​plasma, non crea​.

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