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sembra
Il celebre detto attribuito a Eraclito è comunemente
utilizzato per intendere che niente è permanente e
“tutto scorre”, ma indica un concetto più complesso
e ambiguo
Sebbene lo definisca come uno dei più importanti filosofi del divenire, in
opposizione alla visione “statica” dell’Essere della scuola presocratica di
Elea e del suo più importante esponente Parmenide, la tradizione
filosofica attribuisce a Eraclito un pensiero molto più complesso ed
elaborato rispetto alle sintesi e alle semplificazioni tratte nel corso dei
secoli a partire dal Cratilo di Platone.
Esiste per Eraclito una costante tensione in tutto ciò che esiste,
un’«armonia contrastante» (Diels-Kranz 51), un’unità degli opposti che
permette a tutte le cose di essere ciò che sono e al contempo anche altro
da sé, in un continuo divenire. È per questa ragione che afferma, in un
altro dei suoi frammenti più noti (Diels-Kranz 49): «Negli stessi fiumi
scendiamo e non scendiamo, siamo e non siamo». Ma questi cambiamenti
non tolgono niente alla stabilità delle cose: in un certo senso, ne
costituiscono anzi la premessa. Diversamente non esisterebbe niente in
cui possa verificarsi il cambiamento.
Per Eraclito, in definitiva, è vero che tutto cambia ma – allo stesso tempo e
in un certo senso – è anche vero che le cose permangono. Un fiume è
sempre lo stesso fiume anche se composto da diverse gocce d’acqua.
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