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Entrambe le filosofie si basano sul logos. Ma, mentre per i sofisti i logoi sono uno
strumento di persuasione, Socrate ritiene che attraverso un dialogos si possa
guidare l’interlocutore ad arrivare alla verità. Entrambe le filosofie utilizzano come
tecnica di discussione la dialettica, che in Socrate si specializza in ironia, ma mentre
per i sofisti viene utilizzata per fare eristica, in Socrate è strumento di purificazione
intellettuale, di educazione dei giovani finalizzata alla conoscenza del bene.
Ironia di Socrate
L’ironia consiste nel far credere all’interlocutore arrogante che pensa di sapere ed
attraverso domande riesce a demolire la sua presunzione. Questo atteggiamento
sarcastico, scherzoso metteva in difficoltà la persona che gli sta di fronte e riesce a
fare ammettere la sua ignoranza. Inoltre, Socrate sceglie non scrivere perché vede in
un dialogo scritto, un dialogo morto, secondo lui scrivere vuol dire modificare il
dia-logos perché un testo non può risponderti.
La maieutica
Socrate iniziò la vera e propria ricerca della verità: essa, dunque, esiste ed è già
dentro di noi, ma va tirata fuori attraverso il dialogo. Socrate definiva questo
procedimento con l’espressione “maieutica” («arte di far partorire», «arte
dell’ostetricia»): «La mia arte è in tutto simile a quella delle ostetriche, ma ne
differisce in questo, che essa aiuta a far partorire le anime e non i corpi». In altre
parole, egli affermava di svolgere, nei confronti della verità, lo stesso lavoro che
faceva sua madre quando aiutava le donne a partorire i loro figli: Socrate si sentiva
un ostetrico di anime, che aiutava gli intelletti a partorire il loro autentico punto di
vista sulle cose. In questo senso, la maieutica deve essere considerata, nel dialogo
socratico, come il polo opposto all’ironia: mentre l’ironia serviva a distruggere le
convinzioni false e poco fondate, la maieutica aveva lo scopo costruttivo di portare
alla luce la verità che ogni uomo ha dentro di sé.
Socrate aveva spostato l'oggetto dell'indagine dalla natura all'uomo , egli indagava le
virtù, che non possono essere concepite come oggetti naturali, ma come "oggetti
morali" e sono ad esempio la giustizia, il coraggio, la moderazione... Questi oggetti
da lui indagati venivano presentati come attributi delle azioni umane. Socrate si
pone dunque il problema della conoscenza della vita morale dell'uomo, attraverso
sempre il suo agire.
Ciò che viene definito da Platone l'universale è un insieme di oggetti definito da una
proprietà comune a tutti che definisca la loro appartenenza. Per definirli è quindi
necessario indicare la proprietà, chiamata segno di appartenenza. Socrate,
attraverso delle domande, guida il suo interlocutore a capire che delle definizioni
spesso portano a conclusioni contraddittorie tra loro che non possono essere
accettate (esempio: che cosa è considerato giusto o sbagliato dagli dei dipende,
perché alcuni dei possono avere opinioni differenti). Utilizza quindi il metodo della
dialettica e della riduzione all'impossibile in maniera virtuosa.
Definizione di induttivo
Socrate pone al centro del suo pensiero l'indagine delle virtù. La virtù è universale
rispetto alle sue singole manifestazioni perché esistono tante virtù diverse, tante
forme di agire morale caratterizzate dal loro bene.
Socrate si è posto due domande: domanda sulle singole virtù e domanda sulle virtù
in generale. Quindi non solo si è domandato cosa fossero le singole virtù e si è
opposto al relativismo socratico, ma si è posto anche la domanda sulle virtù nel loro
insieme, se effettivamente avessero una caratteristica comune presente in tutte
esse. La risposta è che ciò che è comune a tutte le virtù è la conoscenza, agisce
dunque bene solo chi conosce. Le virtù sono tante e ciascuna di esse è un universale
perchè intesa come conoscenza dell'universo. Alla domanda che cosa sono le virtù in
generale risponde che coincidono con il sapere. E' una risposta innovativa perchè
tradizionalmente nella società greca si pensava che la virtù scaturisse da
un'appartenenza a una stirpe. A questa concezione si contrappongono Socrate e i
sofisti, che sostengono che le virtù non si possiedono per sangue, ma che siano
insegnabili (concetto di insegnabilità delle virtù) Per i sofisti però, come nel caso di
Protagora, la virtù consiste nel possesso dell'arte retorica, l'arte dei discorsi
persuasivi. Secondo Socrate invece corrisponde all'agire che è accompagnato dal
conoscere e da un retto pensiero. Da qui la definizione socratica secondo cui la virtù
coincide con il sapere, il sapere è insegnabile, perchè la finalità del dialogo socratico
è trovare il vero sapere, che è già nell'animo dell'interlocutore di Socrate. Questa
tesi si chiama intellettualismo etico: virtu'=conoscenza=sapere
L'intellettualismo etico
Dalla concezione socratica della virtù come scienza derivano due paradossi:
- Il primo è l'idea che nessuno pecchi volontariamente, quindi chi fa del male lo fa
perché ignora cosa sia il bene. Con questo Socrate intende dire che nessuno compie
il male consapevolmente, quando agiamo, lo facciamo sempre convinti di star
facendo la cosa giusta, quindi se scambiamo un vizio per un bene, è a causa
dell'ignoranza che ci impedisce di vedere le conseguenze negative delle nostre
azioni.
- Il secondo è che emerge l'idea che sia meglio subire il male che commetterlo,
perché solo chi vive secondo giustizia e virtù può essere felice.
Dato l'eccessivo peso che Socrate attribuisce all'intelletto nelle nostre azioni, è stato
accusato di sottovalutare l'importanza della volontà. Sembra che abbia voluto
ignorare quei casi in cui l'uomo compie il male, pur essendo a conoscenza di cosa sia
il vero bene, per questo il suo è stato considerato un "intellettualismo etico" che dà
troppa importanza alla ragione e poca ai fattori emotivi.
Il demone
La religione di Socrate
Il platonismo e i suoi motivi più tipici possono essere adeguatamente compresi solo
in riferimento alla crisi politico-culturale che la Grecia, e in particolare la città di
Atene, stavano attraversando tra il V e il IV secolo a.C. Dal punto di vista politico, il
tempo di Platone è caratterizzato dal tramonto dell’età d'oro dell'Atene di Pericle.
La sconfitta subita dalla città nella guerra del Peloponneso (404 a.C.), il fallimentare
esperimento aristocratico dei Trenta tiranni (404-403 a.C.) e il deludente ritorno di
una democrazia ben diversa da quella precedente e presto bagnata dal sangue di
Socrate (399 a.C.) sono tutti avvenimenti che concorrono a delineare un vistoso
quadro di decadenza politica e sociale. Un analogo declino caratterizzava l'ambito
culturale, segnato, se si eccettua il caso isolato della riflessione di Democrito,
dall'esasperazione della sofistica e dalla dissoluzione del socratismo nelle varie
scuole minori.
Tutto il sistema filosofico elaborato da Platone si poggia sulla teoria delle idee.
Questa teoria non è argomento di un dialogo preciso, ma è deducibile lungo tutta la
trattazione platonica e rappresenta il prodotto più importante e fecondo della sua
speculazione filosofica. Per Platone esiste una realtà sovrasensibile, chiamata
iperuranio, dove risiedono le idee, entità immutabili e perfette, di cui il mondo in cui
viviamo non è che una copia imperfetta.
Genesi
La genesi è da ricercarsi nel concetto della scienza; Platone ritiene a differenza dei
sofisti che la scienza sia perfetta e Platone cerca di dimostrare quale sia l'oggetto
della scienza e innanzi tutto dice che non possono essere oggetto della scienza le
cose del mondo, apprese dai sensi e quindi mutabili e imperfette. Oggetto della
scienza sono le idee. Esse sono immutabili e perfette e vivono nell'Iperuranio (al di
là del cielo). Le cose sono per Platone imitazioni delle idee e quindi le idee
rappresentano un modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette d
questo mondo. Per Platone esistono due tipi di conoscenza:
1) opinione (doxa)
2) scienza (episteme)
Dualismo platonico
In polemica con il relativismo promosso dai sofisti, Platone individua due gradi di
conoscenza: l’opinione e la scienza. L’opinione è una verità mutevole e imperfetta
perché si basa sulle “cose”, anch’esse mutevoli e imperfette, che noi percepiamo
attraverso i sensi. La scienza invece ha per oggetto le idee e attraverso la ragione
riesce ad elevare l’uomo dal mondo sensibile fino a farlo giungere a una conoscenza
immutabile e perfetta.
Il rapporto tra iperuranio e mondo sensibile, ovvero tra idee e cose, è duplice:
-Le idee rappresentano il criterio di giudizio delle cose, poiché noi per identificare un
determinato oggetto come una sedia, dobbiamo riferirci all’idea di sedia.
- Le idee sono la causa delle cose, ovvero le cose del mondo sensibile sono
imitazioni, seppur imperfette delle idee.
Reminescenza
I) La teoria dei contrari, secondo la quale tutte le cose si generano dal loro contrario.
Vivo e morto sono due contrari, quindi dal vivo si genera il morto e viceversa. Da qui
nasce la teoria della metempsicosi orfica. Completa la prova l’argomento della
reminiscenza (trattato nel Menone).
II) Somiglianza dell’anima con l’essere eterno corporeo in contrasto con la natura
sensitiva del corpo destinata a scomporsi. Ciò che è composto (mondo sensibile) è
destinato a corrompersi dopo la separazione degli elementi che lo costituiscono,
invece, ciò che è semplice non subisce dissoluzione ma resta eternamente uguale a
sé stesso (le idee).
III) La teoria delle idee e spiegazione del rapporto tra idee e cose come
partecipazione. L’anima dà vita al corpo ed è “idea di vita”. “L’idea di vita” è
l’opposto di morte, non è possibile che ciò che è idea di vita possa morire; l’anima è
immortale.
Mito di Er
Er è un soldato morto in battaglia che poi risuscita e racconta ciò che aveva visto
mentre era morto: racconta che la sua anima era stata messa in un prato al cui
centro vi era una Parca(presiedevano al destino dell'uomo dalla nascita alla morte)
che nel grembo aveva i destini di tutti gli uomini che erano con lui sul prato, agli
uomini vengono gettati a caso dei numeri e a seconda del numero che il caso ha
affidato agli uomini, le persone hanno il diritto di scegliersi il destino: il numero uno
ha il diritto di scegliere per primo il suo destino e così via…tuttavia anche l’ultimo
uomo potrà scegliere perché i destini sono superiori alle anime.
Spiegazione: Il fatto che sono le anime a scegliere il loro destino vuol dire che
l’uomo è libero, ed è l'artefice del proprio destino. Il mito di Er è perciò simbolo
della libertà che ha l’uomo di Platone. Infatti il tema principale del mito è
l'immortalità dell'anima e la possibilità che ogni anima ha sceglie il proprio destino
in base all'esperienza che l'anima ha raccolto nelle vite precedenti.
La finalità politica della teoria delle idee
Il Simposio
Tra i vari scritti di Platone giunti sino a noi, il Simposio è quello che meglio descrive
la concezione platonica dell’amore, come desiderio di bellezza e di sapienza. Platone
descrive Éros, l’amore personificato, come una creatura che oscilla tra la Povertà e
l’Abbondanza, che non possiede la bellezza ma aspira a raggiungerla.
- amore per la bellezza corporea nella sua totalità, quando ci si accorge che essa è
presente in più corpi;
- amore per la bellezza in sé, che è fonte di ogni altra bellezza e corrisponde alla
filosofia.
Amore platonico
Platone Vs retorica
La bellezza fa da mediatrice tra l'anima caduta e il mondo delle idee, e al suo appello
l'uomo risponde con l'amore. È vero che l'amore può anche rimanere attaccato alla
bellezza corporea e pretendere di godere solo di questa; ma quando viene avvertito
realizzato nella sua autentica natura, allora si fa guida dell'anima verso il mondo e
dell'essere vero. In questo caso non è più soltanto desiderio, impulso, delirio: i suoi
caratteri passionali non vengono meno, ma sono subordinati alla ricerca rigorosa e
lucida dell'essere in sé, dell'idea.
Lo stato ideale
Il legame della filosofia politica con la teoria delle idee emerge nella Repubblica.
Platone edifica la sua filosofia come filosofia politica; la natura della giustizia è intesa
come la virtù per eccellenza, in quanto virtù politica. Platone, infatti è fedele agli
ideali della polis classica ed è convinto che l’uomo si realizzi come tale non in quanto
singolo individuo privato ma in quanto cittadino. Lo stato Platonico non ha nulla a
che vedere con lo stato di fatto ma piuttosto con un modello idealizzato.
Comunismo platonico
La classe dei lavoratori non ha diritti politici mentre i governanti non possono
disporre di proprietà e devono condividere i propri beni. Affinché le tre classi non
divengano caste chiuse, i fanciulli vengono sottratti in giovane età alle famiglie e
allevati tutti allo stesso modo dallo stato. I più adatti saranno poi scelti per
governare indipendentemente dalla loro origine. Le femmine avranno gli stessi
diritti dei maschi e la stessa educazione. La poesia imitativa e la tragedia saranno
bandite. Lo stato non dovrà essere troppo vasto e non dovrà avere differenze
eccessive di ricchezza e povertà.
Per determinare le tappe e i modi specifici del conoscere dobbiamo fare riferimento
alla Repubblica, dove Platone afferma che la conoscenza è proporzionale all'essere e
che esiste una realtà intermediaria fra essere e non essere, cioè il sensibile, che è un
misto di essere e non essere, perchè soggetto a divenire, allora Platone conclude
che di questo intermedio c'è una conoscenza intermediaria fra scienza e ignoranza e
che si chiama opinione (doxa), che può essere vera, ma non può mai avere in sé la
garanzia della propria correttezza. Per verificare l'opinione occorrerebbe legarla con
il "ragionamento casuale", cioè fissarla con la conoscenza, ma allora essa cesserebbe
di essere opinione e diverrebbe scienza. Platone poi specifica che sia l'opinione
(doxa) sia la scienza hanno due gradi: l'opinione si divide in immaginazione e in
credenza, invece la scienza in conoscenza mediana e pura intellezione.
L'immaginazione e la credenza corrispondono a due gradi del sensibile, invece la
conoscenza mediana e l'intellezione a due gradi dell'intellegibile.
I gradi dell’educazione
Platone basa l’edificio del suo sistema educativo sulla ricerca della verità e del bene.
L’uomo di stato deve possedere la scienza vera che si consegue attraverso la ricerca
razionale. Lo stato nel fare nascere i bambini faceva accoppiare una donna e un
uomo per creare esseri di una stessa specie e sempre migliore.
Una volta nati questi bambini venivano tolti dalla famiglia e i genitori non potevano
e non dovevano riconoscerli, così venivano affidati a dei “genitori” adottivi che si
prendevano cura di questi bambini facendoli crescere, giocare, studiare tutti
insieme. L’educazione elementare inizia a 7 anni, sia per i maschi che per le
femmine, che frequentano corsi separati. Loro studiavano la matematica volta alla
stimolazione della capacità di logica e di memoria. La ginnastica per addestrare fin
da piccoli i giovani che un giorno diventeranno guerrieri e la musica che in caso di
guerra li accompagnava; tutto questo fino ai 18 anni. Per Platone, tutte queste
materie insieme alla geometria, astronomia e aritmetica hanno il compito, di
selezionare gli studenti migliori, quelli che saranno avviati a studiare filosofia per
governare la città. Superata la maggiore età il giovane viene avviato al servizio
militare per due anni.
Mito della caverna