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SOCRATE

Il rapporto con i sofisti

La filosofia di Socrate si sviluppa contemporaneamente al movimento dei sofisti, con


il quale Socrate era in contatto e condivideva l’interesse per l’educazione dei
giovani. Comune era anche l’intenzione di spostare la ricerca filosofica dall’ambito
cosmologico a quello antropologico.

Entrambe le filosofie si basano sul logos. Ma, mentre per i sofisti i logoi sono uno
strumento di persuasione, Socrate ritiene che attraverso un dialogos si possa
guidare l’interlocutore ad arrivare alla verità. Entrambe le filosofie utilizzano come
tecnica di discussione la dialettica, che in Socrate si specializza in ironia, ma mentre
per i sofisti viene utilizzata per fare eristica, in Socrate è strumento di purificazione
intellettuale, di educazione dei giovani finalizzata alla conoscenza del bene.

Il "So di non sapere"

Socrate, si mette nei confronti dell’interlocutore nell’atteggiamento di chi non sa e


di chi ha tutto da imparare e afferma che l’unico sapiente è Dio. E' un' aspra critica
rivolta contro i sofisti, che presumevano di sapere, di essere dei filosofi e detentori
di cultura e sapienza, ma che in realtà non avevano colto il vero valore della filosofia.
L’aneddoto racconta che un oracolo di Delfi disse a un amico di Socrate che egli era
l’uomo più sapiente. Al che Socrate, stupito da tale affermazione, andò a “cercare”
la verità dagli uomini che erano considerati i più sapienti dell’epoca. Trovava però
nella loro verità delle forti lacune, che smontavano il ragionamento. Tutti infatti
erano convinti di "sapere anche se non sapevano" così Socrate ne deduce che per
l'oracolo lui è l’uomo più sapiente proprio perché sa di non sapere, ovvero non ha
convinzioni che si frappongono tra lui e la verità.

Ironia di Socrate

L’ironia consiste nel far credere all’interlocutore arrogante che pensa di sapere ed
attraverso domande riesce a demolire la sua presunzione. Questo atteggiamento
sarcastico, scherzoso metteva in difficoltà la persona che gli sta di fronte e riesce a
fare ammettere la sua ignoranza. Inoltre, Socrate sceglie non scrivere perché vede in
un dialogo scritto, un dialogo morto, secondo lui scrivere vuol dire modificare il
dia-logos perché un testo non può risponderti.
La maieutica

Socrate iniziò la vera e propria ricerca della verità: essa, dunque, esiste ed è già
dentro di noi, ma va tirata fuori attraverso il dialogo. Socrate definiva questo
procedimento con l’espressione “maieutica” («arte di far partorire», «arte
dell’ostetricia»): «La mia arte è in tutto simile a quella delle ostetriche, ma ne
differisce in questo, che essa aiuta a far partorire le anime e non i corpi». In altre
parole, egli affermava di svolgere, nei confronti della verità, lo stesso lavoro che
faceva sua madre quando aiutava le donne a partorire i loro figli: Socrate si sentiva
un ostetrico di anime, che aiutava gli intelletti a partorire il loro autentico punto di
vista sulle cose. In questo senso, la maieutica deve essere considerata, nel dialogo
socratico, come il polo opposto all’ironia: mentre l’ironia serviva a distruggere le
convinzioni false e poco fondate, la maieutica aveva lo scopo costruttivo di portare
alla luce la verità che ogni uomo ha dentro di sé.

La ricerca della definizione

Socrate aveva spostato l'oggetto dell'indagine dalla natura all'uomo , egli indagava le
virtù, che non possono essere concepite come oggetti naturali, ma come "oggetti
morali" e sono ad esempio la giustizia, il coraggio, la moderazione... Questi oggetti
da lui indagati venivano presentati come attributi delle azioni umane. Socrate si
pone dunque il problema della conoscenza della vita morale dell'uomo, attraverso
sempre il suo agire.

Ciò che viene definito da Platone l'universale è un insieme di oggetti definito da una
proprietà comune a tutti che definisca la loro appartenenza. Per definirli è quindi
necessario indicare la proprietà, chiamata segno di appartenenza. Socrate,
attraverso delle domande, guida il suo interlocutore a capire che delle definizioni
spesso portano a conclusioni contraddittorie tra loro che non possono essere
accettate (esempio: che cosa è considerato giusto o sbagliato dagli dei dipende,
perché alcuni dei possono avere opinioni differenti). Utilizza quindi il metodo della
dialettica e della riduzione all'impossibile in maniera virtuosa.
Definizione di induttivo

Si dice Induzione un tipo di ragionamento che dall'esame di un certo numero di casi


o di affermazioni particolari risale a un'affermazione generale, o universale, proprio
quest'ultima, per Aristotele, è la definizione cercata da Socrate, ovvero ciò che
esprime il concetto di una certa cosa. Ad esempio, dopo aver constatato che
"giusto" è chi segue questa, quella e quell'altra legge, si può risalire al concetto di
"giustizia", ovvero alla definizione di quest'ultima come rispetto delle leggi in
generale.

L'identificazione di virtù e sapere

Socrate pone al centro del suo pensiero l'indagine delle virtù. La virtù è universale
rispetto alle sue singole manifestazioni perché esistono tante virtù diverse, tante
forme di agire morale caratterizzate dal loro bene.

Socrate si è posto due domande: domanda sulle singole virtù e domanda sulle virtù
in generale. Quindi non solo si è domandato cosa fossero le singole virtù e si è
opposto al relativismo socratico, ma si è posto anche la domanda sulle virtù nel loro
insieme, se effettivamente avessero una caratteristica comune presente in tutte
esse. La risposta è che ciò che è comune a tutte le virtù è la conoscenza, agisce
dunque bene solo chi conosce. Le virtù sono tante e ciascuna di esse è un universale
perchè intesa come conoscenza dell'universo. Alla domanda che cosa sono le virtù in
generale risponde che coincidono con il sapere. E' una risposta innovativa perchè
tradizionalmente nella società greca si pensava che la virtù scaturisse da
un'appartenenza a una stirpe. A questa concezione si contrappongono Socrate e i
sofisti, che sostengono che le virtù non si possiedono per sangue, ma che siano
insegnabili (concetto di insegnabilità delle virtù) Per i sofisti però, come nel caso di
Protagora, la virtù consiste nel possesso dell'arte retorica, l'arte dei discorsi
persuasivi. Secondo Socrate invece corrisponde all'agire che è accompagnato dal
conoscere e da un retto pensiero. Da qui la definizione socratica secondo cui la virtù
coincide con il sapere, il sapere è insegnabile, perchè la finalità del dialogo socratico
è trovare il vero sapere, che è già nell'animo dell'interlocutore di Socrate. Questa
tesi si chiama intellettualismo etico: virtu'=conoscenza=sapere
L'intellettualismo etico

È la dottrina secondo cui la virtù coincide con il conoscere e il sapere, e veramente


virtuoso è colui che agisce conoscendo, quindi con cognizione di causa. La virtù è
una qualità dell'agire, non del conoscere. La conseguenza dell'intellettualismo è
quindi per Socrate che solo chi veramente sa può agire bene. Se qualcuno non
agisce bene vuol dire che non sa. Colui che conosce agisce sempre secondo il bene.
Su un piano etico sostiene quindi che noi non siamo effettivamente responsabili del
male etico che compiamo, se infatti sapessimo qual è il bene che corrisponde a
quell'agire lo seguiremmo. Per semplificare la riflessione socratica sulla
responsabilità umana, nell' Apologia egli prima di introdurre il suo discorso
giustificatorio, dice ai giudici che lui vuole difendersi perchè intende evitare che essi
facciano del male a loro stessi non sapendo e non potendo quindi agire bene.

Paradossi dell’etica socratica

Dalla concezione socratica della virtù come scienza derivano due paradossi:

- Il primo è l'idea che nessuno pecchi volontariamente, quindi chi fa del male lo fa
perché ignora cosa sia il bene. Con questo Socrate intende dire che nessuno compie
il male consapevolmente, quando agiamo, lo facciamo sempre convinti di star
facendo la cosa giusta, quindi se scambiamo un vizio per un bene, è a causa
dell'ignoranza che ci impedisce di vedere le conseguenze negative delle nostre
azioni.

- Il secondo è che emerge l'idea che sia meglio subire il male che commetterlo,
perché solo chi vive secondo giustizia e virtù può essere felice.

Dato l'eccessivo peso che Socrate attribuisce all'intelletto nelle nostre azioni, è stato
accusato di sottovalutare l'importanza della volontà. Sembra che abbia voluto
ignorare quei casi in cui l'uomo compie il male, pur essendo a conoscenza di cosa sia
il vero bene, per questo il suo è stato considerato un "intellettualismo etico" che dà
troppa importanza alla ragione e poca ai fattori emotivi.
Il demone

È interpretato come voce della coscienza, è il sentimento di ciò che trascende


l'uomo, è la guida trascendente e divina della condotta umana. E' un concetto
religioso. Il demone di Socrate può essere considerato la personificazione dell'anima
individuale. È la dottrina della purificazione dell'anima (prigioniera del corpo) ma
allo stesso tempo è sede della vita intellettuale dell'uomo. Portano all'idea
dell'immortalità dell'anima. Ammette gli dei solo perché ammette una divinità
superiore, della quale gli dei sono la manifestazione. L'intelligenza umana mostra
che tutto non può essere opera del caos ma di una mente ordinatrice. La divinità
socratica è custode del destino degli uomini.

La religione di Socrate

La religiosità di Socrate era molto razionale ed egli tendeva ad avere un


atteggiamento critico nei confronti di alcuni discorsi sul divino presenti nella cultura
greca. Non dava ascolto ai discorsi che facevano apparire gli dei come dominati da
passioni umane, che gli facevano compiere azioni non nobili come quelle umane.
Quando parlava degli dei non simulava, nonostante ciò il suo discorso poteva
risultare strano.

Il processo e la morte di Socrate


Socrate fu processato nel 399 a.C. sotto l’accusa di empietà, di ateismo e corruzione
dei giovani. Pena richiesta dall’accusa: la morte. In realtà, a Socrate sarebbe bastato
difendersi o abiurare le sue idee per salvarsi e pagare una multa o andare in esilio.
Sarebbe anche potuto fuggire con l’aiuto degli amici e dei discepoli. Ma fuggire
avrebbe significato perdere la dignità di cittadino e sottrarsi a quella vita virtuosa a
cui indirizzava i suoi discepoli, e quindi sottrarsi alla sua missione di educatore. Chi si
sottrae dalla legge compie un’ingiustizia, perché rinnega le proprie radici e rinnega il
patto razionale di concordia che lo rende un cittadino. Socrate diventa il simbolo
stesso dell’autarkeia filosofica: porta costantemente in sé stesso la sapienza e la
virtù, e pur di allontanarsi da un gesto vile come sarebbe la ritrattazione delle
proprie tesi ed dell’intenzione di educare i giovani alla virtù, decide di morire. Per
questo Socrate accetta la condanna e anzi trasforma la sua difesa in un feroce
attacco alla classe politica democratica di Atene, narratoci nell’Apologia di Socrate di
Platone. Sempre attraverso Platone conosciamo la morte del filosofo, tramite
avvelenamento con della cicuta; e le sue ultime parole sono serene e consolatori:
l’uomo giusto non ha nulla da temere dalla morte.
Platone

Il platonismo e i suoi motivi più tipici possono essere adeguatamente compresi solo
in riferimento alla crisi politico-culturale che la Grecia, e in particolare la città di
Atene, stavano attraversando tra il V e il IV secolo a.C. Dal punto di vista politico, il
tempo di Platone è caratterizzato dal tramonto dell’età d'oro dell'Atene di Pericle.
La sconfitta subita dalla città nella guerra del Peloponneso (404 a.C.), il fallimentare
esperimento aristocratico dei Trenta tiranni (404-403 a.C.) e il deludente ritorno di
una democrazia ben diversa da quella precedente e presto bagnata dal sangue di
Socrate (399 a.C.) sono tutti avvenimenti che concorrono a delineare un vistoso
quadro di decadenza politica e sociale. Un analogo declino caratterizzava l'ambito
culturale, segnato, se si eccettua il caso isolato della riflessione di Democrito,
dall'esasperazione della sofistica e dalla dissoluzione del socratismo nelle varie
scuole minori.

La teoria delle idee

Tutto il sistema filosofico elaborato da Platone si poggia sulla teoria delle idee.
Questa teoria non è argomento di un dialogo preciso, ma è deducibile lungo tutta la
trattazione platonica e rappresenta il prodotto più importante e fecondo della sua
speculazione filosofica. Per Platone esiste una realtà sovrasensibile, chiamata
iperuranio, dove risiedono le idee, entità immutabili e perfette, di cui il mondo in cui
viviamo non è che una copia imperfetta.

Genesi

La genesi è da ricercarsi nel concetto della scienza; Platone ritiene a differenza dei
sofisti che la scienza sia perfetta e Platone cerca di dimostrare quale sia l'oggetto
della scienza e innanzi tutto dice che non possono essere oggetto della scienza le
cose del mondo, apprese dai sensi e quindi mutabili e imperfette. Oggetto della
scienza sono le idee. Esse sono immutabili e perfette e vivono nell'Iperuranio (al di
là del cielo). Le cose sono per Platone imitazioni delle idee e quindi le idee
rappresentano un modello unico e perfetto delle cose molteplici e imperfette d
questo mondo. Per Platone esistono due tipi di conoscenza:

1) opinione (doxa)

2) scienza (episteme)
Dualismo platonico

In polemica con il relativismo promosso dai sofisti, Platone individua due gradi di
conoscenza: l’opinione e la scienza. L’opinione è una verità mutevole e imperfetta
perché si basa sulle “cose”, anch’esse mutevoli e imperfette, che noi percepiamo
attraverso i sensi. La scienza invece ha per oggetto le idee e attraverso la ragione
riesce ad elevare l’uomo dal mondo sensibile fino a farlo giungere a una conoscenza
immutabile e perfetta.

Il rapporto tra iperuranio e mondo sensibile, ovvero tra idee e cose, è duplice:

-Le idee rappresentano il criterio di giudizio delle cose, poiché noi per identificare un
determinato oggetto come una sedia, dobbiamo riferirci all’idea di sedia.

- Le idee sono la causa delle cose, ovvero le cose del mondo sensibile sono
imitazioni, seppur imperfette delle idee.

Platone individua diverse tipologie di idee:

- Le idee-valori, che corrispondono ai principi estetici e etici supremi, come ad


esempio il Bene, la Bellezza, la Giustizia

- Le idee matematiche, che invece fanno riferimento ai principi della geometria e


dell’aritmetica come ad esempio l’idea di uguaglianza, i numeri, le forme
geometriche.

- le idee di cose naturali, come l’idea dell’uomo;

- le idee di cose artificiali, come l’idea di letto.

Reminescenza

Secondo Platone: “conoscere è ricordare”. Infatti il filosofo, attraverso la dottrina


della reminescenza, sostiene che la nostra anima (che è immortale), prima di
calarsi nel corpo è vissuta nell’iperuranio e, tra una vita e l’altra, ha avuto modo di
accrescere la sua sapienza. Una volta incarnatasi, però, l’anima dimentica quasi
completamente ciò che ha visto e conserva solo un pallido ricordo.
Tre prove dell’immortalità dell’anima:

I) La teoria dei contrari, secondo la quale tutte le cose si generano dal loro contrario.
Vivo e morto sono due contrari, quindi dal vivo si genera il morto e viceversa. Da qui
nasce la teoria della metempsicosi orfica. Completa la prova l’argomento della
reminiscenza (trattato nel Menone).

II) Somiglianza dell’anima con l’essere eterno corporeo in contrasto con la natura
sensitiva del corpo destinata a scomporsi. Ciò che è composto (mondo sensibile) è
destinato a corrompersi dopo la separazione degli elementi che lo costituiscono,
invece, ciò che è semplice non subisce dissoluzione ma resta eternamente uguale a
sé stesso (le idee).

III) La teoria delle idee e spiegazione del rapporto tra idee e cose come
partecipazione. L’anima dà vita al corpo ed è “idea di vita”. “L’idea di vita” è
l’opposto di morte, non è possibile che ciò che è idea di vita possa morire; l’anima è
immortale.

Mito di Er
Er è un soldato morto in battaglia che poi risuscita e racconta ciò che aveva visto
mentre era morto: racconta che la sua anima era stata messa in un prato al cui
centro vi era una Parca(presiedevano al destino dell'uomo dalla nascita alla morte)
che nel grembo aveva i destini di tutti gli uomini che erano con lui sul prato, agli
uomini vengono gettati a caso dei numeri e a seconda del numero che il caso ha
affidato agli uomini, le persone hanno il diritto di scegliersi il destino: il numero uno
ha il diritto di scegliere per primo il suo destino e così via…tuttavia anche l’ultimo
uomo potrà scegliere perché i destini sono superiori alle anime.

Spiegazione: Il fatto che sono le anime a scegliere il loro destino vuol dire che
l’uomo è libero, ed è l'artefice del proprio destino. Il mito di Er è perciò simbolo
della libertà che ha l’uomo di Platone. Infatti il tema principale del mito è
l'immortalità dell'anima e la possibilità che ogni anima ha sceglie il proprio destino
in base all'esperienza che l'anima ha raccolto nelle vite precedenti.
La finalità politica della teoria delle idee

La Filosofia platonica ha una finalità prettamente politica, è infatti necessario che


questa dia delle risposte che permettano ai cittadini di uscire dal caos di opinioni ed
idee nel quale il relativismo conoscitivo li aveva inevitabilmente indotti. Avendo la
filosofia una finalità politica, nello stato ideale, secondo Platone, dovrebbe
regnare un re filosofo; questo dovrebbe infatti utilizzare tutte le conoscenze che ha
potuto acquisire per la fondazione di una comunità giusta e felice. Platone vive però
la filosofia come una ricerca inesauribile e mai conclusa, ossia come un infinito
sforzo verso una verità che l'uomo non possiede mai totalmente.

Dottrina dell’amore e della bellezza

Il sapere stabilisce tra l'uomo e le idee un rapporto che non è puramente


intellettuale perchè impegna la totalità dell'uomo e la volontà; tale rapporto è l'eros,
concetto espresso nel convito e nel Fedro. Nel primo considera l'oggetto dell'amore,
cioè la bellezza e i suoi gradi, nel secondo considera l'amore nella sua soggettività
come aspirazione verso la bellezza ed elevazione progressiva dell'anima al mondo
delle idee al quale la bellezza appartiene.

Il Simposio

Tra i vari scritti di Platone giunti sino a noi, il Simposio è quello che meglio descrive
la concezione platonica dell’amore, come desiderio di bellezza e di sapienza. Platone
descrive Éros, l’amore personificato, come una creatura che oscilla tra la Povertà e
l’Abbondanza, che non possiede la bellezza ma aspira a raggiungerla.

In questo percorso di raggiungimento, si incontrano vari gradi dell’amore:

- amore per la bellezza di un singolo corpo, che si giudica bello;

- amore per la bellezza corporea nella sua totalità, quando ci si accorge che essa è
presente in più corpi;

- amore per la bellezza dell’anima;

- amore per la bellezza delle istituzioni e delle leggi;

- amore per la bellezza delle scienze;

- amore per la bellezza in sé, che è fonte di ogni altra bellezza e corrisponde alla
filosofia.
Amore platonico

Platone ha una visione trascendentale dell'amore, il quale spinge l'anima ad elevarsi


dalla bellezza sensibile a quella ideale. Quindi l'amore di Platone è un amore
spirituale. Esso viene descritto nel Simposio come perenne desiderio di
ricongiungersi all'altro per ricomporre l'unità perduta. Per platone l’amore è il
desiderio di qualcosa che non si può avere (platonico).

Le tre parti dell’anima: concupiscibile, razionale e volitiva:

L’anima, in quanto sorgente di vita e di movimento per il corpo, ha la funzione di


assicurare la continuità e la perennità del divenire. L’anima sembra essere una
trinità di funzioni: conoscenza, sentimento e volontà. L’anima non si limita a
conoscere ma è il corpo a desiderarlo; una parte dell’anima irrazionale vuole legarsi
con gli elementi corporei e a goderne. È la parte concupiscibile che si oppone e lotta
con la parte razionale che si sforza di dominarla e di indirizzarla verso scopi razionali.
Tra il conoscere e il desiderare sta la parte irascibile che è neutrale e può allearsi con
l’una o con l’altra parte.

Mito del Fedro(auriga e cavalli alati):

Tripartizione e immortalità dell’anima sono riaffermate nel Fedro. L’anima qui è


paragonata ad una Biga guidata da un auriga trainata da due cavalli alati. L’auriga
rappresenta la parte razionale, il cavallo bianco la parte irascibile e quello nero la
parte concupiscibile. Non solo gli uomini hanno un’anima ma anche gli dei e gli
esseri intermedi. Così l’anima diventa fattore cosmico ed elemento mediatore tra i
due mondi. L’anima incapace di mantenere il contatto con l’iperuranio cade nel
corpo(a causa del prevalere delle tendenze concupiscibili) dove è racchiusa come in
una prigione. Ciononostante l’anima mantiene una capacità limitata di volare grazie
alla conoscenza.

Platone Vs retorica

Platone critica la retorica poiché essa crea un’imitazione di un’imitazione così la


retorica pretende di persuadere e di convincere tutti su tutto senza avere alcuna
vera “conoscenza”. In realtà la vera arte della comunicazione, per Platone, è quella
che si basa sulla piena conoscenza della verità e delle persone.
Amore e dialettica

La bellezza fa da mediatrice tra l'anima caduta e il mondo delle idee, e al suo appello
l'uomo risponde con l'amore. È vero che l'amore può anche rimanere attaccato alla
bellezza corporea e pretendere di godere solo di questa; ma quando viene avvertito
realizzato nella sua autentica natura, allora si fa guida dell'anima verso il mondo e
dell'essere vero. In questo caso non è più soltanto desiderio, impulso, delirio: i suoi
caratteri passionali non vengono meno, ma sono subordinati alla ricerca rigorosa e
lucida dell'essere in sé, dell'idea.

L'éros diventa allora procedimento razionale, "dialettica”, la quale è nello stesso


tempo ricerca dell'essere in sé e unione amorosa delle anime nell'apprendere e
nell'insegna re. E quindi psicagogia, guida dell'anima, con la mediazione della
bellezza, verso il suo autentico destino.

Lo stato ideale

Per Platone ciascun gruppo sociale coopera al benessere collettivo ricevendo in


cambio ciò che gli manca. 3 sono le funzioni della città: attività economica, difesa e
governo. Poiché gli uomini sono diversi e ognuno ottiene i risultati migliori nelle
attività per le quali è dotato, le tre funzioni vengono attribuite a gruppi distinti. La
segmentazione sociale s’identifica con la tripartizione dell’anima umana in razionale,
irascibile e concupiscibile. Il compito di lavorare per produrre è affidato ai cittadini
nella cui psicologia prevale la parte irascibile, quello di difendere è affidato ai
cittadini dall’animo generoso e dalle passioni vigorose, il compito di governare è
affidato a chi conosce il bene e la giustizia e nei quali prevale la parte razionale (i
filosofi).
Giustizia

Platone interpetra la condizione umana come ‘’salute’’ e ‘’malattia’’ dell’anima. La


bellezza e la salute dell’anima consistono nell’armonia delle forze che la
compongono. L’armonia è definibile sia come ordine gerarchico (l’elemento
razionale prevale sulle parti istintive dell’anima),sia come equilibrio funzionale, in
cui ogni parte svolge il suo compito. Nella Repubblica, l’anima sana è paragonata alla
città ben amministrata in cui tutto funziona a dovere.

Il legame della filosofia politica con la teoria delle idee emerge nella Repubblica.
Platone edifica la sua filosofia come filosofia politica; la natura della giustizia è intesa
come la virtù per eccellenza, in quanto virtù politica. Platone, infatti è fedele agli
ideali della polis classica ed è convinto che l’uomo si realizzi come tale non in quanto
singolo individuo privato ma in quanto cittadino. Lo stato Platonico non ha nulla a
che vedere con lo stato di fatto ma piuttosto con un modello idealizzato.

Comunismo platonico

La classe dei lavoratori non ha diritti politici mentre i governanti non possono
disporre di proprietà e devono condividere i propri beni. Affinché le tre classi non
divengano caste chiuse, i fanciulli vengono sottratti in giovane età alle famiglie e
allevati tutti allo stesso modo dallo stato. I più adatti saranno poi scelti per
governare indipendentemente dalla loro origine. Le femmine avranno gli stessi
diritti dei maschi e la stessa educazione. La poesia imitativa e la tragedia saranno
bandite. Lo stato non dovrà essere troppo vasto e non dovrà avere differenze
eccessive di ricchezza e povertà.

Degenerazione dello stato

Le costituzioni storiche vengono suddivise in quattro classi corrispondenti al tipo


psicologico in esse dominante: la Timocrazia dove prevale l’ambizione e la ricerca
degli onori; l’Oligarchia dove prevale l’amore per il denaro e fondata sul censo; la
Democrazia generata dalla rivolta dei poveri contro i ricchi, dove prevale la libertà
più sfrenata; la Tirannide la peggiore forma di stato dove il potere è nelle mani del
singolo.
I gradi della conoscenza

Per determinare le tappe e i modi specifici del conoscere dobbiamo fare riferimento
alla Repubblica, dove Platone afferma che la conoscenza è proporzionale all'essere e
che esiste una realtà intermediaria fra essere e non essere, cioè il sensibile, che è un
misto di essere e non essere, perchè soggetto a divenire, allora Platone conclude
che di questo intermedio c'è una conoscenza intermediaria fra scienza e ignoranza e
che si chiama opinione (doxa), che può essere vera, ma non può mai avere in sé la
garanzia della propria correttezza. Per verificare l'opinione occorrerebbe legarla con
il "ragionamento casuale", cioè fissarla con la conoscenza, ma allora essa cesserebbe
di essere opinione e diverrebbe scienza. Platone poi specifica che sia l'opinione
(doxa) sia la scienza hanno due gradi: l'opinione si divide in immaginazione e in
credenza, invece la scienza in conoscenza mediana e pura intellezione.
L'immaginazione e la credenza corrispondono a due gradi del sensibile, invece la
conoscenza mediana e l'intellezione a due gradi dell'intellegibile.

I gradi dell’educazione

Platone basa l’edificio del suo sistema educativo sulla ricerca della verità e del bene.
L’uomo di stato deve possedere la scienza vera che si consegue attraverso la ricerca
razionale. Lo stato nel fare nascere i bambini faceva accoppiare una donna e un
uomo per creare esseri di una stessa specie e sempre migliore.

Una volta nati questi bambini venivano tolti dalla famiglia e i genitori non potevano
e non dovevano riconoscerli, così venivano affidati a dei “genitori” adottivi che si
prendevano cura di questi bambini facendoli crescere, giocare, studiare tutti
insieme. L’educazione elementare inizia a 7 anni, sia per i maschi che per le
femmine, che frequentano corsi separati. Loro studiavano la matematica volta alla
stimolazione della capacità di logica e di memoria. La ginnastica per addestrare fin
da piccoli i giovani che un giorno diventeranno guerrieri e la musica che in caso di
guerra li accompagnava; tutto questo fino ai 18 anni. Per Platone, tutte queste
materie insieme alla geometria, astronomia e aritmetica hanno il compito, di
selezionare gli studenti migliori, quelli che saranno avviati a studiare filosofia per
governare la città. Superata la maggiore età il giovane viene avviato al servizio
militare per due anni.
Mito della caverna

La caverna è immagine del corpo che imprigiona l’anima impedendole di accedere al


“vero” mondo (quello delle idee). La situazione dello schivo in caverna è quella
dell’uomo che è immerso nella doxa (conoscenza sensibile),ignora l’idea delle cose
perché ne percepisce solo l’apparenza. Lo schiavo che si libera e fugge rappresenta
l’anima che si libera dal vincolo corporeo attraverso la conoscenza. Le cose del
mondo esterno rappresentano le idee mentre gli oggetti della caverna le loro copie.
Il sole, infine, è il simbolo dell’idea del bene, l’idea suprema che per Platone ogni
conoscenza ha significato in ordine al raggiungimento del bene.

Il mito del demiurgo


Il mito del Demiurgo è raccontato da Platone nel Timeo. Il Demiurgo è l’artefice del
mondo, che lo crea a causa della sua bontà e, conseguentemente, non può essere
causa di nessun male. Essendo un’attività, quella del Demiurgo non può essere una
creazione dal nulla, ma prevede un modello da seguire per dare forma ai materiali
del mondo. Questo modello, per il Demiurgo, è il mondo delle idee, di cui la
dimensione sensibile è quindi una copia imperfetta. La realtà creata dal Demiurgo è
eterna, dove per eternità intendiamo non l’assenza di tempo ma una durata senza
fine, in quanto il tempo stesso è stato prodotto dal demiurgo. All’attività del
Demiurgo si associa poi un’esplicita attività provvidenziale, esplicitata nel mondo
attraverso le divinità da lui create.
La visione matematica delle cose
La novità più rilevante del Timeo consiste pero nell'avvicinamento al pitagorismo. La
struttura del cosmo plasmato dal demiurgo risulta infatti esplicitamente di tipo
matematico: le cose sono ridotte ai quattro elementi empedoclei (terra, acqua, aria
e fuoco), che a loro volta vengono ridotti a poche figure geometriche essenziali, le
quali sono ulteriormente ridotte a numeri. Di conseguenza, il platonismo del Timeo
giunge a interpretare i numeri come schemi strutturali delle cose e a fare della
matematica la sintassi del mondo, cioè il codice di interpretazione di tutto ciò che
esiste. La nuova prospettiva con cui Platone si accosta al mondo naturale non
implica pero un avvicinamento alle ricerche dei precedenti filosofi della natura. Anzi
questi ultimi Democrito in particolare, vengono combattuti proprio in ciò che per noi
moderni hanno di più scientifico, cioè nel loro tentativo di spiegare la realtà in
termini naturalistici e meccanicistici. Infatti, pur non negando le cause meccaniche,
Platone le subordina totalmente alle cause finali, elaborando un proprio modello di
spiegazione della natura basato sulle nozioni di "scopo" e di "bene”.
Il simposio nell’Antica Grecia
Il simposio è il momento in cui i convitati, riuniti a banchetto, bevono vino, cantano,
scherzano, discutono di qualsiasi argomento, anche se il tema privilegiato è l’amore,
seguito dalle opinioni politiche. Era allietato da giovani che cantavano,
accompagnando le loro elegie con il suono del flauto.
Il simposio aveva un forte carattere discriminatorio: infatti erano ammessi soltanto
gli uomini, e per di più soltanto quelli di alto rango sociale. I membri di questo
gruppo ristretto hanno un legame solidissimo tra di loro, e sono i protagonisti della
nuova realtà sociale delle eterie, piccoli gruppi di persone che appunto condividono
le stesse ideologie, le stesse simpatie e gli stessi valori. Proprio per questo motivo
sorgono numerose eterie nell’età arcaica, in particolare nei momenti di guerre civili,
quando c’erano scontri tra fazioni opposte che richiedevano alleanze e comunque la
necessità di condividere le proprie opinioni con i propri sostenitori. Finite le guerre
civili e politiche, l’abitudine del simposio rimane, ma assume il carattere di riunione
fra amici, pur mantenendo quel minimo di opinionismo politico. Di forte importanza
all’interno del simposio era sicuramente il vino, in quanto era la bevanda
principalmente servita, e permetteva numerosi e allegri brindisi.
Sintesi del Simposio e significato dei personaggi
Il convivio era stato organizzato da Agatone per festeggiare la vittoria da lui
conseguita al concorso tragico delle Grandi Dionisie. Questa occasione riunisce
alcuni amici del poeta che sono espressione delle varie forme artistico-culturali in
voga nell'Atene del V sec. a.C. I personaggi in questione sono stati anche
interpretati come delle maschere che esprimono non solo singole individualità ma
correnti di pensiero dell' epoca di Socrate e di Platone. Essi sono: Fedro (simbolo di
quel tipo di uomini che sanno provocare discorsi piuttosto che farne di propri),
Pausania (maschera del retore politico, si avvale nel suo discorso di una retorica di
tipo isocratico), Erissimaco (rappresentante dell'ordine dei medici greci, ispirato ai
filosofi naturalistici), Aristofane (simbolo della commedia greca), Agatone (icona
della tragedia), Socrate (incarnazione del filosofo greco, non parla in prima persona,
ma assume la maschera della sacerdotessa Diotima, a cui affida l'esposizione del
proprio pensiero); ed infine Alcibiade (emblema del giovane dotato, ma incapace di
cogliere fino in fondo il senso e le finalità del discorso di Socrate). Durante il
banchetto i partecipanti decidono di pronunciare a turno un elogio in onore del
dio Eros. Si susseguono così una serie di encomi circa le qualità e le caratteristiche di
Amore che culminano nel discorso di Socrate; la sua peculiarità è mostrare non
tanto pregi e difetti, quanto la natura intrinseca di Eros arrivando ad una vera e
propria confutazione di ciò che aveva detto in precedenza il poeta Agatone.
Fra teatro e filosofia
Oltre che una competizione e un percorso di ricerca, il Simposio può essere
considerato una straordinaria "fiction" letteraria, che Platone costruisce con la
sapienza di un autentico sceneggiatore, mediante un piano narrativo intricato e
movimentato che contamina il genere del racconto con lo stile della recitazione
teatrale. Platone sembra richiamare l'attenzione sul rapporto fra il teatro e la
filosofia: un rapporto di tipo "agonistico", che egli risolve dichiarando
esplicitamente la superiorità della seconda, rappresentata simbolicamente dalla
capacità di Socrate di rimanere sveglio mentre Aristofane e Agatone si
addormentano.
Discorso di Fedro
Il suo elogio ha carattere mitico-eroico; Eros è il più antico degli dei e suscita negli
uomini senso di vergogna per le azioni turpi e allo stesso tempo li incita alla gloria.
Ne è testimonianza la vicenda di Alcesti, che eroicamente decide di morire al posto
del marito Admeto, ricevendo così, come grazia divina, la possibilità di ritornare nel
mondo vivente. È sempre Amore che spinge Achille a sacrificarsi per l'amico
Patroclo, e questo gli vale il soggiorno perpetuo nell'isola dei beati.
Discorso di Pausania
Imposta il suo discorso partendo dalla relazione esistente tra Afrodite ed Eros: infatti
non c'è Afrodite senza Eros. Quindi come non esiste una sola Afrodite, non esiste un
solo Eros, ma due: uno Pandemio, l'altro Uranio. Peculiarità del primo è l'essere
volgare e senza ritegno, e agire alla cieca: è questo l'Eros che amano le persone di
poco valore, quelle che si rivolgono tanto alle donne quanto ai ragazzi, indirizzandosi
più al corpo che all'anima; il secondo poiché non partecipa della natura femminile
ma solo di quella maschile è sublime e celeste, e ha come fine ultimo la virtù.
Proprio di questo Amore è il rapporto onesto e consapevole che si instaura tra
fanciullo e adulto ai fini di un percorso educativo.
Discorso di Erissimaco
Pronuncia un elogio a Eros basandosi sulla teoria precedentemente citata da
Pausania, secondo cui Amore è scindibile in due parti; Eros non esiste solo nelle
anime degli uomini, ma anche nei corpi di tutti gli animali e dei vegetali. È rivolto
verso quelli che sono belli, e pure verso altre cose e altre sedi. Ciò esplica come
questo grande dio estenda il suo potere su ogni cosa sia umana che divina E'
dall'Eros Uranio che deriva la felicità e l'armonia tra le varie parti del corpo e
l'anima; invece dall'Eros Pandemio scaturiscono il disordine e la sofferenza.
Discorso di Aristofane
Propone una storia paradossale: un tempo gli uomini erano di tre sessi: maschile,
femminile e androgino; avevano due volti, quattro braccia, quattro gambe e due
apparati riproduttori ed erano dotati di una forza straordinaria assimilabile a quella
dei Giganti. Zeus temendo la loro potenza decise di dividerli in due parti cosicché
dall'androgino derivarono maschi e femmine che tendono alla ricerca della loro
anima gemella attraverso l'amore eterosessuale. Al contrario i maschi e le femmine
derivati dagli antichi maschi e dalle antiche femmine ricercano la loro metà
nell'amore omosessuale.
Discorso di Agatone
Dopo la conclusione del discorso di Aristofane e dopo un breve scambio di
complimenti, comincia il suo discorso Agatone. Il suo elogio è di tipo estetico,
proprio perché dichiara necessario definire prima di tutto le qualità del dio Eros: egli
è il più felice tra gli dei poiché è il più bello e buono; è giovanissimo, delicatissimo,
leggiadro ed è portatore di valori come la temperanza, la giustizia e la sapienza e
rende partecipi gli uomini di tutte queste virtù. L’elogio di Agatone contiene accenti
particolarmente lirici che rivelano l’influsso della nuova poesia ditirambica.
Discorso di Socrate
Prende per ultimo la parola Socrate. Egli sostiene che Amore è qualcosa di
intermedio tra il mortale e il divino, una sorta di demone figlio di Ingegno e Povertà,
che tende perennemente a conquistarsi ciò di cui avverte la mancanza. Amore in
questo senso è ansia di possesso e di acquisto e così come c’è l’amore tra i corpi che
ha per scopo la procreazione, c’è l’Amore delle anime che cercano il bello come i
poeti e gli artisti e lo vogliono far scaturire da ogni spirito nobile ed elevato. L’Amore
diventa in tal modo fonte perenne di rigenerazione e di educazione morale, legame
profondo e indistruttibile tra le anime, visione altissima di verità.
Intervento di Alcibiade ed epilogo
Interviene quindi nel dialogo il sopraggiunto Alcibiade. Questi, ebbro di vino, esalta
le virtù morali e intellettuali di Socrate del quale si professa amico e ammiratore.
I presenti si addormentano uno dopo l’altro; restano svegli Agatone, Aristofane e
Socrate, che attendono l’alba bevendo e discorrendo di poesia.
Competizione oratoria
Pur utilizzando la forma del dialogo, il Simposio si differenzia dagli altri scritti
platonici perché non mette in scena un confronto filosofico tra Socrate e i suoi
avversari, ma è piuttosto un "agòne" oratorio (ovvero una competizione retorica) in
cui ciascuno dei simposiasti (i convitati) pronuncia a turno un "discorso lungo" (una
macrologia) in elogio di Eros, tentando di superare in abilità dialettica chi lo ha
preceduto. Nella tradizione letteraria greca, l"elogio" era un canto poetico composto
per una ricorrenza festiva o per le processioni che celebravano le vittorie alle gare
sportive. Il Simposio descrive un articolato cammino in cerca della verità.

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