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Novalis raggi e onde; la sua mite onnipresenza di giorno che risveglia.

Come l’anima più


intima della vita, la respira il mondo immane delle costellazioni senza quiete, e
nuota danzando nel suo flutto azzurro – la respira la pietra scintillante, in eterno
riposo, la pianta sensitiva che sugge, e il multiforme animale istintivo - ma sopra
Inni alla notte tutti lo splendido intruso1 con gli occhi colmi di sensi, il passo leggero, le labbra
1797 (tad it. di Roberto Fertonani; ed A. Mondadori, 1982) dolcemente socchiuse, ricche di suoni. Come un sovrano della natura terrena, essa
chiama ogni forza a metamorfosi innumeri, annoda e scioglie alleanze infinite,
avvolge la sua immagine celeste intorno a ogni creatura terrestre. La sua sola
Gli Inni alla Notte hanno come punto di partenza un’esperienza erotico-filosofico-
presenza rivela l'incanto dei reami del mondo.
religiosa profondamente vissuta e come tema la vittoria sulla morte. Il nucleo
dell’esperienza è la morte di Sophie von Kuhn, la quindicenne fidanzata del poeta, In piaghe remote mi volgo alla sacra, ineffabile, arcana notte. Lontano giace il
avvenuta il 19 marzo 1797, dopo una dolorosa malattia: gli Inni sono l’immagine mondo – sepolto nel baratro di una tomba – squallida e solitaria la sua dimora.
artisticamente rielaborata dell’evoluzione subita da Novalis nello spirito, nel Nelle corde del petto spira profonda malinconia. In gocce di rugiada voglio
pensiero, nella poesia dalla scomparsa di Sophie sino quasi alla vigilia della propria inabissarmi e mescolarmi alla cenere. Lontananze della memoria, desideri della
morte. giovinezza, sogni dell'infanzia, brevi gioie e vane speranze dell'intera e lunga
Nei giorni che seguirono la morte di Sophie, il poeta tenne un diario, leggendo il esistenza vengono in grige vesti, come nebbie vespertine dopo Il tramonto del
quale cogliamo l’atteggiamento del suo spirito nella vita reale: il centro dei suoi sole. In altri spazi la luce ha piantato le sue tende gioiose. Non tornerà mai dai
pensieri in quel periodo era costituito dalla certezza della vita oltre la tomba e del suoi figli, che l'attendono in ansia con la fede degli innocenti?
ricongiungimento con la scomparsa nell’aldilà. La data del 13 maggio 1797 riveste Che cosa d'improvviso sgorga così carico di presagi sotto il cuore, e inghiotte
un’importanza essenziale: è il giorno in cui Novalis, recatosi alla tomba della l'aura tenue della malinconia? Anche tu trovi piacere in noi, oscura notte? Che
giovinetta, passa attraverso un’esperienza spirituale di straordinaria intensità. cosa tieni sotto il tuo manto, che con forza invisibile mi tocca l'anima? Delizioso
Queste le parole del diario: balsamo stilla dalla tua mano, dal fascio di papaveri. Le ali grevi dell'animo tu
«La sera andai da Sophie. Qui mi sentii indescrivibilmente lieto
innalzi. Ci sentiamo pervasi da una forza oscura, ineffabile – un volto severo vedo
lampeggianti momenti di entusiasmo
con lieto spavento, che si piega su di me devoto e soave, e sotto i riccioli che
soffiai via la tomba avanti a me, come polvere
secoli e momenti erano la stessa cosa
senza fine s'intrecciano, mostra la cara giovinezza della madre 2. Come misera,
la sua vicinanza era sensibile puerile mi sembra ora la luce – come grato e benedetto il commiato del giorno –
io credevo che dovesse da un momento all’altro apparirmi...» Solo per questo quindi, perché la notte discosta da te i fedeli, tu 3 seminasti per
Non una visone vera e propria, quindi, ma qualcosa di più: la sensazione che il l’immensità dello spazio le sfere splendenti 4 per annunciare la tua onnipotenza – il
tempo e lo spazio fossero aboliti, la sensazione del superamento della soglia tra tuo ritorno – nei tempi della tua assenza. Più celesti di quelle stelle scintillanti ci
mondo visibile e mondo invisibile, dell’entrata in un’altra dimensione che può dare a sembrano gli occhi infiniti5 che la notte dischiude in noi. Così lontano non vedono
chi vi partecipa la misura dell’illusorietà della vita materiale. Le parole del diario le più pallide di quelle schiere innumerevoli – senza bisogno di luce penetrano
hanno un riscontro preciso nel III Inno e quindi possono essere considerate il germe con lo sguardo gli abissi di un'anima amante – il che colma uno spazio più alto di
dell’intero poema. (Virginia Cisotti)
1 Lo splendido intruso: è l’uomo, che Novalis considera intruso nel mondo terreno perché vive
in esso solo di passaggio, avendo come destinazione eterna in regno di Dio.
2 Nel corso degli Inni, l’immagine della notte appare ora come una fanciulla (il particolare dei
riccioli rimanda alla fidanzata Sophie), ora come la madre del poeta, ora come la Vergine-
I Madre.
3 tu: luce solare.
Quale vivente, dotato di senso, fra tutte le magiche parvenze dello spazio che 4 sfere splendenti: la luna e le stelle.
si dilata intorno a lui, non ama la più gioiosa, la luce – con i suoi colori, i suoi 5 gli occhi infiniti: gli occhi visti in visione.
voluttà indicibile. Premio della regina del mondo 6, della eccelsa annunciatrice di angusto oscuro spazio la forma della mia vita - solitario, come non era mai stato
mondi sacri, custode di amore beato – a me lei ti manda – amata soave – caro sole nessuno, incalzato da un'angoscia indicibile - senza forze, non più che l'essenza
della notte, - ora veglio – perché sono Tuo e Mio – tu mi hai rivelato che la notte stessa della miseria. Come mi guardavo intorno in cerca d'aiuto, non potevo
è vita – mi hai fatto uomo – consuma con ardore spettrale il mio corpo, così che proseguire né arretrare, e mi aggrappavo alla vita sfuggente, spenta, con nostalgia
io mi congiunga etereo più intimamente con te e la notte nuziale duri in eterno 7. infinita: - allora venne dalle azzurre lontananze: - dalle alture della mia antica
beatitudine un brivido crepuscolare - e d'un tratto si spezzò il cordone della
nascita, il vincolo della luce. Si dileguò là magnificenza terrestre e il mio
cordoglio con essa - confluì la malinconia in un nuovo imperscrutabile mondo - tu
estasi della notte, sopore del cielo ti posasti su di me - la contrada sì sollevò poco
II poco; sopra la contrada aleggiava il mio spirito sgravato e rigenerato. Il tumulo
divenne una nube di polvere - attraverso la nube vidi i tratti trasfigurati
Deve sempre ritornare il mattino? Mai non finirà la violenza di ciò che è dell'amata. Nei suoi occhi era adagiata l'eternità - io afferrai le sue mani e le
terrestre? un nefasto affaccendarsi divora il volo celeste della notte. Non brucerà lacrime divennero un legame scintillante non lacerabile. Millenni dileguarono in
mai in eterno il segreto olocausto dell'amore? Misurato fu alla luce il suo tempo; lontananza, come uragani. Al suo collo piansi lacrime d'estasi per la nuova vita. -
ma senza tempo e senza spazio è il dominio della notte. – Eterna è la durata del Fu il primo, unico sogno - e solo d'allora sentii eterna, inalterabile fede nel cielo
sonno. Sacro sonno – non donare troppo di rado la gioia agli iniziati della notte in della notte e nella sua luce, l'amata.
questa terrestre diurna fatica. Solo i folli ti disconoscono e ignorano un sonno
diverso dall'ombra che tu getti, per pietà, su di noi, in quel crepuscolo della notte
vera8. Non ti sentono nell'aureo fiotto del grappolo, nell'olio prodigioso del IV
mandorlo e nel bruno succo del papavero. Non sanno che aleggi intorno al seno
tenero della ragazza e fai un cielo di questo grembo – non presagiscono che tu Ora so quando sarà l'ultimo mattino - quando la luce non fugherà più la notte e
provieni da antiche leggende schiudendo il cielo e porti la chiave per le dimore l'amore - quando il sonno sarà eterno e Un unico sogno inesauribile Una celeste
dei beati, tacito nunzio di misteri infiniti stanchezza sento in me. - Lungo e spossante fu per me il pellegrinaggio al sacro
sepolcro, opprimente la croce. L'onda cristallina che, impercettibile ai sensi
comuni, sgorga dal l'oscuro grembo del tumulo, ai cui piedi si frange il flutto
terrestre, chi l'ha gustata, chi stette in alto sulle montagne a discrimine del
mondo10, e ha guardato in giù nella nuova terra, nella sede della notte - in verità
III
costui non tornerà più al tramestio del mondo, nella terra dove in perenne
inquietudine la luce dimora.
Un giorno9 che io versavo amare lacrime, che la mia speranza si dileguava
Lassù si costruisce capanne, capanne di pace, si strugge di nostalgia e ama,
dissolta in dolore, e io stavo solitario vicino all'arido tumulo, che nascondeva in
guarda all'aldilà, fino a quando la più gradita di tutte le ore non lo trarrà in giù
6 regina del mondo: la notte. L’espressione è di Herder. nella vena della sorgente - vi galleggiano le scorie terrestri, vengono risospinte da
7 “La notte invia l’amata al poeta perchè egli comprenda il vero significato del mondo tempeste, ma ciò che divenne sacro per il tocco dell'amore, scorre dissolto per
invisibile. Questo mondo, il regno della notte, abbraccia la conoscenza, l’amore, la religione;
perciò il poeta dice «sono tuo e mio»: attraverso Sophie ha raggiunto il regno della conoscenza
e ha trovato se stesso” (Virginia Cisotti). 9 Un giorno: il 13 maggio 1797, il giorno dell’esperienza mistica presso la tomba di Sophie, in
8 “Ombra del vero sonno è il sonno abituale, che interviene a seguito della stanchezza fisica cui tutti i commentatori colgono il nucleo autobiografico degli Inni alla Notte.
così come la notte quotidiana è il crepuscolo, la prefigurazione, l’anticipo della notte mistica.” 10 sulle montagne a discrimine del mondo: così il poeta chiama la tomba di Sophie, che per lui
(V. Cisotti) segna il confine tra il mondo terreno e l’aldilà, tra il tempo e l’eternità.
tramiti occulti verso l'aldilà, dove, come vapori, si amalgama con gli amori as- Vana la tua rabbia e la tua furia. Incombustibile sta la croce - vessillo trionfale
sopiti. della nostra stirpe15.
Ancora risvegli tu, luce gioiosa, lo stanco verso il lavoro - lieta vita infondi in
me - ma non mi attrai lontano dal monumento muscoso del ricordo. Volentieri vo- Passo oltre il valico,
glio agitare le mani operose, guardarmi intorno dovunque avrai bisogno di me - e ogni dolore sarà
esaltare il fasto perfetto del tuo splendore - seguire assiduo la bella struttura della un giorno lo sprone
tua opera d'artista - osservare volentieri il corso sagace del tuo potente, luminoso della voluttà.
orologio11 - scrutare la simmetria delle forze e le norme del gioco magico di Ancora un attimo
innumerevoli spazi e dei loro tempi. e sarò liberato,
Ma fedele alla notte resta il mio cuore segreto e all'amore che crea, suo figlio. dormirò ebbro
Puoi tu mostrarmi un cuore fedele in eterno? ha il tuo sole occhi amichevoli che in grembo all'amata.
mi riconoscano? le tue stelle afferrano la mia mano supplice? Mi daranno di Vita senza fine fluttua
nuovo la stretta delicata e la parola carezzevole? L'hai tu ornata di colori e di possente entro di me,
tenui contorni - o fu lei12 a dare ai tuoi ornamenti un senso più alto, più caro? io guardo dall'alto
Quale voluttà, quale piacere offre la tua vita, che siano compenso alle estasi della laggiù verso di te16.
morte? Tutto quanto ci esalta non porta i colori della notte? Lei ti porta come una A quel tumulo si spegne
madre e a lei tu devi tutto il tuo splendore. Tu svaniresti in te stessa - ti il tuo fulgore - e reca
disperderesti nello spazio infinito, se lei non ti trattenesse, non ti avvincesse, così un'ombra la corona
che tu ti accenda e divampando crei l'universo. In verità io ero prima che tu fossi - che alita fresca.
la madre mi ha inviato con i miei fratelli ad abitare il tuo mondo, a santificarlo O suggimi, amato17,
con l'amore così che divenga un monumento contemplato in eterno - per con tutta la forza,
trapiantarvi fiori che non appassiscono 13. Ancora non sono maturi questi pensieri perché m'addormenti
divini - Ancora sono scarse le tracce della nostra rivelazione - Un giorno il tuo e amare io possa.
orologio segnerà la fine del tempo, quando tu diverrai come uno dei nostri e, Sento il flutto della morte
colmo di nostalgia e di fervore, ti estinguerai e perirai. Sento in me la fine del tuo che la giovinezza ridona,
affaccendarti - libertà celeste, beato ritorno. In tormenti selvaggi riconosco la tua in balsamo e in etere
distanza dalla nostra patria14, la tua riluttanza contro il cielo antico, stupendo. il mio sangue si trasforma -
Io vivo di giorno
di fede e coraggio
e muoio le notti
11 luminoso orologio: il sole, che regola l’agire umano nel tempo di veglia. Si noti l’uso di in ardore sacro.
questa metafora meccanica per indicare la vita terrena, operosa e diurna, in contrasto col tempo
mistico di cui la notte è simbolo.
12 lei: la notte.
13 Gli uomini, che hanno un destino eterno e non solo temporale, sono stati inviati nel mondo 15 La croce è il simbolo della vittoria sulla morte e sta al limite tra il mondo mortale e quello

della luce, cioè nel mondo creato, per santificarlo con l’amore, per trapiantare in esso i fiori dell’immortalità.
eterni della carità. Infatti, come dice san Paolo, tutto è destinato a fine, ma non l’amore, che 16 te: ancora la luce del giorno.
rimane per sempre (cfr. 1Corinti 13). 17 L’amato è Cristo, che viene qui invocato direttamente per la prima volta nel poema,
14 la tua distanza dalla nostra patria: la distanza del mondo terreno, illuminato dalla luce diurna, attraverso il linguaggio proprio dell’interpretazione mistica del Cantico dei cantici e, in
dalla vera patria degli uomini, che è oltre, nella eternità divina. generale, della mistica cristiana.
Era infranto il flutto del piacere
contro gli scogli di infinite pene.
V
Con spirito audace e sensi di alto ardore
Sulle stirpi degli uomini disseminate dovunque regnava nel passato un ferreo s'abbellì l'uomo la tremenda larva.
destino con muta violenza. Una oscura, greve fascia cingeva la loro anima Mite un ragazzo spegne la fiamma e dorme19 -
angosciata - Sterminata era la terra - dimora degli dèi, e loro patria. Da eternità si mite è la fine, come un soffio d'arpa.
ergeva la sua misteriosa struttura. Sopra le montagne rosse del mattino, nel sacro Si stempera il ricordo in fresco flutto d'ombre,
grembo del mare abitava il sole, la luce di vita che tutto incendia. Un vecchio così diceva il canto alla luttuosa parca.
gigante reggeva il mondo beato. Prigionieri sotto le montagne giacevano i figli Ma indecifrata restò la notte eterna,
primigeni della madre terra. Impotenti nella loro rabbia distruttiva contro la nuova il segno grave di remota potenza.
splendida stirpe di dèi e i suoi congiunti, gli uomini felici. L'oscura verde
profondità del mare era il grembo di una dea. Nelle grotte cristalline un popolo Il vecchio mondo declinava verso la fine. Il giardino di delizie della giovane
rigoglioso viveva nell'abbondanza. Fiumi, alberi, fiori e animali avevano la stirpe appassiva - gli uomini che, usciti dall'infanzia stavano maturando,
sensibile intelligenza dell'uomo. Dolce era il sapore del vino versato da una tendevano verso uno spazio più alto, deserto. Gli dèi sparivano con il loro seguito
visibile piena di giovinezza - un dio fra i grappoli - una dea amorevole materna - Solitaria e senza vita la natura. Con ferrea catena l'avvinse l'arido numero e la
spuntando in colmi aurei covoni - la sacra ebbrezza d'amore un soave servizio rigida misura20. Come in polvere e in aria si disperse in oscure parole la non mi-
della più bella fra le dee - eterna festa multicolore dei figli del cielo e degli surabile fioritura della vita. Fuggita era la fede evocatrice e la sua compagna
abitanti della terra stormiva la vita, come una primavera attraverso i secoli - Tutte celeste, che tutto trasmuta e affratella, la fantasia. Arcigno soffiava un gelido
le stirpi onoravano infantilmente la delicata fiamma multiforme 18, come il valore vento del nord sulla campagna irrigidita e l'irrigidita patria magica svanì nel-
l'etere. Le lontananze del cielo si riempirono di mondi fulgenti. Nel santuario più
più eccelso del mondo. C'era solo un pensiero, una visione onirica atroce,
profondo, nel più alto spazio dello spirito si trasferì con i suoi poteri l'anima del
mondo - per dominare colà fino allo spuntare della albeggiante magnificenza del
che venne tremenda ai conviti lieti
mondo. La luce non fu più dimora degli dèi e segno celeste - essi gettarono su di
e avvolse l'animo di spietata paura,
sé il velo della notte. La notte divenne il grembo potente della rivelazione - in
gli dèi stessi non avevano rimedi
esso ritornarono gli dèi - caddero nel sonno, per uscire in nuove più splendide
che dessero conforto all'animo in angustia.
La via di questo dèmone era tutta misteri, forme sopra il mondo trasformato. Fra il popolo che disprezzato più di tutti 21 era
ne supplica né offerta placava la sua furia; maturato troppo presto e divenuto caparbiamente estraneo alla beata innocenza
fu la morte a troncare questo festino di gioie della giovinezza, apparve con volto non mai veduto il mondo nuovo - Nella
con l'angoscia, le lacrime e il dolore. povertà di una poetica capanna - Un figlio della prima vergine madre - Frutto
infinito di un amplesso misterioso. La presaga saggezza d'Oriente, ricca di fiori,
Ora dopo il congedo dalle cose
riconobbe per prima l'inizio dell'epoca nuova - Verso l'umile culla del re una
che agitano qui il cuore in dolce brivido,
separati dai cari che in terra muove 19 Gli antichi si consolavano della morte rappresentando la fine della vita con immagini
nostalgia senza forza, lungo martirio,
poetiche, come quella del fanciullo che spegne la fiaccola.
parve che per il morto soltanto un incolore 20 L’arido numero e la rigida misura indicano l’intelletto privo di fantasia. Il pensiero richiama
sogno, un vano lottare fosse il destino.
il Vico: la ragione, il calcolo nascono quando si raffreddano la fantasia e il sentimento, alle
epoche poetiche succedono quelle della riflessione, e gli dèi abbandonano la terra.
18 La fiamma è per Novalis il simbolo dell’armonia, perché fonde tutti gli elementi. 21 Il popolo ebreo.
stella le mostrò il cammino. In nome del vasto futuro gli resero omaggio con sospeso sul mare mugghiante, sulla terra che tremava - lacrime infinite piansero
splendore e aromi, i prodigi più alti della natura. Solitario si dispiegò il cuore gli amati - fu dissuggellato il mistero - spiriti celesti sollevarono la pietra
divino in un calice di amore onnipotente - rivolto all'eccelso volto del padre e antichissima dell'oscuro sepolcro. Angeli erano seduti presso il dormiente -
riposante sul petto beato di presagi della madre amorevolmente severa. Con delicate creature del suo sogno Risvegliato in novella magnificenza divina egli
indiante fervore guardava l'occhio profetico del fanciullo in fiore ai giorni del ascese l'altura del mondo appena nato - seppellì di propria mano nella caverna
abbandonata il cadavere del vecchio, e vi pose sopra con mano onnipotente la
futuro; ai suoi amati, germogli della sua stirpe divina, incurante del destino
pietra che nessuna forza solleva.
terreno dei suoi giorni. Presto gli spiriti più simili ai fanciulli, ghermiti
Ancora piangono i tuoi cari lacrime di gioia, lacrime di commozione e di
miracolosamente da intimo amore, si raccolsero intorno a lui. Come fiori sbocciò
gratitudine infinita vicino alla tua tomba - ancora ti vedono, con gioioso spavento,
nella sua vicinanza una vita nuova, diversa. Parole inesauribili e le più liete
risorgere, e se stessi con te; ti vedono piangere con dolce fervore al seno beato
novelle caddero come scintille di uno spirito divino dalle sua labbra amichevoli.
della madre, incedere grave con gli amici, dire parole colte come dall'albero della
Da una costa lontana nato sotto il sereno cielo dell'Ellade, venne un cantore 22 in
Palestina e offerse tutto il suo cuore al fanciullo miracoloso: vita; ti vedono correre con struggimento perfetto nelle braccia del padre, portando
la giovane umanità, e il calice che non si dissecca dell'aureo futuro. La madre si
Tu sei l'adolescente che in pensieri assorto affrettò subito dietro di te - in celeste trionfo - Lei era la prima nella nuova patria
sta sui nostri sepolcri da lungo tempo23; accanto a te. Lunghe epoche sono defluite da allora, e in sempre più eccelso
in questa tenebra un segno di conforto - splendore si animava la tua nuova creazione - e migliaia da dolori e tormenti
di più alta umanità inizio lieto. vennero, colmi di fede, di nostalgia e di fedeltà dietro dite - incedono con te e la
Quello che ci ha calati nella tristezza a fondo vergine celeste nel regno dell'amore - servono nel tempio della morte celeste e
di qui ci trae con dolce struggimento. sono tuoi in eterno.
Nella morte si palesò la vita eterna,
solo tu, morte, ci darai la salvezza. E rimossa la pietra -
l'umanità è risorta -
Il cantore partì, colmo di gioia, per l'Indostan - il cuore ebbro di soave amore; noi tutti restiamo tuoi, senza
e lo versava in canti di fuoco sotto quel mite cielo, così che migliaia di cuori si più vincolo che ci attorca.
chinavano verso di lui e la buona novella si dilatò verso l'alto in mille rami. Fugge la più aspra pena
Subito dopo la partenza del cantore la vita preziosa divenne vittima della dalla tua coppa d'oro,
profonda decadenza umana - Egli morì negli anni di gioventù, strappato dal se nell'ultima Cena
mondo che amava, dalla madre in lacrime e dagli amici sgomenti. L'amabile terra e vita s'involano.
bocca vuotò il calice oscuro di dolori indicibili - In atroce angoscia si avvicinava
l'ora della nascita del mondo nuovo. Duramente egli lottò con l'orrore della La morte chiama a nozze -
vecchia morte - Greve premeva su di lui il vecchio mondo. Ancora una volta le lampade splendono chiare -
guardò amorevole verso la madre - allora venne la mano liberatrice dell'eterno le vergini sono pronte,
amore - ed egli fu preso dal sonno. Solo per pochi giorni un velo profondo rimase non manca l'olio da ardere -
del tuo corteo risuoni
22 Varie sono le interpretazioni sull’identità del cantore: ad esempio, l’evangelista Giovanni,
l'immensità lontana,
l'apostolo Tommaso (evangelizzatore dell'India) oppure il poeta stesso. Nessuna è del tutto e noi le stelle invochino
soddisfacente.
23 Il cantore ellenico vede in Cristo i tratti del fanciullo che spegneva la fiaccola ed era simbolo
con lingua e voce umana!
della morte; con Cristo però la morte avrà altro significato, per cui avrà inizio un'era nuova
dell'umanità. Verso dite si levano
già mille cuori, Maria. Solo Una notte di gioie -
In questa vita di tenebra una eterna poesia -
di te hanno nostalgia. e il sole di tutti noi
Di guarire hanno speranza è il volto di Dio.
con un piacere presago -
che tu, creatura sacra, VI
li stringa al tuo petto fidato.
Desiderio di morte
Oh quanti, immersi nel fuoco,
in amaro strazio corrosi, Giù nel grembo della terra, lontano
sfuggendo a questo mondo da dove la luce regna,
a te si sono rivolti; si scontrano i crucci in furioso contrasto,
ci desti il tuo soccorso segno di lieta partenza.
nelle pene e nel travaglio - Veniamo dentro la barca stretta
ora veniamo da loro alla proda del cielo, in fretta,
per essere, in eterno, al tuo fianco.
lodata sia tu, eterna notte,
A nessuna tomba, di dolore lodato sia l'eterno sonno.
piange ora chi crede amando. Se il giorno ci ha dato calore,
Il dolce bene dell'amore ci ha avvizziti il lungo affanno.
a nessuno viene sottratto - Non ci attirano più terre lontane,
contro il suo struggimento vogliamo tornare a casa dal Padre.
la notte gli dona fervore -
fedeli figli del cielo Il nostro amore a che vale
vegliano sul suo cuore. la fedeltà in questo mondo?
Il vecchio lo si pone da parte,
Coraggio, la vita è in marcia per noi che senso ha il nuovo?
verso un vivere eterno, Oh! Solitario e turbato nell'intimo
dilatato da intima fiamma, chi ardente e devoto ama l’antico.
sì trasfigura il nostro senso.
Si scioglierà il mondo delle stelle L'antico, quando i sensi luminosa-
in vino aureo, vitale, mente ardevano in alte fiamme,
noi lo potremo bere, gli uomini conoscevano ancora
essere stelle chiare. la mano e il volto del Padre.
C'era chi d'animo nobile, schietto,
L'amore è liberato, nessuna assomigliava al suo archetipo.
cosa più non si scinde.
Una vita piena fluttua L'antico, quando tronchi vetusti
come un mare senza confine. erano smaglianti, tutti in fiore,
e per il regno dei cieli i fanciulli
ambivano il tormento e la morte.
E se anche piacere e vita parlava,
più d'un cuore per amore si spezzava.

L'antico, quando in giovane ardore


Dio stesso si è rivelato,
e a morte precoce per forza d'amore
l'amabile vita ha consacrato.
E non respinse da sé angoscia e strazio,
solo per noi, per esserci caro.

Ma con ansiosa nostalgia


lo vediamo avvolto in notte oscura,
mai in questa vita fuggitiva
si calmerà l'intensa arsura.
Andare in patria dovremo
per vedere questo sacro tempo.

Che cosa ritarda il nostro ritorno,


i più cari riposano già da lungo.
Ci sbarra la vita il loro sepolcro,
ci assale l'ansia e il cruccio.
Ogni nostro cercare è senza scopo –
il cuore è sazio – il mondo è vuoto.

Infinito e misterioso sento


un dolce brivido che ci percorre –
la nostra mestizia manda una eco,
mi sembra, da lontananze profonde.
Anche i cari si struggono, l'alito
della nostalgia ci hanno mandato.

Laggiù verso la sposa soave,


verso Gesù, il diletto –
coraggio, spunta l'ombra serale
per gli amanti, gli afflitti.
Un sogno rompe ogni nostro legame
e ci immerge nel grembo del Padre.

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