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della luce, cioè nel mondo creato, per santificarlo con l’amore, per trapiantare in esso i fiori dell’immortalità.
eterni della carità. Infatti, come dice san Paolo, tutto è destinato a fine, ma non l’amore, che 16 te: ancora la luce del giorno.
rimane per sempre (cfr. 1Corinti 13). 17 L’amato è Cristo, che viene qui invocato direttamente per la prima volta nel poema,
14 la tua distanza dalla nostra patria: la distanza del mondo terreno, illuminato dalla luce diurna, attraverso il linguaggio proprio dell’interpretazione mistica del Cantico dei cantici e, in
dalla vera patria degli uomini, che è oltre, nella eternità divina. generale, della mistica cristiana.
Era infranto il flutto del piacere
contro gli scogli di infinite pene.
V
Con spirito audace e sensi di alto ardore
Sulle stirpi degli uomini disseminate dovunque regnava nel passato un ferreo s'abbellì l'uomo la tremenda larva.
destino con muta violenza. Una oscura, greve fascia cingeva la loro anima Mite un ragazzo spegne la fiamma e dorme19 -
angosciata - Sterminata era la terra - dimora degli dèi, e loro patria. Da eternità si mite è la fine, come un soffio d'arpa.
ergeva la sua misteriosa struttura. Sopra le montagne rosse del mattino, nel sacro Si stempera il ricordo in fresco flutto d'ombre,
grembo del mare abitava il sole, la luce di vita che tutto incendia. Un vecchio così diceva il canto alla luttuosa parca.
gigante reggeva il mondo beato. Prigionieri sotto le montagne giacevano i figli Ma indecifrata restò la notte eterna,
primigeni della madre terra. Impotenti nella loro rabbia distruttiva contro la nuova il segno grave di remota potenza.
splendida stirpe di dèi e i suoi congiunti, gli uomini felici. L'oscura verde
profondità del mare era il grembo di una dea. Nelle grotte cristalline un popolo Il vecchio mondo declinava verso la fine. Il giardino di delizie della giovane
rigoglioso viveva nell'abbondanza. Fiumi, alberi, fiori e animali avevano la stirpe appassiva - gli uomini che, usciti dall'infanzia stavano maturando,
sensibile intelligenza dell'uomo. Dolce era il sapore del vino versato da una tendevano verso uno spazio più alto, deserto. Gli dèi sparivano con il loro seguito
visibile piena di giovinezza - un dio fra i grappoli - una dea amorevole materna - Solitaria e senza vita la natura. Con ferrea catena l'avvinse l'arido numero e la
spuntando in colmi aurei covoni - la sacra ebbrezza d'amore un soave servizio rigida misura20. Come in polvere e in aria si disperse in oscure parole la non mi-
della più bella fra le dee - eterna festa multicolore dei figli del cielo e degli surabile fioritura della vita. Fuggita era la fede evocatrice e la sua compagna
abitanti della terra stormiva la vita, come una primavera attraverso i secoli - Tutte celeste, che tutto trasmuta e affratella, la fantasia. Arcigno soffiava un gelido
le stirpi onoravano infantilmente la delicata fiamma multiforme 18, come il valore vento del nord sulla campagna irrigidita e l'irrigidita patria magica svanì nel-
l'etere. Le lontananze del cielo si riempirono di mondi fulgenti. Nel santuario più
più eccelso del mondo. C'era solo un pensiero, una visione onirica atroce,
profondo, nel più alto spazio dello spirito si trasferì con i suoi poteri l'anima del
mondo - per dominare colà fino allo spuntare della albeggiante magnificenza del
che venne tremenda ai conviti lieti
mondo. La luce non fu più dimora degli dèi e segno celeste - essi gettarono su di
e avvolse l'animo di spietata paura,
sé il velo della notte. La notte divenne il grembo potente della rivelazione - in
gli dèi stessi non avevano rimedi
esso ritornarono gli dèi - caddero nel sonno, per uscire in nuove più splendide
che dessero conforto all'animo in angustia.
La via di questo dèmone era tutta misteri, forme sopra il mondo trasformato. Fra il popolo che disprezzato più di tutti 21 era
ne supplica né offerta placava la sua furia; maturato troppo presto e divenuto caparbiamente estraneo alla beata innocenza
fu la morte a troncare questo festino di gioie della giovinezza, apparve con volto non mai veduto il mondo nuovo - Nella
con l'angoscia, le lacrime e il dolore. povertà di una poetica capanna - Un figlio della prima vergine madre - Frutto
infinito di un amplesso misterioso. La presaga saggezza d'Oriente, ricca di fiori,
Ora dopo il congedo dalle cose
riconobbe per prima l'inizio dell'epoca nuova - Verso l'umile culla del re una
che agitano qui il cuore in dolce brivido,
separati dai cari che in terra muove 19 Gli antichi si consolavano della morte rappresentando la fine della vita con immagini
nostalgia senza forza, lungo martirio,
poetiche, come quella del fanciullo che spegne la fiaccola.
parve che per il morto soltanto un incolore 20 L’arido numero e la rigida misura indicano l’intelletto privo di fantasia. Il pensiero richiama
sogno, un vano lottare fosse il destino.
il Vico: la ragione, il calcolo nascono quando si raffreddano la fantasia e il sentimento, alle
epoche poetiche succedono quelle della riflessione, e gli dèi abbandonano la terra.
18 La fiamma è per Novalis il simbolo dell’armonia, perché fonde tutti gli elementi. 21 Il popolo ebreo.
stella le mostrò il cammino. In nome del vasto futuro gli resero omaggio con sospeso sul mare mugghiante, sulla terra che tremava - lacrime infinite piansero
splendore e aromi, i prodigi più alti della natura. Solitario si dispiegò il cuore gli amati - fu dissuggellato il mistero - spiriti celesti sollevarono la pietra
divino in un calice di amore onnipotente - rivolto all'eccelso volto del padre e antichissima dell'oscuro sepolcro. Angeli erano seduti presso il dormiente -
riposante sul petto beato di presagi della madre amorevolmente severa. Con delicate creature del suo sogno Risvegliato in novella magnificenza divina egli
indiante fervore guardava l'occhio profetico del fanciullo in fiore ai giorni del ascese l'altura del mondo appena nato - seppellì di propria mano nella caverna
abbandonata il cadavere del vecchio, e vi pose sopra con mano onnipotente la
futuro; ai suoi amati, germogli della sua stirpe divina, incurante del destino
pietra che nessuna forza solleva.
terreno dei suoi giorni. Presto gli spiriti più simili ai fanciulli, ghermiti
Ancora piangono i tuoi cari lacrime di gioia, lacrime di commozione e di
miracolosamente da intimo amore, si raccolsero intorno a lui. Come fiori sbocciò
gratitudine infinita vicino alla tua tomba - ancora ti vedono, con gioioso spavento,
nella sua vicinanza una vita nuova, diversa. Parole inesauribili e le più liete
risorgere, e se stessi con te; ti vedono piangere con dolce fervore al seno beato
novelle caddero come scintille di uno spirito divino dalle sua labbra amichevoli.
della madre, incedere grave con gli amici, dire parole colte come dall'albero della
Da una costa lontana nato sotto il sereno cielo dell'Ellade, venne un cantore 22 in
Palestina e offerse tutto il suo cuore al fanciullo miracoloso: vita; ti vedono correre con struggimento perfetto nelle braccia del padre, portando
la giovane umanità, e il calice che non si dissecca dell'aureo futuro. La madre si
Tu sei l'adolescente che in pensieri assorto affrettò subito dietro di te - in celeste trionfo - Lei era la prima nella nuova patria
sta sui nostri sepolcri da lungo tempo23; accanto a te. Lunghe epoche sono defluite da allora, e in sempre più eccelso
in questa tenebra un segno di conforto - splendore si animava la tua nuova creazione - e migliaia da dolori e tormenti
di più alta umanità inizio lieto. vennero, colmi di fede, di nostalgia e di fedeltà dietro dite - incedono con te e la
Quello che ci ha calati nella tristezza a fondo vergine celeste nel regno dell'amore - servono nel tempio della morte celeste e
di qui ci trae con dolce struggimento. sono tuoi in eterno.
Nella morte si palesò la vita eterna,
solo tu, morte, ci darai la salvezza. E rimossa la pietra -
l'umanità è risorta -
Il cantore partì, colmo di gioia, per l'Indostan - il cuore ebbro di soave amore; noi tutti restiamo tuoi, senza
e lo versava in canti di fuoco sotto quel mite cielo, così che migliaia di cuori si più vincolo che ci attorca.
chinavano verso di lui e la buona novella si dilatò verso l'alto in mille rami. Fugge la più aspra pena
Subito dopo la partenza del cantore la vita preziosa divenne vittima della dalla tua coppa d'oro,
profonda decadenza umana - Egli morì negli anni di gioventù, strappato dal se nell'ultima Cena
mondo che amava, dalla madre in lacrime e dagli amici sgomenti. L'amabile terra e vita s'involano.
bocca vuotò il calice oscuro di dolori indicibili - In atroce angoscia si avvicinava
l'ora della nascita del mondo nuovo. Duramente egli lottò con l'orrore della La morte chiama a nozze -
vecchia morte - Greve premeva su di lui il vecchio mondo. Ancora una volta le lampade splendono chiare -
guardò amorevole verso la madre - allora venne la mano liberatrice dell'eterno le vergini sono pronte,
amore - ed egli fu preso dal sonno. Solo per pochi giorni un velo profondo rimase non manca l'olio da ardere -
del tuo corteo risuoni
22 Varie sono le interpretazioni sull’identità del cantore: ad esempio, l’evangelista Giovanni,
l'immensità lontana,
l'apostolo Tommaso (evangelizzatore dell'India) oppure il poeta stesso. Nessuna è del tutto e noi le stelle invochino
soddisfacente.
23 Il cantore ellenico vede in Cristo i tratti del fanciullo che spegneva la fiaccola ed era simbolo
con lingua e voce umana!
della morte; con Cristo però la morte avrà altro significato, per cui avrà inizio un'era nuova
dell'umanità. Verso dite si levano
già mille cuori, Maria. Solo Una notte di gioie -
In questa vita di tenebra una eterna poesia -
di te hanno nostalgia. e il sole di tutti noi
Di guarire hanno speranza è il volto di Dio.
con un piacere presago -
che tu, creatura sacra, VI
li stringa al tuo petto fidato.
Desiderio di morte
Oh quanti, immersi nel fuoco,
in amaro strazio corrosi, Giù nel grembo della terra, lontano
sfuggendo a questo mondo da dove la luce regna,
a te si sono rivolti; si scontrano i crucci in furioso contrasto,
ci desti il tuo soccorso segno di lieta partenza.
nelle pene e nel travaglio - Veniamo dentro la barca stretta
ora veniamo da loro alla proda del cielo, in fretta,
per essere, in eterno, al tuo fianco.
lodata sia tu, eterna notte,
A nessuna tomba, di dolore lodato sia l'eterno sonno.
piange ora chi crede amando. Se il giorno ci ha dato calore,
Il dolce bene dell'amore ci ha avvizziti il lungo affanno.
a nessuno viene sottratto - Non ci attirano più terre lontane,
contro il suo struggimento vogliamo tornare a casa dal Padre.
la notte gli dona fervore -
fedeli figli del cielo Il nostro amore a che vale
vegliano sul suo cuore. la fedeltà in questo mondo?
Il vecchio lo si pone da parte,
Coraggio, la vita è in marcia per noi che senso ha il nuovo?
verso un vivere eterno, Oh! Solitario e turbato nell'intimo
dilatato da intima fiamma, chi ardente e devoto ama l’antico.
sì trasfigura il nostro senso.
Si scioglierà il mondo delle stelle L'antico, quando i sensi luminosa-
in vino aureo, vitale, mente ardevano in alte fiamme,
noi lo potremo bere, gli uomini conoscevano ancora
essere stelle chiare. la mano e il volto del Padre.
C'era chi d'animo nobile, schietto,
L'amore è liberato, nessuna assomigliava al suo archetipo.
cosa più non si scinde.
Una vita piena fluttua L'antico, quando tronchi vetusti
come un mare senza confine. erano smaglianti, tutti in fiore,
e per il regno dei cieli i fanciulli
ambivano il tormento e la morte.
E se anche piacere e vita parlava,
più d'un cuore per amore si spezzava.