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La filosofia tedesca del primo ‘800 si presenta nominata da un interrogativo, che era stato lasciato
irrisolto da Kant con il dualismo tra fenomeno-noumeno. Il termine noumeno attiene alla domanda
“Qual è la natura dell'oggettività che è esterna all’io?”.
Da questo pdv, nel primo dibattito sul criticismo, Fichte chiarisce come la realtà in sé non debba essere
concepita come una oggettività esterna, autonoma al pensare e all’agire dell’essere umano . La realtà
esterna è un ostacolo all’io. Fichte accentua un paradigma moderno, quello della LIBERTÀ DEL
SOGGETTO.
In Schelling si sostiene di superare una contrapposizione rigida tra soggettività e oggettività. Tutto il
movimento romantico dice che la natura è lo spirito invisibile e lo spirito è natura invisibile.
Schopenhauer parte dalla medesima domanda: “ che cos'è la cosa in sé? qual è la vera realtà
fenomenica?”. La sua risposta non è conciliante con quella di Schelling e del movimento romantico.
Vede nella dimensione del noumeno, con profondo pessimismo, una forza fondamentale, comune all’io
e al mondo: la VOLONTÀ. Questa volontà ci condanna al pessimismo dell' infelicità, al dolore, perché
segue la sua intenzione indipendentemente da un soggetto. Ci trascina dove vuole lei.
SCHOPENHAUER: LA VITA
1788-1861, nato a Danzica, che con il trattato di versaille diventa assegnata alla Polonia; prima però
non c’era soluzione di continuità. Schopenhauer è quindi un tedesco di un territorio che poi non sarà
Germania . Shakespeare dice: “ Noi siamo della medesima sostanza dei sogni e la nostra vita ha la
durata di una nottata”.Nel voler svelare il noumeno schopenhauer intraprende un percorso di
decostruzione dell’apparente e di costituzione del reale, ossia della nostra condizione esistenziale.
Studia filosofia all'università di Gottinga e intraprende una carriera di insegnamento arrivando a
diventare docente a Berlino, ma con scarso successo. Quando lui lo diventa, consegna ancora Hegel,
tutti andavano da lui; ma anche perché lui caratterizza la sua teoresi con indirizzo esplicitamente
pessimistico, anti-idealistico.
La fortuna della sua filosofia è successiva ( perché prima l’idealismo aveva la meglio), almeno nella
seconda metà dell’800, da qui in poi si diffonde un pensiero pessimistico ( → in contrasto con
positivismo). Rientra nel filone di quei pensatori che si pongono in esplicita netta rottura con il dualismo
hegeliano (maggiormente) tanto quanto con il positivismo. Va soprattutto contro il panlogismo
hegeliano.
L’aspirazione alla conoscenza non scontata e non assuefatta al perbenismo sociale della cultura
borghese è presente. Schopenhauer dice che l’uomo non è angelico, non è uno spirito disincarnato, è
eminentemente corpo, tanto che la natura del corpo consiste in pulsioni, desideri, conatus,
autoconservazione. L’essere umano è animale. Ritroveremo questa visione in Sigmund Freud, che
vorrà rivelare l'interiorità umana animata da queste pulsioni e declinata come libido. Si diffonde questa
critica ad una rappresentazione astratta della interiorità umana, non ci si soddisfa della ragione
positivistica.
LA SUA FILOSOFIA
E’ un bohemien. Ha scritto “IL MONDO COME VOLONTÀ E RAPPRESENTAZIONE”, pubblicato nel
1819, questo libro a suo tempo andò al macero, però Schopenhauer affermò al suo editore “io non ho
scritto per degli imbecilli”, quindi quei pochi che l'hanno comprato hanno fatto bene, il suo pubblico è
ristretto. Un altro suo testo e “contro i professori di filosofia”, lui ce l'ha con i maestri dell'idealismo, ma e
che la filosofia non è un atteggiamento di subalternità nozionistica e scolastica, la filosofia o è filosofia o
sono chiacchiere che legittimano una postura di una posizione psicologica tra un superiore e un
subalterno. Le sue lezioni erano quasi tutte vuote, egli diceva che era meglio tenere lezioni a nessuno
che a qualcuno che è qui per imposizione.
FONTI
- PLATONE: esistono delle idee ( le idee platoniche sono dei modelli), la dimensione di qualcosa
che si sottrae al divenire
- KANT: ci sono categorie del soggetto, egli nella dimensione dell’impostazione legittimistica della
filosofia è un'ispirazione di Schopenhauer
- ILLUMINISMO ( essere umano non angelicato, la dimensione materialistica-sensoriale) e
ROMANTICISMO (pone l’irrazionalismo, l’arte, la musica come vertice dell’arte, come strumenti
che ci sposano nei nostri sentimenti all’infinito, che è un principio assoluto di cui la realtà fisica è
manifestazione transeunti, siamo dei burattini in mano alla volontà di vivere della natura →
pessimismo) che è una contraddizione in quanto tale
Rifiuto dell’idealismo, rifiuto Fichte Schelling e Hegel. Questi sono falsificatori, i quali sono al servizio
del potere, mentre la filosofia non può essere un esercizio di concetto subalterno alle logiche del potere.
E' un problema teoretico, la filosofia se e contemplativa è contemplativa di ciò che è vero non di cio che
si istituzionalizza.
Nel contesto della cultura moderna occidentale, Schopenhauer è colui che si è confrontato con il
PENSIERO ORIENTALE (insegnamento buddistico, la dimensione in Sanscrito (XV sec a.C)).
INDUISMO: sapienzialità collocabile storicamente nel XIII sec a.C, nella tradizione indoeuropea; si
considera la vita umana dolore, angoscia, disperazione , precarietà. Questa condizione di dolore è tale
perché la vita è costituita da:
- SAMSARA: il vivente (zoe) è una ruota incessante di nascita e di morte, è un eterno circolo
- KARMAN : quando noi agiamo, le nostre azioni hanno delle conseguenze INELUTTABILI
Cosa accade rispetto alla consapevolezza di questi due punti? C’è la metempsicosi, la reincarnazione.
La dimensione della REINCARNAZIONE consiste nel tu provi e riprovi finché non ce la fai.
Chi sarà il saggio? Sara saggio e sapiente chi è in grado tramite l’ASCESI chi riuscirà a non far parte di
questo eterno divenire ( sono in grado di fare a meno di respirare). Si approda al DHARMA,
raggiungere ciò che è corretto fare indipendentemente della concupiscenza che caratterizza le mie
pulsioni
BUDDHISMO: VI sec a.C., il Buddha indica all’uomo la ricetta della salvezza dal dolore di vivere,
egli recita le 4 nobili verità :
1) LA VITA è DOLORE E FRUSTRAZIONE: noi cerchiamo di afferrare l'inafferrabile, in ogni attimo
quell’attimo è gia passato, non esistono forme stabili a cui possiamo aggrapparci in merito al
fatto che tutto diviene
2) IL DOLORE NASCE DAL DESIDERIO : l'aspettavo, noi siamo irretiti da maya, siamo su una
giostra di illusioni ( divertissement di Pascal), non avremo mai soddisfazioni, siamo prigionieri del
liverine
3) L’UOMO PUÒ LIBERARSI DAL KARMA E QUINDI DAL SAMSARA: deve essere in grado di
sottrarsi al desiderio, deve saper afferrare la vita in modo ontologico rispetto all’essere per quello
che è, e se fa questo raggiunge il nirvana, agisce al di là del bene e del male
4) OTTUPLICE SENTIERO: retto vedere, retto pensare, consaspevolezza, retta parola, retta vita,
sforzo di vivere, retta azione, retta concentrazione e contemplazione ( illuminazione che ci porta
in un nirvana in attesa del passaggio di una vita e una morte)
CONFRONTO CON KANT: IL RAPPORTO TRA IL FENOMENO E IL NOUMENO
Il noumeno a inteso come concetto limite per evidenziare il limite della conoscenza, va posto come
elemento di risalto alla problematica di su che cosa esista il conoscere. In merito al fenomeno, non lo
pone come entità empirico-esperienziale ma come rappresentazione della coscienza. La quale vede un
soggetto rappresentante e un oggetto rappresentato, ci pone sul piano di interdipendenza. Il
materialismo è fatto in quanto nega il soggetto riducendolo alla materia dell’oggetto. Ma nega anche
l'idealismo perche nega l’oggetto riducendolo al soggetto. La dimensione di complementarietà invece
crea il percorso che a lui interessa svolgere.
1) DIVENIRE dei corpi naturali, concatenazione fisico-fenomenica dei corpi, anche in movimenti;
necessita la FISICA
2) CONOSCERE razionale dell’essere umano, la necessità LOGICA
3) ESSERE nei rapporti spazio-temporali, la concatenazione degli enti aritmetici nel tempo e
geometrici nello spazio, è necessaria MATEMATICA
4) AGIRE, la coerenza dell’azione umana, i motivi per cui la si compie, la necessità
ETICO-MORALE
La realtà si limita ad essere su un piano fenomenico? Nulla ci vieta di pensare al di sotto. Questa
quadruplice radice mi da una spiegazione della superficie della realtà ma il mio problema vero non può
ricadere in questa griglia che si limita al fenomeno e al senso comune.
CARATTERI DELLA VOLONTÀ DI VIVERE: siccome siamo sul piano inferiore a quello fenomenico, si
sottrae alle forme ordinarie (spazio tempo causalità). La volontà di vivere è senza scopo. E’ una forza
cieca, non ha implicazioni teleologiche, è incausata, esiste per esistere. E’ al di là del tempo, è una
materia esistente in quanto tale, non ha un inizio e non ha una fine, edonistica, inconscia, rimanda ad
un impulso inconsapevole. E’ mera ENERGIA, è un'energia alogica, irrazionale a cui noi siamo
soggettati nell'intimità della nostra coscienza.
Miliardi di esseri viventi vivono in maniera cieca, lo fanno perché lo fa il mulino dell’esistere. Rimando
della natura matrigna, vi è un unica crudele verità sul mondo, mascherata dalla metafisica e dalla
religione. Questa volontà di vivere si manifesta attraverso vari gradi di sé: nel fenomeno naturale è una
esplicazione, ma dal punto di vista di principio rimanda ad una dimensione ideale. Tra le fonti di S c’è
platone, vi sono delle idee eterne che sono la matrice prima in merito alla manifestazione delle realtà
naturali come enti immediati e specifici. Quando noi studiamo la natura la studiamo in base a leggi
naturali, ma squarciare il velo di maya vuol dire intendere che c'è un livello superiore a quello del
fenomeno e capire che c'è un elemento superiore di matrice . L'individualità del fenomeno attiene alla
dimensione del finito, che è però la personificazione transeunti della volontà
Fra le idee e gli enti esiste un rapporto di MIMESI. ( PLATONE → mimesi metessi e parusia). Si pone
una gerarchia delle manifestazioni: le forze naturali per raggiungere l’essere umano, l’uomo deve
essere consapevole di questa piramide, Sal pvd evolutivo l'essere umano ha la comprensione di essere
espressione di tutto ciò. Ma la capacità di acquisirà consapevolezza gli fa perdere la volontà, gli fa
perdere l'istinto. La ragione è meno efficace dell’istinto. L’uomo quanto più sarà consapevole quanto più
starà male.
La coscienza è la semplice superficie della mostra consapevolezza, l’uomo, malgrado la sua condizione
preminente in questa gerarchia, è ugualmente soggetto alla brutalità di questa volontà di vivere, di
questo determinismo universale, questo bellum omnia contro ami. L’uomo non è arbitro, l’azione
dipende dalla volontà. L’essere come manifestazione di questa verità, è una verità di dolore.
Schopenhauer usa questa metafora del PENDOLO. Su un piano edonistico, gli uomini chiamano
godimento sul piano fisico la ricerca del godimento sul piano psicologico. E’ una condizione
momentanea è il prodotto della cessazione del dolore. Vivendo subiamo il dolore di vivere, vi sono
alcuni momenti in cui cessa il dolore, ma la felicità deriva del dolore. Il pendolo parte dalla posizione di
dolore, arriva nella parte centrale di felicita, pero poi oscilla e va nella noia. Il pendolo della vita è questo
oscillare dal dolore verso la noia con momenti di felicità. Non esiste rosa senza spine, ma esistono
spine senza rosa.
(schopenhauer si è confrontato con gli scritti dell'antefatto di leopardi)
Questo pessimismo non si limita a descrivere la nostra vita. Diventa un PESSIMISMO COSMICO, la
volontà di vivere è un desiderio perennemente inappagato che investe ogni creatura. Chi aumenta il
sapere peggio stara. Più comprendi e più ti rendi partecipe di questa crudele verità, più essa ti
rattristerà .
IL MALE Il male non è nel mondo , è nel principio di vivere; non vi è armonia, la vita è lotta, è
sofferenza. L’unico fine della natura è quella di perpetuare la vita e lo fa nel dolore. Se tagli la vita essa
si riproduce nel combattere per sopravvivere.
AMORE Dice una cosa analoga rispetto all’amore. Lui ritiene che l’amore sia una strategia della
natura per riprodursi, siamo delle marionette che diventano strumenti per la prosecuzione della vita
stessa. L’amore bisogna pensarlo come donazione di sé, non come concupiscenza.
Ad esempio, la VEDOVA NERA, si riproduce e poi tira la gola al “marito”. L’amore è la condizione di
mera auto sopravvivenza di se
SOCIETÀ
Rispetto a tutto ciò questo pessimismo va ad avvolgere la condizione del bene e della stessa società (
aggregato indotto per sottrarci alla verità). Le regole dei rapporti umani rispondono a HOMO HOMINI
LUPUS, è conflitto, bisogno di protezione alla sopraffazione ( → Leviatano di Hobbes). L’uomo ha tratti
immutabili e quindi la storia è concatenazione causale dove l'unica cosa che permane è la drammatica
condizione dello stare al mondo. Non esiste progresso, l'uomo vive nel dolore.
Cosa ci rimane in mano? C’è la filosofia del suicidio, ma schopenauer ci ferma dicendo che il suicidio
stesso è un atto di volonta. il suicidio non sopprime la voonta di vivere, il suicida è solo malcontendo
delle condizioni esistenzziali che gli sono toccate. Non nega la volontà, rifiuta la vita. Se io mi suicidio,
sopprimo l’ente ma non sopprimo l’ente che alimenta in quellindividuo il dolore di vivere, la dimensione
ontologica del fenomeno, la volonta. Il suciidio sopprime l’ente, non sopprime il genere e la condizione
umana. Non è la strtegia del suicidio che ci porterà dalla voluntas alla noluntas.
La voluntas è il quadro pessimistico che diventa sociale, così come la storia che non ha un senso ma è
una sequela di eventi tragici che caratterizzano l’uomo nell’auto-conservazione.
ETICA 2 via
L'etica della PIETAS, andare oltre la contemplazione estetica e vivere la morale come un impegno nel
mondo. In questo tipo di agire vi è disinteresse, il cuore della moralità, sottrarsi alla lotta x la
sopravvivenza competitiva che trasla nell'altro il mezzo per raggiungere il fine. Questo disinteresse
sgorga dal sentimento, dolore lo proviamo dentro di noi, non è 1 proiezione concettuale, è sentimento di
pietas. Avvertiamo personalmente la sofferenza altrui. L’eros viene declinato da S come strumento di
riproduzione della natura.
L’amore declinato in maniera disinteressata può essere modo in cui ci sottraiamo all’atto imperativo
della volontà di vivere. In questa maniera possiamo arrivare a sperimentare l’unità metafisica del tutto,
perché il tutto lo cogli dal piano ontologico, sul piano dell’essere delle cose.
Questa morale ha due vie:
- nella GIUSTIZIA io avverto che voi state subendo un'ingiustizia, in merito a questa si avvia in me
la volontà di impedire che gli altri subiscono il male, però questo ha implicazione passiva
- CARITÀ è disinteressata, atto diretto in merito a scomporre la volontà di vivere. Qui siamo
capaci di avere nello zaino della esperienza esistenziale, il carico di sofferenza cosmica, quella di
leopardi. Siamo consapevoli del male di vivere, però abbiamo l'ultimo vincolo. Poi ci innamoriamo del
soccorso in merito al dolore altrui, noi rimaniamo attaccati alla volontà di vivere. dal pdv sapienziale
questo percorso è quella di uccidere la volontà di vivere, dobbiamo diventare dei liberati dalla
dimensione di concetto di volontà.
L’ASCESI 3 via
con l’ascesi dobbiamo estirpare il desiderio di esistere, dobbiamo annullare la volontà, si può fare solo
sottraendosi ai motivi, alle cause finali che agiscono su di noi.
L’uomo liberato= si rigenera nella grazia. Raggiunge una condizione in cui si sottrae completamente,
diventa un tutt'uno con il divino. (La stessa divina commedia, nel mm in cui dante completa il percorso
iniziatico, è trasumanato, è ulteriore alla condizione umana). Il misticismo qui è laico. Schopenhauer
non è affatto metafisico spirituale, evoca direttamente il NIRVANA: il paradiso nell’ambito induista e
buddista. E’ la liberazione dal desiderio, quando si dice liberato in vita, tramite contemplazione o
meditazione, è colui che non subisce più la vita ma ne è protagonista. La negazione del mondo ti fa
raggiungere l’oceano di pace. Sottrarsi al desiderio= non elidere le cose, ma esserne in grado di farne a
meno. Quando puoi fare a meno delle cose→ le domini→ il nirvana del liberato, del gioioso, del sereno,
è raggiunta quando noi non siamo più ostaggi della volontà di vivere. Così si raggiunge la condizione
della liberazione auspicata da questo percorso filosofico.
KIERKEGAARD LA VITA
(Munch nell’urlo porrà tutta la tensione dello strazio del rapporto con l’esistente)
Danese, vissuto poco e in maniera drammatica nel primo 800 (1813-1855). Nato e vissuto in
Danimarca, che però è periferia del mondo intellettuale tedesco. Non a caso hegel diventa anche per
kierkegaard idolo polemico. Il suo pensiero filosofico nasce in contrapposizione ad hegel. Nella sua
formazione culturale ha un peso rilevante la figura del padre. Pastore luterano, che gli trasmette quindi
attaccamento alla religione di lutero, che è fondata su un drammatico assentimento del peccato. Lui è
ultimo di 7 figli. Ben 5 dei suoi fratelli muoiono, quando lui è ancora piccolo in realtà. Lui cresce in una
dimensione però religiosa, pietistica, il padre è convinto che queste morti di questi 5 figli siano nate da
una condanna divina, dall’essere stato maledetto. Lo stesso kierkegaard nei suoi diari scriverà che
rimase sconvolto indelebilmente dall'aver visto il padre commettere uno di quei peccati che lui stesso
sempre condannava: non sappiamo cosa, lui non l’ha scritto. Però riferisce che questa cosa che ha
fatto rimane nell’animo e gli fa crollare quella figura austera nella quale aveva riposto tutta la sua
fiducia. Nel mm in cui kierkegaard prosegue con lo studio della filosofia, si concentra su 1 tematica
esistenziale, ecco perché maturerà rispetto ad hegel una ripulsa non solo di filo del professore,
istituzionale, ma anche filo che colloca tutto e tutti in 1 ambito meramente razionale e funzionale della
rag, la rag deve essere messa a disposizione di scavo interiore.
Altro episodio centrale: fidanzamento che non finirà bene, perché a una certa decide di lasciare la sua
donna, per scelta filosofica, il fidanzamento avrebbe rappresentato la vita adulta da lui temuta (limitata
rispetto ad un significato assoluto). D’altronde lui altre volte aveva parlato della sindrome di Peter Pan,
di non voler mai crescere.
K si troverà a vivere gli stadi della sua esistenza declinati come le singole scelte che l’uomo puo’ fare
per vivere. Quando il padre morirà erediterà una somma di denaro che gli consentirà di non crescere
mai veramente. K si dedicherà quindi allo STADIO RELIGIOSO ma non si rapporterà in maniera
scontata con la chiesa ma anzi, individua in essa una TEOLOGIA LIBERALE, che tutto fa tranne che
alimentare lo spirito profondo della religiosità.
Anche in questo caso la dimensione contrastiva si pone tra il lato essoterico della relig e quello intenso
(dell’urlo di Munch) che deve rimandare allo scandalo e non al moralismo coatto.
La moralità profonda RISPETTO ALL’APPARENZA SOCIALE (facciamo riferimento anche alla società
di massa) non viene mai meno, essendo anche lui un Luterano (in Lutero c’era sia medioevo che
modernità). L’invito Luterano ad inquadrare nella società può essere accettato nello STADIO ETICO MA
la dimensione drammatica e disperata di 1 ricerca di un significato ulteriore a ciò vede lo STADIO
RELIGIOSO occuparsi di una problematica esistenziale che non può essere sanata dalla quotidianità
del lavoro. Il destino dell’uomo di fronte alle proprie scelte è il metodo ultimo.
(Si può collegare anche a Leopardi, Kierkegaard si colloca nell’esistenzialismo) L'esistenzialismo vuole
mettere un significato alla nostra vita. Il destino dell'uomo è l'elemento ultimo con cui confrontare lo
stare al mondo in una maniera significativa o meno.
Alcuni critici parlano di K come un “SOCRATE CRISTIANO” perché si pone in una maniera MAIEUTICA
nel diventare cristiani (non fare i cristiani che vuol dire aderire ad un comportamento in maniera
devozionale). Qui bisogna andare oltre. Pur conoscendo la verità che salva, ci si può impadronire di ciò
che salva tramite una visione filosofica che ci sottragga al senso comune. K si sente INADEGUATO
rispetto a questa società massificata e pone la necessità di comunicare a questo aggregato di milioni di
eu anonimi di dire “IO”, di dire “SONO UN’ESISTENZA CHE VALE LA PENA D'ESSERE VISSUTA, DI
FARE UNA SCELTA”. Il ruolo è il contesto drammatico di un individuo in una società moderna che cerca
delle risposte che lo portino a una risposta del significato per il significante.
Andando ad analizzare il POSSIBILE ci mettiamo di fronte a delle scelte che sono sempre un incrocio,
K dice AUT AUT, vai da una parte o vai da un’altra. Ogni possibilità è un rischio. E’ un discepolo della
angoscia, arriva a dire “IO sono la cavia di esperimento della esistenza, sono il punto estremo di ogni
opposizione", una tensione di questo tipo può avere il risvolto del rifiuto di una oggettivitò della rag. La
verità neutrale che si limita a spiegare filosofica non è essenziale. L’uomo necessita di una verità CHE
LO SALVI E GLI DIA UNA STELLA POLARE IN MERITO ALLE SCELTE.
SOGGETTIVITA’ VS OGGETTIVITA’: oggettività è l'idealismo Hegeliano che vede la realtà alla base
del fatto che il genere è superiore al singolo e si pone in termini di panteismo idealistico nei termini del
finito (solitudine del finito). Kierkegaard di fronte a ciò, contrappone la dimensione, tanto appassionata
quanto drammatica, della SCELTA. Il singolo è superiore al genere, al concetto degli universali che
spiegano la realtà come razionale, bisogna prendere atto di una DIFFERENZA ONTOLOGICA.
Il rapporto tra finito e infinito qui è tra essere umano e Dio: “perchè c’è il male rispetto ad una finalità di
bene?”. Questo matura nel dramma delle scelte individuali.
RIASSUNTO
- stadio estetico: la novità, non scegliere, la dispersione, DON GIOVANNI, l'uomo e’ cio che e’,
carpe diem
- stadio etico: si sceglie di scegliere, normalità, quotidianità, l’uomo e’ ciò che diviene, progetta
nel tempo di essere quello che ha scelto di be. il limite è il significato
- stadio religioso: rapporto assoluto con l'assoluto, fede, la solitudine, il paradosso, lo scandalo di
1 scelta che non ha coerenza su 1 piano metarazionale. Scegliere di credere è un'iniziativa
individuale. Opta la fede come atto risolutivo del significato della libertà del sogg
Il problema è che questa soggettività è in scacco pk non ammette di essere parte di un qualcosa che lo
supera come soggettività. L'uomo non ammette di essere strutturalmente dipendente e di non poter
essere autonomo. L’antropocentrismo vede il disperato che vuole superare il suo ego dalla potenza che
lo ha posto, invece è solo in 1 riconciliazione del sogg con il suo creatore che può essere lo scarto x
uscire da questa malattia mortale (disperazione).
La noia da cui ci si vuole sbarazzare deve praticare una metanoia, conversione. Ecco quella
fiducia è quello scandalo che può SALVARE.
RAPPORTO CON LA FEDE
2 saggi “BRICIOLE DI FILO” e “ESERCIZIO NEL CRISTIANESIMO”, 1850, c'è l'eliminazione della
disperazione. C'è un uomo che non si illude della sua autosufficienza, riconosce 1 dipendenza da
qualcosa di altro. La fede sostituisce alla disperazione LA SPERANZA, la fiducia è il trapasso nella
eternità, si pone come persuasione oltre la rag, ecco pk è scandaloso e paradossale. Il suo scopo è
soteriologico, bisogna salvare l'anima. Nella fede quello che è importante è nella
TRANSUSTANZIAZIONE (dio si e fatto uomo, è ko ed è resuscitato). E’ il principio dei principi.
LA MALATTIA
Lui parlerà della grande salute, per acquisire la salute bisogna passare dalla malattia, è una
constatazione della tragedia del vivere. Sottrarsi alla malattia vuol dire proiettarsi a un mondo angelico
che non c'è. La sua malattia ha invertito le priorità, se le proprietà della cond frenetica del vivere ti porta
a perdere te stesso, io in quella malattia ho ritrovato me stesso. La malattia cambia le priorità. La
dimensione del distacco tramite la realtà ordinaria crea la dimensione della realtà stessa. Sta evocando
il fatto che avere questo rapporto con lo stato crea la capacità di superare una dimensione istintiva che
è filosofica, la dimensione creativa della libertà dell'uomo passa in questi passaggi. Affrontare
filosoficamente la malattia porta a una grande salute, una grande consapevolezza di sé. E’ un percorso
filosofico.
LA NASCITA DELLA TRAGEDIA GRECA
Questo testo verrà scritto aprendo la filosofia con la filologia, la filologia con la filosofia. I suoi colleghi
stigmatizzano quest’opera come un'opera non filologica (che non si rifaceva ad un metodo scientifico).
Nietzsche pone la possibilità di interpretare il nesso profondo della cultura classica greca attraverso due
impulsi fondanti: QUELLO DELLO SPIRITO APOLLINEO E DI QUELLO DIONISIACO.
La dimensione Apollinea è DIURNA, si rifà alla FORMA, quella dionisiaca è quella dell’ISTINTO
VITALE, rimanda ad 1stato ulteriore di coscienza (tramite anche la dimensione alterata di coscienza
bacchica). Il logos si rapporta con il suo contrastare, ci sono Apollo e Dioniso, c’è la forma al cospetto
della vitalità e viceversa. La forma si manifesta perfetta ad esempio NEL SOGNO, una dimensione
limpida e armoniosa (che rimanda alla proporzione greca), KALOS KAI AGATHOS MA c’è anche
L’ISTINTO che vuol dire forza vitale e quindi MITOPOIESI, una dimensione ulteriore alla ragione. Ecco
quindi la MUSICA, LA DANZA (isadora Duncan) che sono diretta espressione della volontà come forza
cosmica. L’energia del cosmo si proietta in quello che si fa. L’amore è in questa capacità creativa. Nel
momento in cui si crea, si è nella dimensione dell’EROS. Nietzsche analizza questo nella struttura della
tragedia. Si ribaltano i luoghi comuni sulla necessità Apollinea e descrive una dimensione Dionisiaca
che rimanda alla dimensione asiatica. Il rapporto con morte dà un senso alla realtà e la cultura greca è
la cultura del senso tragico. L’apollineo cerca di sublimare il caos dell’esistenza nella forma MA questo
aspetto va correlato alla controparte che è stata rimossa nel percorso della civilizzazione aoccidentale
dove si è abbandonato il rapporto con il mito.
Altro aforisma "ciò che non ci uccide ci rende + forti”, OLTRE il pessimismo e l’ottimismo, ci fa tornare
ad be fedeli alla terra e amando il proprio destino, essere dei lottatori vuol dire che la vita è dolore e
crudeltà ma x questo possiamo essere stelle danzanti. Accettare questa vita ci porta a non essere
piegati dalla vita stessa. Ci si abbandona a Dioniso come il dio che danza. Quest’opera è la
METAFISICA DELL’ARTISTA DEL ‘900, è l'apertura a tutte le avanguardie storiche. Nella CARTA DEL
CARNARO c’è proprio l’applicazione di quello detto.
CONSIDERAZIONI INATTUALI
N si esprime con conferenze quando frequenta casa Wagner, e fa lo sforzo, di creare 1cultura. Per lui la
rinascita della cultura tragica deve be critica rispetto alla cultura contemporanea, pk la cultura attuale è
dequalificata, di massa, è diventata una sub cultura che impedisce all’individuo di trovare il senso
dell’esistenza. Le considerazioni inattuali sono 4 (ne riportiamo 2):
SULL’UTILITÀ E IL DANNO DELLA STORIA PER LA VITA:
Nella 2° metà dell’800 il positivismo nella storia è storicismo, che ritiene che la storia abbia 1
meccanismo che spieghi gli eventi in maniera deterministica. Lo storiografismo è piegare il presente
sotto il peso del passato. Tutto ciò per N UCCIDE LA VITALITÀ, la storia in chiave deterministica ha
connotazione negativa, l’eccesso di storia indebolisce la vena creatrice dell’uomo. Se si fa della storia
una zavorra, allora l’uomo contemporaneo diventa un piccolo uomo afflitto da una patologia detta
“SINDROME EPIGONALE”, che si rifà al fatto che NON ESISTE PIÙ UNA VERITÀ POSSIBILE pk ci
troviamo all’interno di 1meccanismo. Un esempio di ciò è che ci si può innamorare della storia romana
ma, anche applicando i valori romani, nessuno sarà in grado di replicarli nella contemporaneità. Un
epigono è colui che evoca qualcosa che è stato, anche se è solo una macchia rispetto a ciò che è
stato.
X N lo storicismo è = al positivismo nel mm in cui idolatra il fatto, il processo della storia rende
il presente inabile ad be creativo, ad accogliere la dimensione del mito. Dobbiamo DIMENTICARE la
storia, così da eliminare il peso dello storicismo, solo così potrò studiare la storia con innocenza, e
creare di un nuovo un PROTAGONISMO. I toni sono critici della società di massa e dei suoi
determinismi che ko la vitalità dell’uomo. Evocare la dimensione dionisiaca significa evocare la
dimensione plastica dell’esistenza, l’uomo deve tornare ad be protagonista della storia come
CREATORE.
LA GAIA SCIENZA
In questa ci dice che il viandante si mette sulla strada senza porsi una meta, così la scienza deve
essere gaia emancipandosi dall’ignoranza pk è lei che informa l’etica dello spirito libero. Lo spirito libero
è il CORAGGIO, che appartiene a UOMINI ARTEFICI. Per N chi è artefice del destino è COLUI CHE SI
RIFÀ AI SOFISTI, si rifà a loro pk quelli non erano interessati alla verità socratica, ma a cogliere la
verità come confronto, che permette di stabilire chi è il migliore.
LETTURA: Accusa gli stessi materialisti ad avere ko dio. Ci si proietta attraverso la volontà di be dei
creatori e protagonisti del proprio tempo. Lui non sta annullando cosa è dio da un pdv religioso, dice
che le religioni hanno accettato la ko di dio.
Nel “crepuscolo degli idoli”, breve saggio, N dice “il mondo vero finì per diventare favola e non si e
reso più credibile sul piano del significato profondo del vivere”. Quindi l'affermazione dio è morto, non è
dogmatica, ma contiene un contesto storico, antropologico dove si muove l'uomo contemporaneo. E’ un
mondo dove non vi sono + punti di riferimento. N si preoccupa se valori validi siano possibili in 1
mondo senza dio, senza darsi un riferimento rompe qualsiasi indugio ipocrita.
Bisogna affrontare la terra desolata. LA KO DI DIO E’ UNA RESURREZIONE DELL’UOMO
RESPONSABILE A SE’ MEDESIMO, capace di “autopragia”, comandare sé stesso. N evoca la libertà
dei classici che è una libertà POSITIVA, E’ DISCIPLINA, si fa quello che la volontà indica in te di
realizzare, è la suprema libertà di essere. A quel punto sarà possibile convertire il nulla in un volere che
rimanderà alle sapienze orientali: SI COGLIERA’ LA DIMENSIONE DEL DIVENIRE RISPETTO
ALL’ESSERE, CARPE DIEM HIC ET NUNC. E’ possibile sfidare il nulla
del nichilismo e dare un risultato, sicuramente titanico, ma di dare un senso. Dalla putrefazione lascerà
la volontà di vivere.
Dire che è morto Dio vuol dire che è morto con i suoi surrogati: stato, ideologie, scienza, umanità.
Questa Eterna sanzione dell’essere viene posta w Zarathustra che sta ascendendo in montagna e c’è 1
nano che sta dietro Zarathustra e ogni passo che lui fa lo appesantisce tanto da mettersi sulle sue
spalle per appesantirlo. Poi si arriva ad 1 passaggio metaforico dove trovano un tempio con due
colonne e l'architrave, ci si trova di fronte al rapporto tra finito e infinito e quella porta è di accesso.
Il nano dice allo Zarathustra “ecco la prova che ti blocca”, da quell’uscio che oltrepassa il tempo si può
go indietro o avanti. Zarathustra dice lì che va colto l'attimo fuggente, Zarathustra poi vede 1 pastorello
che si era messo a riposare. Nella steppa asiatica c’è un cobra nero che entra nella bocca del pastore.
Il tempo lo sta soffocando e Zarathustra dice al pastore di mordere il serpente, il serpente lo fa e
TORNA UN BAMBINO.
E’ una metafora al saper, cogliere l’attimo. Questa dimensione nella volontà del circolo rimanda alla
GRECIA PRESOCRATICA ma anche alla sapienzialità INDU’. N adopera illuminismo ma non è
illuminista: l’uomo superiore non è superiore agli altri anche se verrà interpretato così, in realtà rimanda
al bodhisattva, l’uomo realizzato pk nomina sé medesimo, è colui che coglio il significato della potenza,
colui che risulta vincitore sul fiume di eraclito e quindi risulta liberato in questa vita. Il nirvana è la
cessazione della necessità. Indubbiamente l’eterno ritorno è il più abissale dei suoi pensieri
pk le AZIONI DI QUEST'UOMO LIBERATO NON SONO NE’ BUONE NE’ CATTIVA MA HANNO
ORIGINE DALLA SUA NATURA LIBERATA, si attiene all’AMORALITA’. La volontà di potenza in questi
termini vede la nostra vita indirizzata verso il suo scopo: vivere ogni attimo. L’apologo sul pessimismo
greco finisce proprio con “amor fati”, la possibilità di interpretare un veleno un elisir.
ULTIMA FASE è intaccata dalla malattia ma è evocata con Thor,N dice ”filosofare con il martello”,
bisogna distruggere le idee dominanti x far posto ad 1 new pensiero, l’oltreuomo deve be protagonista
di 1 new inizio. Torna sull’ANTICSTORICSMO, LA PALINGENESI DELLA SOCIETA’. La popolazione
degradata dalla civilizzazione si vede in 1secolo vuoto e di 1ottuso militarismo. La società tedesca è 1
big caserma dove il militarismo prussiano crea 1dimensione meccanica, cosa che, come il socialismo, è
feticcio del dio che è ko. Nell’ 800 inglese se la prende anche con il moralismo. Il nucleo è però LA
CRITICA ALL’UTILITARISMO BORGHESE, culti grigi che creano un essere meschino che si va a
disperdere nell’anonimato di un gregge, subisce un ANNICHILIMENTO DELLA VOLONTA’. La volontà
di potenza è l’antidoto. Dice che tutti i filosofi hanno sottratto la natura dal concetto, hanno creato una
dimensione solipsistica pensando concetti che non hanno ingerenze con comportamenti reali, sono
comportamenti che sopprimono gli istinti.
MA PERCHE’ C’E’ STATA LA DECADENZA? Nel servo-signore Hegel dice che il servo signore ha
coraggio ma si vive e vivendo c’è chi rende possibile vivere dal pdv materiale. N dice che la morale dei
signori era quella dei guerrieri, la morale dei servi era quella dei sacerdoti. La morale dei sacerdoti cova
l’invidia ma non è in grado di avere il sopravvento. I sacerdoti x avere la possibilità di imporsi quindi si
affermano subdolamente, affermano dei valori dove tramite la debolezza diventino loro i referenti di un
comportamento a loro opportuno.
I popoli che hanno portato questa dimensione condizionata del vivere sono i popoli desertici, i SEMITI,
e l’ebraismo. N. attacca il cristianesimo, per lui Gesù è un oltreuomo ma non accetta la morale religiosa
che ha inibito la condiz umana rispetto ad essere legati alla terra.
Con l’odio dell’impotenza quindi i sacerdoti hanno rovesciato la virilità dei valori aristocratici. Il kalòs kai
agathos è diventato umile, sofferente e indigente. La dimensione devozionale crea quindi 1 dimensione
di mediocrità. In quella dimensione di uguaglianza rivendicata c’è l’abbattimento della dimensione
creativa. E’ uno spirito di vendetta quello che viene coltivato. Questa morale dell’impotenza crea la
sovversione che è stata cristiana e oggi diventa quella del democraticismo.
Paradossalmente l’AMORE trasforma 1casta sacerdotale in un’entità oppressiva e crudele che pratica
la persecuzione di chi non la pensa in questo modo.
NON C'È UNA MORALE IN QUANTO TALE MA C’E’ UN MODO DI VIVERE LA PROPRIA VITA.
IL NICHILISMO Nihil viene dal latino e vuol dire “nulla” questo termine viene usato dallo scrittore
Pulgenev che, in “padri e figli” parla di comportamenti nichilisti. N. legge ciò e ne fa un’elaborazione:
N adopera questo termine in 2 modi:
1) LA VOLONTA’ DEL NULLA: N è un nichilista, questa è la fuga con tanto di disgusto nei confronti del
concreto. N accusa di nichilismo la storia della filosofia con la sua metafisica che si è posta in maniera
astrattiva con la realtà.
2) LA CONDIZIONE DELL'UOMO CONTEMPORANEO: lo prende dai russi, che sta arrivando un
modo di vivere in cui nulla ha più valori. Avvertire il vuoto in merito al proprio vivere = nichilismo.
Citazione:“Manca il fine, manca la risposta al perché"
La problematica è quindi il COME ATTRAVERSARE IL NICHILISMO
La grande sfida dell'oltreuomo è proprio responsabilizzare l'uomo rispetto a questo. Non si deve dare la
NOLUNTAS ma bisogna immergersi in questo vuoto, accettare la sfida del nulla per far sì che tu
oltreuomo dai valore a quello che non c’è.
FILOSOFICO POLITICO
Tutto quello che N ha scritto ha ricaduta Meta-Politica, la precede e informa i comportamenti che
inducono ad 1postura politica. Nel 1 incontro tra mussolini e Hitler viene regalata dall’uno all’altro
l’opera “Omnia” di Nietzsche. N confuta le interpretazioni egualitarie della modernità, x n siamo
differenti nel perseguire ciò che è dentro di noi. L’oltreuomo si trova ad emanciparsi dall’egalitarismo. Il
risultato non deve essere 1totalitarismo pk crea conformismo. L’ottimismo umanitario è la ricaduta
immanente del PROVVIDENZIALISMO CRISTIAMNO che diventa la proiezione di un altrove che
induce illusioni indotte. Emerge quindi un ANTISTATALISMO, ANTINAZIONALISMO, EUROPEISMO e
pensa che il suo mess debba indicare una nuove élite. N parla di sostituire la borghesia con una èlite
etico-spirituale. Vi è la nuova visione di interpretare la storia as 1passaggio.
PROSPETTIVISMO (o Relativismo) Relativismo intende la realtà come non tonda rispetto ad una
realtà oggettiva. “Non esistono fatti ma solo interpretazioni”. Il mondo per N. è fatto di prospettive
diverse, la cosa rilevante è IL CONFRONTO TRA POSIZIONI dove c’è il polemos dove si determina chi
è più capace. Tutto infatti è lotta e rispetto a questa lotta noi adottiamo una veste del sospetto in merito
a quello che appare. In questa tensione si determinano salute e forza. Il relativismo di N. pone un’idea
valida soltanto se si confronta con altre idee.