Schopenhauer nacque a Danzica a fine 700 da una famiglia borghese. La sua città natale,
grazie alla posizione strategica sul mar baltico, permetteva traffici commerciali. Il padre fu un
uomo intraprendente e un mercante abile, infatti nel tempo ha aumentato il suo patrimonio.
UN SENTIRE DOLENTE
Schopenhauer fu un ragazzo privilegiato. Grazie al patrimonio familiare e al lavoro del
padre, viaggiò e conobbe molti paesi interessanti umanamente e culturalmente. Questo stile
di vita non lo indirizza verso il lavoro del mercante, bensì contribuisce alla sua chiusura in se
stesso e alla visione pessimistica della vita. I temi dominanti del pensiero giovanile
riguardano la morte, il mistero dell'eternità, lo smarrimento di fronte alla grandiosa maestà e
potenza della natura.
PLATONE E KANT
Durante gli studi giovanili, Schopenhauer sente il bisogno di chiarire la propria visione
dell'esistenza. Per fare ciò utilizza la filosofia. Si affida a Platone per quanto riguarda il
bisogno di evadere dal mondo sensibile e sollevarsi al mondo delle idee. Invece si
appassiona di Kant per quanto riguarda la critica al realismo, ovvero la teoria secondo cui le
cose hanno una realtà e un significato indipendenti dal soggetto. Inoltre apprezza la tesi
secondo cui nell'uomo c'è una forte aspirazione alla metafisica, ovvero riuscire andare oltre il
mondo mutevole, per attingere al noumeno (la vera essenza delle cose).
DOTTRINE ORIENTALI
Il giovane Schopenhauer entrò in contatto con le filosofie asiatiche, come l’Upanishad (testo
indiano) e i testi buddisti. Da questi scritti ritrova la consapevolezza del carattere
momentaneo dell'esistenza. Inoltre queste religioni indirizzano l'uomo ad una via di
liberazione verso la realtà immutabile. Attraverso queste religioni, Schopenhauer rimarca la
sua contrapposizione a Hegel, il quale aveva sempre considerato lontane dalla filosofia i
concetti orientali.
LA RIPRESA DI KANT
Schopenhauer sostenendo che tutte le cose sono solo fenomeni, resta fedele a Kant, il
quale aveva affermato che solo la realtà fenomenica è accessibile all'uomo. Schopenhauer
ritiene che il soggetto abbia una struttura mentale, attraverso la quale elabora l'esperienza
sensibile. Schopenhauer quindi pone l'attenzione su tre forme a priori: lo spazio, il tempo, la
casualità. Queste tre forme a priori sono le condizioni soggettive della rappresentazione,
attraverso le quali la mente può conoscere gli oggetti.
IL VELO DI MAYA
Schopenhauer riprende la filosofia induista e definisce la realtà fenomenica attraverso
l'espressione Maya, ovvero illusione. Per Schopenhauer tra la conoscenza e la realtà c'è un
velo (Maya).
La realtà fenomenica è costituita di apparenze, cioè immagini connesse tra loro, ma
sostanzialmente evanescenti (come nei sogni).