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Nel 1811 assistette alle lezioni di Fichte e nel 1813 si laureò a Jena con una
tesi intitolata “Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente”.
Nel periodo in cui abitò a Dresda si dedicò alla composizione dello scritto
“Sulla vista e i colori” (1816), in difesa delle dottrine scientifiche di Goethe,
con il quale aveva stretto amicizia, e preparò per la stampa la sua opera
principale, “Il mondo come volontà e rappresentazione”.
2. Le Radici Culturali
3. Il “velo di Maya”
Essi sono come due facce della stessa medaglia, che non possono esistere
l’uno senza dall’altro e che hanno eguale importanza. Di conseguenza se il
materialismo è falso perché nega il soggetto e lo riduce all’oggetto o alla
materia, l'idealismo lo è altrettanto poiché compie il tentativo opposto e
quindi nega l'oggetto riducendolo al soggetto.
- principio del divenire (che regola i rapporti tra gli oggetti naturali);
a) la filosofia dei Veda, per cui l'esistenza comune è una sorta di illusione
ottica;
b) Platone, il quale dice spesso che gli uomini non vivono che in un sogno;
e) Shakespeare, che dice “noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”;
AI di là del sogno, però, esiste la realtà, sulla quale l'uomo non può fare a
meno di interrogarsi, perché l'uomo è, a differenza degli altri esseri viventi,
un animale metafisico. L’uomo è cioè orientato verso l’infinito, è portato a
stupirsi della propria esistenza e ad interrogarsi sull'essenza ultima della vita.
4. Tutto È Volontà
Quando vivo il mio corpo, io non lo rendo un oggetto tra gli altri oggetti, ma
lo sottraggo alla sua fenomenizzazione, cioè smetto di usare spazio,
tempo e causalità. Mi privo di quegli strumenti che individuano gli oggetti, i
fenomeni come un insieme di cose distinte tra loro. Infatti, l'essenza del mio
corpo non è soltanto “del mio corpo”, poiché ha perso i limiti
dell'individualità. Per questo si parla di:
Una volta individuata la volontà come essenza noumenica del mio corpo, so
che questa essenza non si riferisce solo al mio corpo, bensì all'essenza
dell'intera realtà.
Inoltre l’io, per Schopenhauer, è la corrispondenza tra coscienza, volontà
e corpo, e l’individuo va valutato nella sua interezza, con la conseguente
scoperta dell’uomo nella pienezza delle sue facoltà.
- unica perché esiste al di fuori dello spazio e del tempo, i quali dividono,
diversificano e individuano gli oggetti. Ciò vuol dire che la volontà si trova
al di là del principio di individuazione (un ente esiste nella sua individualità
come un essere distinto nei confronti di tutti gli altri enti)
- Ed infine la volontà è anche una forza libera e cieca, cioè un'energia senza
causa, senza un perché e senza uno scopo, essendo oltre la forma della
categoria della causalità
C’è da dire anche che la volontà primordiale non ha alcuna meta oltre se
stessa. Questo vuol dire che tutti gli esseri viventi non vivono per altro
motivo se non per vivere e continuare a vivere. Schopenhauer dice che
questa è l'unica
b) nella seconda fase, si manifesta nei vari individui del mondo naturale. Gli
individui non sono altro che la molteplicità delle idee, immersa nello
spazio e nel tempo. Ciò vuol dire che tra gli individui e le idee esiste un
rapporto di copia-modello.
Il mondo delle realtà naturali è strutturato, a sua volta, in una serie di “gradi”
disposti in ordine ascendente:
il grado più basso è costituito dalle forze della natura, i gradi superiori dalle
piante e dagli animali.
Questa sorta di “piramide cosmica” raggiunge l’apice con l’uomo, in cui la
volontà è auto-consapevole. Ma l'uomo, che ha più coscienza rispetto agli
altri esseri viventi, ha, di contro, meno sicurezza, perché la ragione è meno
efficace dell'istinto. Per Schopenhauer, infatti, l'uomo è un “animale
malaticcio”.
7. Il Pessimismo
La sofferenza universale
L’illusione dell’amore
A testimonianza della forza della volontà, il filosofo dice che l’uomo vive di
illusioni. L’illusione più grande è caratterizzata dall’amore. Il fine dell’amore è
solo l’accoppiamento. Se l’amore è un puro strumento per perpetuare la vita
della specie, allora non c’è amore senza sessualità. Per queste ragioni
l’amore viene inconsapevolmente avvertito come peccato e vergogna. Non è
nell’amore il trionfo individuale del soggetto, la volontà si serve dell’amore
per alimentare se stessa.
governato da Dio.
Gli uomini sono invidiosi gli uni degli altri, i rapporti non sono mai amichevoli
poiché, quando uno soffre, l’altro è contento; quando uno è contento, l’altro
è invidioso. Schopenhauer sviluppa un pessimismo antropologico e sociale e
viene accusato di misantropia. Il misantropo è colui che odia l’uomo e che
non è in sintonia con gli altri. Questa accusa è infondata poiché egli parla di
un sentimento di pietà che è alla base del compatire.
1) arte
2) morale
3) ascesi
1) L’arte è conoscenza libera e disinteressata che si rivolge alle idee, il
soggetto che contempla le idee è il puro soggetto del conoscere, il puro
occhio del mondo.
L’arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri
quotidiani.
Ai suoi massimi livelli la pietà consiste nel far propria la sofferenza di tutti gli
esseri passati e presenti, e nell’assumere su di se il dolore cosmico.
Nei mistici del cristianesimo l’ascesi si conclude con l’estasi, nel misticismo
ateo di Schopenhauer il cammino verso la salvezza mette a capo al nirvana
buddista, ovvero all’esperienza del nulla. Un nulla, non è il niente, bensì una
negazione del mondo stesso. Se per l’asceta schopenhaueriano il mondo è
un nulla, il nirvana è un tutto.