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Il criticismo Kantiano

Il criticismo kantiano si riferisce alla filosofia di Immanuel Kant e alle sue opere principali, che
comprendono la "Critica della Ragion Pura", la "Critica della Ragion Pratica" e la "Critica del Giudizio".
Queste opere rappresentano una pietra miliare nella filosofia occidentale e hanno influenzato in modo
significativo diverse discipline, tra cui la filosofia, la scienza, l'etica e l'estetica. Nella Critica della Ragion
Pura indaga sulla natura e sui limiti della ragione umana. Egli distingue tra il fenomeno, il mondo come
appare alla nostra coscienza, e il noumeno, la realtà in sé, che è inaccessibile alla conoscenza umana. Kant
sostiene che la ragione umana è limitata dai suoi concetti e categorie, ma allo stesso tempo offre una critica
radicale del dogmatismo e del relativismo. Nella Critica della Ragion Pratica Kant sviluppa la sua teoria
dell'imperativo categorico, un principio morale che richiede di agire in conformità con il dovere morale e
senza considerare i desideri personali. Egli sostiene che l'etica si basa sulla razionalità e sull'autonomia
dell'individuo, piuttosto che su norme esterne o conseguenze utilitaristiche. Nella Critica del Giudizio Kant
affronta il problema della bellezza e del giudizio estetico, sostenendo che il gusto estetico è soggettivo, ma
può essere oggettivamente condiviso in quanto si basa su principi universali. Inoltre, la "Critica del Giudizio"
tratta anche del giudizio teleologico, in cui si considera la natura come se fosse guidata da uno scopo o da un
fine. L'approccio critico di Kant si basa sulla distinzione tra il mondo come appare alla nostra coscienza e il
mondo in sé, nonché sulla necessità di limitare la ragione umana per evitare dogmatismi o relativismi.
L’ Idealismo etico di Fichte
La filosofia di Fichte, spesso indicata come idealismo etico, enfatizza l'importanza dell'azione morale e della
libertà individuale. In "La dottrina della scienza", Fichte cerca di fondare la filosofia su principi razionali e
deduttivi, esplorando l'idea dell'infinità dell'io come un soggetto attivo e creativo che si autodetermina
attraverso l'azione libera. Nei "Discorsi alla nazione tedesca", Fichte affronta le questioni politiche e sociali
del suo tempo, chiamando il popolo tedesco a prendere coscienza della propria identità culturale e a lavorare
per la rinascita e l'emancipazione della nazione. Le caratteristiche principali della filosofia di Fichte
includono l'infinità dell'io, la deduzione dei tre principi fondamentali della realtà e la scelta tra idealismo e
dogmatismo, con Fichte che sostiene la superiorità dell'idealismo. Nei discorsi, Fichte sottolinea anche
l'importanza dell'educazione nella formazione di una società morale e liberale, esaltando il ruolo della
Germania come promotrice della cultura e dell'istruzione. Inoltre, riflette il contesto storico dell'epoca, con la
Germania divisa e soggetta all'influenza straniera, sottolineando la necessità di una rinascita spirituale e
politica della nazione tedesca.
L’ Idealismo etico di F. Schelling
La filosofia di Schelling è spesso associata all'idealismo estetico, che pone una particolare enfasi sul ruolo
dell'arte e dell'estetica nella comprensione della realtà. Una delle idee centrali di Schelling è la sua
concezione dell'Assoluto come principio unificante di tutte le cose. Secondo Schelling, l'Assoluto
rappresenta l'unità originaria in cui convergono l'oggettività e la soggettività, la natura e la mente. L'Assoluto
è il fondamento stesso della realtà e la sorgente ultima dell'essere. Schelling sviluppa anche una filosofia
della natura in cui sostiene che la natura stessa sia un'emanazione dell'Assoluto e che sia pervasa da un
principio vitale o spirituale. La natura, secondo Schelling, non è semplicemente una mera realtà inanimata,
ma è intrinsecamente legata all'attività creativa e dinamica che manifesta l'essenza stessa dell'Assoluto.
Tuttavia, è la teoria dell'arte di Schelling che ha avuto un impatto significativo sul movimento romantico.
Schelling attribuisce all'arte un ruolo centrale nell'espressione dell'Assoluto e nella comprensione della
realtà. Secondo lui, l'arte rivela l'unità tra la natura e la mente umana e consente una comprensione intuitiva
dell'Assoluto. La bellezza artistica è vista come una forma di espressione stessa dell'Assoluto divino. Questa
visione dell'arte come mezzo per esprimere il divino e per comprendere la realtà ha contribuito a una
rivalutazione dell'immaginazione e delle emozioni nell'arte romantica.
La nascita del comunismo: Karl Marx
Karl Marx, è stato un filosofo, economista e politico tedesco che ha avuto un ruolo fondamentale nello
sviluppo del pensiero comunista e del socialismo scientifico. Marx ha scritto il manifesto del Partito
Comunista e ha prodotto opere influenti come "Il Capitale" e "Il Manifesto Comunista". Marx analizzò
criticamente la società
L’essenza del cristianesimo e la sinistra hegeliana: Feuerbach
Feuerbach, un filosofo tedesco, è noto per il suo ruolo nella sinistra hegeliana e nella critica religiosa. Nel
suo libro "L'essenza del cristianesimo", sosteneva che la religione fosse un prodotto della mente umana e che
la divinità fosse una proiezione delle aspirazioni umane. L'essenza del cristianesimo risiedeva, secondo
Feuerbach, nell'alienazione dell'umanità dalla propria natura, attribuendo qualità ideali a un essere
trascendente. Criticava il dualismo tra il divino e il terreno, invitando le persone a realizzare le qualità ideali
all'interno della società umana. Feuerbach si concentrava sulla realtà concreta e sull'emancipazione umana,
piuttosto che su speranze trascendenti. La sua influenza si estese alla sinistra hegeliana e al pensiero
marxista, che svilupparono ulteriormente le sue critiche alla religione e all'alienazione umana. Marx sostenne
che la religione fosse una forma di alienazione basata sulle condizioni materiali e sociali, e sviluppò la teoria
del materialismo storico, in cui la religione rifletteva le relazioni di potere e le condizioni materiali di una
società.
Tra metafisica e scienza: Henri Bergson
Henri Bergson è stato un filosofo francese che si oppose al positivismo e sostenne la filosofia dello
spiritualismo. La sua filosofia si concentra su due principali tematiche: il concetto del tempo e l'evoluzione
creatrice dell'umanità. Bergson identifica tre strumenti di conoscenza: l'intelligenza, che modifica l'ambiente
attraverso l'azione; l'istinto, che è la reazione immediata al contatto con la realtà; e l'intuizione, che unisce
intelligenza e istinto e ci permette di riflettere sul mondo in modo distintivo dagli animali. Secondo Bergson,
c'è un dualismo tra spirito (intuizione) e materia (intelligenza). L'intuizione ci permette di riconoscere gli
errori commessi dall'intelligenza nel definire i problemi da risolvere. In particolare, Bergson critica la
concezione scientifica del tempo, che lo considera come una serie di istanti misurabili e concatenati, mentre
il tempo reale è un fluire continuo e indivisibile. Il tempo giusto si colloca tra il tempo della mente e il tempo
della memoria, con quest'ultima che gioca un ruolo cruciale nel viaggiare mentalmente avanti e indietro nel
tempo. Nel suo lavoro "Materia e memoria", Bergson spiega il rapporto tra percezione e memoria,
considerando la percezione come un ritaglio parziale della realtà e la memoria come l'accumulo delle
percezioni nel tempo. Bergson sostiene che molte specie nella natura si sono evolute, alcune si sono fermate
nel loro sviluppo, mentre altre hanno continuato a evolversi. Ad esempio, l'uomo ha avuto origine dalle
scimmie antropomorfiche, superando lo stadio dello scimpanzé. L'umanità continua il suo slancio evolutivo,
soprattutto attraverso l'attività culturale, diventando un "subcreatore" capace di esprimersi in modo originale
attraverso la creazione di forme. Bergson discute anche il concetto di società aperta e chiusa, evidenziando
come alcune società possano bloccarsi diventando conservatrici, mentre altre si basano sulla libertà
individuale. Talvolta, i valori che cercano di proteggersi, come lo Stato, la famiglia e l'ordine, possono
trasformarsi in disvalori.
Genealogia di una nuova morale: Friedrich Nietzsche
Friedrich Nietzsche è una figura che si inserisce nella fine del XIX secolo, un periodo caratterizzato da una
crisi generale delle certezze, inclusi il crollo del positivismo, delle verità scientifiche e della società.
Nietzsche cerca di smascherare le menzogne, i miti e le credenze create dalla società occidentale, a partire da
Socrate. Queste menzogne includono la superiorità della Ragione come ordine del mondo, l'esistenza di un
Dio come fine e scopo di tutto, e un mondo trascendente. Pur essendo consapevole del dolore della vita,
Nietzsche propone un'accettazione totale e gioiosa di essa, trasformando il dolore in gioia, l'ordine nel caos e
mettendo in primo piano le passioni umane. Nietzsche si oppone all'interpretazione storicistica di Hegel,
secondo cui tutto ciò che accade è guidato dalla Ragione e l'intera storia è governata da essa. Nietzsche
sostiene che la storia è un processo continuo di trasformazione e che l'uomo, che per natura ricorda, rischia di
rimanere bloccato, perdendo l'attimo e il presente. Nietzsche intende anche svelare l'illusione dell'esistenza di
Dio. La "morte di Dio" rappresenta la constatazione che l'entità "Dio" non esiste più, principalmente a causa
della presunzione della superiorità della Ragione dell'età moderna. Questa consapevolezza destabilizza
l'uomo, che perde le certezze su cui basava la sua esistenza e si trova immerso nel caos irrazionale della
realtà, con una crisi di valori. Il nichilismo, conseguente alla morte di Dio, può paralizzare l'individuo o
spingerlo a creare nuovi idoli. Tuttavia, Nietzsche sostiene che l'uomo può superare il nichilismo diventando
il superuomo, consapevole della morte di Dio e abbandonando il vuoto dei valori. Il superuomo è un creatore
assolutamente libero che conferisce significati e interpretazioni alla vita, accettando e plasmando il caos a
suo favore.

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