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Nietzsche: il periodo di Zarathustra e l'ultimo Nietzsche.

Il periodo di Zarathustra.
La filosofia del meriggio.
Con “Così parlò Zarathustra” si apre la filosofia del Meriggio, basata sull'annullamento del dualismo della realtà, cioè della divisione tra mondo vero e mondo
apparente. Nietzsche a questo punto afferma, tramite Zarathustra, che, dopo la morte di Dio, ci sono due possibilità per l'uomo: l'Ultimo Uomo e il Super Uomo.
Il filosofo sceglie di inviare il proprio messaggio utilizzando Zarathustra perché egli è stato il primo a tradurre la morale in termini metafisici (cioè a trasmettere una
concezione dei valori “contro la vita”), quindi sarà anche il primo a porre rimedio a questo errore.
Caratteristica fondamentale dell'opera è la rivoluzione stilistica; essa è infatti un poema in prosa, strutturato come una “poesia pensante” (una sorta di flusso di
coscienza), caratterizzata da un tono profetico e dall'utilizzo di metafore e parabole. I temi principali sono: Superuomo, Volontà di Potenza e l'Eterno Ritorno.
Il Superuomo.
Il Superuomo è il concetto filosofico con cui Nietzsche esprime il modello di uomo nel quale si concretizzano i temi di fondo del suo pensiero. Il Superuomo è:
• Colui che sa accettare la dimensione dionisiaca dell'esistenza, reggere la morte di Dio, emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo, ecc.
• In generale: Colui che dice Sì alla vita.
L'Ubermensch (Superuomo) è, secondo Nietzsche, un modello introvabile nel passato e, quindi, si proietta nel futuro. Ubermensch (che può essere tradotto come
Oltreuomo) è un individuo che si pone, quindi, oltre ogni tipo antropoligico conosciuto e che sa rapportarsi in modo del tutto inedito alla realtà.
L'uomo, a questo punto, deve rendersi conto di essere sostanzialmente corporeo, l'anima è insussistente. La concezione di uomo come ente corporeo fa tutt'uno con
l'accettazione totale della vita propria dello spirito dionisiaco e del Superuomo; il corpo cessa, infatti, di essere la prigione dell'anima per divenire il mezzo concreto
per essere Uomo, nel mondo. Il primo discorso di Zarathustra, detto “Delle tre metamorfosi” descrive il senso del Superuomo come la libertà che libera sé stessa:
1. Inizialmente l'uomo è un cammello, metafora che indica come sia soggiogato dai pesi dalla tradizione e piegato dinnanzi a Dio e alla morale.
2. Diviene, in seguito, leone; questo rappresenta l'uomo che si libera dai fardelli dell'etica e della metafisica, ma conquistando una libertà negativa: liberta “da”
e non libertà “di”.
3. Infine si trasforma nell'Oltreuomo, finalmente capace di dire di sì alla vita e andare avanti al di là del bene e del male, come uno “spirito libero”.
Il Superuomo è stato un argomento fortemente utilizzato a livello politico, c'è chi l'ha voluto interpretare come l'incarnazione dell'umanità liberata (in senso marxista).
In realtà, il concetto di Ubermensch ha tratti fortemente antidemocratici e reazionari. La liberazione da tutte le autorità umane di cui Nietzsche parla trattando del
superuomo è però prerogativa solo di una cerchia ristretta di individui superiori. Non tutti possono diventare dei Superuomini; chi lo diventerà sarà solo un'eccezione
che si contrapporrà al gregge di tutti gli inferiori.
Non per questo, però, di deve interpretare lo studio di Nietzsche come politicamente definito; il filosofo, infatti, denuncia tutti gli idoli politici del suo tempo, a
dimostrazione di come il suo messaggio vada interpretato solo ed esclusivamente in campo filosofico.
L'Eterno Ritorno.
L'Eterno ritorno dell'uguale, cioè la ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo, è, per Nietzsche, il pensiero più decisivo della sua filosofia. La prima formulazione
si incontra in un aforisma della Gaia Scienza:
➢ Nietzsche, in questo passo, esprime la sua dottrina con una metafora: la vita è come una clessidra, che, dopo aver accumulato tutti i granelli di sabbia in una
delle due ampolle, capovolta, li fa ricadere nell'altra; tutto questo per l'eternità.
A questo punto l'uomo può reagire in due differenti modi e, dipendentemente da ciò, egli deve essere considerato Uomo o Superuomo:
1. Uomo: rimarrà terrorizzato dalla prospettiva dell'eterno ripetersi di tutte le cose.
2. Superuomo: sarà entusiasta per l'eterno ripetersi della vita; questo perché egli ha imparato ad accettarla e goderne in tutte le sue forme.
In “Così parlò Zarathustra” la teoria viene espressa in maniera più ampia con la parabola di Zarathustra conosciuta come “La visione e l'enigma”, nella quale:
➢ Il più solitario degli uomini (il filosofo) camminando per un impervio sentiero montano (la via in salita dell'elevazione del pensiero) accompagnato da un
nano, incontra una porta sul quale è scritto “Attimo” (il presente), che sbocca su un bivio; una delle due strade torna indietro (il passato), l'altra va avanti (il
futuro). L'uomo chiede al nano se le due vie si contraddiranno in eterno; il nano risponde negativamente, facendo così intendere la Circolarità del tempo.
A questo punto Zarathustra ha una visione nella quale un giovane pastore (uomo) si rotola soffocato da un serpente (simbolo della circolarità della vita) che è
penetrato nella sua gola e, lì, l'ha morso; Zarathustra prova ad aiutarlo, ma strattonando il rettile, questo non si stacca; grida al pastorello, dunque, di
staccargli la testa mordendolo; fatto (la scelta coraggiosa di vincere la paura dell'eterno ritorno), il pastore si alza ridente e lucente (è divenuto il Superuomo).
È in questo modo che Nietzsche riprende una visione del mondo precristiana basata sulla visione ciclica del tempo. Questa dottrina rappresenta il punto più controverso
della filosofia nietzscheana. Come deve essere intesa, infatti, la teoria dell'eterno ritorno?
1. Certezza cosmologica: lo fa credere il filosofo stesso; in certe parti dell'opera, infatti, sembra addirittura voler dimostrare scientificamente la sua teoria.
2. Ipotesi sull'essere: cioè un nuovo imperativo categorico che porta l'uomo ad amare la vita e a viverla come se tutto dovesse ritornare.
3. Enunciazione metaforica di un modo di esistere dell'essere che l'uomo può incarnare solo se è felice.
Ognuna di queste interpretazioni presenta, però, grosse difficoltà. È, invece, chiaro l'intento di questa teoria: escludere alcuni principi e difenderne altri. Questa
dottrina ha, quindi, da un lato intento polemico, dall'altro propositivo. Porta a:
• Rifiutare la concezione lineare del tempo: questo fa sì che ogni momento non abbia senso SOLO in funzione di tutti gli altri; nel caso contrario, infatti,
è impossibile la felicità poiché nessun attimo ha, di per sé, un significato pieno e autosufficiente.
• Rivalutazione del senso dell'essere: fa sì che esso non stia al di fuori della vita (nell'eterno divenire ecc.), ma nell'essere stesso (in ogni momento); quindi in
ciò che Nietzsche chiama Divenire Innocente o Dionisiaco.
• Vivere la vita come coincidenza di essere e senso: questo porta a realizzare la “Felicità del circolo”.
Solo il Superuomo, però, è in grado di vivere la vita come un gioco creativo e in maniera appagante, quindi accettare l'eterno ritorno. L'uomo qualunque, invece, soffre
la scissione tra Senso ed esistenza e vive il tempo come qualcosa di angoscioso.
L'ultimo Nietzsche.
Nell'ultimo periodo, il tema principale affrontato da Nietzsche è la Critica della morale e del cristianesimo. L'obiettivo è distruggere definitivamente le vecchie credenze
per affermare un nuovo pensiero e creare il Superuomo. Insieme alla Volontà di potenza, capeggiano i temi del Nichilismo e del Prospettivismo.
Il crepuscolo degli idoli etico-religiosi e la “trasvalutazione dei valori”.
È l'accettazione della vita che porta Nietzsche a polemizzare con la morale e il cristianesimo, considerati come portatori di principi contro la vita. Secondo Nietzsche, la
morale è sempre stata ritenuta un fatto naturale nell'individuo, quindi:
➢ Non ci si è mai posti il problema della morale; cioè non ci si è mai chiesti se ci potesse essere qualche difficoltà riguardo ad essa.
Pertanto, la prima cosa da fare è mettere in discussione la morale stessa; tutto questo viene fatto attraverso un'analisi genealogica della morale (in Genealogia della
morale) al fine di svelarne l'origine psicologica. Nietzsche rivela, così, che:
• I valori trascendenti della morale → proiezioni di determinate tendenze umane, che il filosofo dovrà scoprire con l'utilizzo della psicologia.
• La “voce della coscienza”, considerata innata e da cui deriva la morale → manifestazione dentro di noi di autorità sociali alle quali siamo stati educati.
La moralità è quindi “istinto del gregge nel singolo” e, in quanto tale, essa è il risultato di valori ideati per mantenere e rafforzare le varie forme di dominio sull'uomo.
Tuttavia, la morale ha attraversato due fasi:
1. Morale dei signori: nasce inizialmente nel mondo classico; era manifestazione dell'aristocrazia cavalleresca ed era basata su valori vitali (forza, salute ecc).
2. Morale degli schiavi: raggiunge l'apice col cristianesimo, è improntata su valori antivitali (abnegazione, umiltà, sacrificio ecc.).
Ma perché, ad un certo punto, si sono imposti questi valori negativi a discapito di quelli precedenti, positivi?
➢ Questo è successo perché la morale dei signori, inizialmente, comprendeva quella dei Guerrieri -basata sul corpo- e dei Sacerdoti -basata sullo spirito-. I
sacerdoti però, invidiosi (a causa della loro natura umana), ad un certo punto cercarono di far prevalere dei valori antitetici rispetto a quelli dei guerrieri.
Afferma Nietzsche che questo rovesciamento di valori caratterizza soprattutto il popolo ebraico, considerato il più sacerdotale.
Questo tipo di morale viene abbracciata dalle masse e mette a capo il cristianesimo, che è quindi una religione che nasce dal risentimento dell'uomo debole contro la
vita; afferma quindi Nietzsche che il Cristianesimo storico rappresenta il simbolo della vita che si pone contro la vita.
Come vive quindi l'uomo cristiano?
➢ Poiché il cristianesimo si pone l'obiettivo di inibire le pulsioni primarie con la nascita del concetto di Peccato , il cristiano è un uomo represso e malato;
inoltre, dato che tutti gli istinti soppressi si scaricano nell'interiorità dell'uomo, egli è preda di continui sensi di colpa e nasconde una grande rabbia contro la
vita e desiderio di vendetta contro il prossimo. Così Nietzsche spiega come la casta sacerdotale si sia spesso macchiata di gravi crimini, durante la storia.
Questa polemica non è, comunque, rivolta contro la figura di Cristo (ritenuto un “santo anarchico”), ma solo contro i suoi seguaci, ritenuti da Nietzsche “ esattamente
ciò contro cui Gesù ha predicato e contro cui egli ha insegnato ai suoi discepoli a combattere”.
La risposta di Nietzsche a tutto questo è l'affermazione entusiastica della vita, che si concretizza nella:
• “Trasvalutazione di tutti i valori”: non un semplice rifiuto dei valori antivitali, ma un nuovo modo di rapportarsi ai valori; questi vengono quindi concepiti
non come entità metafisiche autosussistenti, ma come libere (quindi variabili nel tempo) proiezioni dell'uomo e della sua volontà antiascetica di potenza.
Vengono, quindi, poste le basi per una nuova civiltà; il vero filosofo deve essere quindi un dominatore e costruttore della storia, che stabilisce la meta e vi porta
l'umanità; per fare questo deve seguire i lavori preparatori di tutti gli altri studiosi, che, per Nietzsche, non erano veri filosofi, ma “operai scientifici della filosofia”.
La volontà di potenza.
Potenza e vita. Secondo Nietzsche la volontà di potenza:
• È l'essenza dell'essere: il carattere fondamentale di ciò che esiste.
• Si identifica con la vita stessa: intendendo la vita come forza espansiva e in continua autosuperazione; infatti la molla che spinge la vita non sono gli
impulsi autoconservativi o la ricerca del piacere, ma la spinta all'autoaffermazione.
Questo continuo espandersi della vita raggiunge il suo culmine col superuomo, che è Uber, non solo perché oltre l'uomo del passato, ma perché impegnato nel
continuo autosuperamento di sé stesso. Affermare che la vita è autopotenziamento significa anche dire che essa è autocreazione di sé stessa oltre ogni limite prestabilito.
Potenza e creatività. Dato che Nietzsche ritiene che la vita è autocreazione; l'arte, intesa come forza creatrice, è la forma suprema della vita. L'arte e la tragedia
vengono così rivalutate, dopo averle inizialmente esaltate -nel primo periodo della sua filosofia- e poi fortemente ridimensionate -nel periodo illuministico-.
➢ L'essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione dei valori, che sono proiezioni della vita e condizioni del suo esercizio.
➢ Da questo deriva poi l'essenza interpretativa della volontà di potenza, consistente nell'interpretare e valutare le caratteristiche della vita, che raggiunge il
suo apice con la creazione di nuovi valori da parte del Superuomo.
Sotto questo punto di vista, la volontà di potenza raggiunge il livello più alto nell'accettazione dell'eterno ritorno. Infatti:
1. Il tempo, percepito come immodificabile dall'uomo comune, si oppone allo spirito creativo della volontà di potenza.
2. Con l'eterno ritorno, invece, si afferma il carattere creativo che la Volontà può esercitare sul tempo; infatti questo non viene più “subito”, ma viene “creato”
dal superuomo; egli, infatti, sceglie consapevolmente come vivere; si può dire veda il passato non come “così fu”, bensì “così volli fosse”.
Con tutto questo si compie l'Apoteosi del divenire, che, eternizzato, ottiene la caratteristica tipica dell'essere.
Potenza e dominio. Queste erano le valenze teoriche della volontà di potenza, le più importanti sotto il punto di vista filosofico; la volontà di potenza ha aspetti molto
più “pratici”, come tendenze alla sopraffazione e al dominio. Infatti, lo stesso Nietzsche afferma esplicitamente che stabilire un'eguaglianza può essere un ottima idea,
se fatto tra individui di valore simile; diversamente, se questa uguaglianza diviene un principio basilare della società, essa si trasforma in una volontà di negare la vita.
Dunque nel concetto Nietzscheano di volontà di potenza, sono compresi aspetti antidemocratici e antiegualitari, che rappresentano la componente reazionaria del suo
pensiero. Componente che porta Nietzsche a ritenere la volontà di potenza prerogativa solo di una specie “aristocratica” di “spiriti dominatori”.
Il problema del nichilismo e del suo superamento.
Il nichilismo è un problema molto importante nella filosofia Nietzscheana; parlando di nichilismo, il filosofo usa due principali accezioni:
1. Nichilismo come “volontà del nulla”: cioè ogni atteggiamento di fuga o disgusto per la vita; è incarnato soprattutto da platonismo e cristianesimo.
2. Nichilismo come movimento storico: Nietzsche si riferisce alla situazione che vive l'uomo moderno, che, non credendo più a valori assoluti, prova uno
sgomento per il vuoto e il nulla dell'essere (cosa che il superuomo riesce a superare).
Ma cos'è il nichilismo? Nietzsche afferma che manca la risposta ai “perché” e i valori supremi si svalorizzano; ma perché poi l'uomo arriva a credere che tutto è niente?
➢ Perché l'uomo, abituato dalla metafisica, ha sempre immaginato fini e realtà assoluti; resosi conto che questi non esistono (l'essere non è “uno”, né “buono”,
né “vero”), piomba nell'angoscia nichilistica.
Addirittura, quanto più l'uomo si è illuso inizialmente, tanto più egli è rimasto deluso; l'uomo post-cristiano quindi soffre un orrendo senso di vuoto.
C'è però un equivoco nel nichilismo moderno:
➢ E cioè il ritenere che, se il mondo non ha significati assoluti e trascendenti, esso è completamente privo di significato.
Nietzsche afferma che non esistono fini e perché assoluti, ma allora deve essere la volontà di potenza ad affrontare il caos dell'essere e ad imporgli i propri
obiettivi. Da qua si comprende come Nietzsche, seppur sia un nichilista radicale, superi il nichilismo stesso; egli infatti lo ritiene solo un passaggio intermedio che dice
“no” alla vita, preparando, grazie alla volontà di potenza, il più grande “sì” ad essa!
Per fare questo, Nietzsche elabora in maniera articolata il concetto di nichilismo; esso si suddivide in:
1 Nichilismo incompleto: è la prima fase; durante questa i vecchi valori vengono distrutti e ne vengono imposti di nuovi, che però hanno la stessa fisionomia
dei precedenti; dunque questi si basano ancora su una “fede”, impongono ancora una “verità” assoluta. Questa forma di nichilismo si concretizza in:
1.1 In ambito politico: nazionalismo, socialismo, anarchismo e chauvinismo.
1.2 In ambito scientifico: storicismo e positivismo.
1.3 In ambito artistico: naturalismo e estetismo francese.
2 Nichilismo completo: è il nichilismo vero e proprio; può rappresentare un segno di debolezza o di forza.
2.1 Nichilismo passivo: segno di debolezza; prende atto della morte di Dio, e quindi della scomparsa di tutti i valori, e finisce per accettare il nulla.
2.2 Nichilismo attivo: segno di forza; si manifesta come:
2.2.1 Nichilismo estremo e estatico: il primo distrugge le credenze e le verità assolute o metafisiche; il secondo inventa nuove possibilità per l'uomo.
3 Nichilismo classico: è il nichilismo che raggiunge la propria completezza superando il nichilismo stesso; passa dal momento distruttivo a quello costruttivo
(o creativo). Quindi IL SENSO, NON ESSENDO (ONTOLOGICAMENTE) DATO, VIENE (UMANAMENTE) INVENTATO.
Dunque, per Nietzsche, vivere senza certezze metafisiche e assolute, non significa distruggere ogni senso della vita (nichilismo incompleto, fase intermedia), ma
responsabilizzare l'uomo a dare da solo un senso al caos del mondo dopo la morte di Dio.

Mattia Lai. 2010/2011

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