Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PURA
G. R. BACCHIN, SU l'autentico
306
G. R. Bacchin
pp.
307
E. SEVERINO, La Struttura
ecc., cit.
308
G. R. Bacchin
309
310
G. R. Bacchin
tutta la sua ampiezza, coestensivo ad essa, quale suo senso : il senso dell'essere non ci sta davanti, n possibile voltare le spalle ad esso se non vi pu
essere un momento in cui lo si abbia di fronte. L'essere non risulta, dunque, dal
toglimento dell'inautentico, se non gi presente nella necessit di operare il toglimento (ed questa la sua presenza operante) e non si d immediatamente
in nessun momento della ricerca: non all'inizio se esso per l'insufficienza degli
enti che per esso si danno, non alla fine se la ricerca, concernendo direttamente
gli enti, non pu pervenire all'essere come al suo fine >, concludendosi in esso.
Stranamente, ma poi non tanto, per chi pretenda una immediata notizia
dell'essere e poi esiga un rigore alla sua posizione nell'intero svolgimento, altro
approdo non consentito che il pervenire all'essere come conclusione >, e l'ultima parola della filosofia non pu non coincidere con quella che si diceva l'ultima, e Parmenide non pu non apparire, prima o poi, come l'unica possibilit di
dire l'essere. Chi, dopo avere preteso l'immediata notizia dell'essere, come gli
Scolastici e i Neoscolastici, si arresta al di qua della conclusivit parmenidea,
opera in effetti sull'essere come su di un termine, un termine appunto da cui
passare per una dimostrazione a partire da esso. Chi, come Severino, pretenda
pur sempre, in qualche modo, la notizia dell'essere, ma si renda conto della
inautentica comprensione dell'essere che questa notizia importa, non pu logicamente arrestarsi al di qua di Parmenide e l'unico senso teoretico del filosofare non pu non apparirgli la solida consistenza dell'essere che tutto e sempre ci che .
Do piena ragione a Severino nel dire che la metafisica occidentale
una fisica e che vi dimenticanza del senso dell'essere in ogni tentativo di
" dimostrazione " dell'Essere Necessario > '4, ma non so vedere fino a che punto
non sia una fisica anche la conclusione parmenidea, se vi si pretende di dire
l'intero senza la negazione che nell'intero non ha posto e che emerge quindi, in
qualche modo, sull'intero senza ridursi al nulla, se vi si pretende di dire l'intero
negando, cos, le differenze del molteplice nell'area dell'essere e se poi si pretende, come appunto Severino, di poter accogliere l'irruzione delle differenze 15
dopo aver detto l'essere come tale.
Per me, come per Severino, la posizione di Parmenide va del resto rigorizzata 16 e vedremo pi avanti come ci possa avvenire ed anche come la rigorizzazione che il Severino propone non mi sembri sufficiente; ma sono d'accordo
con Severino nel dire che in ogni tentativo di dimostrare l'Essere Necessario
a partire dall'essere come da un termine v' dimenticanza del senso dell'essere
e che v' almeno un senso in cui a Parmenide bisogna ritornare. Ci che ora
posso anticipare che il senso in cui si pu tornare a Parmenide anche quello
in cui dovremmo riportare Parmenide a se stesso, rigorizzando il suo stesso discorso e questa rigorizzazione di Parmenide fino in fondo potr anche portare a
13
14
15
46
E.
E.
E.
G.
cit.,
cit.,
cit.,
pp.
p. 141.
p. 150.
p. 144.
31-32.
311
dissolvere Parmenide con Parmenide, dialetticamente, nella raggiunta insufficienza della sua posizione.
Ci che in tale processo ci conduce , in ogni caso, la consapevolezza che il
tenso dell'essere non immediatamente dato, proprio perch l'essere non ci sta
mai di fronte e che questa pretesa immediatezza c' nella metafisica occidentale
(ma esiste una metafisica orientale?) che ha smarrito il senso dell'essere, ma anche in Parmenide se egli pretende di dire che l'essere assoluto, perch di esso
va detto che ouXov, YwjTov, -rXeffTov, ed anche in Severino che a Parmenide vuole ritornare perch non vede come da Parmenide si sia potuti uscire,
una volta che l'essere sia stato saputo come ci che e che non pu ammettere in
se un tempo in cui non sia.
4. Il recupero del senso dell'essere
La formulazione dell'essere si presenta per se stessa come la pi radicale
aporia in cui si muova o si irrigidisca la metafisica: se l'essere ci in virt di
cui ci che >, non possibile dire che l'essere , che se esso fosse,
l'implicazione di esso da parte di ci-che-, dell'essente, aprirebbe un processo
indefinito, un processo per il quale l'essere, essendo, domanderebbe se stesso, ossia non domanderebbe e sarebbe assoluto; o domanderebbe qualcosa che gli
inevitabilmente estraneo e sarebbe domanda senza risposta possibile, ancora domanda nulla. Il quale discorso pu valere anche a partire dall'essere come assoluto o come estraneo all'assoluto: se assoluto deve pur essere come un ente
dagli altri diviso 1!, se estraneo all'assoluto non pu mai essere veramente, consistentemente.
Ritengo che questa situazione aporetica meriti un approfondimento, che
proprio essa presente anche se non sempre lucidamente saputa in qualsiasi
metafisica e ne segna, appunto, i limiti teoretici rigorosi. Dunque, se l'essere
un ente (e tale deve poter essere se di esso si d formulazione), esso implica
se stesso indefinitamente e si vanifica in tale implicazione impossibile, che una
implicazione di se stesso , infatti, implicazione nulla.
L'implicazione implicazione di altro " e l'essere, se qualcosa implicasse,
implicando l'altro da s, implicherebbe il nulla: l'esito della concezione analitica o non dialettica dell'essere precisamente l'implicazione del nulla o assunzione del negativo in funzione positiva, quale costitutivo dell'essere; paradossalmente, la pretesa di formulare l'essere si risolve cos in dialettismo, come nell'affermazione che il negativo essenziale al positivo, affermazione per la quale
il negativo cessa di essere veramente tale.
L'altro dall'essere sarebbe, infatti, il nulla; ma il nulla non pu non risolversi in opposizione all'essere e perci in opposizione nulla, che per essere altro dall'essere non mai veramente oltre l'essere : il nulla un altro
17
Roma 1963,
312
G. R. Bacchiti
che non riesce ad essere tale perch sarebbe solo se non fosse (l'altro , infatti,
altro nell'essere, non mai altro dall'essere20: l'altro dall'essere semplicemente
non ).
Ora, se per formulare > l'essere, per dire l'essere nella sua opposizione all'altro da esso, v' bisogno del suo opposto, v' bisogno del nulla: la formulazione dell'essere cos produzione del nulla; ossia l'essere non dicibile o il
nulla qualcosa, qualcosa di opposto all'essere, senza che il suo opporsi sia
nullo. Si introduce qui, inevitabilmente, il discorso sul nulla, proprio per poter
istituire un discorso rap TO 6VTO; che si strutturi, come ogni altro discorso,
dell'altro di cui si dice, intorno a cui si dice: porsi intorno all'essere, poich oltre l'essere nulla v', porsi nel nulla, donde l'aporia della formulazione dell'essere. Il che significa che se si potesse formulare l'essere in un concetto, si potrebbe dare anche il concetto del nulla; senonche, si sa, il concetto del nulla ,
piuttosto, la negazione del concetto, di modo che quanto non risulta concettualizzabile appunto nulla > e dire che l'ente intelligibile (questo il senso del concetto) dire che il non intelligibile non pu essere. Paradossalmente, il discorso sul nulla appare qui meno aporetico di un discorso sull'essere, se per dire l'essere occorre il nulla, cio l'impossibile, e per dire il nulla
invece sufficiente trovarsi nell'essere e mantenersi in esso.
Ma proprio qui facile cadere nella tentazione di eludere l'aporia del
nulla, di oscurare con un gioco della fantasia la sua importanza; il ricorso alla determinazione del nulla come nozione convenzionale , come
parola cui nulla corrisponde di vero. Mi pare che la segreta preoccupazione di
Severino sia non tanto la incombente presenza del nulla quanto la facile acquiescenza della metafisica tradizionale che non sa vedere l'aporia e vi rimane
perci tutta impigliata; ma anche Severino, che pur vede l'aporia, non sembra
vedere che essa gi dissolta nel suo venire saputa, che cio non si pu sapere
che essa costruita senza disporre in questa consapevolezza dell'atto che la
supera come aporia21. vero, comunque, che considerare la nozione del nulla
come una mera convenzione linguistica significa dire che la parola nulla non
ha significato, che un semantema vuoto; ma con ci si pretende di significare costruendo un significato che abbia la peculiare caratteristica di non
essere ( la costruzione della proposizione del linguaggio comune : questa
cosa non ) B , mentre in questione proprio la possibilit di significare e, se
il nulla non , significare il nulla non significare.
Rigorizzando questo discorso si pu dire che il nulla tale solo in quanto,
per non-essere, cade tutto nell'essere di cui negazione, cade nell'essere e vi si
annulla, cosicch non l'essere passibile di negazione ma il nulla, proprio perch il nulla annullamento: in termini di negazione e di negato si pu dire che
il nulla si prospetta come la negazione di ogni determinazione, ma la negazione
si attua inevitabilmente all'interno dell'innegabile23 e la stessa negazione di
20
21
22
23
G.
G.
E.
E.
313
tutte le determinazioni sarebbe una determinazione o non sarebbe 24 , il che significa che impossibile negare ogni determinazione come esigerebbe la posizione del nulla: cos, la negazione del nulla , in se stessa, affermazione
dell'essere come posizione dell'innegabile
entro cui avrebbe posto la stessa
negazione
dell'essere.
questo il senso in cui si pu dire che l'affermazione dell'essere dialettica
e non immediata , poich in tanto si pone in quanto si nega di non potersi
porre: non v' negazione possibile se non v' negazione della possibilit di negare ogni possibile; necessario, cio, pensare l'essere perch non possibile pensare il n u l l a B , ossia impossibile non pensare perch il pensiero sempre pensiero di qualcosa essendo sempre qualcosa come pensiero: se pensare il nulla
non pensare, l'impossibilit di non pensare per se stessa l'impossibilit di pensare il nulla, l'intrinseca nullit del nulla; non si dice, cio, che il nulla non , n
che il nulla qualcosa di contraddittorio, bens che esso la sua stessa contraddizione, il contraddirsi in atto, che in esso la negazione non restituisce qualcosa,
ma si toglie senza attuarsi come negazione vera e propria 26.
Allora, se si approfondisce questa consapevolezza della fhtiziet della negazione propria del nulla, si pu pervenire a stabilire una differenza, che diremmo
ontologica, tra negazione e contraddizione, differenza essenziale ad un discorso
sulla posizione dell'essere come esclusione del nulla. ' Contraddittorio ' diciamo
ci che posto e che tolto: in esso l'atto che pone lo stesso atto che toglie,
un atto, cio, che non pone n toglie, semplicemente non ; il n e g a t o , invece,
posto per venire tolto: in esso l'atto che pone non lo stesso atto che toglie,
gli atti sono due ed entrambi sono reali, ma solo u n o dei due vero, perch se
vero l'atto che pone non pu non essere falso l'atto che toglie, e viceversa.
Il contraddittorio esce cos da qualsiasi considerazione teoretica: esso del
tutto ateoretico 27 , poich il nulla non , la sua pretesa nozione ha radice pragmatica, operativa: il nulla annullamento, dicevamo; tuttavia, se il contraddittorio il non-essere, esso in quanto detto come tale, ma in quanto negato come essere e, perci, dire il contraddittorio significa negare che esso sia.
N e segue che la considerazione teoretica del nulla riduzione del contraddittorio al n e g a t o , non viceversa: dire il contraddittorio non contraddirsi,
se l'atto che lo pone come tale non lo stesso atto che lo toglie, dire il contraddittorio significa dire che in esso porre e togliere non sono tali; ma non sono tali
appunto in esso: significa costruire la contraddizione, non trovarla davanti, non
pensarla come qualcosa di cui ci si debba chiedere ragione.
Il mostrare l'assurdo si articola proprio come un procedere positivo (dimostrare) che perviene a conclusioni opposte alle premesse e che, per questa opposizione, esso stesso assurdo : non un mostrare che qualcosa assurdo,
proprio perch non si pu mostrare che qualcosa non (sarebbe mostrare
24
314
G. R. Bacchin
niente), bens possibile fare qualcosa di assurdo (costruire il contraddittorio, usando positivamente, come per una dimostrazione, di termini dei quali uno
, appunto per costruzione o ipotesi , l'opposto dell'altro, con l'altro incompossibile). Mostrare la contraddizione semplicemente contraddirsi ed contraddicendosi che appare l'impossibilit della contraddizione2*.
La contraddizione, dunque, una volta posta anche tolta e quindi non ha
bisogno di < venire negata : ci che pu venire negato , invece, posto per venire tolto; poich gli atti del porre e del togliere sono reali entrambi, ma uno
solo dei due vero, resta rigorosamente fondata, mi pare, anche la differenza
tra e reale e vero , differenza ontologica che si rileva in qualsiasi negazione :
per dire che qualcosa non ( = non vero), bisogna che lo si prenda in considerazione e questa considerazione non pu non essere reale , non pu non esserci; tuttavia, questa considerazione non pu non esserci solo rispetto al suo venire negata e, perci, non pu pretendere veramente all'essere. Cos, la stessa differenza ontologica tra reale e vero rivela il suo carattere dialettico: se essa fosse
analiticamente fondabile, bisognerebbe postulare un genere entro cui porla, riproponendo all'infinito una identit astratta tra reale e vero (entro cui abbia
posto quella differenza), o far cadere la differenza contraddittoriamente, nell'uno
o nell'altro, nel reale o nel < vero e la differenza dovrebbe poter essere, indifferentemente, reale e vera.
Ma che la differenza tra reale e vero abbia carattere dialettico risulta dal carattere dialettico della differenza tra negazione vera e propria e contraddizione,
differenza che consente di strutturare la negazione della contraddizione, che
gi posizione dell'essere : la posizione dell'essere essendo dialettica, il recupero del
senso dell'essere la negazione del toglmento tentato dell'essere, negazione che
si fonda sul rilevamento del e fatto che il toglimento dell'essere solo un
tentativo, un conato, una costruzione che abbisogna del suo opposto e si vanifica in questo suo bisogno M.
315
nulla. Non appena si chiarisca che il nulla non nemmeno come ci cui l'essere si opponga, risulta impossibile pensare l'essere come opposizione al nulla:
opporsi al nulla sarebbe, infatti, non opporsi; dovremmo dire, piuttosto, che all'essere nulla si oppone perch qualsiasi opposizione o cade nell'essere o nulla.
Questa osservazione deve ora venire presa in esame attento, proprio perch
in essa giace la possibilit di stabilire fino a che punto il negativo sia < essenziale > al positivo che vi si oppone. E cominciamo questo riesame a partire dalla
negativit, la quale tale finche non assoluta e non abbisogna di una negazione assoluta per fondarsi come relativa, per cui essa tale, cio relativa, non
per il non-essere ma per l'essere, relativa all'essere. (Positivizzare, in qualche
modo, il negativo equivale, come si sa, a relativizzare il negativo al nulla, epper ad assolutizzare il nulla come suo principio ).
Il negativo, che si presenta in ogni nostra negazione epper come la stessa
distinzione onde l'c altro altro , si distingue in ogni caso dal nulla, che se
fosse nulla non vi sarebbero distinzioni e nemmeno la possibilit di negare le distinzioni (ed quest'ultima possibilit che Parmenide trascura mentre usa nella
sua negazione di tutte le distinzioni 30 ); ma se il nulla non , ci si dovr chiedere
come il negativo si distingua dal nulla, non essendo possibile distinguersi da y
alcunch se questo non ; d'altro canto, non possibile che il negativo si identifichi con il nulla se esso, come negativo, qualcosa. Con ci il caso del nulla si
rivela l'impossibilit duplice di distinguersi da esso e di identificarsi con esso,
impossibilit che la contraddizione, anzi, come s' visto, il contraddirsi, il togliersi, il quale contraddittorio anche come togliersi, perch per togliersi bisogna pur essere e per essere bisogna almeno non togliersi.
Ci significa che il contraddittorio si toglie nel senso radicale che non lo si
pu considerare nemmeno per poterlo togliere, esso contraddice anche alla sua
assunzione, assumere il contraddittorio non assumere; tuttavia del contraddittorio si parla almeno implicitamente, allorch si dice che qualcosa pu essere :
se dico che una cosa pu essere , dico implicitamente che contraddittorio
pensare che essa non possa essere , ossia il contraddittorio ' sempre enunciato
non appena si enuncia qualcosa; ma non appena ci si pone ad esplicitare la contraddizione si cade nella contraddizione, perch la si considera come essente .
La contraddizione non implicitamente presente , ma solo implicitamente
detta , nel senso che la si dice solo indirettamente, dicendo la possibilit di
qualcosa, che l'impossibilit che questa cosa non sia possibile: l'impossibilit
che contraddizione la possibilit di contraddirsi. Il che pu venire detto anche
cos: la contraddizione si rivela nella sua possibilit di venire evitata, la quale
per se stessa la possibilit che non la si eviti; la necessit di evitare la contraddizione , per se stessa, la possibilit che non la si et/iti, la possibilit di contraddirsi. Quella nullit teoretica che la contraddizione dunque teoreticamente
indicata, indicata perci incontraddittoriamente; se la contraddizione il nulla
e questo nulla viene teoreticamente indicato come contraddizione, il nulla
posto dalla indicazione di esso, tutto nella sua indicazione, senza residuo. E il
30
316
G. R. Bacchin
nulla, totalmente presente nella indicazione che lo pone, non rende nulla questa indicazione, che, se la rendesse nulla, affatto impossibile sarebbe riconoscerlo
e dirlo: il contraddittorio contraddice anche la sua assunzione se questa si prospetta come diretto coglimento, non la rende nulla se essa si chiarisce come
negazione di un simile coglimento. N o n possibile, del resto, veramente annullare qualcosa, bens possibile riconoscerla nulla, togliere, cio, la sua pretesa di
essere: un atto che annulli qualcosa suppone, in ogni caso, che vi sia la cosa da
annullare, la quale, se , rende nullo l'annullamento che di essa si pretende.
Dire che qualcosa non equivale, dunque, a dire che essa qualcos'altro;
e con ci la negazione assoluta si rivela impossibile, ossia il nulla non e l'altro dall'essere ancora essere come altro, , al pi, altro nell'essere. E sembrerebbe cos di poter dire che il nulla contraddittorio perch toglie se stesso,
perch autonegazione; senonch, la negazione di se stessa non negazione
vera e propria, perch in essa non v e nulla da negare e non v e nulla che neghi
e che si mantenga come negante: il nulla, dicevamo, non abbisogna di venire
negato dall'essere, perch, non essendo, si toglie da solo e si pu dire che si
tolga solo rispetto ad un atto che tuttavia lo ponga, il quale atto, invece, come
tale, non pu venire tolto, non pu non restare ed il pensare la cui intrinseca intelligibilit l'c essere , suo autentico senso .
6. // senso in cui si pensa il nulla
negando
317
39
40
318
G. R. Bacchin
G. R. BACCHIN, L'originario
319"
320
G. R. Bacchiti
di Dio non si dia immediata esperienza, una volta che di Lui si dice che
l'essere che e non p u essere e che dell'essere si dice che immediatezza ,
l'immediatezza del logo. N o n che si possa pretendere l'affermazione immediata
di Dio, negandone la dimostrazione , ne che il Severino la pretenda, ma
come evitarla se Dio l'essere nella sua immutabile pienezza ? *. Il senso in
cui Severino dice che a Dio non si arriva che Esso l'essere che l'intero,
la cui formulazione l'affermazione originaria l'essere 47 .
Questa affermazione, essendo in realt la negazione di una negazione, non
consente per di dire che l'essere immediatamente tale per il pensiero, come,
ad altro livello, immediatamente tali sono i divenienti in Esso precontenuti
ed anche da Esso trascesi nella loro divenienza 4 8 : sarebbe pur sempre un parlare dell'essere e degli enti, tanto che Severino costretto a ripiegare sul duplice
significato dello 5v fj 6v, il significato dell'essere nella sua assoluta pienezza
ed intensit 4 9 ed il significato in cui ci che trasceso non nulla; anch'esso
essere, positivit >s>; duplice significato che resta duplice solo perch lo si
posto come tale, non perch se ne sia provato qui l'irriducibilit. Proprio questa prova di come lo Sv -fa Sv valga per un duplice significato senza contraddirsi ci aspettavamo, dopo la radicale affermazione che l'essere, tutto l'essere,
visto come ci che e non pu non essere, Dio ,
Ora, se l'affermazione l'essere possibile solo come negazione della negazione dell'essere (la quale negazione dell'essere sia il tentativo rivelatosi contraddittorio di ridurre l'essere in quanto essere agli enti dei quali si ha esperienza), essa
importa, in se stessa, l'impossibilit di assolutizzare l'essere, che , per se stessa,
la necessit che D i o sia oltre gli enti, cio semplicemente che non sia un ente
fra gli enti, n l'essere che si dice negando che gli enti lo possano esaurire;
impossibilit e necessit che valgono a salvare il t r a s c e n d e n t a l e ,
come
l'intero metafisico di cui non si d oggettivazione senza contraddizione.
Si sa che se fosse possibile pensare la contraddizione (pensare il nulla),
si potrebbe, anzi si dovrebbe, oggettivare il trascendentale o intero metafisico
od essere in quanto essere, con la conseguenza che esso sarebbe detto in riferimento al suo opposto, ossia al nulla ed il nulla sarebbe. Chiunque n o n raggiunga veramente (e vi si mantenga) il livello trascendentale della metafisica,
anche Parmenide, anche Severino, dovr pervenire al nulla, od almeno alle
oscurit che aumentano attorno all'essere le possibilit di smarrirne il senso.
Ma vale la pena di insistere nella analisi dei presupposti ateoretici (i presupposti sono sempre ateoretici!) della affermazione che il contraddirsi non
pensare nulla, ma un pensare il nulla , perch in essa nascosta, a mio parere,
la radice della duplice perdita del trascendentale e della problematicit radicale
del nostro esperire ! 2 . Quell'affermazione deve supporre, ovviamente, una qual46
E.
E.
E.
49
E.
,
E.
51
E.
47
48
52
SEVERINO,
SEVERINO,
SEVERINO,
SEVERINO,
SEVERINO,
SEVERINO,
Ritornare
Ritornare
Ritornare
Ritornare
Ritornare
Ritornare
321
che differenza tra l'immpossibilit come non attivit del nostro pensiero e l'impossibilit-impensabilit come nullit intrinseca del pensato; e questa differenza
pu, d'altra parte, venire posta in virt deN attivit del pensiero, ma vi rimane,
come questo, teoreticamente nulla: pensare il nulla cosa diversa dal non pensare, solo se il nulla qualcosa, ma se il nulla non , pensare il nulla non-pensare. Ossia, il valore teoretico della differenza (differenza o diversit qui lo
stesso) deriverebbe dalla distinzione tra il pensiero e il nulla, distinzione che
impossibile, ma nel senso che impossibile anche l'identificazione (il nulla, essendo contraddittorio, distinguersi e non-distinguersi).
E allora Bontadini aveva visto giusto : U n pensiero che si contraddice si
a n n u l l a ; si annulla, ma nel senso che non , non nel senso che cessa di esser;.',
che cessare di pensare non possibile veramente, se non per il pensiero di questo cessare. E quindi quel pensiero che tiene a s presente questa impossibilit
di pensare il nulla non tiene presente il nulla, come vuole Severino, ma se
stesso nel suo limite. N o n mi pare, pertanto, che Severino abbia fatto un passo
avanti, qui, rispetto al suo Maestro; anzi mi pare che egli abbia svelato qui
quanto restava ancora implicito di gnoseologismo nell' implesso originario di
formulazione bontadiniana, per quella parte appunto in cui quell'c implesso
non era originario. Si sa che quel gnoseologismo che Bontadini espelleva dalla
propedeutica al momento metafisico del filosofare esigeva coerentemente che
si cancellasse anche la propedeutica alla metafisica, ed merito di Severino avere
operato rigorosamente questa cancellazione, che la consapevolezza raggiunta
del trovarsi originario nell'essere; ma Severino resta suo malgrado gnoseologista
quando non vede come si possa dire l'originario senza che l'accertamento del
valore dell'originario sia un momento dell'originario , che quanto dire che la
negazione operante il coglimento dialettico dell'essere intrinseca all'essere stesso,
ossia che il pensiero che toglie la negazione dell'essere non l'essere, semplicemente, ma l' essere della negazione, il positivo del negativo.
Per questa che solo una pretesa il Severino si preoccupa del negativo, fino
al punto di lamentare che i difensori della metafisica tradizionale non abbiano
avvertito la gravit del richiamo heideggeriano che il nulla costituisce uno dei
pi formidabili ostacoli al pensiero dell'essere 5*, perch il pensiero dovrebbe,
secondo Severino, guardare il nulla se vuol contrapporre l'essere al nulla; dove
anche evidente, per, che se questo contrapporre , per la nullit del nulla, contrapporre nullo, il nulla non costituisce ostacolo al pensiero dell'essere, bens
rappresenta il modo in cui il pensiero pensa l'essere, negando la possibilit
di negarlo.
In altre parole, il negativo non accredita il comodo rifiuto heideggeriano
della logica e della non contraddizione, ma neanche il macchinoso dialettismo
per il quale la contraddittoriet costituirebbe lo stesso positivo significare del
nulla 55 .
GIOVANNI ROMANO BACCHIN
53
54
55