Sei sulla pagina 1di 5

NIETZSCHE

Friedrich Nietzsche si formò nel corso degli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, in un contesto culturale
dominato dal positivismo e dal socialismo.
Critica la società del tempo, la massificazione della società perché determina la perdita dell’individualità, riducendo
gli uomini a gregge, sottomettendoli.

Nietzsche è un filosofo alquanto particolare e il suo pensiero è asistematico, ovvero che necessità un’organizzazione.
Nutre un particolare amore per la filologia e il mondo classico. Fallisce nella carriera universitaria e si dedica al
viaggio, ma la solitudine accresce e con essa anche la follia, tanto che si dichiara “l’ultimo filosofo” e “l’ultimo
uomo”, sentendosi ormai fuori da ogni legame con gli uomini del suo tempo, infatti afferma che solo i posteri
potranno capirlo.

Le sue opere vengono suddivise in tre fasi:

1. la fase filologico-romantica, in cui troviamo La nascita della tragedia dallo spirito della musica e
Considerazioni inattuali. In quest’ultima si evidenzia il contrasto con lo storicismo e il positivismo per la
fiducia nell’esistenza di una realtà universale e oggettiva;
2. la fase illuministico-critica, in cui troviamo Umano, troppo umano e La gaia scienza. Si evince la critica nei
confronti dei valori della propria epoca. Mostra di apprezzare la scienza come una conoscenza libera che
opera per trasformare la realtà, proprio come l’arte. Tra scienza e arte, per il filosofo deve esserci
collaborazione al fine di smascherare le illusioni metafisiche. La scienza diventa “gaia” perché svincolata
dalla tradizione, da una concezione quantitativa, rigida e riduttiva del sapere e dalla fiducia in una verità
certa e oggettiva, ed è tornata a far rivivere la realtà della terra con tutto ciò che è percepibile attraverso i
sensi;
3. la fase dell’eterno ritorno e della volontà della potenza, in cui troviamo Così parlò Zarathustra, il libro più
famoso dell’autore. Fa riferimento a Zarathustra, un profeta, così da affidare a uno dei fondatori della
morale il riconoscimento della necessità del suo superamento. Il libro è “per tutti e per nessuno” perché si
rivolge a coloro che saranno capaci di andare “oltre” uomo vecchio, reso schiavo dalle regole della morale e
della fede. È un racconto ricco di immagini e parabole , scritto sul modello del vangelo.
De La volontà di potenza possediamo solo frammenti rielaborati dalla sorella , che mise in risalto gli accenni
dell’oltreuomo, presentato come il profeta di una nuova e ”pura” razza umana; infatti il nazismo si è basato
su quest’opera .

Il libro Così parlò Zarathustra tratta le tre metamorfosi dello spirito: lo spirito diventa cammello, il cammello leone e
infine il leone fanciullo.
Per Nietzsche, il cammello (cioè l’animale capace di sopportare grandi pesi) rappresenta il primo stadio dello spirito,
proprio di chi è fedele alla tradizione, accettandone la religione e la morale; il leone (cioè l’animale indipendente e
autonomo per eccellenza) indica l’epoca dello spirito libero, in cui si libera dalla tradizione e dal peso delle regole
religiose ed etiche: questa è la fase del nichilismo, in cui l’uomo abbandona tutti i valori e annuncia la “morte di Dio”;
infine, il fanciullo (cioè l’individuo non ancora condizionato dall’educazione e dalla civiltà) è colui che inaugura
l’epoca del nuovo inizio , di un uomo nuovo libero di creare la propria vita “al di là del bene e del male”.

La prima fase della sua filosofia è caratterizzata dallo studio della filologia e della cultura greca. Il filosofo propone
una nuova concezione della nascita della tragedia , individuando i principi che per lui hanno determinato la cultura
occidentale, infatti utilizza un metodo genealogico, perché per lui per poter comprendere il presente bisogna partire
dalle origini.
La cultura occidentale si è formata sui principi contrapposti del mondo greco: l’apollineo e il dionisiaco.
- L’apollineo è l’emblema dell’armonia e dell’ordine, Apollo è infatti il dio della luce, il garante dell’equilibrio e della
serenità della vita. L’apollineo si esprime nelle gesta dell’eroe e nel dialogo del dramma;
- Il dionisiaco è il principio del caos e della distruzione, ma anche della potenza creatrice, della gioia e della
sensualità. Dionisio è il dio del vino e dell’ebbrezza, che esprime l’impulso libero dell’uomo, libero da regole e
convenzioni sociali, caratterizzato dall’energia caotica e irrazionale. Il dionisiaco si esprime nella musica e nel coro.

È solo attraverso la mediazione dell’ordine apollineo che per l’uomo greco è possibile sopportare e accettare
l’irrazionalità e drammaticità della vita.
Per Nietzsche la tragedia è da collegarsi ai canti corali in onere di Dionisio e dunque al coro tragico, che inizialmente
si identificava con il corteo dei seguaci del dio.

Nietzsche considera Socrate la causa del declino della poesia tragica e della decadenza progressiva del mondo
umano, perché la ragione socratica riduce il mondo a ciò che è logico, cosciente, stabile, rimuovendo le forze
dionisiache in cui risiede la possibilità di creare nuove forme, dando nuovi sensi alle cose, nuovi valori. Socrate
soffoca gli istinti e le passioni in onore della virtù, dato che per lui solo l’uomo virtuoso è felice.
Per uscire da questa condizione, Nietzsche pensa che si debba far rinascere lo spirito dionisiaco attraverso
l’esperienza dell’arte.
La fiducia del filosofo nell’arte e nella musica è destinata a svanire, per lasciare il posto alla delusione e alla sfiducia,
dovute alla consapevolezza dell’impossibilità di un ritorno al passato e dell’inesorabile declino della cultura
occidentale.

La seconda fase della filosofia di Nietzsche è definita “illuministica” in quanto dominata da un atteggiamento
critico, che mette in risalto l’illusorietà della metafisica e della morale. Tale fase ha il suo culmine nell’annuncio della
“morte di Dio”, cioè nel crollo di tutte le certezze e i valori tradizionali.

Secondo Nietzsche il cristianesimo sottomette l’individuo a una morale rigida e antivitale e soffoca gli istinti e il
mondo dei sensi.
Secondo il filosofo, anziché recuperare l’epoca tragica dei greci, bisogna assecondare la demolizione dei vecchi valori
metafisici , portando così alla maturazione del nichilismo.
Nietzsche apprezza lo spirito critico della scienza, come metodo per liberare l’uomo dalla menzogna e dalle false
credenze; infatti questo periodo è definito anche “illuministico”.
La seconda fase è caratterizzata dalla critica della cultura occidentale che, secondo lui, allontana l’uomo dalla sua
natura istintuale. La sua opera mette in risalto i tranelli e gli inganni della cultura; afferma che chi ritiene di
possedere la verità si inganna, dato che non esiste una realtà oggettiva, ma solo interpretazioni infinite.
Per Nietzsche la filosofia ha il compito di smascherare le credenze che da Socrate in poi hanno dominato nella
religione, nella morale, nella metafisica, nella scienza e mascherarne l’infondatezza. Per questo motivo è definita
“filosofia del mattino” perché libera gli uomini dalle “tenebre del passato”.
Secondo il filosofo le costruzioni teoriche della morale e della scienza sono un’invenzione consolatoria di chi è in
cerca di rassicurazioni, non potendo tollerare la profonda sofferenza derivata dal disordine, dall’insensatezza e
dall’irrazionalità dell’esistere.

Nietzsche afferma che Dio è la nostra più grande menzogna per proteggersi dalla paura dell’ignoto.
Secondo il filosofo gli uomini hanno ucciso Dio: il nichilismo consiste nell’annunziazione della morte di Dio. Così gli
uomini si sono ritrovati privi di certezze e valori.
Il compito di cui Nietzsche si sente investito è quello di annunciare la morte di Dio, perché coloro che lo hanno ucciso
non hanno ancora preso coscienza della propria azione e non hanno ancora capito le terribili conseguenze.
Inoltre gli uomini moderi hanno sostituito Dio con altri ideali come la scienza, i miti del progresso, del socialismo e
dello Stato.
L’impossibilità dell’esistenza di Dio è dovuta dalla chiara percezione del disordine e della crudeltà del mondo, infatti
il mondo non sarebbe stato così se ci fosse stato un Dio.
Gli uomini non sono ancora pronti a per percepire la gravità dell’evento e colui che saprà “farsi Dio”, sarà in grado di
oltrepassare l’uomo e diventare “oltreuomo”, inaugurando una nuova epoca.
Nietzsche risale all’origine della psicologia dei comportamenti etici e delle idee morali, attraverso il metodo
genealogico, per capire qual è l’origine dei nostri concetti di bene e di male, e giunge alla conclusione che la morale è
uno strumento di dominio , che serve a un gruppo di uomini a soggiogarne altri.

Ad esempio la morale degli schiavi è prodotta dall’istinto di vendetta degli uomini inferiori contro i forti, infatti è la
morale del risentimento, che impongono a tutti i loro meschini principi, quali l’obbedienza, la povertà e il
soffocamento della gioia di vivere. Secondo Nietzsche, la società moderna è dominata da questi valori “antivitali” ed
è una società conformista e omologata.
Contrapposta alla morale degli schivi, c’è la morale dei signori, tipica del mondo classico, che esaltava i valori della
forza e della gioia.
Dunque la morale del coraggio e dell’orgoglio è stata sostituita con la morale dell’umiltà e dell’obbedienza, mentre la
morale del corpo e della sensualità con quello dello spirito e della castità.

Un esempio di morale degli schivi è la morale cristiana che è incentrata sulle virtù dell’obbedienza, dell’umiltà e
della dedizione agli altri; è prodotta dall'istinto di vendetta degli uomini inferiori, che per invidia nei confronti degli
spiriti liberi e grandi, creano dei valori in cui prevalgono la passività e la rassegnazione, cercando di trasformare in
alti ideali morali quelli che sono in realtà sintomi di debolezza e fragilità. La morale nasce dagli uomini deboli che con
i loro precetti vogliono sottomettere i pochi individui superiori, uniformando tutti a un livello mediocre.

Secondo Nietzsche l’ascetismo religioso si presenta come la morale di colui che ha rinunziato a se stesso. Analizzato
più dettagliatamente l’asceta, però, si nota che dietro è presente una forte volontà di dominio: l’asceta, infatti, è
colui che, essendo debole, vuole combattere le energie e le forze vitali degli uomini superiori, allo scopo di affermare
se stesso.

Il cristianesimo, ovvero la religione degli uomini deboli contro le forze della vita, ha imposto il senso di “colpa” e del
“peccato”. Esso ha creato una massa di persone frustrate che, infatti, si sono rivelate spesso, nel corso della storia,
aggressive e spietate.
La critica di Nietzsche non è rivolta a Cristo, ma alla Chiesa e i suoi rappresentanti, che hanno messo in secondo
piano il corpo rispetto allo spirito e hanno diffuso una morale ascetica e decadente.

Nella sua seconda tappa, Nietzsche annuncia l’avvento del nichilismo , cioè la scomparsa di ogni punto di
riferimento o verità assoluta a cui appoggiarsi. Rivela un futuro devastante, ma l’uomo ha ancora una possibilità di
salvezza se ammette che nessuna verità religiosa, scientifica o morale può avere una pretesa di assolutezza, perché
le sue origini sono umane e non ne esiste alcun fondamento, si può provare la paura del nulla, ma anche l’ebbrezza
della libertà e della creatività: tutto diventa di nuovo possibile.
È sulla base di questa considerazione che si apre la terza fase della filosofia di Nietzsche, dedicata all’avvento
dell’”oltreuomo”.

Nella terza e ultima fase rivela una via d’uscita dal nichilismo attraverso l’avvento dell’oltreuomo, cioè di colui che
è in grado di accettare e superare le conseguenze relative alla morte di dio e soprattutto il pensiero dell’eterno
ritorno dell’uguale.

Secondo Nietzsche soltanto l’oltreuomo, che si è liberato dai condizionamenti e da ogni consolazione dottrinale, ha
detto sì alla vita e ha accolto fino in fondo la condizione tragica e dionisiaca dell'esistenza, può accettare e superare il
nichilismo radicale del mondo privo di Dio e dei valori.
Il suo avvento viene annunciato dal profeta Zarathustra, nell'ora del “meriggio”, ed egli è simbolicamente raffigurato
come un fanciullo ridente. Tale immagine indica la sua natura gioiosa, libera, innocente: l’oltreuomo, infatti, sa
godere del corpo, della vita e dei suoi valori; inoltre, è in grado di sostenere l'idea dell'eterno ritorno dell'uguale.
Esso consiste nell'ipotesi che la storia sia un grande circolo, in cui tutti i fatti e gli avvenimenti sono destinati a
ripetersi e a ritornare eternamente, e deve essere vissuto al massimo proprio perché destinato a tornare indietro;
una concezione del tempo di questo tipo può essere sopportata e voluta solo dall’oltreuomo, un individuo felice e
dunque solo lui può volere che la vita ritorni eternamente.
Con tale dottrina Nietzsche si allontana dalla visione lineare del tempo inaugurata dalla tradizione ebraico-cristiana,
secondo la quale il compimento del senso della vita è rimandato al futuro (l'aldilà ultraterreno) e dunque l'attimo e il
presente sono svuotati di significato.

La teoria dell'eterno ritorno risulta strettamente intrecciata a un altro importante concetto di Nietzsche, che domina
nei suoi ultimi scritti: quello della volontà di potenza. Essa è l’azione creatrice del senso del mondo e del valore delle
cose, la quale si caratterizza come impulso a crescere e a volere sempre di più.
“Potenza” è da intendere nel senso che gli esseri umani non si accontentano, ma tendono a migliorare se stessi,
andando oltre la condizione di partenza.
Infatti l'oltreuomo, attraverso il superamento del nichilismo, si fa creatore di nuovi significati, nuove prospettive,
nuovi valori, non più intesi come principi e parametri assoluti ma come libere manifestazioni della vita, dunque
avviene una trasvalutazione dei valori, in quanto non avviene una sostituzione dei valori passati, ma un diverso
approccio ad essi.

La volontà di potenza si identifica con l’arte, che costituisce la forza suprema della vita; difatti per Nietzsche la
musica è l’antidoto alla decadenza culturale perché è l’unica capace di far riemergere lo spirito dionisiaco. Ed è
proprio l’artista che viene considerato come oltreuomo.
MONDO VERO E MONDO APPARENTE – da Crepuscolo degli idoli

Sintetizza le sei tappe della storia della filosofia occidentale. Platone è stato il primo a svalutare il mondo concreto e
a diffondere l'idea di un oltre-mondo, inteso come mondo “vero” in contrapposizione a quello “apparente” in cui
viviamo. L’aver introdotto tale dualismo nell'essere costituisce la premessa del nichilismo. La costruzione platonica è
una favola, cioè un'invenzione consolatoria creata al fine di esorcizzare la paura di fronte a una realtà contraddittoria
e crudele.

1. Nella prima tappa attacca Platone in quanto esalta il mondo delle idee e critica quello fisico: il mondo “vero"
è contrapposto a quello dell'apparenza, e soltanto il filosofo è in grado di attingervi.
2. La seconda tappa è rappresentata dalla religione cristiana, che rende ancora più difficile raggiungere il
mondo vero identificato con l'aldilà e lo promette soltanto a coloro che saranno saggi e pii e sapranno
meritarlo.
3. La terza tappa è rappresentata dalla filosofia moderna, che culmina nel noumeno kantiano, in quanto il
mondo vero è inattingibile e indimostrabile, ma già in quanto pensato è una consolazione, un obbligo.
4. La quarta tappa approfondisce il processo del nichilismo, in quanto rende il mondo “vero” inattingibile e
sconosciuto. Siamo al positivismo, che guarda soltanto ai dati di fatto e non crede nella dimensione delle
idee astratte.
5. La quinta tappa decreta la totale inutilità del “mondo vero” delle idee: Platone è definitivamente rinnegato,
perché l'indagine della scienza si concentra sul mondo dei fenomeni, considerato l'unico conoscibile e
dunque dotato di valori.
6. L'ultima tappa attua l'abolizione anche del “mondo apparente”, e con esso del dualismo che è alla base della
metafisica occidentale. Infatti, la nozione di mondo apparente poteva esistere soltanto in relazione a quella
di mondo vero. E’ il tempo di Zarathustra, che implica il definitivo annientamento di ogni prospettiva
metafisica. Abolendo tutti e due i mondi non c'è nulla, è il niente che avanza.

L’ANNUNCIO DELLA “MORTE DI DIO” – da La gaia scienza

Secondo Nietzsche l'uomo deve rendersi conto che le teorie metafisiche e religiose sono solo delle illusioni, in
quanto il loro mondo ideale non esiste, è privo di significato e di valore. Di fronte a tale verità egli cade nell'angoscia
nichilistica, che subentra quando scopre che il senso che ha cercato nelle cose non c'è. Ma esiste anche un secondo
tipo di nichilismo, proprio di colui che ne ha accettato le implicazioni e gli esiti, di colui che sa scorgere nelle tenebre
del nichilismo un nuovo spazio di creatività e di possibilità. Tale individuo è descritto come un “uomo folle”, che
annuncia la “morte di Dio”.

L'uomo folle è il filosofo-profeta che annuncia la morte di Dio a uomini superficiali che rappresentano gli intellettuali
dell'Ottocento, i quali, ritenendosi saggi, lo scherniscono.

Gli uomini, che hanno ucciso dio, divengono dei , questo può essere considerato come il bisogno dell'uomo
d'immaginare l'oltreuomo, cioè un essere la cui superiorità deriva dal sapersi porre come libero creatore del senso
del mondo una volta distrutte le certezze della scienza e della morale, della religione e della filosofia, tutte le
interpretazioni sono possibili, anzi, il nuovo compito della filosofia è appunto quello di creare nuovi valori. Si tratta di
un compito difficile, che solo un individuo “superiore” sarà in grado di attuare.

Nella parte finale del brano l'uomo folle si rende conto di non essere capito. Il suo annuncio arriva troppo presto,
perché coloro che hanno ucciso Dio, gli atei, non riescono ancora a rendersi conto delle conseguenze di tale evento.
Gli uomini deboli sentono ancora il bisogno di credere in qualche verità: nella scienza, nello stato, nella ragione o in
qualsiasi altro idolo sostitutivo; non hanno la forza e il coraggio di riconoscere e accettare il vuoto del nichilismo.

Potrebbero piacerti anche