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Crisi delle certezze

Nietzsche (critica la Storia annunciando la morte di Dio)

Al centro della riflessione di Nietzsche c’è la decadenza dell’epoca moderna.

1) Nella prima è stata molto forte l’influenza di Schopenhauer e Wagner. Privilegia l’arte che è in grado di
attingere la realtà più profonda e esprime lo spirito dionisiaco, la vitalità e l’ebbrezza che accompagnano i
momenti più profondi della vita dell’uomo.

2) Abbandono della filosofia di Schopenhauer e la musica di Wagner: la prima accusata di predicare una
mortificazione delle energie vitali dell’individuo; la seconda considerata come espressione della
decadenza della cultura europea. Inoltre il mondo non è perfetto e non ha l’uomo al suo centro.

3) Al capovolgimento di tutti i valori si lega l’ultima fase della riflessione Nietzschiana, caratterizzata dal
Nichilismo, dal vuoto di essere che quella critica ha prodotto, dal vuoto di senso che ne deriva. È un vuoto
nel quale la conoscenza perde qualsiasi fondamento oggettivo, diviene sapere prospettico, legato a
interpretazioni infinite.

Prima importante opera di Nietzsche è ‘Nascita della tragedia’ in cui capovolge il giudizio tradizionale
sull’arte greca. Tale giudizio si basava sulla presunzione che l’arte greca fosse caratterizzata da serenità ed
equilibrio. Per Nietzsche essa è stata il frutto della combinazione dello spirito dionisiaco e di quello
apollineo. Il primo rappresenta la forza creativa, lo slancio inquieto che consentono l’adesione entusiastica
all’essenza della realtà. Il secondo si manifesta come serena armonia, sogno ed illusione, che nascondono il
senso tragico della vita.

Nietzsche esalta l’uomo estetico e nello stesso tempo esalta anche l’arte come forma di vita. Fine dell’arte
non è l’arte stessa, ma la felicità. È il mezzo con cui tutto ciò che di orribile investe l’uomo viene a
trasformarsi nel suo contrario, in gioia di vivere.

Nella Grecia classica lo spirito dionisiaco è stato progressivamente represso e soffocato dall’avvento del
razionalismo socratico. Socrate è per Nietzsche colui al quale va imputata la negazione dello spirito
dionisiaco. Lo spirito socratico, il suo intellettualismo e moralismo, implicavano il predominio dell’intelletto
sugli istinti. Al socratismo va ricondotta la tesi che identifica la bellezza di un’opera d’arte con la sua
intelligibilità, rimuovendo da tale opera tutto ciò che è immaginazione e creatività. Analogo a quello
consumatosi nel mondo greco antico è il processo che Nietzsche individua nella cultura dell’ottocento,
dominata dall’intellettualismo e perciò condannata alla decadenza.

Nietzsche è contro ogni forma di ottimismo della scienza e della ragione. Ritiene che nello sviluppo della
società e della cultura, l’ideale della scienza abbia contribuito a smorzare la forza vitale degli individui.

La stessa funzione negativa dello scientismo ha avuto lo storicismo, cioè l’illusione che il corso della storia
abbia un carattere razionale. Lo storicismo ha contribuito a orientare l’attenzione degli individui verso il
passato e a distoglierla dal presente e dal futuro. Egli critica la storia archeologica, che radica nell’uomo il
sentimento del passato. Accetta invece la storia monumentale e quella critica.

Nietzsche ne ‘La gaia scienza’ annuncia che Dio è morto. Non è il filosofo che uccide Dio ma sono gli stessi
uomini dell’occidente cristiano che lo hanno ucciso. L’annuncio nietzschiano della morte di Dio vuol
essere rivelazione dell’assenza di ogni fondamento.
Da qui si evince il nichilismo di Nietzsche: l’annullamento dei miti della metafisica, la negazione di un
fondamento assoluto dei valori è sempre presente, perché forte è la tentazione di rifugiarsi in illusioni
capaci di tranquillizzare l’uomo e di dare forza.

Nietzsche spiega psicologicamente la religione come un’alterazione della personalità che considera ciò che
nell’uomo è grande e forte come sovrumano ed estraneo e rimpicciolisce l’uomo. L’accusa più forte mossa
da Nietzsche alla religione è quella di essere uno dei capisaldi della svalutazione del mondo. Il Dio cristiano
è la divinità della decadenza. Il cristianesimo combatte il tipo superiore di uomo, tutti gli istinti da lui
rappresentati li ha considerati come mali. È disprezzo e ripugnanza contro tutti gli istinti buoni ed onesti. È
una religione della rinuncia: rinuncia alla vita, annullamento del mondo di fronte alla trascendenza. Il
cristianesimo insomma rappresenta ciò contro cui Cristo ha lottato.

La filosofia di Nietzsche vuole essere una filosofia della liberazione. Morale, metafisica e religione hanno
creato un mondo di finzioni che dà sicurezza all’uomo, facendogli credere di vivere in un mondo razionale.
Ma la costruzione di questo mondo ha portato a negare il mondo vero.

È ora di abbandonare l’uomo domestico, l’uomo della mediocrità che si sente meta e senso della storia. È
l’uomo che diventa migliore, ma non vuole diventare più grande. Bisogna passare al superuomo, che è il
senso della terra, perché l’uomo non è il punto di arrivo. L’oltre uomo non rappresenta una forma di
umanità collocata totalmente oltre l’uomo quale è oggi. Un'umanità che nasce con la morte di Dio. L’oltre
uomo ama il mondo e la vita, non si vergogna delle proprie passioni. La morale dell’oltre uomo è la
negazione di quella platonico-cristiana della rinuncia e delle tensioni a scopi che sono sempre al di là. Ha
come scopo la felicità.

Con l’oltre uomo non si esprime l’assoluto: il mondo è caratterizzato dalla casualità degli eventi, casualità
e assenza di qualsiasi fine. Ed è proprio questa assenza di fine a rendere il moto delle cose come regolato
da un andamento circolare. Questo ritorno esprime quell’accettazione di sé. L’oltre uomo coglie questa
assenza di un ordine razionale nel mondo e non la nasconde a sé stesso e agli altri. La missione dell’oltre
uomo è quella di accettare il mondo e imprimergli il sigillo della propria volontà.

Bergson (critica il Positivismo e da una nuova concezione di tempo)

Henri Bergson dà una nuova importanza alla coscienza, che appare in grado di comprendere la realtà, lì
dove il positivismo vedeva solamente uno strumento per ordinare il quadro complessivo delle scienze o di
proporre una sintesi unificatrice e generalizzatrice dei loro risultati.

Ciò pone Henri Bergson in posizione antipositivistica e lo inserisce nella corrente spiritualistica. Lo
spiritualismo, partendo da interessi di carattere religioso e morale, insiste sui dati immediati della
coscienza e sul primato della coscienza – intesa come divenire e libertà – sulla materia.

Il tempo della scienza è un concetto bastardo, costituito da momenti che si differenziano tra di loro solo
quantitativamente e risulta reversibile. In sintesi si definisce come astratto, esteriore e spazializzato e ha
come simbolo una collana di perle, i cui elementi sono tutti uguali ma distinti tra loro.

Il tempo della vita è fatto da istanti che si diversificano tra loro anche qualitativamente, momenti
irripetibili che si compenetrano e si sommano tra loro. È qualcosa di concreto e interiore e si identifica con
la durata.
Il tempo della vita coincide con il flusso auto creativo della coscienza ed è paragonato da Bergson a un
gomitolo di lana o ad una valanga che crescono continuamente su sé stessi: tant’è vero che nel linguaggio
comune si dice ad esempio che cinque minuti possono sembrare, talora, «una eternità» o che un’ora è
«volata». Immagini che rendono bene il concetto di conservazione totale e creazione totale, che
caratterizzano il tempo della coscienza: non si può cancellare il passato e ogni momento risulta nuovo
rispetto ai precedenti.

Senza la coscienza non esiste né il tempo della vita né il tempo della scienza: è la coscienza che collega gli
istanti simultaneamente; è la memoria che pone un prima e un poi. La scienza e la filosofia hanno, quindi,
la stessa origine e nessuna delle due è sottomessa all’altra.

Nel momento in cui Bergson distingue il tempo della scienza dal tempo della vita, la coscienza diventa un
flusso unitario costituito da elementi inscindibilmente intrecciati tra loro: non ha senso affermare che uno
stato ne determina un altro. Perciò, nella vita della coscienza l’uomo risulta libero.

La libertà dell’uomo secondo Bergson trova la sua giustificazione nell’atto libero dell’Io, dove per atto libero
si intende un’azione che esprime totalmente e profondamente la totalità dell’Io, ponendosi come
espressione della personalità agente.

Tale derivazione dalla personalità agente, sottolinea Bergson, non è interpretabile e definibile come un
rapporto causale, poiché nella vita della coscienza ogni atto contiene il successivo in termini di creatività e
non in termini di determinismo. La libertà in sé non può essere spiegata: qualsiasi spiegazione andrebbe a
riferirsi ad un fatto già compiuto e, quindi, determinato, cioè alle cose che sono nel tempo spazializzato,
mentre la libertà si sviluppa nella durata e riguarda l’atto nel suo farsi. Così se scrutiamo nella profondità
del nostro libero siamo liberi, mentre in superficie siamo determinati da un automatismo della coscienza.

La memoria è la coscienza stessa, che registra tutto ciò che accade, si identifica con il passato e ci segue,
tutto intero, in ogni momento. Il ricordo è la materializzazione in un’immagine operata dal cervello degli
eventi del passato necessari all’azione. Il filtro tramite cui sono selezionati gli avvenimenti utili all’azione è
la percezione. Quella che noi comunemente chiamiamo memoria altro non è che il ricordo-immagine,
mentre la memoria e, quindi, la maggior parte del passato, rimane al di sotto o al di là della coscienza.

La vita è creazione e imprevedibilità e allo stesso tempo conservazione del passato. Tale è la vita
nell’individuo e nella natura. Ma mentre l’uomo è costretto a scegliere e a vivere una sola vita, la natura
non segue una linea evoluzionistica unica e semplice, ma, ad ogni possibile biforcazione, crea serie
divergenti di specie che si evolvono separatamente. È paragonata, infatti, da Bergson a un fascio di steli.
Nonostante le biforcazioni, noi riconosciamo la natura come unica, l’unità che precede la biforcazione, una
forza alla quale la natura deve la sua vita. Lo “slancio vitale” (élan vital) è la coscienza stessa, intesa come
durata, cioè come una sorta di grande corrente che penetra nella materia e tende a dominarla.

Marx

Marx ed Engels stendono il Manifesto del partito comunista nel 1848 ove descrivono le fasi della lotta tra
due classi sociali contrapposte: borghesia e proletariato. Il ruolo della borghesia nella storia ha avuti
diversi momenti positivi: questa classe considerata ‘rivoluzionaria’ per eccellenza è stata capace di
cambiare il mondo conservatore che l’aveva preceduta, ma non ha fatto venir meno le contrapposizioni di
classe: ‘ha soltanto introdotto nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta,
sostituendole alle antiche’. Il ‘sistema borghese’, se produce merci in abbondanza produce collateralmente
la ‘miseria’ della stragrande maggioranza della popolazione, composta soprattutto dal proletariato, classe
costituita da uomini che vivono del solo loro lavoro e dei loro figli senza godere di altre forme di rendita che
li trascina in una condizione di miseria perenne e di sfruttamento costante. Il ‘proletariato’ con la sua lotta
tende ad emancipare l’umanità intera, infatti, una volta preso il potere, dopo una fase necessaria ma
transitoria di dittatura del proletariato, si potrà andare verso la graduale estinzione dello stato e la
realizzazione della società comunista, nella quale ‘il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione per il
libero sviluppo di tutto’. In questa nuova società non dovranno più essere presenti divisioni di classe e non
ci sarà lo ‘Stato’. È a queste condizioni che si potrà affermare il principio: ‘ognuno secondo le sue capacità;
a ognuno secondo i suoi bisogni’. Marx ed Engels si confrontano con ‘socialismi’ e ‘comunismi’ precedenti,
dai quali prendono le distanze in quanto assertori di una forma di socialismo ‘scientifico’, che vede nel
proletariato industriale il protagonista della trasformazione della società, attraverso la lotta di classe.
L’azione politica rivoluzionaria si fonda su una profonda conoscenza delle strutture della realtà che si
intende trasformare: per questo assume valore centrale la ‘coscienza di classe’ del proletariato basata sulle
conoscenze necessarie per interpretare la realtà e la propria forza.

Miguel De Umanumo (crisi dell’identità dell’individuo e lotta eterna tra fede e ragione)

Miguel De Unamuno era un espíritu preocupado que experimentó profundamente la tragedia espiritual de
España a principios del siglo XX, dividida entre tradiciones y orientaciones culturales modernas. El trabajo
de Unamuno está dominado por el esfuerzo de conciliar el contraste irreducible entre la materia y el
espíritu y afirmar la superioridad del ideal sobre lo real, de lo divino sobre lo humano. Esta preocupación
por la investigación interna lo hizo sentir cercano a las actitudes culturales del decadentismo europeo.

Fundación del grupo Las generaciones del 98 querían renovar la cultura española, devolviéndola a una
tradición vigilante y saludable y adaptándola a las necesidades del gusto europeo contemporáneo. La
conciencia negativa del 98 se convirtió así en un hecho positivo que favoreció la inserción de la literatura
española en el espíritu del modernismo europeo.

Vida de Don Quijote y Sancho, 1905: Unamuno, aunque acepta la interpretación común de que el
caballero estaba loco, interpreta esa locura como una mayor afirmación de la personalidad y el deseo de lo
eterno. Por ejemplo, el asalto a los molinos de viento se interpreta como una expresión de la lucha del
espíritu contra la brutalidad de la máquina.

Niebla, 1914: Una novela que se puede dividir en dos partes. La primera parte narra una historia bastante
banal: Augusto Pérez se casa con Eugenia, quien está enamorada de un vago, Maurizio, para salvarla de una
catástrofe económica. El matrimonio resulta ser un desastre porque Eugenia se escapa con su amante
dejando a Augusto en la desesperación. En la segunda parte, Augustus acude al poeta Miguel de Unamuno
(quien escribió un tratado sobre el suicidio) para mostrarle la decisión de suicidarse. Pero el poeta le dice
que no puede hacerlo porque no se pertenece a sí mismo, sino que, como personaje de una novela,
pertenece a su autor, quien lo hará morir como quiera. Este juego intelectualista de la segunda parte
anticipa ciertas soluciones del teatro del siglo XX, y específicamente de Pirandellian.

Faust

Faust ist Universitätsprofessor, Wissenschaftler und Alchemist. Er hat sein ganzes Leben lang studiert,
erkennt jedoch, dass sein Wissen nichts ist, egal wie viel der Mensch versucht. Dann widmete er sich der
Magie, um die Geheimnisse der Natur zu enthüllen. Sein ist ein Stre.

Faust ruft den Teufel herbei, um das Ziel zu erreichen. Mephistopheles schließt einen Pakt mit ihm: Er wird
ihm sein ganzes Leben lang dienen, er wird jeden seiner Wünsche erfüllen und ihm seine Kräfte zur
Verfügung stellen. Im Gegenzug wird Faust ihm in einem anderen Leben dienen. Der Mensch glaubt jedoch
nicht an das zukünftige Leben und verwandelt den Pakt in eine Wette. Mephistopheles ist überzeugt, dass
Faust, selbst wenn er den vereinbarten Satz vor seinem Tod nicht ausspricht, dennoch in Verderben und
Verzweiflung geraten wird. Auf dem Spiel steht die Freiheit.

Das Leben voller Freuden und erfüllter Wünsche beginnt, in das eine heftige Satire gegen die akademische
Kultur und ihre moralische Erniedrigung eingefügt wird. In diesem Zusammenhang findet das Treffen mit
Margherita, einem bescheidenen Mädchen, statt. Mit Hilfe von Mephistopheles wird er seine einfache
Seele verderben. Später wird man erfahren, dass Margherita die Todesstrafe für Kindermord erleiden muss:
Nach der Geburt des Sohnes Fausts, der sie verlassen hatte, hatte Verzweiflung sie zum Wahnsinn und zur
Tötung ihres Sohnes geführt. Sie wird zum Zeitpunkt des Todes gerettet und in den Himmel kommen, weil
sie gutgläubig ist und ihr einfaches Herz getäuscht hat.

Langsam kommen wir zu Fausts Alter. Jetzt bedauert er die Menschheit, die er geleugnet hatte, verflucht
das Leben und vertraut sich der Magie an. Er zerstreut nicht mehr die Angst, die ihn einst dem Selbstmord
nahegebracht hatte. Faust ist dem Tod nahe, jetzt blind und hat die Vision, einen riesigen Sumpf
zurückzugewinnen.

In diesem letzten Moment, bei diesem Gedanken, spricht er die Worte des Bundes aus. Mephistopheles ist
froh, die Wette gewonnen zu haben und gezeigt zu haben, dass das Leben nutzlos ist und "die ewige Leere"
besser wäre. Aber wenn die Tore der Hölle geöffnet werden, kommt eine Menge Engel, um den
unsterblichen Teil von Faust zu übernehmen und sie in den Himmel zu führen. Er wurde gerettet.

Dogma centrale della biologia molecolare

Il dogma centrale della biologia molecolare è un principio formulato negli anni cinquanta del XX secolo,
secondo cui, in biologia molecolare, il flusso dell'informazione genetica è monodirezionale: parte dagli acidi
nucleici per arrivare alle proteine, senza considerare un percorso inverso.

Allo stato attuale, il dogma centrale è rassegna dei meccanismi alla base dell'espressione genica, in quanto
nel tempo sono stati scoperti meccanismi biologici che espandono questa descrizione. Nel sistema
dell'espressione genica cellulare sono identificabili tre punti che rappresentano la direzione fondamentale
del flusso di informazione genetica:

1. L'informazione genetica è conservata negli acidi nucleici DNA ed RNA (come in alcuni virus), che
possono essere duplicati per la propagazione dell'informazione.
2. Il DNA, per essere espresso nella cellula, viene trascritto sotto forma di RNA. L'RNA, presente in
alcuni virus come informazione genetica, può essere retrotrascritto in DNA.
3. L'RNA (se codificante) è tradotto in proteine, concepite come la forma operativa e terminale delle
informazioni contenute nel genoma.

Le biotecnologie moderne e OGM (le biotecnologie moderne hanno cambiato completamente il rapporto
dell’uomo rispetto alla natura, rendendo l’uomo autore e fautore della produzione di organismi viventi)

Le biotecnologie sono applicazioni tecnologiche che utilizzano organismi viventi o loro derivati per
realizzare prodotti e processi per usi specifici. Esse permettono di:
 Usare cellule o interi organismi come bioreattori per produrre molecole di interesse industriale o
farmaceutico;
 Generare piante transgeniche resistenti ai parassiti o dotate di caratteristiche nutrizionali
particolari;
 Correggere i difetti genetici alla base di molte patologie grazie alla terapia genica;
 Individuare le terapie più efficaci basandosi sul profilo genetico degli individui con la
farmacogenomica;
 Ricavare l’identikit genetico di una persona grazie alle biotecnologie forensi;
 Ridurre l’inquinamento ambientale con il biorisanamento;
 Produrre nuove forme di energia, come i biocombustibili.
La fermentazione è a tutti gli effetti una forma di biotecnologia. Anche la domesticazione delle piante e
degli animali è una forma di biotecnologia.
Le biotecnologie moderne offrono numerosi vantaggi:
a. Le tecniche basate sull’ingegneria genetica sono più efficaci perché consentono di trasferire solo i
geni desiderati;
b. I geni trasferiti possono provenire da specie anche molto distanti dal punto di vista evolutivo
rispetto alla specie ricevente: si generano così varietà impossibili da ottenere con gli incroci
tradizionali;
c. Le moderne biotecnologie agiscono in modo mirato e permettono di ottenere le caratteristiche
desiderate con un’alterazione genetica minima, spesso limitata a un singolo gene.

Gas nervini

Tra la prima e la seconda guerra mondiale alcune aziende tedesche, come la Bayer (una delle principali
multinazionali farmaceutiche a livello mondiale), durante ricerche finalizzate alla messa a punto di
insetticidi, produssero una serie di sostanze neurotossiche pericolose presto note come gas nervini. Non
solo Germania però, negli anni successivi anche gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica si occuparono
di studiare questi prodotti. Si tratta di armi chimiche volatili impiegate a uso bellico, soprattutto durante il
Terzo Reich, ma anche oggigiorno.

I gas nervini sono tanto letali perché vanno ad inattivare l’enzima acetilcolinesterasi, la cui funzione è
catalizzare l’idrolisi (reazione chimica in cui le molecole sono scisse in due o più parti per effetto dell'acqua)
dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore che controlla la contrazione muscolare e la trasmissione di impulsi
fra cellule nervose a livello delle sinapsi, scissa così in colina e acido acetico. La colina è un nutriente
essenziale di natura proteica, talvolta chiamata vitamina J; le principali fonti alimentari di colina sono il
tuorlo d’uovo, i semi di soia, lo zenzero e il riso integrale. Se avviene un accumulo di acetilcolina, i muscoli
sono sempre contratti e se va a finire nel cuore, può avvenire un arresto cardio-circolatorio.

Gli enzimi sono proteine coniugate complesse a struttura quaternaria. Sono quindi composte di carbonio,
idrogeno, ossigeno e azoto e hanno la parte proteica legata a un qualcosa di diversa natura chimica, il
gruppo prostetico. Sono globulari perché solubili, derivano dalle proteine fibrose e hanno legami
intermolecolari. Sono quindi polimeri, composti da monomeri, gli α-L-amminoacidi, molecole bifunzionali,
che quindi hanno due gruppi funzionali quello carbossilico, di natura acida e più ossidato (-COOH) e quello
amminico, di natura basica e protagonista del determinare le forme L o D (-NH2)

Gli enzimi sono catalizzatori biologici, che modulano accelerando le reazioni biologiche abbassando
l’energia di attivazione. L’energia di attivazione è il livello di energia utile per rompere il legame tra i
reagenti che devono reagire tra loro per darci prodotti utili, per poi ricomporlo in maniera diversa.
Le necessità di un sistema biologico sono immediate, quindi nelle reazioni catalizzate serve meno energia e
tempo. Gli enzimi sono efficienti, modulabili e agiscono in condizioni fisiologiche. Infatti durante la febbre, a
causa della temperatura corporea elevata, gli enzimi si rallentano.

Il gruppo prostetico degli enzimi può essere di natura organica (no proteica), definito coenzima, o di natura
inorganica (ioni metallici, normalmente presi dall’acqua), definito cofattore. Gli enzimi possono classificarsi
in base al tipo di reazione catalizzata andando a definire 6 classi, nel caso dell’acetilcolinesterasi l’idrolasi, o
in base al tipo di substrato utilizzato andando a definire altre sottoclassi.

Per svolgere la propria azione catalitica, l’enzima segue un ciclo catalitico. Inizia legando in modo specifico il
substrato, ovvero il reagente. Questo legame avviene a livello del sito attivo, una regione delimitata
spazialmente dall’enzima, e può evolversi in modo positivo o negativo. Si forma quindi il complesso ES. Ora
o la catalisi enzimatica induce la reazione di trasformazione del substrato nel prodotto (al posto del
substrato c’è il prodotto modificato, mentre l’enzima rimane inalterato), che si distacca dall’enzima per far
ricominciare il percorso ciclico, o il complesso ES torna indietro. I due modi per giustificare la catalisi sono:

- Modello chiave-serratura, in cui E è la serratura e S è la chiave; un E può quindi interagire con S solo
in presenza di una perfetta complementarietà strutturale. C’è quindi alta specificità.
- Modello dell’adattamento indotto, in cui uno dei due si adatta (solitamente l’enzima). L’interazione
tra S e sito attivo induce l’adattamento strutturale tra le due parti.

I gas nervini fungono da inibitori, sostanze che vanno a competere con il substrato per andare a occupare il
sito attivo per influenzare l’attività enzimatica. Un modo per regolare l’attività enzimatica è infatti
l’inibizione enzimatica, che può essere di 3 tipi:

- Competitiva - I compete con S per occupare il sito attivo (quindi o E o I). Se avviene, la reazione si
ferma. La via metabolica può essere quindi rallentata o può procedere normalmente. Dipende dalla
concentrazione di I.
- Acompetitiva - I interviene nel complesso ES e lo lega ottenendo un qualcosa che difficilmente
evolverà in P o se lo farà, P non sarà richiesto, ma diventerà substrato per un’altra reazione in altre
vie metaboliche.
- Non competitiva - I compete con S per occupare un secondo sito attivo normalmente non
occupato. I viene introdotto sempre nella prima parte. È importante la concentrazione di I, è infatti
un fattore limitante della reazione.

Gli inibitori possono perciò essere irreversibili, quando si legano con l’enzima in maniera appunto
irreversibile, o reversibili, quando il legame si può rompere e tutto torna alla normalità.

La conseguenza dell’assunzione dei gas nervini è che il sistema nervoso rimane sempre allo stato attivo,
senza spegnersi mai. Bastano pochi secondi: le pupille si contraggono, i muscoli del corpo perdono il
controllo, e in particolare il diaframma non riesce a funzionare e, assieme alla contrazione dei bronchi, fa sì
che la vittima soffochi rapidamente. A questo si aggiungono altri sintomi terrificanti: viene perso il controllo
delle funzioni corporee, per cui la vittima urina, sbava, vomita; crisi epilettiche e dolori gastrointestinali
completano il quadro.

Oggigiorno i soldati di guerra sono muniti di iniettori contenenti atropina e pralidossima, la prima è un
composto che agisce bloccando l’azione dell’acetilcolina, la seconda impedisce il legame del gas nervino
all’acetilcolinesterasi. Per essere, però, efficaci queste sostanze devono tuttavia essere somministrate nelle
fasi iniziali dell’avvelenamento.

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