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Rappresentazione è proprio il prodotto dell’incontro tra un soggetto e un oggetto, che scaturisce
sempre dall’esperienza. Perché quest’incontro è un incontro che avviene solo a partire tra un
soggetto e un oggetto? Perché ci deve essere colui che si rappresenta e l’oggetto della
rappresentazione, quindi i due poli della conoscenza( ogni conoscenza scaturisce dalle
rappresentazione che mi faccio del mondo) sono il soggetto e l’oggetto. Qua ci sta Kant, che aveva
formulato l’Io legislatore della natura, ovvero che l’Io si rappresentava il mondo e ne comprendeva
le leggi.
No perché per Kant l’oggetto aveva un’esistenza indipendente dal soggetto, tante che l’Io era
forma. Affinchè ci fosse conoscenza era necessario che l’uno presupponesse l’altro e qui ci sta
Kant. Quindi il concetto di rappresentazione è kantiano nella misura in cui riconosce come
fondamenti della rappresentazione il soggetto e l’oggetto( che veniva definito fenomeno, perché
appariva al soggetto che ne faceva esperienza). Qui siamo quindi dentro Kant, anche per quanto
riguarda la misura in cui Kant ha riconosciuto l’esistenza di una dimensione non fenomenica, che
era il noumeno( tutto ciò di cui non si poteva fare esperienza e che quindi non cadeva all’interno di
una rappresentazione).
Quindi riassumendo dentro Kant lo siamo per tre motivi:

 Il concetto di rappresentazione, il cosiddetto “fenomeno”( velo di Maya)


 Il rapporto imprescindibile tra soggetto e oggetto come elementi fondamentali della
rappresentazione
 La distinzione tra fenomeno e noumeno
Noi riusciamo a rappresentarci i fenomeni, però c’è qualcosa che si muove dentro i fenomeni
che non riusciamo a rappresentarci, che ci sfugge di fatti( il famoso noumeno che è la Volontà).
Egli infatti lui li definisce i fenomeni come “attimi d’illusione, non sono la verità; Noi dobbiamo
squarciare “il Velo di Maya”, e qui ecco la suggestione orientale, perché è come se i fenomeni noi
c’è li rappresentiamo, li vediamo e ci sembrano la verità però in realtà essi nascondono una verità
all’interno di essi, che è questo noumeno, che è la Volontà.
((((Mentre per Kant l’oggetto aveva un’esistenza separata dalla coscienza, per Schopenhauer
l’oggetto è tale solo perché è la coscienza a rappresentarselo( Posizione idealistica). Per Kant
l’oggetto rimaneva sempre qualcosa di esterno, mentre Schopenhauer nel momento in cui
afferma che il mondo è una mia rappresentazione non vuole soltanto dire che il fenomeno esiste
fuori dalla coscienza dell’uomo ma vuole dire che il fenomeno è tale in quanto è dentro la
coscienza dell’uomo, in quanto prodotto della coscienza. Quindi “ Il mondo è una mia
rappresentazione” significa che tutto ciò che è, è nella misura in cui Io me lo rappresento. Se io
tolgo il soggetto, l’oggetto non c’è, è come se l mondo non esistesse. È la posizione idealistica
fondamentalmente che Schopenhauer riprende. Gli idealisti avevano detto che l’oggetto vive
solo dentro la coscienza del soggetto, cioè è una parte di esso e Schopenhauer riprende questo
concetto))))
Come fa l’uomo a rappresentarsi ciò che è fuori di sé? Forme a priori e principio di
ragion sufficiente
Ricordiamoci che per Schopenhauer tutto ciò che è fuori di sé nel momento in cui io me lo
rappresento me lo porto dentro.
Per Kant tutto questo avveniva grazie alle forme a priori( le forme a priori della sensibilità,
ovvero Spazio e Tempo e le forme a priori dell’intelletto, che erano le 12 categorie). Siccome lui
dice che la rappresentazione avviene all’interno della coscienza, lui fondamentalmente elimina la
differenza tra sensibilità e l’intelletto ( non ci sono le forme a priori della sensibilità e
dell’intelletto ma le forme a priori per lui sono forme a priori dell’Intelletto). Spazio e tempo
quindi non sono forme a priori della sensibilità ma dell’intelletto, cioè è quest’ultimo a
spazializzare e temporalizzare i fenomeni. Inoltre ricordiamoci che le CATEGORIE erano 12, ma
secondo lui è inutile elencare 12 categorie perché secondo lui tutte le altre vanno a confluire
soltanto in una: la Causalità.
Quindi Spazio, Tempo e Causalità sono le tre forme a priori dell’Intelletto umano

Perché tutte le altre 12 categorie( Sussistenza- Negazione- )vanno a confluire nella


Causalità?
Perché qualsiasi cosa noi cerchiamo di comprendere, di rappresentare, di spiegare, rimanda al
principio di Causalità( non c’è nessuna questione che non rimandi ad esso), che lui chiama
“Principio di Ragion Sufficiente”, come aveva detto Leibniz, ed ecco perchè egli lo considera come
il fondamento della conoscenza.
Pag. 19 n.1-2
Pag. 30 n.1
La visione della storia e il Pessimismo Storico in antitesi all’Ottimismo e al
Giustificazionismo hegeliano
Schopenhauer ha messo in crisi la storia come ottimismo e come continuo progresso perché
quest’ultima non è altro che il frutto di una forza cieca, ingovernabile e irrazionale.
Tra l’altro Schopenhauer dice che mentre Hegel la storia c’è l’ha prospettata come una sorta di
forma di conoscenza universale( eleviamoci al punto di vista universale), Schopenhauer dice che la
storia non è altro che il racconto di fatti individuali e non esiste quest’idea di unità storica
perché essa è sempre conoscenza del particolare e non dell’universale come diceva Hegel ( quindi
per lui la storia non è una scienza perché mentre Hegel aveva l’idea dell’universalità storica,
perché essendo razionale la storia, la mia ragione riusciva a comprendere la sua unità, complessità
e di conseguenza la sua totalità, mentre per Schopenhauer alla ragione ci sarà sempre qualcosa
che le sfuggirà perché il fondamento ultimo della realtà è irrazionale e quindi lui non può
considerare una scienza fondamentalmente ma solamente una conoscenza del particolare, quindi
da questo punto di vista mette in dubbio la storia come scienza).

Pessimismo Cosmico
La Volontà non è solo nell’uomo , ma essa è fondamento di tutto, quindi tutti gli esseri viventi
soffrono

Schopenhauer e il rifiuto verso la dottrina dell’Ottimismo Sociale


L’ottimismo sociale è la credenza che afferma che gli uomini trovino sempre il modo per convivere
in armonia( attraverso le leggi, le organizzazioni sociali e politici). Se il fondamento di tutto è
irrazionale cade anche quest’idea dell’Ottimismo Sociale( cioè gli uomini trovano un modo per
poter andare d’accordo non perché spinti da una sorta di propensione d’amore per l’altro ma
bensì dalla capacità di trovare un fine, un qualcosa d’utile, uno scopo, perché la natura dell’essere
umano è di essere inanzitutto egoista ma anche desiderante e bramante e questo desiderio , che
si esprime sotto forma di bisogno non si esaurisce mai ). Quindi l’essere umano non è portato per
natura ad amare l’altro o perché spinto da una generosità o filantropia intrinseca ma perché
esso è spinto dal bisogno dell’altro e questa è una visione profondamente pessimistica.

Pag.30 n.2
 l’Arte
 l’Etica della Pietà
 e infine l’Ascesi

In che modo l’arte può aiutarci a difenderci e a liberarci, anche se temporaneamente,


dalla Volontà?
Inanzitutto ci distrae e inoltre il compito dell’Arte è di tipo terapeutico. Inoltre l’arte non serve solo
a chi fa arte ma anche a chi gode e di chi fa esperienza estetica; I greci c‘è lo hanno insegnato che
le tragedie ad esempio erano catartiche, e l’artista pone nell’opera d’arte non solo pone le sue
sofferenze interiori, ma anche i suoi vissuti e i suoi desideri( cioè mette tutto se stesso). Quindi
l’artista trova nell’opera d’arte che sia l’esecuzione di un brano musicale, un quadro, una scultura,
una coreografia, un testo poetico, il modo di esprimere il suo mondo interiore, i suoi vissuti, i suoi
dolori, le sue sofferenze, i suoi bisogni e l’opera d’arte diventa la valvola di sfogo. E come se
l’artista quando fa arte è come se mettesse un attimo fine alla pressione della Volontà e come una
sorta di strumento di cura.
La stessa tragedia è un’altra forma d’arte molta esaltata da Schopenhauer perché essa è una
rappresentazione eterna del dramma dell’umanità e inoltre in essa si verifica quel processo
d’immedesimazione, che è un momento catartico, cioè io mi immedesimo nel dolore e nel
dramma del protagonista sfogando la mia sofferenza( tramite il pianto, ecc..) . Tante che
quest’ultime riescono a rappresentare le idee, cioè i modelli universali, eterni ed ecco perché la
musica stessa parla un linguaggio universale( quello che le opere d’arte esprimono sono valori,
idee, verità che non hanno tempo). Quindi l’arte rappresenta un grande conforto per l’uomo,
infatti l’arte è fortemente terapeutica, consolatoria, ci conforta e ci allontana, anche se
momentaneamente, dai bisogni della quotidianità e dalla morsa della Volontà. Poi certamente sia
l’artista che chi fluisce dell’opera d’arte poi ritorna alla sua vita e quindi ritorna a dannarsi
perennemente.

 Il secondo momento: L’Etica della Pietà( anch’essa temporanea)


Chi non è artista e chi non ama l’arte come si può liberare dalla Volontà? C’è una seconda
opzione che riguarda quel famoso concetto di Empatia; Pietà, Compassione da “Cumpatire”
significa etologicamente soffrire insieme.

 Il terzo momento: l’Ascesi


L’Ascesi è un processo che dal greco significa elevarsi, innalzarsi; La meta è quella famosa
atarassia, felicità piena. La meta finale è la non-sofferenza che si chiama Nirvana( tipico della
filosofia orientale). Ma la meta non poteva essere dio? L’ascesi medievale era mistico-religiosa
mentre per Schopenhauer Dio non esiste.
Quindi noi dobbbiamo considerare due forme di ascesi:

 Mistico-religiosa che non è quella di Schopenhauer


 Quella che tenta a raggiungere la cosidetta “Pace dei sensi”, cioè l’assenza di sofferenza,
dolore( quella che i greci chiamavano “atarassia”).

Es.n.6 pag.36
Schopenhauer dice che noi riusciamo a rappresentarci i fenomeni, però c’è qualcosa che si muove
dentro i fenomeni che non riusciamo a rappresentarci, che ci sfugge di fatti( il famoso noumeno
che è la Volontà). Egli infatti lui li definisce i fenomeni come “attimi d’illusione, non sono la
verità; Noi dobbiamo squarciare “il Velo di Maya”, e qui ecco la suggestione orientale, perché è
come se i fenomeni noi c’è li rappresentiamo, li vediamo e ci sembrano la verità però in realtà essi
nascondono una verità all’interno di essi, che è questo noumeno, che è la Volontà. Chiaramente
noi non riusciamo mai a prendere atto del principio che regola gli interi fenomeni ma solamente
delle manifestazioni perché noi vediamo il cambiamento continuo, la vita, la forza incessante
dinamica che regola ogni fenomeno naturale.
Sicuramente è una visione quella di Schopenhauer profondamente coscienzialistica-soggettivista
che non fa altro che attribuire una piena autonomia dell’Io e del suo status. Il pensiero riguardante
la distinzione tra fenomeno e noumeno, che ricordiamo aveva fatto per primo Kant, è sicuramente
originale ma parecchio influenzata anche dagli studi dell’epoca dell’Ottocento.
Secondo la mia opinione però dietro ogni fenomeno c’è un qualcosa di ben preciso che lo
determina, quindi dobbiamo andare a capire quella serie di meccanismi scientifici e razionali che
ne stanno alla base, grazie al frutto delle scoperte scientifiche, perché la visione di Schopenhauer è
da questo punto di vista secondo il mio parere parecchio immaterialistica. Sicuramente la nostra
epoca è parecchio materialistica e utilitaristica però il pensiero di Schopenhauer è sicuramente un
pensiero apprezzabile e parecchio in linea con i suoi tempi.

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