dell’Occidente, che si traduce in una distruzione delle certezze del passato. Tuttavia quest’opera di
demolizione polemica non si risolve in un rifiuto delle teorie e dei comportamenti tradizionali, in
quanto mette capo alla delineazione di un nuovo tipo di umanità che si configura con il superuomo,
un essere capace di affermare gli ideali della salute, della forza e della pienezza della vita. Ed è
proprio in questo che consiste il carattere propositivo del filosofare nietzschiano.
2)L’annuncio della morte di Dio allude alla consapevolezza del venir meno di tutte le certezze
assolute che hanno sostenuto gli uomini attraverso i millenni e che costituivano per loro stabili punti
di riferimento, capaci di allontanare il profondo smarrimento provocato dal flusso irrazionale e
caotico delle cose. La morte di Dio viene presentata dal filosofo come un evento ancora in corso:
nonostante il “folle uomo” cioè il filosofo profeta, ne scorga lucidamente l’accadere, l’umanità non
ne ha ancora preso coscienza.
3)Zarathustra è il profeta del superuomo il quale deve annunciare una nuova dimensione del
mondo e quindi dell'essere. Egli viene interpretato secondo il modello dell’auto-soppressione della
morale ossia come colui che essendo stato il primo a tradurre la morale in termini metafisici è anche
il primo ad accorgersi dell’errore della morale. Nietzsche narra di come egli lasci la montagna dove
si era ritirato in solitudine e scenda tra gli uomini per annunciare la morte di Dio e l’avvento del
superuomo.
Quest’ultimo si configura come un nuovo essere, in grado di dire sì alla vita nella sua dimensione
tragica e dionisiaca, di sopportare il vuoto di valori causato dalla morte di Dio, di accettare l’eterno
ritorno dell’uguale, di porsi come volontà di potenza, di superare il nichilismo e di rimanere “fedele
alla terra”, superando l’aspirazione alla trascendenza. È un uomo che rimane con il proprio esistere
intenso, totale, pervasivo, senza rimpianto dello smascheramento delle realtà metafisiche; ecco che
è caratterizzato da un sentimento di forza, gaiezza, meraviglia e desiderio di esperienza che solo un
fanciullo può avere.
4 Eterno ritorno significa rifiutare la concezione lineare del tempo come catena di momenti in cui
ognuno ha senso solo in funzione degli altri. (Una dottrina di questo tipo ha evidentemente come
presupposto l’impossibilità della felicità nell’esistenza poiché in una simile prospettiva temporale
nessun momento vissuto ha in sé un significato pieno e autosufficiente). Ma credere nell’eterno
ritorno significa anche ritenere che il senso dell’essere stia nell’essere stesso e disporsi a vivere
come un gioco creativo che ha in sé il proprio senso appagante. L’eterno ritorno è il ciclico
riproporsi (in modo identico) di tutte le realtà e gli eventi del mondo che richiede di vivere ogni
istante con la massima intensità; il superuomo sa accettarlo e viverlo pienamente con gioia. Esso,
infatti, in quanto apoteosi del divenire, incarna al massimo grado l’accettazione superomistica
dell’essere.
5)La volontà di potenza è l’intima essenza dell’essere e si identifica con la vita stessa, intesa come
forza espansiva, creatrice e autoaffermantesi. Essa si configura come libera produzione di se
medesima al di là di ogni piano prestabilito ed è, talvolta, dominio e sopraffazione.
Proprio da tale concezione della vita ne consegue che l’arte, intesa nel senso di forza creatrice, non
è soltanto una forma della vita, ma la sua forma suprema. Poiché la volontà di potenza trova la
propria espressione ultima nel superuomo (la cui essenza consiste nel continuo oltrepassamento di
sé), l’artista può essere definito come una “prima visibile figura dell’oltreuomo.
6) ”Come il mondo vero finì per diventare favola" indica la formula con cui il filosofo allude alla
dissoluzione occidentale del platonismo, dunque della credenza di un mondo metafisico,
immutabile e perfetto di cui quello reale sarebbe solo la copia negativa. Il processo è articolato in
sei tappe: con Platone e la filosofia greca si ritiene che il mondo vero sia attingibile da parte dei
saggi, con il cristianesimo viene promesso ai virtuosi, con il kantismo viene ritenuto indimostrabile
e ridotto ad un obbligo; poi con il positivismo viene prospettato come inconoscibile e con la
filosofia del mattino esso si rivela un’idea inutile. Infine con la filosofia di Zarathustra si ha la
sconfitta di ogni prospettiva metafisico-dualistica che faccia del nostro mondo la copia negativa di
un “altro” mondo. Ecco che queste tappe culminano nella consapevolezza di come, insieme con il
“mondo vero”, sia stato eliminato anche quello “apparente” cioè ogni scissione dualistica della
realtà.
Il filosofo distrugge l’esistenza del mondo vero perché si libera di ogni metafisica ma quello che
rimane non è un uomo abbattuto ma un nuovo uomo che ha la forza primigenia che proviene dalla
liberazione di tutte le energie sublimate dalla razionalità; è l’oltreuomo che sorride al destino: si
rende perfettamente conto che la vita non ha significato ma non per questo essa non deve essere
vissuta.
7) Nietzsche contrappone i valori vitali della morale dei signori, tipica del mondo classico,
all’abnegazione e al risentimento che improntano di sé la morale degli schiavi, tipica del
cristianesimo. Il risentimento si configura come l’odio impotente dei deboli verso i forti, cioè verso
ciò che essi non sono e che vorrebbero essere. Tale odio si traduce in un comportamento volto a
sottomettere i forti mediante la creazione di valori anti-vitali che rappresentano l’esatto
capovolgimento di quelli vitali incarnati dai forti. Ecco che la morale diventa uno strumento di
dominio e di annichilimento del “forte” da parte del “debole”; si trasforma in una vera potenza e
mette capo al cristianesimo la cui religione è il frutto di un risentimento dell’uomo debole verso la
vita. Nel cristianesimo storico, il filosofo scorge il simbolo della vita che si mette contro la vita,
ovvero la congiura più sotterranea mai esistita contro salute, bellezza e contro la vita stessa: l’uomo
cristiano nasconde in se un’aggressività rabbiosa contro la vita e uno spirito di vendetta contro il
prossimo. Dalla critica della morale cristiana deriva la necessità di una trasvalutazione dei valori,
ossia la necessità di creare da sé i valori.
8) Nietzsche distingue tra nichilismo incompleto e completo. Il primo è quello in cui i vecchi
valori vengono distrutti, ma i nuovi che a essi subentrano presentano la stessa fisionomia metafisica.
Il secondo corrisponde al nichilismo vero e proprio; può rappresentare da un lato un segno di
debolezza in cui si ha il nichilismo passivo che si limita a prendere atto dei valori e a godere nel
nulla; dall’altro un segno di forza a cui corrisponde il nichilismo attivo che si esercita come forza
violenta di distruzione. Esso raggiunge la propria completezza quando si rende conto che il senso
non essendo dato deve essere umanamente inventato. Ecco che il filosofo supera il concetto di
nichilismo e tale superamento si configura proprio nell’accettare il rischio di dare un senso al caos
del mondo dopo la morte delle vecchie certezze e fedi. Il superuomo è colui che si proietta al di la
della mancanza di senso e raggiunge la pienezza del nichilismo attivo, riuscendo a dare un senso al
caos.
2)Per i cosiddetti spiritualisti la filosofia consiste nel ripiegamento interiore, cioè nell’analisi della
coscienza e delle sue esigenze morali, religiose ed estetiche.
3)Lo slancio vitale è una forza spontanea, un’esigenza di creazione. L’idea di “slancio vitale” è data
dall’osservazione di una sorta di grande corrente libera, imprevedibile, che permea l’intera realtà,
che si insinua nella materia asservendola a sé, ma rimanendone anche limitata e condizionata; esso
esprime la capacità dello sviluppo evolutivo di cercare le proprie strade in modo creativo, non
arrestandosi di fronte agli ostacoli. In uno schema darwiniano, la novità dell’evoluzione tende ad
ottimizzare la sopravvivenza del vivente entro uno specifico sistema biologico-ecologico; per
Darwin l’ascesa è apparente e comunque “filtrata” dalla selezione naturale. Per Bergson è invece il
risultato di un progresso-avanzamento: l’evoluzione tende ad esaltare la novità. Il filosofo recupera
una parte che non può essere solo biologica ma anche spiritualità. Ecco che il concetto di
evoluzione non è frutto di causale mutamento rendendo il soggetto più adatto all’ambiente, ma è
costituito da un’energia potente che esiste e che non appartiene alla scienza ma riesce a dare conto
anche all’aspetto spirituale dell’uomo.
La memoria per Bergson è la coscienza stessa, intesa come conservazione integrale del passato.
Essa registra automaticamente tutto ciò che accade, anche ciò di cui non abbiamo consapevolezza.
Essa dunque si distingue sia dal ricordo immagine, che è la materializzazione, operata dal cervello,
di un evento del passato, sia dalla percezione, grazie alla quale il cervello seleziona i dati esterni in
vista dell’azione.