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A UN CORSO
DA
BERNARDINO ZENDRINI
PADOVA
1867
Dare un corso di lingue e letterature germaniche in una Uni
versità italiana , è incarico che in altri tempi avrei trovato assai
grave e per alcuna parte quasi penoso , e che ora mi riesce dei
più onorevoli e dei più geniali. E tale me lo rende l'amore che io
porto alla Germania , come a seconda patria (1) : amore che io
posso liberamente manifestare senza timore che altri oma mi fra
intenda , e me lo rechi a biasimo e a colpa . Ma se dolce conforto
all'animo mio è la natura del mio assunto : quant' esso ha d'ar
duo e di delicato m'empie di sgomento e fa che io levi timida la
voce fra voi , sapienti professori , diletti giovani , in questa vene
randa Università ove già sei secoli hanno , passando , depositato i
tesori del loro sapere.
Non è chi non veda il nuovo indirizzo e il nuovo carattere ,
esclusivamente scientifico , che le mutate condizioni d'Italia danno
all' insegnamento della lingua tedesca , oggetto principale , e il più
importante, del nostro corso. Questa lingua , oltre alla soddisfazione
e ai vantaggi che derivano dal conoscerne e ammirarne la stu
penda costruttura , porge a noi e a tutto il mondo civile uno stru
mento e un mezzo efficacissimo , e ormai indispensabile , all' ac
quisto di ogni ramo di dottrina . Studiata spontaneamente dagl' Ita
liani , gioverà essa non poco a ravvicinarli e a riconciliarli più e più
a un nobile popolo che all'Italia , e a quanto la riguarda, consa
crò e consacra tanto affetto e tanto ingegno ; mentre prima, im
posta dallo straniero e diretta a stringere più forti e più intimi
legami fra oppressi e oppressori , poteva parere offesa al sentimento
nazionale, il quale si esprime e s'infutura nella lingua nazionale . Vi
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politiche, letteraric. Non è dubbio alcuno che la varietà dei climi non
influisca anch'essa a modificare variamente il nostro organismo in
tellettuale ; ma influisce in modo si misterioso e recondito, che vo
ler accertare , come tentarono alcuni, i modi e i gradi di tale in
fluenza, fu e sarà sempre opera vana. Parte e influenza diretta ebbe
palesemente il clima, presso i settentrionali , nell'originare certe for
me della loro poesia primitiva e popolare , e nel dare alle me
desime carattere singolarissimo . (8) E dalla poesia popolare e pri
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mitiva ( che è ancor tutta o presso che tutta popolare ) rimote e
l'una e l'altra dalle scuole e tanto più vicine alla natura, io credo
che si lascino cogliere più che altrove le somme linee della fisionomia
di una razza, quei dilicati e appena percettibili tratti di famiglia che
la distinguono dalle altre. Ma dubito assai che a un raffronto psicologi
co fra stirpe e stirpe porga appigli e docile materia lo studio dei
grandi scrittori e dei grandi artisti , in una parola , degli uomini
grandi. Molti di costoro : Omero, Mosè, Dante, Shakespeare, Voltaire ;
sono giustamente riguardati come i rappresentanti ideali , come i
prototipi dei loro singoli popoli , dei quali , suol dirsi , riassumono
in sè i difetti e le virtù. Ma è pur certo che al carattere generale
della stirpe e del popolo a cui appartengono predomina in essi
il loro carattere individuale d'uomini grandi, per cui non somigliano
che a sè medesimi. Nella loro imagine non vediam sempre, ag
grandita , l'imagine di tutti . Hanno esterne attenenze colla molti
tudine che formicola loro attorno, ma intima conformità hanno solo
coi grandi loro pari : ai quali , più che alla moltitudine , è utile
raffrontarli e comporne, come ha fatto Dante con alto intuito del
vero, una schiera particolare : da che formano eglino stessi una
propria stirpe e famiglia , la regia stirpe degli uomini grandi , la fa
miglia dei Genj . Col lor popolo dividono i grandi intenti e le ge
nerose aspirazioni , non le preoccupazioni passeggere , non gli ozj
quotidiani ; gli si affratellano in ore solenni d'entusiasmo e di con
flitto , ma per la massima parte vivono a sè e alle belle passioni
umane, che fremono loro tutte nell'anima ; vivono la vita universa on
de recano in sè stessi il palpito confuso. Amano la terra natale , ma
sentono angustiarsi fra i suoi confini ; nè monta ch ' ella sia povera di
graziosi aspetti e trista di brume : è in essi il fervido anelito, che pinge
loro e natura e cielo migliore : quell'anelito che Göthe espresse, nel
suo Guglielmo Meister, in si teneri versi, Heine in si magica prosa
nei Reisebilder ; anelito che entrambi li sospinse a visitar l'Italia,
alma parens. E quando la fortuna non conceda ai grandi poeti di
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i luoghi e gli eventi più lontani , e quasi intera abbraccia nella sua
vasta mente e rivela , per sola virtù d'intuito, la storia del mondo :
si conserva , in tacto spaziare del suo genio, inglese anzi tutto ;
e se pur n'è dato sorprendere , in alcuna sua opera, i moti del suo
bel cuore, lo sentiamo palpitare con nobile violenza nell'Arrigo quinto,
fra i prodi che fiaccano , ad Azincourt , l'orgoglio francese. Il cuore
dei grandi poeti aderisce al natio terreno per mille fibre ; e
non potrebbero staccarnelo senza schianto ; non potrebbero di
menticare i luoghi ove hanno vissuto i più begli anni, e le care
impressioni soavemente raccolte nella prima età. Non v'è più pe
ricolo che Dante lasci d'essere fiorentino dopo d'avere vissuta e
narrata la Vita nuova : o che Göthe e Schiller lascino d'esser tede
schi dopo che hanno , nella prima loro giovinezza , ideato e dato alla
lor patria, l'uno i Masnadieri, l'altro il Götz. Una volta che l'albero
ha gettato profonde radici nel patrio suolo, nulla vieta, e non può
nuocergli, che i rami si dilatino fin dove li porta il naturale rigo
glio loro . E così anche a noi lo studio delle letterature straniere
non toglierà amore alle nazionali , quando queste costituiscano, e
devono costituirlo, il nocciolo e come il sustrato dei nostri studj .
Ma gridar bello tutto ciò che nasce in Italia , e tener vile quanto
non venne in luce sotto il nostro cielo : non è amor patrio code
sto, o tenerezza del nome italiano : è insensato egoismo ; è la ser
vitù della gleba, estesa all' arte e alla letteratura. In un cuore che
l'amor patrio veramente dilati , ogni nobile cosa , o nostra o fore
stiera, può e deve, quasi entro capace sacrario , trovar ricetto e al
tare . Non si tema che questo amore al Bello , che dallo stranie
ro ci viene, si esageri in culto insensato per tutto ciò che è stra
niero ; e ci guidi a quel cosmopolitismo politico che Giusti, e ogni
onesto Italiano con esso , sapientemente deride. Pregiare in ter
ra straniera il bello , il grande , il gentile che avremmo in pre
gio in patria , non ci vieta di abborrire , ovunque ci si mostri ,
il male che in patria ci offenderebbe . Il nostro è amore ai gran
di artisti, ai candidi poeti , ai generosi scrittori ; non già ai vio
lenti usciti , per caso , dal medesimo paese . Delle colpe dei se
condi non rispondono i primi . Quanto diverso giudizio faremmo
di genti straniere, se la progenie degli oppressori non ci nascon
desse la innocente famiglia dei grandi pensatori e artisti e poeti, che
dorano della benefica loro luce i secoli più selvaggi e tanto degna
mente rappresentano la patria onde son figli ! Grande ammaestramento
e diletto e sublimi emozioni ci dà la storia, nei pochi luminosi periodi
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nei quali allo scabro fatto si sposa la poesia : quando un popolo com
batte le sante battaglie dell' indipendenza o quando è il Genio
che, come l'Omero di Dante , reca in mano la spada . Ma l'ani
mo nostro s'arretra avvilito, quando essa ci avvolga tra soldatesche
che tumultuano un istante nel mondo senza freno e senza meta ,
e non curi o sol mostri di lontano , impaziente d'arrestarsi a con
templarla, quella piccola ma sublime milizia che fatica e combatte,
non già per velleità di conquista o per ambizioni dinastiche , ma per
il bene, per il decoro e sollievo della terra natale e del genere umano.
A questa pensosa milizia i giusti e i generosi mandano un saluto
amoroso e, quand' anco scendono armati in campo contro invasori e
oppressori , mandan pegno d'alleanza e di pace .
Ciò felicemente riguarda il passato . Invasori e oppressori han
no presso che sgombro il campo ; le genti latine e le germaniche
hanno ragguagliate le loro partite o non tarderanno a ragguagliarle :
elle ora sono del pari , e combatterono , non ha molto , alleate per
la medesima causa. Ma a stringere intima e durabile alleanza non
basta la lettera morta dei trattati o l'inchinarsi l'una all'altra due
gloriose bandiere ; la distanza morale non è tolta e non decresce
sinchè la mente germanica rimanga o straniera o mal nota alla men
te latina, e l'Italia non tragga auspicj dagli scritti di Shakespeare ,
di Schiller, di Göthe, come la Germania , già è gran tempo, li trae
dalla Divina Commedia.
Poniamo giù quel tradizionale disdegno d'ogni cosa forestiera
il quale , se fu in addietro effetto e cagione di grandezza, e tornò
utile a concentrare i nostri pensieri e sforzi nella grande opera del
crearci una patria : sarebbe , or che la patria è creata , principio
di morale e materiale decadimento ; quel generoso disdegno che si
esprime nella vita e nelle opere di tanti Italiani e fin nella confi
gurazione geografica della nostra penisola. L'Italia si stende sde
gnosa in mare, quasi anelasse a tutta isolarsi ; ma la provvida na
tura l'ha congiunta al continente perchè meglio accomuni facoltà e
opere e intenti con le nazioni sorelle ; e le ha dato, nel loro mezzo ,
il posto d'onore, perchè sappia mantenervisi .
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NOTE
(1) L'amore alla Germania mi dettò alcuni versi che indirizzai allo squisito
traduttore della mia Ghirlanda di canti per Dante, il poeta sassone Giulio Schanz . Li
riporto, a meglio esprimere il mio pensiero :
(2) Pueri stirpis romanae nostra lingua loquuntur, eximie indicantes exhibere se
nobis eorum fidem, quorumjam videntur affectasse sermonem . Cassiodor. Var. Vill. ep. 21 .
(3) Hist. of Engl. I, 9.
(4) Imagine che Lutero applica al suo Dio, nel più potente e più famoso inno
ch'egli abbia scritto :
Ein feste Burg ist unser Gott,
Ein' gute Wehr und Waffen.
(5) Non è da negare però che, tolta la detta scena e poche altre, la seconda
parte del Faust non sia molto al di sotto degli altri lavori poetici di Göthe . Alla
serenità di forme , che gli era consueta, fan velo e uggia le molte allegorie. Tu
senti, leggendo , che anch' egli, l'Olimpio della letteratura moderna, invecchiava .
(6) Die Nachtfeier der Venus.
(7) Kornmann, Mons Veneris. Della mitologia greca nel nord trattò meglio di
tutti Enrico Heine nell'ultima e più splendida sua prosa. Chi non ha letto : Les dieux
en exil?
(8) Nei Mährchen, per esempio, de' quali toccai altrove. « Il Tedesco ne'suoi Mährchen
(e non sono nè le nostre fiabe, nè le nostre novelline) då vita e anima ai più insi
(*) I Masnadieri del giovine Schiller, quando uscirono stampati la prima volta nel
1781 , recavano in fronte il motto : In tirannos.
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gnificanti oggetti che gli stanno intorno. Portato dalla inclemenza del clima e dal
l'indole tranquilla e posata a viversi il più del tempo tappato in casa
Per uscirne soltanto ai di di festa,
come dice quel pedante di Wagner nel Faust ; è naturale ch'egli chiami a confi
denti e a partecipi de' suoi pensieri contemplativi e de' suoi sogni, la scranna su cui
siede, il seggiolone degli avi che gli apre in un angolo le braccia, la tavola , il cas
sone, l'oriolo a pendolo : enti poco men che indifferenti ai meridionali , che la mite
bellezza del cielo invita all'aperto. Quando maggio ritorna, e il Tedesco lascia l'afa
delle camere e delle soffitte e corre anch'egli a deliziarsi nelle pure aure dei campi ,
egli porta, nella considerazione della natura , quell'occhio pazientemente scrutatore,
quel delicato orecchio, intento anche al silenzio, ch' egli esercitò prima nella po
vera solitudine della sua casetta ; fra le pareti della quale originò propriamente il
Mährchen. Alla genesi poetica di esso accenna l' Heine nella prima parte dei Reise
bilder ; dove, toccando dei minatori di Goslar, ci descrive la muta e pensosa nonna o
bisnonna aggomitolata dietro la stufa ; ivi ella viene lentamente ideando quelle pla
cide o tremende fantasie ch'ella poi comunicherà con aria di mistero ai nipotini ,
che questi raccoglieranno religiosamente e tramanderanno, di bocca in bocca, in
nominate ai futuri . Guai se il culto poeta, togliendoie al popolo per innestarle alle
proprie creazioni , s'arrischiasse di troppo alterarne le sembianze, e ne guastasse col
ruvido tocco la grazia natia. » (Vedi il Politecnico, fascicolo di Luglio, 1866.)
(9) Della canzone nona afferma ingenuamente lo stesso Leopardi , nel suo com
mento al Petrarca, ch'ella sembra scritta col deliberato proposito che non la si ab
bia a intendere.
(10) «A la Bibliothèque de Weimar j'ai vu des autographes curieux, - notam
ment un vieux diplome français, signé Danton et Roland, adressé au célèbre poète
Gilles, ami de l'humanité. La prononciation allemande du nom de Schiller a donné lieu,
sans doute, a cette erreur bizarre, qui n'infirme en rien, du reste, le mérite d'avoir
écrit ce brevet républicain. » Gérard de Nerval, Souvenirs de Thuringe.
(II) Non credo che la poesia eroica abbia voce più nobile e più grande di que
sto ultimo voto di Byron :
If thou regret'st thy youth, why live ?
The land of honourable death
Is here. Up to the field, and give
Away thy breath!
(12) Don Juan, canto X.