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1)LA CONCEZIONE DELL’ASSOLUTO

2)RISOLUZIONE DEL FINITO NELL’INFINITO


3) IDENTITÀ DI RAGIONE E REALTÀ
4)FUNZIONE GIUSTIFICATRICE DELLA FILOSOFIA
85)IL CARATTERE DIALETTICO DELLA REALTÀ

1)LA CONCEZIONE DELL’ASSOLUTO


La totalità del reale Principio unico di tutto, fondamento di tutto ciò che esiste è una realtà spirituale
dinamica che H. chiama ASSOLUTO=RAGIONE=IDEA=SOGGETTO=INFINITO=SPIRITO. Soggetto sta ad
indicare che l’Assoluto non è qualcosa di statico, ma è un principio vivo, agente, autocosciente.
Nulla è fuori di esso, che è la totalità.
Esso è il Dio idealisticamente e panteisticamente inteso come realtà immanente, logos preesistente,
razionalità che tutto pervade. Il Dio cristiano crea il mondo, l’Assoluto hegeliano è il mondo

2) IDENTITÀ DI RAGIONE E REALTÀ


“Ciò che è reale è razionale” (panlogismo)
Con Reale H. intende il mondo naturale, ma anche e soprattutto il mondo umano cioè tutto ciò che hanno
prodotto gli uomini nella storia: rapporti familiari, sistemi produttivi, rapporti economici, la morale, il
diritto, le istituzioni e le produzioni culturali in ambito artistico, religioso e filosofico. H. vuol dire che tutto
ciò che esiste (il reale) è manifestazione della Ragione (razionale); il reale è lo sviluppo della razionalità. Il
reale è intessuto e permeato di razionalità che si manifesta nel mondo naturale e umano. La Ragione
governa il mondo e lo costituisce. La razionalità si manifesta si fa reale si oggettiva La realtà ha una
razionalità immanente
Pensiero umano e realtà non sono separati, ma si scoprono identici. Sono animati da un unico principio:
l’Assoluto, ragione, idea.
La razionalità della natura si manifesta nelle leggi fisiche e chimiche studiate dalle scienze naturali e
nell’organizzazione propria degli organismi vegetali e animali. Il mondo umano ha un contenuto razionale
estremamente più ricco rispetto a quello della natura. Il mondo umano, in virtù di questo più elevato
contenuto razionale, è designato come mondo dello spirito, razionalità elevata del mondo umano
Questo significa che la realtà , tutto ciò che accade non è una massa caotica di fenomeni, ma il dispiegarsi di
una struttura razionale, inconsapevole nella natura, in grado di giungere a consapevolezza nell’uomo.

OTTIMISMO Se tutta la realtà è manifestazione della Ragione, tutto ciò che accade è bene che accada; ciò
che è, è ciò che deve essere; tutto ciò che esiste non può essere diverso da come è. Non c’è il male, ma solo
beni inferiori che sono provvisori, necessari, in funzione di un bene superiore, un passaggio obbligato
La realtà ha una struttura razionale che la ragione umana è in grado di conoscere.
Compito della filosofia è comprendere il contenuto razionale che si è manifestato nella realtà. La razionalità
è processo

3) RISOLUZIONE DEL FINITO NELL’INFINITO


Infinito che si fa mediante il finito, cioè l’Assoluto si attua nelle singole cose del mondo materiale, vegetale,
animale, umano che sono il modo in cui esso si rende visibile. Le singole cose finite non possono sussistere
per sé, separate dall’Assoluto: le parti esistono, hanno vita e senso in connessione al tutto. L’Assoluto o
Universale si esprime nelle cose concrete. L’Universale non coincide con nessuna realtà particolare in cui si
articola, è lo sviluppo, il processo complessivo
L’hegelismo è una forma di monismo panteistico cioè come una teoria che vede nel mondo (finito) la
manifestazione o rejkkkkkkkkkkkk+èalizzazione dell’Infinito (Dio): per Spinoza l’Assoluto era statico, per H
si identifica con un soggetto spirituale in divenire, del cui processo di realizzazione tutto ciò che esiste
costituisce un “momento o tappa. Processo di autoproduzione che soltanto con l’uomo ( lo spirito) e le sue
attività più alte (arte, religione e filosofia), giunge a rivelarsi per quello che veramente è.
Esso opera attraverso la soggettività umana e si incarna nelle istituzioni e si “conosce”, attraverso la
filosofia la sola che può comprendere la realtà nel suo svolgimento

4) FUNZIONE GIUSTIFICATRICE DELLA FILOSOFIA


Compito della filosofia è comprendere la struttura razionale che costituisce la realtà. Deve elaborare
concetti dimostrandone con la riflessione l’intrinseca razionalità. La filosofia è l’attività umana con cui
l’uomo, unico essere spirituale, può comprendere la realtà e il processo di sviluppo dell’Assoluto (che è un
divenire storico che si manifesta nella conoscenza umana.
La filosofia ha senso come sistema che ne ripercorre i diversi momenti, nel suo sviluppo. Nel sistema
hegeliano l’intera realtà è spirito (cioè l’Assoluto cosciente di sé e del proprio sviluppo).

5) IL CARATTERE DIALETTICO DELLA REALTÀ

L’Assoluto-Ragione è una realtà spirituale in divenire, processo di autoproduzione, di sviluppo che avviene in
diversi momenti. Il processo attraverso il quale o modo in cui si attua l’Assoluto e opera nella realtà si
chiama dialettica che è legge di sviluppo e di comprensione.
Esso si realizza processualmente determinandosi mediante opposizione e conflitto ed è orientato verso una
progressiva e compiuta attuazione di sé.
La storia dell’umanità, cui è legata l’evoluzione dell’Assoluto, è un progredire razionale verso una sempre
maggiore autocoscienza e libertà, ma questo sviluppo non avviene in modo lineare, ma attraverso contrasti,
conflitti e contraddizioni che costituiscono il movimento dello stesso spirito. Il contrasto non si risolve con
l’annullamento di uno o di entrambi, ma con il superamento dell’opposizione.
In ambito conoscitivo il contrasto tra concezioni opposte che si susseguono nella storia del pensiero, non
comporta l’annullamento della filosofia precedente da parte di quella successiva, bensì un livello più alto di
comprensione. Allo stesso modo in ambito politico e pratico il conflitto dà vita a forme di vita sociale in cui
possa realizzarsi in modo sempre più compiuto la libertà dell’individuo.
Il movimento dialettico comprende tre momenti: tesi, affermazione di una posizione iniziale; antitesi,
negazione della prima affermazione; sintesi. Il conflitto fra i due opposti viene superato poiché i due
momenti contrapposti vengono riconosciuti come elementi soltanto parziali di una verità superiore capace
di comprenderli entrambi. Tesi, antitesi e sintesi non considerate isolatamente ma pensate in rapporto tra
loro e all’intero. L’antitesi, il momento della negazione è necessario all’avanzamento del processo.
Superamento di questo momento non significa eliminazione del negativo, ma superamento e
conservazione. La sintesi è provvisoria perché diventa tesi di un successivo processo triadico (non processo
costitutivamente aperto), ma una dialettica che ha un ben preciso punto di arrivo

Termine tedesco per designare dialettica è AUFHEBUNG che esprime con un unico termine che contiene
l’idea di un innalzamento verso l’alto nel processo, contenuta nel prefisso super (Auf, sopra)
Nella fenomenologia dello spirito H. illustra una metafora per spiegare il movimento dialettico
Paragonandolo allo sviluppo di una pianta: bocciolo, fiore, frutto sono realtà individuali, ognuna si forma
negando l’altra. Il bocciolo deve scomparire perché possa nascere il fiore, questo deve dissolversi perché il
frutto si affermi e si sviluppi. La verità non è in nessuno di questi momenti, presi singolarmente, ma nel
processo complessivo della pianta.
Attraverso questa metafora H. allude al fatto che nella storia della filosofia , come nella storia dell’uomo,
non assistiamo a una sequenza casuale e senza senso, ma a una serie di processi che costituiscono uno
sviluppo progressivo perché orientati alla realizzazione di un fine (ordinati in senso teleologico) Il
movimento dialettico è presente in ogni aspetto della realtà naturale ed umana di cui costituisce la
razionalità immanente, caratterizza ogni esistenza particolare e l’Assoluto.
Riguardo alla realtà umana, lo spirito è razionalità che si svolge nel tempo, è un movimento progressivo che
porta a forme nuove (storiche, politiche, intellettuali) più adeguate alle esigenze della nuova epoca. Lo
spirito conserva nel proprio percorso di avanzamento le conquiste raggiunte dalle epoche precedenti,
altrimenti si troverebbe a ricominciare ogni volta dallo stesso punto.
La dialettica mostra che ogni spicchio di realtà esiste solo in un contesto. Risoluzione del finito nell’infinito.
Dialettica ed ottimismo: opposizione, conflitto, sono momenti di passaggio , il negativo non esiste se non
come momento del farsi del positivo.

PARTIZIONE DEL SISTEMA FILOSOFICO HEGELIANO

Fenomenologia: introduzione al sistema (di cui la seconda parte è ripresa nella filosofia dello
spirito)
Logica
Filosofia della Natura
Filosofia dello Spirito

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO


È la descrizione dei diversi momenti e tappe (figure) del cammino, del percorso dello Spirito
storicamente determinato, che l’Assoluto ha compiuto per giungere, attraverso la coscienza
dell’uomo, ad una compiuta conoscenza di sé. Studio e analisi delle manifestazione dello spirito
nella realtà, cioè nella dimensione storica, in cui lo spirito appare, si manifesta, si realizza.

Descrive il percorso che l’Assoluto ha compiuto per giungere, ad una compiuta conoscenza di sé, il
progressivo affermarsi, rendersi visibile e conoscersi dello Spirito attraverso FIGURE

FIGURE: forme effettivamente esistenti nel divenire dello spirito. Tappe ideali del corso della storia
e che esprimono i settori più disparati della vita umana (conoscenza, società, religione, politica…).
Attraverso queste tappe del suo cammino, lo Spirito= ASSOLUTO che fa un percorso umano e
storico-culturale per giungere alla consapevolezza di sé. Le tappe sono proprie delle diverse
epoche che costituiscono l’evoluzione del pensiero umano. Tappe dello Spirito che si palesa nelle
diverse forme del sapere umano che comprende anche atteggiamenti pratici o concezioni
Si “serve della coscienza dell’uomo” per giungere alla conoscenza di sé come totalità . La coscienza
riconosce le forme che ha assunto lo spirito nella storia passata come figure (ex Illuminismo). Perciò, la
fenomenologia é una ricostruzione della storia del pensiero umano attraverso il quale il singolo prende
coscienza di esserne parte.
Hegel analizza la lunga vicenda che dalla civiltà greca fino alla modernità la coscienza umana ha compiuto
per arrivare alla consapevolezza dell’identità. L’autocoscienza, il divenire dello spirito è il risultato di un
processo, di un divenire storico che si è manifestato e si manifesta attraverso la coscienza umana

LA FIGURA PIÙ CELEBRE: SIGNORIA E SERVITÙ

La dinamica del rapporto servo-padrone (che corrisponde al tipo di società antico). La lotta si
conclude con la nascita di una gerarchia fra colui che ha accettato di lottare sino alla morte
(signore) e colui che per paura della morte ha rinunciato alla lotta e alla libertà (servo)

DIALETTICA SERVO-PADRONE
Il rapporto servo-padrone è rappresentato dal regime di schiavitù caratteristico del mondo antico e si è
protratto per molti secoli. Sottomettendo il servo, il signore lo utilizza per soddisfare i propri bisogni, si
limita a godere passivamente del lavoro dei servi, fa del servo il suo strumento. Il servo lavora e produce
beni che il signore si limita a consumare, finendo così per essere dipendente dal servo. Il servo invece, nella
misura in cui padroneggia e trasforma le cose, lavorando, acquista consapevolezza di sé e del suo ruolo.
Vede nelle cose prodotte con il lavoro un segno della propria capacità produttiva e creatività. Si ha così
un’inversione dei ruoli: il signore diviene servo e il servo signore del signore. Il lavoro viene visto da H.
come fattore di emancipazione umana: grazie al lavoro il servo acquista consapevolezza del proprio ruolo,
generando così le condizioni per la liberazione. Servo diventa autocosciente grazie al lavoro, mentre il
padrone perde autocoscienza

Il marxismo guarderà positivamente a queste pagine: concezione marxiana del lavoro come
momento di formazione della coscienza individuale e sociale
Hegel non parla di rivoluzione sociale o politica
Nel passaggio dalla lotta per il riconoscimento al rapporto tra signoria e servitù e nella
conseguente vittoria del servo, H. descrive il progresso che ha portato dalla società feudale
alla società borghese moderna
La classe che ha fatto del lavoro l’attività centrale della propria esistenza è stata la borghesia
nascente delle città e dei liberi comuni
Altre figure: stoicismo, scetticismo, coscienza infelice
Le filosofie ellenistiche hanno proposto un isolamento del singolo, un annullamento del mondo
esterno. Questo rapporto problematico con il mondo porta alla
COSCIENZA INFELICE
La coscienza è infelice perché proietta il principio del senso e dell’esistenza al di là di sé, nella
divinità. Si sente limitata e inadeguata rispetto a Dio e avverte una sensazione di miseria e
insufficienza. Storicamente la coscienza infelice si realizza in epoca medievale, nel cristianesimo
medievale, quando l’Assoluto è identificato con un Dio trascendente di fronte al quale la coscienza
si annulla.
ma
L’uomo è combattuto tra la propria finitezza e la nostalgia dell’infinito. Questa infelicità è la
condizione stessa per il superamento della contraddizione. Per H. il superamento è nella
consapevolezza che l’Assoluto è immanente nel mondo e nella storia e che la coscienza può
ricongiungersi ad esso. Nel Rinascimento e nell’età moderna quando la coscienza supera l’inutile sforzo di
identificarsi con Dio. Prima la coscienza individua la razionalità nelle leggi della natura (Rivoluz Scient). Nel
Settecento c’è fiducia nella possibilità che la ragione possa cambiare il corso delle cose (Illuminismo), dello
sforzo di imporre leggi universali che valgano per tutti, crede di poter moralizzare il mondo (Kant). Infine la
coscienza diventa consapevole di essere l’intera realtà. In questa consapevolezza consiste l’idealismo: cioè
l’affermazione che l’intera realtà è l’idea, il pensiero. L’uomo deve solamente prendere coscienza della
razionalità presente nella storia e identificarsi con questo processo.

MESSAGGIO HEGELIANO: DIMENSIONE STORICA DEL SAPERE

Lo Spirito è la manifestazione di tutte le espressioni umane, dei pensieri, della cultura dell’essere
umano. Le idee scorrono attraverso la tradizione degli uomini che hanno vissuto prima di noi. Le
idee si sviluppano in un preciso momento storico e non valgono in eterno ma vengono,
dialetticamente, superate: non è possibile strappare un pensiero dai suoi presupposti storici (per
es. non si possono isolare concezioni appartenenti al Medioevo, all’antichità, al Rinascimento e dire
che sono sbagliati, né si può dire che Cartesio avesse torto). Si aggiunge continuamente qualcosa
alla conoscenza umana che è in continuo progredire. Lo Spirito si è evoluto da Platone a Kant verso
una consapevolezza che diventa sempre più grande.
Il risultato della fenomenologia consiste nell’aver dimostrato che lo spirito è principio di tutta la
realtà, tra soggetto e oggetto, tra pensiero ed essere, si è prodotta un’unità

PARTIZIONE DEL SISTEMA FILOSOFICO HEGELIANO

Fenomenologia: introduzione al sistema


Logica
Filosofia della Natura
Filosofia dello Spirito

FILOSOFIA DELLO SPIRITO


Oggetto: soggetti umani come singoli e come comunità storicamente e culturalmente
determinata. La dimensione in cui si realizza lo Spirito è quella umana e storica, nell’individuo ma
soprattutto nella collettività e istituzioni storiche e, infine, nelle forme dell’arte, della religione e
della filosofia. L’individualità non può realizzarsi pienamente da sola, cioè avulsa dalla trama di
rapporti in cui vive.
SPIRITO OGGETTIVO: Spirito è lo spirito/coscienza individuale in relazione alle altre coscienze da
cui deriva la vita in comune lo Spirito si incarna , si realizza e si manifesta nelle istituzioni
storico-sociali e nella vita collettiva dove la libera attività si realizza concretamente. È la
realizzazione dello Spirito nella storia, come diritto, moralità, eticità.
SPIRITO ASSOLUTO: è lo Spirito che conosce se stesso attraverso le esperienze culturale di arte,
religione e filosofia. In questo momento l’Assoluto raggiunge una piena consapevolezza di sé
e della propria storia.

L’analisi dello SPIRITO OGGETTIVO è una delle parti di maggiore importanza della filosofia
hegeliana. Nel momento oggettivo lo Spirito si realizza non più a livello individuale nella
dimensione intersoggettiva della vita collettiva e nelle istituzioni e cioè nel:
1) diritto 2) moralità 3) eticità.
Hegel vuole sottolineare che si tratta di dimensioni che “stanno di fronte”, di già “date” e
“costituite” un oggetto appunto.
DIRITTO: È il complesso delle norme e leggi che regolano i rapporti tra gli individui di una comunità
assicurando a ciascuno la libertà. Stabilisce un tessuto normativo nel cui ambito deve svilupparsi l’azione del
singolo. Nella prospettiva hegeliana la libertà si afferma in un sfera intersoggettiva, sociale, si realizza nel
diritto e nelle istituzioni sociali. Le norme sono imposte e quindi conducono alla legalità senza implicare
l’intima adesione della coscienza. Regola solo la condotta esteriore degli individui. Il diritto si muove sul
terreno della legalità esteriore. L’esistenza del diritto e della legge come costrizione esterna che deve essere
rispettata rende possibile la sua violazione e quindi la pena che è il mezzo necessario per ristabilire il diritto.
La pena è intesa non come strumento di vendetta sociale ma come ri-affermazione del diritto. Essa è
dunque una necessità all’interno di un ordinamento giuridico. Ma perché la pena abbia efficacia formativa
è necessaria che venga accettata interiormente dal colpevole.

MORALITÀ: La moralità è intesa come interiorizzazione del diritto, delle norme in quanto le
riconosce come utili per sé e per la comunità. Ciò che caratterizza la persona morale è la
responsabilità individuale, il superamento dell’egoismo, la volontà del bene. Accetta la legge in
quanto la riconosce come sua. Per H. la vita morale non può consistere nella tensione verso un
ideale perfetto mai pienamente raggiungibile, come per Kant che ha avuto il merito di mettere in
luce il valore dell’interiorità. L’autentica vita morale si realizza solo quando gli individui decidono
consapevolmente di formare una comunità e di dare vita a quello che i greci chiamavano ethos,
ovvero la moralità realizzata delle istituzioni e dei costumi di un popolo: allora si apre la sfera
dell’eticità. Secondo H. una morale autentica può affermarsi solo in una sfera interindividuale e
non solo interiormente al singolo individuo. Il soggetto morale vive sempre in un tessuto di
relazioni, quindi la morale non può essere un fatto privato. L’uomo realizza la propria aspirazione al
bene solo nell’orizzonte dell’ethos ovvero istituzioni e costumi di un popolo

ETICITÀ È la realizzazione dell’moralità a livello storico sociale nelle istituzioni. Patrimonio


comunitario di norme e valori, usi, costumi, il sentire comune o identità collettiva, consuetudine,
visione del mondo,istituzioni concretamente realizzati che accomunano un popolo e che determina
il comportamento dell’individuo senza che egli ne sia consapevole. È la morale collettiva/sociale, il
sentire comune che si incarna nelle istituzioni. Forme di vita intersoggettiva o collettiva in cui
l’ethos concretamente si afferma sono: famiglia, società civile, Stato. Questo significa che ogni
individuo obbedisce a regole che acquisisce dalla famiglia, dalla società civile, dallo Stato che
formano eticamente l’individuo. L’ethos sussiste indipendentemente dagli individui e anzi li forma
moralmente. È l’orizzonte di valori. Valori e identità collettiva sono costruiti dalla storia di un
popolo.

STATO
Rappresenta il momento culminante dell’eticità. Lo Stato hegeliano viene definito etico perché
forma i cittadini mediante i valori comuni,ha preminenza sui singoli che hanno come dovere
supremo quello di essere parte di esso. L’azione del singolo e la sua personalità si sostanzia di
valori che sono comuni a tutta la comunità di cui lo Stato è il garante.
L’espressione “sostanza etica” può essere sostituita con l’espressione moderna di “cultura”, cioè
insieme di atteggiamenti trasmessi e acquisiti mediante il processo educativo. Gli individui che
appartengono a una società interiorizzano un certo modo di vedere il mondo, concezioni etiche
comuni, considerano i valori in essa presenti come propri valori personali. I singoli individui godono
di diritti e possiedono valori soltanto in quanto membri di uno Stato.
No stato dispotico, per H. lo stato deve operare attraverso le leggi: stato di diritto fondato sul
rispetto delle leggi
Nello Stato si esprime lo spirito di un popolo che si è autodeterminato nella storia.
Visione organicistica dello Stato. Lo Stato è l’organismo, totalità storica di cui i singoli sono le parti: gli
individui possono vivere liberamente solo nello Stato. Le funzioni dello stato non costituiscono poteri
separati e ostili, ma organi attraverso i quali si realizza la volontà dello stato

Priorità dello Stato sul singolo: non sono gli individui a fondare lo Stato (contrattualismo), ma è lo
Stato a fondare i cittadini che non esistono se non come membri dello Stato. L’individuo trova il
proprio fondamento nello Stato in cui vive e opera sia perché nascono all’interno di uno Stato già
esistente sia perché dà loro significato individuo trova la sua dimensione più autentica nello stato,
al quale è subordinato (concezione totalitaria, anche se H. parla di liberà di coscienza). Il popolo al
di fuori dello stato è una moltitudine informe. Gli individui possono vivere razionalmente e
liberamente solo nello Stato. Stato Garantisce la conservazione della coesione sociale che è
indispensabile ad un popolo per poter vivere, svilupparsi e “farsi valere”.
La forma migliore è la monarchia costituzionale. Le istituzioni e la costituzione devono essere
interpretate come risultato del processo storico della vita di un popolo e delle sue tradizioni. La
storia è la successione di forme statuali che tendono a realizzare una libertà sempre maggiore.

La Costituzione

Nella costituzione si manifesta lo spirito di un popolo, le sue caratteristiche socio-culturali. La


costituzione è il risultato del processo storico della vita di un popolo. La costituzione sgorga dalla
vita collettiva storica di un popolo. Infatti se la si vuole imporre ad un altro popolo (come fece
Napoleone) inevitabilmente si fallisce. La Costituzione esprime la comune visione del mondo del
popolo.
GIUSTIFICAZIONE DELLA GUERRA

Per H. non esiste un organismo superiore in grado di regolare i rapporti tra gli stati. I popoli sono molti,
diversamente caratterizzati e divisi da interessi diversi. Di qui l’insorgere di conflitti tra gli stati spesso
culminanti nella guerra. La competizione tra gli Stati è vista positivamente da H. in quanto spingono
ciascuno di essi al perfezionamento di sé. La guerra è necessaria quando le controversie non sono
componibili per via diplomatica. Essa assume un valore spirituale sia perché nella guerra gli interessi
particolari esistenti in una collettività passano in secondo piano rispetto quelli comuni, sia perché lo scontro
impedisce il torpore in cui i popoli rischiano di fossilizzarsi. “Come il movimento dei venti preserva il mare
dalla putretudine”, la guerra preserva i popoli dalla fossilizzazione cui porta la pace perpetua. È mezzo di
progresso , espressione dell’andamento dialettico delle vicende umane. La politica internazionale si basa sui
rapporti di forza fra gli stati e ogni conflitto di popoli e di stati si conclude con il trionfo del più forte, con la
vittoria di quello che più e meglio incarna lo Spirito e che diventa il popolo eletto e guida. Ma quando la sua
energia spirituale è esaurita, esso sparisce dalla scena della storia facendo posto ad un altro popolo. H. vede
nel popolo germanico il popolo eletto.

L’ASTUZIA DELLA RAGIONE

La ragione, per affermarsi nel corso storico si serve di interessi, passioni e ambizioni degli individui
e dei popoli che operano convinti di realizzare i propri scopi e obiettivi, come mezzi per attuare i
suoi fini, per raggiungere risultati diversi dalle intenzioni degli individui stessi. L’individuo ad un
certo punto perisce, lo Spirito ha raggiunto il suo fine rispetto al quale individui e popoli sono
mezzi. In realtà ciò che si realizza è il fine universale dello spirito costituito dal progresso nella
coscienza e dall’affermazione della libertà
Eterogenesi dei fini: gli obiettivi della ragione dono diversi da quelli perseguiti dai singoli individui.
Concezione teleologica della storia che ha un fine . Nel corso delle vicende storiche compaiono uomini,
individui cosmico-storici, che permettono allo Spirito di fare un passo in avanti. Questi individui mossi dal
desiderio di potere e di gloria fanno progredire la storia: sono condottieri, politici, eroi, riformatori religiosi
(A. Magno, Giulio Cesare, Napoleone, Lutero).

SOGGETTO DELLA STORIA

È l’Assoluto che si esprime nella storia attraverso lo spirito dei popoli. È lo Spirito che si
particolarizza nello spirito di un popolo, di ogni singolo popolo. Quindi ogni popolo ha una propria
sostanza spirituale che si trasmette ai nuovi membri con l’educazione. Ogni singolo popolo è
un’individualità con una propria cultura, una tradizione, un sentire comune che dà coerenza a tutte
le sue manifestazioni, dal diritto all’arte all’organizzazione politica.
Cioè la storia è una successione di forme statali o organizzazioni politiche che tendono a realizzare
una libertà sempre maggiore

LO SPIRITO DI UN POPOLO

Costituito dal diritto, dal costumi, dall’arte, dalla religione di quel popolo che formano la sua
identità storica. Ogni individuo che nasce entra a far parte di un popolo che ne costituisce
l’identità. In ogni epoca emerge un popolo che domina sugli altri anche con l’uso della forza.
Ciò accade perché in quella determinata epoca lo spirito del mondo si manifesta come spirito
di quel popolo. Quando questo giunge al compimento della sua missione, inizia il suo declino,
dato che lo Spirito del mondo lo lascia a se stesso per esprimersi attraverso un altro popolo.
IL MALE

Nella storia il male, i momenti negativi (così appaiono agli occhi del singolo individuo) hanno la
funzione di stimolare il raggiungimento di un bene più alto.
La filosofia è una giustificazione di tutto ciò che avviene nello sviluppo storico dello Spirito.
La realtà è divenire, processo governato dalla razionalità (Spirito) che avanza verso la libertà.
Questa libertà si realizza per gradi nelle diverse forme di Stato, cioè nelle diverse
organizzazioni politiche e concezioni del diritto.
SIGNIFICATO CONCLUSIVO DELLA FILOSOFIA HEGELIANA
Essa afferma un’idea della realtà come processo di sviluppo dove i momenti negativi sono passaggi
necessari.
Hegel tende a recuperare il senso positivo di ogni vicenda umana, a sottolineare il significato etico
delle istituzioni all’interno delle quali operano storicamente gli uomini.

SPIRITO ASSOLUTO
Dopo essersi realizzato come realtà storica nella dimensione collettiva delle istituzioni e dopo aver
raggiunto il culmine nello Stato, lo Spirito deve giungere alla perfetta autoconoscenza di sé nello
Spirito assoluto, cioè lo Spirito che riconosce se stesso come entità puramente spirituale. Questo
riconoscimento si realizza attraverso il sapere umano. I tre momenti sono: arte, religione, filosofia.
Queste attività hanno lo stesso contenuto o oggetto, cioè l’Assoluto, ma differiscono nella forma
nella quale ciascuna di esse lo presenta e lo conosce.
LA FILOSOFIA
È la forma più alta in cui si esprime l’Assoluto nella forma del concetto. Ha per oggetto il reale nella
sua totalità. Esso viene compreso concettualmente È sapere concettuale, è lo Spirito consapevole di
sé.
Per H. la filosofia si identifica con la storia della filosofia: i sistemi filosofici che si sono succeduti nel
tempo non devono essere considerati come un insieme accidentale e disordinato di opinioni che si
escludono e si distruggono a vicenda in quanto ognuno di essi costituisce una tappa del farsi della
verità. La storia della filosofia inizia in Grecia e si conclude con l’Idealismo. H. presenta il proprio
sistema come il punto di arrivo e la sintesi completa dell’intera storia della filosofia.
I vari sistemi filosofici si ordinano in un percorso evolutivo fino ad un livello più alto, sono
l’espressione dell’autocoscienza progressiva dello Spirito. La storia della filosofia non è
caratterizzata da un avvicendarsi casuale di opinioni arbitrarie ma è retta da una logica implicita
che lo storico deve costruire
Storia della filosofia: movimento di sviluppo nel divenire reale
Filosofia: comprensione razionale
Nessuna filosofia può essere sganciata dalla propria epoca ma ne esprime la razionalità.
La filosofia è, dunque, lo Spirito che diviene pienamente consapevole di sé mediante la coscienza
del suo intero sviluppo nella storia

ATTUALITÀ DELLA CONCEZIONE FILOSOFIA HEGELIANA

La storia della filosofia intesa come sviluppo unitario (i sistemi filosofici sono collegati )
Profondo legame tra filosofia e proprio tempo: ogni concezione filosofica è espressione della
propria epoca, di qui l’importanza di un inquadramento storico
La filosofia, come la nottola di Minerva,civetta sacra alla dea della sapienza Minerva (volatile
notturno che spicca il volo al crepuscolo) è un’attività propria dei periodi nei quali un cammino è
compiuto, giunge dopo che una fase del processo storico si è compiuta e mira a comprendere tale
processo. Come la civetta vola al tramonto, così la comprensione concettuale della realtà, propria
della filosofia, ha inizio quando la razionalità si è già manifestata, è già maturata nei nella realtà dei
prodotti sociali, politici e culturali. La filosofia comprende la razionalità che si è ogettivata nel reale
e porta a consapevolezza uno sviluppo che lo spirito ha già compiuto
La storia della filosofia si snoda come un progresso continuo verso al verità. Via via che si avanza
nel tempo i sistemi filosofici che si susseguono si fanno sempre più ricchi e profondi: la verità
cresce nel tempo, superando le posizioni precedentemente acquisite con la conquista di una
maggiore ricchezza del pensiero.
Sul piano didattico Giovanni Gentile, neohegeliano e ministro della pubblica istruzione durante il
fascismo con la riforma della scuola del 1923 stabilirà che l’insegnamento della filosofia come
storia della filosofia.

• TRE MOMENTI DELLO SVILUPPO FILOSOFICO


1) Filosofia antica
2) Filosofia moderna
3) Filosofia idealistica (Idealismo). H. presenta il proprio sistema come il punto di arrivo e la sintesi
completa dell’intera storia della filosofia. Il suo sistema filosofico rappresenta l’auto-
consapevolezza piena dell’Assoluto. Ma se il processo di auto-conoscenza nel quale
consiste la storia,è compiuto, vuol dire “fine” della storia! Inoltre, se la filosofia idealista ha
assolto al suo compito (rivelare l’assoluto) essa non ha più ragione d’essere!
La storicità è il tratto fondamentale della filosofia hegeliana.
Concezione storicista: la storia è manifestazione dello Spirito e presenta una intrinseca razionalità.
È una razionalità sottesa agli eventi che la filosofia ha il compito di individuare, comprendendo il
senso degli eventi. Il divenire storico non è frutto del caso, non è costituito dal succedersi
disordinato di eventi, ma è guidato da un fine = che lo Spirito giunga a sapere chi è veramente
Se lo spirito si esplica e si manifesta nella storia che è divenire, la storia è un processo razionale
che si sviluppa dialetticamente nel tempo attraverso passaggi necessari.
Solo la filosofia è in grado di cogliere il significato e il senso dello svolgimento degli eventi, del
divenire storico al di là dei singoli avvenimenti, dimostrando che tutto ha un senso: anche ciò che a
prima vista appare negativo contribuisce al raggiungimento di un livello superiore (ecco perché si
parla di filosofia della storia)

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