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Cos’è il DNA

Il DNA è la molecola in cui sono contenute tutte le istruzioni necessarie a una cellula per sopravvivere e
svolgere le proprie funzioni. Il DNA è alla base dell’ereditarietà, ossia della trasmissione delle caratteristiche
che rendono un individuo simile ai propri genitori. IL DNA, sigla per acido desossiribonucleico, una grande
molecola composta da nucleotidi a cui è affidata la codificazione delle informazioni genetiche; costituisce la
sostanza fondamentale del gene ed è responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari.
Il segreto della vita
La struttura del DNA fu svelata nel 1953 da James Watson e Francis Crick, ma la scoperta dell'esistenza del
DNA risale al 1869 quando Friedrich Miescher isolò una sostanza chiamata "nucleina" dal nucleo delle
cellule. Nei decenni successivi, diverse ricerche contribuirono alla comprensione dell'acido nucleico,
successivamente denominato "acido nucleico" e infine DNA. Negli anni '20, Phoebus Levene comprese che
il DNA era composto da nucleotidi, ognuno dei quali aveva tre componenti: uno zucchero, un gruppo fosfato
e una base azotata. Circa 25 anni dopo, Erwin Chargaff osservò che la quantità di adenina era simile alla
quantità di timina, e la quantità di citosina era simile alla quantità di guanina nel DNA di diverse specie. La
"fotografia 51", ottenuta da Rosalind Franklin utilizzando la cristallografia a raggi X, rivelò macchie a forma
di croce che furono fondamentali per Watson e Crick. Nel 1953, Watson e Crick pubblicarono il modello
tridimensionale del DNA, basandosi su queste informazioni e sulla loro ricerca con modellini di nucleotidi.
Nel 1962, Watson, Crick e Maurice Wilkins ricevettero il premio Nobel per la medicina per le loro scoperte
sulla struttura del DNA. Purtroppo, Rosalind Franklin, morta nel 1958, non fu riconosciuta per il suo
contributo a causa della sua prematura scomparsa, forse dovuta alla continua esposizione ai raggi X.
La struttura del DNA
Il DNA, acido desossiribonucleico, è la molecola depositaria dell’informazione genetica in tutte le cellule ed
in alcuni virus. Il DNA è una molecola stabile, formata da una doppia elica, ed è in grado di trasferire da una
generazione all’altra l’intero patrimonio genetico, cercando di evitare degli errori che sono noti come
“mutazioni”. La molecola di DNA contiene tutte le informazioni indispensabili per produrre le migliaia di
proteine presenti nel nostro corpo: alcune di queste proteine includono gli enzimi responsabili della
produzione della melanina, altre hanno funzioni strutturali, altre ancora sono responsabili del nostro aspetto
fisico. Il DNA si trova prevalentemente nel nucleo, nelle cellule degli eucarioti, nei mitocondri, nei
cloroplasti ed è formato da unità chiamate nucleotidi. Ogni nucleotide è costituito da una base azotata, uno
zucchero con 5 atomi di Carbonio (il 2’D-deossiribosio) e un gruppo fosfato. Lo zucchero e il gruppo fosfato
sono uniti tramite un legame fosfodiesterico, cioè un tipo di legame covalente formato da una reazione di
condensazione tra l’ –OH dello zucchero in posizione 5’ e l’ –OH del gruppo fosfato. La base azotata e lo
zucchero sono invece uniti mediante un legame β-N-glicosidico: il Carbonio 1’ dello zucchero è legato
all’atomo di azoto N-9 della base purinica o all’atomo di azoto N-1 della base pirimidinica. Il codice
genetico è il linguaggio molecolare utilizzato dal DNA per sintetizzare tutti i tipi di proteine indispensabili
alla vita di un organismo. Tale codice si basa su un preciso ordine di successione delle quattro basi
azotate che, insieme allo zucchero e al gruppo fosfato, formano i nucleotidi. Partendo dall’assunzione che
nell’alfabeto del DNA siano presenti quattro “lettere” (A, T, G, C) e 20 amminoacidi, nel 1954 George
Gamow, un fisico russo, propose un codice genetico che contenesse parole di almeno tre lettere così da poter
riuscire a codificare tutti e venti gli amminoacidi. Una serie di esperimenti gli diede ragione e confermò che
il codice genetico fosse un codice a triplette. Utilizzando i gruppi di tre lettere, infatti, si possono formare 43
(64) parole o istruzioni diverse che vengono codificate in un tratto di DNA chiamato gene. I geni sono
particolari sequenze di DNA contenute in strutture bastoncellari dette cromosomi e rappresentano le
informazioni genetiche; l’insieme delle informazioni genetiche di un organismo prende il nome di genoma.
Un numero insolito di cromosomi può dar luogo ad alcune malattie genetiche e si ipotizza che circa il 50%
degli aborti spontanei siano causati da un numero anomalo di cromosomi.
I processi del DNA
All’interno del DNA sono contenute le istruzioni fondamentali per sintetizzare le proteine mediante la
decodifica del codice genetico. Tale processo è possibile solamente grazie a due fasi ben distinte: la
trascrizione e la traduzione.
La trascrizione è il processo in cui le sequenze nucleotidiche del DNA vengono riscritte in sequenze
nucleotidiche complementari di RNA, vengono cioè riscritte da molecole di DNA a molecole di RNA.
Questa operazione si rende necessaria perché l’alfabeto del DNA venga decifrato in qualcosa di
comprensibile a tutto l’apparato che dovrà svolgere e mettere in pratica il compito previsto dal codice
genetico. L’informazione sulla sequenza nucleotidica da sintetizzare viene quindi copiata in un filamento di
m-RNA e poi portata nel citoplasma. L’RNA sintetizzato viene comunemente chiamato trascritto. Il processo
di traduzione consiste invece nella traduzione dell’informazione genetica dalla sequenza di nucleotidi alla
sequenza di amminoacidi. La traduzione avviene nei ribosomi, strutture costituite da RNA ribosomiale (r-
RNA) e proteine, che consentono l’assemblaggio di amminoacidi a partire da triplette di nucleotidi. È questa
dunque la fase in cui il codice genetico viene decifrato. La sintesi proteica richiede un lavoro simultaneo di
molti ribosomi su una singola molecola di RNA messaggero (m-RNA), al fine di produrre
contemporaneamente molte copie di ogni singola proteina. In questo processo svolgono un ruolo
fondamentale il t-RNA e l’r-RNA (RNA transfer e RNA ribosomiale) in quanto consentono la traduzione
dell’informazione portata dall’RNA messaggero, in una corrispondente e corretta sequenza di amminoacidi
che andranno poi a costituire le proteine delle nostre cellule e quindi del nostro corpo.
Durante la duplicazione del DNA, ogni filamento serve come stampo per sintetizzare un filamento
complementare, generando due molecole di DNA identiche. L'elicasi separa le due eliche del DNA a doppia
spirale, consentendo ai nuovi nucleotidi di unirsi al filamento esistente tramite legami fosfodiesterici
catalizzati dalla DNA polimerasi. La DNA polimerasi richiede un primer per estendere il filamento ritardato
e lavora solo nella direzione 3'-5'. Pertanto, sono necessari numerosi primer per sintetizzare il DNA in
frammenti di Okazaki. I primer vengono rimossi, ma la DNA polimerasi non può lavorare nella direzione 5'-
3', causando la perdita di alcune parti del DNA a singolo filamento. I telomeri, sequenze ripetitive alle
estremità dei cromosomi, prevengono la perdita di informazioni durante le duplicazioni successive. La DNA
polimerasi può commettere errori, ma le cellule hanno meccanismi di riparazione come la correzione di
bozze, la riparazione delle anomalie di appaiamento e la riparazione per escissione, che garantiscono
l'integrità del DNA duplicato. In conclusione, la duplicazione del DNA avviene in modo semiconservativo
attraverso una serie di passaggi regolati che consentono la corretta duplicazione e riparazione del materiale
genetico.
DNA e mutazioni genetiche
Una mutazione genetica avviene nel momento in cui si duplica il DNA o quando è l’RNA messaggero a
farlo. Durante la duplicazione possono avvenire degli errori di copiatura e alcune informazioni possono
essere alterate. Se le mutazioni genetiche colpiscono una cellula somatica, cioè del corpo, in questo caso la
mutazione interessa solo l’individuo a cui appartiene quella cellula. Se invece la mutazione avviene in una
cellula sessuale allora può essere ereditaria e quindi può determinare una caratteristica della specie. Una
mutazione può essere dannosa quando porta ad una malattia genetica, neutra se non ha effetti ed infine
vantaggiosa se riesce a migliorare l’adattamento all’ambiente della specie. Eventuali modifiche possono
essere spontanee o causate da condizioni ambientali, quali sostanze radioattive o elementi chimici inquinanti.
Quando le informazioni genetiche contenute nel DNA sono alterate si possono verificare degli stati
patologici definiti malattie genetiche. Le premesse sono:
 la presenza di alcuni tipi di geni combinati ad altri fattori (soprattutto ambientali) che possono
predisporre all'insorgenza di alcune malattie anche se non ne sono la causa diretta, come per esempio
l’ipertensione o il diabete;
 durante la fase di formazione del feto, l'alterazione nel numero o nella struttura dei cromosomi,
molte delle quali non sono compatibili con la vita, quando invece il feto completa comunque lo
sviluppo, e in questo caso si parla di anomalie cromosomiche che danno luogo a malattie di vario
tipo, solitamente accomunate da ritardo mentale, ritardo nella crescita e malformazioni congenite;
 la mutazione dei cromosomi, in questo caso si parla di malattie monogeniche, perché dipendono
dalla modifica di un singolo gene.
I virus animali a DNA
I virus a DNA che vanno a infettare cellule eucariote, contengono un filamento singolo o doppio di DNA e
compiono cicli litici simili a quelli dei batteriofagi. Nel ciclo lisogeno, il virus integra il proprio DNA in un
cromosoma dell’ospite sotto forma di provirus. Si stabilisce così un’infezione latente in cui i geni virali
rimangono inseriti nel geoma della cellula ospite. Quando la cellula si divide trasmette alle cellule figlie
anche la sequenza del provirus. Questi virus possono entrare in due diversi modi:
 per fusione tra la membrana e il pericapside;
 per endocitosi quando il virus viene inglobato nella cellula.
I virus a DNA comprendono diversi virus patogeni per gli umani, come l’HPV (Papillomavirus). Gli HPV
sono piccoli virus privi di pericapside. Comprendono una vasta gamma di virus, la maggior parte causa
malattie non gravi delle mucose o della pelle (verruche).

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