appunti genetica
MATERIALE GENETICO
Nel 1869 lo scienziato Miescher isolò una sostanza dai leucociti del pus contenuto nelle ferite di
guerra e notò che questa sostanza era presente in tutti i campioni che aveva analizzato e non era
un costituente delle proteine, quindi la definì NUCLEINA. All’inizio del novecento fu dimostrato che
i cromosomi erano portatori di informazione genetica e succesivamente che erano costituiti da
proteine e acidi nucleici; inizialmente si pensava che fossero le proteine a contenere le
informazioni genetiche poichè erano composte da 20 amminoacidi diversi ma poi negli anni venti si
scoprì che il DNA era costituito dal materiale genetico.
Nel 1928 Griffith fece degli esperimenti con topi infettati dal batterio S, virulento che produce una
colonia liscia e lucente avvolta da una capsula, e dal batterio R , non virulento che produce colonie
rugose.(*vedi libro pag.13 per spiegazione meccanismo)
L’esperimento di Avery negli anni 30 e 40 dimostrò che il principio trasformante di Griffith era il
DNA poichè trattano IIIS con ribonucleasi veniva alterato solo l’rna e il dna rimaneva intatto ,
iniettando ciò ai batteri IIR venivano prodotti trasformanti IIIS; trattando con desossiribonucleasi
veniva alterato il dna mentre l’rna no e ciò non determinava la produzione di trasformanti IIIS.
Nel 1953 Hershey e Chase scoprirono che il materiale genetico è il DNA tramite esperimenti con
batteriofagi che infettavano i batteri. (*vedi p.15)
I viroidi sono cellule simili ai virus ma il loro materiale genetico è costituito da RNA, infettano le
piante determinando l’espressione di alcuni geni che causano la patologia.
Il dna e l’rna sono polimeri di nucleotidi. Ogni nucleotide è costituito da un pentoso: per il dna
desossiribosio e per l’rna ribosio; da una base azotata: si dividono in purine costituite da un
doppio anello a nove atomi e sono adenina e guanina, pirimidine costituite da anello singolo a sei
atomi e sono citosina, timina e uracile; infine da un gruppo fosfato. Nel dna e nell’rna le basi sono
unite all’1’pentoso, mentre le purine tramite il 9’ e le pirimidine tramite l’1’tramite legame covalente.
Il gruppo fosfato è legato al pentoso 5’ in posizione 3’ , questo legame è definito legame
fosfodiesterico ovvero un legame molto forte e stabile quindi la struttura zucchero-fosfato va a
costituire l’ossatura del dna e rna. Le molecole quindi presentano una polarità 5’ dalla parte del
gruppo fosfato e 3’ che porta un gruppo idrossilico dello zucchero.
Nel 1953 Watson e Crick proposero un modello per la struttura fisica e chimica della molecola di
dna basata su studi precedenti:
• Chargaff che aveva fatto degli studi sulla composizione deducendo che il 50% era formato da
purine e il 50% da pirimidine, A=T e G=C, A+G=T+C
• Franklin e Wilkins tramite degli studi sulla diffrazione dei raggi X avevano scoperto che il dna
possiede una struttura elicoidale
Quindi il modello a doppia elica proposto presenta queste caratteristiche:
• Le due catene si avvolgono in senso orario quindi formano una doppia elica destrorsa
• Le due catene sono antiparallele ovverp un filamento è in direzione 5’-3’ e l’altro in direzione 3’-5’
• L’ossatura di zucchero-fosfato è orientata verso l’esterno mentre le basi verso l’interno
• Le basi sono appaiate tramite legami a idrogeno relativamente deboli che facilitano quindi la
separazione delle due catene durante la replicazione, timina e adenina formano 2 legami mentre
citosina e guanina formano tre legami
• Le coppie di basi del dna sono alla distanza di 0,34 nm, un giro completo della doppia elica è
lungo 3,4 nm (vi sono 10 coppie di basi per ogni giro) e il diametro esterno dell’elica è di 2nm
• A causa del tipo di legame che unisce le basi, l’ossatura zucchero-fosfato non presenta sempre
la stessa distanza quindi va a formare dei solchi: solco maggiore e minore
Ci sono diverse forme di dna , quelle che sono state identificate sono:
• B-DNA in condizioni di alta umidità, la forma presentata da Watson e Crick e quella
maggiormente presente nelle cellule (presenta le caratteristiche illustrate prima *il solco minore
0,6 nm e il solco maggiore 1,2 nm)
• A-DNA in condizioni di bassa umidità e disidratazione, la doppia elica è più tozza con diametro
di 2,3 nm e presenta 11 coppie di basi per ogni giro, gli rna e gli ibridi di dna possono presentarsi
in questa forma
• Z-DNA, un giro della doppia elica occupa 4,6 nm e ha diametro 1,8 nm con 12 coppie di basi per
ogni giro, è detto dna sinistrorso ed è favorito da alcune sequenze di dna per esempio quelle
riche di G-C
GENOMI E CROMOSOMI
Un genoma è l’intero materiale genetico contenuto in un organismo. Nei virus il genoma può
essere costituito da dna o rna, nei procarioti il genoma è costituito spesso da una singolo
cromosoma circolare di dna, negli eucarioti il genoma è organizzato in cromosomi contenuti nel
nucleo della cellula. Le cellule aploidi hanno una copia del genoma mentre quelle diploidi hanno
due copie di genoma.
Per formare i cromosomi le doppie eliche di dna sono sottoposte a superavvolgimenti che possono
essere di 2 tipi:negativi o positivi.
In una cellula il materiale genetico è organizzato in cromosomi, del genoma fanno parte anche
componenti accessorie come il dna dei mitocondri, dei cloroplasti o dei plasmidi nei procarioti.
L’assetto cromosomico del genoma di un organismo è costante e la maggior parte degli eucarioti
ce l’ha diploide mentre i procarioti sono tipicamente aploidi. La principale differenza tra procarioti
ed eucarioti è che in questi ultimi è presente la cromatina, un complesso di dna e proteine ovvero
gli istoni e le proteine non istoniche che giocano un ruolo importante nel determinare la struttura
fisica del cromosoma: gli istoni sono piccole proteine basiche con una carica netta positiva che
agevola il loro legame con il dna carico negativamente, ci sono cinque tipi cioè H1,H2A,H2B,H3 e
H4 queste hanno un importante ruolo nell’impacchettamento del dna nella cromatina. Le proteine
non istoniche hanno un ruola nella duplicazione, riparazione ,trascrizione e ricombinazione. La
forma meno compatta della cromatina è quella da 10nm ed è come un filo di perle dove le perle
sono chiamate nucleosomi: ognuno è formato da 8 istoni (due per ogni tipo) avvolti da dna, questi
sono collegati da dna linker; successivamente i nucleosomi si compattano in una struttuta dal
diametro di 30 nm a solenoide, dopo di 300nm a formare la cromatina estesa ed infine i cromosomi
i cui bracci hanno 700 nm ciascuno circa, questa ulteriore condensazione avviene per ulteriori
spiralizzazioni della fibra su di un’impalcatura “scaffold” di proteinenon istoniche alle quali il
solenoide è attaccato e poi superavvolto in grandi anse, le anse della fibra cromatinica si attaccano
allo scaffold tramite regioni speciali del dna chiamate MAR e proteine che legano le mar ovvero le
SAR, importanti per i superavvolgimenti anche le topoisomerasi II. Esistono due tipi di cromatina:
• eucromatina: è la cromatina meno condensata che contiene una quantità maggiore di
proteine non istoniche ed è costituita da dna scarsamente ripetitivo ed attivamente trascritto,
questa mostra una variazione di colore da più scura in metafase a piu chiara nella fase S
• eterocromatina: rappresenta il materiale cromosomico densamente impacchettato composto
prevalentemente di sequenze ripetitive che appare più scura rispetto all’eucromatina anche in
interfase, può essere costituitiva (presente ai centromeri e ai telomeri dei cromosomi) ovvero
permanentemente non espressa e si presente costantemente in un dato organismo e
facoltativa che può acquisire i caratteri dell’eucromatina a seconda del tipo di cellula e dello
stadio di differenziamento di questa ( esempio il corpo di Barr ovvero il cromosoma x inattivo
delle femmine dei mammiferi)
I cromosomi si possono descrivere in base a determinate caratteristiche morfologiche: dimensioni,
rapporto tra i bracci, numero e posizione degli organizzatori nucleolari e quadri di bande, tutte
queste caratteristiche servono a identificare il corredo cromosomico di un organismo di una specie
determinando il cariotipo. Il centromero è la regione di un cromosoma contenente sequenze di
dna a livello del quale si trovano i cinetocori che permettono l’ancoraggio delle fibre del fuso
mitotico e meiotico e la separazione dei cromosomi e dei cromatidi fratelli. Gli organizzatori
nucleolari si raccolgono nel nucleo in una stessa regione contribuendo alla formazione del nucleolo
e contengono i clusters cioè gruppi dei geni che sintetizzano gli rna ribosomiali. I bandeggi si
ottengono degradando in modo controllato le proteine che fanno parte della cromatina e colorando
in modo più intenso il cromosoma in funzione del tipo di dna che lo compongono, l’aspetto dei
cromosomi cambia a seconda dei metodi di bandeggio perchè dipende in parte dalla composizione
del dna infatti alcuni coloranti sono selettivi per il contenuto più o meno elevato di A/T e G/C, in
parte dalla maggiore o minore sensibilità della cromatina al trattamento proteoliticocioè alla
degradazione selettiva delle proteine che essa contiene da parte di enzimi detti proteasi; i
bandeggi sono molto utili per classificare i cromosomi con un dettaglio maggiore rispetto ai
cromosomi non bandeggiati, consentono di accertare la normalità del cariotipo e servono a
evidenziare la presenza di anomalie cromosomiche infine sono uno strumento di mappaggio fisico
in quanto attraverso sonde molecolari contentono di identificare la posizione dei geni sui
cromosomi.
*CROMOSOMI POLITENICI: Si formano per endoreplicazione, cioè replicazione del DNA in
assenza di mitosi. Il risultato è che cromatidi fratelli di ogni cromosoma si ammassano uno
sull’altro fino a rendere evidente una struttura a “bande” che richiama quella delle bande
artificialmente indotte quando si producono cariotipi mitotici bandeggiati.
Questo dimostra che in particolari situazioni la presenza di cromatina con livelli variabili di
condensazione è visibile in cellule “in vivo”, cioè senza bisogno di bandeggiare o colorare
cromosomi metafasici.
Metodi per visualizzare i cromosomi:
• autoradiografia (il dna è marcato con isotopi radioattivi): consente una visualizzazione
indiretta delle molecole di dna grazie alla presenza di un tracciante radioattivo che impressiona
una pellicola radiografica sulla quale lascia un’immagine
• Elettroforesi a campi pulsati: visualizzazione su gel di agarosio di interi cariotipi, in particolare
dei cromosomi che li compongono o meglio delle singole molecole di sna che costituiscono i
singoli cromosomi
*RIASSUNTO LIVELLI IMPACCAMENTO
1. Il dna si avvolge intorno ai nucleosomi
2. La catena di nucleosomi si avvolge nel solenoide
3. Il solenoide forma delle anse che si attaccano alla impalcatura centrale “scaffold”
4. L’impalcatura e le anse si organizzano in superspiralizzazioni
l’altra totalmente ricombinata; nel secondo modello la doppia elica viene tagliata in segmenti di dna
a doppia elica che funzionano da stampo per la sintesi di nuovi segmenti dopodichè questi
segmenti si riassociano a formare nuove doppie eliche.
Nel 1958 Meselson e Stahl ottennero la prova che il modello di replicazione semiconservativo era
quello corretto, l’esperimento consiste in:
1. Centrifugazione del dna di E.Coli in gradienti di cesio cloruro all’equilibrio
2. E.Coli viene cresciuto per molte generazioni con ¹⁵N come unica fonte di azoto, in questo
modo il dna della cellula è più pesante del normale a causa di questo isotopo
3. Si trasferiscono poi le cellule in ¹⁴N
4. Si isola il dna a vari intervalli di tempo e lo si separa per centrifugazione in gradienti di densità
I risultati sono:
• Dopo una generazione si vede un dna con densità intermedia che esclude subito il modello
conservativo in base al quale si dovrebbero avere due bande a densità ¹⁵N e ¹⁴N e nessuna
banda a densità intermedia
• Nella seconda generazione si vedono due bande discrete, una a densità intermedia e una di
densità ancora minore ¹⁴N, se il modello dispersivo fosse stato valido si sarebbe dovuto
ottenere solo una banda di densità intermedia che progressivamente si dovrebbe allegerire fino
a che non diventa tutta ¹⁴N
• Nella terza generazione si ottengono 3 bande ¹⁴N e una intermedia
LE DNA POLIMERASI
Nel 1955 Kornberg e colleghi furono i primi a identificare gli enzimi necessari per la replicazione
del dna, la replicazione fu studiata in vitro usando dna polimerasi di E.Coli purificate e in vivo in
batteri con mutazioni nei geni coinvolti nella replicazione. Le dna polimerasi aggiunge un
nucleotide alla estremità 3’ OH della catena in crescita (direzione crescita 5’->3’), l’aggiunta dei
nucleotidi avviene rispettando la complementarietà con il filamento opposto che fa da stampo; la
dna polimerasi ha attività anche eso ed endo nucleolitica cioè di rimozioni di nucleotidi dal dna.
Esistono 5 tipi di dna polimerasi: dna pol I e III sono necessarie per la replicazione, dna pol I,II,IV e
V sono necessarie per la riparazione del dna.
accorcerebbero sempre di più fino a morire perciò esiste un enzima che ha il compito di rigenerare
queste sequenze, la telomerasi
TRASCRIZIONE
L’informazione contenuta nel dna viene trascritta in RNA, i trascritti vengono poi decifrati durante la
sintesi proteica dando origine a catene polipeptidiche. Trascrizione e traduzione avvengono
direttamente nel citoplasma cellulare negli organismi procarioti, mentre negli eucarioti la prima
avviene nel nucleo e la seconda nel citoplasma. Esistono diversi tipi di rna:
• mRNA: sono rna a vita breve che servono come copie dell’informazione contenuta su dna e
sono destinati al macchinario cellulare della sintesi proteica durante la quale vengono tradotti
in catene polipeptidiche
• microRNA: sono molto brevi a doppia elica e servono a controllare e regolare il funzionamento
degli mrna
• rRNA: sono componenti strutturali dei ribosomi
• tRNA: trasportano gli aminoacidi necessari alla sintesi proteica
• snRNA: sono presenti soltanto negli eucarioti e servono alla maturazione degli rna messaggeri
• scRNA: sono coinvolti nel traffico delle proteine all’interno delle cellule eucariotiche
Nella trascrizione un filamento di dna viene trascritto in rna, in un genoma entrambi i filamenti di
possono essere trascritti ma per ogni gene solo un filamento viene trascritto e quindi funziona da
stampo. La sintesi dell’mrna è catalizzata da un gruppo di enzimi , il più importante è la rna
polimerasi. Nel punto di attacco dell’enzima i due filamenti del tratto di dna si aprono e uno di essi
funziona da stampo per la sintesi di una molecola di mrna a esso complementare. L’rna polimerasi
si sposta lungo il filamento stampo di dna aggiungendo via via nuovi ribonucleotidi all’estremità 3’
del filamento di mrna nascente, si dice infatti che la trascrizione avviene in direzione 5’->3’. Per
iniziare la sintesi l’rna polimerasi si lega a una sequenza specifica sul dna detta promotore (TATA
box o CAAT box), un’altra sequenza specifica detta segnale di terminazione (rho indipendente:
regioni sul dna in grado di formare strutture a forcina affiancate da sequenze ricche in A e T che
destabilizzano l’appaiamento tra rna e dna favorendo il distacco dell’rna; rho dipendente: è una
proteina che si lega a una sequenza ricca di C nel trascritto mentre la rna polimerasi rallenta
perchè rho è una elicasi che apre la doppia elica e destabilizza l’rna facendolo staccare) indica il
punto di arresto della trascrizione. Nei procarioti l’mrna prodotto può essere utilizzato subito per la
sintesi proteica mentre negli eucarioti deve essere modificato: quasi tutti i geni negli eucarioti sono
discontinui poichè sono formati da sequenze codificanti, esoni, alternate a sequenze non
codificanti, introni, prima che l’mrna lasci il nucleo quindi gli introni vengono eliminati e gli esono
vengono saldati tra loro tramite il processo dello splicing; dopodichè viene aggiunta una cap
all’estremità 5’ che protegge l’mrna dalla degradazione(7-metilguanosina) e all’estremità 3’ una
poli-A che serve per una corretta esportazione dal nucleo al citoplasma e per un corretto inizio
della traduzione.
TRADUZIONE
La traduzione è l’ultima tappa del processo di espressione di un gene, avviene nel citoplasma e ha
sede sui ribosomi. Al processo partecipano mrna che trasporta il messaggio, rrna che è parte
integrante del ribosoma e il trna che traduce il linguaggio degli acidi nucleici in quello delle proteine
questa infatti è in grado di legare gli aminoacidi, riconoscere i codoni dell’mrna grazie a una
tripletta di nucleotidi detta anticodone complementare a uno specifico codone sull’mrna; il legame
fra un trna e lo specifico aminoacido è catalizzato da uno specifico enzima detto aminoacil-trna-
sintetasi. I ribosomi possiedono tre importanti siti di legame: uno per l’mrna nella subunità minore e
due per il trna ovvero il sito P e il sito A. La sintesi di una proteina avviene in tre fasi:
1. Nella fase di inizio l’estremità 5’ dell’mrna si lega alla subunità minore del ribosoma, a questo
complesso si associano poi la subunità maggiore del ribosoma e il primo trna legato al suo
specifico amionoacido che si appaia con il suo anticodone al codone di inizio AUG e va a
occupare il sito P
2. La fase successiva di allungamento inizia con l’inserimento nel sito A di un aminoacil-trna con
un anticodone complementare a quello del secondo codone dell’mrna, a questo punto si forma
il legame peptidico tra i primi due aminoacidi e contemporaneamente il trna che occupava il
sito P esce dal ribosoma. Il ribosoma si sposta quindi di un codone lungo l’mrna in direzione
5’->3’ in modo che il secondo trna con i due aminoacidi attaccati vada ad occupare il sito P e
nel sito A tornato libero si porta un terzo aminoacil-trna e si forma un nuovo legame peptidico.
L’operazione si ripete più volte legando gli aminoacidi uno dopo l’altro secondo la specifica
sequenza contenuta nell’mrna che dirige la sintesi, fino a che la catena polipetdica è completa.
Il sito P accetta di volta in volta il trna che lega la catena polipetidica in crescita mentre il sito A
è sepre occupato dal trna legato al nuovo aminoacido che andrà ad aggiungersi alla catena
3. Quando il ribosoma arriva a uno dei tre codoni di stop, si ha la terminazione: la traduzione si
interrompe, la proteina si stacca dal trna che a sua volta abbandona il sito Pe le due subunità
del ribosoma si dissociano
CODICE GENETICO
LE PROTEINE
Una proteina è formata da una o più subunità macromolecolari dette polipeptidi, a loro volta
frìormati da subunità più piccole dette amminoacidi. A eccezione della prolina tutti gli amminoacidi
sono formati da un atomo centarle di carbonio al quale sono legati un gruppo amminico NH₂ , un
gruppo carbossile COOH , un atomo di idrogeno e un gruppo R che è la parte variante di ogni
amminoacido che determina le proprità chimiche di ciascun polipeptide. Gli amminoacidi all’interno
di un polipeptide sono uniti dal legame peptidico, un legame covalente che si form a tra il gruppo
carbossilico di un amminoacido e il gruppo amminico dell’amminoacido adiacente.
Le proteine possiedono quattro livelli di organizzazione strutturale:
1. Struttura primaria: è la sequenza degli amminoacidi in una catena polipeptidica
2. Struttura secondaria: è rappresentata dall’avvolgimento e dal ripiegamento in molteplici
forme di una porzione della catena polipeptidica, è il risultato della formazione di legami deboli
come i legami a idrogeno o elettrostatici tra i gruppi -NH e -CO di amminoacidi che si trovano
vicini nella catena. Il particolare tipo di struttura secondaria che si osserva in un polipeptide
dipende dalla sequenza amminoacidica del polipeptide o dalla regione del polipeptide. Un tipo
di struttura è l’α-elica che dipende dai gruppi R presenti in una regione , un’altro tipo è β-
foglietto formato da una o più catene polipeptidiche ripiegate a zig zag
3. Struttura terziaria: è la struttura tridimensionale di una singola catena polipeptidica,
rappresenta il risultato delle interazioni tra i gruppi R
4. Struttura quaternaria: è il complesso di catene polipeptidiche in una proteina costituita da più
subunità pertanto essa è una caratteristica esclusiva delle proteine formate da più di una
catena polipeptidica
CODICE GENETICO
Caratteristiche principali:
• Il codice è a triplette, ogni codone è formato da tre nucleotidi
• Il codice non ha segni di interpunzione ovvero viene letto in modo continuo
• Il codice non ha sovrapposizioni quindi viene letto in gruppi successivi di tre nucleotidi
• Il codice è quasi universale
• Il codice è degenerato o ridondante ovvero per ogni amminoacido è presente più di un codone
ad eccezione di AUG che codifica solo per la metionina e UGG solo per il triptofano
• Il codice ha dei segnali di inizio e di fine
• Nell’anticodone avviene il fenomeno del vacillamento cioè ci sono degli anticodoni che
possono leggere più di un codone WOOBLE: crick didde che i 61 codoni erano letti da 45 trna
in una cellula eucariotica
Nucleotide all’estremità 5’ Nucleotide all’estremità 3’ del
dell’anticodone codone
MUTAZIONI
Le mutazioni sono cambiamenti improvvisi del patrimonio ereditario, le mutazioni geniche
interessano un singolo gene e sono dovute a errori che si possono verificare durante la
replicazione e che se non vengono corretti determinano un’alterazione della sequenza di nucleotidi
nel dna. Le mutazioni frame-shift consistono nella perdita o l’aggiunta di un nucleotidi, delezione e
inserzione, e sono quasi sempre responsabili di effetti molto gravi; la sostituzione può provocare
una mutazione silente, missenso e nonsenso.
• SINDROME DI LESCH-NYHAN
È una malattia x-linked recessiva causata da un difetto dell’enzima ipoxantina-
guaninafosforibosiltransferasi HGPRT essenziale per l’uso delle purine, in assenza di questo si
accumulano purine che vengono trasformate in acido urico. Questa causa sviluppo normale fino a
tre mesi poi ritardo motorio, indebolimento, movimenti incontrollati e spasmi, più avanti
complicazioni neurologiche gravi con aggressività e tendenza all’automutilazione. Alti livelli di acido
urico possono spiegare l’uremia, l’insufficienza renale e il ritardo mentale ma non l’origine delle
turbe neurologiche
• SINDROME DI TAY-SACHS
Chiamata anche idiozia amaurotica infantile, è causata da omozigosi recessiva di un gene sul
braccio lungo del cromosoma 15, il gene difettivo codifica per un enzima lisosomiale. Il gene
mutato è hexa che codifica per l’enzima N-acetil-esosamminidasi , questo elimina il gruppo
terminale N-acetilgalattosammina da un ganglioside cerebrale. Il primo sintomo è un’insolita
reazione a suoni improvvisi, poi la comparsa di un punto rosso sulla retina e dopo il primo anno
una rapida degenerazione neurologica.
GRUPPI SANGUIGNI
I gruppi sanguigni sono determinati dalla presenza di diversi tipi di macromolecole(zuccheri
complessi e glicoproteine) esposti sulla superficie dei globuli rossi, queste macromolecole sono
riconosciute come proprie dall’organismo che le produce ma vengono viste come estranee da un
soggetto che non le produce perchè ha un gruppo sanguigno diverso e sono dette antigeni; ciò
provoca l’attivazione del sistema immunitario che protegge l’organismo dalla aggressione di
molecole estranee. Gli enzimi che determinano i gruppi sanguigni sono il prodotto di un numeroso
gruppo di geni tra di loro indipendenti che variano naturalmente all’interno della popolazione.
GRUPPO A GRUPPO B GRUPPO AB GRUPPO 0
Ognuno di questi gruppi sanguigni viene suddiviso ulteriormente in due categorie dal fattore
Rhesus, che indica la presenza o l’assenza di un particolare antigene Rh sulla membrana dei
globuli rossi nel sangue.