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La struttura del DNA: per scoprire la struttura del DNA furono condotti diversi esperimenti,
ma la prova definitiva fu ottenuta con la cristollografia a raggi x, tecnica usata dai biofisici Franklin e
Wilkins. In questo modo essi individuarono la struttura del DNA. Importanti indizi sulla struttura del
DNA provenivano dalla sua composizione chimica: difatti era già saputo che il DNA era un polimero di
nucleotidi ed ogni nucleotide era composto da una molceola di zucchero desossiribosio, un gruppo fosfato
ed una base azotata. L' unica differenza fra i 4 nucleotidi si trovava nelle basi azotate. Nel 1950 il chimico
Chargaff riscontrò alcune regolarità: la percentuale dei 4 nucleotidi è sempre la stessa nel DNA di cellule
provenienti da diversi tessuti dello stesso individuo; la composizione delle molecole del DNA non è
influenzata da fattori esterni ed infine in ogni specie la quantità dell'adenina è quella timina, mentre quella
guanina è uguale a quella della citosina. In seguito iniziò ad essere usata la tecnica di costruire modelli
tridimensionali. Questa tecnica insieme a tutte le altre informazioni conosciute, furono unite in un unico
modello elaborato da Watson e Crick che svelava la struttura a doppia elica del DNA. La molecola del
DNA è formata da 2 catene polinucleotidiche avvolte che formano una doppia elica. Essa ha 3
caratteristiche fondamentali: le 2 catene sono complementari ed antiparallele; i legami tra i nucleotidi
allìinterno di ogni catena sono legami covalenti, invece quelli che uniscono i due filamenti sono legami ad
idrogeno; l'elica ha diametro costante ed avvolgimento destrogiro. Ogni catena del DNA è costituita da
una fila di nucleotidi legati da legami covalenti fra il gruppo fosfato unito al carbonio in posizione 5' di un
nucleotide e l'ossigeno unito al carbonio in posizione 3' del nucleotide precedente. Le 2 catene sono
complementari perchè tenute insieme da legami ad idrogeno fra le basi rivolte verso il centro, mentre
zuccheri e gruppi fosfati verso il centro. L'appaiamento fra le basi avviene secondo regole costanti:
l'adenina si appaia con la timina formando due legami ad idrogeno. mentre la guanina con la citosina ne
formano 3. Le due catene sono antiparallele perché hanno direzioni opposte: difatti ciascuna catena
presenta ad un'estremità, detta estremità 5', un gruppo fosfato, mentre all'altra, detta estremità 3', un
gruppo ossidrile. Nella struttura a doppia elica l'estremita 5' di un nucleotide corrisponde all'estremità 3'
dell'altra.
La duplicazione del DNA: essa è semiconservativa, perché le due molecole che si formano
contengono un filamento vecchio ed uno nuovo. Prima dell'inizio della sintesi i filamenti si separano e si
forma una bolla di duplicazione in alcuni punti specifici detti origni di duplicazione. Le bolle di
duplicazione diventano sempre più grandi fino a fondersi formando due copie del DNA di partenza. Il
primo evento è lo svolgimento e separazione dei filamenti di DNA, atti compiuti dalla DNA elicasi, che
rompe i legami ad idrogeno. In seguito le single strand binding proteins si legano ai filamenti per
impedire che si riassocino e riformino la doppia elica. A questo punto inizia la copiatura ad opera della
DNA polimerasi, che sintetizza i nuovi filamenti aggiungendo nucleotidi a quelli preesistenti perché non
può crearne di nuovi. Perciò entra in azione la RNA primasi, che sintetizza un breve frammento di RNA
complementare allo stampo detto primer. La DNA polimerasi può aggiungere nucleotidi solamente in
direzione 5'-3', perciò la forcella di duplicazione è assimetrica. Quindi uno dei 2 filamenti, detto filamento
guida o veloce, viene sintetizzato in modo continuo, mentre l'altro detto filamento lento ha una sintesi
discontinua. Per risolvere questo problema vengono prodotti brevi segmenti discontinui detti frammenti di
Okazaki. In seguito i primer vengono sostituiti da sequenze complementari di DNA sintetizzate dalla
DNA polimerasi 3 e legate dalla DNA ligasi. Dopo la sostituzione dei primer però, non è possibile
sintetizzare il DNA che lo sostituisca, perciò il nuovo cromosoma presenta un pezzeto di DNA a
filamento singolo. Tali estremità negli eucarioti contengono sequenze ripetitive dette telomeri. Ad onìgni
ciclo di duplicazione e divisione cellulare si possono perdere da 50 a circa 200 basi e ciò spiega in parte
perché le cellule non durano per tutta la vita. Tuttavia nelle cellule staminali del midollo osseo e in quelle
produttrici dei gameti è presente un'enzima, chiamato telomerasi che catalizza l'aggiunta della sequenza
telomerica persa. La duplicazione del DNA tuttavia non è perfetta, ma le cellule dispongono di 3
meccanismi di riparazione: il proofreading, ossia una correzione di ozze che corregge gli errori mano a
mano che la DNA polimerais li compie; il mismatch repair, ovveri una riparazione delle anomalie di
appaiamento che esamina il DNA subito dopo la duplicazione e corregge gli appaiamenti sbagliati; infine
una riparazione per escissione che rimuove le basi anomali dovute ad agenti chimici e le sostituisce con
basi funzionali.
La relazione tra geni ed enzimi: i 2 genetisti statunitensi Beadle e Tatum, dopo alcuni
esperimenti, scoprirono che le mutazioni avevano un effetto semplice e che ogni mutazione provocava la
perdita di funzionalità dell'enzima specificato da quel gene. Tale conclusione è divenuta famosa come
l'ipotesi << un gene, un enzima>>. Oggigiorno sono note molte malattie ereditarie in cui un gene difettoso
determina un errore nella produzione di uno specifico enzima. Tuttavia questa relazione ha subito qualche
modifica. In primo luogo, è noto che i geni sono seuqneze di nucleotidi in una molecola di DNA; in
secondo luogo non tutte le proteine che influiscono sul fenotipo sono enzimi. Inoltre, spesso le proteine e
molti enzimi osno composti da varie catene polipetidiche. Pertanto è più giusto usare l'espressione << un
gene, un polipeptide>>, ciò significa che la funzione di un gene è il compito della produzione di un
singolo polipetide specifico. Il gene non forma direttamente il polipeptide, ma fornisce le informazioni
che la cellula traduce nella catena polipeptidica corrispondente. Perciò il gene esprime un singolo
polipetide.
I ribosomi sono composti da due subunità, una maggiore e una minore che si uniscono solo durante la
traduzione. La subunità maggiore è composta da 3 molceole diverse di RNA ribosomiale e 45 molecole
proteiche diverse, mentre la minore contiene solo una molecola di rRNA e 33 molecole proteiche
differenti. Sulla subunità maggiore si trovano 3 siti di legame per i tRNA: Sito A (amminoacido) dove
l'anticodone del tRNA carico si lega al codone dell'mRNa, allineando l'amminoacido che va aggiunto alla
catena polipeptidica in crescita; Sito P (peptidico) dove il tRNA cede il proprio amminoacido alla catena
polipeptidica in crescita ed infine il sito E (uscita) dove il tRNA ha consegnato il proprio amminoacido
prima di staccarsi dal suo ribosoma, tornare nel citosol e raccogliere un'altra molecola di amminoacido
per ricominciare il processo.